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PER UNO STUDIO SUL TERZO CENTENARIO DELLA MORTE DI TERESA DE JESUS I. Prodigi e profetismo GIULIANA DI FEBO Università di Roma - La Sapienza También se pueden imitar los santos en procurar soledad y silencio... Premessa La celebrazione del terzo centenario della morte di Teresa de Jesús non è stato finora oggetto di studio approfondito da parte della storiografia. Ad eccezione di pochi e parziali contributi1 manca una ricostruzione della portata e dell’incidenza che l'avve- nimento ebbe in diversi ambiti. Eppure molti sarebbero i temi da sottoporre ad indagine: la sua collocazione all’interno della storia dell’Ordine, il modello di santità e le forme di culto che vi emer- gono, l’interazione con i processi culturali e politici in atto nella seconda metà dell’ottocento. Tanto più questa ricostruzione ci appare necessaria se teniamo presente il grande impulso organiz- zativo e propagandistico, la vastità di iniziative devozionali e cul- turali, la rilevanza nazionale e internazionale che connotarono il centenario del 1882, sì da rappresentare una svolta in senso «mo- derno» rispetto alle precedenti celebrazioni. Dal punto di vista storiografico, le tensioni di cui fu al centro ne fanno una cassa di risonanza delle dinamiche sviluppatesi nella Chiesa e nella socie- 1 Tra i contributi sul terzo centenario risulta molto utile per la quantità di indicazioni bibliografiche e di documenti di archivio l’effica- ce sintesi offerta da J. Bosco S anromán , Anteriores centenarios de la muerte de Santa Teresa, in «Revista de espiritualidad», 40 (1981) 331-353; sul tema inoltre cfr. T. Á lvarez , Exaltación de los autógrafos teresianos hace un siglo, in «Monte Carmelo», 89 (1981) 301-316; M a Victoria Molins, El Tercer Centenario de la muerte de Santa Teresa, y el beato Enrique de Osso, in «Monte Carmelo», 89 (1981) 3-51; M. Revuelta González, El cente- nario de Santa Teresa y los jesuítas apolíticos in La Compañía de Jesús en la España Contemporánea, t. I, Madrid 1983, pp. 713-715. Teresianum 40 (1989/2) 491-515

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PER UNO STUDIO SUL TERZO CENTENARIO DELLA MORTE DI TERESA DE JESUS

I. Prodigi e profetismo

GIULIANA DI FEBO Università di Roma - La Sapienza

También se pueden imitar los santos en procurar soledad y silencio...

Premessa

La celebrazione del terzo centenario della morte di Teresa de Jesús non è stato finora oggetto di studio approfondito da parte della storiografia. Ad eccezione di pochi e parziali contributi1 manca una ricostruzione della portata e dell’incidenza che l'avve­nimento ebbe in diversi ambiti. Eppure molti sarebbero i temi da sottoporre ad indagine: la sua collocazione all’interno della storia dell’Ordine, il modello di santità e le forme di culto che vi emer­gono, l’interazione con i processi culturali e politici in atto nella seconda metà dell’ottocento. Tanto più questa ricostruzione ci appare necessaria se teniamo presente il grande impulso organiz­zativo e propagandistico, la vastità di iniziative devozionali e cul­turali, la rilevanza nazionale e internazionale che connotarono il centenario del 1882, sì da rappresentare una svolta in senso «mo­derno» rispetto alle precedenti celebrazioni. Dal punto di vista storiografico, le tensioni di cui fu al centro ne fanno una cassa di risonanza delle dinamiche sviluppatesi nella Chiesa e nella socie­

1 Tra i contributi sul terzo centenario risulta molto utile per la quantità di indicazioni bibliografiche e di documenti di archivio l ’effica­ce sintesi offerta da J. Bosco S a n r o m á n , Anteriores centenarios de la muerte de Santa Teresa, in «Revista de espiritualidad», 40 (1981) 331-353; sul tema inoltre cfr. T. Á l v a r e z , Exaltación de los autógrafos teresianos hace un siglo, in «Monte Carmelo», 89 (1981) 301-316; M a Victoria Molins, El Tercer Centenario de la muerte de Santa Teresa, y el beato Enrique de Osso, in «Monte Carmelo», 89 (1981) 3-51; M. Revuelta González, El cente­nario de Santa Teresa y los jesuítas apolíticos in La Compañía de Jesús en la España Contemporánea, t. I, Madrid 1983, pp. 713-715.

Teresianum 40 (1989/2) 491-515

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tà spagnola del primo decennio della Restaurazione di Cánovas. Un primo segnale di queste tensioni e dell’importanza politica che viene attribuita anche da parte governativa al centenario è evidente nelle polemiche suscitate dalla elezione a presidente del­la Giunta nazionale, preposta alle celebrazioni, del primo mini­stro Sagasta; elezione che per l’identificazione di Sagasta con l’ala più avanzata dello schieramento liberale governativo pro­dusse divisioni e scontri nel mondo cattolico.

Ugualmente il centenario si pone come osservatorio privile­giato del radicalismo intransigente che permea settori della Chie­sa, un esempio del quale è l’utilizzazione da parte carlista dell’av­venimento come occasione di legittimazione dell’integralismo più estremo contro ogni forma di conciliatorismo moderato.

Sul piano internazionale due fattori intervengono invece a modellare il culto e la «santità» teresiana: la laicizzazione dello Stato avviata dalla Terza Repubblica in Francia proprio in quegli anni, e i riflessi, le ripercussioni sulla Chiesa spagnola della «questione romana». I due processi di formazione dello Stato mo­derno, con conseguente deconfessionalizzazione e laicizzazione che, pur in tempi e con itinerari diversi, si andavano verificando in Francia e in Italia, vengono infatti avvertiti dalla Chiesa come minaccia alla propria egemonia e compattezza religiosa.

Sul piano devozionale questo clima ha un suo riscontro nell’evocazione del «potere di intercessione» di Teresa per la va­nificazione e l’allontanamento di questi «pericoli». Tanto più drammaticamente sono vissuti questi avvenimenti in quanto si calano in un momento di difficile distensione tra governo e Chie­sa. Emblematica di questa fase, e anche della resistenza della Chiesa ad ogni tentativo di modernizzazione, è la posizione ostile assunta da gran parte di essa nei confronti dell’articolo II della Costituzione del 1876, che rappresenta un compromesso tra con­fessionalità dello Stato e tolleranza di culto2.

Tenendo presente questo contesto l’episodio del «prodigio delle spine» del cuore di Teresa, su cui ci soffermiamo nella pri­

2 L ’articolo II della Costituzione approvato il 12 maggio del 1876 sot­to il governo Cánovas recita nei suoi tre paragrafi: «La religión católica, apostólica y romana es la del Estado. La Nación se obliga a mantener el culto y sus ministros./ Nadie será molestado en territorio español por sus opiniones religiosas, ni por el ejercicio de su respectivo culto, salvo al respeto debido a la moral cristiana./ No se permitirán, sin embargo, otras ceremonias ni manifestaciones públicas que las de la religión del Estado.» Riportato in V. Palacio Atard, La España del siglo X IX , Espasa- Calpe, Madrid 1981, p. 515.

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ma parte di questo lavoro, va visto anche alla luce di queste ten­sioni e in particolare delle difficoltà che marcano il progressivo ristabilimento degli ordini religiosi che erano stati sciolti con i drastici provvedimenti emanati a partire dal 1835 2bis. Non a caso questi fatti saranno al centro della vicenda miracolistica. Ma l’episodio è anche sintomatico della compresenza nel centenario di diversi piani che interagiscono nella determinazione del culto e del modello di santità teresiani. In questo caso ci troviamo di fronte a una riproposizione evidente di modelli barocchi che tro­vano un nuovo impulso in quell'atmosfera di profezie, di rivela­zioni e apparizioni che caratterizza gran parte dell’ottocento.

A questo proposito anticipiamo subito che proprio la plurali­tà di aspetti e di componenti religiose, culturali e politiche che connotano la celebrazione della ricorrenza rendono difficilmente riconducibile ad un'unica dimensione il modello di santità di Te­resa che vi viene esaltato. Nel centenario infatti i caratteri devo­zionali ispirati alla tradizione convivono con istanze e preoccupa­zioni — spesso esplicitate nella forma della contrapposizione — legate all’ingresso nell'orizzonte culturale e politico della secon­da metà dell’ottocento del positivismo, del razionalismo, del libe­ralismo. In questo senso i certámenes, offrono un importante ter­reno di verifica sia dell’influenza dei nuovi filoni di pensiero, nel­la interpretazione della figura e degli scritti teresiani, sia nell’ac­centuazione dell’esaltazione di Teresa scrittrice eccelsa in funzio­ne esemplare dell’armonia tra scienza e fede.

