PER UNA VITA CONSACRATA FRANCESCANA - pssf.it · (Monsignor Marco Frisina) Il rapporto fra Parola e...

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PER UNA VITA CONSACRATA FRANCESCANA FORMATA ALLA “VITA BUONA DEL VANGELO” La Vicaria ci offre alcune riflessioni offerte da Mons. Frisina e da P. Carballo durante l’Assemblea Nazionale del MoReFra, a cui ha partecipato dal 20 al 30 marzo scorso, a Santa Maria degli Angeli. Parola e Musica - Via alla Bellezza (Monsignor Marco Frisina) Il rapporto fra Parola e bellezza incomincia nella creazione: Dio vide che era cosa buona = bella perché raggiunge il fine per cui Lui l’ha creata. Dio dà l’anima con un sorriso, nelle creature infonde la sua sapienza, la sua immagine, la sua gloria: la creazione tutta canta le lodi di Dio … ma non lo sa: gli uccelli fanno versi, non cantano, l’uomo sente i loro versi e dice che essi cantano perchè l’uomo non solo canta, ma fa cantare anche le creature. Dio è artista e ha voluto che l’uomo partecipasse di questa capacità. Solo l’uomo, infatti, può esprimere la bellezza di ogni cosa creata. Non vi è diversità fra VERITÀ BELLEZZA BONTÀ Solo il peccato rompe questa armonia MENZOGNA BRUTTEZZA CATTIVERIA Ma Dio non si arrende, restaura, non solo, ricrea, fa più bello di prima: la bellezza è ciò che Dio ci dà e ci restituisce sempre, rivela ciò che Lui è: il Verbo fatto carne, il Crocifisso per amore. Quando agli occhi dell’uomo non appare più né bellezza, né apparenza, lì si rivela il Cristo. Non è bello ciò che io vedo bello, noi uomini confondiamo la percezione della bellezza con la Bellezza in sé: solo gli occhi della fede mi insegnano ed aiutano a scoprire, a “vedere” il Bello in ciò che di per sé ripugna (v. Francesco e il lebbroso). Le ferite del Risorto sono la porta per la quale i contemplativi vivono l’amore anche attraverso la sofferenza, perché tutta la bellezza che Dio dà nasce dal passaggio dalla morte alla vita e la sofferenza è la porta che riapre la bellezza dell’amore (Sl 44; Is il Servo sofferente). La Scrittura tutta non esaurisce il Verbo e la bellezza della Scrittura è data dal fatto che continua a parlare, a manifestarsi come verità bella, meravigliosa, è la porta che si apre verso l’Eucarestia: una delle gioie più grandi che sperimentiamo nasce nel momento in cui scopriamo, “sentiamo”, facciamo esperienza che la parola illumina e contiene tutte le parole che ci conducono al Cristo, il Figlio prediletto del Padre. Spesso ci chiediamo che cosa sarà il Paradiso, io penso che consista in un guardare Dio ed essere da Lui guardati. Gli occhi di un bimbo che succhia il latte dal seno della mamma s’incrociano sempre con quelli della mamma: così fa il Signore con noi, ci cerca, ci guarda: questa è la causa della nostra gioia. E la musica … che cosa ha a vedere in tutto questo? Noi la sentiamo, la percepiamo perché la musica ha il potere di farci vedere, immaginare, orientare la nostra emotività, ha un potere che orienta il cuore: il musicista può condurre il cuore di chi ascolta. La musica si fa solo per amore e canta i sentimenti dell’uomo. È nata per dire le parole che non si dicono: non si canta la banalità, né gli interessi, né le cronache, né la lista della spesa. Si canta solo ciò che è bello, è grande! La preghiera è sempre stata cantata proprio perché ci mette in rapporto con il divino (Esodo 14 – 15). È tutto l’uomo che attraverso la musica s’ innalza, il canto ci fa salire, avvicinare alla realtà di Dio.

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PER UNA VITA CONSACRATA FRANCESCANA

FORMATA ALLA “VITA BUONA DEL VANGELO”

La Vicaria ci offre alcune riflessioni offerte da Mons. Frisina e da P. Carballo durante l’Assemblea

Nazionale del MoReFra, a cui ha partecipato dal 20 al 30 marzo scorso, a Santa Maria degli

Angeli.

