Percorso in città tra immagini, documenti e ricordi.

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LA PESTE A BUSTO ARSIZIO Percorso in città tra immagini, documenti e ricordi.

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LA PESTE A BUSTO ARSIZIO

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E’ il 1630 … la peste arriva nel borgo dalla Valtellina

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Pianta dell’antico Borgo di BUSTO ARSIZIO intorno all’anno 1630

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La credenza popolare attribuì la peste a diverse cause: la punizione divina per i peccati del Borgo, la povertà legata alla carestia, i nemici francesi che avrebbero sparso pane infetto nelle campagne.In realtà fu un giovane soldato, di ritorno dalla guerra, privo della “bolletta di sanità” (certificato medico) a diffondere la malattia.

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In tre mesi il numero dei malati aumentò e le autorità istituirono un luogo di accoglienza, il “Lazzaretto” dedicandolo a S. Gregorio di cui oggi resta una colonna ed una chiesa costruita anni dopo.Questo luogo era ubicato all’esterno del Borgo, fuori dalle mura nei pressi di una delle porte di ingresso detta”Porta Basilica o Porta Milanese”.

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Il Borgo fu messo in quarantena con l’obbligo per la popolazione di non riunirsi in luoghi pubblici e il Prevosto, Mons. Giovanni Antonio Armiraglio (www.webcultura.eu/Vero/SanGiovanni/SGBreveStoria.htm celebrò la Santa Messa per le strade e nel Lazzaretto

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I medici non trovavano cure per il morbo e la gente era molto spaventata sia per il contagio sia per la presenza dei monatti, alloggiati in una stanza presso San Rocco, una piccola cappella religiosa oggi sostituita dall’omonima chiesa.L’economia subì un forte rallentamento di cui risentirono sia la produzione del cotone che della seta; dai paesi vicini furono dati soccorso e aiuti in cibo e denaro.Fondamentale fu l’apporto dall’allora Cardinale di Milano Federico Borromeo, che prestò la sua preziosa opera sia come sostegno spirituale sia dal punto di vista pratico occupandosi di organizzare gli interventi sanitari.

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Nel pieno dell’epidemia il popolo di Busto Arsizio, già devoto alla Beata Vergine, espresse il voto di recarsi ogni anno in pellegrinaggio al Santuario della Madonna Del Monte il giorno di San Giorgio, il 24 Aprile, e di rendere omaggio alle spoglie della “Beata Giuliana” originaria del Borgo.

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L’antica statua della Madonna è legata ad un miracolo avvenuto durante l’epidemia di peste del 1576.La tradizione vuole che l’immagine della Madonna, portata in processione durante il contagio, abbia improvvisamente fatto cessare il morbo, alzando la mano destra.

Dopo la seconda ondata di pestilenza del 1632, fu posta in capo sia alla Madonna che al Bambin Gesù, una corona d’oro.La corona fu trafugata in più occasioni, finchè, nel Maggio del 1947, a chiusura del congresso Mariano tenutosi in città, il Cardinale Schuster pose sul capo della Vergine e del Bambino due nuove corone.

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I due edifici religiosi che più di altri testimoniano la presenza della peste nella città di Busto, sono: la chiesa di San Gregorio, nei pressi di Piazza Garibaldi di e la chiesa di San Rocco nel quartiere San Michele.

San Rocco è considerato protettore dei malati, degli invalidi e dei prigionieri. In Lombardia acquistò fama di santità con il suo peregrinare tra gli appestati.E’ rappresentato sia nei dipinti che nelle statue con la mantellina detta “Sanrocchino”, l’abito del pellegrino, (http://www.piccoledolomiti.info/doceboCms/index.php?special=changearea&newArea=153) il cane che gli porta del pane e un segno della peste da lui contratta a Piacenza e dalla quale guarì.

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Busto Arsizio 9 Ottobre 2011

RIEVOCAZIONE STORICA

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Inizia la rievocazione

Mimma Basile, regista dello spettacolo

Negli affollatissimi giardini di via Ugo Foscolo, con una splendida scenografia creata sul modello dei dipinti di un anonimo del XVII secolo e conservati nella chiesa di San Michele, 60 attori hanno ricreato l’atmosfera della terribile pestilenza del 1630

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L’ombra nera della peste stende le sue ali sulla città

Il gruppo è stato guidato dalla regista Mimma Basile, autrice anche del testo teatrale creato per l’occasione su ispirazione del manoscritto del canonico G. B. Lupi, testimone oculare di quella terribile epidemia.

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L’ evento è stato una rievocazione dei fatti partendo da chi si pensa abbia portato a Busto la peste, l’evoluzione della malattia, i provvedimenti presi dalle autorità ( si fanno precisi riferimenti al Prevosto dell’epoca, don Giovanni Antonio Armiraglio, il capitano Ferrario, il notaio Carati)

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La ricostruzione del LAZZARETTO

Dopo la rappresentazione bella e accorata, il pubblico è stato invitato dalla regista ad interagire con gli attori, che hanno continuato a vivere, sparsi tra la gente, come cittadini del 1630.

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La gente si è affollata essenzialmente nella ricostruzione accurata del lazzaretto in cui ha visitato le capanne abitate da comparse, truccate da appestati; con sprezzo del pericolo del “contagio” la folla incuriosita ha accettato di assaggiare le noci, le mandorle, le mele e il pane che erano nei cesti posati davanti alle casupole

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Si decide di portare in processione la “Madonna dell’Aiuto” che già era intervenuta fermando l’epidemia del 1576

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Ed ecco la ricostruzione della processione

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L’epidemia è terminata, si ringrazia il cielo e si fa festa!

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L’evento riuscito ed apprezzato anche dalle autorità presenti ha avuto il merito di riproporre una storia del passato di Busto ed un miracolo che fanno parte ormai della tradizione culturale dei cittadini.