Nel presente lavoro si tenterà di offrire una prima riflessione su determinati temi con la consapevolezza di lasciare molti fili sospesi che meritano senz’altro un’ulteriore approfondimento e un' estensione dell'indagine. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro pensiamo di far seguire all'analisi della vicenda delle spine alcune riflessioni sul pellegrinaggio a Roma (monopolizzato dai carlisti ed annullato da Leone XIII) e dei certámenes, in parti­colare quelli celebrati a Salamanca, per la rilevanza che acquistaro­no all’interno delle numerose iniziative culturali di cui è costellato il centenario. Ci sembrano infatti due episodi che, in modi e forme diverse, si costituiscono come realtà paradigmatiche della comples­sità dei piani e dei risvolti che caratterizzano la ricorrenza del 1882.

2bis In realtà si tratta di una serie di decreti che cominciarono con il sopprimere la Compagnia di Gesù e finirono con la soppressione di tutti gli ordini religiosi, la maggior parte dei quali si andò ricostituendo nella seconda metà del secolo X IX . Sull'argomento cfr. M. R e v u e l t a G o n z á l e z ,

La exclaustración, B.A.C., n. 383, Madrid 1976.

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Infine va detto che un importante stimolo a questa ricerca mi è venuto dalla massa di fonti a stampa e manoscritte che si con­servano del centenario, gran parte delle quali ho potuto consulta­re nel Teresianum e nell’Archivio Generale dell'Ordine dei Car­melitani Scalzi di Roma.

Il «prodigio delle spine»

Una straordinaria circolazione di notizie su portenti e fenomeni soprannaturali, messi in rapporto a contingenze storiche e politiche, si registra in Europa durante quasi tutto il secolo diciannovesimo. Questi eventi miracolistici vengono segnalati con particolare intensi­tà in Francia e in Italia proprio negli anni '703 e in relazione ad av­venimenti vissuti come calamità da vasti settori del mondo cattoli­co: la sconfìtta subita dai francesi nella guerra contro la Prussia, la presa di Roma, gli sconvolgimenti della Comune.

In questo clima costellato di «segni» provvidenziali, volta a vol­ta pervasi da profetismo apocalittico o da attese rigenerazioniste, va inserito, per quanto riguarda la Spagna, l’episodio all’epoca cono­sciuto come «prodigio delle spine». L ’apparizione di spine nel cuore di Teresa de Jesús, custodito in un reliquiario ed esposto alla vene­razione nel convento delle carmelitane scalze di Alba de Tormes, si sarebbe verificata a partire dal 1836; ma in realtà diventa oggetto di interesse ufficiale da parte della Chiesa negli anni '70 quando il ve­scovo di Salamanca Joaquín Lluch y Garriga decide di istruire un processo giuridico per accertare la natura del fenomeno4.

Se ci soffermiamo su questo episodio è perché esso viene ad ac­quistare una consistente rilevanza nel centenario del 1882. Inoltre l’analisi delle modalità di rappresentazione che del «prodigio» ven­gono proposte in diversi ambiti permette di cogliere all’interno delle ripercussioni di un clima generale, urna specificità di dimensioni simboliche e culturali proiettate sul culto del cuore di Teresa.

3 A l r igu a rd o c fr . P. S t e l l a , Per una storia del profetismo apocalitti­co ottocentesco, in «R iv is ta d i s to r ia e le tte ra tu ra re lig io s a » , IV (1968) 448-469; P.G. C a m a ia n i, Castighi di Dio e trionfo della Chiesa. Mentalità e polemiche dei cattolici temporalisti nell’età di Pio IX , in «R iv is ta S to r ica Ita lia n a », 87 (1976) 708-744; J. M a r i e M a y e u r , Mgr Dupanloup et Louis Veuillot devant les «prophetiés contemporaines» en 1874, in «R e v u e d ’H i- s to ire de la S p ir itu a lité » , 48 (1972) 193-204.

4 T u tta la docu m en taz ion e del p ro cesso venne in v ia ta a lla P ro cu ra gen era le de i C arm elitan i Sca lz i d e lla C on gregaz ion e di Spagna p resso la Santa Sede. Essi sono con serva ti n e ll ’A rch iv io G en era le OCD di R om a, in Proceso original jurídico hecho con todas las formalidades por el Obispo de Salamanca en el año 1874 en torno a las espinas nacidas en el Corazón de S. Teresa de Jesús desde el año 1836.

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Una possibilità di ricostruzione della mentalità circolante sull’episodio ci viene dall’articolo pubblicato nel 1882 su «La Cruz» — una delle riviste cattoliche più diffuse all'epoca — dal titolo El corazón de Santa Teresa de Jesús, su transverberación y sus espinas5. In realtà, come viene chiarito, lo scritto è la ripro­duzione esatta dello stesso articolo apparso sulla rivista nel 1875 e si ritiene «utile e necessario» ripubblicarlo in occasione del centenario. Già fin dal titolo si manifesta la propensione, fatta propria da molti scritti che si occupano della vicenda, a stabilire una continuità tra la transverberazione e il «prodigio delle spine». Nell’articolo, dopo un riferimento alle vicende subite dal cuore di Teresa dopo la sua morte in cui viene accreditata la leg­genda dell’estrazione del cuore da parte di una novizia, si segna­lano i due «fatti soprannaturali», visibili e «palpabili con le pro­prie mani», che si possono ammirare sul cuore-reliquia di Teresa: la ferita prodotta dal «dardo» dell’angelo e «la nascita e crescita di quattro spine scaturite dal vertice del cuore». Si aggiunge che questo secondo prodigio è suscettibile di ammirazione «fino a che la Chiesa non ne dichiari l ’errore»6. L ’esperienza della tran­sverberazione, che avrebbe lasciato una traccia nell’«apertura» impressa nel cuore, è vista come un precedente del fenomeno dell’apparizione delle spine e ne rafforza la credibilità. I due pro­digi vengono ad esaltare la centralità del culto del cuore di Tere­sa in termini accentuatamente fisici.

Nell’articolo viene riportato il brano del capitolo XX IX della Vida in cui Teresa racconta l’episodio della transverberazione e la lettura che ne viene fatta è in termini esclusivamente «corpo­rei». Non vi viene tenuta in nessun conto la specificità del lin­guaggio simbolico usato — ricco di suggestioni epitalamiche e ti­pico della tradizione mistica — e la cui decodificazione avrebbe svelato il significato spirituale dell'esperienza.

In realtà la lettura in chiave fisica che la rivista propone del­la transverberazione ha dominato per secoli nella tradizione tere- siana favorendo la diffusione nell’immaginario collettivo dell’idea di una miracolosità del cuore di Teresa tangibile e visibile. La forza di questa rappresentazione ha un suo risvolto teologico nell’inserimento e permanenza, fino ad epoca recente, della ter­minologia della trafissione anche nella liturgia teresiana. In ter­mini essenzialmente fisici, e senza subire modificazioni fino al

5 «La Cruz», 2 (1882) 552-562. L ’articolo non è firmato. La sigla E. De O., posta a p. 561 fa pensare che l ’autore possa essere Enrique de Osso.

6 Ibidem, p. 553.

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1973 7, viene evocata la transverberazione nella liturgia della messa che si celebrava il 27 agosto, a partir^ dal 1726 (anno in cui venne dichiarata festa da Benedetto XIII).

A questo proposito risulta di estremo interesse l’interpreta­zione dello studioso carmelitano Efrén de la Madre de Dios per il quale la visione descritta da Teresa risponderebbe ai canoni della spiritualità tipica dei santi del carmelo. Per il teresianista si trat­ta di una «visione immaginaria» in cui il dolore, come afferma la stessa Teresa, è spirituale e non corporale:

Sin necesidad de negar el hecho de la transverberación, tal co­rno la Iglesia lo celebra, conviene rechazar de antemano que se trate de una vulneración física en la mencionada visión, cuya principal realidad, verdadera merced del dardo, era espiritual; de suerte que el efecto del cuerpo era indirecto, por la redun­dancia del alma. La visión era accidental. Se trata, pues, de un gran sentimiento de amor infuso que algunas veces iba acom­pañado de aquella visión...8

Ma nell’ottocento era invece dominante la versione in chiave «corporea» dell’esperienza. La ritroviamo sulla rivista «La Cruz» e in altri scritti che hanno per oggetto la vicenda delle spine. An­zi, nell’articolo esaminato, in conformità con il fisiologismo dila­gante nell’epoca, la fisicità miracolosa delle ferite prodotta dal dardo viene rafforzata dalle descrizioni anatomiche presenti nei pareri dei medici e dalla rappresentazione in chiave antropomor­fica dell’angelo:

Tan grandes eran las avenidas de los favores del cielo que ate­soraba y represaba su corazón, que un ángel de aquellos que

7 Fino al 1973 nella messa per la festa della Transverberazione il Prefatio S. Teresa recita: «... et Angeli visione ignito iaculo praecordia eius transverberantis, vehementis infiammare...»; la Oratio «Deus, qui il­libata praecordia beatae virginis Teresiae, Sponsae tuae (ac Matris no- strae), ignito iaculo transfixisti...», la Secreta: Majestati tuae, quaesumus Domine, beatae Teresiae precibus nostra sit accepta devotio: cui trasfixi et combuisti cordis ejus digne placuit holocaustum». Il testo liturgico ve­niva sostituito nel messale del 1973 con un’interpretazione teologica in chiave spirituale in cui non si fa riferimento esplicito alla visione dell’an­gelo. Su quest’ultimo punto cfr. M. D ie g o S à n c h e z , Hacia una liturgia car­melitana. Contenido teològico del nuevo «Proprium Missarum» OC.D., in «Ephemerides Carmeliticae, 29 (1979) pp. 429-432.

