Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte ......Per una dimensione imperiale...

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Studi di storia 10 Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano Marco Donadon Edizioni Ca’Foscari e-ISSN 2610-9107 ISSN 2610-9883

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Studi di storia 10

mdashPer una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italianoMarco Donadon

EdizioniCarsquoFoscari

e-ISSN 2610-9107 ISSN 2610-9883

Studi di storia

Collana coordinata da Laura CerasiMario InfeliseAnna Rapetti

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Per una dimensione imperiale

Studi di storia

CoordinatoriLaura Cerasi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Anna Rapetti (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)

Comitato scientificoClaus Arnold (Johannes Gutenberg-Universitaumlt in Mainz Deutschland)Marina Caffiero (Sapienza Universitagrave di Roma Italia)Giovanni Filoramo (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Marco Fincardi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Stefano Gasparri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Vincenzo Lavenia (Universitagrave di Bologna Italia)Simon Levis Sullam (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Adelisa Malena (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Alberto Masoero (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Rolf Petri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Giorgio Politi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Silvio Pons (Universitagrave degli Studi di Roma laquoTor Vergataraquo Italia)Antonella Salomoni (Universitagrave della Calabria Cosenza Italia)Enzo Traverso (Cornell University Ithaca USA)Giovanni Vian (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Chris Wickham (University of Oxford UK)

Direzione e redazioneUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDipartimento di Studi UmanisticiPalazzo Malcanton Marcoragrave Dorsoduro 3484D30123 Veneziastudistoriauniveit

e-ISSN 2610-9107 ISSN 2610-9883

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VeneziaEdizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Marco Donadon

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

copy 2019 Marco Donadon per il testocopy 2019 Edizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing per la presente edizione

cbQuestrsquoopera egrave distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 40 InternazionaleThis work is licensed under a Creative Commons Attribution 40 International License

Qualunque parte di questa pubblicazione puograve essere riprodotta memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico senza autorizzazione a condizione che se ne citi la fonteAny part of this publication may be reproduced stored in a retrieval system or transmitted in any form or by any means without permission provided that the source is fully credited

Edizioni Carsquo Foscari - Digital PublishingUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDorsoduro 3246 30123 Veneziahttpedizionicafoscariuniveit | ecfuniveit

1a edizione novembre 2019ISBN 978-88-6969-348-9 [ebook]ISBN 978-88-6969-349-6 [print]

44 URL httpedizionicafoscariuniveititedizionilibri978-88-6969-349-6DOI httpdoiorg1030687978-88-6969-348-9

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943) Marco Donadon mdash 1 ed mdash Venezia Edizio-ni Carsquo Foscari - Digital Publishing 2019 mdash 168 p 23 cm mdash (Studi storia 10) mdash ISBN 978-88-6969-349-6

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Abstract

At the end of nineteenth century Carsquo Foscari was established by a powerful local eacutelite that was motivated to take advantage of the new international economic and commercial scenario With the conquest of the first colonies and in a second moment with the construction of Italian empire the city of Venice and also Carsquo Foscari attempted to play a role of utmost importance in the Italian political plans In this regard in the shadow of the strong myth of Serenissima the academic staffing plan and the degree programmes offered at the Venetian university were constantly modified in order to shape a young class of commercial officials able to lead others Mediterranean markets under the Italian im-perial influence

Keywords Fascism Colonialism Imperialism Venice Myth Cultural history University Racism Balkans Africa

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Ringraziamenti

In un primo momento nutrivo qualche dubbio sul tema di ricerca propostomi dal professore Alessandro Casellato per la mia tesi di laurea Una ricerca archivistica che si prospettava infinita e un argomento che conoscevo ben poco andavano ad alimentare infatti le mie paure e insicurezze Col passare del tempo perograve grazie alle riunioni di gruppo per la realizzazione della mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (19 gennaio-12 febbraio 2017 Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone) e alle dis-cussioni tenute col professore a ricevimento il progetto di ricerca ha cominciato ben presto ad appassionarmi Pertanto vorrei ringraziare sentitamente il professore Alessandro Casellato per il supporto i preziosi consigli e le opportunitagrave che mi ha dato in questi ultimi anni Ringrazio di cuore anche il professore Marco Fincardi il quale non mi ha mai fatto mancare il suo sincero sostegnoNon sarebbe stato possibile portare a termine questa ricerca storica senza la disponibilitagrave la competenza e lrsquoentusiasmo di persone come Antonella Sattin e Alessandro Ceregato dai quali sono stato condotto letteralmente per mano tra le carte degli archivi storici di Carsquo Foscari e dellrsquoIsmar A loro il mio profondo e sincero affetto Un ringraziamento va anche alla dottoressa Igiaba Scego che ha mostrato profondo interesse per il mio lavoro riportandomi os-servazioni e intuizioni che si riveleranno molto utili per il futuro Infine dedico un pensiero speciale a molti professori e studenti del Corso di Laurea magistrale di Storia dal Medioevo allrsquoEtagrave Con-temporanea che mi hanno accompagnato affettuosamente in questa esperienza lunga e faticosa permettendomi di lsquorubare con gli occhirsquo gli strumenti principali del mestiere dello storico e di comprendere sotto unrsquoaltra luce il mondo

Venezia novembre 2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Sommario

Introduzione 11

1 Il ritorno della Dominante 17Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

2 Tracce imperiali a Venezia 51La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

3 Un calendario accademico imperiale 97Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

ILLUSTRAZIONI 139

4 Contrappunti in conclusione 153

Fonti e bibliografia 157

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Introduzione

Il 31 gennaio 1939 il conte di Misurata Giuseppe Volpi tenne una con-ferenza dal titolo Venezia antica e moderna presso lrsquoUniversitagrave degli Studi di Zurigo Pubblicato successivamente in un libretto di quaran-ta pagine dallrsquoeditore romano Atena lrsquointervento mirava a decantare laquouna delle piugrave grandi imprese del nostro secoloraquo la nascita e lo svi-luppo di Porto Marghera1 Secondo il conte il complesso industria-le nato in seguito alla Convenzione stipulata nel 1917 tra lo Stato il Comune di Venezia e la Societagrave del Porto Industriale rappresentava una nuova Venezia che al pari di quella antica ndash il centro storico ubi-cato in isola ndash era laquosorta dal mare e dal mare attende la sua ricchez-zaraquo LrsquoAdriatico insomma fungeva da trait drsquounion fra la Storia cioegrave ciograve che egrave stato e la cultura una manifestazione umana confinata in una determinata epoca e in grado di reinterpretare il passato in ba-se ai propri schemi ideologici in funzione di un futuro da delineare e da progettare sotto forma di un destino manifesto che per Venezia assumeva tinte decisamente imperiali Infatti laquoper uno di quei cicli fatali che segnano il tormentoso cammino dellrsquoumanitagraveraquo il senatore poteva affermare come fosse giunta finalmente lrsquoora per Venezia di partecipare laquocon orgoglio alla restaurata missione imperialeraquo una laquotradizione storicaraquo ravvivata in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia e la conseguente fondazione dellrsquoImpero italiano e fascista Drsquoaltron-de dopo laquolrsquooscuro travaglio medioevaleraquo Venezia avrebbe avuto il merito di proseguire il progetto imperiale dellrsquoantica Roma assumen-do la funzione di laquosentinella della civiltagrave latinaraquo nel Mediterraneo Anche allrsquoinizio del XVI secolo in una congiuntura storica partico-

1 La conferenza egrave stata organizzata dallrsquoAssociazione Svizzera per i Rapporti Cultu-rali ed Economici con lrsquoItalia La figura di Giuseppe Volpi verragrave meglio delineata nel corso del testo

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larmente sfavorevole Venezia era stata in grado di reggere allrsquourto provocato dalla Lega di Cambrai dal rafforzamento dellrsquoImpero Ot-tomano e dallo spostamento di molte rotte commerciali verso le Ame-riche grazie alla forza laquodi una stirpe costruttrice di eventiraquo laquola pro-genie eroica dei navigatori venetiraquo La vocazione imperialista della antica Repubblica pertanto non solo si basava su un retroterra sto-rico considerato come glorioso ma anche su un fondamento identi-tario per quanto anacronistico volto a sottolineare la specificitagrave e lrsquoalteritagrave dei veneziani rispetto ad altri popoli una diversitagrave che al-la vigilia della conquista dellrsquoAlbania poteva assumere i contorni di un modello storico da seguire ed emulare per lrsquointera Italia fascista2

Per come tratta determinati argomenti Venezia antica e moderna egrave un documento di estremo interesse poicheacute rappresenta un chiaro esempio di uso politico e pubblico della Storia la quale viene narra-ta attraverso lrsquoutilizzo di stilemi mitici ancorati a una precisa epoca storica In questo caso infatti come si egrave potuto osservare il conte di Misurata Giuseppe Volpi riuscigrave a porre in continuitagrave il presente con un passato opportunamente selezionato in grado di legittimare e con-sacrare lrsquooperato di una classe politica ndash o di un uomo solo ndash che nei primi decenni del Novecento era riuscita a erigere una Venezia mo-derna laquolibera di ogni impedimento nella sua moderna attivitagraveraquo (Vol-pi 1939 7-26) Inoltre si tratta di una sintesi perfetta e matura di un discorso costruito e declinato continuamente sin dallrsquoinizio del seco-lo scorso da svariati autori secondo le esigenze di una cittagrave che lsquosta-va salendorsquo sulle ali di uno mito forte intento a riattivare una nuova politica della memoria (Povolo 2000 Infelise 2002)

Malgrado questa lsquotestimonianzarsquo di Volpi risalga al 1939 si puograve af-fermare come Venezia sin dalla sua annessione al territorio italiano abbia ricoperto un ruolo importante allrsquointerno dei diversi progetti drsquoespansione e coloniali del Regno che si susseguirono e sovrappo-sero negli anni A tal proposito puograve venire in aiuto unrsquoinstallazione esposta a conclusione della visita della mostra storico-documentaria Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (Venezia Carsquo Fo-scari Zattere Cultural Flow Zone 19 gennaio-12 febbraio 2017) al-lestita da un gruppo di studenti di Storia e antropologia dellrsquoUniver-sitagrave Carsquo Foscari Venezia in occasione del Giorno della Memoria 2017 allargato per quellrsquoanno al tema del razzismo coloniale italiano da-

2 La retorica identitaria e la sua intrinseca rielaborazione mitopoietica si fondano per forza di cose sullrsquoanacronismo A conferma di ciograve si riportano i termini di matrice fascista utilizzati da Giovanni Volpi per descrivere i presunti caratteri posseduti dai veneti laquoArdore drsquoiniziativa slancio drsquoazione sprezzo del pericolo della vita comoda e facile amore della sana vita marinara dellrsquoavventura rischiosa forte sentire di seacute della propria patria esaltazione della fede religiosa non esaurientesi in un vago mi-sticismo ma incitatrice di fatti eroici che esaltano insieme lrsquoamore della Patria e lrsquoa-nelito misticoraquo (1939 24)

Marco DonadonIntroduzione

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ta la lsquoscomodarsquo ricorrenza dellrsquoottantesimo anniversario della prima legge sulla laquotutela della razzaraquo varata il 19 aprile 1937 per impedi-re rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane Lrsquoinstallazione non era altro che una grande carta murale dovrsquoerano stati trasposti i risultati della ricerca etnolinguistica toponomasti-ca e archivistica condotta precedentemente sul territorio da parte degli studenti Fra permanenze e rimozioni i curatori hanno quindi portato alla luce quelle tracce del tessuto urbano ndash monumenti to-ponimi edifici e sedi di eventi ndash legate al colonialismo e allrsquoimperia-lismo italiano interagendo con lrsquoidentitagrave e la memoria storica del-la cittagrave [fig 1] Lrsquoinsieme dei punti cosigrave evidenziati dava da subito la sensazione al visitatore di una cittagrave che appoggiograve con consapevolez-za e decisione lrsquoespansione coloniale italiana partendo dal recupe-ro e dalla riattivazione del passato della Repubblica di Venezia un passato opportunamente selezionato e narrato sotto forma del mito3 Nel suo piccolo anche Carsquo Foscari partecipograve attivamente a questa stagione storica tanto da essere segnata quale traccia urbana nella mappa imperiale di Venezia Del resto la cosa non puograve meravigliare considerato che sin dalla sua fondazione ndash come Scuola di Commer-cio ndash lrsquouniversitagrave veneziana cercograve di rispondere sempre alle esigenze di una classe dirigente locale estremamente integrata nel contesto politico nazionale e negli equilibri economico-commerciali mondiali

In questo senso quindi si puograve affermare come la mappa esposta in occasione della mostra abbia costituito un vero e proprio punto di partenza per la seguente indagine storica che si propone di tracciare in che modo Venezia e in particolare Carsquo Foscari rielaborarono il di-scorso e la pratica dapprima coloniale e infine imperiale in un arco di tempo compreso fra la fondazione della Scuola di Commercio (1868) e la fine della Seconda guerra mondiale Tuttavia particolare atten-zione saragrave dedicata alla svolta del 1936 quando lrsquoItalia fascista pro-clamograve la nascita dellrsquoImpero in seguito allrsquooccupazione dellrsquoEtiopia

Intesi come documento e teatro pertanto lo spazio urbano e quel-lo accademico costituiranno i principali oggetti di studio ambiti sui quali si egrave riflettuto partendo dalla lettura di Roma negata (2014) te-sto con cui lrsquoautrice Igiaba Scego insieme al fotografo Rino Bianchi riflette sulla memoria postcoloniale di Roma camminando per le stra-de della cittagrave Anche la capitale infatti presenta tuttora i segni del-la laquostoria dolorosaraquo che legava lrsquoItalia alle sue ex colonie nonostan-te essi continuino a essere ignorati da un discorso pubblico incapace

3 Per quanto riguarda la mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia si veda il blog ufficiale URL httpsrazzismocolonialeveneziawordpresscom (2018-01-8) La progettazione la con-ricerca e la ricezione sono stati oggetto di stu-dio allrsquointerno del panel laquoIl colonialismo come storia pubblica Metodologie e prati-cheraquo coordinato da Valeria Deplano in occasione dei Cantieri di Storia IX (Padova 13-15 settembre 2017)

Marco DonadonIntroduzione

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di contestualizzarli e depotenziarli del loro carattere colonialista e razzista (Scego 2014 19)

Altrettanto fondamentali per la stesura della ricerca storica che seguiragrave nelle prossime pagine si sono rivelati alcuni degli studi di Edward Said in particolare i saggi Orientalism (New York 1878) e Culture and Imperialism (New York 1993) noncheacute lrsquoautobiografia Out of place A memoir (Londra 1999) tutti lavori che pongono al centro la riflessione a proposito della suddivisione ndash infondata secondo il parere dellrsquointellettuale palestinese ndash fra sapere puro e sapere po-litico Infatti sulla base del concetto gramsciano di laquoegemonia cul-turaleraquo ossia il prevalere di un determinato sistema di idee Said afferma come la visione omogeneizzante e per questa ragione stere-otipata dellrsquoOriente derivi dal costante intreccio fra scienza e pote-re Questo rapporto talmente inestricabile causerebbe lrsquooggettivarsi di una consapevolezza geopolitica che la comunitagrave accademica pur sforzandosi di rielaborare tende tuttavia a confermare se non addi-rittura a rinforzare Si tratta pertanto di una riflessione fondamen-tale per approfondire il processo di costruzione e diffusione dellrsquoar-gomento coloniale dentro le aule di Carsquo Foscari

Grazie alle esperienze e ai testi sin qui citati lrsquoindagine storica egrave stata organizzata tenendo sempre presente la relazione simbiotica che intercorse fra Venezia e la lsquosuarsquo Universitagrave una dimensione locale che sebbene contestualizzata costantemente nellrsquoambito italiano ed europeo dimostra da piugrave vicino come il colonialismo non rappresentograve soltanto una parentesi della storia nazionale bensigrave un elemento strut-turale della costruzione identitaria italiana (Ben-Ghiat e Fuller 2005) Con lrsquoobiettivo dunque di raccontare la storia universitaria di Vene-zia in parallelo a quella urbana lo studio si sviluppa in tre capitoli

Il primo allrsquointerno della cornice di una Venezia intesa come piaz-za e laboratorio principale del nazionalismo adriatico primonove-centesco si soffermeragrave quasi esclusivamente su Carsquo Foscari nei suoi primi sessantrsquoanni di vita ponendo in evidenza in che modo il suo sta-tuto di Scuola Superiore di Commercio fosse funzionale ai progetti espansionistici delle eacutelite locale e nazionale Inoltre parallelamente alla progressiva crescita del pensiero coloniale fra gli strati socia-li piugrave alti della popolazione si egrave cercato di riportare nel testo quan-do e quali furono le prime conoscenze coloniali e razziali a circola-re nel corpo docente e studentesco cafoscarino attraverso lo studio dei programmi didattici di alcune tesi di laurea ndash peraltro elencate in laquoAppendiceraquo ndash e di altra documentazione drsquoarchivio Al contempo si presteragrave particolare attenzione a come nelle aule universitarie il crescente interesse per lo studio delle colonie a partire dagli anni Venti si rapporti alla rilettura storica del passato della Repubblica di Venezia in termini coloniali e imperiali

Nel secondo capitolo molta attenzione verragrave data alla prospettiva imperiale lrsquoorizzonte comune verso il quale lrsquoItalia e Venezia volse-

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 15Per una dimensione imperiale 11-16

ro il loro sguardo nel corso degli anni Trenta A tale scopo con lrsquoa-iuto della stampa dellrsquoepoca la ricerca egrave riuscita a ricostruire lrsquoa-zione ndash incessante ndash di appropriazione dei simboli e della memoria storica di Venezia che il regime fascista condusse con il consenso di Volpi al fine di diffondere una coscienza coloniale e imperiale di mas-sa poggiata molte volte su un dispositivo razzista che di ligrave a poco sa-rebbe stato istituzionalizzato dal fascismo

Il terzo e ultimo capitolo infine riprenderagrave il punto di vista di Carsquo Foscari ormai ampiamente fascistizzata con lrsquoaprirsi del terzo decen-nio del Novecento Dopo un periodo di estrema difficoltagrave economica scientifica e politica la riforma De Vecchi parve dare il colpo di gra-zia allrsquoIstituto nonostante collocasse a pieno titolo Carsquo Foscari fra le universitagrave statali Del resto la soppressione della sezione diplomati-co-consolare vero e proprio fiore allrsquoocchiello dellrsquoidentitagrave cafosca-rina sembrava tagliare fuori lrsquouniversitagrave veneziana dalla lsquocorsa per lrsquoimperorsquo Al contrario dalle carte dellrsquoArchivio Storico si assiste al continuo sforzo sostenuto da Carsquo Foscari per continuare a rendersi competitiva nel panorama accademico nazionale In questo frangen-te risulta di estremo interesse anche il dibattito nato in seno allrsquou-niversitagrave sul rapporto fra la propria identitagrave storica e le nuove esi-genze imperiali a cui lrsquoItalia doveva rispondere Tuttavia allrsquoillusione che il mito della Serenissima si stesse inverando seguigrave la sconfitta dellrsquoItalia nella Seconda guerra mondiale togliendo qualsiasi spe-ranza di gloria La costruzione del Sacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigiana (1946) ndash tuttora presente presso la sede centrale dellrsquoUniversitagrave ndash rappresentograve simbolicamente lrsquoinfrangersi del sogno per Carsquo Foscari di diventare il punto di riferimento accademico per quanti volessero intraprendere la carriera di funzionario imperiale

Per concludere il seguente lavoro di ricerca si prefigge lrsquoobiettivo di contribuire a far emergere le pagine fra le piugrave luminose per alcu-ni ma piugrave oscure secondo il mio giudizio del passato cittadino e uni-versitario di Venezia con la speranza di complicare e problematiz-zare uno storytelling di una cittagrave che troppo spesso ha scientemente omesso alcuni aspetti intensificandone degli altri in una autorappre-sentazione semplificata per quanto coerente e integrata

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9001 17

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

1 Il ritorno della DominanteCarsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

11 Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia

Nellrsquoottobre del 1866 Venezia riteneva di sentirsi pronta per rita-gliarsi un ruolo allrsquointerno di quelle prospettive mondiali economi-co-commerciali che sembravano prefigurarsi allrsquoorizzonte con lrsquoora-mai prossima apertura dellrsquoistmo di Suez Oltre a istituire un regime doganale con uno o piugrave Stati a potenziare la flotta mercantile nellrsquoA-driatico e a migliorare le strutture portuali secondo la classe diri-gente locale per rilanciare la funzione economica del Regno appariva indispensabile formare degli operatori economici in grado di rianno-dare le lsquotradizionalirsquo relazioni commerciali con lrsquoOriente A tal pro-posito le strade da percorrere erano due da un lato la trasforma-zione e lrsquoampliamento dellrsquoIstituto tecnico fondato dagli austriaci in cittagrave nel 1840 dallrsquoaltro il progetto di una nuova Scuola Superiore di Commercio e almeno in principio di navigazione1 In questrsquoottica

1 Lrsquoipotesi di creare due Scuole ndash una di Commercio e una di Navigazione ndash fu defi-nitivamente scartata nel 1867 in quanto a Genova funzionava giagrave un Istituto di Mari-na Mercantile

Sommario 11 Una Scuola funzionale ndash 12 In classendash 13 Studiare le colonie a Venezia ndash 14 Intenti comuni ndash 15 Sul campo ndash 16 Dalla parte degli studenti

Studi di storia 10 18Per una dimensione imperiale 17-50

con il contributo finanziario di tutte le articolazioni amministrative di Venezia ndash il Comune la Provincia e la Camera di Commercio ndash e con la tutela dello Stato prese avvio a livello nazionale la prima Re-gia Scuola Superiore di Commercio un progetto che al contempo in-tersecava gli interessi del Regno a quelli di Venezia (Berengo 1989 Bano 2002 Favero 2015)2

Come ci suggerisce lrsquoOrdinamento della regia Scuola superiore di commercio in Venezia pubblicato nel 1868 dal Ministero drsquoAgricoltu-ra Industria e Commercio allrsquoatto di nascita la Scuola non rientra-va nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione bensigrave in quelle del Ministero dellrsquoAgricoltura dellrsquoIndustria e del Commer-cio Del resto per formare laquoquella tempra di animo gagliarda che si richiederaquo al commerciante laquoper pigliar parte con esito felice a questa immensa concorrenza di traffici che oggi ha per teatro e per mercato il mondo interoraquo non occorreva tanto laquocoltivar lrsquointellet-toraquo ndash dellrsquoistruzione infatti si doveva far carico lrsquouniversitagrave ndash quanto educare gli allievi ad apprendere quelle capacitagrave richieste per intra-prendere laquoviaggi profittevoli a seacute ed al Commercioraquo al fine di laquoschiu-dere nuovi mercati ai prodotti nazionaliraquo (Ordinamento 1868 19 cf Paladini 1996)

Nelle aule di palazzo Foscari la didattica che assunse forma de-finitiva solo nel 1871 si articolava dunque in tre indirizzi uno di ca-rattere commerciale per la preparazione di dirigenti pubblici e pri-vati uno magistrale per la formazione del corpo insegnante nelle materie tecnico-scientifiche e linguistiche ndash come economia ragio-neria diritto merceologia geografia e lingue straniere ndash infine uno consolare per coloro che volevano intraprendere la carriera diplo-matica o commerciale allrsquoestero (Berengo 1989)3 Il programma cur-ricolare era il medesimo per il biennio Durante il primo anno era previsto lrsquoinsegnamento di Letteratura commerciale che proponeva lrsquoapprofondimento delle laquonarrazioni dei viaggi e delle piugrave importan-ti scoperte non che le biografie degli uomini che si segnalarono nel traffico e nelle industrie e la notizia dei cospicui istituti di pratica mercantileraquo Geografia commerciale volto allo studio laquodelle piazze di commercio con le particolaritagrave topografiche sociali e mercantili che le distinguonoraquo Merceologia per analizzare le merci maggior-mente commerciabili Calcolo e Computisteria mercantile A questi

2 A tal proposito basti ricordare come il Consiglio di Amministrazione e direzione fosse composto da sei persone elette provenienti dalla Provincia dal Comune e dalla Camera di Commercio a cui si aggiungeva con voto deliberativo il direttore Francesco Ferrara proveniente dal Ministero delle Finanze 3 Inizialmente il corso prevedeva una durata biennale per il corso commerciale e trien-nale per quello magistrale e consolare In seguito nel 1870 si stipulograve fra la Scuola e il Ministero che la durata dovesse essere aumentata A tal proposito si decise di rendere triennale lrsquoindirizzo commerciale e quinquennale gli altri due indirizzi

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

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veniva affiancato uno studio di perfezionamento in chiave commer-ciale della lingua francese e tedesca alcuni principi fondamentali del Diritto civile ndash laquoper servire di avviamento allo studio del Diritto commerciale industriale ed internazionaleraquo ndash e molte esercitazioni di Pratica commerciale in cui lrsquoallievo doveva eseguire alcune ope-razioni mercantili nelle finte vesti di impiegato o capo delle case di commercio Oltre al proseguimento delle lezioni di Merceologia Ge-ografia e Letteratura e delle lingue straniere il secondo anno vede-va lrsquoavviamento degli insegnamenti di Economia commerciale e Cal-colo mercantile Solo sulla carta invece la Scuola aveva iniziato a organizzare il terzo anno gli insegnamenti di Merceologia Diritto commerciale Economia commerciale e Letteratura sarebbero sta-ti affiancati dai corsi di Diritto internazionale pubblico Statistica commerciale ndash che in sostanza specializzava lo studio della Geogra-fia ndash e Storia del commercio Questrsquoultimo secondo i due maggiori promotori del progetto Carsquo Foscari Edoardo Deodati e Luigi Luzzat-ti era da considerarsi alquanto formativo per gli alunni poicheacute laquola storia di una scienza costituiva parte essenziale della scienza mede-simaraquo (Ordinamento 1868 13-15 corsivo aggiunto) Una base umani-stica da impartire non tanto a coloro che avrebbero seguito lrsquoindiriz-zo commerciale a cui erano richieste piugrave che altro delle competenze estremamente pratiche bensigrave a chi appariva fortemente intenzionato ad avviare una carriera consolare settore professionale che avreb-be dovuto fondarsi su entrambi i laquorami della scienzaraquo in quanto srsquoin-travedeva lrsquoopportunitagrave di intervenire nella formazione di una eacutelite influente sul piano internazionale comrsquoera quella consolare Infatti da un lato i futuri consoli sarebbero cresciuti nel culto dei fasti vene-ziani grazie alle nozioni impartite non solo durante le lezioni di Sto-ria commerciale ma anche in quelle di Storia dei trattati corso pen-sato appositamente per lrsquoindirizzo consolare dallrsquoaltro un personale estero diplomatosi a Venezia avrebbe costituito un indiscusso van-taggio per il futuro portuale di una cittagrave che si proponeva di porsi a capo del rilancio espansionistico italiano verso lrsquoOriente La stessa commistione fra la storia della Repubblica e gli equilibri geopoliti-ci contemporanei appariva agli occhi del Ministero dellrsquoAgricoltura quale ambiente ideale per laquoannodare le antiche relazioni commer-ciali dellrsquoItalia collrsquoOrienteraquo specialmente alla luce di un piano cur-riculare che prevedeva una preparazione linguistica completa dal-le lingue occidentali fino a quelle orientali (Ordinamento 1868 5)4

4 La citazione egrave ripresa dalla laquoRelazioneraquo del ministro di Agricoltura Industria e Com-mercio a S M in udienza del 6 agosto corrente sopra lrsquoordinamento della Regia Scuola Superiore di Commercio contenuta nellrsquoOrdinamento Nonostante il benestare del Mi-nistero dellrsquoAgricoltura che permise di considerare la sezione consolare al pari della facoltagrave di giurisprudenza le iscrizioni rimasero basse per piugrave di un decennio Tuttavia lrsquoindirizzo consolare costituiragrave nel tempo motivo drsquoorgoglio per la Scuola veneziana

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

Studi di storia 10 20Per una dimensione imperiale 17-50

Il greco moderno il persiano e lrsquoarabo costituivano delle peculiaritagrave che collocavano la Scuola sin dalla sua fondazione in una relazione funzionale non solo con il Regno drsquoItalia ancora troppo giovane per portare avanti una seria politica di potenza quanto soprattutto con i progetti di una classe imprenditoriale locale decisa ad espandere i propri affari verso Est (Paladini 1996)

12 In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali

Oltre alle competenze accademiche con lrsquoassegnazione delle prime cattedre iniziarono a penetrare nel tessuto di Carsquo Foscari specifici indirizzi ed esperienze politiche che andranno ad alimentare il fitto intreccio fra sapere e potere costituitosi sin dalla fondazione Drsquoal-tra parte il risvolto pratico dellrsquoinsegnamento impartito fra le aule della Scuola non poteva non sbilanciare il rapporto fra esigenze uti-litaristiche e ricerca scientifica in favore delle prime In questo sen-so egrave necessario sottolineare perlomeno alcuni aspetti biografici del professore designato a tenere il corso di Diritto civile commercia-le e marittimo Carlo Combi (Cella 1982)5 Ancor prima di aver su-perato la prova scritta del concorso indetto dalla Commissione mi-sta questrsquoultimo era considerato come il laquocapo del partito nazionale dellrsquoIstriaraquo Fin da giovane infatti si era distinto per lrsquoattivitagrave irre-dentista a tal punto che in seguito al bando inflittogli dalla autoritagrave austriache il giovane capodistriano chiese lo svincolo dalla sudditan-za austriaca per appoggiare il governo italiano alla vigilia della Ter-za guerra drsquoindipendenza Dal suo rifugio lombardo Combi continuograve lrsquoazione politica rivolgendo un primo appello al re ndash pubblicato postu-mo con il titolo Gli istriani a Vittorio Emanuele II (Milano 1915) ndash nel quale ribadiva con veemenza lrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria

[gli italiani della Giulia] saranno i guardiani dellrsquoAlpe Giulia di quellrsquoAlpe che violata troppe volte dallo straniero egrave complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale essi sono i discen-denti di quegli arditi marinai istriani che combatterono e vinse-ro sotto il glorioso vessillo di San Marco (Combi 1915 5 cf Cat-taruzza 2007 50)6

5 Per il primo anno vennero designati sei professori Oltre a Combi vennero chiama-ti a Venezia il triestino Raffaele Costantino per la cattedra di Pratica commerciale il toscano Adolfo Bartoli per Letteratura commerciale il milanese Luigi Bodio per Geo-grafia e Statistica commerciale i veneziani Giovanni Bizio e Antonio Biliotti per quel-le rispettivamente di Chimica commerciale e di Calcolo e Computisteria mercantile6 In calce allrsquoappello erano presenti le firme di settantasei persone fra istriani trie-stini trentini veneti e romani

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Lrsquoappartenenza culturale allrsquoItalia perograve non era solo dettata da ra-gioni storiche ma anche da argomentazioni di carattere etnografi-co-razziale come egrave possibile osservare nelle espressioni utilizzate in un successivo appello del 11 agosto 1866 questa volta indirizzato al presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli Riferendosi al-la popolazione slava Combi li descrive come laquostranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli slavi drsquooltralperaquo o ancora laquoessi vissero e vivono senza storia senza memorie senza istituzioni tuttrsquoaltro che lieti della loro origine e desiderosi di essere equiparati a noiraquo (Combi 1915 19 cf Cattaruzza 2007 51)7 Con questo retroterra culturale ed esperienziale lrsquointellettuale capodistriano giunse a Venezia sul finire dello stesso anno con lrsquointenzione di continuare la battaglia dallrsquoaltra sponda adriatica ndash da poco divenuta italiana ndash attraverso lrsquoorganizza-zione e la formazione di una prima rete associazionistica di stampo irredentista Inoltre a partire dal 1868 a Combi fu possibile espor-re le proprie convinzioni politiche anche fra i banchi scolastici No-nostante la mancanza di riscontri nelle fonti coeve lrsquoinsegnamento di materie quali Diritto civile marittimo e commerciale si predispo-neva ad accogliere le rivendicazioni istriane come confermograve il pro-fessore di Istituzioni di commercio Pratica commerciale e Legisla-zione doganale Enrico Castelnuovo nella Commemorazione del Prof Cav Carlo Combi letta agli studenti e al personale della Scuola il 17 gennaio 1885 laquolo scienziato in lui si compenetra al patriota quando egli pensa quando egli scrive ha per fine ultimo la sua Istria nelle attinenze di lei con lrsquoItaliaraquo (Commemorazione 1885 14)

Sulla stessa linea di questa testimonianza conviene anche una do-cumentazione postuma a riprova del fatto che il pensiero e lo stes-so corpo di Combi fossero diventati dapprima uno strumento di ri-vendicazione irredentista e successivamente un simbolo di rivincita politica una volta che lrsquoIstria era rientrata oramai saldamente nei confini territoriali italiani NellrsquoAnnuario del R Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia per lrsquoAnno Accademico 1934-1935 infatti il primo rettore dellrsquoistituto commerciale venezia-no Carlo Alberto dellrsquoAgnola reputava laquodoverosoraquo commemorare il laquoPadre dellrsquoirredentismoraquo lrsquolaquoUomo che dalla cattedra di Diritto [hellip] ha profuso tesori di dottrina educando costantemente i giovani alla fede nei piugrave puri ideali e al santo amore di Patriaraquo in occasione del-la traslazione della sua salma e quella dei suoi famigliari da Venezia a Capodistria avvenuta il 3 maggio del 1934 Organizzata in grande stile la manifestazione si pose lrsquoobiettivo di sanare la ferita inferta

7 Lrsquoappello questa volta venne redatto alla vigilia dellrsquoArmistizio di Cormons per convincere il governo italiano sulle possibilitagrave strategiche di unrsquoeventuale annessione dellrsquoIstria Ad ogni modo come gran parte del materiale propagandistico di quel pe-riodo anche gli appelli scritti da Combi sarebbero stati ristampati nel 1915 in soste-gno della causa interventista

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dalle autoritagrave austriache che in seguito alla morte di Combi ndash 11 set-tembre del 1884 ndash proibirono la celebrazione delle esequie nel duo-mo di Capodistria (Annuario 1934-35 20)8

Se per quanto riguarda lrsquoaspetto irredentista lrsquoItalia e Venezia poggiavano su una memoria e unrsquoesperienza storica consolidata sul versante coloniale e colonialista il discorso appare differente alme-no fino alla conquista delle due regioni nord-africane della Cirenai-ca e della Tripolitania nel 1911 noncheacute dellrsquoarcipelago del Dodeca-neso Ciononostante sul finire dellrsquoOttocento il mondo accademico stava muovendo i primi passi per colmare questa lsquolacunarsquo nella cul-tura e nella coscienza nazionale ponendosi quindi sul piano delle maggiori potenze europee DallrsquoUnitagrave drsquoItalia il compito di diffonde-re tra gli studenti delle conoscenze preliminari e sommarie sulle co-lonie straniere venne affidato quasi totalmente alla geografia nelle sue diverse branche Il motivo di questa investitura trova una par-ziale spiegazione in epoca risorgimentale quando lrsquoesplodere degli studi naturalistici sollecitograve il riemergere di una sensibilitagrave geografi-ca votata allrsquoanalisi statistica orientata pertanto allrsquoapprofondimento di filoni di ricerca quali il miglior uso della terra coltivata lrsquoaumen-to dei lavori di bonifica lrsquoinnesto fra agricoltura e industria i movi-menti della popolazione considerata come forza-lavoro lrsquoincremen-to della viabilitagrave ferroviaria e la cittagrave come polo coordinatore dello spazio regionale Nello stesso periodo accanto a questi studi i feno-meni culturali e politici intenzionati a plasmare una prima coscien-za nazionale iniziarono a costruire una sorta di pantheon nazionale al cui interno furono riposti memorie di epoche episodi istituzioni e uomini illustri Tra questi fasti rientrarono il mito imperiale di Ro-ma cosigrave come quelli delle repubbliche marinare di Venezia e Geno-va protagoniste dellrsquoespansione coloniale e commerciale a Oriente La riattivazione di queste radici storiche ispirograve la nascente scienza geografica che sulla base di queste premesse si distinse come una pioniera scienza imperiale (Gambi 1992 Deplano 2015)

13 Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare

Dalla seconda metagrave dellrsquoOttocento il legame fra geografia e colonia-lismo era oramai un dato acquisito in Europa come dimostra la na-scita di numerose Societagrave geografiche veri e propri laquostrumenti di

8 Alla cerimonia partecipograve il professore di Geografia economica Leonardo Ricci in rappresentanza di Carsquo Foscari Per quanto riguarda invece la traslazione della salma di Combi questrsquoultima venne trasportata da Venezia col piroscafo Nazario Sauro un nome che rimanda ad un altro lsquocorporsquo usato a fini politici per legittimare lrsquoespansione verso lrsquoAdriatico orientale

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promozione e organizzazione del consenso colonialeraquo (Monina 2002 9) In Italia la prima fu la Societagrave Geografica Italiana (SGI) che dal 1867 si pose come obiettivo quello di incentivare il progresso del-la disciplina in tutti i rami in particolar modo nel campo della na-vigazione del commercio e dellrsquoindustria tre indirizzi che ambiva-no a sollecitare azioni politiche e imprenditoriali quali lrsquoincremento della flotta la conquista di nuovi mercati e lrsquoorganizzazione di im-prese esplorative Lrsquointreccio fra scienza e politica egrave confermato an-che dalla tipologia di professioni esercitate dagli associati della SGI Infatti nei primi trentrsquoanni di attivitagrave nei quali la SGI progressiva-mente assunse la guida del movimento coloniale italiano i geografi rappresentarono solo una minima parte di un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista dei profili professionali presenti Oltre a medici avvocati e imprenditori industriali ne facevano parte an-che diplomatici militari di alto rango e parlamentari (Gambi 1992)9 Fra questi ultimi egrave possibile constatare la presenza di Luigi Luzzat-ti tra i responsabili nel 1878 della nascita allrsquointerno della SGI del-la sezione di geografia commerciale che aveva il compito di diffon-dere sia allrsquointerno sia allrsquoesterno dei confini italiani la conoscenza dei prodotti nazionali sulla base di notizie geografiche etnografiche ed economiche sempre aggiornate che molto probabilmente perve-nivano non solo dal personale governativo allrsquoestero ma anche dal-le aule universitarie o da quelle degli Istituti di commercio (Monina 2002)10 Del resto nonostante il dibattito nazionale sullrsquoistruzione co-loniale si facesse piugrave articolato solo allrsquoinizio del Novecento nel pia-no di studio di Carsquo Foscari lrsquoinsegnamento di geografia ricopriva giagrave un ruolo decisamente importante percheacute era considerata una scien-za totale in grado di spiegare quasi tutti i fenomeni dallrsquoorigine del mondo sino allrsquoazione dellrsquouomo Infatti secondo le parole pronuncia-te dal nuovo professore di Geografia e Statistica commerciale Giu-seppe Carraro in occasione dellrsquoinaugurazione dellrsquoanno scolastico 1876-77 da laquoocchio della storiaraquo in quanto serviva solo a determina-

9 La SGI venne fondata a Firenze prima di essere spostata a Roma nel 1871 Alcuni anni dopo sullrsquoesempio della SGI per volontagrave delle eacutelite locali vennero fondate altre so-cietagrave geografiche a Milano Napoli e Firenze ognuna delle quali perseguiva un obiet-tivo legato saldamente alle esigenze della classe dirigente Quella milanese fondata nel febbraio 1879 era in realtagrave una societagrave drsquoesplorazione commerciale che nel pano-rama nazionale si propose di fornire informazioni riguardanti il mercato africano alle imprese settentrionali attraverso spedizioni esplorazioni e creazioni di stazioni e uffi-ci La Societagrave Africana drsquoItalia di Napoli invece aveva un carattere decisamente piugrave parlamentare percheacute piugrave volte cercograve di influenzare direttamente la politica estera ita-liana Al contrario la Societagrave di Studi geografici e coloniali di Firenze aveva una voca-zione decisamente piugrave accademica10 La sezione durograve appena due anni percheacute come si egrave osservato venne fondata la Societagrave drsquoEsplorazione Commerciale a Milano Anche in questo caso era presente Lu-igi Luzzatti

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re un luogo o a misurare un elemento la materia geografica era or-mai divenuta laquoper la progrediente conoscenza della terra e dei suoi rapporti col sole colla luna e con altri corpi celestiraquo un campo di sa-pere talmente vasto e autonomo che poteva diramarsi in differen-ti discipline tra cui la geografia commerciale laquoche studia invece la terra come dimora dellrsquouomo vivente in societagrave civile e tutto intento agli scambiraquo (Carraro 1876 6)

Carraro era succeduto a Luigi Bodio un giovane milanese esper-to di economia politica che venne chiamato a Venezia direttamente dallrsquoamico Luzzatti per impartire le lezioni dei corsi di Geografia e Statistica in ambito commerciale Prima di essere chiamato a Roma per dirigere i servizi statistici nazionali per poco piugrave di un triennio Bodio organizzograve un programma drsquoinsegnamento che prevedeva una breve introduzione sul territorio italiano a cui faceva seguito lrsquoap-profondimento sulle singole piazze commerciali del Paese Genova Livorno Napoli Palermo Brindisi e naturalmente Venezia Al se-condo anno invece dopo alcune ore monografiche sulla Germania il professore passava a descrivere i rapporti commerciali dellrsquoItalia con la Turchia con la Tunisia e soprattutto con lrsquoEgitto al quale era dedicato molto spazio per via delle nuove rotte commerciali che si aprirono con la costruzione del Canale di Suez Di colonie invece si parlava solo per raccontare lrsquolaquooperositagrave della razza anglosassone nel Nuovo Mondoraquo (Notizie e dati 1871 124-5) Risulta necessario sotto-lineare come sia Bodio sia Carraro non svolgessero la professione di geografo una mancata specializzazione spiegabile da un lato con il fatto che occorreva piugrave un profilo esperto in materia economica es-sendo le cattedre di geografia e statistica accomunate dallrsquoaltro con la constatazione che le carriere politiche dei professori erano proba-bilmente considerate motivazioni valide per qualificare qualcuno co-me geografo11 Ad ogni modo la situazione era destinata a cambiare davanti alla conquista dei primi possedimenti coloniali e alle nuove esigenze poste dal processo di modernizzazione del Paese

Nonostante la sconfitta di Adua (1896) che aveva ridimensionato i progetti coloniali italiani e di conseguenza contestato il ruolo delle societagrave geografiche le istanze per unrsquoistruzione coloniale adeguata trovarono una loro legittimitagrave allrsquointerno del piugrave ampio movimento per il rinnovamento del sistema educativo nazionale Nel 1901 Vin-cenzo Grossi etnografo e esperto di geografia commerciale e di po-litiche dellrsquoemigrazione scrisse un lungo articolo sulla rivista laquoIta-

11 Se la prima spiegazione egrave valida per Bodio la seconda invece descrive perfetta-mente la scelta compiuta dalla Scuola per quanto riguarda Carraro Come afferma Be-rengo infatti si era di fronte a una situazione simile a quella di Combi laquoCarraro era stato a lungo medico condotto e poi esule e medico militare nellrsquoesercito italiano dal 1860 al 1871 Al momento della nomina alla Scuola i suoi meriti erano quindi essenzial-mente politiciraquo (1989 64 nota)

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lia Colonialeraquo nel quale diede un quadro generale dello stato in cui versava lrsquoinsegnamento coloniale in Italia Passando in rassegna gli istituti superiori che offrivano nel loro piano curriculare qualche cor-so dedicato in parte allrsquoanalisi dei possedimenti drsquoOltremare lrsquoauto-re in Lrsquoinsegnamento coloniale in Italia e nei principali paesi europei poggiava le sue osservazioni sulla premessa che solo alle universitagrave e agli istituti commerciali fosse affidato il compito di specializzare le future generazioni in base alle esigenze dettate dallo Stato in quan-to una prima generica cultura e lsquocoscienza colonialersquo doveva essere plasmata nei primi due livelli del sistema di istruzione (Grossi 1901 48 Gabrielli 2015) Ai primi posti Grossi poneva lrsquoIstituto Interna-zionale di Torino percheacute fu il primo tentativo ndash fondato nel 1867 ndash di creare una scuola di carattere coloniale e lrsquoIstituto Orientale di Na-poli fondato nel lontano 1732 e diventato vero punto di riferimento per il movimento espansionista guidato dalla locale Societagrave Africana drsquoItalia Lrsquoelenco si concludeva con le tre Scuole superiori di Commer-cio operanti nel territorio le quali avrebbero dovuto dare maggiore spazio nella programmazione curriculare ai corsi ad argomento co-loniale per far fronte al prossimo avvenire italiano cosigrave come veni-va ribadito nel 1899 in occasione del Congresso internazionale per lrsquoinsegnamento commerciale che si svolse dal 4 allrsquo8 maggio nelle aule di palazzo Foscari (Atti del Congresso 1899)12 Proprio a Vene-zia Grossi individuava alcune discipline se non altro affini oltre alle lingue orientali infatti lrsquoautore sottolineava lrsquoimportanza degli inse-gnamenti di Geografia e Statistica commerciale e di Storia del com-mercio (Grossi 1901)

Come si era giagrave accennato si considerava questrsquoultimo corso estre-mamente formativo dato che si proponeva di infondere negli studen-ti il valore di quelle tradizioni veneziane legate al commercio alla navigazione e allrsquoespansione verso Oriente Le lezioni cominciarono solo nellrsquoanno scolastico 1870-71 quando lo storico veneziano Ric-cardo Fulin accettograve la docenza dopo aver insegnato storia per nove anni al ginnasio di Santa Caterina (Pes 1998) Secondo le laquoNotizieraquo raccolte dalla Scuola in occasione dellrsquoesposizione internazionale marittima di Napoli il corso era suddiviso in quattro sezioni la pri-ma era dedicata ai commerci dellrsquoantichitagrave soprattutto a quelli che i fenici i greci e infine i romani tesserono con lrsquoIndia e lrsquoEgitto la se-

12 Al congresso che per la prima volta si svolse in Italia parteciparono tra i piugrave im-portanti commercianti imprenditori industriali e direttori scolastici Per una lista completa si vedano gli atti congresso Nonostante dagli atti non compaia durante il congresso si formograve un Comitato ordinatore del Congresso internazionale per lrsquoinse-gnamento coloniale guidato da Alessandro Pascolato direttore della Scuola Superio-re di Commercio di Venezia in quegli anni Tra i membri si citano i nomi anche di Lui-gi Luzzatti e Nicolograve Papadopoli Aldobrandini Questrsquoultimo faceva parte del cosiddetto laquogruppo venezianoraquo descritto ottimamente da Maurizio Reberschak (Monina 2002 88)

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conda invece si concentrava sul Medioevo con particolare attenzio-ne per le relazioni commerciali e industriali fra il laquoCristianesimo e i barbariraquo Di questa parte del corso facevano parte anche gli appro-fondimenti sulle crociate sulle laquocause della prosperitagrave commerciale delle Repubbliche italiane relazioni di esse col rimanente drsquoEuropa con lrsquoAfrica e in ispezieltagrave con lrsquoOrienteraquo Prima di passare allrsquoetagrave mo-derna dove le lsquoradicirsquo italiane erano poste in ombra dallo studio del laquosistema colonialeraquo portoghese e spagnolo bisognava affrontare lo studio dei progressi della marineria in rapporto ai Banchi di Venezia e di San Giorgio Partendo dallo studio degli effetti della Rivoluzione francese sugli equilibri commerciali mondiali la quarta e ultima se-zione ndash lrsquolaquoetagrave presenteraquo ndash si concludeva con una panoramica sulla si-tuazione italiana attuale prima di lasciare spazio a quella che molto probabilmente aveva il tono di una riflessione conclusiva del profes-sore laquoil commercio ha diffuso la civiltagraveraquo (Notizie e dati 1871 130-1)

Con i primi possedimenti italiani drsquoOltremare ndash Assab (1882) e Massaua (1885) ndash e lrsquoistituzione della Colonia Eritrea (1890) molta attenzione venne rivolta allrsquoargomento coloniale mai cosigrave lsquoconcre-torsquo come in questo momento Nellrsquoanno scolastico 1890-91 infatti il programma di Storia commerciale proponeva uno studio approfon-dito delle colonie e delle loro funzioni nel corso della storia La pri-ma parte si soffermava sulla descrizione delle colonie antiche feni-ci e greche a cui seguiva unrsquoanalisi sullrsquolaquoordinamento delle colonie italianeraquo nel Medioevo con particolare riguardo alle vicende vene-ziane e genovesi La seconda parte si apriva allrsquoapprofondimento de-gli equilibri commerciali fra i grandi imperi di epoca moderna e al-la comparazione fra il laquonuovo sistema colonialeraquo quello medievale e quello antico Dopo alcune lezioni di carattere monografico dedica-te a ogni singolo impero europeo il programma prevedeva due ma-cro-argomenti per comprendere al meglio la formazione del mercato mondiale laquoimprese e rivolgimenti coloniali nel secolo XVIIIraquo dove oltre alle Compagnie delle Indie si dava spazio addirittura alle laquocolo-nie svedesi e danesiraquo e laquocommercio industria e colonie dallo scorcio del secolo XVIII al 1813raquo nel quale grande interesse molto probabil-mente sembrava suscitare la dissertazione sullrsquoapertura del Canale di Suez in base alle laquoprevisioni avveratesi e previsioni smentiteraquo Oltre alla variazione semantica in senso coloniale dellrsquointero programma per la prima volta in classe si trattava direttamente anche dei terri-tori drsquoOltremare italiani come risulta dallrsquoultima sezione del piano di studi dedicata allo stato in cui versavano le relazioni commercia-li con il continente africano (Notizie e documenti 1892 134-7)13 Del

13 Si avvisava che lrsquoultima sezione nominata lrsquolaquoUltimo ventennioraquo sarebbe stata esposta in laquosuccinto compendioraquo visto che unrsquoampia trattazione sarebbe stata fatta durante il corso di Geografia commerciale

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commercio dunque si studiava non solo lrsquoaspetto geografico ma an-che il suo sviluppo storico un aspetto fondamentale secondo coloro che avevano organizzato il curriculum scolastico dato che lrsquoinsegna-mento era da considerarsi obbligatorio nel corso del terzo anno per gli studenti di tutti gli indirizzi i quali presumibilmente affollavano le aule durante le lezioni14 Ad attenderli inoltre crsquoera un professore dalle innate doti oratorie riconosciute persino dalle piugrave varie compo-nenti del Parlamento italiano Antonio Fradeletto Il grande organiz-zatore della vita culturale veneziana era stato chiamato dalla Scuo-la pochi giorni dopo aver conseguito a Padova la laurea di Lettere e filosofia nel 1880 per ricoprire inizialmente la cattedra di Lette-ratura un impegno didattico che si estese successivamente anche agli insegnamenti storici (Storia commerciale Storia politica e Sto-ria diplomatica) Alla docenza Fradeletto affiancograve durante gli anni Ottanta anche la carriera politica una liaison fra ambito culturale e amministrativo che rappresentava una condizione comune per mol-ti docenti della Scuola commerciale (Camurri 1997 Ceschin 2001)

Fra questrsquoultimi rientrava anche Primo Lanzoni il professore di Geografia commerciale che nel 1884 subentrograve a Carraro dopo esser-si diplomato nella Scuola commerciale veneziana seguendo sia lrsquoindi-rizzo consolare (1880-1885) sia quello magistrale di Diritto Econo-mia e Statistica (1883-1885)15 Lrsquoapprendimento avvenuto sul campo nei suoi viaggi condotti in Egitto e in India per conto di una socie-tagrave privata tema che verragrave affrontato successivamente rappresenta-va un bagaglio esperienziale del quale si riscontra traccia anche nel programma del corso dellrsquoanno scolastico 1897-1898 Ad esempio le laquonozioni generali sulla costituzione la storia recente gli abitanti e la configurazione fisicaraquo dellrsquoEgitto piugrave le sue relazioni con lrsquoItalia costituivano un tema abbastanza ampio dellrsquoinsegnamento al terzo anno ndash Geografia commerciale era un corso triennale a cui parteci-pavano gli studenti della sezione consolare magistrale e commer-ciale Oltre alla pratica anche il contesto geopolitico italiano comin-ciava a cambiare radicalmente la percezione del fenomeno coloniale in seno alla scienza geografica Malgrado la cocente sconfitta subita ad Adua dal regio esercito nel 1896 secondo il primo Annuario pub-blicato dalla Scuola (1897-1898) il corso tenuto da Lanzoni prevede-va una dettagliata trattazione sullrsquolaquoAbissinia e i possedimenti italia-ni in Africaraquo

14 Intorno alla fine dellrsquoOttocento gli iscritti erano circa 1755 Il programma del cor-so sembra non subire alcuna variazione almeno fino alla fine dellrsquoOttocento Per gli an-ni successivi purtroppo negli Annuari non trovano piugrave spazio i programmi dettaglia-ti di ogni singolo insegnamento 15 Venezia Archivio storico dellrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari (ASCF) Serie Studenti Regi-stro Matricolare n 1 matricola 201 certificato di corso compiuto n 158 e n 159 p 200

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La Colonia Eritrea ndash Cenni sulla posizione il governo la storia e gli abitanti dallrsquoEtiopia e sguardo particolareggiato alla sua configurazione fisica ndash Prodotti vegetali animali e minerali ndash In-dustrie principali ndash Vie di comunicazione che mettono capo spe-cialmente ai possedimenti italiani ndash Commercio ndash Relazioni collrsquoI-talia ndash Luoghi principali del Tigregrave dellrsquoAmharia del Goggiam e dello Scioa ndash Cenni sui paesi Galla e sullrsquoHarar ndash Possedimen-to italiano di Massaua e descrizione particolareggiata di questo porto ndash Le isole Dahlak ndash Il litorale da Massaua ad Assab ndash Cen-ni sugli Afar sul sultanato di Aussa e sul possedimento francese di Obock ndash La costa dei Somali e il protettorato italiano (Annua-rio 1897-98 142-7)

Insieme allrsquoEgitto e ai possedimenti coloniali il terzo anno si pro-poneva di impartire le nozioni essenziali per comprendere al meglio le potenzialitagrave delle relazioni che lrsquoItalia poteva maturare con i pae-si che si affacciavano sul Mediterraneo sud-orientale Pertanto lrsquoe-spansione commerciale per ora si profilava come lrsquounico obiettivo un orizzonte che per il momento poneva ai margini il discorso colonia-le sebbene questrsquoultimo trovi una sua sistemazione sempre maggio-re allrsquointerno dei programmi scolastici

Per questo motivo anche relativamente a Carsquo Foscari non egrave pos-sibile in alcun modo parlare di lsquosaperirsquo coloniali ndash le scienze che co-me oggetto di studio si concentravano solo ed esclusivamente sulle colonie ndash almeno fino alla conquista delle regioni della Tripolitana e Cirenaica un immenso nuovo territorio che si apriva agli studio-si i quali da un lato incrementarono e aggiornarono le conoscenze scientifiche in specifiche aree di ricerca dallrsquoaltro rappresentavano dei vettori di penetrazione per gli interessi economici e commercia-li dello Stato o di Societagrave private pronte a investire al di lagrave del Medi-terraneo (Deplano 2013)

14 Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola

Come si egrave sottolineato piugrave volte allrsquointerno della Scuola Superiore di Commercio veneziana sin dalla fondazione venne a costituirsi una re-te di interessi che trascendevano lo scopo meramente didattico Gli stessi professori per la maggior parte erano stati chiamati a forma-re le future generazioni per la loro notorietagrave nel contesto locale rap-presentavano dei punti di raccordo in grado di intrecciare lrsquoaspetto culturale-scientifico e quello politico come dimostrano le scelte ri-cadute su Combi e Fradeletto In questo network allo stesso tempo locale e nazionale un posto estremamente interessante venne rico-perto da coloro che affiancavano alla carriera accademica incarichi

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nel campo delle mansioni commerciali dove sarebbero tornate estre-mamente utili le conoscenze scientifiche apprese durante il lungo e proficuo percorso di studi Sotto questo aspetto per quanto riguar-da Carsquo Foscari egrave necessario dedicare ampio spazio al giagrave citato Lan-zoni e ai suoi viaggi per fini commerciali

Nellrsquoanno dellrsquoelezione a sindaco di una figura quale Filippo Gri-mani (1895) il professore di Geografia commerciale diede alle stam-pe uno studio estremamente dettagliato sul porto di Venezia un re-soconto aggiornato sulle condizioni in cui versava e i suoi traffici lasciando alle conclusioni il compito di delineare le possibili poten-zialitagrave legate a un suo futuro potenziamento (Lanzoni 1895 cf Re-berschak 2002) Tuttavia il carattere scientifico della pubblicazione appare parzialmente minato da alcune premesse provenienti dal ser-batoio retorico di quella macchina mitopoietica intenta a costruire un discorso pubblico volto a decantare le tradizioni marinaresche e la storia espansionistica della Repubblica veneziana16 Giagrave dallrsquoincipit infatti egrave possibile osservare come Lanzoni colga unrsquoatmosfera nuo-va nella cittagrave un laquorisveglio che si egrave reso piugrave sensibileraquo nei confronti laquosoprattutto del porto e nelle istituzioni che si connettono ad essoraquo Drsquoaltronde per il suo passato e per la sua configurazione laquoVenezia egrave anzitutto e soprattutto una cittagrave marinararaquo un destino che fu messo a dura prova nel corso del Trecento a causa dellrsquointerramento della bocca di porto del Lido e dal conseguente spostamento delle attivi-tagrave portuali a Malamocco (Lanzoni 1895 5) A questo punto secon-do Lanzoni differenti concause rischiarono di portare al tramonto la laquofortuna venezianaraquo dato che i traffici marittimi si erano decisa-mente ridotti rispetto a poco tempo prima dove per il Lido

passavano le migliaia di navi trafficanti collrsquooriente nei primi albo-ri della rinascente civiltagrave di ligrave [dal porto della bocca di porto di Li-do] uscirono le flotte che conquistarono lrsquoIstria e la Dalmazia onde lrsquoAdriatico cominciograve universalmente a stimarsi un lago veneziano di ligrave partirono i Crociati che conquistarono per Venezia la parte migliore dellrsquoimpero bizantino e le permisero di costellare di fat-torie commerciali i paesi del Levante Di ligrave spandevasi per mezzo delle innumerevoli galee la incontrastata supremazia della Repub-blica fattasi padrona assoluta dei traffici collrsquoIndia ed esercitan-te sul Mediterraneo il commercio piugrave largo e piugrave florido che fosse mai esistito E di ligrave usciva ogni anno nel giorno dellrsquoAscensione con uno splendido e lungo corteo di ricche imbarcazioni il nazio-

16 Il richiamo alle tradizioni ndash inventate o riesumate poco importa ndash mirava a raffor-zare e a riplasmare lrsquoidentitagrave di una cittagrave che non doveva temere lrsquoonda drsquourto del pro-gresso La laquovenezianitagraveraquo ovvero lrsquoinsieme dei tratti caratterizzanti lrsquoidentitagrave venezia-na drsquoora in avanti si sarebbe posta laquoal centro di una identitagrave latina e nazionaleraquo fino a quel momento laquoimperniato sulle tradizioni toscane e sabauderaquo (Fincardi 2002 1489)

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nale naviglio del Bucintoro donde tra il fulgore delle dorature il scintillio delle armi e lo sventolare degli orifiammi il Doge cele-brava in nome di Venezia la simbolica cerimonia dello sposalizio del mare Ed ancora per il porto di Lido tornavano vinte non do-me le armate repubblicane che dopo sforzi di valore sovrumano dovevano mano mano ripiegarsi dinanzi allrsquoavanzare continuo e vittorioso dei Turchi che strappavano brano a brano alla gloriosa Repubblica quasi tutte le sue colonie orientali (Lanzoni 1895 8)

Una volta poste le basi nellrsquointroduzione la trattazione prosegue confrontandosi continuamente con quel lsquopassato futurorsquo illustre che tracciava la via da seguire per Venezia e i suoi cittadini17 Nel conte-sto accademico perograve alla retorica egrave necessario far seguire lrsquoanalisi scientifica delle problematiche che affliggevano lo status quo del por-to e le soluzioni che lrsquoeacutelite cittadina doveva intraprendere per miglio-rare la situazione Lrsquointreccio fra mitopoiesi e scientificitagrave viene ri-badito ancora unrsquoultima volta nellrsquoultima parte dellrsquoelaborato in cui dopo aver calcolato la laquocompetenza matematicaraquo del porto ndash il rag-gio drsquoazione potenziale di un dato porto nel mare ndash Lanzoni espone definitivamente quale fosse lrsquoarea di influenza di Venezia rispetto a quella dei laquoporti rivaliraquo italiani ed europei

Riassumendo adunque si puograve dire che la competenza matematica di Venezia rispetto ai suoi porti rivali si estende nella Tunisia orien-tale sopra quasi tutta la Toscana su parte del Lazio e dellrsquoUmbria su quasi tutte le Marche su 15 dellrsquoEmilia sopra 15 della Lom-bardia su 15 del Veneto sopra una parte del Trentina e del Tiro-lo su quasi tutto il Salisburghese sulla parte SE della Baviera e sopra alcune frazioni della vicina Austria superiore Competenza geografica e competenza matematica designano una tale virtuali-tagrave del porto di Venezia alla quale non egrave ancora giunta pur troppo la sua potenzialitagrave effettiva Ma si faccia maggiore lrsquoiniziativa dei cittadini piugrave attiva lrsquoindustria e piugrave vivace la vita economica e di-ventino piugrave dirette e meglio servite le linee ferroviarie piugrave nume-rose le linee di navigazione piugrave basse le tariffe di trasporto meglio attrezzato il porto piugrave spaziosi e piugrave a buon mercato i magazzini e si vedragrave proporzionatamente allargarsi la competenza commerciale di Venezia a cui era un tempo angusta lrsquoEuropa (Lanzoni 1895 47)

17 Questi parallelismi fra memoria storica e condizione presente si riscontrano so-prattutto nelle brevi introduzioni che aprono i capitoli o le sezioni Di seguito si ripor-ta un esempio laquoQuelle migliaia di galere che attendevano al commercio nellrsquoepoca piugrave fiorente della repubblica Veneta non sono ahimegrave ora piugrave che un ricordo La flotta mer-cantile dellrsquoantica regina dei mari non conta fra velieri e piroscafi che un migliaio di navi aventi una portata complessiva di 33100 tonnellate vale a dire una 25deg parte del tonnellaggio italianoraquo (Lanzoni 1895 39)

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Con Il porto di Venezia gli interessi geografico-economici di Lanzo-ni si legarono indissolubilmente con gli scopi politici della Scuola e di conseguenza della classe dirigente locale la quale si identificava nel porto sia per rinverdire le tradizioni marinaresche della cittagrave sia per influenzare la politica estera-commerciale dello Stato italiano A riprova della cooptazione del professore di geografia nel tessuto am-ministrativo veneziano si evidenzia come Lanzoni entrograve nella Com-missione comunale permanente per i servizi marittimi e ferroviari del porto di Venezia dove si prodigograve in particolare modo sui temi del collegamento fra zona portuale e entroterra del luogo per il futuro allargamento industriale del porto e per lrsquoampliamento delle relazio-ni commerciali con lrsquoOriente (Zanetto 2018)18 Su questrsquoultimo pun-to di discussione inoltre Lanzoni possedeva una profonda conoscen-za dellrsquoargomento in quanto esplorograve in prima persona le potenzialitagrave di sviluppo dei traffici veneziani offerte dalla rotta di Suez alla luce del recente consolidamento della Colonia Eritrea Infatti nel 1896 il docente della Scuola commerciale venne incaricato dalla Societagrave Ita-liana per le Strade Ferrate Meridionali esercente la rete adriatica di compiere due viaggi rispettivamente in Egitto e in India ndash della durata di tre mesi ciascuno ndash assieme al delegato commerciale della societagrave Gualtiero Fries Per la societagrave assieme alla Compagnia Peninsulare ed Orientale con sede a Venezia e la Camera di Commercio risultava di fondamentale importanza coordinare i prezzi e le tempistiche dei treni e delle navi affincheacute il flusso di merci e persone proveniente so-prattutto dalla capitale dellrsquoimpero inglese ndash Londra ndash e diretto verso la colonia indiana non salpasse dal porto francese di Marsiglia ben-sigrave da quello veneziano con inevitabili vantaggi economici per la cittagrave

A differenza del soggiorno egiziano del quale non vi egrave alcuna trac-cia in grado di documentarlo lrsquoesperienza del viaggio in India (6 feb-braio-10 maggio 1896) riaffiora fra le righe di due scritti di Lanzoni Relazione sul commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la sintesi finale delle osservazioni compiute sul campo e laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo il discorso di apertura allrsquoAnno Scolastico 1896-1897 pronunciato dal professo-re di Geografia commerciale davanti agli studenti e ai docenti della Scuola di Commercio veneziana Come egrave facilmente presumibile il te-nore dei due lavori appare estremamente differente dato che i desti-natari nel primo caso erano perlopiugrave imprenditori o societagrave private che necessitavano quindi di un resoconto di carattere essenzialmen-te tecnico per i loro affari nel secondo invece gli studenti avevano bisogno di essere affascinati e sollecitati al fine di continuare il loro percorso di studi con maggiore dedizione Ad ogni modo per quanto

18 Giagrave dal 1898 Lanzoni entrograve in stretto contatto con la classe dirigente veneziana visto la sua partecipazione al consiglio direttivo della sezione locale della Lega Nava-le Italiana (Monina 2008 131)

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riguarda la Relazione alla breve introduzione seguiva un elenco det-tagliato e precisamente numerato dellrsquointenso itinerario che Lanzoni e Fries fecero in India la prima fase consisteva nellrsquoapprofondimen-to di come funzionasse e si svolgesse il commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione in India con particolare riguardo laquoa quegli articoli che potessero essere oggetto di scambio collrsquoItaliaraquo la seconda fase mirava ad accertare quali prodotti laquovenissero importati direttamen-te e quali indirettamenteraquo e laquoa quali altri si potesse eventualmente aprire uno sboccoraquo dopo aver appreso in linea generale le potenzia-litagrave del mercato indiano la terza fase si dedicava specificatamente allo studio delle possibilitagrave di laquorendere piugrave facili e piugrave intensiraquo i flus-si si merci da e per il porto di Venezia in relazione alla nuova linea di navigazione istituita dalla Compagnia Peninsulare ed Orientale lrsquoultima parte del soggiorno infine sarebbe stata dedicata a redige-re molte relazioni utili laquoalle nostre ricerche presenti e futureraquo e al-lo stesso tempo a trovare in ogni zona urbanizzata dellrsquoIndia delle ditte laquopossibilmente italianeraquo disponibili laquoa tentare od a perfezio-nare le importazioni dei prodotti italianiraquo (Lanzoni 1897 11) Ancor prima di procedere con la stesura esaustiva delle osservazioni fat-te e dei risultati raggiunti occorreva dare un primo e fondamentale consiglio a coloro interessati di condurre degli affari in India secon-do Lanzoni fatta eccezione per alcuni laquomaomettani e parsigraveraquo gli laquoin-digeniraquo stabilitisi nei porti di mare indiani erano da ritenersi laquoin ge-nerale malfidiraquo e mancanti di laquocoltura e la lealtagrave commercialeraquo Per questa ragione solo con gli laquoeuropeiraquo stabilitisi in India sarebbe sta-to piugrave sicuro condurre a buon fine delle operazioni di tipo commer-ciale (Lanzoni 1897 11) Il vademecum commerciale prosegue decre-tando quali fossero le piazze commerciali maggiormente convenienti e quali prodotti di origine italiana avrebbero avuto lrsquoopportunitagrave di entrare nel mercato indiano in base molte volte a brevi considera-zioni sugli usi e costumi della popolazione come ad esempio i lampa-dari di vetro un oggetto molto usato dai locali che poteva essere pro-dotto nelle vetrerie di Murano invece che nelle industrie austriache

Il 10 novembre 1896 in occasione dellrsquoinaugurazione del nuovo anno scolastico dopo una breve panoramica sullrsquoandamento della Scuola da parte del direttore Alessandro Pascolato era il turno del-la prolusione laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo Fin da subito il taglio dato da Lan-zoni appare chiaro

Ed ho pensato di intrattenervi come potrograve di Venezia nellrsquoIndia non col consueto e prediletto strumento dei numeri che mal si converrebbe alla genialitagrave di questo convegno ma collrsquoaiuto drsquoim-pressioni vive raccolte in quelle terre lontane in rapporto diret-to coi ricordi del passato e collo stato presente dei traffici (Lan-zoni 1896-97 19)

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Dallrsquoalto della sua esperienza in materia didattica dunque il profes-sore ritenne opportuno non annoiare gli studenti con lrsquoelencazione di numeri e statistiche bensigrave avvicinarli ponendo il discorso sul pia-no mitostorico ed esperienziale Del resto la prima parte si incen-tra sulle radici storiche dei legami commerciali fra Venezia lrsquoIndia e lrsquoOriente in tutta la sua estensione un tema che lo stesso Lanzoni avrebbe affrontato dal 1901 nelle ore di lezione di Storia del commer-cio subentrando cosigrave alla cattedra di Fradeletto (Annuario 1902 75-77) Allrsquoargomento storico nella seconda parte del discorso inaugu-rale subentrano le osservazioni sul campo con le quali Lanzoni non poteva non esordire constatando come le tracce del passato vene-ziano nel territorio indiano fossero completamente andate perdute

Oh antiche e gloriose tradizioni di rapporti e di traffici misera-mente tramontate Cosa egrave rimasto mai di Venezia nellrsquoIndia

Invano ho scrutato con occhio amorosamente indagatore tut-te le manifestazioni della vita attuale di quel paese e invano ho chiesto sui luoghi informazioni premurose e minute alle persone piugrave competenti (Lanzoni 1896-97 35)

Per questo motivo lrsquoautore per introdurre il tema centrale ndash la na-vigazione a vapore fra Venezia e lrsquoIndia ndash procedette per coinciden-ze e analogie talvolta bizzarre per suggerire agli studenti come la presenza veneziana in India fosse in qualche modo ancora ravvisa-bile malgrado lrsquointerruzione dei rapporti commerciali perdurasse da piugrave di due secoli19 A questo punto Lanzoni riallacciandosi alle solite argomentazioni concernenti la rinascita di Venezia sulla scia del mi-to auspicograve come in un prossimo futuro lrsquoarea portuale veneziana e il suo retroterra avrebbero potuto intrattenere dei rapporti commer-ciali piugrave cospicui con il grande Paese asiatico Tuttavia a sostegno di questa proposta il professore cercava di comprovarla con i dati e le osservazioni scientifiche condotte durante il soggiorno indiano An-nunciando di dedicare gran parte del corso alla sua esperienza este-ra Lanzoni nella prolusione decise di concentrarsi soprattutto sulla laquopiugrave importante manifestazione economica di Venezia nellrsquoIndiaraquo le conterie e le perle due prodotti facilmente commerciabili che avreb-bero spinto laquogli interessati a costituire quel sindacato per il commer-cio indianoraquo facendo laquoguadagnare a Venezia qualche centinaio di mi-la lire di piugrave ogni annoraquo (Lanzoni 1896-97 51 53)

19 Ad esempio Lanzoni parla di laquocorrispondenza notevoleraquo fra laquoi colombi di certi luoghi dellrsquoIndia e i colombi cosigrave originali e cosigrave cari della lsquonostra piazzarsquo di S Marcoraquo o ancora di grande analogia fra le gondole veneziane o le imbarcazioni turistiche nel Gange (Lanzoni 1896-97 35-8)

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La struttura argomentativa con la quale egrave costruita la prolusione ricalca grosso modo quella dello scritto Il porto di Venezia esamina-to in precedenza Le nozioni mitostoriche sul passato navalista com-merciale ed espansionista di Venezia servivano molto probabilmen-te da un lato a supportare i dati raccolti e le tesi formulate dallrsquoaltro condizionavano il procedere della ricerca improntata da Lanzoni Questo duplice lsquouso della storiarsquo appare chiaramente nella parte fi-nale della prolusione Venezia nellrsquoIndia come suggerisce direttamen-te lrsquoautore laquoEvocate rapidamente la storia di Venezia nei suoi rappor-ti collrsquoIndia e una coincidenza interessante vi appariragrave manifestaraquo (Lanzoni 1896-97 55)

La coincidenza venne sciolta nei paragrafi seguenti nei quali Lan-zoni sosteneva che Venezia avrebbe assolto al suo ruolo di regina del Mediterraneo solo una volta tenuto laquocome il leone alato della sua co-lonna [hellip] costantemente vigile lo sguardo ad orienteraquo cosigrave come nel corso del XV secolo la Serenissima distese il suo dominio sullrsquoAdria-tico sullrsquoEgeo nei Dardanelli nel Mar Nero e sulla terraferma ita-liana (Lanzoni 1896-97 56)20

Nel frattempo in seguito alla politica di raccoglimento portata avanti negli anni successivi alla sconfitta di Adua che riteneva come la vera colonizzazione italiana non potesse che consistere nellrsquoemigra-zione organizzata al di lagrave dellrsquoAtlantico con lrsquoinizio del nuovo secolo si apriva in tutta la penisola una nuova fase di risveglio Una prima tappa fu senza dubbio il quinto Congresso Geografico Italiano che si svolse a Napoli fra il 6 e lrsquo11 aprile 1904 tracciando il percorso per trasformare anche lrsquoItalia in una potenza espansionistica e coloniale un traguardo da raggiungere con lrsquoaiuto di tutto quellrsquoassociazionismo nazionalista capeggiato principalmente dalla societagrave Dante Alighieri e dalla giovane Lega Navale Italiana (Aquarone 1989 Monina 2002) In questo contesto nonostante si sia giagrave osservato come i contatti fra Venezia la lsquosuarsquo Scuola e gli ambienti colonialisti fossero giagrave presenti sul finire dellrsquoOttocento ndash basti pensare ad esempio alla figura di Lu-igi Luzzatti nella Societagrave di Esplorazioni Geografiche e Commerciali di Milano solo con i primi tentativi di centralizzazione e organizza-zione delle diverse sensibilitagrave locali si puograve constatare una maggiore interazione fra la classe politica commerciale e culturale della cittagrave lagunare e le iniziative di stampo espansionistico-coloniale Il primo Congresso Coloniale e la successiva fondazione dellrsquoIstituto Colonia-le Italiano (ICI) rappresentano solo alcuni esempi

20 Molto significativa in questo senso risultano essere le ultime righe del discorso volte ad affascinare una platea molto giovane laquoOh non sono no coincidenze completa-mente fortuite Ci deve essere crsquoegrave di sicuro una intima corrispondenza che la storia e la geografia spiegano in parte tra la vita economica di Venezia e lo stato dei suoi rap-porti collrsquoIndia di guisa che questi appaiono ad un tempo e un effetto e un coefficiente di quellaraquo (Lanzoni 1896-97 57)

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Il primo Congresso Coloniale programmato dopo le sollecitazioni degli oratori intervenuti nel congresso napoletano del 1904 si svolse ad Asmara nel settembre del 1905 allo scopo di dibattere le grandi questioni in tema coloniale con la volontagrave di portarle allrsquoattenzione del governo e soprattutto del Paese Alle sedute parteciparono circa duecento congressisti fra cui moltissimi funzionari e impiegati colo-niali ufficiali delle truppe di stanza in colonia commercianti agri-coltori ed altri operatori economici residenti in Eritrea DallrsquoItalia fra gli altri arrivarono i presidenti di tutte le societagrave geografiche e coloniali i ministri degli affari esteri della marina della pubblica istruzione e drsquoagricoltura industria e commercio Vi erano inoltre al-cune delegazioni del mondo accademico e della scuola fra cui la Re-gia Scuola di Commercio di Venezia che nei giorni del congresso ven-ne rappresentata da un suo ex studente Vittorio Deciani (Aquarone 1989)21 Questrsquoultimo era fuoriuscito nel 1881 dalla sezione consola-re allrsquoetagrave di 22 anni per poi assumere la carica di primo viceconso-le a Trieste Molto probabilmente Deciani fece carriera tanto che nel 1905 entrograve a far parte del Consiglio Coloniale istituito nel 1903 presso il Ministero degli Affari Esteri con attribuzioni peraltro pu-ramente consultive e non vincolanti per il governo e successivamen-te nel 1909 divenne tesoriere dellrsquoICI (Notizie e documenti 1892)22

Proprio lrsquoICI rappresenta un ulteriore esempio di network politico-accademico nel quale venne coinvolta Venezia Costituitosi il 26 mar-zo 1906 allo scopo principale di diffondere fra la popolazione una pri-ma forma di lsquocoscienza colonialersquo la sede centrale si insediograve presso il prestigioso palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia a Roma Nei primi anni di vita lrsquoIstituto si presentograve come uno stru-mento meramente intellettuale e scientifico in grado di rispondere alle questioni piugrave urgenti tramite il mensile Rivista Coloniale affida-to alla supervisione di un comitato scientifico composto dalle piugrave im-portanti personalitagrave accademiche impegnate nel tema coloniale fra cui il professore ordinario Enrico Catellani che allrsquoUniversitagrave di Pa-dova era solito tenere i corsi di Diritto internazionale Diplomazia e Storia dei trattati Proprio Catellani la cui figura verragrave meglio deli-neata nella parte finale di questo capitolo sarebbe stato chiamato nel primo dopoguerra a insegnare Diritto internazionale nella Scuo-la commerciale di Venezia portando con seacute le conoscenze necessa-rie per specializzare lrsquointeresse di molti studenti verso il tema colo-niale (Annuari 1919-20 e 1920-21)

21 Piugrave debole la rappresentanza del mondo economico anche se compare il nome di Giulio Fradeletto delegato commerciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Va-pore (Monina 2002)22 Per quanto riguarda le informazioni su Vittorio Deciani ASCF serie studenti Re-gistro Matricolare nr 1 matricola 27 certificato di corso compiuto n 31

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A piugrave di tre anni dalla fondazione lrsquoICI era diventato un vero e pro-prio strumento politico capace di indirizzare lrsquoattenzione verso quel-le regioni dove andavano aumentando gli interessi economici e politi-ci dellrsquoItalia Nel corso del 1909 infatti oltre alla spinta africanista lrsquoIstituto volse lo sguardo soprattutto in direzione delle regioni bal-caniche in seguito allrsquoarrivo al potere dei Giovani Turchi e lrsquoacuirsi del conflitto con lrsquoAustria La direttrice espansionista orientale si im-pose anche per la presa di posizione e lrsquoattivitagrave di alcuni soci dellrsquoI-stituto tra cui le tre figure principali del progetto laquoGrande Veneziaraquo Giuseppe Volpi Filippo Grimani e Piero Foscari il delegato commer-ciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Vapore Giulio Frade-letto Luigi Luzzatti che sarebbe stato eletto lrsquoanno seguente alla vi-cepresidenza dellrsquoIstituto e i professori della Scuola di Commercio Antonio Fradeletto e Piero Lanzoni (Pomoni 1998) Drsquoaltronde agli occhi del lsquogruppo venezianorsquo laquouomini capitaliraquo per utilizzare la feli-ce espressione di Maurizio Reberschak i Balcani rappresentavano non solo un territorio sul quale nel passato la Dominante aveva este-so la sua influenza ma anche un tassello di un piugrave ampio piano drsquoe-spansione di stampo commerciale che avrebbe avuto la sua base a Porto Marghera progetto portuale autodefinitosi la laquoporta drsquoOrien-teraquo del Mediterraneo un polo multifunzionale che si sarebbe impo-sto nel corso degli anni come potenza al contempo produttrice nei rami chimico e metallurgico ed espropriatrice di risorse soprattut-to nei confronti dellrsquoarea balcanica (Weber 1974 Chinello 1979 Re-bershack 2002 Pes 2004)23

Di questi prodromi imperialisti in seno allrsquoICI si rese portavoce proprio lrsquoelemento veneziano dal quale nacque lrsquoiniziativa di orga-nizzare un primo Congresso degli Esportatori Italiani in Oriente idea che si concretizzograve per volere del Consiglio direttivo del Museo commerciale di Venezia con lrsquoappoggio delle istituzioni veneziane Al congresso che si tenne nella cittagrave lagunare tra il 21 e il 24 otto-bre del 1909 il dibattito ruotava attorno lrsquoattuazione di un possibi-le programma nazionale drsquoesportazione ovvero lrsquoindividuazione di mercati di riferimento ai quali indirizzare la sovrapproduzione dei mercati di sbocco che le altre potenze industriali avevano giagrave trova-to sia nelle proprie colonie sia nelle regioni controllate direttamen-te solo da un punto di vista economico-commerciale laquoMettere in va-lore le colonie africaneraquo e contemporaneamente organizzarsi per sfruttare la penetrazione economica e commerciale in Oriente rap-

23 Porto Marghera srsquoinseriva allrsquointerno di un progetto di penetrazione economica industriale e commerciale dai tratti imperialistici che alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo ndash fra tutti Giuseppe Volpi ndash avevano portato avanti in Dalmazia al fine di sfruttare le sue risorse forestali e minerarie e in territorio montenegrino con la fonda-zione della Banca Commerciale Italiana la costruzione di un porto ad Antivari il Mo-nopolio del Tabacco e il progetto di una futura ferrovia transbalcanica

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presentavano per lrsquoItalia le due vie da seguire per porsi al livello de-gli altri imperi coloniali (Monina 2002 201) Per quanto riguarda il ruolo della Scuola commerciale veneziana oltre a Foscari che da al-cuni anni faceva parte del consiglio direttivo come delegato comu-nale nelle quattro giornate congressuali parteciparono il direttore scolastico Enrico Castelnuovo e alcuni professori tra cui Ferruccio Truffi ndash docente di Merceologia ndash e Lanzoni il quale partecipograve nel-la doppia veste di docente e di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti data la presenza di molti soci tra i congressisti (Annuario 1908-09)24 Questrsquoultima era sorta nel 1899 con lrsquointento di riunire i licenziati della Scuola con scopi di mutuo beneficio sullrsquoesempio di unrsquoistituzione simile quale la Cercle des anciens Etudiants de lrsquoEco-le superieure de commerce drsquoAnverse Per le comunicazioni inter-ne e per quelle concernerti lrsquoandamento della Scuola lrsquoAssociazione si era dotata di un Bollettino la cui direzione venne affidata inizial-mente proprio a Lanzoni25 Tra le molte attivitagrave dellrsquoAssociazione ri-entrava il finanziamento con i fondi associativi di alcune borse di studio per gli studenti come quella destinata nel 1912 a uno studen-te iscritto alla sezione commerciale e interessato a fare pratica nel-lrsquolaquoAfrica mediterranearaquo oppure dei costi dei viaggi organizzati per i soci come ad esempio lrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania (Bol-lettino marzo-giugno 1912 66)

15 Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni

Una volta ottenute le regioni nord-africane della Cirenaica e della Tripolitania ndash senza dimenticare quelle di Rodi e del Dodecaneso ndash le nuove colonie italiane in Africa si aprivano alla penetrazione di mol-teplici interessi di diversa matrice da quelli turistici a quelli com-merciali o ancora a quelli legati al settore agricolo e industriale A tal proposito per far conoscere lrsquoOltremare agli italiani o almeno a specifiche corporazioni e classi sociali le eacutelite imprenditoriale rite-nevano utile organizzare dei viaggi che permettessero delle osser-

24 Uno dei risultati piugrave importanti raggiunti dal congresso fu senza dubbio la forma-zione di una Commissione di parlamentari e rappresentanti allo scopo di condurre unrsquoa-zione di pressione sul governo Ad ogni modo per quanto riguarda il congresso si ve-dano gli atti curati dal segretario generale Comitato permanente dei Congressi degli Esportatori Italiani in Oriente Antonio Santalena e pubblicati nel 191025 Lo statuto dellrsquoAssociazione recitava cosigrave laquoScopi dellrsquoAssociazione sono a) man-tenere fra i soci i rapporti amichevoli formati alla Scuola b) trar partito da questi rap-porti nellrsquointeresse generale del commercio e nellrsquointeresse particolare dei soci c) pro-muovere gli studi commerciali economici ed amministrativi e diffonderne lrsquoamore d) aiutare gli antichi studenti nella ricerca del loro collocamento e soccorrerli negli even-tuali bisogniraquo (Bolletino gennaio 1899 26)

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vazioni fatte sul campo in modo tale da comprendere problematiche e potenzialitagrave del territorio appena acquisito e non ancora del tut-to lsquopacificatorsquo

Anche molti ex studenti della Scuola decisero di prendere parte a una di queste escursioni Organizzata dal Touring Club Italiano dalla Societagrave degli Agricoltori Italiani e laquoin misura piugrave modestaraquo dallrsquoAssociazione Antichi Studenti nei piani iniziali lrsquolaquoEscursione Na-zionaleraquo doveva partire nel settembre 1913 tuttavia a causa di im-pedimenti politici venne posticipata tra la fine di aprile e lrsquoinizio di maggio 1914 (Bollettino gennaio-febbraio 1914) Il programma pre-vedeva numerose tappe la partenza era stata fissata per il 29 aprile dal porto di Napoli dove ad aspettare i soci vi sarebbe stato il piro-scafo Solunto noleggiato dalla Societagrave Sicilia Dopo una fermata di circa due ore a Siracusa lrsquoimbarcazione avrebbe proseguito la na-vigazione sino al porto di Tripoli Dallrsquo1 al 4 maggio la laquocarovanaraquo avrebbe visitato le oasi di Zanzur Tagiura e quella di Sciara Sciat questrsquoultima tristemente nota per lrsquoeccidio compiuto dal Regio Eser-cito italiano ai danni della popolazione nel pomeriggio del 23 e per tutto il 24 ottobre 1911 (Del Boca 2015) Dal 4 al 7 maggio ancora lrsquoescursione prevedeva la visita presso i due attendamenti prepara-ti dal governo militare italiano nella localitagrave di Bu Gheilan e in pros-simitagrave del Castello nel Gagraverian prima di tornare nella zona costiera questa volta a Homs da dove si sarebbe proseguito per ammirare le rovine dellrsquoantica cittagrave romana di Leptis Magna ultima tappa di unrsquoesperienza ed laquoemozioneraquo drsquoOltremare che sembrograve sollecitare la curiositagrave di molti soci26

Molte volte a guidare escursioni del genere erano i geografi i qua-li sin dallo scoppio della guerra vestirono i panni dellrsquoautoritagrave scien-tifica in grado di assicurare come il disegno di penetrazione e di con-quista fosse da giudicare corretto sul piano economico geopolitico e del prestigio nazionale (Gambi 1992) In questo ruolo e in qualitagrave di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti Lanzoni si calograve nel-la parte partecipando al viaggio in Tripolitania come testimoniano i suoi laquoRicordi e impressioniraquo pubblicati nel Bollettino laquoE cosi ti sei divertito Che impressioni hai ricevuto Quali sono le condizioni ve-re di questa nuova colonia italianaraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 25) Ecco le domande piugrave frequenti che si sentirono rivolgere i par-tecipanti allrsquoEscursione Nazionale e alle quali Lanzoni ironicamente cercograve di rispondere mettendosi nei panni sia dellrsquointervistatore sia dellrsquointervistato Nonostante un linguaggio e una forma molto me-no formale e non accademica rispetto ad esempio alla Relazione sul

26 Lrsquoalta partecipazione puograve essere spiegata anche da un punto di vista meramente sentimentale Come afferma Labanca infatti laquolrsquoOltremare rappresentograve una delle piugrave grandi emozioni degli italianiraquo (2002 219)

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commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la struttura con la quale egrave organizza-to il testo appare ad ogni modo seguire un ordine ben preciso Le pri-me domande formulate suggeriscono risposte aneddotiche che solo ogni tanto sono intervallate da nozioni geografiche-ambientali oppu-re dalle osservazioni dei delegati della Societagrave degli Agricoltori Dal-le prurigini coloniali ndash laquoti sei divertitoraquo laquoE le donne come sono lag-giugraveraquo ndash Lanzoni passograve a commentare il clima i villaggi e i paesaggi nordafricani evidenziando spesso la presunta divisione e differenza fra il laquogusto delle genti europeeraquo e quello della popolazione locale Dopo questa prima parte le domande poste dal professore iniziano a riferirsi prettamente al dominio italiano in Libia una condizione che per forza di cose indusse il geografo a prodigarsi in osservazio-ni antropologiche capaci di porre lrsquoitaliano al pari di un benefattore e lrsquolaquoindigenoraquo a quello di un primitivo al di fuori della storia

Che cosa pensa quella gente di noi italiani E si egrave essa adattata al nostro dominio E puograve questo considerarsi tranquillo

A questa serie di domande risponderograve che neacute io neacute altri non ab-biamo saputo neacute potevamo saper niente di positivo Egrave cosigrave difficile di leggere nel fondo delle anime dei bianchi figurarsi poi in quel-le dei mori e maomettani per giunta Perograve se si dovesse giudica-re dalle apparenze tutto indurrebbe a ritenere che gli indigeni ai quali si noti bene egrave ignota e inconcepibile quellrsquoastrazione di sen-timento che si chiama il principio di nazionalitagrave e che ormai hanno potuto apprezzare la differenza sensibile che passa rispetto ai pe-si e ai benefici di governo fra noi e i turchi Si sono tranquillamen-te e stabilmente adagiati al nostro dominio laquoBono taliano ndash man-geria bizeff ndash filuss bizeffraquo (ldquofilussrdquo significa denaro e ldquobizeffrdquo in quantitagrave) Che cosa possono desiderare di piugrave una volta che i loro costumi la loro religione le loro donne vengono scrupolosamente rispettate Questo spiega percheacute il paese sia ormai diventato com-pletamente tranquillo e sicuro Parliamo srsquointende della Tripolita-nia propriamente detta non della Cirenaica che si trova ancora e come nello stato di guerra (Bollettino maggio-giugno 1914 35)27

Molto si era detto e molto si era scritto spesso impropriamente sulla conquista libica Per fugare alcuni pregiudizi sul tema Lanzoni si di-lunga nel rispondere allrsquoultima domanda laquoquale egrave la condizione vera di quel paese e quali vantaggi potragrave trarne lrsquoItaliaraquo Innanzitutto come dimostra il caso algerino che Lanzoni riprese dal suo Manua-le di Geografia commerciale e economica (Milano 1912 V edizione)

27 Nonostante non compaiano espliciti riferimenti razzisti se non in riferimento agli accampamenti beduini chiamati con tono dispregiativo laquoMeschinopoliraquo appare chia-ro da che parte si trovi il progresso e da quale invece la laquosporciziaraquo

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ritenere o peggio ancora pretendere che una colonia per esse-re veramente utile debba costituire una rendita netta per la ma-dre-patria egrave un vecchio pregiudizio sorpassato da un pezzo (Bol-lettino maggio-giugno 1914 36)

Inoltre nellrsquoimmediato risulta impossibile fare delle previsioni visto che la colonia nord-africana almeno nella parte percorsa da Lanzo-ni non parve

laquoquella terra promessa che taluni per ragioni di polemica hanno amato di esaltare ma neppure quella regione sterile infeconda ricca soltanto di sabbie e di tradimenti che altri hanno amato ed amano di deprecare [hellip] neppure da augurarsi che si produca la emancipazione finanziaria delle Colonie giaccheacute molte volte essa auspica e prepara la emancipazione politica (Bollettino maggio-giugno 1914 36)

Insomma riassumendo in base alle sue impressioni e a laquoquelle del-la maggioranza degli escursionistiraquo Lanzoni poteva concludere con-statando come il valore economico della laquonuova Colonia africanaraquo sembrava laquonon trascurabileraquo e comunque laquotale da giustificarne la conquista se pure fatta anzitutto e soprattutto per ragioni politi-che drsquoordine internazionaleraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 39)

16 Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti

La Scuola Superiore di Commercio di Venezia nel frattempo era di-ventata di fatto unrsquouniversitagrave Nel 1905 alle Scuole era stato autoriz-zato di rilasciare i diplomi di laurea lrsquoanno seguente ancora un de-creto concesse ai diplomati il titolo di dottore infine fra il 1909 e il 1913 fu confermato il triplice carattere di Scuola di Commercio di Consolato e di Magistero con le cinque sezioni che davano luogo a unrsquouniversitagrave di fatto (Paladini 2002)

Tuttavia Carsquo Foscari non era solo un luogo dedito allo studio sui li-bri ma anche un ambiente simile a un campo di forze nel quale i sog-getti ndash gli studenti e gli insegnanti ndash costituivano i vettori di penetra-zione per ideali politici esperienze vissute e in generale di ciograve che avveniva al di fuori del palazzo Foscari In particolare gli studenti rappresentavano la parte piugrave attiva della societagrave veneziana per quan-to riguarda lrsquoorganizzazione di azioni dimostrative di carattere bel-licista e interventista Giagrave durante la guerra di Libia infatti gli stu-denti avevano condotto alcune manifestazioni in favore dellrsquoimpresa coloniale italiana come ad esempio il corteo che accompagnograve i solda-ti del 71mo Fanteria in partenza per lrsquoAfrica dalla Riva degli Schiavo-

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ni fino alla stazione ferroviaria nel giorno 19 novembre 1911 In quel caso la presenza giovanile era formata soprattutto dagli studenti li-ceali del Marco Polo La Scuola commerciale drsquoaltra parte rimasta pressocheacute ai margini nel corso degli svolgimenti bellici drsquoOltrema-re assunse un ruolo di primo piano durante la campagna interven-tista grazie soprattutto allrsquoazione di proselitismo che molti professo-ri condussero per sostenere la causa interventista sia dalla cattedra sia dai comizi pubblici Un nome su tutti Fradeletto (Pomoni 1998) Di questrsquoultimo infatti bastino ricordare le pagine scritte sul fini-re del 1915 e lrsquoinizio del 1916 e date alla stampa con il titolo La sto-ria di Venezia e lrsquoora presente (Torino 1916) nelle quali il professo-re presentava la Prima guerra mondiale come un insieme di laquolontani preludiraquo riconducibili al passato della Serenissima la laquoLotta per lrsquoA-driatico a fine di conquistarvi piena libertagrave di respiro e sicurezza dei movimentiraquo la laquoLotta contro gli Asburgo pel confine orientale e settentrionale di terra ferma e per lrsquoindipendenza italianaraquo la laquoLot-ta contro il Turco per la difesa degli interessi coloniali e commercia-li drsquoOltremareraquo (Fradeletto 1916 13-14) Si tratta di tre piani inclina-ti della mitopoiesi veneziana sui quali poggiava la violenta retorica imperialista e nazionalista due caratteri che si confusero nella pro-paganda di guerra (Laven Damien 2015 Camurri 2002)

Con la conflagrazione del conflitto e la disfatta di Caporetto i trionfalismi cedettero il passo alla paura Venezia divenne retrovia Il Consiglio di Amministrazione decise allrsquounanimitagrave di spostare gran parte delle sue mansioni a Pisa prima di far ritorno nella sua sede originaria il 3 ottobre 1918 a guerra quasi terminata La disillusio-ne a seguito della laquovittoria mutilataraquo sembrograve contagiare anche la Scuola che da alcuni anni aveva assunto il titolo di Istituto Superio-re di Scienze Economiche e Commerciali Nonostante lrsquoapprovazio-ne da parte del Ministero della richiesta del Consiglio accademico di istituire un corso complementare dedicato al commercio interna-zionale con particolare riguardo allrsquoOriente il mito della rinascita veneziana sulle orme dellrsquoespansione della Serenissima parve affie-volirsi Una prima avvisaglia fu la svalutazione di fatto della sezio-ne consolare considerata sin dal principio il fiore allocchiello di Ca Foscari A livello ministeriale infatti si dispose che il solo tito-lo valido allrsquoammissione alle carriere dipendenti dal Ministero degli Esteri fosse la laurea in Scienze economiche e commerciali taglian-do fuori in questo modo gli studenti cafoscarini (Paladini 2002) un secondo e ultimo segnale compare nelle parole quasi di rimprovero pronunciate dal nuovo professore Gino Luzzatto durante il discorso laquoLa Funzione del Porto di Venezia nel passato e nel presenteraquo in oc-

