Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI PERCHÉ GLI ATTACCHI TERRORISTICI A PARIGI E’ LA BARBARIE DELL’IMPERIALISMO CHE GENERA BARBARIE No alle misure liberticide “antiterrorismo” L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate RESPINGERE L’APPELLO DI RENZI ALL’UNITA’ IMPERIALISTA CONTRO LO STATO ISLAMICO Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh” LA GUERRAFONDAIA PINOTTI: “BOMBARDARE NON È UN TABÙ” DA OBAMA A HOLLANDE, A PUTIN E RENZI Unanime la voce dei governanti imperialisti contro lo Stato islamico Compresa la voce del papa VIA LIBERA DEGLI USA A UNA RICHIESTA DI BERLUSCONI DI QUATTRO ANNI FA Renzi arma due droni per renderli “combattivi” Barbarie imperialista LA FRANCIA BOMBARDA LA CAPITALE DELLO STATO ISLAMICO I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di Obama CON ATTEGGIAMENTO IMPERIALE E UN’ATMOSFERA IPER-NAZIONALISTA E MILITARISTA Hollande: la Francia è in guerra. Distruggeremo l’Is. L’Ue intervenga con noi Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza Testo integrale del comunicato dello Stato islamico “ABBIAMO BERSAGLIATO PARIGI PERCHE’ HA COLPITO I MUSULMANI NELLA TERRA DEL CALIFFATO CON I LORO AEREI DA GUERRA” Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 LA VIA DELL’OTTOBRE PER LA CONQUISTA DELL’ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA NON PUO’ PRESCINDERE DA UNA GIUSTA LINEA ANTIMPERIALISTA Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI VIVA LE PROTESTE DEGLI STUDENTI! NO ALLA REPRESSIONE! BANCHINO DI PROPAGANDA DEL 13 NOVEMBRE La viva e costante presenza in piazza del PMLI circondata dall’interesse dei modenesi Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebra- zione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ot- tobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 RELAZIONE DI ANTONIO LEPARULO ALLA RIUNIONE DEI MARXISTI-LENINISTI DELLA PROVINCIA DI MODENA Radichiamo e sviluppiamo il PMLI a Modena e provincia PAG. 2 PAG. 5 PAG. 3 PAG. 6 PAG. 2 PAG. 5 PAG. 4 PAG. 6 PAGG. 10-12 PAG. 14 PAG. 13 PAG. 15

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 43 - 26 novembre 2015

Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI

Perché gli attacchi terroristici a Parigie’ la barbarie dell’imPerialismo

che genera barbarie

No alle misure liberticide

“antiterrorismo”L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate

resPingere l’aPPello di renzi all’unita’ imPerialista

contro lo stato islamicoLo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono

al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh”La guErraFonDaIa PInottI: “BomBarDarE non è un taBù”

Da ObaMa a HOLLaNDe, a PUtIN e ReNzI

Unanime la voce dei governanti imperialisti contro lo Stato islamico

Compresa la voce del papa

VIa LIbeRa DegLI USa a UNa RICHIeSta DI beRLUSCONI DI qUattRO aNNI fa

Renzi arma due droni per renderli

“combattivi”

barbarie imperialista la Francia bombarda

la caPitale dello stato islamico

I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di obama

CON atteggIaMeNtO IMPeRIaLe e UN’atMOSfeRa IPeR-NazIONaLISta e MILItaRISta

Hollande: la francia è in guerra. Distruggeremo l’Is.

L’Ue intervenga con noiIl presidente della repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza

e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza

testo integrale del comunicato dello Stato islamico

“abbIaMO beRSagLIatO PaRIgI PeRCHe’ Ha COLPItO

I MUSULMaNI NeLLa teRRa DeL CaLIffatO CON

I LORO aeReI Da gUeRRa”

Discorso di angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015

La VIa DeLL’OttObRe PeR La CONqUISta DeLL’ItaLIa UNIta, ROSSa e SOCIaLISta NON

PUO’ PReSCINDeRe Da UNa gIUSta LINea aNtIMPeRIaLISta

Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI

ViVa le Proteste degli studenti!

no alla rePressione!

baNCHINO DI PROPagaNDa DeL 13 NOVeMbRe

La viva e costante presenza in piazza del PMLI circondata dall’interesse dei modenesiRegistrate forti adesioni delle masse. Nuovamente

a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi

Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebra-zione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ot-tobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015

ReLazIONe DI aNtONIO LePaRULO aLLa RIUNIONe DeI MaRxIStI-LeNINIStI DeLLa PROVINCIa DI MODeNa

Radichiamo e sviluppiamo il PMLI a Modena e provincia

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2 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015

Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI

PerChé gLI attaCChI terrorIstICI a ParIgIe’ La barbarIe deLL’IMPerIaLIsMo Che genera barbarIe

PerChé gLI attaCChI terrorIstICI a ParIgIe’ La barbarIe deLL’IMPerIaLIsMo Che genera barbarIe

I marxisti-leninisti ita-liani si stringono solidali ai familiari delle vittime in-colpevoli degli attentati ter-roristici a Parigi.

Questi attentati, non con-divisibili ma comprensibili, sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperiali-sta, della quale fa parte la Francia di Hollande, con-duce contro lo Stato islami-co. Ed è facilmente prevedi-bile che essi continueranno e investiranno tutti i paesi della suddetta coalizione. Per evitarli l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico.

I popoli non hanno alcun motivo per appoggiare que-sta guerra che fa unicamen-te gli interessi degli impe-

rialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostene-re le loro economie e “spa-zi vitali” usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro pa-esi.

Attualmente è il Medio Oriente, in particolare la Siria, l’Iraq e la Libia, che fa gola all’imperialismo americano, europeo e rus-so. Nonostante essi siano in contraddizione e in lot-ta per l’egemonia in quella regione, ora sono uniti per combattere lo Stato islami-co, che rappresenta il mag-giore ostacolo per i loro piani di dominio nel Me-

dio Oriente.Gli amanti della pace,

della libertà e dell’auto-determinazione dei popo-li, dell’indipendenza e del-la sovranità dei paesi, non possono quindi stare dalla parte degli aggressori impe-rialisti, ma da quella dello Stato islamico aggredito. Il PMLI, nonostante non con-divida assolutamente la sua ideologia, cultura, tattica, strategia e tutti i suoi meto-di di lotta, azioni e obietti-vi, non può non appoggiar-lo nella sua lotta contro gli imperialisti. Perché è in-teresse comune liberare il mondo dall’imperialismo, che è la causa delle guerre, dello sfruttamento dell’uo-mo sull’uomo, dell’esisten-za delle classi, delle ingiu-

stizie sociali, della fame, della disoccupazione, del-la disparità territoriale e dei sessi, del fascismo, del razzismo, dell’omofobia, dell’emigrazione. È la bar-barie dell’imperialismo che genera barbarie.

Non esiste un imperiali-smo buono, quello russo o cinese, e un imperialismo cattivo, quello americano o europeo. Tutti gli imperia-lismi sono cattivi e nemici dell’umanità. Lottano tra di loro per il dominio sul glo-bo anche a costo di scatena-re una guerra mondiale. De-vono essere fermati.

Il contributo più grande che il popolo italiano possa dare a questa lotta antimpe-rialista universale è quello di opporsi a ogni atto in-

terventista e guerrafonda-io del governo imperialista del nuovo duce Renzi. Esso è presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronto a bombardare con i Tornado e i Droni lo Stato islamico nel territorio che questo ha strappato all’Iraq. Aspetta solo di avere la contropar-tita a cui tiene tanto, quella della guida della missione militare in Libia.

Il popolo italiano deve rifiutarsi di diventare car-ne da cannone per l’impe-

rialismo italiano e, nel caso in cui l’Italia partecipasse a una eventuale guerra mon-diale imperialista, deve sol-levarsi anche in armi, se oc-corre, per impedirla.

Questo governo è una iattura per la sua politica interna ed estera, bisogna cacciarlo.

L’Ufficio politico del PMLI

14 novembre 2015,ore 9,04

__________

L’unica voce esistente in Italia fuori dal coro guerrafon-daio contro l’IS è il PMLI. Ecco perché non deve essere conosciuta dal popolo italiano. È quanto hanno deciso gli editori e direttori dei media e i loro referenti politici della destra e della “sinistra” borghese, che hanno totalmente ignorato il comunicato dell’Ufficio politico del PMLI sui fatti di Parigi.

no alle misure liberticide “antiterrorismo” L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate

I sostenitori della guerra im-perialista e della repressione che siedono nel governo Renzi, han-no colto al balzo la palla degli at-tentati di Parigi per imporre alle masse popolari italiane una se-rie di misure di stampo fascista passate per “antiterrorismo”. La mattina di sabato 14 novembre, il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, presieduto da Renzi, si è riunito al Viminale, alla pre-senza del ministro Alfano e dei vertici delle “forze dell’ordine”. Il risultato della riunione stabili-sce che il territorio italiano venga considerato in stato di “Allerta2”: la fase che precede la mobilita-zione militare prevista per un at-tacco in corso. In sostanza Renzi ha imposto agli italiani le prove generali di guerra.

Il governo ha chiesto ai prefet-ti di convocare i comitati provin-ciali per l’ordine e la sicurezza al fine di avere in “pochissime ore un report” di analisi su tutto ciò che avviene sul territorio italia-no al fine di avere un “controllo” militare capillare del territorio. Se ne deduce che in questa mobi-litazione preguerra tutto ciò che riguarda riunioni di massa, mani-festazioni, appuntamenti politici e religiosi passerà ancora di più al vaglio e alla censura nelle for-me e nei contenuti.

L’allerta permette l’entrata in azione dei corpi speciali militari dei Gis e dei Nocs, “in assetto ope-rativo”, contro chi e che cosa non viene meglio specificato, che si di-videranno le eventuali emergen-ze con i militari del Col Moschin (parà) e e Comsubin (incursori).

In particolar modo preoccupa la militarizzazione della Capita-le che, col pretesto di un presunto

attacco al Giubileo cattolico, vie-ne soffocata in una morsa milita-re che ha precedenti solo nel ven-tennio mussoliniano. Settecento militari in più annuncia Alfano sono già schierati a Roma. Entro novembre vi saranno trasferiti al-tri 640 poliziotti, 388 carabinie-ri e 169 finanzieri, Il prefetto di Roma in una sorta di ufficio da super poteri di Polizia “curerà il raccordo operativo tra le ammi-nistrazioni dello Stato interessate e gli enti territoriali” applicando sul territorio direttamente le indi-cazioni del governo non soltan-to in merito di Sicurezza, ma en-trando con decisioni insindacabili nei settori di gestione civile come Sanità, Trasporti e mobilità, Te-lecomunicazioni, Servizi essen-ziali e servizi tecnici di urgenza, Volontariato di protezione civi-le, Comunicazione, finora gestiti dalle istituzioni borghesi elettive.

I prefetti, col pretesto dell’Al-lerta2, diventano un ulteriore strumento per scardinare le com-petenze delle istituzioni elettive e per conseguire la politica di ac-centramento e rafforzamento del potere dell’esecutivo, proprio come al tempo del fascismo.

I prefetti dovranno aggiorna-re il numero degli “obiettivi sen-sibili”, il che significa maggiore militarizzazione delle zone “a ri-schio”, intensificazione dell’”at-tività informativa”, incremento della presenza di militari, polizia in divisa e in borghese per strada, aumento delle “zone rosse”, re-cinzioni ecc.

Non soltanto Roma, ma anche altre grandi città e piazze da Mila-no a Torino, Venezia, Napoli subi-ranno un’ulteriore militarizzazione con l’assegnazione di altre unità

alle questure di Ancona, Foggia, Padova e Perugia dove si trovano importanti luoghi di culto.

La stretta riguarda anche la mobilità interna e da e per l’este-ro. Come in tempo di guerra, si prevede la blindatura delle fron-tiere. È quasi certo, poi, che ver-rà autorizzata anche in Italia l’ac-quisizione dei dati dei passeggeri del trasporto aereo. Probabilmen-te entrerà in vigore il Pnr, cioè il codice di registrazione per chi prende l’aereo, che fornisce in-formazioni riservate sui passeg-geri, ma i controlli, ha minaccia-to Alfano, riguarderanno strade, ferrovie, porti, aeroporti. Si pro-cederà all’identificazione di co-loro che viaggiano in treno, sia attraverso l’analisi dei biglietti acquistati via internet o con car-te di credito, ma anche con la ri-chiesta dei documenti nelle sta-zioni e sui convogli, sulle navi, nei porti. In sostanza un progetto di identificazione e schedatura di massa dei viaggiatori.

Ma è sulla parte “più debo-le” e indifesa della società che si concentra il controllo fascista e la repressione. Un intero capito-lo riguarda le procedure xenofo-biche del controllo dello “stranie-ro”, considerato dal governo alla stregua di un terrorista, di un ne-mico interno da monitorare.

“Sul tema dell’immigrazio-ne - ammette Alfano - sarebbe controintuitivo escludere che ci possano essere delle infiltrazio-ni. Non abbiamo mai confuso chi spara, che è un assassino, con chi prega, che va difeso se non è col-luso. Gli islamici italiani devo-no sapere che il nostro è un gran-de Paese che riconosce la libertà di culto che difendiamo. Ma chi

sbaglia viene espulso o arresta-to”, ha ribadito Alfano, che suona come un messaggio minaccioso aggressivo e minaccioso che pre-tende, pur dichiarando la discri-minante tra chi prega e chi spa-ra, di fare di tutta l’erba un fascio. Ma nel pensiero di Alfano nella caccia al nemico già chi prega, chi esprime un dubbio sul pensie-ro dominante borghese, chi dice “NO” alla politica imperialista italiana ed europea può diventare un “colluso”.

Si intende ovviamente che se si cerca il colluso tutti sono po-tenziali collusi e le moschee ita-liane saranno sottoposte ad una vigilanza poliziesca finora mai vista, che possono arrivare a per-quisizioni a tappeto.

L’atteggiamento qui è da bo-nifica dei luoghi di culto dei mu-sulmani, dove sarebbe ritenuto maggiore il rischio di proseliti-smo dell’IS. I provvedimenti per allontanare dall’Italia i sospet-ti, attenzione che qui si parla di semplici “sospetti” non dovranno più avere una motivazione colle-gata a un pericolo imminente o a una minaccia concreta. Le au-torità di Polizia possono decide-re insindacabilmente di espellere sulla base di un semplice indizio, un contatto internet, una parola detta al telefono un profugo o un immigrato. E coloro che ancora sono imbrigliati dall’idea reazio-naria di sentirsi tanto più al sicu-ro quanto più vengono oppressi e tormentati gli stranieri, specie se di religione musulmana, dovran-no comprendere che la restri-zione delle garanzie e dei diritti sarà un problema generalizzato. Chiunque sulla base di una pa-rola, di una posizione diversa da

quella del governo, sulla base dell’espressione di un dubbio sulla politica estera del governo Renzi potrà essere preso di mira dallo Stato fascista in guerra.

Il giro di vite a destra preve-de anche la bonifica del rischio di proselitismo nelle carceri italia-ne da parte dell’IS. Per questo il governo ha disposto una intensi-ficazione del monitoraggio e del-le norme di vigilanza all’interno delle prigioni con l’ausilio della Polizia Penitenziaria. Sulla base di un censimento della popola-zione carceraria sospetta, la poli-zia verificherà i legami creati, le uscite di chi è stato liberato dopo aver scontato la pena, i suoi le-gami in Italia e nel Paese d’ori-gine. Ci possiamo solo immagi-nare a quale regime di restrizioni, a quali soprusi, a quali interroga-tori possano essere sottoposti i carcerati di religione musulma-na solo sulla base di semplici so-spetti di collusione.

Renzi fa “appello alla respon-sabilità di tutti noi per come ci poniamo di fronte a questa nuo-va sfida che durerà anni”. Signi-fica che misure del genere non sono temporanee, ma strutturali un vero e proprio stato di guerra. Dobbiamo rifiutarle.

I popoli non hanno alcun mo-tivo per appoggiare questa guer-ra che fa unicamente gli interessi degli imperialisti, cioè del capi-talismo e delle classi dominan-ti borghesi, che per sostenere le loro economie e “spazi vitali” usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro do-minio e per depredare le ricchez-ze, soprattutto il petrolio e le ma-terie prime, dei loro paesi.

Attualmente è il Medio Orien-

te, in particolare la Siria, l’Iraq e la Libia, che fa gola all’imperiali-smo americano, europeo e russo.

Noi ribadiamo, come più volte abbiamo fatto, che la militarizza-zione del Paese non produce si-curezza, ma aumenta l’insicurez-za e l’arbitrio. Le masse popolari italiane non saranno più sicure, ma solo più oppresse ed espo-ste a rischi, non soltanto quelli di un’eventuale guerra e di un attac-co terroristico, ma quelli dell’uso al di fuori di ogni regola ed in re-gime di straordinarietà di misure di repressione e controllo.

Le masse popolari italiane saranno più sicure solo quan-do verranno eliminate le cause del conflitto in atto che risiedo-no nella criminale guerra che la santa alleanza imperialista, del-la quale fa parte l’Italia di Ren-zi, conduce contro lo Stato isla-mico. Per evitare gli attentati l’unica strada è quella di cessa-re la guerra allo Stato islamico. Dobbiamo rifiutare e rispedire al mittente la propaganda bellicista da stato di emergenza, perché la verità è che quella in cui Renzi vuole trascinarci legati come sa-lami non è la nostra guerra. Que-sta è la guerra degli imperialisti alla quale dobbiamo sottrarci. Dobbiamo dire “NO”, mille vol-te “NO” a questo tentativo di Renzi di farci accettare ideologi-camente questa guerra attraverso il ricatto del terrore. Questo ge-nera solo terrore e barbarie. Lo stato di Allerta2 va rispedito al mittente come atto guerrafonda-io contro le stesse masse popola-ri italiane e questo governo che è una iattura per la sua politica in-terna ed estera, va cacciato senza più tergiversare.

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N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 3

RespingeRe l’appello di Renzi all’unità impeRialista contRo lo stato islamico

Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh”La guErrafonDaIa PInottI: “BomBarDarE non è un taBù”

“Chiedo a tutte le forze poli-tiche di avere il massimo della responsabilità. Questo è il tem-po in cui bisogna stare uniti”, ha detto subito dopo gli attentati di Parigi il presidente del Consi-glio Renzi, rivolgendo ai partiti e al Paese un appello all’unità intorno al governo nella guerra al “terrorismo”. Un appello che ha ufficializzato in maniera isti-tuzionale poche ore dopo nella riunione da lui convocata a Pa-lazzo Chigi con i capi di tutti i gruppi parlamentari di Camera e Senato, alla presenza dei mi-nistri dell’Interno, Angelino Al-fano, degli Esteri, Paolo Gen-tiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti, del direttore dei servizi segreti, Mussolo, e dei sottose-gretari De Vincenti e Minniti.

“Faccio appello alla respon-sabilità di tutti noi, su come ci poniamo di fronte a questa nuova sfida che durerà anni. L’opinione pubblica è scos-sa e deve sentire l’Italia unita. Siamo un Paese forte che ha sconfitto terrorismo interno e stragi di mafia. Vinceremo an-che questa sfida”, ha detto il nuovo duce rivolto soprattut-to ai rappresentanti dell’oppo-sizione parlamentare. E per dare più solennità al suo ap-pello patriottardo, ha sottoline-ato che “compito di chi governa è quello di dire con chiarezza agli italiani che non abbiamo minacce circostanziate ma l’at-tacco di Parigi è un cambio di passo della minaccia terroristi-ca in Occidente”. Infine ha an-nunciato che nella legge di Sta-bilità saranno stanziate risorse aggiuntive per la sicurezza, di-cendosi aperto anche ad altre richieste parlamentari.

Al di là di certe distinzio-ni di tono propagandistico fat-te da Lega e Forza Italia, dal-le dichiarazioni finali emerge

che nel suo complesso que-sto vertice, alquanto irrituale e dallo svolgimento semisegre-to, ha accolto favorevolmente e ha fatto proprio l’appello all’u-nità di Renzi. Il capogruppo PD alla Camera, Ettore Rosa-to, ha parlato infatti di una “riu-nione propositiva”, aggiungen-do che “le preoccupazioni sono analoghe in tutte le forze poli-tiche. C’è una sensibilità co-mune”. Sulla stessa lunghez-za d’onda, se non addirittura ancor più esplicito, il giudizio di Arturo Scotto, rappresentante del nuovo gruppo parlamenta-re SEL-SI, formato dal partito di Vendola e dai transfughi pid-dini di Sinistra Italiana, che ha definito “molto utile” l’incontro, perché, ha spiegato, c’è stata “una riflessione unitaria tra le forze politiche: ora è il momen-to della responsabilità, occor-re evitare strumentalizzazioni come quelle che sono apparse nel corso delle ultime ore a par-tire da alcune frasi che sanno di sciacallaggio”.

Disponibilità ad accogliere l’appello di Renzi è stata mani-festata anche dal Movimento 5 Stelle, che con il suo capogrup-po Giorgio Sorial ha chiesto anzi che “vengano ripristinati sin da subito i tagli che il gover-no ha fatto al comparto della si-curezza e alle forze dell’ordine perché è chiaro che ogni uomo in divisa deve essere messo in grado di compiere il proprio la-voro e difendere i cittadini”.

la tattica falsamente “responsabile” di Renzi

Da parte sua il premier ha continuato a battere sul tasto dell’unità nazionale anche dal G20 in Turchia, rivolgendosi di nuovo a tutte le forze politiche “perché non ci siano divisioni

e liti, ci sono valori fondamen-tali su cui bisogna stare uniti”. L’unità tra i partiti serve, ha ag-giunto con studiato tono dram-matico, “ad affrontare una sfi-da per la quale occorreranno mesi e anni”, e a questo pro-

posito ha minacciato il “pugno duro per chi non rispetta le re-gole del nostro Paese” .

Allo stesso tempo faceva sfoggio di “ragionevolezza”, quasi a volersi distinguere dal-la reazione visceralmente belli-cosa del presidente francese Hollande, che in quelle stesse ore davanti al parlamento riu-nito a Versailles dichiarava la “guerra totale” con bombarda-menti “spietati” allo Stato isla-mico (IS), annunciando anche modifiche alla Costituzione per ottenere poteri straordinari sul-lo stato di guerra e interventi armati all’estero. Ed ecco quin-di Renzi dichiarare che “la ri-

sposta della comunità interna-zionale deve essere frutto di una strategia, non di una rea-zione. La reazione ha prodot-to disastri come in Libia”; che “non può esserci una reazio-ne di pancia. La reazione deve

essere di cuore e di testa”; che “bisogna mettere da parte toni che non servono, non c’è biso-gno di divisioni ma di unità”, e via di questo passo.