8 Visiones y censuras (1558-1560) in E. de L a M adre de Dios y O. Steg- ging, Tiempo y vida de Santa Teresa, B.A.C., n. 289, M adrid 1968, pp. 556- 557.

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son diestros en el arte de herir, para consolarla tuvo que ensan­charle el corazón, abriéndole larga herida y profunda, tanto, que le atravesó las aurículas y ventrículos, según dictamen facultativo 9.

Da questa interpretazione nello scritto si fa discendere un al­tro «miracolo» e cioè il fatto che Teresa continuò a vivere per più di venti anni con la «ferita fisica reale causata dal serafino». L ’esistenza della ferita sarebbe stata dichiarata con giuramento dalla priora Catalina del Santo Angelo nella testimonianza offerta nel processo di beatificazione del 1591 10. Conseguentemente, per un procedimento analogico che si fonda essenzialmente sulla vul­nerabilità del cuore di Teresa, non è meno «meravigliosa» e cre­dibile la comparsa di «escrescenze o spine».

A sostegno della plausibilità del fenomeno vengono citati i documenti raccolti nel processo istruito dal vescovo di Salaman­ca Joaquín Lluch e inviati nel 1874 alla Procura Generale dei Car­melitani Scalzi con sede a Roma.

Il confronto tra i documenti riportati nell’articolo e gli atti conservati del processo ci permette di ricostruire sia le lacune neH’informazione sia le linee essenziali dello schema simbolico e culturale su cui è modellata la rappresentazione dell’episodio, schema, che con qualche variante, ritroviamo anche in altri scritti.

Il primo elemento a favore della credibilità del prodigio è ravvisato nell'inesistenza, sul cuore di Teresa, per circa duecento- cinquanta anni, di alcun indizio miracoloso. Le spine viceversa appaiono nel XIX secolo, epoca caratterizzata da grande corru­zione e peccato i cui segni sono evidenti nel cuore di Teresa, la santa antieretica per eccellenza:

Estaba reservado al siglo X IX herir por su ingratitud y enor­mes pecados el corazón de la Santa que más ha trabajado por

9 «La Cruz», p. 555.10 Ibidem, p. 556. È curioso che venga citata la testimonianza di Ca­

talina del Santo Angelo come prova dell’esistenza della ferita e non venga invece tenuto in nessun conto quanto essa dichiara sulla vicenda dell’estrazione del cuore. Nella testimonianza di Catalina de Santo Ange­lo, ormai ritenuta la più attendibile, si afferma che il cuore venne estrat­to da medici per verificare, constatata la incorruttibilità del corpo di Te­resa, se fosse stata effettuata imbalsamazione e non si fa menzione alcu­na della ferita. Il brano concernente la testimonianza è riportato nell’Ap­pendice documentaria (documento n. 1). Si sceglie, invece, in questa sede e in altri scritti, la leggenda dell’estrazione del cuore da parte di una no­vizia.

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promover la gloria de Dios y librar a España del azote de la herejía» n .

Le spine esprimono sofferenza ed espiazione ma anche am­monimento profetico:

¡Un corazón inocente y puro brotar espinas para herir corazo­nes impuros y pecadores! 12.

La coincidenza tra l'insorgenza delle Spine e i «mali» dell'epoca ripropone, ma, con accenti enfatizzati, ima interpretazione diffusa nelle testimonianze rese, in occasione del processo, dalle carmelita­ne del convento di Alba de Tormes. Dalle deposizioni emerge infatti, urna sostanziale concordanza sulle date in cui sarebbero cominciate ad apparire le spine 13. Tutte le suore affermano che, o per sentito raccontare o per averlo visto direttamente, le prime due spine sa­rebbero comparse nel 1836, in coincidenza con la soppressione degli ordini religiosi maschili.

Che il provvedimento di exclaustración emanato dal governo Mendizàbal, in realtà T l l ottobre del '35, fosse vissuto in termini drammatici è attestato dai toni usati dalle religiose. Ricorrono frequentemente nelle testimonianze espressioni come «triste av­venimento» 14, «terribile persecuzione» 15.

AlTinterno del clima di paura e di minaccia il prodigio viene ad assumere il senso della prowidenzialità della presenza del so­prannaturale nelle vicende umane al fine di suscitare pentimento ed espiazione; il suo verificarsi post eventum attesterebbe la soli­darietà e la condivisione del dramma da parte di Teresa. In alcu­ne testimonianze vengono chiaramente esplicitati l'attesa e il bi­sogno di un messaggio «miracoloso».

In questi termini la carmelitana Maria Teresa de Jesús ripor­ta quanto udito sull’argomento da Paula de Jesús che scopriva le spine il 18 marzo del 1836, e cioè il giorno prima della festa di San Giuseppe:

... que así mismo la expresada Madre y Maestra manifestò repe­tidas veces a la declarante y demás novicias que desconsolada y

11 Ibidem, p. 558.12 Ibidem.13 Proceso jurídico original... Fascicolo 220-d.14 Testimonianza di Ana Rafaela del Corazón de María. Fascicolo

220-d, f. 14.15 Testimonianza di M a Teresa Candelas de S. Teresa. Fascicolo 220-

d, f. 14.

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afligida por la persecución que en aquella època sufrieron las comunidades de religiosos y la anunciada expulsión de sus con- ventos la ocurrió ver si en las reliquias de la Santa Madre ob- servava alguna serial corno en otras épocas, de tribulaciones y persecuciones, se habian visto en alguna de ellas, y entonces notò en el corazón las dos expresadas espinas... 16.

Mentre incerte risultano le testimonianze sulla comparsa del­la quarta spina, che solo per alcune suore sarebbe da situarsi nel 1870, tutte le suore concordano sul fatto che la terza spina sareb­be apparsa il 27 agosto del 1864, giorno della festa della Tran- sverberazione.

Questa coincidenza viene utilizzata nell’articolo de «La Cruz» come rafforzamento della costruzione della continuità e dell’in­terdipendenza tra la transverberazione e il «miracolo» delle spine in sintonia con la funzione storico-salvifica assegnata al cuore di Teresa.

Sul piano dell’informazione è invece significativa della sua 'intenzionalità’ la selezione e le omissioni operate nei confronti dei documenti.

In primo luogo si sorvola sull’intervento dei Bollandisti che nel 1845, sulla base delle informazioni ricevute dalla priora del convento di Alba de Tormes, esprimevano parere negativo sulla vicenda 17. Come prova della «miracolosità» del fenomeno viene riportata per intero la relazione inviata a Roma il 5 giugno del 1870 dalla priora e dalle tredici religiose del convento al Procura­tore Generale dell’Ordine. In realtà le religiose si limitano ad at­testare l’insorgenza nel 1836 e nel 1864 di «filamenti che hanno forma di spine e per questo le si chiama così» 18.

16 Fascicolo 220-d, f. 20.17 Ibidem, f. 14.18 II parere dei Bollandisti è riportato nell’Appendice documentaria

(documento n. 2). A questo proposito va precisato che nella testimonianza resa dalla priora Josefa Ignacia del Corazón de Jesús nel 1873, in occa­sione del processo, si dichiara che la Priora Raimonda de S. Teresa, a causa delle voci che cominciavano a circolare sulla vicenda e delle nume­rose richieste di spiegazione che arrivavano, «contestò por mandato de sus superiores no dando importancia alguna a la aparición y echando tierra a este asunto en atención a las circunstancias calamitosas que se atravesaba, y al temor de que fuera motivo para que pudiera ser trasla­dado el corazón y verse ellas privadas de tanto consuelo en la posesión de tan sagrada reliquia...» (Fascicolo 220-d, f. 20). Questa testimonianza della priora viene interpretata da Pasquale di Gesù e Maria, commissario apostolico e procuratore generale dei Carmelitani Scalzi della congrega­

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Viene inoltre pubblicato il dictamen facultativo (parere medi­co) emesso dai medici M- Elena e D. Sánchez in occasione del processo. Il dictamen presenta una minuziosa descrizione «anatomico-patologica» — effettuata dall’esterno del reliquiario — delle «escrescenze che sembrano spine» situate nella parte in­feriore del reliquiario. Il risultato dell'analisi esclude che le spine possano essere state prodotte dalla polvere. Inoltre poiché lo stesso fenomeno non si è verificato nel «braccio incorrotto», anch’esso ermeticamente chiuso in un reliquiario, si conclude con la dichiarazione di impossibilità da parte della scienza a spie­gare in modo soddisfacente il fatto, che viene pertanto definito preternatural o «prodigioso» 19.