Parola e Musica - Via alla Bellezza

(Monsignor Marco Frisina)

Il rapporto fra Parola e bellezza incomincia nella creazione: Dio vide che era cosa buona = bella perché raggiunge il fine per cui Lui l’ha creata. Dio dà l’anima con un sorriso, nelle creature infonde la sua sapienza, la sua immagine, la sua gloria: la creazione tutta canta le lodi di Dio … ma non lo sa: gli uccelli fanno versi, non cantano, l’uomo sente i loro versi e dice che essi cantano perchè l’uomo non solo canta, ma fa cantare anche le creature. Dio è artista e ha voluto che l’uomo partecipasse di questa capacità. Solo l’uomo, infatti, può esprimere la bellezza di ogni cosa creata.

Non vi è diversità fra

VERITÀ BELLEZZA BONTÀ

Solo il peccato rompe questa armonia

MENZOGNA BRUTTEZZA CATTIVERIA Ma Dio non si arrende, restaura, non solo, ricrea, fa più bello di prima: la bellezza è ciò che Dio ci dà e ci restituisce sempre, rivela ciò che Lui è: il Verbo fatto carne, il Crocifisso per amore. Quando agli occhi dell’uomo non appare più né bellezza, né apparenza, lì si rivela il Cristo. Non è bello ciò che io vedo bello, noi uomini confondiamo la percezione della bellezza con la Bellezza in sé: solo gli occhi della fede mi insegnano ed aiutano a scoprire, a “vedere” il Bello in ciò che di per sé ripugna (v. Francesco e il lebbroso). Le ferite del Risorto sono la porta per la quale i contemplativi vivono l’amore anche attraverso la sofferenza, perché tutta la bellezza che Dio dà nasce dal passaggio dalla morte alla vita e la sofferenza è la porta che riapre la bellezza dell’amore (Sl 44; Is il Servo sofferente). La Scrittura tutta non esaurisce il Verbo e la bellezza della Scrittura è data dal fatto che continua a parlare, a manifestarsi come verità bella, meravigliosa, è la porta che si apre verso l’Eucarestia: una delle gioie più grandi che sperimentiamo nasce nel momento in cui scopriamo, “sentiamo”, facciamo esperienza che la parola illumina e contiene tutte le parole che ci conducono al Cristo, il Figlio prediletto del Padre. Spesso ci chiediamo che cosa sarà il Paradiso, io penso che consista in un guardare Dio ed essere da Lui guardati. Gli occhi di un bimbo che succhia il latte dal seno della mamma s’incrociano sempre con quelli della mamma: così fa il Signore con noi, ci cerca, ci guarda: questa è la causa della nostra gioia. E la musica … che cosa ha a vedere in tutto questo? Noi la sentiamo, la percepiamo perché la musica ha il potere di farci vedere, immaginare, orientare la nostra emotività, ha un potere che orienta il cuore: il musicista può condurre il cuore di chi ascolta. La musica si fa solo per amore e canta i sentimenti dell’uomo. È nata per dire le parole che non si dicono: non si canta la banalità, né gli interessi, né le cronache, né la lista della spesa. Si canta solo ciò che è bello, è grande! La preghiera è sempre stata cantata proprio perché ci mette in rapporto con il divino (Esodo 14 – 15). È tutto l’uomo che attraverso la musica s’ innalza, il canto ci fa salire, avvicinare alla realtà di Dio.

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Per me la musica è un incontrare il Signore a metà strada. Quando cantiamo siamo il Cristo risorto, la Chiesa, sua sposa che canta la sua lode.

trare il Signore a metà strada. Quando cantiamo siamo il Cristo risorto, la Chiesa, sua sposa che canta la sua lode.

Se non cantiamo la lode di Dio

con la nostra vita, inutile sarà il nostro vivere e triste il nostro morire.

trare il Signore a metà strada. Quando cantiamo siamo il Cristo

Se non cantiamo la lode di Dio con la nostra vita,

inutile sarà il nostro vivere e triste il nostro morire.

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Chiamate ad essere “memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù”

(VC 22) (Padre José Rodriguez Carballo ofm)

Educarsi per educare: educare e formare non sono sinonimi, anche se i due termini sono complementari.

• Educare significa condurre fuori, far salire in superficie, alla luce ciò che una persona racchiude in se stessa.

• Formare significa dare a tutto ciò una ‘forma’. Come religiosi siamo chiamati a educare e a formare senza dimenticare che il primo e unico nostro vero Educatore e Formatore è, deve essere Dio.

Non solo, Lui deve essere l’unica forma … l’unico nostro modello.