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casione della cerimonia drsquoapertura dellrsquoAnno Accademico 1922-192328 Ordinario di Storia del commercio allrsquoIstituto Superiore di Studi

Commerciali di Trieste dove fu subito nominato direttore nel 1922 Luzzatto venne chiamato a Venezia per ricoprire la prima cattedra in Italia di Storia economica oltre a quella di Geografia economi-ca Del resto a causa della morte di Primo Lanzoni sopraggiunta nel settembre del 1921 e con la nuova dimensione universitaria dellrsquoI-stituto il corso di Geografia commerciale dovette essere per forza di cose suddiviso poicheacute si chiedeva una maggiore specializzazione nelle singole discipline (Berengo 1964 Paladini 1989 Lanaro 2006)29 Ad ogni modo il collegamento fra i due insegnamenti risultava an-cora forte come dimostra la distribuzione in due parti della prolu-sione del 1922 la prima di carattere storico e la seconda di valuta-zione dello stato attuale laquoNel suo periodo piugrave gloriosoraquo cioegrave lungo tutto il Duecento e il Trecento Luzzatto assicurograve come il porto di Ve-nezia si presentasse al pari di un grande mercato nel quale lrsquoattivi-tagrave aumenta dopo lrsquoarrivo delle mude provenienti dal Nord Europa e da Oriente Ad assicurargli questo sviluppo oltre alla fortunata po-sizione geografica concorsero altri fattori quali il laquodominio del Gol-fo e la conquista di una potente base coloniale in Orienteraquo (Annuario 1922-23 31) Con lrsquoinizio del Quattrocento la situazione cominciograve a mutare in seguito della minaccia portata dalle sempre piugrave frequen-ti conquiste turche che demolirono laquopezzo a pezzo lrsquoimpero colonia-le venezianoraquo distruggendone il monopolio commerciale (Annuario 1922-23 35) Si osserva come per la prima volta allrsquointerno dellrsquoIsti-tuto si cominciava a considerare quello veneziano al pari di un laquoim-pero colonialeraquo una categoria storiografica che probabilmente subi-va anche ma non solo lrsquoinfluenza in quegli anni dellrsquoappropriazione da parte del fascismo della romanitagrave quale mito fondativo della cul-tura e dellrsquoideologia di unrsquoItalia che doveva farsi universale impe-riale e moderna (Gentile 2007 Tarquini 2011)

La trattazione di Luzzatto sulla storia del porto veneziano per i successivi secoli seguiva la falsa riga dei lavori storiografici prece-denti i quali insistevano sul fatto che i traffici marittimi coinvolsero Venezia in minor misura almeno fino alla seconda metagrave dellrsquoOttocen-to Solitamente a questo punto sia il discorso accademico sia quel-lo pubblico convenivano sul fatto che con lrsquointegrazione del Veneto nello Stato italiano e con la guida illuminante di una classe dirigen-

28 Il corso complementare avrebbe compreso quattro insegnamenti oltre le lezioni conferenze ed esercitazioni Geografia economica dellrsquoOriente Economia e tecnica dei trasporti Merceologia dei prodotti orientali Tecnica del commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione (Annuario 1922-23)29 Con la morte di Primo Lanzoni lrsquoAssociazione Antichi Studenti cambiograve nome in onore del suo presidente Drsquoora in poi infatti venne chiamata Associazione Primo Lan-zoni tra gli Antichi Studenti

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te che riprendeva gli usi e costumi dellrsquoantico patriziato Venezia si stesse preparando a riacquisire il suo destino di potenza commer-ciale Questa narrazione perograve pare essere decostruita e depotenzia-ta dalle parole dello stesso Luzzatto poicheacute laquodallrsquoosservazione del-la realtagrave presente e delle sue necessitagrave piugrave urgentiraquo reputava come fosse giunto il momento di laquoguardarci dal pericolo che il ricordo de-gli splendori passati e la visione di un futuro ancora lontano e incer-to ci distraggaraquo Infatti

La realtagrave di ieri egrave quella di un porto che era per seacute stesso un gran-de centro di scambi che poteva imporre tirannicamente la sua vo-lontagrave alla numerosa e svariata clientela la realtagrave drsquooggi egrave quella invece di un porto che dipende esclusivamente dal suo retroterra nazionale che ha per sua funzione principale quella di soddisfare quanto meglio egrave possibile i bisogni di questo retroterra La fun-zione egrave certo meno brillante ma egrave la funzione assegnata nellrsquoeco-nomia contemporanea a tutti i porti continentali ed egrave sempre ta-le da assicurare al porto di Venezia un movimento assai superiore a quello chrsquoesso abbia mai avuto finora ed uno dei primi posti fra i porti del Mediterraneo La sfera drsquoinfluenza su cui Venezia puograve oggi contare senza bisogno di artifici e di favori e che si estende da un lato fino a Dobbiaco ed al Brennero e dallrsquoaltro fino a Bre-scia Mantova e Bologna (Annuario 1922-23 48-9)30

Inoltre una volta completati il miglioramento degli impianti portuali cosigrave come il laquolavoro gigantescoraquo di Porto Marghera la zona drsquoinfluen-za si sarebbe estesa fino ai maggiori centri industriali della Val Pada-na laquoNon piugrave dunque sogni di dominio ormai tramontati per sempreraquo ma la consapevolezza che fosse opportuno condurre una laquopolitica di libertagraveraquo ndash senza suddivisioni in sfere drsquoinfluenza ndash che alla lunga laquori-chiami sulle rive dellrsquoAdriatico tutto quel traffico che ad esso puograve na-turalmente e logicamente affluireraquo (Annuario 1922-23 51)

Rispetto alle conclusioni a cui era giunto Luzzatto in direzione op-posta sembrano procedere alcune tesi di laurea degli studenti dellrsquoI-stituto di Scienze Economiche e Commerciali questrsquoultimi intenzio-nati a riflettere sul ruolo dellrsquoAdriatico per Venezia e piugrave in generale del Mediterraneo per lrsquoItalia in seguito alla fine del primo conflitto mondiale La tesi di laurea egrave una tipologia di documento estrema-mente interessante percheacute funge da elemento di connessione pro-cessuale fra i diversi lsquosaperirsquo accademici e il mondo esterno In altre parole questa tipologia di fonte storica da un lato ci suggerisce ndash al-

30 Interessante il confronto fra la posizione di Lanzoni sul porto ndash la competenza matematica per stabilire lrsquoinfluenza di Venezia fino a Tunisi ndash e quella di Luzzatto ap-pena descritta

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cune volte solo parzialmente ndash il percorso curriculare dello studente le conoscenze apprese durante gli anni universitari la bibliografia letta e in generale ci illumina su alcuni equilibri e meccanismi in-terni al mondo accademico dallrsquoaltro la tesi di laurea riflette la con-tingenza degli eventi attraverso le idee e le immagini personali che lo studente si crea per comprendere ciograve che lo circonda mescolan-do cosigrave nellrsquoelaborato scientificitagrave e vissuto in una narrazione che si appresta a essere unica e originale (Isnenghi 1984) Inoltre allrsquoepo-ca le tesi di laurea erano testi alquanto brevi e di natura compilati-va Non basandosi su una rigorosa ricerca drsquoarchivio di conseguen-za questi documenti risultavano molto esposti alla deriva ideologica piugrave che a un ragionamento empirico

La prima guerra di massa per i giovani rappresentograve unrsquoesperienza periodizzante a cui si attribuiva un valore formativo oltre che trauma-tico Infatti le laquogenerazioni storicheraquo portarono dal fronte linguaggi convinzioni e pretese intrise di bellicismo nazionalismo e irredenti-smo mentre a Parigi dai negoziati lrsquoItalia non otteneva ciograve che le era stato promesso (Dogliani 2003 Magnarelli 2004) In questo senso ap-paiono esemplari gli elaborati scritti degli studenti Angelo Tonini e Leonardo Rosito Il primo laureatosi nellrsquoottobre del 1919 fin dalle prime battute avvertigrave come risultasse necessario allargare lo sguar-do allrsquointero Mediterraneo orientale per assicurarsi il controllo e la sicurezza dei traffici nellrsquoAdriatico A tal fine lo studente individuava tre problematiche da risolvere una di carattere politico ndash laquoin quan-to non possiamo permettere che lrsquoequilibrio mediterraneo giagrave tanto iniquo per noi sia turbato ancora a nostro dannoraquo unrsquoaltra per motivi economici ndash laquoper i nostri crescenti consumi alimentari e per il nostro commercio che deve avere i suoi mercati privilegiati e sicuriraquo ndash e in-fine una sociale ndash per evitare che laquola nostra emigrazione prenda un atteggiamento che offende il nostro onoreraquo Le soluzioni erano da ri-cercare nelle terre che si affacciavano sul Mediterraneo orientale le quali in un futuro ormai prossimo secondo lo studente sarebbero entrate a far parte della sfera drsquoinfluenza italiana per laquoil posto che la sua [lrsquoItalia] gloriosa storia le additaraquo e laquola guerra [la prima guerra mondiale] ha giustamente consacrato al suo dirittoraquo31 La storia di Ve-nezia ndash e di Roma ndash insieme al laquosangueraquo e al laquosacrificio tenace della popolazioneraquo dunque giustificavano le importanti pretese commer-ciali italiane che non avrebbero aspirato solo a coordinare i traffici bensigrave a sostituire i prodotti austriaci mercanteggiati in Oriente con quelli esportati dallrsquoItalia in modo tale da laquodimostrare a Trieste e ai porti tutti dellrsquoAdriatico redento che la loro unione allrsquoItalia contri-buisce alla loro stessa prosperitagraveraquo Per ricapitolare la conquista del

31 Venezia Archivio Tesi Carsquo Foscari (ATCF) A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 5-6 Non si conosce il nome del relatore

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monopolio commerciale nelle maggiori piazze orientali sarebbe servi-ta in una prima fase ad aumentare gli introiti e in un secondo momen-to a rendere lrsquoAdriatico italiano Lrsquoambizioso piano progettato dallo studente non poteva non fare affidamento sul nuovo porto industria-le che stava sorgendo ai Bottenighi un progetto che avrebbe assicu-rato laquouna funzione di primissimo ordine per i traffici dellrsquoOrienteraquo32

Sulla stessa linea ma decisamente piugrave esplicito sin dal titolo ri-sulta essere LrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi mag-giori porti commerciali la tesi discussa dallo studente Rosito nel 1920 Sulla base di una bibliografia che al tempo stesso faceva uso di materiale proveniente dallrsquoambito politico e da quello accademi-co lo studente iniziograve la sua dimostrazione sulla presunta paternitagrave italiana dellrsquoAdriatico partendo da considerazioni di carattere geolo-gico e geografico33 Studiando la nascita e la formazione delle cate-ne montuose laquoitalianeraquo delle Alpi degli Appennini e del Carso il gio-vane affermograve come esse comprendessero un bacino molto vasto che va dalla Val Padana fino al laquonostro mareraquo Giagrave attraverso questa di-mostrazione si dovrebbe essere laquoindotti a ritenere lrsquoAdriatico come un mare essenzialmente nostroraquo tuttavia la presenza slava sullrsquoal-tro lato del confine montuoso orientale e lungo tutti i Balcani aveva bisogno di qualche altra spiegazione e precisazione Insieme alla ge-ografia per non dare adito a dubbi lo studente si servigrave della storia per spiegare questa apparente incongruenza se era pur vero che sulla laquocosta della Morlacca vi sono i Croatiraquo e piugrave laquogiugrave sulla costa orientale vrsquoegrave la grande Serbiaraquo non si poteva negare che lrsquoAdriatico continuasse a conservare un carattere romano e italiano Drsquoaltron-de laquola funzione complessivaraquo di questo mare era stata

in ogni tempo quella di grande via della civiltagrave romana e venezia-na verso la Balcania e di arteria vasta e profonda in cui le grandi correnti dei traffici si sono incanalate nel corso dei secoli34

La civiltagrave e il commercio dunque venivano considerate dallo stu-dente come degli elementi imprescindibili per attestare lrsquoitalianitagrave del bacino adriatico un principio di nazionalitagrave che non toccava so-lo il mare ma anche le coste lambite da esso Come la Dalmazia ad esempio che per laquola realtagrave geografica e le esigenze storiche e cul-

32 ATCF A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 73-75 33 Nella bibliografia fra gli altri compaiono gli scritti Per il piugrave largo domino di Ve-nezia la cittagrave e il porto (Milano 1917) di Foscari e Sistemazione del porto di Venezia Giudecca o Bottenighi (Venezia 1904) di Lanzoni Vedi ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 laquoBibliografiaraquo Non si cono-sce il nome del relatore34 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 2-4

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turaliraquo laquoegrave terra drsquoItaliaraquo pur non essendo parte integrante del laquocor-po fisicoraquo della nazione35

Oltre a comunicarci le scelte retoriche del laureato le tesi dico-no molto anche sui relatori i docenti che accompagnano lo studen-te fino alla discussione di laurea Tematiche bibliografia e il taglio di ricerca sul soggetto di studio sono solo alcuni degli spazi drsquointer-vento ritagliati dal professore Per quanto riguarda lrsquoargomento im-periale e quello coloniale aggiungere questo ulteriore punto di vi-sta significa da un lato tracciare una mappa dei lsquosaperirsquo allrsquointerno dellrsquoIstituto (in mancanza dei programmi dei corsi) dallrsquoaltro coglie-re le convinzioni accademiche e soprattutto politiche di ogni singolo professore attraverso lo spettro dei loro principali interlocutori per lrsquoappunto gli studenti

In molte delle tesi di laurea scritte negli anni Venti si puograve nota-re come compaiano spesso i nomi di tre relatori i professori Enrico Catellani specialista di Diritto coloniale Alfonso de Pietri-Tonelli esperto di economia politica e Pietro Orsi lo storico veneziano prin-cipale in quegli anni assieme a Luzzatto Il primo come si egrave eviden-ziato in precedenza faceva parte dellrsquoavanguardia intellettuale colo-nialista Quando impartiva le sue lezioni dedicate al diritto coloniale dalla cattedra padovana poggiava probabilmente le sue argomenta-zioni sul manuale da lui scritto Storia delle colonie e diritto colonia-le (Milano 1911) e pubblicato alla vigilia del conflitto italo-turco Il testo forniva le basi da cui partire per conoscere piugrave nel dettaglio qualsiasi aspetto del tema generale del colonialismo La formazione giuridica di Catellani ad ogni modo non gli impedigrave di giustificare il diritto e il dovere dellrsquoEuropa di occupare i territori africani sulla base di osservazioni anche di carattere antropologico In Storia del-le colonie e diritto coloniale infatti vengono dedicate alcune pagine alla suddivisione degli esseri umani in tre categorie quelli che so-no stati in grado di espandersi grazie a uno stadio di civilizzazione estremamente alto gli europei coloro che dopo un glorioso passato si trovavano ora in una fase di declino gli asiatici infine gli africa-ni ovvero coloro che secondo il professore non sarebbero mai pro-grediti senza lrsquoassistenza di altri (Catellani 1911 cf Deplano 2013) Alcune di queste argomentazioni ndash che oggi possiamo definire raz-ziste ndash sembrano costituire un filo conduttore nel pensiero di Catel-lani anche nel primo dopoguerra quando egli giunse a Carsquo Foscari per tenere il corso di Diritto internazionale nelle vesti di professo-re incaricato pur mantenendo la cattedra da ordinario allrsquoUniversi-

35 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 24 Cosigrave come per la tesi di Angelo Tonini anche per Leonardo Rosito Porto Mar-ghera ndash la laquocittagrave nuovaraquo ndash avrebbe costituito una tappa fondamentale per i progetti espansionistici italiani

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tagrave di Padova A tal proposito nella tesi di laurea Il mandato colonia-le con cui lo studente Ferdinando Pellizzon si laureograve nella sessione di marzo-aprile 1922 viene citata dal laureando laquola felice espressio-ne [di Catellani] ldquoassistenza intercolonialerdquoraquo che ancor prima dello scoppio della guerra laquoaveva legato gli stati colonizzatori in unrsquoopera comune di civiltagraveraquo in contrapposizione alla laquotesi utopistica del pro-fessore [Giuseppe] Cimbaliraquo che proponeva laquodi consacrare in tutti i popoli colonizzati il loro diritto di sovranitagraveraquo accogliendoli cosigrave nel-la Societagrave delle Nazioni36

Nel caso di de Petri-Tonelli ex studente della Scuola commercia-le veneziana poi divenuto professore ordinario del corso generale di Economia politica e degli insegnamenti complementari di Politica economica e Legislazione doganale per la sezione consolare il focus dei suoi tesisti era rivolto principalmente alle relazioni economiche che intercorrevano fra lrsquoItalia e lrsquoOriente Nella sessione di laurea di novembre-dicembre 1924 due suoi studenti ndash Pasquale Giordano e Alfredo Scagnolari ndash discussero rispettivamente gli elaborati Le con-dizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commer-ciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecaneso e Le relazioni commerciali italo-jugoslave Se questrsquoultima mirava a con-segnare una panoramica dello stato in cui versava il rapporto com-merciale fra i due regni lrsquoelaborato scritto da Giordano invece sol-lecitava lrsquoespansione commerciale in Anatolia usufruendo in questo modo dei possedimenti coloniali lsquobianchirsquo di Rodi e del Dodecaneso Secondo lo studente la penetrazione in quel nuovo mercato avrebbe portato in dote allrsquoItalia tre benefici uno di carattere economico un altro geopolitico e un ultimo a livello sociale e culturale Il primo si sarebbe basato sulla costituzione di banche agricole per agevolare laquoil credito alle nostre colonie ivi residenti ed alle stesse popolazio-ni indigeneraquo sul miglioramento dei servizi commerciali marittimi e sulla fondazione di un istituto di fiducia per organizzare e regolare le attivitagrave laquodei numerosi commercianti ed esportatori che operano nella zonaraquo Inoltre tale istituto con la sede centrale ubicata a Rodi e le filiali nei paesi dellrsquoAnatolia sarebbe stata guidata da una govern-ance formata da elementi dellrsquoeacutelite finanziaria industriale e commer-

36 Come opportunamente citato in nota lrsquoespressione proveniva dallrsquoarticolo laquoLrsquoassi-stenza inter-coloniale dal punto di vista del mantenimento dellrsquoordineraquo pubblicato da Catellani nella Rivista Coloniale nel 1907 ATCF F Pellizzon laquoIl mandato colonialeraquo 1924 16-17 Ancora nella tesi di laurea dello studente Roberto Maltini ndash Il regime co-loniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioni (1925) relatore Ca-tellani ndash la colonizzazione egrave considerata invece come un laquocompito sacro della civiltagraveraquo ATCF R Maltini laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioniraquo 1925 65

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ciale37 A livello geopolitico la conquista commerciale dellrsquoAnatolia avrebbe consentito allrsquoItalia di confrontarsi con i Paesi piugrave poten-ti laquoche hanno tentato e continuano tuttora di stendere lo zampino per porre ostacolo al nostro divenireraquo per una posizione di privile-gio per quanto riguarda i traffici marittimi nel Mediterraneo38 Infi-ne secondo il laureando lrsquoeventuale crescita dellrsquoinfluenza italiana in Anatolia avrebbe di certo rinvigorito quelle radici storiche elle-niche e romane che rischiavano di scomparire per sempre a causa laquodellrsquoinettitudine dei Turchi a produrre e conservare la ricchezzaraquo39 In parallelo alla dipendenza economica dunque si doveva tessere anche una dipendenza culturale

Nonostante le universitagrave almeno fino agli anni Trenta fossero me-no soggette al diretto controllo amministrativo e ideologico del regi-me fascista giagrave a partire dal 1925 il nuovo ministro dellrsquoIstruzione Pietro Fedele procedette alla progressiva fascistizzazione dellrsquointe-ra struttura scolastica italiana A questa tendenza generale special-mente per il caso specifico dellrsquouniversitagrave si contrapponeva il rappor-to unico e per questa ragione sempre diverso che intercorreva fra lrsquoistituzione accademica e la classe dirigente locale (Ricuperati 2015) A Venezia ciononostante fra il 1925 e il 1927 lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali divenne fascista come testimoniano in modo molto significativo le parole utilizzate nella Relazione sullrsquoAn-no Accademico 1926-1927 dallrsquoex sindaco e allora regio commissario di Carsquo Foscari Davide Giordano drsquoora in poi laquolrsquoinferma [lrsquoIstituto]raquo sarebbe andata in contro alle laquocure rudi e radicali del chirurgoraquo o del padre Ai laquoFigliuoliraquo ndash gli studenti per lrsquoappunto ndash sarebbe stata vietata qualunque manifestazione goliardica cosigrave come sarebbe sta-to necessario dal punto di vista dellrsquoorientamento politico laquopotare i rami sospettiraquo fra il corpo studentesco e quello docente (Annuario 1927-28 7 e 15-17 Paladini 2002) La fascistizzazione e la lsquonorma-lizzazionersquo dellrsquoIstituto paiono intervenire anche in qualche tesi di laurea soprattutto nei linguaggi e nei giudizi esplicitamente politi-cizzati che gli studenti adottano per comparare epoche storiche dif-ferenti o operati politici che portarono a risultati opposti Ciograve emer-ge specialmente negli elaborati scritti degli studenti che scelsero di approfondire temi legati ai corsi di Storia politica e diplomatica un

37 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 83-638 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 1739 Pur non essendo laquoun popolo scioccoraquo il Turco laquoegrave lento ed estremamente sobrio facile ad accontentarsi di tutto ed a far nulla per migliorare la propria condizioneraquo ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansio-ne commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 13

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corso tenuto dal professore Pietro Orsi per gli iscritti alla sezione consolare Come negli esempi riportati precedentemente anche in questo caso la figura del relatore sembra incidere nelle riflessioni e nelle affermazioni dei suoi studenti Drsquoaltronde accanto alla profes-sione accademica dal 1926 Orsi venne nominato dal governo pode-stagrave della cittagrave ndash il primo a Venezia in seguito alla soppressione degli organi democratici comunali ndash mostrando ancora una volta e in ma-niera piugrave evidente il fitto intreccio che univa il potere politico allrsquoi-stituzione universitaria locale

Proprio nellrsquoanno della sua investitura alla carica di podestagrave uno studente di Orsi Michele Cainazzo discusse la sua tesi di laurea dal titolo Italia e Mediterraneo Dedicando molto spazio al dominio medi-terraneo dellrsquoimpero di Alessandro Magno e soprattutto di quello ro-mano la dissertazione procede fra le tendenze generali nella storia della politica romana nel Mediterraneo e brevi approfondimenti sul versante africano come recita ad esempio il titolo di un sottocapito-lo laquoRoma potenza marittima e la sua politica in Africaraquo La narrazio-ne prosegue soffermandosi prima sulle repubbliche marinare e sulla laquopotenza venetaraquo intenta a liberarsi del giogo bizantino e successi-vamente sullrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo che laquofu prevalentemente raggiunto durante la quarta Crociataraquo40 La categoria storica-anali-tica pronunciata da Luzzatto qualche anno prima godeva ormai di unrsquoampia circolazione in ambito universitario prima di riversarsi nel discorso pubblico come si vedragrave nel seguente capitolo Ad ogni mo-do dallrsquolaquoepica espansione venetaraquo che laquofu sempre animata da spirito imperialistaraquo lo studente passava a narrare le vicende mediterranee fino allrsquoUnitagrave drsquoItalia con unrsquoampia parentesi dedicata al laquopensiero politico riguardo alla costa africanaraquo Una volta affrontato il presun-to retroterra storico e culturale italiano nel Mediterraneo sulla ba-se di questrsquoultimo il tesista si chiedeva raffrontandosi con lrsquoimpero coloniale tedesco il percheacute laquodi tanta disparitagrave drsquoimpulso nellrsquoaffer-mazione colonizzatrice espansionistica dei due stati che coevamente avevano trovato la loro unitagraveraquo dato anche lrsquoinnata tradizione nei laquofigli della razza italicaraquo che lungo tutta la storia laquoscoperti che abbiano una terra di questa ne diventano gli esploratori e i colonizzatoriraquo41 Le molteplici risposte lo studente ritiene di ritrovarle negli indirizzi di politica estera intrapresi dai governi italiani che si susseguirono in relazione ai mutevoli equilibri geopolitici europei Nonostante gli impedimenti interni ed esterni alla costruzione di un impero colonia-le italiano a metagrave degli anni Venti srsquoimpose allrsquoItalia una laquonecessitagrave storica predominanteraquo determinata da due fattori in primo luogo la crescita della popolazione italiana in relazione ai movimenti migra-

40 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 18-2141 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 54-55

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tori e al pericolo di snazionalizzazione in secondo e ultimo luogo la posizione e il prestigio del Paese negli equilibri mediterranei Lrsquour-genza della situazione ndash laquoil problema del Mediterraneo egrave dunque per lrsquoItalia un problema di libertagrave problema di sicurezza problema na-zionale problema colonialeraquo ndash poteva essere risolta grazie ad alcune doti innate nella laquocoscienza nazionaleraquo unrsquolaquooriginalitagraveraquo e laquoclassici-tagraveraquo che laquoBenito Mussolini ha detto di essere lecita in politica esteraraquo In altre parole riprendendo il percorso giagrave tracciato dalla laquonecessi-tagrave anterioreraquo ndash la Storia ndash lrsquoItalia aveva il compito di solcarlo facen-dosi condurre per mano dal laquonuovo Vate drsquoItaliaraquo42

La propaganda fascista a proposito del destino imperiale dellrsquoI-talia oramai aveva trovato terreno fertile per la sua diffusione nelle aule universitarie veneziane impregnate dei miti di una cittagrave ndash Ve-nezia ndash che drsquoora in avanti si sarebbe convertita in una delle piazze fasciste piugrave importanti per laquoraggiungere le vie del sognato Imperoraquo43

42 Il testo finisce con la citazione di Lucio Polo il comandante messo in scena da DrsquoAnnunzio in La Nave (Milano 1908) laquoNON Egrave MAI TARDI PER TENTAR LrsquoIGNOTO NON Egrave MAI TARDI PER ANDAR PIUrsquo OLTREraquo vedi ATCF M Cainazzo laquoItalia e Me-diterraneoraquo 1926 9843 La citazione egrave ripresa dalla tesi Crispi e la Somalia Italiana dello studente Fernan-do Marini ATCF F Marini laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo 1928 103 Relatore Orsi

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Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9002 51

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

2 Tracce imperiali a VeneziaLa cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

21 Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa

Il 7 maggio 1931 si aprigrave al pubblico la sensazionale Exposition colo-niale et internationale di Parigi Il percorso espositivo era suddiviso in quattro grandi aree riguardanti la storia generale dellrsquoimpero fran-cese alcuni approfondimenti monografici dei territori drsquoOltremare le questioni nazionali piugrave importanti nel dibattito pubblico e il mu-seo permanente delle colonie Data la grande superficie sulla quale si estendeva lrsquoesposizione la visita era allietata dalla presenza di ri-storanti negozi e due spazi dedicati allrsquointrattenimento Gli organiz-zatori ndash in primo luogo lrsquoAgence Geacuteneacuterale des Colonies ndash si proposero dunque di creare uno spazio nel quale il visitatore europeo potesse allo stesso tempo imparare e divertirsi allrsquointerno di un mondo extra-europeo rappresentato dal punto di vista del colonizzatore e creato con lrsquoobiettivo principale di promuovere e diffondere i disegni impe-rialistici per une plus grande France delineando parallelamente unrsquoi-dentitagrave francese consapevole della propria superioritagrave (Ungar 2013)

Sommario 21 Prospettive imperiali a Venezia ndash 22 Notizie dallrsquoImpero ndash 23 Educare alle colonie ndash 24 Itinerari imperiali ndash 25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina ndash 26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave

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LrsquoEsposizione perograve fu anche lrsquooccasione per fare il punto del-le condizioni in cui versavano le attivitagrave scientifiche e quelle propa-gandistiche per quanto concerne il tema coloniale a livello europeo Per questa ragione a Parigi furono invitati molti studiosi e giorna-listi a partecipare rispettivamente al primo Congresso internazio-nale di Storia coloniale e al Congresso internazionale della Stampa coloniale Durante il primo evento la delegazione italiana presiedu-ta dal professore e senatore Camillo Manfroni ndash in rappresentanza dellrsquoUfficio Studi e Propaganda del Mistero delle Colonie dellrsquoIstituto Coloniale Fascista e dellrsquoIstituto Cesare Alfieri di Firenze ndash presentograve alla platea internazionale un intervento sulla storia coloniale vene-ziana in epoca moderna dedicando particolare attenzione al compor-tamento tenuto dalla Repubblica nei confronti dellrsquoespansione com-merciale e territoriale degli imperi spagnolo e portoghese Pertanto lrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo in quanto soggetto storico rappre-sentava oramai uno dei prodromi della laquorinascita colonialeraquo italiana contemporanea anche in campo internazionale e non solo allrsquointerno delle istituzioni accademiche (Giaccardi 1931 cf Deplano 2015 80-1) Drsquoaltronde con la svolta totalitaria intrapresa dal regime fascista e la conseguente realizzazione della laquofabbrica del consensoraquo egrave possibi-le constatare una diffusione dellrsquoargomento coloniale allrsquointerno del discorso pubblico attraverso mezzi di comunicazione e di propagan-da quali la stampa i convegni le mostre e le manifestazioni indette dal regime poicheacute oltre al prestigio internazionale per il fascismo la politica di espansione imperiale e coloniale costituiva un aspetto strutturale per la rivoluzione antropologica dellrsquolsquouomo nuovorsquo tanto che una prospettiva imperiale era giagrave presente nellrsquoorizzonte fasci-sta sin dal 1926 (Gentile 2006)

La fondazione dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) nel febbraio del 1928 e il conseguente accentramento dellrsquointera attivitagrave cultu-rale in campo coloniale ndash si pensi al confluire di gran parte delle ri-viste coloniali preesistenti nel mensile LrsquoOltremare ndash portarono alla progressiva laquovolgarizzazioneraquo delle tematiche coloniali in altre pa-role al riversamento di queste ultime nel tessuto sociale italiano per mezzo di iniziative di carattere pratico e divulgativo che si serviro-no delle cittagrave e delle loro memorie storiche quali palcoscenici ideali per la costruzione di un consenso e unrsquoideologia dai lineamenti im-periali Fra i teatri urbani piugrave prestigiosi un posto era riservato a Venezia per via di un passato che solo recentemente era stato rilet-to in un contesto imperiale (Deplano 2015)1

Il laquoraduno dei costumi italianiraquo del 1928 fu solo il primo tentativo di fascistizzazione delle tradizioni veneziane peraltro decisamente

1 Il termine laquovolgarizzazioneraquo ricorse spesso nei discorsi e nelle circolari di Rober-to Cantalupo mentre ricopriva il ruolo di sottosegretario del Ministero delle Colonie

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depotenziate dalle direttive romane Davanti a un pubblico interna-zionale di quasi ventimila persone il laquoradunoraquo si svolse in piugrave riprese nellrsquoestate del 1928 coinvolgendo piugrave di tremila figuranti In princi-pio il progetto puntava a mettere in scena unrsquolaquooperazione di regio-nalizzazione in grande stileraquo che amalgamasse dal punto di vista culturale un confine nord-orientale che andava fino allrsquoAlbania pas-sando per Istria e Zara sovrapponendo solo per un attimo Venezia a Roma quale punto di riferimento per le terre redente e irredente Ma lrsquoex Dominante non poteva porsi sul piano della capitale italiana visto che il carattere latino era considerato dagli studiosi italiani il legame fondamentale per mantenere unita dal punto di vista etnico la penisola Pertanto correggendo il tiro il comitato organizzatore affidato alla presidenza di Augusto Turati (segretario nazionale del partito fascista) e alla vicepresidenza dei due veneziani al governo Giuriati e Volpi impose al raduno del Triveneto una dimensione na-zionale e allrsquoOpera Nazionale Dopolavoro (OND) veneziana di met-tere in mostra solo quelle tradizioni popolari considerate minori ri-spetto allo sfarzo delle imprese navali verso Oriente Malgrado il ridimensionamento lo svolgimento del laquoraduno dei costumi italia-niraquo segnograve la definitiva nascita di un rapporto simbiotico fra il regime fascista e la classe dirigente locale Venezia poteva finalmente por-si sul laquopiano dellrsquoimperoraquo seppur allrsquoombra di Roma (Fincardi 2002 1503-7 Pellegri 1929)

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta laquoanni stupendiraquo a dire di Maria Damerini moglie di Gino Damerini figura centrale del nazionalismo adriatico e della vita culturale veneziana nella prima metagrave del No-vecento lrsquoeacutelite veneziana andograve a riscoprire il proprio laquoretaggio illu-streraquo sotto la supervisione di una personalitagrave quale Giuseppe Volpi (Damerini 1988 50) Il nuovo lsquodogersquo veneziano cosigrave come veniva cele-brato durante gli lsquoanni ruggentirsquo una volta nominato presidente del-la Biennale nel 1930 iniziograve a ripensare la cittagrave come un centro cultu-rale moderno e internazionale capace di rispondere da un lato alle esigenze mondane di una eacutelite inebriata da unrsquoagenda sempre piugrave fit-ta di impegni e dallrsquoaltro alle continue rielaborazioni e esaltazioni di miti culti e immagini collettive veicolate dal partito fascista in pa-rallelo a una politica di potenza sempre piugrave aggressiva Tuttavia lrsquoe-voluzione dellrsquoindustria culturale veneziana avrebbe avuto modo di dare i frutti sperati solo qualora lrsquoamministrazione comunale gui-data dal podestagrave Mario Alveragrave si fosse impegnata a rispondere alle questioni principali che interessavano la cittagrave lo sviluppo industria-le in terraferma lrsquointervento sul disagio sociale e la gestione di un turismo in forte espansione (Mezzalira 1996)

Anche se non puograve sembrare a un primo sguardo in realtagrave le tre questioni appena citate sono tra loro concatenate Lrsquoincremento e il miglioramento dellrsquoefficienza industriale di Porto Marghera passa-vano infatti per la realizzazione di un collegamento automobilistico

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che avrebbe unito Venezia al lsquosuorsquo immediato entroterra agevolan-do in questo modo il pendolarismo di parte della popolazione cittadi-na oltre che lrsquoaccesso in cittagrave dei turisti Seppur snaturando secondo molti ndash fra tutti Giuriati e Damerini ndash la natura insulare e marina-resca della cittagrave paradossalmente la costruzione del ponte del Lit-torio divenne unrsquoennesima occasione per rievocare i fasti imperia-li dellrsquoex Dominante alludendo non solo al protendersi della Madre Patria ndash Venezia ndash verso lrsquoAdriatico orientale ma anche verso quelle terre che un tempo facevano parte dello Stato de tera

Allrsquoinaugurazione avvenuta nel giorno di San Marco del 1933 dal-la terraferma grossa impressione destarono da subito i due imponen-ti pili in pietra drsquoIstria posti allrsquoingresso del ponte sui quali vi erano scolpiti due leoni marciani i guardiani della nuova porta della cittagrave Oltre a rimarcare lrsquoidentitagrave veneziana il simbolo leonesco cosigrave scol-pito si inseriva in una diatriba lsquoadriaticarsquo nata nella notte del 1 di-cembre 1932 a Traugrave (Trogir) una cittagrave dalmata che riportava ancora le tracce del dominio plurisecolare veneziano Quella notte unrsquoam-pia parte della popolazione traurina danneggiograve e distrusse otto leo-ni lapidei drsquoepoca repubblicana in risposta alla sempre piugrave aggressi-va politica nazionalista e irredentista condotta dal fascismo un fatto che suscitograve grande commozione in Italia e in particolare a Venezia In pronta risposta infatti lrsquoex Dominante decise di punire il lsquotradi-mentorsquo creando due copie dei leoni di Traugrave da collocare allrsquoinizio del ponte automobilistico una traccia monumentale di stampo imperia-le che fu rafforzata dalla citazione latina scolpita allrsquointerno di uno dei due libri aperti laquogli ingiusti saranno puniti ed il seme degli empi periragraveraquo (Il Gazzettino 3 gennaio 1933 cf Ferris 2012)

Una volta superati i pili e lasciatosi alle spalle il profilo industria-le dei Bottenighi il visitatore arrivava cosigrave a Piazzale Roma lrsquoultima area automobilistica prima di immergersi laquonel patrimonio di attra-zione esteticaraquo (Il Gazzettino illustrato suppl 23 aprile 1933) custo-dito dalla cittagrave lagunare Per depotenziare la centralitagrave della nuova traccia toponomastica denominata laquoRomaraquo su ordine di Mussolini rispetto a Piazza San Marco lrsquoamministrazione veneziana decise di chiamare la nuova area lsquoPiazzalersquo e non lsquoPiazzarsquo (Casarin 2005) Agli occhi di chi intraprendeva il viaggio in direzione opposta inve-ce il nuovo piazzale costituiva il primo segno visibile dellrsquointrusione della modernitagrave nella laquopacificaraquo consuetudine veneziana Malgrado la lsquocontaminazionersquo secondo il supplemento speciale stampato da Il Gazzettino illustrato laquoil Comune di Venezia retto dal podestagrave Ma-rio Alveragrave seppe contemperare le esigenze che i tempi imponevano con le necessitagrave paesaggistiche e tradizionaliraquo riuscendo a conser-vare in questo modo laquola maestagrave ed il fascino di una dominanteraquo Del resto laquocol nuovo grandioso Ponte del Littorioraquo il laquoturista venezia-no in unrsquooraraquo avrebbe potuto raggiungere laquoVicenza primogenita di Venezia dai superbi palazzi di ogni epoca e stile in gran parte do-

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vuti ad Andrea Palladioraquo e solo successivamente si sarebbe inoltra-to in laquotutta la terra vicentina resa sacra dalla guerraraquo (Il Gazzettino illustrato supplemento 23 aprile 1933) In altri termini il Ponte del Littorio racchiudeva metaforicamente in seacute due tensioni il tentativo fascista di porre fine allrsquoisolamento aristocratico in cui era confina-ta la cittagrave rendendola piugrave facilmente raggiungibile ndash accanto ai lsquotre-ni popolarirsquo con la costruzione del ponte del Littorio iniziarono ad affluire a Venezia numerose squadre di escursionisti dellrsquoOND e del-la Gioventugrave del Littorio a piedi o in bicicletta (Fincardi 2001) ndash a cui si contrappose una strenua difesa della lsquovenezianitagraversquo basata ancora una volta sullrsquoostentazione di una presunta superioritagrave civile e cul-turale dellrsquoex Dominante rispetto i territori di terraferma

Con lrsquoapertura del ponte automobilistico inoltre si diede inizio al susseguirsi di altre opere monumentali indirizzate non solo a una mi-gliore fruizione turistica della cittagrave e a celebrare i progressi dellrsquoI-talia sotto il fascismo ma anche a compiere quella lsquobonifica socialersquo che mirava in una laquologica segregazionistaraquo (Casellato 2002 1615) a modificare la conformazione del tessuto sociale cittadino attraver-so lo sradicamento e lrsquoemigrazione forzata delle frange piugrave povere e politicamente non allineate appartenenti alle classi popolari In que-sto senso la costruzione di Rio Novo il canale che tuttora collega ra-pidamente Piazzale Roma allrsquoultimo tratto del Canal Grande ne egrave un chiaro esempio poicheacute alla sua realizzazione nel 1933 si dovette pro-cedere al rinnovamento della cittagrave eliminando di fatto la zona pro-letaria compresa fra la zona Tre Ponti e il Malcanton lrsquoultima sede della Camera del Lavoro (Casellato 2002)2

Il miglioramento dei servizi di trasporto e la pianificazione dellrsquoal-lontanamento di parte della popolazione povera modificarono la cit-tagrave in base soprattutto alle necessitagrave di un flusso di visitatori in netta crescita allrsquointerno delle reti turistiche drsquoeacutelite o dopolavoristiche La Compagnia Italiana Grandi Alberghi (CIGA) organizzava le vacanze delle classi benestanti nellrsquoisola del Lido il palcoscenico dei festival artistici dovrsquoera possibile anche prendere parte alle numerose feste serali praticare numerosi sport o ammirare le prodezze degli idrovo-lanti durante la Coppa Schneider comodamente seduti nelle terrazze dellrsquoHotel Excelsior (Bobbo 2004) Lrsquoorganizzazione della sociabilitagrave popolare invece era delegata alla sezione provinciale dellrsquoOND la quale si mise allrsquoopera promuovendo escursioni in laguna scambi tu-ristico-culturali fra le due sponde dellrsquoAdriatico gite di circoli azien-dali proiezioni gratuite in Piazza San Marco e sconti vantaggiosi al-le maggiori manifestazioni della cittagrave Inoltre lrsquooccupazione su toni propagandistici educativi e ludici della Piazza per eccellenza ave-

2 Anche lrsquointervento urbano della Riva dellrsquoImpero nel 1937 come si vedragrave successiva-mente rientrava nel piano regolatore volto a forzare lrsquoemigrazione delle classi popolari

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va in parte reso questo spazio cittadino meno esclusivo trasforman-dolo in unrsquoimmensa platea dove la gente comune poteva condividere ambienti solitamente inaccessibili (Fincardi 2001 Crovato Maria-ni Stocco 2007) Ciograve non toglie che questi contatti interclassisti av-venissero sotto la patina paternalista della classe dirigente locale come traspare dalle parole di Maria Damerini mentre ricorda lrsquoat-mosfera che circondava la Cavalchina il Gran ballo del Carnevale

Tutti andavano alla Cavalchina letterati artisti patrizi borghe-si e popolani Il mescolarsi del popolo alle altre classi la possibi-litagrave di godere gomito a gomito nelle gran feste della cittagrave la pre-cisa coscienza che il piacere dei molto ricchi fosse fonte di facilitagrave di vita e di benessere a chi meno possedeva neanche la formazio-ne stessa della cittagrave che abolisce i confini fecero in ogni tempo accettare con naturalezza e senza spreco di sofismi le gerarchie e addolcire e smussare i dislivelli Questo permise a Venezia drsquoes-sere nei secoli quella Serenissima che fu questo le permise negli anni rsquo30 di esserlo ancora (Damerini 1988 88)

La laquoprecisa coscienzaraquo che la classe dirigente possedeva della pro-pria alteritagrave aristocratica si fondava sulla convinzione che i mem-bri di questa ristretta cerchia fossero i soli custodi delle tradizioni veneziane e come tali i soli a decretarne un loro uso a fini turistici o caritatevoli Tuttavia nel corso degli anni Trenta almeno a livel-lo popolare il richiamo alle tradizioni locali doveva adattarsi o ad ogni modo integrarsi con i dettami della cultura e dellrsquoideologia del regime dando vita cosigrave a un processo di fascistizzazione degli usi e dei costumi locali Dopo un periodo durante il quale la Festa delle Marie fu sospesa il regime scelse di riproporla a partire dal 1934

A Venezia sin dal Medioevo nel secondo giorno di febbraio era usanza benedire le coppie che si sarebbero unite in matrimonio du-rante lrsquoanno scegliendo tra le spose le piugrave povere alle quali sarebbero stati prestati dalle chiese cittadine abiti sfarzosi e gioielli di pregio Nel 973 secondo le cronache dellrsquoepoca mentre si stava svolgendo il rito nella chiesa episcopale di San Pietro di Castello alcune del-le future mogli vennero rapite da pirati di origine slava provocando la reazione della comunitagrave veneziana che riuscigrave in un secondo mo-mento a liberare le giovani Dato il lieto fine la popolazione ringra-ziograve lrsquointercessione della Madonna ndash il secondo giorno di febbraio cor-risponde alla festivitagrave della purificazione della Madonna ndash istituendo la Festa delle Marie La rievocazione del leggendario evento conti-nuograve almeno fino al 1379 quando gli eccessivi costi organizzativi ne

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decretarono la fine (Padoan 1988)3 Dopo una plurisecolare interru-zione laquolrsquoantichissimo rito nuziale delle dodici Marieraquo venne laquoripri-stinatoraquo il giorno seguente la ricorrenza cristiana sabato 3 febbraio 1934 Una processione di dodici gondole ognuna delle quali traspor-tava una coppia di futuri sposi partigrave dalla sede centrale dellrsquoOND ndash il Palazzo della Pescheria ndash in direzione della chiesa di San Pietro di Castello seguita da una barca con a bordo le autoritagrave locali In se-guito alle celebrazioni matrimoniali il corteo proseguigrave verso la Ba-silica di San Marco per partecipare alla benedizione del patriarca La Fontaine e per pregare alla Madonna Nicopeia ossia lsquoapportatri-ce di Vittoriarsquo lrsquoicona che gli imperatori bizantini erano soliti portare in battaglia sino al sacco di Costantinopoli avvenuto per mano vene-ziana nel 1204 durante la Quarta Crociata Una volta unite ufficial-mente nel sacro vincolo finalmente le coppie potevano far ritorno nei loro sestieri dove sarebbero continuati i festeggiamenti (Il Gazzet-tino Illustrato 11 febbraio 1934 Viviani 1934 cf Ferris 2012 90-2)

Tralasciando lrsquointeressante analisi delle simbologie connesse allrsquoi-tinerario cerimoniale percorso risulta interessante evidenziare co-me la rievocazione della Festa delle Marie si rivelasse funzionale tanto per il regime fascista quanto per lrsquoeacutelite locale Infatti il gover-no fascista giagrave da alcuni anni aveva avviato un programma articola-to di politiche assistenzialiste e nataliste assieme a una propagan-da che insisteva molto sulla definizione della donna quale moglie e soprattutto madre un ruolo fondamentale per la rigenerazione an-tropologica della nazione e della lsquorazza italianarsquo Allrsquointerno dellrsquoide-ologia fascista inoltre la campagna demografica rappresentava un caposaldo per le ambizioni imperiali dellrsquoItalia dato che la crescita della popolazione giustificava lrsquoespansione coloniale ndash di popolamen-to ndash nel Mediterraneo4 Ancora per difendere la razza era fondamen-tale che il sangue e lrsquoonore ndash due immagini impersonate solitamen-te dalla figura femminile ndash non dovessero contaminarsi con quello di altre popolazioni (De Grazia 2007 Poidimani 2014) Attraverso la celebrazione del rito nuziale delle Marie dunque il discorso fasci-sta sulla razza si legittimava anche riprendendo quelle narrazioni espansionistiche e razziali elaborate nei confronti delle popolazioni balcaniche in seno al nazionalismo adriatico del primo Novecento Accanto a questo primo collegamento fra retroterra culturale nazio-nale e locale perograve se ne colloca un altro legato alle perduranti re-

3 Esistono diverse narrazioni sulla nascita della Festa delle Marie Ad esempio se-condo il cronista Sanudo le dodici Marie non erano in realtagrave delle spose ma delle sta-tue in legno affidate ad alcune famiglie patrizie mediante sorteggio 4 Il rapporto fra crescita demografica e espansione coloniale era stato giagrave riassun-to da Mussolini nellrsquoefficace formula pronunciata durante il celebre Discorso dellrsquoA-scensione del 26 maggio 1927 laquoSe si diminuisce signori non si fa lrsquoimpero si diven-ta una coloniaraquo

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lazioni paternalistiche di origine patrizia fra la classe dirigente e il popolo veneziano Questa solidarietagrave verticale si esplicava special-mente nel momento della selezione delle dodici future spose secondo criteri quali il grado di povertagrave e di fedeltagrave politica opportunamen-te segnalati dalle sezioni del Partito Nazionale Fascista (PNF) disse-minate nellrsquoisola alle coppie prescelte venivano donati dei beni ndash il vestito da sposa le fedi nuziali due letti una cassettiera un tavolo e una sedia per la cucina un servizio completo di piatti sei asciuga-mani e una coperta ndash non solo dalle autoritagrave fasciste locali ma an-che dalla CIGA simbolo dellrsquoalta borghesia veneziana (Ferris 2012)

Piugrave che le autoritagrave locali celebrazioni del genere ponevano in ri-salto le tradizioni storiche della cittagrave emozionando e inorgogliendo soprattutto chi assisteva fra la folla il popolo al contempo protago-nista e principale fruitore della lsquofabbrica del consenso fascistarsquo che alla vigilia della guerra drsquoaggressione allrsquoEtiopia stava affinando me-todi e linguaggi di comunicazione

22 Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali

Il 17 novembre 1935 il giorno prima della decisione della Societagrave del-la Nazioni di rendere effettive le sanzioni imposte allrsquoItalia per aver aggredito un Paese membro e indipendente ndash lrsquoEtiopia nelle colonne del quotidiano Gazzetta di Venezia venne pubblicato un articolo dal titolo laquoLa resistenza contro lrsquooffensiva sanzionisticaraquo in cui si sotto-lineava lrsquoadesione dei cittadini alla protesta contro il provvedimento preso dimostrando una partecipazione decisamente ampia dato che Venezia secondo il giornalista fu laquoletteralmente ricopertaraquo dalle bandiere tricolori (Gazzetta di Venezia 17 novembre 1935 cf Ferris 2002 128) Come lrsquoItalia dunque anche la Serenissima diede il pro-prio appoggio al regime fascista attraverso manifestazioni di unitagrave e orgoglio nazionale durante le fasi iniziali della guerra Di questo sentimento che integra diverse coscienze politiche fra loro naziona-le coloniale e imperiale si fecero promotori i due quotidiani locali per eccellenza la Gazzetta di Venezia e Il Gazzettino

Malgrado lrsquoimpostazione elitaria e oramai obsoleta nellrsquoepoca del-le masse a metagrave degli anni Trenta il piugrave antico quotidiano di Vene-zia rappresentava il punto di riferimento delle classi lsquoaltersquo venezia-ne avverse a condividere spazi usi e costumi con gli strati piugrave bassi della popolazione se non in senso paternalistico Anche per questa ragione si egrave deciso di condurre fra le sue pagine unrsquoanalisi dei codi-ci linguistici comparandola allo studio degli strumenti di comunica-zione di massa utilizzati da Il Gazzettino o meglio dalla sua versio-ne destinata specialmente a un pubblico femminile e adolescente Il Gazzettino Illustrato un settimanale drsquointrattenimento che ogni lu-

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nedigrave raccontava i piugrave importanti eventi locali e nazionali traducen-doli sotto forma di pettegolezzi aneddoti sensazionalistici e imma-gini suggestive (Isnenghi 2002)

Gli obiettivi editoriali differenti dei due giornali non scalfirono minimamente quello che era considerato lrsquoelemento centrale della propaganda coloniale fascista laquola contemporaneitagrave e la concentrici-tagrave in una parola il coordinamento e lrsquoorganizzazioneraquo che avrebbe rappresentato lrsquoEtiopia e in generale lrsquoOltremare secondo laquounrsquoim-postazione dichiaratamente razzista unrsquoaccentuazione nazionalisti-ca e classicistica unrsquointonazione populistica (le colonie come luogo dellrsquoespansione del lavoro italiano)raquo (Labanca 2015 59-60) A queste tendenze nazionali perograve sulle colonne dei giornali locali si affian-carono e innestarono forme e riferimenti provenienti dal retroter-ra culturale cittadino La stessa struttura con la quale era organiz-zata la Gazzetta di Venezia ad esempio rispecchiava questa doppia dimensione volta da un lato al controllo di ciograve che veniva stampa-to dallrsquoaltro a educare una popolazione che nonostante le politiche di irreggimentazione e integrazione nel corpo nazionale avrebbe meglio compreso lrsquoargomento coloniale ndash in tutte le sue sfaccettatu-re ndash rapportandosi alla propria esperienza quotidiana A tal proposi-to la prima pagina era dedicata solitamente alla descrizione dei fat-ti nazionali e internazionali che chiamavano in causa lrsquoItalia cosigrave in occasione della partenza dei primi battaglioni verso lrsquoEtiopia am-pio spazio ricoprigrave lrsquoarticolo drsquoapertura laquoI diritti insopprimibili dellrsquoI-talia in Etiopiaraquo in cui si ribadirono quali fossero le pretese italiane di fronte al laquopessimismo ingleseraquo e alla laquosfiducia franceseraquo (Gazzet-ta di Venezia 1 luglio 1935) Ripreso dallrsquoesperienza risorgimentale veneziana laquoresistere a tutti i costiraquo era diventato il motto da segui-re per coloro che costituivano il lsquofronte domesticorsquo a cui si chiedeva di sacrificare in parte le proprie tradizioni il 21 novembre 1935 due giorni dopo lrsquoimposizione effettiva delle sanzioni comminate dalla So-cietagrave delle Nazioni a Venezia si celebrograve lrsquoannuale Festa della Salute istituita nel 1630 per ringraziare la Madonna dellrsquoaiuto dato alla cit-tagrave che in quel periodo era in preda allrsquoepidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi Ancora og-gi a questa festivitagrave religiosa egrave associato un piatto tradizionale ov-vero la castradina una ricetta antica che prevede lrsquoutilizzo di carne di montone seccata salata e affumicata proveniente dalla Dalmazia Nel 1935 come riporta la Gazzetta di Venezia nelle pagine interne dedicate alla cronaca cittadina i laquoghiottoni venezianiraquo dovettero fa-re a meno del sapore forte di questo particolare taglio di carne non percheacute fosse proibito dalla decisione presa dalla Societagrave delle Nazio-ni bensigrave per la scelta dei laquonegozianti veneziani in rappresaglia con-tro le sanzioniraquo di mandare laquoindietro tutte le merci alla Yugoslaviaraquo (Gazzetta di Venezia 21 novembre 1935) Sebbene la censura fasci-sta renda difficile una lettura completa e approfondita dellrsquoevento

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la rinuncia a questo rito culinario cosigrave sentito oltre a inserirsi nel quadro della politica autarchica suggerisce come parte della popo-lazione veneziana a metagrave degli anni Trenta si fosse sufficientemente integrata nello Stato fascista tanto da lsquosacrificarersquo parte della pro-pria identitagrave locale in favore della nazione

Con il proseguire degli svolgimenti bellici in Etiopia e la successi-va fondazione dellrsquoImpero italiano la rivoluzione antropologica fasci-sta procedette non solo fondandosi sul mito dellrsquoautosufficienza bensigrave sulla convinzione che il popolo italiano appartenesse a una stirpe di conquistatori e portatori dei valori della civiltagrave una visione che ve-niva alimentata contrapponendo il ritratto positivo del colonizzatore a quello negativo del colonizzato Nellrsquoazione di mobilitazione delle masse ciograve avveniva tramite il linguaggio delle immagini e lrsquouso siste-matico della propaganda verbale due codici comunicativi che ndash nel caso della stampa ndash potevano assumere svariate forme in base al ta-glio giornalistico della testata (Isnenghi 1979 Di Jorio 2001)

Almeno fino al 1938 quando al versante africano si sarebbe so-stituito nel discorso pubblico quello balcanico allrsquointerno de Il Gaz-zettino illustrato il tema coloniale e piugrave specificatamente la rappre-sentazione dellrsquoAltro vennero esposti tramite fotografie romanzi a puntate vignette umoristiche cruciverba piccole pubblicitagrave e curio-sitagrave lsquoesotichersquo Accanto ai reportage fotografici che testimoniavano lrsquoavanzare delle truppe italiane con lrsquoinizio del 1936 cominciarono ad apparire resoconti etnografici sui laquoTipi e Costumi dellrsquoAbissinia o sulle Visioni di vita in Africa orientaleraquo nei quali si alternavano fotografie a soggetto femminile o paesaggistico e brevi descrizioni volte a cogliere la lsquostranezzarsquo di certi usi o lo stato di arretratezza in cui versava il territorio (Il Gazzettino illustrato 26 gennaio 1936) At-traverso queste testimonianze la popolazione etiope veniva rappre-sentata al pari di un selvaggio da domare e da educare cosigrave come la loro terra sulla quale si sarebbe esteso in un prossimo futuro laquolrsquoor-dine estetico europeoraquo e fascista (Forgacs 2015 114) La vittoria e la conseguente proclamazione dellrsquoImpero italiano dellrsquoAfrica Orientale (9 maggio 1936) portarono a un cambio del paradigma retorico del-la propaganda razzista Ora ogni lunedigrave in edicola il lettore poteva ammirare sulle copertine patinate la battaglia di civiltagrave e di moder-nizzazione che il regime stava conducendo al di lagrave del Mediterraneo Le fotografie ancora una volta erano il tramite piugrave diffuso a parte al-cune provenienti dagli studi professionistici che ritraevano laquola vita che fuoriesce nelle terre che le barbarie abissine avevano devasta-toraquo oppure che inquadravano laquolrsquoespressivo volto di un nuovo suddito dello Stato che gloriosamente procede nella sua grandiosa opera di civiltagrave in Africa Orientaleraquo altre fotografie pubblicate nel settimana-le erano state scattate in maniera amatoriale dai laquofedelissimi lettori nellrsquoimperoraquo alcuni volontari veneti desiderosi di condividere la loro esperienza ed laquoemozioneraquo africana con i propri conterranei rimasti

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in Italia mostrandosi molte volte sorridenti nelle loro divise a fianco ad animali selvatici o indigeni lsquocivilizzatirsquo (Il Gazzettino illustrato 23 febbraio 19 aprile 29 novembre 1936 fig 2) Ancora per propagan-dare la diversitagrave razziale Il Gazzettino illustrato fece uso anche delle vignette satiriche molto apprezzate dai lettori visto lo spazio dedi-catogli nella laquoPagina Umoristicaraquo lrsquoultima del settimanale In que-ste piccole illustrazioni al laquonegroraquo venivano affibbiati degli archeti-pi razzisti legati allrsquoindole selvaggia quali lrsquoantropofagia la pigrizia la maleducazione e alcuni tratti fisici tra cui spiccano i lineamenti scimmieschi (Il Gazzettino illustrato 29 novembre 1936 18 settem-bre 1938 La menzogna della razza 1994 Bancel Blanchard 2013)

Questa stessa strategia comunicativa come si vedragrave in seguito sarebbe stata ripresa a partire dal 1939 dalla Gazzetta di Venezia allrsquointerno di un inserto dedicato interamente allrsquoargomento colo-niale e imperiale Tuttavia a differenza de Il Gazzettino illustrato il quale era volto piugrave allrsquointrattenimento che allrsquoinformazione allrsquointer-no del quotidiano gli articoli legati alla recente conquista dellrsquoEtio-pia vertevano principalmente su questioni strettamente politiche ed economico-commerciali lasciando spazio anche ai giudizi della criti-ca nel caso di eventi artistici nazionali e locali a tema coloniale Inol-tre essendo una testata giornalistica locale gran parte delle firme provenivano dallrsquoeacutelite veneziana un presupposto che si rifletteva nei contenuti dello stesso quotidiano dato che ampio spazio fu concesso a Venezia e alle sue nuove sorti imperiali Ad esempio in occasione dellrsquoultima conferenza del corso di propaganda coloniale ndash intitola-ta laquoLa Libiaraquo ndash che si sarebbe tenuta lrsquo8 marzo 1936 presso il Teatro La Fenice Volpi in qualitagrave di oratore al pari di laquoquei geniali rappre-sentanti della Serenissimaraquo avrebbe descritto le possibilitagrave laquopresen-ti e future delle terre drsquoAfrica sulle quali si stavano riaffermando le tradizioni civilizzatrici di Roma e di Veneziaraquo (Gazzetta di Venezia 8 marzo 1936) Il mito imperiale di Venezia fuoriuscito giagrave da alcuni anni dalle aule universitarie per riversarsi fra le calli e i lsquocampirsquo del-la cittagrave alla vigilia della fondazione dellrsquoImpero riprese quota negli ambienti aristocratici veneziani poicheacute si prefigurava allrsquoorizzonte la ripresa della vocazione commerciale e marittima nel Mediterraneo

La penna di Giuseppe Fusinato amico storico di Damerini con cui condivise lrsquoesperienza politica del sodalizio protonazionalista dei laquoSette Saviraquo e successivamente quella del nazionalismo adriatico (Foscari 1917 cf Reberschak 2002 1220) ripropose ancora una vol-ta lrsquoannosa questione relativa alle aree drsquoinfluenza marittima del-le cittagrave portuali italiane con la differenza questa volta che la stori-ca rivalitagrave avrebbe dovuto confrontarsi con lrsquoimminente espansione coloniale Allrsquointerno di una laquodotta disputaraquo (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1936) fra alcune riviste specializzate nel traffico marittimo dalle colonne del quotidiano Fusinato ribadigrave il pericolo di laquoturbare correnti di traffico costituitasi naturalmenteraquo in quanto a Venezia

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laquonon soltanto crsquoegrave un porto ottimamente guarnito [hellip] ma hanno se-de o scalo obbligatorio agguerrite e sperimentali Societagrave di Naviga-zioneraquo che sfruttano la vicinanza della Serenissima laquoa Porto Said e agli scali dellrsquoOrienteraquo e alle laquomaggiori regioni industriali drsquoItalia e dellrsquoEuropa centro-orientaleraquo Per queste due ragioni deviare parte dei traffici verso i porti di Genova e Napoli sarebbe stato contropro-ducente per lrsquoeconomia nazionale soprattutto allrsquointerno di una con-giuntura storica imperiale

La guerra vittoriosa che si sta combattendo nellrsquoAfrica Orienta-le apriragrave un largo campo ai nostri traffici non solo nel continente nero sottratto alle barbarie abissina ma sulle grandi vie dellrsquoO-ceano Indiano Non sarebbe solo ingiusto ma pregiudizievole per la economia nazionale che in quei traffici Venezia non avesse la parte assegnatale dalla natura dalle tradizioni dalle sue speri-mentate capacitagrave Venezia che ha giagrave gli strumenti adeguati al-la bisogna chiede soltanto che non le siano tolti (Gazzetta di Ve-nezia 8 aprile 1936)

Tra il 1938 e il 1942 a causa della mobilitazione militare italiana sulla sponda balcanica dellrsquoAdriatico la macchina della memoria venezia-na riprese a funzionare senza lsquoforzature africanersquo seguendo pertan-to la sua lsquonaturalersquo propensione verso quegli laquointeressi permanentiraquo nel laquoGolfo di Veneziaraquo (Paladini 2000)5 Infatti dopo quindici an-ni durante i quali ndash per usare le parole di Bruno Dudan nellrsquoarticolo laquoLrsquoImpero veneziano nel levante e gli storici serbo-croatiraquo ndash la laquoma-linconia (in mezzo al piugrave clamoroso disinteresse) tuttrsquoaltro che sopita dellrsquoOrienteraquo aveva afflitto una eacutelite locale che si stava riscoprendo nazionalista prima ancora che fascista giunse finalmente lrsquoora di ri-vendicare lrsquoitalianitagrave dellrsquoAdriatico attraverso lrsquoesclusivo filtro della laquovenezianitagraveraquo (Gazzetta di Venezia 4 novembre 1938 Paladini 2010) Lrsquooccasione ideale sopraggiunse con lrsquooccupazione dellrsquoAlbania La Gazzetta di Venezia diede voce al possibile inveramento del mito al titolo pubblicato in prima pagina dellrsquo8 aprile 1939 che recitava laquolrsquoI-talia stronca in Albaniaraquo seguiva nella facciata seguente un articolo sui laquoSecolari rapporti tra Venezia e lrsquoAlbaniaraquo in cui fin da subito si volle attestare la paternitagrave della presenza italiana allrsquoex Dominante

Le forze armate dellrsquoItalia fascista riportano oggi le insegne tri-colori sopra un paese che le ha vedute sventolare gloriosamente in un recente passato di guerra Ma con esse lrsquoItalia di Mussolini

5 Lrsquoespressione laquointeressi permanentiraquo fu pronunciata da Giuseppe Volpi in occasio-ne della conferenza Ricordi e orizzonti balcanici tenutasi a Milano il 23 aprile 1937 per invito dellrsquoIstituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI)

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ricalca una terra sulla quale giagrave per secoli il Leone di San Mar-co ha tenuto alto il prestigio italiano ha versato fiumi di sangue eroico per difenderlo contro il turco invasore ed ha dominato con la sua forte e serena giustizia (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1939)

Da questo momento fino allrsquoinizio della Seconda guerra mondiale la Gazzetta di Venezia avrebbe passato in rassegna qualsiasi traccia veneziana ancora presente nel territorio al di lagrave dellrsquoAdriatico per riscontrare nelle popolazioni slave unrsquoitalianitagrave e venezianitagrave origi-naria che doveva essere riportata alla luce Sempre sul piano del de-bito storico-culturale nei confronti di Venezia Il Gazzettino illustra-to giagrave dal 1937 pubblicava un inserto speciale al laquoLe fedelissime di Veneziaraquo le cittagrave adriatico-orientali fra le quali Pisino Pinguente Capodistria Pola che dal punto di vista architettonico ricordava-no lrsquoex Dominante sebbene di laquoVenezia ce ne egrave solo unaraquo (Il Gazzet-tino illustrato 28 novembre 1937) Le due pagine a cui era dedicato lrsquoapprofondimento si concentravano soprattutto sugli aspetti arti-stico-architettonico di scuola veneziana che i turisti potevano anco-ra ammirare prendendo uno dei traghetti messi a disposizione dalla Societagrave Adriatica di Navigazione per collegare le due sponde dellrsquoA-driatico [fig 3]

Ricapitolando i giornali sono laquofatti per chi scriveraquo oltre che per chi legge Allrsquoocchio dello storico il taglio degli articoli rivela la for-mazione lrsquolaquoelaborazioneraquo e gli laquoitinerari di gruppi dirigentiraquo allrsquoin-terno del discorso pubblico nazionale e locale Ciononostante tra laquoincrociraquo laquoeclissiraquo ed laquoepifanieraquo la stampa in quanto fonte storica fornisce la tracciatura di una mappa della socialitagrave cittadina che in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia mise in luce il profilo imperiale dellrsquoItalia e di Venezia (Isnenghi 2017)

23 Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia

Per salvare il lsquocorporsquo della Nazione era necessario prima di tutto ga-rantire la salute della popolazione In questo senso una delle attivi-tagrave sanitarie piugrave incisive condotte dal fascismo fu probabilmente la lotta antitubercolare alla quale venne addirittura istituita una ce-rimonia da celebrarsi annualmente la Giornata della Doppia Croce Questa festa si svolse anche a Venezia il 5 aprile 1934 in una dome-nica soleggiata al fine di raccogliere i fondi necessari per combatte-re la malattia infettiva che in cittagrave aveva provocato giagrave il decesso di 326 persone Come riporta la Gazzetta di Venezia la manifestazione conobbe un grande successo per via laquodel senso di patriottica com-prensione di tutti i cittadiniraquo e in particolar modo laquodellrsquooculatezza con cui egrave stata preparata e organizzata la giornataraquo Il merito spet-tava infatti alle organizzazioni locali del Partito Fascista per tutto

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il giorno laquocrocerossine giovani italiane giovani fascisti e universi-tariraquo coprirono ciascuno la propria zona di competenza con lrsquoobiet-tivo di raccogliere le offerte e vendere ai cittadini dei laquominuscoli el-mettiraquo e delle laquograziosissime faccette nereraquo che i bambini potevano carnevalescamente indossare laquoIl distintivo di tutti i venezianiraquo ndash lrsquoel-metto e la lsquofaccetta nerarsquo ndash rappresentava uno dei primi tentativi di portare lrsquoAfrica in piazza di avvicinare gli italiani a una seppur ru-dimentale e stereotipata conoscenza delle colonie italiane drsquoOltre-mare a cui si sarebbe aggiunta nel giro di due anni anche lrsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 6 aprile 1934) Drsquoaltronde lrsquoambivalenza delle colonie al contempo parti integranti del territorio nazionale e luo-go di alteritagrave e differenza irruppe prepotentemente non solo nel di-scorso pubblico ma anche nello spazio urbano in seguito alla fonda-zione dellrsquoimpero italiano come dimostra lrsquoentusiasmo dei laquograppoli umaniraquo accorsi in Piazza San Marco il 9 maggio 1936 che Maria Da-merini poteva ammirare da una posizione privilegiata qual era il bal-cone drsquoangolo tra le Procuratie Nuove e le Napoleoniche Cosigrave descri-ve lrsquolaquoattesa per la parola promessaraquo

Uniformi a gruppi [hellip] Fluir di popolo senza riguardo a classi giunger continuo di

gruppi di colonne di singoli subito fusi agli altri di anziani e di ragazzi di uomini e di donne tra il luccicar di ottoni delle ban-de numerose e il suonar di inni tra pause drsquoattesa percorsa da quel minuto brusio gioioso che somiglia al trascorrere di vento sul bosco

Ogni finestra gremita agli abbaini delle Procuratie figure ge-sticolanti con bandierine e fazzoletti tricolori

Gli altoparlanti cantavano Si concludeva nellrsquoallegrezza un fa-to felice la proclamazione dellrsquoImpero

[hellip] Lrsquoovazione accolse come un rombo lrsquoannuncio trasmesso da Roma con le parole di Mussolini Dalle navi ancorate in Bacino [San Marco] le salve lo ripeterono come un eco e dal campanile le campane (Damerini 1988 190)

In una Piazza in assetto di guerra lrsquoImpero era ormai una realtagrave nella quale bisognava che gli italiani srsquoidentificassero A questo sco-po fu reinserita nuovamente nel calendario civile fascista la Giorna-ta coloniale una manifestazione che il regime si proponeva di orga-nizzare in tutto il territorio nazionale in modo tale da costruire uno spazio educativo dedicato esclusivamente a esaltare in termini raz-zisti le qualitagrave di un popolo ndash quello italiano ndash che seppe rigenerarsi costruendo un impero sia al di lagrave dei confini nazionali sia allrsquointer-no nelle coscienze degli stessi cittadini

La Giornata coloniale era giagrave stata istituita nel 1926 in concomi-tanza con il dibattito politico che avrebbe portato alle misure anti-

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migrazionistiche entrate in vigore nel biennio successivo e allrsquointer-no del piugrave generale contesto europeo Del resto la Francia il Belgio e la Gran Bretagna avevano iniziato a far conoscere i propri possedi-menti asiatici e africani ben prima dellrsquoItalia istituendo ad esempio lrsquoEmpire Day celebrato sin dal 1904 in Gran Bretagna ogni 24 mag-gio (English 2006 Stanard 2009) In Italia perograve lrsquoiniziale caratte-re elitario della manifestazione e la diffusione non uniforme sul ter-ritorio nazionale indebolirono probabilmente il senso della stessa manifestazione che era volta in teoria ad avvicinare la massa alle questioni e alle problematiche coloniali Ciononostante prima del-la guerra drsquoEtiopia le Giornate coloniali si ripeterono quasi ogni an-no con lrsquoobiettivo di costruire il consenso intorno alla legittimitagrave e necessitagrave dellrsquoespansione drsquoOltremare (Deplano 2015)6 Successiva-mente il regime fascista stabiligrave che dal 1937 la Giornata coloniale si sarebbe dovuta svolgere ad ogni anniversario della proclamazio-ne dellrsquoImpero il 9 maggio Malgrado la direttiva proveniente da Ro-ma che istituzionalizzava la dimensione imperiale dellrsquoItalia a Ve-nezia la sezione provinciale dellrsquoICF organizzograve una propria Giornata coloniale domenica 27 settembre 1936 in un laquoclima altamente pa-triotticoraquo La manifestazione era rivolta in primo luogo a tutti i soci dellrsquoICF e in secondo luogo allrsquointera cittadinanza che avrebbe preso parte solo allrsquoappuntamento serale in Piazza lrsquoultimo di un program-ma denso di impegni Infatti sin dalle prime ore del mattino diverse squadre di Giovani fascisti e Giovani italiane si inoltrarono nella cit-tagrave per vendere la targhetta della manifestazione un laquogiallo palmi-zio metallicoraquo con cui fu insignito per primo il duca di Genova Fer-dinando Il primo appuntamento era stato fissato per le ore 9 presso Carsquo Littoria sede sia del Fascio locale sia della sezione provinciale dellrsquoICF dove sarebbe avvenuto lrsquoincontro fra i reduci delle vecchie campagne drsquoAfrica condotte in Eritrea Somalia ed Etiopia e quelli della recente vittoria contro lrsquoImpero abissino laquoun segno di ricono-scenza verso coloro che furono i pionieri o i continuatori della gran-diosa impresaraquo Oltre a commemorare i venticinque caduti venezia-ni in Africa Orientale Italiana (AOI) i cui nomi erano stati scolpiti su di una parete marmorea il momento di laquoalta commozioneraquo rappre-sentato dal confronto intergenerazionale veicolava anche un signifi-cato essenzialmente politico poicheacute mostrava come solo il fascismo fosse riuscito a compiere lrsquolaquoimpresaraquo che sarebbe stata impossibile per unrsquolaquoItalia [liberale] schiava delle passioni politiche e dei giudizi demagogiciraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Il programma della Giornata coloniale proseguiva fittamente Al-le ore 10 il duca di Genova inaugurograve la Mostra dei Cimeli di guerra

6 Nel 1926 la prima Giornata coloniale fu celebrata il 21 aprile data centrale nel ca-lendario civile fascista poicheacute corrisponde al Natale di Roma

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raccolti in AOI allestita nellrsquoAntisala napoleonica di Palazzo Rea-le con lrsquoaiuto della contessa e madrina della manifestazione Bianca Rocca Franchetti vedova del barone Raimondo Franchetti lrsquoesplo-ratore fiorentino di religione ebraica ndash da sempre assiduo frequenta-tore dei salotti veneziani ndash che morigrave il 7 agosto 1935 in un incidente aereo nei pressi del Cairo durante una missione ufficiale (Damerini 1988)7 Malgrado la mancanza di una pubblicazione ufficiale riguar-dante la mostra grazie della Gazzetta di Venezia egrave possibile ricostru-ire parte del percorso espositivo dei cimeli laquoappartenentiraquo ai redu-ci Secondo il giornalista i piugrave pregiati e caratteristici si potevano identificare in laquouna grande bandiera rosso-gialla trovata ad Amba Aradamraquo delle vesti pregiate di ras e degiac (titoli nobiliari etiopi) alcuni amuleti laquostraniraquo strumenti musicali armi raccolte dalla Divi-sione 28 Ottobre e una borsa di medicinali e ferri chirurgici laquoappar-tenente al famoso giornalista polacco Belam fatto prigioniero nella caverna di Amba Aradamraquo Come si vedragrave piugrave approfonditamente in seguito le esposizioni generalmente costituivano lrsquounica esperien-za coloniale per molti europei motivo per cui le mostre coloniali da un lato si proponevano impressionare il visitatore attraverso lrsquoespo-sizione di oggetti ndash o soggetti umani talvolta ndash dipinti come laquostraniraquo ed esotici dallrsquoaltro fungevano al pari di uno strumento pedagogi-co una conoscenza mediata che promuoveva lrsquolsquoopera di civilizzazio-nersquo portata avanti dai paesi colonizzatori (Gazzetta di Venezia 28 set-tembre 1937 Labanca 1992)

Dopo aver toccato con mano le vicende italiane in suolo africano il corteo procedette verso la Chiesa di San Giovanni Crisostomo do-ve sarebbe avvenuta una breve benedizione del nuovo laquolabaroraquo del-la sezione veneziana dellrsquoICF che riproduceva un palmizio con un fa-scio littorio sullo sfondo Al rito liturgico seguigrave immediatamente laquola parte piugrave importante della cerimonia colonialeraquo al Teatro Malibran Padre Angelo Bellani il direttore diocesano delle Missioni della Con-solata di Torino tenne una conferenza laquosul tema Africa Orientaleraquo data la sua esperienza pluridecennale nelle vesti di missionario Per questa occasione il palcoscenico venne adornato con palmizi e ban-diere di varie associazioni patriottiche sullo sfondo invece venne posto un telo nel quale si proiettarono laquodocumenti inconfutabili dei quali risaltano le bellezze del suolo abissino dalla cui fertilitagrave il va-lore la forza e lrsquoingegno delle nostri gentiraquo secondo lrsquooratore si sa-rebbero tratte laquole nuove fortune e la nuova grandezza dellrsquoItalia fa-

7 La figura di Franchetti entrograve nella memoria locale delle cittagrave di Venezia e Mestre come dimostra lrsquoassegnazione del suo nome ndash nel febbraio del 1936 ndash alla sezione di-staccata del Liceo ginnasio laquoFoscariniraquo a Mestre Questa traccia imperiale nella topo-nomastica cittadina diventograve problematica una volta che lrsquoItalia fascista emanograve le leggi razziali dato la confessione ebraica di Franchetti Tuttavia lrsquointitolazione non subigrave al-cuna censura (Franco 2010)

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scistaraquo Ribadita lrsquoimportanza di unrsquointesa proficua fra il fascismo e il cattolicesimo romano per laquola realizzazione dellrsquoAfrica sognataraquo pri-ma di congedarsi tra i complimenti delle autoritagrave locali e le note di Faccetta nera Bellani ebbe modo di ricordare la figura di Raimondo Franchetti scatenando cosigrave laquolrsquoapplauso di devozione e riconoscenza imperituraraquo della platea (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Successivamente al laquorancio drsquoonoreraquo offerto dallrsquoAlbergo Hunga-ria del Lido una struttura turistica affiliata alla CIGA giunse final-mente lrsquoora per il grande finale Lrsquointera popolazione venne invitata a Piazza San Marco per assistere alle ore 21 alla proiezione sonora Al-la conquista dellrsquoImpero un documentario che raccontava passo dopo passo le vicende che si susseguirono dalla preparazione della guerra in Etiopia fino alla sua conquista definitiva Prima che laquolauto furgo-neraquo posta al centro della Piazza iniziasse a proiettare sullo schermo smontabile piugrave grande drsquoItalia ndash di proprietagrave dellrsquoOND locale sul pal-co allestito per lrsquooccasione prese la parola lrsquoOn Silva nel tentativo di laquorinfocolare gli animiraquo dei veneziani i quali furono i primi laquoa senti-re tutta lrsquoimportanza di tramandare la voce del loro leone alato alle genti che di Venezia signora dei mari avevano bramato la possente protezione dominatriceraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)8 La scelta dei tempi sembra alquanto significativa Nellrsquoimmaginario collettivo la dominazione storica veneziana si collocava al principio della lsquotensionersquo imperiale italiana la quale sarebbe sfociata proprio nel 1936 come testimoniava il documentario Il mito imperiale vene-ziano dunque sovrapponeva o meglio univa nella continuitagrave stori-ca gli imperi coloniali veneziano italiano e fascista A tal proposito appare utile analizzare il numero unico che venne venduto in occa-sione della Giornata coloniale veneziana insieme alla targhetta dal motivo palmizio

Al prezzo speciale di 5 lire lrsquoICF provinciale con sede a Venezia dispensograve per la cittagrave una rivista in occasione della giornata dedica-ta ai possedimenti drsquoOltremare italiani con lrsquoobiettivo di introdurre il cittadino a diverse tematiche legate al colonialismo Nella coperti-na raffigurante in primo piano un busto granitico di Mussolini con piramidi egiziane sullo sfondo compare il titolo del laquoNumero unicoraquo alquanto appropriato per una cittagrave che dellrsquoacqua fa il suo elemen-to laquoVivere non egrave necessario ma egrave necessario Navigareraquo Drsquoaltronde la frase non fu scelta a caso poicheacute dal punto di vista storico ed eti-mologico srsquoinseriva perfettamente in un contesto come quello lagu-nare nel quale perdurava una forte identitagrave locale accanto a stilemi fascisti ripresi dal mondo latino Infatti secondo la tradizione lrsquoori-gine del motto viene fatta risalire a Pompeo il quale arringando i

8 Dopo la proiezione la Piazza si illuminograve di rosso e verde grazie ai moltissimi ben-gala accesi

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propri soldati affincheacute non avessero paura di trasportare per mare fino a Roma il grano raccolto nelle provincie citograve le parole navigare necesse est vivere non necesse emblematiche per affermare come il destino della capitale imperiale fosse molto piugrave importante della vita stessa di ogni singolo individuo Successivamente la frase tra-scritta da Plutarco nella sua opera Vita di Pompeo venne ripresa ne-gli ambienti marinareschi fino a che lo stesso DrsquoAnnunzio ne fece uso per aprire la prima delle Laudi - Alle Pleiadi e ai Fati (1903-1904) in cui il poeta pescarese nei panni drsquoUlisse percorre un tragitto nella Grecia omerica alla ricerca della forza creatrice della natura in gra-do di fargli raggiungere la felicitagrave Dato il ruolo di DrsquoAnnunzio nelle vicende veneziane durante il primo Novecento si presume che la fra-se circolograve molto allrsquointerno degli ambienti del nazionalismo irreden-tista Ad ogni modo lrsquoespressione pompeiana venne ancora adottata questa volta da Mussolini nellrsquoarticolo laquoNavigare Necesseraquo appar-so sulle pagine del Popolo drsquoItalia il primo gennaio 1920 cosigrave spro-nando i suoi sostenitori a proseguire la battaglia dei Fasci di Com-battimento in seguito alla sconfitta elettorale subita nel novembre del 1919 Tuttavia eroismo rigenerazione e perseveranza erano so-lo alcuni dei significati che il titolo del laquoNumero unicoraquo si proponeva di ispirare nel contesto della Giornata coloniale come traspare dalle parole di Mirko Artico giovane presidente della sezione provinciale dellrsquoICF nellrsquoarticolo laquoPer una coscienza imperialeraquo9

Le colonie costituiscono unrsquoaffermazione di maturitagrave coloniale e di diritto a colonizzare di fronte alle altre Nazioni che noi riven-dichiamo quali depositari della civiltagrave millenaria di Roma e delle tradizioni coloniali della Serenissima Repubblica

Dunque la laquocoscienza imperialeraquo altro non sarebbe che il compier-si di un processo di crescita individuale e nazionale basato sul co-raggio e lrsquoorgoglio due pregi indispensabili per chi egrave intenzionato a laquonavigareraquo seguendo il destino imperiale tracciato prima da Roma e poi da Venezia

laquoEgrave necessario navigare non egrave necessario vivereraquo Che importa in-fatti vivere rinchiusi nelle strettoie dei pregiudizi parassitari in un mondo artificiale cui si attaccano le anime ostricaie delle pin-zocchere del pensiero Navigare bisogna imbarcarsi verso lrsquoigno-to verso lrsquoimprevisto ardire formare il carattere nella lotta con-

9 Per quanto riguarda Mirko Artico (Venezia 1902-1992) basti sapere che dopo aver concluso gli studi di architettura a Venezia nel 1936 gli venne affidato il progetto del liceo ginnasio Raimondo Franchetti di Mestre edificio che anche nelle sue forme e de-corazioni riporta i segni dellrsquoepoca imperiale italiana

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tinua temprare la propria personalitagrave a contatto di altre razze nellrsquoisolamento di visioni sconfinate che allargano la visione della vita e fanno meditare costringendo lrsquoanima a raccogliersi per ac-quistare una maggiore comprensione di vita

[hellip] Partire bisogna viaggiare con un sacco sulle spalle ed il bagaglio della propria intelligenza ricchi di una fede inalterabi-le e coscienti della nostra italianitagrave rinata da recare oltre i confi-ni della Patria nei quattro continenti

[hellip] Fissare lontano sempre piugrave lontano lo sguardo a una meta ideale di umanitagrave e non intristire in piccole beghe cittadine [hellip] tentare nelle nostre nuove terre drsquoOltremare vie piugrave sane attra-verso le quali si crea effettivamente quella selezione dei valori in-trinseci e positivi fondamentali del Fascismo inteso quale rivolu-zione continua e reale gerarchica degli spiriti (Giornata coloniale 1936 14)

Era scoccata lrsquoora di osare spingendosi oltremare per compiere de-finitivamente quella rivoluzione antropologica tanto agognata dal-lo Stato totalitario fascista Alla penna giovane e ambiziosa di Mir-ko Artico si contrappone quella paternalista di Volpi il presidente onorario della Giornata coloniale In una sua breve lettera pubbli-cata allrsquointerno del laquoNumero unicoraquo Volpi affermava infatti che laquoai giovani della nuova generazioneraquo sarebbe toccato lrsquoassolvimento del-lrsquolaquoimpegno drsquoonore assunto con la fondazione del nuovo grande Im-pero italianoraquo un evento memorabile laquoper tutto il mondo civileraquo In fondo lrsquolaquoanzianoraquo conte di Misurata era certo che essi avrebbero da-to laquoil loro entusiasmo la loro fede a sorreggere la loro azione e se occorre la vita percheacute la sacra promessa sia mantenutaraquo (Giorna-ta coloniale 1936 5)10

Sebbene gli autori dei passi sopra citati fossero assolutamente in-tegrati nella societagrave ndash drsquoeacutelite ndash veneziana a parte qualche sporadico accenno i loro scritti non riportano alcun riferimento al legame fra il contesto locale e il colonialismo italiano Lo stesso vale per alcuni articoli pubblicati esclusivamente per scopi didattici come laquoEspan-sionismo coloniale italianoraquo di Nino Perisinotto incentrato a illustra-re con ordine le tappe che portarono alla costituzione dellrsquoimpero oppure ancora laquoLrsquoItalia ed il Mediterraneoraquo del capitano di vascel-lo Angiolo Ginochietti volto a descrivere il legame storico fra lrsquoIm-pero Romano e il mare nostrum senza tuttavia menzionare lrsquoeredi-tagrave raccolta alcuni secoli dopo da Venezia Nella seconda metagrave della

10 Volpi presiedeva il Comitato drsquoonore formato da Carlo Catalano regio prefetto di Venezia Michele Pascolato segretario federale del PNF Antonio Garioni preside pro-vinciale Mario Alveragrave podestagrave di Venezia Pietro Orsi senatore e Vittorio Umberti Fantucci onorevole

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rivista al contrario in un primo momento si dagrave spazio alla voce di un volontario veneziano Adolfo Gerardi che racconta in laquo23 marzo XIV in terra drsquoAfricaraquo il microcosmo venutosi a creare allrsquointerno del fortino Serenissima ad Ausien dovrsquoera di stanza il laquoBattaglione de-gli squadristi veneziani e bolognesiraquo Piugrave che le gesta in battaglia il reduce ricordava con alcuni aneddoti il legame fraterno che lo univa agli altri camerati e lrsquoamore provato da questi ultimi per la propria cittagrave natale una nostalgia talmente forte per i soldati veneziani da scolpire sul portale drsquoingresso del fortino un rudimentale leone ala-to Dopo la testimonianza di Gerardi nella pagina seguente egrave pubbli-cato lo scritto Le relazioni veneto-abissine (autore anonimo) affincheacute si rendessero note le molte tracce lasciate dallrsquolaquoinfluenza preponde-ranteraquo dei veneziani presso la laquoCorte dei re abissiniraquo durante i se-coli Basandosi sulle descrizioni di Marco Polo e Sanudo in partico-lare lrsquoautore mirava a evidenziare il debito artistico-culturale che lrsquolaquoAbissiniaraquo aveva contratto nel corso del tempo con Venezia e di conseguenza con lrsquoItalia pur soffermandosi alcune volte sui rapporti commerciali che da sempre legarono la Serenissima allrsquoImpero etio-pe (Giornata coloniale 1936 19-23)

Come sembra suggerire il testo laquoRisorse naturali etiopicheraquo steso da Perissinotto lrsquoultima parte del laquoNumero unicoraquo si apre agli affari che alcune tra le piugrave importanti istituzioni e aziende italiane stavano conducendo nelle colonie allrsquoapprofondimento laquosullrsquoopera di un gran-de istituto bancario nelle colonie e nellrsquooriente Mediterraneoraquo come il Banco di Roma segue una mappa raffigurante la penetrazione delle Assicurazioni Generali in AOI argomento questrsquoultimo che saragrave trat-tato successivamente assieme al ruolo ricoperto da Porto Marghe-ra allrsquointerno dei disegni espansionistici italiani Del resto non pas-sano inosservate le inserzioni di molte industrie con sede proprio ai Bottenighi ndash la Montecatini la Vetrocoke lrsquoAgip e la Breda ndash pubbli-cate in chiusura al laquoNumero unicoraquo (Giornata coloniale 1936 28-36)

In breve la Giornata coloniale fu il primo tentativo coordinato dallrsquoICF e lrsquoOND in grado di usufruire della conformazione urbana di Venezia al fine di diffondere su larga scala le conoscenze coloniali legate quasi esclusivamente al versante africano Per plasmare una laquocoscienza imperialeraquo che si radicasse nei cittadini perograve occorreva rileggere i simboli della cittagrave ndash magari costruendone anche di nuo-vi ndash secondo il prisma ideologico fascista riadattando alle nuove esi-genze quelle esperienze e culture politiche ancora presenti nei lsquofon-dalirsquo della laguna

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24 Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia

Nel 1938 secondo Il Gazzettino le persone che laquocamminavano lungo la riva da San Marco fino a SantrsquoElenaraquo fermandosi a contemplare si sarebbero di certo convinti del fatto che lrsquoItalia fosse laquopotenteraquo ra-gion per cui nascere in questa terra era considerato un laquovalore che conferiva un esclusivo e invidiabile titolo nobiliare allrsquoatto di nasci-taraquo (Il Gazzettino 18 giugno 1938 cf Ferris 2012 114) Drsquoaltronde dai laquoforestieriraquo ai cittadini chiunque percorresse la riva riflessa sul bacino di San Marco non poteva non riconoscere i simboli di quel destino imperiale che il fascismo aveva portato lsquofinalmentersquo a com-pimento Il frammento storico mancante infatti fu posto solo lrsquoanno prima grazie a un intervento urbanistico monumentale che collegava la Riva degli Schiavoni ai Giardini Napoleonici la Riva dellrsquoImpero

Il laquonuovo molo rettilineo lungo 370 metriraquo cosigrave come lo decanta-va il cinegiornale dellrsquoIstituto Luce in seguito allrsquoinaugurazione av-venuta il 23 marzo 1937 oltre a permettere lrsquoattracco a navi di ca-botaggio maggiore sarebbe presto diventato lo spazio privilegiato per quelle cerimonie dalle scenografie marine In altre parole la Ri-va dellrsquoImpero si prestava a essere palcoscenico dellrsquoideologia e del-la cultura fascista da cui il regime avrebbe condotto unrsquoazione allo stesso tempo di appropriazione e rivitalizzazione dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani in particolare quelli le cui vicissitudini ben si adattavano alla narrazione imperiale (Gazzetta di Venezia 20 e 24 marzo 1937)11 Ciograve non significa drsquoaltra parte che il processo di fa-scistizzazione della memoria storica locale non avesse preso inizio prima della fondazione dellrsquoImpero come si egrave peraltro visto fra la fi-ne degli anni Venti e lrsquoinizio degli anni Trenta tuttavia solo una vol-ta rafforzata la presenza italiana nellrsquoOltremare ed edificata la nuova Riva si puograve notare come la topografia della cittagrave si leghi indissolu-bilmente alla retorica fascista tanto da poter tracciare sulla cartina un vero e proprio itinerario imperiale

In occasione del ventesimo anniversario delle battaglie del Piave nel giugno 1938 nellrsquointero territorio veneto furono organizzate diver-se celebrazioni in ricordo della vittoria finale contro il nemico austria-co che sancigrave per lrsquoItalia la fine della Prima guerra mondiale Anche ndash e soprattutto ndash Venezia si unigrave al memoriale ospitandone gli eventi prin-

11 Roma Archivio Storico Istituto Luce (ASIL) Giornale Luce B1068 laquoLa riva dellrsquoIm-peroraquo Venezia 31 marzo 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webde-tailIL50000273732la-riva-imperohtml (2017-11-13) Lrsquointervento monumentale non era indirizzato solo alle celebrazioni fasciste ma si inseriva anche nella battaglia per la lsquobonifica socialersquo la riqualificazione delle zone piugrave degradate della cittagrave e lrsquoisolamen-to di quartieri storicamente non allineati dal punto di vista politico (Casellato 2002 Sbordone Crovato Montanaro 2005)

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cipali quelli organizzati per decantare le gesta della flotta navale italiana Le celebrazioni iniziarono il 16 giugno con una solenne pro-cessione per trasportare le laquogloriose bandiereraquo della Regia Marina Militare dalla Stazione di Santa Lucia fino al Museo Storico Navale allrsquoArsenale passando per Piazza San Marco Dietro le rappresenta-tive militari dellrsquoEsercito della Marina e dellrsquoAviazione a cui era sta-to affidato il compito simbolico di lsquoproteggerersquo le bandiere si formograve un corteo che contava fra le sue fila le autoritagrave fasciste cittadine i membri della Gioventugrave Italiana del Littorio (GIL) e alcuni veterani di guerra Contemporaneamente alla partenza della processione i due incrociatori militari Pola e Gorizia ancorati nel Bacino di San Mar-co spararono 21 colpi per sancire lrsquoinizio delle celebrazioni che si sa-rebbero protratte per 4 giorni (Gazzetta di Venezia 17 giugno 1938)

Dopo aver attraversato la cittagrave che per lrsquooccasione espose il trico-lore italiano laquoda ogni balcone da ogni finestra e da ogni terrazzaraquo il corteo giunse in Piazza il luogo simbolo del potere della Serenis-sima e teatro delle memorie risorgimentali esposte dal 1936 al se-condo piano delle Procuratie Nuove allrsquointerno del nuovo Museo del Risorgimento inaugurato in occasione del XXIV Congresso dellrsquoIsti-tuto per la Storia del Risorgimento Italiano La fondazione del Mu-seo del Risorgimento rientrava in quel processo di laquori-semantizza-zione sociopolitica della centralitagrave urbanaraquo che stava investendo la cittagrave secondo la rilettura ideologica del regime basata su una con-cezione finalistica della storia una tesi che trova conferma nella di-sposizione del materiale esposto (Paladini 2004)12 Scorrendo il ca-talogo del Museo redatto dal professore di Storia presso Istituto di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Mario Brunetti si puograve notare come da un laquoragguardevole complesso di carte e documen-ti riguardante il governo Provvisorio e la difesa di Venezia nel 1848-1849raquo proveniente dallrsquoarchivio privato di Pietro Marsich generale comandante del III circondario in difesa e dalle laquocarte documenti e cimeli di Daniele Maninraquo il periodo storico lsquomesso in mostrarsquo ven-ga ampliato tanto da comprendere due periodizzazioni centrali nel-la memoria storica veneziana laquoCampoformidoraquo il laquoperiodo triste che segnograve lrsquoultimo grado di umiliazione della millenaria Repubbli-ca di San Marcoraquo e laquoVittorio Venetoraquo in ricordo degli laquoeventi vitto-riosi della grande guerra a cui Venezia quasi sulla linea del fuoco partecipograve con fede con sacrificio con animosa fermezzaraquo Nelle 15 sale in cui si snodava il percorso espositivo e pensate anche per un pubblico laquoilletteratoraquo nonostante laquola diversitagrave di eventiraquo i visitato-

12 Prima dellrsquoapertura del Museo del Risorgimento a Carsquo Rezzonico venne inaugura-to unrsquoesposizione permanente riguardante il Settecento veneziano unrsquooperazione mu-seografica allestita per mostrare la centralitagrave dellrsquoarte e della civilizzazione venezia-na nella prospettiva finalistica del Risorgimento e del fascismo

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ri avrebbero ripercorso in ordine storico laquola continuitagrave drsquoanimoraquo del popolo veneziano e italiano laquosuggello drsquouna nobiltagrave storicaraquo che non si esaurisce nel passato ma da questo laquoattinge certezza di fede e vi-gore drsquoopere per unrsquoavvenire di cui la Guerra la rivoluzione il Fasci-smo hanno posto le basi graniticheraquo (Brunetti 1936 V-VII 34) Questa continuitagrave spirituale insita nel popolo italiano aveva oramai fagocita-to e rielaborato alcuni tratti di quella venezianitagrave che nei primi due decenni del Novecento si era posta a capo delle rivendicazioni irre-dentiste adriatiche Cosigrave nellrsquoultima sala la quindicesima il tema ge-nerale della Prima guerra mondiale venne decostruito in nome del-la laquopassione adriaticaraquo (Brunetti 1936 33) con un allestimento che prevedeva non solo quadri disegni e incisioni raffiguranti le opere di difesa organizzate a Venezia ma anche il manoscritto dannunzia-no La Nave di fronte al quale laquoa distanza di un paio di metri stava il ritratto di un Eroe marinaro sublime Nazario Sauroraquo con accan-to laquoil suo fucile proprio libro e moschetto motto fulgido dellrsquoItalia rinnovellataraquo (Surico 1939 65-6 cf Cappellini 2013 38)

