PERCORSO ICONOGRAFICO 5 iconografico I volti del Cristo...

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I VOLTI DEL CRISTO 181 PERCORSO ICONOGRAFICO 5 180 percorso iconografico 5 Cristo re Immagine per certi versi simile alla precedente, quella che vedi in questa pagina – un dettaglio del mosaico dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (Roma) – riproduce la figura di Cristo che dimostra la sua regalità, cioè il fatto che è il Signore di tutto l’u- niverso. È il Cristo re. Un’immagine come questa prende spunto dalla realtà del mondo politico: Cristo è raffigurato come un re potente della terra, con le stesse ca- ratteristiche di un imperatore romano, anche se chi osservava l’immagine – compresi i re o i potenti – doveva cogliere immediatamente la differenza tra la realtà umana della potenza di un re e quella divina della potenza del Cristo. I volti del Cristo Così come i racconti evangelici parlano di un Cristo che insegna, accompagna come un pastore, regna come un re, allo stesso modo l’arte lo rappresenta come pastore, re, maestro e così via… Sono le immagini dell’agire di Cristo, che l’arte ha raccontato con alcuni elementi fissi, che cercheremo di mettere in rilievo perché possiamo rico- noscerli, ogni volta che li incontriamo nei luoghi sacri cristiani. Cristo che crea ogni cosa I mosaici di queste due pagine appartengono a un periodo storico particolare, quello bizantino. In quel tempo le immagini sacre avevano il compito di esprimere una parte della santità di ciò che rappresentavano: se l’immagine cioè rappresentava Cri- sto, essa riportava una parte della sua sacralità. L’immagine di questa pagina, che riproduce un mosaico del duomo di Monreale (Pa- lermo), raffigura il Cristo nell’atto di creare ciò che esiste: si chiama Cristo pantokrà- tor, parola greca che significa creatore (Kràtor) di tutto (panta). Il Cristo pantocratore è raffigu- rato normalmente nell’abside della chiesa, con proporzioni molto grandi. In questo caso occupa tutta la cupola centrale; non è affiancato da altre figure: è solo, a mezzo busto. Il Cristo regge in mano un ro- tolo scritto, talvolta un librola raffigurazione del fatto che il Cristo ha rivelato con le sue pa- role, raccolte poi nei Libri sacri, il messaggio della salvezza cri- stiana. Cristo è la Parola. L’immagine nel suo insieme vuole evocare la potenza della figura del Cristo, la sua divinità, la sua grandezza a fronte della piccolezza umana, la sua distanza dalla dimen- sione umana. Proprio per via di questa sua grandezza e di- stanza ha potuto creare ogni cosa che esiste. Lo sfondo è dorato, perché l’oro è il colore che in queste immagini rappresenta la dimen- sione divina, mentre il cielo, la terra, gli altri elementi apparten- gono alla realtà umana. Una mano del Cristo ha un gesto benedicente, con alcune dita sollevate e le altre abbas- sate. È il gesto con cui si ri- chiama la potenza divina sulle cose. Hai mai visto un’immagine del Cristo pantokràtor? Dove? Su quali aspetti della figura del Cristo ti sembra che insista quest’immagine? Quali invece mette in ombra? Quali sensazioni credi che voglia ispirare in chi guarda l’immagine? Hai mai visto rappresentazioni del Cristo re? Dove? Quale differenza c’è, secondo te, tra la rappresentazione del Cristo re e del Cristo pantokràtor? Hai visto altre volte questi colori dell’abito del Cristo? Il trono è l’elemento caratteristico della figura regale del Cristo. In questo caso, è adornato con in- tarsi, stoffe preziose, cuscini rica- mati. Talvolta Cristo siede su un trono appoggiato sull’universo o tiene in mano un piccolo globo, che rappresenta appunto l’uni- verso di cui è signore. La posizione seduta del Cristo è quella che potevano tenere i re nelle assemblee pubbliche, a dif- ferenza di tutti gli altri dignitari di corte che dovevano restare in piedi: questo è il motivo per cui spesso il Cristo re è raffigurato tra apostoli o santi, tutti in piedi al suo fianco. I colori che ha l’abito del Cristo di- venteranno tipici di buona parte delle rappresentazioni della sua fi- gura sia nell’arte antica, sia nelle icone russe, sia nell’arte europea. Non sono colori scelti a caso: il rosso rappresenta la regalità, l’az- zurro la divinità. Il volto del Cristo, in questa im- magine come nella precedente, ha i tratti di un uomo maturo, con i capelli e la barba lunghi. Non è sempre stato rappresentato così: nella prima arte cristiana Cristo ha spesso l’aspetto di un uomo giovane, senza barba. La scelta di rappresentarlo con questo aspetto, che poi conserverà nel corso della storia artistica, deriva forse dall’intenzione di farlo asso- migliare alle figure umane e divine che nel mondo classico avevano più autorità: Giove o l’imperatore.

