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Per uno status quaestionis sulla teologia della vita consacrata

• L’antefatto: un colloquio molto istruttivo sulla formazione alla vita religiosa…

• Una volta si diceva… “per essere religiosi bisogna non essere umani”

• Oggi si dice… “prima di essere religiosi bisogna essere umani”

• Due rilievi: – manca il battesimo…– Quale il rapporto tra l’umano e il religioso?

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• Lumen Gentium 46:

“Tutti infine abbiano ben chiaro che la professione dei consigli evangelici, quantunque comporti la rinunzia di beni certamente molto apprezzabili, non si oppone al vero progresso della persona umana, ma al contrario per sua natura le è di grandissimo profitto…”

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• “Infatti i consigli, volontariamente abbracciati secondo la personale vocazione di ognuno, contribuiscono considerevolmente alla purificazione del cuore e alla libertà spirituale, stimolano in permanenza il fervore della carità e soprattutto come è comprovato dall'esempio di tanti santi fondatori, sono capaci di assicurare al cristiano una conformità più grande col genere di vita verginale e povera che Cristo Signore si scelse per sé e che la vergine Madre sua abbracciò”.

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• Né pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili nella città terrestre. Poiché, se anche talora non sono direttamente presenti a fianco dei loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profondo con la tenerezza di Cristo, e con essi collaborano spiritualmente, affinché la edificazione della città terrena sia sempre fondata nel Signore, e a lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la stanno edificando”

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• 1. La Chiesa per la vita consacrata- «Il raggiungimento della carità perfetta per mezzo dei

consigli trae origine dalla dottrina e dagli esempi del Divino Maestro ed appare come una splendida caratteristica [praeclarum signum] del Regno dei cieli» (PC 1a)

- «Tutti gli istituti partecipino alla vita della Chiesa» (PC 2d)

- Essendo, poi, la Chiesa ad accogliere e disciplinare la donazione che i consacrati fanno di se stessi a Dio, essi devono vivere nella consapevolezza di essere «al servizio della Chiesa» (PC 5b); pertanto «amino fraternamente le membra di Cristo; con spirito filiale circondino di riverenza e di affetto i pastori; sempre più intensamente vivano e sentano con la Chiesa e si mettano a completo servizio della sua missione» (PC 6b-c).

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• Sintesi: La sequela di Cristo implica sempre l’ecclesialità della vocazione: la vita consacrata per sua natura richiede il sentire cum ecclesia e la partecipazione alla sua missione. Dunque: si tratta di formare ad una percezione ecclesiale della vita consacrata

N.B.: La Chiesa per san Francesco– Fede in Dio, in Cristo, ma anche nelle “chiese”

e nei “sacerdoti” (cf. Testamento)– Dimensione “sacramentale” della esperienza

cristiana di san Francesco: la fede eucaristica (Ammonizione I)

– La Chiesa “ferita” di san Damiano in cui si incontra Cristo analogia con la “ferita” del lebbroso

– “I frati siano cattolici”: Rnb XIX,1; Rb II,1s

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Il Senso ecclesiale della Approvazione della Protoregola:

BENEDETTO XVI, 18 APRILE 2009:

“Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. Sicuramente un atteggiamento polemico verso la Gerarchia avrebbe procurato a Francesco non pochi seguaci. Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo "noi" che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande "noi" della Chiesa una e universale. E il Papa questo riconobbe e apprezzò.

Anche il Papa, infatti, da parte sua, avrebbe potuto non approvare il progetto di vita di Francesco. Anzi, possiamo ben immaginare che, tra i collaboratori di Innocenzo III, qualcuno lo abbia consigliato in tal senso, magari proprio temendo che quel gruppetto di frati assomigliasse ad altre aggregazioni ereticali e pauperiste del tempo. Invece il Romano Pontefice, ben informato dal Vescovo di Assisi e dal Cardinale Giovanni di San Paolo, seppe discernere l’iniziativa dello Spirito Santo e accolse, benedisse ed incoraggiò la nascente comunità dei «frati minori»”.

