perché erediteranno la terra. LETTERATURA filemaggior riduzione possibile della violenza, perciò...

20
I miti Beati i miti, perché erediteranno la terra. LETTERATURA Le Beatitudini non sono la porta di ingresso per l’alienazione che proietta i propri bisogni in un futuro utopico in cui si sublimano le proprie frustrazioni, bensì è l’accoglienza coraggiosa di quel poco su cui il molto potrà crescere naturalmente e gradatamente. “Beato te perché sei quello che sei”. Come suggeriscono queste pagine coinvolgenti e dense come una rara scrittura sapienziale, solo quando c’è questo riconoscimento di fondo può scattare la possibilità della relazione con se stessi e, dunque, con Dio. La beatitudine è entrare in relazione sempre più profonda. Non è una questione morale, è una questione mistica. È la relazione che appaga fino innalzare dalla montagna esteriore alla montagna interiore. Boris Tolstoj: Non resistere al male Tolstoj vede il centro della sua fede nella parola evangelica di Matteo 5,39: «Non opponete resistenza al male». Si tratta di non farsi coinvolgere nei metodi del male, della violenza, dell’odio, che sarebbe imitare il male per combatterlo. C’è un’analogia con il discorso di Buddha , «Colui che fa girare la ruota» del Dharma (insegnamento): rifiuto dell’aggressività, cioè a-himsa (non-violenza). Tolstoj detesta la guerra, detesta le preghiere della chiesa per la vittoria. Conosce bene la guerra, di persona. Il rifiuto della violenza è un atto grandioso, metafisico (come Bobbio dice 1 / 20

Transcript of perché erediteranno la terra. LETTERATURA filemaggior riduzione possibile della violenza, perciò...

I miti

Beati i miti,perché erediteranno la terra.

LETTERATURA

Le Beatitudini non sono la porta di ingresso per l’alienazione che proietta i propri bisogni in unfuturo utopico in cui si sublimano le proprie frustrazioni, bensì è l’accoglienza coraggiosa di quelpoco su cui il molto potrà crescere naturalmente e gradatamente. “Beato te perché sei quelloche sei”. Come suggeriscono queste pagine coinvolgenti e dense come una rara scritturasapienziale, solo quando c’è questo riconoscimento di fondo può scattare la possibilità dellarelazione con se stessi e, dunque, con Dio. La beatitudine è entrare in relazione sempre piùprofonda. Non è una questione morale, è una questione mistica. È la relazione che appaga finoinnalzare dalla montagna esteriore alla montagna interiore.

Boris Tolstoj: Non resistere al male

Tolstoj vede il centro della sua fede nella parola evangelica di Matteo 5,39: «Non opponeteresistenza al male». Si tratta di non farsi coinvolgere nei metodi del male, della violenza,dell’odio, che sarebbe imitare il male per combatterlo. C’è un’analogia con il discorso di Buddha, «Colui che fa girare la ruota» del Dharma (insegnamento): rifiuto dell’aggressività, cioè a-himsa(non-violenza).

Tolstoj detesta la guerra, detesta le preghiere della chiesa per la vittoria. Conosce bene laguerra, di persona. Il rifiuto della violenza è un atto grandioso, metafisico (come Bobbio dice

1 / 20

I miti

che la mitezza è una scelta «metafisica»). Il rifiuto della violenza, anche come anti-violenza, è ilprimo passo verso la luce, la vita vera, che contiene anche la non-morte.

Come è noto, Gandhi va oltre Tolstoj: la nonviolenza di Tolstoj è anarchico-religiosa, rifiutaogni organizzazione, anche se fonda alcune comuni. Gandhi estende in politica e impegnostorico la rivoluzione morale di Tolstoj.

Chi sono i miti?

1) Gente umile e inoffensiva (Ortensio da Spinetoli). Quelli che non si adoprano per affermarsie conquistare spazio ( Schmid). Imansueti, che non opprimono e non sfruttano, fiduciosi nella volontà di Dio (Trilling). Gli oppressi che sopportano con serenità (Prete). Quelli che non fanno uso della forza (Cuminetti). è virtù eminentemente sociale, necessaria alla vita della società; «Beati i miti, perchéerediteranno la terra» (Matteo 5,5, che riecheggia il salmo 37,11, e sarà ripreso nel Corano21,105). Questa beatitudine sembra ripetere la prima, dei «poveri nel loro cuore», perché i duetermini greci originali sono quasi sinonimi. Eppure, c'è una sfumatura: essere poveri col cuore èun atteggiamento di fronte a Dio; essere miti è un comportamento verso il prossimo. Se lapovertà è una sofferenza, la mitezza è una sopportazione attiva, un patire con forza - che non èun subire - l'avversione altrui.