Solo una tattica, in realtà, la sua: che da una parte è funzio-nale alla sua politica di riconci-liazione con la Russia di Putin, per tirarla ufficialmente den-tro la coalizione imperialista internazionale contro l’IS e far cessare le sanzioni che pena-lizzano anche le nostre espor-tazioni, e dall’altra per tenere al riparo il nostro Paese, almeno per la durata del Giubileo, dalle prevedibili rappresaglie dell’IS conseguenti ad un impegno mi-

litare più diretto dell’Italia in Si-ria e Iraq sul tipo della Francia. Inoltre serve anche ad evitare il più possibile divisioni all’interno del PD e con il M5S, proprio nel momento fra l’altro in cui deve essere approvato il decreto di

rifinanziamento di tutte le mis-sioni militari all’estero, che pre-vede un aumento da 97 a 118 milioni al mese per tutto il 2016.

Anche per questo Renzi ha voluto evitare una votazione sulla posizione del governo sui fatti di Parigi, e ha inviato in par-lamento Gentiloni e Alfano solo per un’”informativa” del gover-no, a cui sono seguite solo bre-vi dichiarazioni dei capigruppo, peraltro tutte sostanzialmente all’insegna dell’imperante spiri-to di unità nazionale contro la “minaccia terroristica”. Se non di una vergognosa copertura a sinistra della furbesca tatti-ca renziana, come l’intervento del rappresentante di SEL-SI Claudio Fava, che ha auspica-to “una strategia complessiva, una risposta che non sia solo militare” (sic); e “non per un pregiudizio etico” verso i bom-bardamenti, ha voluto precisa-re, ma perché serve soprattut-to “prevenzione”, un lavoro di “intelligence, e quindi una coo-perazione che per adesso non esiste tra le centrali di intelli-gence in Europa”.

le parole e i fattiNon si deve perciò dare cre-

dito alle dichiarazioni “respon-sabili” del nuovo duce Ren-zi sulle reazioni da adottare in risposta agli attentati di Parigi. Esse servono solo a masche-rare tatticamente un allinea-mento nella sostanza a quel-le guerrafondaie e imperialiste di Hollande, Obama, Cameron e Putin, e l’unità nazionale pe-losa che egli invoca è diretta a trascinare col massimo con-senso possibile il Paese in una guerra allo Stato islamico, co-minciando col capeggiare l’in-tervento militare in Libia.

Le parole non contano, spe-cie quelle di un bugiardo di pro-

fessione come lui, ma contano i fatti: e i fatti sono la recente decisione di mantenere e au-mentare il contingente Italia-no in Afghanistan sulla sempli-ce richiesta di Obama. Sono il conseguente sblocco da par-te del Pentagono dei micidia-li missili per armare due dei sei droni a disposizione della nostra aviazione militare (e a quale scopo se non per mis-sioni di bombardamento già in preparazione?). Sono il rifinan-ziamento delle missioni milita-ri per oltre 1,2 miliardi che sta per essere approvato in questi giorni. Sono la dichiarazione di Gentiloni alla Camera, saluta-ta anche dai calorosi applau-si di SEL-SI, che nonostan-te che non partecipi per ora ai bombardamenti in Siria e Iraq, “L’Italia in questo contesto fa la sua parte ed è – e lo dob-biamo dire con orgoglio perché abbiamo centinaia di nostri mi-litari impegnati in questo lavo-ro – una parte importante nella coalizione anti Daesh”.

E i fatti sono anche le di-chiarazioni della guerrafon-daia Pinotti rilasciate al “Mes-saggero”, che alla domanda se l’Italia farà la sua parte anche bombardando con i Tornado, ha testualmente risposto: “non abbiamo deciso. Decideremo insieme al Parlamento, occor-re la condivisione, il coinvolgi-mento di tutte le forze politiche. Tutto il paese deve sentirsi uni-to come in passato negli anni di piombo, in questa sfida terribile del terrorismo. Se l’alleanza di cui facciamo parte decide che quello è l’elemento più utile per mettere in sicurezza la popo-lazione irachena, i bambini, le donne, i vecchi, e distruggere i depositi di munizioni, può es-sere uno strumento. Non è un tabù e non è detto che in futu-ro non lo riterremo necessario”.

Occorre perciò che gli au-tentici antimperialisti e gli amanti della pace, della liber-tà e dell’autodeterminazione dei popoli, dell’indipendenza e della sovranità dei paesi, re-spingano al mittente l’appello del nuovo duce Renzi all’unità contro lo Stato islamico, se non vogliono fare il gioco dell’impe-rialismo e permettere che l’Ita-lia sia trascinata in una guerra sciagurata che esporrebbe il nostro popolo alle inevitabili ri-torsioni dei combattenti islamici antimperialisti.

Devono resistere all’asfis-siante propaganda bellicista e antislamica che sta sommer-gendo il Paese, e ragionando con la propria testa compren-dere, come spiega il comuni-cato stampa dell’Ufficio politico del PMLI sugli attacchi terrori-stici a Parigi, che “è la barba-rie dell’imperialismo che gene-ra barbarie”, e che il contributo più grande che il popolo italia-no possa dare alla lotta univer-sale contro l’imperialismo e la barbarie è quello di opporsi ad ogni atto interventista e guerra-fondaio del governo imperiali-sta del nuovo duce Renzi.

Flebile traccia su web del comunicato dell’uFFicio politico del pmli sui Fatti di parigianche questa volta è passata la parola d’ordine dei media della destra e della “sinistra” borghesi di ignorare la posizione del PmLI a sostegno dello Stato islamico contro la santa alleanza imperialista.

15 novembre 2015. La Repubblica, organo ufficioso del governo Renzi, rilancia la sua linea guerrafondaia e imperialista

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4 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015

Gli attentati terroristici a PariGi e le caUse cHe li Hanno Generati

Hollande chiede la solidarietà imperialista della Ue che gliela concede“Non dimenticheranno que-

sto giorno, come gli americani l’11 settembre. La Francia man-da i suoi aerei ogni giorno in Si-ria, bombardando bambini e anziani, oggi beve dallo stesso calice”, affermava il canale Da-biq France, la rivista francese dello Stato islamico, assumendo la paternità degli attentati terrori-stici compiuti attorno alle 21,30 del 13 novembre da un gruppo armato in diversi punti di Pari-gi. Le ragioni dell’attacco era-no successivamente spiega-te dal comunicato ufficiale dello Stato islamico dove si afferma-va che la Francia era soprattut-to responsabile di “avere colpito i musulmani nella terra del Calif-fato con i loro aerei da guerra”.

Almeno tre gruppi di militanti dello Stato islamico armati di mi-tra e di una cintura di esplosivo attaccavano lo Stade de Fran-ce dove era in corso l’incontro di calcio tra la Francia e la Germa-nia a cui assisteva il presidente Hollande, il teatro Bataclan dove era in corso un concerto e diver-si bar nei quartieri circostanti. Il locale Bataclan, che appartiene a proprietari ebrei e ospita con-ferenze e manifestazioni di or-ganizzazioni ebraiche, era già fi-nito nel mirino del gruppo Jaish al-Islam, nel febbraio 2011. Il bi-lancio degli attacchi terroristici è di 129 morti e di oltre 350 feriti, tra i quali una novantina in gravi condizioni.

È del tutto evidente che que-sti attentati sono la diretta con-seguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperiali-sta, della quale fa parte la Fran-cia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico, come afferma il comunicato dell’Ufficio politico del PMLI. Che mette in eviden-

za come “è la barbarie dell’im-perialismo che genera barba-rie” e che come dopo gli attacchi dell’11 gennaio sempre a Parigi ripete che per evitare questi at-tacchi “l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato isla-mico”. Allora Hollande decise di continuare la guerra all’Is, il 16 novembre al Parlamento riuni-to in seduta Comune a Versail-les ha affermato che “la Francia è in guerra” e metteva in moto la rappresaglia a colpi di raid aerei, dalle basi in Giordania e Emirati arabi, inviava la portaerei Char-les De Gaulle nel Mediterraneo orientale per accrescere la po-

tenza di fuoco. Con l’obiettivo di “distruggere i terroristi, senza pietà” chiamava alla guerra an-che gli altri paesi dell’Unione eu-ropea (Ue) attivando l’articolo 42 del Trattato di Lisbona che pre-vede l’aiuto degli Stati membri al partner aggredito. “La Francia ha chiesto aiuto e l’Europa unita risponde sì”, rispondeva a tam-bur battente l’alto rappresentan-te per gli Affari Esteri, l’italiana Federica Mogherini, annuncian-do il sostegno “unanime” del Consiglio Difesa all’attivazione della clausola di difesa collettiva prevista dall’art. 42. La direzione opposta a quella da prendere.

Hollande trovava appoggio dai colleghi imperialisti riuniti nel vertice del G20 di Antalya in Tur-chia del 15 novembre cui non poteva partecipare. Oltre a met-tere al centro la “guerra al terro-rismo” al vertice Obama e Putin provavano a chiudere la que-stione della crisi siriana riguar-do il futuro del regime di Assad che finora li vedeva su fronti op-posti; il 14 novembre nel secon-do incontro a Vienna i negozia-tori avevano messo a punto un piano che va dalla necessità di un immediato cessate il fuoco a quella di una transizione politi-ca che parta da una mediazione

dell’Onu tra il regime di Dama-sco e i rappresentanti dell’oppo-sizione, con Assad che tra due mesi potrebbe lasciare. Se l’in-tesa va avanti Usa e Russia po-tranno guidare in piena sinto-nia la santa alleanza contro lo Stato islamico. Per difendere la

“nostra civiltà” contro “i barbari”, come è dipinto il confronto con lo Stato islamico per conquistare il cosenso dei popoli a una guer-ra che altro non è che la conti-nuazione dell’aggressione impe-rialista ai paesi della regione.

I governanti imperialisti han-no la necessità di tenere ben na-scoste le cause che hanno ge-nerato gli attentati terroristici a Parigi, maturate nelle condizio-ni di crisi generate dalle aggres-sioni militari imperialiste nella re-gione che da decenni come nel caso del popolo iracheno hanno imposto la “nostra civiltà” a colpi di bombe.

Lo mette in evidenza il giu-dizio di Emergency che, com-mentando i fatti di Parigi su Fa-cebook, afferma che “vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scel-te di guerra ci stanno presen-tando il conto di anni di violenza e di distruzione”. Fra le raris-sime voci che non partecipano alla crociata contro lo Stato isla-mico registriamo anche quella dell’oncologo Umberto Veronesi che si dichiarava “contrario all’i-dea di fare guerra all’Is perché violenza chiama violenza” e ag-giungeva che “l’Is va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una ‘patria’”.

testo inteGrale del comUnicato dello stato islamico“abbiamo bersagliato Parigi perché ha colpito i musulmani

nella terra del califfato con i loro aerei da guerra”Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale del comunicato

ufficiale dello Stato islamico sugli attentati terroristici a Parigi.Nessun mezzo di informazione della destra e della “sinistra”

borghese l’ha fatto. Una riprova che l’oggettività, l’obiettività e il diritto di conoscenza borghese sono pura favola. Del suddetto comunicato hanno riportato solo delle parole che fanno como-do ai loro padroni e alla politica imperialista dei loro governanti.

Questa nostra iniziativa darà modo ai lettori de “Il Bolscevi-co” di conoscere finalmente qual è la vera motivazione dell’in-tervento armato dello Stato islamico a Parigi.

Ovviamente noi consideriamo un errore grave considerare crociati le vittime incolpevoli e innocenti di tale intervento arma-to. I veri crociati sono i governanti imperialisti francesi con alla testa Hollande che hanno bombardato barbaramente persino la capitale dello Stato islamico.

È inutile aggiungere che non possiamo nemmeno condivi-dere gli inneggiamenti religiosi, ma ciò è assolutamente secon-dario, quello che conta, in questi casi, è l’unità antimperialista.

Il comunicato in inglese è stato ripreso dal sito www.ibtimes.com

Nel nome del compassio-nevole Allah – Allah l’Altissi-mo disse: “e loro credevano che le loro fortezze li avreb-bero difesi contro Allah. Ma Al-lah li raggiunse da dove non se Lo aspettavano e gettò il terro-re nei loro cuori: demolirono le

loro case con le loro mani e con il concorso delle mani dei cre-denti” (capitolo 59, versetto 2). I soldati del califfato, possa Allah dare loro forza e vittoria, hanno bersagliato la capitale dell’abo-minio e della perversione, quel-la che porta la bandiera della

croce in Europa: Parigi.Un gruppo separato dalla

vita quaggiù è avanzato verso il nemico, ricercando la morte sulla via di Allah, difendendo la loro religione e il loro Profe-ta e con la volontà di umiliare i loro nemici. Hanno tenuto fede ad Allah e noi li consideriamo come tali. Allah ha conquistato con la Sua stessa mano ed ha instillato il terrore nei cuori dei crociati all’interno dei loro stes-si territori.

Otto fratelli con cinture esplosive e armi d’assalto han-no colpito zone scelte meticolo-samente nel cuore della capita-le francese. Lo stadio francese, durante una partita di due Sta-ti crociati Francia e Germania alla presenza dell’imbecille di Francia Francois Hollande, il Bataclan dove centinaia di ido-latri stavano partecipando ad una festa di perversione, oltre ad altri bersagli nel 10°, 11° e 18° arrondissement – tutti si-multaneamente. La terra di Pa-rigi ha tremato sotto i loro piedi e le sue strade sono divenute

troppo strette per loro. Il risul-tato di questo attacco è un mi-nimo di 200 crociati uccisi e an-cora più feriti. La lode e l’onore appartengono ad Allah.

Allah ha aiutato i Suoi fra-telli e gli ha dato ciò che spe-ravano. Essi hanno attivato le loro cinture esplosive nel mez-zo di questi infedeli dopo ave-re esaurito le munizioni. Allah li accetterà fra i martiri e per-metterà loro di accoglierLo. La Francia e coloro che seguo-no la sua strada devono sape-re che resteranno i principali bersagli dello Stato Islamico e continueranno a sentire l’odo-re della morte per avere con-dotto questa crociata, per ave-re insultato il nostro profeta, per sostenere la lotta all’islam in Francia e per avere colpito i musulmani nella terra del Calif-fato con i loro aerei da guerra, e che non hanno ottenuto nul-la nelle maleodoranti strade di Parigi. Questo attacco è solo l’inizio della tempesta e un av-vertimento per coloro che vo-gliono imparare dai loro errori.

Dove è impegnato l’esercito franceseLa Francia è lo Stato dell’Europa con il più alto numero di militari

(20.000) impegnati nelle guerre fuori confine:Afghanistan contro i talibani;Iraq contro i takfiri (1000 soldati che saliranno a 4000);In Africa:Sahel (Opération Barkhane (3500 soldati) che ha sostituito

l’Opération Serval in Mali (2800 soldati);Niger Base di Madama 200 militari controllano il passo di Salva-

dor (convergenza di passi e confini di Niger, Libia e Algeria)Ciad (Opération Epervier, 950 soldati);Centroafrica (Opération Sangaris, 1200 soldati + Opération Boa-

li, 410 soldati);Golfo di Aden (Opération Atalante 200 soldati);Costa d’Avorio (Opération Licorne, 450 soldati);Basi permanenti: in Niger Forte Saganne, in Gabon (922 soldati),

in Senegal (343 soldati), in Gibuti (1975 soldati), nelle isole dell’Oce-ano Indiano Mayotte e La Réunion (1277 soldati).

Qui e sotto recenti immagini dei bombardamenti su Raqqa

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N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 5Barbarie imperialista

La Francia BomBarda La capitaLe deLLo Stato iSLamico

I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di ObamaIl presidente Francois Hollan-

de aveva annunciato che sarebbe stata “spietata” la vendetta della Francia per gli attentati del 13 no-vembre, “decisi e pianificati in Si-ria, organizzati in Belgio e condot-ti sul nostro territorio con complici francesi”. E così è stato.

Il 14 novembre almeno 30 raid aerei hanno colpito la città di Raqqa, la capitale dello Stato islamico (Is). Secondo il ministero della Difesa francese sarebbero stati colpiti depositi di munizioni, centri di comando, di addestra-mento e reclutamento.

“I raid - spiegava una nota della Difesa francese - sono sta-ti condotti con 10 caccia parti-ti simultaneamente dagli Emira-ti arabi e dalla Giordania. Parigi sottolineava che l’operazione era stata pianificata contro obiettivi “identificati in precedenza” dalle

missioni di ricognizione condotte dall’aeronautica militare france-se e che il blitz era “stato condot-to in coordinamento con le forze americane”; l’intelligence di Oba-ma avrebbe contribuito a guidare i caccia sugli obiettivi.

Anche se un comunicato dell’Is, citato dalla Bbc, afferma-va che i raid della Francia aveva-no colpito “luoghi deserti” e non avevano causato nessuna vitti-ma, solo l’erogazione dell’energia elettrica era saltata in molte zone della città, nulla toglie alla rabbio-sa e barbara reazione dell’impe-rialismo francese. Che continuava nei giorni successivi appoggiato da quello americano che parteci-pava in prima persona ai raid ae-rei; la mattina del 16 novembre i caccia Usa distruggevano nel-la zona dei giacimenti petroliferi di Dei al-Zour, nell’est della Siria

presso il confine con l’Iraq, più di 100 camion cisterna che i militan-ti dello Stato Islamico utilizzavano per il trasporto del greggio.

Obiettivo del raid sarebbe stato quello di colpire una delle principali fonti di finanziamento dell’Is, che dalla vendita del pe-trolio estratto nei territori sotto il suo controllo ricaverebbe ogni giorno 1,5 milioni di dollari. Uno dei bersagli indicati nel comuni-cato del G20 che si era svolto il giorno precedente a Antalya in Turchia.

Hollande non voleva essere da meno del collega imperialista Obama e per intensificare l’attac-co militare all’Is disponeva l’invio della portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale per au-mentare il numero dei cacciabom-bardieri disponibili per i raid pre-senti e futuri.

con atteggiamento imperiaLe e un’atmoSFera iper-nazionaLiSta e miLitariSta

Hollande: la Francia è in guerra. distruggeremo l’is. L’ue intervenga con noi

Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati

per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezzaLa barbarie dell’imperialismo

non genera altro che barbarie, come gridano i 129 innocenti che hanno tragicamente perso la vita nella strage di Parigi. Ma Fran-cois Hollande, gonfiando il petto e sguainando la spada già gron-dante di sangue della crociata contro l’IS, ha dichiarato che “non ci sarà nessuna tregua e nessu-na sosta”.

Una vera e propria messa in scena in pieno stile nazionalista e militarista preparata nei minimi particolari, dall’ingresso in pom-pa magna del capo dello Stato attraverso un corridoio di guardie d’onore con atteggiamento impe-riale, al canto corale della Mar-sigliese in chiusura, ha fatto da sfondo alla seduta straordinaria delle due camere del parlamento francese, l’Assemblea nazionale e il Senato, convocate a Versail-les lunedì 16 novembre per ascol-tare il discorso di Hollande all’in-domani degli attacchi di Parigi.

Un discorso che non poteva essere più bellicoso, guerrafon-daio e imperialista e che si svol-geva proprio mentre gli aerei da guerra francesi sganciavano una pioggia di bombe su Raqqa, ri-schiando una nuova strage di ci-vili nella popolata capitale dell’IS. Appena un assaggio di ciò che la Francia si prepara a fare: il pre-sidente della Repubblica ha di-chiarato che essa “intensifiche-rà le sue operazioni in Siria” e da giovedì 19 novembre la portaerei “Charles De Gaulle” salperà ver-so il Mediterraneo orientale per “triplicare le nostre capacità d’a-zione”.

Nascondendo le mani imbrat-tate di sangue arabo, Hollande ha rovesciato le responsabilità e giocato la parte dell’aggredito,

definendo gli attacchi di vener-dì scorso “un’aggressione contro il nostro Paese, contro i suoi va-lori, contro la sua gioventù, con-tro il suo modo di vivere”. Solo ora che la sanguinosa barbarie che gli imperialisti hanno inflitto ai popoli arabi e islamici è stata portata da questi ultimi fin dentro i Paesi imperialisti stessi, il presi-dente francese ha tuonato che “la Francia è in guerra”. Eppure è dal 2001 che essa è in testa a tutte le aggressioni imperialiste contro l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria e nella guerra contro la resi-stenza dei popoli di questi Paesi, per non parlare delle sue ingeren-

ze militari in tanti altri Stati africa-ni di cui reclama la paternità nel nome degli ex interessi coloniali. Non è quindi vero, come ha detto Hollande bagnandosi di lacrime di coccodrillo, che l’IS “ci combatte perché la Francia è un Paese di libertà, perché siamo la patria dei diritti dell’uomo”, ma piuttosto per-ché da quindici anni è un Paese aggressore.

Per distruggere lo Stato Isla-mico, Hollande ha chiesto una “grande e unica coalizione” (leg-gi santa alleanza imperialista), comprendente anche la Russia. E ha persino riconosciuto di fat-to che l’IS non è semplicemen-

te un gruppo terroristico ma uno Stato vero e proprio, un’ammis-sione che gli è tornata utile per in-vocare l’articolo 42-7 del trattato dell’Unione europea secondo cui, se uno Stato membro è aggredi-to, tutti gli altri devono contribuire alla sua difesa. Su questo gli ha risposto affermativamente la rap-presentante esteri dell’UE, Mo-gherini, il giorno successivo, vin-colando tutta l’Unione a seguire la Francia nella sua avventura im-perialista.

Hollande non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione per chiedere, fra gli applausi del par-lamento, l’estensione dello sta-

to d’emergenza per altri tre mesi. Ma non solo: secondo una modi-fica della Costituzione chiesta dal presidente, lo stato d’emergenza sarà equiparato allo stato d’as-sedio, dando quindi al capo dello Stato poteri militari speciali come in caso di guerra. Intanto Hollan-de ha promesso fumosamente che “le condanne saranno ina-sprite”, che “i magistrati devono avere più ampio accesso ai meto-di d’indagine più all’avanguardia” (sottinteso: violando la privacy e le libertà democratiche borghesi), quindi ha annunciato 5mila posti in più nella gendarmeria e nel-la polizia, 2mila e 500 nella giu-

stizia e nessun taglio alla spesa militare, perché “considero che il patto di sicurezza del Paese deb-ba prevalere sul patto di stabilità”. Quando si tratta di lavoro, scuo-la, diritti e stipendi dei lavoratori non si sgarra e si sforbicia senza pietà nel nome dell’austerity, ma quando c’è da foraggiare l’indu-stria bellica e l’apparato repressi-vo non si bada a spese.