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2. La vita consacrata per la Chiesa- Dono “necessario” o solo “possibile” alla Chiesa? Ad es.:

Se in una diocesi mancasse la vita religiosa, mancherebbe qualche cosa di essenziale?

- Lumen Gentium 44: «Lo stato, dunque, che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non riguardando [non spectet] la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene [pertinet] tuttavia indiscutibilmente alla sua vita e santità».

- Il Decreto Perfectae Caritatis riconosce il sorgere della vita religiosa «e consilio divino» affinché la Chiesa appaia «sicut sponsa ornata viro suo» (PC 1); e successivamente quando si dichiara che la vita vissuta secondo i consigli evangelici possiede un «necessarium munus» (PC 1d).

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- Vita Consecrata 29: «La concezione di una Chiesa composta unicamente da ministri sacri e da laici non corrisponde […] alle intenzioni del suo divino Fondatore quali ci risultano dai Vangeli e dagli altri scritti neotestamentari».

- Sacramentum Caritatis 81: “Il contributo essenziale che la Chiesa si aspetta dalla vita consacrata è molto più in ordine all'essere che al fare”.

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- Sorge una domanda: quale “l’essenza” della vita religiosa perché possa essere sentita come essenziale alla vita della Chiesa?

- La difficoltà di definire la vita religiosa implica la difficoltà di definirne l’essenza

- Le classiche definizioni della VR vengono dal Concilio Vaticano II attribuite perlopiù ai cristiani come tali:

- Santità (V capitolo della LG)- Sequela- tensione escatologica (VII capitolo della LG)- anche dei consigli evangelici al Lumen Gentium ne

parla nel capitolo V: vocazione universale alla santità…

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Alcune considerazioni dalla storia:• Considerazione moderna della “eccellenza” della verginità

sul matrimonio (Concilio di Trento); con una visione molto separata delle vocazioni nella Chiesa– Processo di secolarizzazione nella modernità (etsi Deus

non daretur): cf. in particolare il cambiamento della parola “laico”.

– Esaltazione ecclesiale delle vocazioni particolari al sacerdozio e alla vita consacrata rispetto alla vita “nel secolo”

– Perdita della soggettività battesimale; sua visione essenzialmente passiva

– Si pensi a:• Professione religiosa come “secondo battesimo”• Il cambiamento del “nome” (Battesimo)• Una certa visione “funzionale” della vita consacrata

• Basso profilo della figura laicale nella vita religiosa (i fratelli laici)

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• CONCILIO VATICANO II– La riscoperta del laico cristiano e della sua indole

secolare (Lumen Gentium, cap. 4)– La riscoperta della vocazione universale alla

santità di tutti i battezzati in tutti gli stati di vita (Lumen Gentium, cap. 5).

– Gaudium et Spes, n. 22: la vocazione è una sola, quella divina.

• Il “successo” dei movimenti ecclesiali e nuove comunità: - riscoperta della soggettività battesimale

- I movimenti ecclesiali e i consigli evangelici• Come capire in tutto questo l’elemento specifico della vita

religiosa in relazione con tutta la Chiesa?

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Una ipotesi interessante: il particolare nell’universale; ogni vocazione è

comprensibile solo in rapporto all’altra• A partire dal principio della Chiesa come comunione:• Christifideles Laici 55: CfL 55: «lo stato di vita laicale ha

nell'indole secolare la sua specificità e realizza un servizio ecclesiale nel testimoniare e nel richiamare, a suo modo, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose il significato che le realtà terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio. A sua volta il sacerdozio ministeriale rappresenta la permanente garanzia della presenza sacramentale, nei diversi tempi e luoghi, di Cristo Redentore. Lo stato religioso testimonia l'indole escatologica della Chiesa, ossia la sua tensione verso il Regno di Dio, che viene prefigurato e in qualche modo anticipato e pregustato dai voti di castità, povertà e obbedienza».

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• Una intuizione di Balthasar:

• “la presenza di uomini totalmente presi e consacrati a Cristo non è solo auspicabile, ma anche necessaria per la Chiesa, necessaria nell’essere stesso dei consacrati più che nella loro attività ministeriale o di altro genere”

• “La vita dei consigli resterà fino alla fine del mondo il guardiano della totalità del Vangelo e in ogni epoca la Chiesa sarà tanto viva quanto saranno vivi gli ordini attivi e contemplativi”.