2)  la politica è organizzazione della convivenza tra le persone umane e si realizza nellamaggior riduzione possibile della violenza, perciò appunto nella mitezza. Se si pone la mitezzafuori dalla politica, si abbandona la politica alla violenza. Certo, Bobbio parla della politica realee constata tristemente che non è quella ideale. Dà un giudizio di fatto, non di valore. Ma proprioper questo bisognerebbe, misurando i fatti sui valori, riproporre sempre la mitezza, ovvero lanonviolenza, la pace, come essenza della politica umana. Quando la politica non è pace, anchese è prevalente, non è buona e vera politica, come un cibo avvelenato non è un cibo.

Non ignoro, anche per le lezioni di Hannah Arendt (Vita activa) sulla distinzione tra bontà e

2 / 20

I miti

politica, e quella di Paul Ricoeur (Lapersona) sulla differenza tra amicizia e giustizia, che la politica non può, senza provocare seridanni, pretendere di attuare le massime esigenze etiche, ma nemmeno può prescindere dallatensione al miglioramento umano, sotto pena di ridursi a contesa bruta di forze fisiche, nonumane. Se la politica non è (anche) etica, diventa pura meccanica.

La terza beatitudine Matteana ha per oggetto i miti e si ispira con evidenza al salmo

36(37),11, i miti invece erediteranno la terra.

Una cosa sorprendente appare subito appena si inizia a indagare la storia dei termini

“mitezza” (in greco: praútes) e “mite” (praús). Già nella letteratura greca i termini, riferiti allepersone, non indicano un comportamento passivo, bensì l’accettazione tranquilla e volontaria diun particolare destino o dell’ingiustizia umana

Alberto Maggi preferisce intendere l’aggettivo riferito allo stato sociologico più che alla qualitàmorale della persona, e traduce: diseredati, espropriati, perché trova che questo significatospiega meglio la seconda parte della frase di Gesù. Ma egli trae questa interpretazionesoprattutto dal salmo 37,11, mentre gli altri luoghi in cui Matteo usa questo aggettivo (11,29;21,5; vedi oltre) presentano piuttosto il significato morale personale.

I miti sembrano dunque preferibilmente da intendere come i mansueti e pazienti, non

passivi, ma interiormente forti, i quali, prima di ogni altra ricompensa, hanno – come

3 / 20

I miti

suggerisce Luca 21,19 – il possesso di sé, il potere su di sé (Durand). Questo è il potere piùprezioso e importante, il più difficile da conquistare e da conservare. I miti sono «quelli che nonsono violenti», propone la traduzione interconfessionale. Gesù stesso, che incarna lebeatitudini, si presenta “mite e umile di cuore” (Matteo 11,29) e realizza la profezia di un re mite,che viene sopra un’umile asina (Matteo 21,5). Tutto il contrario dei re bellicosi e conquistatori.

In un saggio del 1993, Elogio della mitezza (ultima edizione Nuova Pratiche editrice, 1998),  Norberto Bobbioanalizza il significato di questa virtù. Egli dice: “Il mite è l’uomo di cui l’altro ha bisogno pervincere il male dentro di sé”. “La mitezza – dice Bobbio citando Carlo Mazzantini– è l’unica suprema “potenza” (...) che consiste “nel lasciar essere l’altro quello

DANTE Purgatorio BEATITUDINI E PROCESSO DI PURGAZIONE:

le beatitudini pronunciate nel discorso della montagna costituiscono "il manifesto, se così si puòdire, del mondo cristiano di fronte all'antico", per cui "sono la vera ossatura portante delsecondo regno dantesco".

Bisogna subito porre in evidenza il fatto che Agostino in più luoghi connette le beatitudini ai donidello Spirito Santo, i quali, nell'ordine "ascendente" da lui adottato, sono: timore di Dio, pietà,scienza, fortezza, consiglio, intelletto e saggezza: la pietà a "Beati i miti".

LUCIANI ADANI: La mitezza è la forza più travolgente della storia, che non paga mai il malecon il male, ma vince con il bene.

4 / 20

I miti

ANASTASIO ALBERTO BALLESTRERO: La mitezza è un atteggiamento dell'uomo da nonconfondersi con l'indifferenza o la debolezza.

NBORBERTO BOBBIO: La Tolleranza nasce da un accordo e dura quanto dura l'accordo. La Mitezza è una donazione e non ha limiti prestabiliti e obbligati.