Contestualmente, Hollande ha annunciato che sarà tolta la cittadinanza a chi “rappresenta un rischio dal punto di vista ter-roristico” e saranno presi prov-vedimenti per “poter espellere rapidamente gli stranieri che rap-presentano una minaccia di parti-colare gravità per l’ordine pubbli-co e la sicurezza”. Termini molto fumosi che rischiano di essere usati anche contro semplici so-spettati e innocenti, specie ora che la Francia si prepara a blin-dare le frontiere, perché Hollande ha sì ribadito a parole l’impegno all’accoglienza dei profughi, ma ha poi annunciato una “protezio-ne effettiva delle frontiere ester-ne” contro chi non avrebbe diritto all’asilo. Non stupisce che l’oppo-sizione di “centro-destra” guida-ta da Nicolas Sarkozy e persino il Fronte nazionale nazifascista di Marine Le Pen abbiano subito accolto l’appello all’unità naziona-le lanciato dal presidente “sociali-sta” francese.

Questa guerra è un crimine or-ribile di cui i guerrafondai impe-rialisti sono consapevolmente re-sponsabili. Se non verrà fermata, non porterà che altra barbarie, al-tri lutti e altra distruzione per i po-poli arabi che compongono l’IS, che a loro volta porteranno bar-barie, lutti e distruzione ai popoli europei.

Uno dei bombardieri francesi decollati per colpire Raqqa, la capitale dello Stato Islamico

Versailles, 16 novembre 2015. La messa in scena in pieno stile imperiale, nazionalista e militarista preparata dal guerrafondaio Hollande al suo ingresso davanti alle camere riunite

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6 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015

Da Obama a Hollande, a Putin e Renzi

Unanime la voce dei governanti imperialisti contro lo stato islamico Compresa la voce del papa

“Quello che è accaduto a Parigi e Saint Denis vicino allo stadio è un atto di guerra e di fronte alla guerra il Paese deve prendere le decisioni adegua-te” dichiarava il presidente fran-cese François Hollande nel di-scorso alla nazione la sera del 13 novembre. “È un atto di guerra commesso da un eser-cito terroristico, Daesh (lo Sta-to islamico, ndr), contro i valori che difendiamo e che sono no-stri: quelli di un Paese libero. È un atto di guerra premeditato”, affermava Hollande chiaman-do a raccolta gli altri governan-ti imperialisti contro lo Stato islamico. Intanto l’imperialismo francese, che avrebbe voluto bombardare la Siria di Assad già due anni fa, trovava il pre-testo per finalmente interveni-re militarmente nell’ex colonia mediorientale. Questa volta il nemico riconosciuto da tutti è il “terrorismo”, ossia il Daesh. E intanto Hollande invocava la clausola 42.7 del Trattato UE per pretendere la piena e in-condizionata solidarietà impe-rialista dei paesi membri.

“Siamo vicini ai francesi nel-la lotta al terrorismo” risponde-va Barack Obama dalla Casa Bianca. “Quelli che pensano di poter terrorizzare i francesi o i valori che condividono, sbaglia-no”, aggiungeva il presidente americano sottolineando che “gli attentati in corso a Parigi sono un attacco non solo con-

tro il popolo francese ma con-tro tutta l’umanità e i nostri va-lori universali. I valori di ‘liberté, egalité e fraternité’ non sono solo condivisi dal popolo fran-cese, ma anche da noi”. “Fa-remo del nostro meglio” per aiutare la Francia, affermava Obama preannunciando la col-laborazione militare con Pari-gi per colpire lo Stato islamico. “L’Is è il volto del male. Dobbia-mo distruggerlo”, aggiungeva Obama nella conferenza stam-pa al termine del vertice del G20 in Turchia.

La cancelliera tedesca An-gela Merkel garantiva alla Francia che “combatteremo in-sieme la battaglia contro coloro che vi hanno fatto quel che non si può concepire”, così come il premier russo Dmitri Medvedev sottolineava come “la tragedia a Parigi spinge noi tutti a unirci nel combattere l’estremismo e dare una risposta ferma e de-cisa agli attacchi terroristici”. Lo zar Vladimir Putin, che già in Siria fa la sua parte contro l’Is, sollecitava “la comunità inter-nazionale a creare una auten-tica unità per far fronte al male del terrorismo”.

Da Palazzo Chigi, il primo ministro italiano Matteo Renzi dichiarava che “l’Italia piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L’Eu-ropa colpita al cuore saprà re-agire alla barbarie”, indicando che la reazione doveva essere

di tutta l’Europa in sintonia con Usa e Russia. E infatti al G20, al termine del colloquio bila-terale con Putin, ripeteva che “abbiamo bisogno di mostra-re l’unità. E prima di tutto, que-sta unità, deve essere mostrata nella lotta contro il terrorismo”.

Al coro della santa alleanza imperialista non poteva man-care la voce degli imperialisti sionisti di Tel Aviv, “Israele è al fianco del presidente Francois Hollande e il popolo francese nella guerra comune contro il

terrorismo” affermava il primo ministro Benjamin Netanyahu, che definisce terrorismo anche la resistenza palestinese all’oc-cupazione.

Non è mancata questa vol-ta anche la voce del Papa. La Santa Sede con una nota del portavoce padre Federico Lombardi il 13 novembre af-fermava che “in Vaticano stia-mo seguendo le terribili notizie da Parigi. Si tratta di un attacco alla pace di tutta l’umanità che richiede una reazione decisa e

solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”.

I maggiori paesi imperialisti occidentali si ritrovavano il 15 novembre a Antalya in Turchia per il vertice del G20 che mette-va al centro dei lavori la “lotta al terrorismo” indicata nel comu-nicato finale come “una priorità per tutti i paesi” e si ribadiva tra l’altro “la volontà di collaborare per risolvere i problemi e preve-nire e sopprimere qualsiasi atto di terrore attraverso una colla-

borazione internazionale e una solidarietà basata su tutti i li-velli”. Tanto per avere una idea di cosa si parla il consigliere di Barack Obama per la sicurezza nazionale Ben Rhodes faceva sapere che “gli Usa stanno la-vorando con Parigi per intensi-ficare i raid aerei contro l’Isis in Siria e Iraq”.

Durante il vertice Obama aveva un incontro bilaterale con Putin per un ulteriore allar-gamento della santa alleanza imperialista anti IS.

Obama e Putin concordano l’intervento armato contro lo Stato Islamico ad Antalya, in Turchia durante il G20

Via libeRa Degli Usa a Una RicHiesta Di beRlUscOni Di qUattRO anni fa

Renzi arma due droni per renderli “combattivi”Anche Renzi, come Obama,

avrà i suoi droni armati di bom-be “intelligenti” per supportare la sua politica interventista nel Mediterraneo e in Nord Africa fulminando dall’alto tutti i “ter-roristi” che vuole. Lo ha svelato una recente notizia dell’agen-zia Reuters, dopo averne avuto conferma da funzionari ameri-cani: dopo quattro anni dalla ri-chiesta fatta dall’allora governo Berlusconi, e previo pagamen-to di 129,6 milioni di dollari, il governo americano ha conces-so a quello italiano di armare di tutto punto due dei sei droni “Reaper” di cui dispone, e uti-lizzati finora solo per missioni di ricognizione.

Il Pentagono ha informato infatti il Congresso che non vi sono più ostacoli alla vendita di missili e bombe a guida laser all’Italia per armare i suoi dro-ni, un “privilegio” concesso fi-nora solo alla Gran Bretagna, unico Paese con cui gli Usa si fidavano di condividere la loro tecnologia in quanto loro allea-to storico. E così, non appena arriverà il voto quasi certamen-te favorevole del Congresso, la Defense Security Coopera-tion Agency è pronta a vende-re all’Italia un bel “pacchetto” contenente 156 missili Helfire

II, 30 bombe a guida laser Gbu-12, 30 bombe a guida satellita-re avanzate Gbu-49 e 30 bom-be Gbu-54.

Come mai proprio ora, dopo aver nicchiato quattro anni, gli imperialisti americani si sono decisi a dare via libera alla ri-chiesta italiana? Alcuni esper-ti dicono che la General Ato-mics che produce i droni MQ-9

“Reaper” (falciatrice, ndr) ven-duti anche all’Italia utilizzano una tecnologia ormai superata, che presto verrà abbandonata in favore di una molto più effi-cace e avanzata. Cosicché or-mai il governo americano non rischierebbe nulla a condivider-la, mentre d’altra parte fa co-modo all’industria bellica ame-ricana continuare a produrre

e vendere armamenti obsole-ti: come sta avvenendo con gli F-35, insomma, che l’Italia ha cominciato ad acquistare ora a prezzi astronomici, e che sono già tecnologicamente vecchi, oltreché pieni di difetti.

Resta la sostanza politica, però, che l’Italia è l’unico altro Paese, oltre alla Gran Breta-gna, ad aver avuto questo “pri-

vilegio”. Alla Turchia, per esem-pio, altro importante alleato storico e membro della Nato che aveva presentato analoga richiesta, non è stato ancora concesso. Sembrerebbe quin-di che per Obama e il Penta-gono l’Italia di Renzi sia ritenu-ta un alleato più affidabile della Turchia di Erdogan, e proba-bilmente a fare la differenza è

stata la recente decisione del presidente del Consiglio, su ri-chiesta esplicita di Obama, di prolungare praticamente sen-za scadenza la permanenza del contingente militare italiano in Afghanstan. Lo sblocco della fornitura necessaria ad armare i due droni italiani sarebbe in-somma una contropartita alla sollecita risposta di Renzi, nel quadro di una rafforzata alle-anza imperialista tra Washing-ton e Roma che non è mai stata così stretta dai tempi di Berlu-sconi e Bush.

Il nuovo duce avrà così i suoi droni “combattivi” per dare più muscoli alla sua politica guerra-fondaia e interventista verso il Mediterraneo e il Nord Africa, e in particolare per bombardare, ufficialmente, i “barconi” degli scafisti, ma in realtà i combat-tenti islamici, nel quadro dell’in-tervento militare che è pronto a scatenare in territorio libico non appena ne avrà il pretesto lega-le internazionale. E nello stesso tempo i droni armati gli posso-no tornare utili anche per sup-portare i nuovi compiti offensivi e di combattimento sul campo che le truppe italiane rimaste in Afghanistan devono svolgere, ora che il contingente spagnolo che le affiancava è stato ritirato.

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N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 7

Tutto il Partito appoggia la linea antimperialista sulla Stato Islamico e il Comunicato dell’UP sui fatti di Parigi

Pubblichiamo come esem-plificativi di tutti quelli ricevu-ti da Istanze del Partito alcuni messaggi di appoggio una-nime al comunicato dell’Uffi-cio politico sui fatti di Parigi e alla linea antimperialista del PMLI sullo Stato islamico. Il primo intervento è la risolu-zione della Cellula fiorentina sulla 5ª Sessione plenaria del CC del PMLI redatta 2 giorni prima degli attentati nella ca-pitale francese.

Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze

La Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze del PMLI dopo aver studiato ed esami-nato il saluto del compagno Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, e il rappor-to del compagno Erne alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, esprime il proprio pieno appoggio alla linea poli-tica emersa.

Una Sessione plenaria sul-la politica estera unica nel suo genere nella storia del PMLI.

Ringrazia, inoltre i compa-gni per il mirabile contributo dato allo sviluppo e al radica-mento del Partito e alla causa del proletariato nazionale e in-ternazionale.

Ringraziamo il compagno Scuderi per la sintesi chiara ed efficace del suo saluto che de-linea un Partito sano, vitale ed in pieno sviluppo su fronti di la-voro determinanti e strategici

come quello sindacale, studen-tesco ed ecologico, curati da compagni validi e politicamen-te preparati.

Emerge, inoltre, con chia-rezza la posizione antimperia-lista del Partito e le motivazio-ni per cui appoggiamo lo Stato islamico in contrapposizione alla santa alleanza imperiali-sta, di cui fa parte anche l’Italia del nuovo duce Renzi, nata per combatterlo e distruggerlo.

In ultima analisi siamo asso-lutamente concordi e ci impe-gnamo a mettere in pratica e rispettare l’indicazione del Se-gretario generale Scuderi di curare la vita interna del Parti-to a tutti i livelli. “Chiarirci prima all’interno per poterci chiarire all’esterno, per portare al prole-tariato, alle masse e alle nuove generazioni messaggi proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti chiari e convincenti”

Ringraziamo il compagno Erne che con il Rapporto dà un quadro preciso e chiaro dell’at-tuale situazione internazionale sulle lotte dei popoli oppressi dagli Stati imperialisti, in parti-colare nella zona nordafricana e mediorientale, evidenziando il carattere della contraddizione principale tra paesi imperialisti e popoli e stati arabi e islamici.

Un’analisi approfondita che mette l’accento su temi impor-tanti come le divisioni esistenti nel mondo islamico, le contrad-dizioni presenti tra paesi impe-rialisti, le responsabilità degli stessi nei confronti dei paesi

più poveri e il ruolo antimperia-lista del PMLI.

Condanniamo con forza la campagna mediatica contro il nostro Partito tesa a confon-dere le masse e schierarle in chiave anti-PMLI.

Esprimiamo fraterna solida-rietà al compagno Scuderi e ai compagni romani e napoletani per le minacce, le provocazioni e le aggressioni subite.

Ci impegnamo fin da subito ad alzare la vigilanza rivoluzio-naria e a propagandare e dif-fondere, con le dovute forme, la posizione antimperialista del Partito tra le masse popolari, gli operai e gli studenti comin-ciando dai simpatizzanti attivi ed amici.

Siamo convinti che, come già successo in passato, la sto-ria ci darà ragione.

Organizzazione di Savona del PMLI

Un militante, un vero mar-xista-leninista non può che condannare l’atto terroristico e con la mente rivolgersi alle innocenti vittime e parenti de-gli stessi, ma è compito chi ha propri gli insegnamenti nei ma-estri nell’ora calda del cordo-glio e delle domande porre la mente sul significato degli at-tentati.

In una situazione tesa in cui le forze capitalistiche spingono verso la recrudescenza della guerra in Medio-oriente il subi-re un attentato non fa altro che

permettere agli Stati membri della cosiddetta coalizione di innalzare il livello dello scontro e di sentirsi parte lesa e quindi accentuare la spirale di guerra e violenza.

Un marxista-leninista urla il suo basta a tale mentalità e si-stema di politica.

L’imperialismo si sente sem-pre parte lesa a prescindere da cosa accada. Esso non può più continuare a perseguire una guerra per esportare con la for-za i suoi principi economici e sociali in tutti i paesi del globo.

L’odio genera odio e l’artefi-ce di tale odio è la cricca capi-talistico-borghese occidentale (USA, Gran Bretagna, Francia e Germania in testa). E’ inutile chiedersi il perché di tali atten-tati. Appare chiaro come sia un allentamento dei sistemi d’in-telligence mirato al poter avere il pretesto per inviare più trup-pe nei paesi in fiamme; sot-trarre, quindi, risorse al sociale negli stessi paesi e con future nuove leggi perseguitare le mi-noranze e il proletariato.

Compagni, uniamoci sot-to la bandiera rossa del PMLI, facciamo sentire la voce di chi ha la mente libera e pronta a denunciare la propaganda ca-pitalistica guerrafondaia e colo-nialista dell’occidente.

Organizzazione di Taurianova del PMLI

L’Organizzazione di Tau-rianova (Reggio Calabria) del PMLI vuole esprimere tutto il

sostegno alla linea politica in-ternazionale del Partito a so-stegno antimperialista dello Stato Islamico (IS). Noi siamo rimasti contenti di come il Par-tito ha ribadito il suo appoggio all’IS, in un momento come questo, alla luce dell’attacco terroristico avvenuto nella ca-pitale francese il 13 novembre scorso, che ha di fatto avvalo-rato ancora di più l’analisi del PMLI sull’attuale situazione internazionale, e specialmen-te, sull’imperialismo selvaggio che infuria in Siria.

Il nostro amato Partito è l’u-nico ad aver capito la situazio-ne siriana, sostenendo un mo-vimento bollato da tutti i falsi comunisti e i complottisti come un’organizzazione creata dagli stessi imperialisti come mez-zo per potersi espandere in Si-ria. Ma questi non sanno che le vere organizzazioni finan-ziate dagli imperialisti sono gli altri gruppi che combattono contro Assad, e guarda caso, quest’ultime combattono con-tro l’IS!

Noi seguiremo la stessa li-nea adottata dopo gli attenta-ti dell’11 settembre 2001: non partecipare a nessun inter-vento militare in Oriente. Noi, appoggiamo i gruppi islami-ci antimperialisti, non ne con-dividiamo l’ideologia, cultura e metodo di lotta, ma la causa sì. Parafrasando il compagno Scuderi dopo gli attentati del 13 novembre, Renzi ci pensi sette volte prima di intrapren-

dere un’azione militare in Siria.Morte all’imperialismo! Viva

l’antimperialismo!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Organizzazione di Rufina (Firenze) del PMLI

Care compagne e cari com-pagni,

abbiamo trovato ottimo il co-municato e, siamo certi, la sua prontezza, la sua forma ed i suoi contenuti, non potranno fare altro che chiarire meglio a tutti la questione.

Saluti marxisti-leninisti.

Organizzazione isola di Ischia del PMLI

Cari compagni,l’Organizzazione isola d’I-

schia (Napoli) del PMLI ha con-diviso e commentato il comuni-cato stampa del Partito che si schiera dalla parte dello Sta-to islamico antimperialista. Ha condiviso anche l’ultimo co-municato su quanto accaduto a Parigi. La pubblicazione dei documenti e relativi commenti sulla stampa locale, sta facen-do emergere interessanti con-fronti.

A questo punto, si ritiene possa essere utile pubblicare su “Il Bolscevico”, documenti, prese di posizione, interventi che attestino l’indirizzo antim-perialista dell’IS.

Saluti marxisti-leninisti.

SoStegno al comunicato dell’uP del Pmli Sui fatti di Parigi

Pubblichiamo alcuni mes-saggi di sostegno da parte di simpatizzanti e amici del PMLI sul comunicato dell’Uf-ficio politico del PMLI a pro-posito dei fatti di Parigi.

Cari compagni,Ottimo il comunicato dell’UP

sugli attentati terroristici a Parigi, chiaro e tempestivo.

Un binomio perfetto che con-traddistingue il Partito.

Mario – Piemonte

Totalmente d’accordo con il bel comunicato stampa del mio Partito, che ritengo chiarisca molto bene, a scanso di equivo-ci (che peraltro sarebbero prete-stuosi) la nostra posizione contro ogni imperialismo, come anche la netta dissociazione da ideolo-gia, strategia, tattica, metodi d’a-zione, ecc.

“Attentati non condivisibili, ma comprensibili”, è scritto nel co-municato stampa. Per combatte-re l’imperialismo/gli imperialismi, non bastano certo dichiarazio-ni di principio quali “la miglio-re società non è certo quella che accumula la maggior quan-tità di beni, ma quella che ottie-

ne la maggiore felicità per i pro-pri membri” (Enrique V. Iglesias, già presidente della Banca inte-ramericana dello sviluppo, pre-sidente della fondazione Astur in “Supplément ‘Réflexions sur le progrès’”, “Le Monde diplo-matique”, Ottobre 2015, p. III). Una prospettiva, in altri termini, “buonista”, umanitaristica, che è certamente tanto ispirata dal solidarismo quanto lontana dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che cioè ignora o vuol igno-rare che “la storia è storia della lotta di classe” (Marx-Engels, “Manifesto del Partito comuni-sta”), che l’imperialismo è la fase più avanzata del capitalismo, ossia che il capitalismo diventa monopolistico per accaparrarsi il dominio economico e politico in varie parti del mondo (Lenin), che “la contraddizione tra prole-tariato e borghesia, tra via so-cialista e via capitalista: questa è oggi, senza il minimo dubbio, la contraddizione principale della nostra società” (Mao, “Essere di stimolo alla rivoluzione”, in vol. V, Opere scelte di Mao, Torino, Ei-naudi, p. 675).

Ignorare le pesanti ingeren-ze imperialistiche di tutti gli Sta-

ti europei e degli USA dall’epoca del colonialismo in poi è assur-do quanto dimostrazione palese dell’incomprensione della storia (passata e presente) da parte di chi ritiene che si viva semplice-mente in una condizione di “pace perpetua” oppure di antitesi tra “bontà” e “cattiveria”, di lotte pu-ramente morali, ignorando (e in questo senso gli attacchi parigi-ni sono “comprensibili”, appunto) la realtà dello sfruttamento prima coloniale e poi imperialistico da parte della Francia, nell’area del “Vicino Oriente”.

Eugen Galasso - Firenze

Care compagne e cari com-pagni del PMLI,

grazie per avermi inviato il co-municato stampa sui fatti di Pari-gi, che ritengo molto significativo e che condivido pienamente.

Un caro saluto, coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Andrea, operaio del Mugello (Firenze)

Sono d’accordo col comuni-cato dell’Ufficio politico del PMLI sugli attentati terroristici a Parigi.

Grazie.Nicola Spinosi – Firenze

Stiamoin cordata

stretti l’uno all’altrosostenendoci

reciprocamentetenendo ben alta la bandiera

dell’antimperialismoCon i Maestri e il PMLI

vinceremo!

Page 8: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

8 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015

Questa rubrica sull’imperialismo e lo Stato Islamico è a completa disposizione dei simpatizzanti e degli amici del PMLI e dei sinceri antimperialisti, nonché di chiunque, a parte i fascisti dichia-rati, voglia farci conoscere la sua opinione sul saluto del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, dal titolo “Appoggiamo lo Stato Islamico contro la santa alleanza imperialista”, alla quinta Sessione plenaria del 5° CC del PMLI tenutasi a Firenze l’11 ottobre scorso e sul Rapporto del compagno Erne alla stessa Sessione plenaria.

Naturalmente pubblicheremo sia gli interventi a favore che quelli contrari. L’importante è discutere una fondamentale questione di attualità. Nell’interesse esclusivo della lotta antimperialista in Italia e nel mondo.

Grazie anticipate a tutti coloro che parteciperanno al dibattito.