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- Comprendere la vita consacrata all’interno della relazione tra

“Istituzione – carisma”- La problematicità della parola “carisma”- Non univocità del senso biblico che può

essere inteso sia in senso istituzionale sia in senso di libero dono dello Spirito ai fedeli

- Uso anti-istituzionale nei gruppi spiritualisti esoterici all’inizio del cristianesimo che si emancipano dalla struttura ecclesiale, dai sacramenti e dalla Bibbia.

- Sintesi tomista: “gratia gratis data” – “gratia gratum faciens”

- Ritorno del tema nella Mystici Corporis (1943) di Pio XII

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Il tema è ripreso in ambito cattolico prima del Concilio Vaticano II ed elaborato poi dal Concilio.

• La Lumen gentium ha parlato a questo proposito inequivocabilmente di «doni gerarchici e doni carismatici» LG 4

• Cf. anche 12: «lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma “distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui” (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: “A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio” (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione».

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Diverse visioni di relazione:• Visione contrappositiva• Visione giustappositiva• Visione integrativa: la coessenzialità tra

carisma e istituzione:• Mutuae relationes, 34: «Grave errore sarebbe rendere

indipendenti - e assai più grave quello di opporle tra loro - la vita religiosa e le strutture ecclesiali, quasi potessero sussistere come due realtà distinte, l'una carismatica, l'altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un'unica, anche se complessa, realtà».

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• Uno schema:

Istituzione/Sacramento------grazia---------- Credente

Cristo -------------------------charisma----- Credente

• Il carisma è ciò che permette alla grazia sacramentale di portare frutto nel singolo/nella comunità credente.

• Struttura obiettiva/universale della grazia (sacramenti, vangelo, istituzione) e dono particolare (Carisma) si implicano vicendevolmente– Struttura istituzionale: più stabile– Struttura carismatica: più flessibile secondo le diverse

culture

• Il carisma della vita religiosa: culmine della risposta credente alla grazia mediante il dono totale di se stessi: “avvenga di me quello che hai detto”

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• Lo specifico della vita consacrata è rinvenibile nella forma stessa di vita con la quale Cristo ha compiuto perfettamente la salvezza del mondo nel suo corpo dato per noi sulla croce, in ciò sta anche il culmine della dimensione carismatica dela Chiesa.

• La forma della libertà di Cristo, per compiere la volontà del Padre sul mondo e sulla storia, si configura come:– obbedienza filiale e non servile di chi sceglie la volontà

del Padre, comunque si manifesti;

– povertà di chi, non anticipando nulla per se stesso, si riceve dal Padre istante per istante nella forma della disponibilità, e vive nella forma dell’affidamento;

– verginità, ossia come forma simbolico-reale della sponsalità escatologica che trasfigura nella gratuità dell’amore in Cristo le relazioni affettive, a partire da quella costitutiva «uomo – donna».

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Il tema dell’opera di Paul Claudel

• La vita come vocazione all’amore

• L’alternativa radicale tra amore come misura-calcolo e amore come dedizione totale

• Il tema della relazione tra amore oblativo e eros (desiderio e possesso)

• Il tema del sacrificio e della verginità come fecondità

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I personaggi

• Due gruppi:

• 1) Anna Vercors (il padre)• Violaine (la figlia preferita)• Pietro di Craon (il costruttore di Cattedrali)

• 2) Giacomo Hury• Mara (l’altra figlia)• Elisabetta (la madre)

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Accenni alla trama• Un dialogo tra Pietro di Craon e Violaine

• Pietro lascia all’alba la casa di Anna Vercors• La grandezza umana/cristiana di Pietro, sua debolezza morale

e la fortezza di Violaine.• Il dono dell’anello e il bacio casto

• Il progetto di Mara per sposare Giacomo• Il dialogo tra Violaine e Giacomo

• La scoperta della malattia di Violaine: suo isolamento

• Dopo 8 anni: il dialogo tra Violaine e Mara• La morte di Albina (figlia di Mara e Giacomo)• Il miracolo di Violaine: il latte dal suo seno arido e gli occhi

azzurri di Albina; la vendetta di Mara• Pietro riconduce Violaine morente alla casa paterna: nuovo

incontro tra Violaine e Giacomo, che perdona Mara.• Il ritorno del padre

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Alcune osservazioni conclusive