PROVERBI CINESI: l'umiltà è la forza dei savi, la meditazione è la forza dei dotti, la mitezza èla FORZA DEI SAGGI.

SACRE SCRITTURE

"Beati i miti perché erediteranno la terra".

Come sempre, l’elemento più importante è quello della causa: perché sono beati i miti? Nonperché sono miti, ma perché erediteranno la terra. Manca il nome di Dio, però è chiaro che sequalcuno eredita significa che qualcun altro ha lasciato in eredità.

Dio lascia in eredità la terra ai miti : ci siamo soffermati sul significato della “mitezza” e sulsignificato di “ereditare la terra”.

Per comprendere meglio il significato di questa formulazione di Gesù, leggiamo i versetti inizialidel salmo 37 (36), un salmo sapienziale che presenta la sorte del giusto e dell’empio.

“Desisti dall’ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi sarannosterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra. Ancora un poco e l’empio scompare,cerchi il suo posto e più non lo trovi. I miti invece possederanno la terra e godranno di unagrande pace". (nella nuova traduzione della bibbia la parola “miti” è sostituita con “poveri”)

Chi sono i miti?

"Mite" è colui che non fa qualcosa contro i malvagi, è chi non si lascia trascinare dall’emozionedi avversione: "Non irritarti contro i malvagi". "Mite" è chi non risponde al male con il male: "Non

5 / 20

I miti

fare come loro, non invidiarli". In una frase parallela abbiamo trovato "Chi spera nel Signorepossederà la terra"; allora potremmo dire che il mite non è soltanto colui che non si oppone almalvagio, ma è anche colui che confida nel Signore, che pone nel Signore il suo fondamento ,la sua fede, la sua fiducia.

Che cosa significa ereditare la terra?

La terra è il fondamento della vita, è un elemento indispensabile, è la condizione per lasopravvivenza, per la possibilità di vivere. Siamo inseriti in un ambito prettamente agricolo, percui la "terra" è condizione di vita, "possedere la terra" significa potersi fermare. Per molto tempoanche nella nostra cultura occidentale il possesso della terra è stato sinonimo di libertà: chi nonpossiede la terra è uno schiavo, è servo della gleba, è "schiavo" della terra, quindi il possessodella terra è una condizione di libertà, di esistenza matura, di realizzazione piena della vita,indica un’autonomia, una possibilità di disporre della propria vita, la terra è strettamente legataalla qualità della vita umana. Dunque, "possedere la terra" significa avere la possibilità di vivere.

Non è un termine molto comune: in tutto il Nuovo Testamento, questo aggettivo – in grecopraus – ricorre solo quattro volte, di cui ben tre ricorrenze sono nel Vangelo di Matteo. Ciòsignifica che Matteo ha un debole per questo aggettivo, che gli interessa in modo particolare.Più consistente invece è l’uso del sostantivo "mitezza", che, in tutto il Nuovo Testamento,ricorre undici volte.Nella lettera ai Galati la “mitezza viene indicata come uno dei frutti dello Spirito Santo; “Il fruttodello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,dominio di sé” (Gal 5,22); quindi non intesa come una virtù umana, cioè come una realizzazioneautonoma dell’individuo, bensì come un frutto prodotto dallo Spirito Santo, quindi un dono, unavirtù divina: è un evento di grazia, una qualità che nella persona viene resa possibile dallapresenza dello Spirito di Dio.

Quindi "mitezza" non è un atteggiamento indifferente che non vede la realtà, ma èl’atteggiamento di chi riconosce il male e sa dargli il nome di male; di chi intervieneconcretamente, anche in una situazione personale, riconoscendo che è male, ma non conasprezza, con acidità, bensì con l’amore e con l’esempio, come ci viene anche indicato nellaprima lettera di Pietro (1Pt 2,11-12) :  “Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini adastenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani siairreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone operegiungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.”

In un altro contesto, l’apostolo Giacomo dice che la mitezza è necessaria per accogliere laParola; è un atteggiamento che assomiglia molto all’umiltà, alla caratteristica del terreno fertile,cioè il terreno che accoglie la Parola e produce (Gc 3, 13-18) : “Chi è saggio e accorto tra voi?Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. Ma se avete nel vostrocuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Non èquesta la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; poiché dove c'è gelosia espirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. La sapienza che viene dall'altoinvece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti,senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che

6 / 20

I miti

fanno opera di pace.”