Bisogna impedire con qualunque mezzo che il popolo italiano venga trascinato da Renzi e reso complice della guerra imperialista

“L’imperialismo è un parti-colare stadio storico del ca-pitalismo. E questa particola-rità è triplice: l’imperialismo è 1) Capitalismo monopolistico; 2) Capitalismo parassitario e imputridente; 3) Capitalismo morente”. Da queste tre fon-damentali definizioni del grande Maestro Lenin, deve partire l’a-nalisi marxista-leninista nell’a-nalizzare e condannare l’impe-rialismo odierno contro lo Stato islamico e i suoi metodi subdoli appoggiati dalla borghesia mon-diale moderna di destra e di si-nistra che possiede il controllo della totalità dell’informazione e di internet, e che la usa regolar-mente per rovesciare la verità su chi sono realmente gli aggresso-ri e gli aggrediti, gli oppressi e gli oppressori, demonizzando cicli-camente il nemico da distrugge-re, esaltando la superiorità del sistema e dei valori occidentali per giustificare i loro intenti guer-rafondai.

Questa manipolazione me-diatica come al solito trova l’ap-poggio superficiale dei trotzki-sti, falsi comunisti e ultrasinistri che, riempiendosi la bocca con frasi e opinioni dei gloriosi 5 Maestri, si schierano in questa fase storica mondiale da una parte o dall’altra, appoggiando di fatto le brutali azioni militari imperialiste contro quei popoli islamici che realmente combat-tono per la propria indipenden-za, autodeterminazione, eman-cipazione e che dovrebbero essere lasciati liberi e autonomi di risolvere le proprie contraddi-zioni interne.

Vengono invece sfruttate sto-ricamente, subdolamente e tat-ticamente le molteplici diversi-tà e contrapposizioni religiose, l’“oppio dei popoli” anche del mondo arabo, armando e stru-mentalizzano sia sciiti che sun-niti a seconda dell’interesse geopolitico imperialista del mo-mento e, nel caso si opponga-no ai dettami imperialisti, tac-ciandoli immediatamente come

terroristi. Il tutto con l’appoggio della Nato, che da 66 anni ha sempre agito per la tutela degli interessi imperialisti e per man-tenere l’egemonia strategica del capitalismo occidentale contri-buendo alle politiche di rapina dell’ambiente e del territorio dei Paesi da colonizzare.

I media di regime vogliono farci credere che la contrappo-sizione e la guerra tra l’occiden-te e i popoli islamici sia di carat-tere religioso e di civiltà quando, in realtà e basandosi sui fatti, le motivazioni sono solo di caratte-re politico, economico e militare. Esempio eclatante ne è l’appog-gio e le giustificazioni alle azio-ni militari del nuovo zar Putin contro lo Stato islamico in Siria in questi giorni, come se fosse il salvatore che si oppone all’im-perialismo Usa e Ue, quando in realtà il fine comune dell’impe-rialismo è di garantire alle mul-tinazionali di qualsiasi potenza mondiale di espandersi sempre più garantendogli l’appropriazio-ne e l’espropriazione con qua-lunque mezzo (attacchi econo-mici, finanziari, commerciali, politici e infine militari) dei beni, delle risorse economiche ed energetiche di altri stati sovrani per poi controllarli con governi fantoccio e colonizzarli; non ha caso la Siria, la Libia, l’Iraq, per fare degli esempi recenti, erano Paesi sovrani con banche e ri-sorse proprie.

Siamo di fronte ad una rottura degli equilibri all’interno dell’im-perialismo a causa dello svilup-po ineguale dei Paesi capitalisti e alle contraddizioni dovute da contrapposti interessi economi-ci, finanziari, commerciali, poli-tici e militari. I Paesi imperialisti sono uniti quando c’è da depre-dare le ricchezze del mondo e nel soggiogare i relativi popo-li, ma poi litigano quando c’è da spartirsi il bottino, con il rischio alla fine di generare l’ennesima guerra mondiale imperialista.

Capitalismo parassitario im-putridente! Quale miglior defini-

zione?Ma di fronte a questo scena-

rio che lascia esterrefatti i sin-ceri marxisti-leninisti, il PMLI unico nello scenario politico ita-liano, ha finalmente fatto chia-rezza analizzando e mettendo alla luce tutte le contraddizioni ne “Il Bolscevico” del 22 ottobre scorso.

Da sinceri marxisti-leninisti italiani bisogna ribadire forte e chiaro da che parte stare e cioè dalla parte dei combattenti isla-mici antimperialisti e della loro lotta per l’indipendenza per la sovranità nazionale per la libe-razione da ogni forma di occu-pazione e di rapina di tipo ege-monico; essi vanno lasciati in pace e in condizione di autono-mia per risolvere le loro contrad-dizioni interne invece di fomen-tare ulteriori guerre imperialiste che stanno generando l’ennesi-mo disastro umanitario.

Va comunque presa distan-za come il PMLI ha sempre sostenuto, nei confronti della concezione del mondo e l’or-ganizzazione sociale reaziona-ria e oscurantista di tipo feudale di cui lo stato islamico ne è por-tatore. Ma ne va anche ricono-sciuto il carattere rivoluzionario come ci insegna il Maestro Sta-lin quando ci spiega che anche la lotta dell’emiro afgano nono-stante non avesse elementi pro-letari al suo interno era oggetti-vamente una lotta rivoluzionaria contro l’imperialismo malgrado il carattere monarchico delle con-cezioni dell’emiro e dei suoi se-guaci.

L’imperialismo che è presen-te dappertutto con i suoi capita-li, le sue banche, le sue multi-nazionali, le sue fabbriche, le sue merci, la sua tecnologia, la sua cultura borghese reazio-naria e la sua potenza militare, sta generando l’ennesimo di-sastro umanitario, è la causa principale delle paurose dispa-rità economiche tra i popoli del-la terra, la fame, la miseria e la conseguente immigrazione bi-blica che si sta riversando nei Paesi capitalisti e imperialisti dove gli immigrati vengono trat-tati come bestie diventando vitti-me dell’ennesimo traffico di vite umane, dell’ennesimo sfrutta-mento da parte dei padroni che li usano ricattandoli come ma-nodopera a bassissimo costo. Significativi sono i dati che con-fermano che ogni anno il mon-do spende un trilione di dollari in difesa, 325 miliardi per l’agri-coltura e solo 60 miliardi in aiu-ti allo sviluppo. Per ogni dollaro speso in cooperazione allo svi-luppo, 10 dollari sono spesi per gli armamenti. Per ogni dollaro di sussidio ricevuto i Paesi in via

di sviluppo spendono 13 dollari per ripagare il debito. Sette mi-lioni di bambini muoiono a cau-sa della crisi del debito pubblico del loro Paese. Le tre persone più ricche del mondo hanno una ricchezza complessiva superio-re al prodotto interno lordo dei 48 Paesi più poveri.

Capitalismo morente! Qua-le miglior definizione? Solo un mondo che abolisca lo sfrut-tamento dell’uomo sull’uomo, dove la proprietà della terra, del-le fabbriche e dei mezzi di pro-duzione e di scambio è pubbli-ca, e a ogni individuo è garantito il diritto al lavoro, alla casa, all’i-struzione e all’assistenza sanita-ria pubblica e gratuita; dove l’e-guaglianza dei diritti economici,

sociali, culturali e politici è ga-rantita a tutti senza discrimina-zioni nazionali, religiosi o raz-ziali, e indipendentemente dalla condizione, dall’origine, dal ses-so, dal lavoro svolto; dove vi è la garanzia, sulla base del prin-cipio della democrazia popola-re, non solo dei diritti per tutti ma anche dei mezzi necessari all’e-sercizio di questi diritti. Dunque solo il socialismo potrà abolire una volta per tutte le catastro-fi umanitarie che l’imperialismo genera ciclicamente.

Bisogna da sinceri marxisti-leninisti appoggiare la linea del PMLI. Bisogna impedire con qualunque mezzo che il popo-lo italiano venga trascinato dal-lo zerbino Renzi e reso complice

delle infamie dell’imperialismo e ad una conseguente guerra mondiale.

Abbasso l’imperialismo e la guerra imperialista!

Viva la guerra di liberazio-ne dei popoli e delle nazioni op-presse!

Appoggiamo i movimenti isla-mici antimperialisti!!

Viva l’internazionalismo pro-letario!

Cacciamo il governo inter-ventista e imperialista del nuovo duce Renzi!

Viva la politica antimperialista del PMLI!

Con i Maestri e il PMLI vince-remo!

Massimo – Pontassieve (Firenze)

I media borghesi sono asserviti alla santa alleanza imperialista contro lo Stato islamicoIn merito all’abbattimen-

to dell’aereo russo rivendicato dallo Stato Islamico (IS) dove sono morte 224 persone c’è da dire che la tv di Stato italiana, quelle private e tutti i quotidiani asserviti al regime neofascista e imperialista e al governo Ren-zi con un coro unanime sono impegnati da giorni e giorni a propinare tale notizia a tutti gli italiani, per convincerli di qua-le crimine umanitario si sono macchiati coloro che combatto-no la causa dello Stato Islami-co e per indurre all’odio contro costoro tutti i cittadini italiani. Come se la guerra santa anti IS voluta e sostenuta dall’impe-rialismo americano ed europeo sia una guerra giusta e indo-lore per chi sta dall’altra par-te della barricata, cioè l’IS, che serve per difendere la pace, la democrazia dal terrorismo isla-mico sanguinario... Insomma tutto l’apparato dell’informazio-ne sia pubblica che privata ci parla solo della morte di vittime innocenti causate dagli atten-tati dei jihadisti che combatto-no per l’IS... mentre quelli che sono stati massacrati e uccisi (che sono migliaia) dai bombar-damenti dei droni (aerei senza pilota) della coalizione imperia-lista, tra cui l’ospedale in Siria dove sono morti anche alcuni medici di “Medici senza frontie-re” in barba ai divieti della Con-venzione internazionale, scom-

paiono subito dalle cronache. Ebbene queste migliaia di vitti-me soprattutto civili per i nostri giornalisti non contano. Sono solo dei numeri e non persone in carne ed ossa.

Purtroppo tanti ascoltatoti e lettori bersagliati continua-mente da queste notizie uni-laterali (omologate al regime) e ipocrite, se non c’è nessuno che apre loro “occhi e orecchie per farli ragionarle con la logi-ca della loro testa, finiscono in balia della propaganda impe-rialista.

Di fronte a questa perversio-ne dell’informazione imperialista occorre che noi marxisti-lenini-sti facciamo in modo di fare ra-gionare queste persone (anche se è un compito un po’ difficile). Bene ha fatto il PMLI attraverso “Il Bolscevico” a prendere la giu-sta posizione politica in merito a questa questione, a fare chia-rezza e dare le giuste indicazioni di lotta politica a tutti i compagni (membri e simpatizzanti) sulla questione internazionale riguar-dante l’IS.

Da parte mia mi trovo d’ac-cordo su quanto ha affermato il nostro amato Segretario gene-rale del PMLI, Giovanni Scude-ri, in apertura della 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato cen-trale del PMLI tenutasi a Firen-ze l’11 ottobre scorso sul fatto di appoggiare lo Stato Islami-co contro i suoi e nostri nemi-

ci, la santa alleanza imperiali-sta. Perché è giusto che ogni paese sia sovrano, libero e in-dipendente di potere affronta-re e risolvere (senza l’ingeren-za militare e politica di altri Stati le sue contraddizioni e questio-ni interne). “Tra noi e lo Stato Islamico esista un abisso incol-mabile dal punto di vista ideolo-gico, culturale, tattico e strate-gico, e non condividiamo tutti i suoi metodi di lotta, atti e obiet-tivi. Ma un punto fondamenta-le ci accomuna, quello della lotta senza quartiere all’impe-rialismo” (parole pronunciate da Scuderi).

Pertanto come marxista-leni-nista oltre a condividere e difen-dere a spada tratta la posizione assunta dal Partito, non posso che esprimere la mia piena so-lidarietà al nostro caro combat-tivo e coraggioso Segretario ge-nerale Giovanni Scuderi per tutti gli attacchi spregiudicati e vili pervenutigli attraverso la canea di alcuni giornali borghesi che invitano financo la magistratura a perseguire Scuderi e il PMLI con l’accusa di istigazione al ter-rorismo.

Appoggiamo la lotta antimpe-rialista per la sovranità naziona-le, l’indipendenza, l’autonomia e la libertà dei popoli.

Per il socialismo. Uniti coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Francesco Campisi - Belpasso (Catania)

SOTTOSCRIVI PER IL PMLI PER IL TRIONFO DELLA CAUSA DEL SOCIALISMO IN ITALIA

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

INIZIATIVE DEL PMLI➥ MODENAPortico Via Emilia Centro tra Via Scudari e Piazza Ova

Banchino di propaganda dalle ore 16 alle 18● Mercoledì 25 novembre 2015● Martedì 1 dicembre 2015● Domenica 13 dicembre 2015● Sabato 19 dicembre 2015● Giovedì 31 dicembre 2015● Sabato 9 gennaio 2016

Opinionisulla posizione del PMLIsull’imperialismoe lo Stato Islamico

Page 9: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 9

La Francia paga con un tragico bagno di sangue le sue guerre in Africa e Medio Oriente

di Antonio MazzeoProfondamente addolorati per

le sanguinose stragi terroristiche in Francia, nell’esprimere vici-nanza e solidarietà alle vittime è però necessario riportare alla me-moria alcune gravi vicende belli-che che hanno visto protagoniste, recentemente - in medio Oriente e Africa - le forze armate france-si. Non fosse altro che da più parti è già stata invocata vendetta con-tro i terroristi islamici, Ue, Usa e Nato annunciano di voler inten-sificare raid e bombardamenti in Iraq e Siria e le forze politiche ul-trarazziste del continente si prepa-rano a nuovi pogrom contro rifu-giati e immigrati.

Poco meno di una settimana fa, due cacciabombardieri Mira-ge 2000 dell’Aeronautica milita-re francese, decollati da una base della Giordania, avevano distrut-to un sito per la produzione e il ri-fornimento petrolifero nella zona sud-orientale siriana di Deir ez-Zor. L’infrastruttura, secondo le autorità di Parigi, era sotto il con-trollo dell’Isis ed era utilizzata per l’approvvigionamento di carbu-rante per i mezzi impiegati dallo Stato islamico. Per intensificare l’offensiva francese contro l’Isis, il 7 novembre il presidente Fran-cois Hollande aveva annunciato lo schieramento della portaerei a propulsione nucleare “Charles de Gaulle” al largo delle coste siria-ne. Imponente il dispositivo belli-co a bordo della grande unità na-vale: 12 caccia Dassault Rafale e 9 Super Etendard, più 4 elicotte-ri. Essi si aggiungono ad i 6 cac-cia Rafale già schierati dai fran-cesi negli Emirati Arabi Uniti, ai 6 cacciabombardieri Mirage in

Giordania, a un aereo da pattuglia-mento marittimo Atlantique 2 e a un aereo cisterna C-135. Questi velivoli e più di 700 militari sono impegnati da un anno nell’ambito dell’Opération Chammal in Iraq (1.285 missioni aeree con 271 bombardamenti e la “distruzione di 459 target” secondo i dati forni-ti a fine ottobre dal ministero del-la difesa francese). Ai raid in Iraq, dal 27 settembre si sono sommati quelli in Siria, giustificati da Hol-lande con la “necessità di colpire terroristi che preparavano attenta-ti contro la Francia”. I bombarda-menti erano stati proceduti da de-cine di missioni ISR (Intelligence Surveillance and Reconnaissan-ce) di ricognizione aerea e indivi-duazione di obiettivi sul territorio siriano. A settembre, inoltre, se-condo l’agenzia Associated Press, Parigi aveva avviato la fornitura di apparecchiature e di denaro a fa-vore dei ribelli in lotta contro il regime di Bashar Assad che con-trollano cinque città siriane. Uf-ficialmente gli “aiuti” riguarde-rebbero attrezzature necessarie a ricostruire “pozzi d’acqua, panifi-ci e scuole”, ma una fonte diplo-matica del governo francese non ha escluso la consegna di siste-mi radio e comunicazione e altre apparecchiature “non letali”. La Francia ha pure sottoscritto un ac-cordo di cooperazione militare con le forze armate libanesi per la con-segna entro il 2018 di sistemi d’ar-ma (caccia, navi, veicoli blindati e pezzi di artiglieria da 155 millime-tri) per il valore di tre miliardi di dollari. Nel quadro dell’intesa, la Francia invierà in Libano anche 60 militari per addestrare le forze libanesi all’uso degli equipaggia-menti consegnati.

In vista del potenziamento del proprio dispositivo bellico princi-palmente nello scacchiere medio-rientale e nel continente africano, il 13 novembre le forze armate francesi hanno ottenuto dal Di-partimento di Stato Usa l’auto-rizzazione ad acquistare 4 aerei C-130J per il trasporto truppe e il rifornimento in volo, più relativi equipaggiamenti e ricambi, mis-sili, sistemi radio, di contromisu-re elettroniche e radar per un va-lore complessivo di 650 milioni di dollari. Qualche mese prima, il Dipartimento di Stato aveva auto-rizzato il trasferimento alla Fran-cia pure di 200 missili AGM-114-K1A Hellfire (costo stimato di 30 milioni di dollari).

Dall’agosto 2014, la Francia è impegnata con oltre 3.000 milita-ri in una campagna globale contro il “terrorismo di matrice islami-ca” in Africa (operazione Burkha-ne). L’intervento si sta sviluppan-do in una vasta area compresa tra il Ciad orientale, il Niger, il Mali,

il Burkina Faso e la Mauritania. A febbraio, nel corso di un’offensi-va nel nord del Mali, le forze ter-restri francesi hanno ucciso una dozzina di “miliziani islamici” tra Boureissa e Abeissa, a circa 120 km dalla città di Kidal, una rocca-forte dei ribelli separatisti Tuareg. A metà maggio, sempre nel nord del Mali, le forze speciali apparte-nenti al 1° Reggimento paracadu-tisti della fanteria di marina hanno ucciso quattro presunti dirigen-ti di al-Qaeda, sospettati di esse-re coinvolti nella morte di alcuni cittadini francesi, tra cui i giorna-listi di Radio France International, Claude Verlon e Ghislaine Dupont (2013). “I terroristi dovrebbero ri-cordarsi che la Francia ha la me-moria lunga”, aveva commenta-to allora il ministro della difesa Laurent Fabius. “Noi non dimen-tichiamo e colpiremo anche tra cento anni, ma raggiungeremo tut-ti quelli che hanno fatto del male alla nostra nazione”, aveva con-cluso Fabius.

Secondo Analisi Difesa, l’ope-razione Barkhane viene condotta da dieci basi diverse: la principa-le ha sede a N’Djaména, in Ciad, con 800 militari. Altri 600 solda-ti sono stati stanziati nella base di Niamey, in Niger, mentre nella base di Gao (Mali) sono rischiera-ti altri 1.000 soldati. Da Niamey, in particolare, operano tre droni General Atomics MQ-9 Reaper in forza allo squadrone aereo di Co-gnac che dal dicembre 2013 hanno compiuto missioni d’intelligen-ce per oltre 4.000 ore nell’Africa sub-Sahariana. Il comando delle forze speciali francesi è rischie-rato nella base di Ouagadougou, Burkina Faso. Altre installazioni militari francesi a Tessalit (Mali), Fort de Madama (Niger) e Faya-Largeau (Ciad). Oltre ai Reaper, la Francia schiera nell’area 2 droni EADS Harfang, 4 caccia Dassault Rafale, 4 Mirage 2000, 10 velivo-li da trasporto, una ventina di eli-cotteri, 200 veicoli logistici e 200 tank. Dal gennaio di quest’anno,

Parigi ha pure rafforzato la pro-pria presenza in Costa d’Avorio (operazione Licorne): il paese ha assunto il ruolo di “base militare operativa avanzata” per consentire alle forze d’élite un dispiegamento rapido contro-terrorista nell’Afri-ca sub-sahariana.

Come se non bastasse, a con-clusione del summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, il presidente francese Holland ha an-nunciato che a partire del prossi-mo anno e sino al 2020 la Francia addestrerà più di 100.000 militari africani per “contribuire a garan-tire la sicurezza del Continente e preparare forze in grado di so-stenere missioni di stabilizzazio-ne”. Gli addestratori giungeranno in buona parte dal contingente di 1.900 unità che le forze terrestri, navali ed aree francesi dispongo-no nella grande base di Gibuti, in Corno d’Africa. Una controffen-siva neocoloniale che oggi Parigi paga con un tragico bagno di san-gue.

TUTTI A ROMA CON IL PMLIIl 21 novembre alla manifestazione nazionale promossa dalla Fiom

Contro La legge di stabilità, Jobs Act, “Buona scuola”, capitalismo

Per Lo sciopero generale, lavoro,rinnovo dei contratti di lavoro

il governo del nuovo duce

RenziPer il potere politico

al proletariato e il socialismo

CacciamoPiazza Esedra, ore 9,30 - Piazza del Popolo, ore 12

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

20 Usb Pubblico Impiego – Sciopero Pubblico Impiego Compreso il Comparto Scuola

Usb Lavoro Privato – Sciopero aziende a capitale pubblico, a capitale misto, appaltatrici

servizi pubblici, escluso i TrasportiUsb Vigili del Fuoco - Sciopero

novembre

21 Fiom - Manifestazione nazionale a Roma contro la legge di stabilità

23 Unione Nazionale Giudici di Pace, Associazione Nazionale Giudici di Pace - Sciopero Magistrati

Ministero della GiustiziaFilt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-T/A – Sciopero Trasporto Aereo Aviapartner Handling, Aviation Handling - Aeroporti di Fiumicino e CiampinoEnav - Anpcat – Fata – Sciopero dipendenti

Enav SpA - Controllore Traffico aereo, Assistenza al Volo e Meteorologo

24

26 Usb – Cub – Cat - Sciopero 24 ore personale F.S. SpA, Trenitalia SpA, Rfi SpA, Trenord Srl

28 Cgil – Cisl – Uil – Manifestazione nazionale a Roma lavoratori pubblico impiego

Per una mobilitazione internazionale il 29 novembre

APPELLO DEI GIOVANI PALESTINESI A SOSTEGNO DELL’INTIFADA

Riceviamo e volentieri pubbli-chiamo.