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I VOLTI DEL CRISTO 181PERCORSO ICONOGRAFICO 5180pe

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5Cristo reImmagine per certi versi simile alla precedente, quella che vedi in questa pagina – undettaglio del mosaico dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (Roma) – riproduce lafigura di Cristo che dimostra la sua regalità, cioè il fatto che è il Signore di tutto l’u-niverso. È il Cristo re. Un’immagine come questa prende spunto dalla realtà delmondo politico: Cristo è raffigurato come un re potente della terra, con le stesse ca-ratteristiche di un imperatore romano, anche se chi osservava l’immagine – compresii re o i potenti – doveva cogliere immediatamente la differenza tra la realtà umanadella potenza di un re e quella divina della potenza del Cristo.

I volti del CristoCosì come i racconti evangelici parlano di un Cristo che insegna, accompagna comeun pastore, regna come un re, allo stesso modo l’arte lo rappresenta come pastore, re,maestro e così via… Sono le immagini dell’agire di Cristo, che l’arte ha raccontatocon alcuni elementi fissi, che cercheremo di mettere in rilievo perché possiamo rico-noscerli, ogni volta che li incontriamo nei luoghi sacri cristiani.

Cristo che crea ogni cosaI mosaici di queste due pagine appartengono a un periodo storico particolare, quellobizantino. In quel tempo le immagini sacre avevano il compito di esprimere unaparte della santità di ciò che rappresentavano: se l’immagine cioè rappresentava Cri-sto, essa riportava una parte della sua sacralità. L’immagine di questa pagina, che riproduce un mosaico del duomo di Monreale (Pa-lermo), raffigura il Cristo nell’atto di creare ciò che esiste: si chiama Cristo pantokrà-tor, parola greca che significa creatore (Kràtor) di tutto (panta).

Il Cristo pantocratore è raffigu-rato normalmente nell’absidedella chiesa, con proporzionimolto grandi. In questo casooccupa tutta la cupola centrale;non è affiancato da altre figure:è solo, a mezzo busto.

Il Cristo regge in mano un ro-tolo scritto, talvolta un libro: èla raffigurazione del fatto che ilCristo ha rivelato con le sue pa-role, raccolte poi nei Libri sacri,il messaggio della salvezza cri-stiana. Cristo è la Parola.

L’immagine nel suo insiemevuole evocare la potenzadella figura del Cristo, la suadivinità, la sua grandezza afronte della piccolezza umana,la sua distanza dalla dimen-sione umana. Proprio per viadi questa sua grandezza e di-stanza ha potuto creare ognicosa che esiste.

Lo sfondo è dorato, perchél’oro è il colore che in questeimmagini rappresenta la dimen-sione divina, mentre il cielo, laterra, gli altri elementi apparten-gono alla realtà umana.

Una mano del Cristo ha ungesto benedicente, con alcunedita sollevate e le altre abbas-sate. È il gesto con cui si ri-chiama la potenza divina sullecose.

• Hai mai visto un’immagine del Cristo pantokràtor? Dove?

• Su quali aspetti della figura del Cristo ti sembra che insista quest’immagine? Quali invece mette in ombra?

• Quali sensazioni credi che voglia ispirare in chi guarda l’immagine?

• Hai mai visto rappresentazioni del Cristo re? Dove?

• Quale differenza c’è, secondo te, tra la rappresentazione del Cristo re e del Cristo pantokràtor?• Hai visto altre volte questi colori dell’abito del Cristo?