Nella rivista non si fa menzione di altri due dictámenes rila­sciati nel processo: quello di José Esteban Lorenzo, professore della Facoltà di Medicina di Salamanca e quello di Angel Villar y Maclas, dottore in Medicina e farmacia. Vale la pena di riassu­merli nelle linee essenziali. Il dottor Esteban emette un parere completamente diverso da quello dei suoi colleghi Elena e Sán­chez. Parla infatti di «produzione di differenti dimensioni» che hanno origine nel sedimento di polvere che si è andato depositan­do con gli anni nel reliquiario e nega ogni «soprannaturalità» al fatto esprimendo al tempo stesso la propria preoccupazione per i danni che questi «errori» possono provocare ai veri miracoli. Il referto termina molto laconicamente:

[...] que no puede dudar respecto de la naturaleza vegetal de las excreciencias, puesto que su forma arboriforme ramificada es propia de estos cuerpos, no pudiendo asegurar a que género pertenecen, mientras no se extraigan del vaso de cristal que los contiene y se analicen detenidamente con el fin de depurar la verdad y ultimar tan delicado asunto 20.

zione di Spagna, come la causa della risposta negativa data ai Bollandi- sti. Inoltre nella relazione stesa sul processo sostiene che in realtà la priora Raimonda de S. Teresa con l ’espressione usata al riguardo nella lettera ai Bollandisti non nega il fatto ma lo pone in termini di dubbio. In realtà il commissario apostolico traduce dallo spagnolo l ’espressione «nada es cierto», in modo scorretto, in «niente di certo» invece che «nien­te di vero» (In Relazione documentata intorno alle spine nate nel cuore di Santa Teresa di Gesù dall'anno 1836 sino al 1870. Fascicolo 220-g., f. 5).

19 II dictamen venne emesso il 31-8-73. Fascicolo 220-d, ff. 9 e 10. È riportato nell’Appendice documentaria (documento n. 3).

20 II dictamen del dott. Esteban venne anch’esso emesso il 31-8-73. Fascicolo 220-d., ff. 11 e 12.

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In sospeso rimane invece il parere del dott. Villar y Macias che sostanzialmente rifiuta di pronunciarsi per mancanza di un resoconto dettagliato sulla storia precedente della reliquia e so­prattutto per l ’impossibilità di poter effettuare uno studio anali­tico a causa della mancata apertura del reliquario 21.

Ma non sono queste le uniche imprecisioni e lacune riscon­trabili nella documentazione riportata nell’articolo. In modo par­ziale vi viene riprodotta la lettera del vescovo Joaquín Lluch in­viata il 6 aprile del 1872 al Procuratore Generale dei Carmelitani Scalzi. Si omette infatti il seguente brano, che risulta invece illu­minante sulla posizione prudente assunta dal prelato nella vicenda:

Esto es admirable, pero no milagroso, pues se explica natural­mente y V.R. habrá visto más de una vez vegetales de una clase que nacen y crecen dentro de una botella de cristal cerrada herméticamente22.

Tuttavia la rivista «La Cruz» non è la sola fonte di tra­smissione del «prodigio delle spine». Esso viene riproposto e non solo in Spagna, in altre numerose sedi. Comune a tutti gli scritti è il riadeguamento dell'episodio alla luce di contin­genze storiche proprie degli anni '80. Diventa ridondante l’in­terpretazione in chiave simbolico-corporea del cuore di Tere­sa accompagnata da una funzione profetica e storico­salvifica.

Contro l’«empietà e l’eresia» che dilaga in Spagna e con­tro il tentativo di strumentalizzazione del centenario da parte di «club e società massoniche» insorge Enrique de Osso — devoto animatore delle celebrazioni teresiane — dalle pagine della «Revista de Santa Teresa». Per questi «mali» «soffre il cuore di Teresa:

Meditemos estos ayes justísimos del corazón de la Santa y no seamos nosotros, los buenos españoles, parte para que los haya de repetir el corazón transverberado y espinado de la Santa de nuestro corazón 23.

Lo que está pasando no puede sufrirlo el corazón de la San­ta sin fatigarse mucho. Rodeado de misteriosas espinas, respi­rando sangre todavía su corazón transverberado, no sufrirá siempre por los enemigos, y vayan enseñoreándose del mundo 24.

21 II dictamen del dott. Villar y Macias venne emesso il 21-1-74. Fa­scicolo 220-d, ff. 33 e 34.

22 Fascicolo 220-h.23 Santa Teresa de Jesús y su centenario in «Revista de Santa Tere­

sa», n. 118, 1882, p. 276.24 Desde la soledad, Ibidem, p. 279.

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Ma la diffusione e la propaganda del «prodigio delle spine» si deve soprattutto al libro del sacerdote Nemesio Cardellac, Santa Teresa, de Jesús y las espinas de su corazón25. L ’opera edita nel 1976 a Valenza, trova una notevole ricezione in scritti pubblicati su Teresa de Jesús in occasione del centenario; inoltre viene tra­dotta e pubblicata in Germania, in Francia e in Italia26.

Il libro si apre con la riproduzione nelle prime pagine di due litografie raffiguranti il cuore di Teresa nei suoi due lati a cui fa seguito l'elenco particolareggiato della forma, del colare, della posizione, della grandezza della ferita e delle spine che diventano quindici. Si segnala inoltre la presenza di filamenti di lana e di stame, rametti e bastoncini.

Dopo una breve introduzione in cui Teresa viene esaltata se­condo lo steretipo barocco della santa antiluterana per eccellen­za, insieme con il «guerriero» Ignazio di Loyola, l’opera passa al­la ricostruzione minuziosa delle molteplici «apparizioni» contan­do fino a quindici spine. Vi si riportano, ma arricchiti da ulterio­ri osservazioni e commenti, due pareri «non ufficiali» precedente- mente espressi da Cardellac, rispettivamente nel 1873 e nel 1875, e che erano stati inviati al vescovo di Salamanca27 perché venis­sero inclusi negli atti processuali. In sostanza la tesi «scientifica» sostenuta è che, accertata l'inesistenza nel reliquiario di condizio­ni favorevoli alla nascita di «vegetazione naturale», le quindici spine scaturiscono direttamente dal cuore (e non dal deposito di polvere) e costituiscono indubbiamente un fatto miracoloso.

Anche in questo caso il parere viene rafforzato da «prove» quali appunto l’assenza di spine a partire dal 1726, come atteste­rebbero le analisi di medici fatte in quell'anno al fine di accerta­re la natura della «ferita».

25 N. Cardellac, Presbitero de la Congregación de la Misión, Santa Teresa de Jesús y las espinas de su corazón, Valencia 1876, pp. 177.

26 Riportiamo l’indicazione dei testi tradotti in Germania, in Francia, in Italia: N. C a r d e l l a c , Die heilige Theresia von Jesus und die Domen ih- res Herzens, Buchandlung, 1880; Id., Sainte Therèse de Jesus et les épines de son coeur..., Paris, 1882; Id., Santa Teresa di Gesù e le spine del suo cuore..., Venezia 1882.

27 Si tratta di un parere «senza carattere ufficiale», come viene chia­rito dallo stesso Cardellac, e che fu inviato al vescovo di Salamanca Joaquín Lluch perché lo inserisse negli atti del processo (Fascicolo 220-d). Questo primo parere viene sviluppato in una lettera del 29-4-75 in cui si riportano anche i risultati di un’ulteriore esame fatto sul cuore (Fascicolo 220-h).