Dopo la benedizione delle bandiere del patriarca Piazza il corteo proseguigrave lungo la Riva degli Schiavoni unrsquointitolazione che affonda-va le radici nel passato commerciale e espansionistico della Serenis-sima come suggerisce lrsquoevoluzione storica degli etnonimi lsquoschiavo-nersquo lsquoschiavorsquo e lsquoslavorsquo13

Superata la Riva degli Schiavoni il corteo proseguigrave lungo Riva dellrsquoImpero fino allrsquoingresso dei giardini napoleonici sede della Bien-nale la mostra internazionale drsquoarte che giagrave da alcuni anni dedicava alcune delle sue sale alle laquoVisioni africaneraquo una raccolta di affreschi dipinti e impressioni raffiguranti le esperienze drsquoOltremare degli ar-tisti (Gazzetta di Venezia 31 maggio 1936) Piugrave che lrsquoarte il cerimo-niale prevedeva una breve sosta davanti a un altro laquoluogo della me-moriaraquo di Venezia la colonna rostrata sormontata dalla vittoria alata la cui mano destra sorregge una corona drsquoalloro mentre la sinistra tiene una lunga palma entrambi simboli di gloria e vittoria Come recita uno dei tre riquadri in bronzo posto sul basamento le vicissi-tudini di questo monumento appaiono alquanto particolari

Questa colonna rostrata eretta a Pola dalla marina austriaca per onorare Massimiliano Arciduca la flotta italiana vindice di Lissa portograve come pegno di vittoria a Venezia

Oggi egrave simbolico dono dei Marinai drsquoItalia alla Regina dellrsquoA-driatico a ricordo dei compagni caduti per la redenzione del no-stro mare 4 novembre 1918 ndash 4 novembre 1929 A VII

13 Vedi la spiegazione di Daniele Baglioni contenuta nel video-copertina della mo-stra Ascari e Schiavoni Il razzismo coloniale e Venezia URL httpswwwyoutubecomwatchv=0BW-8S0D8OU (2017-11-15)

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A Pola quindi il monumento commemorava la vittoria navale au-striaca a Lissa del 1866 nellrsquoambito della Terza guerra drsquoindipenden-za il conflitto che vide per la prima volta la partecipazione del gio-vane Regno drsquoItalia Nonostante lrsquoannessione del Veneto una volta conclusasi la battaglia la sconfitta navale rappresentava ancora una ferita aperta per le tradizioni marinaresche italiane e veneziane in quanto questrsquoultime non seppero avere la meglio sul nemico austria-co allrsquointerno del laquoGolfo di Veneziaraquo lrsquoAdriatico Seppur laquomutilataraquo la vittoria sancita dallrsquoarmistizio di Vittorio Veneto riuscigrave a risanare il trauma non solo per lrsquoannessione allrsquoItalia di Pola e le altre provin-cie della Venezia Giulia ma anche percheacute nei tavolati di Versailles si decretograve la presa in custodia di diverse unitagrave della flotta austro-un-garica da parte della Marina militare italiana Il bottino giunse cosigrave a Venezia il 22 marzo 1923 dove sarebbe stato custodito allrsquointerno dellrsquoArsenale una scelta meramente simbolica come sembra sugge-rire lrsquoincisione in un secondo riquadro di bronzo

alla storica cittagrave la gloria della marina che arginograve la barbarie mu-sulmana si accomuna alla gloria della sua naturale erede ndash la ma-rina della nuova Italia ndash che nello stesso mare ha arginato la mi-naccia di altra barbarie14

Per un totale trionfo perograve si rendeva necessario lasciare traccia dellrsquoevento nel tessuto urbano unrsquooccasione che il regime nel 1929 sfruttograve appieno autocelebrandosi laquovindice di Lissaraquo per aver trapor-tato la colonna rostrata da Pola a Venezia come laquopegno di vittoriaraquo Un altro esempio di come il fascismo si appropriograve della memoria sto-rica della laquoRegina dellrsquoAdriaticoraquo raccogliendone lrsquoereditagrave e com-piendone secondo la retorica imperiale dellrsquoepoca il destino (fig 4 cf Bosworth 2015 107-8)15

Lrsquoultima tappa della marcia commemorativa e dellrsquoitinerario impe-riale veneziano era lrsquoArsenale simbolo indiscusso della potenza nava-le della Serenissima Tra il XV e il XVI secolo lrsquoArzanagrave divenne figu-ratamente parlando un teatro permanente del mito ndash e dei miti ndash di Venezia grazie al restauro monumentale che investigrave la struttura ren-dendola unrsquoistituzione non solo navale bensigrave storico-culturale sede della celebrazione della libertagrave della cittagrave e del suo dominio sul ma-re Questo processo di sacralizzazione drsquoaltra parte rispondeva al-

14 La citazione incisa alla base della colonna egrave ripresa dallrsquoOrdine del Giorno del XXII marzo MCMXIX laquoAllrsquoArmataraquo pronunciato dallrsquoammiraglio Thaon di Revel Il te-sto venne trascritto in altre moltissime targhe in bronzo collocate nelle principali cit-tagrave marittime italiane 15 La stessa cittagrave di Pola era identificata nellrsquoimmaginario nazionalista come la se-de del lsquomartiriorsquo di Nazario Sauro dopo la sfortunata spedizione a bordo del sommer-gibile Pullino

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la necessitagrave di mantenere unrsquoidentitagrave forte di fronte al processo irre-versibile di ridimensionamento che Venezia stava subendo sul campo di battaglia prediletto per lrsquoappunto il mare Prima il Turco poi gli spagnoli e gli austriaci spinsero i fasti gloriosi della Dominante sem-pre piugrave allrsquointerno dellrsquoArsenale oramai vero e proprio centro al con-tempo di improvvisi laquoritorni al mareraquo e passatismi nostalgici Con il laquorilancioraquo ottocentesco durante il quale lrsquoArsenale sotto il dominio francese prima e austriaco poi venne ripetutamente riqualificato sia dal punto di vista tecnologico sia da quello storico-museale con lrsquoallestimento di una ridotta Sala drsquoarmi il cantiere navale divenne uno dei luoghi cardine dellrsquoesperienza risorgimentale veneziana (Pa-ladini 2008) La marginalizzazione politica e la ristrutturazione del-la strategia militare austriaca nellrsquoAdriatico provocarono la definiti-va decadenza e ridimensionamento della funzionalitagrave dellrsquoArsenale che subigrave il definitivo colpo di grazia dopo la decisione di dare vita al progetto di Porto Marghera Ciononostante lrsquoannessione allrsquoItalia e lrsquoapertura del Canale di Suez rafforzarono lrsquoimpalcatura mitica che negli anni era stata costruita attorno allo storico cantiere navale ve-neziano dando vita tra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento al rinnovamento dellrsquointeresse per la storia navale della Serenissima In questo modo allrsquointerno della generale riorganizzazione dei mu-sei veneziani nel 1881 per la prima volta fu inventariata la raccolta di armi dellrsquoArsenale per via della proposta di scambio ndash rifiutata in seguito da Venezia ndash di cimeli tra il Museo drsquoArtiglieria dellrsquoArmeria Reale di Torino e la Sala drsquoArmi dellrsquoArsenale (De Lucia 1908 Pala-dini 2008) Un secondo riordino e catalogazione del materiale stori-co venne redatto nel 1908 mentre le maestranze stavano lasciando il cantiere per far posto alla ri-significazione e ri-attualizzazione di stampo nazionalista del retroterra storico-culturale veicolato dallrsquoAr-senale e da Venezia Su questa direzione si colloca ad esempio la laquoSa-la della Naveraquo allestita a Roma per lrsquoEsposizione nazionale del 1911 in cui accanto al manoscritto La Nave erano presenti numerosi og-getti provenienti proprio dallrsquoantica base militare veneziana

Da questo intreccio tra glorie locali ed esigenze nazionali si po-sero le premesse per la creazione di un Museo Storico Navale che avrebbe trovato sede in un primo momento al Museo Correr per poi collocarsi definitivamente a partire dal 1922 allrsquointerno della laquode-gna sederaquo il laquoglorioso stabilimentoraquo dellrsquoArsenale Sotto la direzione del conte Mario Nani Mocenigo ex capitano di fregata nella guerra di Libia divenuto successivamente nuovo presidente della sezione lo-cale della Lega Navale lrsquoesposizione museale si distribuigrave su due pia-ni al secondo furono esposti gli oggetti legati alla storia navale del-la Serenissima con particolare attenzione alla battaglia di Lepanto anello di congiunzione secondo la storiografia militante dellrsquoepoca fra la laquoPatriaraquo veneziana e quella italiana al primo invece trovarono spazio i trofei napoleonici i cimeli drsquoepoca risorgimentale e in gene-

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rale le tracce storiche dellrsquoOttocento veneziano al pian terreno infi-ne si decise di esporre le collezioni novecentesche legate principal-mente alla prima guerra mondiale ma anche ai laquoricordi della Guerra Libicaraquo ndash fra cui armi bandiere fregi di poppa della navi turche ndash e a quelli della spedizione internazionale in Cina per sedare la rivol-ta dei Boxer (1900-1901) alla quale partecipograve lrsquoItalia ottenendo in cambio la concessione di Tientsin (Mocenigo 1935 Paladini 2008)16

Con lrsquoinnesto della retorica imperiale fascista allrsquointerno della macchina mitopoietica di Venezia secondo il direttore Mocenigo le stesse collezioni dellrsquoArsenale per non tradire laquoil suo passato glo-riosoraquo avrebbero contribuito a difendere la laquoPatriaraquo e a tutelare laquola Civiltagrave latinaraquo esponendo il progresso e la potenza della dominazio-ne navale conservatasi nella tempra della laquorazza italianaraquo grazie a Venezia (Mocenigo 1935 7) Tuttavia pur ri-significando gli oggetti esposti la fondazione dellrsquoImpero italiano non modificograve il percorso espositivo tracciato nel 1922 lasciando alla parte non musealizzata dellrsquoArsenale il compito di accogliere fisicamente la nuova dimensio-ne imperiale fascista rinominando con il termine laquoImperoraquo il piaz-zale interno quasi a collegarsi simbolicamente alla Riva omonima

Nonostante laquopercorsi e tempi di persistenzaraquo differenti per por-si sul piano dellrsquoImpero le radici e le vicissitudini dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani vennero riadattate e ri-identificate secondo una retorica e unrsquoideologia che raccontava ogni epoca storica con allrsquoo-rizzonte quella prospettiva imperiale oramai divenuta realtagrave (Isnen-ghi 2010 VII) Ancor prima di conquistare lo spazio urbano venezia-no perograve il fascismo dovette domare la fonte vitale e caratterizzante della Serenissima il mare

Dopo lrsquoarrivo del re e imperatore Vittorio Emanuele III Venezia si stava preparando allrsquoevento conclusivo della celebrazione per il ven-tesimo anniversario delle battaglie del Piave Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1938 il bacino di San Marco si trasformograve nella laquoculla e teatro della potenza venezianaraquo ospitando trenta fra navi coraz-zate torpediniere caccia e sette nuovi sottomarini militari sotto lo sguardo attento della famiglia reale (Gazzetta di Venezia 20 giugno 1938 cf Ferris 2012 111-15) Dallrsquoalto della torretta eretta sulla Ri-va dellrsquoImpero infatti il re e imperatore insieme ad alcune autori-tagrave fasciste poteacute dapprima ammirare la parata dei laquosoldati di ieri di oggi e di domaniraquo ndash i veterani della Prima guerra mondiale il bat-taglione San Marco e gli studenti del neonato Collegio Navale della Gioventugrave Italiana del Littorio ndash e successivamente partecipare alla

16 Tra le tematiche piugrave significative esposte allrsquointerno del Museo vi sono i laquoRicor-di del R Sommergibile Pullinoraquo capitanato da Nazario Sauro e i laquoRicordi dellrsquoavia-zione R Marinaraquo in cui compare anche il messaggio lanciato da DrsquoAnnunzio su Trie-ste nellrsquoagosto del 1915

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cresima delle sette bandiere il rito che solitamente veniva eseguito per le inaugurazioni delle imbarcazioni appena uscite dal cantiere laquoCon il muso quasi a rivaraquo come ricorda Maria Damerini sostavano i sommergibili Enrico Dandolo Sebastiano Venier Marcantonio Bra-gadin Lorenzo Marcello il capitano generale che lsquosacrificograversquo la sua vi-ta nella vittoria navale nella battaglia dei Dardanelli (1656) Lazzaro Mocenigo anchrsquoesso ammiraglio insieme a Lorenzo Marcello Giaco-mo Nani lrsquoultimo Provveditore del Mar della Serenissima Pier For-tunato Calvi un lsquopatriotarsquo italiano di Noale caduto nel 1848 e infine della torpediniera Farinata degli Uberti Tolosetto ufficiale verone-se della Marina Militare italiana che morigrave in uno scontro subacqueo durante la Prima guerra mondiale (Damerini 1988 241) Un panthe-on veneto dunque che riecheggia con ripetitivitagrave la continuitagrave sto-rica costruita dal fascismo e in cui entreranno a far parte lrsquoanno suc-cessivo anche i nomi di altri due sommergibili il Francesco Morosini e lrsquoAngelo Emo laquodue nomi sonanti ndash come li presenta la Gazzetta di Venezia ndash nel bronzo delle vittorie navaliraquo Il primo laquola piugrave grande figura di capitano e di conquistatore che abbia affermato sul mare il destino imperiale drsquoItalia dai tempi di Roma al Risorgimentoraquo con-quistograve un laquoimpero drsquoOltremareraquo nel Peloponneso il secondo invece scrisse pagine memorabili su quella laquoquarta spondaraquo dove ora lrsquoIta-lia laquosotto le insegne di Romaraquo stava riaffermando i suoi laquodiritti im-perialiraquo A suggellare tali presunte connessioni temporali partecipa-rono alla celebrazione drsquoinaugurazione la contessa Annina Morosini e il conte Emo Capodilista due figure estremamente integrate allrsquoin-terno dellrsquoeacutelite culturale-politica veneziana fin dal primo Novecento (Gazzetta di Venezia 18 e 19 giugno 1939)

Fino ad ora lrsquouso pubblico e politico della storia della Serenissima contaminata da un lessico coloniale si espresse in larga misura so-prattutto in occasione di eventi celebrativi e ricorrenze militariste Tuttavia con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la maggior irreggimentazione della popolazione e lrsquoutilizzo sempre piugrave inflazio-nato di un linguaggio bellicista da parte della societagrave del palcosce-nico imperiale veneziano se ne servirono anche canovacci teatrali differenti come ad esempio quello seguito da 915 famiglie venete in procinto di salpare per la Libia nellrsquoottobre del 1939

In seguito alla proclamazione dellrsquoImpero la politica di coloniz-zazione demografica della Libia subigrave una svolta decisa Secondo le stime di Italo Balbo allora governatore della colonia nordafricana fra il 1938 e il 1939 sarebbero dovuti sbarcare a Tripoli circa 30mi-la emigranti italiani per lo piugrave di estrazione contadina al fine di va-lorizzare economicamente un territorio fertile e redditizio secondo quando affermava la propaganda fascista Del resto con lrsquoinizio della stagione antimigrazionista avviata nel 1927 il regime assunse un at-teggiamento dirigista nei confronti dei flussi migratori italiani sem-pre piugrave orientati verso le cittagrave sorte dai lavori di bonifica le colonie

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e la Germania Per questa ragione coloro che decidevano di prende-re la valigia in mano non sarebbero piugrave stati dipinti come emigran-ti ndash paragonati dalla stampa di regime a dei laquotraditori della patriaraquo o a unrsquolaquoemorragiaraquo per il corpo della Nazione ndash bensigrave come coloni in-quadrati nellrsquolaquoesercito del lavororaquo al quale si affidava il compito di laquofar indietreggiare il desertoraquo libico (Franzina 2005 Labanca 2009 Ostuni 2009)17 Nel 1938 in concomitanza dellrsquoanniversario della marcia su Roma partirono dallrsquoItalia i primi ventimila coloni due-mila dei quali originari della provincia veneziana dalle stazioni di Mestre Chioggia e San Donagrave di Piave i contadini italiani partirono per raggiungere Genova dove si sarebbero imbarcati nei piroscafi pronti a raggiungere la quarta sponda (Gazzetta di Venezia 28 otto-bre 1938) In quella occasione Venezia pare non ricoprire un ruolo di primo piano a causa probabilmente di problemi logistici e per la totale assenza di veneziani fra i partenti unrsquoemarginazione politica e territoriale che non si sarebbe ripetuta lrsquoanno seguente quando lrsquoex Dominante si organizzograve per ospitare i laquoruraliraquo provenienti dagli antichi domini di terraferma dello Stato de Tera La laquoseconda onda-ta di colonizzatori venetiraquo infatti nelle intenzioni delle autoritagrave fa-sciste avrebbe dovuto riunirsi nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia per poi proseguire fino alla Riva dellrsquoImpero dove ad aspettarli ci sarebbero stati i piroscafi Lombardia Liguria e Sarde-gna Lrsquoitinerario imperiale ancora una volta fu percorso interamente come riferisce la cronaca della Gazzetta di Venezia che dedicograve molto spazio a elogiare lrsquoorganizzazione laquocurata nel minimo dettaglioraquo pre-parata dal Commissariato per le migrazioni e per la colonizzazione in accordo con la Prefettura di Venezia e con il Fascio locale I con-vogli ferroviari provenienti dalle stazioni di Portogruaro San Donagrave di Piave Rovigo Padova Treviso Vicenza Udine e Verona giunse-ro a scaglioni durante la notte nella cittagrave lagunare trasportando in totale 6600 persone mentre le laquomasserizieraquo che ogni nucleo fami-gliare aveva portato con seacute furono imbarcate nei piroscafi attraccati per il momento nel Canale della Giudecca Una volta scesi dal treno e aver ricevuto la colazione preparata dallrsquoEnte comunale di assisten-za (ECA) insieme alle iscritte nel Fascio femminile i coloni defluiro-no nel piazzale esterno alla stazione dove furono divise le famiglie i bambini e le donne presero posto in alcuni vaporetti dellrsquoAzienda Comunale Navigazione Inter Lagunare (ACNIL) per essere traspor-tati fino a San Marco invece i laquocapofamigliaraquo furono incolonnati in base alla destinazione libica a cui erano stati precedentemente as-segnati pronti per marciare laquoper la prima voltaraquo attraverso laquola cittagrave

17 ASIL Giornale Luce B1406 laquoTripoli Lrsquoarrivo dei 20000 ldquoruralirdquo italiani in Africaraquo Venezia 9 novembre 1938 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000305342l-arrivo-20-000-rurali-italianiafricahtml (2017-11-20)

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piugrave caratteristica del mondoraquo Venezia (Gazzetta di Venezia 26-27-28 ottobre 1939)18 Nonostante un linguaggio giornalistico votato com-pletamente allrsquoesaltazione fascistizzata dellrsquoevento fra le righe della Gazzetta di Venezia egrave possibile leggere quel senso di superioritagrave che i veneziani nutrivano nei confronti di coloro che vivevano al di lagrave del Ponte del Littorio un tratto della venezianitagrave fortemente radicato nel retroterra culturale dellrsquoeacutelite veneziana Ad ogni modo organizzati in nove gruppi da 500 persone ndash ciascuno guidato da una banda mu-sicale dopolavoristica i coloni maschi lasciarono la zona ferroviaria alle ore 6 indossando la divisa e con al petto laquospeciali contrassegni di diversa forma con al centro scritto il nome del villaggioraquo a cui sa-rebbero approdati una volta giunti in Libia Micca Giordani Mar-coni Tazzoli Garabulli Corradini Garibaldi Crispi Oberdan Mad-dalena Baracca Filzi e Sauro Durante il tragitto prestabilito una delegazione scelta di laquoruraliraquo rese omaggio ai caduti per la laquoRivolu-zioneraquo depositando una corona drsquoalloro nel laquoSacrarioraquo posto allrsquoin-terno di Carsquo Littoria allrsquoaltezza della Chiesa dei Santi Apostoli prima di riunirsi finalmente con le famiglie nellrsquolaquoimpareggiabile San Mar-coraquo in attesa della benedizione del patriarca Piazza (Gazzetta di Ve-nezia 26 e 27 1939) Nel frattempo la Piazza era stata suddivisa in file di panche organizzate a loro volta in settori ognuno dei quali re-cava un cartello con il nome del piroscafo e del villaggio a cui erano destinati i coloni invece per le autoritagrave ecclesiastiche e laiche furo-no eretti rispettivamente un altare posto per lrsquooccasione davanti la Basilica di San Marco e un palco allestito a lato dellrsquoAla napoleoni-ca La lsquomessa in scenarsquo prese inizio intorno alle ore undici quando preceduto dal clero il patriarca uscigrave dalla porta maggiore della Ba-silica per essere accompagnato dal governatore della Libia Italo Bal-bo fino allrsquoaltare circondato per lrsquooccasione dagli allievi del collegio navale e coperto dallrsquoimponente gonfalone della Serenissima Termi-nato il rito liturgico due laquofitte ali di popoloraquo accompagnarono i co-loni verso la Riva dellrsquoImpero mentre le sirene dei piroscafi e il col-po di cannone sparato da San Giorgio segnavano lrsquoinizio di un nuovo

18 Alla stazione ogni laquocapofamigliaraquo oltre alla colazione ricevette una spilla raffi-gurante un leone marciano una colonna di perle veneziane per le donne delle bandie-rine tricolori delle cartoline con leffigie di Mussolini e due stampe con su scritto la preghiera del colono e il saluto delle laquoCamicie nere della Serenissimaraquo Questrsquoultimo testo recitava cosigrave laquoCamerata rurale nel salpare da questa splendente cittagrave tu non la-sci lrsquoItalia ma ti trasferisci su altra e nuova generosa terra italiana Conquistata dalle armi italiane resa feconda dalla volontagrave del Fascismo essa egrave degna di te forte lavora-tore della terra che sei stato soldato drsquoItalia e che hai creduto nella Rivoluzione delle Camicie Nere Pure tu devi essere degno della tua nuova terra che egrave per sempre italia-na e che egrave parte integrante della Madrepatria Ligrave troverai tutto lrsquoaffetto che qui lasci gli stessi ordinamenti e le stesse istituzioni Anche ligrave troverai il fascio che ti protegge-ragrave giorno per giorno nella tua nobile fatica Lavora con fede la terra che ti verragrave asse-gnata e che egrave destinata a diventare tua e non dimenticare che tu porti oltre al mare la forza la dignitagrave e la civiltagrave di Romaraquo (Gazzetta di Venezia 28 ottobre 1939)

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anno fascista Il primo piroscafo a salpare fu il Liguria offrendo uno laquospettacolo indescrivibileraquo ai cittadini appostati sulle Rive (Gazzet-ta di Venezia 29 ottobre 1939)19

Come si puograve evincere dagli eventi e dai discorsi fin qui ricostruiti sul finire degli anni Trenta la laquovenezianitagraveraquo cosigrave come la relazione che legava questrsquoultima ai laquoluoghi della memoriaraquo cittadina era sta-ta oramai completamente fascistizzata allrsquointerno dellrsquoimpianto pro-pagandistico e retorico imperiale persino il simbolo della stagione nazionalista adriatica La Nave di DrsquoAnnunzio da soggetto di mobi-litazione si convertigrave in oggetto da esposizione nelle sale del Museo del Risorgimento Malgrado ciograve allrsquointerno di questa cornice lrsquoalta societagrave veneziana ndash impersonata da Volpi ndash sulla scia del mito forte veneziano rielaborograve lrsquoimmagine di un nuovo e moderno impero ve-neziano non piugrave fondato solo ed esclusivamente sul mare ma anche sulla finanza assicurativa lrsquoaviazione e lrsquoindustria

25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939

Questa laquoPagina colonialeraquo [hellip] nasce con un ben definito compito quello cioegrave di contribuire a formare una coscienza coloniale im-perialistica nel popolo attraverso la diffusione e divulgazione di notizie e cognizioni riguardanti la vita e i problemi del nostro Im-pero coloniale (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Con questo messaggio il 16 ottobre 1938 la sezione provinciale di Ve-nezia dellrsquoIstituto Fascista dellrsquoAfrica Italiana (IFAI) accolse i fede-li lettori della Gazzetta di Venezia annunciando lrsquoapertura della laquoPa-gina colonialeraquo una nuova rubrica redatta interamente dallrsquoIstituto che ogni due domeniche avrebbe trattato solo di argomenti relativi allrsquoOltremare Obiettivi quali laquodiffusioneraquo e laquodivulgazioneraquo cosigrave come scritto nellrsquoavviso rientravano drsquoaltronde nel processo di riadattamen-to delle strutture di controllo e organizzazione del discorso colonia-le che il fascismo stava portando avanti a livello nazionale dalla fine della guerra drsquoEtiopia Il primo segno di questa trasformazione egrave rap-presentato dalla sostituzione nel 1938 del Ministero delle Colonie con quello dellrsquoAfrica italiana in quanto era giunta lrsquoora di integrare nel

19 ASIL Giornale Luce B1614 laquoArrivano a Venezia i dieci treni speciali con le nuo-ve famiglie di coloni venuti a imbarcarsi per la Libiaraquo Venezia 8 novembre 1939 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000230852arrivano-venezia-i-dieci-treni-speciali-nuove-famiglie-coloni-venuti-imbarcarsi-libiahtml (2017-11-20)

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tessuto nazionale le questioni legate ai possedimenti coloniali ragio-ne per cui anche il nome dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) cambiograve forma adottando la denominazione di Istituto Fascista dellrsquoAfrica Ita-liana per lrsquoappunto lrsquoIFAI Inoltre lrsquoingerenza del governo negli equi-libri dellrsquoIstituto tese anche a modificare persino lrsquoorganizzazione in-terna suddividendola in cinque sezioni le prime quattro di carattere accademico avrebbero affrontato ciascuna un campo scientifico spe-cifico mentre lrsquoultima presieduta direttamente dal presidente Ame-deo Fani avrebbe avuto il compito di diffondere tra la popolazione i ri-sultati raggiunti dalle altre sezioni mediante codici comunicativi piugrave lineari e didattici come ad esempio romanzi corsi di cultura esposi-zioni e film (Deplano 2015)20 Questa doppia funzione a cui si prestava lrsquoIFAI egrave ravvisabile anche nel contesto veneziano nel quale lrsquoIstituto da un lato appoggiava direttamente la ricerca scientifica allrsquointerno delle aule dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali di Vene-zia ndash tema che verragrave affrontato nel prossimo capitolo ndash mentre dallrsquoal-tro educava la massa allrsquoOltremare promuovendo il proprio operato nella laquoPagina colonialeraquo una fonte alquanto preziosa per cogliere il grado di partecipazione della popolazione veneziana allrsquolsquoimpresarsquo im-periale A tal proposito il quarto numero della laquoPagina colonialeraquo in-forma che in data 22 ottobre 1938 presso la sede dellrsquoIstituto posto al piano terra di Carsquo Littoria si tenne la riunione del direttorio al fine di tracciare un bilancio dellrsquoattivitagrave svolta fino ad allora e di program-mare alcune delle gite educative per solo gli associati Oltre ai laquoCorsi di Cultura coloniale e di Arte colonialeraquo organizzati nelle aule univer-sitarie veneziane ampia relazione venne data ai laquoCorsi di preparazio-ne della donna alla vita colonialeraquo avviati in concomitanza con la ce-lebrazione della laquoGiornata colonialeraquo del 1938 (Gazzetta di Venezia 27 novembre 1938) Del resto allrsquointerno del progetto imperiale fasci-sta la figura della donna ricopriva un ruolo fondamentale percheacute in primo luogo rappresentava una sorta di lsquotutelarsquo capace di mantenere lrsquoordine razziale nelle colonie una questione vitale per il regime do-po la promulgazione della prima legge razzista (19 aprile 1937) varata per impedire rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane in secondo e ultimo luogo la presenza femminile nellrsquoOltre-mare avrebbe dato vita alla tanto propagandata laquocolonizzazione de-mograficaraquo Per queste ragioni alle sezioni provinciali dellrsquoIFAI toc-cograve lrsquoonere di istituire due tipologie di corso con lrsquoaiuto del GIL e dei fasci femminili Il primo modulo riservato alle giovani si prefiggeva di impartire alcune nozioni di carattere elementare mentre il secon-do mirava a perfezionare le conoscenze apprese nel precedente cor-

20 La prima sezione era denominata Storico-geografica Filologico-letteraria e arti-stica la seconda Politico-amministrativa la terza Economia e tecnica e lrsquoultima Scien-za-fisiche naturali e mediche

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so su argomenti riguardanti lrsquoeconomia domestica quali ad esempio lrsquoarredamento lrsquoigiene della casa la culinaria la confezione del pane e la cura dellrsquoorto (Spadaro 2010) Una volta finite le lezioni il perso-nale di formazione stilava delle classifiche in base ai risultati ottenuti dalle allieve nelle singole prove drsquoesame che prevedevano solitamen-te la redazione di un testo scritto sulla base di un titolo prefissato laquoLa funzione della donna nellrsquoImperoraquo fu lrsquoargomento drsquoesame scelto dallrsquoIFAI nel 1938 sul quale Stefania drsquoAgnolo Vallano unrsquoallieva ve-neziana iscritta al primo laquoCorso di preparazione della donna alla vita colonialeraquo prese il laquomassimo dei votiraquo come si premura di informare lrsquoIstituto nella laquoPagina colonialeraquo del 16 ottobre 1938 prima di pub-blicare alcuni passi dello scritto dellrsquoallieva

Molte sono le ragioni per cui una donna oggi va in Colonia la piugrave naturale egrave quella di raggiungere il marito ed egrave anche la piugrave bella altre vanno invece come insegnanti impiegate contadine opera-ie tutte degne di elogio percheacute a tutte viene richiesta uguale pre-parazione spirituale e tecnica Ma la donna deve essere molto pre-parata prima di trasferirsi in colonia specialmente nel suo morale [hellip] La donna dovragrave sapere reggere la direzione di una casa di unrsquoazienda ed essere capace di insegnare e dominare con la sua dignitosa bontagrave sullrsquoelemento indigeno [hellip] La donna fascista in Colonia dovragrave essere cosigrave come la prepara il Regime attraverso le sue maggiori istituzioni e cioegrave vigile scolta della razza italia-na (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Oltre alle testimonianze personali degli studenti che frequentava-no i corsi coloniali non era inconsueto che la voce dei cittadini tro-vasse spazio nella laquoPagina colonialeraquo dato che ogni settimana veni-va pubblicato un breve trafiletto intitolato laquoRispondiamo alle vostre domanderaquo dove facevano la loro comparsa i dubbi e le curiositagrave di semplici lettori interessati a eventuali opportunitagrave lavorative in Afri-ca come ad esempio nel caso di Giuseppe Pizzolitto un residente di Concordia Sagittaria intenzionato a partecipare ai concorsi abilitanti per entrare nella polizia coloniale o ancora a delucidazioni di carat-tere storico magari riguardanti la laquocolonizzazione di greci fenici e romaniraquo secondo la richiesta di Gualtiero Renzi da Venezia (Gazzet-ta di Venezia 30 ottobre 13 novembre 1938) Il carattere didattico della laquoPagina colonialeraquo egrave mantenuto anche dagli articoli ndash firmati il piugrave delle volte da Mirko Artico Nino Perissinotto e Roberto Braga-din ndash volti soprattutto a divulgare le ricchezze minerarie e la fecon-ditagrave delle terre nelle colonie Fra le questioni principali in seguito alla svolta razzista istituzionalizzata dal regime irruppe quella ri-guardante lrsquolaquointegritagrave razzialeraquo un laquoproblema imperialeraquo secondo Giuseppe Panfido autore dellrsquoapprofondimento apparso nel quinto numero della laquoPagina colonialeraquo lrsquo11 dicembre 1938

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Con lrsquoespressione laquointegritagrave razzialeraquo lrsquoautore intendeva al con-tempo lrsquolaquoaffermazione di potenza nello sviluppo di eventuali conqui-ste territorialiraquo e lrsquolaquoalta affermazione di valori in primo luogo spi-ritualiraquo i quali non devono essere in alcun modo laquoinquinatiraquo neacute mediante laquolrsquoibridismoraquo neacute mediante lrsquolaquoindigenimento africanoraquo un comportamento questrsquoultimo che sarebbe facile a laquosuccedereraquo dato che la laquonostra razza appunto percheacute superiore assimila con molta facilitagrave i caratteri oltre che gli usi e i costumi delle altre razzeraquo Per queste ragioni il compito piugrave difficile spettava agli italiani che vive-vano in colonia laquoogni cittadino nazionale rappresenta [hellip] le quali-tagrave di tutta la sua genteraquo diversamente rispetto a quanto avviene laquoin Patria dove ogni cittadino egrave giudicato e classificato individualmen-teraquo Dunque per mantenere i rapporti di forza fra laquorazza dominante e razza inferioreraquo lrsquoautore poteva concludere riprendendo laquole recen-ti deliberazioniraquo emesse dal Gran Consiglio del Fascismo che consi-deravano laquoantiarianesimoraquo non solo laquolrsquoazione giudaicaraquo ma anche laquolrsquoazione di altre razze evidentemente inferiori (alcune straniere al-tre africano-indigene propriamente dette)raquo (Gazzetta di Venezia 11 dicembre 1938)

Con lrsquoinizio del 1939 e lrsquoesacerbarsi delle relazioni diplomatiche internazionali la stampa cominciograve a rivolgere espressioni argomen-tazioni e caricature razziste verso lrsquoesterno come strumento deni-gratorio nei confronti delle altre potenze coloniali europee A tene-re banco soprattutto vi erano le questioni geo-politiche legate alla regione francese del Gibuti il laquonaturaleraquo sbocco sul mare dellrsquoEtio-pia che lrsquoItalia aveva richiesto sin dai negoziati di Versailles del 1919 e al monopolio inglese e francese sui traffici del Canale di Suez Le potenze laquoplutocraticheraquo ancor prima dellrsquoentrata in guerra dellrsquoIta-lia diventarono gli obiettivi principali contro cui lanciare campagne giornalistiche diffamatorie Come nel caso peraltro giagrave descritto de Il Gazzettino illustrato le vignette satiriche rappresentarono il meto-do piugrave efficace per consolidare la presunta lsquosuperioritagraversquo razziale ita-liana introducendo caratteri e stilemi ben radicati nellrsquoimmaginario collettivo Ad esempio nella laquoPagina colonialeraquo numero 8 dellrsquo8 gen-naio 1939 i soldati probabilmente di origine indocinese di un batta-glione della legione straniera francese di stanza a Gibuti sono raffi-gurati al pari di un esercito di scimmie mentre la Francia lsquocorrottarsquo impersonata da una donna estremamente formosa pronuncia la pa-rola Jamais in risposta alla domanda laquoLrsquoItalia a Gibutiraquo (Gazzetta di Venezia 8 gennaio 1939) Gli stessi due soggetti ndash la donna formo-sa e il soldato dai lineamenti scimmieschi ndash sono ripresi nel numero successivo della laquoPagina colonialeraquo ma questa volta la loro laquounione sterileraquo cosigrave come il quotidiano dipingeva questo lsquostranorsquo rapporto non avrebbe avuto buon gioco contro la furbizia e la sfacciataggine di un giovane balilla dalla pelle chiara i capelli biondi e armato di forbice strumento utile per tagliare il filo con il quale la donna ndash la

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Francia ndash trasportava il treno laquogiocattoloraquo del Gibuti (fig 5 Gazzet-ta di Venezia 22 gennaio 1939)21

Alla stereotipizzazione del laquonegroraquo si sostituiva tal volta quella dellrsquolaquoebreoraquo connotata quasi sempre dal naso adunco e lrsquoaviditagrave per il denaro tratti riscontrabili anche nella vignetta pubblicata nella laquoPagina colonialeraquo del 19 marzo Sebbene lrsquouomo in primo piano ve-stito in frac e con in testa la bombetta rappresenti la caricatura di Winston Churchill mentre siede sopra alcuni sacchi pieni di soldi i guadagni della laquoCompagnia del Canale di Suezraquo gestiti in compar-tecipazione dal governo britannico e da quello francese i suoi linea-menti paiono ripresi dallrsquoimmaginario antisemita tuttrsquoal piugrave se posta accanto allrsquoimmagine che si delinea sullo sfondo un fascista scami-ciato dal fisico atletico e con in mano un grosso manganello pronto a riscuotere laquoil nostro [italiano fascista] ldquoDARErdquoraquo dopo anni in cui lrsquoItalia era sempre laquovenuta per il vostro [inglese e francese] ldquoAVE-RErdquoraquo (fig 6 Gazzetta di Venezia 19 marzo 1939)22

In parallelo allrsquouso sempre piugrave sistematico di linguaggi e immagi-ni dalle successive laquoPagina colonialeraquo fuoriesce come la questione imperiale nel 1939 godesse oramai di una visibilitagrave senza precedenti nel tessuto nazionale e in quello locale Ai corsi di cultura coloniale pensati per operai impiegati e studenti ai corsi femminili e alle cro-ciere turistiche in partenza per raggiungere le terre italiane drsquoOltre-mare ndash tutti eventi organizzati nei minimi dettagli dalla sede centrale dellrsquoIFAI nella mappatura nazionale della sociabilitagrave imperiale entra-rono a far parte anche quelle celebrazioni preparate a tavolino inte-ramente dalle sezioni provinciali dellrsquoIstituto che molto rivelano sul-la rielaborazione locale della narrazione imperiale fascista (Deplano 2015) A tal proposito sfruttando la vetrina offerta dalla celebrazio-ne congiunta della laquoGiornata dellrsquoImperoraquo e della laquoGiornata del Sol-datoraquo il 9 maggio del 1939 terzo anniversario della proclamazione dellrsquoImpero italiano il deputato e vice presidente dellrsquoIFAI Amedeo Fani inaugurograve la laquoMostra dellrsquoImperoraquo sotto il porticato del Palazzo Ducale adornato per lrsquooccasione con vessilli nazionali albanesi ndash lrsquoAl-bania era appena diventato un possedimento italiano ndash e laquopurpurei gonfaloni di S Marcoraquo (Gazzetta di Venezia 10 maggio 1939) Al la-to della Porta di Carta mentre laquola folla era trattenuta a stento da cordoni di vigili e carabinieriraquo in attesa di poter ammirare la laquoglo-

21 Nellrsquoimmagine inoltre compaiono la scritta chocircmage ndash disoccupazione ndash e il simbo-lo della falce e martello quasi a definire come la mancata tutela della razza ndash lrsquolaquounione sterileraquo ndash fosse colpevole anche dellrsquoaumento della disoccupazione e della diffusione del comunismo 22 Una volta scoppiata la Seconda guerra mondiale la propaganda fascista avrebbe cominciato a rappresentare Churchill sotto le sembianze mostruose di laquoChurkillraquo Per un esempio vedi ASIL ldquoIl dottor Churkillrdquo 1942 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-websearchresulthtmlquery=churkillamparchiveType_string (2018-04-20)

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rificazioneraquo del dominio coloniale italiano il vice presidente insie-me a un nutrito gruppo di autoritagrave venne accolto dagli organizzato-ri dellrsquoesposizione coloniale Mirko Artico presidente della sezione veneziana dellrsquoIFAI il direttorio dellrsquoIstituto e dal camerata Umber-to Ravanello curatore della mostra che guidograve il corteo fra i tredici reparti nei quali era stata organizzata la visita (Gazzetta di Venezia 11 maggio 1939) Nonostante la mancanza di un catalogo ufficiale una descrizione abbastanza dettagliata dellrsquointero percorso esposi-tivo egrave stata rinvenuta fortunatamente nella laquoPagina colonialeraquo del 14 maggio del 1939 il sedicesimo numero [fig 7] Le fotografie di al-cune delle sezioni della mostra sono corredate da un articolo di Ra-vanello il quale esordisce esprimendo quali fossero le finalitagrave dellrsquoe-sposizione e a chi questrsquoultima si rivolgesse

Gli scopi e le finalitagrave della Mostra dellrsquoImpero [hellip] si identificano nella glorificazione dei Caduti per la impresa africana e nellrsquoesal-tazione del lavoro italiano attraverso le sue piugrave svariate manife-stazioni compiute in AOI in questo primo periodo La Mostra allestita in tredici sezioni sotto i portici di Palazzo Ducale ha svi-luppato questa sua duplice finalitagrave in una sintesi chiara compren-sibile e soprattutto ricca di elementi propagandistici allo scopo di suscitare il piugrave largo interesse nella massa [hellip] La rassegna quin-di si basa su un fattore essenzialmente propagandistico (Gazzet-ta di Venezia 14 maggio 1939)

Il materiale propagandistico sul quale si poggiava lrsquointero allesti-mento dellrsquoesposizione verteva essenzialmente sul tema dellrsquoopera di modernizzazione italiana in Etiopia e sulla commemorazione dei caduti veneziani in guerra Al culto dei morti fascisti in particola-re si pensograve di dedicare perfino la laquosezione drsquoonoreraquo allestita con un pannello rievocativo delle gesta dei soldati coadiuvati dalla figura femminile della Vittoria e con trenta loculi ognuno dei quali vede-va lrsquoincisione del nome di un soldato caduto sul campo di battaglia

Ad ogni modo seguendo le parole di Ravanello il percorso esposi-tivo iniziava trattando il laquodominio coloniale della Serenissimaraquo un approfondimento storico necessario laquoseppur con la piugrave grande so-brietagraveraquo quasi a non voler mettere in ombra la matrice romana e fa-scista dellrsquoImpero Drsquoaltronde lrsquoIFAI veneziano era pur sempre unrsquoi-stituzione guidata e controllata dalla sede nazionale unrsquoappendice territoriale che solo in alcuni momenti poteva godere di una certa autonomia drsquoazione Infatti nella stessa laquoPagina colonialeraquo che rap-presenta il foglio informativo dellrsquoIstituto provinciale la parte della mostra dedicata alla Serenissima egrave alquanto esigua tanto da non su-perare le due righe di descrizione Al contrario nella rubrica laquoCro-naca della Cittagraveraquo della Gazzetta di Venezia a prendere il sopravvento egrave proprio quella venezianitagrave ancora custodita allrsquointerno della reda-

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zione del quotidiano storico di Venezia come si evince dal paragrafo laquoVenezia colonialeraquo allrsquointerno dellrsquoarticolo del 9 maggio laquoIl dominio coloniale di Venezia rievocato dalla Mostra dellrsquoImperoraquo

La rassegna che trova la sua piugrave ideale sistemazione lungo i por-tici di Palazzo Ducale si apre con la sezione dedicata a Venezia la quale puograve benissimo costituire per la natura del materiale espo-sto la parte retrospettiva della rassegna stessa Sullo sfondo vi egrave la pianta di Venezia disegnata da Jacopo de Barbari nel 1500 da un lato un grafico riproducente i viaggi di marco Polo e sullrsquoaltro una carta geografica in cui sono segnati i possedimenti in levante della Repubblica di San marco dal secolo XIV al secolo XVII Un mappamondo del 1600 completa questo prezioso materiale gentil-mente concesso dalla Direzione del Museo Correr e fornisce una sintesi molto efficace della potenza coloniale veneziana (Gazzet-ta di Venezia 9 maggio 1939)

Anche in questa occasione dunque lrsquoeacutelite veneziana impersonata da Volpi direttore del quotidiano cercograve di anteporre alla realtagrave impe-riale italiana la laquoretrospettivaraquo storica della Repubblica veneziana resa questa volta letteralmente lsquovisibilersquo dallrsquoallestimento della mo-stra Nella sua funzione mitica il passato della Serenissima servi-va anche giustificare la presenza di un nuovo e moderno impero ve-neziano in controluce rispetto a quello italiano Ancora una volta le pagine di cronaca cittadina sembrano colmare i vuoti della descri-zione fascistizzata di Ravanello nella laquoPagina colonialeraquo dopo la par-te storico-introduttiva fu la volta di mettere in mostra la laquofunzione mercantileraquo ndash e turistica ndash della Venezia contemporanea attraverso il padiglione promosso dal Provveditorato al Porto in cui spiccava un laquogrande plastico colorato della Marittimaraquo del materiale illustrati-vo riguardo le attrezzature del porto e dei suoi traffici con lrsquoImpero e unrsquoimmagine di un galeone veneziano nel mentre di solcare il ma-re lrsquoelemento naturale che univa simbolicamente in una lunga pa-rentesi storica il dominio plurisecolare della Dominante (Gazzetta di Venezia 9 e 14 maggio 1936)

Tuttavia in unrsquoepoca in cui il progresso tecnologico ed economico stava avanzando velocemente per essere moderna Venezia avrebbe dovuto adattarsi ai tempi costruendo intorno a seacute un impero che sor-passasse quel laquosenso del mareraquo insito nelle vene della cittagrave In que-sta direzione dopo lrsquointermezzo propagandistico dellrsquoIFAI ndash la laquose-zione drsquoonoreraquo sopracitata e due padiglioni incentrati a descrivere la diffusione dellrsquoIstituto nellrsquoAfrica e il ruolo della donna nelle colo-nie ndash la mostra proseguiva con la sezione finanziaria dando ampio spazio specialmente alle Assicurazioni Generali la compagnia assi-curativa che sotto la guida del presidente Volpi stava conoscendo il proprio apogeo dal punto di vista del patrimonio e dellrsquoespansione

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degli affari tanto da contare sessanta agenzie in quaranta Paesi di-versi (Rosasco 2016) Il conte di Misurata in ogni caso rappresen-tava solo lrsquoultimo intreccio fra Venezia e le Generali Infatti come suggerisce la riproduzione in uno dei pannelli espositivi di un leone marciano stilizzato fin dalle origini la storia delle Generali si legograve indissolubilmente alle vicende e alle scelte politiche dellrsquoeacutelite vene-ziana ottocentesca e novecentesca La stessa immagine leonesca il simbolo ufficiale delle Generali nacque durante lrsquoesperienza risorgi-mentale veneziana quando molti esponenti della Direzione veneta ndash a cui facevano capo tutte le agenzie italiane ndash rivestirono ruoli di pre-stigio allrsquointerno dellrsquoamministrazione Manin In tale contesto ma-turograve lrsquoidea di adottare al posto dellrsquoaquila bicipite austriaca il sim-bolo della Serenissima una decisione che venne formalizzata solo nel corso degli anni Sessanta dellrsquoOttocento (Egidi Rosasco 2016)23

Tra la fine dellrsquoOttocento e il primo decennio del Novecento con-fermandosi al primo posto nei settori incendi e viaggi ndash sia turistici sia commerciali le Assicurazioni Generali da una parte consolida-rono la presenza in Italia dallrsquoaltre promossero unrsquoazione di espan-sione finanziaria lungo le direttrici che portavano al Mediterraneo orientale e verso i maggiori porti drsquooltreoceano americani dando vi-ta a unitagrave operative specializzate e autonome rispetto le sedi centra-li ubicate ad esempio a Belgrado Budapest Costantinopoli Il Cairo Lubiana Parigi Praga Tunisi Vienna e Zagabria La sfera di influen-za cosigrave composta delle Generali per forza di cose dovette dialogare con alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo fra cui Volpi presen-te nel consiglio di amministrazione a partire dal 1915 e Nicolograve Papa-dopoli Aldobrandini direttore dellrsquoagenzia veneziana fino al 191924 Nel primo dopoguerra venne nominato presidente delle Assicurazio-ni Generali Edgardo Morpurgo un ebreo triestino molto vicino allrsquoeacuteli-te finanziaria veneziana che avrebbe tenuto la carica fino al settem-bre del 1938 quando per motivi razziali si dimise lasciando il posto vacante a Volpi Prima di abbandonare la Generali perograve Morpurgo

23 Le Assicurazioni Generali furono fondate a Trieste per iniziativa di un gruppo di imprenditori guidati da Giuseppe Lazzaro Morpurgo Lrsquoappellativo lsquogeneralirsquo sottolinea-va la volontagrave della compagnia di operare in tutti i rami assicurativi Oltre alla sede cen-trale triestina venne istituita la Direzione veneta a Venezia prendendo sede in alcuni locali affittati nel Palazzo delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco A essa fu affi-data la responsabilitagrave delle operazioni nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola24 Le relazioni fra lrsquoeacutelite veneziana e le Generali proseguirono anche durante la Pri-ma guerra mondiale quando una volta introdotto il regime di monopolio per le assicu-razioni sulla vita da parte del governo Giolitti le Generali in quanto straniere ndash la se-de legale era a Trieste ndash furono costrette a lasciare il campo allrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Tuttavia nel 1916 il governo le rilasciograve il certificato di nazionalitagrave italia-na in seguito alla richiesta presentata dal presidente Marco Besso esponente di spic-co nellrsquoimpresa commerciale di Antivari nel 1905 dal direttore Nicolograve Papadopoli Al-dobrandini e da Giuseppe Luzzatto direttore segretario a Venezia

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aderigrave completamente al disegno imperiale fascista tanto da invia-re alcuni osservatori nel Corno drsquoAfrica nel maggio del 1936 bencheacute la stessa compagnia assicurativa contasse giagrave alcune agenzie nelle colonie italiane ben prima della proclamazione dellrsquoImpero Succes-sivamente a partire dal luglio del 1936 grazie anche a un accordo stipulato con la Societagrave Coloniale Italiana venne rapidamente a svi-lupparsi una rete agenziale molto piugrave strutturata come mette in evi-denza una laquogrande carta dellrsquoImperoraquo esposta allrsquointerno della mo-stra coloniale (fig 8 senza autore 2016)25

Dopo il ramo finanziario-assicurativo nel porticato di Palazzo Du-cale la visita proseguiva fra le fotografie le mappe e i grafici relati-vi allrsquoattivitagrave drsquoOltremare del Banco di Roma e dellrsquoOND coloniale Giunti a questo punto un enorme motore Alfa e unrsquoimmagine sugge-stiva di un aeroplano dellrsquoAla Littoria posta allrsquointerno dei confini del continente africano accoglievano gli appassionati dellrsquoaviazione Sebbene le cronache giornalistiche e le poche immagine a disposi-zione non ne diano testimonianza egrave impossibile non credere che il padiglione promosso dallrsquoAla Littoria non abbia arrecato ai venezia-ni accorsi ad ammirare laquoil lungo cammino della civiltagrave italianaraquo in Africa ricordi legati al primo Novecento quando in una Venezia im-mersa nella retorica nazionalista e bellicista in seguito al conflit-to italo-turco del 1912 prese piede lrsquoidea di incrementare il numero di idrovolanti italiani dando vita alla costituzione della squadriglia San Marco Da quel momento lrsquoaviazione si integrograve velocemente nel-la narrazione modernista della classe dirigente veneziana e a quel-la politica del nazionalismo adriatico un legame che si saldograve ancor piugrave dopo i celeberrimi voli di DrsquoAnnunzio ndash nei cieli triestini il 7 ago-sto 1915 su Vienna il 9 agosto 1918 ndash e con lrsquoorganizzazione nel 1920 della terza edizione della Coppa Schneider nellrsquoisola del Lido Inoltre il 18 agosto del 1926 Venezia fu teatro del primo volo di linea italia-no decollato dallrsquoaeroscalo di San Nicolograve nel frattempo intitolato a Giovanni Nicelli aviatore italiano durante la Prima guerra mondia-le Il primo aeroporto commerciale in Italia dunque era sorto a Ve-nezia che anche grazie allrsquoaviazione si vide riconosciuta la funzione di collegamento fra lrsquoOccidente e lrsquoOriente come dimostra lrsquoapertu-ra di numerose tratte fra la cittagrave lagunare i Balcani il Nord Africa e il Medio Oriente Successivamente dato il traffico aereo elevato su iniziativa dellrsquoAla Littoria ndash lrsquounica compagnia aerea italiana dal 1934 ndash il Nicelli venne rinnovato seguendo un modello impostato al razionalismo che ricorda nelle sue linee una nave e arredato al suo

25 Sul fronte coloniale ancora nel luglio 1936 il consiglio direttivo deliberograve su propo-sta del presidente Morpurgo lo stanziamento di 10 milioni di lire per laquola valorizzazio-ne delle terre drsquoEtiopiaraquo Altri investimenti furono indirizzati a migliorare le residenze degli impiegati nelle colonie ad esempio ad Asmara e ad Addis Adeba vennero realiz-zate le laquoVille Veneziaraquo piccole residenze con spazi comuni da destinare ai dipendenti

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interno con alcuni quadri del futurista Guglielmo Sansoni e una gi-gantografia di una mappa recante le tratte coperte dallrsquoAla Littoria nel Mediterraneo che risente della retorica imperiale nazionale e lo-cale di quel periodo (Lando 2013)

In un contesto suggestivo come Palazzo Ducale allrsquoappello non poteva mancare il piugrave grande progetto portato a termine dal lsquodogersquo Volpi Porto Marghera Nato laquoper il piugrave largo dominio di Veneziaraquo secondo le parole di Piero Foscari lrsquoarea industriale ai Bottenighi alla fine degli anni Trenta impiegava circa 19mila dipendenti pro-ducendo la quasi totalitagrave della quota nazionale di plexiglas propa-no butano alluminio e cadmio (Foscari 1904 1918 Pes 2004) Cio-nonostante per comprendere piugrave nel dettaglio quali fossero alcuni dei legami che intercorrevano fra Porto Marghera e i possedimenti coloniali italiani egrave necessario appoggiarsi alla sintesi esposta negli ultimi padiglioni della mostra coloniale Affincheacute il visitatore potes-se comprendere al meglio questa interconnessione si decise di sin-tetizzare e semplificare lrsquoargomento concentrandosi nella descrizio-ne di una sola azienda con sede nellrsquoarea industriale posta dallrsquoaltro lato della laguna Seguendo questo criterio la scelta ricadde sullrsquoE-raclit Fondata nel gennaio del 1925 da Oreste Venier la fabbrica era specializzata nella realizzazione di laquopiastre leggere per lrsquoedilizia e ri-vestimenti isolantiraquo un prodotto che le permise di diventare in bre-ve tempo lrsquoassoluta protagonista nel panorama italiano dellrsquoedilizia in quanto diede inizio alla cosiddetta lsquoprefabbricazione a seccorsquo os-sia il metodo di costruzione di uno stabilimento mediante lrsquoimpiego di materiali e componenti prefabbricati attraverso un processo indu-strializzato e standardizzato Pertanto lrsquoalta produzione la qualitagrave del prodotto e la semplicitagrave del trasporto consentirono allrsquoEraclit di partecipare attivamente alle piugrave grandi manifestazioni fasciste de-gli anni Trenta come ad esempio la Mostra della Rivoluzione e la Mo-stra del Grano entrambe celebrate nel 1932 (Eraclit settembre-otto-bre 1932)26 Per quanto riguarda le relazioni con le colonie italiane invece malgrado lrsquoesigua quantitagrave di descrizioni e fotografie del pa-diglione laquoERACLIT VENIER S A Margheraraquo allrsquointerno delle pagi-ne della Gazzetta di Venezia egrave possibile cogliere i motivi della sua lsquomessa in mostrarsquo in alcuni numeri della rivista che la stessa azien-da Eraclit dava in stampa allo scopo di pubblicizzare i suoi maggio-ri successi Nel numero di maggio-giugno 1936 il foglio riporta con orgoglio come sin dalla fondazione della fabbrica le piastre targa-te Eraclit laquoinvaseroraquo il mercato edilizio africano con particolare ri-guardo a quello somalo Nel 1925 infatti il prodotto fu mandato su richiesta a Mogadiscio per avviare laquola costruzione di abitazioni vil-

26 LrsquoEraclit contribuigrave anche allrsquoedificazione o ristrutturazione di alcune strutture a Venezia come ad esempio il carcere nellrsquoisola della Giudecca

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lette capannoni magazziniraquo e per fronteggiare al contempo il pro-blema legato alle laquovoracissime termitiraquo Lrsquoesito positivo di questa prima esperienza drsquoOltremare consentigrave successivamente allrsquoEraclit di fornire il proprio materiale per lrsquoedificazione sempre in territo-rio somalo di trentacinque strutture un ottimo affare che lasciava intravedere come laquoanche nelle colonie lrsquoEraclit fosse destinato a in-contrare un favore sempre crescenteraquo (Eraclit maggio-giugno 1936 9-10 corsivo aggiunto)27 La previsione si rivelograve azzeccata nel 1935 lrsquoallora governatore della Somalia Rodolfo Graziani richiese lrsquoinvio di oltre 100 mila metri quadri di materiale Eraclit per la costruzio-ne di 14 padiglioni di diversa grandezza laquoLrsquoesperienza accumulata in Somaliaraquo nei primi dieci anni di vita della fabbrica risultograve proba-bilmente preziosa alla vigilia della proclamazione dellrsquoImpero dellrsquoA-frica Orientale Italiana nonostante la mancanza di fonti non consen-ta un approfondimento adeguato28

Anche sul fronte adriatico orientale lrsquoEraclit sembra inserirsi pie-namente nelle relazioni precoloniali che lrsquoItalia stava intessendo con lrsquoAlbania ben prima dellrsquoeffettiva occupazione dellrsquoaprile del 1939 Sempre nel numero dedicato allrsquoattivitagrave della fabbrica nelle colonie in un breve paragrafo compare la collaborazione professionale che le-gava lrsquoUfficio Tecnico dellrsquoEraclit a quello dellrsquoAgenzia Italiana Petroli Albania (AIPA) un organismo autonomo nato con nel 1925 per volere di Costanzo Ciano allora ministro delle Colonie Il rapporto si basa-va sullrsquoedificazione di laquocomode e confortevoliraquo abitazioni facilmente smontabili che sarebbero state adibite agli operai specializzati per lrsquoescavazione di pozzi petroliferi (Eraclit maggio-giugno 1936 12)

Con lrsquoEraclit e unrsquoenorme carta di Porto Marghera si concludeva la mostra coloniale organizzata dalla sezione provinciale dellrsquoIFAI Per i seguenti dieci giorni secondo le cronache della Gazzetta di Ve-nezia famiglie giovani e molte scolaresche accorsero al Palazzo Du-cale per osservare da vicino lrsquoopera di lsquoprogressorsquo che lrsquoItalia fasci-sta stava portando avanti in Africa unrsquolsquoimpresarsquo che agli occhi dei cittadini veneziani non sarebbe mai avvenuta senza la retrospetti-va del passato della Serenissima richiamata continuamente nel per-corso espositivo

Per quanto la retorica imperiale fascista si concentrasse preva-lentemente sul versante africano la recente conquista dellrsquoAlbania riaccese gli animi dei veneziani pronti a riconquistare quello laquospa-zio vitaleraquo che spettava per presunte ragioni storiche e culturali alla

27 Oltre alla sua composizione ndash laquolunghe fibre legnose trattate chimicamente e incap-sulate con un composto magnesiacoraquo ndash le piastre Eraclit si prestavano bene per i lun-ghi trasporti laquoa basto di cammelloraquo28 Nella rivista egrave riportato lrsquointero telegramma di Graziani Sfortunatamente non so-no reperibili i numeri della rivista pubblicati fra luglio 1936 e febbraio 1939

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cittagrave lagunare Ancora una volta lrsquoeacutelite politico-culturale locale cer-cograve di riprendere in mano le redini del mito imperiale di Venezia vol-to ad annunciare il ritorno dellrsquoinfluenza della Dominante sul Medi-terraneo orientale

26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari

Poco dopo la chiusura della mostra coloniale di Palazzo Ducale allrsquoin-terno del Fondaco dei Turchi furono allestite quattro sale dove si de-cise di esporre i laquomonumenti del dominio veneziano a Cretaraquo raccol-ti dallo storico Giuseppe Gerola durante la spedizione a Candia del 1899 viaggio finanziato interamente dal Comune di Venezia su sol-lecitazione dellrsquoIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Allrsquoepoca la cittagrave si impegnograve a destinare laquoalle memorie di quel glorioso combat-tuto dominio sul Mar di Greciaraquo una sala del Museo Civico Correr unrsquoiniziativa che tuttavia non ebbe seguito Almeno fino al maggio del 1939 quando il podestagrave Giovanni Marcello decise di dare luce alla collezione archeologica con la speranza di aprire nuovamente il dibattito sullrsquoeventuale apertura di un museo dei leoni marciani ndash o meglio dei loro calchi ndash laquoche segnano nel Mediterraneo il nostro glo-rioso antico dominioraquo cosigrave come recitava la Gazzetta di Venezia (26 maggio 1939)

Anche se non conobbe lo stesso seguito della mostra coloniale lrsquoe-sposizione allestita presso il Fondaco dei Turchi rappresentava in ge-nerale un ulteriore tentativo del regime di orientare il consenso delle masse in favore dei progetti espansionistici dellrsquoItalia La realizzazio-ne di tali iniziative molte volte era sollecitata dalla pressione eser-citata da quegli Istituti scientifici che a partire dal 1933 nacquero su tutto il territorio nazionale con il duplice obiettivo di coordinare la propaganda legata alla politica estera e coadiuvare gli apparati di-plomatici del Paese A tale scopo le iniziative piugrave importanti a livello nazionale si osservano nella fondazione dellrsquoIstituto di Studi di Poli-tica Internazionale di Milano (ISPI) e lrsquoIstituto per il Medio ed Estre-mo Oriente Su modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York il primo si po-neva come centro di studi della politica internazionale e dei rapporti esteri un ente privato sostenuto dalla grande imprenditoria setten-trionale desiderosa di allargare il raggio dei propri affari il secon-do invece era caratterizzato da un forte interesse per lrsquoespansione italiana in Oriente (Paladini 2002) Su scala locale la costruzione di una narrazione che legittimasse lrsquoegemonia di Venezia nella storia del Mediterraneo portograve alla fascistizzazione dellrsquoIstituto Veneto del-la Deputazione di storia patria per le Venezie e dellrsquoAteneo Veneto

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Insieme a questrsquoultimi inoltre laquoper un piugrave largo impulso allo studio dei problemi adriaticiraquo la cittagrave necessitava della presenza di un cen-tro di ricerca laquoche iniziasse uno studio sistematico nel campo stori-co e scientificoraquo delle questioni relative allrsquoAdriatico (Paladini 2002 150 Gullino 2002)29 In questo contesto dunque su iniziativa del Re-gio Comitato Talassografico Italiano venne fondato nel 1932 lrsquoIstitu-to di Studi Adriatici (ISA) la cui sede trovograve ospitalitagrave nel complesso di terreni e fabbricati in Riva dellrsquoImpero donati dal proprietario se-natore Pietro Canonica al Comitato Talassografico

Sotto la direzione di Giovanni Magrini direttore dellrsquoUfficio Idro-grafico del Magistrato alle Acque noncheacute dal 1909 segretario del Comitato Talassografico e piugrave tardi segretario generale del Consi-glio Nazionale delle Ricerche il primo Consiglio drsquoamministrazione dellrsquoISA vedeva i nomi dellrsquoammiraglio Thaon di Revel il governato-re della Banca drsquoItalia Vincenzo Azzolini i direttori del museo e della biblioteca del Correr Ricciotti Bratti e Mario Brunetti ndash questrsquoultimo anche docente di Storia a Carsquo Foscari i professori dellrsquoUniversitagrave di Padova Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini il direttore del Museo sto-rico navale dellrsquoArsenale Mario Nani Mocenigo il responsabile del-la Direzione restauri e dello Studio del Mosaico della Basilica di San Marco Luigi Marangoni e il senatore Amedeo Giannini (Bona 2005) Inizialmente il consiglio decise di avviare un primo programma di preparazione e strutturazione dellrsquoIstituto che prevedeva la forma-zione di una biblioteca specialistica la raccolta di riproduzioni foto-grafiche documenti e carte lo studio delle tracce latine e veneziane ancora visibili nei Balcani la costituzione di uno schedario biblio-grafico dellrsquoAdriatico e infine lrsquoincremento degli studi sul tema me-diante concorsi a premio Nonostante le premesse la scomparsa nel 1935 di Magrini e le difficoltagrave economiche determinate dellrsquoassenza di una definita connotazione politica almeno in principio resero dif-ficile il lavoro dellrsquoIstituto Ciononostante tra il 1935 e il 1937 lrsquoISA riuscigrave nellrsquointento di farsi riconoscere ufficialmente quale ente mo-rale sottoponendosi quindi al controllo del Ministero dellrsquoEducazio-ne e a formulare uno statuto che specificasse il carattere politico dellrsquoiniziativa In questa nuova veste anche il Consiglio di ammini-strazione subigrave un radicale cambiamento nella sua composizione Vol-pi venne eletto presidente e insieme al vice-presidente Mocenigo ri-lanciograve lrsquoazione dellrsquoIstituto che drsquoora in avanti si trasformograve in vero e proprio laquolaboratorio della rivendicazione espansionistaraquo verso la

29 Il passo citato egrave ripreso dalla relazione che Roberto Cessi membro del primo Con-siglio dellrsquoIstituto di Studi Adriatici inviograve al presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre del 1945 per spiegare le ragioni della nascita dellrsquoente

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Dalmazia e lrsquoAlbania (Paladini 2002)30 Con la guerra alle porte inol-tre si osserva un aumento vertiginoso degli studi sul tema molti dei quali adottarono linguaggi bellicisti e razzisti per affermare lrsquoitalia-nitagrave di qualsiasi territorio adriatico e mediterraneo che conobbe an-che per brevi periodi la presenza della Serenissima (Paladini 2000)

Oltre allrsquoattivitagrave editoriale e pubblicistica lrsquoISA approfittograve di un ta-le fermento culturale per aderire a diverse iniziative tra cui il IV Con-gresso Nazionale di Arti e tradizioni popolari tenutosi a Venezia dallrsquo8 al 12 settembre del 1940 Organizzato per volontagrave della direzione na-zionale dellrsquoOND allrsquointerno dei locali dellrsquoIstituto Veneto in Campo Santo Stefano il congresso si proponeva di laquoricercare il patrimonio tradizionale del nostro popoloraquo unrsquoopera futile se non fosse servita an-che laquoad aumentare i valori attuali della Patriaraquo Venezia a tal propo-sito rappresentava lrsquoesempio piugrave chiaro in quanto esprimeva lo laquospo-salizio tra la poesia della tradizione e la potenza della modernitagraveraquo

Le macchine di Marghera e lo splendore mai attenuato dei teso-ri della laguna si uniscono per proclamare questo connubio che avragrave per i posteri i valori e la bellezza di una leggenda Ma Vene-zia stessa egrave tutta immagine della vita di bellezza e di ardimento con la quale il popolo forma incessantemente le sue tradizioni Egrave qui una specie di sintesi delle caratteristiche popolari italiane nei secoli qui navigatori soldati artisti [hellip] Qui i ricordi del Mediter-raneo prendono tutto il cuore del popolo lo stesso Santo Patrono narra ogni giorno che venne dal non piugrave lontano Egitto a cercare qui la sua nuova patria (Atti del IV congresso 1942 35)

Alle parole del consigliere nazionale dellrsquoOND Ridolfi che aprirono ufficialmente la manifestazione seguirono quelle del presidente del Comitato esecutivo del congresso Volpi

Venezia vi riceve sotto i segni della sua tradizione millenaria Il Leone di S Marco segno di imperio e di forza porta un libro sot-to di seacute ma questo libro nel quale egrave scritta la parola di pace egrave chiuso quando crsquoegrave la guerra Venezia vi riceve con il libro chiuso Ma quando questo libro si riapriragrave Venezia fascista saragrave pronta sempre con le sue arti sempre con le sue tradizioni ma con altra forza con unrsquoaltra vita la vita della nuova Italia industriale la vi-ta che la faragrave grande come mai fu nel golfo di Venezia e nel me-diterraneo (Atti del IV congresso 1942 37)

30 Gli altri consiglieri erano i senatori Riccardo Gigante Pietro Orsi Giorgio Pitac-co Francesco Salata i professori Gustavo Brunelli Mario Brunetti il contrammira-glio Paolo Cattani lrsquoingegnere Ferdinando Forlati e il dottore Vincenzo Azzolini Inol-tre a riconferma della nuova veste militante dellrsquoIstituto nel 1939 questrsquoultimo venne intitolato alla memoria di Piero Foscari

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In attesa della vittoria che avrebbe finalmente liberato Venezia e lrsquoI-talia nel lsquolororsquo mare i congressisti cominciarono a esporre le proprie relazioni Suddivisi in sette sezioni tematiche dagli usi e costumi fino allrsquoarchitettura gli interventi superarono abbondantemente il cen-tinaio Malgrado la quantitagrave il filo rosso che univa la maggior par-te di questi lavori stava nella rivendicazione dellrsquoitalianitagrave delle ter-re che si affacciavano sul Mediterraneo (Fincardi 2002) Per quanto riguarda i Balcani lrsquoAlbania interessava buona parte delle relazio-ni dei congressisti Uno su tutti Ernest Koliqi ministro della Pubbli-ca Istruzione drsquoAlbania noncheacute consigliere dellrsquoISA da alcuni mesi Nel suo intervento il ministro andava sostenendo come gli albane-si avessero mantenuto laquoquasi inalterate le caratteristiche della raz-za drsquoorigineraquo distinguendosi in questo modo laquodagli altri popoli bal-caniciraquo Per questa ragione malgrado laquola secolare oppressione dei Turchi e la fortissima pressione degli Slaviraquo gli albanesi potevano definirsi laquoitaliani di mente e di cuoreraquo ora che le laquoColonie albanesiraquo erano state finalmente liberate (Koliqi 1942 175)

Per ovvie ragioni molti interventi insistevano sulle tradizioni ma-rinare e di conseguenze sulla storia di Venezia nei suoi legami con lrsquoAdriatico e lrsquoOriente Il professore Cessi addirittura nel tentativo di far rivivere le glorie della passata espansione italica propose una sorta di atlante di tutte le tracce italiane e veneziane presenti non so-lo nei monumenti ma anche nella cultura immateriale dei popoli del Levante e dellrsquoAfrica settentrionale Una ricerca di cosigrave largo spet-tro pertanto permise al docente dellrsquoUniversitagrave di Padova di con-cludere affermando che la laquonostraraquo storia del Mediterraneo laquorivive con unrsquoespressione sincera di vita che travalica i secoliraquo (Cessi 1942 105) Sullo studio sistematico della cartografia invece si appoggiograve la riflessione di Mocenigo Dopo un breve excursus sulle vicende che portarono a definire lrsquoAdriatico quale laquoGolfo di Veneziaraquo il relatore constatava come questa denominazione non fosse legata esclusiva-mente alle fortune politiche della Serenissima bensigrave continuasse a persistere anche dopo la caduta della Repubblica laquocome fosse ormai un patrimonio ideale di Venezia da essa inalienabileraquo Non essendo radicato nella storia questo laquopatrimonioraquo continuograve a mantenersi vi-vo nellrsquoimmaginario collettivo almeno fino ai giorni del congresso Del resto gli stessi laquopescatori chioggiotiraquo secondo unrsquoindagine por-tata avanti dallo stesso Mocenigo utilizzavano ancora termini come laquogolforaquo o laquocolforaquo una testimonianza questrsquoultima che rassicurava sul fatto che lrsquoAdriatico una volta terminata la guerra avrebbe laquori-preso il nome consacratogli dalla tradizione veneziana affermatasi a continuazione di quella romanaraquo (Mocenigo 1941 228-9) La sicurez-za che il mito della Serenissima stesse per inverarsi seppur sul pia-no della modernitagrave trasparigrave anche dalle parole con cui Volpi chiuse il IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari laquolrsquoarrivederci al V Congresso che si riuniragrave dopo la vittoria in una delle terre che

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sono sempre state italiane e che le nostre armi rifaranno per sem-pre italianeraquo (Atti del IV congresso 1942 606)

Allrsquoentusiasmo generale suscitato dalle cinque giornate di studi partecipograve anche Carsquo Foscari rappresentata per lrsquooccasione dal retto-re Carlo Alberto DellrsquoAgnola Drsquoaltronde il desiderio di sbaragliare la concorrenza accademica nazionale e la volontagrave di allargare lrsquoinfluen-za economica-commerciale dellrsquoItalia nel Mediterraneo condiziona-rono la vita dellrsquoIstituto determinato a porsi sul piano dellrsquoImpero visti gli orizzonti commerciali che questrsquoultimo lasciava intravedere

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

3 Un calendario accademico imperialeCarsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

31 Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta

Per il discorso inaugurale dellrsquoanno accademico 1929-1930 in quali-tagrave di oratore venne scelto il nuovo docente di Geografia economica Leonardo Ricci La prassi avviata proprio da quellrsquoanno prevede-va che il professore incaricato di pronunciare la prolusione fosse de-signato in base allrsquoiscrizione al PNF controllata e certificata dal di-rettore dal prefetto e dal federale del Fascio locale Pertanto ancor prima del 1934 anno in cui le cerimonie inaugurali sarebbero state uniformate secondo un programma imperniato sul discorso del ret-tore il controllo ideologico del regime tese a lsquonormalizzarersquo la rifles-sione accademica (Vinci 1997)

Nel discorso laquoIl campo e lrsquoindirizzo della geografia economicaraquo ad esempio nel tentativo di dimostrare come la geografia economica potesse laquodefinirsi lrsquoapplicazione integrale di tutta la geografiaraquo Ricci utilizzograve la categoria analitica dello laquospazio vitaleraquo la teoria laquoantro-pogeograficaraquo elaborata dal geografo tedesco Friedrich Ratzel sul finire dellrsquoOttocento Che cosa si intenda con laquolotta per lo spazioraquo il professore ordinario di Carsquo Foscari lo spiegograve con le seguenti parole

Sommario 31 Fermenti imperiali ndash 32 Prepararsi allrsquoImpero ndash 33 La grande occasionendash 34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale ndash 35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative ndash 36 Un sogno infranto

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In accordo con questa teoria raccolta e caccia allevamento del be-stiame agricoltura nelle forme via via piugrave evolute industria e com-mercio rappresentano altrettanti stadi [hellip] della conquista dello spazio intesa non tanto come occupazione di spazi nuovi quanto come capacitagrave delle varie societagrave umane sia di utilizzare in misu-ra sempre maggiore lo spazio su cui vivono intensificando lo sfrut-tamento delle risorse naturali sia per vivere sempre piugrave accentra-te e con maggior numero di uomini in spazi ristretti Il commercio vero e proprio poi di cui la espressione geografica sono essen-zialmente le vie rappresenta la maggior vittoria dellrsquouomo sullo spazio vittoria tuttora parziale ma sempre in via di progressivo completamento (Annuario 1929-30 26)

Una laquovittoriaraquo totale sarebbe avvenuta solo nel caso in cui i giovani italiani si fossero dedicati a laquouna larghissima attivitagrave di vera esplo-razione in paesi lontani vicinissimi di accertamento classificazio-ne e misura dellrsquoampiezza e intensitagrave ed efficacia di forme e azioniraquo (Annuario 1929-30 43)

Dietro le argomentazioni scientifiche di carattere geografico pe-rograve lrsquoobiettivo dellrsquoIstituto rimaneva sempre lo stesso la ricerca sul campo non solo avrebbe dovuto raccogliere i dati necessari per le elaborazioni teoriche future ma anche studiare le possibilitagrave di sta-bilire rapporti con alcuni mercati esteri ai quali Venezia era laquolegata da tradizioni commercialiraquo Questrsquoultima affermazione chiara e con-cisa fu pronunciata dal nuovo direttore DellrsquoAgnola durante lrsquoinau-gurazione dellrsquoanno accademico 1932-1933 in occasione dellrsquoistitu-zione di tre borse di studio di diecimila lire ciascuna da assegnare a tre laureati laquoda non piugrave di otto anniraquo per un soggiorno allrsquoestero I generosi contributi erano stati versati dallrsquoIstituto della Presidenza del Consiglio Provinciale dellrsquoEconomia Corporativa in accordo con lrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Assicurazioni Generali di Ve-nezia Provveditorato al Porto locale Societagrave Veneziana di Navigazio-ne a Vapore Compagnia Adriatica di Navigazione e del Lloyd Triesti-no tutte compagnie interessate a investire gran parte delle proprie risorse al di fuori dei confini nazionali Del resto come viene comu-nicato nellrsquoAnnuario dellrsquoanno accademico 1933-1934 i tre laureati scelti in seguito a regolare concorso avrebbero condotto le loro os-servazioni e rilevamenti in Siria in Turchia e in Palestina territori che in un prossimo futuro avrebbero potuto rappresentare approdi commerciali e turistici sicuri per le imbarcazioni veneziane oppure aree di penetrazione per le imprese finanziare italiane

Parallelamente allrsquoazione congiunta dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali con le societagrave piugrave importanti aventi sede a Ve-nezia nella primavera nel 1933 anche lrsquoAssociazione Primo Lanzoni tra gli Antichi Studenti stanziograve dei fondi per finanziare due laquoborse di viaggioraquo destinate ai dottori laureatisi negli anni 1931 1932 e 1933

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presso le facoltagrave di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Come si premurano di riferire i due bandi pubblicati nel Bollettino entrambe le borse di studio sarebbero state assegnate a un laquogiova-ne che abbia giagrave lrsquointenzione di recarsi allrsquoesteroraquo obbligandolo una volta uscito dai confini italiani laquoa considerare con maggior studio lrsquoorganizzazione commerciale del paese nel quale si recaraquo al fine di indicare laquoai propri connazionali [hellip] le vie da seguire per aumenta-re le esportazioni in quello stesso paeseraquo Lrsquounica differenza consi-steva nella scelta del paese nel quale lo studente avrebbe soggior-nato se quella finanziata interamente dallrsquoAssociazione non poneva alcuna restrizione in tal senso lrsquoaltra supportata economicamente dellrsquooblatore associato laquorag Maschiettoraquo come requisito obbligava il futuro borsista a soggiornare in un laquocentro colonialeraquo (Bollettino maggio-agosto 1933 10-11) Una volta terminata lrsquoesperienza estera entrambi i vincitori dei concorsi avrebbero dovuto stendere un reso-conto dettagliato delle loro osservazioni condotte sul campo come si evince dalla pubblicazione delle due relazioni nelle pagine del Bol-lettino del maggio-agosto del 1934

Il laquoDott Bruno Caizziraquo in quanto vincitore della borsa di viaggio laquoRag Maschiettoraquo trascorse un primo periodo di oltre un mese a Tu-nisi e un secondo in Algeria presso le cittagrave di Costantina e Algeri Per quanto riguarda in particolare la Tunisia nonostante fosse una colonia francese ndash come lrsquoAlgeria del resto ndash secondo il relatore risul-tava impossibile laquotacereraquo di due fatti egualmente importanti laquoda un lato i segni indelebili della conquista romana [hellip] dallrsquoaltro il proble-ma gravissimo della nostra emigrazione laggiugraveraquo La conservazione del patrimonio storico-culturale drsquoepoca romana e la lotta contro la laquosnaturalizzazioneraquo degli immigrati italiani assumevano importan-za non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche da quello economico Infatti Caizzi poteva concludere questa prima parte della sua relazione affermando che in Tunisia esisteva laquoun ambiente mol-to preparato e favorevole alla nostra introduzione commercialeraquo In Algeria al contrario pur ammirando laquoil bellissimo grado di svilup-po economicoraquo il borsista constatava come lrsquoItalia laquonei rapporti con il paese nord africanoraquo occupasse un posto decisamente marginale per via del disinteresse degli industriali italiani della mancanza di una sede bancaria italiana e delle comunicazioni lente e costose fra i due paesi Tuttavia lrsquoindagine permise di concludere laquoche Tunisia e Algeria meritano la viva attenzione dellrsquoItalia commercialeraquo (Bol-lettino maggio-agosto 1934 16-21)

La borsa di studio finanziata interamente dallrsquoAssociazione Primo Lanzoni fra gli antichi studenti invece fu assegnata al laquodott Romeo Mortenraquo sia per meriti universitari sia per lo scopo del viaggio che di ligrave a poco avrebbe intrapreso laquostudiare le condizioni economiche delle Regioni jugoslave in rapporto alle possibili relazioni commer-ciali con lrsquoItaliaraquo un compito agevolato per sua stessa ammissione

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dalla perfetta conoscenza della lingua serbo-croata e laquodi numerosi suoi dialetti principaliraquo Nelle cittagrave in cui soggiornograve ndash Lubiana Za-gabria Sarajevo Subotica Novi Sad Skoplje e soprattutto Belgra-do ndash il borsista apprese come la struttura economica dellrsquoarea balca-nica dipendesse dallrsquoEstero per quanto riguarda i laquomanufattiraquo ma al contempo fosse laquoesuberanteraquo di materie prime generi alimenta-ri e bestiame una condizione laquocomplementareraquo a quella italiana e di conseguenza estremamente propizia a una maggiore iniziativa di penetrazione commerciale dellrsquoItalia che per alimentare i laquofortissi-miraquo traffici commerciali avrebbe dovuto laquoprima di tutto eliminare tutti i contrasti politici esistenti e creare unrsquoatmosfera di cordialitagraveraquo (Bollettino maggio-giugno 1934 22-5)

Le borse di studio fin qui descritte testimoniano in che modo Ve-nezia e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali rivestissero un ruolo centrale allrsquointerno del programma italiano di espansione commerciale Gli studi condotti sul campo infatti servivano ad ag-giornare osservazioni fatte precedentemente ravvivare le comuni-cazioni con le societagrave italiane aventi sede allrsquoestero e piugrave in genera-le porre le basi commerciali per un eventuale allargamento dellrsquoarea drsquoinfluenza politica italiana Anche sul fronte interno Carsquo Foscari re-citava la medesima parte visto che molte delle sue aule ospitarono alcune delle conferenze del XV Corso Internazionale di Espansione Commerciale presieduto nel 1933 da Volpi in qualitagrave di presidente del Comitato Veneziano per lrsquoEspansione Commerciale e principale auto-re della laquogigantesca impresa del Porto Industrialeraquo che gli studiosi da tutto il mondo poterono ammirare durante i giorni del convegno (Annuario 1933-34 16-17) Ancora la storica funzione dellrsquoIstituto continuava a legittimarsi sulle ali del mito imperiale della Serenissi-ma Ad esempio giunte le notizie degli sfregi di alcuni leoni marcia-ni a Traugrave laquoin segno di civile e dignitosa protestaraquo la Societagrave Dante Alighieri concesse dieci borse di studio da 3000 lire lrsquouna per lrsquoanno accademico 1933-1934 affincheacute si destinassero agli studenti dalmati desiderosi di iniziare o proseguire i loro studi a Carsquo Foscari Cosigrave co-me la copia dei leoni di Traugrave posti sui pili in pietra drsquoIstria allrsquoingres-so del Ponte del Littorio anche lo stanziamento dei fondi della Dan-te Alighieri per gli studenti dalmati rappresentava seppur dallrsquoaltra parte dellrsquoAdriatico unrsquoulteriore e laquonobilissima affermazione drsquoita-lianitagrave della terra dalmataraquo (Annuario 1933-34 18)

Lrsquointreccio fra politica mito e scienza dunque nella prima metagrave degli anni Trenta proseguiva a dettare lrsquoazione dellrsquoIstituto di Scien-ze Economiche e Commerciali di Venezia Le tesi di laurea discusse nello stesso periodo sembrano confermare questa osservazione co-me nei decenni precedenti ancora una volta gli studenti iscritti al-la sezione diplomatico-consolare furono i piugrave ricettivi a far interagi-re studi di carattere storico-commerciale al linguaggio bellicoso e razzista proprio dellrsquoimperialismo adriatico Ad esempio sulla base

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degli insegnamenti del suo relatore il professore di Storia politica e diplomatica noncheacute podestagrave di Venezia Pietro Orsi Erberto Casa-grandi laureatosi alla Facoltagrave diplomatico-consolare nellrsquoAnno Ac-cademico 1929-30 scrisse una tesi di laurea volta ad approfondire la storia della Dalmazia Partendo dalla caduta della Repubblica di Venezia laquopoicheacute segna lrsquoinizio di dominazioni straniere che tutto-ra continuanoraquo lo studente ammise nelle conclusioni che il criterio laquoobiettivamente storicoraquo e laquoimparzialeraquo utilizzato nel corso della ri-cerca davanti alla documentazione presa in esame aveva decreta-to quale fosse laquoil carattere distintivoraquo della Dalmazia laquouna sola egrave la tradizione una sola egrave la storia Tutte cose che si imperniano in un nome latinitagraveraquo1 Le pretese italiane sulla regione pertanto si fon-davano sopra il concetto della laquolatinitagraveraquo concetto abilmente deco-struito e potenziato dallo stesso Casagrandi nellrsquoultima pagina del-la sua tesi di laurea

Percheacute [la Dalmazia] possiede una flora adriatica e non balcanica percheacute lagrave si parla tuttora da moltissimi anni la nostra lingua e

da altri moltissimi si comprendono i nostri dialetti percheacute la barriera montuosa che ne segna i confini divide il

mondo latino da quello slavo percheacute anche quella massa Slava che vive entro questa barrie-

ra egrave numerosamente preponderante sappiamo che non possiede in buona parte quei sentimenti che le si vorrebbero far esprime-re dai suoi padroni

percheacute tradizioni storia usi costumi tutto ci parla della la-tinitagrave

percheacute infine e questa egrave la principale e piugrave sacrosanta ragio-ne a soli novanta anni di preponderanza slava fan da contrappe-so millenni di superioritagrave e di civiltagrave latina2

Come osservato nel primo capitolo gran parte delle tesi di laurea di-scusse a Carsquo Foscari erano per lo piugrave testi brevi e di tenore compila-tivo di conseguenza propensi alla deriva ideologica Anche in que-sto caso le conclusioni raggiunte dallo studente sono il risultato di un processo tendente non tanto alla critica quanto alla conferma se non addirittura alla enfatizzazione delle tesi riportate allrsquointerno di una bibliografia esclusivamente italiana e irredentista3

1 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 12 Alle conclusioni segue una carta geografica della penisola italiana in cui sono se-gnati dallo studente ndash in matita rossa ndash i laquoveri confini italianiraquo Questi comprendono la Dalmazia ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni no-striraquo 1930 215-16 3 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 Bibliografia

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Sul versante africano coloniale invece lrsquoazione di Carsquo Foscari sem-bra procedere piugrave blandamente nonostante il numero di tesi di lau-rea sullrsquoargomento dimostri un maggiore interesse degli studenti ri-spetto agli anni Venti specialmente per quanto riguarda gli aspetti economici come la valorizzazione del suolo4 In altre parole allrsquoinizio degli anni Trenta le colonie italiane drsquoOltremare continuavano ad ave-re poco seguito fra gli iscritti dellrsquoIstituto una situazione che alla vi-gilia della guerra drsquoEtiopia appariva come una lacuna da colmare con urgenza In questo senso si inserisce la proposta del direttore DellrsquoA-gnola di istituire in accordo con lrsquoIFC un corso di cultura coloniale dallrsquolaquoalta finalitagrave divulgativaraquo per il biennio accademico 1932-1934 ovvero laquodiretto a far conoscere alla gioventugrave studiosa lrsquoimportanza che vanno assumendo ogni giorno piugrave le colonie africaneraquo (Annuario 1933-34 12) Nonostante la programmazione del corso non avesse avuto seguito come ammise lo stesso direttore il Consiglio Accade-mico scelse di percorrerne unrsquoaltra strada per avvicinare gli studen-ti alle loro colonie quella delle commemorazioni

Se non vi egrave traccia del discorso tenuto da Ricci nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto in occasione del cinquantesimo anniversario dellrsquooccupa-zione italiana dellrsquoEritrea ndash a parte il fatto che nei piani iniziali esso avrebbe dovuto costituire la prolusione al corso di cultura colonia-le ndash nellrsquoAnnuario per lrsquoAnno Accademico 1933-1934 fortunatamen-te egrave riportato il lungo elogio funebre che lo stesso professore di Ge-ografia economica pronunciograve il 22 maggio 1933 in memoria di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi da poco scomparso laquoPer met-tere i piugrave giovani [gli studenti] nella condizione di provare gli stes-si sentimentiraquo nel raccontare la figura del laquogeografo completoraquo ndash il duca degli Abruzzi ndash Ricci improntograve il suo discorso allrsquoepicitagrave ripor-tando solamente le laquotappe necessarieraquo della vita del membro della casata reale Savoia-Aosta Partendo dalle piugrave grandi imprese gio-vanili del duca fra cui laquolrsquoultima grande spedizione polista europea con mezzi ordinariraquo risalente al 1884 la seconda parte dellrsquoelogio si aprigrave con laquoil fulmineo attacco di sorpresa delle siluranti del Duca de-gli Abruzzi alla Baia di Prevesa sullrsquoIonioraquo attacco sferrato nel pri-mo giorno (30 settembre 1911) della guerra italo-turca del 1911 (An-nuario 1933-34 45-72) Da questo momento Ricci sfruttograve abilmente la figura dellrsquoarchetipo laquonuovo italianoraquo ndash Luigi Amedeo di Savoia per lrsquoappunto ndash per trattare parallelamente della laquopiugrave lontana del-le nostre colonieraquo la Somalia dato che tra il 1919 e il 1920 il du-ca degli Abruzzi decise di fondare una colonia agricola denominata

4 Scorrendo le tesi ad argomento coloniale discusse tra il 1929 e il 1934 si puograve nota-re come gli unici relatori interpellati quali esperti fossero Luzzatto professore di Sto-ria economica e Ricci professore di Geografia economica A tal proposito appare in-teressante come il tema coloniale venga impartito in quelle cattedre tradizionalmente legate allrsquoereditagrave accademica di Lanzoni

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laquoVillaggio Duca degli Abruzziraquo nella bassa valle dellrsquoUebi Scebeli Secondo il professore cafoscarino questa iniziativa era laquoin tutto e per tutto bonificatriceraquo in quanto fu una laquobonifica idraulicaraquo laquocli-maticaraquo laquoagrariaraquo laquostradaleraquo ma soprattutto laquoumanaraquo (Annuario 1933-34 73) Seppur anacronistica se riferita al primo dopoguerra questrsquoultima espressione trova unrsquoampia argomentazione in una te-si di laurea coeva allrsquoelogio funebre e seguita dallo stesso Ricci In laquoAvvaloramento della Somaliaraquo lo studente Giuseppe Valentini po-teva affermare che laquolo strumento materialeraquo dellrsquoazione fascista laquodi avvaloramento non puograve ricercarsi dunque che nella popolazione di coloreraquo poicheacute la colonia presa in esame non presentava laquoalcun re-quisito di colonia di popolamentoraquo Tuttavia sia per la mancanza di mano drsquoopera sia percheacute laquoil somalo egrave dedito allrsquoapatia e allrsquoincontrol-lata vita nomaderaquo la coltivazione dei terreni fertili risultava alquanto difficoltosa Per risolvere il problema solo a questo punto lo studente introdusse la nozione di laquobonifica umanaraquo quale laquoazione di governo che deve necessariamente tendere alla sua [del somalo] trasforma-zione e al suo potenziamento sia fisico sia intellettualeraquo in altri ter-mini il laquorisanamento della razzaraquo si sarebbe ottenuta con laquouna pa-ziente opera di civilizzazione ed educazioneraquo5

Una volta terminati i lavori di costruzione del Villaggio Duca degli Abruzzi Ricci rivolgendosi agli studenti raccontograve quando lrsquolaquoinesausto spirito di ricercaraquo rinacque nellrsquoanimo del duca fra il 1927 e il 1928 poicheacute si rendeva necessaria lrsquoesplorazione dellrsquointero bacino dellrsquoUe-bi Scebeli per i suoi affari e per quelli italiani Descrivendo questrsquoulti-ma impresa nellrsquoultima parte del discorso il professore di Geografia economica pare esporre la metodologia che ogni geografo esplorato-re avrebbe dovuto seguire nelle sue ricerche Lrsquoaspetto principale che risuonava come monito alle orecchie degli studenti consisteva nella laquoraccolta di nozioni esatte sicure completeraquo strumenti indispensa-bili per la valorizzazione delle colonie e la penetrazione commerciale in quelle terre che solo in un secondo momento sarebbero diventare anchrsquoesse possedimenti italiani (Annuario 1933-34 76)

Nonostante timidi tentativi divulgativi alla vigilia dellrsquoinvasione dellrsquoEtiopia la diffusione di una conoscenza coloniale specializzata era ancora lontana dal potersi definire ampia Infatti a parte qualche tesi di laurea e rare pubblicazioni accademiche sul tema nei primi anni Trenta la produzione scientifica dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali di Venezia era indirizzata maggiormente ver-so lrsquoespansionismo commerciale a Oriente Come si vedragrave successi-vamente questrsquoimpostazione strutturale subiragrave una decisa svolta in senso coloniale e imperiale giagrave a partire dal 1936 grazie anche allrsquoa-zione del Gruppo Universitario Fascista (GUF) veneziano

5 ATCF G Valentini laquoAvvaloramento della Somaliaraquo 1935 71-79

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32 Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia

Prima di entrare nel dettaglio esaminando lrsquoattivitagrave del GUF vene-ziano allrsquointerno e allrsquoesterno degli spazi universitari si ritiene do-verosa unrsquointroduzione sullrsquoinquadramento della gioventugrave universi-taria nella logica totalitaria fascista degli anni Trenta per cogliere la visibilitagrave dellrsquoorganizzazione goliardica nel tessuto sociale nazionale

Nel biennio 1928- 1929 i GUF andarono incontro a una risistema-zione senza precedenti che prevedeva lrsquoinquadramento diretto degli studenti universitari allrsquointerno del partito con lrsquointenzione di gesti-re ogni momento della loro vita sociale Oltre a creare una struttu-ra gerarchicamente organizzata sotto la direzione di Augusto Tura-ti presso la segreteria nazionale del GUF si moltiplicarono i campi drsquointervento accanto allrsquoufficio politico sorsero quelli estero sin-dacale viaggi sportivo assistenziale propaganda e stampa cultu-ra e coloniale Questrsquoultima sezione in particolare nei piani fascisti avrebbe dovuto svolgere propaganda coloniale non solo fra gli uni-versitari ma fra tutti gli studenti italiani in base allrsquoaccordo stretto con la presidenza dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) nellrsquoaprile del 1928 (La Rovere 2003) La stessa organizzazione interna era ripre-sa dai GUF drsquoateneo per meglio coadiuvare e indirizzare lrsquoazione dei sottogruppi periferici

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta il nuovo segretario del PNF Giu-riati insieme al presidente dellrsquoorganizzazione goliardica fascista Carlo Scorza rese piugrave flessibile lrsquointera struttura riorganizzando in due uffici tutte le mansioni prima esercitate nelle sezioni sopracita-te La propaganda coloniale anche in questo nuovo assetto occupa-va un ruolo centrale nellrsquoazione dei GUF dato che questrsquoultimi ne fu-rono nuovamente incaricati in seguito a un accordo stipulato con il presidente dellrsquoICF Pier Gaetano Venino Sempre lrsquoazione congiunta di Giuriati e Scorza portograve altresigrave alla ridefinizione dei rapporti fra i GUF drsquoateneo di riferimento i Gruppi provinciali cosigrave come venne-ro ribattezzati i Sottogruppi e i Nuclei Universitari fascisti (NUF) Questo riassestamento pose alle dipendenze dellrsquoorganizzazione stu-dentesca veneziana i gruppi di Belluno Treviso e Zara la provincia italiana in Dalmazia ottenuta con la firma del Trattato di Rapallo del 1920 (La Rovere 2003)

Lrsquoinquadramento totale degli studenti universitari avvenne solo nel 1932 con la nomina a neosegretario del PNF di Achille Starace Infatti a partire da quellrsquoanno fino al 1937 il numero degli iscritti al GUF crebbe esponenzialmente per via dellrsquoattribuzione sempre piugrave elastica della categoria lsquostudente universitariorsquo Inoltre dal 1935 lrsquoi-scrizione al GUF garantiva la partecipazione ai concorsi ai quali era richiesto il tesseramento al partito o ai Fasci giovanili Allrsquoallarga-mento delle maglie si contrapponeva la nuova strategia sintetizza-