Noi, Giovani Palestinesi in esilio, chiediamo a tutti i Palesti-nesi e alle persone solidali con la nostra causa di difendere la no-stra terra e sostenere la resisten-za e la determinazione del nostro popolo in Palestina. Da settimane la moschea di Al Aqsa è vittima di assalti brutali mentre i colo-ni e l’esercito sionista compiono omicidi arbitrari e arresti di mas-sa in tutta la Palestina. In rispo-sta alla violenza sionista, dobbia-mo ribadire che la resistenza è una strategia necessaria e obbli-gatoria per sopravvivere alla re-

alizzazione del progetto di puli-zia etnica ai danni dei Palestinesi. La repressione militare sionista e le inaccettabili violazioni dei colo-ni, insieme ad una leadership Pa-lestinese collusa che agisce ormai come garante dell’occupazione e non più come guida del progetto di liberazione, tentano di garanti-re la liquidazione totale della resi-stenza Palestinese e l’accelerazio-ne della pulizia etnica. In questa lotta sbilanciata tra un’ideologia razzista e istituzionalizzata, e l’e-roica resistenza del popolo Pale-stinese, Israele gode ancora del sostegno dei suoi alleati interna-zionali, che noi riteniamo parimen-ti responsabili di questi crimini.

Noi giovani Palestinesi dobbia-mo assumerci la piena respon-sabilità e il diritto di difendere il nostro popolo e la nostra ter-ra e mobilitarci ovunque ci tro-viamo. La lotta in corso in tutta la Palestina è nostra: è una lotta per far prevalere la giustizia su un progetto coloniale, è una lot-ta contro il colonialismo in tut-te le sue forme e manifestazioni. Questa è la rivolta di una nuova generazione di Palestinesi, uni-ti ovunque essi siano, intorno a principi di dignità, di ritorno e di liberazione di tutta la Palestina! Condividiamo la voce del-la resistenza Palestinese. De-nunciamo i crimini sioni-

sti e la complicità dei loro alleati. Rompiamo l’isolamento dei Palestinesi sotto occupazione. Ci appelliamo a tutti i Palestine-si in esilio, i movimenti di solida-rietà e tutte le persone che credo-no nella giustizia, aproseguire gli sforzi di mobilitazione e ad unir-si a noi nel sostegno alla resisten-za Palestinese che culminerà con una mobilitazione internazionale il 29 Novembre 2015 e continue-rà fino a che la Palestina non sarà libera.Per sottoscrivere questo appello manda una email a:[email protected]

Il PMLI ha aderito all’appello

Page 10: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015

LA vIA DeLL’OttObre Per LA CONqUIstA DeLL’ItALIA UNItA,

rOssA e sOCIALIstA NON PUò PresCINDere DA UNA GIUstA LINeA ANtIMPerIALIstA

10 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre N. 43 - 26 novembre 2015

Oggi, 7 Novembre, cade il 98° Anniversario della Grande rivo-luzione socialista d’Ottobre di-retta da Lenin e da Stalin. Il Co-mitato lombardo, come tutte le istanze e tutti i militanti del PMLI celebrano con spirito rivoluziona-rio e militante questo anniversa-rio della prima rivoluzione pro-letaria vittoriosa che, imparando la lezione della Comune di Pari-gi del 1871, ha spazzato via dal potere lo zarismo e la borghesia, sbaragliato l’intervento armato delle forze imperialiste interna-zionali e realizzato il potere dei Soviet, ossia la dittatura del pro-letariato, e quindi il socialismo. In questa occasione vogliamo ri-badire l’importanza storica della Rivoluzione d’Ottobre, esaltarne gli insegnamenti universali tuttora interamente validi, farla conoscere ed apprezzare alle nuove genera-zioni e indicare alla classe opera-ia e alle masse sfruttate e oppresse italiane che questa è la sola via che la storia abbia dimostrato valida e praticabile per abbattere il capita-lismo e conquistare il socialismo. Vogliamo al contempo respinge-re le calunnie e le deformazioni dell’imperialismo, della imperante reazione neofascista nostrana che unifica tutte le fazioni della gran-de borghesia italiana, dei rinnegati del comunismo e dei falsi comuni-sti, di tutti i detrattori della Rivo-luzione d’Ottobre che la conside-rano fallita, oppure superata dagli avvenimenti e dalla verifica del-la storia quando superato è ormai proprio il loro capitalismo, com’è ormai sempre più chiaro dal 2008 con l’inizio della crisi globale di questo obsoleto sistema sociale

ed economico che ormai è capa-ce solo di concentrare ricchezza per un’infima minoranza della po-polazione mondiale mentre per la sua stragrande maggioranza riser-va sempre più misera, malattie, in-quinamento, fame, terrore, guerra, disperazione e morte!

La difesa ideologica e politica della Rivoluzione d’Ottobre costi-tuisce da sempre uno spartiacque tra marxisti-leninisti e progressisti da una parte e borghesi, reaziona-ri, socialdemocratici e falsi comu-nisti dall’altra.

L’importanza storica e gli insegnamenti della rivoluzione

d’OttobreCelebrare la Rivoluzione d’Ot-

tobre significa capirne l’ideologia, la strategia e la tattica, i contenu-ti, gli scopi, i metodi e lo spirito, e metterli in pratica, agire conse-guentemente e coerentemente nel proprio Paese per abbattere il ca-pitalismo e realizzare il sociali-smo e per sostenere attivamente i popoli e le nazioni oppresse nella lotta di liberazione nazionale e an-timperialista.

Non si può avere il cuore con la Rivoluzione d’Ottobre e il cor-po con i falsi comunisti. I rivo-luzionari italiani devono seguire l’esempio dei marxisti-leninisti che non hanno avuto e non han-no paura di rimanere isolati per un lungo periodo e di affrontare da soli la canea reazionaria, che non si sono demoralizzati, smarri-ti e dispersi davanti alle difficol-

tà e alle prove della lotta di clas-se, che non hanno capitolato di fronte all’offensiva dell’imperia-lismo italiano e internazionale e al tradimento storico dei revisio-nisti moderni russi, cinesi e ita-liani. Fare come i marxisti-leni-nisti vuol dire cominciare a “fare come la Russia” di Lenin e Stalin. “La Rivoluzione d’Ottobre - come ha rilevato Mao nel 1948 - ha aperto ai popoli del mon-do ampie possibilità e vie effi-caci per la loro liberazione”1. È solo per colpa dei revisionisti se il proletariato mondiale è anco-ra sotto la schiavitù salariata e il dominio capitalistico. Fatti i do-vuti bilanci storici occorre pren-dere definitivamente coscienza della natura e degli inganni della socialdemocrazia e del revisioni-smo. È ora che gli sfruttati e gli oppressi riscoprano la Rivoluzio-ne d’Ottobre e capiscano che essa è la via della loro emancipazione. Nel cammino del genere umano verso il progresso e l’emancipa-zione, la Rivoluzione d’Ottobre rappresenta un avvenimento stra-ordinario e incancellabile che ha aperto una nuova era nella storia del mondo: quella del declino del capitalismo e dell’imperialismo, della vittoria della rivoluzione proletaria e dell’avvento del socia-lismo. Essa costituisce una svolta radicale rispetto alle rivoluzioni sociali conosciute fino ad allora.

Le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, infatti, poiché si proponevano solo di so-stituire al potere una classe sfrut-tatrice con un’altra classe sfrutta-trice, avevano l’obiettivo non di eliminare la proprietà privata dei

mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, bensì di riformarle e adeguarle alle neces-sità della nuova classe dominante.

La Rivoluzione d’Ottobre in-vece ha dato il potere politico al proletariato e ai contadini poveri, ossia alla maggioranza del popo-lo, ha demolito e distrutto l’appa-rato statale capitalistico e al suo posto ha edificato lo Stato socia-lista basato sulla dittatura del pro-letariato e l’autogoverno del po-polo, che ha portato la democrazia a un livello molto più alto rispet-to alla falsa e angusta democrazia borghese; ha soppresso la proprie-tà privata dei mezzi di produzione e delle risorse del paese e lo sfrut-tamento dell’uomo sull’uomo, per instaurare la proprietà socialista dei mezzi di produzione a benefi-cio del popolo e non di una ristret-ta minoranza di privilegiati.

La Rivoluzione d’Ottobre ha messo in pratica l’insegnamento di Marx, Engels e Lenin secon-do cui il proletariato per liberarsi dalla schiavitù salariale non può servirsi delle vecchie istituzioni capitalistiche sfruttatrici ma deve procedere a smantellare tutto ciò che storicamente ha contribuito a determinare il sistema sociale ba-sato sullo sfruttamento, a livello economico, ideologico, politico e così emancipare tutta la società.

La Rivoluzione d’Ottobre, e Lenin che ne è stato il principa-le artefice e dirigente, la mente e l’anima, ha fornito al movimento operaio e progressista internazio-nale un contributo teorico e pra-tico di incommensurabile valore. Ha dato pratica attuazione al so-cialismo scientifico elaborato da

Marx ed Engels e preconizzato nel “Manifesto del Partito comu-nista”. Con ciò dimostrando con-cretamente che la classe operaia e le classi ad essa alleate possono strappare il potere alla borghesia e abbattere il capitalismo per rea-lizzare una nuova società; posso-no strappare ai capitalisti i mezzi di produzione, il capitale, la terra, le risorse naturali per trasformarli in proprietà collettiva. Ha demoli-to così il dogma borghese secon-do cui la proprietà privata è sacra e inviolabile.

Nella conduzione vittoriosa della Rivoluzione d’Ottobre e nel-la instaurazione del potere dei So-viet degli operai, dei contadini e dei soldati, Lenin e Stalin appli-cano magistralmente la dottrina di Marx ed Engels e la sviluppano ulteriormente risolvendo i nume-rosi compiti posti dalla rivoluzio-ne nell’epoca dell’imperialismo. “Il leninismo - spiegava Stalin - è il marxismo dell’epoca dell’im-perialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tatti-ca della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tatti-ca della dittatura del proletaria-to in particolare”2. Nelle opere fondamentali di Lenin: “L’impe-rialismo fase suprema del capita-lismo” e “Stato e rivoluzione”, si trovano infatti le premesse teori-che e politiche della Rivoluzione d’Ottobre.

Nell’analizzare lo stadio mo-nopolistico del capitalismo, Lenin può affermare che il capitalismo è giunto alla sua fase suprema, l’im-perialismo, la cui fame insaziabile di mercati e di profitti porta ine-vitabilmente alle guerre colonia-li di rapina e alle guerre tra paesi imperialisti per la spartizione del mondo, e allo stesso tempo susci-ta la rivoluzione del proletariato e dei popoli oppressi. L’imperia-lismo è la vigilia della rivoluzio-ne socialista, giacché le guerre di aggressione generano inevitabil-mente ribellioni e insurrezioni, ma soprattutto perché il capitalismo monopolistico di Stato è la miglio-re preparazione economica e ma-teriale all’avvento del socialismo: “è la sua anticamera - dice Lenin - è quel gradino della scala stori-ca che nessun gradino interme-dio separa dal gradino chiamato socialismo”3.

L’imperialismo accentua note-volmente lo sviluppo ineguale del capitalismo e tale legge si traduce in uno sviluppo ineguale della lot-ta e delle contraddizioni di classe. Pretendere, dunque, che il socia-lismo riesca ad affermarsi simul-taneamente in tutti i paesi è pura follia, è nient’altro che un pretesto opportunistico cui ricorrono Trot-zki, i menscevichi e la socialde-mocrazia per rimandare sine die lo scoppio della rivoluzione. Per contro Lenin sostiene la possibilità che la rivoluzione proletaria vinca in uno o più paesi, pur continuan-do a dominare la borghesia per un

tempo imprecisato negli altri pae-si. La Russia zarista, anello più de-bole della catena dei paesi capita-listici, diventa teatro della prima rivoluzione socialista vittoriosa. Ma il proletariato russo non avreb-be potuto mantenersi a lungo al potere se Lenin non avesse fatto tesoro dell’esperienza della Co-mune di Parigi repressa nel san-gue, e ripreso e sviluppato la dot-trina marxista sullo Stato, se non avesse elaborato la teoria della dittatura del proletariato e quindi proceduto alla edificazione di una macchina statale completamente nuova, sulle macerie di quella ca-pitalistica, adatta a costruire, raf-forzare, difendere il socialismo.

“Tutto il potere ai Soviet”: agi-tando questa parola d’ordine il proletariato russo si eleva a clas-se dominante. I Soviet che duran-te la fase di preparazione della ri-voluzione avevano svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione e organizzazione delle masse, de-bitamente trasformati diventano, su indicazione di Lenin, nell’in-surrezione contro il potere della borghesia e il governo Kerenski il nuovo apparato del nuovo Sta-to proletario. I Soviet possiedono, infatti, tutte le caratteristiche già sperimentate dalla Comune di Pa-rigi, per fondare la società socia-lista, per realizzare la democrazia proletaria, per avanzare verso il comunismo.

Le caratteristiche fondamen-tali dei Soviet sono: unificare ne-gli stessi organismi le funzioni le-gislative ed esecutive in modo da dare pratica attuazione alle deci-sioni prese e allo stesso tempo ri-durre drasticamente la gigantesca burocrazia parassitaria tipica del-lo Stato borghese; dotare le masse operaie e popolari di una forza mi-litare strettamente legata ad esse nella difesa del socialismo; allar-gare enormemente la democrazia attraverso il sistema della eleggi-bilità diretta dei rappresentanti del popolo e della loro revoca ogni-qualvolta gli elettori non si sento-no adeguatamente rappresentati e tutelati. Solo così la direzione del socialismo rimane affidata ai fi-gli migliori del popolo, risulta sti-molata e incoraggiata la parteci-pazione diretta alla vita politica, al governo del paese, delle clas-si sfruttate e oppresse nel vecchio regime e sono rispettati effettiva-mente la loro volontà e i loro biso-gni. “Rispetto al parlamentari-smo borghese - ebbe a dire Lenin a proposito dei Soviet alla vigilia della rivoluzione - ciò rappresen-ta, nello sviluppo della democra-zia, un tale passo avanti da avere un’importanza storica mondia-le... Se il genio creatore popola-re delle classi rivoluzionarie non avesse creato i Soviet - continua-va - la rivoluzione proletaria in Russia sarebbe stata un’impre-sa disperata, perché, col vec-

SEGUE IN 11ª ë

PARTITO MARXISTA-LENINISTAITALIANOwww.pmli.it

Sede centrale:Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

Gli insegnamenti dellaRivoluzione d’Ottobrebrillano come delle stelle

Il secolo XX è marcato indelebilmente dalla Rivoluzione d’Ottobre. I revisionisti sovietici ne hanno fatto scempio e i revi-sionisti dei vari paesi cercano di oscurarla, minimizzarla, eppure i suoi ideali, i suoi insegnamenti, le sue proposte rimangono intatti e brillano come delle stelle.Finché in un solo angolo della Terra vi sarà  l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà  le tenebre e guiderà  il proletariato verso la luce.

7 Novembre 1917- 2015 98° Anniversario della Rivoluzione Socialista Sovietica

Giovanni Scuderidal Rapporto politico al2° Congresso nazionale del PMLI“Avanti sulla Via dell’Ottobre”

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Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzio-ne socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015

Page 11: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

chio apparato, il proletariato non avrebbe potuto certamente mantenere il potere, e creare di colpo un nuovo apparato”4.

La Rivoluzione d’Ottobre è resa possibile dal maturare del-le condizioni oggettive esterne e interne alla Russia e delle condi-zioni soggettive, politiche e or-ganizzative tra la classe operaia e le masse contadine. Il disastro-so conflitto bellico con la Germa-nia iniziato dallo zar e continuato dalla borghesia dopo la rivoluzio-ne democratica del febbraio 1917, che provoca lutti e miseria cre-scenti tra le masse; la borghesia che salita al potere non rispetta nessuna delle promesse fatte sulla pace, sulla confisca delle terre e la redistribuzione ai contadini che la lavorano, sulle riforme democrati-che, e usa il pugno di ferro con-tro ogni opposizione, in particola-re verso i bolscevichi che di questa opposizione rappresentano la pun-ta di diamante. L’insieme di questi fattori aveva creato una situazione rivoluzionaria, prontamente colta dal partito di Lenin e Stalin.

Lenin aveva già individuato in precedenza quali erano i sintomi principali di una crisi rivoluzio-naria in assenza della quale è im-possibile guidare vittoriosamen-te le masse all’insurrezione, cioè: un’acuta crisi politica della clas-se dominante accompagnata dal-lo scontento e dalla rabbia delle classi oppresse, l’incapacità della borghesia a conservare il dominio con le vecchie forme politiche. In altri termini una situazione in cui gli oppressi e gli sfruttati non vo-gliono più vivere come prima e sono disposti a battersi con le armi in pugno per liberarsi dalla schia-vitù salariata e gli oppressori e gli sfruttatori non possono più gover-nare con i vecchi metodi e non rie-scono ad avere il consenso per via pacifica e parlamentare delle clas-si subalterne.

Elemento di non secondaria importanza, che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione d’Ot-tobre, è l’aver considerato e pre-parato l’insurrezione come un’ar-te. Una raccomandazione, questa, formulata a suo tempo da Marx. Si tratta in sostanza di: non gio-care con l’insurrezione, ma una volta iniziata, andare fino in fon-do; nel momento e nel luogo de-cisivo concentrare forze molto su-periori a quelle del nemico che è meglio preparato e organizzato; agire con grande determinazio-ne e passare decisamente all’of-fensiva; dividere il nemico dai suoi alleati, prenderlo alla sprov-vista, cogliere il momento in cui le sue truppe sono impreparate; riportare continuamente dei suc-cessi, anche piccoli, per mante-nere alto il morale delle masse. A ispirare un tale capolavoro di strategia e tattica sono le famose “Tesi di aprile” (1917) dove Le-nin fissa nel suo complesso la li-nea rivoluzionaria del Partito bol-scevico e ne stabilisce i compiti. Troviamo in quelle tesi l’analisi della natura di classe e dei limiti del nuovo potere borghese sostitu-itosi allo zar con la rivoluzione di febbraio, la denuncia della politi-ca estera imperialista del governo Kerenski che si esprimeva nella continuazione della guerra a fian-co delle potenze imperialiste, In-ghilterra e Francia, l’esortazione a uscire da una situazione di duali-smo di potere (tra il governo bor-ghese e i soviet degli operai e dei contadini) a favore del proletaria-to e a creare una grande alleanza con la massa sterminata dei conta-dini poveri.

Gli altri punti riguardano la ne-cessità di procedere tempestiva-mente verso l’insurrezione pro-

letaria, mettere fine alla guerra devastante con la Germania, dare vita al nuovo Stato sovietico, at-tuare la riforma agraria e la na-zionalizzazione delle banche e dei mezzi di produzione, criticare l’Internazionale socialista scivola-ta sul terreno del nazionalismo e dello sciovinismo e la proposta di creare l’Internazionale comunista e infine cambiare nome al Partito, da socialdemocratico a comunista. I primi atti del governo operaio e contadino furono, non a caso, il decreto sulla pace per proporre ai governi belligeranti l’immedia-to inizio di trattative per giungere in breve tempo a una pace giusta (anche se poi il trattato di Brest-Litovsk sarà ipotecato dalle esose pretese dell’imperialismo tedesco) e il decreto sulla terra. Questo de-creto abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre dema-niali, le tenute, le fattorie, gli al-levamenti del bestiame della fa-miglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comuni-tà contadine, a chi lavora la terra. Nazionalizza le ricchezze del sot-tosuolo minerali ed energetiche, così pure le foreste e le acque.

La rivoluzione d’Ottobre ha

avuto un carattere internazionale

“Le salve della Rivoluzio-ne d’Ottobre - sostiene Mao - ci portarono il marxismo-lenini-smo”, essa “aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proleta-ria del mondo come strumen-to per studiare il destino della propria nazione e per esamina-re daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, que-sta fu la loro conclusione”5. Per-tanto anche le rivoluzioni di nuova democrazia, antifeudali e antim-perialiste diventano “parte della rivoluzione socialista proletaria mondiale”6.

La Rivoluzione d’Ottobre è una grande vittoria storica del marxi-smo-leninismo sul revisionismo, il riformismo, il parlamentarismo e il pacifismo, in particolare nei confronti dei partiti socialdemo-cratici della II Internazionale che fino allora si mascheravano dietro il marxismo svuotandolo di ogni contenuto rivoluzionario. Dopo l’esempio russo, la tesi riformi-sta secondo cui sarebbe possibile nell’era dell’imperialismo giunge-re al socialismo per via pacifica e parlamentare e nel rispetto della democrazia borghese, si svela per quello che è, un sofisma borghese tendente a tenere schiave le masse nel capitalismo.

Agli scettici Lenin diceva: “poteva sembrare che le imma-ni differenze esistenti tra la Rus-sia arretrata e i paesi progrediti dell’Europa occidentale avreb-bero reso la rivoluzione del pro-letariato in questi paesi assai poco simile alla nostra”. L’espe-rienza invece ha dimostrato, con-tinua, che “alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivo-luzione non hanno un significa-to locale, specificamente nazio-nale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. E non parlo qui di significato in-ternazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzio-ne hanno un significato interna-zionale nel senso che questa ri-voluzione esercita un’influenza su tutti i paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internaziona-le si intende la portata interna-

zionale o l’inevitabilità storica che si ripeta su scala internazio-nale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale si-gnificato ad alcune caratteristi-che fondamentali della nostra rivoluzione”7.

La Rivoluzione d’Ottobre non è stata certamente tutta rose e fiori. Prima, durante e dopo il suo trion-fo, ha dovuto superare immen-si ostacoli materiali, economici e sociali e di organizzazione dello Stato e della società, e ha dovuto combattere all’interno e all’ester-no della Russia acerrimi nemici del socialismo. Il Partito bolscevi-co di Lenin e Stalin e il proleta-riato russo, per rovesciare lo zari-smo e la borghesia, per instaurare e difendere la dittatura del prole-tariato, hanno dovuto contrasta-re e sconfiggere gli attacchi degli opportunisti come Trotzki, Zino-viev, Kamenev, Rikov, Bucharin. I quali, nei momenti decisivi della rivoluzione si sono collocati sem-pre all’opposizione, sono ricorsi al frazionismo all’interno del Partito e hanno organizzato azioni contro-rivoluzionarie.