La vocazione non come progetto personale ma come collocazione all’interno del disegno divino: “la collocazione della pietra”

La santità come contenuto esauriente della vocazione

La santità attraverso tutto l’umano

Positività del sacrificio e verginità feconda che vince la morte

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Alcune frasi famose…

Il dialogo tra Giacomo e Violaine, prima di morire ha dei passaggi altissimi.

Egli infatti capisce che Violaine veramente amava lui, ed ha l'impressione di essere stato ingannato. Pensando al dolore del mondo Violaine dice:

È troppo duro soffrire senza sapere il perché. Ma quel che gli altri non sanno io l'ho imparato e voglio che tu lo sappia con me. Beato chi soffre sapendo il perché. ora il mio compito è finito

Giacomo: adesso vi ho persa per sempre.

Violaine: Dimmi, persa, perché

Giacomo: - tu muori

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Alcune frasi famose…• Violaine: Giacomo cerca di capirmi, a che serve

il miglior profumo in un vaso chiuso? A niente.• Giacomo - No, Violaine• Violaine - A che mi serviva questo corpo, se mi

nascondeva il cuore al punto che vedevi non lui, ma solo quel segno esterno sul mio misero involucro?

• Giacomo: sono stato duro e cieco.• Violaine: Ormai sono tutta a pezzi e il profumo si

spande. E vedi che ora tu credi ad ogni cosa, solo perché ti ho messo la mano sul capo 

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• Discorso di Anna Vercors in chiusura:

• «Ma la mia piccola Violaine è stata più saggia. Lo scopo della vita è forse vivere? I piedi dei figli di Dio saranno forse attaccati a questa misera terra? Non è vivere, ma morire, e non costruire la croce, ma salirci sopra, e donare quel che abbiamo in letizia (ridendo). In questo è la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!...

• ... Che vale il mondo di fronte alla vita? e a che vale la vita se non per esser donata? e perché tormentarsi, quando è semplice obbedire? È così che Violaine, subito pronta, segue la mano che prende la sua.

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• Il padre conclude: «La pace, per chi la conosce, la gioia e il dolore vi entrano in parti uguali»

• «Benedetta sia la morte nella quale sono esaudite tutte le preghiere del Pater»

• «Un istante fa c'era qualcuno con me e ora essendosi ritirate moglie e figlia rimango solo a dire la preghiera di ringraziamento davanti alla tavola sparecchiata. Tutt'e due sono morte, ma io, io vivo, sulla soglia della morte, e una gioia indicibile è in me!».

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Accenni alla trama de “Miguel Manara”

Prima scena: in una festa in suo onore, don Miguel – noto seduttore – rivela inaspettatamente la sua tristezza; un amico del padre defunto lo invita a lasciare la vita da dissoluto, mettendosi alla ricerca di un amore vero.

Seconda scena: don Miguel si innamora di una ragazza, Girolama, che lo aiuta scoprire la gratuità dell’amore e la bellezza dell’amore casto

Terza Scena: Girolama improvvisamente muore, don Miguel sconvolto, cerca di vivere con dignità questo immenso dolore.

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Quarta scena: don Miguel bussa alla porta del Convento e chiede di farsi frate. Il dialogo con l’abate e il lungo cammino della conversione.

Quinta scena: la fama di santità di fra Miguel; compie un miracolo di guarigione di un povero, ex delinquente e carcerato, maltrattato e infermo, che fa la sua professione di fede.

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Sesta scena: fra Miguel è anziano; mentre contempla la gloria di Dio nelle cose che lo circondano, appare l’ultima tentazione che gli ricorda tutto il suo passato di peccatore e che tenta di velare tutto il suo cammino di conversione. Il quale non dialettizza con la tentazione, ma prega Dio con i salmi. La tentazione scompare, Miguel si consegna alla volontà di Dio e muore in concetto di santità

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Punti di riflessione

- L’incompiutezza della seduzione- Gli affetti e la castità come forma ordinata

dell’amore; il senso dell’attrattiva amorosa e il desiderio di Dio.