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bile nella citazione laquoNiente fuori dai GUFraquo chi non si fosse iscrit-to sarebbe stato posto ai margini della comunitagrave universitaria Del resto solo appartenendo allrsquoorganizzazione universitaria fascista si poteva accedere al pieno riconoscimento dello status studentesco in quanto lrsquoassistenza goliardica accompagnava gli iscritti in ogni mo-mento della vita universitaria (Duranti 2008) Cosigrave come i predeces-sori insieme al vicesegretario gufino Fernando Mezzasoma anche Starace intervenne mettendo mano nella struttura interna del GUF La segreteria nazionale e quelle drsquoateneo vennero suddivise in no-ve uffici ciascuno ulteriormente organizzato in piugrave sezioni Quella laquoColonialeraquo apparteneva al ramo laquoCulturaraquo al quale dal 1938 si ag-giunse anche la sezione laquoDemografica e razzaraquo In sintesi a livello generale si puograve constatare come la diffusione capillare nel territorio e lrsquoefficienza organizzativa resero i GUF il principale strumento po-litico propagandistico e pedagogico del fascismo un protagonismo assoluto che venne a maturarsi sia allrsquointerno dellrsquoambito universi-tario sia nella cittagrave che nella provincia

Da questa tendenza pare non discostarsi il gruppo universitario veneziano malgrado la poca bibliografia sul tema concordi sul fatto che il GUF piugrave di qualche volta laquomanifestograve una pronunciata autono-mia intellettuale spesso critica nei confronti del regimeraquo (Reberschak 1998 Micheletti Noiret 1999) Oltre a basarsi esclusivamente sullo studio sistematico della rivista ufficiale dellrsquoorganizzazione studen-tesca veneziana ndash Il Ventuno ndash tale ricostruzione storica risente tutta-via della vulgata storiografica che dipinge la comunitagrave universitaria in camicia nera quale produttrice di dissenso unrsquoimmagine troppo spesso influenzata da una memorialistica tardiva fra la quale spicca sicuramente Il lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zan-grandi (Milano 1962) In realtagrave come suggerisce Enzo Collotti nella prefazione al volume Lo spirito gregario di Simone Duranti non bi-sogna scambiare un laquomodo di essere anticonformisti allrsquointerno del regime per gesti di eterodossia e di estraneitagrave al sistemaraquo in quanto

Le voci critiche allrsquointerno nascono proprio dalla natura dellrsquoim-pegno che si richiede alla gioventugrave colta o almeno ai piugrave consape-voli tra di essa Lrsquoimpazienza e lrsquoinsoddisfazione che circola al suo interno egrave il piugrave delle volte la spia della volontagrave di rendere miglio-re il fascismo (Duranti 2008 IX-X)

Un quadro interpretativo del genere sembra piugrave consono dunque al profilo di un GUF veneziano che appare alquanto integrato e parte-cipe nel tessuto urbano locale secondo le fonti prese in esame Del resto allargando lo studio alle tracce lasciate nei giornali e negli ar-chivi universitari risulta difficile non cogliere la vitalitagrave espressa da questi studenti tanto da essere ricompensata con lrsquoorganizzazione della manifestazione universitaria piugrave importante per chi possede-

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va la tessera gufina i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte lrsquoarena in-tellettuale nella quale i giovani sotto lo stretto controllo del regime potevano discutere dei principali problemi del fascismo6

Dopo le prime due edizioni svoltesi a Firenze e a Roma nel 1936 il PNF delegograve al GUF veneziano la responsabilitagrave di organizzare i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte che si sarebbero svolti dal 20 fi-no al 26 febbraio del medesimo anno Seguendo il comunicato stam-pa trasmesso dagli uffici dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Venezia sarebbe stata laquoparticolarmente degna per questa manifestazione del pensieroraquo in quanto laquocittagrave di gloriosissime anti-che e recenti tradizioni storicheraquo e laquodotata di fiorenti istituti drsquoarte e drsquoistruzioneraquo7 La scelta perograve non solo si poggiava sulla tradizio-ne storica veneziana ma anche sul fatto che Carsquo Foscari era diventa-ta di fatto unrsquouniversitagrave in seguito al nuovo ordinamento introdotto da Cesare Maria De Vecchi allora ministro dellrsquoEducazione Non Pa-dova dunque bensigrave Venezia trovograve posto accanto ai principali centri universitari designati per accogliere i Littoriali dopo Firenze (1933) e Roma (1935) toccograve a Napoli (1937) Palermo (1938) Trieste (1939) e Bologna (1940) (La Rovere 2003)

A pochi mesi dallrsquoinaugurazione della manifestazione la lista dei temi generali che i giovani studenti avrebbero trattato durante lrsquoin-tera settimana dei Littoriali era pronta Infatti prima di avviare lrsquoin-tera macchina organizzativa gli argomenti venivano formulati dalla segreteria nazionale del GUF dopo unrsquoopera di selezione delle pro-poste ricevute dalle maggiori personalitagrave culturali e politiche fasci-ste Una volta vagliate quelle piugrave attuali la lista veniva trasmessa ai segretari dei GUF drsquoateneo insieme alle bibliografie orientative ndash e censurate ndash redatte dalla Scuola di mistica fascista (La Rovere 2003) Visti i laquoproblemi di viva attualitagraveraquo nellrsquoedizione del 1936 come ripor-ta Il Ventuno pubblicando lrsquointervento del vicesegretario gufino Mez-zasoma insieme al Convegno di dottrina del Fascismo incentrato su laquoIl Partito e le Corporazioni nello Stato Fascistaraquo avrebbero trovato spazio il Convegno di politica estera e coloniale con il tema laquoLrsquoimpor-tanza del Mediterraneo nella vita drsquoEuropa e nella politica italianaraquo il Convegno di letteratura interessato a discutere sullrsquolaquoOltremare nel-la letteratura italianaraquo e quello cinematografico volto ad approfon-dire laquoIl cinema come documento della civiltagrave dei popoliraquo In secondo piano rispetto ai convegni la manifestazione prevedeva lo svolgersi di concorsi artistici anchrsquoessi preposti a raccontare il colonialismo

6 Per un quadro abbastanza completo dellrsquoattivitagrave gufina a Venezia alla vigilia della guerra drsquoEtiopia si vedano laquoLe Cronache del GUFraquo pubblicate ogni giovedigrave nella Gaz-zetta di Venezia a partire dal 18 ottobre 1933 fino allrsquo8 novembre del 1934 7 Venezia Archivio Storico Carsquo Foscari (ASCF) serie rettorato scatole lignee b 282 fasc 1 comunicato stampa per i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia senza data

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italiano poicheacute lrsquolaquoespansione italianaraquo secondo Mezzasoma laquoera ora-mai la passione di tutto il popoloraquo In particolare il linguaggio arti-stico prescelto per questo ruolo fu la scrittura come dimostrano mol-ti dei concorsi indetti una monografia di carattere coloniale che per soggetto avrebbe avuto laquoIl Mar Rosso nella politica coloniale italia-naraquo una composizione narrativa sulla laquoBiografia di un pioniere co-loniale italianoraquo una laquoLirica ispirata al volontarismoraquo un elaborato medico-scientifico sul tema laquoSistemi di profilassi nelle zone tropica-liraquo (Il Ventuno gennaio-febbraio 1936 9-10)

Ad ogni modo prima di poter partecipare ai Littoriali agli studen-ti ndash esclusivamente di sesso maschile almeno fino al 1939 ndash era ri-chiesto di affrontare delle selezioni progettate sia per aumentare il numero dei partecipanti sia per allargare il controllo e il monopolio della formazione degli intellettuali del futuro La prima fase era co-stituita dagli Agonali interprovinciali organizzati dai gruppi goliar-dici provinciali a cui seguivano per chi era stato giudicato positiva-mente i Prelittoriali affidati questa volta ai GUF drsquoateneo Giunti a questo punto i primi dieci classificati (due per ogni convegno o con-corso) potevano accedere alla terza fase i Littoriali che finalmente potevano avere inizio (La Rovere 2003)8

A Venezia lrsquoattesa era grande Come riferisce la Gazzetta di Vene-zia a poche ore dallrsquoinaugurazione la cittagrave fu laquotravolta dalla gran-de letizia dei goliardiraquo mescolando in Piazza San Marco e lungo le Mercerie laquotutti i dialetti in uno sfarfallio di colori e tra un luccica-re di frange e di fiocchi penduli dai berretti trecenteschiraquo (Gazzetta di Venezia 20 febbraio 1936) Una volta registrati alla segreteria dei Littoriali posta per lrsquooccasione in calle Traghetto a San Moisegrave gli studenti venivano indirizzati o verso gli spazi espositivi della Bien-nale dove avrebbero avuto luogo i vari concorsi oppure verso le au-le dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali per i convegni Nel primo giorno della manifestazione alla presenza del ministro dellrsquoEducazione De Vecchi e di altre autoritagrave nazionali e cittadine fra cui il prorettore di Carsquo Foscari Agostino Lanzillo il program-ma prevedeva lrsquoinaugurazione ufficiale delle esposizioni concorsuali nei padiglioni della Biennale molte delle quali evocavano lrsquoesotismo delle terre drsquoOltremare o si concentravano a promuovere lrsquoimmagi-ne del laquobuon civilizzatore italianoraquo in contemporanea allrsquoapertura delle dissertazioni orali sul corporativismo fascista e sulla musica di guerra a Carsquo Foscari9

8 Nonostante non vi siano documenti che attestino un numero preciso di studenti partecipanti alle tre fasi di selezione sulla base della bibliografia appena citata e del-le classifiche generali pubblicate da Il Ventuno egrave possibile stimare un numero compre-so fra 10 e 15mila giovani 9 Nel cortometraggio dellrsquoIstituto Luce dedicato allrsquoinaugurazione dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte egrave possibile intravedere molte rappresentazioni artistiche a sogget-

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Gli studenti selezionati a partecipare ai convegni avevano il compi-to di esporre la propria relazione un elaborato presentato preceden-temente in forma sintetica alla commissione giudicante Al termine della prima tornata di esposizioni la commissione indicava altre tre sottotesi che sarebbero state approfondite in un secondo momento Successivamente i giudici stilavano la classifica finale dei dieci gufi-ni che si erano contraddistinti maggiormente fra cui veniva indicato il Littore il titolo dato al vincitore della competizione a cui spettava il diritto di fregiarsi della lsquoMrsquo drsquooro Infine ciascun candidato sulla base del punteggio ricevuto dalla commissione contribuiva al pun-teggio generale del GUF drsquoappartenenza nella classifica che avrebbe proclamato alla fine il GUF vincitore dei Littoriali (La Rovere 2003) Purtroppo la mancanza degli atti ufficiali dei Littoriali della Cultu-ra e dellrsquoArte non consente un approfondimento preciso e completo dello svolgersi di quei giorni Tuttavia grazie alla cronaca fornita dalla Gazzetta di Venezia e dai resoconti finali pubblicati dalla reda-zione del Ventuno sono state recuperate parte delle parole proferi-te nelle sedute di dibattito

Il 22 febbraio pochi giorni dopo il massacro perpetrato dalle trup-pe italiane sul massiccio montuoso dellrsquoAmba Aradan (12-15 febbra-io) a Carsquo Foscari ebbe inizio il Convegno di politica estera e colo-niale davanti alla commissione giudicatrice formata dal presidente Francesco Coppola Virginio Gayda Paolo Orano Vincenzo Zanara e dal segretario Ernesto De Marzio (Gazzetta di Venezia 22 gennaio 1936 Il Ventuno marzo-aprile 1936) Il primo dopo aver ricoperto il ruolo di delegato italiano alla Societagrave delle Nazioni sul finire degli anni Trenta si avviograve alla carriera accademica come professore dap-prima di Diplomazia e Storia dei trattati presso la facoltagrave di scienze politiche dellrsquouniversitagrave di Perugia e successivamente di Diritto in-ternazionale nella universitagrave di Roma In base a questi insegnamen-ti e al suo passato politico di stampo nazionalista imperialista non vi egrave alcun dubbio che Coppola rappresentasse una delle personali-tagrave accademiche piugrave importanti nel panorama nazionale perlomeno per quanto riguarda la politica estera e coloniale dellrsquoItalia Virgi-nio Gayda invece anche se non era un accademico lo si considerava comunque un esperto di politica estera dato che fin dal primo dopo-guerra scrisse articoli drsquoopinione sullrsquoargomento per il Messaggero e il Corriere della Sera prima di entrare nella redazione del Giorna-le drsquoItalia nel 1925 per volere dello stesso Mussolini Nel 1929 inol-tre Gayda venne chiamato a far parte della Commissione superiore

to coloniale fra cui i manifesti in concorso per la laquoPropaganda colonialeraquo ASIL Gior-nale Luce B0840 laquoLrsquoinaugurazione della Mostra dei Littoriali della Cultura e dellrsquoAr-teraquo Venezia 26 febbraio 1936 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000231202l-inaugurazione-della-mostra-littoriali-del-la-cultura-e-artehtml (2017-10-12)

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per la stampa organo istituzionale che sorvegliava il processo di al-lineamento del giornalismo italiano alle direttive fasciste La nomi-na rappresentava un segno tangibile di indiscussa fiducia da parte del regime e soprattutto di Mussolini il quale fin dagli anni Trenta vide nel giornalista un consigliere fidato per le questioni estere Al-tro personaggio di spessore fu il rettore dellrsquoUniversitagrave di Perugia Paolo Orano ex redattore del Popolo drsquoItalia che solo da alcuni anni aveva intrapreso la carriera accademica per tenere i corsi di Storia e dottrina generale del fascismo e Storia del giornalismo Infine al pari di Orano anche Vincenzo Zangara aveva da poco iniziato a inse-gnare assumendo la cattedra di Diritto costituzionale solo nel 1935 dapprima allrsquoUniversitagrave di Camerino e successivamente alla Sapien-za di Roma grazie anche allrsquoappoggio di Bottai Come si puograve osser-vare i membri della commissione giudicatrice venivano presumibil-mente scelti in base alla loro autoritagrave accademica ndash o giornalistica come nel caso di Gayda ndash e alla fedeltagrave dimostrata verso il regime fa-scista entrambe condizioni necessarie in manifestazioni quali i Lit-toriali vetrine nelle quali si ribadiva con forza il grado di subalter-nitagrave dellrsquouniversitagrave nei confronti del regime fascista

Di fronte a una commissione cosigrave autorevole sul tema laquoLrsquoimportan-za del Mediterraneo nella vita e nella politica italianaraquo i giovani gufi-ni fin dalla mattina si diedero battaglia La Gazzetta di Venezia riferi-sce di alcune relazioni acutamente discusse come ad esempio quella di Carlomagno del GUF di Napoli sulla politica inglese nel Mediterra-neo Curcio di Modena sulla politica navale o ancora Sullam di Vene-zia che dopo aver prospettato dei laquoproblemi politici riflettenti il Me-diterraneo orientale legati alle vie di comunicazione con il Levante e con lrsquoAfricaraquo concluse la propria relazione parlando della laquopolitica coloniale nellrsquoEgeo e dei fattori dellrsquoespansione italiana in Orienteraquo (Gazzetta di Venezia 23 febbraio 1936)10 Mentre in Piazza San Mar-co sulle note di laquoFaccetta Neraraquo suonata della fanfara dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) e i GUF e i loro labari si schierarono lungo le Procuratie Vecchie in attesa dellrsquoarrivo di De Vecchi il 23 febbra-io ripresero le dissertazioni degli studenti partecipanti al Convegno sempre nelle aule di Carsquo Foscari Dopo una laquolarga sintesi storicaraquo del goliardo De Robertis di Bari sulle vicende che contraddistinsero lo spazio Mediterraneo fu il turno di Marchitto di Napoli il quale pre-sentograve laquounrsquoampia relazione sulla diffusione della lingua e dei costumi italianiraquo in tutte i territori affacciati sul laquoMare Nostrumraquo fascista al-la disamina generale inoltre fece seguire un approfondimento sulla laquopenetrazione italiana nelle vie di comunicazione euro-asiaticheraquo In

10 Altre discussioni vertevano sullo sviluppo delle relazioni italiane nel Mediterra-neo orientale (Mura di Sassari) Per quanto riguarda lo studente Sullam il suo nome non compare nei registri matricolari di Carsquo Foscari

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chiusura del convegno il presidente della commissione Coppola rias-sunse laquobrillantementeraquo le posizioni e le conclusioni a cui erano giun-ti gli studenti sottolineando lrsquolaquoacutezzaraquo di molte relazioni fra cui si contraddistinse in particolare quella dello studente Josegrave Gomez De Ta-ran iscritto al GUF di Milano (Gazzetta di Venezia 24 febbraio 1936)11

Nonostante la mancanza di una documentazione in grado di deli-neare un quadro meno frammentario dei Littoriali la cronaca quoti-diana della Gazzetta di Venezia e la classifica dei migliori dieci pub-blicata nel Ventuno consente di giungere ad alcune conclusioni sul convegno appena trattato In primo luogo i brevi riferimenti temati-ci sembrano suggerire come durante le sessioni di dibattito non fosse stato trattato tanto lrsquoaspetto coloniale africano quanto la politica drsquoe-spansione italiana verso Oriente Unrsquoaffermazione questrsquoultima che puograve trovare spiegazione sia nella sovraesposizione fatta dal giornale veneziano sempre propenso ad alimentare la laquopassione adriaticaraquo della cittagrave sia nelle affinitagrave della tematica espansionistica ai profili professionali dei giudici quasi tutti provenienti da ambienti nazio-nalisti Una seconda e ultima conclusione si riscontra guardando la classifica finale stilata dalla commissione fra i primi dieci non com-pare nessuno studente iscritto al GUF veneziano un dato che vede ripetersi nelle graduatorie degli altri convegni Drsquoaltronde il risul-tato non poteva non essere differente almeno secondo la denuncia pronunciata dal segretario del GUF drsquoateneo Gianluigi Dorigo duran-te lrsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Finora i risultati sono stati buoni od ottimi per la parte artistica ed appena sensibili per quella culturale Questo fenomeno non ri-specchia le condizioni delle scuole poicheacute mentre Carsquo Foscari si troverebbe in condizioni tali da poter dare degli ottimi candida-ti ai migliori posti nelle gare culturali dei Littoriali non dagrave inve-ce quasi nessun concorrente lrsquoAccademia di Belle Arti si trova in precarie condizioni sulle cui cause non tocca a me indagare ma giunge al punto che il lavoro di preparazione ai Littoriali solo in piccola parte superiore ai programmi scolastici egrave tuttavia suffi-ciente ad impedire il normale andamento della scuola cosiccheacute il GUF stesso egrave costretto a contribuire alle maggiori spese soste-nute in modelli colori tele telai ecc dagli studenti per una gara dalla quale la scuola stessa puograve trame fama e decoro Per Carsquo Fo-scari lrsquoaugurio che io formulo egrave che i Professori stessi dopo aver compreso lrsquoimportanza delle gare Littoriali indirizzino e guidi-no gli studenti nella stesura dei lavori e nella preparazione delle relazioni in modo da potersi avere qualche seria garanzia e per

11 Sfortunatamente non si conosce il contenuto della relazione classificatasi al pri-mo posto

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lrsquoAccademia che la sua sistemazione finanziaria venga resa tale da consentire se non di aiutare il GUF almeno di vivere senza bi-sogno dellrsquoaiuto di questo (Annuario 1936-37 35)12

In effetti sul piano artistico il gruppo goliardico veneziano ottenne diversi successi anche se i problemi finanziari dellrsquoAccademia delle Belle Arti avevano rischiato di minarli Al contrario di Carsquo Foscari dunque che sebbene offrisse le competenze e le strutture necessa-rie non riusciva a indirizzare alcuno dei suoi iscritti a partecipare ai Littoriali In particolare il segretario sembra puntare il dito con-tro le mancate sollecitazioni dei professori colpevoli prima di tutto di non aver compreso lrsquolaquoimportanza dei Littorialiraquo Purtroppo la to-tale assenza di documentazione fra le carte dellrsquoArchivio Storico di Carsquo Foscari non consente unrsquointerpretazione di questo presunto con-trasto fra il GUF drsquoateneo e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Ciononostante la richiesta di Dorigo pare non fosse stata ascoltata se si considera il numero degli studenti di Carsquo Foscari par-tecipanti ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte del 1937 organizza-ti a Napoli con lrsquoobiettivo di laquotrasportare sul piano dellrsquoImpero tutta la vita nazionaleraquo cosigrave come recita Il Ventuno di ottobre-novembre 1936 presentando la prossima manifestazione goliardica (Il Ventuno ottobre 1936 9)13 Infatti in base alla classifica generale si puograve con-statare come il GUF veneziano perda addirittura cinque posizioni passando dal sesto posto dei Littoriali veneziani allrsquoundicesimo dellrsquoe-dizione napoletana una situazione questrsquoultima dettata dalle sin-gole prove nelle quali il gruppo goliardico di Venezia riuscigrave a ottene-re alcuni successi solo nel campo delle arti (Il Ventuno giugno 1937)

Nonostante i risultati ottenuti rispecchino una parziale irreggi-mentazione degli studenti di Carsquo Foscari allrsquointerno della struttura del GUF cosigrave come la mancata presenza dei professori nelle diver-se commissioni giudicatrici lrsquoorganizzazione a Venezia dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte dimostra in che modo le istituzioni accade-miche-culturali locali fra cui ovviamente lrsquoIstituto Superiore di Eco-nomia e Commercio fossero considerate allrsquoaltezza degli altri atenei italiani Tuttavia ora che lrsquoEtiopia sembrava sul punto di soccombe-re sotto le armi italiane a Carsquo Foscari non importava solamente lrsquoa-spetto accademico ma conservare con tenacia anche la propria iden-titagrave storica di scuola tecnica

12 A partire dallrsquoAnno Accademico 1934-1935 una circolare del ministro dellrsquoEduca-zione Nazionale stabiligrave che la cerimonia drsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico doves-se imperniarsi sul discorso del rettore a cui avrebbe seguito la relazione del segreta-rio del GUF In ASCF serie rettorato scatole lignee b 29D fasc 2 circolare ministe-riale sullrsquoorganizzazione della cerimonia inaugurale 15 settembre 193413 In realtagrave la citazione era stata ripresa dal discorso che Mussolini pronunciograve da-vanti alle autoritagrave fasciste raccolte a Palazzo Venezia il 20 agosto 1936

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33 La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia

Malgrado il prorettore Lanzillo sostenesse che laquole grandi ore della Patria si ricordano meglio con il lavoro e la disciplina che non con lrsquoozioraquo lrsquoestasi suscitata dallrsquoentrata delle truppe italiane ad Addis Abeba (5 maggio 1936) portograve gli studenti di Carsquo Foscari a diserta-re le lezioni del giorno successivo14 Piugrave istituzionalizzata invece fu la celebrazione della fondazione dellrsquoImpero viste le disposizioni im-partite dal ministro dellrsquoEducazione De Vecchi lrsquo11 maggio in tutte le aule magne drsquoItalia ogni scuola e universitagrave avrebbe dovuto esal-tare il compiersi del destino imperiale italiano In assenza di Lanzil-lo nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio toccograve al professore Ricci tenere la commemorazione alla presenza degli laquostudenti di tutte le facoltagrave e di tutti i corsiraquo Dopo aver evoca-to gli storici discorsi tenuti da Mussolini il 5 e il 9 maggio il profes-sore concluse rivolgendosi alla giovane platea

non dimenticate un istante che il successo delle attivitagrave creative e fattive non potragrave aversi senza unrsquoadeguata preparazione delle ar-mi preparazione tecnica ma soprattutto preparazione degli spi-riti (Bollettino gennaio-aprile 1936 4)

In questa atmosfera solenne lrsquourgenza del momento non trovograve impre-parata Carsquo Foscari pronta piugrave che mai a porsi fin da subito sul piano imperiale Il 13 maggio 1936 solo quattro giorni dopo la proclama-zione dellrsquoImpero il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto votograve un ordi-ne del giorno fondamentale per il futuro dellrsquoUniversitagrave veneziana

Il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Com-mercio di Venezia in adunanza plenaria delle sue due Facoltagrave di Economia e Commercio e di Lingue e letterature straniere mani-festa la propria emozione per la effettuata conquista dellrsquoAbissi-nia e per la grandezza della impresa che il Duce intuigrave volle e sep-pe condurre a compimento e che le forze armate con lrsquousato valore contribuirono ad attuare

Consapevole della possibilitagrave di espansione e di civiltagrave che lrsquoItalia dovragrave svolgere nel campo economico e sociale e dei vasti orizzon-ti che si aprono allrsquoavvenire della Nazione saluta nel proclamato Impero Italiano drsquoEtiopia la rinascita delle grandi idealitagrave di con-quista civile e di espansione del pensiero nel mondo e dei traffici

14 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo comunica-zione del prorettore Lanzillo 6 maggio 1936

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verso lrsquoOriente mediterraneo che ebbero in Venezia per oltre un millennio il segnacolo glorioso e la espressione immortale

Dichiara di porre tutte le energie dellrsquoIstituto Superiore e dei suoi Laboratori tecnici e scientifici e dei suoi Seminari di Lingue a disposizione del Duce per qualsiasi indagine o studio che possa valere alla conoscenza ed alla valorizzazione dellrsquoImpero Africano drsquoItalia Fa voti accheacute il Consiglio drsquoAmministrazione dellrsquoistituto e il Direttorio dellrsquoOpera Universitaria predispongano lrsquoassegna-zione di premi per studi e ricerche e di Borse per pratica colonia-le e commerciale15

Come suggerisce il documento dattilografato nel nuovo laquoImpe-ro Italiano drsquoEtiopiaraquo Carsquo Foscari intravedeva la laquorinascitaraquo del-lrsquolaquoespressione immortaleraquo della Serenissima e di conseguenza la possibilitagrave di recitare una parte importante per lrsquoOltremare Sulle spalle del mito dunque ancora una volta lrsquoIstituto tentograve di rilancia-re la propria azione ponendosi a completa disposizione laquoper qualsia-si indagine o studio che possa valere alla conoscenza e alla valoriz-zazione dellrsquoImpero Africano drsquoItaliaraquo Drsquoaltronde il nuovo scenario imperiale che si era aperto dinnanzi a Carsquo Foscari rappresentava una via da percorrere obbligatoriamente per uscire dal laquomomento criti-coraquo che lrsquoIstituto stava passando Infatti sotto il direttorio di DellrsquoA-gnola (1930-1935) le questioni da risolvere erano molte laquoil vetusto palazzo Foscari era in pessime condizioniraquo laquolo sviluppo scientifi-co intralciato dalla mancanza di Aule e Laboratoriraquo laquola Biblioteca ricca di circa 70mila volumi non aveva sede propriaraquo e ancora laquogli studenti privi di luogo di ritrovo e di qualunque forma assistenzia-le nessuna cura della loro formazione politica e spiritualeraquo Inoltre il corpo docente oltre a non dare laquonessun segno di vitaraquo dal punto di vista scientifico laquoera diviso da dissensi interniraquo percheacute laquoparecchi professori non erano iscritti al Partitoraquo16 Sulla base di tutta questa serie di motivazioni per porre fine a una tale situazione cosigrave preca-ria la nomina a prorettore di Lanzillo fu decisa a tavolino da De Vec-chi data lrsquoassoluta affidabilitagrave che il regime riponeva nei confronti di un interventista e fascista della prima ora come il docente di Eco-nomia politica (Bernardi 2001 DrsquoAlterio 2004)

In base alla comunicazione che Lanzillo inviograve al Viminale subito dopo lrsquoapprovazione dellrsquoordine del giorno si riscontra come alla vo-

15 ASCF serie rettorato scatole lignee b 32b fasc 5 ordine del giorno votato dal Consiglio Accademico in data 13 maggio 1936 13 maggio 193616 Le citazioni sono riprese da una relazione non datata e non firmata Dal contenu-to il documento probabilmente sembrerebbe fare il punto del primo anno di rettora-to di Lanzillo Questrsquoultimo inoltre non pare esserne lrsquoautore visto il tono impersona-le tenuto nella relazione ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 relazio-ne annuale senza data

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tazione parteciparono non solo il Consiglio Accademico ma anche i professori tra cui i docenti non ancora iscritti al Partito fascista17 Nonostante le intenzioni del prorettore di rimarcare come il non com-pleto allineamento politico di parte del corpo insegnante non fosse fonte di dissensi interni il dettaglio non sfuggigrave alla veemente quan-to inattesa reazione di De Vecchi In un telegramma inviato pochi giorni dopo il ministro dellrsquoEducazione riferigrave di disapprovare la laquori-unione non autorizzataraquo poicheacute non poteva comprendere laquocome pro-fessori di codesto regio istituto avrebbero potuto omettere quella devozione al duce che egrave nel fondamento della vita nazionaleraquo18 Pre-sumibilmente la risposta colse di sorpresa Lanzillo dato che fino a quel momento lrsquoeco della adunanza plenaria fu talmente ampio da ri-scuotere attestazioni di fiducia non solo dal prefetto di Venezia ben-sigrave da Dino Alfieri allrsquoepoca ministro della Stampa e della Propagan-da19 Tuttavia in una lettera inviata a De Vecchi lo stesso prorettore pur accettando disciplinatamente il richiamo cercograve di argomentare la sua iniziativa Siccome si trattava del laquoprimo Consiglio dei Profes-sori che abbia avuto luogo dopo i memorabili eventi africaniraquo la riu-nione non aveva carattere laquopubblico ed ufficialeraquo Premettendo que-sto Lanzillo proseguiva

In tal occasione ho ritenuto che sarebbe stato non simpatico che il corpo accademico tacesse la propria commozione per un evento cosigrave grandioso Fui quindi io stesso che drsquoaccordo con i colleghi fascisti presi lrsquoiniziativa di un indirizzo che esprimesse il senti-mento di tutti Non egrave senza significato che abbiano aderito alle di-chiarazioni i professori di ruolo non iscritti al partito 20

Lanzillo insieme ai professori laquofascistiraquo decise di discutere dei laquopro-blemi tecnici scientifici ed economici che la formazione dellrsquoImpero metteva sul tappetoraquo Allrsquoiniziativa aderirono anche i docenti di ruo-lo non iscritti al Partito che dallrsquoaccluso inserito allrsquointerno della let-tera furono laquoundici su dodici compresiraquo21

17 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 comunicazione di Lanzillo per il Viminale senza data18 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 telegramma di De Vecchi indi-rizzato a Lanzillo senza data19 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Dino Alfieri indirizza-ta a Lanzillo senza data20 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vec-chi senza data21 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vecchi senza data Purtroppo nei verbali dei consigli accademici non egrave registrata lrsquoadunan-za plenaria del 13 maggio del 1936 Ad ogni modo dal 1936 al 1937 almeno secondo la relazione annuale sul rettorato di Lanzillo il numero dei professori privi della tessera

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Oltre a ricomporre le tensioni che pervadevano il corpo insegnan-ti come si egrave osservato precedentemente lrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 rappresentava il tentativo ndash condotto in primo luogo da Lanzillo ndash di porre Carsquo Foscari al passo con i tempi rinunciando al contempo a parte della sua identitagrave Infatti sebbene la riforma uni-versitaria apportata da De Vecchi avesse guidato il passaggio dellrsquoI-stituto dal tipo B al tipo A classificandolo dunque tra le universitagrave statali la stessa aveva portato anche alla soppressione della sezio-ne diplomatica-consolare (Ricuperati 2015) Un vero e proprio trau-ma per lrsquouniversitagrave veneziana come traspare dalle parole pronun-ciate dallrsquooramai rettore Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Il nuovo Ordinamento ha fortemente colpito le tradizioni accade-miche del nostro Istituto con la soppressione della nostra sezione Diplomatico Consolare [hellip] La sezione Diplomatico Consolare che risale dalla fondazione della Scuola aveva numerosi allievi Per la sua agile struttura accademica permetteva una preparazione spe-cifica per le carriere amministrative e specie per quelle connes-se al Ministero degli Esteri Tale laurea esisteva quando le Facol-tagrave di Scienze Politiche non esistevano eravamo stati i precursori Pur accettando con disciplina la volontagrave della Legge non possia-mo nascondere il nostro dolore che un ramo fiorente sia stato re-ciso (Annuario 1936-37 17-21)

LrsquoIstituto drsquoora in poi sarebbe stato autorizzato a rilasciare le lauree in Economia e Commercio e in Lingue e Letterature moderne e due diplomi il Magistero in Economia e Diritto e quello in Ragioneria la-sciando alla facoltagrave di Scienze Politiche ndash specialmente quella dellrsquoU-niversitagrave di Padova ndash la formazione dei quadri dellrsquoImpero (Simone 2015) La questione aveva talmente scosso lrsquoambiente accademico e cittadino che fu oggetto di discussione parlamentare tra la fine del 1936 e lrsquoinizio del 1937 LrsquoOn Gorio presidente del Comitato Serico Nazionale noncheacute ex allievo della sezione diplomatico-consolare du-rante il primo decennio del Novecento si rivolse cosigrave al ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e al ministro dellrsquoEducazione Nazionale Giu-seppe Bottai questrsquoultimo da poco subentrato al posto di De Vecchi

In Italia un grande Maestro Francesco Ferrara aveva creato a Ve-nezia presso lrsquoIstituto Superiore di Scienze Economiche e Commer-ciali una Sezione Diplomatico-Consolare particolarmente predispo-sta a tale scopo Chi vi parla egrave uscito proprio dalle aule del glorioso

del partito scese da 12 a 4 In ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 re-lazione annuale senza data

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Istituto Veneziano e nel Governo attuale ha un alto e delicato inca-rico un uomo egregio che di quellrsquoIstituto egrave stato valoroso allievo Non egrave il sentimento che spinge a ricordare quella scuola bensigrave la convinzione di una veritagrave veramente riconosciuta e cioegrave che la Se-zione Diplomatico-Consolare dellrsquoIstituto suddetto forniva ai suoi allievi quella preparazione eclettica economica e geografica poli-tica e linguistica insieme indispensabile per potersi orientare nei complessi problemi delle rappresentanze allrsquoestero Pur troppo la Sezione egrave stata soppressa lo scorso anno in occasione del riordina-mento universitario Voglia per tanto il nostro Ministro degli Este-ri riesaminare di concerto col camerata Bottai la convenienza di far risorgere tale Sezione (Bollettino gennaio-aprile 1937 9-10)

Malgrado il tempo non avesse rimarginato la ferita con lrsquoinizio del 1937 la Facoltagrave di Economia e Commercio e il Rettorato proseguiro-no nel tentativo di ripensare una nuova sezione diplomatico-consola-re laquoadattata ai nuovi tempi ed alle nuove esigenze imperialiraquo (Annua-rio 1937-38 19) In pratica Carsquo Foscari chiedeva accanto al ripristino delle due Facoltagrave di Economia e diritto e di Ragioneria lrsquolaquoistituzione di una Facoltagrave coloniale e di una Facoltagrave marittimaraquo in modo tale da innalzare lrsquoIstituto laquoad una vera universitagrave degli studiraquo Nonostante si allontanassero dal fine pratico sottoscritto dai fondatori storici della Scuola di Commercio queste moderne laquoaspirazioniraquo molte delle qua-li furono esposte da Lanzillo direttamente a Mussolini nellrsquoincontro che i due ebbero il 22 febbraio 1937 si rifacevano a quel passato il-lustre della Serenissima che ancora una volta tracciava la strada da intraprendere per il futuro Del resto sembrava laquoovvia lrsquoaccresciuta importanza di Venezia anche nel campo culturaleraquo soprattutto al-la luce della laquoriacquistata radiosa funzione dellrsquoAdriatico in confor-mitagrave alle tradizioni di Roma e della Serenissimaraquo e dellrsquolaquoestensione dellrsquoinfluenza dellrsquoItalia nei paesi balcaniciraquo22

La dimensione imperiale a cui assurgeva lrsquoIstituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia non poteva non manifestar-

22 ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 Breve relazione sulle aspira-zioni del R Istituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia testo datti-loscritto senza data Lrsquoidea di istituire una Facoltagrave marittima pervenne probabilmen-te dal professore di Diritto marittimo Gustavo Sarfatti il quale sosteneva in una lette-ra indirizzata a Lanzillo che si sarebbe dato laquoimpulso a viaggi insegnamenti specifici marittimi coltura generale marittima dovrebbe essere in una parola un completamen-to di addestramento di giovani i quali potrebbero uscendo da Carsquo Foscari con una at-tenzione speciale di frequenza essere degli esperti di cui la Nazione puograve aver bisogno nei commerci nelle Compagnie di navigazione nei cantieri etc etcraquo (ASCF serie pro-fessori fascicolo personale Sarfatti lettera manoscritta 13 maggio 1937)

Per quanto riguarda la facoltagrave coloniale occorre sottolineare come in quegli anni in Italia molte universitagrave italiane stavano progettando di costituire una propria Scuo-la di perfezionamento in studi coloniali (Deplano 2013)

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si visivamente anche nella risistemazione dei nuovi locali cafoscari-ni Con lrsquoaiuto economico del Comune proprietario di palazzo Fosca-ri si completograve il restauro della sede storica e si decise drsquoinstallare la biblioteca e il laboratorio di Merceologia nei nuovi spazi offerti dallrsquoedificio adiacente Inoltre per portare lrsquoIstituto a livello delle sue tradizioni e adattarlo alle esigenze di una moderna universitagrave il Consiglio Accademico drsquoaccordo con quello amministrativo affidograve al giovane architetto Carlo Scarpa il progetto dellrsquoAula Magna la laquoSa-la nella quale si compendia la vita rappresentativa di un ateneoraquo che per forza di cose doveva riportare i segni delle intenzioni impe-riali italiane (Annuario 1936-37 Pilo 2005) A tal proposito il retto-re Lanzillo commissionograve la decorazione dello spazio a Mario Sironi dopo unrsquoattenta disamina del panorama nazionale di tutti i possibili nomi di artisti La scelta ricadde sul laquocreatore della Mostra della Ri-voluzioneraquo come lo stesso Lanzillo spiegograve al segretario della sezione provinciale del PNF Michele Pascolato in una lettera del 2 dicembre 1936 Il motivo risiedeva nel fatto che fosse necessaria laquounrsquoimpron-ta di forza da esprimere lrsquoora storica in un ambiente di giovani e in un momento cosigrave tipico della vita nazionaleraquo Dunque laquoin questrsquoAula in questo palazzo su questo canale di fronte a questa poliforaraquo Si-roni diede alla luce lrsquoaffresco Venezia lrsquoItalia e gli Studi tuttrsquoora pre-sente malgrado un incendio lo abbia parzialmente danneggiato nel 1979 (Braun 2003)23 Partendo da sinistra la composizione artistica raffigura uno studente atleta ndash emblema del GUF ndash mentre tiene con una mano un libro e con lrsquoaltra il moschetto simboli dellrsquoeducazione fascista Accanto sono rappresentate lrsquoallegoria della Tecnica la fi-gura femminile appoggiata a una ruota e quella della Medicina ri-conoscibile grazie alla presenza del caduceo Al centro dellrsquoaffresco crsquoegrave Venezia impersonata al contempo da un profilo femminile sedu-to in trono mentre regge una tavola su cui si intravede la facciata di Carsquo Foscari e dalle riproduzioni del leone marciano e della Basili-ca di San Marco Sulla destra infine quasi al margine egrave raffigurata la Madre Patria unrsquoItalia trionfale che laquofaragrave da seacuteraquo ndash come recita il motto in alto ndash ora che possedeva un impero [fig 9]

La nuova sistemazione di Carsquo Foscari venne inaugurata il 25 gen-naio 1937 in occasione dellrsquoapertura dellrsquoAnno Accademico NellrsquoAu-la Magna dinnanzi al corpo docenti e al rettore Lanzillo che presero posto al di sotto dellrsquoaffresco presenziarono alla cerimonia il duca di Genova il ministro dellrsquoEducazione Bottai Volpi ndash in qualitagrave di pre-sidente della Confederazione fascista degli industriali ndash e le piugrave al-

23 La scelta di affidare il compito a Sironi scatenograve le polemiche del Sindacato degli artisti veneziani i quali propendevano per commissionare lrsquoaffresco a qualche pitto-re locale Su tale questione lo stesso Lanzillo confesseragrave a Pascolato di laquonon sentire il regionalismo in nessuna questioneraquo ASCF serie rettorato scatole lignee b 22 fasc 3 lettera dattiloscritta 2 dicembre 1936

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te autoritagrave locali Ancora alla destra dei professori erano presenti i rettori con i rispettivi gonfaloni delle universitagrave di Bologna Ferra-ra Milano Modena Padova Parma e del Regio Istituto Superiore di Architettura Alcuni goliardi invece sostavano sulla sinistra con le loro feluche in testa In questo quadro cosigrave composto lrsquouniversitagrave ve-neziana accolse anche le famiglie degli studenti cafoscarini caduti in battaglia durante la campagna drsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 26 gen-naio 1937)24 A questi ultimi Lanzillo dedicograve lrsquoincipit della prolusione

Egrave bello ricordare che nel breve giro di pochi decenni ben quattro grandi imperi sono caduti col concorso di Roma o sotto la spada di Roma Carsquo Foscari egrave orgogliosa di avere contribuito con alcu-ni dei suoi figli migliori alla guerra africana quaranta tre nostri studenti furono tra i combattenti in Africa Orientale e due di es-si sacrificarono la loro giovane vita Siano ricordati in questa ora solenne (Annuario 1936-37 15)25

A Giovanni Bertoldi e Mario Bellini entrambi iscritti alla Facoltagrave di Economia e Commercio prima di prendere le armi il rettore aggiun-se il nome del volontario Eugenio Manenti un veterano della Prima guerra mondiale laureatosi a Carsquo Foscari giagrave da alcuni anni che mo-rigrave annegato nel fiume Robi presso Mankfud Il loro sacrificio non do-veva cadere in oblio ma al contrario doveva lasciare traccia affin-cheacute gli allievi delle future generazioni ne potessero trarre ispirazione (Fogu 2003)26 Difatti terminata la visita del complesso universitario la cerimonia proseguigrave nel cortile di Carsquo Foscari dovrsquoerano schierate la Milizia Universitaria laquoUgo Peperaquo le compagnie di rappresentan-za degli Allievi Ufficiali delle camicie nere del Regio Esercito della Regia Marina e dellrsquoAviazione A questo punto il SAR duca di Ge-nova avvicinandosi laquoalla muraraquo dovrsquoera coperta da un laquoampio vela-rio la lapide testeacute infissa a ricordo degli allievi dellrsquoIstituto gloriosa-

24 ASIL Giornale Luce B1036 laquoIl ministro per lrsquoEducazione Nazionale Bottai inaugu-ra lrsquoanno accademico nella Carsquo Foscari sede dellrsquoIstituto Superiore di Economia Com-mercioraquo Venezia 3 febbraio 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomlu-ce-webdetailIL50000216782ministro-l-educazione-nazionale-bottai-inau-gura-l-anno-accademico-nella-ca-foscari-sede-istituto-superiore-economia-commerciohtml (2017-12-14) 25 Dei 43 studenti cafoscarini partiti per lrsquoEtiopia 18 furono inquadrati nel battaglio-ne dei volontari universitari laquoCurtatone e Montanararaquo Di seguito i loro nomi Giorgio Ara Martio Banon Attilio Barbieri Gino Barzan Cesare Beretta Mario Biasutti Gui-do Cootri Guido Dalla Santa Giuseppe De Vanna Costante Fabbris Carlo Franchi-ni Mario Mattulia Leonida Montanari Sante Roma Amerigo Roatto Oscar Ungarel-li Achille Vitali Limero Vitali (Bollettino settembre dicembre 1936) 26 Si trattava nellrsquoideologia fascista di una laquobuona morteraquo un sacrificio di sangue che avrebbe contribuito a rigenerare la laquorazzaraquo italiana La stessa organizzazione del fune-rale di Eugenio Manenti ad esempio sembra ricalcare questo paradosso (Ferris 2012)

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mente Caduti in Africa Orientaleraquo laquostrappograve il cordino che reggeva il drapporaquo rivelando il marmo della stele al di sotto dello laquostorico di-scorso del duce in Piazza Venezia col grido della Vittoria e lrsquoannuncio del nuovo Impero Africanoraquo erano incisi i nomi dei laquotre figli di que-sta scuola che caddero per la fondazione dellrsquoImperoraquo (fig 10 Gazzet-ta di Venezia 26 gennaio 1937)

Con lrsquoaffresco di Sironi e la lapide celebrativa anche Carsquo Foscari stessa si convertigrave in un laquoluogo della memoriaraquo nel tessuto cittadino imperiale di Venezia Le due tracce drsquoora in avanti sarebbero state coinvolte in numerose cerimonie ufficiali drsquoateneo e parate studente-sche che avrebbero reso omaggio agli sforzi profusi e al sangue ver-sato di Carsquo Foscari per la conquista dellrsquoImpero almeno fino alla fi-ne della Seconda guerra mondiale quando la lapide venne tolta dal cortile universitario

Eventi del genere andavano a costituire nel corso del tempo un ca-lendario accademico spesso organizzato seguendo la liturgia e la di-dattica fascista Ad esempio per commemorare il primo anniversario della fondazione dellrsquoImpero il 13 maggio del 1937 nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si celebrograve il conferimento della laurea ad honorem al-la memoria dei due studenti caduti durante la guerra in AOI ndash Manen-ti era giagrave laureato Allrsquolaquoaustera cerimoniaraquo oltre alle autoritagrave citta-dine i parenti dei due studenti la vedova di Manenti e la laquomassa di studentiraquo venne convocata la commissione di laurea della Facoltagrave di Economia e Commercio A formarla oltre il rettore Lanzillo (presi-dente di Commissione) erano presenti lrsquoammiraglio di divisione Sil-vio Salza comandante militare marittimo dellrsquoAlto Adriatico (mem-bro estraneo) il presidente della Sezione di Venezia dellrsquoAssociazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra Alessandro Brass (mem-bro estraneo) e i professori Pietro Rigobon Gino Zappa Carlo Alberto Dellrsquo Agnola Leonardo Ricci Albino Uggegrave Egidio Tosato Angelo Ge-novesi Orfeo Turno Rotini Prima che il rito universitario fosse com-piuto Lanzillo diede la parola al senatore Innocenzo Cappa giorna-lista che laquoda un decennio ebbe lrsquoincarico nel Politecnico di Milano di parlare agli studenti sul terreno della letteratura e del patriotti-smoraquo Il senatore iniziograve il suo discorso domandandosi retoricamente cosa ci fosse da laquoonorare nella vita di coloro che caddero per la Pa-triaraquo per poi rispondere con un elogio alla laquoresistenza della nostra stirpe la quale sta in ogni etagrave accorre al richiamo oppure fiorisce spontanea nellrsquoora di grave responsabilitagrave storica della Patriaraquo Tut-tavia proseguigrave Cappa cosigrave come la forza del popolo italiano e fasci-sta rese possibile lrsquoimpresa drsquoEtiopia per il suo mantenimento in fu-turo era necessario che laquoi giovani studino creino producano poicheacute la materia prima deve essere il valore di un uomoraquo Per questo moti-vo avviandosi alla conclusione del proprio intervento per il senatore laquodando il diploma drsquoonoreraquo si dimostrava come ognuno laquosa veramen-te quello che si fa e vale per quello che si produce e si crearaquo (Bollet-

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tino gennaio-aprile 1937 4-6) I giovani dovevano laquoosareraquo per man-tenere integri e valorizzare i possedimenti coloniali italiani

Alle parole di incitamento degli lsquoanzianirsquo nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari seguigrave una sorta di giuramento dei giovani pronunciato dal giovane Italo Sauro laquofiglio del purissimo Eroe Adriatico [Nazario Sauro] e rappresentante dellrsquoattuale generazione degli studentiraquo In quella cornice cerimoniale il giovane allievo cafoscarino andava a rappresentare in una liaison storica lrsquolaquoeroismo italianoraquo a cui la laquovecchia ed ingiusta Europa assiste dal 1915 senza dare credito al-cunoraquo Ecco dunque che la guerra drsquoEtiopia agli occhi di laquotutti gli ipocriti del mondoraquo sanciva il definitivo riscatto italiano legittiman-do secondo Sauro laquoquel nostro dovere di civiltagrave che abbiamo verso i popoli di tutti i paesiraquo La responsabilitagrave del momento storico co-sigrave come aveva pesato laquosulle spalle degli avi e dei padri cadutiraquo ora con la conquista dellrsquoImpero toccava ai giovani i quali unendosi al-le parole dellrsquoillustre studente esclamarono laquogiuriamo che lavore-remo per potenziare lrsquoImpero e per difenderlo contro chiunque lo in-sidiasseraquo (Bollettino gennaio-aprile 1937 7)

Dopo la lettura della formula di rito per il conferimento delle due lauree ad honorem la commissione e le autoritagrave presenti si recarono in cortile per omaggiare dapprima i settantasette studenti dellrsquoIsti-tuto morti durante la Prima guerra mondiale i cui nomi erano stati scolpiti su una lapide ancora nel 1919 e successivamente il laquoricor-do marmoreoraquo dei tre cafoscarini caduti in terra africana In questo spazio dove la strumentalizzazione della morte si poneva lo scopo di educare i giovani al sacrificio per la Patria Carsquo Foscari mostrava il suo fenotipo imperiale Tuttavia al fine di formare i laquoquadri dellrsquoIm-peroraquo secondo lrsquoespressione utilizzata dalla stampa locale per sin-tetizzare lrsquointervento dellrsquoon Gorio in sede parlamentare lrsquoIstituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia avrebbe dovuto rilanciare la propria funzione attraverso lrsquoattivitagrave scientifica e una relazione ancor piugrave stretta con la cittagrave di appartenenza

34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero

Una volta ottenuto il sostegno del corpo docenti per le nuove pro-spettive imperiali di Carsquo Foscari nella stessa giornata ndash il 13 maggio 1936 ndash Lanzillo scrisse immediatamente a Volpi mettendolo al corren-te laquodelle attivitagrave che lrsquoIstituto ha svolto e ha in programma di svolge-reraquo Lrsquourgenza della richiesta era probabilmente dettata dallrsquoeufo-ria del momento per lrsquoorizzonte che si stava prefigurando nel futuro dellrsquoIstituto le cui sorti non potevano non dipendere dallrsquoattivitagrave fi-nanziaria-industriale del lsquodogersquo di Venezia

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Poicheacute poi Lei quale presidente della Confederazione [Volpi dal 1934 ricopriva il ruolo di presidente della Confederazione fasci-sta degli industriali (Reberschak 2008)] dovragrave organizzare il mo-vimento di espansione industriale e commerciale nellrsquoAO volevo pregarla di cercare di utilizzare lrsquoIstituto Superiore sia per ricer-che geografiche sia per altri scopi che lrsquoesperienza puograve suggerire

Se domattina saragrave ancora a Venezia La prego di dedicare un minuto a Carsquo Foscari27

LrsquoIstituto dunque contava sullrsquoinfluenza di Volpi al fine di adempiere ai laquocompiti grandi che lo attendevanoraquo in quanto era giunto il momento secondo Lanzillo in cui laquola nostra cultura universitariaraquo si dirigesse laquoverso una visione imperiale dei problemiraquo Dalla laquoGeografia economi-ca alla Storia economica dalla Politica economica alla Merceologia alla Tecnica alla Economia aziendaleraquo qualsiasi disciplina imparti-ta dalle cattedre di Carsquo Foscari avrebbe dovuto porsi al servizio del-la laquonuova politica imperiale del nostro paeseraquo (Annuario 1936-37 27)

Per quanto riguarda il corso di Geografia economica in realtagrave un maggiore impegno per la diffusione di nozioni nel campo coloniale avvenne giagrave alla vigilia dellrsquoinvasione italiana dellrsquoEtiopia Luigi Can-dida lrsquoassistente alla cattedra di Ricci durante lrsquoAnno Accademico 1935-1936 svolse un ciclo di lezioni di geografia coloniale sui posse-dimenti italiani drsquoOltremare anche se il corso si prefiggeva solo di introdurre gli studenti allrsquoargomento lsquocolonialersquo visto che era stato laquopredisposto in armonia allrsquoopera di propaganda svolta dalla sezio-ne veneziana dellrsquoICFraquo (Bollettino gennaio-aprile 1936)

Per porre in risalto la vittoria appena ottenuta dallrsquoItalia nel cam-po di battaglia etiope nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si tenne una conferenza divisa in due giornate ndash 5 e 6 maggio 1936 ndash sul laquoproble-ma coloniale italiano nel quadro degli avvenimenti dal 1880 ad oggiraquo Per lrsquooccasione Lanzillo invitograve Pietro Silva a esporre il tema docen-te di Storia allrsquoUniversitagrave di Roma il quale esordigrave affermando che la trattazione dei recenti sviluppi in Africa Orientale Italiana acquisis-se maggior risalto nel quadro della politica espansionistica europea dellrsquoultimo cinquantennio Silva riconobbe laquola genesi della grande impresa oggi gloriosamente compiutaraquo nel primo dopoguerra quan-do la salita al potere del fascismo riuscigrave in breve tempo a eludere gli laquoostacoliraquo provenienti dallrsquoesterno ndash tra cui lrsquoavversione dellrsquoEtio-pia ai tentativi di laquopacifica penetrazione italianaraquo ndash che rischiava-no di intralciare il destino imperiale dellrsquoItalia (Gazzetta di Venezia

27 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31 fasc 2 lettera dattiloscritta di Lanzil-lo indirizzata a Volpi 13 maggio 1936

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7 maggio 1936)28 Il 14 maggio pochi giorni dopo la proclamazione dellrsquoImpero lrsquoAula Magna ospitograve questa volta uno dei piugrave importan-ti geografi italiani Roberto Almagiagrave ordinario di Geografia econo-mica allrsquoUniversitagrave di Roma Con la conferenza Le genti dellrsquoAfrica orientale il professore in un primo momento introdusse lrsquoargomento rilevando lrsquolaquoestrema complessitagraveraquo della costituzione etnica dellrsquoEtio-pia successivamente passograve in rassegna i diversi laquostratiraquo della popo-lazione laquogli antichissimi strati negroidi o negri di varia provenien-zaraquo le successive ondate di laquogenti camitiche primitiveraquo poi quelle dovute a migrazioni dallrsquoArabia e infine la recente presenza dei Gal-la In un quadro cosigrave composito Almagiagrave descrisse lrsquoazione di Me-nelik e dei suoi successori che avevano condotto laquoal soggiogamento dei popoli del sud del sud-est e del sud-ovest a prezzo di stragi di-struzioni e schiavitugraveraquo Per tali ragioni secondo il geografo si poneva lrsquoobbligo di portare dallrsquoesterno un laquoordine nuovo e definitivoraquo una laquopace romanaraquo che non poteva non provenire dallrsquoItalia (Gazzetta di Venezia 15 maggio 1936)

In parallelo al tentativo di Lanzillo di ravvivare lrsquoattivitagrave scientifi-co-culturale dellrsquoIstituto le conferenze sul tema coloniale e imperia-le si susseguirono con piugrave frequenza Nel corso dellrsquoAnno Accademico 1936-1937 ad esempio dopo lrsquointervento dal titolo laquoIl Diritto marittimo prevalente creazione romana ed italica ndash ieri oggi e domaniraquo di Gusta-vo Sarfatti docente di Diritto marittimo a Carsquo Foscari il 9 marzo 1937 prese la parola il professore George Henri Bousquet per discutere sul laquoLrsquoIslam et les Empires coloniaux europeacuteensraquo (Annuario 1936-37 103-04) Il docente francese proveniente dalle cattedre di Diritto e Diritto islamico dellrsquoUniversitagrave coloniale di Algeri iniziograve il suo discorso rivol-gendo un laquocommosso omaggioraquo alla memoria di Francesco Ferrara il maestro che con le sue opere instradograve la carriera di Bousquet assiduo frequentatore della biblioteca di Carsquo Foscari fin dal 1924 Dopo aver illustrato la presenza musulmana nel mondo concludendo come essa fosse comunque laquosottomessa alla potenza europearaquo Bousquet passograve a trattare la pericolositagrave della diffusione del pensiero comunista nelle colonie non tanto per la sua ripercussione laquonella coscienza dei popo-liraquo quanto per lo stato di agitazione che avrebbe potuto pericolosamen-te creare Per evitare simili fratture nellrsquolaquounitagrave del mondo musulma-noraquo il professore francese terminava il suo intervento auspicando che anche gli Stati europei potessero svolgere unrsquoazione unitaria nei con-fronti dei popoli colonizzati (Il Gazzettino di Venezia 10 marzo 1937)29

28 Lrsquoopera piugrave importante redatta dal professore Pietro Silva fu Il Mediterraneo dallrsquou-nita di Roma allrsquounita drsquoItalia (Milano 1927) titolo opportunamente cambiato nelle edi-zioni successive in Il Mediterraneo dallrsquounitagrave di Roma allrsquoimpero italiano (Milano 1937)29 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo notizie pub-blicate sullrsquoattivitagrave di Carsquo Foscari nellrsquoAnno Accademico 1936-1937

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La presenza di una personalitagrave accademica internazionale quale Bousquet di certo rappresentava una sorta di attestazione di pre-stigio per lrsquoIstituto veneziano cosigrave come la conferenza tenuta il 20 maggio 1937 da Gennaro Mondaini docente ordinario di Storia eco-nomica presso lrsquoUniversitagrave di Roma Sul tema laquoLrsquoevoluzione colonia-le nellrsquoepoca moderna e contemporanea dal mercantilismo al corpo-rativismoraquo il professore era senza dubbio uno dei maggiori esperti italiani ed europei dati i suoi innumerevoli contributi scientifici con-dotti fin dallrsquoabilitazione alla libera docenza in storia coloniale ot-tenuta nel luglio 1905 Lrsquoexcursus storico dal secolo XVII al secolo XIX-XX dimostrava secondo lrsquooratore lrsquoinnovazione portata dal fasci-smo laquoun tipo di colonizzazione organica e integrale di popolamen-to e sfruttamentoraquo (Gazzetta di Venezia 21 maggio 1937 Carrattieri 2011) Lo stesso Mondaini un mese prima (dal 12 al 17 aprile) parte-cipograve al Terzo Congresso di Studi Coloniali a Firenze con la relazione I problemi del lavoro nel nuovo impero in cui grande preoccupazio-ne destavano i rapporti che ogni giorno legavano laquodominatori e do-minatiraquo Per questa ragione nel suo intervento Mondaini propose un sistema di discriminazione economica che parallelamente avrebbe portato a una pratica di esclusione sociale e morale nei confronti del-le popolazioni colonizzate (Mondaini 1937 cf De Grand 2004 144)

Al Terzo Congresso di Studi Coloniali oltre al giagrave citato Mondai-ni intervennero moltissimi altri importanti studiosi dato che il pro-gramma prevedeva la divisione in otto aree tematiche I Politica II Giuridica III Storica-Archeologica IV Naturalistica-geografica V Etnografica-filologica-sociologica VI Demografica-statistica VII Economica-agraria VIII Patologia e Igiene Lrsquoargomento lsquocolonialersquo dunque doveva essere decostruito e analizzato in ogni sua sfaccetta-tura affincheacute agli studiosi fosse dato il modo di compiere laquoun accurato esame di quanto fosse giagrave notoraquo e di laquoquanto rimanesse da conosce-re del suolo e delle genti dei vasti domini aggiunti alla Patriaraquo30 Per quanto riguarda lrsquoaspetto storico-archeologico una delle personalitagrave piugrave rilevanti fu sicuramente quella di Luzzatto che portograve allrsquoattenzio-ne della comunitagrave accademica la relazione La colonizzazione veneta nella piugrave recente storiografia Passando in rassegna i piugrave importanti lavori sullo laquostudio della politica coloniale della Dominanteraquo il pro-fessore di Storia economica constatograve come laquosia nelle opere generali di storia coloniale sia negli studi particolari di storia venetaraquo lrsquoargo-mento non fosse stato sufficientemente approfondito Questa lacuna era dovuta al fatto che lrsquoopera Storia del Commercio Del Levante di

30 Corsivo mio ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 2 programma prov-visorio del Terzo Congresso di Studi coloniali p 3 12-17 aprile 1937 Nel comitato ge-nerale del congresso compaiono i nomi di Rodolfo Graziani Mario Lago Alessandro Lessona e Giuseppe Volpi

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Guglielmo Heyd laquoaveva trattato lrsquoargomento con tale larghezza e si-curezza drsquoinformazione e di vedute da scoraggiare chiunqueraquo Cio-nonostante nel clima imperiale italiano molti storici cominciarono a dedicare attenzione alle colonie veneziane seppur in brevi scritti di carattere occasionale le ricerche si concentrarono su quelle del Mar Nero e del Bosforo laquoaltri buoni articoliraquo avevano come oggetto di studio i possedimenti della Morea del Montenegro di Tunisi laquoas-sai piugrave fortunate invece furono [i lavori] lrsquoisola di Cipro le isole Io-nie ed in primissima linea lrsquoisola di Cretaraquo (Luzzatto 1937 233-40)

Nonostante la relazione consegni un quadro completo della produ-zione scientifica sul fenomeno storico della colonizzazione veneziana per comprendere la posizione in merito di Luzzatto egrave necessario rife-rirsi alla voce enciclopedica laquoLa colonizzazione nel Medioevoraquo che il docente cafoscarino pubblicograve per Treccani nel 1931 Dopo la descri-zione della formazione delle colonie islamiche e nord-europee molto spazio veniva lasciato allrsquoespansione delle cittagrave marinare italiane In un primo momento grazie ai loro commerci marittimi Genova Pisa e Venezia instaurarono delle colonie nelle cittagrave costiere che si avvi-cinavano molto alle laquocolonie antiche dei Feniciraquo concessioni di case e di terre laquonon determinate dalla necessitagrave drsquouna numerosa popola-zione che fosse emigrata in Oriente dalle cittagrave marittime italianeraquo Quello che importava infatti laquoera di aver nelle loro mani dei luo-ghi in cui potessero esercitare liberamente tutte le operazioni com-mercialiraquo senza il lsquodisturborsquo delle potenze rivali o della popolazio-ne laquoindigenaraquo In seguito alla IV crociata (1202-1204) lrsquolaquoespansione colonialeraquo delle potenze marinare italiane in particolare Venezia raggiunse il suo punto culminante Oltre al quartiere veneziano di Costantinopoli che diventograve una laquovera cittagrave autonoma con una densa popolazione immigrataraquo molti possedimenti veneziani iniziarono ad accogliere famiglie provenienti da Venezia o comunque dallo Stato de Tera In questo modo con il raggrupparsi di laquonuclei di popolazio-ne stabile venezianaraquo vennero a formarsi delle vere e proprie colo-nie laquoparagonabili sotto molti aspetti alle colonie europee che si so-no oggi costituite nelle maggiori cittagrave dellrsquoantico Impero ottomano e della Cinaraquo Inoltre alle colonie commerciali e a quelle di popola-mento si affiancarono le laquocolonie di piantagioneraquo nelle quali si ot-tenevano alcune materie prime industriali come cotone e canna da zucchero attraverso laquounrsquoorganizzazione mezzo feudale e mezzo ca-pitalisticaraquo ovvero laquovalendosi del lavoro di coltivatori o di schiaviraquo (Luzzatto 1931 836-8 cf Favero 2006)

Sul fronte interno nelle aule cafoscarine con il nuovo assetto im-periale assunto dallrsquoItalia il tema lsquocolonialersquo pare fosse trattato non solo sotto lrsquoaspetto storico-geografico ma anche quale oggetto di stu-dio per i corsi di Politica economica e finanziaria ed Economia poli-tica tenuti rispettivamente dai professori ordinari Alfonso De Pietri Tonelli e Agostino Lanzillo Tuttavia lrsquoassenza dei programmi degli

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insegnamenti non permette una ricostruzione esaustiva della diffu-sione capillare di una cultura coloniale sempre piugrave specialistica an-che se egrave possibile trarre qualche conclusione in base alle informazio-ni fornite indirettamente da alcuni documenti presenti nellrsquoarchivio storico dellrsquouniversitagrave Per quanto riguarda il corso di Politica eco-nomica e finanziaria la tesi di laurea laquoColonizzazione della Soma-liaraquo (1937) del laureando Mario Brardinelli funge da riflesso delle lezioni impartite dal suo relatore De Pietri Tonelli Concentrando-si sullrsquoaspetto commerciale lo studente si interroga sullo stato del processo di valorizzazione della colonia da un punto di vista politico-commerciale Dopo un quadro generale della situazione il laureando pare dedicare molta attenzione al possibile ruolo che avrebbe potu-to rivestire la Somalia in un prossimo futuro una base italiana per unrsquoespansione commerciale verso lrsquoIndia e la Cina Tuttavia secon-do Brandinelli esistevano delle problematiche che il regime fascista avrebbe dovuto risolvere prima di avviare questo progetto In primo luogo sarebbe stato necessario migliorare le infrastrutture portuali e interne ndash strade ferrovie e canali navigabili successivamente oc-correva indemaniare i terreni ancora sotto il controllo della popola-zione locale e monopolizzare il commercio di banane infine grazie allrsquoinstallazione di Banche di credito agricolo il governo avrebbe do-vuto finanziare delle laquograndi imprese agricoleraquo al fine di aumentare la produttivitagrave dei terreni coltivabili e di conseguenza la loro red-ditivitagrave allrsquointerno del mercato internazionale31

Il corso di Economia politica invece pare non incentrasse il pro-prio programma sulla questione coloniale se si considera come in nessuna delle tesi di laurea prese in esame compaia il nome di Lan-zillo in qualitagrave di relatore Ciononostante secondo il laquopiano dello schedarioraquo del laboratorio di Economia politica corporativa ndash intito-lato a laquoFrancesco Ferrararaquo e ubicato al secondo piano del nuovo pa-lazzo ndash nel 1937 la biblioteca per le scienze economiche e sociali era alquanto fornita di libri che trattavano di laquoeconomia colonialeraquo Re-datto allo scopo di facilitare la ricerca degli studenti lo schedario si suddivideva in sette sezioni Sotto la voce laquoEconomia applicata e politica economicaraquo lrsquoallievo poteva facilmente individuare il mate-riale adatto per approfondire i suoi interessi sulle laquocolonie di singo-li Statiraquo sulle laquocolonie singoleraquo e addirittura sullrsquolaquoeconomia africa-naraquo o nel dettaglio sullrsquolaquoeconomia dellrsquoAfrica Italianaraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 16-18)

Purtroppo le tracce storiche appena commentate non riescono pienamente nellrsquointento di raffigurare il cambio di rotta operato da Carsquo Foscari al fine di porsi sul piano dellrsquoImpero come preannunciato nellrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 La scarsitagrave di documenta-

31 ATCF M Brardinelli laquoColonizzazione della Somaliaraquo 1937

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zione infatti non permette di realizzare un quadro completo dellrsquou-niversitagrave veneziana di quegli anni ndash non almeno dal punto di vista dellrsquoattivitagrave scientifica ndash anche se egrave possibile scorgere lo sforzo conti-nuo di unrsquoistituzione fortemente intenzionata a rimanere competitiva sul panorama accademico nazionale e internazionale Ad ogni modo questa nuova linea dettata come si egrave visto principalmente dal retto-re Lanzillo diede i suoi frutti nel settembre del 1937 Venezia e gli spazi cafoscarini furono scelti per accogliere la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze il raduno annuale de-gli scienziati italiani che nella cittagrave della Serenissima avrebbe dovu-to per volere del governo fascista laquodefinire i caratteri la funzione e i compiti della Societagrave nellrsquoorganizzazione dellrsquoImpero e nellrsquoordi-namento dello Statoraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 4)

Alla presenza del re e imperatore Vittorio III del duca di Geno-va del ministro del lrsquoEducazione Nazionale Bottai del patriarca di Venezia Piazza del presidente del Comitato ordinatore della Socie-tagrave Volpi e del rettore di Carsquo Foscari Lanzillo domenica 12 settembre si svolse lrsquoinaugurazione del congresso nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale32 Il primo a prendere la parola fu Volpi

Il nostro Convegno si ricongiunge idealmente a due altre gran-di spirituali adunate che ben a ragione possiamo definire laquostori-cheraquo al Congresso dei laquoDottiraquo che ebbe luogo nel 1847 in Venezia e che fu lrsquoultimo che precedeacute la fondazione del Regno unitario ita-liano e a quello della Societagrave Italiana per il Progresso delle Scien-ze che si svolse lrsquoanno scorso a Tripoli e che egrave stato il primo dopo la proclamazione del nuovo Impero di Roma [hellip] Ecco percheacute Ve-nezia vi ha accolto e vi accoglie con fraternitagrave spirituale [hellip] Fu questa cittagrave che dopo lrsquooscuro travaglio medievale fece assurge-re ad epopea la rinascita della potenza navale e coloniale italia-na (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)33

Il convegno riprendeva al contempo due fasi storiche il risorgimento veneziano e la fondazione dellrsquoImpero italiano che permisero da un lato di sbarazzarsi definitivamente dellrsquoinvasore straniero e dallrsquoaltro di ridare allrsquoItalia e a Venezia la dimensione imperiale che le spetta-va Cosigrave come Volpi lo stesso Bottai aprigrave i lavori del congresso con-tinuando ad alimentare il mito della Serenissima con il discorso laquoLrsquoi-

32 ASIL Giornale Luce B1170 laquo26deg riunione della societagrave italiana per il Progresso delle scienzeraquo Venezia 22 settembre 1937 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-webdetailIL5000022722226-riunione-della-societa-italiana-progresso-scienzehtml (2017-12-19)33 Durante il congresso dei laquoDottiraquo del 1847 ndash la IX riunione della Societagrave Italiana delle Scienze ndash Antonio Sagredo presentograve la sua opera Venezia e le sue lagune (Povo-lo 2000)

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dea imperiale in Roma e la continuitagrave della sua tradizioneraquo (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)34

In questrsquoatmosfera iniziarono le esposizioni dei congressisti che si sarebbero svolte presso il Centro Volpi di Elettrologia nellrsquoappena restaurato palazzo Vendramin Calergi e in larga parte a Carsquo Fosca-ri Ogni discussione era inquadrata in uno dei sei temi proposti dal comitato ordinatore il primo prevedeva degli approfondimenti sugli aspetti culturali storici politici marittimi e militari che si ricolle-gavano allrsquoorigine e allo sviluppo dellrsquoidea imperiale in Italia laquocon particolare riguardo allrsquoazione di Venezia ed ai rapporti col prossimo Orienteraquo il secondo si concentrava sullrsquoorganizzazione nazionale del-le ricerche il terzo tema diede spazio al dibattito sul potenziamen-to tecnico della Stato per il raggiungimento della sua indipendenza economica il quarto indagograve gli aspetti del problema agrario e zoo-tecnico nazionale e imperiale il quinto diede largo risalto al proble-ma biologico nazionale lrsquoultimo infine dibatteacute sullrsquoorganizzazione giuridica economica e sociale italiana in rapporto ai nuovi organi-smi corporativi e alla loro elevazione sul piano imperiale35

Nonostante la presenza di un solo professore cafoscarino tra i relatori ndash de Pietri Tonelli tenne una comunicazione su laquoI diagram-mi della politica economica del Fascismoraquo allrsquointerno dellrsquoultimo te-ma ndash la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze rappresentograve una vetrina importantissima per lrsquoIstituto nel-la quale ribadire la sua funzione a servizio della cittagrave e dellrsquoimpero italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6) Lo stesso Carlo Anti ret-tore dellrsquouniversitagrave di Padova nel suo intervento laquoLa funzione poli-tica delle Universitagrave della Serenissima a Padovaraquo parve sottolineare in un parallelismo storico il debito culturale che ancora lrsquoistituzio-ne accademica padovana aveva nei confronti delle tradizioni stori-che della Serenissima Infatti quando Padova cadde sotto il domi-nio veneziano secondo Anti la Repubblica si impegnograve fin da subito alla nascita di

unrsquouniversitagrave moderna libera da ogni vincolo ma strumento di Stato per la preparazione dei cittadini per lrsquoincremento dellrsquoeco-nomia e per la diffusione della cultura nazionale allrsquoestero pre-messa indispensabile questa di ogni predominio politico ed eco-nomico (Gazzetta di Venezia 15 settembre 1937)36

34 Non egrave un caso che lrsquoinaugurazione del congresso fu organizzata nella Sala degli Scrutini dove il 27 ottobre 1866 si svolse lo scrutinio dei risultati del plebiscito per lrsquoannessione del Veneto al Regno drsquoItalia35 ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze 12-18 settembre 1937 36 La relazione di Carlo Anti srsquoinseriva allrsquointerno del tema di carattere storico-ar-cheologico su Venezia e la sua azione nel laquoprossimo Orienteraquo Nella stessa sezione in-

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Viste le circostanze dalla XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze Carsquo Foscari non poteva non uscire rafforzata nel prestigio e nel sostegno alla sua attivitagrave scientifica e soprattut-to a quella di carattere formativo LrsquoOltremare infatti rappresen-tava per gli studenti unrsquoopportunitagrave lavorativa e lrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio era in grado di fornire non solo le compe-tenze professionali necessarie ma anche rapporti diretti con le so-cietagrave nazionali e veneziane maggiormente implicate nel progetto co-loniale italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6)37

35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari

Nonostante si fosse iscritta al corso di studi per la laurea in Lingue e letterature moderne di Carsquo Foscari verso la fine del suo percorso universitario la studentessa Teresa Petracco stanca degli sforzi pro-fusi fino a quel momento nello studio confessograve nel suo diario perso-nale di aver preso in considerazione lrsquoidea di andare a laquotrovare po-sto in Africaraquo per iniziare la carriera lavorativa (Bellina 2018)38 Con il diploma liceale infatti una ragazza italiana volenterosa di parti-re per lrsquoOltremare poteva facilmente ambire a una posizione lavo-rativa nelle scuole primarie oppure dentro qualche agenzia di stam-pa (Spadaro 2013) Del resto lrsquolaquoImpero del lavororaquo aveva bisogno di braccia e in questo senso lo sguardo introspettivo di Teresa Petrac-co che fuoriesce dal suo ego-documento risentigrave quasi sicuramente dellrsquoincessante propaganda imperiale condotta dal regime dato che come si egrave visto nel secondo capitolo fra il 1936 e il 1940 la figura del-la donna italiana andava rivestendo un ruolo sempre piugrave importan-te nei progetti coloniali Accanto a questa relazione verticale nella quale lo Stato cercava di manipolare la coscienza del cittadino rive-

tervennero i professori Roberto Cessi con laquoIl ricordo di Roma nelle istituzioni e nelle direttive politiche di Veneziaraquo Aristide Calderini con laquoRomanitagrave e Cristianesimo in Aquileiaraquo Augusto Guzzo con laquoLrsquoidea imperiale nei pensatori cristiani da S Agostino a Danteraquo Giovanni Soranzo laquoVenezia e le repubbliche marinare italiane nella storia della crociataraquo Roberto Almagiagrave con laquoIl contributo di Venezia alla conoscenza dellrsquoA-fricaraquo Carlo Tagliavini laquoI rapporti di Venezia collrsquoOriente Balcanicoraquo ASCF serie ret-torato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze12-18 settembre 193737 In quel periodo allrsquointerno del consiglio di amministrazione entrarono a far parte ad esempio Marco Ara direttore generale delle Assicurazioni Generali di Venezia Mar-co Barnabograve Amministratore Delegato della Societagrave Alluminio Veneto Anonima (SAVA) e presidente della Societagrave Italiana Refrattari Marghera (SIRMA) 38 Venezia Archivio Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della societagrave contemporanea (IVESER) laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Te-resa Petracco 29 dicembre 1939

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stirono una parte importante quei rapporti orizzontali che la studen-tessa intessette con i propri compagni e compagne di studi Difatti il breve sfogo di Teresa Petracco sembra rivelare un microcosmo stu-dentesco dentro al quale lrsquoAfrica rappresentava un orizzonte di pen-siero comune una possibilitagrave professionale ed esperienziale da va-gliare39 Anche le tesi di laurea a modo loro possono ritenersi degli ego-documenti sebbene ricalchino perlopiugrave modelli predefiniti Non egrave inconsueto trovare spunti personali o brevi espressioni autobiogra-fiche nelle introduzioni dove solitamente si concede allo studente di riportare le motivazioni che lo hanno portato a scegliere di appro-fondire quel preciso argomento Come ad esempio Roberto Gmneir giovane studente interessato a descrivere da un punto di vista ge-ografico il Benadir una regione della Somalia dove il laureando di Ricci sperava laquodi esercitare la sua azione in un giorno non lontanoraquo40

Uno dei contatti piugrave ravvicinati che gli studenti potevano avere con il mondo coloniale era dato dai reduci Nel corpo studentesco que-sti ultimi godevano di grande visibilitagrave sia per il loro immediato in-quadramento nella milizia universitaria o nel GUF sia per i privilegi di cui poterono godere una volta rimessisi sui libri Appelli straor-dinari e votazioni mediamente piugrave alte erano solo alcuni dei servigi che il regime mediante le universitagrave poteva dare ai giovani ex com-battenti41 Parallelamente al processo di irreggimentazione militare delle universitagrave voluto da Bottai anche in cattedra furono chiamati soggetti che avevano vissuto la guerra in prima persona solitamen-te per tenere insegnamenti esterni rispetto al piano di studi univer-sitario A tal proposito sul finire del 1936 laquonellrsquointento di giovare a quanti si recheranno in AOraquo Lanzillo accettograve la proposta provenien-te dalla presidenza del Circolo Filologico di Venezia di istituire un corso di Lingua amarica lrsquoidioma principale parlato in Etiopia Lrsquoin-segnante venne individuato nella persona di Enrico Ricchetti un te-nente reduce dalla campagna africana che laquotenne giagrave simili corsi a Bologna e a Ferrararaquo42 Allrsquointerno della programmazione curricula-re universitaria invece lrsquointroduzione del corso biennale di Cultu-

39 Una delle particolaritagrave principali dellrsquoego-documento egrave di essere al contempo te-stimonianza della soggettivitagrave individuale e delle appartenenze socioculturali (Caffie-ro 2010) 40 ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 Prefazione41 Come esempio vedi ASCF serie rettorato scatole lignee b 34 fasc 3 circolare ministeriale per le agevolazioni agli studenti universitari reduci dallrsquoAOI 6 marzo 1937 42 Archivio Storico Carsquo Foscari serie rettorato scatole lignee b 30B fasc 1 comu-nicazione dattiloscritta del Circolo filologico di Venezia 14 dicembre 1936 Il Circolo fu fondato nel 1901 con lrsquoobiettivo di diffondere la conoscenza delle lingue percheacute co-me egrave sottolineato nello statuto laquola conoscenza delle lingue straniere e moderne oltre essere ornamento dellrsquointelletto egrave anzitutto un bisogno in quasi ogni ramo ed impiego di commercioraquo ma piugrave specificatamente per una cittagrave come Venezia laquoove i forestieri convergono a migliaiaraquo (Zorzi 2012 54)

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ra Militare portograve ad accogliere nel corpo docente dei soldati prestati allrsquouniversitagrave oppure professori portati allrsquoinsegnamento ideologico e dotati di una retorica incisiva Anche a Carsquo Foscari dallrsquoAnno Ac-cademico 1936-1937 tutti gli iscritti di sesso maschile furono obbli-gati a frequentare le lezioni di Giuseppe Liguori Preside del IVdeg R Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Vicenza (Annuario 1936-37 Signori 2011)43 Le donne invece ne erano esentate anche se questa divisione di genere sembra non fosse seguita rigidamente visto che Teresa Petracco partecipograve a una delle lezioni riportando-ne le proprie impressioni nel diario il giorno 19 dicembre del 1937

Ho assistito ieri ad una lezione di cultura militare Rivedo anco-ra colui che lrsquoha tenuta un tipo strano e interessante ma nellrsquoin-sieme un commediante Parlava bene sapeva incatenare lrsquoatten-zione sembrava molto istruito Un uomo ancora piacente dal viso lungo e magro gli zigomi sporgenti non slavi perograve ma meridiona-li Si infiammava ad ogni argomento appariva minaccioso quan-do difendeva unrsquoidea che magari non aveva alzava ed abbassa-va la voce ad effetto corrugava la fronte unendo le sopracciglia foltissime e nere diventava improvvisamente cupo Poi cambia-va tono Quando ci sottraemmo al suo fascino capimmo quanto di ciarlatanesco ci fosse nel suo atteggiamento Ci sembrograve piugrave che altro un attore

Parlograve del ldquovolontarismordquo con la sua particolare arte Egli pose questo fenomeno al di sopra perfino dellrsquoamor di patria o di par-tito E lo commentograve cosigrave ldquoEgrave un fenomeno che si verifica nelle ani-me esaltate destinate al martirio anime mistiche assetate di sa-crificio che possono trovare dovunque il loro idealerdquo

Il docente fece una carrellata sulla storia da Napoleone alle re-centi guerre in Africa e Spagna Lrsquoincentivo primo era stato na-turalmente la liberazione drsquoItalia ma non mancavano quelli che erano andati a combattere in terra straniera come Santorre di Santarosa e Garibaldi Crsquoerano anche esempi di eroismo collet-tivo quello del popolo italiano polacco e ungherese Esempi piugrave strani erano quelli di popoli che andavano a combattere addirit-tura per i nemici della patria (nella Francia del lsquo70 (sic)) o dei vo-lontari che si erano uniti alle popolazioni africane In genere era-no degli esaltati In sintesi dei folli

Per quel che riguarda la guerra di Spagna egli si soffermograve sul-le ideologie senza menzionare la Legione ldquoGaribaldirdquo che aveva

43 In realtagrave nelle aule universitarie veneziane le lezioni di cultura militare presero inizio giagrave a partire dallrsquoAnno Accademico 1935-1936 anche se a tenerle vennero chia-mati lrsquoammiraglio di divisione Federico Staccoli Castracane degli Antelminelli il ge-nerale dellrsquoAereonautica Luigi Faronato i tenenti colonelli di Stato Maggiore Oscar Ul-rich e Gumo Cesarini

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aiutato i rossi Lui certamente si entusiasmava srsquoinfiammava si agitava a comando Predicava in favore di quelli che il regime gli imponeva di difendere Da quella lezione uscimmo come dalla vi-sione di un film in cui il protagonista era riuscito ad avvincerci la vicenda ci aveva emozionato ma che finiva su di un telone sen-za lasciare traccia44

Malgrado lrsquoesperienza personale della studentessa di Lingue e lette-rature moderna la lezione probabilmente fece breccia nelle coscien-ze dei suoi colleghi maschi rimasti colpiti dalla laquoparticolare arteraquo dellrsquoinsegnante

Entrando nel suo settantesimo anno di vita (1868-1938) Carsquo Fosca-ri cominciograve a proporre una formazione adeguata agli allievi interes-sati a intraprendere una carriera nelle colonie dopo quasi un biennio durante il quale lrsquoIstituto aveva cercato di strutturarsi secondo i nuo-vi obiettivi imperiali Le conferenze continuarono a scandire il calen-dario accademico il 30 marzo nella sala delle conferenze Egilberto Martire professore di Storia delle Missioni nellrsquoIstituto Orientale di Napoli tenne la conferenza laquoGuglielmo Massaia pioniere drsquoItalia in Etiopiaraquo Secondo lo studioso la figura del missionario diede avvio al-la storia coloniale dellrsquoItalia poicheacute esortograve laquogli italiani a compiere il loro dovere missionario verso lrsquoEtiopia predestinataraquo Il 19 maggio ancora toccograve invece al professore Pietro Silva dellrsquoUniversitagrave di Ro-ma discutere sullrsquoaccordo imperiale che lrsquoItalia stipulograve con lrsquoInghilter-ra il 16 aprile del 1938 garantendosi in questo modo la libera circo-lazione nel Mar Mediterraneo (Bollettino marzo-giugno 1938 13-14)

Con lrsquoimperversare della guerra civile in Spagna per lrsquoAnno Acca-demico 1938-1939 Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento di Lingua e lette-ratura spagnola una cattedra dal laquosignificato morale e politicoraquo vi-sto il laquomomento storico che segna una intima ripresa delle relazioni politiche con il grande popolo iberico rigenerato nella dura guerra ci-vileraquo Nello stesso anno inoltre il Consiglio Accademico deliberograve di ritoccare il programma di studi del Magistero di Economia e diritto integrando il corso di Economia politica corporativa con un corso di Storia delle dottrine economiche e uno di Economia coloniale Lan-zillo in qualitagrave di rettore commentograve cosigrave lrsquoinserimento del primo sa-pere coloniale a Carsquo Foscari laquoognuno intende la importanza di que-sto ultimo insegnamento e lrsquoopportunitagrave di inserirlo nel Magisteroraquo un percorso curriculare che laquotende a preparare i futuri funzionari dello Stato in una Italia che ha grandissimi interessi nel Continente

44 IVESER laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Teresa Petrac-co 19 dicembre 1937

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africanoraquo (Annuario 1938-39 20-2)45 Dellrsquoinsegnamento purtroppo non si conosce molto se non che fosse tenuto dal professore Manlio Resta un economista dal curriculum accademico illustre anche se al tema coloniale dedicograve solo qualche pubblicazione (Bollettino set-tembre-ottobre 1937)

Intanto la svolta razzista antisemita intrapresa dal regime si ri-flesse anche nellrsquoattivitagrave scientifica delle universitagrave italiane come riferisce Bottai nella circolare laquoInsegnamenti riguardanti la razzaraquo inviata ai rettori delle universitagrave italiane il 22 ottobre 1938 (Gali-mi 2009 31)

Dopo la conquista dellrsquoImpero la nostra concezione razzistica srsquoimpone come uno dei fondamentali cardini sui quali si deve svol-gere lrsquoattivitagrave del popolo italiano al qual fine diventa indispensa-bile la formazione di una nostra salda profonda coscienza raz-ziale Spetta allrsquoUniversitagrave italiana come alla piugrave alta fonte di cultura e di forza spirituale il dovere e lrsquoonere di formare questa nuova coscienza46

Infatti parallelamente alle laquovariazioni nel Corpo docenteraquo che co-strinsero alla messa a riposo forzato i professori di laquorazza ebraicaraquo Gino Luzzatto Adolfo Ravagrave ndash incaricato di Istituzioni di Diritto priva-to ndash e Gustavo Sarfatti noncheacute lrsquoassistente di cattedra Elsa Campos Carsquo Foscari al pari delle altre universitagrave italiane procedette a poten-ziare lrsquoofferta curriculare immettendo degli laquoinsegnamenti concer-nenti il problema della razzaraquo47 In realtagrave la circolare ministeriale predetta lasciava la possibilitagrave di porre una diversa denominazione a corsi giagrave contemplati nellrsquoordinamento didattico Fu cosigrave che lrsquoIsti-tuto Superiore di Economia e Commercio di Venezia decise di mo-dificare solo la dicitura del corso di Demografia generale in Demo-grafia generale e Demografia comparata delle razze Drsquoaltronde per unrsquouniversitagrave che offriva una formazione nei campi economico-com-merciale e filologico-letterario risultava assai difficile attivare nuo-vi corsi affini a tematiche biologiche quali Antropometria generale e antropometria comparata delle razze Statistica sanitaria generale e statistica sanitaria comparata delle razze Biologia delle razze uma-ne (Annuario 1938-39) Inserito fra gli insegnamenti complementari

45 Oltre al corso di Economia coloniale erano previsti nellrsquoanno di Magistero gli in-segnamenti di Economia politica corporativa Storia delle dottrine economiche Con-tabilitagrave di Stato Diritto civile Diritto processuale civile Diritto e procedura penale Diritto amministrativo Diritto corporativo46 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 circolare ministeriale laquoInse-gnamenti riguardanti la razzaraquo 22 ottobre 193847 Oltre ai professori e allrsquoassistente Campos le leggi razziali contribuirono al pen-sionamento di Olga Blumenthal Secreacutetant lrsquoanziana lettrice di Tedesco (De Rossi 2005)

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nel percorso di studi del corso di laurea in Economia e Commercio il corso Demografia generale e Demografia comparata delle razze pre-vedeva che gli studenti approfondissero i seguenti argomenti

La popolazione come aggregato funzioni biologiche e sociali del-la popolazione Lo stato e il movimento demografico nei diversi gruppi nazionali e razziali Le teorie moderne sullo sviluppo del-la popolazione La questione della popolazione negli stati moder-ni con particolare alla politica demografica del governo fascista48

Il programma cosigrave stilato dal professore Albino Uggeacute era indirizzato allrsquoispettore superiore del Ministero dellrsquoEducazione Nazionale Et-tore Raymondi il quale aveva il compito di rilevare lrsquoofferta didat-tica inerente al problema della razza di tutte le universitagrave italiane Entrando piugrave nel dettaglio perograve in una comunicazione interna allrsquoI-stituto veneziano lo stesso professore comunicograve al direttore ammini-strativo Samuele Fusco che il Laboratorio di Statistica da lui guidato a partire dal 1939 avrebbe fatto condurre agli studenti laquoricerche di demografia costituzionalisticaraquo dirette a porre in evidenza eventua-li laquorelazioni fra struttura corporea e forme morboseraquo con particola-re attenzione laquoa determinare la frequenza delle forme neoplastiche fra i diversi tipi morfologiciraquo49

Anche se lrsquoinsegnamento riguardante la razza fosse sostanzial-mente uno ndash peraltro non obbligatorio ndash si presume che anche altri corsi plasmarono i propri programmi sulla base delle nuove esigen-ze imperiali I piugrave ricettivi in tal senso furono verosimilmente gli in-segnamenti geografici da sempre adatti a utilizzare categorie anali-tiche volte a lsquoinferiorizzarersquo lrsquoAltro50 Cosigrave nella sua tesi di geografia fisica e sociale il giagrave citato studente Roberto Gmneir poteva conclu-dere la sua disamina sul comportamento da tenere nei confronti del-le popolazioni somale

Conoscere lo spirito di un popolo significa aver trovato lrsquoarma di conquista assoluta incontrastata e duratura Cosigrave di fronte a un popolo ribelle e predone di razza impura e bassa privo di una sto-ria propria di una propria intelligenza che non sa ammirare altro che la forza lrsquoarma di conquista saragrave il pugno di ferro continua

48 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 programma del corso demo-grafia generale e demografia comparata delle razze senza data49 ASCF serie rettorato scatole lignee b 23 fasc 4 comunicazione dattiloscritta diretta al Cav Fusco 17 luglio 39 50 Oltre al corso di Geografia economica dallrsquoAnno Accademico 1939-1940 il Con-siglio Accademico di Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento complementare di Storia delle esplorazioni geografiche tenuto probabilmente dallrsquoassistente di Ricci Candida (An-nuario 1939-40)

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dimostrazione della propria superioritagrave su di esso e noi vedremo questo popolo fare da principio come il cane ringhioso ma che fi-niragrave poi col leccare la mano del padrone [Al contrario] Se un po-polo egrave fiero non selvaggiamente ma della nobiltagrave sua che non tol-lera padrone la nazione conquistatrice srsquoimporragrave soltanto con il commercio con lrsquoedilizia con le opere di civiltagrave in genere facendo diffusione non forzata delle sue idee e dei suoi elementi di civiltagrave51

Il dispositivo razzista inoltre a partire dal 1939 era alimentato an-che dal GUF locale il quale seguendo le direttive provenienti dalla segreteria nazionale svolse la sua attivitagrave culturale esclusivamente sui temi laquoImpero Razza e Autarchiaraquo come pare preannunciare il monito lanciato ai suoi pari etagrave dal segretario Dorigo durante la ce-rimonia inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1938-1939

Sulla questione ebraica [hellip] voi dovrete essere allrsquoavanguardia per ortodossia ed intransigenza Non intendo addentrarmi nella trat-tazione del problema che viene quotidianamente ed eloquentemen-te illustrato ma se qualcuno di voi avesse ancora qualche forma di sentimentalismo fuori posto saragrave bene che questo qualcuno ricordi che una fede che si abbraccia non si discute e che non si puograve dimenti-care il giuramento che lega a questa fede (Annuario 1938-39 38-9)52

Tralasciando per il momento la diffusione della laquocoscienza razzialeraquo allrsquointerno del corpo docente e studentesco si puograve constatare come a Carsquo Foscari fra il 1938 e il 1940 lrsquoargomento coloniale fosse anco-ra una volta un oggetto di studio caro principalmente al professore Ricci le tesi di laurea discusse nello stesso periodo di tempo denota-no come lrsquoEtiopia la Libia la Somalia ndash ma anche Rodi ndash suscitasse-ro il vivo interesse degli allievi del docente di Geografia economica La stessa cosa invece non si puograve affermare per il corso di Economia coloniale per via del fatto che il Magistero diversamente dal corso di laurea non prevedeva la stesura di una tesi bensigrave una prova scrit-ta da concludere entro 6 ore una prova orale e una lezione pubblica tutti documenti dei quali non egrave rimasta alcuna traccia tra gli scaffa-li dellrsquoarchivio universitario

Una volta terminata lrsquouniversitagrave il laureato era pronto a inoltrar-si nel mondo del lavoro Nella bacheca di Carsquo Foscari e in quella del

51 Anche se non specificato probabilmente il relatore era Ricci ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 8-9 52 Rispetto ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte organizzati a Venezia nel 1936 che misero in luce la difficile penetrazione del GUF a Carsquo Foscari tre anni dopo gli iscrit-ti allrsquoassociazione goliardica locale erano 810 su 1684 studenti totali ASCF serie ret-torato scatole lignee b 282 fasc 4 parte integrativa riferentesi ai quesiti di cui al questionario B annesso alla circolare ndeg 2069 del 21 maggio 1939

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GUF solitamente venivano affissi bandi di concorso o offerte lavora-tive Molto spesso queste ultime provenivano da societagrave commercia-li con sede allrsquoestero che consideravano lrsquoIstituto veneziano la scuo-la ideale per la formazione del profilo professionale richiesto Il 28 gennaio 1938 la Societagrave Italiana Coloniale di Roma unrsquoorganizza-zione commerciale fondata nel 1899 e avente moltissime agenzie in diverse colonie italiane e estere richiese al rettore Lanzillo di indi-care dei laquogiovani laureati di solida preparazione di robusta costitu-zione fisica volenterosi e naturalmente inclinati allrsquoattivitagrave mercan-tileraquo al fine di poterli contattare per offrirgli laquounrsquoottima pratica di perfezionamentoraquo Circa due mesi dopo allrsquoappello rispose Nazzare-no Paoletti laureatosi il 26 ottobre 1937 in Economia e Commercio discutendo la tesi di laurea laquoLa politica demografica del fascismoraquo grazie alla quale ottenne addirittura la lode Pur non conoscendo lrsquoe-sito della vicenda si suppone che lrsquoex studente di Carsquo Foscari abbia ottenuto lrsquoimpiego poicheacute nei pochi dati che consegnograve alla segrete-ria di Carsquo Foscari sottolineograve non solo il fatto di esser iscritto al PNF ma anche di poter laquoservire qualsiasi localitagraveraquo53

Per altre opportunitagrave lavorative gli studenti dovettero probabil-mente sfruttare le borse di studio e di viaggio che molte societagrave pro-muovevano per condurre delle ricerche allrsquoestero in grado di aprire nuovi canali commerciali o ribadire una volta di piugrave il legame seco-lare che intrecciava Venezia allrsquoOriente Il mito della Serenissima infatti continuava ad aggirarsi fra i banchi cafoscarini tantrsquoegrave che la porta drsquoingresso dellrsquoIstituto veneziano ricordava agli studenti la laquoSublime Portaraquo ottomana54

36 Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale

La costituzione dellrsquoImpero italiano in Africa non distolse Carsquo Fosca-ri dalle sue vere ambizioni creare degli operatori commerciali capa-ci di allargare lrsquoinfluenza economica italiana nellrsquoAdriatico e nel Me-diterraneo orientale Del resto il mito della Serenissima continuava a fungere da riferimento per quanti volevano comprendere le nuo-

53 ASCF serie rettorato scatole lignee b 13 fasc 1 comunicazione dattiloscritta della Societagrave Coloniale Italiana al rettore Lanzillo 28 gennaio 1938 Nello stesso fa-scicolo comunicazione dattiloscritta del rettore Lanzillo con indicazione dello studen-te prescelto 18 marzo 1938 biglietto manoscritto da Paoletti Nazzareno senza data54 Per quanto riguarda le borse di studio e di viaggio si veda lrsquoesempio dei finanzia-menti elargiti in favore dei laureati di Economia e Commercio dalla SADE e dal laquomu-nifico spirito di venezianitagrave del Conte Volpi di Misurataraquo (Annuario 1939-1940 26) Il termine laquoSublime Portaraquo compare spesso nelle pagine di diario di Teresa Petracco in riferimento alla porta drsquoentrata di Carsquo Foscari