Come ci forma DIO? Attraverso le mediazioni:

1. La PAROLA, è Dio stesso che si rivela e ci rivela a noi stessi, ci dice chi siamo nella verità (S. Francesco: Signore, chi sei Tu, chi sono io?) Il Signore ci educa e ci insegna ad accoglierlo così come Egli è. Non possiamo manipolare Dio facendolo ad opera delle nostre mani … (Esodo: fuoco di notte, nube di giorno, né il fuoco, né la nube si possono racchiudere tra le mani. Il peccato del popolo è stato proprio quello di voler manipolare Dio, di voler insegnare a Dio che cosa fare, come agire, come manifestarsi …!). Inoltre Dio ci educa ad accoglierci così come siamo, a saper leggere la nostra vita e a lasciarci leggere dalla Parola senza pregiudizi, né preconcetti! Lasciarci leggere dalla Parola: Dio si serve di Natan per mostrare a Davide il suo peccato. Il compito dei Profeti è proprio quello di ricordare al popolo la fedeltà di Dio e al popolo la sua infedeltà nei confronti di Dio. La Dei Verbum mostra l’importanza della Parola e, soprattutto, ci ricorda che La Vita Consacrata nasce dall’ascolto e dall’accoglienza della Parola.

2. La PREGHIERA: nella preghiera e mediante la preghiera, il Signore ci forma e ci trasforma, ci configura a Lui, ci fa capire chi è Lui e chi siamo noi. Noi siamo stati educati alle preghiere, ma spesso non alla vera preghiera che non esclude, ma non si confonde con le preghiere. La preghiera, come ama definirla il S. Curato D’Ars, non consiste in tante parole, ma in un: Io lo guardo – Lui mi guarda! Preghiera di contemplazione. Lo sguardo educa il cuore, gli atteggiamenti, i comportamenti. Perché Francesco cercava le grotte per ritirarsi in preghiera? Cosa faceva nella grotta? La grotta è il simbolo del grembo materno dove avviene la rinascita in un contatto cuore a cuore con Lui, il Signore, veramente il Tutto per Francesco.

3. L’esempio e la TESTIMONIANZA DEI SANTI: Francesco mostra, con la sua vita, un costante cammino di conversione, di spogliamento interiore, un costante passaggio dall’Io al Tu. Lo si coglie dal modo con cui egli si rivolge a Dio. La preghiera di S. Damiano, davanti al Crocifisso, rivela un Francesco centrato in se stesso, quella della Verna un Francesco centrato solo nel Tu sei!

Chiara educa le sue sorelle attraverso le tre grandi rinunce della sua vita:

matrimonio – condizione sociale – beni “senza nulla di proprio”: serva!

Solo vivendo senza ‘nulla di proprio’ si possono vivere anche la fraternità e la missione. La VC oggi più che mai ha perso l’essenziale, la radicalità, la scelta dell’Unico necessario.

4. I FRATELLI, le SORELLE: la nostra chiamata ci è rivelata anche attraverso i fratelli, le sorelle. Francesco, all’inizio del suo cammino di sequela dice: “ Dio mi diede dei fratelli”. Solo nella relazione con l’altro/a, io posso conoscere me stesso, nella relazione quotidiana con l’altro/a c’è il passaggio obbligatorio dall’ Io al TU, dal TU al Noi.

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5. L’AUTORITÀ: se a quella giuridica, formale, si unisce quella morale. Quando è vissuta come servizio e si vive con gioia il ministero della lavanda dei piedi. Quando è preceduta dall’esempio; quando è autorevolezza e non autoritarismo!

6. Le CRISI PERSONALI E ISTITUZIONALI: esse sono opportunità di crescita o di morte. La crisi è il ‘momento’ in cui siamo chiamati a fare delle scelte che spesso cambiano la vita. Dio educa il suo popolo attraverso le ‘crisi’. Le nostre istituzioni oggi “fanno acqua” e ci obbligano: - a essere un poco più minori, a non contare tanto nei cavalli, nei carri, nei numeri, nelle competenze. Molte sicurezze vengono meno? Ci invitano ad avere più fiducia, più fede, più abbandono in Lui! 7. I POVERI: il lebbroso cambia la vita di Francesco, ciò che prima era ripugnante, amaro, per amor suo diventa dolce. I poveri ci insegnano a saper condividere, a saper fare affidamento alla Provvidenza.

Parola – fratelli – poveri – preghiera vanno sempre insieme.

8. Le RELAZIONI AD EXTRA: abbiamo estremo bisogno di allargare i nostri orizzonti. Tanti problemi, tante piccole e normali difficoltà diventano spesso uno “tsunami” perché non apriamo le finestre di casa, non ci lasciamo né interrogare né interpellare dalla realtà che ci circonda.

9. Il PROGETTO DI VITA e DI MISSIONE: la cosa più importante è l’elaborazione del progetto, è importantissimo che sia davvero fatto con l’apporto di tutti/e, ognuno deve essere disposto a collaborare, a lasciar mette in crisi le sue piccole verità, per poter giungere a scelte che promuovano e tutelino il bene comune. La verità è poliedrica, nessuno ne è il padrone. Indispensabile la capacità e la volontà di non essere competitivi, ma di assumere gli inevitabili conflitti mettendo in crisi le nostre sicurezze per giungere insieme a una maggiore verità. Creare interdipendenza.