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A parte le motivazioni pseudoscientifiche con cui Cardellac contesta i dictamenes dei medici Esteban e Villar y Macias, ciò che colpisce nell’opera è la serie di sincronismi provvidenziali che legano le periodiche apparizioni di spine situate in Un arco di anni che va dal 1836 al 1875. In realtà riguardo al 1836 viene ope­rata una rettifica: poiché le spine si sarebbero viste nel, '36 la lo­ro insorgenza sarebbe da situare per Cardellac all’anno preceden­te, quindi in perfetta simultaneità con i decreti di exclaustración. Ma oltre al 1835, altra data fatidica sarebbe il 1868, anno segnato dall’esilio della regina Isabella e da tentativi rivoluzionari. La let­tura della storia di Spagna degli ultimi quarant’anni (in realtà an­che il numero 40 è oggetto di cabale miracolistiche 28) è inserita in un proliferare di concomitanze tra eventi prodigiosi e avveni­menti disastrosi. Così nei giorni precedenti la rivoluzione di set­tembre le suore di Alba de Tormes avrebbero udito rumori di ve­tri in frantumi e colpi provenienti dal sepolcro di Teresa29. Il 1875, data in cui il libro viene scritto, è rappresentato come pun­to di arrivo di una curva ascendente di mali e sconvolgimenti, di rottura di assetti e perdita di valori, causati dal dilagare dell’ere­sia, del materialismo, del razionalismo:

Sólo sé que estamos en Mayo de 1875, que van siete anos y ocho meses de una revolución espantosa, altamente impia.y destruc- tora de todo lo existente, esa guerra infernal satànica, que ha desmoralizado y corrompido hasta el ùltimo rincón de Espana y del mundo, que ha pervertido los espiritus sublevando los ciudadanos contra las autoridades, a los jornaleros contra los propietarios, a los hijos contra los padres, a los hermanos con­tra los hermanos, a los pobres contra los rìcos...30.

L’ultima parte del libro raggiunge accenti deliranti che coin­volgono in una sorta di climax le spine e il cuore di Teresa raf­forzandone il messaggio simbolico-corporeo in chiave profetico- apocalittica:

La herida del amor, las voces del amor salen de lo alto y grueso del corazón en su parte derecha, que es lugar de privilegio, y

28 II Cardellac assegna un messaggio profetico ed espiatorio al nu­mero 40 (e cioè gli anni trascorsi dal 1835 al 1875) in quanto si ricolle­gherebbe al «Cuarenta. Sacro Quadragenario» con cui la Chiesa chiama numerosi fatti storico-religiosi tutti connotati dall’idea di penitenza e ca­stigo (Cardellac, p. 161).

29 Ibidem, pp. 102-103.30 Ibidem, p. 105.

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por lo tanto del Angel Custodio; mas las espinas nacen todas de la parte más baja, más retirada, más extrema de la izquierda, que es lugar de reprobación, el sitio de Satanás... ¿Será esto amenaza de un gran cataclismo? ¿Será la trompeta del serafín para excitar al combate? 31

Certamente queste sequenze si ricollegano a quel profetismo e visionarismo — che utilizza l’immaginario dell’Apocalisse — circolante nell’Europa di quegli anni; per certi aspetti alcune del­le rappresentazioni che abbiamo esaminate riecheggiano il simbo­lismo corporeo di cui è investito il culto del Sacro Cuore — illu­strato iconograficamente con la corona di spine — che in questi anni trova un notevole rilancio soprattutto in Francia 32 ; Ma nel caso di Cardellac, il profetismo si fonde con quelle specifiche for­me di culto di cui è stato oggetto il corpo di Teresa a partire dai processi di canonizzazione. Rispetto ad esse la novità è data dalla evidente ideologizzazione a cui l’assetto simbolico barocco viene sottoposto e che in certa misura anticipa quelle manifestazioni barocche, ancor più enfatizzate, che verranno proiettate sul cor­po di Teresa in anni successivi33.

Come abbiamo sottolineato il libro ebbe una notevole diffu­sione negli anni '80. Ad esempio, nel libro Teresa de Jesús 34 di A. Bravo y Tudela, viene citato in questi termini:

[folleto notabilísmo]..., a que fuera conveniente se diese mayor publicidad para consuelo e instrucción del pueblo cristiano 35.

L’episodio delle «prodigiose spine» è inserito in una narrazio­ne in chiave leggendaria ad uso «popolare» dei fenomeni che

31 Ibidem, p. 170.32 È del 1873 il famoso pellegrinaggio a Paray-le-Monial ispirato al

culto del Sacro Cuore e vissuto in chiave messianica ed espiatoria per gli avvenimenti francesi (sconfitta di Sedan e la Comune). Al riguardo cfr. P h . B o u t r y e t M. C in q u i n , Deux pèlerinages aux XIX siècle. Ars et Paray- le-Monial, Paris, 1980. Sulla simbologia del S. Cuore si veda in particola­re K. R a h n e r , Determinación del objeto del culto al Sagrado Corazón a la luz de la síntesis teològica, in Atti del Primer Congreso internacional so­bre el culto al Sagrado Corazón de Jesús, Barcelona 1961, pp. 58-66.

33 Mi riferisco all’ideologizzazione del culto operata in modo partico­lare in epoca franchista e di cui mi sono occupata in G. Di F e b o , Teresa dAvila. Un culto barocco nella Spagna franchista 1937-1962, Liguori, Na­poli 1988.

34 A B r a v o y T u d e l a , Teresa de Jesús. Leyenda religiosa, histórico- nacional, 2 voi., Madrid 1880.

35 Ibidem, p. 1.191.

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avrebbero accompagnato la morte di Teresa. Vi si evocano la «fragranza celestiale», l’esumazione del corpo trovato incorrotto, le vicende del «braccio incorrotto». Per quanto riguarda il cuore si propone la versione secondo cui dopo la morte di Teresa sareb­be stato «strappato» da una novizia che lo avrebbe tenuto nasco­sto come un «tesoro».

Sui miracoli effettuati dal cuore si sofferma Bonifacio Moral in un capitolo del libro Vida de Santa Teresa de Jesús para uso del pueblo, vincitore del primo premio del certamen letterario ce­lebrato a Salamanca in occasione del terzo centenario. Anche in questo caso il racconto del «prodigio delle spine» è costruito at­traverso l’utilizzazione di brani tratti dal libro di Cardellac. Ugualmente vi viene riprodotta, ma in toni accentuatamente ma­cabri, la leggenda dell’estrazione del cuore da parte di una novi­zia grazie alla quale si era potuta constatare la «miracolosa feri­ta» prodotta dall'angelo 36.

Non meno emblematico del successo che lo scritto del Car­dellac ottiene anche in Italia è il commento articolato che vi vie­ne dedicato nel libro Meraviglie antiche e nuove nel cuore di S. Teresa di Gesù 37. Autore è Simone dei SS. Giuseppe ma in realtà, come è detto nella copertina, l’opera veniva pubblicata a cura del comitato promotore per le celebrazioni in Italia del terzo cente­nario.

Nell'introduzione si chiarisce che si ritiene opportuno far co­noscere «queste meraviglie sulle quali s'aspetta il giudizio della Chiesa» per «disporre gli animi alla solenne celebrazione del Ter­zo Centenario» 38.

La vicenda delle spine occupa gran parte del libro. Prima pe­rò di illustrarne i termini l’autore si sofferma sul significato del­la transverberazione. L ’esperienza raccontata da Teresa viene in­fatti vista in continuità con precedenti linguaggi simbolici e cioè in relazione alle «immagini figurali» presenti nell’Antico Testa­mento — in particolare la rappresentazione dello sposo celeste ferito dal dardo del Cantico dei Cantici di cui parla diffusamente

36 B. M o r a l , Vida de Santa Teresa de Jesús, para uso del pueblo, V a l­la d o lid 1884, p. 456. I l b ran o in cu i si d esc r ive l 'e s tra z ion e del cu ore da p a rte d e lla n ov iz ia è r ip o rta to n e ll ’A pp en d ice docu m en taria (docum en to n. 4).

37 Meraviglie antiche e nuove nel cuore di Santa Teresa de Gesù. Ope­retta storico-critica pubblicata in preparazione del Terzo Centenario della morte della Santa che sarà celebrato nell’ottobre 1882. V en ez ia 1881.

38 Ib id em , p. 15.

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Origene — e al lessico della trafissione usato da Agostino nelle Confessioni. Si aggiunge che sia il Cantico sia le Confessioni dove­vano essere conosciuti da Teresa. A rafforzare l’interpretazione in chiave spirituale dell'esperienza si fa riferimento al Teotimo di Francesco di Sales dove ben tre capitoli sono dedicati alla «ferita spirituale dell’amore» 39.

Ma parallelamente a questa ricostruzione che inserisce l’esperienza della transverberazione in un quadro teologico più complesso e che include la possibilità di una lettura in chiave spirituale, vengono elencati tutti i fenomeni osservati sul cuore di Teresa a partire dal 1726. E’ da questa data, in seguito alle «diligenti e minute osservazioni» fatte da due medici e da un chi­rurgo, che «non vi fu pur uno, il quale non riconoscesse il prodi­gio dell’incorruzione e il fatto della sensibile ferita» 40.