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ve ambizioni imperiali dellrsquoIstituto cosigrave come pare indicare il retto-re Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1937-1938

Il nostro Istituto nacque quando lrsquoItalia stava per esaurire il fati-coso sforzo della sua ricostruzione unitaria Sorse a Venezia allrsquoin-domani del plebiscito come pegno e presagio di rinascita dellrsquoA-driatico verso lrsquoantica grandezza ad opera di un grande Siciliano economista sommo ed assertore eroico delle piugrave alte qualitagrave del-lo spirito umano Francesco Ferrara Oggi lrsquounitagrave egrave granitica in confini insormontabili e lrsquoItalia guarda al suo Impero come ad un retaggio piugrave vasto e mentre il mondo egrave inquieto e l lsquoOriente che fu di Venezia egrave percorso da profonde scosse a noi piace immagi-nare che in questa ora fremano nei loro avelli con gli antichi Im-peratori di Roma i grandi Dogi di Venezia come per incoraggiare e rafforzare lrsquoerculeo sforzo del Capo che in Roma tesse la gran-de tela e da Roma dirige lrsquoItalia nella sua sicura ed inarrestabile ascensione (Annuario 1937-38 28)

Nonostante lrsquoItalia intera guardasse allrsquoAfrica orientale da Carsquo Fo-scari lrsquoattenzione era rivolta anche a quellrsquoOriente laquopercorso da pro-fonde scosseraquo situazione ideale per poter allargare la propria in-fluenza economica-commerciale In questrsquoottica professori e studenti riversarono grande importanza sulla laquotesta di ponteraquo Rodi la colo-nia italiana protesa verso mercati appetibili come quello turco si-riano palestinese ed egiziano55 Infatti come convenne lo studente Gustavo Trevisan nella sua tesi di laurea laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo (1938) sotto lrsquoa-bile guida del relatore Ricci lrsquoarcipelago laquosi presta ad assolvere una molteplicitagrave di funzioni importantissime funzione commerciale fun-zione culturale e funzione politico-militareraquo56 Per questa ragione a livello giuridico quella di Rodi avrebbe dovuto essere denominata non tanto colonia economica e di sfruttamento comrsquoerano invece i possedimenti drsquoOltremare bensigrave colonia laquostrategicaraquo Drsquoaltra parte nellrsquoorganizzazione dello spazio vitale del Mediterraneo lrsquoarcipela-go svolgeva una duplice funzione allargare lrsquoinfluenza italiana e fa-scista in Oriente in modo tale da destabilizzare lrsquoegemonia inglese e francese e allo stesso tempo ricoprire il suo ruolo storico di laquosen-tinella avanzata dellrsquoitalianitagraveraquo57

55 ATCF R Buseghin laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Mediterraneo Orienta-leraquo 1937 24 Relatore Ricci 56 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 1-2 Relatore Ricci57 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 45-46 Relatore Ricci

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Malgrado la soppressione della sezione diplomatico-consolare dunque la tradizione accademica cafoscarina sembra confluire nel corso di laurea in Economia e commercio una riappropriazione iden-titaria ndash seppur sotto altre spoglie ndash che il Consiglio Accademico por-tograve avanti con forza soprattutto dopo la conquista italiana dellrsquoAlbania In questo senso emblematica appare lrsquoinserimento nel piano studi dellrsquoAnno Accademico 1939-1940 degli insegnamenti di Lingua ara-ba Lingua albanese e Lingua serbo-croata (Annuario 1939-40 42) Come si egrave visto anche nella parte finale del terzo capitolo il rilancio dellrsquoimperialismo orientale rimise in moto la macchina mitopoietica di Venezia desiderosa ora piugrave che mai di ripercorrere i propri fasti passati Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale lrsquoimpegno di formare una classe dirigente capace di governare il nuovo ordine me-diterraneo che si stava prospettando si rese alquanto urgente Infat-ti almeno secondo quanto sosteneva la propaganda fascista il nuovo conflitto europeo rappresentava unrsquooccasione per la redenzione dei Balcani dallrsquoegemonia inglese e francese portandoli di conseguen-za sotto lrsquoinfluenza economica e culturale italiana Per questa ragio-ne come riferigrave il nuovo rettore DellrsquoAgnola questa laquoguerra di libe-razioneraquo laquodiretta a spezzare una volta per sempre le catene che per troppo tempo hanno tenuto lrsquoItalia prigioniera nel suo mareraquo era vis-suta intensamente da Venezia laquoche nei mari fu per secoli dominatri-ceraquo (Annuario 1940-41 19 Rodogno 2003)

Con la vittoria delle potenze dellrsquoAsse che si faceva via via sempre piugrave probabile il progetto fascista di rifondare gli equilibri europei e mediterranei sembrava concretizzarsi delineando una situazione fa-vorevole alle aspirazioni imperiali di Venezia Lrsquoannessione allrsquoItalia della Slovenia della Dalmazia e del Montenegro infatti convinsero il vicepresidente dellrsquoISA Mocenigo e il prorettore Alfonso de Pietri-To-nelli a dar vita in seno a Carsquo Foscari nellrsquoottobre del 1942 alla Scuola di perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgi-mento dellrsquoattivitagrave economica nellrsquoEuropa Sud-orientale e nel Levante (IESOL) un biennio di perfezionamento a cui sarebbero stati ammes-si i laureati delle discipline scientifiche inerenti il campo economico sociale diplomatico e agrario (Annuario 1941-42 1942-43 27)58 Mi-rando ad assicurare a laquoVenezia industriale e marinararaquo un ruolo di primo piano laquonellrsquoEuropa di Domaniraquo lrsquoiniziativa si poneva lrsquoobietti-vo laquodi preparare per il dopoguerra i dirigenti dellrsquoespansione econo-mica veneziana ed italiana nellrsquoEuropa sud-orientale e nel Levanteraquo (Bollettino gennaio-aprile 1943 7) Il piano di studi sembra conferma-

58 Il progetto IESOL in realtagrave prese piede giagrave tra il 1940 e il 1941 allrsquointerno dellrsquoI-SA Successivamente per accelerarne i tempi Volpi presentograve lrsquoiniziativa direttamen-te al ministro dellrsquoEducazione Bottai e a Mussolini ricevendo lrsquoapprovazione e assicu-randosi anche il finanziamento della Confederazione degli Industriali (Bollettino gen-naio-aprile 1943)

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re questrsquointenzione Gli insegnamenti fondamentali che si sarebbero tenuti a partire dallrsquoAnno Accademico 1943-1944 nelle aule di palaz-zo di Rio Novo erano i seguenti Merceologia applicata ai prodotti di scambio Geografia economica Tecnica della produzione dellrsquoimpor-tazione e dellrsquoesportazione industriale Tecnica della banca Tecnica del commercio interno ed internazionale Tecnica dei sistemi e dei re-golamenti monetari Tecnica dei trasporti e delle istituzioni ausiliare del commercio Politica economica applicata Statistica economica e demografica Regimi costituzionali e pubbliche amministrazioni Di-ritto privato Tutela del credito e diritto cambiario Sistemi tributari e doganali A questi la cui denominazione completa prevedeva lrsquoaggiun-ta della specifica laquodellrsquoEuropa sud-orientale e del Levanteraquo lo studente doveva aggiungere un corso di lingua a scelta fra lrsquoalbanese lrsquounghe-rese il rumeno il serbo-croato il bulgaro lo sloveno il russo lrsquoara-bo il turco e il greco moderno piugrave uno dei corsi pratici di lingua fra il tedesco lrsquoinglese e il francese (Bollettino maggio-agosto 1943 27-8)

Tuttavia i preparativi per lrsquoavvio della Scuola andavano a rilento complice la morte di uno dei principali promotori Mocenigo Infine con la caduta del fascismo il 25 luglio e la conseguente interruzione del canale diretto fra Volpi e lrsquoestablishment politico e industriale na-zionale vennero meno le condizioni ideologiche economiche e geopo-litiche sulle quali era nata lrsquointenzione di fondare una Scuola di profes-sionisti nel settore commerciale e industriale per lrsquoarea sud-orientale

Col finire della guerra per Carsquo Foscari non era piugrave il tempo di guar-dare al di lagrave dellrsquoAdriatico Nel cortile di quella che doveva essere la sede del museo e della biblioteca dello IESOL Carsquo Giustinian dei Ve-scovi lrsquo11 novembre del 1946 il rettore Luzzatto da poco reintegra-to nel corpo docente inaugurograve il laquoSacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigianaraquo tuttora presente Al centro della composizione artistica si erge la figura di una donna sofferente la Niobe La sua storia parla di una madre talmente orgogliosa dei suoi figli da con-siderarsi piugrave feconda della dea Leto la madre di Artemide e Apollo A causa della sua superbia perograve la Niobe fu punita con lrsquouccisione di tutta la sua prole un dolore immenso che la trasformograve in pietra e per il quale non smise mai di piangere Le lacrime versate vengo-no raccolte simbolicamente da una vasca collocata alla base della statua scolpita da Napoleone Martinuzzi Mentre si copre il volto e gli occhi con le braccia il corpo della donna dagrave le spalle al muro do-ve sono apposte le lapidi con incisi i nomi dei docenti e degli studen-ti dellrsquoIstituto caduti in tutte le guerre e nella laquolotta partigianaraquo la Prima guerra mondiale la guerra drsquoEtiopia la guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale (Paladini 2002)

Agli occhi di chi aveva vissuto la stagione imperiale di Carsquo Fosca-ri quel Sacrario significava lrsquoinfrangersi di un sogno e la separazio-ne da un mito che fino a quel momento aveva guidato le aspirazioni dellrsquoIstituto e di Venezia

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Figura 1 Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia 19 gennaio-12 febbraio 2017 Venezia Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone

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Figura 2 Gagliardetto offerto dal Fascio di Mestre al 51mo Battaglione Eritreo Ficeacute (Scioa) 28 febbraio 1937 Venezia Il Gazzettino Illustrato

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Figura 3 Pubblicitagrave della Societagrave Adriatica di navigazione 1937-38 Guida commerciale della cittagrave e della provincia di Venezia

Venezia Soc Editr Mutilati e Combattenti

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Figura 4 Monumento ai Marinai drsquoItalia Colonna rostrata 1876 Venezia Giardini Napoleonici

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Figura 5 laquoUnioni Steriliraquo laquoPagina colonialeraquo 9 22 gennaio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 6 laquoLa resa dei contiraquo laquoPagina colonialeraquo 12 19 marzo 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 7 laquoLa mostra dellrsquoImperoraquo laquoPagina colonialeraquo 16 14 maggio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 8 Lrsquoinserzione pubblicitaria delle Assicurazioni Generali Venezia 1936 Venezia OND ICF (a cura di) Giornata coloniale della Sezione

veneziana dellIstituto coloniale fascista

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Figura 9 Mario SIroni Venezia lrsquoItalia e gli studi 1935-36 Affresco Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Aula Baratto

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Figura 10 Stele ai cafoscarini caduti laquoper la fondazione dellrsquoImperoraquo 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Annuario 1936-37

Illustrazioni

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Figura 11 Olga Manente 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia ASCF serie studenti fascicoli personali Olga Manente

Illustrazioni

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

4 Contrappunti in conclusione

Recentemente sulle pagine del quotidiano locale La Nuova Venezia (14 gennaio 2018 fig 11) egrave stata pubblicata la storia della ndash probabi-le ndash prima studentessa afro-italiana iscritta a Carsquo Foscari Olga Ma-nente La sua vicenda personale fuoriuscita dalle carte dellrsquoArchivio Storico dellrsquoUniversitagrave obbliga a riflettere sopra alcuni dei silenzi a cui non si egrave potuto dar voce in questa indagine storica come un con-trappunto di una storia che molte volte appare senza increspature1

Olga nacque a Saganegraveiti nel sud dellrsquoEritrea nellrsquoottobre del 1917 Suo padre Virginio Manente originario di Spinea nelle vesti di offi-ciale dei carabinieri srsquoimbarcograve per la colonia italiana nei primi an-ni del Novecento Della madre invece non si conosce il nome come per gran parte delle donne africane che si unirono con i soldati ita-liani in relazioni di madamato durante il periodo coloniale Un trat-to di penna sbarrando lo spazio dovrsquoera necessario inserire le gene-ralitagrave della madre sembra voler cancellare questa lsquoscomodarsquo origine allrsquointerno del fascicolo personale della studentessa laquometicciaraquo iscrit-tasi a Lingue e Letterature moderne nel novembre 1937 pochi me-si dopo la decisione del regime fascista di varare la prima legge raz-ziale2 Un primo silenzio dunque che ricorda come la ricerca che ho condotto e presentato nelle pagine precedenti prenda in esame so-lo il discorso degli invasori e dei colonizzatori pur decostruendolo e

1 Alla metafora musicale del contrappunto ricorse per la prima volta Edward Said per spiegare come al discorso del colonizzatore si affianchino sempre contro-narrazio-ni resistenziali in una storia dunque simultanea e polifonica A tal proposito Culture and Imperialism rappresenta un esempio lrsquointellettuale palestinese oltre allrsquoanalisi dei romanzi inglesi e francesi otto-novecenteschi conduce lo studio degli scritti di Aimeacute Ceacutesaire Frantz Fanon e William Butler Yeats 2 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente

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depotenziandolo criticamente sottolineandone molte volte parados-si e forzature Inoltre come sembra suggerire il silenzio obbligato della madre e la mancanza di ego-documenti in grado di dare la pa-rola a Olga il passato veneziano irredentista nazionalista colonia-lista e imperialista fu una storia lsquofattarsquo da maschi esclusivamente bianchi dove alla donna era concesso solo il ruolo di testimone Ma-ria Damerini e Teresa Petracco ne sono un esempio

Il fascicolo personale di Olga dopo anni di anonimato egrave stato por-tato alla luce durante alcune ricerche drsquoarchivio che volevano indaga-re in quale modo le leggi razziali vennero applicate allrsquointerno di Carsquo Foscari Dallo spoglio delle carte egrave emerso un foglio ndash datato febbra-io 1938 ndash in cui egrave stilata una lista dei nomi di laquoallievi probabilmente ebreiraquo Nellrsquoelenco compare il nome anche della giovane studentessa afro-italiana fu forse un modo per i burocrati cafoscarini di lsquoatten-zionarlarsquo per via del colore della sua pelle3 Malgrado la stessa Olga si dichiarasse cattolica giagrave nellrsquoottobre di quellrsquoanno egrave presumibile che la schedatura per motivi razziali rappresentasse uno dei motivi che rallentarono la sua carriera universitaria visto che riuscigrave a lau-rearsi solo a conflitto terminato il 13 novembre 19454 Quel giorno infatti Olga discusse la sua tesi orale laquoLe malade imaginaire eacutetude des caracteacuteresraquo argomento previamente concordato con il relatore Italo Siciliano storico professore cafoscarino di letteratura france-se5 In calce al verbale di laurea compaiono i nomi dei docenti che in quellrsquooccasione formarono la commissione esaminatrice fra cui quello di Leonardo Ricci vero e proprio cultore della materia colo-niale a Carsquo Foscari durante gli anni Trenta

Questo incontro alquanto paradossale apre a un secondo silen-zio su un altro tema che non si egrave potuto affrontare in questrsquoindagi-ne storica lrsquoattivismo e la propensione filo colonialista imperialista e talvolta razzista dei professori cafoscarini ndash e percheacute no degli stu-denti ndash sembra non aver intaccato minimamente le carriere accade-miche di coloro che avrebbero continuato a sedere dietro la cattedra nel secondo dopoguerra Drsquoaltronde scorrendo gli Annuari degli an-ni accademici posteriori al 1945 egrave possibile notare come i professo-ri Lanzillo Uggeacute e Ricci ad esempio continuarono a tenere confe-renze lezioni e a pubblicare ricerche di carattere rispettivamente economico statistico e geografico Tuttavia tale considerazione non

3 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 documento dattiloscritto laquoI seguenti allievi sono probabilmente ebreiraquo febbraio 1938 4 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente verbale di Laurea Occorre precisare che gli studenti lsquofuori corsorsquo allrsquoepoca erano moltissimi Uno dei mo-tivi principali era sicuramente legato al procedere della guerra 5 La tesi orale molto probabilmente venne ampiamente utilizzata negli ultimi anni della guerra quando le comunicazioni fra studenti e professori si facevano sempre piugrave difficili Purtroppo di queste dissertazioni non egrave restata alcuna traccia in archivio

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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vuole presentarsi come un tentativo delatorio bensigrave come unrsquoocca-sione per comprendere se il sostegno e il contributo scientifico dato ai progetti coloniali e imperiali italiani primo-novecenteschi fosse vissuto dai docenti con nostalgia indifferenza oppure con vergogna in unrsquoItalia che seppur non direttamente stava partecipando alla stagione della decolonizzazione Attraverso lo studio delle carriere personali dei docenti inoltre sarebbe opportuno indagare se e in che modo gli stessi professori continuarono a far circolare allrsquointer-no delle aule cafoscarine nozioni o discorsi legati alle ndash oramai ndash ex colonie nonostante la scomparsa dei corsi Economia coloniale e De-mografia comparata delle razze dai piani di studio di Carsquo Foscari Un approfondimento adeguato porterebbe difatti a individuare perma-nenze o elementi di discontinuitagrave nel discorso scientifico

Riassumendo in quanto afro-italiana donna e studentessa lo sguardo intersezionale di Olga Manente permette di individuare allrsquointerno dellrsquoindagine storica alcuni limiti e al contempo diver-si orizzonti di ricerca che potrebbero essere affrontati in un prossi-mo futuro

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Fonti e bibliografia

Le tesi di laurea

In ordine cronologico sono riportate di seguito le tesi di laurea di ar-gomento coloniale eo imperiale discusse a Carsquo Foscari a partire dal 1914 fino al 1941 La ricerca egrave stata condotta a partire dagli Annua-ri e dai Bollettini Si considera lrsquoelenco incompleto

Frangioni Mario (aa 1914-15) laquoI regimi fondiari delle terre di nuova coloniz-zazioneraquo

Valenza Giovanni (aa 1914-15) laquoGli interessi italiani in Tunisiaraquo Bignamini Cristoforo (aa 1914-16) laquoLrsquoevoluzione commerciale e coloniale de-

gli Stati moderniraquo Franich Elia (aa 1915-16) laquoLa colonizzazione dellrsquoEritrea nei suoi aspetti eco-

nomici principaliraquoMorselli Guido (aa 1917-18) laquoLe condizioni economiche della Libia riguardo

alla colonizzazioneraquoGiletta Alberto (aa 1919-20) laquoLrsquoagricoltura nella Tripolitania Settentrionaleraquo Tonini Angelo (aa 1919-20) laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquoRosito Leonardo (aa 1920-21) laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei

suoi maggiori porti commercialiraquo Catalani Giacomo (aa 1920-21) laquoZavia (Garbiacutea) TripolitaniaraquoGalli Filippo (aa 1920-21) laquoLrsquoAlbania e la sua importanza economica e com-

merciale per lrsquoItaliaraquoSonetti Francesco (aa 1922-23) laquoLrsquoirrigazione e lo sviluppo dellrsquoagricoltura

nella Somalia Italiana MeridionaleraquoPellizzon Ferdinando (aa 1922-23) laquoIl mandato colonialeraquo Albuzio Andrea (aa 1923-24) laquoLe condizioni naturali della coltivazione asciut-

ta nella Tripolitania settentrionaleraquoBertoli Domenico (aa 1923-24) laquoLa dottrina dellrsquooccupazione ed il sistema

dei mandati colonialiraquo Pavcovich Vincenzo (aa 1923-24) laquoLa Jugoslavia e lrsquoAdriaticoraquo

Studi di storia 10 158Per una dimensione imperiale 157-168

Giordano Pasquale (aa 1924-25) laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commerciale italiana in quella regione attra-verso Rodi ed il Dodecanesoraquo

Scagnolari Alfredo (aa 1924-25) laquoLe relazioni commerciali italo-jugoslaveraquoGuelpa Ferruccio (aa 1924-25) laquoSaggio di monografia geografico-economi-

ca sul Dodecaneso (Rodi)raquoMaltini Roberto (aa 1925-26) laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del

Patto della Societagrave delle Nazioniraquo Tito Mario (aa 1925-26) laquoLrsquoordinamento giuridico e la colonizzazione della

Tripolitania Appendice ldquoRaccolta delle principali leggi riguardanti la Tri-politaniardquoraquo

Cainazzo Michele (aa 1926-27) laquoItalia e MediterraneoraquoSettembrini Arnaldo (aa 1926-27) laquoIl porto di Venezia dal 1850 in poiraquo Poloni Luigi (aa 1926-27) laquoColonia Eritrea agricoltura e commercioraquo Re Gerolamo (aa 1927-28) laquoIl porto di Venezia e lrsquoimportanza economica del

suo retroterraraquo Renna Ismaele (aa 1927-28) laquoIl problema cotoniero nelle colonie italiane

drsquoAfricaraquoMarino Fernando (aa 1928-29) laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo Azzolini Emilio (aa 1928-29) laquoDati e idee sulla valorizzazione della Soma-

lia meridionaleraquoLuchese Giuseppe (aa 1929-30) laquoLa riconquista della Libia dopo la guerra

mondiale (1918-1928)raquoMonti Giovanni (aa 1929-30) laquoLa Dalmazia negli ultimi cinquantrsquoanniraquoBolognini Manlio (aa 1930-31) laquoLa rinascita dellrsquoAlbaniaraquoCamerino Guido (aa 1930-31) laquoIl porto di Venezia dal 1849 al 1913raquoCasagrandi Erberto (aa 1930-31) laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1797 ai gior-

ni nostriraquoCoppetti Armando (aa 1930-31) laquoIl mediterraneo e la politica europea (Dal

congresso di Berlino sino ad oggi)raquoLucich Luigi (aa 1930-31) laquoLa DalmaziaraquoCucchini Achille (aa 1931-32) laquoIl porto di VeneziaraquoGentilucci Loreto (aa 1931-32) laquoLa Tripolitania e la Cirenaica ed il problema

demografico italianoraquo Antonelli Giuseppe (aa 1932-33) laquoLa Libia e il suo sviluppo economico dallrsquo

occupazione italiana ad oggiraquo Albanese Norina (aa 1932-33) laquoLrsquoAfrique du Nord dans les ouvrages et dans

le roman francaisraquoPaulin Luigi (aa 1932-33) laquoLa Dalmazia economica dal 1815 al 1915raquo Bertoli Augusto (aa 1933-34) laquoLrsquoinfluenza della colonizzazione sui popoli

colonizzatoriraquoCasale Lorenzo (aa 1933-34) laquoIl problema idraulico e la cotonicoltura in So-

maliaraquo Kirchmayr Alberto (aa 1933-34) laquoLrsquoAfrica orientale geografica ed economica

e le possibilitagrave di sviluppo del commercio italianoraquoNandi Italo (aa 1934-35) laquoLrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria nel millenario delle sue re-

lazioni con Veneziaraquo Valentini Giuseppe (aa 1935-36) laquoAvvaloramento della SomaliaraquoZannini Alfredo (aa 1935-36) laquoLa valorizzazione zootecnica in LibiaraquoGrisan Bruno (aa 1936-37) laquoLrsquoIstria fedele di Roma e di Venezia nella storia

del risorgimento nazionaleraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 159Per una dimensione imperiale 157-168

Terboievich Bruno (aa 1936-37) laquoLa slavizzazione austriaca della DalmaziaraquoGmneir Roberto (aa 19336-37) laquoSomalia italiana meridionaleraquo Brardinelli Mario (aa 1937-38) laquoColonizzazione della Somaliaraquo Buseghin Renato (aa 1937-38) laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Medi-

terraneo Orientaleraquo Martina Enzo (aa 1937-38) laquoConsiderazioni politico economiche sul com-

mercio estero in Italia dalla marcia su Roma alla costituzione dellrsquoImperoraquo Quintarelli Idalgo (aa 1937-38) laquoRecenti ricerche e prospettive dellrsquoindustria

cotoniera italianaraquo Ravida Ernesto (aa 1937-38) laquoLa coltivazione del cotone in Egitto nel Sudan

Anglo Egiziano nelle colonie italiane e negli Stati Uniti drsquoAmericaraquoBonybadi Vittorio (aa 1938-39) laquoStoria demografica di Pola dal secolo 16 ai

giorni nostriraquo Cesco Frare Mario (aa 1938-39) laquoLrsquoEtiopia e le sue possibilitagrave economiche in

funzione dei suoi valori geograficiraquo Domenighini Leoniola (aa 1938-39) laquoPolitica coloniale fascistaraquo Lucich Bruno (aa 1938-39) laquoProvvedimenti politici e sviluppo della produ-

zione elettrica nella regione Veneto-Adriaticaraquo Ptacek Carlo (aa 1938-39) laquoIl Porto di Venezia nellrsquoultimo quindicennioraquo Trevisan Gustavo (aa 1938-39) laquoLa funzione geografica ed economica di Ro-

di e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo Venditti Ernesto (aa 1938-39) laquoFondamenti geografici della valorizzazione

economica della Tripolitaniaraquo Vicel Alberto (aa 1938-39) laquoRegime agrario nello sguardo storico e la rifor-

ma agraria nella Jugoslaviaraquo Vuk Stanko (aa 1938-39) laquoLa Jugoslavia e le sue minoranzeraquoZerilli Francesco (aa 1938-39) laquoAspetti geografici ed economici dellrsquoIsola

di RodiraquoBrambati Pierino (aa 1938-39) laquoLa politica coloniale italiana dalla costitu-

zione del Regno drsquoItalia alla conquista della Libiaraquo Sango Edoardo (aa 1939-40) laquoRisorse e promesse delle terre dellrsquoImperoraquo Sarzi Amade Carlo (aa 1939-40) laquoLrsquooccupazione di guerraraquo Vannutelli Mario (aa 1939-40) laquoLrsquoItalia potenza marittima in Mediterraneo

e nelle sue colonie dal 1866 alla fondazione dellrsquoImpero (9 maggio 1936)raquo Vucusa Riccardo (aa 1939-40) laquoLrsquoimportanza economica del porto di ZararaquoGuelfi Oreste (aa 1940-41) laquoIl cotone e le possibilitagrave dellrsquoImperoraquo Trevisini Alfredo (aa 1940-41) laquoLa colonizzazione italiana in Africa compara-

ta a quella delle altre potenze europeeraquo Petrei Italo (senza data) laquoLe colonie italiane nel dopo guerraraquo Lumia Cristoforo (senza data) laquoLrsquoambiente geografico - economico della Tri-

politaniaraquo Gallana Sergio (senza data) laquoValorizzazione economica della Cirenaicaraquo Manzelli Arrigo (senza data) laquoLa politica economica coloniale dal 1905 al

1930raquoMarchiori Gino (senza data) laquoI protettorati europei sui sultanati di Zanzibar e

della Somalia in diritto internazionaleraquo Tesi Guglielmo (senza data) laquoPotenzialitagrave economica della Cirenaica in rap-

porto alle condizioni geograficheraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 160Per una dimensione imperiale 157-168

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Marco DonadonFonti e bibliografia

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Annuari e Bollettini

Annuario = Annuario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia (dal 1922 Annuario del R Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia per gli anni accademici dal 1936 Annuario del R Istituto Superio-re di Economia e Commercio di Venezia per gli anni Accademici dal 1940 An-nuario per gli anni accademici) Venezia Annate 1897-1947 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48373 (2019-04-07)

Bollettino = Bollettino dellrsquoAssociazione degli antichi studenti della R Scuola su-periore di commercio di Venezia (dallrsquoottobre 1921 Associazione ldquoPrimo Lan-zonirdquo fra gli antichi studenti della R Scuola superiore di commercio di Vene-zia) Venezia Annate 1899-1943 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48371 (2019-04-07)

Eraclit = Eraclit Piastre per lrsquoedilizia e rivestimenti isolanti Venezia Annate 1930-1936

Marco DonadonFonti e bibliografia

Con la conquista dei primi territori coloniali sul finire dellrsquoOttocento la retorica imperiale prese a circolare non solo fra le calli veneziane ma anche tra i banchi di Carsquo Foscari Il discorso pubblico cosigrave come quello scientifico-accademico interagendo con il bagaglio storico-culturale dellrsquoex Dominante contribuirono a ridefinire lo spazio urbano e quello universitario lasciando tracce ancora oggi visibili Proprio a partire da queste ultime si tenteragrave di descrivere le vicende e individuare gli interpreti di una pagina di storia locale ancora poco conosciuta

Marco Donadon (1992) egrave dottorando di ricerca in Studi storici presso le Universitagrave di Padova Venezia e Verona Ha studiato allrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari Venezia dove ha conseguito la laurea magistrale Si occupa di Storia del colonialismo e dellrsquoimperialismo italiano rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo di questi fenomeni durante il fascismo

UniversitagraveCarsquoFoscariVenezia

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cio

  • 11Introduzione
  • 117Il ritorno della Dominante
    • Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento
      • 251Tracce imperiali a Venezia
        • La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo
          • 397Un calendario accademico imperiale
            • Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano
              • Illustrazioni
                  • 4155Contrappunti in conclusione
                  • 159Fonti e bibliografia
                  • 11Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia
                  • 12In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali
                  • 13Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare
                  • 14Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola
                  • 15Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni
                  • 16Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti
                  • 21Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa
                  • 22Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali
                  • 23Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia
                  • 24Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia
                  • 25Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939
                  • 26Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari
                  • 31Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta
                  • 32Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia
                  • 33La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia
                  • 34Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero
                  • 35Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari
                  • 36Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale
                  • Pagina vuota
Page 2: Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte ......Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Studi di storia

Collana coordinata da Laura CerasiMario InfeliseAnna Rapetti

10

Per una dimensione imperiale

Studi di storia

CoordinatoriLaura Cerasi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Anna Rapetti (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)

Comitato scientificoClaus Arnold (Johannes Gutenberg-Universitaumlt in Mainz Deutschland)Marina Caffiero (Sapienza Universitagrave di Roma Italia)Giovanni Filoramo (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Marco Fincardi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Stefano Gasparri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Vincenzo Lavenia (Universitagrave di Bologna Italia)Simon Levis Sullam (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Adelisa Malena (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Alberto Masoero (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Rolf Petri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Giorgio Politi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Silvio Pons (Universitagrave degli Studi di Roma laquoTor Vergataraquo Italia)Antonella Salomoni (Universitagrave della Calabria Cosenza Italia)Enzo Traverso (Cornell University Ithaca USA)Giovanni Vian (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Chris Wickham (University of Oxford UK)

Direzione e redazioneUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDipartimento di Studi UmanisticiPalazzo Malcanton Marcoragrave Dorsoduro 3484D30123 Veneziastudistoriauniveit

e-ISSN 2610-9107 ISSN 2610-9883

URL httpedizionicafoscariuniveititedizionicollanestudi-di-storia

VeneziaEdizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Marco Donadon

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

copy 2019 Marco Donadon per il testocopy 2019 Edizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing per la presente edizione

cbQuestrsquoopera egrave distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 40 InternazionaleThis work is licensed under a Creative Commons Attribution 40 International License

Qualunque parte di questa pubblicazione puograve essere riprodotta memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico senza autorizzazione a condizione che se ne citi la fonteAny part of this publication may be reproduced stored in a retrieval system or transmitted in any form or by any means without permission provided that the source is fully credited

Edizioni Carsquo Foscari - Digital PublishingUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDorsoduro 3246 30123 Veneziahttpedizionicafoscariuniveit | ecfuniveit

1a edizione novembre 2019ISBN 978-88-6969-348-9 [ebook]ISBN 978-88-6969-349-6 [print]

44 URL httpedizionicafoscariuniveititedizionilibri978-88-6969-349-6DOI httpdoiorg1030687978-88-6969-348-9

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943) Marco Donadon mdash 1 ed mdash Venezia Edizio-ni Carsquo Foscari - Digital Publishing 2019 mdash 168 p 23 cm mdash (Studi storia 10) mdash ISBN 978-88-6969-349-6

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Abstract

At the end of nineteenth century Carsquo Foscari was established by a powerful local eacutelite that was motivated to take advantage of the new international economic and commercial scenario With the conquest of the first colonies and in a second moment with the construction of Italian empire the city of Venice and also Carsquo Foscari attempted to play a role of utmost importance in the Italian political plans In this regard in the shadow of the strong myth of Serenissima the academic staffing plan and the degree programmes offered at the Venetian university were constantly modified in order to shape a young class of commercial officials able to lead others Mediterranean markets under the Italian im-perial influence

Keywords Fascism Colonialism Imperialism Venice Myth Cultural history University Racism Balkans Africa

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Ringraziamenti

In un primo momento nutrivo qualche dubbio sul tema di ricerca propostomi dal professore Alessandro Casellato per la mia tesi di laurea Una ricerca archivistica che si prospettava infinita e un argomento che conoscevo ben poco andavano ad alimentare infatti le mie paure e insicurezze Col passare del tempo perograve grazie alle riunioni di gruppo per la realizzazione della mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (19 gennaio-12 febbraio 2017 Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone) e alle dis-cussioni tenute col professore a ricevimento il progetto di ricerca ha cominciato ben presto ad appassionarmi Pertanto vorrei ringraziare sentitamente il professore Alessandro Casellato per il supporto i preziosi consigli e le opportunitagrave che mi ha dato in questi ultimi anni Ringrazio di cuore anche il professore Marco Fincardi il quale non mi ha mai fatto mancare il suo sincero sostegnoNon sarebbe stato possibile portare a termine questa ricerca storica senza la disponibilitagrave la competenza e lrsquoentusiasmo di persone come Antonella Sattin e Alessandro Ceregato dai quali sono stato condotto letteralmente per mano tra le carte degli archivi storici di Carsquo Foscari e dellrsquoIsmar A loro il mio profondo e sincero affetto Un ringraziamento va anche alla dottoressa Igiaba Scego che ha mostrato profondo interesse per il mio lavoro riportandomi os-servazioni e intuizioni che si riveleranno molto utili per il futuro Infine dedico un pensiero speciale a molti professori e studenti del Corso di Laurea magistrale di Storia dal Medioevo allrsquoEtagrave Con-temporanea che mi hanno accompagnato affettuosamente in questa esperienza lunga e faticosa permettendomi di lsquorubare con gli occhirsquo gli strumenti principali del mestiere dello storico e di comprendere sotto unrsquoaltra luce il mondo

Venezia novembre 2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Sommario

Introduzione 11

1 Il ritorno della Dominante 17Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

2 Tracce imperiali a Venezia 51La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

3 Un calendario accademico imperiale 97Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

ILLUSTRAZIONI 139

4 Contrappunti in conclusione 153

Fonti e bibliografia 157

11

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Introduzione

Il 31 gennaio 1939 il conte di Misurata Giuseppe Volpi tenne una con-ferenza dal titolo Venezia antica e moderna presso lrsquoUniversitagrave degli Studi di Zurigo Pubblicato successivamente in un libretto di quaran-ta pagine dallrsquoeditore romano Atena lrsquointervento mirava a decantare laquouna delle piugrave grandi imprese del nostro secoloraquo la nascita e lo svi-luppo di Porto Marghera1 Secondo il conte il complesso industria-le nato in seguito alla Convenzione stipulata nel 1917 tra lo Stato il Comune di Venezia e la Societagrave del Porto Industriale rappresentava una nuova Venezia che al pari di quella antica ndash il centro storico ubi-cato in isola ndash era laquosorta dal mare e dal mare attende la sua ricchez-zaraquo LrsquoAdriatico insomma fungeva da trait drsquounion fra la Storia cioegrave ciograve che egrave stato e la cultura una manifestazione umana confinata in una determinata epoca e in grado di reinterpretare il passato in ba-se ai propri schemi ideologici in funzione di un futuro da delineare e da progettare sotto forma di un destino manifesto che per Venezia assumeva tinte decisamente imperiali Infatti laquoper uno di quei cicli fatali che segnano il tormentoso cammino dellrsquoumanitagraveraquo il senatore poteva affermare come fosse giunta finalmente lrsquoora per Venezia di partecipare laquocon orgoglio alla restaurata missione imperialeraquo una laquotradizione storicaraquo ravvivata in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia e la conseguente fondazione dellrsquoImpero italiano e fascista Drsquoaltron-de dopo laquolrsquooscuro travaglio medioevaleraquo Venezia avrebbe avuto il merito di proseguire il progetto imperiale dellrsquoantica Roma assumen-do la funzione di laquosentinella della civiltagrave latinaraquo nel Mediterraneo Anche allrsquoinizio del XVI secolo in una congiuntura storica partico-

1 La conferenza egrave stata organizzata dallrsquoAssociazione Svizzera per i Rapporti Cultu-rali ed Economici con lrsquoItalia La figura di Giuseppe Volpi verragrave meglio delineata nel corso del testo

Studi di storia 10 12Per una dimensione imperiale 11-16

larmente sfavorevole Venezia era stata in grado di reggere allrsquourto provocato dalla Lega di Cambrai dal rafforzamento dellrsquoImpero Ot-tomano e dallo spostamento di molte rotte commerciali verso le Ame-riche grazie alla forza laquodi una stirpe costruttrice di eventiraquo laquola pro-genie eroica dei navigatori venetiraquo La vocazione imperialista della antica Repubblica pertanto non solo si basava su un retroterra sto-rico considerato come glorioso ma anche su un fondamento identi-tario per quanto anacronistico volto a sottolineare la specificitagrave e lrsquoalteritagrave dei veneziani rispetto ad altri popoli una diversitagrave che al-la vigilia della conquista dellrsquoAlbania poteva assumere i contorni di un modello storico da seguire ed emulare per lrsquointera Italia fascista2

Per come tratta determinati argomenti Venezia antica e moderna egrave un documento di estremo interesse poicheacute rappresenta un chiaro esempio di uso politico e pubblico della Storia la quale viene narra-ta attraverso lrsquoutilizzo di stilemi mitici ancorati a una precisa epoca storica In questo caso infatti come si egrave potuto osservare il conte di Misurata Giuseppe Volpi riuscigrave a porre in continuitagrave il presente con un passato opportunamente selezionato in grado di legittimare e con-sacrare lrsquooperato di una classe politica ndash o di un uomo solo ndash che nei primi decenni del Novecento era riuscita a erigere una Venezia mo-derna laquolibera di ogni impedimento nella sua moderna attivitagraveraquo (Vol-pi 1939 7-26) Inoltre si tratta di una sintesi perfetta e matura di un discorso costruito e declinato continuamente sin dallrsquoinizio del seco-lo scorso da svariati autori secondo le esigenze di una cittagrave che lsquosta-va salendorsquo sulle ali di uno mito forte intento a riattivare una nuova politica della memoria (Povolo 2000 Infelise 2002)

Malgrado questa lsquotestimonianzarsquo di Volpi risalga al 1939 si puograve af-fermare come Venezia sin dalla sua annessione al territorio italiano abbia ricoperto un ruolo importante allrsquointerno dei diversi progetti drsquoespansione e coloniali del Regno che si susseguirono e sovrappo-sero negli anni A tal proposito puograve venire in aiuto unrsquoinstallazione esposta a conclusione della visita della mostra storico-documentaria Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (Venezia Carsquo Fo-scari Zattere Cultural Flow Zone 19 gennaio-12 febbraio 2017) al-lestita da un gruppo di studenti di Storia e antropologia dellrsquoUniver-sitagrave Carsquo Foscari Venezia in occasione del Giorno della Memoria 2017 allargato per quellrsquoanno al tema del razzismo coloniale italiano da-

2 La retorica identitaria e la sua intrinseca rielaborazione mitopoietica si fondano per forza di cose sullrsquoanacronismo A conferma di ciograve si riportano i termini di matrice fascista utilizzati da Giovanni Volpi per descrivere i presunti caratteri posseduti dai veneti laquoArdore drsquoiniziativa slancio drsquoazione sprezzo del pericolo della vita comoda e facile amore della sana vita marinara dellrsquoavventura rischiosa forte sentire di seacute della propria patria esaltazione della fede religiosa non esaurientesi in un vago mi-sticismo ma incitatrice di fatti eroici che esaltano insieme lrsquoamore della Patria e lrsquoa-nelito misticoraquo (1939 24)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 13Per una dimensione imperiale 11-16

ta la lsquoscomodarsquo ricorrenza dellrsquoottantesimo anniversario della prima legge sulla laquotutela della razzaraquo varata il 19 aprile 1937 per impedi-re rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane Lrsquoinstallazione non era altro che una grande carta murale dovrsquoerano stati trasposti i risultati della ricerca etnolinguistica toponomasti-ca e archivistica condotta precedentemente sul territorio da parte degli studenti Fra permanenze e rimozioni i curatori hanno quindi portato alla luce quelle tracce del tessuto urbano ndash monumenti to-ponimi edifici e sedi di eventi ndash legate al colonialismo e allrsquoimperia-lismo italiano interagendo con lrsquoidentitagrave e la memoria storica del-la cittagrave [fig 1] Lrsquoinsieme dei punti cosigrave evidenziati dava da subito la sensazione al visitatore di una cittagrave che appoggiograve con consapevolez-za e decisione lrsquoespansione coloniale italiana partendo dal recupe-ro e dalla riattivazione del passato della Repubblica di Venezia un passato opportunamente selezionato e narrato sotto forma del mito3 Nel suo piccolo anche Carsquo Foscari partecipograve attivamente a questa stagione storica tanto da essere segnata quale traccia urbana nella mappa imperiale di Venezia Del resto la cosa non puograve meravigliare considerato che sin dalla sua fondazione ndash come Scuola di Commer-cio ndash lrsquouniversitagrave veneziana cercograve di rispondere sempre alle esigenze di una classe dirigente locale estremamente integrata nel contesto politico nazionale e negli equilibri economico-commerciali mondiali

In questo senso quindi si puograve affermare come la mappa esposta in occasione della mostra abbia costituito un vero e proprio punto di partenza per la seguente indagine storica che si propone di tracciare in che modo Venezia e in particolare Carsquo Foscari rielaborarono il di-scorso e la pratica dapprima coloniale e infine imperiale in un arco di tempo compreso fra la fondazione della Scuola di Commercio (1868) e la fine della Seconda guerra mondiale Tuttavia particolare atten-zione saragrave dedicata alla svolta del 1936 quando lrsquoItalia fascista pro-clamograve la nascita dellrsquoImpero in seguito allrsquooccupazione dellrsquoEtiopia

Intesi come documento e teatro pertanto lo spazio urbano e quel-lo accademico costituiranno i principali oggetti di studio ambiti sui quali si egrave riflettuto partendo dalla lettura di Roma negata (2014) te-sto con cui lrsquoautrice Igiaba Scego insieme al fotografo Rino Bianchi riflette sulla memoria postcoloniale di Roma camminando per le stra-de della cittagrave Anche la capitale infatti presenta tuttora i segni del-la laquostoria dolorosaraquo che legava lrsquoItalia alle sue ex colonie nonostan-te essi continuino a essere ignorati da un discorso pubblico incapace

3 Per quanto riguarda la mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia si veda il blog ufficiale URL httpsrazzismocolonialeveneziawordpresscom (2018-01-8) La progettazione la con-ricerca e la ricezione sono stati oggetto di stu-dio allrsquointerno del panel laquoIl colonialismo come storia pubblica Metodologie e prati-cheraquo coordinato da Valeria Deplano in occasione dei Cantieri di Storia IX (Padova 13-15 settembre 2017)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 14Per una dimensione imperiale 11-16

di contestualizzarli e depotenziarli del loro carattere colonialista e razzista (Scego 2014 19)

Altrettanto fondamentali per la stesura della ricerca storica che seguiragrave nelle prossime pagine si sono rivelati alcuni degli studi di Edward Said in particolare i saggi Orientalism (New York 1878) e Culture and Imperialism (New York 1993) noncheacute lrsquoautobiografia Out of place A memoir (Londra 1999) tutti lavori che pongono al centro la riflessione a proposito della suddivisione ndash infondata secondo il parere dellrsquointellettuale palestinese ndash fra sapere puro e sapere po-litico Infatti sulla base del concetto gramsciano di laquoegemonia cul-turaleraquo ossia il prevalere di un determinato sistema di idee Said afferma come la visione omogeneizzante e per questa ragione stere-otipata dellrsquoOriente derivi dal costante intreccio fra scienza e pote-re Questo rapporto talmente inestricabile causerebbe lrsquooggettivarsi di una consapevolezza geopolitica che la comunitagrave accademica pur sforzandosi di rielaborare tende tuttavia a confermare se non addi-rittura a rinforzare Si tratta pertanto di una riflessione fondamen-tale per approfondire il processo di costruzione e diffusione dellrsquoar-gomento coloniale dentro le aule di Carsquo Foscari

Grazie alle esperienze e ai testi sin qui citati lrsquoindagine storica egrave stata organizzata tenendo sempre presente la relazione simbiotica che intercorse fra Venezia e la lsquosuarsquo Universitagrave una dimensione locale che sebbene contestualizzata costantemente nellrsquoambito italiano ed europeo dimostra da piugrave vicino come il colonialismo non rappresentograve soltanto una parentesi della storia nazionale bensigrave un elemento strut-turale della costruzione identitaria italiana (Ben-Ghiat e Fuller 2005) Con lrsquoobiettivo dunque di raccontare la storia universitaria di Vene-zia in parallelo a quella urbana lo studio si sviluppa in tre capitoli

Il primo allrsquointerno della cornice di una Venezia intesa come piaz-za e laboratorio principale del nazionalismo adriatico primonove-centesco si soffermeragrave quasi esclusivamente su Carsquo Foscari nei suoi primi sessantrsquoanni di vita ponendo in evidenza in che modo il suo sta-tuto di Scuola Superiore di Commercio fosse funzionale ai progetti espansionistici delle eacutelite locale e nazionale Inoltre parallelamente alla progressiva crescita del pensiero coloniale fra gli strati socia-li piugrave alti della popolazione si egrave cercato di riportare nel testo quan-do e quali furono le prime conoscenze coloniali e razziali a circola-re nel corpo docente e studentesco cafoscarino attraverso lo studio dei programmi didattici di alcune tesi di laurea ndash peraltro elencate in laquoAppendiceraquo ndash e di altra documentazione drsquoarchivio Al contempo si presteragrave particolare attenzione a come nelle aule universitarie il crescente interesse per lo studio delle colonie a partire dagli anni Venti si rapporti alla rilettura storica del passato della Repubblica di Venezia in termini coloniali e imperiali

Nel secondo capitolo molta attenzione verragrave data alla prospettiva imperiale lrsquoorizzonte comune verso il quale lrsquoItalia e Venezia volse-

Marco DonadonIntroduzione

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ro il loro sguardo nel corso degli anni Trenta A tale scopo con lrsquoa-iuto della stampa dellrsquoepoca la ricerca egrave riuscita a ricostruire lrsquoa-zione ndash incessante ndash di appropriazione dei simboli e della memoria storica di Venezia che il regime fascista condusse con il consenso di Volpi al fine di diffondere una coscienza coloniale e imperiale di mas-sa poggiata molte volte su un dispositivo razzista che di ligrave a poco sa-rebbe stato istituzionalizzato dal fascismo

Il terzo e ultimo capitolo infine riprenderagrave il punto di vista di Carsquo Foscari ormai ampiamente fascistizzata con lrsquoaprirsi del terzo decen-nio del Novecento Dopo un periodo di estrema difficoltagrave economica scientifica e politica la riforma De Vecchi parve dare il colpo di gra-zia allrsquoIstituto nonostante collocasse a pieno titolo Carsquo Foscari fra le universitagrave statali Del resto la soppressione della sezione diplomati-co-consolare vero e proprio fiore allrsquoocchiello dellrsquoidentitagrave cafosca-rina sembrava tagliare fuori lrsquouniversitagrave veneziana dalla lsquocorsa per lrsquoimperorsquo Al contrario dalle carte dellrsquoArchivio Storico si assiste al continuo sforzo sostenuto da Carsquo Foscari per continuare a rendersi competitiva nel panorama accademico nazionale In questo frangen-te risulta di estremo interesse anche il dibattito nato in seno allrsquou-niversitagrave sul rapporto fra la propria identitagrave storica e le nuove esi-genze imperiali a cui lrsquoItalia doveva rispondere Tuttavia allrsquoillusione che il mito della Serenissima si stesse inverando seguigrave la sconfitta dellrsquoItalia nella Seconda guerra mondiale togliendo qualsiasi spe-ranza di gloria La costruzione del Sacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigiana (1946) ndash tuttora presente presso la sede centrale dellrsquoUniversitagrave ndash rappresentograve simbolicamente lrsquoinfrangersi del sogno per Carsquo Foscari di diventare il punto di riferimento accademico per quanti volessero intraprendere la carriera di funzionario imperiale

Per concludere il seguente lavoro di ricerca si prefigge lrsquoobiettivo di contribuire a far emergere le pagine fra le piugrave luminose per alcu-ni ma piugrave oscure secondo il mio giudizio del passato cittadino e uni-versitario di Venezia con la speranza di complicare e problematiz-zare uno storytelling di una cittagrave che troppo spesso ha scientemente omesso alcuni aspetti intensificandone degli altri in una autorappre-sentazione semplificata per quanto coerente e integrata

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9001 17

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

1 Il ritorno della DominanteCarsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

11 Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia

Nellrsquoottobre del 1866 Venezia riteneva di sentirsi pronta per rita-gliarsi un ruolo allrsquointerno di quelle prospettive mondiali economi-co-commerciali che sembravano prefigurarsi allrsquoorizzonte con lrsquoora-mai prossima apertura dellrsquoistmo di Suez Oltre a istituire un regime doganale con uno o piugrave Stati a potenziare la flotta mercantile nellrsquoA-driatico e a migliorare le strutture portuali secondo la classe diri-gente locale per rilanciare la funzione economica del Regno appariva indispensabile formare degli operatori economici in grado di rianno-dare le lsquotradizionalirsquo relazioni commerciali con lrsquoOriente A tal pro-posito le strade da percorrere erano due da un lato la trasforma-zione e lrsquoampliamento dellrsquoIstituto tecnico fondato dagli austriaci in cittagrave nel 1840 dallrsquoaltro il progetto di una nuova Scuola Superiore di Commercio e almeno in principio di navigazione1 In questrsquoottica

1 Lrsquoipotesi di creare due Scuole ndash una di Commercio e una di Navigazione ndash fu defi-nitivamente scartata nel 1867 in quanto a Genova funzionava giagrave un Istituto di Mari-na Mercantile

Sommario 11 Una Scuola funzionale ndash 12 In classendash 13 Studiare le colonie a Venezia ndash 14 Intenti comuni ndash 15 Sul campo ndash 16 Dalla parte degli studenti

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con il contributo finanziario di tutte le articolazioni amministrative di Venezia ndash il Comune la Provincia e la Camera di Commercio ndash e con la tutela dello Stato prese avvio a livello nazionale la prima Re-gia Scuola Superiore di Commercio un progetto che al contempo in-tersecava gli interessi del Regno a quelli di Venezia (Berengo 1989 Bano 2002 Favero 2015)2

Come ci suggerisce lrsquoOrdinamento della regia Scuola superiore di commercio in Venezia pubblicato nel 1868 dal Ministero drsquoAgricoltu-ra Industria e Commercio allrsquoatto di nascita la Scuola non rientra-va nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione bensigrave in quelle del Ministero dellrsquoAgricoltura dellrsquoIndustria e del Commer-cio Del resto per formare laquoquella tempra di animo gagliarda che si richiederaquo al commerciante laquoper pigliar parte con esito felice a questa immensa concorrenza di traffici che oggi ha per teatro e per mercato il mondo interoraquo non occorreva tanto laquocoltivar lrsquointellet-toraquo ndash dellrsquoistruzione infatti si doveva far carico lrsquouniversitagrave ndash quanto educare gli allievi ad apprendere quelle capacitagrave richieste per intra-prendere laquoviaggi profittevoli a seacute ed al Commercioraquo al fine di laquoschiu-dere nuovi mercati ai prodotti nazionaliraquo (Ordinamento 1868 19 cf Paladini 1996)

Nelle aule di palazzo Foscari la didattica che assunse forma de-finitiva solo nel 1871 si articolava dunque in tre indirizzi uno di ca-rattere commerciale per la preparazione di dirigenti pubblici e pri-vati uno magistrale per la formazione del corpo insegnante nelle materie tecnico-scientifiche e linguistiche ndash come economia ragio-neria diritto merceologia geografia e lingue straniere ndash infine uno consolare per coloro che volevano intraprendere la carriera diplo-matica o commerciale allrsquoestero (Berengo 1989)3 Il programma cur-ricolare era il medesimo per il biennio Durante il primo anno era previsto lrsquoinsegnamento di Letteratura commerciale che proponeva lrsquoapprofondimento delle laquonarrazioni dei viaggi e delle piugrave importan-ti scoperte non che le biografie degli uomini che si segnalarono nel traffico e nelle industrie e la notizia dei cospicui istituti di pratica mercantileraquo Geografia commerciale volto allo studio laquodelle piazze di commercio con le particolaritagrave topografiche sociali e mercantili che le distinguonoraquo Merceologia per analizzare le merci maggior-mente commerciabili Calcolo e Computisteria mercantile A questi

2 A tal proposito basti ricordare come il Consiglio di Amministrazione e direzione fosse composto da sei persone elette provenienti dalla Provincia dal Comune e dalla Camera di Commercio a cui si aggiungeva con voto deliberativo il direttore Francesco Ferrara proveniente dal Ministero delle Finanze 3 Inizialmente il corso prevedeva una durata biennale per il corso commerciale e trien-nale per quello magistrale e consolare In seguito nel 1870 si stipulograve fra la Scuola e il Ministero che la durata dovesse essere aumentata A tal proposito si decise di rendere triennale lrsquoindirizzo commerciale e quinquennale gli altri due indirizzi

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veniva affiancato uno studio di perfezionamento in chiave commer-ciale della lingua francese e tedesca alcuni principi fondamentali del Diritto civile ndash laquoper servire di avviamento allo studio del Diritto commerciale industriale ed internazionaleraquo ndash e molte esercitazioni di Pratica commerciale in cui lrsquoallievo doveva eseguire alcune ope-razioni mercantili nelle finte vesti di impiegato o capo delle case di commercio Oltre al proseguimento delle lezioni di Merceologia Ge-ografia e Letteratura e delle lingue straniere il secondo anno vede-va lrsquoavviamento degli insegnamenti di Economia commerciale e Cal-colo mercantile Solo sulla carta invece la Scuola aveva iniziato a organizzare il terzo anno gli insegnamenti di Merceologia Diritto commerciale Economia commerciale e Letteratura sarebbero sta-ti affiancati dai corsi di Diritto internazionale pubblico Statistica commerciale ndash che in sostanza specializzava lo studio della Geogra-fia ndash e Storia del commercio Questrsquoultimo secondo i due maggiori promotori del progetto Carsquo Foscari Edoardo Deodati e Luigi Luzzat-ti era da considerarsi alquanto formativo per gli alunni poicheacute laquola storia di una scienza costituiva parte essenziale della scienza mede-simaraquo (Ordinamento 1868 13-15 corsivo aggiunto) Una base umani-stica da impartire non tanto a coloro che avrebbero seguito lrsquoindiriz-zo commerciale a cui erano richieste piugrave che altro delle competenze estremamente pratiche bensigrave a chi appariva fortemente intenzionato ad avviare una carriera consolare settore professionale che avreb-be dovuto fondarsi su entrambi i laquorami della scienzaraquo in quanto srsquoin-travedeva lrsquoopportunitagrave di intervenire nella formazione di una eacutelite influente sul piano internazionale comrsquoera quella consolare Infatti da un lato i futuri consoli sarebbero cresciuti nel culto dei fasti vene-ziani grazie alle nozioni impartite non solo durante le lezioni di Sto-ria commerciale ma anche in quelle di Storia dei trattati corso pen-sato appositamente per lrsquoindirizzo consolare dallrsquoaltro un personale estero diplomatosi a Venezia avrebbe costituito un indiscusso van-taggio per il futuro portuale di una cittagrave che si proponeva di porsi a capo del rilancio espansionistico italiano verso lrsquoOriente La stessa commistione fra la storia della Repubblica e gli equilibri geopoliti-ci contemporanei appariva agli occhi del Ministero dellrsquoAgricoltura quale ambiente ideale per laquoannodare le antiche relazioni commer-ciali dellrsquoItalia collrsquoOrienteraquo specialmente alla luce di un piano cur-riculare che prevedeva una preparazione linguistica completa dal-le lingue occidentali fino a quelle orientali (Ordinamento 1868 5)4

4 La citazione egrave ripresa dalla laquoRelazioneraquo del ministro di Agricoltura Industria e Com-mercio a S M in udienza del 6 agosto corrente sopra lrsquoordinamento della Regia Scuola Superiore di Commercio contenuta nellrsquoOrdinamento Nonostante il benestare del Mi-nistero dellrsquoAgricoltura che permise di considerare la sezione consolare al pari della facoltagrave di giurisprudenza le iscrizioni rimasero basse per piugrave di un decennio Tuttavia lrsquoindirizzo consolare costituiragrave nel tempo motivo drsquoorgoglio per la Scuola veneziana

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Il greco moderno il persiano e lrsquoarabo costituivano delle peculiaritagrave che collocavano la Scuola sin dalla sua fondazione in una relazione funzionale non solo con il Regno drsquoItalia ancora troppo giovane per portare avanti una seria politica di potenza quanto soprattutto con i progetti di una classe imprenditoriale locale decisa ad espandere i propri affari verso Est (Paladini 1996)

12 In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali

Oltre alle competenze accademiche con lrsquoassegnazione delle prime cattedre iniziarono a penetrare nel tessuto di Carsquo Foscari specifici indirizzi ed esperienze politiche che andranno ad alimentare il fitto intreccio fra sapere e potere costituitosi sin dalla fondazione Drsquoal-tra parte il risvolto pratico dellrsquoinsegnamento impartito fra le aule della Scuola non poteva non sbilanciare il rapporto fra esigenze uti-litaristiche e ricerca scientifica in favore delle prime In questo sen-so egrave necessario sottolineare perlomeno alcuni aspetti biografici del professore designato a tenere il corso di Diritto civile commercia-le e marittimo Carlo Combi (Cella 1982)5 Ancor prima di aver su-perato la prova scritta del concorso indetto dalla Commissione mi-sta questrsquoultimo era considerato come il laquocapo del partito nazionale dellrsquoIstriaraquo Fin da giovane infatti si era distinto per lrsquoattivitagrave irre-dentista a tal punto che in seguito al bando inflittogli dalla autoritagrave austriache il giovane capodistriano chiese lo svincolo dalla sudditan-za austriaca per appoggiare il governo italiano alla vigilia della Ter-za guerra drsquoindipendenza Dal suo rifugio lombardo Combi continuograve lrsquoazione politica rivolgendo un primo appello al re ndash pubblicato postu-mo con il titolo Gli istriani a Vittorio Emanuele II (Milano 1915) ndash nel quale ribadiva con veemenza lrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria

[gli italiani della Giulia] saranno i guardiani dellrsquoAlpe Giulia di quellrsquoAlpe che violata troppe volte dallo straniero egrave complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale essi sono i discen-denti di quegli arditi marinai istriani che combatterono e vinse-ro sotto il glorioso vessillo di San Marco (Combi 1915 5 cf Cat-taruzza 2007 50)6

5 Per il primo anno vennero designati sei professori Oltre a Combi vennero chiama-ti a Venezia il triestino Raffaele Costantino per la cattedra di Pratica commerciale il toscano Adolfo Bartoli per Letteratura commerciale il milanese Luigi Bodio per Geo-grafia e Statistica commerciale i veneziani Giovanni Bizio e Antonio Biliotti per quel-le rispettivamente di Chimica commerciale e di Calcolo e Computisteria mercantile6 In calce allrsquoappello erano presenti le firme di settantasei persone fra istriani trie-stini trentini veneti e romani

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Lrsquoappartenenza culturale allrsquoItalia perograve non era solo dettata da ra-gioni storiche ma anche da argomentazioni di carattere etnografi-co-razziale come egrave possibile osservare nelle espressioni utilizzate in un successivo appello del 11 agosto 1866 questa volta indirizzato al presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli Riferendosi al-la popolazione slava Combi li descrive come laquostranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli slavi drsquooltralperaquo o ancora laquoessi vissero e vivono senza storia senza memorie senza istituzioni tuttrsquoaltro che lieti della loro origine e desiderosi di essere equiparati a noiraquo (Combi 1915 19 cf Cattaruzza 2007 51)7 Con questo retroterra culturale ed esperienziale lrsquointellettuale capodistriano giunse a Venezia sul finire dello stesso anno con lrsquointenzione di continuare la battaglia dallrsquoaltra sponda adriatica ndash da poco divenuta italiana ndash attraverso lrsquoorganizza-zione e la formazione di una prima rete associazionistica di stampo irredentista Inoltre a partire dal 1868 a Combi fu possibile espor-re le proprie convinzioni politiche anche fra i banchi scolastici No-nostante la mancanza di riscontri nelle fonti coeve lrsquoinsegnamento di materie quali Diritto civile marittimo e commerciale si predispo-neva ad accogliere le rivendicazioni istriane come confermograve il pro-fessore di Istituzioni di commercio Pratica commerciale e Legisla-zione doganale Enrico Castelnuovo nella Commemorazione del Prof Cav Carlo Combi letta agli studenti e al personale della Scuola il 17 gennaio 1885 laquolo scienziato in lui si compenetra al patriota quando egli pensa quando egli scrive ha per fine ultimo la sua Istria nelle attinenze di lei con lrsquoItaliaraquo (Commemorazione 1885 14)

Sulla stessa linea di questa testimonianza conviene anche una do-cumentazione postuma a riprova del fatto che il pensiero e lo stes-so corpo di Combi fossero diventati dapprima uno strumento di ri-vendicazione irredentista e successivamente un simbolo di rivincita politica una volta che lrsquoIstria era rientrata oramai saldamente nei confini territoriali italiani NellrsquoAnnuario del R Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia per lrsquoAnno Accademico 1934-1935 infatti il primo rettore dellrsquoistituto commerciale venezia-no Carlo Alberto dellrsquoAgnola reputava laquodoverosoraquo commemorare il laquoPadre dellrsquoirredentismoraquo lrsquolaquoUomo che dalla cattedra di Diritto [hellip] ha profuso tesori di dottrina educando costantemente i giovani alla fede nei piugrave puri ideali e al santo amore di Patriaraquo in occasione del-la traslazione della sua salma e quella dei suoi famigliari da Venezia a Capodistria avvenuta il 3 maggio del 1934 Organizzata in grande stile la manifestazione si pose lrsquoobiettivo di sanare la ferita inferta

7 Lrsquoappello questa volta venne redatto alla vigilia dellrsquoArmistizio di Cormons per convincere il governo italiano sulle possibilitagrave strategiche di unrsquoeventuale annessione dellrsquoIstria Ad ogni modo come gran parte del materiale propagandistico di quel pe-riodo anche gli appelli scritti da Combi sarebbero stati ristampati nel 1915 in soste-gno della causa interventista

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dalle autoritagrave austriache che in seguito alla morte di Combi ndash 11 set-tembre del 1884 ndash proibirono la celebrazione delle esequie nel duo-mo di Capodistria (Annuario 1934-35 20)8

Se per quanto riguarda lrsquoaspetto irredentista lrsquoItalia e Venezia poggiavano su una memoria e unrsquoesperienza storica consolidata sul versante coloniale e colonialista il discorso appare differente alme-no fino alla conquista delle due regioni nord-africane della Cirenai-ca e della Tripolitania nel 1911 noncheacute dellrsquoarcipelago del Dodeca-neso Ciononostante sul finire dellrsquoOttocento il mondo accademico stava muovendo i primi passi per colmare questa lsquolacunarsquo nella cul-tura e nella coscienza nazionale ponendosi quindi sul piano delle maggiori potenze europee DallrsquoUnitagrave drsquoItalia il compito di diffonde-re tra gli studenti delle conoscenze preliminari e sommarie sulle co-lonie straniere venne affidato quasi totalmente alla geografia nelle sue diverse branche Il motivo di questa investitura trova una par-ziale spiegazione in epoca risorgimentale quando lrsquoesplodere degli studi naturalistici sollecitograve il riemergere di una sensibilitagrave geografi-ca votata allrsquoanalisi statistica orientata pertanto allrsquoapprofondimento di filoni di ricerca quali il miglior uso della terra coltivata lrsquoaumen-to dei lavori di bonifica lrsquoinnesto fra agricoltura e industria i movi-menti della popolazione considerata come forza-lavoro lrsquoincremen-to della viabilitagrave ferroviaria e la cittagrave come polo coordinatore dello spazio regionale Nello stesso periodo accanto a questi studi i feno-meni culturali e politici intenzionati a plasmare una prima coscien-za nazionale iniziarono a costruire una sorta di pantheon nazionale al cui interno furono riposti memorie di epoche episodi istituzioni e uomini illustri Tra questi fasti rientrarono il mito imperiale di Ro-ma cosigrave come quelli delle repubbliche marinare di Venezia e Geno-va protagoniste dellrsquoespansione coloniale e commerciale a Oriente La riattivazione di queste radici storiche ispirograve la nascente scienza geografica che sulla base di queste premesse si distinse come una pioniera scienza imperiale (Gambi 1992 Deplano 2015)

13 Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare

Dalla seconda metagrave dellrsquoOttocento il legame fra geografia e colonia-lismo era oramai un dato acquisito in Europa come dimostra la na-scita di numerose Societagrave geografiche veri e propri laquostrumenti di

8 Alla cerimonia partecipograve il professore di Geografia economica Leonardo Ricci in rappresentanza di Carsquo Foscari Per quanto riguarda invece la traslazione della salma di Combi questrsquoultima venne trasportata da Venezia col piroscafo Nazario Sauro un nome che rimanda ad un altro lsquocorporsquo usato a fini politici per legittimare lrsquoespansione verso lrsquoAdriatico orientale

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promozione e organizzazione del consenso colonialeraquo (Monina 2002 9) In Italia la prima fu la Societagrave Geografica Italiana (SGI) che dal 1867 si pose come obiettivo quello di incentivare il progresso del-la disciplina in tutti i rami in particolar modo nel campo della na-vigazione del commercio e dellrsquoindustria tre indirizzi che ambiva-no a sollecitare azioni politiche e imprenditoriali quali lrsquoincremento della flotta la conquista di nuovi mercati e lrsquoorganizzazione di im-prese esplorative Lrsquointreccio fra scienza e politica egrave confermato an-che dalla tipologia di professioni esercitate dagli associati della SGI Infatti nei primi trentrsquoanni di attivitagrave nei quali la SGI progressiva-mente assunse la guida del movimento coloniale italiano i geografi rappresentarono solo una minima parte di un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista dei profili professionali presenti Oltre a medici avvocati e imprenditori industriali ne facevano parte an-che diplomatici militari di alto rango e parlamentari (Gambi 1992)9 Fra questi ultimi egrave possibile constatare la presenza di Luigi Luzzat-ti tra i responsabili nel 1878 della nascita allrsquointerno della SGI del-la sezione di geografia commerciale che aveva il compito di diffon-dere sia allrsquointerno sia allrsquoesterno dei confini italiani la conoscenza dei prodotti nazionali sulla base di notizie geografiche etnografiche ed economiche sempre aggiornate che molto probabilmente perve-nivano non solo dal personale governativo allrsquoestero ma anche dal-le aule universitarie o da quelle degli Istituti di commercio (Monina 2002)10 Del resto nonostante il dibattito nazionale sullrsquoistruzione co-loniale si facesse piugrave articolato solo allrsquoinizio del Novecento nel pia-no di studio di Carsquo Foscari lrsquoinsegnamento di geografia ricopriva giagrave un ruolo decisamente importante percheacute era considerata una scien-za totale in grado di spiegare quasi tutti i fenomeni dallrsquoorigine del mondo sino allrsquoazione dellrsquouomo Infatti secondo le parole pronuncia-te dal nuovo professore di Geografia e Statistica commerciale Giu-seppe Carraro in occasione dellrsquoinaugurazione dellrsquoanno scolastico 1876-77 da laquoocchio della storiaraquo in quanto serviva solo a determina-

9 La SGI venne fondata a Firenze prima di essere spostata a Roma nel 1871 Alcuni anni dopo sullrsquoesempio della SGI per volontagrave delle eacutelite locali vennero fondate altre so-cietagrave geografiche a Milano Napoli e Firenze ognuna delle quali perseguiva un obiet-tivo legato saldamente alle esigenze della classe dirigente Quella milanese fondata nel febbraio 1879 era in realtagrave una societagrave drsquoesplorazione commerciale che nel pano-rama nazionale si propose di fornire informazioni riguardanti il mercato africano alle imprese settentrionali attraverso spedizioni esplorazioni e creazioni di stazioni e uffi-ci La Societagrave Africana drsquoItalia di Napoli invece aveva un carattere decisamente piugrave parlamentare percheacute piugrave volte cercograve di influenzare direttamente la politica estera ita-liana Al contrario la Societagrave di Studi geografici e coloniali di Firenze aveva una voca-zione decisamente piugrave accademica10 La sezione durograve appena due anni percheacute come si egrave osservato venne fondata la Societagrave drsquoEsplorazione Commerciale a Milano Anche in questo caso era presente Lu-igi Luzzatti

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re un luogo o a misurare un elemento la materia geografica era or-mai divenuta laquoper la progrediente conoscenza della terra e dei suoi rapporti col sole colla luna e con altri corpi celestiraquo un campo di sa-pere talmente vasto e autonomo che poteva diramarsi in differen-ti discipline tra cui la geografia commerciale laquoche studia invece la terra come dimora dellrsquouomo vivente in societagrave civile e tutto intento agli scambiraquo (Carraro 1876 6)

Carraro era succeduto a Luigi Bodio un giovane milanese esper-to di economia politica che venne chiamato a Venezia direttamente dallrsquoamico Luzzatti per impartire le lezioni dei corsi di Geografia e Statistica in ambito commerciale Prima di essere chiamato a Roma per dirigere i servizi statistici nazionali per poco piugrave di un triennio Bodio organizzograve un programma drsquoinsegnamento che prevedeva una breve introduzione sul territorio italiano a cui faceva seguito lrsquoap-profondimento sulle singole piazze commerciali del Paese Genova Livorno Napoli Palermo Brindisi e naturalmente Venezia Al se-condo anno invece dopo alcune ore monografiche sulla Germania il professore passava a descrivere i rapporti commerciali dellrsquoItalia con la Turchia con la Tunisia e soprattutto con lrsquoEgitto al quale era dedicato molto spazio per via delle nuove rotte commerciali che si aprirono con la costruzione del Canale di Suez Di colonie invece si parlava solo per raccontare lrsquolaquooperositagrave della razza anglosassone nel Nuovo Mondoraquo (Notizie e dati 1871 124-5) Risulta necessario sotto-lineare come sia Bodio sia Carraro non svolgessero la professione di geografo una mancata specializzazione spiegabile da un lato con il fatto che occorreva piugrave un profilo esperto in materia economica es-sendo le cattedre di geografia e statistica accomunate dallrsquoaltro con la constatazione che le carriere politiche dei professori erano proba-bilmente considerate motivazioni valide per qualificare qualcuno co-me geografo11 Ad ogni modo la situazione era destinata a cambiare davanti alla conquista dei primi possedimenti coloniali e alle nuove esigenze poste dal processo di modernizzazione del Paese

Nonostante la sconfitta di Adua (1896) che aveva ridimensionato i progetti coloniali italiani e di conseguenza contestato il ruolo delle societagrave geografiche le istanze per unrsquoistruzione coloniale adeguata trovarono una loro legittimitagrave allrsquointerno del piugrave ampio movimento per il rinnovamento del sistema educativo nazionale Nel 1901 Vin-cenzo Grossi etnografo e esperto di geografia commerciale e di po-litiche dellrsquoemigrazione scrisse un lungo articolo sulla rivista laquoIta-

11 Se la prima spiegazione egrave valida per Bodio la seconda invece descrive perfetta-mente la scelta compiuta dalla Scuola per quanto riguarda Carraro Come afferma Be-rengo infatti si era di fronte a una situazione simile a quella di Combi laquoCarraro era stato a lungo medico condotto e poi esule e medico militare nellrsquoesercito italiano dal 1860 al 1871 Al momento della nomina alla Scuola i suoi meriti erano quindi essenzial-mente politiciraquo (1989 64 nota)

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lia Colonialeraquo nel quale diede un quadro generale dello stato in cui versava lrsquoinsegnamento coloniale in Italia Passando in rassegna gli istituti superiori che offrivano nel loro piano curriculare qualche cor-so dedicato in parte allrsquoanalisi dei possedimenti drsquoOltremare lrsquoauto-re in Lrsquoinsegnamento coloniale in Italia e nei principali paesi europei poggiava le sue osservazioni sulla premessa che solo alle universitagrave e agli istituti commerciali fosse affidato il compito di specializzare le future generazioni in base alle esigenze dettate dallo Stato in quan-to una prima generica cultura e lsquocoscienza colonialersquo doveva essere plasmata nei primi due livelli del sistema di istruzione (Grossi 1901 48 Gabrielli 2015) Ai primi posti Grossi poneva lrsquoIstituto Interna-zionale di Torino percheacute fu il primo tentativo ndash fondato nel 1867 ndash di creare una scuola di carattere coloniale e lrsquoIstituto Orientale di Na-poli fondato nel lontano 1732 e diventato vero punto di riferimento per il movimento espansionista guidato dalla locale Societagrave Africana drsquoItalia Lrsquoelenco si concludeva con le tre Scuole superiori di Commer-cio operanti nel territorio le quali avrebbero dovuto dare maggiore spazio nella programmazione curriculare ai corsi ad argomento co-loniale per far fronte al prossimo avvenire italiano cosigrave come veni-va ribadito nel 1899 in occasione del Congresso internazionale per lrsquoinsegnamento commerciale che si svolse dal 4 allrsquo8 maggio nelle aule di palazzo Foscari (Atti del Congresso 1899)12 Proprio a Vene-zia Grossi individuava alcune discipline se non altro affini oltre alle lingue orientali infatti lrsquoautore sottolineava lrsquoimportanza degli inse-gnamenti di Geografia e Statistica commerciale e di Storia del com-mercio (Grossi 1901)

Come si era giagrave accennato si considerava questrsquoultimo corso estre-mamente formativo dato che si proponeva di infondere negli studen-ti il valore di quelle tradizioni veneziane legate al commercio alla navigazione e allrsquoespansione verso Oriente Le lezioni cominciarono solo nellrsquoanno scolastico 1870-71 quando lo storico veneziano Ric-cardo Fulin accettograve la docenza dopo aver insegnato storia per nove anni al ginnasio di Santa Caterina (Pes 1998) Secondo le laquoNotizieraquo raccolte dalla Scuola in occasione dellrsquoesposizione internazionale marittima di Napoli il corso era suddiviso in quattro sezioni la pri-ma era dedicata ai commerci dellrsquoantichitagrave soprattutto a quelli che i fenici i greci e infine i romani tesserono con lrsquoIndia e lrsquoEgitto la se-

12 Al congresso che per la prima volta si svolse in Italia parteciparono tra i piugrave im-portanti commercianti imprenditori industriali e direttori scolastici Per una lista completa si vedano gli atti congresso Nonostante dagli atti non compaia durante il congresso si formograve un Comitato ordinatore del Congresso internazionale per lrsquoinse-gnamento coloniale guidato da Alessandro Pascolato direttore della Scuola Superio-re di Commercio di Venezia in quegli anni Tra i membri si citano i nomi anche di Lui-gi Luzzatti e Nicolograve Papadopoli Aldobrandini Questrsquoultimo faceva parte del cosiddetto laquogruppo venezianoraquo descritto ottimamente da Maurizio Reberschak (Monina 2002 88)

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conda invece si concentrava sul Medioevo con particolare attenzio-ne per le relazioni commerciali e industriali fra il laquoCristianesimo e i barbariraquo Di questa parte del corso facevano parte anche gli appro-fondimenti sulle crociate sulle laquocause della prosperitagrave commerciale delle Repubbliche italiane relazioni di esse col rimanente drsquoEuropa con lrsquoAfrica e in ispezieltagrave con lrsquoOrienteraquo Prima di passare allrsquoetagrave mo-derna dove le lsquoradicirsquo italiane erano poste in ombra dallo studio del laquosistema colonialeraquo portoghese e spagnolo bisognava affrontare lo studio dei progressi della marineria in rapporto ai Banchi di Venezia e di San Giorgio Partendo dallo studio degli effetti della Rivoluzione francese sugli equilibri commerciali mondiali la quarta e ultima se-zione ndash lrsquolaquoetagrave presenteraquo ndash si concludeva con una panoramica sulla si-tuazione italiana attuale prima di lasciare spazio a quella che molto probabilmente aveva il tono di una riflessione conclusiva del profes-sore laquoil commercio ha diffuso la civiltagraveraquo (Notizie e dati 1871 130-1)

Con i primi possedimenti italiani drsquoOltremare ndash Assab (1882) e Massaua (1885) ndash e lrsquoistituzione della Colonia Eritrea (1890) molta attenzione venne rivolta allrsquoargomento coloniale mai cosigrave lsquoconcre-torsquo come in questo momento Nellrsquoanno scolastico 1890-91 infatti il programma di Storia commerciale proponeva uno studio approfon-dito delle colonie e delle loro funzioni nel corso della storia La pri-ma parte si soffermava sulla descrizione delle colonie antiche feni-ci e greche a cui seguiva unrsquoanalisi sullrsquolaquoordinamento delle colonie italianeraquo nel Medioevo con particolare riguardo alle vicende vene-ziane e genovesi La seconda parte si apriva allrsquoapprofondimento de-gli equilibri commerciali fra i grandi imperi di epoca moderna e al-la comparazione fra il laquonuovo sistema colonialeraquo quello medievale e quello antico Dopo alcune lezioni di carattere monografico dedica-te a ogni singolo impero europeo il programma prevedeva due ma-cro-argomenti per comprendere al meglio la formazione del mercato mondiale laquoimprese e rivolgimenti coloniali nel secolo XVIIIraquo dove oltre alle Compagnie delle Indie si dava spazio addirittura alle laquocolo-nie svedesi e danesiraquo e laquocommercio industria e colonie dallo scorcio del secolo XVIII al 1813raquo nel quale grande interesse molto probabil-mente sembrava suscitare la dissertazione sullrsquoapertura del Canale di Suez in base alle laquoprevisioni avveratesi e previsioni smentiteraquo Oltre alla variazione semantica in senso coloniale dellrsquointero programma per la prima volta in classe si trattava direttamente anche dei terri-tori drsquoOltremare italiani come risulta dallrsquoultima sezione del piano di studi dedicata allo stato in cui versavano le relazioni commercia-li con il continente africano (Notizie e documenti 1892 134-7)13 Del

13 Si avvisava che lrsquoultima sezione nominata lrsquolaquoUltimo ventennioraquo sarebbe stata esposta in laquosuccinto compendioraquo visto che unrsquoampia trattazione sarebbe stata fatta durante il corso di Geografia commerciale

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commercio dunque si studiava non solo lrsquoaspetto geografico ma an-che il suo sviluppo storico un aspetto fondamentale secondo coloro che avevano organizzato il curriculum scolastico dato che lrsquoinsegna-mento era da considerarsi obbligatorio nel corso del terzo anno per gli studenti di tutti gli indirizzi i quali presumibilmente affollavano le aule durante le lezioni14 Ad attenderli inoltre crsquoera un professore dalle innate doti oratorie riconosciute persino dalle piugrave varie compo-nenti del Parlamento italiano Antonio Fradeletto Il grande organiz-zatore della vita culturale veneziana era stato chiamato dalla Scuo-la pochi giorni dopo aver conseguito a Padova la laurea di Lettere e filosofia nel 1880 per ricoprire inizialmente la cattedra di Lette-ratura un impegno didattico che si estese successivamente anche agli insegnamenti storici (Storia commerciale Storia politica e Sto-ria diplomatica) Alla docenza Fradeletto affiancograve durante gli anni Ottanta anche la carriera politica una liaison fra ambito culturale e amministrativo che rappresentava una condizione comune per mol-ti docenti della Scuola commerciale (Camurri 1997 Ceschin 2001)

Fra questrsquoultimi rientrava anche Primo Lanzoni il professore di Geografia commerciale che nel 1884 subentrograve a Carraro dopo esser-si diplomato nella Scuola commerciale veneziana seguendo sia lrsquoindi-rizzo consolare (1880-1885) sia quello magistrale di Diritto Econo-mia e Statistica (1883-1885)15 Lrsquoapprendimento avvenuto sul campo nei suoi viaggi condotti in Egitto e in India per conto di una socie-tagrave privata tema che verragrave affrontato successivamente rappresenta-va un bagaglio esperienziale del quale si riscontra traccia anche nel programma del corso dellrsquoanno scolastico 1897-1898 Ad esempio le laquonozioni generali sulla costituzione la storia recente gli abitanti e la configurazione fisicaraquo dellrsquoEgitto piugrave le sue relazioni con lrsquoItalia costituivano un tema abbastanza ampio dellrsquoinsegnamento al terzo anno ndash Geografia commerciale era un corso triennale a cui parteci-pavano gli studenti della sezione consolare magistrale e commer-ciale Oltre alla pratica anche il contesto geopolitico italiano comin-ciava a cambiare radicalmente la percezione del fenomeno coloniale in seno alla scienza geografica Malgrado la cocente sconfitta subita ad Adua dal regio esercito nel 1896 secondo il primo Annuario pub-blicato dalla Scuola (1897-1898) il corso tenuto da Lanzoni prevede-va una dettagliata trattazione sullrsquolaquoAbissinia e i possedimenti italia-ni in Africaraquo

14 Intorno alla fine dellrsquoOttocento gli iscritti erano circa 1755 Il programma del cor-so sembra non subire alcuna variazione almeno fino alla fine dellrsquoOttocento Per gli an-ni successivi purtroppo negli Annuari non trovano piugrave spazio i programmi dettaglia-ti di ogni singolo insegnamento 15 Venezia Archivio storico dellrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari (ASCF) Serie Studenti Regi-stro Matricolare n 1 matricola 201 certificato di corso compiuto n 158 e n 159 p 200

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La Colonia Eritrea ndash Cenni sulla posizione il governo la storia e gli abitanti dallrsquoEtiopia e sguardo particolareggiato alla sua configurazione fisica ndash Prodotti vegetali animali e minerali ndash In-dustrie principali ndash Vie di comunicazione che mettono capo spe-cialmente ai possedimenti italiani ndash Commercio ndash Relazioni collrsquoI-talia ndash Luoghi principali del Tigregrave dellrsquoAmharia del Goggiam e dello Scioa ndash Cenni sui paesi Galla e sullrsquoHarar ndash Possedimen-to italiano di Massaua e descrizione particolareggiata di questo porto ndash Le isole Dahlak ndash Il litorale da Massaua ad Assab ndash Cen-ni sugli Afar sul sultanato di Aussa e sul possedimento francese di Obock ndash La costa dei Somali e il protettorato italiano (Annua-rio 1897-98 142-7)

Insieme allrsquoEgitto e ai possedimenti coloniali il terzo anno si pro-poneva di impartire le nozioni essenziali per comprendere al meglio le potenzialitagrave delle relazioni che lrsquoItalia poteva maturare con i pae-si che si affacciavano sul Mediterraneo sud-orientale Pertanto lrsquoe-spansione commerciale per ora si profilava come lrsquounico obiettivo un orizzonte che per il momento poneva ai margini il discorso colonia-le sebbene questrsquoultimo trovi una sua sistemazione sempre maggio-re allrsquointerno dei programmi scolastici

Per questo motivo anche relativamente a Carsquo Foscari non egrave pos-sibile in alcun modo parlare di lsquosaperirsquo coloniali ndash le scienze che co-me oggetto di studio si concentravano solo ed esclusivamente sulle colonie ndash almeno fino alla conquista delle regioni della Tripolitana e Cirenaica un immenso nuovo territorio che si apriva agli studio-si i quali da un lato incrementarono e aggiornarono le conoscenze scientifiche in specifiche aree di ricerca dallrsquoaltro rappresentavano dei vettori di penetrazione per gli interessi economici e commercia-li dello Stato o di Societagrave private pronte a investire al di lagrave del Medi-terraneo (Deplano 2013)

14 Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola

Come si egrave sottolineato piugrave volte allrsquointerno della Scuola Superiore di Commercio veneziana sin dalla fondazione venne a costituirsi una re-te di interessi che trascendevano lo scopo meramente didattico Gli stessi professori per la maggior parte erano stati chiamati a forma-re le future generazioni per la loro notorietagrave nel contesto locale rap-presentavano dei punti di raccordo in grado di intrecciare lrsquoaspetto culturale-scientifico e quello politico come dimostrano le scelte ri-cadute su Combi e Fradeletto In questo network allo stesso tempo locale e nazionale un posto estremamente interessante venne rico-perto da coloro che affiancavano alla carriera accademica incarichi

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nel campo delle mansioni commerciali dove sarebbero tornate estre-mamente utili le conoscenze scientifiche apprese durante il lungo e proficuo percorso di studi Sotto questo aspetto per quanto riguar-da Carsquo Foscari egrave necessario dedicare ampio spazio al giagrave citato Lan-zoni e ai suoi viaggi per fini commerciali

Nellrsquoanno dellrsquoelezione a sindaco di una figura quale Filippo Gri-mani (1895) il professore di Geografia commerciale diede alle stam-pe uno studio estremamente dettagliato sul porto di Venezia un re-soconto aggiornato sulle condizioni in cui versava e i suoi traffici lasciando alle conclusioni il compito di delineare le possibili poten-zialitagrave legate a un suo futuro potenziamento (Lanzoni 1895 cf Re-berschak 2002) Tuttavia il carattere scientifico della pubblicazione appare parzialmente minato da alcune premesse provenienti dal ser-batoio retorico di quella macchina mitopoietica intenta a costruire un discorso pubblico volto a decantare le tradizioni marinaresche e la storia espansionistica della Repubblica veneziana16 Giagrave dallrsquoincipit infatti egrave possibile osservare come Lanzoni colga unrsquoatmosfera nuo-va nella cittagrave un laquorisveglio che si egrave reso piugrave sensibileraquo nei confronti laquosoprattutto del porto e nelle istituzioni che si connettono ad essoraquo Drsquoaltronde per il suo passato e per la sua configurazione laquoVenezia egrave anzitutto e soprattutto una cittagrave marinararaquo un destino che fu messo a dura prova nel corso del Trecento a causa dellrsquointerramento della bocca di porto del Lido e dal conseguente spostamento delle attivi-tagrave portuali a Malamocco (Lanzoni 1895 5) A questo punto secon-do Lanzoni differenti concause rischiarono di portare al tramonto la laquofortuna venezianaraquo dato che i traffici marittimi si erano decisa-mente ridotti rispetto a poco tempo prima dove per il Lido

passavano le migliaia di navi trafficanti collrsquooriente nei primi albo-ri della rinascente civiltagrave di ligrave [dal porto della bocca di porto di Li-do] uscirono le flotte che conquistarono lrsquoIstria e la Dalmazia onde lrsquoAdriatico cominciograve universalmente a stimarsi un lago veneziano di ligrave partirono i Crociati che conquistarono per Venezia la parte migliore dellrsquoimpero bizantino e le permisero di costellare di fat-torie commerciali i paesi del Levante Di ligrave spandevasi per mezzo delle innumerevoli galee la incontrastata supremazia della Repub-blica fattasi padrona assoluta dei traffici collrsquoIndia ed esercitan-te sul Mediterraneo il commercio piugrave largo e piugrave florido che fosse mai esistito E di ligrave usciva ogni anno nel giorno dellrsquoAscensione con uno splendido e lungo corteo di ricche imbarcazioni il nazio-

16 Il richiamo alle tradizioni ndash inventate o riesumate poco importa ndash mirava a raffor-zare e a riplasmare lrsquoidentitagrave di una cittagrave che non doveva temere lrsquoonda drsquourto del pro-gresso La laquovenezianitagraveraquo ovvero lrsquoinsieme dei tratti caratterizzanti lrsquoidentitagrave venezia-na drsquoora in avanti si sarebbe posta laquoal centro di una identitagrave latina e nazionaleraquo fino a quel momento laquoimperniato sulle tradizioni toscane e sabauderaquo (Fincardi 2002 1489)

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nale naviglio del Bucintoro donde tra il fulgore delle dorature il scintillio delle armi e lo sventolare degli orifiammi il Doge cele-brava in nome di Venezia la simbolica cerimonia dello sposalizio del mare Ed ancora per il porto di Lido tornavano vinte non do-me le armate repubblicane che dopo sforzi di valore sovrumano dovevano mano mano ripiegarsi dinanzi allrsquoavanzare continuo e vittorioso dei Turchi che strappavano brano a brano alla gloriosa Repubblica quasi tutte le sue colonie orientali (Lanzoni 1895 8)

Una volta poste le basi nellrsquointroduzione la trattazione prosegue confrontandosi continuamente con quel lsquopassato futurorsquo illustre che tracciava la via da seguire per Venezia e i suoi cittadini17 Nel conte-sto accademico perograve alla retorica egrave necessario far seguire lrsquoanalisi scientifica delle problematiche che affliggevano lo status quo del por-to e le soluzioni che lrsquoeacutelite cittadina doveva intraprendere per miglio-rare la situazione Lrsquointreccio fra mitopoiesi e scientificitagrave viene ri-badito ancora unrsquoultima volta nellrsquoultima parte dellrsquoelaborato in cui dopo aver calcolato la laquocompetenza matematicaraquo del porto ndash il rag-gio drsquoazione potenziale di un dato porto nel mare ndash Lanzoni espone definitivamente quale fosse lrsquoarea di influenza di Venezia rispetto a quella dei laquoporti rivaliraquo italiani ed europei

Riassumendo adunque si puograve dire che la competenza matematica di Venezia rispetto ai suoi porti rivali si estende nella Tunisia orien-tale sopra quasi tutta la Toscana su parte del Lazio e dellrsquoUmbria su quasi tutte le Marche su 15 dellrsquoEmilia sopra 15 della Lom-bardia su 15 del Veneto sopra una parte del Trentina e del Tiro-lo su quasi tutto il Salisburghese sulla parte SE della Baviera e sopra alcune frazioni della vicina Austria superiore Competenza geografica e competenza matematica designano una tale virtuali-tagrave del porto di Venezia alla quale non egrave ancora giunta pur troppo la sua potenzialitagrave effettiva Ma si faccia maggiore lrsquoiniziativa dei cittadini piugrave attiva lrsquoindustria e piugrave vivace la vita economica e di-ventino piugrave dirette e meglio servite le linee ferroviarie piugrave nume-rose le linee di navigazione piugrave basse le tariffe di trasporto meglio attrezzato il porto piugrave spaziosi e piugrave a buon mercato i magazzini e si vedragrave proporzionatamente allargarsi la competenza commerciale di Venezia a cui era un tempo angusta lrsquoEuropa (Lanzoni 1895 47)

17 Questi parallelismi fra memoria storica e condizione presente si riscontrano so-prattutto nelle brevi introduzioni che aprono i capitoli o le sezioni Di seguito si ripor-ta un esempio laquoQuelle migliaia di galere che attendevano al commercio nellrsquoepoca piugrave fiorente della repubblica Veneta non sono ahimegrave ora piugrave che un ricordo La flotta mer-cantile dellrsquoantica regina dei mari non conta fra velieri e piroscafi che un migliaio di navi aventi una portata complessiva di 33100 tonnellate vale a dire una 25deg parte del tonnellaggio italianoraquo (Lanzoni 1895 39)

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Con Il porto di Venezia gli interessi geografico-economici di Lanzo-ni si legarono indissolubilmente con gli scopi politici della Scuola e di conseguenza della classe dirigente locale la quale si identificava nel porto sia per rinverdire le tradizioni marinaresche della cittagrave sia per influenzare la politica estera-commerciale dello Stato italiano A riprova della cooptazione del professore di geografia nel tessuto am-ministrativo veneziano si evidenzia come Lanzoni entrograve nella Com-missione comunale permanente per i servizi marittimi e ferroviari del porto di Venezia dove si prodigograve in particolare modo sui temi del collegamento fra zona portuale e entroterra del luogo per il futuro allargamento industriale del porto e per lrsquoampliamento delle relazio-ni commerciali con lrsquoOriente (Zanetto 2018)18 Su questrsquoultimo pun-to di discussione inoltre Lanzoni possedeva una profonda conoscen-za dellrsquoargomento in quanto esplorograve in prima persona le potenzialitagrave di sviluppo dei traffici veneziani offerte dalla rotta di Suez alla luce del recente consolidamento della Colonia Eritrea Infatti nel 1896 il docente della Scuola commerciale venne incaricato dalla Societagrave Ita-liana per le Strade Ferrate Meridionali esercente la rete adriatica di compiere due viaggi rispettivamente in Egitto e in India ndash della durata di tre mesi ciascuno ndash assieme al delegato commerciale della societagrave Gualtiero Fries Per la societagrave assieme alla Compagnia Peninsulare ed Orientale con sede a Venezia e la Camera di Commercio risultava di fondamentale importanza coordinare i prezzi e le tempistiche dei treni e delle navi affincheacute il flusso di merci e persone proveniente so-prattutto dalla capitale dellrsquoimpero inglese ndash Londra ndash e diretto verso la colonia indiana non salpasse dal porto francese di Marsiglia ben-sigrave da quello veneziano con inevitabili vantaggi economici per la cittagrave

A differenza del soggiorno egiziano del quale non vi egrave alcuna trac-cia in grado di documentarlo lrsquoesperienza del viaggio in India (6 feb-braio-10 maggio 1896) riaffiora fra le righe di due scritti di Lanzoni Relazione sul commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la sintesi finale delle osservazioni compiute sul campo e laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo il discorso di apertura allrsquoAnno Scolastico 1896-1897 pronunciato dal professo-re di Geografia commerciale davanti agli studenti e ai docenti della Scuola di Commercio veneziana Come egrave facilmente presumibile il te-nore dei due lavori appare estremamente differente dato che i desti-natari nel primo caso erano perlopiugrave imprenditori o societagrave private che necessitavano quindi di un resoconto di carattere essenzialmen-te tecnico per i loro affari nel secondo invece gli studenti avevano bisogno di essere affascinati e sollecitati al fine di continuare il loro percorso di studi con maggiore dedizione Ad ogni modo per quanto

18 Giagrave dal 1898 Lanzoni entrograve in stretto contatto con la classe dirigente veneziana visto la sua partecipazione al consiglio direttivo della sezione locale della Lega Nava-le Italiana (Monina 2008 131)

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riguarda la Relazione alla breve introduzione seguiva un elenco det-tagliato e precisamente numerato dellrsquointenso itinerario che Lanzoni e Fries fecero in India la prima fase consisteva nellrsquoapprofondimen-to di come funzionasse e si svolgesse il commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione in India con particolare riguardo laquoa quegli articoli che potessero essere oggetto di scambio collrsquoItaliaraquo la seconda fase mirava ad accertare quali prodotti laquovenissero importati direttamen-te e quali indirettamenteraquo e laquoa quali altri si potesse eventualmente aprire uno sboccoraquo dopo aver appreso in linea generale le potenzia-litagrave del mercato indiano la terza fase si dedicava specificatamente allo studio delle possibilitagrave di laquorendere piugrave facili e piugrave intensiraquo i flus-si si merci da e per il porto di Venezia in relazione alla nuova linea di navigazione istituita dalla Compagnia Peninsulare ed Orientale lrsquoultima parte del soggiorno infine sarebbe stata dedicata a redige-re molte relazioni utili laquoalle nostre ricerche presenti e futureraquo e al-lo stesso tempo a trovare in ogni zona urbanizzata dellrsquoIndia delle ditte laquopossibilmente italianeraquo disponibili laquoa tentare od a perfezio-nare le importazioni dei prodotti italianiraquo (Lanzoni 1897 11) Ancor prima di procedere con la stesura esaustiva delle osservazioni fat-te e dei risultati raggiunti occorreva dare un primo e fondamentale consiglio a coloro interessati di condurre degli affari in India secon-do Lanzoni fatta eccezione per alcuni laquomaomettani e parsigraveraquo gli laquoin-digeniraquo stabilitisi nei porti di mare indiani erano da ritenersi laquoin ge-nerale malfidiraquo e mancanti di laquocoltura e la lealtagrave commercialeraquo Per questa ragione solo con gli laquoeuropeiraquo stabilitisi in India sarebbe sta-to piugrave sicuro condurre a buon fine delle operazioni di tipo commer-ciale (Lanzoni 1897 11) Il vademecum commerciale prosegue decre-tando quali fossero le piazze commerciali maggiormente convenienti e quali prodotti di origine italiana avrebbero avuto lrsquoopportunitagrave di entrare nel mercato indiano in base molte volte a brevi considera-zioni sugli usi e costumi della popolazione come ad esempio i lampa-dari di vetro un oggetto molto usato dai locali che poteva essere pro-dotto nelle vetrerie di Murano invece che nelle industrie austriache