Costoro sono stati degli anti-leninisti per eccellenza. Non ave-vano fiducia che si potesse con-quistare il socialismo in un solo paese, in particolare Trotzki so-steneva che si doveva aspettare lo scoppio simultaneo della rivo-luzione in tutti i principali paesi dell’Europa. Erano contrari a lan-ciare l’insurrezione dell’Ottobre del ’17 poiché ritenevano non ma-tura la crisi rivoluzionaria, un dis-senso che assunse il carattere del sabotaggio ad opera di Kamenev e Zinoviev alla vigilia dell’azione insurrezionale di Pietrogrado. Ri-tenevano immaturo il proletaria-to per dirigere lo Stato socialista e costruire la nuova società, e allo stesso tempo si opponevano all’al-leanza tra gli operai e i contadini, ritenendo quest’ultimi indistinta-mente reazionari. Non capivano niente della tattica, della necessità in determinate condizioni di com-promessi e temporanee ritirate, cosicché criticarono da una posi-zione “ultrasinistra”, ma in realtà di destra, la pace di Brest-Litovsk e successivamente la politica della NEP (Nuova politica economica). In sostanza non sopportavano la direzione del Partito comunista e la dittatura del proletariato, erano degli intellettuali che rappresen-tavano politicamente la borghesia rovesciata e quei nuovi elemen-ti borghesi che si formavano du-rante la NEP ed illegalmente tra i quadri economici del socialismo. Sconfitti politicamente dal Parti-to - con la trionfale edificazione socialista dei piani quinquennali - trotzkisti, zinovievisti e bucha-riniani cominciarono a fare buon viso a cattivo gioco, trasformaro-no i loro aperti dissensi in occul-to conflitto cruento, la dialettica ideologica e politica in cospira-zione controrivoluzionaria, perse-guirono il sabotaggio industriale

e scatenarono la sovversione e il terrorismo antisovietico, fino a di-ventare strumenti di quella quinta colonna che i servizi segreti hitle-riani e degli altri paesi imperialisti infiltravano nell’URSS per espu-gnare la fortezza socialista dall’in-terno. Ecco perché si arrivò alla repressione dei controrivoluziona-ri e ai processi degli anni Trenta, che sradicando un così infimo ne-mico interno prepararono l’URSS ad affrontare la durissima prova dell’aggressione e invasione della belva nazifascista che venne alfine sconfitta ed annientata.

Gli insegnamenti di Lenin e stalin sono alla base della linea

antimperialista del PMLI

Come s’è detto perché si arri-vi allo scoppio della rivoluzione proletaria socialista occorrono che maturino preliminari contraddizio-ni politiche e sociali sia a livello nazionale - principalmente fra ca-pitale e lavoro – sia su scala inter-nazionale, come quelle tra potenze imperialiste e quelle tra quest’ulti-me ed i popoli e le nazioni che op-primono e sfruttano in tutti i con-tinenti. Da queste contraddizioni esterne dei Paesi imperialisti na-scono le guerre di aggressione che inevitabilmente generano ribellio-ni e insurrezioni.

I popoli e le nazioni oppres-se che insorgono contro l’impe-rialismo sono già oggettivamen-te antimperialisti ancor prima che maturino una coscienza politica antimperialista sia dal punto di vi-sta strategico che da quello tatti-co.

Sintetizzando magistralmente gli insegnamenti del grande Ma-estro Lenin, nell’opera “Principi del Leninismo” Stalin ci spiega chiaramente che “Il carattere in-contestabilmente rivoluzionario dell’immensa maggioranza dei movimenti nazionali è altrettan-to relativo e originale, quanto è relativo e originale l’eventua-le carattere reazionario di alcu-ni movimenti nazionali singoli. Nelle condizioni dell’oppressio-ne imperialistica, il carattere rivoluzionario del movimento nazionale non implica affatto obbligatoriamente l’esistenza di elementi proletari nel movimen-to, l’esistenza di un program-ma rivoluzionario o repubblica-no del movimento, l’esistenza di una base democratica del movi-mento. La lotta dell’emiro afgha-no per l’indipendenza dell’Af-ghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle con-cezioni dell’emiro e dei suoi se-guaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi ‘ultra’ democratici e ‘socialisti’, ‘rivo-luzionari’ e repubblicani dello

stampo, ad esempio, di Kerenski e Tsereteli, Renaudel e Scheide-mann, Cernov e Dan, Henderson e Clynes durante la guerra im-perialista, era una lotta reazio-naria, perché aveva come risul-tato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l’imperialismo”.

“La lotta dei mercanti e de-gli intellettuali borghesi egiziani per l’indipendenza dell’Egitto - prosegue Stalin - è, per le stesse ragioni, una lotta oggettivamen-te rivoluzionaria, quantunque i capi del movimento naziona-le egiziano siano borghesi per origine e appartenenza socia-le e quantunque essi siano con-tro il socialismo, mentre la lot-ta del governo operaio inglese (del partito laburista) per man-tenere la situazione di dipen-denza dell’Egitto è, per le stes-se ragioni, una lotta reazionaria, quantunque i membri di que-sto governo siano proletari per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano ‘per’ il socialismo. E non parlo del mo-vimento nazionale degli altri pa-esi coloniali e dipendenti, più grandi, come l’India e la Cina, ogni passo dei quali sulla via della loro liberazione, anche se contravviene alle esigenze della democrazia formale, è un colpo di maglio assestato all’imperia-lismo, ed è perciò incontestabil-mente un passo rivoluzionario”.

Per concludere questo impor-tante argomento sull’aspetto og-gettivo dei movimenti antimperia-listi Stalin sottolineava che “Lenin ha ragione quando afferma che il movimento nazionale dei pa-esi oppressi si deve considerare non dal punto di vista della de-mocrazia formale, ma dal pun-to di vista dei risultati effettivi nel bilancio generale della lotta contro l’imperialismo, cioè ‘non isolatamente, ma su scala mon-diale’”8.

Come ha già da tempo ben chiarito il compagno Giovan-ni Scuderi, Segretario generale del PMLI – è certo che “il picco-lo borghese ultrasinistro non può certo capire tali indicazioni ideo-logiche, politiche e tattiche di Sta-lin perché egli sogna un movimen-to di liberazione nazionale ‘puro’ e ‘tutto proletario’ che non esiste e non potrebbe esistere nella realtà. Ma noi marxisti-leninisti abbia-mo certamente imparato la lezio-ne di Stalin e la stiamo mettendo in pratica”9.

I Paesi e i popoli oppressi dall’imperialismo sono le vittime ed essi vanno appoggiati nella loro lotta di liberazione per l’indipen-denza nazionale. Nella loro sacro-santa lotta i popoli oppressi van-no appoggiati indipendentemente dalla loro religione, dal loro or-dine di valori e dalla politica del-le formazioni che li guidano e che godono della loro fiducia. Indi-pendentemente dalle concezioni politico-religiose espresse dai loro leader e dai loro combattenti. Tale appoggio non deve ovviamente es-sere incondizionato ma gestito in modo tattico, applicando corretta-mente la linea del Fronte unito an-timperialista del Partito. I popoli oppressi devono liberarsi dall’im-perialismo che li opprime ed i loro Paesi devono conquistare la pie-na sovranità politica, economica e giuridica. Ottenuta l’indipendenza saranno i popoli interessati a risol-vere le loro contraddizioni inter-ne ed a fare i conti con le proprie classi sfruttatrici.

Capito questo basilare princi-pio del marxismo-leninismo-pen-siero di Mao dobbiamo quindi ap-plicarlo all’attuale realtà politica nazionale ed internazionale par-tendo, per dirla come Lenin, dal-la “analisi concreta della realtà concreta”10.

È proprio da questa analisi scientifica che il PMLI, a partire dal Comunicato dell’UP sull’at-tentato di Parigi al settimanale sa-tirico islamofobico “Charlie Heb-do”, ha aggiornato la sua linea politica internazionale antimpe-rialista. Un aggiornamento che ha avuto la sua articolata realizzazio-ne durante la storica 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centra-le del PMLI, svoltasi a Firenze lo scorso 11 ottobre, dove il compa-gno Scuderi ha detto: “Una san-ta alleanza imperialista è nata per combattere e distruggere lo Stato islamico che si oppone all’impe-rialismo. Ovviamente il PMLI non può farne parte. Il nostro posto naturale è al fianco di chi combat-te l’imperialismo che è il nemico comune di tutti i popoli del mon-do. Lo Stato islamico non vuole che l’imperialismo sia il padrone dell’Iraq, della Siria, del Medio-riente, dell’Africa del Nord e cen-trale, dell’Afghanistan e dello Ye-men. Nemmeno noi lo vogliamo, quindi non possiamo non appog-giarlo”.

Ed ha aggiunto: “Tra noi e lo Stato islamico esiste un abisso in-colmabile sui piani ideologico, culturale, tattico e strategico, e non condividiamo tutti i suoi me-todi di lotta, atti e obiettivi. Ma un punto fondamentale ci accomuna, quello della lotta senza quartiere all’imperialismo. È un punto che supera al momento ogni e qual-siasi altra divergenza, ed è il per-no della nostra alleanza antimpe-rialista di fatto”. Inoltre: “L’Italia del nuovo duce Renzi fa parte del-la santa alleanza imperialista, è presente in armi in Iraq e Afgha-nistan, ed è pronta a bombarda-re con i tornado lo Stato islamico nel territorio strappato all’Iraq. Aspetta solo di avere la contro-partita cui tiene tanto, quella del-la guida della missione militare in Libia… Dobbiamo convince-re il nostro popolo a rifiutarsi di fare da carne da cannone dell’im-perialismo italiano. E in caso di partecipazione dell’Italia a una eventuale guerra mondiale di sol-levarsi anche in armi, se occorre, per impedirlo” 11.

Nella suddetta Sessione plena-ria del CC l’arduo compito di ana-lizzare nel dettaglio le novità del-la situazione internazionale e della lotta antimperialista è stato svolto in maniera esemplare dal prezio-so rapporto tenuto dal compagno Erne, atteso e studiato con molta attenzione da tutto il nostro Par-tito. Un rapporto rosso, ben do-cumentato, ricco di dati e dialet-tica, di respiro congressuale, che fotografa con assoluta chiarezza e semplicità la mutata situazione internazionale, va a fondo in tutte le sue contraddizioni e aspetti più complessi e traccia la conseguente politica estera del PMLI sul solco del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao, dell’internazionalismo proletario e dell’antimperialismo. I suoi passaggi principali vanno da quello a sostegno del diritto dei popoli di decidere il proprio desti-no al sostegno alla lotta del popo-lo palestinese, dalla richiesta che l’Italia si ritiri senza indugi dalla guerra all’Is alla condanna del raz-zismo e alla richiesta di spalancare le porte a immigrati e poveri, alla riaffermazione che fame e povertà potranno essere eliminate solo nel socialismo con la distruzione del capitalismo e dell’imperialismo.

Il PMLI ha quindi avuto il me-rito di chiarire le idee ai sinceri co-munisti ed antimperialisti tra i qua-li imperversa una propaganda fatta di fandonie che vuol fargli crede-re che lo Stato islamico sia addi-rittura creato dall’imperialismo USA, una grossolana balla che ha il fine provocatorio di garantire a

N. 43 - 26 novembre 2015 Rivoluzione d’Ottobre / il bolscevico 11

SEGUE IN 12ª ë

ë DALLA 10ª

Milano, 7 Novembre 2015. Un momento della celebrazione della Gran-de rivoluzione socialista d’Ottobre tenutasi presso la sede del PMLI

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- all’intera Santa Alleanza impe-rialista antiIS - la loro più scar-sa opposizione alla sua guerra di aggressione o addirittura ottenere la loro conversione guerrafonda-ia alla “santa causa” imperialista. Sulle vere creature dell’imperiali-smo occidentale operanti in Siria è evidente la confusione con il se-dicente “Esercito Libero Siriano” nato come creature dell’imperiali-smo USA, UE e turco, e affianca-to dal “Fronte islamico” promosso e finanziato dalle reazionarie mo-narchie della penisola araba, per abbattere il regime antipopolare di Assad al fine di sostituirlo con uno Stato fantoccio dell’imperia-lismo targato Nato che si appre-stava ad intervenire direttamente per l’ultimo atto definitivo. Evi-dentemente però lo Stato islamico è un’altra cosa; sarebbe tra l’altro assurdo che gli imperialisti occi-dentali bombardassero una “loro creatura”!

Il PMLI è forte di una linea autenticamente

antimperialistaVa inoltre specificato che l’op-

posizione all’imperialismo USA e UE non giustifica alcun appoggio all’imperialismo russo del nuovo zar Putin (impadronitosi del regi-me di Assad divenuto ormai suo vassallo) e al socialimperialismo cinese.

Per questo riteniamo che sia un gravissimo errore da parte di cer-te forze politiche e movimenti ita-liani che si definiscono “comuni-sti” o di sinistra l’appoggio diretto o indiretto all’imperialismo rus-so atteggiandosi ad “antimperia-listi” a senso unico contro il solo imperialismo americano. Alcune di queste organizzazioni si sono lanciate anima e corpo contro il PMLI e la sua autentica linea an-timperialista ma trovandosi a cor-to di valide argomentazioni prefe-riscono mettersi a fare i pappagalli isterici della propaganda di guerra dell’imperialismo, ripetendo ogni sua sensazionale e infondata ca-lunnia: “l’ISIS stermina i cristiani, stupra le donne, decapita i bambi-

ni e infibula le bambine!” ci stril-lano dietro, senza voler nemmeno discutere, accusandoci di essere complici di tali mostruose barba-rie. Abbiamo più volte detto che dello Stato islamico non condivi-dono taluni metodi di lotta, atti e obiettivi. Soprattutto non condi-vidiamo gli atti terroristici con-tro incolpevoli e innocenti civili e inoltre riteniamo un grave erro-re l’aggressione contro gli autono-misti kurdi di Rojava che non ha fatto altro che spingerli nell’ab-braccio peloso dell’imperialismo USA. Ma detto questo non possia-mo far nostre le calunnie guerra-fondaie dell’imperialismo!

Ci sono poi i falsi comunisti, all’interno di Rifondazione, “Rete dei comunisti”, partiti e gruppi nominalmente “comunisti”, “au-tonomi”, “ultrasinistri” trotzkisti vari che sognano sempre di poter estromettere il PMLI dalle mani-festazioni, intimidirlo, tappargli la bocca e impedirgli di far giungere alle masse la propria voce antim-perialista che si oppone alla loro campagna interventista a favo-re dell’imperialismo russo che in ultima analisi finisce per sostene-re quella di tutta la santa alleanza imperialista contro lo Stato isla-mico. L’hanno cominciato a fare a Napoli e a Roma aggredendo verbalmente e fisicamente i nostri compagni, strappando, derubando e sputando sopra le nostre bandie-re rosse, svelando così la loro re-ale natura anticomunista di squa-dristi falsi comunisti, perché mai e poi mai un comunista autentico può sputare su una bandiera ros-sa con impressa la falce e martello e l’effige di Mao. Questi interven-tisti filo-imperialisti e falsamente antimperialisti convergono ogget-tivamente e fanno il gioco del-la destra imperialista italiana, con alla testa il quotidiano fascista “Il Tempo” di Roma e l’organo ber-lusconiano “Il Giornale” di Mila-no, che a proposito del comunica-to dell’Ufficio stampa del PMLI dal titolo “Il PMLI appoggia l’IS contro la santa alleanza imperiali-sta”, hanno violentemente attacca-to il Partito e istigato la magistra-tura a reprimerlo.

Onore a voi compagni napole-tani e romani! A voi la nostra più sentita e fraterna solidarietà per le

aggressioni politiche e fisiche che avete subito per aver coraggiosa-mente diffuso e difeso la posizio-ne coerentemente antimperialista del PMLI!

Per portare il popolo a sposa-re la propria politica imperialista i guerrafondai devono giocoforza esaltare la superiorità del sistema politico e dei “valori” occidentali in contrapposizione alla “barba-rie” dei combattenti islamici an-timperialisti, devono demonizzarli come “tagliagole assetati di san-gue”, responsabili dei più efferati e gratuiti crimini ai danni di bam-bini, donne e innocenti senza mai far emergere le loro ragioni, i loro programmi politici, i contenu-ti delle loro denunce. Devono ro-vesciare verità e menzogna. Ecco perché non fanno mai chiarezza su chi sono gli aggressori e invasori e chi invece gli aggrediti e vitti-me. Nessuno deve sapere le ragio-ni vere della guerra in atto, qual è la contraddizione principale, che è tra imperialismo e paesi e popo-li islamici oppressi. La demoniz-zazione dello Stato islamico e de-gli islamici antimperialisti ricorda da vicino quelle dell’imperialismo britannico contro il movimento islamico di liberazione del Sudan guidato dal “Mahdi” Muhammad Ahmad alla fine dell’Ottocento, o quelle dell’imperialismo fasci-sta italiano contro il movimen-to islamico di liberazione libico della Cirenaica guidato dal “Leo-ne del Deserto” Omar al-Mukhtar negli anni ’20 del secolo scorso. Credere acriticamente alla campa-gna mistificatoria e islamofobica dell’imperialismo internazionale contro lo Stato islamico signifi-ca, in definitiva, non conoscere i precedenti storici sull’argomento per capire come l’imperialismo ha sempre agito in campo propagan-distico nel cercare di convincere le masse ad appoggiare le sue guerre di aggressione e di rapina.

O l’imperialismo o i popoli islamici antimperialisti, non esiste una terza scelta davanti a noi. Che ci piaccia o no i movimenti antim-perialisti non potranno mai con-formarsi ai nostri desideri e spe-ranze soggettivi perché essi sono il frutto delle contraddizioni e del-la situazione internazionale attua-le, dove l’ideologia e la politica

che si richiamano al socialismo non riescono a esercitare alcuna influenza come invece avveniva in passato, quand’era vivo Mao ed esisteva un campo socialista. Il li-vello di coscienza dei popoli sfrut-tati e delle nazioni oppresse è re-gredito al periodo precedente la Rivoluzione d’Ottobre, una rivo-luzione proletaria e socialista che trionfò grazie alla guida del Par-tito bolscevico di Lenin e Stalin ed alla sua giusta linea ideologica e organizzativa, in primis, ed alla sua conseguentemente corretta li-nea politica nazionale ma anche internazionale coerentemente an-timperialista in un contesto in cui la maggioranza dei movimenti an-timperialisti erano tali solo ogget-tivamente e non ancora soggetti-vamente.

“La Rivoluzione d’Ottobre - disse Stalin - ha scosso l’impe-rialismo non soltanto nei centri del suo dominio, non solo nelle ‘metropoli’. Essa ha anche col-pito l’imperialismo nelle retro-vie, alla sua periferia, scalzan-do il dominio dell’imperialismo nei paesi coloniali e nei paesi dipendenti”12.

La via dell’Ottobre per la con-quista dell’Italia unita, rossa e socialista non può quindi pre-scindere da una giusta linea an-timperialista.

L’imperialismo è nemico di tutti i popoli e quindi deve essere combattuto da tutti gli antimperia-listi del mondo, non solo dai popo-li direttamente interessati. Il con-tributo più grande che può dare il popolo italiano è quello di com-battere il proprio imperialismo.

Occorre lottare contro l’Unio-ne europea imperialista e contro il governo del nuovo duce Ren-zi, che è in prima linea sul fron-te dell’interventismo militare im-perialista. L’Italia deve uscire dall’Unione europea e dalla Nato, chiudere tutte le basi Usa e Nato che sono nel nostro Paese, ritira-re i suoi soldati da tutti i Paesi in cui sono attualmente presenti, co-erentemente all’articolo 11 della Costituzione, rinunciare a ogni in-tervento armato all’estero, anche se con l’elmetto dell’Onu e apri-re le frontiere ai migranti. Inol-tre così eviteremo che gli islamici antimperialisti tocchino il nostro

Paese e il nostro popolo con rap-presaglie terroristiche. La lotta al governo Renzi, e contro il regime neofascista che sta completando secondo i dettami piduisti, rien-tra in quest’ottica, come si inseri-sce appieno nella nostra strategia della via universale rivoluzionaria dell’Ottobre per la conquista del socialismo in Italia!

Si tratta di scegliere tra ide-ologia borghese e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao; tra imperialismo e le nazioni ed i po-poli sfruttati ed oppressi; tra i par-titi omologati alla vigente dittatura della borghesia neofascista garan-te del capitalismo e il partito rivo-luzionario che vuole instaurare la dittatura del proletariato fautrice del socialismo.

Furono queste le tre scelte fon-damentali che portarono alla vit-toria il proletariato russo. Queste sono le scelte che deve fare oggi il proletariato italiano se vuol dare una svolta rivoluzionaria alla lotta di classe ed aggiungere, alle cre-scenti condizioni oggettive scatu-rite dalla crisi globale del capitali-smo, tutte le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione so-cialista italiana.

Lo sviluppo nazionale del PMLI dipenderà molto dalla quan-tità e dalla qualità di operai e ri-voluzionari che compiranno oggi e nel prossimo futuro queste tre grandi scelte ideologiche, politi-che e organizzative.

Gli insegnamenti della Rivolu-zione d’Ottobre brillano come del-le stelle e non si spegneranno mai, prima o poi attireranno il proleta-riato italiano e gli daranno la forza e il coraggio per la grande scalata al cielo. Il socialismo si può con-quistare ed è già lì che attende alla prova le giovani generazioni di la-voratori, di studenti, di precari e di migranti.

Come ebbe a dire il compagno Scuderi: “Finché in un solo ango-lo della Terra vi sarà l’imperiali-smo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce” 13.

Impariamo da Lenin, da Stalin e dai bolscevichi russi!

Avanti con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l’Italia uni-

ta, rossa e socialista!Abbasso l’imperialismo e la

guerra imperialista!Onore ai compagni che hanno

tenuto testa ai falso comunisti so-stenitori dell’imperialismo russo!

Non un passo indietro nel so-stegno ai popoli in lotta contro l’imperialismo!

Viva la guerra di liberazione dei popoli e delle nazioni oppres-si!

Appoggiamo i movimenti isla-mici antimperialisti!

Viva l’internazionalismo pro-letario!

Viva la politica antimperialista del PMLI!

Teniamo alta la bandiera del PMLI quale vessillo dei sinceri e coerenti antimperialisti italiani!

Cacciamo il governo interven-tista e imperialista del nuovo duce Renzi!

Al servizio del Partito!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Note:1 - Mao Zedong - Forze rivoluzionarie di

tutto il mondo unitevi, per combatte-re l’aggressione imperialista - novem-bre 1948.