Il trono è l’elemento caratteristicodella figura regale del Cristo. Inquesto caso, è adornato con in-tarsi, stoffe preziose, cuscini rica-mati. Talvolta Cristo siede su untrono appoggiato sull’universo otiene in mano un piccolo globo,che rappresenta appunto l’uni-verso di cui è signore.

La posizione seduta del Cristo èquella che potevano tenere i renelle assemblee pubbliche, a dif-ferenza di tutti gli altri dignitari dicorte che dovevano restare inpiedi: questo è il motivo per cuispesso il Cristo re è raffigurato traapostoli o santi, tutti in piedi al suofianco.

I colori che ha l’abito del Cristo di-venteranno tipici di buona partedelle rappresentazioni della sua fi-gura sia nell’arte antica, sia nelleicone russe, sia nell’arte europea.Non sono colori scelti a caso: ilrosso rappresenta la regalità, l’az-zurro la divinità.

Il volto del Cristo, in questa im-magine come nella precedente,ha i tratti di un uomo maturo, coni capelli e la barba lunghi. Non èsempre stato rappresentato così:nella prima arte cristiana Cristoha spesso l’aspetto di un uomogiovane, senza barba. La sceltadi rappresentarlo con questoaspetto, che poi conserverà nelcorso della storia artistica, derivaforse dall’intenzione di farlo asso-migliare alle figure umane e divineche nel mondo classico avevanopiù autorità: Giove o l’imperatore.

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5Il MaestroGesù insegna il suo messaggio, dunque una delle sue immagini più frequenti èquella del rabbi, del maestro. In quei panni, il Cristo è circondato dai suoi ascoltatori,sta spiegando il contenuto del suo messaggio di salvezza.In questo affresco del Beato Angelico, conservato nel Convento di San Marco a Fi-renze, la figura del Cristo è tutta «terrena», con il richiamo al cielo solo nella suamano che indica verso l’alto e che, contemporaneamente, richiama l’attenzione degliascoltatori, come quella di un maestro.

Il MediatoreSpesso l’immagine di Gesù è posta all’interno di una figura geometrica, che assomi-glia a una mandorla: è raffigurato così non solo nella pittura ma anche nei bassori-lievi, sopra ai portali delle chiese, sui capitelli, nei manoscritti, ecc. La «mandorla» ha una funzione particolare, non è una figura casuale: se osservi bene,il Cristo occupa la parte centrale, mentre i vertici sono rivolti uno in alto e uno inbasso, uno cioè tocca il cielo e l’altro la terra. Questa è la funzione del Cristo: unirecon la sua vita e con la sua Parola ciò che sta sulla terra con ciò che sta nel cielo.

Cristo è seduto come in trono,ma il suo trono non è quellodella regalità, come nella pa-gina precedente: è il mondo,l’universo, rappresentato quicon sfere colorate sovrappo-ste. Questa immagine è l’e-spressione della potenza diCristo. Avrai riconosciutoormai gli altri gesti, quelli dibenedire e di reggere il Libro.

Le persone che sono ai piedi diGesù sono due apostoli, Gia-como e Giovanni. La scena sirifà a un episodio del Vangelo,in cui Gesù aveva detto a queidue apostoli di seguirlo sullamontagna, dove si era mo-strato in tutta la sua forza di-vina, diventando luminoso epacificante. Gli apostoli ave-vano allora detto che per loroera «bello stare lì», e che avreb-bero preparato delle tende perrestare anche nella notte, al ri-paro. A partire da quell’episo-dio, si sono rappresentate im-magini simili della potenzadivina del Cristo.

Nei quattro tondi a fianco del-l’immagine del Cristo, tratta daun codice manoscritto dell’XIsecolo, sono raffigurati i sim-boli dei quattro evangelisti.

I colori dello sfondo distin-guono gli ambiti diversi dellascena: la terra con il coloreverde per gli apostoli, il cieloazzurro per la zona che sipone tra l’umano e il divino, einfine i colori luminosi del rosae dell’oro, quelli propri dell’au-rora, per il cielo più alto, doveera immaginata la sede degliangeli, dei santi, di Dio stesso.

• Hai mai visto una rappresentazione della mandorla? Dove?

• Credi che ci sia un significato simbolico in questa particolare figura?

• Hai mai visto un’immagine di Cristo maestro? Dove? Con quali caratteristiche?

• Quali differenze noti tra questa immagine e le tre precedenti?