Il 10 novembre 1896 in occasione dellrsquoinaugurazione del nuovo anno scolastico dopo una breve panoramica sullrsquoandamento della Scuola da parte del direttore Alessandro Pascolato era il turno del-la prolusione laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo Fin da subito il taglio dato da Lan-zoni appare chiaro

Ed ho pensato di intrattenervi come potrograve di Venezia nellrsquoIndia non col consueto e prediletto strumento dei numeri che mal si converrebbe alla genialitagrave di questo convegno ma collrsquoaiuto drsquoim-pressioni vive raccolte in quelle terre lontane in rapporto diret-to coi ricordi del passato e collo stato presente dei traffici (Lan-zoni 1896-97 19)

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Dallrsquoalto della sua esperienza in materia didattica dunque il profes-sore ritenne opportuno non annoiare gli studenti con lrsquoelencazione di numeri e statistiche bensigrave avvicinarli ponendo il discorso sul pia-no mitostorico ed esperienziale Del resto la prima parte si incen-tra sulle radici storiche dei legami commerciali fra Venezia lrsquoIndia e lrsquoOriente in tutta la sua estensione un tema che lo stesso Lanzoni avrebbe affrontato dal 1901 nelle ore di lezione di Storia del commer-cio subentrando cosigrave alla cattedra di Fradeletto (Annuario 1902 75-77) Allrsquoargomento storico nella seconda parte del discorso inaugu-rale subentrano le osservazioni sul campo con le quali Lanzoni non poteva non esordire constatando come le tracce del passato vene-ziano nel territorio indiano fossero completamente andate perdute

Oh antiche e gloriose tradizioni di rapporti e di traffici misera-mente tramontate Cosa egrave rimasto mai di Venezia nellrsquoIndia

Invano ho scrutato con occhio amorosamente indagatore tut-te le manifestazioni della vita attuale di quel paese e invano ho chiesto sui luoghi informazioni premurose e minute alle persone piugrave competenti (Lanzoni 1896-97 35)

Per questo motivo lrsquoautore per introdurre il tema centrale ndash la na-vigazione a vapore fra Venezia e lrsquoIndia ndash procedette per coinciden-ze e analogie talvolta bizzarre per suggerire agli studenti come la presenza veneziana in India fosse in qualche modo ancora ravvisa-bile malgrado lrsquointerruzione dei rapporti commerciali perdurasse da piugrave di due secoli19 A questo punto Lanzoni riallacciandosi alle solite argomentazioni concernenti la rinascita di Venezia sulla scia del mi-to auspicograve come in un prossimo futuro lrsquoarea portuale veneziana e il suo retroterra avrebbero potuto intrattenere dei rapporti commer-ciali piugrave cospicui con il grande Paese asiatico Tuttavia a sostegno di questa proposta il professore cercava di comprovarla con i dati e le osservazioni scientifiche condotte durante il soggiorno indiano An-nunciando di dedicare gran parte del corso alla sua esperienza este-ra Lanzoni nella prolusione decise di concentrarsi soprattutto sulla laquopiugrave importante manifestazione economica di Venezia nellrsquoIndiaraquo le conterie e le perle due prodotti facilmente commerciabili che avreb-bero spinto laquogli interessati a costituire quel sindacato per il commer-cio indianoraquo facendo laquoguadagnare a Venezia qualche centinaio di mi-la lire di piugrave ogni annoraquo (Lanzoni 1896-97 51 53)

19 Ad esempio Lanzoni parla di laquocorrispondenza notevoleraquo fra laquoi colombi di certi luoghi dellrsquoIndia e i colombi cosigrave originali e cosigrave cari della lsquonostra piazzarsquo di S Marcoraquo o ancora di grande analogia fra le gondole veneziane o le imbarcazioni turistiche nel Gange (Lanzoni 1896-97 35-8)

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La struttura argomentativa con la quale egrave costruita la prolusione ricalca grosso modo quella dello scritto Il porto di Venezia esamina-to in precedenza Le nozioni mitostoriche sul passato navalista com-merciale ed espansionista di Venezia servivano molto probabilmen-te da un lato a supportare i dati raccolti e le tesi formulate dallrsquoaltro condizionavano il procedere della ricerca improntata da Lanzoni Questo duplice lsquouso della storiarsquo appare chiaramente nella parte fi-nale della prolusione Venezia nellrsquoIndia come suggerisce direttamen-te lrsquoautore laquoEvocate rapidamente la storia di Venezia nei suoi rappor-ti collrsquoIndia e una coincidenza interessante vi appariragrave manifestaraquo (Lanzoni 1896-97 55)

La coincidenza venne sciolta nei paragrafi seguenti nei quali Lan-zoni sosteneva che Venezia avrebbe assolto al suo ruolo di regina del Mediterraneo solo una volta tenuto laquocome il leone alato della sua co-lonna [hellip] costantemente vigile lo sguardo ad orienteraquo cosigrave come nel corso del XV secolo la Serenissima distese il suo dominio sullrsquoAdria-tico sullrsquoEgeo nei Dardanelli nel Mar Nero e sulla terraferma ita-liana (Lanzoni 1896-97 56)20

Nel frattempo in seguito alla politica di raccoglimento portata avanti negli anni successivi alla sconfitta di Adua che riteneva come la vera colonizzazione italiana non potesse che consistere nellrsquoemigra-zione organizzata al di lagrave dellrsquoAtlantico con lrsquoinizio del nuovo secolo si apriva in tutta la penisola una nuova fase di risveglio Una prima tappa fu senza dubbio il quinto Congresso Geografico Italiano che si svolse a Napoli fra il 6 e lrsquo11 aprile 1904 tracciando il percorso per trasformare anche lrsquoItalia in una potenza espansionistica e coloniale un traguardo da raggiungere con lrsquoaiuto di tutto quellrsquoassociazionismo nazionalista capeggiato principalmente dalla societagrave Dante Alighieri e dalla giovane Lega Navale Italiana (Aquarone 1989 Monina 2002) In questo contesto nonostante si sia giagrave osservato come i contatti fra Venezia la lsquosuarsquo Scuola e gli ambienti colonialisti fossero giagrave presenti sul finire dellrsquoOttocento ndash basti pensare ad esempio alla figura di Lu-igi Luzzatti nella Societagrave di Esplorazioni Geografiche e Commerciali di Milano solo con i primi tentativi di centralizzazione e organizza-zione delle diverse sensibilitagrave locali si puograve constatare una maggiore interazione fra la classe politica commerciale e culturale della cittagrave lagunare e le iniziative di stampo espansionistico-coloniale Il primo Congresso Coloniale e la successiva fondazione dellrsquoIstituto Colonia-le Italiano (ICI) rappresentano solo alcuni esempi

20 Molto significativa in questo senso risultano essere le ultime righe del discorso volte ad affascinare una platea molto giovane laquoOh non sono no coincidenze completa-mente fortuite Ci deve essere crsquoegrave di sicuro una intima corrispondenza che la storia e la geografia spiegano in parte tra la vita economica di Venezia e lo stato dei suoi rap-porti collrsquoIndia di guisa che questi appaiono ad un tempo e un effetto e un coefficiente di quellaraquo (Lanzoni 1896-97 57)

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Il primo Congresso Coloniale programmato dopo le sollecitazioni degli oratori intervenuti nel congresso napoletano del 1904 si svolse ad Asmara nel settembre del 1905 allo scopo di dibattere le grandi questioni in tema coloniale con la volontagrave di portarle allrsquoattenzione del governo e soprattutto del Paese Alle sedute parteciparono circa duecento congressisti fra cui moltissimi funzionari e impiegati colo-niali ufficiali delle truppe di stanza in colonia commercianti agri-coltori ed altri operatori economici residenti in Eritrea DallrsquoItalia fra gli altri arrivarono i presidenti di tutte le societagrave geografiche e coloniali i ministri degli affari esteri della marina della pubblica istruzione e drsquoagricoltura industria e commercio Vi erano inoltre al-cune delegazioni del mondo accademico e della scuola fra cui la Re-gia Scuola di Commercio di Venezia che nei giorni del congresso ven-ne rappresentata da un suo ex studente Vittorio Deciani (Aquarone 1989)21 Questrsquoultimo era fuoriuscito nel 1881 dalla sezione consola-re allrsquoetagrave di 22 anni per poi assumere la carica di primo viceconso-le a Trieste Molto probabilmente Deciani fece carriera tanto che nel 1905 entrograve a far parte del Consiglio Coloniale istituito nel 1903 presso il Ministero degli Affari Esteri con attribuzioni peraltro pu-ramente consultive e non vincolanti per il governo e successivamen-te nel 1909 divenne tesoriere dellrsquoICI (Notizie e documenti 1892)22

Proprio lrsquoICI rappresenta un ulteriore esempio di network politico-accademico nel quale venne coinvolta Venezia Costituitosi il 26 mar-zo 1906 allo scopo principale di diffondere fra la popolazione una pri-ma forma di lsquocoscienza colonialersquo la sede centrale si insediograve presso il prestigioso palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia a Roma Nei primi anni di vita lrsquoIstituto si presentograve come uno stru-mento meramente intellettuale e scientifico in grado di rispondere alle questioni piugrave urgenti tramite il mensile Rivista Coloniale affida-to alla supervisione di un comitato scientifico composto dalle piugrave im-portanti personalitagrave accademiche impegnate nel tema coloniale fra cui il professore ordinario Enrico Catellani che allrsquoUniversitagrave di Pa-dova era solito tenere i corsi di Diritto internazionale Diplomazia e Storia dei trattati Proprio Catellani la cui figura verragrave meglio deli-neata nella parte finale di questo capitolo sarebbe stato chiamato nel primo dopoguerra a insegnare Diritto internazionale nella Scuo-la commerciale di Venezia portando con seacute le conoscenze necessa-rie per specializzare lrsquointeresse di molti studenti verso il tema colo-niale (Annuari 1919-20 e 1920-21)

21 Piugrave debole la rappresentanza del mondo economico anche se compare il nome di Giulio Fradeletto delegato commerciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Va-pore (Monina 2002)22 Per quanto riguarda le informazioni su Vittorio Deciani ASCF serie studenti Re-gistro Matricolare nr 1 matricola 27 certificato di corso compiuto n 31

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A piugrave di tre anni dalla fondazione lrsquoICI era diventato un vero e pro-prio strumento politico capace di indirizzare lrsquoattenzione verso quel-le regioni dove andavano aumentando gli interessi economici e politi-ci dellrsquoItalia Nel corso del 1909 infatti oltre alla spinta africanista lrsquoIstituto volse lo sguardo soprattutto in direzione delle regioni bal-caniche in seguito allrsquoarrivo al potere dei Giovani Turchi e lrsquoacuirsi del conflitto con lrsquoAustria La direttrice espansionista orientale si im-pose anche per la presa di posizione e lrsquoattivitagrave di alcuni soci dellrsquoI-stituto tra cui le tre figure principali del progetto laquoGrande Veneziaraquo Giuseppe Volpi Filippo Grimani e Piero Foscari il delegato commer-ciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Vapore Giulio Frade-letto Luigi Luzzatti che sarebbe stato eletto lrsquoanno seguente alla vi-cepresidenza dellrsquoIstituto e i professori della Scuola di Commercio Antonio Fradeletto e Piero Lanzoni (Pomoni 1998) Drsquoaltronde agli occhi del lsquogruppo venezianorsquo laquouomini capitaliraquo per utilizzare la feli-ce espressione di Maurizio Reberschak i Balcani rappresentavano non solo un territorio sul quale nel passato la Dominante aveva este-so la sua influenza ma anche un tassello di un piugrave ampio piano drsquoe-spansione di stampo commerciale che avrebbe avuto la sua base a Porto Marghera progetto portuale autodefinitosi la laquoporta drsquoOrien-teraquo del Mediterraneo un polo multifunzionale che si sarebbe impo-sto nel corso degli anni come potenza al contempo produttrice nei rami chimico e metallurgico ed espropriatrice di risorse soprattut-to nei confronti dellrsquoarea balcanica (Weber 1974 Chinello 1979 Re-bershack 2002 Pes 2004)23

Di questi prodromi imperialisti in seno allrsquoICI si rese portavoce proprio lrsquoelemento veneziano dal quale nacque lrsquoiniziativa di orga-nizzare un primo Congresso degli Esportatori Italiani in Oriente idea che si concretizzograve per volere del Consiglio direttivo del Museo commerciale di Venezia con lrsquoappoggio delle istituzioni veneziane Al congresso che si tenne nella cittagrave lagunare tra il 21 e il 24 otto-bre del 1909 il dibattito ruotava attorno lrsquoattuazione di un possibi-le programma nazionale drsquoesportazione ovvero lrsquoindividuazione di mercati di riferimento ai quali indirizzare la sovrapproduzione dei mercati di sbocco che le altre potenze industriali avevano giagrave trova-to sia nelle proprie colonie sia nelle regioni controllate direttamen-te solo da un punto di vista economico-commerciale laquoMettere in va-lore le colonie africaneraquo e contemporaneamente organizzarsi per sfruttare la penetrazione economica e commerciale in Oriente rap-

23 Porto Marghera srsquoinseriva allrsquointerno di un progetto di penetrazione economica industriale e commerciale dai tratti imperialistici che alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo ndash fra tutti Giuseppe Volpi ndash avevano portato avanti in Dalmazia al fine di sfruttare le sue risorse forestali e minerarie e in territorio montenegrino con la fonda-zione della Banca Commerciale Italiana la costruzione di un porto ad Antivari il Mo-nopolio del Tabacco e il progetto di una futura ferrovia transbalcanica

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presentavano per lrsquoItalia le due vie da seguire per porsi al livello de-gli altri imperi coloniali (Monina 2002 201) Per quanto riguarda il ruolo della Scuola commerciale veneziana oltre a Foscari che da al-cuni anni faceva parte del consiglio direttivo come delegato comu-nale nelle quattro giornate congressuali parteciparono il direttore scolastico Enrico Castelnuovo e alcuni professori tra cui Ferruccio Truffi ndash docente di Merceologia ndash e Lanzoni il quale partecipograve nel-la doppia veste di docente e di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti data la presenza di molti soci tra i congressisti (Annuario 1908-09)24 Questrsquoultima era sorta nel 1899 con lrsquointento di riunire i licenziati della Scuola con scopi di mutuo beneficio sullrsquoesempio di unrsquoistituzione simile quale la Cercle des anciens Etudiants de lrsquoEco-le superieure de commerce drsquoAnverse Per le comunicazioni inter-ne e per quelle concernerti lrsquoandamento della Scuola lrsquoAssociazione si era dotata di un Bollettino la cui direzione venne affidata inizial-mente proprio a Lanzoni25 Tra le molte attivitagrave dellrsquoAssociazione ri-entrava il finanziamento con i fondi associativi di alcune borse di studio per gli studenti come quella destinata nel 1912 a uno studen-te iscritto alla sezione commerciale e interessato a fare pratica nel-lrsquolaquoAfrica mediterranearaquo oppure dei costi dei viaggi organizzati per i soci come ad esempio lrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania (Bol-lettino marzo-giugno 1912 66)

15 Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni

Una volta ottenute le regioni nord-africane della Cirenaica e della Tripolitania ndash senza dimenticare quelle di Rodi e del Dodecaneso ndash le nuove colonie italiane in Africa si aprivano alla penetrazione di mol-teplici interessi di diversa matrice da quelli turistici a quelli com-merciali o ancora a quelli legati al settore agricolo e industriale A tal proposito per far conoscere lrsquoOltremare agli italiani o almeno a specifiche corporazioni e classi sociali le eacutelite imprenditoriale rite-nevano utile organizzare dei viaggi che permettessero delle osser-

24 Uno dei risultati piugrave importanti raggiunti dal congresso fu senza dubbio la forma-zione di una Commissione di parlamentari e rappresentanti allo scopo di condurre unrsquoa-zione di pressione sul governo Ad ogni modo per quanto riguarda il congresso si ve-dano gli atti curati dal segretario generale Comitato permanente dei Congressi degli Esportatori Italiani in Oriente Antonio Santalena e pubblicati nel 191025 Lo statuto dellrsquoAssociazione recitava cosigrave laquoScopi dellrsquoAssociazione sono a) man-tenere fra i soci i rapporti amichevoli formati alla Scuola b) trar partito da questi rap-porti nellrsquointeresse generale del commercio e nellrsquointeresse particolare dei soci c) pro-muovere gli studi commerciali economici ed amministrativi e diffonderne lrsquoamore d) aiutare gli antichi studenti nella ricerca del loro collocamento e soccorrerli negli even-tuali bisogniraquo (Bolletino gennaio 1899 26)

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vazioni fatte sul campo in modo tale da comprendere problematiche e potenzialitagrave del territorio appena acquisito e non ancora del tut-to lsquopacificatorsquo

Anche molti ex studenti della Scuola decisero di prendere parte a una di queste escursioni Organizzata dal Touring Club Italiano dalla Societagrave degli Agricoltori Italiani e laquoin misura piugrave modestaraquo dallrsquoAssociazione Antichi Studenti nei piani iniziali lrsquolaquoEscursione Na-zionaleraquo doveva partire nel settembre 1913 tuttavia a causa di im-pedimenti politici venne posticipata tra la fine di aprile e lrsquoinizio di maggio 1914 (Bollettino gennaio-febbraio 1914) Il programma pre-vedeva numerose tappe la partenza era stata fissata per il 29 aprile dal porto di Napoli dove ad aspettare i soci vi sarebbe stato il piro-scafo Solunto noleggiato dalla Societagrave Sicilia Dopo una fermata di circa due ore a Siracusa lrsquoimbarcazione avrebbe proseguito la na-vigazione sino al porto di Tripoli Dallrsquo1 al 4 maggio la laquocarovanaraquo avrebbe visitato le oasi di Zanzur Tagiura e quella di Sciara Sciat questrsquoultima tristemente nota per lrsquoeccidio compiuto dal Regio Eser-cito italiano ai danni della popolazione nel pomeriggio del 23 e per tutto il 24 ottobre 1911 (Del Boca 2015) Dal 4 al 7 maggio ancora lrsquoescursione prevedeva la visita presso i due attendamenti prepara-ti dal governo militare italiano nella localitagrave di Bu Gheilan e in pros-simitagrave del Castello nel Gagraverian prima di tornare nella zona costiera questa volta a Homs da dove si sarebbe proseguito per ammirare le rovine dellrsquoantica cittagrave romana di Leptis Magna ultima tappa di unrsquoesperienza ed laquoemozioneraquo drsquoOltremare che sembrograve sollecitare la curiositagrave di molti soci26

Molte volte a guidare escursioni del genere erano i geografi i qua-li sin dallo scoppio della guerra vestirono i panni dellrsquoautoritagrave scien-tifica in grado di assicurare come il disegno di penetrazione e di con-quista fosse da giudicare corretto sul piano economico geopolitico e del prestigio nazionale (Gambi 1992) In questo ruolo e in qualitagrave di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti Lanzoni si calograve nel-la parte partecipando al viaggio in Tripolitania come testimoniano i suoi laquoRicordi e impressioniraquo pubblicati nel Bollettino laquoE cosi ti sei divertito Che impressioni hai ricevuto Quali sono le condizioni ve-re di questa nuova colonia italianaraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 25) Ecco le domande piugrave frequenti che si sentirono rivolgere i par-tecipanti allrsquoEscursione Nazionale e alle quali Lanzoni ironicamente cercograve di rispondere mettendosi nei panni sia dellrsquointervistatore sia dellrsquointervistato Nonostante un linguaggio e una forma molto me-no formale e non accademica rispetto ad esempio alla Relazione sul

26 Lrsquoalta partecipazione puograve essere spiegata anche da un punto di vista meramente sentimentale Come afferma Labanca infatti laquolrsquoOltremare rappresentograve una delle piugrave grandi emozioni degli italianiraquo (2002 219)

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commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la struttura con la quale egrave organizza-to il testo appare ad ogni modo seguire un ordine ben preciso Le pri-me domande formulate suggeriscono risposte aneddotiche che solo ogni tanto sono intervallate da nozioni geografiche-ambientali oppu-re dalle osservazioni dei delegati della Societagrave degli Agricoltori Dal-le prurigini coloniali ndash laquoti sei divertitoraquo laquoE le donne come sono lag-giugraveraquo ndash Lanzoni passograve a commentare il clima i villaggi e i paesaggi nordafricani evidenziando spesso la presunta divisione e differenza fra il laquogusto delle genti europeeraquo e quello della popolazione locale Dopo questa prima parte le domande poste dal professore iniziano a riferirsi prettamente al dominio italiano in Libia una condizione che per forza di cose indusse il geografo a prodigarsi in osservazio-ni antropologiche capaci di porre lrsquoitaliano al pari di un benefattore e lrsquolaquoindigenoraquo a quello di un primitivo al di fuori della storia

Che cosa pensa quella gente di noi italiani E si egrave essa adattata al nostro dominio E puograve questo considerarsi tranquillo

A questa serie di domande risponderograve che neacute io neacute altri non ab-biamo saputo neacute potevamo saper niente di positivo Egrave cosigrave difficile di leggere nel fondo delle anime dei bianchi figurarsi poi in quel-le dei mori e maomettani per giunta Perograve se si dovesse giudica-re dalle apparenze tutto indurrebbe a ritenere che gli indigeni ai quali si noti bene egrave ignota e inconcepibile quellrsquoastrazione di sen-timento che si chiama il principio di nazionalitagrave e che ormai hanno potuto apprezzare la differenza sensibile che passa rispetto ai pe-si e ai benefici di governo fra noi e i turchi Si sono tranquillamen-te e stabilmente adagiati al nostro dominio laquoBono taliano ndash man-geria bizeff ndash filuss bizeffraquo (ldquofilussrdquo significa denaro e ldquobizeffrdquo in quantitagrave) Che cosa possono desiderare di piugrave una volta che i loro costumi la loro religione le loro donne vengono scrupolosamente rispettate Questo spiega percheacute il paese sia ormai diventato com-pletamente tranquillo e sicuro Parliamo srsquointende della Tripolita-nia propriamente detta non della Cirenaica che si trova ancora e come nello stato di guerra (Bollettino maggio-giugno 1914 35)27

Molto si era detto e molto si era scritto spesso impropriamente sulla conquista libica Per fugare alcuni pregiudizi sul tema Lanzoni si di-lunga nel rispondere allrsquoultima domanda laquoquale egrave la condizione vera di quel paese e quali vantaggi potragrave trarne lrsquoItaliaraquo Innanzitutto come dimostra il caso algerino che Lanzoni riprese dal suo Manua-le di Geografia commerciale e economica (Milano 1912 V edizione)

27 Nonostante non compaiano espliciti riferimenti razzisti se non in riferimento agli accampamenti beduini chiamati con tono dispregiativo laquoMeschinopoliraquo appare chia-ro da che parte si trovi il progresso e da quale invece la laquosporciziaraquo

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ritenere o peggio ancora pretendere che una colonia per esse-re veramente utile debba costituire una rendita netta per la ma-dre-patria egrave un vecchio pregiudizio sorpassato da un pezzo (Bol-lettino maggio-giugno 1914 36)

Inoltre nellrsquoimmediato risulta impossibile fare delle previsioni visto che la colonia nord-africana almeno nella parte percorsa da Lanzo-ni non parve

laquoquella terra promessa che taluni per ragioni di polemica hanno amato di esaltare ma neppure quella regione sterile infeconda ricca soltanto di sabbie e di tradimenti che altri hanno amato ed amano di deprecare [hellip] neppure da augurarsi che si produca la emancipazione finanziaria delle Colonie giaccheacute molte volte essa auspica e prepara la emancipazione politica (Bollettino maggio-giugno 1914 36)

Insomma riassumendo in base alle sue impressioni e a laquoquelle del-la maggioranza degli escursionistiraquo Lanzoni poteva concludere con-statando come il valore economico della laquonuova Colonia africanaraquo sembrava laquonon trascurabileraquo e comunque laquotale da giustificarne la conquista se pure fatta anzitutto e soprattutto per ragioni politi-che drsquoordine internazionaleraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 39)

16 Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti

La Scuola Superiore di Commercio di Venezia nel frattempo era di-ventata di fatto unrsquouniversitagrave Nel 1905 alle Scuole era stato autoriz-zato di rilasciare i diplomi di laurea lrsquoanno seguente ancora un de-creto concesse ai diplomati il titolo di dottore infine fra il 1909 e il 1913 fu confermato il triplice carattere di Scuola di Commercio di Consolato e di Magistero con le cinque sezioni che davano luogo a unrsquouniversitagrave di fatto (Paladini 2002)

Tuttavia Carsquo Foscari non era solo un luogo dedito allo studio sui li-bri ma anche un ambiente simile a un campo di forze nel quale i sog-getti ndash gli studenti e gli insegnanti ndash costituivano i vettori di penetra-zione per ideali politici esperienze vissute e in generale di ciograve che avveniva al di fuori del palazzo Foscari In particolare gli studenti rappresentavano la parte piugrave attiva della societagrave veneziana per quan-to riguarda lrsquoorganizzazione di azioni dimostrative di carattere bel-licista e interventista Giagrave durante la guerra di Libia infatti gli stu-denti avevano condotto alcune manifestazioni in favore dellrsquoimpresa coloniale italiana come ad esempio il corteo che accompagnograve i solda-ti del 71mo Fanteria in partenza per lrsquoAfrica dalla Riva degli Schiavo-

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ni fino alla stazione ferroviaria nel giorno 19 novembre 1911 In quel caso la presenza giovanile era formata soprattutto dagli studenti li-ceali del Marco Polo La Scuola commerciale drsquoaltra parte rimasta pressocheacute ai margini nel corso degli svolgimenti bellici drsquoOltrema-re assunse un ruolo di primo piano durante la campagna interven-tista grazie soprattutto allrsquoazione di proselitismo che molti professo-ri condussero per sostenere la causa interventista sia dalla cattedra sia dai comizi pubblici Un nome su tutti Fradeletto (Pomoni 1998) Di questrsquoultimo infatti bastino ricordare le pagine scritte sul fini-re del 1915 e lrsquoinizio del 1916 e date alla stampa con il titolo La sto-ria di Venezia e lrsquoora presente (Torino 1916) nelle quali il professo-re presentava la Prima guerra mondiale come un insieme di laquolontani preludiraquo riconducibili al passato della Serenissima la laquoLotta per lrsquoA-driatico a fine di conquistarvi piena libertagrave di respiro e sicurezza dei movimentiraquo la laquoLotta contro gli Asburgo pel confine orientale e settentrionale di terra ferma e per lrsquoindipendenza italianaraquo la laquoLot-ta contro il Turco per la difesa degli interessi coloniali e commercia-li drsquoOltremareraquo (Fradeletto 1916 13-14) Si tratta di tre piani inclina-ti della mitopoiesi veneziana sui quali poggiava la violenta retorica imperialista e nazionalista due caratteri che si confusero nella pro-paganda di guerra (Laven Damien 2015 Camurri 2002)

Con la conflagrazione del conflitto e la disfatta di Caporetto i trionfalismi cedettero il passo alla paura Venezia divenne retrovia Il Consiglio di Amministrazione decise allrsquounanimitagrave di spostare gran parte delle sue mansioni a Pisa prima di far ritorno nella sua sede originaria il 3 ottobre 1918 a guerra quasi terminata La disillusio-ne a seguito della laquovittoria mutilataraquo sembrograve contagiare anche la Scuola che da alcuni anni aveva assunto il titolo di Istituto Superio-re di Scienze Economiche e Commerciali Nonostante lrsquoapprovazio-ne da parte del Ministero della richiesta del Consiglio accademico di istituire un corso complementare dedicato al commercio interna-zionale con particolare riguardo allrsquoOriente il mito della rinascita veneziana sulle orme dellrsquoespansione della Serenissima parve affie-volirsi Una prima avvisaglia fu la svalutazione di fatto della sezio-ne consolare considerata sin dal principio il fiore allocchiello di Ca Foscari A livello ministeriale infatti si dispose che il solo tito-lo valido allrsquoammissione alle carriere dipendenti dal Ministero degli Esteri fosse la laurea in Scienze economiche e commerciali taglian-do fuori in questo modo gli studenti cafoscarini (Paladini 2002) un secondo e ultimo segnale compare nelle parole quasi di rimprovero pronunciate dal nuovo professore Gino Luzzatto durante il discorso laquoLa Funzione del Porto di Venezia nel passato e nel presenteraquo in oc-

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casione della cerimonia drsquoapertura dellrsquoAnno Accademico 1922-192328 Ordinario di Storia del commercio allrsquoIstituto Superiore di Studi

Commerciali di Trieste dove fu subito nominato direttore nel 1922 Luzzatto venne chiamato a Venezia per ricoprire la prima cattedra in Italia di Storia economica oltre a quella di Geografia economi-ca Del resto a causa della morte di Primo Lanzoni sopraggiunta nel settembre del 1921 e con la nuova dimensione universitaria dellrsquoI-stituto il corso di Geografia commerciale dovette essere per forza di cose suddiviso poicheacute si chiedeva una maggiore specializzazione nelle singole discipline (Berengo 1964 Paladini 1989 Lanaro 2006)29 Ad ogni modo il collegamento fra i due insegnamenti risultava an-cora forte come dimostra la distribuzione in due parti della prolu-sione del 1922 la prima di carattere storico e la seconda di valuta-zione dello stato attuale laquoNel suo periodo piugrave gloriosoraquo cioegrave lungo tutto il Duecento e il Trecento Luzzatto assicurograve come il porto di Ve-nezia si presentasse al pari di un grande mercato nel quale lrsquoattivi-tagrave aumenta dopo lrsquoarrivo delle mude provenienti dal Nord Europa e da Oriente Ad assicurargli questo sviluppo oltre alla fortunata po-sizione geografica concorsero altri fattori quali il laquodominio del Gol-fo e la conquista di una potente base coloniale in Orienteraquo (Annuario 1922-23 31) Con lrsquoinizio del Quattrocento la situazione cominciograve a mutare in seguito della minaccia portata dalle sempre piugrave frequen-ti conquiste turche che demolirono laquopezzo a pezzo lrsquoimpero colonia-le venezianoraquo distruggendone il monopolio commerciale (Annuario 1922-23 35) Si osserva come per la prima volta allrsquointerno dellrsquoIsti-tuto si cominciava a considerare quello veneziano al pari di un laquoim-pero colonialeraquo una categoria storiografica che probabilmente subi-va anche ma non solo lrsquoinfluenza in quegli anni dellrsquoappropriazione da parte del fascismo della romanitagrave quale mito fondativo della cul-tura e dellrsquoideologia di unrsquoItalia che doveva farsi universale impe-riale e moderna (Gentile 2007 Tarquini 2011)

La trattazione di Luzzatto sulla storia del porto veneziano per i successivi secoli seguiva la falsa riga dei lavori storiografici prece-denti i quali insistevano sul fatto che i traffici marittimi coinvolsero Venezia in minor misura almeno fino alla seconda metagrave dellrsquoOttocen-to Solitamente a questo punto sia il discorso accademico sia quel-lo pubblico convenivano sul fatto che con lrsquointegrazione del Veneto nello Stato italiano e con la guida illuminante di una classe dirigen-

28 Il corso complementare avrebbe compreso quattro insegnamenti oltre le lezioni conferenze ed esercitazioni Geografia economica dellrsquoOriente Economia e tecnica dei trasporti Merceologia dei prodotti orientali Tecnica del commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione (Annuario 1922-23)29 Con la morte di Primo Lanzoni lrsquoAssociazione Antichi Studenti cambiograve nome in onore del suo presidente Drsquoora in poi infatti venne chiamata Associazione Primo Lan-zoni tra gli Antichi Studenti

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te che riprendeva gli usi e costumi dellrsquoantico patriziato Venezia si stesse preparando a riacquisire il suo destino di potenza commer-ciale Questa narrazione perograve pare essere decostruita e depotenzia-ta dalle parole dello stesso Luzzatto poicheacute laquodallrsquoosservazione del-la realtagrave presente e delle sue necessitagrave piugrave urgentiraquo reputava come fosse giunto il momento di laquoguardarci dal pericolo che il ricordo de-gli splendori passati e la visione di un futuro ancora lontano e incer-to ci distraggaraquo Infatti

La realtagrave di ieri egrave quella di un porto che era per seacute stesso un gran-de centro di scambi che poteva imporre tirannicamente la sua vo-lontagrave alla numerosa e svariata clientela la realtagrave drsquooggi egrave quella invece di un porto che dipende esclusivamente dal suo retroterra nazionale che ha per sua funzione principale quella di soddisfare quanto meglio egrave possibile i bisogni di questo retroterra La fun-zione egrave certo meno brillante ma egrave la funzione assegnata nellrsquoeco-nomia contemporanea a tutti i porti continentali ed egrave sempre ta-le da assicurare al porto di Venezia un movimento assai superiore a quello chrsquoesso abbia mai avuto finora ed uno dei primi posti fra i porti del Mediterraneo La sfera drsquoinfluenza su cui Venezia puograve oggi contare senza bisogno di artifici e di favori e che si estende da un lato fino a Dobbiaco ed al Brennero e dallrsquoaltro fino a Bre-scia Mantova e Bologna (Annuario 1922-23 48-9)30

Inoltre una volta completati il miglioramento degli impianti portuali cosigrave come il laquolavoro gigantescoraquo di Porto Marghera la zona drsquoinfluen-za si sarebbe estesa fino ai maggiori centri industriali della Val Pada-na laquoNon piugrave dunque sogni di dominio ormai tramontati per sempreraquo ma la consapevolezza che fosse opportuno condurre una laquopolitica di libertagraveraquo ndash senza suddivisioni in sfere drsquoinfluenza ndash che alla lunga laquori-chiami sulle rive dellrsquoAdriatico tutto quel traffico che ad esso puograve na-turalmente e logicamente affluireraquo (Annuario 1922-23 51)

Rispetto alle conclusioni a cui era giunto Luzzatto in direzione op-posta sembrano procedere alcune tesi di laurea degli studenti dellrsquoI-stituto di Scienze Economiche e Commerciali questrsquoultimi intenzio-nati a riflettere sul ruolo dellrsquoAdriatico per Venezia e piugrave in generale del Mediterraneo per lrsquoItalia in seguito alla fine del primo conflitto mondiale La tesi di laurea egrave una tipologia di documento estrema-mente interessante percheacute funge da elemento di connessione pro-cessuale fra i diversi lsquosaperirsquo accademici e il mondo esterno In altre parole questa tipologia di fonte storica da un lato ci suggerisce ndash al-

30 Interessante il confronto fra la posizione di Lanzoni sul porto ndash la competenza matematica per stabilire lrsquoinfluenza di Venezia fino a Tunisi ndash e quella di Luzzatto ap-pena descritta

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cune volte solo parzialmente ndash il percorso curriculare dello studente le conoscenze apprese durante gli anni universitari la bibliografia letta e in generale ci illumina su alcuni equilibri e meccanismi in-terni al mondo accademico dallrsquoaltro la tesi di laurea riflette la con-tingenza degli eventi attraverso le idee e le immagini personali che lo studente si crea per comprendere ciograve che lo circonda mescolan-do cosigrave nellrsquoelaborato scientificitagrave e vissuto in una narrazione che si appresta a essere unica e originale (Isnenghi 1984) Inoltre allrsquoepo-ca le tesi di laurea erano testi alquanto brevi e di natura compilati-va Non basandosi su una rigorosa ricerca drsquoarchivio di conseguen-za questi documenti risultavano molto esposti alla deriva ideologica piugrave che a un ragionamento empirico

La prima guerra di massa per i giovani rappresentograve unrsquoesperienza periodizzante a cui si attribuiva un valore formativo oltre che trauma-tico Infatti le laquogenerazioni storicheraquo portarono dal fronte linguaggi convinzioni e pretese intrise di bellicismo nazionalismo e irredenti-smo mentre a Parigi dai negoziati lrsquoItalia non otteneva ciograve che le era stato promesso (Dogliani 2003 Magnarelli 2004) In questo senso ap-paiono esemplari gli elaborati scritti degli studenti Angelo Tonini e Leonardo Rosito Il primo laureatosi nellrsquoottobre del 1919 fin dalle prime battute avvertigrave come risultasse necessario allargare lo sguar-do allrsquointero Mediterraneo orientale per assicurarsi il controllo e la sicurezza dei traffici nellrsquoAdriatico A tal fine lo studente individuava tre problematiche da risolvere una di carattere politico ndash laquoin quan-to non possiamo permettere che lrsquoequilibrio mediterraneo giagrave tanto iniquo per noi sia turbato ancora a nostro dannoraquo unrsquoaltra per motivi economici ndash laquoper i nostri crescenti consumi alimentari e per il nostro commercio che deve avere i suoi mercati privilegiati e sicuriraquo ndash e in-fine una sociale ndash per evitare che laquola nostra emigrazione prenda un atteggiamento che offende il nostro onoreraquo Le soluzioni erano da ri-cercare nelle terre che si affacciavano sul Mediterraneo orientale le quali in un futuro ormai prossimo secondo lo studente sarebbero entrate a far parte della sfera drsquoinfluenza italiana per laquoil posto che la sua [lrsquoItalia] gloriosa storia le additaraquo e laquola guerra [la prima guerra mondiale] ha giustamente consacrato al suo dirittoraquo31 La storia di Ve-nezia ndash e di Roma ndash insieme al laquosangueraquo e al laquosacrificio tenace della popolazioneraquo dunque giustificavano le importanti pretese commer-ciali italiane che non avrebbero aspirato solo a coordinare i traffici bensigrave a sostituire i prodotti austriaci mercanteggiati in Oriente con quelli esportati dallrsquoItalia in modo tale da laquodimostrare a Trieste e ai porti tutti dellrsquoAdriatico redento che la loro unione allrsquoItalia contri-buisce alla loro stessa prosperitagraveraquo Per ricapitolare la conquista del

31 Venezia Archivio Tesi Carsquo Foscari (ATCF) A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 5-6 Non si conosce il nome del relatore

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monopolio commerciale nelle maggiori piazze orientali sarebbe servi-ta in una prima fase ad aumentare gli introiti e in un secondo momen-to a rendere lrsquoAdriatico italiano Lrsquoambizioso piano progettato dallo studente non poteva non fare affidamento sul nuovo porto industria-le che stava sorgendo ai Bottenighi un progetto che avrebbe assicu-rato laquouna funzione di primissimo ordine per i traffici dellrsquoOrienteraquo32

Sulla stessa linea ma decisamente piugrave esplicito sin dal titolo ri-sulta essere LrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi mag-giori porti commerciali la tesi discussa dallo studente Rosito nel 1920 Sulla base di una bibliografia che al tempo stesso faceva uso di materiale proveniente dallrsquoambito politico e da quello accademi-co lo studente iniziograve la sua dimostrazione sulla presunta paternitagrave italiana dellrsquoAdriatico partendo da considerazioni di carattere geolo-gico e geografico33 Studiando la nascita e la formazione delle cate-ne montuose laquoitalianeraquo delle Alpi degli Appennini e del Carso il gio-vane affermograve come esse comprendessero un bacino molto vasto che va dalla Val Padana fino al laquonostro mareraquo Giagrave attraverso questa di-mostrazione si dovrebbe essere laquoindotti a ritenere lrsquoAdriatico come un mare essenzialmente nostroraquo tuttavia la presenza slava sullrsquoal-tro lato del confine montuoso orientale e lungo tutti i Balcani aveva bisogno di qualche altra spiegazione e precisazione Insieme alla ge-ografia per non dare adito a dubbi lo studente si servigrave della storia per spiegare questa apparente incongruenza se era pur vero che sulla laquocosta della Morlacca vi sono i Croatiraquo e piugrave laquogiugrave sulla costa orientale vrsquoegrave la grande Serbiaraquo non si poteva negare che lrsquoAdriatico continuasse a conservare un carattere romano e italiano Drsquoaltron-de laquola funzione complessivaraquo di questo mare era stata

in ogni tempo quella di grande via della civiltagrave romana e venezia-na verso la Balcania e di arteria vasta e profonda in cui le grandi correnti dei traffici si sono incanalate nel corso dei secoli34

La civiltagrave e il commercio dunque venivano considerate dallo stu-dente come degli elementi imprescindibili per attestare lrsquoitalianitagrave del bacino adriatico un principio di nazionalitagrave che non toccava so-lo il mare ma anche le coste lambite da esso Come la Dalmazia ad esempio che per laquola realtagrave geografica e le esigenze storiche e cul-

32 ATCF A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 73-75 33 Nella bibliografia fra gli altri compaiono gli scritti Per il piugrave largo domino di Ve-nezia la cittagrave e il porto (Milano 1917) di Foscari e Sistemazione del porto di Venezia Giudecca o Bottenighi (Venezia 1904) di Lanzoni Vedi ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 laquoBibliografiaraquo Non si cono-sce il nome del relatore34 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 2-4

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turaliraquo laquoegrave terra drsquoItaliaraquo pur non essendo parte integrante del laquocor-po fisicoraquo della nazione35

Oltre a comunicarci le scelte retoriche del laureato le tesi dico-no molto anche sui relatori i docenti che accompagnano lo studen-te fino alla discussione di laurea Tematiche bibliografia e il taglio di ricerca sul soggetto di studio sono solo alcuni degli spazi drsquointer-vento ritagliati dal professore Per quanto riguarda lrsquoargomento im-periale e quello coloniale aggiungere questo ulteriore punto di vi-sta significa da un lato tracciare una mappa dei lsquosaperirsquo allrsquointerno dellrsquoIstituto (in mancanza dei programmi dei corsi) dallrsquoaltro coglie-re le convinzioni accademiche e soprattutto politiche di ogni singolo professore attraverso lo spettro dei loro principali interlocutori per lrsquoappunto gli studenti

In molte delle tesi di laurea scritte negli anni Venti si puograve nota-re come compaiano spesso i nomi di tre relatori i professori Enrico Catellani specialista di Diritto coloniale Alfonso de Pietri-Tonelli esperto di economia politica e Pietro Orsi lo storico veneziano prin-cipale in quegli anni assieme a Luzzatto Il primo come si egrave eviden-ziato in precedenza faceva parte dellrsquoavanguardia intellettuale colo-nialista Quando impartiva le sue lezioni dedicate al diritto coloniale dalla cattedra padovana poggiava probabilmente le sue argomenta-zioni sul manuale da lui scritto Storia delle colonie e diritto colonia-le (Milano 1911) e pubblicato alla vigilia del conflitto italo-turco Il testo forniva le basi da cui partire per conoscere piugrave nel dettaglio qualsiasi aspetto del tema generale del colonialismo La formazione giuridica di Catellani ad ogni modo non gli impedigrave di giustificare il diritto e il dovere dellrsquoEuropa di occupare i territori africani sulla base di osservazioni anche di carattere antropologico In Storia del-le colonie e diritto coloniale infatti vengono dedicate alcune pagine alla suddivisione degli esseri umani in tre categorie quelli che so-no stati in grado di espandersi grazie a uno stadio di civilizzazione estremamente alto gli europei coloro che dopo un glorioso passato si trovavano ora in una fase di declino gli asiatici infine gli africa-ni ovvero coloro che secondo il professore non sarebbero mai pro-grediti senza lrsquoassistenza di altri (Catellani 1911 cf Deplano 2013) Alcune di queste argomentazioni ndash che oggi possiamo definire raz-ziste ndash sembrano costituire un filo conduttore nel pensiero di Catel-lani anche nel primo dopoguerra quando egli giunse a Carsquo Foscari per tenere il corso di Diritto internazionale nelle vesti di professo-re incaricato pur mantenendo la cattedra da ordinario allrsquoUniversi-

35 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 24 Cosigrave come per la tesi di Angelo Tonini anche per Leonardo Rosito Porto Mar-ghera ndash la laquocittagrave nuovaraquo ndash avrebbe costituito una tappa fondamentale per i progetti espansionistici italiani

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tagrave di Padova A tal proposito nella tesi di laurea Il mandato colonia-le con cui lo studente Ferdinando Pellizzon si laureograve nella sessione di marzo-aprile 1922 viene citata dal laureando laquola felice espressio-ne [di Catellani] ldquoassistenza intercolonialerdquoraquo che ancor prima dello scoppio della guerra laquoaveva legato gli stati colonizzatori in unrsquoopera comune di civiltagraveraquo in contrapposizione alla laquotesi utopistica del pro-fessore [Giuseppe] Cimbaliraquo che proponeva laquodi consacrare in tutti i popoli colonizzati il loro diritto di sovranitagraveraquo accogliendoli cosigrave nel-la Societagrave delle Nazioni36

Nel caso di de Petri-Tonelli ex studente della Scuola commercia-le veneziana poi divenuto professore ordinario del corso generale di Economia politica e degli insegnamenti complementari di Politica economica e Legislazione doganale per la sezione consolare il focus dei suoi tesisti era rivolto principalmente alle relazioni economiche che intercorrevano fra lrsquoItalia e lrsquoOriente Nella sessione di laurea di novembre-dicembre 1924 due suoi studenti ndash Pasquale Giordano e Alfredo Scagnolari ndash discussero rispettivamente gli elaborati Le con-dizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commer-ciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecaneso e Le relazioni commerciali italo-jugoslave Se questrsquoultima mirava a con-segnare una panoramica dello stato in cui versava il rapporto com-merciale fra i due regni lrsquoelaborato scritto da Giordano invece sol-lecitava lrsquoespansione commerciale in Anatolia usufruendo in questo modo dei possedimenti coloniali lsquobianchirsquo di Rodi e del Dodecaneso Secondo lo studente la penetrazione in quel nuovo mercato avrebbe portato in dote allrsquoItalia tre benefici uno di carattere economico un altro geopolitico e un ultimo a livello sociale e culturale Il primo si sarebbe basato sulla costituzione di banche agricole per agevolare laquoil credito alle nostre colonie ivi residenti ed alle stesse popolazio-ni indigeneraquo sul miglioramento dei servizi commerciali marittimi e sulla fondazione di un istituto di fiducia per organizzare e regolare le attivitagrave laquodei numerosi commercianti ed esportatori che operano nella zonaraquo Inoltre tale istituto con la sede centrale ubicata a Rodi e le filiali nei paesi dellrsquoAnatolia sarebbe stata guidata da una govern-ance formata da elementi dellrsquoeacutelite finanziaria industriale e commer-

36 Come opportunamente citato in nota lrsquoespressione proveniva dallrsquoarticolo laquoLrsquoassi-stenza inter-coloniale dal punto di vista del mantenimento dellrsquoordineraquo pubblicato da Catellani nella Rivista Coloniale nel 1907 ATCF F Pellizzon laquoIl mandato colonialeraquo 1924 16-17 Ancora nella tesi di laurea dello studente Roberto Maltini ndash Il regime co-loniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioni (1925) relatore Ca-tellani ndash la colonizzazione egrave considerata invece come un laquocompito sacro della civiltagraveraquo ATCF R Maltini laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioniraquo 1925 65

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ciale37 A livello geopolitico la conquista commerciale dellrsquoAnatolia avrebbe consentito allrsquoItalia di confrontarsi con i Paesi piugrave poten-ti laquoche hanno tentato e continuano tuttora di stendere lo zampino per porre ostacolo al nostro divenireraquo per una posizione di privile-gio per quanto riguarda i traffici marittimi nel Mediterraneo38 Infi-ne secondo il laureando lrsquoeventuale crescita dellrsquoinfluenza italiana in Anatolia avrebbe di certo rinvigorito quelle radici storiche elle-niche e romane che rischiavano di scomparire per sempre a causa laquodellrsquoinettitudine dei Turchi a produrre e conservare la ricchezzaraquo39 In parallelo alla dipendenza economica dunque si doveva tessere anche una dipendenza culturale

Nonostante le universitagrave almeno fino agli anni Trenta fossero me-no soggette al diretto controllo amministrativo e ideologico del regi-me fascista giagrave a partire dal 1925 il nuovo ministro dellrsquoIstruzione Pietro Fedele procedette alla progressiva fascistizzazione dellrsquointe-ra struttura scolastica italiana A questa tendenza generale special-mente per il caso specifico dellrsquouniversitagrave si contrapponeva il rappor-to unico e per questa ragione sempre diverso che intercorreva fra lrsquoistituzione accademica e la classe dirigente locale (Ricuperati 2015) A Venezia ciononostante fra il 1925 e il 1927 lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali divenne fascista come testimoniano in modo molto significativo le parole utilizzate nella Relazione sullrsquoAn-no Accademico 1926-1927 dallrsquoex sindaco e allora regio commissario di Carsquo Foscari Davide Giordano drsquoora in poi laquolrsquoinferma [lrsquoIstituto]raquo sarebbe andata in contro alle laquocure rudi e radicali del chirurgoraquo o del padre Ai laquoFigliuoliraquo ndash gli studenti per lrsquoappunto ndash sarebbe stata vietata qualunque manifestazione goliardica cosigrave come sarebbe sta-to necessario dal punto di vista dellrsquoorientamento politico laquopotare i rami sospettiraquo fra il corpo studentesco e quello docente (Annuario 1927-28 7 e 15-17 Paladini 2002) La fascistizzazione e la lsquonorma-lizzazionersquo dellrsquoIstituto paiono intervenire anche in qualche tesi di laurea soprattutto nei linguaggi e nei giudizi esplicitamente politi-cizzati che gli studenti adottano per comparare epoche storiche dif-ferenti o operati politici che portarono a risultati opposti Ciograve emer-ge specialmente negli elaborati scritti degli studenti che scelsero di approfondire temi legati ai corsi di Storia politica e diplomatica un

37 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 83-638 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 1739 Pur non essendo laquoun popolo scioccoraquo il Turco laquoegrave lento ed estremamente sobrio facile ad accontentarsi di tutto ed a far nulla per migliorare la propria condizioneraquo ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansio-ne commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 13

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corso tenuto dal professore Pietro Orsi per gli iscritti alla sezione consolare Come negli esempi riportati precedentemente anche in questo caso la figura del relatore sembra incidere nelle riflessioni e nelle affermazioni dei suoi studenti Drsquoaltronde accanto alla profes-sione accademica dal 1926 Orsi venne nominato dal governo pode-stagrave della cittagrave ndash il primo a Venezia in seguito alla soppressione degli organi democratici comunali ndash mostrando ancora una volta e in ma-niera piugrave evidente il fitto intreccio che univa il potere politico allrsquoi-stituzione universitaria locale

Proprio nellrsquoanno della sua investitura alla carica di podestagrave uno studente di Orsi Michele Cainazzo discusse la sua tesi di laurea dal titolo Italia e Mediterraneo Dedicando molto spazio al dominio medi-terraneo dellrsquoimpero di Alessandro Magno e soprattutto di quello ro-mano la dissertazione procede fra le tendenze generali nella storia della politica romana nel Mediterraneo e brevi approfondimenti sul versante africano come recita ad esempio il titolo di un sottocapito-lo laquoRoma potenza marittima e la sua politica in Africaraquo La narrazio-ne prosegue soffermandosi prima sulle repubbliche marinare e sulla laquopotenza venetaraquo intenta a liberarsi del giogo bizantino e successi-vamente sullrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo che laquofu prevalentemente raggiunto durante la quarta Crociataraquo40 La categoria storica-anali-tica pronunciata da Luzzatto qualche anno prima godeva ormai di unrsquoampia circolazione in ambito universitario prima di riversarsi nel discorso pubblico come si vedragrave nel seguente capitolo Ad ogni mo-do dallrsquolaquoepica espansione venetaraquo che laquofu sempre animata da spirito imperialistaraquo lo studente passava a narrare le vicende mediterranee fino allrsquoUnitagrave drsquoItalia con unrsquoampia parentesi dedicata al laquopensiero politico riguardo alla costa africanaraquo Una volta affrontato il presun-to retroterra storico e culturale italiano nel Mediterraneo sulla ba-se di questrsquoultimo il tesista si chiedeva raffrontandosi con lrsquoimpero coloniale tedesco il percheacute laquodi tanta disparitagrave drsquoimpulso nellrsquoaffer-mazione colonizzatrice espansionistica dei due stati che coevamente avevano trovato la loro unitagraveraquo dato anche lrsquoinnata tradizione nei laquofigli della razza italicaraquo che lungo tutta la storia laquoscoperti che abbiano una terra di questa ne diventano gli esploratori e i colonizzatoriraquo41 Le molteplici risposte lo studente ritiene di ritrovarle negli indirizzi di politica estera intrapresi dai governi italiani che si susseguirono in relazione ai mutevoli equilibri geopolitici europei Nonostante gli impedimenti interni ed esterni alla costruzione di un impero colonia-le italiano a metagrave degli anni Venti srsquoimpose allrsquoItalia una laquonecessitagrave storica predominanteraquo determinata da due fattori in primo luogo la crescita della popolazione italiana in relazione ai movimenti migra-

40 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 18-2141 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 54-55

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tori e al pericolo di snazionalizzazione in secondo e ultimo luogo la posizione e il prestigio del Paese negli equilibri mediterranei Lrsquour-genza della situazione ndash laquoil problema del Mediterraneo egrave dunque per lrsquoItalia un problema di libertagrave problema di sicurezza problema na-zionale problema colonialeraquo ndash poteva essere risolta grazie ad alcune doti innate nella laquocoscienza nazionaleraquo unrsquolaquooriginalitagraveraquo e laquoclassici-tagraveraquo che laquoBenito Mussolini ha detto di essere lecita in politica esteraraquo In altre parole riprendendo il percorso giagrave tracciato dalla laquonecessi-tagrave anterioreraquo ndash la Storia ndash lrsquoItalia aveva il compito di solcarlo facen-dosi condurre per mano dal laquonuovo Vate drsquoItaliaraquo42

La propaganda fascista a proposito del destino imperiale dellrsquoI-talia oramai aveva trovato terreno fertile per la sua diffusione nelle aule universitarie veneziane impregnate dei miti di una cittagrave ndash Ve-nezia ndash che drsquoora in avanti si sarebbe convertita in una delle piazze fasciste piugrave importanti per laquoraggiungere le vie del sognato Imperoraquo43

42 Il testo finisce con la citazione di Lucio Polo il comandante messo in scena da DrsquoAnnunzio in La Nave (Milano 1908) laquoNON Egrave MAI TARDI PER TENTAR LrsquoIGNOTO NON Egrave MAI TARDI PER ANDAR PIUrsquo OLTREraquo vedi ATCF M Cainazzo laquoItalia e Me-diterraneoraquo 1926 9843 La citazione egrave ripresa dalla tesi Crispi e la Somalia Italiana dello studente Fernan-do Marini ATCF F Marini laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo 1928 103 Relatore Orsi

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Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9002 51

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

2 Tracce imperiali a VeneziaLa cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

21 Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa

Il 7 maggio 1931 si aprigrave al pubblico la sensazionale Exposition colo-niale et internationale di Parigi Il percorso espositivo era suddiviso in quattro grandi aree riguardanti la storia generale dellrsquoimpero fran-cese alcuni approfondimenti monografici dei territori drsquoOltremare le questioni nazionali piugrave importanti nel dibattito pubblico e il mu-seo permanente delle colonie Data la grande superficie sulla quale si estendeva lrsquoesposizione la visita era allietata dalla presenza di ri-storanti negozi e due spazi dedicati allrsquointrattenimento Gli organiz-zatori ndash in primo luogo lrsquoAgence Geacuteneacuterale des Colonies ndash si proposero dunque di creare uno spazio nel quale il visitatore europeo potesse allo stesso tempo imparare e divertirsi allrsquointerno di un mondo extra-europeo rappresentato dal punto di vista del colonizzatore e creato con lrsquoobiettivo principale di promuovere e diffondere i disegni impe-rialistici per une plus grande France delineando parallelamente unrsquoi-dentitagrave francese consapevole della propria superioritagrave (Ungar 2013)

Sommario 21 Prospettive imperiali a Venezia ndash 22 Notizie dallrsquoImpero ndash 23 Educare alle colonie ndash 24 Itinerari imperiali ndash 25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina ndash 26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave

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LrsquoEsposizione perograve fu anche lrsquooccasione per fare il punto del-le condizioni in cui versavano le attivitagrave scientifiche e quelle propa-gandistiche per quanto concerne il tema coloniale a livello europeo Per questa ragione a Parigi furono invitati molti studiosi e giorna-listi a partecipare rispettivamente al primo Congresso internazio-nale di Storia coloniale e al Congresso internazionale della Stampa coloniale Durante il primo evento la delegazione italiana presiedu-ta dal professore e senatore Camillo Manfroni ndash in rappresentanza dellrsquoUfficio Studi e Propaganda del Mistero delle Colonie dellrsquoIstituto Coloniale Fascista e dellrsquoIstituto Cesare Alfieri di Firenze ndash presentograve alla platea internazionale un intervento sulla storia coloniale vene-ziana in epoca moderna dedicando particolare attenzione al compor-tamento tenuto dalla Repubblica nei confronti dellrsquoespansione com-merciale e territoriale degli imperi spagnolo e portoghese Pertanto lrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo in quanto soggetto storico rappre-sentava oramai uno dei prodromi della laquorinascita colonialeraquo italiana contemporanea anche in campo internazionale e non solo allrsquointerno delle istituzioni accademiche (Giaccardi 1931 cf Deplano 2015 80-1) Drsquoaltronde con la svolta totalitaria intrapresa dal regime fascista e la conseguente realizzazione della laquofabbrica del consensoraquo egrave possibi-le constatare una diffusione dellrsquoargomento coloniale allrsquointerno del discorso pubblico attraverso mezzi di comunicazione e di propagan-da quali la stampa i convegni le mostre e le manifestazioni indette dal regime poicheacute oltre al prestigio internazionale per il fascismo la politica di espansione imperiale e coloniale costituiva un aspetto strutturale per la rivoluzione antropologica dellrsquolsquouomo nuovorsquo tanto che una prospettiva imperiale era giagrave presente nellrsquoorizzonte fasci-sta sin dal 1926 (Gentile 2006)

La fondazione dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) nel febbraio del 1928 e il conseguente accentramento dellrsquointera attivitagrave cultu-rale in campo coloniale ndash si pensi al confluire di gran parte delle ri-viste coloniali preesistenti nel mensile LrsquoOltremare ndash portarono alla progressiva laquovolgarizzazioneraquo delle tematiche coloniali in altre pa-role al riversamento di queste ultime nel tessuto sociale italiano per mezzo di iniziative di carattere pratico e divulgativo che si serviro-no delle cittagrave e delle loro memorie storiche quali palcoscenici ideali per la costruzione di un consenso e unrsquoideologia dai lineamenti im-periali Fra i teatri urbani piugrave prestigiosi un posto era riservato a Venezia per via di un passato che solo recentemente era stato rilet-to in un contesto imperiale (Deplano 2015)1

Il laquoraduno dei costumi italianiraquo del 1928 fu solo il primo tentativo di fascistizzazione delle tradizioni veneziane peraltro decisamente

1 Il termine laquovolgarizzazioneraquo ricorse spesso nei discorsi e nelle circolari di Rober-to Cantalupo mentre ricopriva il ruolo di sottosegretario del Ministero delle Colonie

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depotenziate dalle direttive romane Davanti a un pubblico interna-zionale di quasi ventimila persone il laquoradunoraquo si svolse in piugrave riprese nellrsquoestate del 1928 coinvolgendo piugrave di tremila figuranti In princi-pio il progetto puntava a mettere in scena unrsquolaquooperazione di regio-nalizzazione in grande stileraquo che amalgamasse dal punto di vista culturale un confine nord-orientale che andava fino allrsquoAlbania pas-sando per Istria e Zara sovrapponendo solo per un attimo Venezia a Roma quale punto di riferimento per le terre redente e irredente Ma lrsquoex Dominante non poteva porsi sul piano della capitale italiana visto che il carattere latino era considerato dagli studiosi italiani il legame fondamentale per mantenere unita dal punto di vista etnico la penisola Pertanto correggendo il tiro il comitato organizzatore affidato alla presidenza di Augusto Turati (segretario nazionale del partito fascista) e alla vicepresidenza dei due veneziani al governo Giuriati e Volpi impose al raduno del Triveneto una dimensione na-zionale e allrsquoOpera Nazionale Dopolavoro (OND) veneziana di met-tere in mostra solo quelle tradizioni popolari considerate minori ri-spetto allo sfarzo delle imprese navali verso Oriente Malgrado il ridimensionamento lo svolgimento del laquoraduno dei costumi italia-niraquo segnograve la definitiva nascita di un rapporto simbiotico fra il regime fascista e la classe dirigente locale Venezia poteva finalmente por-si sul laquopiano dellrsquoimperoraquo seppur allrsquoombra di Roma (Fincardi 2002 1503-7 Pellegri 1929)

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta laquoanni stupendiraquo a dire di Maria Damerini moglie di Gino Damerini figura centrale del nazionalismo adriatico e della vita culturale veneziana nella prima metagrave del No-vecento lrsquoeacutelite veneziana andograve a riscoprire il proprio laquoretaggio illu-streraquo sotto la supervisione di una personalitagrave quale Giuseppe Volpi (Damerini 1988 50) Il nuovo lsquodogersquo veneziano cosigrave come veniva cele-brato durante gli lsquoanni ruggentirsquo una volta nominato presidente del-la Biennale nel 1930 iniziograve a ripensare la cittagrave come un centro cultu-rale moderno e internazionale capace di rispondere da un lato alle esigenze mondane di una eacutelite inebriata da unrsquoagenda sempre piugrave fit-ta di impegni e dallrsquoaltro alle continue rielaborazioni e esaltazioni di miti culti e immagini collettive veicolate dal partito fascista in pa-rallelo a una politica di potenza sempre piugrave aggressiva Tuttavia lrsquoe-voluzione dellrsquoindustria culturale veneziana avrebbe avuto modo di dare i frutti sperati solo qualora lrsquoamministrazione comunale gui-data dal podestagrave Mario Alveragrave si fosse impegnata a rispondere alle questioni principali che interessavano la cittagrave lo sviluppo industria-le in terraferma lrsquointervento sul disagio sociale e la gestione di un turismo in forte espansione (Mezzalira 1996)

Anche se non puograve sembrare a un primo sguardo in realtagrave le tre questioni appena citate sono tra loro concatenate Lrsquoincremento e il miglioramento dellrsquoefficienza industriale di Porto Marghera passa-vano infatti per la realizzazione di un collegamento automobilistico

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che avrebbe unito Venezia al lsquosuorsquo immediato entroterra agevolan-do in questo modo il pendolarismo di parte della popolazione cittadi-na oltre che lrsquoaccesso in cittagrave dei turisti Seppur snaturando secondo molti ndash fra tutti Giuriati e Damerini ndash la natura insulare e marina-resca della cittagrave paradossalmente la costruzione del ponte del Lit-torio divenne unrsquoennesima occasione per rievocare i fasti imperia-li dellrsquoex Dominante alludendo non solo al protendersi della Madre Patria ndash Venezia ndash verso lrsquoAdriatico orientale ma anche verso quelle terre che un tempo facevano parte dello Stato de tera

Allrsquoinaugurazione avvenuta nel giorno di San Marco del 1933 dal-la terraferma grossa impressione destarono da subito i due imponen-ti pili in pietra drsquoIstria posti allrsquoingresso del ponte sui quali vi erano scolpiti due leoni marciani i guardiani della nuova porta della cittagrave Oltre a rimarcare lrsquoidentitagrave veneziana il simbolo leonesco cosigrave scol-pito si inseriva in una diatriba lsquoadriaticarsquo nata nella notte del 1 di-cembre 1932 a Traugrave (Trogir) una cittagrave dalmata che riportava ancora le tracce del dominio plurisecolare veneziano Quella notte unrsquoam-pia parte della popolazione traurina danneggiograve e distrusse otto leo-ni lapidei drsquoepoca repubblicana in risposta alla sempre piugrave aggressi-va politica nazionalista e irredentista condotta dal fascismo un fatto che suscitograve grande commozione in Italia e in particolare a Venezia In pronta risposta infatti lrsquoex Dominante decise di punire il lsquotradi-mentorsquo creando due copie dei leoni di Traugrave da collocare allrsquoinizio del ponte automobilistico una traccia monumentale di stampo imperia-le che fu rafforzata dalla citazione latina scolpita allrsquointerno di uno dei due libri aperti laquogli ingiusti saranno puniti ed il seme degli empi periragraveraquo (Il Gazzettino 3 gennaio 1933 cf Ferris 2012)

Una volta superati i pili e lasciatosi alle spalle il profilo industria-le dei Bottenighi il visitatore arrivava cosigrave a Piazzale Roma lrsquoultima area automobilistica prima di immergersi laquonel patrimonio di attra-zione esteticaraquo (Il Gazzettino illustrato suppl 23 aprile 1933) custo-dito dalla cittagrave lagunare Per depotenziare la centralitagrave della nuova traccia toponomastica denominata laquoRomaraquo su ordine di Mussolini rispetto a Piazza San Marco lrsquoamministrazione veneziana decise di chiamare la nuova area lsquoPiazzalersquo e non lsquoPiazzarsquo (Casarin 2005) Agli occhi di chi intraprendeva il viaggio in direzione opposta inve-ce il nuovo piazzale costituiva il primo segno visibile dellrsquointrusione della modernitagrave nella laquopacificaraquo consuetudine veneziana Malgrado la lsquocontaminazionersquo secondo il supplemento speciale stampato da Il Gazzettino illustrato laquoil Comune di Venezia retto dal podestagrave Ma-rio Alveragrave seppe contemperare le esigenze che i tempi imponevano con le necessitagrave paesaggistiche e tradizionaliraquo riuscendo a conser-vare in questo modo laquola maestagrave ed il fascino di una dominanteraquo Del resto laquocol nuovo grandioso Ponte del Littorioraquo il laquoturista venezia-no in unrsquooraraquo avrebbe potuto raggiungere laquoVicenza primogenita di Venezia dai superbi palazzi di ogni epoca e stile in gran parte do-

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vuti ad Andrea Palladioraquo e solo successivamente si sarebbe inoltra-to in laquotutta la terra vicentina resa sacra dalla guerraraquo (Il Gazzettino illustrato supplemento 23 aprile 1933) In altri termini il Ponte del Littorio racchiudeva metaforicamente in seacute due tensioni il tentativo fascista di porre fine allrsquoisolamento aristocratico in cui era confina-ta la cittagrave rendendola piugrave facilmente raggiungibile ndash accanto ai lsquotre-ni popolarirsquo con la costruzione del ponte del Littorio iniziarono ad affluire a Venezia numerose squadre di escursionisti dellrsquoOND e del-la Gioventugrave del Littorio a piedi o in bicicletta (Fincardi 2001) ndash a cui si contrappose una strenua difesa della lsquovenezianitagraversquo basata ancora una volta sullrsquoostentazione di una presunta superioritagrave civile e cul-turale dellrsquoex Dominante rispetto i territori di terraferma

Con lrsquoapertura del ponte automobilistico inoltre si diede inizio al susseguirsi di altre opere monumentali indirizzate non solo a una mi-gliore fruizione turistica della cittagrave e a celebrare i progressi dellrsquoI-talia sotto il fascismo ma anche a compiere quella lsquobonifica socialersquo che mirava in una laquologica segregazionistaraquo (Casellato 2002 1615) a modificare la conformazione del tessuto sociale cittadino attraver-so lo sradicamento e lrsquoemigrazione forzata delle frange piugrave povere e politicamente non allineate appartenenti alle classi popolari In que-sto senso la costruzione di Rio Novo il canale che tuttora collega ra-pidamente Piazzale Roma allrsquoultimo tratto del Canal Grande ne egrave un chiaro esempio poicheacute alla sua realizzazione nel 1933 si dovette pro-cedere al rinnovamento della cittagrave eliminando di fatto la zona pro-letaria compresa fra la zona Tre Ponti e il Malcanton lrsquoultima sede della Camera del Lavoro (Casellato 2002)2

Il miglioramento dei servizi di trasporto e la pianificazione dellrsquoal-lontanamento di parte della popolazione povera modificarono la cit-tagrave in base soprattutto alle necessitagrave di un flusso di visitatori in netta crescita allrsquointerno delle reti turistiche drsquoeacutelite o dopolavoristiche La Compagnia Italiana Grandi Alberghi (CIGA) organizzava le vacanze delle classi benestanti nellrsquoisola del Lido il palcoscenico dei festival artistici dovrsquoera possibile anche prendere parte alle numerose feste serali praticare numerosi sport o ammirare le prodezze degli idrovo-lanti durante la Coppa Schneider comodamente seduti nelle terrazze dellrsquoHotel Excelsior (Bobbo 2004) Lrsquoorganizzazione della sociabilitagrave popolare invece era delegata alla sezione provinciale dellrsquoOND la quale si mise allrsquoopera promuovendo escursioni in laguna scambi tu-ristico-culturali fra le due sponde dellrsquoAdriatico gite di circoli azien-dali proiezioni gratuite in Piazza San Marco e sconti vantaggiosi al-le maggiori manifestazioni della cittagrave Inoltre lrsquooccupazione su toni propagandistici educativi e ludici della Piazza per eccellenza ave-

2 Anche lrsquointervento urbano della Riva dellrsquoImpero nel 1937 come si vedragrave successiva-mente rientrava nel piano regolatore volto a forzare lrsquoemigrazione delle classi popolari

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va in parte reso questo spazio cittadino meno esclusivo trasforman-dolo in unrsquoimmensa platea dove la gente comune poteva condividere ambienti solitamente inaccessibili (Fincardi 2001 Crovato Maria-ni Stocco 2007) Ciograve non toglie che questi contatti interclassisti av-venissero sotto la patina paternalista della classe dirigente locale come traspare dalle parole di Maria Damerini mentre ricorda lrsquoat-mosfera che circondava la Cavalchina il Gran ballo del Carnevale

Tutti andavano alla Cavalchina letterati artisti patrizi borghe-si e popolani Il mescolarsi del popolo alle altre classi la possibi-litagrave di godere gomito a gomito nelle gran feste della cittagrave la pre-cisa coscienza che il piacere dei molto ricchi fosse fonte di facilitagrave di vita e di benessere a chi meno possedeva neanche la formazio-ne stessa della cittagrave che abolisce i confini fecero in ogni tempo accettare con naturalezza e senza spreco di sofismi le gerarchie e addolcire e smussare i dislivelli Questo permise a Venezia drsquoes-sere nei secoli quella Serenissima che fu questo le permise negli anni rsquo30 di esserlo ancora (Damerini 1988 88)

La laquoprecisa coscienzaraquo che la classe dirigente possedeva della pro-pria alteritagrave aristocratica si fondava sulla convinzione che i mem-bri di questa ristretta cerchia fossero i soli custodi delle tradizioni veneziane e come tali i soli a decretarne un loro uso a fini turistici o caritatevoli Tuttavia nel corso degli anni Trenta almeno a livel-lo popolare il richiamo alle tradizioni locali doveva adattarsi o ad ogni modo integrarsi con i dettami della cultura e dellrsquoideologia del regime dando vita cosigrave a un processo di fascistizzazione degli usi e dei costumi locali Dopo un periodo durante il quale la Festa delle Marie fu sospesa il regime scelse di riproporla a partire dal 1934

A Venezia sin dal Medioevo nel secondo giorno di febbraio era usanza benedire le coppie che si sarebbero unite in matrimonio du-rante lrsquoanno scegliendo tra le spose le piugrave povere alle quali sarebbero stati prestati dalle chiese cittadine abiti sfarzosi e gioielli di pregio Nel 973 secondo le cronache dellrsquoepoca mentre si stava svolgendo il rito nella chiesa episcopale di San Pietro di Castello alcune del-le future mogli vennero rapite da pirati di origine slava provocando la reazione della comunitagrave veneziana che riuscigrave in un secondo mo-mento a liberare le giovani Dato il lieto fine la popolazione ringra-ziograve lrsquointercessione della Madonna ndash il secondo giorno di febbraio cor-risponde alla festivitagrave della purificazione della Madonna ndash istituendo la Festa delle Marie La rievocazione del leggendario evento conti-nuograve almeno fino al 1379 quando gli eccessivi costi organizzativi ne

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decretarono la fine (Padoan 1988)3 Dopo una plurisecolare interru-zione laquolrsquoantichissimo rito nuziale delle dodici Marieraquo venne laquoripri-stinatoraquo il giorno seguente la ricorrenza cristiana sabato 3 febbraio 1934 Una processione di dodici gondole ognuna delle quali traspor-tava una coppia di futuri sposi partigrave dalla sede centrale dellrsquoOND ndash il Palazzo della Pescheria ndash in direzione della chiesa di San Pietro di Castello seguita da una barca con a bordo le autoritagrave locali In se-guito alle celebrazioni matrimoniali il corteo proseguigrave verso la Ba-silica di San Marco per partecipare alla benedizione del patriarca La Fontaine e per pregare alla Madonna Nicopeia ossia lsquoapportatri-ce di Vittoriarsquo lrsquoicona che gli imperatori bizantini erano soliti portare in battaglia sino al sacco di Costantinopoli avvenuto per mano vene-ziana nel 1204 durante la Quarta Crociata Una volta unite ufficial-mente nel sacro vincolo finalmente le coppie potevano far ritorno nei loro sestieri dove sarebbero continuati i festeggiamenti (Il Gazzet-tino Illustrato 11 febbraio 1934 Viviani 1934 cf Ferris 2012 90-2)

Tralasciando lrsquointeressante analisi delle simbologie connesse allrsquoi-tinerario cerimoniale percorso risulta interessante evidenziare co-me la rievocazione della Festa delle Marie si rivelasse funzionale tanto per il regime fascista quanto per lrsquoeacutelite locale Infatti il gover-no fascista giagrave da alcuni anni aveva avviato un programma articola-to di politiche assistenzialiste e nataliste assieme a una propagan-da che insisteva molto sulla definizione della donna quale moglie e soprattutto madre un ruolo fondamentale per la rigenerazione an-tropologica della nazione e della lsquorazza italianarsquo Allrsquointerno dellrsquoide-ologia fascista inoltre la campagna demografica rappresentava un caposaldo per le ambizioni imperiali dellrsquoItalia dato che la crescita della popolazione giustificava lrsquoespansione coloniale ndash di popolamen-to ndash nel Mediterraneo4 Ancora per difendere la razza era fondamen-tale che il sangue e lrsquoonore ndash due immagini impersonate solitamen-te dalla figura femminile ndash non dovessero contaminarsi con quello di altre popolazioni (De Grazia 2007 Poidimani 2014) Attraverso la celebrazione del rito nuziale delle Marie dunque il discorso fasci-sta sulla razza si legittimava anche riprendendo quelle narrazioni espansionistiche e razziali elaborate nei confronti delle popolazioni balcaniche in seno al nazionalismo adriatico del primo Novecento Accanto a questo primo collegamento fra retroterra culturale nazio-nale e locale perograve se ne colloca un altro legato alle perduranti re-

3 Esistono diverse narrazioni sulla nascita della Festa delle Marie Ad esempio se-condo il cronista Sanudo le dodici Marie non erano in realtagrave delle spose ma delle sta-tue in legno affidate ad alcune famiglie patrizie mediante sorteggio 4 Il rapporto fra crescita demografica e espansione coloniale era stato giagrave riassun-to da Mussolini nellrsquoefficace formula pronunciata durante il celebre Discorso dellrsquoA-scensione del 26 maggio 1927 laquoSe si diminuisce signori non si fa lrsquoimpero si diven-ta una coloniaraquo

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lazioni paternalistiche di origine patrizia fra la classe dirigente e il popolo veneziano Questa solidarietagrave verticale si esplicava special-mente nel momento della selezione delle dodici future spose secondo criteri quali il grado di povertagrave e di fedeltagrave politica opportunamen-te segnalati dalle sezioni del Partito Nazionale Fascista (PNF) disse-minate nellrsquoisola alle coppie prescelte venivano donati dei beni ndash il vestito da sposa le fedi nuziali due letti una cassettiera un tavolo e una sedia per la cucina un servizio completo di piatti sei asciuga-mani e una coperta ndash non solo dalle autoritagrave fasciste locali ma an-che dalla CIGA simbolo dellrsquoalta borghesia veneziana (Ferris 2012)

Piugrave che le autoritagrave locali celebrazioni del genere ponevano in ri-salto le tradizioni storiche della cittagrave emozionando e inorgogliendo soprattutto chi assisteva fra la folla il popolo al contempo protago-nista e principale fruitore della lsquofabbrica del consenso fascistarsquo che alla vigilia della guerra drsquoaggressione allrsquoEtiopia stava affinando me-todi e linguaggi di comunicazione

22 Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali

Il 17 novembre 1935 il giorno prima della decisione della Societagrave del-la Nazioni di rendere effettive le sanzioni imposte allrsquoItalia per aver aggredito un Paese membro e indipendente ndash lrsquoEtiopia nelle colonne del quotidiano Gazzetta di Venezia venne pubblicato un articolo dal titolo laquoLa resistenza contro lrsquooffensiva sanzionisticaraquo in cui si sotto-lineava lrsquoadesione dei cittadini alla protesta contro il provvedimento preso dimostrando una partecipazione decisamente ampia dato che Venezia secondo il giornalista fu laquoletteralmente ricopertaraquo dalle bandiere tricolori (Gazzetta di Venezia 17 novembre 1935 cf Ferris 2002 128) Come lrsquoItalia dunque anche la Serenissima diede il pro-prio appoggio al regime fascista attraverso manifestazioni di unitagrave e orgoglio nazionale durante le fasi iniziali della guerra Di questo sentimento che integra diverse coscienze politiche fra loro naziona-le coloniale e imperiale si fecero promotori i due quotidiani locali per eccellenza la Gazzetta di Venezia e Il Gazzettino

Malgrado lrsquoimpostazione elitaria e oramai obsoleta nellrsquoepoca del-le masse a metagrave degli anni Trenta il piugrave antico quotidiano di Vene-zia rappresentava il punto di riferimento delle classi lsquoaltersquo venezia-ne avverse a condividere spazi usi e costumi con gli strati piugrave bassi della popolazione se non in senso paternalistico Anche per questa ragione si egrave deciso di condurre fra le sue pagine unrsquoanalisi dei codi-ci linguistici comparandola allo studio degli strumenti di comunica-zione di massa utilizzati da Il Gazzettino o meglio dalla sua versio-ne destinata specialmente a un pubblico femminile e adolescente Il Gazzettino Illustrato un settimanale drsquointrattenimento che ogni lu-

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nedigrave raccontava i piugrave importanti eventi locali e nazionali traducen-doli sotto forma di pettegolezzi aneddoti sensazionalistici e imma-gini suggestive (Isnenghi 2002)

Gli obiettivi editoriali differenti dei due giornali non scalfirono minimamente quello che era considerato lrsquoelemento centrale della propaganda coloniale fascista laquola contemporaneitagrave e la concentrici-tagrave in una parola il coordinamento e lrsquoorganizzazioneraquo che avrebbe rappresentato lrsquoEtiopia e in generale lrsquoOltremare secondo laquounrsquoim-postazione dichiaratamente razzista unrsquoaccentuazione nazionalisti-ca e classicistica unrsquointonazione populistica (le colonie come luogo dellrsquoespansione del lavoro italiano)raquo (Labanca 2015 59-60) A queste tendenze nazionali perograve sulle colonne dei giornali locali si affian-carono e innestarono forme e riferimenti provenienti dal retroter-ra culturale cittadino La stessa struttura con la quale era organiz-zata la Gazzetta di Venezia ad esempio rispecchiava questa doppia dimensione volta da un lato al controllo di ciograve che veniva stampa-to dallrsquoaltro a educare una popolazione che nonostante le politiche di irreggimentazione e integrazione nel corpo nazionale avrebbe meglio compreso lrsquoargomento coloniale ndash in tutte le sue sfaccettatu-re ndash rapportandosi alla propria esperienza quotidiana A tal proposi-to la prima pagina era dedicata solitamente alla descrizione dei fat-ti nazionali e internazionali che chiamavano in causa lrsquoItalia cosigrave in occasione della partenza dei primi battaglioni verso lrsquoEtiopia am-pio spazio ricoprigrave lrsquoarticolo drsquoapertura laquoI diritti insopprimibili dellrsquoI-talia in Etiopiaraquo in cui si ribadirono quali fossero le pretese italiane di fronte al laquopessimismo ingleseraquo e alla laquosfiducia franceseraquo (Gazzet-ta di Venezia 1 luglio 1935) Ripreso dallrsquoesperienza risorgimentale veneziana laquoresistere a tutti i costiraquo era diventato il motto da segui-re per coloro che costituivano il lsquofronte domesticorsquo a cui si chiedeva di sacrificare in parte le proprie tradizioni il 21 novembre 1935 due giorni dopo lrsquoimposizione effettiva delle sanzioni comminate dalla So-cietagrave delle Nazioni a Venezia si celebrograve lrsquoannuale Festa della Salute istituita nel 1630 per ringraziare la Madonna dellrsquoaiuto dato alla cit-tagrave che in quel periodo era in preda allrsquoepidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi Ancora og-gi a questa festivitagrave religiosa egrave associato un piatto tradizionale ov-vero la castradina una ricetta antica che prevede lrsquoutilizzo di carne di montone seccata salata e affumicata proveniente dalla Dalmazia Nel 1935 come riporta la Gazzetta di Venezia nelle pagine interne dedicate alla cronaca cittadina i laquoghiottoni venezianiraquo dovettero fa-re a meno del sapore forte di questo particolare taglio di carne non percheacute fosse proibito dalla decisione presa dalla Societagrave delle Nazio-ni bensigrave per la scelta dei laquonegozianti veneziani in rappresaglia con-tro le sanzioniraquo di mandare laquoindietro tutte le merci alla Yugoslaviaraquo (Gazzetta di Venezia 21 novembre 1935) Sebbene la censura fasci-sta renda difficile una lettura completa e approfondita dellrsquoevento

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la rinuncia a questo rito culinario cosigrave sentito oltre a inserirsi nel quadro della politica autarchica suggerisce come parte della popo-lazione veneziana a metagrave degli anni Trenta si fosse sufficientemente integrata nello Stato fascista tanto da lsquosacrificarersquo parte della pro-pria identitagrave locale in favore della nazione

Con il proseguire degli svolgimenti bellici in Etiopia e la successi-va fondazione dellrsquoImpero italiano la rivoluzione antropologica fasci-sta procedette non solo fondandosi sul mito dellrsquoautosufficienza bensigrave sulla convinzione che il popolo italiano appartenesse a una stirpe di conquistatori e portatori dei valori della civiltagrave una visione che ve-niva alimentata contrapponendo il ritratto positivo del colonizzatore a quello negativo del colonizzato Nellrsquoazione di mobilitazione delle masse ciograve avveniva tramite il linguaggio delle immagini e lrsquouso siste-matico della propaganda verbale due codici comunicativi che ndash nel caso della stampa ndash potevano assumere svariate forme in base al ta-glio giornalistico della testata (Isnenghi 1979 Di Jorio 2001)

Almeno fino al 1938 quando al versante africano si sarebbe so-stituito nel discorso pubblico quello balcanico allrsquointerno de Il Gaz-zettino illustrato il tema coloniale e piugrave specificatamente la rappre-sentazione dellrsquoAltro vennero esposti tramite fotografie romanzi a puntate vignette umoristiche cruciverba piccole pubblicitagrave e curio-sitagrave lsquoesotichersquo Accanto ai reportage fotografici che testimoniavano lrsquoavanzare delle truppe italiane con lrsquoinizio del 1936 cominciarono ad apparire resoconti etnografici sui laquoTipi e Costumi dellrsquoAbissinia o sulle Visioni di vita in Africa orientaleraquo nei quali si alternavano fotografie a soggetto femminile o paesaggistico e brevi descrizioni volte a cogliere la lsquostranezzarsquo di certi usi o lo stato di arretratezza in cui versava il territorio (Il Gazzettino illustrato 26 gennaio 1936) At-traverso queste testimonianze la popolazione etiope veniva rappre-sentata al pari di un selvaggio da domare e da educare cosigrave come la loro terra sulla quale si sarebbe esteso in un prossimo futuro laquolrsquoor-dine estetico europeoraquo e fascista (Forgacs 2015 114) La vittoria e la conseguente proclamazione dellrsquoImpero italiano dellrsquoAfrica Orientale (9 maggio 1936) portarono a un cambio del paradigma retorico del-la propaganda razzista Ora ogni lunedigrave in edicola il lettore poteva ammirare sulle copertine patinate la battaglia di civiltagrave e di moder-nizzazione che il regime stava conducendo al di lagrave del Mediterraneo Le fotografie ancora una volta erano il tramite piugrave diffuso a parte al-cune provenienti dagli studi professionistici che ritraevano laquola vita che fuoriesce nelle terre che le barbarie abissine avevano devasta-toraquo oppure che inquadravano laquolrsquoespressivo volto di un nuovo suddito dello Stato che gloriosamente procede nella sua grandiosa opera di civiltagrave in Africa Orientaleraquo altre fotografie pubblicate nel settimana-le erano state scattate in maniera amatoriale dai laquofedelissimi lettori nellrsquoimperoraquo alcuni volontari veneti desiderosi di condividere la loro esperienza ed laquoemozioneraquo africana con i propri conterranei rimasti

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in Italia mostrandosi molte volte sorridenti nelle loro divise a fianco ad animali selvatici o indigeni lsquocivilizzatirsquo (Il Gazzettino illustrato 23 febbraio 19 aprile 29 novembre 1936 fig 2) Ancora per propagan-dare la diversitagrave razziale Il Gazzettino illustrato fece uso anche delle vignette satiriche molto apprezzate dai lettori visto lo spazio dedi-catogli nella laquoPagina Umoristicaraquo lrsquoultima del settimanale In que-ste piccole illustrazioni al laquonegroraquo venivano affibbiati degli archeti-pi razzisti legati allrsquoindole selvaggia quali lrsquoantropofagia la pigrizia la maleducazione e alcuni tratti fisici tra cui spiccano i lineamenti scimmieschi (Il Gazzettino illustrato 29 novembre 1936 18 settem-bre 1938 La menzogna della razza 1994 Bancel Blanchard 2013)

Questa stessa strategia comunicativa come si vedragrave in seguito sarebbe stata ripresa a partire dal 1939 dalla Gazzetta di Venezia allrsquointerno di un inserto dedicato interamente allrsquoargomento colo-niale e imperiale Tuttavia a differenza de Il Gazzettino illustrato il quale era volto piugrave allrsquointrattenimento che allrsquoinformazione allrsquointer-no del quotidiano gli articoli legati alla recente conquista dellrsquoEtio-pia vertevano principalmente su questioni strettamente politiche ed economico-commerciali lasciando spazio anche ai giudizi della criti-ca nel caso di eventi artistici nazionali e locali a tema coloniale Inol-tre essendo una testata giornalistica locale gran parte delle firme provenivano dallrsquoeacutelite veneziana un presupposto che si rifletteva nei contenuti dello stesso quotidiano dato che ampio spazio fu concesso a Venezia e alle sue nuove sorti imperiali Ad esempio in occasione dellrsquoultima conferenza del corso di propaganda coloniale ndash intitola-ta laquoLa Libiaraquo ndash che si sarebbe tenuta lrsquo8 marzo 1936 presso il Teatro La Fenice Volpi in qualitagrave di oratore al pari di laquoquei geniali rappre-sentanti della Serenissimaraquo avrebbe descritto le possibilitagrave laquopresen-ti e future delle terre drsquoAfrica sulle quali si stavano riaffermando le tradizioni civilizzatrici di Roma e di Veneziaraquo (Gazzetta di Venezia 8 marzo 1936) Il mito imperiale di Venezia fuoriuscito giagrave da alcuni anni dalle aule universitarie per riversarsi fra le calli e i lsquocampirsquo del-la cittagrave alla vigilia della fondazione dellrsquoImpero riprese quota negli ambienti aristocratici veneziani poicheacute si prefigurava allrsquoorizzonte la ripresa della vocazione commerciale e marittima nel Mediterraneo

La penna di Giuseppe Fusinato amico storico di Damerini con cui condivise lrsquoesperienza politica del sodalizio protonazionalista dei laquoSette Saviraquo e successivamente quella del nazionalismo adriatico (Foscari 1917 cf Reberschak 2002 1220) ripropose ancora una vol-ta lrsquoannosa questione relativa alle aree drsquoinfluenza marittima del-le cittagrave portuali italiane con la differenza questa volta che la stori-ca rivalitagrave avrebbe dovuto confrontarsi con lrsquoimminente espansione coloniale Allrsquointerno di una laquodotta disputaraquo (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1936) fra alcune riviste specializzate nel traffico marittimo dalle colonne del quotidiano Fusinato ribadigrave il pericolo di laquoturbare correnti di traffico costituitasi naturalmenteraquo in quanto a Venezia

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laquonon soltanto crsquoegrave un porto ottimamente guarnito [hellip] ma hanno se-de o scalo obbligatorio agguerrite e sperimentali Societagrave di Naviga-zioneraquo che sfruttano la vicinanza della Serenissima laquoa Porto Said e agli scali dellrsquoOrienteraquo e alle laquomaggiori regioni industriali drsquoItalia e dellrsquoEuropa centro-orientaleraquo Per queste due ragioni deviare parte dei traffici verso i porti di Genova e Napoli sarebbe stato contropro-ducente per lrsquoeconomia nazionale soprattutto allrsquointerno di una con-giuntura storica imperiale

La guerra vittoriosa che si sta combattendo nellrsquoAfrica Orienta-le apriragrave un largo campo ai nostri traffici non solo nel continente nero sottratto alle barbarie abissina ma sulle grandi vie dellrsquoO-ceano Indiano Non sarebbe solo ingiusto ma pregiudizievole per la economia nazionale che in quei traffici Venezia non avesse la parte assegnatale dalla natura dalle tradizioni dalle sue speri-mentate capacitagrave Venezia che ha giagrave gli strumenti adeguati al-la bisogna chiede soltanto che non le siano tolti (Gazzetta di Ve-nezia 8 aprile 1936)

Tra il 1938 e il 1942 a causa della mobilitazione militare italiana sulla sponda balcanica dellrsquoAdriatico la macchina della memoria venezia-na riprese a funzionare senza lsquoforzature africanersquo seguendo pertan-to la sua lsquonaturalersquo propensione verso quegli laquointeressi permanentiraquo nel laquoGolfo di Veneziaraquo (Paladini 2000)5 Infatti dopo quindici an-ni durante i quali ndash per usare le parole di Bruno Dudan nellrsquoarticolo laquoLrsquoImpero veneziano nel levante e gli storici serbo-croatiraquo ndash la laquoma-linconia (in mezzo al piugrave clamoroso disinteresse) tuttrsquoaltro che sopita dellrsquoOrienteraquo aveva afflitto una eacutelite locale che si stava riscoprendo nazionalista prima ancora che fascista giunse finalmente lrsquoora di ri-vendicare lrsquoitalianitagrave dellrsquoAdriatico attraverso lrsquoesclusivo filtro della laquovenezianitagraveraquo (Gazzetta di Venezia 4 novembre 1938 Paladini 2010) Lrsquooccasione ideale sopraggiunse con lrsquooccupazione dellrsquoAlbania La Gazzetta di Venezia diede voce al possibile inveramento del mito al titolo pubblicato in prima pagina dellrsquo8 aprile 1939 che recitava laquolrsquoI-talia stronca in Albaniaraquo seguiva nella facciata seguente un articolo sui laquoSecolari rapporti tra Venezia e lrsquoAlbaniaraquo in cui fin da subito si volle attestare la paternitagrave della presenza italiana allrsquoex Dominante

Le forze armate dellrsquoItalia fascista riportano oggi le insegne tri-colori sopra un paese che le ha vedute sventolare gloriosamente in un recente passato di guerra Ma con esse lrsquoItalia di Mussolini

5 Lrsquoespressione laquointeressi permanentiraquo fu pronunciata da Giuseppe Volpi in occasio-ne della conferenza Ricordi e orizzonti balcanici tenutasi a Milano il 23 aprile 1937 per invito dellrsquoIstituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI)

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ricalca una terra sulla quale giagrave per secoli il Leone di San Mar-co ha tenuto alto il prestigio italiano ha versato fiumi di sangue eroico per difenderlo contro il turco invasore ed ha dominato con la sua forte e serena giustizia (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1939)

Da questo momento fino allrsquoinizio della Seconda guerra mondiale la Gazzetta di Venezia avrebbe passato in rassegna qualsiasi traccia veneziana ancora presente nel territorio al di lagrave dellrsquoAdriatico per riscontrare nelle popolazioni slave unrsquoitalianitagrave e venezianitagrave origi-naria che doveva essere riportata alla luce Sempre sul piano del de-bito storico-culturale nei confronti di Venezia Il Gazzettino illustra-to giagrave dal 1937 pubblicava un inserto speciale al laquoLe fedelissime di Veneziaraquo le cittagrave adriatico-orientali fra le quali Pisino Pinguente Capodistria Pola che dal punto di vista architettonico ricordava-no lrsquoex Dominante sebbene di laquoVenezia ce ne egrave solo unaraquo (Il Gazzet-tino illustrato 28 novembre 1937) Le due pagine a cui era dedicato lrsquoapprofondimento si concentravano soprattutto sugli aspetti arti-stico-architettonico di scuola veneziana che i turisti potevano anco-ra ammirare prendendo uno dei traghetti messi a disposizione dalla Societagrave Adriatica di Navigazione per collegare le due sponde dellrsquoA-driatico [fig 3]

Ricapitolando i giornali sono laquofatti per chi scriveraquo oltre che per chi legge Allrsquoocchio dello storico il taglio degli articoli rivela la for-mazione lrsquolaquoelaborazioneraquo e gli laquoitinerari di gruppi dirigentiraquo allrsquoin-terno del discorso pubblico nazionale e locale Ciononostante tra laquoincrociraquo laquoeclissiraquo ed laquoepifanieraquo la stampa in quanto fonte storica fornisce la tracciatura di una mappa della socialitagrave cittadina che in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia mise in luce il profilo imperiale dellrsquoItalia e di Venezia (Isnenghi 2017)

23 Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia

Per salvare il lsquocorporsquo della Nazione era necessario prima di tutto ga-rantire la salute della popolazione In questo senso una delle attivi-tagrave sanitarie piugrave incisive condotte dal fascismo fu probabilmente la lotta antitubercolare alla quale venne addirittura istituita una ce-rimonia da celebrarsi annualmente la Giornata della Doppia Croce Questa festa si svolse anche a Venezia il 5 aprile 1934 in una dome-nica soleggiata al fine di raccogliere i fondi necessari per combatte-re la malattia infettiva che in cittagrave aveva provocato giagrave il decesso di 326 persone Come riporta la Gazzetta di Venezia la manifestazione conobbe un grande successo per via laquodel senso di patriottica com-prensione di tutti i cittadiniraquo e in particolar modo laquodellrsquooculatezza con cui egrave stata preparata e organizzata la giornataraquo Il merito spet-tava infatti alle organizzazioni locali del Partito Fascista per tutto