Nel Vangelo di Matteo ricorre con una certa insistenza l’aggettivo "mite", ma ricorre sempre aproposito di Gesù, le beatitudini dipingono il volto di Gesù e, nello stesso tempo, ci permettonodi capire che cosa significhi questa mitezza. La prima citazione è al capitolo 11: "Venite a mevoi tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi eimparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il miogiogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11, 28-30)Nel capitolo seguente, il capitolo 12, troviamo un’altra presentazione di Gesù "mite": è unacitazione dal profeta Isaia (capitolo 42, 1÷4) che riguarda il servo di Dio. Matteo cita per estesotutto questo testo: "Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò ilmio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né siudrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolofumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno tutte le genti" (Mt12, 18÷21). In questo testo non compare l’aggettivo "mite", ma è una descrizione della mitezza di Gesù;attraverso quella citazione del profeta Isaia, Matteo caratterizza Gesù come un profetanon-violento, che non contende, non grida, non spezza una canna incrinata.È la caratteristica della mitezza di Gesù rispetto al debole, rispetto al peccatore, rispetto a coluiche pensa male, che parla male, che si comporta male. È l’atteggiamento di chi non dice alpeccatore che tutto va bene così, ma gli dice che è peccatore e deve cambiare, non peccarepiù, ma glielo dice con l’atteggiamento della dolcezza, della misericordia, di una proposta disalvezza, non di una condanna che schiaccia. È l’atteggiamento di chi sa riconoscere il male,ma non condanna il peccatore; riconosce il male e salva il peccatore.Nel capitolo 21 di Matteo troviamo un’altra citazione, questa volta di Zaccaria (Zc 9, 9), aproposito dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme; e qui compare l’aggettivo "mite". "Ditealla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te, mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio dibestia da soma" (Mt 21,5). È l’atteggiamento del re messianico che entra trionfalmente in Gerusalemme: Gesù mandò acercare quell’asino apposta, organizzò una specie di sceneggiata, non era semplicementestanco, non cercava un asino per farsi portare ed evitare la fatica di quell’ultimo tratto di strada.Ha cercato quell’asinello proprio per compiere un gesto simbolico, un’azione profetica. Se siaspettavano un militare che entrasse a cavallo, segno di un potere, atteggiamento tipico delgenerale, Gesù dà un controsegno: entra su di un asinello, come un povero contadino che va allavoro e con cui si sposta nella vigna. È l’immagine della mitezza.Dunque, quali sono le caratteristiche essenziali di questa mitezza? Potremmo dire cheinnanzitutto è una virtù di relazione, per cui si evitano i contrasti: è l’atteggiamento di chi non èpolemico, di chi non cerca la guerra, la battaglia, lo scontro, ma è capace di buona relazione,anche quando l’altro non se lo merita. Certamente, con la persona buona, onesta, mansueta,che ti fa tanto bene, è normale avere delle buone relazioni; la difficoltà di una buona relazione èproprio con chi non se lo merita, con chi è antipatico, con chi è cattivo, con chi ci tratta male.Non si tratta di una repressione o di una rimozione, ma di un controllo, di una maturazione; nonsembri che la mitezza sia una passività, è un’azione fortissima perché richiede un’enorme forzanon rispondere al male con il male. Non è passività, è attività verso se stesso, verso le proprieistintive inclinazioni al male: il mite è una persona che vince innanzitutto se stesso e quindi è

7 / 20

I miti

una caratteristica di forza e comporta una notevole dose di rispetto nei confronti dellapersonalità dell’altro.Potremmo dire che il mite è una persona che ha buone relazioni, con se stesso, con ilprossimo, e con Dio: in questo senso "erediterà la terra", cioè avrà la possibilità di vivere. Nelconcetto di eredità, inoltre, è implicito il rapporto di paternità. È una caratteristica della paternitàtrasmettere l’eredità ai figli: i beni del padre passano ai figli. Nel momento in cui Dio lasciaerede della terra, afferma di essere in una relazione di paternità con i miti.L’eredità non è pagata, non è conquistata, l’eredità è regalata: quando io lascio in eredità unacosa, la regalo. Il fatto che la terra venga ereditata implica un dono libero e generoso di Dio,non una conquista. Forse questa parola "conquista" può aiutarci a concludere il discorso sullamitezza, proprio perché il mite è colui che non ha niente da conquistare e non vuole conquistareniente. Non è un conquistatore, non è un polemico, non è uno che fa la guerra per avere, non èun avido, non è un arrivista. Allora, vedete che l’impostazione data all’inizio può essere ripetutaanche in questo caso: non "dovete" essere miti, ma "potete"; non è un imperativo morale, ma èuna beatitudine. Potete essere miti, potete essere mansueti, potete essere non violenti, nonarraffoni né arrivisti, potete tranquillamente affrontare la vita perché Dio vi lascia in eredità laterra, la possibilità di vita, le condizioni buone per realizzare la vita. Siete degli ereditieri, aveteereditato da Dio, state ereditando, erediterete tutto ciò che serve. Beati voi! Vivete tranquilli,felici e sereni; potete essere miti. La terra non vi appartiene, appartiene a Dio; ma egli ve laregala, ve la lascia, ve la dona. Non dovete combattere per averla. Beati voi! Potete vivere serenamente, senza rispondere al male con il male, senza irritarvi perché ilmondo va male; potete affrontare la vita con questa serenità grande, perché ponete la vostrasperanza in Dio: lui ha in mano tutto e vi lascia tutto in eredità. Beati voi! Potete vivere da miti,tranquilli e sereni.Citazioni: Sal 37, 8-11 ;  Gal 5, 22  ;  1Pt 2,11-12  ;  Gc 3, 13-18  ;  Mt 11, 28-30  ;  Mt 12, 18÷21  ;  Is 42, 1-4  ;  Mt 21,5  ;  Zc 9, 9  ;