2 - G. Stalin - Principi del leninismo - aprile 1924

3 - V.I. Lenin - L’imperialismo fase su-prema del capitalismo - luglio 1916

4 - V.I. Lenin - Potranno i bolscevichi conservare il potere statale? - settem-bre 1917

5 - Mao Zedong - Sulla dittatura demo-cratica popolare - 30 giugno 1949

6 - Mao Zedong - Sulla Nuova Democra-zia - gennaio 1940

7 - V.I. Lenin - Estremismo, malattia in-fantile del comunismo - 27 aprile 1920

8 - G. Stalin - Principi del leninismo - aprile 1924

9 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 3° Congresso nazionale del PMLI - 27 dicembre 1985

10 - V.I. Lenin - Comunismo - 12 luglio 1920

11 - G. Scuderi - Saluto alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI - 11 ot-tobre 2015

12 - G. Stalin - Il carattere internaziona-le della Rivoluzione d’Ottobre - 7 No-vembre 1927

13 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 2° Congresso nazionale del PMLI - 6 no-vembre 1982

12 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre N. 43 - 26 novembre 2015

ë DALLA 11ª

Parole d’ordine del PMLI per la manifestazione nazionale promossa dalla Fiom roma, 21 novembre 2015

1) Lavoro / lavoro / lavoro

2) Contratto / contratto / contratto

3) Sciopero / sciopero generale / sotto Palazzo Chigi / a manifestare

4) Italia / in guerra / No / Italia / in guerra / No / Italia / in guerra / No

5) Col nuovo duce / non c’è demo-crazia / governo Renzi / spazzia-molo via

6) Legge stabilità / non deve pas-sare / piace ai padroni / è antipo-polare

7) Non stangare / masse e lavora-tori / colpire rendite / ed evasori

8) Il Jobs Act / è da affossare / que-sto governo / è da cacciare

9) Contratto nazionale / da preser-vare / mai lo faremo / cancellare

10) Articolo 18 / che hanno cancella-to / con la lotta / va ripristinato

11) Diritto di sciopero / non si tocca / lo difenderemo / con la lotta

12) Senato / e Italicum / controrifor-me vere / nere leggi / da abroga-re

13) Il lavoro ai giovani / che va ga-rantito / è quello stabile / e ben retribuito

14) Abolire / il precariato / tutti a tem-po / indeterminato

15) Né flessibile / né precario / lavo-ro a tutti / pari salario

16) Contratti pubblici / da rinnovare / basta rinvii / basta imbrogliare

17) La “Buona scuola” / è da bocciare / vuole solo / privatizzare

18) No / trivellazioni / No / trivellazioni / No / trivellazioni

19) Contro capitalismo / e imperiali-smo / tutti uniti / per il socialismo

20) Il proletariato / al potere / per l’Ita-lia unita / rossa e socialista

beLLA CIAOQuesta mattina, mi sono alzato,o bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoquesta mattina mi sono alzatoe ho trovato l’invasorO partigiano portami viao bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoo partigiano portami viache mi sento di morirE se io muoio da partigianoo bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoe se io muoio da partigianotu mi devi seppellirE seppellire lassù in montagnao bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciao

e seppellire lassù in montagnasotto l’ombra di un bel fiorE le genti che passerannoo bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoe le genti che passerannoe diranno: “o che bel fior”E’ questo il fiore del partigianoo bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoè questo il fiore del partigianomorto per la libertàEd era rossa la sua bandierao bella ciao bella ciao,bella ciao ciao ciaoed era rossa la sua bandieracome rosso era il suo cuor.

Page 13: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

Qui di seguito la relazione - quasi integrale – presentata dal compagno Antonio Leparulo, Re-sponsabile dell’Organizzazione di Modena del PMLI, alla riunio-ne dei marxisti-leninisti di Mode-na che si è tenuta il 1° novembre 2015 e per la cui cronaca riman-diamo a “Il Bolscevico” n. 41.

Cari compagni,benvenuti alla riunione poli-

tico-organizzativa dei militanti e simpatizzanti della provincia di Modena del PMLI per fare un bi-lancio delle attività svolte sinora dalle organizzazioni e per fare un bilancio della propria militanza e, riguardo ai simpatizzanti, del loro lavoro al fianco del Partito che è fondamentale, soprattutto per i più attivi ed inoltre per organizzare il lavoro politico futuro rispettando il centralismo democratico, ele-mento fondamentale del marxi-smo-leninismo.

Purtroppo, per eventi imprevi-sti dalla volontà dei componen-ti, l’Organizzazione di Modena ha “rallentato” leggermente il la-voro, ma ha comunque rispettato i propri impegni fissati in prece-denza, come la costante presenza tra le masse popolari con banchi-ni di propaganda oltre a varie ma-nifestazioni dove il Partito è stato sempre in prima linea riscontran-do successi.

Riunioni come quella di oggi, la seconda a livello provincia-le dopo quella dell’agosto scor-so, sono essenziali per fare il pun-to della situazione, scambiarci le idee, dividerci i compiti e stila-re precisi piani di lavoro. Nonché per studiare le ultime novità politi-che a livello nazionale e locale. In futuro dobbiamo dedicare ancora più cura a questi incontri, compa-tibilmente con il tempo che ci re-sta a disposizione una volta assolti gli impegni professionali, fami-gliari e così via. Come ha detto il compagno Scuderi alla recente 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale: “La vita interna del Par-tito a tutti i livelli, dal vertice alla base, è di fondamentale importan-za a questo proposito. Essa va pri-vilegiata rispetto a qualsiasi altro impegno esterno. Chiarirci prima all’interno per poterci chiarire all’esterno, per portare al proleta-riato, alle masse, alle nuove gene-razioni messaggi proletari rivolu-zionari e marxisti-leninisti chiari e convincenti”.

Le dieci citazioni di Mao sui marxisti-

leninistiLe dieci citazioni del maestro

Mao pubblicate su “Il Bolscevi-co” sono fondamentali per ogni vero marxista-leninista e per il la-voro politico locale. Fondamenta-le è la frase “Un comunista deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivolu-zione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivolu-zione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabi-le contro ogni idea e azione er-rata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e raf-

forzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Par-tito e alle masse che agli indivi-dui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista” per cui ci deve es-sere lealtà tra i compagni e rispet-tare le indicazioni delle istanze su-periori, il centralismo democratico e consolidare la vita interna del Partito, studiando e rispondendo ai documenti e compilando i rap-porti mensili che sono importanti poiché sono l’unico strumento che ha il Partito per capire le situazio-ni delle Organizzazioni locali e se nel caso intervenire affinché il no-stro lavoro proceda secondo la li-nea del Partito e serenamente.

Riguardo al radicamento lo-cale, altro elemento fondamenta-le, citando Mao “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andia-mo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mez-zo al popolo”. Quindi sono fon-damentali i rapporti con i comitati popolari locali, interagire e colla-borare con essi anche se all’inter-no ci possono essere elementi che possono essere diversi per ideo-logia e posizione, non dobbiamo assolutamente esserne dipenden-ti, dobbiamo comunque porta-re avanti la nostra linea e lottare per il bene comune conquistando l’appoggio delle masse e contare su di loro, infatti Mao disse: “I co-munisti devono essere i più lun-gimiranti, i più capaci di abne-gazione, i più risoluti e i meno prevenuti nel valutare una si-tuazione e devono fare assegna-mento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro ap-poggio”. Nel modenese, i com-pagni hanno capito perfettamente la strategia, come la partecipazio-ne attiva nei comitati STOP-TTIP, dove hanno raccolto firme e nel movimento contro la privatizza-zione dell’acqua appoggiando tali comitati nelle lotte.

Altro elemento fondamentale è la condanna dell’individualismo e dell’egoismo dei compagni: “Mai in nessun momento e in nessuna circostanza, un comunista deve mettere al primo posto i suoi in-teressi personali; deve invece subordinarli agli interessi del-la nazione e delle masse. Perciò l’egoismo, la pigrizia sul lavoro, la corruzione, la smania di met-tersi in vista e via dicendo sono di quanto più spregevole esista; mentre l’altruismo, l’ardore nel lavoro, la completa dedizione al dovere pubblico e l’assiduo la-voro impongono rispetto”. Ci-tando Mao, tutti i compagni devo-no collaborare serenamente tra di loro, senza che l’uno sopravalga sull’altro e senza mettersi in mo-stra, devono avere rispetto l’uno dell’altro e non devono fermare il lavoro politico, anzi devono con-tribuire secondo le loro capacità e le loro doti non dimenticando mai di migliorare la loro qualità. Un vero marxista-leninista deve sa-pere coltivare queste qualità e la-vorare su se stesso, con lo studio e l’azione rivoluzionari. La rivo-luzione non è una gara di velocità ma di resistenza. Solo se sapremo rispecchiare le qualità che Mao ha individuato come essenziali po-tremo resistere agli attacchi della

borghesia. Un marxista-leninista deve essere leale, altruista, since-ro, vigoroso e pronto a sacrificarsi per il Partito e la causa. Un marxi-sta-leninista non scansa le fatiche dell’impegno rivoluzionario e i compiti e i lavori rivoluzionari più duri, ma anzi è il primo a metter-si a disposizione del Partito. Come afferma Mao: “Un lavoro duro è come un fardello posto davan-ti a noi: è una sfida a caricar-celo sulle spalle. Certi fardelli sono leggeri, altri pesanti. Alcu-ni preferiscono fardelli leggeri a quelli pesanti; prendono i pri-mi e lasciano i secondi agli altri. Questo non è un atteggiamen-to corretto. Alcuni compagni si comportano diversamente: la-sciano le comodità agli altri e si caricano dei fardelli più pesanti; sono i primi ad affrontare le pri-vazioni e gli ultimi a godere delle comodità. Essi sono buoni com-pagni. Dobbiamo tutti imparare dal loro spirito comunista”.

Altro aspetto è che ogni com-pagno deve camminare con le proprie gambe. Parafrasando una importante indicazione di Mao: “Noi sosteniamo che bisogna contare sulle proprie forze. Noi speriamo di ricevere un aiuto dall’esterno, ma non dobbiamo farcene dipendenti; noi contia-mo sui nostri sforzi, sulla forza creativa di tutto il nostro eserci-to, di tutto il nostro popolo”, per quanto riguarda Modena, i marxi-sti-leninisti, sono riusciti in poco tempo ad organizzarsi autonoma-mente, riescono a produrre il ma-teriale necessario per la propagan-da, riescono ora a stampare “Il Bolscevico” dopo la dolorosa so-spensione cartacea anche se que-sto richiede un enorme sacrificio economico ma l’entusiasmo prole-tario per la causa ai modenesi non manca. Camminare con le proprie gambe significa anche studio indi-viduale per migliorare la propria

concezione proletaria del mondo e qualità nella lotta contro il capita-lismo per il il socialismo, cammi-nare con le proprie gambe signifi-ca anche seguire le vicende delle istituzioni borghesi locali per poi colpirle al momento opportuno.

Infine ogni marxista-lenini-sta deve essere maestro e allievo delle masse e deve avere fiducia nel Partito, se dubitiamo di questi principi non saremo in grado di re-alizzare nulla.

Situazione e compiti prioritari delle

Organizzazioni localiLe Organizzazioni contano su

elementi, tutti fondamentali, per il lavoro politico nel territorio mo-denese: chi per elevate doti intel-lettuali e chi per generosità e sa-crificio proletario-rivoluzionario, sul piano pratico (partecipazione costante a banchini, manifestazio-ni, volantinaggi, ecc.) e sul piano economico attraverso donazioni che sono sempre importantissime e per le quali li ringraziamo infi-nitamente, nonostante tutto ogni elemento deve comunque miglio-rare la propria qualità affinché il Partito sia un punto fondamenta-le oltre che guida delle masse po-polari ricoprendo il ruolo di avan-guardia sia all’interno del Partito sia al di fuori. Come ci insegna Stalin: “Bisogna ricordare una volta per sempre che la forza e il peso specifico di un partito, soprattutto di un Partito comu-nista, non dipendono tanto dal numero degli iscritti, quanto dalla loro qualità, dalla loro fer-mezza, dalla loro devozione alla causa del proletariato”. Inoltre, è fondamentale il rapporto che il compagno Dario Granito, Respon-sabile della Commissione per il la-voro di organizzazione del CC del

PMLI, ha presentato alla riunione plenaria della Commissione tenu-tasi il 13 dicembre 2014 ha spro-nato militanti e simpatizzanti ad approfondire la conoscenza della linea politica e organizzativa del Partito, legandosi ai problemi con-creti che occorre affrontare dove siamo presenti e secondo le prio-rità indicate dal Partito studiando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, con metodo, regolarità e impegno. Come dice il compagno Scuderi “Studiare costa tempo, fa-tica e rinunce, specie agli operai e ai lavoratori che concludono la giornata spremuti come limoni dai capitalisti. Eppure bisogna studia-re, costi quel che costi per essere sempre in prima linea nella lotta di classe e con posizioni d’avan-guardia marxiste-leniniste” per questo tutti dobbiamo armarci di spirito di sacrificio rivoluzionario se si crede veramente nella causa del socialismo e per la liberazione del proletariato e delle masse po-polari dall’oppressione borghese e capitalista. Non basta solo leg-gere le cinque opere fondamenta-li marxiste-leniniste ma studiar-le e capirle, studiare i documenti del CC e studiare le esigenze del-le masse, bombardando e critican-do innanzitutto le istituzioni bor-ghesi locali ed indirizzare tutte le lotte contro il governo del nuovo duce Renzi ricoprendo il ruolo di una qualitativa e combattiva avan-guardia proletaria guidata dal mar-xismo-leninismo pensiero di Mao, infatti come ha sottolineato il Se-gretario generale, Giovanni Scu-deri, “Non potremo mai avere una concezione proletaria del mondo se non studiamo e applichiamo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Anche se fossimo dei bravi organizzatori, oratori, trascina-tori, scrittori ma non studiamo e applichiamo il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao non faremo nemmeno il solletico alla borghe-sia e ai falsi amici del proletariato e delle masse”.

Come ci ha ricordato il compa-gno Denis Branzanti, Responsabi-le del PMLI per l’Emilia-Roma-gna, durante l’undicesima riunione regionale dei marxisti-leninisti te-nutasi a Torre Pedrera il 26 luglio 2015 con la partecipazione attiva e militante delle Organizzazioni della provincia di Modena, oltre ad elogiare il lavoro svolto fino-ra dai compagni modenesi ha pun-tualizzato “La situazione generale e quella del Partito ci impone di migliorare laddove siamo carenti, non possiamo permetterci di ‘vi-vere alla giornata’, svolgendo il ‘compitino’ che ci viene affidato, occorre avere spirito di iniziativa e mantenere sempre l’entusiasmo proletario rivoluzionario di chi combatte per la causa più grande, più giusta, più utile che via sia, il progresso sociale e l’emancipa-zione del proletariato e dell’intera umanità, mantenendo inalterata la nostra fiducia nel marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao, nel so-cialismo, nel Partito, nelle masse e in noi stessi”. Questo è un invito per tutti ma soprattutto per spro-nare i compagni che sono rimasti indietro e contemporaneamente ad impegnarsi tutti con spirito di col-laborazione e d’iniziativa. Altro lavoro da migliorare e curare me-

glio è il radicamento locale, citan-do sempre il compagno Branzanti “Nel lavoro locale dobbiamo pun-tare tutto sul radicamento, che è la questione principale che dob-biamo risolvere, la priorità del-le priorità. Il radicamento passa essenzialmente dalla nostra pre-senza attiva, combattiva e pro-positiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita. Il che signifi-ca che le istanze intermedie e di base si devono occupare dei pro-blemi concreti e immediati delle masse di quegli ambienti e aiutar-le a risolverli. Significa bombar-dare senza soluzione di continui-tà le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefat-te. Occorre stringere un legame forte e solido con le masse delle nostre città, quartiere, provincia, regione e luogo di lavoro e di stu-dio, conoscendo e occupandoci dei loro problemi immediati, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità all’ambiente, alla riqualificazione delle periferie e così via, appog-giando le loro rivendicazioni, pro-ponendo parole d’ordine e metodi di lotta atti a risolverli, bombar-dando senza soluzione di continu-ità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefat-te, entrando nei movimenti di lot-ta, facendo tesoro del Programma d’azione del Partito, legando sem-pre il generale al particolare, con-centrandosi soprattutto nel mo-vimento operaio e sindacale e in quello studentesco”.

Quindi, oltre al radicamen-to nei propri posti di lavoro, di studio e di vita come citati pri-ma sul fronte sindacale, studen-tesco e sulla situazione locale con la denuncia delle istituzioni loca-li, dobbiamo essere i protagonisti della propaganda, dobbiamo esse-re presenti davanti alle fabbriche più combattive con volantinaggi mirati in modo da non disperde-re tempo e fatica, cercare di parla-re o di intervistare gli operai o gli studenti più interessati ed ora che l’organizzazione modenese riesce in autonomia a stampare “Il Bol-scevico” portarlo sempre nelle oc-casioni più proficue e consegnarlo agli elementi più interessati, spro-nandoli a scrivere per il giornale dei loro problemi e denunciando le malefatte dei padroni, facendo-gli sempre presente che “Il Bol-scevico” è l’unica vera voce del-le masse popolari a discapito delle testate giornalistiche e dei mass media succubi e servi del capita-lismo e della borghesia.

Tra gli obiettivi più importan-ti ci sono sicuramente la Maserati di Modena insieme alla New Hol-land e alla Ferrari di Maranello, le grandi fabbriche che hanno in co-mune lo sfruttatore, il nuovo Val-letta Sergio Marchionne, il quale oltre a far arretrare la classe ope-raia, sta cercando in tutti i modi di delocalizzare le fabbriche all’este-ro alzando di gran lunga la disoc-cupazione e contribuendo così alla miseria di migliaia di operai. Per i volantinaggi bisogna creare un itinerario preciso ed essere pre-senti spesso davanti a fabbriche e scuole, altrimenti il nostro lavoro sarà inutile e dispersivo. Riguar-do alla propaganda per il prose-

N. 43 - 26 novembre 2015 PMLI / il bolscevico 13Relazione di Antonio Leparulo alla riunione dei marxisti-leninisti della provincia di Modena

RAdichiAMO e SviLuppiAMO iL pMLi A MOdenA e pROvinciA

SEGUE IN 14ª ë

Modena, 7 Novembre 2015. Il banchino realizzato dall’Organizzazione di Modena del PMLI nel centro della città dedicato al 98° Anniversa-rio della Rivoluzione d’Ottobre. Con la maglietta del Partito si nota il compagno Antonio Leparulo, Responsabile dell’Organizzazione di Modena (foto Il Bolscevico)

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litismo e in occasione delle com-memorazioni dei Maestri, oramai i compagni si stanno facendo le ossa, durante tutto l’anno hanno organizzato banchini e i risulta-ti sono stati eccellenti, alimentan-do i contatti e distribuendo opere dei Maestri e gli opuscoli di Scu-deri sotto l’interesse di molti mo-denesi. I banchini proseguiranno fino a gennaio, toccando le date più significative, come ad esem-pio il 7 Novembre in occasione dell’anniversario della Rivoluzio-ne d’Ottobre e il 9 gennaio in ri-cordo dell’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena, avvenuto nel 1950, dove si terrà un presidio in cui il PMLI non mancherà. Per la denuncia alla giunta, oltre a se-guire le vicende sui media locali, sul sito del comune sotto la voce “il governo della città” si può as-sistere anche in diretta streaming alle sedute del Consiglio comuna-le, inoltre sono presenti i comuni-cati stampa del comune. Come ha sottolineato il compagno Scude-ri all’ultima Sessione plenaria del CC, non possiamo accontentarci di avere le notizie solo dai media, dobbiamo andare alle fonti del ne-mico per poterlo poi criticare.

Fronte sindacaleDobbiamo lavorare in CGIL per

costruire il sindacato delle lavora-trici e dei lavoratori, dei pensio-nati e delle pensionate (SLLPP). Questo progetto sarà possibile solo quando ci creeranno le con-dizioni. Il nostro compito è quello di divenire un punto di riferimento della classe operaia, avere un ruo-lo d’avanguardia all’interno del-la RSU o nelle RSA, coinvolge-re i lavoratori nella vita sindacale, farli sentire protagonisti delle lot-te, dei risultati e delle vittorie, noi siamo dei lavoratori e non dobbia-mo avere un atteggiamento di su-periorità rispetto ai lavoratori che ci hanno eletti e che ci danno fi-ducia. Dobbiamo essere noi ad ali-mentare la loro coscienza di clas-se, denunciando le contraddizioni padronali e lo sfruttamento che subiscono quotidianamente. Al-cuni compagni lavoratori, iscritti alla CGIL, stanno duramente co-struendo un fronte unito all’inter-

no dei propri posti di lavoro, è un lavoro difficile poiché è un dato di fatto che i padroni a braccetto con i sindacalisti borghesi tendono ad anestetizzare le masse lavoratri-ci, il nostro compito è quello di svegliarli senza perdere coraggio. Nello specifico, nei luoghi di lavo-ro dove i compagni lavorano, non esiste democrazia diretta all’inter-no delle organizzazioni sindacali e più specificatamente all’interno della CGIL, i delegati RSA vengo-no scelti da CGIL senza la votazio-ne dei lavoratori e vengono scelti individui che fanno solo gli inte-ressi dei padroni, a questo punto è evidente che sindacati e padro-ni hanno stretto un compromesso a danno di quegli operai inermi di fronte ai loro problemi e che per-dono fiducia nella lotta di classe. Gli elementi più combattivi hanno comunque denunciato questa sop-pressione dei diritti democratici al provinciale CGIL, scavalcando le RSA, nella denuncia abbiamo no-tato una leggera apertura del sin-dacato, il quale ha riferito che se si creasse un’eventuale opposizione degli iscritti alle RSA, il sindaca-to sarebbe il primo a revocargli la nomina, quindi quale opportunità migliore per creare un fronte ope-raio unito che si oppone al sinda-calismo borghese spazzando via i falsi delegati sindacali e i falsi capi operai facendoci eleggere demo-craticamente? Chiaramente biso-gna diventare avanguardia e farsi carico dei problemi comuni degli operai, uno tra i tanti la costante dittatura padronale che impone ai lavoratori obblighi e nessun dirit-to, la mancanza della sicurezza sul lavoro sia a livello di strumenti sia a livello di orari. Inoltre un altro punto è la divisione degli operai ad opera dei padroni, dei falsi capi operai con la complicità dei servi del padrone, citando Lenin “Per abbattere i padroni, prima bi-sogna eliminare i loro servi, cioè quella massa di gente senza idee e senza principi” ed inoltre sem-pre sotto l’insegnamento di Lenin riuscire ad eliminare la condizio-ne di schiavo che armeggia nel-le coscienze degli operai: “Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nul-la per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero”. Chia-

ramente senza condannare l’ope-raio che non ha coscienza, siamo noi che dobbiamo lavorare affin-ché ci sia una presa di coscienza per una svolta rivoluzionaria della lotta di classe.