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il giorno laquocrocerossine giovani italiane giovani fascisti e universi-tariraquo coprirono ciascuno la propria zona di competenza con lrsquoobiet-tivo di raccogliere le offerte e vendere ai cittadini dei laquominuscoli el-mettiraquo e delle laquograziosissime faccette nereraquo che i bambini potevano carnevalescamente indossare laquoIl distintivo di tutti i venezianiraquo ndash lrsquoel-metto e la lsquofaccetta nerarsquo ndash rappresentava uno dei primi tentativi di portare lrsquoAfrica in piazza di avvicinare gli italiani a una seppur ru-dimentale e stereotipata conoscenza delle colonie italiane drsquoOltre-mare a cui si sarebbe aggiunta nel giro di due anni anche lrsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 6 aprile 1934) Drsquoaltronde lrsquoambivalenza delle colonie al contempo parti integranti del territorio nazionale e luo-go di alteritagrave e differenza irruppe prepotentemente non solo nel di-scorso pubblico ma anche nello spazio urbano in seguito alla fonda-zione dellrsquoimpero italiano come dimostra lrsquoentusiasmo dei laquograppoli umaniraquo accorsi in Piazza San Marco il 9 maggio 1936 che Maria Da-merini poteva ammirare da una posizione privilegiata qual era il bal-cone drsquoangolo tra le Procuratie Nuove e le Napoleoniche Cosigrave descri-ve lrsquolaquoattesa per la parola promessaraquo

Uniformi a gruppi [hellip] Fluir di popolo senza riguardo a classi giunger continuo di

gruppi di colonne di singoli subito fusi agli altri di anziani e di ragazzi di uomini e di donne tra il luccicar di ottoni delle ban-de numerose e il suonar di inni tra pause drsquoattesa percorsa da quel minuto brusio gioioso che somiglia al trascorrere di vento sul bosco

Ogni finestra gremita agli abbaini delle Procuratie figure ge-sticolanti con bandierine e fazzoletti tricolori

Gli altoparlanti cantavano Si concludeva nellrsquoallegrezza un fa-to felice la proclamazione dellrsquoImpero

[hellip] Lrsquoovazione accolse come un rombo lrsquoannuncio trasmesso da Roma con le parole di Mussolini Dalle navi ancorate in Bacino [San Marco] le salve lo ripeterono come un eco e dal campanile le campane (Damerini 1988 190)

In una Piazza in assetto di guerra lrsquoImpero era ormai una realtagrave nella quale bisognava che gli italiani srsquoidentificassero A questo sco-po fu reinserita nuovamente nel calendario civile fascista la Giorna-ta coloniale una manifestazione che il regime si proponeva di orga-nizzare in tutto il territorio nazionale in modo tale da costruire uno spazio educativo dedicato esclusivamente a esaltare in termini raz-zisti le qualitagrave di un popolo ndash quello italiano ndash che seppe rigenerarsi costruendo un impero sia al di lagrave dei confini nazionali sia allrsquointer-no nelle coscienze degli stessi cittadini

La Giornata coloniale era giagrave stata istituita nel 1926 in concomi-tanza con il dibattito politico che avrebbe portato alle misure anti-

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migrazionistiche entrate in vigore nel biennio successivo e allrsquointer-no del piugrave generale contesto europeo Del resto la Francia il Belgio e la Gran Bretagna avevano iniziato a far conoscere i propri possedi-menti asiatici e africani ben prima dellrsquoItalia istituendo ad esempio lrsquoEmpire Day celebrato sin dal 1904 in Gran Bretagna ogni 24 mag-gio (English 2006 Stanard 2009) In Italia perograve lrsquoiniziale caratte-re elitario della manifestazione e la diffusione non uniforme sul ter-ritorio nazionale indebolirono probabilmente il senso della stessa manifestazione che era volta in teoria ad avvicinare la massa alle questioni e alle problematiche coloniali Ciononostante prima del-la guerra drsquoEtiopia le Giornate coloniali si ripeterono quasi ogni an-no con lrsquoobiettivo di costruire il consenso intorno alla legittimitagrave e necessitagrave dellrsquoespansione drsquoOltremare (Deplano 2015)6 Successiva-mente il regime fascista stabiligrave che dal 1937 la Giornata coloniale si sarebbe dovuta svolgere ad ogni anniversario della proclamazio-ne dellrsquoImpero il 9 maggio Malgrado la direttiva proveniente da Ro-ma che istituzionalizzava la dimensione imperiale dellrsquoItalia a Ve-nezia la sezione provinciale dellrsquoICF organizzograve una propria Giornata coloniale domenica 27 settembre 1936 in un laquoclima altamente pa-triotticoraquo La manifestazione era rivolta in primo luogo a tutti i soci dellrsquoICF e in secondo luogo allrsquointera cittadinanza che avrebbe preso parte solo allrsquoappuntamento serale in Piazza lrsquoultimo di un program-ma denso di impegni Infatti sin dalle prime ore del mattino diverse squadre di Giovani fascisti e Giovani italiane si inoltrarono nella cit-tagrave per vendere la targhetta della manifestazione un laquogiallo palmi-zio metallicoraquo con cui fu insignito per primo il duca di Genova Fer-dinando Il primo appuntamento era stato fissato per le ore 9 presso Carsquo Littoria sede sia del Fascio locale sia della sezione provinciale dellrsquoICF dove sarebbe avvenuto lrsquoincontro fra i reduci delle vecchie campagne drsquoAfrica condotte in Eritrea Somalia ed Etiopia e quelli della recente vittoria contro lrsquoImpero abissino laquoun segno di ricono-scenza verso coloro che furono i pionieri o i continuatori della gran-diosa impresaraquo Oltre a commemorare i venticinque caduti venezia-ni in Africa Orientale Italiana (AOI) i cui nomi erano stati scolpiti su di una parete marmorea il momento di laquoalta commozioneraquo rappre-sentato dal confronto intergenerazionale veicolava anche un signifi-cato essenzialmente politico poicheacute mostrava come solo il fascismo fosse riuscito a compiere lrsquolaquoimpresaraquo che sarebbe stata impossibile per unrsquolaquoItalia [liberale] schiava delle passioni politiche e dei giudizi demagogiciraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Il programma della Giornata coloniale proseguiva fittamente Al-le ore 10 il duca di Genova inaugurograve la Mostra dei Cimeli di guerra

6 Nel 1926 la prima Giornata coloniale fu celebrata il 21 aprile data centrale nel ca-lendario civile fascista poicheacute corrisponde al Natale di Roma

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raccolti in AOI allestita nellrsquoAntisala napoleonica di Palazzo Rea-le con lrsquoaiuto della contessa e madrina della manifestazione Bianca Rocca Franchetti vedova del barone Raimondo Franchetti lrsquoesplo-ratore fiorentino di religione ebraica ndash da sempre assiduo frequenta-tore dei salotti veneziani ndash che morigrave il 7 agosto 1935 in un incidente aereo nei pressi del Cairo durante una missione ufficiale (Damerini 1988)7 Malgrado la mancanza di una pubblicazione ufficiale riguar-dante la mostra grazie della Gazzetta di Venezia egrave possibile ricostru-ire parte del percorso espositivo dei cimeli laquoappartenentiraquo ai redu-ci Secondo il giornalista i piugrave pregiati e caratteristici si potevano identificare in laquouna grande bandiera rosso-gialla trovata ad Amba Aradamraquo delle vesti pregiate di ras e degiac (titoli nobiliari etiopi) alcuni amuleti laquostraniraquo strumenti musicali armi raccolte dalla Divi-sione 28 Ottobre e una borsa di medicinali e ferri chirurgici laquoappar-tenente al famoso giornalista polacco Belam fatto prigioniero nella caverna di Amba Aradamraquo Come si vedragrave piugrave approfonditamente in seguito le esposizioni generalmente costituivano lrsquounica esperien-za coloniale per molti europei motivo per cui le mostre coloniali da un lato si proponevano impressionare il visitatore attraverso lrsquoespo-sizione di oggetti ndash o soggetti umani talvolta ndash dipinti come laquostraniraquo ed esotici dallrsquoaltro fungevano al pari di uno strumento pedagogi-co una conoscenza mediata che promuoveva lrsquolsquoopera di civilizzazio-nersquo portata avanti dai paesi colonizzatori (Gazzetta di Venezia 28 set-tembre 1937 Labanca 1992)

Dopo aver toccato con mano le vicende italiane in suolo africano il corteo procedette verso la Chiesa di San Giovanni Crisostomo do-ve sarebbe avvenuta una breve benedizione del nuovo laquolabaroraquo del-la sezione veneziana dellrsquoICF che riproduceva un palmizio con un fa-scio littorio sullo sfondo Al rito liturgico seguigrave immediatamente laquola parte piugrave importante della cerimonia colonialeraquo al Teatro Malibran Padre Angelo Bellani il direttore diocesano delle Missioni della Con-solata di Torino tenne una conferenza laquosul tema Africa Orientaleraquo data la sua esperienza pluridecennale nelle vesti di missionario Per questa occasione il palcoscenico venne adornato con palmizi e ban-diere di varie associazioni patriottiche sullo sfondo invece venne posto un telo nel quale si proiettarono laquodocumenti inconfutabili dei quali risaltano le bellezze del suolo abissino dalla cui fertilitagrave il va-lore la forza e lrsquoingegno delle nostri gentiraquo secondo lrsquooratore si sa-rebbero tratte laquole nuove fortune e la nuova grandezza dellrsquoItalia fa-

7 La figura di Franchetti entrograve nella memoria locale delle cittagrave di Venezia e Mestre come dimostra lrsquoassegnazione del suo nome ndash nel febbraio del 1936 ndash alla sezione di-staccata del Liceo ginnasio laquoFoscariniraquo a Mestre Questa traccia imperiale nella topo-nomastica cittadina diventograve problematica una volta che lrsquoItalia fascista emanograve le leggi razziali dato la confessione ebraica di Franchetti Tuttavia lrsquointitolazione non subigrave al-cuna censura (Franco 2010)

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scistaraquo Ribadita lrsquoimportanza di unrsquointesa proficua fra il fascismo e il cattolicesimo romano per laquola realizzazione dellrsquoAfrica sognataraquo pri-ma di congedarsi tra i complimenti delle autoritagrave locali e le note di Faccetta nera Bellani ebbe modo di ricordare la figura di Raimondo Franchetti scatenando cosigrave laquolrsquoapplauso di devozione e riconoscenza imperituraraquo della platea (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Successivamente al laquorancio drsquoonoreraquo offerto dallrsquoAlbergo Hunga-ria del Lido una struttura turistica affiliata alla CIGA giunse final-mente lrsquoora per il grande finale Lrsquointera popolazione venne invitata a Piazza San Marco per assistere alle ore 21 alla proiezione sonora Al-la conquista dellrsquoImpero un documentario che raccontava passo dopo passo le vicende che si susseguirono dalla preparazione della guerra in Etiopia fino alla sua conquista definitiva Prima che laquolauto furgo-neraquo posta al centro della Piazza iniziasse a proiettare sullo schermo smontabile piugrave grande drsquoItalia ndash di proprietagrave dellrsquoOND locale sul pal-co allestito per lrsquooccasione prese la parola lrsquoOn Silva nel tentativo di laquorinfocolare gli animiraquo dei veneziani i quali furono i primi laquoa senti-re tutta lrsquoimportanza di tramandare la voce del loro leone alato alle genti che di Venezia signora dei mari avevano bramato la possente protezione dominatriceraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)8 La scelta dei tempi sembra alquanto significativa Nellrsquoimmaginario collettivo la dominazione storica veneziana si collocava al principio della lsquotensionersquo imperiale italiana la quale sarebbe sfociata proprio nel 1936 come testimoniava il documentario Il mito imperiale vene-ziano dunque sovrapponeva o meglio univa nella continuitagrave stori-ca gli imperi coloniali veneziano italiano e fascista A tal proposito appare utile analizzare il numero unico che venne venduto in occa-sione della Giornata coloniale veneziana insieme alla targhetta dal motivo palmizio

Al prezzo speciale di 5 lire lrsquoICF provinciale con sede a Venezia dispensograve per la cittagrave una rivista in occasione della giornata dedica-ta ai possedimenti drsquoOltremare italiani con lrsquoobiettivo di introdurre il cittadino a diverse tematiche legate al colonialismo Nella coperti-na raffigurante in primo piano un busto granitico di Mussolini con piramidi egiziane sullo sfondo compare il titolo del laquoNumero unicoraquo alquanto appropriato per una cittagrave che dellrsquoacqua fa il suo elemen-to laquoVivere non egrave necessario ma egrave necessario Navigareraquo Drsquoaltronde la frase non fu scelta a caso poicheacute dal punto di vista storico ed eti-mologico srsquoinseriva perfettamente in un contesto come quello lagu-nare nel quale perdurava una forte identitagrave locale accanto a stilemi fascisti ripresi dal mondo latino Infatti secondo la tradizione lrsquoori-gine del motto viene fatta risalire a Pompeo il quale arringando i

8 Dopo la proiezione la Piazza si illuminograve di rosso e verde grazie ai moltissimi ben-gala accesi

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propri soldati affincheacute non avessero paura di trasportare per mare fino a Roma il grano raccolto nelle provincie citograve le parole navigare necesse est vivere non necesse emblematiche per affermare come il destino della capitale imperiale fosse molto piugrave importante della vita stessa di ogni singolo individuo Successivamente la frase tra-scritta da Plutarco nella sua opera Vita di Pompeo venne ripresa ne-gli ambienti marinareschi fino a che lo stesso DrsquoAnnunzio ne fece uso per aprire la prima delle Laudi - Alle Pleiadi e ai Fati (1903-1904) in cui il poeta pescarese nei panni drsquoUlisse percorre un tragitto nella Grecia omerica alla ricerca della forza creatrice della natura in gra-do di fargli raggiungere la felicitagrave Dato il ruolo di DrsquoAnnunzio nelle vicende veneziane durante il primo Novecento si presume che la fra-se circolograve molto allrsquointerno degli ambienti del nazionalismo irreden-tista Ad ogni modo lrsquoespressione pompeiana venne ancora adottata questa volta da Mussolini nellrsquoarticolo laquoNavigare Necesseraquo appar-so sulle pagine del Popolo drsquoItalia il primo gennaio 1920 cosigrave spro-nando i suoi sostenitori a proseguire la battaglia dei Fasci di Com-battimento in seguito alla sconfitta elettorale subita nel novembre del 1919 Tuttavia eroismo rigenerazione e perseveranza erano so-lo alcuni dei significati che il titolo del laquoNumero unicoraquo si proponeva di ispirare nel contesto della Giornata coloniale come traspare dalle parole di Mirko Artico giovane presidente della sezione provinciale dellrsquoICF nellrsquoarticolo laquoPer una coscienza imperialeraquo9

Le colonie costituiscono unrsquoaffermazione di maturitagrave coloniale e di diritto a colonizzare di fronte alle altre Nazioni che noi riven-dichiamo quali depositari della civiltagrave millenaria di Roma e delle tradizioni coloniali della Serenissima Repubblica

Dunque la laquocoscienza imperialeraquo altro non sarebbe che il compier-si di un processo di crescita individuale e nazionale basato sul co-raggio e lrsquoorgoglio due pregi indispensabili per chi egrave intenzionato a laquonavigareraquo seguendo il destino imperiale tracciato prima da Roma e poi da Venezia

laquoEgrave necessario navigare non egrave necessario vivereraquo Che importa in-fatti vivere rinchiusi nelle strettoie dei pregiudizi parassitari in un mondo artificiale cui si attaccano le anime ostricaie delle pin-zocchere del pensiero Navigare bisogna imbarcarsi verso lrsquoigno-to verso lrsquoimprevisto ardire formare il carattere nella lotta con-

9 Per quanto riguarda Mirko Artico (Venezia 1902-1992) basti sapere che dopo aver concluso gli studi di architettura a Venezia nel 1936 gli venne affidato il progetto del liceo ginnasio Raimondo Franchetti di Mestre edificio che anche nelle sue forme e de-corazioni riporta i segni dellrsquoepoca imperiale italiana

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tinua temprare la propria personalitagrave a contatto di altre razze nellrsquoisolamento di visioni sconfinate che allargano la visione della vita e fanno meditare costringendo lrsquoanima a raccogliersi per ac-quistare una maggiore comprensione di vita

[hellip] Partire bisogna viaggiare con un sacco sulle spalle ed il bagaglio della propria intelligenza ricchi di una fede inalterabi-le e coscienti della nostra italianitagrave rinata da recare oltre i confi-ni della Patria nei quattro continenti

[hellip] Fissare lontano sempre piugrave lontano lo sguardo a una meta ideale di umanitagrave e non intristire in piccole beghe cittadine [hellip] tentare nelle nostre nuove terre drsquoOltremare vie piugrave sane attra-verso le quali si crea effettivamente quella selezione dei valori in-trinseci e positivi fondamentali del Fascismo inteso quale rivolu-zione continua e reale gerarchica degli spiriti (Giornata coloniale 1936 14)

Era scoccata lrsquoora di osare spingendosi oltremare per compiere de-finitivamente quella rivoluzione antropologica tanto agognata dal-lo Stato totalitario fascista Alla penna giovane e ambiziosa di Mir-ko Artico si contrappone quella paternalista di Volpi il presidente onorario della Giornata coloniale In una sua breve lettera pubbli-cata allrsquointerno del laquoNumero unicoraquo Volpi affermava infatti che laquoai giovani della nuova generazioneraquo sarebbe toccato lrsquoassolvimento del-lrsquolaquoimpegno drsquoonore assunto con la fondazione del nuovo grande Im-pero italianoraquo un evento memorabile laquoper tutto il mondo civileraquo In fondo lrsquolaquoanzianoraquo conte di Misurata era certo che essi avrebbero da-to laquoil loro entusiasmo la loro fede a sorreggere la loro azione e se occorre la vita percheacute la sacra promessa sia mantenutaraquo (Giorna-ta coloniale 1936 5)10

Sebbene gli autori dei passi sopra citati fossero assolutamente in-tegrati nella societagrave ndash drsquoeacutelite ndash veneziana a parte qualche sporadico accenno i loro scritti non riportano alcun riferimento al legame fra il contesto locale e il colonialismo italiano Lo stesso vale per alcuni articoli pubblicati esclusivamente per scopi didattici come laquoEspan-sionismo coloniale italianoraquo di Nino Perisinotto incentrato a illustra-re con ordine le tappe che portarono alla costituzione dellrsquoimpero oppure ancora laquoLrsquoItalia ed il Mediterraneoraquo del capitano di vascel-lo Angiolo Ginochietti volto a descrivere il legame storico fra lrsquoIm-pero Romano e il mare nostrum senza tuttavia menzionare lrsquoeredi-tagrave raccolta alcuni secoli dopo da Venezia Nella seconda metagrave della

10 Volpi presiedeva il Comitato drsquoonore formato da Carlo Catalano regio prefetto di Venezia Michele Pascolato segretario federale del PNF Antonio Garioni preside pro-vinciale Mario Alveragrave podestagrave di Venezia Pietro Orsi senatore e Vittorio Umberti Fantucci onorevole

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rivista al contrario in un primo momento si dagrave spazio alla voce di un volontario veneziano Adolfo Gerardi che racconta in laquo23 marzo XIV in terra drsquoAfricaraquo il microcosmo venutosi a creare allrsquointerno del fortino Serenissima ad Ausien dovrsquoera di stanza il laquoBattaglione de-gli squadristi veneziani e bolognesiraquo Piugrave che le gesta in battaglia il reduce ricordava con alcuni aneddoti il legame fraterno che lo univa agli altri camerati e lrsquoamore provato da questi ultimi per la propria cittagrave natale una nostalgia talmente forte per i soldati veneziani da scolpire sul portale drsquoingresso del fortino un rudimentale leone ala-to Dopo la testimonianza di Gerardi nella pagina seguente egrave pubbli-cato lo scritto Le relazioni veneto-abissine (autore anonimo) affincheacute si rendessero note le molte tracce lasciate dallrsquolaquoinfluenza preponde-ranteraquo dei veneziani presso la laquoCorte dei re abissiniraquo durante i se-coli Basandosi sulle descrizioni di Marco Polo e Sanudo in partico-lare lrsquoautore mirava a evidenziare il debito artistico-culturale che lrsquolaquoAbissiniaraquo aveva contratto nel corso del tempo con Venezia e di conseguenza con lrsquoItalia pur soffermandosi alcune volte sui rapporti commerciali che da sempre legarono la Serenissima allrsquoImpero etio-pe (Giornata coloniale 1936 19-23)

Come sembra suggerire il testo laquoRisorse naturali etiopicheraquo steso da Perissinotto lrsquoultima parte del laquoNumero unicoraquo si apre agli affari che alcune tra le piugrave importanti istituzioni e aziende italiane stavano conducendo nelle colonie allrsquoapprofondimento laquosullrsquoopera di un gran-de istituto bancario nelle colonie e nellrsquooriente Mediterraneoraquo come il Banco di Roma segue una mappa raffigurante la penetrazione delle Assicurazioni Generali in AOI argomento questrsquoultimo che saragrave trat-tato successivamente assieme al ruolo ricoperto da Porto Marghe-ra allrsquointerno dei disegni espansionistici italiani Del resto non pas-sano inosservate le inserzioni di molte industrie con sede proprio ai Bottenighi ndash la Montecatini la Vetrocoke lrsquoAgip e la Breda ndash pubbli-cate in chiusura al laquoNumero unicoraquo (Giornata coloniale 1936 28-36)

In breve la Giornata coloniale fu il primo tentativo coordinato dallrsquoICF e lrsquoOND in grado di usufruire della conformazione urbana di Venezia al fine di diffondere su larga scala le conoscenze coloniali legate quasi esclusivamente al versante africano Per plasmare una laquocoscienza imperialeraquo che si radicasse nei cittadini perograve occorreva rileggere i simboli della cittagrave ndash magari costruendone anche di nuo-vi ndash secondo il prisma ideologico fascista riadattando alle nuove esi-genze quelle esperienze e culture politiche ancora presenti nei lsquofon-dalirsquo della laguna

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24 Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia

Nel 1938 secondo Il Gazzettino le persone che laquocamminavano lungo la riva da San Marco fino a SantrsquoElenaraquo fermandosi a contemplare si sarebbero di certo convinti del fatto che lrsquoItalia fosse laquopotenteraquo ra-gion per cui nascere in questa terra era considerato un laquovalore che conferiva un esclusivo e invidiabile titolo nobiliare allrsquoatto di nasci-taraquo (Il Gazzettino 18 giugno 1938 cf Ferris 2012 114) Drsquoaltronde dai laquoforestieriraquo ai cittadini chiunque percorresse la riva riflessa sul bacino di San Marco non poteva non riconoscere i simboli di quel destino imperiale che il fascismo aveva portato lsquofinalmentersquo a com-pimento Il frammento storico mancante infatti fu posto solo lrsquoanno prima grazie a un intervento urbanistico monumentale che collegava la Riva degli Schiavoni ai Giardini Napoleonici la Riva dellrsquoImpero

Il laquonuovo molo rettilineo lungo 370 metriraquo cosigrave come lo decanta-va il cinegiornale dellrsquoIstituto Luce in seguito allrsquoinaugurazione av-venuta il 23 marzo 1937 oltre a permettere lrsquoattracco a navi di ca-botaggio maggiore sarebbe presto diventato lo spazio privilegiato per quelle cerimonie dalle scenografie marine In altre parole la Ri-va dellrsquoImpero si prestava a essere palcoscenico dellrsquoideologia e del-la cultura fascista da cui il regime avrebbe condotto unrsquoazione allo stesso tempo di appropriazione e rivitalizzazione dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani in particolare quelli le cui vicissitudini ben si adattavano alla narrazione imperiale (Gazzetta di Venezia 20 e 24 marzo 1937)11 Ciograve non significa drsquoaltra parte che il processo di fa-scistizzazione della memoria storica locale non avesse preso inizio prima della fondazione dellrsquoImpero come si egrave peraltro visto fra la fi-ne degli anni Venti e lrsquoinizio degli anni Trenta tuttavia solo una vol-ta rafforzata la presenza italiana nellrsquoOltremare ed edificata la nuova Riva si puograve notare come la topografia della cittagrave si leghi indissolu-bilmente alla retorica fascista tanto da poter tracciare sulla cartina un vero e proprio itinerario imperiale

In occasione del ventesimo anniversario delle battaglie del Piave nel giugno 1938 nellrsquointero territorio veneto furono organizzate diver-se celebrazioni in ricordo della vittoria finale contro il nemico austria-co che sancigrave per lrsquoItalia la fine della Prima guerra mondiale Anche ndash e soprattutto ndash Venezia si unigrave al memoriale ospitandone gli eventi prin-

11 Roma Archivio Storico Istituto Luce (ASIL) Giornale Luce B1068 laquoLa riva dellrsquoIm-peroraquo Venezia 31 marzo 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webde-tailIL50000273732la-riva-imperohtml (2017-11-13) Lrsquointervento monumentale non era indirizzato solo alle celebrazioni fasciste ma si inseriva anche nella battaglia per la lsquobonifica socialersquo la riqualificazione delle zone piugrave degradate della cittagrave e lrsquoisolamen-to di quartieri storicamente non allineati dal punto di vista politico (Casellato 2002 Sbordone Crovato Montanaro 2005)

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cipali quelli organizzati per decantare le gesta della flotta navale italiana Le celebrazioni iniziarono il 16 giugno con una solenne pro-cessione per trasportare le laquogloriose bandiereraquo della Regia Marina Militare dalla Stazione di Santa Lucia fino al Museo Storico Navale allrsquoArsenale passando per Piazza San Marco Dietro le rappresenta-tive militari dellrsquoEsercito della Marina e dellrsquoAviazione a cui era sta-to affidato il compito simbolico di lsquoproteggerersquo le bandiere si formograve un corteo che contava fra le sue fila le autoritagrave fasciste cittadine i membri della Gioventugrave Italiana del Littorio (GIL) e alcuni veterani di guerra Contemporaneamente alla partenza della processione i due incrociatori militari Pola e Gorizia ancorati nel Bacino di San Mar-co spararono 21 colpi per sancire lrsquoinizio delle celebrazioni che si sa-rebbero protratte per 4 giorni (Gazzetta di Venezia 17 giugno 1938)

Dopo aver attraversato la cittagrave che per lrsquooccasione espose il trico-lore italiano laquoda ogni balcone da ogni finestra e da ogni terrazzaraquo il corteo giunse in Piazza il luogo simbolo del potere della Serenis-sima e teatro delle memorie risorgimentali esposte dal 1936 al se-condo piano delle Procuratie Nuove allrsquointerno del nuovo Museo del Risorgimento inaugurato in occasione del XXIV Congresso dellrsquoIsti-tuto per la Storia del Risorgimento Italiano La fondazione del Mu-seo del Risorgimento rientrava in quel processo di laquori-semantizza-zione sociopolitica della centralitagrave urbanaraquo che stava investendo la cittagrave secondo la rilettura ideologica del regime basata su una con-cezione finalistica della storia una tesi che trova conferma nella di-sposizione del materiale esposto (Paladini 2004)12 Scorrendo il ca-talogo del Museo redatto dal professore di Storia presso Istituto di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Mario Brunetti si puograve notare come da un laquoragguardevole complesso di carte e documen-ti riguardante il governo Provvisorio e la difesa di Venezia nel 1848-1849raquo proveniente dallrsquoarchivio privato di Pietro Marsich generale comandante del III circondario in difesa e dalle laquocarte documenti e cimeli di Daniele Maninraquo il periodo storico lsquomesso in mostrarsquo ven-ga ampliato tanto da comprendere due periodizzazioni centrali nel-la memoria storica veneziana laquoCampoformidoraquo il laquoperiodo triste che segnograve lrsquoultimo grado di umiliazione della millenaria Repubbli-ca di San Marcoraquo e laquoVittorio Venetoraquo in ricordo degli laquoeventi vitto-riosi della grande guerra a cui Venezia quasi sulla linea del fuoco partecipograve con fede con sacrificio con animosa fermezzaraquo Nelle 15 sale in cui si snodava il percorso espositivo e pensate anche per un pubblico laquoilletteratoraquo nonostante laquola diversitagrave di eventiraquo i visitato-

12 Prima dellrsquoapertura del Museo del Risorgimento a Carsquo Rezzonico venne inaugura-to unrsquoesposizione permanente riguardante il Settecento veneziano unrsquooperazione mu-seografica allestita per mostrare la centralitagrave dellrsquoarte e della civilizzazione venezia-na nella prospettiva finalistica del Risorgimento e del fascismo

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ri avrebbero ripercorso in ordine storico laquola continuitagrave drsquoanimoraquo del popolo veneziano e italiano laquosuggello drsquouna nobiltagrave storicaraquo che non si esaurisce nel passato ma da questo laquoattinge certezza di fede e vi-gore drsquoopere per unrsquoavvenire di cui la Guerra la rivoluzione il Fasci-smo hanno posto le basi graniticheraquo (Brunetti 1936 V-VII 34) Questa continuitagrave spirituale insita nel popolo italiano aveva oramai fagocita-to e rielaborato alcuni tratti di quella venezianitagrave che nei primi due decenni del Novecento si era posta a capo delle rivendicazioni irre-dentiste adriatiche Cosigrave nellrsquoultima sala la quindicesima il tema ge-nerale della Prima guerra mondiale venne decostruito in nome del-la laquopassione adriaticaraquo (Brunetti 1936 33) con un allestimento che prevedeva non solo quadri disegni e incisioni raffiguranti le opere di difesa organizzate a Venezia ma anche il manoscritto dannunzia-no La Nave di fronte al quale laquoa distanza di un paio di metri stava il ritratto di un Eroe marinaro sublime Nazario Sauroraquo con accan-to laquoil suo fucile proprio libro e moschetto motto fulgido dellrsquoItalia rinnovellataraquo (Surico 1939 65-6 cf Cappellini 2013 38)

Dopo la benedizione delle bandiere del patriarca Piazza il corteo proseguigrave lungo la Riva degli Schiavoni unrsquointitolazione che affonda-va le radici nel passato commerciale e espansionistico della Serenis-sima come suggerisce lrsquoevoluzione storica degli etnonimi lsquoschiavo-nersquo lsquoschiavorsquo e lsquoslavorsquo13

Superata la Riva degli Schiavoni il corteo proseguigrave lungo Riva dellrsquoImpero fino allrsquoingresso dei giardini napoleonici sede della Bien-nale la mostra internazionale drsquoarte che giagrave da alcuni anni dedicava alcune delle sue sale alle laquoVisioni africaneraquo una raccolta di affreschi dipinti e impressioni raffiguranti le esperienze drsquoOltremare degli ar-tisti (Gazzetta di Venezia 31 maggio 1936) Piugrave che lrsquoarte il cerimo-niale prevedeva una breve sosta davanti a un altro laquoluogo della me-moriaraquo di Venezia la colonna rostrata sormontata dalla vittoria alata la cui mano destra sorregge una corona drsquoalloro mentre la sinistra tiene una lunga palma entrambi simboli di gloria e vittoria Come recita uno dei tre riquadri in bronzo posto sul basamento le vicissi-tudini di questo monumento appaiono alquanto particolari

Questa colonna rostrata eretta a Pola dalla marina austriaca per onorare Massimiliano Arciduca la flotta italiana vindice di Lissa portograve come pegno di vittoria a Venezia

Oggi egrave simbolico dono dei Marinai drsquoItalia alla Regina dellrsquoA-driatico a ricordo dei compagni caduti per la redenzione del no-stro mare 4 novembre 1918 ndash 4 novembre 1929 A VII

13 Vedi la spiegazione di Daniele Baglioni contenuta nel video-copertina della mo-stra Ascari e Schiavoni Il razzismo coloniale e Venezia URL httpswwwyoutubecomwatchv=0BW-8S0D8OU (2017-11-15)

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A Pola quindi il monumento commemorava la vittoria navale au-striaca a Lissa del 1866 nellrsquoambito della Terza guerra drsquoindipenden-za il conflitto che vide per la prima volta la partecipazione del gio-vane Regno drsquoItalia Nonostante lrsquoannessione del Veneto una volta conclusasi la battaglia la sconfitta navale rappresentava ancora una ferita aperta per le tradizioni marinaresche italiane e veneziane in quanto questrsquoultime non seppero avere la meglio sul nemico austria-co allrsquointerno del laquoGolfo di Veneziaraquo lrsquoAdriatico Seppur laquomutilataraquo la vittoria sancita dallrsquoarmistizio di Vittorio Veneto riuscigrave a risanare il trauma non solo per lrsquoannessione allrsquoItalia di Pola e le altre provin-cie della Venezia Giulia ma anche percheacute nei tavolati di Versailles si decretograve la presa in custodia di diverse unitagrave della flotta austro-un-garica da parte della Marina militare italiana Il bottino giunse cosigrave a Venezia il 22 marzo 1923 dove sarebbe stato custodito allrsquointerno dellrsquoArsenale una scelta meramente simbolica come sembra sugge-rire lrsquoincisione in un secondo riquadro di bronzo

alla storica cittagrave la gloria della marina che arginograve la barbarie mu-sulmana si accomuna alla gloria della sua naturale erede ndash la ma-rina della nuova Italia ndash che nello stesso mare ha arginato la mi-naccia di altra barbarie14

Per un totale trionfo perograve si rendeva necessario lasciare traccia dellrsquoevento nel tessuto urbano unrsquooccasione che il regime nel 1929 sfruttograve appieno autocelebrandosi laquovindice di Lissaraquo per aver trapor-tato la colonna rostrata da Pola a Venezia come laquopegno di vittoriaraquo Un altro esempio di come il fascismo si appropriograve della memoria sto-rica della laquoRegina dellrsquoAdriaticoraquo raccogliendone lrsquoereditagrave e com-piendone secondo la retorica imperiale dellrsquoepoca il destino (fig 4 cf Bosworth 2015 107-8)15

Lrsquoultima tappa della marcia commemorativa e dellrsquoitinerario impe-riale veneziano era lrsquoArsenale simbolo indiscusso della potenza nava-le della Serenissima Tra il XV e il XVI secolo lrsquoArzanagrave divenne figu-ratamente parlando un teatro permanente del mito ndash e dei miti ndash di Venezia grazie al restauro monumentale che investigrave la struttura ren-dendola unrsquoistituzione non solo navale bensigrave storico-culturale sede della celebrazione della libertagrave della cittagrave e del suo dominio sul ma-re Questo processo di sacralizzazione drsquoaltra parte rispondeva al-

14 La citazione incisa alla base della colonna egrave ripresa dallrsquoOrdine del Giorno del XXII marzo MCMXIX laquoAllrsquoArmataraquo pronunciato dallrsquoammiraglio Thaon di Revel Il te-sto venne trascritto in altre moltissime targhe in bronzo collocate nelle principali cit-tagrave marittime italiane 15 La stessa cittagrave di Pola era identificata nellrsquoimmaginario nazionalista come la se-de del lsquomartiriorsquo di Nazario Sauro dopo la sfortunata spedizione a bordo del sommer-gibile Pullino

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la necessitagrave di mantenere unrsquoidentitagrave forte di fronte al processo irre-versibile di ridimensionamento che Venezia stava subendo sul campo di battaglia prediletto per lrsquoappunto il mare Prima il Turco poi gli spagnoli e gli austriaci spinsero i fasti gloriosi della Dominante sem-pre piugrave allrsquointerno dellrsquoArsenale oramai vero e proprio centro al con-tempo di improvvisi laquoritorni al mareraquo e passatismi nostalgici Con il laquorilancioraquo ottocentesco durante il quale lrsquoArsenale sotto il dominio francese prima e austriaco poi venne ripetutamente riqualificato sia dal punto di vista tecnologico sia da quello storico-museale con lrsquoallestimento di una ridotta Sala drsquoarmi il cantiere navale divenne uno dei luoghi cardine dellrsquoesperienza risorgimentale veneziana (Pa-ladini 2008) La marginalizzazione politica e la ristrutturazione del-la strategia militare austriaca nellrsquoAdriatico provocarono la definiti-va decadenza e ridimensionamento della funzionalitagrave dellrsquoArsenale che subigrave il definitivo colpo di grazia dopo la decisione di dare vita al progetto di Porto Marghera Ciononostante lrsquoannessione allrsquoItalia e lrsquoapertura del Canale di Suez rafforzarono lrsquoimpalcatura mitica che negli anni era stata costruita attorno allo storico cantiere navale ve-neziano dando vita tra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento al rinnovamento dellrsquointeresse per la storia navale della Serenissima In questo modo allrsquointerno della generale riorganizzazione dei mu-sei veneziani nel 1881 per la prima volta fu inventariata la raccolta di armi dellrsquoArsenale per via della proposta di scambio ndash rifiutata in seguito da Venezia ndash di cimeli tra il Museo drsquoArtiglieria dellrsquoArmeria Reale di Torino e la Sala drsquoArmi dellrsquoArsenale (De Lucia 1908 Pala-dini 2008) Un secondo riordino e catalogazione del materiale stori-co venne redatto nel 1908 mentre le maestranze stavano lasciando il cantiere per far posto alla ri-significazione e ri-attualizzazione di stampo nazionalista del retroterra storico-culturale veicolato dallrsquoAr-senale e da Venezia Su questa direzione si colloca ad esempio la laquoSa-la della Naveraquo allestita a Roma per lrsquoEsposizione nazionale del 1911 in cui accanto al manoscritto La Nave erano presenti numerosi og-getti provenienti proprio dallrsquoantica base militare veneziana

Da questo intreccio tra glorie locali ed esigenze nazionali si po-sero le premesse per la creazione di un Museo Storico Navale che avrebbe trovato sede in un primo momento al Museo Correr per poi collocarsi definitivamente a partire dal 1922 allrsquointerno della laquode-gna sederaquo il laquoglorioso stabilimentoraquo dellrsquoArsenale Sotto la direzione del conte Mario Nani Mocenigo ex capitano di fregata nella guerra di Libia divenuto successivamente nuovo presidente della sezione lo-cale della Lega Navale lrsquoesposizione museale si distribuigrave su due pia-ni al secondo furono esposti gli oggetti legati alla storia navale del-la Serenissima con particolare attenzione alla battaglia di Lepanto anello di congiunzione secondo la storiografia militante dellrsquoepoca fra la laquoPatriaraquo veneziana e quella italiana al primo invece trovarono spazio i trofei napoleonici i cimeli drsquoepoca risorgimentale e in gene-

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rale le tracce storiche dellrsquoOttocento veneziano al pian terreno infi-ne si decise di esporre le collezioni novecentesche legate principal-mente alla prima guerra mondiale ma anche ai laquoricordi della Guerra Libicaraquo ndash fra cui armi bandiere fregi di poppa della navi turche ndash e a quelli della spedizione internazionale in Cina per sedare la rivol-ta dei Boxer (1900-1901) alla quale partecipograve lrsquoItalia ottenendo in cambio la concessione di Tientsin (Mocenigo 1935 Paladini 2008)16

Con lrsquoinnesto della retorica imperiale fascista allrsquointerno della macchina mitopoietica di Venezia secondo il direttore Mocenigo le stesse collezioni dellrsquoArsenale per non tradire laquoil suo passato glo-riosoraquo avrebbero contribuito a difendere la laquoPatriaraquo e a tutelare laquola Civiltagrave latinaraquo esponendo il progresso e la potenza della dominazio-ne navale conservatasi nella tempra della laquorazza italianaraquo grazie a Venezia (Mocenigo 1935 7) Tuttavia pur ri-significando gli oggetti esposti la fondazione dellrsquoImpero italiano non modificograve il percorso espositivo tracciato nel 1922 lasciando alla parte non musealizzata dellrsquoArsenale il compito di accogliere fisicamente la nuova dimensio-ne imperiale fascista rinominando con il termine laquoImperoraquo il piaz-zale interno quasi a collegarsi simbolicamente alla Riva omonima

Nonostante laquopercorsi e tempi di persistenzaraquo differenti per por-si sul piano dellrsquoImpero le radici e le vicissitudini dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani vennero riadattate e ri-identificate secondo una retorica e unrsquoideologia che raccontava ogni epoca storica con allrsquoo-rizzonte quella prospettiva imperiale oramai divenuta realtagrave (Isnen-ghi 2010 VII) Ancor prima di conquistare lo spazio urbano venezia-no perograve il fascismo dovette domare la fonte vitale e caratterizzante della Serenissima il mare

Dopo lrsquoarrivo del re e imperatore Vittorio Emanuele III Venezia si stava preparando allrsquoevento conclusivo della celebrazione per il ven-tesimo anniversario delle battaglie del Piave Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1938 il bacino di San Marco si trasformograve nella laquoculla e teatro della potenza venezianaraquo ospitando trenta fra navi coraz-zate torpediniere caccia e sette nuovi sottomarini militari sotto lo sguardo attento della famiglia reale (Gazzetta di Venezia 20 giugno 1938 cf Ferris 2012 111-15) Dallrsquoalto della torretta eretta sulla Ri-va dellrsquoImpero infatti il re e imperatore insieme ad alcune autori-tagrave fasciste poteacute dapprima ammirare la parata dei laquosoldati di ieri di oggi e di domaniraquo ndash i veterani della Prima guerra mondiale il bat-taglione San Marco e gli studenti del neonato Collegio Navale della Gioventugrave Italiana del Littorio ndash e successivamente partecipare alla

16 Tra le tematiche piugrave significative esposte allrsquointerno del Museo vi sono i laquoRicor-di del R Sommergibile Pullinoraquo capitanato da Nazario Sauro e i laquoRicordi dellrsquoavia-zione R Marinaraquo in cui compare anche il messaggio lanciato da DrsquoAnnunzio su Trie-ste nellrsquoagosto del 1915

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cresima delle sette bandiere il rito che solitamente veniva eseguito per le inaugurazioni delle imbarcazioni appena uscite dal cantiere laquoCon il muso quasi a rivaraquo come ricorda Maria Damerini sostavano i sommergibili Enrico Dandolo Sebastiano Venier Marcantonio Bra-gadin Lorenzo Marcello il capitano generale che lsquosacrificograversquo la sua vi-ta nella vittoria navale nella battaglia dei Dardanelli (1656) Lazzaro Mocenigo anchrsquoesso ammiraglio insieme a Lorenzo Marcello Giaco-mo Nani lrsquoultimo Provveditore del Mar della Serenissima Pier For-tunato Calvi un lsquopatriotarsquo italiano di Noale caduto nel 1848 e infine della torpediniera Farinata degli Uberti Tolosetto ufficiale verone-se della Marina Militare italiana che morigrave in uno scontro subacqueo durante la Prima guerra mondiale (Damerini 1988 241) Un panthe-on veneto dunque che riecheggia con ripetitivitagrave la continuitagrave sto-rica costruita dal fascismo e in cui entreranno a far parte lrsquoanno suc-cessivo anche i nomi di altri due sommergibili il Francesco Morosini e lrsquoAngelo Emo laquodue nomi sonanti ndash come li presenta la Gazzetta di Venezia ndash nel bronzo delle vittorie navaliraquo Il primo laquola piugrave grande figura di capitano e di conquistatore che abbia affermato sul mare il destino imperiale drsquoItalia dai tempi di Roma al Risorgimentoraquo con-quistograve un laquoimpero drsquoOltremareraquo nel Peloponneso il secondo invece scrisse pagine memorabili su quella laquoquarta spondaraquo dove ora lrsquoIta-lia laquosotto le insegne di Romaraquo stava riaffermando i suoi laquodiritti im-perialiraquo A suggellare tali presunte connessioni temporali partecipa-rono alla celebrazione drsquoinaugurazione la contessa Annina Morosini e il conte Emo Capodilista due figure estremamente integrate allrsquoin-terno dellrsquoeacutelite culturale-politica veneziana fin dal primo Novecento (Gazzetta di Venezia 18 e 19 giugno 1939)

Fino ad ora lrsquouso pubblico e politico della storia della Serenissima contaminata da un lessico coloniale si espresse in larga misura so-prattutto in occasione di eventi celebrativi e ricorrenze militariste Tuttavia con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la maggior irreggimentazione della popolazione e lrsquoutilizzo sempre piugrave inflazio-nato di un linguaggio bellicista da parte della societagrave del palcosce-nico imperiale veneziano se ne servirono anche canovacci teatrali differenti come ad esempio quello seguito da 915 famiglie venete in procinto di salpare per la Libia nellrsquoottobre del 1939

In seguito alla proclamazione dellrsquoImpero la politica di coloniz-zazione demografica della Libia subigrave una svolta decisa Secondo le stime di Italo Balbo allora governatore della colonia nordafricana fra il 1938 e il 1939 sarebbero dovuti sbarcare a Tripoli circa 30mi-la emigranti italiani per lo piugrave di estrazione contadina al fine di va-lorizzare economicamente un territorio fertile e redditizio secondo quando affermava la propaganda fascista Del resto con lrsquoinizio della stagione antimigrazionista avviata nel 1927 il regime assunse un at-teggiamento dirigista nei confronti dei flussi migratori italiani sem-pre piugrave orientati verso le cittagrave sorte dai lavori di bonifica le colonie

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e la Germania Per questa ragione coloro che decidevano di prende-re la valigia in mano non sarebbero piugrave stati dipinti come emigran-ti ndash paragonati dalla stampa di regime a dei laquotraditori della patriaraquo o a unrsquolaquoemorragiaraquo per il corpo della Nazione ndash bensigrave come coloni in-quadrati nellrsquolaquoesercito del lavororaquo al quale si affidava il compito di laquofar indietreggiare il desertoraquo libico (Franzina 2005 Labanca 2009 Ostuni 2009)17 Nel 1938 in concomitanza dellrsquoanniversario della marcia su Roma partirono dallrsquoItalia i primi ventimila coloni due-mila dei quali originari della provincia veneziana dalle stazioni di Mestre Chioggia e San Donagrave di Piave i contadini italiani partirono per raggiungere Genova dove si sarebbero imbarcati nei piroscafi pronti a raggiungere la quarta sponda (Gazzetta di Venezia 28 otto-bre 1938) In quella occasione Venezia pare non ricoprire un ruolo di primo piano a causa probabilmente di problemi logistici e per la totale assenza di veneziani fra i partenti unrsquoemarginazione politica e territoriale che non si sarebbe ripetuta lrsquoanno seguente quando lrsquoex Dominante si organizzograve per ospitare i laquoruraliraquo provenienti dagli antichi domini di terraferma dello Stato de Tera La laquoseconda onda-ta di colonizzatori venetiraquo infatti nelle intenzioni delle autoritagrave fa-sciste avrebbe dovuto riunirsi nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia per poi proseguire fino alla Riva dellrsquoImpero dove ad aspettarli ci sarebbero stati i piroscafi Lombardia Liguria e Sarde-gna Lrsquoitinerario imperiale ancora una volta fu percorso interamente come riferisce la cronaca della Gazzetta di Venezia che dedicograve molto spazio a elogiare lrsquoorganizzazione laquocurata nel minimo dettaglioraquo pre-parata dal Commissariato per le migrazioni e per la colonizzazione in accordo con la Prefettura di Venezia e con il Fascio locale I con-vogli ferroviari provenienti dalle stazioni di Portogruaro San Donagrave di Piave Rovigo Padova Treviso Vicenza Udine e Verona giunse-ro a scaglioni durante la notte nella cittagrave lagunare trasportando in totale 6600 persone mentre le laquomasserizieraquo che ogni nucleo fami-gliare aveva portato con seacute furono imbarcate nei piroscafi attraccati per il momento nel Canale della Giudecca Una volta scesi dal treno e aver ricevuto la colazione preparata dallrsquoEnte comunale di assisten-za (ECA) insieme alle iscritte nel Fascio femminile i coloni defluiro-no nel piazzale esterno alla stazione dove furono divise le famiglie i bambini e le donne presero posto in alcuni vaporetti dellrsquoAzienda Comunale Navigazione Inter Lagunare (ACNIL) per essere traspor-tati fino a San Marco invece i laquocapofamigliaraquo furono incolonnati in base alla destinazione libica a cui erano stati precedentemente as-segnati pronti per marciare laquoper la prima voltaraquo attraverso laquola cittagrave

17 ASIL Giornale Luce B1406 laquoTripoli Lrsquoarrivo dei 20000 ldquoruralirdquo italiani in Africaraquo Venezia 9 novembre 1938 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000305342l-arrivo-20-000-rurali-italianiafricahtml (2017-11-20)

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piugrave caratteristica del mondoraquo Venezia (Gazzetta di Venezia 26-27-28 ottobre 1939)18 Nonostante un linguaggio giornalistico votato com-pletamente allrsquoesaltazione fascistizzata dellrsquoevento fra le righe della Gazzetta di Venezia egrave possibile leggere quel senso di superioritagrave che i veneziani nutrivano nei confronti di coloro che vivevano al di lagrave del Ponte del Littorio un tratto della venezianitagrave fortemente radicato nel retroterra culturale dellrsquoeacutelite veneziana Ad ogni modo organizzati in nove gruppi da 500 persone ndash ciascuno guidato da una banda mu-sicale dopolavoristica i coloni maschi lasciarono la zona ferroviaria alle ore 6 indossando la divisa e con al petto laquospeciali contrassegni di diversa forma con al centro scritto il nome del villaggioraquo a cui sa-rebbero approdati una volta giunti in Libia Micca Giordani Mar-coni Tazzoli Garabulli Corradini Garibaldi Crispi Oberdan Mad-dalena Baracca Filzi e Sauro Durante il tragitto prestabilito una delegazione scelta di laquoruraliraquo rese omaggio ai caduti per la laquoRivolu-zioneraquo depositando una corona drsquoalloro nel laquoSacrarioraquo posto allrsquoin-terno di Carsquo Littoria allrsquoaltezza della Chiesa dei Santi Apostoli prima di riunirsi finalmente con le famiglie nellrsquolaquoimpareggiabile San Mar-coraquo in attesa della benedizione del patriarca Piazza (Gazzetta di Ve-nezia 26 e 27 1939) Nel frattempo la Piazza era stata suddivisa in file di panche organizzate a loro volta in settori ognuno dei quali re-cava un cartello con il nome del piroscafo e del villaggio a cui erano destinati i coloni invece per le autoritagrave ecclesiastiche e laiche furo-no eretti rispettivamente un altare posto per lrsquooccasione davanti la Basilica di San Marco e un palco allestito a lato dellrsquoAla napoleoni-ca La lsquomessa in scenarsquo prese inizio intorno alle ore undici quando preceduto dal clero il patriarca uscigrave dalla porta maggiore della Ba-silica per essere accompagnato dal governatore della Libia Italo Bal-bo fino allrsquoaltare circondato per lrsquooccasione dagli allievi del collegio navale e coperto dallrsquoimponente gonfalone della Serenissima Termi-nato il rito liturgico due laquofitte ali di popoloraquo accompagnarono i co-loni verso la Riva dellrsquoImpero mentre le sirene dei piroscafi e il col-po di cannone sparato da San Giorgio segnavano lrsquoinizio di un nuovo

18 Alla stazione ogni laquocapofamigliaraquo oltre alla colazione ricevette una spilla raffi-gurante un leone marciano una colonna di perle veneziane per le donne delle bandie-rine tricolori delle cartoline con leffigie di Mussolini e due stampe con su scritto la preghiera del colono e il saluto delle laquoCamicie nere della Serenissimaraquo Questrsquoultimo testo recitava cosigrave laquoCamerata rurale nel salpare da questa splendente cittagrave tu non la-sci lrsquoItalia ma ti trasferisci su altra e nuova generosa terra italiana Conquistata dalle armi italiane resa feconda dalla volontagrave del Fascismo essa egrave degna di te forte lavora-tore della terra che sei stato soldato drsquoItalia e che hai creduto nella Rivoluzione delle Camicie Nere Pure tu devi essere degno della tua nuova terra che egrave per sempre italia-na e che egrave parte integrante della Madrepatria Ligrave troverai tutto lrsquoaffetto che qui lasci gli stessi ordinamenti e le stesse istituzioni Anche ligrave troverai il fascio che ti protegge-ragrave giorno per giorno nella tua nobile fatica Lavora con fede la terra che ti verragrave asse-gnata e che egrave destinata a diventare tua e non dimenticare che tu porti oltre al mare la forza la dignitagrave e la civiltagrave di Romaraquo (Gazzetta di Venezia 28 ottobre 1939)

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anno fascista Il primo piroscafo a salpare fu il Liguria offrendo uno laquospettacolo indescrivibileraquo ai cittadini appostati sulle Rive (Gazzet-ta di Venezia 29 ottobre 1939)19

Come si puograve evincere dagli eventi e dai discorsi fin qui ricostruiti sul finire degli anni Trenta la laquovenezianitagraveraquo cosigrave come la relazione che legava questrsquoultima ai laquoluoghi della memoriaraquo cittadina era sta-ta oramai completamente fascistizzata allrsquointerno dellrsquoimpianto pro-pagandistico e retorico imperiale persino il simbolo della stagione nazionalista adriatica La Nave di DrsquoAnnunzio da soggetto di mobi-litazione si convertigrave in oggetto da esposizione nelle sale del Museo del Risorgimento Malgrado ciograve allrsquointerno di questa cornice lrsquoalta societagrave veneziana ndash impersonata da Volpi ndash sulla scia del mito forte veneziano rielaborograve lrsquoimmagine di un nuovo e moderno impero ve-neziano non piugrave fondato solo ed esclusivamente sul mare ma anche sulla finanza assicurativa lrsquoaviazione e lrsquoindustria

25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939

Questa laquoPagina colonialeraquo [hellip] nasce con un ben definito compito quello cioegrave di contribuire a formare una coscienza coloniale im-perialistica nel popolo attraverso la diffusione e divulgazione di notizie e cognizioni riguardanti la vita e i problemi del nostro Im-pero coloniale (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Con questo messaggio il 16 ottobre 1938 la sezione provinciale di Ve-nezia dellrsquoIstituto Fascista dellrsquoAfrica Italiana (IFAI) accolse i fede-li lettori della Gazzetta di Venezia annunciando lrsquoapertura della laquoPa-gina colonialeraquo una nuova rubrica redatta interamente dallrsquoIstituto che ogni due domeniche avrebbe trattato solo di argomenti relativi allrsquoOltremare Obiettivi quali laquodiffusioneraquo e laquodivulgazioneraquo cosigrave come scritto nellrsquoavviso rientravano drsquoaltronde nel processo di riadattamen-to delle strutture di controllo e organizzazione del discorso colonia-le che il fascismo stava portando avanti a livello nazionale dalla fine della guerra drsquoEtiopia Il primo segno di questa trasformazione egrave rap-presentato dalla sostituzione nel 1938 del Ministero delle Colonie con quello dellrsquoAfrica italiana in quanto era giunta lrsquoora di integrare nel

19 ASIL Giornale Luce B1614 laquoArrivano a Venezia i dieci treni speciali con le nuo-ve famiglie di coloni venuti a imbarcarsi per la Libiaraquo Venezia 8 novembre 1939 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000230852arrivano-venezia-i-dieci-treni-speciali-nuove-famiglie-coloni-venuti-imbarcarsi-libiahtml (2017-11-20)

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tessuto nazionale le questioni legate ai possedimenti coloniali ragio-ne per cui anche il nome dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) cambiograve forma adottando la denominazione di Istituto Fascista dellrsquoAfrica Ita-liana per lrsquoappunto lrsquoIFAI Inoltre lrsquoingerenza del governo negli equi-libri dellrsquoIstituto tese anche a modificare persino lrsquoorganizzazione in-terna suddividendola in cinque sezioni le prime quattro di carattere accademico avrebbero affrontato ciascuna un campo scientifico spe-cifico mentre lrsquoultima presieduta direttamente dal presidente Ame-deo Fani avrebbe avuto il compito di diffondere tra la popolazione i ri-sultati raggiunti dalle altre sezioni mediante codici comunicativi piugrave lineari e didattici come ad esempio romanzi corsi di cultura esposi-zioni e film (Deplano 2015)20 Questa doppia funzione a cui si prestava lrsquoIFAI egrave ravvisabile anche nel contesto veneziano nel quale lrsquoIstituto da un lato appoggiava direttamente la ricerca scientifica allrsquointerno delle aule dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali di Vene-zia ndash tema che verragrave affrontato nel prossimo capitolo ndash mentre dallrsquoal-tro educava la massa allrsquoOltremare promuovendo il proprio operato nella laquoPagina colonialeraquo una fonte alquanto preziosa per cogliere il grado di partecipazione della popolazione veneziana allrsquolsquoimpresarsquo im-periale A tal proposito il quarto numero della laquoPagina colonialeraquo in-forma che in data 22 ottobre 1938 presso la sede dellrsquoIstituto posto al piano terra di Carsquo Littoria si tenne la riunione del direttorio al fine di tracciare un bilancio dellrsquoattivitagrave svolta fino ad allora e di program-mare alcune delle gite educative per solo gli associati Oltre ai laquoCorsi di Cultura coloniale e di Arte colonialeraquo organizzati nelle aule univer-sitarie veneziane ampia relazione venne data ai laquoCorsi di preparazio-ne della donna alla vita colonialeraquo avviati in concomitanza con la ce-lebrazione della laquoGiornata colonialeraquo del 1938 (Gazzetta di Venezia 27 novembre 1938) Del resto allrsquointerno del progetto imperiale fasci-sta la figura della donna ricopriva un ruolo fondamentale percheacute in primo luogo rappresentava una sorta di lsquotutelarsquo capace di mantenere lrsquoordine razziale nelle colonie una questione vitale per il regime do-po la promulgazione della prima legge razzista (19 aprile 1937) varata per impedire rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane in secondo e ultimo luogo la presenza femminile nellrsquoOltre-mare avrebbe dato vita alla tanto propagandata laquocolonizzazione de-mograficaraquo Per queste ragioni alle sezioni provinciali dellrsquoIFAI toc-cograve lrsquoonere di istituire due tipologie di corso con lrsquoaiuto del GIL e dei fasci femminili Il primo modulo riservato alle giovani si prefiggeva di impartire alcune nozioni di carattere elementare mentre il secon-do mirava a perfezionare le conoscenze apprese nel precedente cor-

20 La prima sezione era denominata Storico-geografica Filologico-letteraria e arti-stica la seconda Politico-amministrativa la terza Economia e tecnica e lrsquoultima Scien-za-fisiche naturali e mediche

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so su argomenti riguardanti lrsquoeconomia domestica quali ad esempio lrsquoarredamento lrsquoigiene della casa la culinaria la confezione del pane e la cura dellrsquoorto (Spadaro 2010) Una volta finite le lezioni il perso-nale di formazione stilava delle classifiche in base ai risultati ottenuti dalle allieve nelle singole prove drsquoesame che prevedevano solitamen-te la redazione di un testo scritto sulla base di un titolo prefissato laquoLa funzione della donna nellrsquoImperoraquo fu lrsquoargomento drsquoesame scelto dallrsquoIFAI nel 1938 sul quale Stefania drsquoAgnolo Vallano unrsquoallieva ve-neziana iscritta al primo laquoCorso di preparazione della donna alla vita colonialeraquo prese il laquomassimo dei votiraquo come si premura di informare lrsquoIstituto nella laquoPagina colonialeraquo del 16 ottobre 1938 prima di pub-blicare alcuni passi dello scritto dellrsquoallieva

Molte sono le ragioni per cui una donna oggi va in Colonia la piugrave naturale egrave quella di raggiungere il marito ed egrave anche la piugrave bella altre vanno invece come insegnanti impiegate contadine opera-ie tutte degne di elogio percheacute a tutte viene richiesta uguale pre-parazione spirituale e tecnica Ma la donna deve essere molto pre-parata prima di trasferirsi in colonia specialmente nel suo morale [hellip] La donna dovragrave sapere reggere la direzione di una casa di unrsquoazienda ed essere capace di insegnare e dominare con la sua dignitosa bontagrave sullrsquoelemento indigeno [hellip] La donna fascista in Colonia dovragrave essere cosigrave come la prepara il Regime attraverso le sue maggiori istituzioni e cioegrave vigile scolta della razza italia-na (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Oltre alle testimonianze personali degli studenti che frequentava-no i corsi coloniali non era inconsueto che la voce dei cittadini tro-vasse spazio nella laquoPagina colonialeraquo dato che ogni settimana veni-va pubblicato un breve trafiletto intitolato laquoRispondiamo alle vostre domanderaquo dove facevano la loro comparsa i dubbi e le curiositagrave di semplici lettori interessati a eventuali opportunitagrave lavorative in Afri-ca come ad esempio nel caso di Giuseppe Pizzolitto un residente di Concordia Sagittaria intenzionato a partecipare ai concorsi abilitanti per entrare nella polizia coloniale o ancora a delucidazioni di carat-tere storico magari riguardanti la laquocolonizzazione di greci fenici e romaniraquo secondo la richiesta di Gualtiero Renzi da Venezia (Gazzet-ta di Venezia 30 ottobre 13 novembre 1938) Il carattere didattico della laquoPagina colonialeraquo egrave mantenuto anche dagli articoli ndash firmati il piugrave delle volte da Mirko Artico Nino Perissinotto e Roberto Braga-din ndash volti soprattutto a divulgare le ricchezze minerarie e la fecon-ditagrave delle terre nelle colonie Fra le questioni principali in seguito alla svolta razzista istituzionalizzata dal regime irruppe quella ri-guardante lrsquolaquointegritagrave razzialeraquo un laquoproblema imperialeraquo secondo Giuseppe Panfido autore dellrsquoapprofondimento apparso nel quinto numero della laquoPagina colonialeraquo lrsquo11 dicembre 1938

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Con lrsquoespressione laquointegritagrave razzialeraquo lrsquoautore intendeva al con-tempo lrsquolaquoaffermazione di potenza nello sviluppo di eventuali conqui-ste territorialiraquo e lrsquolaquoalta affermazione di valori in primo luogo spi-ritualiraquo i quali non devono essere in alcun modo laquoinquinatiraquo neacute mediante laquolrsquoibridismoraquo neacute mediante lrsquolaquoindigenimento africanoraquo un comportamento questrsquoultimo che sarebbe facile a laquosuccedereraquo dato che la laquonostra razza appunto percheacute superiore assimila con molta facilitagrave i caratteri oltre che gli usi e i costumi delle altre razzeraquo Per queste ragioni il compito piugrave difficile spettava agli italiani che vive-vano in colonia laquoogni cittadino nazionale rappresenta [hellip] le quali-tagrave di tutta la sua genteraquo diversamente rispetto a quanto avviene laquoin Patria dove ogni cittadino egrave giudicato e classificato individualmen-teraquo Dunque per mantenere i rapporti di forza fra laquorazza dominante e razza inferioreraquo lrsquoautore poteva concludere riprendendo laquole recen-ti deliberazioniraquo emesse dal Gran Consiglio del Fascismo che consi-deravano laquoantiarianesimoraquo non solo laquolrsquoazione giudaicaraquo ma anche laquolrsquoazione di altre razze evidentemente inferiori (alcune straniere al-tre africano-indigene propriamente dette)raquo (Gazzetta di Venezia 11 dicembre 1938)

Con lrsquoinizio del 1939 e lrsquoesacerbarsi delle relazioni diplomatiche internazionali la stampa cominciograve a rivolgere espressioni argomen-tazioni e caricature razziste verso lrsquoesterno come strumento deni-gratorio nei confronti delle altre potenze coloniali europee A tene-re banco soprattutto vi erano le questioni geo-politiche legate alla regione francese del Gibuti il laquonaturaleraquo sbocco sul mare dellrsquoEtio-pia che lrsquoItalia aveva richiesto sin dai negoziati di Versailles del 1919 e al monopolio inglese e francese sui traffici del Canale di Suez Le potenze laquoplutocraticheraquo ancor prima dellrsquoentrata in guerra dellrsquoIta-lia diventarono gli obiettivi principali contro cui lanciare campagne giornalistiche diffamatorie Come nel caso peraltro giagrave descritto de Il Gazzettino illustrato le vignette satiriche rappresentarono il meto-do piugrave efficace per consolidare la presunta lsquosuperioritagraversquo razziale ita-liana introducendo caratteri e stilemi ben radicati nellrsquoimmaginario collettivo Ad esempio nella laquoPagina colonialeraquo numero 8 dellrsquo8 gen-naio 1939 i soldati probabilmente di origine indocinese di un batta-glione della legione straniera francese di stanza a Gibuti sono raffi-gurati al pari di un esercito di scimmie mentre la Francia lsquocorrottarsquo impersonata da una donna estremamente formosa pronuncia la pa-rola Jamais in risposta alla domanda laquoLrsquoItalia a Gibutiraquo (Gazzetta di Venezia 8 gennaio 1939) Gli stessi due soggetti ndash la donna formo-sa e il soldato dai lineamenti scimmieschi ndash sono ripresi nel numero successivo della laquoPagina colonialeraquo ma questa volta la loro laquounione sterileraquo cosigrave come il quotidiano dipingeva questo lsquostranorsquo rapporto non avrebbe avuto buon gioco contro la furbizia e la sfacciataggine di un giovane balilla dalla pelle chiara i capelli biondi e armato di forbice strumento utile per tagliare il filo con il quale la donna ndash la

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Francia ndash trasportava il treno laquogiocattoloraquo del Gibuti (fig 5 Gazzet-ta di Venezia 22 gennaio 1939)21

Alla stereotipizzazione del laquonegroraquo si sostituiva tal volta quella dellrsquolaquoebreoraquo connotata quasi sempre dal naso adunco e lrsquoaviditagrave per il denaro tratti riscontrabili anche nella vignetta pubblicata nella laquoPagina colonialeraquo del 19 marzo Sebbene lrsquouomo in primo piano ve-stito in frac e con in testa la bombetta rappresenti la caricatura di Winston Churchill mentre siede sopra alcuni sacchi pieni di soldi i guadagni della laquoCompagnia del Canale di Suezraquo gestiti in compar-tecipazione dal governo britannico e da quello francese i suoi linea-menti paiono ripresi dallrsquoimmaginario antisemita tuttrsquoal piugrave se posta accanto allrsquoimmagine che si delinea sullo sfondo un fascista scami-ciato dal fisico atletico e con in mano un grosso manganello pronto a riscuotere laquoil nostro [italiano fascista] ldquoDARErdquoraquo dopo anni in cui lrsquoItalia era sempre laquovenuta per il vostro [inglese e francese] ldquoAVE-RErdquoraquo (fig 6 Gazzetta di Venezia 19 marzo 1939)22

In parallelo allrsquouso sempre piugrave sistematico di linguaggi e immagi-ni dalle successive laquoPagina colonialeraquo fuoriesce come la questione imperiale nel 1939 godesse oramai di una visibilitagrave senza precedenti nel tessuto nazionale e in quello locale Ai corsi di cultura coloniale pensati per operai impiegati e studenti ai corsi femminili e alle cro-ciere turistiche in partenza per raggiungere le terre italiane drsquoOltre-mare ndash tutti eventi organizzati nei minimi dettagli dalla sede centrale dellrsquoIFAI nella mappatura nazionale della sociabilitagrave imperiale entra-rono a far parte anche quelle celebrazioni preparate a tavolino inte-ramente dalle sezioni provinciali dellrsquoIstituto che molto rivelano sul-la rielaborazione locale della narrazione imperiale fascista (Deplano 2015) A tal proposito sfruttando la vetrina offerta dalla celebrazio-ne congiunta della laquoGiornata dellrsquoImperoraquo e della laquoGiornata del Sol-datoraquo il 9 maggio del 1939 terzo anniversario della proclamazione dellrsquoImpero italiano il deputato e vice presidente dellrsquoIFAI Amedeo Fani inaugurograve la laquoMostra dellrsquoImperoraquo sotto il porticato del Palazzo Ducale adornato per lrsquooccasione con vessilli nazionali albanesi ndash lrsquoAl-bania era appena diventato un possedimento italiano ndash e laquopurpurei gonfaloni di S Marcoraquo (Gazzetta di Venezia 10 maggio 1939) Al la-to della Porta di Carta mentre laquola folla era trattenuta a stento da cordoni di vigili e carabinieriraquo in attesa di poter ammirare la laquoglo-

21 Nellrsquoimmagine inoltre compaiono la scritta chocircmage ndash disoccupazione ndash e il simbo-lo della falce e martello quasi a definire come la mancata tutela della razza ndash lrsquolaquounione sterileraquo ndash fosse colpevole anche dellrsquoaumento della disoccupazione e della diffusione del comunismo 22 Una volta scoppiata la Seconda guerra mondiale la propaganda fascista avrebbe cominciato a rappresentare Churchill sotto le sembianze mostruose di laquoChurkillraquo Per un esempio vedi ASIL ldquoIl dottor Churkillrdquo 1942 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-websearchresulthtmlquery=churkillamparchiveType_string (2018-04-20)

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rificazioneraquo del dominio coloniale italiano il vice presidente insie-me a un nutrito gruppo di autoritagrave venne accolto dagli organizzato-ri dellrsquoesposizione coloniale Mirko Artico presidente della sezione veneziana dellrsquoIFAI il direttorio dellrsquoIstituto e dal camerata Umber-to Ravanello curatore della mostra che guidograve il corteo fra i tredici reparti nei quali era stata organizzata la visita (Gazzetta di Venezia 11 maggio 1939) Nonostante la mancanza di un catalogo ufficiale una descrizione abbastanza dettagliata dellrsquointero percorso esposi-tivo egrave stata rinvenuta fortunatamente nella laquoPagina colonialeraquo del 14 maggio del 1939 il sedicesimo numero [fig 7] Le fotografie di al-cune delle sezioni della mostra sono corredate da un articolo di Ra-vanello il quale esordisce esprimendo quali fossero le finalitagrave dellrsquoe-sposizione e a chi questrsquoultima si rivolgesse

Gli scopi e le finalitagrave della Mostra dellrsquoImpero [hellip] si identificano nella glorificazione dei Caduti per la impresa africana e nellrsquoesal-tazione del lavoro italiano attraverso le sue piugrave svariate manife-stazioni compiute in AOI in questo primo periodo La Mostra allestita in tredici sezioni sotto i portici di Palazzo Ducale ha svi-luppato questa sua duplice finalitagrave in una sintesi chiara compren-sibile e soprattutto ricca di elementi propagandistici allo scopo di suscitare il piugrave largo interesse nella massa [hellip] La rassegna quin-di si basa su un fattore essenzialmente propagandistico (Gazzet-ta di Venezia 14 maggio 1939)

Il materiale propagandistico sul quale si poggiava lrsquointero allesti-mento dellrsquoesposizione verteva essenzialmente sul tema dellrsquoopera di modernizzazione italiana in Etiopia e sulla commemorazione dei caduti veneziani in guerra Al culto dei morti fascisti in particola-re si pensograve di dedicare perfino la laquosezione drsquoonoreraquo allestita con un pannello rievocativo delle gesta dei soldati coadiuvati dalla figura femminile della Vittoria e con trenta loculi ognuno dei quali vede-va lrsquoincisione del nome di un soldato caduto sul campo di battaglia

Ad ogni modo seguendo le parole di Ravanello il percorso esposi-tivo iniziava trattando il laquodominio coloniale della Serenissimaraquo un approfondimento storico necessario laquoseppur con la piugrave grande so-brietagraveraquo quasi a non voler mettere in ombra la matrice romana e fa-scista dellrsquoImpero Drsquoaltronde lrsquoIFAI veneziano era pur sempre unrsquoi-stituzione guidata e controllata dalla sede nazionale unrsquoappendice territoriale che solo in alcuni momenti poteva godere di una certa autonomia drsquoazione Infatti nella stessa laquoPagina colonialeraquo che rap-presenta il foglio informativo dellrsquoIstituto provinciale la parte della mostra dedicata alla Serenissima egrave alquanto esigua tanto da non su-perare le due righe di descrizione Al contrario nella rubrica laquoCro-naca della Cittagraveraquo della Gazzetta di Venezia a prendere il sopravvento egrave proprio quella venezianitagrave ancora custodita allrsquointerno della reda-

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zione del quotidiano storico di Venezia come si evince dal paragrafo laquoVenezia colonialeraquo allrsquointerno dellrsquoarticolo del 9 maggio laquoIl dominio coloniale di Venezia rievocato dalla Mostra dellrsquoImperoraquo

La rassegna che trova la sua piugrave ideale sistemazione lungo i por-tici di Palazzo Ducale si apre con la sezione dedicata a Venezia la quale puograve benissimo costituire per la natura del materiale espo-sto la parte retrospettiva della rassegna stessa Sullo sfondo vi egrave la pianta di Venezia disegnata da Jacopo de Barbari nel 1500 da un lato un grafico riproducente i viaggi di marco Polo e sullrsquoaltro una carta geografica in cui sono segnati i possedimenti in levante della Repubblica di San marco dal secolo XIV al secolo XVII Un mappamondo del 1600 completa questo prezioso materiale gentil-mente concesso dalla Direzione del Museo Correr e fornisce una sintesi molto efficace della potenza coloniale veneziana (Gazzet-ta di Venezia 9 maggio 1939)

Anche in questa occasione dunque lrsquoeacutelite veneziana impersonata da Volpi direttore del quotidiano cercograve di anteporre alla realtagrave impe-riale italiana la laquoretrospettivaraquo storica della Repubblica veneziana resa questa volta letteralmente lsquovisibilersquo dallrsquoallestimento della mo-stra Nella sua funzione mitica il passato della Serenissima servi-va anche giustificare la presenza di un nuovo e moderno impero ve-neziano in controluce rispetto a quello italiano Ancora una volta le pagine di cronaca cittadina sembrano colmare i vuoti della descri-zione fascistizzata di Ravanello nella laquoPagina colonialeraquo dopo la par-te storico-introduttiva fu la volta di mettere in mostra la laquofunzione mercantileraquo ndash e turistica ndash della Venezia contemporanea attraverso il padiglione promosso dal Provveditorato al Porto in cui spiccava un laquogrande plastico colorato della Marittimaraquo del materiale illustrati-vo riguardo le attrezzature del porto e dei suoi traffici con lrsquoImpero e unrsquoimmagine di un galeone veneziano nel mentre di solcare il ma-re lrsquoelemento naturale che univa simbolicamente in una lunga pa-rentesi storica il dominio plurisecolare della Dominante (Gazzetta di Venezia 9 e 14 maggio 1936)

Tuttavia in unrsquoepoca in cui il progresso tecnologico ed economico stava avanzando velocemente per essere moderna Venezia avrebbe dovuto adattarsi ai tempi costruendo intorno a seacute un impero che sor-passasse quel laquosenso del mareraquo insito nelle vene della cittagrave In que-sta direzione dopo lrsquointermezzo propagandistico dellrsquoIFAI ndash la laquose-zione drsquoonoreraquo sopracitata e due padiglioni incentrati a descrivere la diffusione dellrsquoIstituto nellrsquoAfrica e il ruolo della donna nelle colo-nie ndash la mostra proseguiva con la sezione finanziaria dando ampio spazio specialmente alle Assicurazioni Generali la compagnia assi-curativa che sotto la guida del presidente Volpi stava conoscendo il proprio apogeo dal punto di vista del patrimonio e dellrsquoespansione

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degli affari tanto da contare sessanta agenzie in quaranta Paesi di-versi (Rosasco 2016) Il conte di Misurata in ogni caso rappresen-tava solo lrsquoultimo intreccio fra Venezia e le Generali Infatti come suggerisce la riproduzione in uno dei pannelli espositivi di un leone marciano stilizzato fin dalle origini la storia delle Generali si legograve indissolubilmente alle vicende e alle scelte politiche dellrsquoeacutelite vene-ziana ottocentesca e novecentesca La stessa immagine leonesca il simbolo ufficiale delle Generali nacque durante lrsquoesperienza risorgi-mentale veneziana quando molti esponenti della Direzione veneta ndash a cui facevano capo tutte le agenzie italiane ndash rivestirono ruoli di pre-stigio allrsquointerno dellrsquoamministrazione Manin In tale contesto ma-turograve lrsquoidea di adottare al posto dellrsquoaquila bicipite austriaca il sim-bolo della Serenissima una decisione che venne formalizzata solo nel corso degli anni Sessanta dellrsquoOttocento (Egidi Rosasco 2016)23

Tra la fine dellrsquoOttocento e il primo decennio del Novecento con-fermandosi al primo posto nei settori incendi e viaggi ndash sia turistici sia commerciali le Assicurazioni Generali da una parte consolida-rono la presenza in Italia dallrsquoaltre promossero unrsquoazione di espan-sione finanziaria lungo le direttrici che portavano al Mediterraneo orientale e verso i maggiori porti drsquooltreoceano americani dando vi-ta a unitagrave operative specializzate e autonome rispetto le sedi centra-li ubicate ad esempio a Belgrado Budapest Costantinopoli Il Cairo Lubiana Parigi Praga Tunisi Vienna e Zagabria La sfera di influen-za cosigrave composta delle Generali per forza di cose dovette dialogare con alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo fra cui Volpi presen-te nel consiglio di amministrazione a partire dal 1915 e Nicolograve Papa-dopoli Aldobrandini direttore dellrsquoagenzia veneziana fino al 191924 Nel primo dopoguerra venne nominato presidente delle Assicurazio-ni Generali Edgardo Morpurgo un ebreo triestino molto vicino allrsquoeacuteli-te finanziaria veneziana che avrebbe tenuto la carica fino al settem-bre del 1938 quando per motivi razziali si dimise lasciando il posto vacante a Volpi Prima di abbandonare la Generali perograve Morpurgo

23 Le Assicurazioni Generali furono fondate a Trieste per iniziativa di un gruppo di imprenditori guidati da Giuseppe Lazzaro Morpurgo Lrsquoappellativo lsquogeneralirsquo sottolinea-va la volontagrave della compagnia di operare in tutti i rami assicurativi Oltre alla sede cen-trale triestina venne istituita la Direzione veneta a Venezia prendendo sede in alcuni locali affittati nel Palazzo delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco A essa fu affi-data la responsabilitagrave delle operazioni nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola24 Le relazioni fra lrsquoeacutelite veneziana e le Generali proseguirono anche durante la Pri-ma guerra mondiale quando una volta introdotto il regime di monopolio per le assicu-razioni sulla vita da parte del governo Giolitti le Generali in quanto straniere ndash la se-de legale era a Trieste ndash furono costrette a lasciare il campo allrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Tuttavia nel 1916 il governo le rilasciograve il certificato di nazionalitagrave italia-na in seguito alla richiesta presentata dal presidente Marco Besso esponente di spic-co nellrsquoimpresa commerciale di Antivari nel 1905 dal direttore Nicolograve Papadopoli Al-dobrandini e da Giuseppe Luzzatto direttore segretario a Venezia

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aderigrave completamente al disegno imperiale fascista tanto da invia-re alcuni osservatori nel Corno drsquoAfrica nel maggio del 1936 bencheacute la stessa compagnia assicurativa contasse giagrave alcune agenzie nelle colonie italiane ben prima della proclamazione dellrsquoImpero Succes-sivamente a partire dal luglio del 1936 grazie anche a un accordo stipulato con la Societagrave Coloniale Italiana venne rapidamente a svi-lupparsi una rete agenziale molto piugrave strutturata come mette in evi-denza una laquogrande carta dellrsquoImperoraquo esposta allrsquointerno della mo-stra coloniale (fig 8 senza autore 2016)25

Dopo il ramo finanziario-assicurativo nel porticato di Palazzo Du-cale la visita proseguiva fra le fotografie le mappe e i grafici relati-vi allrsquoattivitagrave drsquoOltremare del Banco di Roma e dellrsquoOND coloniale Giunti a questo punto un enorme motore Alfa e unrsquoimmagine sugge-stiva di un aeroplano dellrsquoAla Littoria posta allrsquointerno dei confini del continente africano accoglievano gli appassionati dellrsquoaviazione Sebbene le cronache giornalistiche e le poche immagine a disposi-zione non ne diano testimonianza egrave impossibile non credere che il padiglione promosso dallrsquoAla Littoria non abbia arrecato ai venezia-ni accorsi ad ammirare laquoil lungo cammino della civiltagrave italianaraquo in Africa ricordi legati al primo Novecento quando in una Venezia im-mersa nella retorica nazionalista e bellicista in seguito al conflit-to italo-turco del 1912 prese piede lrsquoidea di incrementare il numero di idrovolanti italiani dando vita alla costituzione della squadriglia San Marco Da quel momento lrsquoaviazione si integrograve velocemente nel-la narrazione modernista della classe dirigente veneziana e a quel-la politica del nazionalismo adriatico un legame che si saldograve ancor piugrave dopo i celeberrimi voli di DrsquoAnnunzio ndash nei cieli triestini il 7 ago-sto 1915 su Vienna il 9 agosto 1918 ndash e con lrsquoorganizzazione nel 1920 della terza edizione della Coppa Schneider nellrsquoisola del Lido Inoltre il 18 agosto del 1926 Venezia fu teatro del primo volo di linea italia-no decollato dallrsquoaeroscalo di San Nicolograve nel frattempo intitolato a Giovanni Nicelli aviatore italiano durante la Prima guerra mondia-le Il primo aeroporto commerciale in Italia dunque era sorto a Ve-nezia che anche grazie allrsquoaviazione si vide riconosciuta la funzione di collegamento fra lrsquoOccidente e lrsquoOriente come dimostra lrsquoapertu-ra di numerose tratte fra la cittagrave lagunare i Balcani il Nord Africa e il Medio Oriente Successivamente dato il traffico aereo elevato su iniziativa dellrsquoAla Littoria ndash lrsquounica compagnia aerea italiana dal 1934 ndash il Nicelli venne rinnovato seguendo un modello impostato al razionalismo che ricorda nelle sue linee una nave e arredato al suo

25 Sul fronte coloniale ancora nel luglio 1936 il consiglio direttivo deliberograve su propo-sta del presidente Morpurgo lo stanziamento di 10 milioni di lire per laquola valorizzazio-ne delle terre drsquoEtiopiaraquo Altri investimenti furono indirizzati a migliorare le residenze degli impiegati nelle colonie ad esempio ad Asmara e ad Addis Adeba vennero realiz-zate le laquoVille Veneziaraquo piccole residenze con spazi comuni da destinare ai dipendenti

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interno con alcuni quadri del futurista Guglielmo Sansoni e una gi-gantografia di una mappa recante le tratte coperte dallrsquoAla Littoria nel Mediterraneo che risente della retorica imperiale nazionale e lo-cale di quel periodo (Lando 2013)

In un contesto suggestivo come Palazzo Ducale allrsquoappello non poteva mancare il piugrave grande progetto portato a termine dal lsquodogersquo Volpi Porto Marghera Nato laquoper il piugrave largo dominio di Veneziaraquo secondo le parole di Piero Foscari lrsquoarea industriale ai Bottenighi alla fine degli anni Trenta impiegava circa 19mila dipendenti pro-ducendo la quasi totalitagrave della quota nazionale di plexiglas propa-no butano alluminio e cadmio (Foscari 1904 1918 Pes 2004) Cio-nonostante per comprendere piugrave nel dettaglio quali fossero alcuni dei legami che intercorrevano fra Porto Marghera e i possedimenti coloniali italiani egrave necessario appoggiarsi alla sintesi esposta negli ultimi padiglioni della mostra coloniale Affincheacute il visitatore potes-se comprendere al meglio questa interconnessione si decise di sin-tetizzare e semplificare lrsquoargomento concentrandosi nella descrizio-ne di una sola azienda con sede nellrsquoarea industriale posta dallrsquoaltro lato della laguna Seguendo questo criterio la scelta ricadde sullrsquoE-raclit Fondata nel gennaio del 1925 da Oreste Venier la fabbrica era specializzata nella realizzazione di laquopiastre leggere per lrsquoedilizia e ri-vestimenti isolantiraquo un prodotto che le permise di diventare in bre-ve tempo lrsquoassoluta protagonista nel panorama italiano dellrsquoedilizia in quanto diede inizio alla cosiddetta lsquoprefabbricazione a seccorsquo os-sia il metodo di costruzione di uno stabilimento mediante lrsquoimpiego di materiali e componenti prefabbricati attraverso un processo indu-strializzato e standardizzato Pertanto lrsquoalta produzione la qualitagrave del prodotto e la semplicitagrave del trasporto consentirono allrsquoEraclit di partecipare attivamente alle piugrave grandi manifestazioni fasciste de-gli anni Trenta come ad esempio la Mostra della Rivoluzione e la Mo-stra del Grano entrambe celebrate nel 1932 (Eraclit settembre-otto-bre 1932)26 Per quanto riguarda le relazioni con le colonie italiane invece malgrado lrsquoesigua quantitagrave di descrizioni e fotografie del pa-diglione laquoERACLIT VENIER S A Margheraraquo allrsquointerno delle pagi-ne della Gazzetta di Venezia egrave possibile cogliere i motivi della sua lsquomessa in mostrarsquo in alcuni numeri della rivista che la stessa azien-da Eraclit dava in stampa allo scopo di pubblicizzare i suoi maggio-ri successi Nel numero di maggio-giugno 1936 il foglio riporta con orgoglio come sin dalla fondazione della fabbrica le piastre targa-te Eraclit laquoinvaseroraquo il mercato edilizio africano con particolare ri-guardo a quello somalo Nel 1925 infatti il prodotto fu mandato su richiesta a Mogadiscio per avviare laquola costruzione di abitazioni vil-

26 LrsquoEraclit contribuigrave anche allrsquoedificazione o ristrutturazione di alcune strutture a Venezia come ad esempio il carcere nellrsquoisola della Giudecca

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lette capannoni magazziniraquo e per fronteggiare al contempo il pro-blema legato alle laquovoracissime termitiraquo Lrsquoesito positivo di questa prima esperienza drsquoOltremare consentigrave successivamente allrsquoEraclit di fornire il proprio materiale per lrsquoedificazione sempre in territo-rio somalo di trentacinque strutture un ottimo affare che lasciava intravedere come laquoanche nelle colonie lrsquoEraclit fosse destinato a in-contrare un favore sempre crescenteraquo (Eraclit maggio-giugno 1936 9-10 corsivo aggiunto)27 La previsione si rivelograve azzeccata nel 1935 lrsquoallora governatore della Somalia Rodolfo Graziani richiese lrsquoinvio di oltre 100 mila metri quadri di materiale Eraclit per la costruzio-ne di 14 padiglioni di diversa grandezza laquoLrsquoesperienza accumulata in Somaliaraquo nei primi dieci anni di vita della fabbrica risultograve proba-bilmente preziosa alla vigilia della proclamazione dellrsquoImpero dellrsquoA-frica Orientale Italiana nonostante la mancanza di fonti non consen-ta un approfondimento adeguato28

Anche sul fronte adriatico orientale lrsquoEraclit sembra inserirsi pie-namente nelle relazioni precoloniali che lrsquoItalia stava intessendo con lrsquoAlbania ben prima dellrsquoeffettiva occupazione dellrsquoaprile del 1939 Sempre nel numero dedicato allrsquoattivitagrave della fabbrica nelle colonie in un breve paragrafo compare la collaborazione professionale che le-gava lrsquoUfficio Tecnico dellrsquoEraclit a quello dellrsquoAgenzia Italiana Petroli Albania (AIPA) un organismo autonomo nato con nel 1925 per volere di Costanzo Ciano allora ministro delle Colonie Il rapporto si basa-va sullrsquoedificazione di laquocomode e confortevoliraquo abitazioni facilmente smontabili che sarebbero state adibite agli operai specializzati per lrsquoescavazione di pozzi petroliferi (Eraclit maggio-giugno 1936 12)

Con lrsquoEraclit e unrsquoenorme carta di Porto Marghera si concludeva la mostra coloniale organizzata dalla sezione provinciale dellrsquoIFAI Per i seguenti dieci giorni secondo le cronache della Gazzetta di Ve-nezia famiglie giovani e molte scolaresche accorsero al Palazzo Du-cale per osservare da vicino lrsquoopera di lsquoprogressorsquo che lrsquoItalia fasci-sta stava portando avanti in Africa unrsquolsquoimpresarsquo che agli occhi dei cittadini veneziani non sarebbe mai avvenuta senza la retrospetti-va del passato della Serenissima richiamata continuamente nel per-corso espositivo

Per quanto la retorica imperiale fascista si concentrasse preva-lentemente sul versante africano la recente conquista dellrsquoAlbania riaccese gli animi dei veneziani pronti a riconquistare quello laquospa-zio vitaleraquo che spettava per presunte ragioni storiche e culturali alla

27 Oltre alla sua composizione ndash laquolunghe fibre legnose trattate chimicamente e incap-sulate con un composto magnesiacoraquo ndash le piastre Eraclit si prestavano bene per i lun-ghi trasporti laquoa basto di cammelloraquo28 Nella rivista egrave riportato lrsquointero telegramma di Graziani Sfortunatamente non so-no reperibili i numeri della rivista pubblicati fra luglio 1936 e febbraio 1939

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cittagrave lagunare Ancora una volta lrsquoeacutelite politico-culturale locale cer-cograve di riprendere in mano le redini del mito imperiale di Venezia vol-to ad annunciare il ritorno dellrsquoinfluenza della Dominante sul Medi-terraneo orientale

26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari

Poco dopo la chiusura della mostra coloniale di Palazzo Ducale allrsquoin-terno del Fondaco dei Turchi furono allestite quattro sale dove si de-cise di esporre i laquomonumenti del dominio veneziano a Cretaraquo raccol-ti dallo storico Giuseppe Gerola durante la spedizione a Candia del 1899 viaggio finanziato interamente dal Comune di Venezia su sol-lecitazione dellrsquoIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Allrsquoepoca la cittagrave si impegnograve a destinare laquoalle memorie di quel glorioso combat-tuto dominio sul Mar di Greciaraquo una sala del Museo Civico Correr unrsquoiniziativa che tuttavia non ebbe seguito Almeno fino al maggio del 1939 quando il podestagrave Giovanni Marcello decise di dare luce alla collezione archeologica con la speranza di aprire nuovamente il dibattito sullrsquoeventuale apertura di un museo dei leoni marciani ndash o meglio dei loro calchi ndash laquoche segnano nel Mediterraneo il nostro glo-rioso antico dominioraquo cosigrave come recitava la Gazzetta di Venezia (26 maggio 1939)

Anche se non conobbe lo stesso seguito della mostra coloniale lrsquoe-sposizione allestita presso il Fondaco dei Turchi rappresentava in ge-nerale un ulteriore tentativo del regime di orientare il consenso delle masse in favore dei progetti espansionistici dellrsquoItalia La realizzazio-ne di tali iniziative molte volte era sollecitata dalla pressione eser-citata da quegli Istituti scientifici che a partire dal 1933 nacquero su tutto il territorio nazionale con il duplice obiettivo di coordinare la propaganda legata alla politica estera e coadiuvare gli apparati di-plomatici del Paese A tale scopo le iniziative piugrave importanti a livello nazionale si osservano nella fondazione dellrsquoIstituto di Studi di Poli-tica Internazionale di Milano (ISPI) e lrsquoIstituto per il Medio ed Estre-mo Oriente Su modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York il primo si po-neva come centro di studi della politica internazionale e dei rapporti esteri un ente privato sostenuto dalla grande imprenditoria setten-trionale desiderosa di allargare il raggio dei propri affari il secon-do invece era caratterizzato da un forte interesse per lrsquoespansione italiana in Oriente (Paladini 2002) Su scala locale la costruzione di una narrazione che legittimasse lrsquoegemonia di Venezia nella storia del Mediterraneo portograve alla fascistizzazione dellrsquoIstituto Veneto del-la Deputazione di storia patria per le Venezie e dellrsquoAteneo Veneto

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Insieme a questrsquoultimi inoltre laquoper un piugrave largo impulso allo studio dei problemi adriaticiraquo la cittagrave necessitava della presenza di un cen-tro di ricerca laquoche iniziasse uno studio sistematico nel campo stori-co e scientificoraquo delle questioni relative allrsquoAdriatico (Paladini 2002 150 Gullino 2002)29 In questo contesto dunque su iniziativa del Re-gio Comitato Talassografico Italiano venne fondato nel 1932 lrsquoIstitu-to di Studi Adriatici (ISA) la cui sede trovograve ospitalitagrave nel complesso di terreni e fabbricati in Riva dellrsquoImpero donati dal proprietario se-natore Pietro Canonica al Comitato Talassografico

Sotto la direzione di Giovanni Magrini direttore dellrsquoUfficio Idro-grafico del Magistrato alle Acque noncheacute dal 1909 segretario del Comitato Talassografico e piugrave tardi segretario generale del Consi-glio Nazionale delle Ricerche il primo Consiglio drsquoamministrazione dellrsquoISA vedeva i nomi dellrsquoammiraglio Thaon di Revel il governato-re della Banca drsquoItalia Vincenzo Azzolini i direttori del museo e della biblioteca del Correr Ricciotti Bratti e Mario Brunetti ndash questrsquoultimo anche docente di Storia a Carsquo Foscari i professori dellrsquoUniversitagrave di Padova Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini il direttore del Museo sto-rico navale dellrsquoArsenale Mario Nani Mocenigo il responsabile del-la Direzione restauri e dello Studio del Mosaico della Basilica di San Marco Luigi Marangoni e il senatore Amedeo Giannini (Bona 2005) Inizialmente il consiglio decise di avviare un primo programma di preparazione e strutturazione dellrsquoIstituto che prevedeva la forma-zione di una biblioteca specialistica la raccolta di riproduzioni foto-grafiche documenti e carte lo studio delle tracce latine e veneziane ancora visibili nei Balcani la costituzione di uno schedario biblio-grafico dellrsquoAdriatico e infine lrsquoincremento degli studi sul tema me-diante concorsi a premio Nonostante le premesse la scomparsa nel 1935 di Magrini e le difficoltagrave economiche determinate dellrsquoassenza di una definita connotazione politica almeno in principio resero dif-ficile il lavoro dellrsquoIstituto Ciononostante tra il 1935 e il 1937 lrsquoISA riuscigrave nellrsquointento di farsi riconoscere ufficialmente quale ente mo-rale sottoponendosi quindi al controllo del Ministero dellrsquoEducazio-ne e a formulare uno statuto che specificasse il carattere politico dellrsquoiniziativa In questa nuova veste anche il Consiglio di ammini-strazione subigrave un radicale cambiamento nella sua composizione Vol-pi venne eletto presidente e insieme al vice-presidente Mocenigo ri-lanciograve lrsquoazione dellrsquoIstituto che drsquoora in avanti si trasformograve in vero e proprio laquolaboratorio della rivendicazione espansionistaraquo verso la

29 Il passo citato egrave ripreso dalla relazione che Roberto Cessi membro del primo Con-siglio dellrsquoIstituto di Studi Adriatici inviograve al presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre del 1945 per spiegare le ragioni della nascita dellrsquoente

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Dalmazia e lrsquoAlbania (Paladini 2002)30 Con la guerra alle porte inol-tre si osserva un aumento vertiginoso degli studi sul tema molti dei quali adottarono linguaggi bellicisti e razzisti per affermare lrsquoitalia-nitagrave di qualsiasi territorio adriatico e mediterraneo che conobbe an-che per brevi periodi la presenza della Serenissima (Paladini 2000)

Oltre allrsquoattivitagrave editoriale e pubblicistica lrsquoISA approfittograve di un ta-le fermento culturale per aderire a diverse iniziative tra cui il IV Con-gresso Nazionale di Arti e tradizioni popolari tenutosi a Venezia dallrsquo8 al 12 settembre del 1940 Organizzato per volontagrave della direzione na-zionale dellrsquoOND allrsquointerno dei locali dellrsquoIstituto Veneto in Campo Santo Stefano il congresso si proponeva di laquoricercare il patrimonio tradizionale del nostro popoloraquo unrsquoopera futile se non fosse servita an-che laquoad aumentare i valori attuali della Patriaraquo Venezia a tal propo-sito rappresentava lrsquoesempio piugrave chiaro in quanto esprimeva lo laquospo-salizio tra la poesia della tradizione e la potenza della modernitagraveraquo

Le macchine di Marghera e lo splendore mai attenuato dei teso-ri della laguna si uniscono per proclamare questo connubio che avragrave per i posteri i valori e la bellezza di una leggenda Ma Vene-zia stessa egrave tutta immagine della vita di bellezza e di ardimento con la quale il popolo forma incessantemente le sue tradizioni Egrave qui una specie di sintesi delle caratteristiche popolari italiane nei secoli qui navigatori soldati artisti [hellip] Qui i ricordi del Mediter-raneo prendono tutto il cuore del popolo lo stesso Santo Patrono narra ogni giorno che venne dal non piugrave lontano Egitto a cercare qui la sua nuova patria (Atti del IV congresso 1942 35)

Alle parole del consigliere nazionale dellrsquoOND Ridolfi che aprirono ufficialmente la manifestazione seguirono quelle del presidente del Comitato esecutivo del congresso Volpi