PADRI DELLA CHIESA

La forza dell’umile che vince il male con il bene

8 / 20

I miti

«Chi è il mite?», chiede Basilio. «Chi resta irremovibile nelle decisioni che ha preso cercando dipiacere a Dio» (Regole brevi 191). Il mite non è un debole di carattere, ma colui che, radicatonel Vangelo, rifiuta la violenza, la prepotenza. «Sono miti quelli che non resistono ai malvagi,ma vincono il male con il bene» (Agostino, Il discorso del Signore sul monte I, 2, 4). E laforza della mitezza, secondo i Padri, proviene dall’umiltà, dall’humilitas, dal riconoscersi humus, terra; umiltà è riconoscersi creature senza pretese di onnipotenza. solo chi ha coscienza dellapropria povertà può amare in verità, senza far cadere il suo aiuto dall’alto del suo orgoglio. E aimiti è promessa in eredità la terra. La storia degli uomini ci insegna che la terra la si conquistacon la violenza, con le guerre e gli eserciti. Ma Gesù parla di un’altra terra, che è lui stesso,«poiché verrà ad abitare in noi» (Ilario, Su Mt 4,3).

GREGORIO DI NISSA

Beati i miti perché erediteranno la terra"

La scala delle beatitudini: il principio della consequenzialità.

A me pare che l'ordine delle beatitudini si disponga quasi come quello dei gradini, rendendofacilmente percorribile al discorso la salita dall'una all'altra. Colui, infatti, che è salito con lamente al primo grado della beatitudine, per una necessaria consequenzialità dei pensieri,raggiunge quello successivo.

La pedagogia linguistica del Logos

9 / 20

I miti

Egli ci consegna i misteri divini con parole e nomi a noi conosciuti, facendo uso di quei suoniche la consuetudine della vita umana comprende. Nella promessa precedente a questa, infatti,chiamò quell'indicibile beatitudine celeste "regno". Poiché il nome di regno è qualche cosa digrande e superiore a tutte le aspirazioni degli uomini durante la vita, Egli fece uso, per questo,di tale nome per indicare i beni superiori.

Non sempre la mitezza è virtù; carattere dinamico della virtù.

Ma vediamo di quale virtù sia premio l'eredità di quella terra. "Beati i miti -dice infatti il Signore-perché erediteranno la terra". Che cos'è la mitezza? Non mi pare sia giusto ritenere egualmentevirtù tutti quanti gli aspetti della mitezza, se si intende come suo significato l'esser placido o,unicamente, l'essere lento nelle reazioni. L'apostolo Paolo ci indica, simbolicamente, diaccrescere la velocità della corsa quando dice "Correte così da ottenere" [1Cor 9,24]. Eglistesso, infatti, con un movimento sempre più impetuoso si spingeva in avanti, lasciandosi allespalle il passato; egli era anche un pugile veloce ed agile: stabile sui suoi passi, con le maniben armate, non lanciava nel vuoto, vanamente, l'arma che teneva in mano, ma assalival'avversario al momento opportuno, percuotendolo nel corpo. Poiché dunque, secondo la nostranatura, la velocità nei vizi sovrabbonda, giustamente è chiamata beata la lentezza nei loroconfronti. Infatti la quiete nei confronti dei vizi è testimonianza di movimento verso ciò che èsuperiore.