I discepoli raccolti intorno almaestro lo circondano come i di-scepoli di una scuola, di un filo-sofo dell’antichità. Sono di spallecome chi guarda la scena, perpoter rendere «discepoli» anchecoloro che osservano la scenafuori dal quadro.

L’ambientazione è un paesaggioroccioso, perché l’affresco ripro-duce la scena del Discorso dellamontagna, in cui Gesù aveva in-segnato quali dovevano essere ipiù importanti punti di riferimentoper l’uomo, le «beatitudini» (vediLuca 6,20-23, Matteo 5,1-12).Non è un caso, però, che Cristosia maestro in un luogo esterno:è sempre così per lui, tranne in uncaso, quando da bambino sitrovò a insegnare ai dottori delTempio di Gerusalemme. In se-guito i Vangeli riferiscono che ilsuo è stato un insegnamento trala gente, per le strade, come ac-cadeva per gran parte dei maestrie dei filosofi antichi.

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5Cristo pastoreUn’altra immagine frequente del Cristo è quella del pastore del gregge. È una figurache Cristo usò nei suoi discorsi e che i Vangeli riportano più di una volta. L’immagineè tratta dal mondo della campagna e voleva avvicinarsi evidentemente alla mentalitàdi chi lo ascoltava, legata al lavoro dei campi. Essere un pastore significava badare algregge, curarlo, proteggerlo dai pericoli e dalle malattie, far sì che potesse crescere.L’immagine di Cristo pastore vuole significare l’attenzione di Dio per l’uomo, non lalontananza né la separazione, ma al contrario la cura intensa e paziente.

Cristo giudiceUna delle più frequenti immagini rappresentate sui muri delle chiese è quella di Cri-sto giudice, che separa nel giorno finale del giudizio i giusti dagli ingiusti, i buonidai malvagi e li destina in due luoghi diversi: il cielo per gli uni e l’inferno per gli altri.È un’immagine molto potente e drammatica, che i pittori hanno rappresentato congrande ampiezza, come nel caso del Giudizio universale di Michelangelo riprodottoqui sotto. Tuttavia la riflessione cristiana degli ultimi decenni tende a mitigare questa imma-gine di Cristo giudice, privilegiando quella di un Cristo del perdono, che accoglie chiha commesso anche atti gravi, purché capisca di avere sbagliato e cerchi di cambiare.

• Hai mai visto un’immagine di Cristo giudice? Dove? • Hai mai visto l’immagine di Cristo pastore? Dove?

• Quale differenza noti tra le figure del Cristo delle prime cinque pagine di questo percorso e quella delpastore?

Il dato più importante nella fi-gura di Cristo giudice è quellodi essere in cielo, con la manoalzata nell’atto di emettere ilgiudizio. Spesso l’immagine diCristo giudice richiama quelladel giudice terreno, che emetteil giudizio tra contendenti in untribunale.

La sentenza del giudizio se-para i dannati dai giusti; nor-malmente i dannati sono raffi-gurati mentre precipitano nellaprofondità degli inferi dove su-biranno un castigo eterno contorture inflitte da creature ma-ligne, i diavoli. I giusti, invece,sono rappresentati mentre sal-gono verso il cielo, dove an-dranno a raggiungere i santi,gli angeli, i profeti, coloro chehanno già dimostrato la lorofede e possono per questo ri-manere alla presenza di Dio, inuna condizione di gioia eternae perfetta.

All’opposto del Cristo giudice, ilCristo pastore è raffigurato, inquesto mosaico del IV secolo con-servato nel Museo archeologico diAquileia, in panni umani, quelliappunto dei pastori dell’epoca.Unico particolare oggetto distin-tivo è il bastone, che serviva alpastore per salire sulla montagna,e al quale spesso era attaccato uncampanello per richiamare le pe-core. Quel bastone è usato ancoraoggi dai vescovi e dal papa comesegno della funzione di «pastori»di chi crede in Cristo.

Nel mosaico sono riportate le pe-core o le capre, che pascolano afianco del pastore. Sono sempreraffigurate come animali tranquilli efiduciosi, intenti a brucare, mentrela figura del pastore è attenta; que-sta immagine vuol far compren-dere la sicurezza di chi si affida alpascolo preparato da Cristo.