Affinché tutte le mediazioni siano al servizio dell’Educazione e della Formazione abbiamo bisogno di un accompagnamento spirituale

Impariamo dal Risorto (Emmaus Lc 24):

1) Gesù si pone accanto, si fa presente lungo il cammino. Lasciare che Gesù cammini accanto a noi per imparare a camminare noi pure accanto ai fratelli e alle sorelle, ad accompagnare il loro cammino. 2) Gesù provoca. Ha fatto si che fossero loro, spontaneamente, a raccontare ciò che li turbava. Impariamo a lasciarci provocare dagli altri e non a sostituirci agli altri. A volte diamo risposte a delle domande che nessuno ci ha fatto; altre volte, non rispondiamo a quelle che ci pongono. 3) Interpreta ciò che essi raccontano. Lasciamo che sia un altro/a dare il nome alle situazioni che stiamo vivendo per poter aiutare gli altri a farlo. 4) I discepoli lo riconoscono. L’incontro con Gesù attraverso la Parola è fondamentale: Lui è il Formatore, l’Educatore. 5) Gesù sparisce. Se Cristo scompare in quel preciso momento dell’incontro, è per valorizzare la frazione del pane come forma di presenza nel cuore del credente. 6) I discepoli tornano quella notte stessa a Gerusalemme. Gesù li ha messi in grado di fare essi stessi delle scelte, di dare risposte adeguate. Non è Lui che li manda, essi hanno fatto ‘esperienza’: hanno accolto la Parola e si sono lasciati provocare dalla Parola. Hanno visto – hanno udito – corrono ad annunciare!

Ci chiediamo: che cosa abbiamo perso, ha perso la VC ? Perché così spesso non “parla più a nessuno”?

Abbiamo perso la centralità – il primato dell’Assoluto: tanto impegnati nelle “cose da fare, spesso credendole le cose di Dio”, dimentichiamo Dio. Parliamo spesso di ‘ecologia’, forse proprio noi religiosi/e dovremmo imparare a elaborare un

Progetto di vita, di missione più ecologico, vale a dire: - dare tempo a Dio - dare tempo a se stessi

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- dare tempo ai fratelli, alle sorelle- dare tempo alla missione del vero annuncio

Questo non è possibile se non stabilisco delle priorità, se non ho chiare le priorità del mio essere consacrata, e del mio essere Piccola Suora, del mio appartenere ad uno specifico carisma.

Centrarsi: in Dio – l’E Concentrarsi: in ciò che è prioritario Decentrarsi: andare dove il bisogno è maggiore.

Credo in una Vita consacrata che non si lasci rinchiudere nelle frontiere create dalle ideologie di

turno, ma piuttosto che sia capace di presentare un

solida esperienza di Dio nella radicalità della sequela di Cristo

concentrato sugli elementi essenziali del carisma de

strada per andare incontro agli uomini e

Anche noi Piccole Suore della S. Famiglia “sogniamo” tutto ciò per la

dare tempo ai fratelli, alle sorelle tempo alla missione del vero annuncio

Questo non è possibile se non stabilisco delle priorità, se non ho chiare le priorità del mio essere consacrata, e del mio essere Piccola Suora, del mio appartenere ad uno specifico carisma.

l’Essenziale in ciò che è prioritario andare dove il bisogno è maggiore.

Credo in una Vita consacrata che non si lasci rinchiudere nelle frontiere create dalle ideologie di

turno, ma piuttosto che sia capace di presentare un contro-progetto fondato su una profonda e

solida esperienza di Dio nella radicalità della sequela di Cristo, centrato in Lui che è il Tutto,

concentrato sugli elementi essenziali del carisma dei Fondatori e decentrato,

contro agli uomini e alle donne del nostro tempo.

Piccole Suore della S. Famiglia “sogniamo” tutto ciò per la nostra Famiglia religiosa!

Suor Giovanna Paola Ghislotti

Questo non è possibile se non stabilisco delle priorità, se non ho chiare le priorità del mio essere consacrata, e del mio essere Piccola Suora, del mio appartenere ad uno specifico carisma.

Credo in una Vita consacrata che non si lasci rinchiudere nelle frontiere create dalle ideologie di

fondato su una profonda e

centrato in Lui che è il Tutto,

e decentrato, così da porsi in

ostra Famiglia religiosa!

Suor Giovanna Paola Ghislotti