Fronte studentescoImportante è studiare il discor-

so del compagno Federico Picerni, Responsabile della Commissione giovani del CC del PMLI, tenuto a nome del CC il 6 settembre scor-so alla commemorazione di Mao a Firenze e propagandarlo nelle scuole e nelle università. I compa-gni modenesi già hanno avviato il lavoro di propaganda partecipan-do attivamente alla mobilitazione studentesca del 9 ottobre contro la “Buona scuola” riscontrando inte-resse tra le masse studentesche. Il suo discorso è importante poiché ricollegato con naturalezza alla situazione attuale dell’istruzione in Italia, analizzandone a fondo e mettendone in luce il carattere ca-pitalista borghese, denunciando la mercificazione dell’istruzione e lo stato disastroso della scuola e del-la ricerca. Nonostante che a Mo-dena siamo prevalentemente lavo-

ratori non dobbiamo tralasciare il fronte studentesco: “È necessa-rio che la classe operaia assuma la direzione dell’educazione” e “La cultura rivoluzionaria è per le masse popolari una podero-sa arma rivoluzionaria. Prima della rivoluzione, essa prepa-ra ideologicamente il terreno, e, durante la rivoluzione, è un settore necessario e importante del fronte generale rivoluziona-rio”, citando Mao. Dobbiamo aiu-tare le studentesse e gli studenti a conquistare il potere politico nelle scuole e nelle università e lavora-re affinché le ragazze e i ragazzi di sinistra apprezzino e applichino la linea del PMLI sull’istruzione e nel movimento studentesco. Quel-lo che possiamo fare è individuare le scuole e le facoltà più combat-tive, magari quelle in mobilitazio-ne, in autogestione, in assemblea, e trovare del tempo per effettua-re dei volantinaggi mirati e cerca-re di non mancare alle principali manifestazioni studentesche che si terranno. Al momento non possia-mo fare molto, non avendo ancora militanti o simpatizzanti studenti, perciò il nostro lavoro su questo fronte deve essere principalmente rivolto a conquistarne.

Fronte antifascista e antimperialista

Sul fronte antifascista il terre-no è fertile, come del resto su al-tri fronti, ricordiamo i successi della presenza del PMLI a diver-se manifestazioni, in particolare quella del 18 aprile a Montefiori-no, ma anche al corteo di apertura della festa nazionale dell’ANPI a Carpi del 30 maggio, in entrambi i casi le masse antifasciste hanno accolto calorosamente la delega-zione marxista-leninista ricono-scendola come punto di riferimen-to antifascista, dimostrando che vi è apertura verso il nostro Partito, perlomeno da parte delle masse più avanzate e combattive, e che occorre insistere a lavorare tra di esse per migliorare il nostro rap-porto con loro e conquistarle alla nostra causa. La base dell’ANPI in molti casi è contraria alla diri-genza, questo è il frutto del com-promesso fra ANPI e PD, per esempio, l’ANPI al tempo stesso condanna il governo ma ci colla-bora, quindi potremmo coinvolge-re l’associazione ad eventuali di-scussioni e invitandola a costruire un fronte antifascista insieme ad altri movimenti antifascisti.

Sul fronte antimperialista, le organizzazioni modenesi, sono

d’accordo sulla linea del Partito in politica estera come è stata delina-ta dal discorso di saluto del com-pagno Scuderi e dal rapporto del compagno Erne alla 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centra-le, svoltasi a Firenze l’11 ottobre scorso. La posizione del Partito di appoggio l’IS contro la santa al-leanza imperialista nell’interesse della lotta antimperialista comune ai popoli di tutto il mondo, nono-stante l’abisso che ci divide dallo Stato Islamico sui piani ideologi-co, culturale, politico, strategico e tattico, e pur non appoggiando tut-ti i suoi atti, è un chiaro segnale antimperialista che tutti i sinceri comunisti dovrebbero seguire co-erentemente con quanto insegna-to dai Maestri del proletariato in-ternazionale e coerentemente con la linea marxista-leninista, inter-nazionalista e antimperialista del Partito.

Situazione a ModenaLe istituzioni borghesi locali

sono il nostro nemico principale a livello locale, dobbiamo bombar-dare senza soluzione di continui-tà le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte e le loro contraddizioni. La giunta del comune di Modena capitanata dal neopodestà Gian Carlo Muz-zarelli (che è pure a capo dell’in-tera provincia) non si sta occupan-do dei problemi reali delle masse popolari, è un dato di fatto che ha speso soldi pubblici per la “riqua-lificazione” del capoluogo senza affrontare in concreto le situazio-ni sempre più povere dei modene-si. Egli ha contribuito a far sì che la borghesia locale prendesse più potere, come è successo in occa-sione dell’EXPO dove il neopode-stà ha occupato, per tutta la durata dell’evento, da maggio a settem-bre, i giardini pubblici e nello spe-cifico la palazzina Vigarani dove sono stati invitati i big della bor-ghesia non solo a livello modene-se ma anche nazionale. Di certo non si sono interessati delle masse popolari ma solo del loro profitto andando così a braccetto con il ca-pitalismo.

I marxisti-leninisti di Modena denunciarono la presenza dei neo-fascisti di Forza Nuova sul territo-rio senza che Muzzarelli prendes-se alcun provvedimento, andando contro i valori della Costituzione nata dalla Resistenza partigiana, facendo scorrazzare le fecce fasci-ste e creando il caos.

Nel contempo la giunta co-munale sta alimentando i magna-ti del capitalismo, come COOP ed

HERA. Nel caso di COOP, ormai diventata un monopolio locale, la giunta non si è espressa, chiara-mente per i legami politici che ci sono tra loro, come una sorta di mafia piddina, oramai COOP ha il controllo su tutto addirittura an-che sulla sanità prendendo il pote-re sulle farmacie comunali, comu-nali solo di nome ormai. Nel caso di HERA la giunta, nonostante i comitati popolari per l’acqua pub-blica abbiano più volte denunciato e manifestato contro la violazione del referendum del 2011, ha ali-mentato il potere della multiutility seguendo le orme del collega bo-lognese Merola a discapito delle masse lavoratrici sempre più spre-mute e sempre con l’incertezza di un posto di lavoro fisso, soprattut-to in COOP i contratti sono ancora a livello determinato con scaden-za a 3-6 mesi “rinnovabili”, nono-stante Renzi si faccia bello con il suo Jobs Act.

Insomma, le istituzioni borghe-si locali, stanno alimentando sola-mente il capitalismo, la disoccupa-zione è all’8%. Le masse popolari, durante i nostri banchini, hanno continuamente contestato la giun-ta comunale, denunciando le loro situazioni difficili e di estrema po-vertà. Dobbiamo assolutamente fermare questa macelleria sociale, dobbiamo con tutte le nostre for-ze che le masse popolari capisca-no che solo il socialismo può dare potere al proletariato e alle masse spazzando via il marciume che il capitalismo ha prodotto.

Ricordiamo sempre che già il PMLI a Modena ha colpito la bor-ghesia locale in modo incisivo scatenando quel famoso ordine del giorno del 22 gennaio 2015, dove all’unanimità, il Consiglio comu-nale condannò le tesi rivoluziona-re del Partito e la presa di potere da parte del proletariato, dopo la provocazione poliziesca di stam-po fascista il cui mandante è sta-to il consigliere comunale di Forza Italia Adolfo “Adolf” Morandi, è evidente che la borghesia ha pau-ra della costante propaganda mar-xista-leninista sotto al portico del comune di Modena, “Essere col-piti dal nemico non è un male, ma un bene”, spiegava Mao. Vo-gliamo elogiare i compagni che hanno saputo tener testa e hanno difeso le bandiere del Partito, con coraggio proletario-rivoluziona-rio, alle provocazioni fasciste suc-cessive senza creare scontri fisici; un elogio particolare va al com-pagno Stefano che già nel giugno dell’anno scorso tenette testa, da solo, ad uno spiegamento di agenti Digos, forse il primo della seque-la di azioni provocatorie e repres-sive nei nostri confronti. La bor-ghesia è impaurita dal fenomeno dell’astensionismo elettorale, pro-pagandato con successo dai mar-xisti-leninisti modenesi durante la campagna elettorale sia comunale che regionale dove ha vinto larga-mente, ossia il rifiuto del sistema partitico borghese, dobbiamo solo fare attenzione che le masse non cadano nel qualunquismo e nel populismo, schierandosi ad esem-pio con il M5S o con nuovi pro-getti di “sinistra” senza più ideo-logia, dobbiamo lottare e lavorare tenendo in pugno l’iniziativa poli-tica come PMLI affinché le masse popolari ci riconoscano come gui-da ed unica soluzione per abbatte-re il potere borghese.

i compiti dei simpatizzanti

Il Partito a livello provincia-le ha visto formarsi nel tempo un gruppo affiatato e combattivo di simpatizzanti, sui quali sa di po-

14 il bolscevico / PMLI N. 43 - 26 novembre 2015

ë DALLA 13ª

SEGUE IN 15ª ë

Il Partito marxista-leninista italiano (PMLI) si congratula con le studentesse e gli studen-ti che sono nuovamente scesi in piazza oggi contro la “Buona scuola” e la legge di stabilità del governo Renzi, a fianco degli in-segnanti chiamati dai Cobas allo sciopero generale. Condannia-mo le violente cariche delle “for-ze dell’ordine” a Napoli e Roma, esprimiamo la nostra solidarie-tà militante ai feriti e chiediamo con decisione il rilascio di tutti i fermati.

Ormai è chiaro che il nuovo duce Renzi risponde alla prote-sta solo con la repressione neo-fascista. Il suo governo del man-ganello va cacciato via prima che possa fare ulteriori danni ai diritti degli studenti, degli inse-gnanti, dei giovani, delle masse lavoratrici e popolari. Urge lo sciopero generale di tutte le cate-gorie con manifestazione nazio-nale sotto Palazzo Chigi.

Le studentesse e gli studenti hanno il sacrosanto diritto di ri-spondere alla repressione occu-

pando le scuole e le università e di impiegare ogni forma di lotta, purché di massa, per ottenere il ritiro della “Buona scuola” e rag-giungere i loro obiettivi.

Tutti a Roma il 21 novembre alla manifestazione promossa dalla FIOM!

La Commissione giovani del Comitato centrale

del PMLI

13 novembre 2015

comunicato della commissione giovani centrale del pMLi

vivA Le pROteSte degLi Studenti!

nO ALLA RepReSSiOne!

Modena, 25 Aprile 2015. Le bandiere del PMLI sventolano in piazza alla manifestazione per il 70° della Liberazione dal nazifascismo (foto Il Bolscevico)

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ter contare. Per noi i simpatizzan-ti vanno coinvolti in tutto, tranne ovviamente la vita interna di Par-tito; sono protagonisti attivi e non manovali passivi, ricerchiamo le loro opinioni e la loro partecipa-zione, al contempo però chiedia-mo loro di contribuire come pos-sono alla causa, meglio sarebbe se accettassero una precisa divisione di compiti, senza demandare tutto ai militanti che sono già oberati di lavoro e ovviamente non possono fare tutto. È quindi il momento di fare un bilancio critico e autocriti-co del lavoro dei simpatizzanti lo-cali del Partito. Diciamoci le cose francamente e senza riserve, cari compagni, l’obiettivo anche delle critiche deve essere crescere tutti insieme e migliorare la nostra co-scienza politico-ideologica e il no-stro lavoro pratico.

Un compagno da tempo ha chiarito che apprezza il Partito e ne sostiene la linea generale ma vuole restare simpatizzante perché fatica ad accettare il centralismo democratico, la sua volontà va ri-spettata ma gli ribadiamo l’invito a riflettere su quanto questo suo li-mite possa essere superato con lo studio più attento del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea del Partito e con un bilancio autocritico della sua crescita poli-tica e organizzativa, tanto più che nei fatti si comporta spesso come un militante, ricordiamo il suo prezioso contributo al picchetto,

con le insegne del Partito, sotto la Confindustria di Modena per la vi-cenda dei licenziamenti del Con-sorzio euro 2000 dove lavorava, oltre alla partecipazione ai banchi-ni, alle manifestazioni come quel-la del 25 Aprile e la presenza al presidio del 5 luglio per il popo-lo greco dove ha coraggiosamente difeso le bandiere di Partito contro l’arroganza di alcuni componenti di ACT! che avevano organizza-to l’evento condannando in qual-che modo il qualunquismo politi-co, inoltre contribuisce spesso alle corrispondenze per “Il Bolscevi-co”. Recentemente il compagno ha espresso dei dubbi rispetto alla po-sizione del Partito sullo Stato Isla-mico, è questa l’occasione giusta per cercare di risolverla attraverso il confronto con i compagni.

Un altro compagno è molto promettente, ha elevate doti in-tellettuali, di critica e di autocriti-ca, è un compagno generoso e ha molte conoscenze nei vari movi-menti e comitati date le sue prece-denti esperienze politiche, quindi potrebbe seguire le vicende della giunta e seguire i comitati diven-tando di fatto una sorta di corri-spondente per l’organizzazione. Non per sua volontà purtroppo come sappiamo, il suo lavoro è re-gredito, il compagno è invitato ora che ha più tempo libero a rimet-tersi in prima linea e a riflettere seriamente sul suo impegno poli-tico, perché pur essendo un simpa-tizzante attivo si comporta spesso come un militante ed ha avuto una crescita ideologica, politica, orga-

nizzativa e giornalistica notevo-lissima rispetto a quando prese il contatto con il Partito per la prima volta, parliamo di febbraio 2013.

Con una soddisfazione del tut-to particolare abbiamo visto lo sti-le di lavoro e di esposizione del compagno, che era inizialmente di tipo piccolo-borghese, confor-marsi gradualmente allo stile mar-xista-leninista del Partito. Ora si tratta di mettere a frutto tutto que-sto nella lotta di classe e nel lavoro di Partito. Purtroppo il compagno inspiegabilmente non ha assolto il compito che gli era stato richie-sto, e che aveva accettato, alla ri-unione di agosto, ossia di seguire le questioni modenesi per “Il Bol-scevico” né ha rispettato la sca-denza concordata per l’invio del suo parere sul discorso del compa-gno Picerni alla Commemorazio-ne di Mao. Speriamo che correg-ga questi difetti della sua attività e apra una fase ancora più avan-zata del suo rapporto col Partito. Infine, ricordiamo al compagno che nonostante la sua estrazio-ne sociale piccolo-borghese, non deve farsi problemi per un’even-tuale militanza, al Partito interessa la concezione proletaria del mon-do degli individui e il compagno ha dimostrato in più occasioni di possederla.

Un compagno lavoratore è molto generoso, dona mensilmen-te un contributo economico alla Sede centrale del PMLI e contri-buisce alla realizzazione del mate-riale che occorre all’Organizzazio-ne per la propaganda (manifesti,

volantini, ecc.) oltre alla presen-za alle attività esterne del Partito. Non finiremo mai di ringraziarlo per tutto questo, al contempo vo-gliamo però essere assolutamente schietti con lui nell’interesse sol-tanto della sua crescita politica, ideologica e organizzativa. Il suo è un gran contributo, ma non ba-sta, dato che egli stesso pochissi-mi mesi dopo aver conosciuto il Partito voleva fare la domanda per la militanza, cosa che tuttora non è possibile in quanto ci sono delle contraddizioni.

Innanzitutto deve studiare le cinque opere fondamentali dei cinque Grandi Maestri del prole-tariato internazionale per avere una corretta concezione proletaria del mondo, contribuire in qualche modo alle corrispondenze per il giornale sulle questioni soprattut-to riguardanti il suo posto di lavo-ro, in questo modo si farebbe co-noscere meglio anche dall’intero Partito, potrebbe seguire le vicen-de sindacali ed aiutare l’altro com-pagno collega di lavoro, al fron-te unito operaio e lavorare nella CGIL, ricordandogli che l’iscri-zione alla CGIL non comporta l’ammissione come membro di Partito ma serve, anche se ancora inconcepibile per lui, a fare lavoro di massa fra gli operai e i lavora-tori nell’organizzazione sindacale in cui sono maggiormente presen-ti, per poi arrivare strategicamente alla creazione del SLLPP. Ricor-diamo al compagno che l’SLLPP non si può creare così di punto in bianco ma richiede un lungo e pa-

ziente lavoro fra le masse opera-ie e lavoratrici, come precisato nel punto sul fronte sindacale. Inoltre il compagno deve avere più rispet-to per i responsabili e per le deci-sioni prese sul lavoro politico e di eventuali decisioni sul piano logi-stico, non bisogna battere i piedi ma rispettare le decisioni prese e andare con esse e non controcor-rente, si rischia in questo modo di rallentare il lavoro politico per questioni inutili e secondarie. In particolare, quando su certe que-stioni sorgono delle contraddizio-ni, come sul sindacato, è necessa-rio confrontarsi con il responsabile dell’Organizzazione e durante le riunioni come questa per cerca-re di risolvere tali contraddizioni, ma se ciò non è possibile, bisogna voltare pagina e andare avanti sul-le cose che si condividono, sen-za insistere ossessivamente su tali contraddizioni se per il momento, dopo le dovute spiegazioni, si è capito che non sono risolvibili.

In conclusione, gli si chiede di stabilire insieme al Partito che tipo di impegno è disposto a dare sia nel lavoro politico generale, sia soprattutto nel lavoro sindacale. Il compagno ha espresso la volontà di essere semplicemente un “ma-novale”, il Partito rispetta tutte le volontà di ogni singolo individuo ma allo stesso tempo sprona i pro-pri componenti ad una collabora-zione più attiva e collaborativa per aiutare i compagni nel lavoro po-litico, quindi oltre che “manova-le” si sprona il compagno ad inte-ressarsi, come citato prima, delle questioni sindacali ed iniziare un lavoro di cronaca e denuncia.

Si precisa che tutte le mansioni assegnate ai compagni sono “man-sioni di tutti” nel senso che ogni compagno ha un compito ben pre-ciso ma non deve sentirsi solo nel lavoro che svolge, i responsabi-li di organizzazione oltre a guida-

re il lavoro devono essere compli-ci e di aiuto attivo, così come ai simpatizzanti si chiede non di es-sere “manovali” o spettatori, bensì protagonisti della lotta di classe e del radicamento del Partito, pren-dendo esempio dalle fondamentali parole del compagno Scuderi, pro-nunciate durante la citata Sessio-ne plenaria del CC, per una sere-na vita interna del Partito: “Se si manca di sincerità, di lealtà e di franchezza, e se non si dice tutto quello che abbiamo in testa e ab-biamo nel cuore poi alla fine finia-mo per non capirci o creare del-le riserve e delle problematiche. Quindi tutti noi di fronte al CC, di fronte al Partito dobbiamo es-sere delle menti aperte e dei cuo-ri aperti e mai avere delle riserve. Sputare fuori tutto quello che vo-gliamo dire, a quel punto ci aiutia-mo l’uno all’altro, perché nessuno ‘nasce imparato’, perché nessuno è perfetto, tutti, compreso il Segre-tario generale, abbiamo bisogno dell’uno e dell’altro”.

Come ci ricorda spesso il com-pagno Scuderi, non c’è nulla al mondo più bello, più utile e più appagante per il progresso sociale e l’emancipazione del proletariato e dell’intera umanità che donare la propria vita alla causa del sociali-smo. Buon lavoro marxista-lenini-sta allora a tutti noi.

Radichiamo e sviluppiamo il PMLI a Modena e provincia!

Spazziamo via il governo del nuovo duce Renzi!

Mettiamocela tutta, ciascuno al proprio posto di combattimento in base ai compiti che ci ha assegnato il Partito e concentrati sulle priori-tà, per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso affinché trionfi il socialismo e il proletariato con-quisti il potere politico!

Uniti e combattivi, coi Maestri e il PMLI vinceremo!

N. 43 - 26 novembre 2015 PMLI / il bolscevico 15BAnchinO di pROpAgAndA deL 13 nOveMBRe

La viva e costante presenza in piazza del pMLi circondata dall’interesse dei modenesi

Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi

Dal corrispondente �dell’Organizzazione di Modena del PMLIContinua con successo la pro-

paganda marxista-leninista a Mo-dena. Nel banchino tenuto in cen-tro città venerdì 13 novembre – uno dei numerosi già program-mati fino ad inizio 2016 - sono stati distribuiti centinaia di vo-lantini, tutti esauriti, autoprodot-ti dall’Organizzazione locale del Partito, contro il governo del ne-oduce Renzi.

Le masse popolari continua-no a contestare il governo in ca-rica, si è avuto modo di parlare con dei lavoratori che ci hanno

raccontato le loro situazioni dif-ficili, di estrema povertà e preca-rietà causate dalle “riforme” ren-ziane e hanno dato ragione alle tesi rivoluzionarie del PMLI per abbatterle.

La nostra viva e costante pre-senza in piazza tra le masse po-polari modenesi con dibattiti e discussioni è uno tra gli elemen-ti fondamentali per la propagan-da marxista-leninista, dobbiamo interagire con esse e ascoltare le loro problematiche ed invitarle anche a scrivere per Il Bolscevi-co, che tra l’altro è andato nuova-mente a ruba. Abbiamo ricevuto consistenti donazioni dai mode-

nesi che si interessano sempre di più alle attività del nostro Parti-to. La settimanale stampa de Il Bolscevico a cura delle Organiz-zazioni di Modena e di Castelve-tro, nonostante richieda un sacri-ficio economico, trova riscontro nelle spontanee sottoscrizioni dei modenesi, le casse del Partito mi-gliorano e danno modo di prose-guire con serenità le attività. Que-sto è un ottimo segnale di fiducia delle masse popolari nei confron-ti del PMLI, il quale è l’unico ad essere sempre presente in piazza, i partiti pseudocomunisti e di al-tro genere sono praticamente as-senti.

Continuiamo con forza e fi-ducia nella lotta contro il capita-lismo e l’imperialismo, per il so-cialismo!

Lavoriamo nelle nostre cit-tà per radicare un forte e gran-de PMLI che spazzi via le giunte comunali e il governo del nuovo duce Renzi affinché il proletaria-to arrivi alla conquista del potere politico!

ë DALLA 14ª

Accade nulla attorno a te?RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’

Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse, Corrispondenze operaie e Sbatti i si-gnori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 18/11/2015

ore 16,00

Modena, 13 novembre 2015. In-teressanti discussioni intorno al banchino di proganda del PMLI, a cui ha partecipato il compagno Fe-derico Picerni, Responsabile della Commissione Giovani del CC del PMLI (foto Il Bolscevico)

Page 16: Perché gli attacchi terroristici a Parigi e’ la barbarie ... · Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie- Anno XXXIX -N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio

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