Segue quindi il racconto di fenomeni che hanno contrasse­gnato il cuore di Teresa: dalla rottura del vetro del contenitore della reliquia dovuta a «mirabili esalazioni del cuore di Teresa» fino alle «apparizioni» deH’immagine di Maria e dello Ecce Homo nel cuore41.

Il capitolo più consistente del libro viene dedicato, come reci­ta il titolo, alle «meraviglie nuove nel cuore di Santa Teresa» e quindi all'analisi dettagliata del libro di Cardellac di cui vengono riportate, tradotte in italiano, molte parti. Vi si ripropone l’oscil­lazione tra la lettura in chiave simbolico-spirituale e la decodifi­cazione in chiave corporea. Viene infatti in primo luogo contesta­ta al Cardellac l’interpretazione che il «dardo» dell’angelo sia reale:

Diciamo: dipinto nella fantasia, perché la Santa Madre protestò di non aver mai avuto visioni corporee, le quali cioè fossero i sensi esterni del corpo 42.

Al tempo stesso, partendo dall’osservazione delle litografie del cuore riportate da Cardellac si ravvisa nella fenditura la for­ma della croce che conferirebbe al cuore di Teresa «un’ultima rassomiglianza al cuore di Gesù» 43 e si sottolinea come Teresa visse ventitré anni con la ferita. Sulle spine l'autore si esprime con molta prudenza. Si riportano i diversi pareri dei medici,

39 Ibidem, pp. 22-24.40 Ibidem, p. 35.41 Ibidem, pp. 40-41.42 Ibidem, p. 69 (Il corsivo è nel testo).43 Ibidem.

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emersi dal processo. Tra le lacune osservate nell'analisi del Car­dellac viene indicata la non dimostrata esclusione di cause come «la fermentazione» o di «natura chimica» che possono essere alla base delPorigine naturale delle spine. Si chiarisce inoltre di non poter parlare di «miracolosità» dei fatti fino a che non ci sarà il giudizio della competente autorità ecclesiastica. Alla categoria del «miracoloso» si sostituisce quindi quella del «m irabile»44. Anche in questo caso l’analisi viene spostata sul piano delle corri­spondenze simboliche ma in chiave estremamente dilatata. Le «nuove meraviglie» del cuore di Teresa trovano un riscontro nel­le allegorie presenti nel Cantico dei Cantici e nel libro dei Prover­bi. Corrispondenze sono osservate tra i filamenti di lana e di sta­me, segnalati dal Cardellac sul cuore di Teresa, e la lana e il lino lavorati dalle mani della Sposa nel libro XXX I dei Proverbi 45.

Sulla «spina» si costruisce la seguente concatenazione simbo­lica: poiché essa è simbolo di dolore e di afflizione — sentimenti di cui sarebbe stata piena la vita di Teresa — si può supporre che le quindici spine siano «una sensibile immagine di quel quotidia­no martirio del suo Cuore»; quindi:

Se ella provò tutte le dolcezze, provò anche tutti i dolori accen­nati dalla Sposa dei Sacri Cantici»... 46.

Si suggerisce quindi che una Mente sottosterebbe alla com­parsa dei «fenomeni meravigliosi, siano pur naturali»47 che si so­no manifestati negli ultimi quarantacinque anni nel cuore di Te­resa. Infine viene citata in una nota una lettera della priora del monastero di Alba de Tormes, in data 24 aprile 1876, dove si fa riferimento a «nuove sopraggiunte singolarità» nel cuore di Tere­sa. Il libro si chiude con una dettagliata informazione sulle feste che si terranno in Italia in occasione del terzo centenario.

L ’opera è interessante in quanto, al di là delle incongruenze, delle contraddizioni, delle forzature notate, attesta la diffusione che il «prodigio delle spine» ebbe, e non solo in Spagna. Ma so­prattutto rappresenta una conferma della molteplicità di dimen­sioni e interpretazioni simboliche di cui è fatto oggetto il cuore di Teresa e che ne modellano il culto.

Certamente la fortuna della vicenda va vista anche in relazio­

44 Ibidem, p. 77.45 Ibidem, p. 81.46 Ibidem, p. 103.47 Ibidem, p. 133.

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ne all’occasione e all’impulso propagandistico-apologetico offerto dal centenario. Esso in realtà sembra funzionare da revulsivo che porta a galla l’intreccio e la fusione di proiezioni antiche e recen­ti, di costruzioni teologiche e credenze popolari, di strategie pro­fetiche e bisogno di tangibilità del soprannaturale. E non è casua­le che la vicenda si concluda nel 1898 quando si registra, in gene­rale, una linea discendente nella segnalazione di «fatti miracolo­si». Si deve al vescovo di Salamanca, Tomás Cámara Castro, la decisione di far luce sull’episodio. Il 19 agosto del 1898, il reli­quiario che custodiva il cuore di Teresa veniva aperto in seguito alle lamentele dei fedeli per l ’appannamento del vetro che non la­sciava vedere la reliquia. Dopo un attento esame delle «spine» e delle altre sostanze notate nel contenitore, alla presenza di rap­presentanti del Tribunale ecclesiastico, del notaio, di religiosi carmelitani e di esperti in materia di reliquie, veniva stabilito che non esisteva nessuna analogia tra le «escrescenze» e le «spi­ne» e si procedeva alla pulizia della polvere del reliquiario48.

48 II risultato dell’esame veniva pubblicato in «Boletín Eclesiástico del Obispado de Salamanca», I, 1898. Si veda in Appendice documentaria (documento n. 5).

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APPENDICE DOCUMENTARIA

DOCUMENTO N. 1

DICHO DE LA M. CATALINA DE S. ANGELO C.D.

[,..]A los noventa y siete artículos y preguntas del dicho Rótulo en que fué presentada por testigo, dijo: que dice lo que dicho tiene en el di­cho su Dicho en que se afirma; y que por haber visto y tocado con sus mismas manos el cuerpo de la santa madre Teresa de Jesús muchas ve­ces, que han sido todas las que en este convento le han mostrado, y por­que esta testigo fué una de las que le pusieron en la caja en que le enter­raron cuando murió, sabe y es verdad que el dicho cuerpo está incorrup­to y tratable; y que cuando fué enterrado iba entero sin bálsamo, cal ni otra cosa contraria a la corrupción; por lo cual sabe esta testigo y es ver­dad todo lo contenido en el dicho artículo es y pasó como el artículo de­clara, sin que haya cosa en contrario. Demás de esto declara esta testigo: que el señor obispo don Jerónimo Manrique, de buena memoria, obispo que fué de Salamanca, al tiempo que en este convento hizo información de la incorrupción del cuerpo de la dicha santa madre Teresa de Jesús, le vió y tocó con sus manos, y trajo médicos muy famosos que viesen el dicho santo cuerpo. Los cuales, viendo el dicho santo cuerpo incorrupto y con grande olor, quisieron hacer experiencia de si el dicho santo cuer­po estaba embalsamado; y así abrieron el dicho santo cuerpo por un la­do, y hallaron estaba entero e incorrupto y sin preservativo ninguno; y entonces fué cuando al dicho santo cuerpo le sacaron el corazón, que al presente está en este convento en un viril de plata. El cual y el brazo iz­quierdo de la dicha Santa se veneran por reliquias, que asimismo está in­corrupto todo, sin que se le haya hecho ningún género de defensivo; el cual dicho corazón al tiempo que fué sacado del dicho santo cuerpo, esta testigo lo guardó y le tuvo por algún tiempo, que a la sazón, como dicho tiene, era priora. Y al cabo de él, mostrándole a la madre Inés de Jesús, que al presente es priora, le tomó en su mano, y parece que tuvo alguna duda si aquel era el corazón de la dicha santa madre Teresa de Jesús, u otra alguna cosa de su cuerpo. Sintió, según la susodicha dijo a esta te­stigo y otras religiosas, que la mano derecha en que le tenía le daba pul­sadas; en lo cual turbada, entendió luego ser el corazón de la dicha santa Madre, y dejándole de la mano la volvió a cerrar y apretar para ver si las pulsadas que le había dado antes teniendo el corazón en la mano, le da­ban no lo teniendo, imaginando fuese alteración del pulso; y echó de ver que no le daban en la mano aquellas pulsadas y golpes que de antes; con lo cual quedó certificada y satisfecha, y lo está hoy día, como es verdad, que aquel era el corazón de la dicha santa madre Teresa de Jesús, y esto es lo que esta testigo sabe de este artículo y lo que responde a él. [...]