All'uomo è impossibile l'apátheia: la mitezza come misura delle passioni.

Poiché dunque la vita dell'uomo è materiale, le passioni riguardano le cose materiali e ognunadi esse ha un veloce ed irrefrenabile impulso alla pienezza del piacere (la materia, infatti, èpesante e trascina in basso) per questo il Signore non chiama beati coloro che vivono raccolti inse stessi, estranei alle passioni (non è infatti possibile, durante un'esistenza materiale, condurreperfettamente una vita completamente immateriale e impassibile), ma dichiara che la mitezza èil limite della virtù accettabile nella vita della carne ed afferma che è sufficiente per labeatitudine l'essere mite. Egli, infatti, non prescrive assolutamente alla natura umanal'impassibilità. Se dunque la beatitudine stabilisse la completa immobilità nei confronti deldesiderio, vana ed inutile per la vita sarebbe la benedizione. Il fatto che nascano talvolta similiimpulsi è predisposto, spesso, dalla debolezza a cui è mischiata la natura e non è intenzionale.Non lasciarsi trascinare dall'impeto della passione come in un torrente, ma rimanere in piedi,coraggiosamente, di fronte ad essa e respingere con i ragionamenti la passione, questa è operadi virtù! Beati dunque coloro che non sono facili ai movimenti passionali dell'anima, ma sono

10 / 20

I miti

mantenuti calmi dalla ragione; in essi, il ragionamento, tenendo a freno come una briglia gliimpulsi, non lascia che l'anima sia trascinata nel disordine. Che il Logos abbia dinnanzi agliocchi soprattutto questa passione è chiaro dal fatto che ci prescrive la mitezza dopo l'umiltà.Sembra infatti che si ottenga l'una dall'altra e che il fondamento dell'umiltà. Il vantarsi per laricchezza, infatti, il gloriarsi per la nobiltà, il mirare alla gloria, l'apparire superiore al vicino perquelle cose di cui consistono gli onori umani, tutto ciò costituisce una distruzione dell'anima.

LITURGIA DELLA PAROLA

la mitezza

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

AI GIOVANI DEL SERVIZIO CIVILE

Cari giovani!

Benvenuti e grazie per questa vostra gradita visita. Per me è sempre una gioia incontrare igiovani; in questo caso, sono ancor più contento perché voi siete volontari del servizio civile,caratteristica questa che rafforza la mia stima per voi, e mi invita a proporvi alcune riflessionilegate alla vostra specifica attività.

11 / 20

I miti

Cari amici, che cosa può dire il Papa a giovani impegnati nel servizio civile nazionale?Innanzitutto, può congratularsi per l’entusiasmo che vi anima e per la generosità con cui portatea compimento questa vostra missione di pace. Permettete poi che vi proponga una riflessioneche, potrei dire, vi riguarda in modo più diretto, una riflessione tratta dalla Costituzione delConcilio Vaticano II Gaudium et spes – "gioia e speranza" – che concerne la Chiesa nel mondocontemporaneo. Nella parte finale di questo documento conciliare, dove viene affrontato ancheil tema della pace tra i popoli, si trova un’espressione fondamentale sulla quale è benesoffermarsi: "La pace non è stata mai stabilmente raggiunta, ma è da costruirsi continuamente"(n. 78). Quanto reale è questa osservazione! Purtroppo, guerre e violenze non cessano mai, ela ricerca della pace è sempre faticosa. In anni segnati dal pericolo di possibili conflitti planetari,il Concilio Vaticano II denunciava con forza – in questo testo – la corsa agli armamenti. "Lacorsa agli armamenti, alla quale si rivolgono molte nazioni, non è la via sicura per conservaresaldamente la pace", ed aggiungeva subito che la corsa al riarmo "è una delle piaghe più gravidell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri" ( GS ,81). A tale preoccupata constatazione i Padri Conciliari facevano seguire un auspicio: "Nuovestrade – essi affermavano – converrà cercare partendo dalla riforma degli spiriti, perché possaessere rimosso questo scandalo e al mondo, liberato dall’ansietà che l’opprime, possa essererestituita la vera pace" (ibid.).

"Nuove strade", dunque, "partendo dalla riforma degli spiriti", dal rinnovamento degli animi edelle coscienze. Oggi come allora l’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, lasola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. È la via indicatada Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con unesercito, ma attraverso il rifiuto della violenza. Lo disse esplicitamente a Pietro, nell’orto degliUlivi: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spadamoriranno" (Mt 26,52); e poi a Ponzio Pilato: "Se il mio regno fosse di questo mondo, i mieiservitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è diquaggiù" ( Gv 18,36).