- La conversione e la scoperta di un “Dio diverso”. Una santità possibile. Il senso del tempo

- La tentazione finale: il senso della perseveranza

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Esperienza spirituale e Consigli EvangeliciParte 2: L’esperienza spirituale

E’ l’esperienza spirituale che forma. Come è possibile?

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L’esperienza spirituale: come incontro con l’umanità di Cristo

• La problematicità del termine “esperienza” e sua inevitabilità– Suo uso “inflazionato” senza controllo critico– Sua riduzione emotiva – soggettiva (“sentire”) o funzionale

(“esperimento”)– Il diffuso bisogno di “spiritualità”: suo valore e sua ambiguità– Dalla “caduta” al “ritorno degli dei”– Il carattere neo-pagano della religiosità new age/next age; l’assenza

di un Dio personale; spiritualità e benessere…– Il confronto con tradizioni spirituali di altre religioni: in particolare la

tradizione ebraica, islamica (sufi), orientale– Il rischio del sincretismo; – Spiritualità VS religione: la democraticizzazione individualistica del

rapporto con il sacro• Che cosa vuol dire esperienza e come può essere riferita alla

“vita secondo lo Spirito”?– Dalla radice tedesca: Er-fahren (viaggiare, rendersi conto di persona)

• Ci si può “rendere conto di persona di Dio”?• Una pericolosa alternativa: esperienza di Dio o fede?

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L’esperienza spirituale

SUGGERIMENTI DALLA RIFLESSIONE TEOLOGICA CONTEMPORANEA

• Walter KASPER:– Scollamento tra la dottrina della fede e l’esperienza

della fede; tra le affermazioni sulla vita consacrata e l’esperienza dei consacrati

– Gli usi problematici dell’esperienza in teologia:• Teologia liberale e modernismo: esperienza

spirituale come esperienza religiosa; esperienza e grazia

• Teologia dialettica: Il Dio totalmente altro: l’in-esperienza costitutiva di Dio:

– Il rilievo di Kasper: esperienza di Dio come “esperienza del senso della storia, personale e universale”

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L’esperienza spirituale

• Karl RAHNER– “Esperienza di Dio”: diversità di “oggetto” e di

significato del termine “esperienza” quando ci si riferisce a Dio, rispetto alle altre esperienze

– Esperienza “trascendentale” di Dio come condizione a-tematica di ogni autentica esperienza umana

• In particolare nelle esperienze limite, di amore, di impegno, di fedeltà e di condizione di fronte alla morte

• Possibilità “anonima” di esperienza di Dio• Esperienza di Dio come affidamento al Mistero

Santo che sostiene, nella vicinanza, il movimento di autotrascendenza dell’uomo

– Cristianesimo come attestazione storica di questa vicinanza di Dio

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Esperienza Spirituale e consigli evangelici

Istituto Francescano di Spiritualità

Master in formazione

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L’esperienza spirituale

• HANS URS VON BALTHASAR

– Avvertenza: il pericolo di una ricerca dell’esperienza del divino come tentazione mistica (extra biblica) che vede negativamente la propria finitezza: superamento della differenza uomo – Dio; creatore e creatura; l’io e il tutto.

– Biblicamente: l’uomo può parlare di Dio e a Dio perché Dio parla all’uomo.

– Innanzitutto non l’uomo fa esperienza di Dio ma è Dio che prova l’uomo: Dio non risponde al bisogno di benessere dell’uomo ma all’esigenza di salvezza e lo chiama (vocazione) per investirlo di una missione

– Criterio cristologico: l’esperienza di Dio in Gesù mistero di morte e di risurrezione. Morte e risurrezione: incontrollabilità dell’esperienza di Dio

– L’umanità di Gesù è l’archetipo di ogni esperienza umana di Dio. L’esperienza che Gesù fa di Dio nello svolgimento della sua missione

– Ecclesialmente: 1 Gv 1,1-4: L’esperienza di Dio e la testimonianza

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L’esperienza spirituale: una sintesi

1. L’esperienza umana elementare

1. Il piano empirico: “vissuta” ma non “vagliata”

2. Il piano sperimentale: elementi misurabili dell’esperienza

3. Il piano esistenziale: “cogliersi” in rapporto con il reale (altro da sé), nel suo intreccio di affetti, lavoro/conoscenza e riposo.