1 In Procesos, a cura di S. de S. Teresa, III, B.M.C. 20, 1935, pp. 207-208.

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510 DOCUMENTO N. 2

DOCUMENTO N. 2

ACTAE S. TERESIAE

1449 Prodigia quae hactenus dixi in S. Matris corde contigisse, aut silentio praeteriissem, aut, postquam exposuissem, commenta et mera inania phantasmata ea esse pronuntiassem, nisi multae et ponderosaé te- stificationes, quales aliquot attuli, me, e justae critices regulis, coegis- sent narrata ea prodigia conspectaque visa pro veris habere, et qua talia lectori proponere; quamquam non diffiteor in hujusmodi rebus, illaesa generatim prodigii substantia, veritati falsa quaedam subinde posse su- brepere, ludificante imaginatione. Atque eo cautiorem et suspiciosiorem me reddunt ea quae, ut mox dicam, aliqui hodie in corde Teresiae falsa comminiscuntur. Sed, iterato fateor, testimonia tot proborum et docto- rum virorum, quales sunt Ordinis superiores, adeoque ipse Praepositus- Generalis, et aestinatissimi Salmanticenses theologi, minime sinunt ut pristina rite probata facta ob sparsas hodiernas fábulas rejiciantur: quin potius, cum populi ita proclives sint ad admittenda nova in Teresiano corde miracula, non alia propensionis illius causa esse videtur, quam quod constiterit constetque vera in eo aliquando fuisse patrata. Falsus il- le cujus memini rumor de recentibus in corde S. Teresiae portentis per- venit ad me diversis e locis, et potissimum innotuit mihi ex epistola scripta ab ipsa priorissa Albana, cujus conventus non tantum corporis S. Matris, sed et excisi ex eo cordis possessione gaudet.

1450 Per fidum et obsequiosissimum amicum, R. P. Puyal S.J., per- contandam priorissam rogaram, primum utrum mira talia visa, qualia olim animadversa retuli, adhuc hodie subinde in corde animadverteren- tur, et deinde utrum verum esset aliud portentum, quod mihi Madrito af- firmatum erat et quod in Italia noram percrebescere, nempe utrum her- bulae quaedam, ceu alba spinarum puncta, ab anno hujus saeculi trigesi­mo sexto, in reliquiaria theca ex deciduis cordis particulis subcresce- rent. Ecce R.M. Priorissae acceptum a me responsum, quod exscribo ex autographa, quam penes me habeo, ejus epistola, sub data IX Julii 1843 et cum subscripto nomine Ramonda de S. Teresa. Sic verbotenus id so- nat: Parece que se han dedicado a esparcir noticias de la Santa, sin pies ni cabeza. Escriben de las Andalucias, de Murcia, Valladolid, Francia, Italia ecc., paraque los aseguremus de mil bobadas que dicen (en cada parte distintas) se advierten en el santo corazón: unos lo dicen de un mo­do, y otros de otro; y nada es cierto. Id est latine: Existere videntur ho­mines qui se devoverint serendis inconditis de Sancta rumoribus. Scribi- tur ad me e Baetica, e Murcia et Vallisoleto, e Gallia etiam et Italia, alii- sque e locis, ut rationem reddam mille nugarum, e quoque loco diversi- mode propositarum, quae feruntur notari in sancto corde. Alii ex iis hoc modo loquuntur, alii ilio; et nihil certi habetur. Nec quis suspicetur has voces: Y nada es cierto, aliquod relinquere dubium: nam R.P. Angelus Práxedes Hijosa, qui Ordinis Teresiani in Castella Vetere, quando mona- steria supprimebantur, provincialem agebat, et per quem illa priorissae

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DOCUMENTO N. 3 511

Albanae epistola ad R.P. Puyal et dein ad me pervenit, sic in adjuncta epistola scribit: Con ella (carta) creo que se destruye todo cuanto sobre el particular me ley6 V. en la de allende: y no podia ser otra cosa. Inclu- sa hisce litteris meis M. Priorissae epistola refutantur quaecunque inde perscribuntur (scilicet ea quae ego inaudieram, et de quibus Hispanos percontabar): neque aliter esse poterat. Provincialem autem sane non fe- fellisset portentum adeo mirabile, quale illud fuisset excrescentium in ardio cordis pulvere spinarum, cujus incertus vel solus rumor non modi- cam remotorum Italorum Belgarumque curiositatem excitabat. Atque hac ratione, quidquid demum fuerit, partes meas exsolvi: nil enim quid-; quam ulterius facere valeo quam referre relata. Porro (quod obiter nota- re liceat) id pro specimine sit quanta sit difficultas et errandi periculum in indaganda dissitarum rerum veritate, cum investigatio unius hujus rei constiterit scriptione vel septem epistolarum.

A c ta Sanctoru m : Octobris, a cura di J. Vandermoere e J. Vanhecke, Bruxelles, 1845, n. 1450

DOCUMENTO N. 3

DICTAMEN FACULTATIVO

«Los que suscriben, profesores en medicina y cirugía, encargados por el Excmo e limo. Sr. Obispo de esta diócesis para reconocer el cora­zón de Santa Teresa de Jesús, y la aparición periódica y crecimiento que, al parecer, se observa en las espinas del mismo, han examinado detenida y escrupulosamente la citada reliquia y aunque no exactamente, por im­pedirlo el fanal de cristal que la cubre, han obtenido de una manera muy aproximada las dimensiones, no sólo del santo corazón, sino de las excre­cencias, al parecer espinas, cuya aparición periódica y crecimiento viené observándose por las Religiosas, según manifestación de las mismas; re­sultando de este examen físico que la longitud del corazón es de cien milímetros, siendo su diámetro de 40 en la parte superior, 25 en la me­dia y 12 en la inferior. Las excrecencias, que al parecer se asemejan á espinas, son cuatro, dos en la parte derecha y dos en la izquierda: las mayores, que, según las religiosas, empezaron a observarse en 19 marzo' de 1834 ‘ , tienen una longitud de 59 milímetros la de la derecha, y 53 la de la izquierda, hallándose esta despuntada y obtusa por haber sin duda tocado en la cara interna del cristal que las encierra; la tercera, que se halla a la izquierda, y empezó a verse el 27 de agosto de 1864, tiene 18 milímetros de longitud, habiéndose observado otra a la derecha de cinco milímetros, teniendo todas ellas un grueso adecuado a la altura.

1 Si tratta sicuramente di un errore di trascrizione perché tutte le testimonianze delle suore concordano sul 1836 come data della prima apparizione delle spine.

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512 DOCUMENTO N. 3

Reconocido anatómico-patológicamente el santo corazón, observan que la longitud que hoy día tiene está en relación de la que puede próxi­mamente ser en su estado cadavérico primitivo, de figura conoide pro­longado; está situado pérpendicularmente, con su base en la parte supe­rior y su vértice en la inferior, notándose sobre las regiohes de las aurículas derecha e izquierda del mismo una solución de continuidad tan manifesta que se deja ver el grueso de la citada viscera; el color de su hábito exterior, con especialidad a continuación de la abertura, a manera de irradiación, en una superficie de 10 milímetros próximamente en su parte inferior, es de rubro bronceado, parecido al que se observá patoló­gicamente en un corazón humano que lleva sin vida más de medio a- ño, sin ser embalsamado, ni inhumado, preservándole del aire atmosféri­co; el color obscuro sube a medida que se aproxima a la abertura que llevan descrita, siendo más claro en el resto tanto en su cara anterior co­mo en la posterior presentándose en toda su superficie exterior escabro­sa y en un estado de desecación bastante marcado; el color de las llama­das excrecencias, al parecer espinas, es, con corta diferencia, como el del corazón en su parte más clara. Hállase el corazón suspendido por medio de alambres que vienen a sujetarse a la parte superior del fanal en que se encierra; dentro de éste, en su parte inferior y tocando con la mitad del vértice del santo corazón, se halla depositado como cosa de media on­za de un polvillo que, según su opinión, son residuos dé la capa exterior desprendida del mismo, y he ahí de donde nacen las excrecencias, al pa­recer espinas, que llevan descritas.

En vista, pues, de las anteriores observaciones, y queriendo los que suscriben llevar sus investigaciones hasta el último extremo, han exami­nado también el brazo de Santa Teresa, encerrado de la misma manera que el santo corazón, si bien que algunos años antes, según se les infor­mó, en un fanal herméticamente cerrado, y han podido juzgar que no ob­stante componerse los dos de la misma textura orgánica, si bien él brazo adherido a los huesos de brazo y antebrazo, sustancia más sólida y de más duración que la muscular, éste presenta un color y consistencia al parecer propia de momia, cosa que en aquél no sucede, y sin que, a pe­sar de hallarse puesta al descubierto la parte superior del hueso del bra­zo por haber desaparecido lá parte carnosa o muscular, se observen ex­crecencias de ninguna especie, como sucede en el corazón, cuando las causas que han obrado sobre las dos reliquias son las mismas.