È la via che hanno seguito e seguono non solo i discepoli di Cristo, ma tanti uomini e donne dibuona volontà, testimoni coraggiosi della forza della non violenza. Sempre nella Gaudium etspes , ilConcilio affermava: "Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nellarivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portataanche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altrio della comunità" (n. 78). A questa categoria di operatori di pace appartenete anche voi, carigiovani amici. Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione

12 / 20

I miti

l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza eperseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono inogni comunità.

Mi piace qui rivolgere a voi, cari giovani, l’invito con cui ho concluso l’annuale messaggio del 1°gennaio scorso per la Giornata Mondiale della Pace, esortandovi "ad allargare il cuore verso lenecessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso.Resta infatti incontestabilmente vero l’assioma secondo cui «combattere la povertà è costruirela pace»". Molti di voi – penso ad esempio a quanti operano con la Caritas ed in altre strutturesociali – sono quotidianamente impegnati in servizi alle persone in difficoltà. Ma in ogni caso,nella varietà degli ambiti delle vostre attività, ciascuno, attraverso questa esperienza divolontariato, può rafforzare la propria sensibilità sociale, conoscere più da vicino i problemi dellagente e farsi promotore attivo di una solidarietà concreta. È questo sicuramente il principaleobiettivo del servizio civile nazionale, un obiettivo formativo: educare le giovani generazioni acoltivare un senso di attenzione responsabile nei confronti delle persone bisognose e del benecomune.

Cari ragazzi e ragazze, un giorno Gesù disse alla gente che lo seguiva: "Chi vuole salvare lapropria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc8,35). In queste parole c’è una verità non solo cristiana, bensì universalmente umana: la vita èun mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più cidoniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per ilbene degli altri. Lo dice una celebre preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi, che iniziacosì: "O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace"; e termina con queste parole: "Perchéè dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna".Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita; non solo adesso che siete giovani, maanche domani, quando rivestirete – ve lo auguro – ruoli significativi nella società e formereteuna famiglia. Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il benee la giustizia. Per questo assicuro la mia preghiera, affidandovi alla protezione di MariaSantissima. Vi auguro un buon servizio e vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e lepersone che quotidianamente incontrate.

13 / 20

I miti

Dal dizionario di Teologia Biblica di X. L. Doufour:

miti - «Mettetevi alla mia scuola, perché io sono mite ed umile di cuore» (Mt 11, 29). Gesù, checosì parla, è la rivelazione suprema della mitezza di Dio (Mi 12, 18 ss); è la fonte della nostra,quando proclama: «Beati i miti» (Mt 5, 4).

1.   La mitezza di Dio. - Il VT canta l’immensa e clemente bontà di Dio (Sal 31, 20; 86, 5),manifestata nel suo governo dell’universo (Sap 8, 1; 15, 1), e ci invita a *gustarla (Sal 34, 9).Più dolci del miele sono la parola di Dio, la sua legge (Sal 119, 103; 19, 11; Ez 3, 3), laconoscenza della sua sapienza (Prov 24, 13; Eccli 24, 20) e la fedeltà alla sua legge (Eccli 23,27). Dio nutre il suo popolo con un *pane che soddisfa tutti i gusti; rivela in tal modo la suadolcezza (Sap 16, 20 s), dolcezza che egli fa gustare al popolo di cui è lo sposo diletto (Cant 2,3), dolcezza che il Signore Gesù finisce di rivelarci (Tito 3, 4) e di farci gustare (1 Piet 2, 3).

2.   Mitezza ed *umiltà. - Mosè è il modello della vera mitezza, *virtù che non è debolezza,ma umile sottomissione a Dio, fondata sulla fede nel suo amore (Num 12, 3; Eccli 45, 4; 1, 27;cfr. Gal 5, 22 s). Questa umile mitezza caratterizza il «*resto» che Dio salverà, ed il re che daràla pace a tutte le nazioni (Sof 3, 12; Zac 9, 9 s = Mt 21, 5).

Questi miti, sottomessi alla sua parola (Giac 1, 20 ss), Dio li dirige (Sal 25, 9), li sostiene (Sal147, 6), li salva (Sal 76, 10); dà loro il trono dei potenti (Eccli 10, 14) e fa loro godere la pacenella sua terra (Sal 37, 11 = Mt 5, 4).