4. Il carattere “esigenziale” di ogni esperienza

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L’esperienza spirituale

2. L’esperienza religiosa

– E’ l’esperienza elementare nel momento in cui tocca il suo livello radicale, del perché ultimo delle cose: il senso-significato del vissuto.

– Inevitabile carattere apofatico (incompiuto - silenzio) dell’esperienza autenticamente religiosa

– Ogni autentica esperienza religiosa (religioni) ha il suo culmine nella domanda (preghiera) e nel silenzio mendicante

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L’esperienza spirituale

3. L’esperienza cristiana spirituale3.1. Carateristiche

– L’elemento di discontinuità e continuità con l’esperienza elementare e religiosa

• Atti 17,22-34: san Paolo all’Areopago

- Il carattere gratuito dell’esperienza cristiana: “evento” e grazia

- Una parola chiave: “incontro”: cf. i racconti di chiamata nei vangeli

- Dio non si fa incontrare dove l’uomo “religioso” lo aspetterebbe… nella carne, come luogo dell’esperienza spirituale!

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L’esperienza spirituale- Il carattere penitenziale [conversione: metanoia - epistrophé]

dell’esperienza cristiana: dall’uomo vecchio all’uomo nuovo: - dal vivere “secondo la carne” a vivere “secondo lo Spirito”

- Vivere secondo lo Spirito Santo (Rm 8): ingresso nella relazione trinitaria Padre e Figlio mediante l’incorporazione in Cristo (divinizzazione): esperienza spirituale come vita battesimale.- Tema della inabitazione trinitaria: partecipare per grazia alla

generazione del Figlio dal Padre nello Spirito Santo- Gal 2,20: “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me. Questa

vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me”

- Dimensione ecclesiale dell’esperienza: una nuova appartenenza:- “Rimanere”: linguaggio giovanneo- “Essere trovati in Cristo”: linguaggio paolino

- Sintesi: Fede, speranza e carità: le virtù teologali come virtù battesimali sono la qualità specifica dell’esperienza spirituale cristiana- Fede come modalità storica dell’esperienza di Dio:

conoscenza/affidamento- Speranza come percezione cristiana del tempo- Carità come partecipazione alla vita divina e destino ultimo dell’uomo

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Il carattere “singolare” dell’esperienza spiritualeL’esperienza spirituale è la verità cristiana rivelata in quanto

accolta, vissuta e corrisposta in termini personali all’interno della Chiesa: dal “sapere” la verità al “sapore” della verità; non è applicazione di verità conosciute altrove (Giovanni Moioli)

Carattere “indeducibile” dell’esperienza in quanto passa attraverso la mediazione storica della libertà credente, che è sempre contestualizzata, e dalla mediazione teologale dello Spirito Santo (carisma).

Nota sull’esperienza mistica:Rahner: “il cristiano del futuro o sarà mistico o non sarà”

Mistica come dimensione propria dell’esperienza cristianaIntegrazione: mistica come dono carismatico (profetico) al singolo per la comunità cristiana; il culmine dell’esperienza spirituale non è la mistica ma la testimonianza (martirio)

Carattere integrale dell’esperienza cristiana. dimensione oggettiva dello Spirito (Parola di Dio

[Scrittura e tradizione], sacramenti, magistero) dimensione soggettiva dello Spirito (carisma, preghiera

personale, testimonianza di vita)

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Quadro di riferimento

Soggettività - Dinamica umana - Consigli

battesimale evangelici

Fede <--> ragione/libertà <--> Obbedienza

Speranza <--> Il desiderio/il tempo <--> Povertà

Carità <--> Affetti / fecondità <--> Verginità