Por último, y sentado ya que las excrecencias de que se ocupan tie­nen, al parecer, su origen o nacimiento en el depósito de polvo que existe en la parte inferior del fanal, donde toca la mitad del vértice del corazón, depósito que, en su limitada ciencia, califican de cuerpo inorgánico, exento de toda clase de semillas y privado de ventilación, ha llamado po­derosamente la atención el crecimiento y desarrollo de los cuerpos desi­gnados, a la manera de los Organizados de abajo a arriba, como sucede con las plantas, cuando es sabido que por las leyes físicas, y sobre todo por la fundamental de gravedad, los cuerpos inorgánicos crecen, o más bien aumentan su volumen por juxta posición, como debiera suceder en los que nos ocupan.

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DOCUMENTO N. 3 513

Por las razones expuestas, los que suscriben, cumpliendo fielmente el cargo que se les ha confiado, no pueden menos de manifestar que, en su corta inteligencia, no hay medio hábil de que la ciencia explique de una manera satisfactoria el suceso sobre que están llamados a em itir su juicio, el cual desde luego, piadosamente pensando y no hallando explica­ción natural en la ciencia, no dudan en calificar de preternatural o prodi­gioso.

Alba de Tormes, 23 de julio de 1872. Dr Manuel Elena. Domingo Sán­chez. Fr. Santos Salcedo, secretario». 2

2 Archivio Generale OCD di Roma. Fascicolo 220-g.

DOCUMENTO N. 4

[...] Ya recordará el lector cómo, por disposición del Romano Pontífice, el cuerpo de la Santa fué devuelto a Alba, bien a pesar de los PP. Carmelitas, que deseaban conservarle en Ávila, por las razones en otro lugar apuntadas. Conociendo tales intentos las monjas del monaste­rio de Alba, temían, y no sin fundamento, que tarde o temprano les habrían de arrebatar el sagrado tesoro, pues aun se ignoraba la decisión definitiva de la Silla Apostólica. Esto fué la causa de que una hermana lega, ciega de amor por su Santa Madre, se atreviese a ejecutar una ac­ción, muy sobre las fuerzas de débil mujer. Dicha hermana lega que, a lo que se cree, fué la misma que por medio del billete metido en la empana­da, avisó a la Duquesa de cómo se había llevado a Ávila el cuerpo de la Santa, armada de cuchillo, y en connivencia de otras dos religiosas, fuése al sepulcro, y abierto, extrajo de aquel pecho virginal, el prodigioso cora­zón, que colocó con mucha reserva entre dos platos de madera. Llevósele a la celda, dejando caer en el suelo algunas gotas de sangre, que por el color y frescura que ostentaba, parece salía de parte viva. Á1 mismo tiempo esparcióse por el convento olor regaladísimo, y siguiendo las reli­giosas el rastro, vinieron a dar donde la buena hermana tenía escondido el tesoro hurtado.

No se sabe de cierto el año en que esto sucedió, aunque según todas las probalidades fué entre el 1582 y 1586. Lo que hace al caso es la heri­da milagrosa que desde luego se advirtió en este admirable corazón. [...] *.

1 B. M o r a l , Vida de Santa Teresa de Jesús, para uso del pueblo, cit., p. 456.

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514 DOCUMENTO N. 5

DOCUMENTO N. 5

Boletín Eclesiástico del Obispado de Salamanca I o de Septiembre de 1898

DEL CORAZÓN DE SANTA TERESA DE JESÚS

A nuestros amados Diocesanos:De tiempo atrás teníamos

pensado dedicar al exámen del Corazón de Santa Teresa de Jesús, algún espacio de relativo desahogo, que no econtrábamos fácilmente. Bien es verdad que deseábamos prepararnos a ello con la diligencia que la pie­dad y la ciencia aconsejan, rodeados, por tanto, de personas fervorosas y doctas, y de los medios oportunos para un concienzudo análisis. El día 19 del pasado mes, celebrada la santa misa en el altar de su sepulcro, nos advirtió la Rda Madre Priora se quejaban los fieles de que el fanal de cristal donde halla encerrado el Santo Corazón se enturbiaba cada vez más, impidiendo verle; y que tenía se desprendiesen muchas partículas de él, en vista de crecer el sedimento del fondo del fanal. Nos resolvimos, pues, a examinarle, aunque someramente no más. Pero he ahí que opera­ción tras operación, sencillas y encadenadas, y pidiendo algunos instru­mentos, según que éstas nos lo exigían, llegamos a abrir el fanal y descu­brir por completo el Santo Corazón, que no se había abierto, según se cree, desde su colocación en el actual magnífico relicario. No teníamos el propósito de llegar a ese término, ni sabíamos cómo comenzar y prose­guir para ese intento. Retirada la corona que sirve de cubierta al fanal, apareció una plancha de plata, donde se sujetan los alambres que sostie­nen el Corazón, ennegrecida, y con alguna suciedad de polvo. La limpia­mos, y a poco, con algodón en rama sujeto en las extremidades de agujas de hacer media, íbamos limpiando la urna o fanal cuidadosamente. En­tonces nos decidimos ya a sacar con pinzas las excrecencias, o excrescen­cias, que parecían espinas, las cuales, como siempre se ha observado, se destacaban del sedimento del fondo, no del Corazón. Todo lo fuimos colo­cando en bandejas de plata cubiertas de paños blancos.

Sacamos igualmente cuanto constituía el sedimento, y cierta vez, an­dando en los alambres de la plancha superior nombrada, se nos movió el Corazón de su asiento, que es un punzón asegurado en el suelo del fanal, y cayó en el fondo. Tentando luego para fijarle bien, hubimos primero de levantar y sacar algo el Corazón del fanal, y por último lo sacamos del fanal completamente, sosteniéndole al aire mediante los alambres de plancha superior. Mientras tanto se limpió el fanal a nuestra satisfac­ción. En tan buena coyuntura pudimos observar y reconecer la santa Re­liquia perfectamente. De nuevo, con toda reverencia, la colocambs en su asiento y artístico relicario, quedando el fanal muy transparenté, sin se­

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DOCUMENTO N. 5 515

dimento ni excrescencia ninguna.Examinado todo esto, ya a la simple vista, ya con microscopio sim­

ple, lo encerramos en una caja, que precintamos y sellamos, reservándo­nos el analizarlo con mayor detenimiento y competencia. Esto no obsta para que anticipemos lo que con toda seguridad nos indican los sentidos de la vista y del tacto. Al santo Corazón no tocamos más que mediata­mente, al limpiar el fanal con los algodones, y podemos declarar que se halla compacto, resistente, en forma que no creemos se descubrieran fi­lamentos suyos, ni acaso partículas percetibles en el fondo del fanal, co­mo se temía. Las excrescencias aparecen como substancias vegetales, sin hojas, según decía el Obispo Sr. Lluch, ni raíz, ni analogía alguna con las plantas, ni con las espinas de los arbustos, y sin adherencias al sedimen­to. Entre estos se hallaron, bien claros, trozos de algodón en rama, algún otro de alambre, y el polvo de la atmósfera introducido por las agujeros que tiene la corona-cubierta del fanal. Hicimos esta limpieza y examen asistidos del Sr. Arcipreste de la Villa, D. Juan Antonio Ruano, el P. Prior de los Carmelitas, Fr. Emeterio de S. José, y el Párroco de la Cate­dral de Salamanca, D. Joaquín Redondo; y como el acto se verificó en el locutorio del Convento de las Madres de Alba, lo presenciaron igualmen­te, tras de su reja, la Rda M. Priora, Prisca de Jesús, y algunas otras reli­giosas. De todo levantamos su correspondiente acta.

El día 31 de Agosto abrimos la mencionada caja sellada, en presen­cia de nuestro Tribunal eclesiástico, del R.P. Provincial de Carmelitas Descalzos, Fr. Fernando de la Inmaculada Concepción, de P. Cirilo de Je­sús y Maria, Vice-Superior de la Comunidad de Carmelitas de Salaman­ca, hallándose presentes, asimismos, los señores D. Juan Antonio Vicente y D. Pedro García, muy versados en cuanto concierne a las reliquias de la Santa en Alba de Tormes, y nuestro Vice-Secretario y Director de la Revista «La Basílica Teresiana», D. Tomás Redondo, designado como No­tario para este acto. Y lo propio el Sr. Provisor y Fiscal, como los demás Señores, vieron y tocaron, y examinaron al microscopio sencillo, los obje­tos todos de la caja, abundando unánimemente en nuestro sentir arriba expuesto, de lo que mandamos extender acta, volviendo a encerrar y sel­lar dichos objetos por si conviniera ulterior exámen.

Salamanca I o de Septiembre de 1898

t Fr. Tomás, Obispo de Salamanca.