3.   Mitezza e carità. - Colui che è docile a Dio, è mite verso gli uomini, specialmente verso ipoveri (Eccli 4, 8). La mitezza è il frutto dello Spirito (Gal 5, 23) ed il segno della presenza dellasapienza dall’alto (Giac 3, 13. 17). Sotto il suo duplice aspetto di calma mansuetudine (gr. pràytes) e di indulgente moderazione (gr. epieikeìa), la mitezza caratterizza Cristo (2 Cor 10, 1), i suoi discepoli (Gal 6, 1; Col 3, 12; Ef 4, 2) ed i loropastori (1 Tim 6, 11; 2 Tim 2, 25). Essa è l’ornamento delle donne cristiane (1 Piet 3, 4) e fa lafelicità dei loro focolari (Eccli 36, 23). Il vero cristiano, anche nella persecuzione (1 Piet 3, 16),mostra a tutti una mitezza serena (Tito 3, 2; Fil 4, 5); attesta in tal modo che il «giogo delSignore è dolce» (Mt 11, 30), essendo quello dell’amore.

14 / 20

I miti

PRIMA LETTURA (Nu 12)

Dal libro dei Numeri

Maria e Aronne parlarono contro Mosè a causa della donna etiope che aveva sposata; infattiaveva sposato una Etiope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè?Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era molto più mansueto diogni uomo che è sulla terra. Il Signore disse subito a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre e andate alla tenda delconvegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermòall'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse:«Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò,in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la miacasa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine delSignore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo Mosè?». L'ira del Signore si accese contro di loro ed Egli se ne andò; la nuvola si ritirò di sopra allatenda ed ecco Maria era lebbrosa, bianca come neve; Aronne guardò Maria ed ecco eralebbrosa. Aronne disse a Mosè: «Signor mio, non addossarci la pena del peccato che abbiamostoltamente commesso, essa non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzoconsumata quando esce dal seno della madre». Mosè gridò al Signore: «Guariscila, Dio!». IlSignore rispose a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe essavergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell'accampamento sette giorni; poi vi saràdi nuovo ammessa». Maria dunque rimase isolata, fuori dell'accampamento sette giorni; ilpopolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa nell'accampamento. Poi il popolopartì da Caserot e si accampò nel deserto di Paran.

Parola di Dio    A. Rendiamo grazie a Dio

SALMO RESPONSORIALE Sal 37

15 / 20

I miti

Rit. I miti possederanno la terra e godranno di una grande pace.

Non adirarti contro gli empi, non invidiare i malfattori. Come fieno presto appassiranno, cadranno come erba del prato. (R)

Confida nel Signore e fa' il bene; abita la terra e vivi con fede. Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore. (R)

Manifesta al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera; farà brillare come luce la tua giustizia, come il meriggio il tuo diritto. (R)

Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui; non irritarti per chi ha successo, per l'uomo che trama insidie. (R)

Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra. (R)

Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi. I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace. (R)

16 / 20

I miti

SECONDA LETTURA (Is 42)

Dal libro del profeta Isaia

Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole. Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l'alito a quanti camminano su di essa: «Io, il Signore, ti ho chiamato

per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito

come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli.

17 / 20

I miti

Parola di Dio    A. Rendiamo grazie a Dio

CANTO di risposta

Ti esalto Dio mio Re

Rit. Ti esalto, Dio mio Re,

canterò in eterno a Te!

Io voglio lodarTi Signor

e benedirTi, alleluia!

Il Signore è degno di ogni lode.Non si può misurar la sua grandezza. Ogni vivente proclama la sua gloria,la sua opera è giustizia e verità. (R)

Il Signore è paziente e pietoso. Lento all’ira e ricco di Grazia. Tenerezza per ogni creatura,il Signore è buono verso tutti. (R)

Il Signore protegge chi lo teme, ma disperde i superbi di cuore. Egli ascolta il grido del suo servo, ogni lingua benedica il suo nome. (R)

TERZA LETTURA (Ga 5)

Dalla lettera ai Gàlati

18 / 20

I miti

Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretestoper vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta lalegge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso.Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni glialtri!

Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri dellacarne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne;queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere dellacarne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie,discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circaqueste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Ilfrutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hannocrocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito,camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci einvidiandoci gli uni gli altri.

Parola di Dio    A. Rendiamo grazie a Dio

CANTO AL VANGELO

R. Alleluia, alleluia!

Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè ai piccoli hai rivelato i misteri delregno dei cieli.  R. Alleluia!

19 / 20

I miti

VANGELO (Mt 11)

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché haitenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio senon il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vogliarivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogosopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostreanime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Parola del Signore  A: Lode a te, o Cristo.

20 / 20