Venezia vi riceve sotto i segni della sua tradizione millenaria Il Leone di S Marco segno di imperio e di forza porta un libro sot-to di seacute ma questo libro nel quale egrave scritta la parola di pace egrave chiuso quando crsquoegrave la guerra Venezia vi riceve con il libro chiuso Ma quando questo libro si riapriragrave Venezia fascista saragrave pronta sempre con le sue arti sempre con le sue tradizioni ma con altra forza con unrsquoaltra vita la vita della nuova Italia industriale la vi-ta che la faragrave grande come mai fu nel golfo di Venezia e nel me-diterraneo (Atti del IV congresso 1942 37)

30 Gli altri consiglieri erano i senatori Riccardo Gigante Pietro Orsi Giorgio Pitac-co Francesco Salata i professori Gustavo Brunelli Mario Brunetti il contrammira-glio Paolo Cattani lrsquoingegnere Ferdinando Forlati e il dottore Vincenzo Azzolini Inol-tre a riconferma della nuova veste militante dellrsquoIstituto nel 1939 questrsquoultimo venne intitolato alla memoria di Piero Foscari

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In attesa della vittoria che avrebbe finalmente liberato Venezia e lrsquoI-talia nel lsquolororsquo mare i congressisti cominciarono a esporre le proprie relazioni Suddivisi in sette sezioni tematiche dagli usi e costumi fino allrsquoarchitettura gli interventi superarono abbondantemente il cen-tinaio Malgrado la quantitagrave il filo rosso che univa la maggior par-te di questi lavori stava nella rivendicazione dellrsquoitalianitagrave delle ter-re che si affacciavano sul Mediterraneo (Fincardi 2002) Per quanto riguarda i Balcani lrsquoAlbania interessava buona parte delle relazio-ni dei congressisti Uno su tutti Ernest Koliqi ministro della Pubbli-ca Istruzione drsquoAlbania noncheacute consigliere dellrsquoISA da alcuni mesi Nel suo intervento il ministro andava sostenendo come gli albane-si avessero mantenuto laquoquasi inalterate le caratteristiche della raz-za drsquoorigineraquo distinguendosi in questo modo laquodagli altri popoli bal-caniciraquo Per questa ragione malgrado laquola secolare oppressione dei Turchi e la fortissima pressione degli Slaviraquo gli albanesi potevano definirsi laquoitaliani di mente e di cuoreraquo ora che le laquoColonie albanesiraquo erano state finalmente liberate (Koliqi 1942 175)

Per ovvie ragioni molti interventi insistevano sulle tradizioni ma-rinare e di conseguenze sulla storia di Venezia nei suoi legami con lrsquoAdriatico e lrsquoOriente Il professore Cessi addirittura nel tentativo di far rivivere le glorie della passata espansione italica propose una sorta di atlante di tutte le tracce italiane e veneziane presenti non so-lo nei monumenti ma anche nella cultura immateriale dei popoli del Levante e dellrsquoAfrica settentrionale Una ricerca di cosigrave largo spet-tro pertanto permise al docente dellrsquoUniversitagrave di Padova di con-cludere affermando che la laquonostraraquo storia del Mediterraneo laquorivive con unrsquoespressione sincera di vita che travalica i secoliraquo (Cessi 1942 105) Sullo studio sistematico della cartografia invece si appoggiograve la riflessione di Mocenigo Dopo un breve excursus sulle vicende che portarono a definire lrsquoAdriatico quale laquoGolfo di Veneziaraquo il relatore constatava come questa denominazione non fosse legata esclusiva-mente alle fortune politiche della Serenissima bensigrave continuasse a persistere anche dopo la caduta della Repubblica laquocome fosse ormai un patrimonio ideale di Venezia da essa inalienabileraquo Non essendo radicato nella storia questo laquopatrimonioraquo continuograve a mantenersi vi-vo nellrsquoimmaginario collettivo almeno fino ai giorni del congresso Del resto gli stessi laquopescatori chioggiotiraquo secondo unrsquoindagine por-tata avanti dallo stesso Mocenigo utilizzavano ancora termini come laquogolforaquo o laquocolforaquo una testimonianza questrsquoultima che rassicurava sul fatto che lrsquoAdriatico una volta terminata la guerra avrebbe laquori-preso il nome consacratogli dalla tradizione veneziana affermatasi a continuazione di quella romanaraquo (Mocenigo 1941 228-9) La sicurez-za che il mito della Serenissima stesse per inverarsi seppur sul pia-no della modernitagrave trasparigrave anche dalle parole con cui Volpi chiuse il IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari laquolrsquoarrivederci al V Congresso che si riuniragrave dopo la vittoria in una delle terre che

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sono sempre state italiane e che le nostre armi rifaranno per sem-pre italianeraquo (Atti del IV congresso 1942 606)

Allrsquoentusiasmo generale suscitato dalle cinque giornate di studi partecipograve anche Carsquo Foscari rappresentata per lrsquooccasione dal retto-re Carlo Alberto DellrsquoAgnola Drsquoaltronde il desiderio di sbaragliare la concorrenza accademica nazionale e la volontagrave di allargare lrsquoinfluen-za economica-commerciale dellrsquoItalia nel Mediterraneo condiziona-rono la vita dellrsquoIstituto determinato a porsi sul piano dellrsquoImpero visti gli orizzonti commerciali che questrsquoultimo lasciava intravedere

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

3 Un calendario accademico imperialeCarsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

31 Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta

Per il discorso inaugurale dellrsquoanno accademico 1929-1930 in quali-tagrave di oratore venne scelto il nuovo docente di Geografia economica Leonardo Ricci La prassi avviata proprio da quellrsquoanno prevede-va che il professore incaricato di pronunciare la prolusione fosse de-signato in base allrsquoiscrizione al PNF controllata e certificata dal di-rettore dal prefetto e dal federale del Fascio locale Pertanto ancor prima del 1934 anno in cui le cerimonie inaugurali sarebbero state uniformate secondo un programma imperniato sul discorso del ret-tore il controllo ideologico del regime tese a lsquonormalizzarersquo la rifles-sione accademica (Vinci 1997)

Nel discorso laquoIl campo e lrsquoindirizzo della geografia economicaraquo ad esempio nel tentativo di dimostrare come la geografia economica potesse laquodefinirsi lrsquoapplicazione integrale di tutta la geografiaraquo Ricci utilizzograve la categoria analitica dello laquospazio vitaleraquo la teoria laquoantro-pogeograficaraquo elaborata dal geografo tedesco Friedrich Ratzel sul finire dellrsquoOttocento Che cosa si intenda con laquolotta per lo spazioraquo il professore ordinario di Carsquo Foscari lo spiegograve con le seguenti parole

Sommario 31 Fermenti imperiali ndash 32 Prepararsi allrsquoImpero ndash 33 La grande occasionendash 34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale ndash 35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative ndash 36 Un sogno infranto

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In accordo con questa teoria raccolta e caccia allevamento del be-stiame agricoltura nelle forme via via piugrave evolute industria e com-mercio rappresentano altrettanti stadi [hellip] della conquista dello spazio intesa non tanto come occupazione di spazi nuovi quanto come capacitagrave delle varie societagrave umane sia di utilizzare in misu-ra sempre maggiore lo spazio su cui vivono intensificando lo sfrut-tamento delle risorse naturali sia per vivere sempre piugrave accentra-te e con maggior numero di uomini in spazi ristretti Il commercio vero e proprio poi di cui la espressione geografica sono essen-zialmente le vie rappresenta la maggior vittoria dellrsquouomo sullo spazio vittoria tuttora parziale ma sempre in via di progressivo completamento (Annuario 1929-30 26)

Una laquovittoriaraquo totale sarebbe avvenuta solo nel caso in cui i giovani italiani si fossero dedicati a laquouna larghissima attivitagrave di vera esplo-razione in paesi lontani vicinissimi di accertamento classificazio-ne e misura dellrsquoampiezza e intensitagrave ed efficacia di forme e azioniraquo (Annuario 1929-30 43)

Dietro le argomentazioni scientifiche di carattere geografico pe-rograve lrsquoobiettivo dellrsquoIstituto rimaneva sempre lo stesso la ricerca sul campo non solo avrebbe dovuto raccogliere i dati necessari per le elaborazioni teoriche future ma anche studiare le possibilitagrave di sta-bilire rapporti con alcuni mercati esteri ai quali Venezia era laquolegata da tradizioni commercialiraquo Questrsquoultima affermazione chiara e con-cisa fu pronunciata dal nuovo direttore DellrsquoAgnola durante lrsquoinau-gurazione dellrsquoanno accademico 1932-1933 in occasione dellrsquoistitu-zione di tre borse di studio di diecimila lire ciascuna da assegnare a tre laureati laquoda non piugrave di otto anniraquo per un soggiorno allrsquoestero I generosi contributi erano stati versati dallrsquoIstituto della Presidenza del Consiglio Provinciale dellrsquoEconomia Corporativa in accordo con lrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Assicurazioni Generali di Ve-nezia Provveditorato al Porto locale Societagrave Veneziana di Navigazio-ne a Vapore Compagnia Adriatica di Navigazione e del Lloyd Triesti-no tutte compagnie interessate a investire gran parte delle proprie risorse al di fuori dei confini nazionali Del resto come viene comu-nicato nellrsquoAnnuario dellrsquoanno accademico 1933-1934 i tre laureati scelti in seguito a regolare concorso avrebbero condotto le loro os-servazioni e rilevamenti in Siria in Turchia e in Palestina territori che in un prossimo futuro avrebbero potuto rappresentare approdi commerciali e turistici sicuri per le imbarcazioni veneziane oppure aree di penetrazione per le imprese finanziare italiane

Parallelamente allrsquoazione congiunta dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali con le societagrave piugrave importanti aventi sede a Ve-nezia nella primavera nel 1933 anche lrsquoAssociazione Primo Lanzoni tra gli Antichi Studenti stanziograve dei fondi per finanziare due laquoborse di viaggioraquo destinate ai dottori laureatisi negli anni 1931 1932 e 1933

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presso le facoltagrave di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Come si premurano di riferire i due bandi pubblicati nel Bollettino entrambe le borse di studio sarebbero state assegnate a un laquogiova-ne che abbia giagrave lrsquointenzione di recarsi allrsquoesteroraquo obbligandolo una volta uscito dai confini italiani laquoa considerare con maggior studio lrsquoorganizzazione commerciale del paese nel quale si recaraquo al fine di indicare laquoai propri connazionali [hellip] le vie da seguire per aumenta-re le esportazioni in quello stesso paeseraquo Lrsquounica differenza consi-steva nella scelta del paese nel quale lo studente avrebbe soggior-nato se quella finanziata interamente dallrsquoAssociazione non poneva alcuna restrizione in tal senso lrsquoaltra supportata economicamente dellrsquooblatore associato laquorag Maschiettoraquo come requisito obbligava il futuro borsista a soggiornare in un laquocentro colonialeraquo (Bollettino maggio-agosto 1933 10-11) Una volta terminata lrsquoesperienza estera entrambi i vincitori dei concorsi avrebbero dovuto stendere un reso-conto dettagliato delle loro osservazioni condotte sul campo come si evince dalla pubblicazione delle due relazioni nelle pagine del Bol-lettino del maggio-agosto del 1934

Il laquoDott Bruno Caizziraquo in quanto vincitore della borsa di viaggio laquoRag Maschiettoraquo trascorse un primo periodo di oltre un mese a Tu-nisi e un secondo in Algeria presso le cittagrave di Costantina e Algeri Per quanto riguarda in particolare la Tunisia nonostante fosse una colonia francese ndash come lrsquoAlgeria del resto ndash secondo il relatore risul-tava impossibile laquotacereraquo di due fatti egualmente importanti laquoda un lato i segni indelebili della conquista romana [hellip] dallrsquoaltro il proble-ma gravissimo della nostra emigrazione laggiugraveraquo La conservazione del patrimonio storico-culturale drsquoepoca romana e la lotta contro la laquosnaturalizzazioneraquo degli immigrati italiani assumevano importan-za non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche da quello economico Infatti Caizzi poteva concludere questa prima parte della sua relazione affermando che in Tunisia esisteva laquoun ambiente mol-to preparato e favorevole alla nostra introduzione commercialeraquo In Algeria al contrario pur ammirando laquoil bellissimo grado di svilup-po economicoraquo il borsista constatava come lrsquoItalia laquonei rapporti con il paese nord africanoraquo occupasse un posto decisamente marginale per via del disinteresse degli industriali italiani della mancanza di una sede bancaria italiana e delle comunicazioni lente e costose fra i due paesi Tuttavia lrsquoindagine permise di concludere laquoche Tunisia e Algeria meritano la viva attenzione dellrsquoItalia commercialeraquo (Bol-lettino maggio-agosto 1934 16-21)

La borsa di studio finanziata interamente dallrsquoAssociazione Primo Lanzoni fra gli antichi studenti invece fu assegnata al laquodott Romeo Mortenraquo sia per meriti universitari sia per lo scopo del viaggio che di ligrave a poco avrebbe intrapreso laquostudiare le condizioni economiche delle Regioni jugoslave in rapporto alle possibili relazioni commer-ciali con lrsquoItaliaraquo un compito agevolato per sua stessa ammissione

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dalla perfetta conoscenza della lingua serbo-croata e laquodi numerosi suoi dialetti principaliraquo Nelle cittagrave in cui soggiornograve ndash Lubiana Za-gabria Sarajevo Subotica Novi Sad Skoplje e soprattutto Belgra-do ndash il borsista apprese come la struttura economica dellrsquoarea balca-nica dipendesse dallrsquoEstero per quanto riguarda i laquomanufattiraquo ma al contempo fosse laquoesuberanteraquo di materie prime generi alimenta-ri e bestiame una condizione laquocomplementareraquo a quella italiana e di conseguenza estremamente propizia a una maggiore iniziativa di penetrazione commerciale dellrsquoItalia che per alimentare i laquofortissi-miraquo traffici commerciali avrebbe dovuto laquoprima di tutto eliminare tutti i contrasti politici esistenti e creare unrsquoatmosfera di cordialitagraveraquo (Bollettino maggio-giugno 1934 22-5)

Le borse di studio fin qui descritte testimoniano in che modo Ve-nezia e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali rivestissero un ruolo centrale allrsquointerno del programma italiano di espansione commerciale Gli studi condotti sul campo infatti servivano ad ag-giornare osservazioni fatte precedentemente ravvivare le comuni-cazioni con le societagrave italiane aventi sede allrsquoestero e piugrave in genera-le porre le basi commerciali per un eventuale allargamento dellrsquoarea drsquoinfluenza politica italiana Anche sul fronte interno Carsquo Foscari re-citava la medesima parte visto che molte delle sue aule ospitarono alcune delle conferenze del XV Corso Internazionale di Espansione Commerciale presieduto nel 1933 da Volpi in qualitagrave di presidente del Comitato Veneziano per lrsquoEspansione Commerciale e principale auto-re della laquogigantesca impresa del Porto Industrialeraquo che gli studiosi da tutto il mondo poterono ammirare durante i giorni del convegno (Annuario 1933-34 16-17) Ancora la storica funzione dellrsquoIstituto continuava a legittimarsi sulle ali del mito imperiale della Serenissi-ma Ad esempio giunte le notizie degli sfregi di alcuni leoni marcia-ni a Traugrave laquoin segno di civile e dignitosa protestaraquo la Societagrave Dante Alighieri concesse dieci borse di studio da 3000 lire lrsquouna per lrsquoanno accademico 1933-1934 affincheacute si destinassero agli studenti dalmati desiderosi di iniziare o proseguire i loro studi a Carsquo Foscari Cosigrave co-me la copia dei leoni di Traugrave posti sui pili in pietra drsquoIstria allrsquoingres-so del Ponte del Littorio anche lo stanziamento dei fondi della Dan-te Alighieri per gli studenti dalmati rappresentava seppur dallrsquoaltra parte dellrsquoAdriatico unrsquoulteriore e laquonobilissima affermazione drsquoita-lianitagrave della terra dalmataraquo (Annuario 1933-34 18)

Lrsquointreccio fra politica mito e scienza dunque nella prima metagrave degli anni Trenta proseguiva a dettare lrsquoazione dellrsquoIstituto di Scien-ze Economiche e Commerciali di Venezia Le tesi di laurea discusse nello stesso periodo sembrano confermare questa osservazione co-me nei decenni precedenti ancora una volta gli studenti iscritti al-la sezione diplomatico-consolare furono i piugrave ricettivi a far interagi-re studi di carattere storico-commerciale al linguaggio bellicoso e razzista proprio dellrsquoimperialismo adriatico Ad esempio sulla base

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degli insegnamenti del suo relatore il professore di Storia politica e diplomatica noncheacute podestagrave di Venezia Pietro Orsi Erberto Casa-grandi laureatosi alla Facoltagrave diplomatico-consolare nellrsquoAnno Ac-cademico 1929-30 scrisse una tesi di laurea volta ad approfondire la storia della Dalmazia Partendo dalla caduta della Repubblica di Venezia laquopoicheacute segna lrsquoinizio di dominazioni straniere che tutto-ra continuanoraquo lo studente ammise nelle conclusioni che il criterio laquoobiettivamente storicoraquo e laquoimparzialeraquo utilizzato nel corso della ri-cerca davanti alla documentazione presa in esame aveva decreta-to quale fosse laquoil carattere distintivoraquo della Dalmazia laquouna sola egrave la tradizione una sola egrave la storia Tutte cose che si imperniano in un nome latinitagraveraquo1 Le pretese italiane sulla regione pertanto si fon-davano sopra il concetto della laquolatinitagraveraquo concetto abilmente deco-struito e potenziato dallo stesso Casagrandi nellrsquoultima pagina del-la sua tesi di laurea

Percheacute [la Dalmazia] possiede una flora adriatica e non balcanica percheacute lagrave si parla tuttora da moltissimi anni la nostra lingua e

da altri moltissimi si comprendono i nostri dialetti percheacute la barriera montuosa che ne segna i confini divide il

mondo latino da quello slavo percheacute anche quella massa Slava che vive entro questa barrie-

ra egrave numerosamente preponderante sappiamo che non possiede in buona parte quei sentimenti che le si vorrebbero far esprime-re dai suoi padroni

percheacute tradizioni storia usi costumi tutto ci parla della la-tinitagrave

percheacute infine e questa egrave la principale e piugrave sacrosanta ragio-ne a soli novanta anni di preponderanza slava fan da contrappe-so millenni di superioritagrave e di civiltagrave latina2

Come osservato nel primo capitolo gran parte delle tesi di laurea di-scusse a Carsquo Foscari erano per lo piugrave testi brevi e di tenore compila-tivo di conseguenza propensi alla deriva ideologica Anche in que-sto caso le conclusioni raggiunte dallo studente sono il risultato di un processo tendente non tanto alla critica quanto alla conferma se non addirittura alla enfatizzazione delle tesi riportate allrsquointerno di una bibliografia esclusivamente italiana e irredentista3

1 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 12 Alle conclusioni segue una carta geografica della penisola italiana in cui sono se-gnati dallo studente ndash in matita rossa ndash i laquoveri confini italianiraquo Questi comprendono la Dalmazia ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni no-striraquo 1930 215-16 3 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 Bibliografia

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Sul versante africano coloniale invece lrsquoazione di Carsquo Foscari sem-bra procedere piugrave blandamente nonostante il numero di tesi di lau-rea sullrsquoargomento dimostri un maggiore interesse degli studenti ri-spetto agli anni Venti specialmente per quanto riguarda gli aspetti economici come la valorizzazione del suolo4 In altre parole allrsquoinizio degli anni Trenta le colonie italiane drsquoOltremare continuavano ad ave-re poco seguito fra gli iscritti dellrsquoIstituto una situazione che alla vi-gilia della guerra drsquoEtiopia appariva come una lacuna da colmare con urgenza In questo senso si inserisce la proposta del direttore DellrsquoA-gnola di istituire in accordo con lrsquoIFC un corso di cultura coloniale dallrsquolaquoalta finalitagrave divulgativaraquo per il biennio accademico 1932-1934 ovvero laquodiretto a far conoscere alla gioventugrave studiosa lrsquoimportanza che vanno assumendo ogni giorno piugrave le colonie africaneraquo (Annuario 1933-34 12) Nonostante la programmazione del corso non avesse avuto seguito come ammise lo stesso direttore il Consiglio Accade-mico scelse di percorrerne unrsquoaltra strada per avvicinare gli studen-ti alle loro colonie quella delle commemorazioni

Se non vi egrave traccia del discorso tenuto da Ricci nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto in occasione del cinquantesimo anniversario dellrsquooccupa-zione italiana dellrsquoEritrea ndash a parte il fatto che nei piani iniziali esso avrebbe dovuto costituire la prolusione al corso di cultura colonia-le ndash nellrsquoAnnuario per lrsquoAnno Accademico 1933-1934 fortunatamen-te egrave riportato il lungo elogio funebre che lo stesso professore di Ge-ografia economica pronunciograve il 22 maggio 1933 in memoria di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi da poco scomparso laquoPer met-tere i piugrave giovani [gli studenti] nella condizione di provare gli stes-si sentimentiraquo nel raccontare la figura del laquogeografo completoraquo ndash il duca degli Abruzzi ndash Ricci improntograve il suo discorso allrsquoepicitagrave ripor-tando solamente le laquotappe necessarieraquo della vita del membro della casata reale Savoia-Aosta Partendo dalle piugrave grandi imprese gio-vanili del duca fra cui laquolrsquoultima grande spedizione polista europea con mezzi ordinariraquo risalente al 1884 la seconda parte dellrsquoelogio si aprigrave con laquoil fulmineo attacco di sorpresa delle siluranti del Duca de-gli Abruzzi alla Baia di Prevesa sullrsquoIonioraquo attacco sferrato nel pri-mo giorno (30 settembre 1911) della guerra italo-turca del 1911 (An-nuario 1933-34 45-72) Da questo momento Ricci sfruttograve abilmente la figura dellrsquoarchetipo laquonuovo italianoraquo ndash Luigi Amedeo di Savoia per lrsquoappunto ndash per trattare parallelamente della laquopiugrave lontana del-le nostre colonieraquo la Somalia dato che tra il 1919 e il 1920 il du-ca degli Abruzzi decise di fondare una colonia agricola denominata

4 Scorrendo le tesi ad argomento coloniale discusse tra il 1929 e il 1934 si puograve nota-re come gli unici relatori interpellati quali esperti fossero Luzzatto professore di Sto-ria economica e Ricci professore di Geografia economica A tal proposito appare in-teressante come il tema coloniale venga impartito in quelle cattedre tradizionalmente legate allrsquoereditagrave accademica di Lanzoni

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laquoVillaggio Duca degli Abruzziraquo nella bassa valle dellrsquoUebi Scebeli Secondo il professore cafoscarino questa iniziativa era laquoin tutto e per tutto bonificatriceraquo in quanto fu una laquobonifica idraulicaraquo laquocli-maticaraquo laquoagrariaraquo laquostradaleraquo ma soprattutto laquoumanaraquo (Annuario 1933-34 73) Seppur anacronistica se riferita al primo dopoguerra questrsquoultima espressione trova unrsquoampia argomentazione in una te-si di laurea coeva allrsquoelogio funebre e seguita dallo stesso Ricci In laquoAvvaloramento della Somaliaraquo lo studente Giuseppe Valentini po-teva affermare che laquolo strumento materialeraquo dellrsquoazione fascista laquodi avvaloramento non puograve ricercarsi dunque che nella popolazione di coloreraquo poicheacute la colonia presa in esame non presentava laquoalcun re-quisito di colonia di popolamentoraquo Tuttavia sia per la mancanza di mano drsquoopera sia percheacute laquoil somalo egrave dedito allrsquoapatia e allrsquoincontrol-lata vita nomaderaquo la coltivazione dei terreni fertili risultava alquanto difficoltosa Per risolvere il problema solo a questo punto lo studente introdusse la nozione di laquobonifica umanaraquo quale laquoazione di governo che deve necessariamente tendere alla sua [del somalo] trasforma-zione e al suo potenziamento sia fisico sia intellettualeraquo in altri ter-mini il laquorisanamento della razzaraquo si sarebbe ottenuta con laquouna pa-ziente opera di civilizzazione ed educazioneraquo5

Una volta terminati i lavori di costruzione del Villaggio Duca degli Abruzzi Ricci rivolgendosi agli studenti raccontograve quando lrsquolaquoinesausto spirito di ricercaraquo rinacque nellrsquoanimo del duca fra il 1927 e il 1928 poicheacute si rendeva necessaria lrsquoesplorazione dellrsquointero bacino dellrsquoUe-bi Scebeli per i suoi affari e per quelli italiani Descrivendo questrsquoulti-ma impresa nellrsquoultima parte del discorso il professore di Geografia economica pare esporre la metodologia che ogni geografo esplorato-re avrebbe dovuto seguire nelle sue ricerche Lrsquoaspetto principale che risuonava come monito alle orecchie degli studenti consisteva nella laquoraccolta di nozioni esatte sicure completeraquo strumenti indispensa-bili per la valorizzazione delle colonie e la penetrazione commerciale in quelle terre che solo in un secondo momento sarebbero diventare anchrsquoesse possedimenti italiani (Annuario 1933-34 76)

Nonostante timidi tentativi divulgativi alla vigilia dellrsquoinvasione dellrsquoEtiopia la diffusione di una conoscenza coloniale specializzata era ancora lontana dal potersi definire ampia Infatti a parte qualche tesi di laurea e rare pubblicazioni accademiche sul tema nei primi anni Trenta la produzione scientifica dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali di Venezia era indirizzata maggiormente ver-so lrsquoespansionismo commerciale a Oriente Come si vedragrave successi-vamente questrsquoimpostazione strutturale subiragrave una decisa svolta in senso coloniale e imperiale giagrave a partire dal 1936 grazie anche allrsquoa-zione del Gruppo Universitario Fascista (GUF) veneziano

5 ATCF G Valentini laquoAvvaloramento della Somaliaraquo 1935 71-79

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32 Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia

Prima di entrare nel dettaglio esaminando lrsquoattivitagrave del GUF vene-ziano allrsquointerno e allrsquoesterno degli spazi universitari si ritiene do-verosa unrsquointroduzione sullrsquoinquadramento della gioventugrave universi-taria nella logica totalitaria fascista degli anni Trenta per cogliere la visibilitagrave dellrsquoorganizzazione goliardica nel tessuto sociale nazionale

Nel biennio 1928- 1929 i GUF andarono incontro a una risistema-zione senza precedenti che prevedeva lrsquoinquadramento diretto degli studenti universitari allrsquointerno del partito con lrsquointenzione di gesti-re ogni momento della loro vita sociale Oltre a creare una struttu-ra gerarchicamente organizzata sotto la direzione di Augusto Tura-ti presso la segreteria nazionale del GUF si moltiplicarono i campi drsquointervento accanto allrsquoufficio politico sorsero quelli estero sin-dacale viaggi sportivo assistenziale propaganda e stampa cultu-ra e coloniale Questrsquoultima sezione in particolare nei piani fascisti avrebbe dovuto svolgere propaganda coloniale non solo fra gli uni-versitari ma fra tutti gli studenti italiani in base allrsquoaccordo stretto con la presidenza dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) nellrsquoaprile del 1928 (La Rovere 2003) La stessa organizzazione interna era ripre-sa dai GUF drsquoateneo per meglio coadiuvare e indirizzare lrsquoazione dei sottogruppi periferici

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta il nuovo segretario del PNF Giu-riati insieme al presidente dellrsquoorganizzazione goliardica fascista Carlo Scorza rese piugrave flessibile lrsquointera struttura riorganizzando in due uffici tutte le mansioni prima esercitate nelle sezioni sopracita-te La propaganda coloniale anche in questo nuovo assetto occupa-va un ruolo centrale nellrsquoazione dei GUF dato che questrsquoultimi ne fu-rono nuovamente incaricati in seguito a un accordo stipulato con il presidente dellrsquoICF Pier Gaetano Venino Sempre lrsquoazione congiunta di Giuriati e Scorza portograve altresigrave alla ridefinizione dei rapporti fra i GUF drsquoateneo di riferimento i Gruppi provinciali cosigrave come venne-ro ribattezzati i Sottogruppi e i Nuclei Universitari fascisti (NUF) Questo riassestamento pose alle dipendenze dellrsquoorganizzazione stu-dentesca veneziana i gruppi di Belluno Treviso e Zara la provincia italiana in Dalmazia ottenuta con la firma del Trattato di Rapallo del 1920 (La Rovere 2003)

Lrsquoinquadramento totale degli studenti universitari avvenne solo nel 1932 con la nomina a neosegretario del PNF di Achille Starace Infatti a partire da quellrsquoanno fino al 1937 il numero degli iscritti al GUF crebbe esponenzialmente per via dellrsquoattribuzione sempre piugrave elastica della categoria lsquostudente universitariorsquo Inoltre dal 1935 lrsquoi-scrizione al GUF garantiva la partecipazione ai concorsi ai quali era richiesto il tesseramento al partito o ai Fasci giovanili Allrsquoallarga-mento delle maglie si contrapponeva la nuova strategia sintetizza-

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bile nella citazione laquoNiente fuori dai GUFraquo chi non si fosse iscrit-to sarebbe stato posto ai margini della comunitagrave universitaria Del resto solo appartenendo allrsquoorganizzazione universitaria fascista si poteva accedere al pieno riconoscimento dello status studentesco in quanto lrsquoassistenza goliardica accompagnava gli iscritti in ogni mo-mento della vita universitaria (Duranti 2008) Cosigrave come i predeces-sori insieme al vicesegretario gufino Fernando Mezzasoma anche Starace intervenne mettendo mano nella struttura interna del GUF La segreteria nazionale e quelle drsquoateneo vennero suddivise in no-ve uffici ciascuno ulteriormente organizzato in piugrave sezioni Quella laquoColonialeraquo apparteneva al ramo laquoCulturaraquo al quale dal 1938 si ag-giunse anche la sezione laquoDemografica e razzaraquo In sintesi a livello generale si puograve constatare come la diffusione capillare nel territorio e lrsquoefficienza organizzativa resero i GUF il principale strumento po-litico propagandistico e pedagogico del fascismo un protagonismo assoluto che venne a maturarsi sia allrsquointerno dellrsquoambito universi-tario sia nella cittagrave che nella provincia

Da questa tendenza pare non discostarsi il gruppo universitario veneziano malgrado la poca bibliografia sul tema concordi sul fatto che il GUF piugrave di qualche volta laquomanifestograve una pronunciata autono-mia intellettuale spesso critica nei confronti del regimeraquo (Reberschak 1998 Micheletti Noiret 1999) Oltre a basarsi esclusivamente sullo studio sistematico della rivista ufficiale dellrsquoorganizzazione studen-tesca veneziana ndash Il Ventuno ndash tale ricostruzione storica risente tutta-via della vulgata storiografica che dipinge la comunitagrave universitaria in camicia nera quale produttrice di dissenso unrsquoimmagine troppo spesso influenzata da una memorialistica tardiva fra la quale spicca sicuramente Il lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zan-grandi (Milano 1962) In realtagrave come suggerisce Enzo Collotti nella prefazione al volume Lo spirito gregario di Simone Duranti non bi-sogna scambiare un laquomodo di essere anticonformisti allrsquointerno del regime per gesti di eterodossia e di estraneitagrave al sistemaraquo in quanto

Le voci critiche allrsquointerno nascono proprio dalla natura dellrsquoim-pegno che si richiede alla gioventugrave colta o almeno ai piugrave consape-voli tra di essa Lrsquoimpazienza e lrsquoinsoddisfazione che circola al suo interno egrave il piugrave delle volte la spia della volontagrave di rendere miglio-re il fascismo (Duranti 2008 IX-X)

Un quadro interpretativo del genere sembra piugrave consono dunque al profilo di un GUF veneziano che appare alquanto integrato e parte-cipe nel tessuto urbano locale secondo le fonti prese in esame Del resto allargando lo studio alle tracce lasciate nei giornali e negli ar-chivi universitari risulta difficile non cogliere la vitalitagrave espressa da questi studenti tanto da essere ricompensata con lrsquoorganizzazione della manifestazione universitaria piugrave importante per chi possede-

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va la tessera gufina i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte lrsquoarena in-tellettuale nella quale i giovani sotto lo stretto controllo del regime potevano discutere dei principali problemi del fascismo6

Dopo le prime due edizioni svoltesi a Firenze e a Roma nel 1936 il PNF delegograve al GUF veneziano la responsabilitagrave di organizzare i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte che si sarebbero svolti dal 20 fi-no al 26 febbraio del medesimo anno Seguendo il comunicato stam-pa trasmesso dagli uffici dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Venezia sarebbe stata laquoparticolarmente degna per questa manifestazione del pensieroraquo in quanto laquocittagrave di gloriosissime anti-che e recenti tradizioni storicheraquo e laquodotata di fiorenti istituti drsquoarte e drsquoistruzioneraquo7 La scelta perograve non solo si poggiava sulla tradizio-ne storica veneziana ma anche sul fatto che Carsquo Foscari era diventa-ta di fatto unrsquouniversitagrave in seguito al nuovo ordinamento introdotto da Cesare Maria De Vecchi allora ministro dellrsquoEducazione Non Pa-dova dunque bensigrave Venezia trovograve posto accanto ai principali centri universitari designati per accogliere i Littoriali dopo Firenze (1933) e Roma (1935) toccograve a Napoli (1937) Palermo (1938) Trieste (1939) e Bologna (1940) (La Rovere 2003)

A pochi mesi dallrsquoinaugurazione della manifestazione la lista dei temi generali che i giovani studenti avrebbero trattato durante lrsquoin-tera settimana dei Littoriali era pronta Infatti prima di avviare lrsquoin-tera macchina organizzativa gli argomenti venivano formulati dalla segreteria nazionale del GUF dopo unrsquoopera di selezione delle pro-poste ricevute dalle maggiori personalitagrave culturali e politiche fasci-ste Una volta vagliate quelle piugrave attuali la lista veniva trasmessa ai segretari dei GUF drsquoateneo insieme alle bibliografie orientative ndash e censurate ndash redatte dalla Scuola di mistica fascista (La Rovere 2003) Visti i laquoproblemi di viva attualitagraveraquo nellrsquoedizione del 1936 come ripor-ta Il Ventuno pubblicando lrsquointervento del vicesegretario gufino Mez-zasoma insieme al Convegno di dottrina del Fascismo incentrato su laquoIl Partito e le Corporazioni nello Stato Fascistaraquo avrebbero trovato spazio il Convegno di politica estera e coloniale con il tema laquoLrsquoimpor-tanza del Mediterraneo nella vita drsquoEuropa e nella politica italianaraquo il Convegno di letteratura interessato a discutere sullrsquolaquoOltremare nel-la letteratura italianaraquo e quello cinematografico volto ad approfon-dire laquoIl cinema come documento della civiltagrave dei popoliraquo In secondo piano rispetto ai convegni la manifestazione prevedeva lo svolgersi di concorsi artistici anchrsquoessi preposti a raccontare il colonialismo

6 Per un quadro abbastanza completo dellrsquoattivitagrave gufina a Venezia alla vigilia della guerra drsquoEtiopia si vedano laquoLe Cronache del GUFraquo pubblicate ogni giovedigrave nella Gaz-zetta di Venezia a partire dal 18 ottobre 1933 fino allrsquo8 novembre del 1934 7 Venezia Archivio Storico Carsquo Foscari (ASCF) serie rettorato scatole lignee b 282 fasc 1 comunicato stampa per i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia senza data

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italiano poicheacute lrsquolaquoespansione italianaraquo secondo Mezzasoma laquoera ora-mai la passione di tutto il popoloraquo In particolare il linguaggio arti-stico prescelto per questo ruolo fu la scrittura come dimostrano mol-ti dei concorsi indetti una monografia di carattere coloniale che per soggetto avrebbe avuto laquoIl Mar Rosso nella politica coloniale italia-naraquo una composizione narrativa sulla laquoBiografia di un pioniere co-loniale italianoraquo una laquoLirica ispirata al volontarismoraquo un elaborato medico-scientifico sul tema laquoSistemi di profilassi nelle zone tropica-liraquo (Il Ventuno gennaio-febbraio 1936 9-10)

Ad ogni modo prima di poter partecipare ai Littoriali agli studen-ti ndash esclusivamente di sesso maschile almeno fino al 1939 ndash era ri-chiesto di affrontare delle selezioni progettate sia per aumentare il numero dei partecipanti sia per allargare il controllo e il monopolio della formazione degli intellettuali del futuro La prima fase era co-stituita dagli Agonali interprovinciali organizzati dai gruppi goliar-dici provinciali a cui seguivano per chi era stato giudicato positiva-mente i Prelittoriali affidati questa volta ai GUF drsquoateneo Giunti a questo punto i primi dieci classificati (due per ogni convegno o con-corso) potevano accedere alla terza fase i Littoriali che finalmente potevano avere inizio (La Rovere 2003)8

A Venezia lrsquoattesa era grande Come riferisce la Gazzetta di Vene-zia a poche ore dallrsquoinaugurazione la cittagrave fu laquotravolta dalla gran-de letizia dei goliardiraquo mescolando in Piazza San Marco e lungo le Mercerie laquotutti i dialetti in uno sfarfallio di colori e tra un luccica-re di frange e di fiocchi penduli dai berretti trecenteschiraquo (Gazzetta di Venezia 20 febbraio 1936) Una volta registrati alla segreteria dei Littoriali posta per lrsquooccasione in calle Traghetto a San Moisegrave gli studenti venivano indirizzati o verso gli spazi espositivi della Bien-nale dove avrebbero avuto luogo i vari concorsi oppure verso le au-le dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali per i convegni Nel primo giorno della manifestazione alla presenza del ministro dellrsquoEducazione De Vecchi e di altre autoritagrave nazionali e cittadine fra cui il prorettore di Carsquo Foscari Agostino Lanzillo il program-ma prevedeva lrsquoinaugurazione ufficiale delle esposizioni concorsuali nei padiglioni della Biennale molte delle quali evocavano lrsquoesotismo delle terre drsquoOltremare o si concentravano a promuovere lrsquoimmagi-ne del laquobuon civilizzatore italianoraquo in contemporanea allrsquoapertura delle dissertazioni orali sul corporativismo fascista e sulla musica di guerra a Carsquo Foscari9

8 Nonostante non vi siano documenti che attestino un numero preciso di studenti partecipanti alle tre fasi di selezione sulla base della bibliografia appena citata e del-le classifiche generali pubblicate da Il Ventuno egrave possibile stimare un numero compre-so fra 10 e 15mila giovani 9 Nel cortometraggio dellrsquoIstituto Luce dedicato allrsquoinaugurazione dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte egrave possibile intravedere molte rappresentazioni artistiche a sogget-

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Gli studenti selezionati a partecipare ai convegni avevano il compi-to di esporre la propria relazione un elaborato presentato preceden-temente in forma sintetica alla commissione giudicante Al termine della prima tornata di esposizioni la commissione indicava altre tre sottotesi che sarebbero state approfondite in un secondo momento Successivamente i giudici stilavano la classifica finale dei dieci gufi-ni che si erano contraddistinti maggiormente fra cui veniva indicato il Littore il titolo dato al vincitore della competizione a cui spettava il diritto di fregiarsi della lsquoMrsquo drsquooro Infine ciascun candidato sulla base del punteggio ricevuto dalla commissione contribuiva al pun-teggio generale del GUF drsquoappartenenza nella classifica che avrebbe proclamato alla fine il GUF vincitore dei Littoriali (La Rovere 2003) Purtroppo la mancanza degli atti ufficiali dei Littoriali della Cultu-ra e dellrsquoArte non consente un approfondimento preciso e completo dello svolgersi di quei giorni Tuttavia grazie alla cronaca fornita dalla Gazzetta di Venezia e dai resoconti finali pubblicati dalla reda-zione del Ventuno sono state recuperate parte delle parole proferi-te nelle sedute di dibattito

Il 22 febbraio pochi giorni dopo il massacro perpetrato dalle trup-pe italiane sul massiccio montuoso dellrsquoAmba Aradan (12-15 febbra-io) a Carsquo Foscari ebbe inizio il Convegno di politica estera e colo-niale davanti alla commissione giudicatrice formata dal presidente Francesco Coppola Virginio Gayda Paolo Orano Vincenzo Zanara e dal segretario Ernesto De Marzio (Gazzetta di Venezia 22 gennaio 1936 Il Ventuno marzo-aprile 1936) Il primo dopo aver ricoperto il ruolo di delegato italiano alla Societagrave delle Nazioni sul finire degli anni Trenta si avviograve alla carriera accademica come professore dap-prima di Diplomazia e Storia dei trattati presso la facoltagrave di scienze politiche dellrsquouniversitagrave di Perugia e successivamente di Diritto in-ternazionale nella universitagrave di Roma In base a questi insegnamen-ti e al suo passato politico di stampo nazionalista imperialista non vi egrave alcun dubbio che Coppola rappresentasse una delle personali-tagrave accademiche piugrave importanti nel panorama nazionale perlomeno per quanto riguarda la politica estera e coloniale dellrsquoItalia Virgi-nio Gayda invece anche se non era un accademico lo si considerava comunque un esperto di politica estera dato che fin dal primo dopo-guerra scrisse articoli drsquoopinione sullrsquoargomento per il Messaggero e il Corriere della Sera prima di entrare nella redazione del Giorna-le drsquoItalia nel 1925 per volere dello stesso Mussolini Nel 1929 inol-tre Gayda venne chiamato a far parte della Commissione superiore

to coloniale fra cui i manifesti in concorso per la laquoPropaganda colonialeraquo ASIL Gior-nale Luce B0840 laquoLrsquoinaugurazione della Mostra dei Littoriali della Cultura e dellrsquoAr-teraquo Venezia 26 febbraio 1936 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000231202l-inaugurazione-della-mostra-littoriali-del-la-cultura-e-artehtml (2017-10-12)

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per la stampa organo istituzionale che sorvegliava il processo di al-lineamento del giornalismo italiano alle direttive fasciste La nomi-na rappresentava un segno tangibile di indiscussa fiducia da parte del regime e soprattutto di Mussolini il quale fin dagli anni Trenta vide nel giornalista un consigliere fidato per le questioni estere Al-tro personaggio di spessore fu il rettore dellrsquoUniversitagrave di Perugia Paolo Orano ex redattore del Popolo drsquoItalia che solo da alcuni anni aveva intrapreso la carriera accademica per tenere i corsi di Storia e dottrina generale del fascismo e Storia del giornalismo Infine al pari di Orano anche Vincenzo Zangara aveva da poco iniziato a inse-gnare assumendo la cattedra di Diritto costituzionale solo nel 1935 dapprima allrsquoUniversitagrave di Camerino e successivamente alla Sapien-za di Roma grazie anche allrsquoappoggio di Bottai Come si puograve osser-vare i membri della commissione giudicatrice venivano presumibil-mente scelti in base alla loro autoritagrave accademica ndash o giornalistica come nel caso di Gayda ndash e alla fedeltagrave dimostrata verso il regime fa-scista entrambe condizioni necessarie in manifestazioni quali i Lit-toriali vetrine nelle quali si ribadiva con forza il grado di subalter-nitagrave dellrsquouniversitagrave nei confronti del regime fascista

Di fronte a una commissione cosigrave autorevole sul tema laquoLrsquoimportan-za del Mediterraneo nella vita e nella politica italianaraquo i giovani gufi-ni fin dalla mattina si diedero battaglia La Gazzetta di Venezia riferi-sce di alcune relazioni acutamente discusse come ad esempio quella di Carlomagno del GUF di Napoli sulla politica inglese nel Mediterra-neo Curcio di Modena sulla politica navale o ancora Sullam di Vene-zia che dopo aver prospettato dei laquoproblemi politici riflettenti il Me-diterraneo orientale legati alle vie di comunicazione con il Levante e con lrsquoAfricaraquo concluse la propria relazione parlando della laquopolitica coloniale nellrsquoEgeo e dei fattori dellrsquoespansione italiana in Orienteraquo (Gazzetta di Venezia 23 febbraio 1936)10 Mentre in Piazza San Mar-co sulle note di laquoFaccetta Neraraquo suonata della fanfara dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) e i GUF e i loro labari si schierarono lungo le Procuratie Vecchie in attesa dellrsquoarrivo di De Vecchi il 23 febbra-io ripresero le dissertazioni degli studenti partecipanti al Convegno sempre nelle aule di Carsquo Foscari Dopo una laquolarga sintesi storicaraquo del goliardo De Robertis di Bari sulle vicende che contraddistinsero lo spazio Mediterraneo fu il turno di Marchitto di Napoli il quale pre-sentograve laquounrsquoampia relazione sulla diffusione della lingua e dei costumi italianiraquo in tutte i territori affacciati sul laquoMare Nostrumraquo fascista al-la disamina generale inoltre fece seguire un approfondimento sulla laquopenetrazione italiana nelle vie di comunicazione euro-asiaticheraquo In

10 Altre discussioni vertevano sullo sviluppo delle relazioni italiane nel Mediterra-neo orientale (Mura di Sassari) Per quanto riguarda lo studente Sullam il suo nome non compare nei registri matricolari di Carsquo Foscari

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chiusura del convegno il presidente della commissione Coppola rias-sunse laquobrillantementeraquo le posizioni e le conclusioni a cui erano giun-ti gli studenti sottolineando lrsquolaquoacutezzaraquo di molte relazioni fra cui si contraddistinse in particolare quella dello studente Josegrave Gomez De Ta-ran iscritto al GUF di Milano (Gazzetta di Venezia 24 febbraio 1936)11

Nonostante la mancanza di una documentazione in grado di deli-neare un quadro meno frammentario dei Littoriali la cronaca quoti-diana della Gazzetta di Venezia e la classifica dei migliori dieci pub-blicata nel Ventuno consente di giungere ad alcune conclusioni sul convegno appena trattato In primo luogo i brevi riferimenti temati-ci sembrano suggerire come durante le sessioni di dibattito non fosse stato trattato tanto lrsquoaspetto coloniale africano quanto la politica drsquoe-spansione italiana verso Oriente Unrsquoaffermazione questrsquoultima che puograve trovare spiegazione sia nella sovraesposizione fatta dal giornale veneziano sempre propenso ad alimentare la laquopassione adriaticaraquo della cittagrave sia nelle affinitagrave della tematica espansionistica ai profili professionali dei giudici quasi tutti provenienti da ambienti nazio-nalisti Una seconda e ultima conclusione si riscontra guardando la classifica finale stilata dalla commissione fra i primi dieci non com-pare nessuno studente iscritto al GUF veneziano un dato che vede ripetersi nelle graduatorie degli altri convegni Drsquoaltronde il risul-tato non poteva non essere differente almeno secondo la denuncia pronunciata dal segretario del GUF drsquoateneo Gianluigi Dorigo duran-te lrsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Finora i risultati sono stati buoni od ottimi per la parte artistica ed appena sensibili per quella culturale Questo fenomeno non ri-specchia le condizioni delle scuole poicheacute mentre Carsquo Foscari si troverebbe in condizioni tali da poter dare degli ottimi candida-ti ai migliori posti nelle gare culturali dei Littoriali non dagrave inve-ce quasi nessun concorrente lrsquoAccademia di Belle Arti si trova in precarie condizioni sulle cui cause non tocca a me indagare ma giunge al punto che il lavoro di preparazione ai Littoriali solo in piccola parte superiore ai programmi scolastici egrave tuttavia suffi-ciente ad impedire il normale andamento della scuola cosiccheacute il GUF stesso egrave costretto a contribuire alle maggiori spese soste-nute in modelli colori tele telai ecc dagli studenti per una gara dalla quale la scuola stessa puograve trame fama e decoro Per Carsquo Fo-scari lrsquoaugurio che io formulo egrave che i Professori stessi dopo aver compreso lrsquoimportanza delle gare Littoriali indirizzino e guidi-no gli studenti nella stesura dei lavori e nella preparazione delle relazioni in modo da potersi avere qualche seria garanzia e per

11 Sfortunatamente non si conosce il contenuto della relazione classificatasi al pri-mo posto

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lrsquoAccademia che la sua sistemazione finanziaria venga resa tale da consentire se non di aiutare il GUF almeno di vivere senza bi-sogno dellrsquoaiuto di questo (Annuario 1936-37 35)12

In effetti sul piano artistico il gruppo goliardico veneziano ottenne diversi successi anche se i problemi finanziari dellrsquoAccademia delle Belle Arti avevano rischiato di minarli Al contrario di Carsquo Foscari dunque che sebbene offrisse le competenze e le strutture necessa-rie non riusciva a indirizzare alcuno dei suoi iscritti a partecipare ai Littoriali In particolare il segretario sembra puntare il dito con-tro le mancate sollecitazioni dei professori colpevoli prima di tutto di non aver compreso lrsquolaquoimportanza dei Littorialiraquo Purtroppo la to-tale assenza di documentazione fra le carte dellrsquoArchivio Storico di Carsquo Foscari non consente unrsquointerpretazione di questo presunto con-trasto fra il GUF drsquoateneo e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Ciononostante la richiesta di Dorigo pare non fosse stata ascoltata se si considera il numero degli studenti di Carsquo Foscari par-tecipanti ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte del 1937 organizza-ti a Napoli con lrsquoobiettivo di laquotrasportare sul piano dellrsquoImpero tutta la vita nazionaleraquo cosigrave come recita Il Ventuno di ottobre-novembre 1936 presentando la prossima manifestazione goliardica (Il Ventuno ottobre 1936 9)13 Infatti in base alla classifica generale si puograve con-statare come il GUF veneziano perda addirittura cinque posizioni passando dal sesto posto dei Littoriali veneziani allrsquoundicesimo dellrsquoe-dizione napoletana una situazione questrsquoultima dettata dalle sin-gole prove nelle quali il gruppo goliardico di Venezia riuscigrave a ottene-re alcuni successi solo nel campo delle arti (Il Ventuno giugno 1937)

Nonostante i risultati ottenuti rispecchino una parziale irreggi-mentazione degli studenti di Carsquo Foscari allrsquointerno della struttura del GUF cosigrave come la mancata presenza dei professori nelle diver-se commissioni giudicatrici lrsquoorganizzazione a Venezia dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte dimostra in che modo le istituzioni accade-miche-culturali locali fra cui ovviamente lrsquoIstituto Superiore di Eco-nomia e Commercio fossero considerate allrsquoaltezza degli altri atenei italiani Tuttavia ora che lrsquoEtiopia sembrava sul punto di soccombe-re sotto le armi italiane a Carsquo Foscari non importava solamente lrsquoa-spetto accademico ma conservare con tenacia anche la propria iden-titagrave storica di scuola tecnica

12 A partire dallrsquoAnno Accademico 1934-1935 una circolare del ministro dellrsquoEduca-zione Nazionale stabiligrave che la cerimonia drsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico doves-se imperniarsi sul discorso del rettore a cui avrebbe seguito la relazione del segreta-rio del GUF In ASCF serie rettorato scatole lignee b 29D fasc 2 circolare ministe-riale sullrsquoorganizzazione della cerimonia inaugurale 15 settembre 193413 In realtagrave la citazione era stata ripresa dal discorso che Mussolini pronunciograve da-vanti alle autoritagrave fasciste raccolte a Palazzo Venezia il 20 agosto 1936

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33 La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia

Malgrado il prorettore Lanzillo sostenesse che laquole grandi ore della Patria si ricordano meglio con il lavoro e la disciplina che non con lrsquoozioraquo lrsquoestasi suscitata dallrsquoentrata delle truppe italiane ad Addis Abeba (5 maggio 1936) portograve gli studenti di Carsquo Foscari a diserta-re le lezioni del giorno successivo14 Piugrave istituzionalizzata invece fu la celebrazione della fondazione dellrsquoImpero viste le disposizioni im-partite dal ministro dellrsquoEducazione De Vecchi lrsquo11 maggio in tutte le aule magne drsquoItalia ogni scuola e universitagrave avrebbe dovuto esal-tare il compiersi del destino imperiale italiano In assenza di Lanzil-lo nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio toccograve al professore Ricci tenere la commemorazione alla presenza degli laquostudenti di tutte le facoltagrave e di tutti i corsiraquo Dopo aver evoca-to gli storici discorsi tenuti da Mussolini il 5 e il 9 maggio il profes-sore concluse rivolgendosi alla giovane platea

non dimenticate un istante che il successo delle attivitagrave creative e fattive non potragrave aversi senza unrsquoadeguata preparazione delle ar-mi preparazione tecnica ma soprattutto preparazione degli spi-riti (Bollettino gennaio-aprile 1936 4)

In questa atmosfera solenne lrsquourgenza del momento non trovograve impre-parata Carsquo Foscari pronta piugrave che mai a porsi fin da subito sul piano imperiale Il 13 maggio 1936 solo quattro giorni dopo la proclama-zione dellrsquoImpero il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto votograve un ordi-ne del giorno fondamentale per il futuro dellrsquoUniversitagrave veneziana

Il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Com-mercio di Venezia in adunanza plenaria delle sue due Facoltagrave di Economia e Commercio e di Lingue e letterature straniere mani-festa la propria emozione per la effettuata conquista dellrsquoAbissi-nia e per la grandezza della impresa che il Duce intuigrave volle e sep-pe condurre a compimento e che le forze armate con lrsquousato valore contribuirono ad attuare

Consapevole della possibilitagrave di espansione e di civiltagrave che lrsquoItalia dovragrave svolgere nel campo economico e sociale e dei vasti orizzon-ti che si aprono allrsquoavvenire della Nazione saluta nel proclamato Impero Italiano drsquoEtiopia la rinascita delle grandi idealitagrave di con-quista civile e di espansione del pensiero nel mondo e dei traffici

14 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo comunica-zione del prorettore Lanzillo 6 maggio 1936

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verso lrsquoOriente mediterraneo che ebbero in Venezia per oltre un millennio il segnacolo glorioso e la espressione immortale

Dichiara di porre tutte le energie dellrsquoIstituto Superiore e dei suoi Laboratori tecnici e scientifici e dei suoi Seminari di Lingue a disposizione del Duce per qualsiasi indagine o studio che possa valere alla conoscenza ed alla valorizzazione dellrsquoImpero Africano drsquoItalia Fa voti accheacute il Consiglio drsquoAmministrazione dellrsquoistituto e il Direttorio dellrsquoOpera Universitaria predispongano lrsquoassegna-zione di premi per studi e ricerche e di Borse per pratica colonia-le e commerciale15

Come suggerisce il documento dattilografato nel nuovo laquoImpe-ro Italiano drsquoEtiopiaraquo Carsquo Foscari intravedeva la laquorinascitaraquo del-lrsquolaquoespressione immortaleraquo della Serenissima e di conseguenza la possibilitagrave di recitare una parte importante per lrsquoOltremare Sulle spalle del mito dunque ancora una volta lrsquoIstituto tentograve di rilancia-re la propria azione ponendosi a completa disposizione laquoper qualsia-si indagine o studio che possa valere alla conoscenza e alla valoriz-zazione dellrsquoImpero Africano drsquoItaliaraquo Drsquoaltronde il nuovo scenario imperiale che si era aperto dinnanzi a Carsquo Foscari rappresentava una via da percorrere obbligatoriamente per uscire dal laquomomento criti-coraquo che lrsquoIstituto stava passando Infatti sotto il direttorio di DellrsquoA-gnola (1930-1935) le questioni da risolvere erano molte laquoil vetusto palazzo Foscari era in pessime condizioniraquo laquolo sviluppo scientifi-co intralciato dalla mancanza di Aule e Laboratoriraquo laquola Biblioteca ricca di circa 70mila volumi non aveva sede propriaraquo e ancora laquogli studenti privi di luogo di ritrovo e di qualunque forma assistenzia-le nessuna cura della loro formazione politica e spiritualeraquo Inoltre il corpo docente oltre a non dare laquonessun segno di vitaraquo dal punto di vista scientifico laquoera diviso da dissensi interniraquo percheacute laquoparecchi professori non erano iscritti al Partitoraquo16 Sulla base di tutta questa serie di motivazioni per porre fine a una tale situazione cosigrave preca-ria la nomina a prorettore di Lanzillo fu decisa a tavolino da De Vec-chi data lrsquoassoluta affidabilitagrave che il regime riponeva nei confronti di un interventista e fascista della prima ora come il docente di Eco-nomia politica (Bernardi 2001 DrsquoAlterio 2004)

In base alla comunicazione che Lanzillo inviograve al Viminale subito dopo lrsquoapprovazione dellrsquoordine del giorno si riscontra come alla vo-

15 ASCF serie rettorato scatole lignee b 32b fasc 5 ordine del giorno votato dal Consiglio Accademico in data 13 maggio 1936 13 maggio 193616 Le citazioni sono riprese da una relazione non datata e non firmata Dal contenu-to il documento probabilmente sembrerebbe fare il punto del primo anno di rettora-to di Lanzillo Questrsquoultimo inoltre non pare esserne lrsquoautore visto il tono impersona-le tenuto nella relazione ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 relazio-ne annuale senza data

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tazione parteciparono non solo il Consiglio Accademico ma anche i professori tra cui i docenti non ancora iscritti al Partito fascista17 Nonostante le intenzioni del prorettore di rimarcare come il non com-pleto allineamento politico di parte del corpo insegnante non fosse fonte di dissensi interni il dettaglio non sfuggigrave alla veemente quan-to inattesa reazione di De Vecchi In un telegramma inviato pochi giorni dopo il ministro dellrsquoEducazione riferigrave di disapprovare la laquori-unione non autorizzataraquo poicheacute non poteva comprendere laquocome pro-fessori di codesto regio istituto avrebbero potuto omettere quella devozione al duce che egrave nel fondamento della vita nazionaleraquo18 Pre-sumibilmente la risposta colse di sorpresa Lanzillo dato che fino a quel momento lrsquoeco della adunanza plenaria fu talmente ampio da ri-scuotere attestazioni di fiducia non solo dal prefetto di Venezia ben-sigrave da Dino Alfieri allrsquoepoca ministro della Stampa e della Propagan-da19 Tuttavia in una lettera inviata a De Vecchi lo stesso prorettore pur accettando disciplinatamente il richiamo cercograve di argomentare la sua iniziativa Siccome si trattava del laquoprimo Consiglio dei Profes-sori che abbia avuto luogo dopo i memorabili eventi africaniraquo la riu-nione non aveva carattere laquopubblico ed ufficialeraquo Premettendo que-sto Lanzillo proseguiva

In tal occasione ho ritenuto che sarebbe stato non simpatico che il corpo accademico tacesse la propria commozione per un evento cosigrave grandioso Fui quindi io stesso che drsquoaccordo con i colleghi fascisti presi lrsquoiniziativa di un indirizzo che esprimesse il senti-mento di tutti Non egrave senza significato che abbiano aderito alle di-chiarazioni i professori di ruolo non iscritti al partito 20

Lanzillo insieme ai professori laquofascistiraquo decise di discutere dei laquopro-blemi tecnici scientifici ed economici che la formazione dellrsquoImpero metteva sul tappetoraquo Allrsquoiniziativa aderirono anche i docenti di ruo-lo non iscritti al Partito che dallrsquoaccluso inserito allrsquointerno della let-tera furono laquoundici su dodici compresiraquo21

17 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 comunicazione di Lanzillo per il Viminale senza data18 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 telegramma di De Vecchi indi-rizzato a Lanzillo senza data19 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Dino Alfieri indirizza-ta a Lanzillo senza data20 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vec-chi senza data21 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vecchi senza data Purtroppo nei verbali dei consigli accademici non egrave registrata lrsquoadunan-za plenaria del 13 maggio del 1936 Ad ogni modo dal 1936 al 1937 almeno secondo la relazione annuale sul rettorato di Lanzillo il numero dei professori privi della tessera

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Oltre a ricomporre le tensioni che pervadevano il corpo insegnan-ti come si egrave osservato precedentemente lrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 rappresentava il tentativo ndash condotto in primo luogo da Lanzillo ndash di porre Carsquo Foscari al passo con i tempi rinunciando al contempo a parte della sua identitagrave Infatti sebbene la riforma uni-versitaria apportata da De Vecchi avesse guidato il passaggio dellrsquoI-stituto dal tipo B al tipo A classificandolo dunque tra le universitagrave statali la stessa aveva portato anche alla soppressione della sezio-ne diplomatica-consolare (Ricuperati 2015) Un vero e proprio trau-ma per lrsquouniversitagrave veneziana come traspare dalle parole pronun-ciate dallrsquooramai rettore Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Il nuovo Ordinamento ha fortemente colpito le tradizioni accade-miche del nostro Istituto con la soppressione della nostra sezione Diplomatico Consolare [hellip] La sezione Diplomatico Consolare che risale dalla fondazione della Scuola aveva numerosi allievi Per la sua agile struttura accademica permetteva una preparazione spe-cifica per le carriere amministrative e specie per quelle connes-se al Ministero degli Esteri Tale laurea esisteva quando le Facol-tagrave di Scienze Politiche non esistevano eravamo stati i precursori Pur accettando con disciplina la volontagrave della Legge non possia-mo nascondere il nostro dolore che un ramo fiorente sia stato re-ciso (Annuario 1936-37 17-21)

LrsquoIstituto drsquoora in poi sarebbe stato autorizzato a rilasciare le lauree in Economia e Commercio e in Lingue e Letterature moderne e due diplomi il Magistero in Economia e Diritto e quello in Ragioneria la-sciando alla facoltagrave di Scienze Politiche ndash specialmente quella dellrsquoU-niversitagrave di Padova ndash la formazione dei quadri dellrsquoImpero (Simone 2015) La questione aveva talmente scosso lrsquoambiente accademico e cittadino che fu oggetto di discussione parlamentare tra la fine del 1936 e lrsquoinizio del 1937 LrsquoOn Gorio presidente del Comitato Serico Nazionale noncheacute ex allievo della sezione diplomatico-consolare du-rante il primo decennio del Novecento si rivolse cosigrave al ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e al ministro dellrsquoEducazione Nazionale Giu-seppe Bottai questrsquoultimo da poco subentrato al posto di De Vecchi

In Italia un grande Maestro Francesco Ferrara aveva creato a Ve-nezia presso lrsquoIstituto Superiore di Scienze Economiche e Commer-ciali una Sezione Diplomatico-Consolare particolarmente predispo-sta a tale scopo Chi vi parla egrave uscito proprio dalle aule del glorioso

del partito scese da 12 a 4 In ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 re-lazione annuale senza data

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Istituto Veneziano e nel Governo attuale ha un alto e delicato inca-rico un uomo egregio che di quellrsquoIstituto egrave stato valoroso allievo Non egrave il sentimento che spinge a ricordare quella scuola bensigrave la convinzione di una veritagrave veramente riconosciuta e cioegrave che la Se-zione Diplomatico-Consolare dellrsquoIstituto suddetto forniva ai suoi allievi quella preparazione eclettica economica e geografica poli-tica e linguistica insieme indispensabile per potersi orientare nei complessi problemi delle rappresentanze allrsquoestero Pur troppo la Sezione egrave stata soppressa lo scorso anno in occasione del riordina-mento universitario Voglia per tanto il nostro Ministro degli Este-ri riesaminare di concerto col camerata Bottai la convenienza di far risorgere tale Sezione (Bollettino gennaio-aprile 1937 9-10)

Malgrado il tempo non avesse rimarginato la ferita con lrsquoinizio del 1937 la Facoltagrave di Economia e Commercio e il Rettorato proseguiro-no nel tentativo di ripensare una nuova sezione diplomatico-consola-re laquoadattata ai nuovi tempi ed alle nuove esigenze imperialiraquo (Annua-rio 1937-38 19) In pratica Carsquo Foscari chiedeva accanto al ripristino delle due Facoltagrave di Economia e diritto e di Ragioneria lrsquolaquoistituzione di una Facoltagrave coloniale e di una Facoltagrave marittimaraquo in modo tale da innalzare lrsquoIstituto laquoad una vera universitagrave degli studiraquo Nonostante si allontanassero dal fine pratico sottoscritto dai fondatori storici della Scuola di Commercio queste moderne laquoaspirazioniraquo molte delle qua-li furono esposte da Lanzillo direttamente a Mussolini nellrsquoincontro che i due ebbero il 22 febbraio 1937 si rifacevano a quel passato il-lustre della Serenissima che ancora una volta tracciava la strada da intraprendere per il futuro Del resto sembrava laquoovvia lrsquoaccresciuta importanza di Venezia anche nel campo culturaleraquo soprattutto al-la luce della laquoriacquistata radiosa funzione dellrsquoAdriatico in confor-mitagrave alle tradizioni di Roma e della Serenissimaraquo e dellrsquolaquoestensione dellrsquoinfluenza dellrsquoItalia nei paesi balcaniciraquo22

La dimensione imperiale a cui assurgeva lrsquoIstituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia non poteva non manifestar-

22 ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 Breve relazione sulle aspira-zioni del R Istituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia testo datti-loscritto senza data Lrsquoidea di istituire una Facoltagrave marittima pervenne probabilmen-te dal professore di Diritto marittimo Gustavo Sarfatti il quale sosteneva in una lette-ra indirizzata a Lanzillo che si sarebbe dato laquoimpulso a viaggi insegnamenti specifici marittimi coltura generale marittima dovrebbe essere in una parola un completamen-to di addestramento di giovani i quali potrebbero uscendo da Carsquo Foscari con una at-tenzione speciale di frequenza essere degli esperti di cui la Nazione puograve aver bisogno nei commerci nelle Compagnie di navigazione nei cantieri etc etcraquo (ASCF serie pro-fessori fascicolo personale Sarfatti lettera manoscritta 13 maggio 1937)

Per quanto riguarda la facoltagrave coloniale occorre sottolineare come in quegli anni in Italia molte universitagrave italiane stavano progettando di costituire una propria Scuo-la di perfezionamento in studi coloniali (Deplano 2013)

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si visivamente anche nella risistemazione dei nuovi locali cafoscari-ni Con lrsquoaiuto economico del Comune proprietario di palazzo Fosca-ri si completograve il restauro della sede storica e si decise drsquoinstallare la biblioteca e il laboratorio di Merceologia nei nuovi spazi offerti dallrsquoedificio adiacente Inoltre per portare lrsquoIstituto a livello delle sue tradizioni e adattarlo alle esigenze di una moderna universitagrave il Consiglio Accademico drsquoaccordo con quello amministrativo affidograve al giovane architetto Carlo Scarpa il progetto dellrsquoAula Magna la laquoSa-la nella quale si compendia la vita rappresentativa di un ateneoraquo che per forza di cose doveva riportare i segni delle intenzioni impe-riali italiane (Annuario 1936-37 Pilo 2005) A tal proposito il retto-re Lanzillo commissionograve la decorazione dello spazio a Mario Sironi dopo unrsquoattenta disamina del panorama nazionale di tutti i possibili nomi di artisti La scelta ricadde sul laquocreatore della Mostra della Ri-voluzioneraquo come lo stesso Lanzillo spiegograve al segretario della sezione provinciale del PNF Michele Pascolato in una lettera del 2 dicembre 1936 Il motivo risiedeva nel fatto che fosse necessaria laquounrsquoimpron-ta di forza da esprimere lrsquoora storica in un ambiente di giovani e in un momento cosigrave tipico della vita nazionaleraquo Dunque laquoin questrsquoAula in questo palazzo su questo canale di fronte a questa poliforaraquo Si-roni diede alla luce lrsquoaffresco Venezia lrsquoItalia e gli Studi tuttrsquoora pre-sente malgrado un incendio lo abbia parzialmente danneggiato nel 1979 (Braun 2003)23 Partendo da sinistra la composizione artistica raffigura uno studente atleta ndash emblema del GUF ndash mentre tiene con una mano un libro e con lrsquoaltra il moschetto simboli dellrsquoeducazione fascista Accanto sono rappresentate lrsquoallegoria della Tecnica la fi-gura femminile appoggiata a una ruota e quella della Medicina ri-conoscibile grazie alla presenza del caduceo Al centro dellrsquoaffresco crsquoegrave Venezia impersonata al contempo da un profilo femminile sedu-to in trono mentre regge una tavola su cui si intravede la facciata di Carsquo Foscari e dalle riproduzioni del leone marciano e della Basili-ca di San Marco Sulla destra infine quasi al margine egrave raffigurata la Madre Patria unrsquoItalia trionfale che laquofaragrave da seacuteraquo ndash come recita il motto in alto ndash ora che possedeva un impero [fig 9]

La nuova sistemazione di Carsquo Foscari venne inaugurata il 25 gen-naio 1937 in occasione dellrsquoapertura dellrsquoAnno Accademico NellrsquoAu-la Magna dinnanzi al corpo docenti e al rettore Lanzillo che presero posto al di sotto dellrsquoaffresco presenziarono alla cerimonia il duca di Genova il ministro dellrsquoEducazione Bottai Volpi ndash in qualitagrave di pre-sidente della Confederazione fascista degli industriali ndash e le piugrave al-

23 La scelta di affidare il compito a Sironi scatenograve le polemiche del Sindacato degli artisti veneziani i quali propendevano per commissionare lrsquoaffresco a qualche pitto-re locale Su tale questione lo stesso Lanzillo confesseragrave a Pascolato di laquonon sentire il regionalismo in nessuna questioneraquo ASCF serie rettorato scatole lignee b 22 fasc 3 lettera dattiloscritta 2 dicembre 1936

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te autoritagrave locali Ancora alla destra dei professori erano presenti i rettori con i rispettivi gonfaloni delle universitagrave di Bologna Ferra-ra Milano Modena Padova Parma e del Regio Istituto Superiore di Architettura Alcuni goliardi invece sostavano sulla sinistra con le loro feluche in testa In questo quadro cosigrave composto lrsquouniversitagrave ve-neziana accolse anche le famiglie degli studenti cafoscarini caduti in battaglia durante la campagna drsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 26 gen-naio 1937)24 A questi ultimi Lanzillo dedicograve lrsquoincipit della prolusione

Egrave bello ricordare che nel breve giro di pochi decenni ben quattro grandi imperi sono caduti col concorso di Roma o sotto la spada di Roma Carsquo Foscari egrave orgogliosa di avere contribuito con alcu-ni dei suoi figli migliori alla guerra africana quaranta tre nostri studenti furono tra i combattenti in Africa Orientale e due di es-si sacrificarono la loro giovane vita Siano ricordati in questa ora solenne (Annuario 1936-37 15)25

A Giovanni Bertoldi e Mario Bellini entrambi iscritti alla Facoltagrave di Economia e Commercio prima di prendere le armi il rettore aggiun-se il nome del volontario Eugenio Manenti un veterano della Prima guerra mondiale laureatosi a Carsquo Foscari giagrave da alcuni anni che mo-rigrave annegato nel fiume Robi presso Mankfud Il loro sacrificio non do-veva cadere in oblio ma al contrario doveva lasciare traccia affin-cheacute gli allievi delle future generazioni ne potessero trarre ispirazione (Fogu 2003)26 Difatti terminata la visita del complesso universitario la cerimonia proseguigrave nel cortile di Carsquo Foscari dovrsquoerano schierate la Milizia Universitaria laquoUgo Peperaquo le compagnie di rappresentan-za degli Allievi Ufficiali delle camicie nere del Regio Esercito della Regia Marina e dellrsquoAviazione A questo punto il SAR duca di Ge-nova avvicinandosi laquoalla muraraquo dovrsquoera coperta da un laquoampio vela-rio la lapide testeacute infissa a ricordo degli allievi dellrsquoIstituto gloriosa-

24 ASIL Giornale Luce B1036 laquoIl ministro per lrsquoEducazione Nazionale Bottai inaugu-ra lrsquoanno accademico nella Carsquo Foscari sede dellrsquoIstituto Superiore di Economia Com-mercioraquo Venezia 3 febbraio 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomlu-ce-webdetailIL50000216782ministro-l-educazione-nazionale-bottai-inau-gura-l-anno-accademico-nella-ca-foscari-sede-istituto-superiore-economia-commerciohtml (2017-12-14) 25 Dei 43 studenti cafoscarini partiti per lrsquoEtiopia 18 furono inquadrati nel battaglio-ne dei volontari universitari laquoCurtatone e Montanararaquo Di seguito i loro nomi Giorgio Ara Martio Banon Attilio Barbieri Gino Barzan Cesare Beretta Mario Biasutti Gui-do Cootri Guido Dalla Santa Giuseppe De Vanna Costante Fabbris Carlo Franchi-ni Mario Mattulia Leonida Montanari Sante Roma Amerigo Roatto Oscar Ungarel-li Achille Vitali Limero Vitali (Bollettino settembre dicembre 1936) 26 Si trattava nellrsquoideologia fascista di una laquobuona morteraquo un sacrificio di sangue che avrebbe contribuito a rigenerare la laquorazzaraquo italiana La stessa organizzazione del fune-rale di Eugenio Manenti ad esempio sembra ricalcare questo paradosso (Ferris 2012)

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mente Caduti in Africa Orientaleraquo laquostrappograve il cordino che reggeva il drapporaquo rivelando il marmo della stele al di sotto dello laquostorico di-scorso del duce in Piazza Venezia col grido della Vittoria e lrsquoannuncio del nuovo Impero Africanoraquo erano incisi i nomi dei laquotre figli di que-sta scuola che caddero per la fondazione dellrsquoImperoraquo (fig 10 Gazzet-ta di Venezia 26 gennaio 1937)

Con lrsquoaffresco di Sironi e la lapide celebrativa anche Carsquo Foscari stessa si convertigrave in un laquoluogo della memoriaraquo nel tessuto cittadino imperiale di Venezia Le due tracce drsquoora in avanti sarebbero state coinvolte in numerose cerimonie ufficiali drsquoateneo e parate studente-sche che avrebbero reso omaggio agli sforzi profusi e al sangue ver-sato di Carsquo Foscari per la conquista dellrsquoImpero almeno fino alla fi-ne della Seconda guerra mondiale quando la lapide venne tolta dal cortile universitario

Eventi del genere andavano a costituire nel corso del tempo un ca-lendario accademico spesso organizzato seguendo la liturgia e la di-dattica fascista Ad esempio per commemorare il primo anniversario della fondazione dellrsquoImpero il 13 maggio del 1937 nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si celebrograve il conferimento della laurea ad honorem al-la memoria dei due studenti caduti durante la guerra in AOI ndash Manen-ti era giagrave laureato Allrsquolaquoaustera cerimoniaraquo oltre alle autoritagrave citta-dine i parenti dei due studenti la vedova di Manenti e la laquomassa di studentiraquo venne convocata la commissione di laurea della Facoltagrave di Economia e Commercio A formarla oltre il rettore Lanzillo (presi-dente di Commissione) erano presenti lrsquoammiraglio di divisione Sil-vio Salza comandante militare marittimo dellrsquoAlto Adriatico (mem-bro estraneo) il presidente della Sezione di Venezia dellrsquoAssociazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra Alessandro Brass (mem-bro estraneo) e i professori Pietro Rigobon Gino Zappa Carlo Alberto Dellrsquo Agnola Leonardo Ricci Albino Uggegrave Egidio Tosato Angelo Ge-novesi Orfeo Turno Rotini Prima che il rito universitario fosse com-piuto Lanzillo diede la parola al senatore Innocenzo Cappa giorna-lista che laquoda un decennio ebbe lrsquoincarico nel Politecnico di Milano di parlare agli studenti sul terreno della letteratura e del patriotti-smoraquo Il senatore iniziograve il suo discorso domandandosi retoricamente cosa ci fosse da laquoonorare nella vita di coloro che caddero per la Pa-triaraquo per poi rispondere con un elogio alla laquoresistenza della nostra stirpe la quale sta in ogni etagrave accorre al richiamo oppure fiorisce spontanea nellrsquoora di grave responsabilitagrave storica della Patriaraquo Tut-tavia proseguigrave Cappa cosigrave come la forza del popolo italiano e fasci-sta rese possibile lrsquoimpresa drsquoEtiopia per il suo mantenimento in fu-turo era necessario che laquoi giovani studino creino producano poicheacute la materia prima deve essere il valore di un uomoraquo Per questo moti-vo avviandosi alla conclusione del proprio intervento per il senatore laquodando il diploma drsquoonoreraquo si dimostrava come ognuno laquosa veramen-te quello che si fa e vale per quello che si produce e si crearaquo (Bollet-

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tino gennaio-aprile 1937 4-6) I giovani dovevano laquoosareraquo per man-tenere integri e valorizzare i possedimenti coloniali italiani

Alle parole di incitamento degli lsquoanzianirsquo nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari seguigrave una sorta di giuramento dei giovani pronunciato dal giovane Italo Sauro laquofiglio del purissimo Eroe Adriatico [Nazario Sauro] e rappresentante dellrsquoattuale generazione degli studentiraquo In quella cornice cerimoniale il giovane allievo cafoscarino andava a rappresentare in una liaison storica lrsquolaquoeroismo italianoraquo a cui la laquovecchia ed ingiusta Europa assiste dal 1915 senza dare credito al-cunoraquo Ecco dunque che la guerra drsquoEtiopia agli occhi di laquotutti gli ipocriti del mondoraquo sanciva il definitivo riscatto italiano legittiman-do secondo Sauro laquoquel nostro dovere di civiltagrave che abbiamo verso i popoli di tutti i paesiraquo La responsabilitagrave del momento storico co-sigrave come aveva pesato laquosulle spalle degli avi e dei padri cadutiraquo ora con la conquista dellrsquoImpero toccava ai giovani i quali unendosi al-le parole dellrsquoillustre studente esclamarono laquogiuriamo che lavore-remo per potenziare lrsquoImpero e per difenderlo contro chiunque lo in-sidiasseraquo (Bollettino gennaio-aprile 1937 7)

Dopo la lettura della formula di rito per il conferimento delle due lauree ad honorem la commissione e le autoritagrave presenti si recarono in cortile per omaggiare dapprima i settantasette studenti dellrsquoIsti-tuto morti durante la Prima guerra mondiale i cui nomi erano stati scolpiti su una lapide ancora nel 1919 e successivamente il laquoricor-do marmoreoraquo dei tre cafoscarini caduti in terra africana In questo spazio dove la strumentalizzazione della morte si poneva lo scopo di educare i giovani al sacrificio per la Patria Carsquo Foscari mostrava il suo fenotipo imperiale Tuttavia al fine di formare i laquoquadri dellrsquoIm-peroraquo secondo lrsquoespressione utilizzata dalla stampa locale per sin-tetizzare lrsquointervento dellrsquoon Gorio in sede parlamentare lrsquoIstituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia avrebbe dovuto rilanciare la propria funzione attraverso lrsquoattivitagrave scientifica e una relazione ancor piugrave stretta con la cittagrave di appartenenza

34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero

Una volta ottenuto il sostegno del corpo docenti per le nuove pro-spettive imperiali di Carsquo Foscari nella stessa giornata ndash il 13 maggio 1936 ndash Lanzillo scrisse immediatamente a Volpi mettendolo al corren-te laquodelle attivitagrave che lrsquoIstituto ha svolto e ha in programma di svolge-reraquo Lrsquourgenza della richiesta era probabilmente dettata dallrsquoeufo-ria del momento per lrsquoorizzonte che si stava prefigurando nel futuro dellrsquoIstituto le cui sorti non potevano non dipendere dallrsquoattivitagrave fi-nanziaria-industriale del lsquodogersquo di Venezia

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Poicheacute poi Lei quale presidente della Confederazione [Volpi dal 1934 ricopriva il ruolo di presidente della Confederazione fasci-sta degli industriali (Reberschak 2008)] dovragrave organizzare il mo-vimento di espansione industriale e commerciale nellrsquoAO volevo pregarla di cercare di utilizzare lrsquoIstituto Superiore sia per ricer-che geografiche sia per altri scopi che lrsquoesperienza puograve suggerire

Se domattina saragrave ancora a Venezia La prego di dedicare un minuto a Carsquo Foscari27

LrsquoIstituto dunque contava sullrsquoinfluenza di Volpi al fine di adempiere ai laquocompiti grandi che lo attendevanoraquo in quanto era giunto il momento secondo Lanzillo in cui laquola nostra cultura universitariaraquo si dirigesse laquoverso una visione imperiale dei problemiraquo Dalla laquoGeografia economi-ca alla Storia economica dalla Politica economica alla Merceologia alla Tecnica alla Economia aziendaleraquo qualsiasi disciplina imparti-ta dalle cattedre di Carsquo Foscari avrebbe dovuto porsi al servizio del-la laquonuova politica imperiale del nostro paeseraquo (Annuario 1936-37 27)

Per quanto riguarda il corso di Geografia economica in realtagrave un maggiore impegno per la diffusione di nozioni nel campo coloniale avvenne giagrave alla vigilia dellrsquoinvasione italiana dellrsquoEtiopia Luigi Can-dida lrsquoassistente alla cattedra di Ricci durante lrsquoAnno Accademico 1935-1936 svolse un ciclo di lezioni di geografia coloniale sui posse-dimenti italiani drsquoOltremare anche se il corso si prefiggeva solo di introdurre gli studenti allrsquoargomento lsquocolonialersquo visto che era stato laquopredisposto in armonia allrsquoopera di propaganda svolta dalla sezio-ne veneziana dellrsquoICFraquo (Bollettino gennaio-aprile 1936)

Per porre in risalto la vittoria appena ottenuta dallrsquoItalia nel cam-po di battaglia etiope nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si tenne una conferenza divisa in due giornate ndash 5 e 6 maggio 1936 ndash sul laquoproble-ma coloniale italiano nel quadro degli avvenimenti dal 1880 ad oggiraquo Per lrsquooccasione Lanzillo invitograve Pietro Silva a esporre il tema docen-te di Storia allrsquoUniversitagrave di Roma il quale esordigrave affermando che la trattazione dei recenti sviluppi in Africa Orientale Italiana acquisis-se maggior risalto nel quadro della politica espansionistica europea dellrsquoultimo cinquantennio Silva riconobbe laquola genesi della grande impresa oggi gloriosamente compiutaraquo nel primo dopoguerra quan-do la salita al potere del fascismo riuscigrave in breve tempo a eludere gli laquoostacoliraquo provenienti dallrsquoesterno ndash tra cui lrsquoavversione dellrsquoEtio-pia ai tentativi di laquopacifica penetrazione italianaraquo ndash che rischiava-no di intralciare il destino imperiale dellrsquoItalia (Gazzetta di Venezia

27 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31 fasc 2 lettera dattiloscritta di Lanzil-lo indirizzata a Volpi 13 maggio 1936

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7 maggio 1936)28 Il 14 maggio pochi giorni dopo la proclamazione dellrsquoImpero lrsquoAula Magna ospitograve questa volta uno dei piugrave importan-ti geografi italiani Roberto Almagiagrave ordinario di Geografia econo-mica allrsquoUniversitagrave di Roma Con la conferenza Le genti dellrsquoAfrica orientale il professore in un primo momento introdusse lrsquoargomento rilevando lrsquolaquoestrema complessitagraveraquo della costituzione etnica dellrsquoEtio-pia successivamente passograve in rassegna i diversi laquostratiraquo della popo-lazione laquogli antichissimi strati negroidi o negri di varia provenien-zaraquo le successive ondate di laquogenti camitiche primitiveraquo poi quelle dovute a migrazioni dallrsquoArabia e infine la recente presenza dei Gal-la In un quadro cosigrave composito Almagiagrave descrisse lrsquoazione di Me-nelik e dei suoi successori che avevano condotto laquoal soggiogamento dei popoli del sud del sud-est e del sud-ovest a prezzo di stragi di-struzioni e schiavitugraveraquo Per tali ragioni secondo il geografo si poneva lrsquoobbligo di portare dallrsquoesterno un laquoordine nuovo e definitivoraquo una laquopace romanaraquo che non poteva non provenire dallrsquoItalia (Gazzetta di Venezia 15 maggio 1936)

In parallelo al tentativo di Lanzillo di ravvivare lrsquoattivitagrave scientifi-co-culturale dellrsquoIstituto le conferenze sul tema coloniale e imperia-le si susseguirono con piugrave frequenza Nel corso dellrsquoAnno Accademico 1936-1937 ad esempio dopo lrsquointervento dal titolo laquoIl Diritto marittimo prevalente creazione romana ed italica ndash ieri oggi e domaniraquo di Gusta-vo Sarfatti docente di Diritto marittimo a Carsquo Foscari il 9 marzo 1937 prese la parola il professore George Henri Bousquet per discutere sul laquoLrsquoIslam et les Empires coloniaux europeacuteensraquo (Annuario 1936-37 103-04) Il docente francese proveniente dalle cattedre di Diritto e Diritto islamico dellrsquoUniversitagrave coloniale di Algeri iniziograve il suo discorso rivol-gendo un laquocommosso omaggioraquo alla memoria di Francesco Ferrara il maestro che con le sue opere instradograve la carriera di Bousquet assiduo frequentatore della biblioteca di Carsquo Foscari fin dal 1924 Dopo aver illustrato la presenza musulmana nel mondo concludendo come essa fosse comunque laquosottomessa alla potenza europearaquo Bousquet passograve a trattare la pericolositagrave della diffusione del pensiero comunista nelle colonie non tanto per la sua ripercussione laquonella coscienza dei popo-liraquo quanto per lo stato di agitazione che avrebbe potuto pericolosamen-te creare Per evitare simili fratture nellrsquolaquounitagrave del mondo musulma-noraquo il professore francese terminava il suo intervento auspicando che anche gli Stati europei potessero svolgere unrsquoazione unitaria nei con-fronti dei popoli colonizzati (Il Gazzettino di Venezia 10 marzo 1937)29

28 Lrsquoopera piugrave importante redatta dal professore Pietro Silva fu Il Mediterraneo dallrsquou-nita di Roma allrsquounita drsquoItalia (Milano 1927) titolo opportunamente cambiato nelle edi-zioni successive in Il Mediterraneo dallrsquounitagrave di Roma allrsquoimpero italiano (Milano 1937)29 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo notizie pub-blicate sullrsquoattivitagrave di Carsquo Foscari nellrsquoAnno Accademico 1936-1937

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La presenza di una personalitagrave accademica internazionale quale Bousquet di certo rappresentava una sorta di attestazione di pre-stigio per lrsquoIstituto veneziano cosigrave come la conferenza tenuta il 20 maggio 1937 da Gennaro Mondaini docente ordinario di Storia eco-nomica presso lrsquoUniversitagrave di Roma Sul tema laquoLrsquoevoluzione colonia-le nellrsquoepoca moderna e contemporanea dal mercantilismo al corpo-rativismoraquo il professore era senza dubbio uno dei maggiori esperti italiani ed europei dati i suoi innumerevoli contributi scientifici con-dotti fin dallrsquoabilitazione alla libera docenza in storia coloniale ot-tenuta nel luglio 1905 Lrsquoexcursus storico dal secolo XVII al secolo XIX-XX dimostrava secondo lrsquooratore lrsquoinnovazione portata dal fasci-smo laquoun tipo di colonizzazione organica e integrale di popolamen-to e sfruttamentoraquo (Gazzetta di Venezia 21 maggio 1937 Carrattieri 2011) Lo stesso Mondaini un mese prima (dal 12 al 17 aprile) parte-cipograve al Terzo Congresso di Studi Coloniali a Firenze con la relazione I problemi del lavoro nel nuovo impero in cui grande preoccupazio-ne destavano i rapporti che ogni giorno legavano laquodominatori e do-minatiraquo Per questa ragione nel suo intervento Mondaini propose un sistema di discriminazione economica che parallelamente avrebbe portato a una pratica di esclusione sociale e morale nei confronti del-le popolazioni colonizzate (Mondaini 1937 cf De Grand 2004 144)

Al Terzo Congresso di Studi Coloniali oltre al giagrave citato Mondai-ni intervennero moltissimi altri importanti studiosi dato che il pro-gramma prevedeva la divisione in otto aree tematiche I Politica II Giuridica III Storica-Archeologica IV Naturalistica-geografica V Etnografica-filologica-sociologica VI Demografica-statistica VII Economica-agraria VIII Patologia e Igiene Lrsquoargomento lsquocolonialersquo dunque doveva essere decostruito e analizzato in ogni sua sfaccetta-tura affincheacute agli studiosi fosse dato il modo di compiere laquoun accurato esame di quanto fosse giagrave notoraquo e di laquoquanto rimanesse da conosce-re del suolo e delle genti dei vasti domini aggiunti alla Patriaraquo30 Per quanto riguarda lrsquoaspetto storico-archeologico una delle personalitagrave piugrave rilevanti fu sicuramente quella di Luzzatto che portograve allrsquoattenzio-ne della comunitagrave accademica la relazione La colonizzazione veneta nella piugrave recente storiografia Passando in rassegna i piugrave importanti lavori sullo laquostudio della politica coloniale della Dominanteraquo il pro-fessore di Storia economica constatograve come laquosia nelle opere generali di storia coloniale sia negli studi particolari di storia venetaraquo lrsquoargo-mento non fosse stato sufficientemente approfondito Questa lacuna era dovuta al fatto che lrsquoopera Storia del Commercio Del Levante di

30 Corsivo mio ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 2 programma prov-visorio del Terzo Congresso di Studi coloniali p 3 12-17 aprile 1937 Nel comitato ge-nerale del congresso compaiono i nomi di Rodolfo Graziani Mario Lago Alessandro Lessona e Giuseppe Volpi

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Guglielmo Heyd laquoaveva trattato lrsquoargomento con tale larghezza e si-curezza drsquoinformazione e di vedute da scoraggiare chiunqueraquo Cio-nonostante nel clima imperiale italiano molti storici cominciarono a dedicare attenzione alle colonie veneziane seppur in brevi scritti di carattere occasionale le ricerche si concentrarono su quelle del Mar Nero e del Bosforo laquoaltri buoni articoliraquo avevano come oggetto di studio i possedimenti della Morea del Montenegro di Tunisi laquoas-sai piugrave fortunate invece furono [i lavori] lrsquoisola di Cipro le isole Io-nie ed in primissima linea lrsquoisola di Cretaraquo (Luzzatto 1937 233-40)

Nonostante la relazione consegni un quadro completo della produ-zione scientifica sul fenomeno storico della colonizzazione veneziana per comprendere la posizione in merito di Luzzatto egrave necessario rife-rirsi alla voce enciclopedica laquoLa colonizzazione nel Medioevoraquo che il docente cafoscarino pubblicograve per Treccani nel 1931 Dopo la descri-zione della formazione delle colonie islamiche e nord-europee molto spazio veniva lasciato allrsquoespansione delle cittagrave marinare italiane In un primo momento grazie ai loro commerci marittimi Genova Pisa e Venezia instaurarono delle colonie nelle cittagrave costiere che si avvi-cinavano molto alle laquocolonie antiche dei Feniciraquo concessioni di case e di terre laquonon determinate dalla necessitagrave drsquouna numerosa popola-zione che fosse emigrata in Oriente dalle cittagrave marittime italianeraquo Quello che importava infatti laquoera di aver nelle loro mani dei luo-ghi in cui potessero esercitare liberamente tutte le operazioni com-mercialiraquo senza il lsquodisturborsquo delle potenze rivali o della popolazio-ne laquoindigenaraquo In seguito alla IV crociata (1202-1204) lrsquolaquoespansione colonialeraquo delle potenze marinare italiane in particolare Venezia raggiunse il suo punto culminante Oltre al quartiere veneziano di Costantinopoli che diventograve una laquovera cittagrave autonoma con una densa popolazione immigrataraquo molti possedimenti veneziani iniziarono ad accogliere famiglie provenienti da Venezia o comunque dallo Stato de Tera In questo modo con il raggrupparsi di laquonuclei di popolazio-ne stabile venezianaraquo vennero a formarsi delle vere e proprie colo-nie laquoparagonabili sotto molti aspetti alle colonie europee che si so-no oggi costituite nelle maggiori cittagrave dellrsquoantico Impero ottomano e della Cinaraquo Inoltre alle colonie commerciali e a quelle di popola-mento si affiancarono le laquocolonie di piantagioneraquo nelle quali si ot-tenevano alcune materie prime industriali come cotone e canna da zucchero attraverso laquounrsquoorganizzazione mezzo feudale e mezzo ca-pitalisticaraquo ovvero laquovalendosi del lavoro di coltivatori o di schiaviraquo (Luzzatto 1931 836-8 cf Favero 2006)

Sul fronte interno nelle aule cafoscarine con il nuovo assetto im-periale assunto dallrsquoItalia il tema lsquocolonialersquo pare fosse trattato non solo sotto lrsquoaspetto storico-geografico ma anche quale oggetto di stu-dio per i corsi di Politica economica e finanziaria ed Economia poli-tica tenuti rispettivamente dai professori ordinari Alfonso De Pietri Tonelli e Agostino Lanzillo Tuttavia lrsquoassenza dei programmi degli

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insegnamenti non permette una ricostruzione esaustiva della diffu-sione capillare di una cultura coloniale sempre piugrave specialistica an-che se egrave possibile trarre qualche conclusione in base alle informazio-ni fornite indirettamente da alcuni documenti presenti nellrsquoarchivio storico dellrsquouniversitagrave Per quanto riguarda il corso di Politica eco-nomica e finanziaria la tesi di laurea laquoColonizzazione della Soma-liaraquo (1937) del laureando Mario Brardinelli funge da riflesso delle lezioni impartite dal suo relatore De Pietri Tonelli Concentrando-si sullrsquoaspetto commerciale lo studente si interroga sullo stato del processo di valorizzazione della colonia da un punto di vista politico-commerciale Dopo un quadro generale della situazione il laureando pare dedicare molta attenzione al possibile ruolo che avrebbe potu-to rivestire la Somalia in un prossimo futuro una base italiana per unrsquoespansione commerciale verso lrsquoIndia e la Cina Tuttavia secon-do Brandinelli esistevano delle problematiche che il regime fascista avrebbe dovuto risolvere prima di avviare questo progetto In primo luogo sarebbe stato necessario migliorare le infrastrutture portuali e interne ndash strade ferrovie e canali navigabili successivamente oc-correva indemaniare i terreni ancora sotto il controllo della popola-zione locale e monopolizzare il commercio di banane infine grazie allrsquoinstallazione di Banche di credito agricolo il governo avrebbe do-vuto finanziare delle laquograndi imprese agricoleraquo al fine di aumentare la produttivitagrave dei terreni coltivabili e di conseguenza la loro red-ditivitagrave allrsquointerno del mercato internazionale31

Il corso di Economia politica invece pare non incentrasse il pro-prio programma sulla questione coloniale se si considera come in nessuna delle tesi di laurea prese in esame compaia il nome di Lan-zillo in qualitagrave di relatore Ciononostante secondo il laquopiano dello schedarioraquo del laboratorio di Economia politica corporativa ndash intito-lato a laquoFrancesco Ferrararaquo e ubicato al secondo piano del nuovo pa-lazzo ndash nel 1937 la biblioteca per le scienze economiche e sociali era alquanto fornita di libri che trattavano di laquoeconomia colonialeraquo Re-datto allo scopo di facilitare la ricerca degli studenti lo schedario si suddivideva in sette sezioni Sotto la voce laquoEconomia applicata e politica economicaraquo lrsquoallievo poteva facilmente individuare il mate-riale adatto per approfondire i suoi interessi sulle laquocolonie di singo-li Statiraquo sulle laquocolonie singoleraquo e addirittura sullrsquolaquoeconomia africa-naraquo o nel dettaglio sullrsquolaquoeconomia dellrsquoAfrica Italianaraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 16-18)

Purtroppo le tracce storiche appena commentate non riescono pienamente nellrsquointento di raffigurare il cambio di rotta operato da Carsquo Foscari al fine di porsi sul piano dellrsquoImpero come preannunciato nellrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 La scarsitagrave di documenta-

31 ATCF M Brardinelli laquoColonizzazione della Somaliaraquo 1937

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zione infatti non permette di realizzare un quadro completo dellrsquou-niversitagrave veneziana di quegli anni ndash non almeno dal punto di vista dellrsquoattivitagrave scientifica ndash anche se egrave possibile scorgere lo sforzo conti-nuo di unrsquoistituzione fortemente intenzionata a rimanere competitiva sul panorama accademico nazionale e internazionale Ad ogni modo questa nuova linea dettata come si egrave visto principalmente dal retto-re Lanzillo diede i suoi frutti nel settembre del 1937 Venezia e gli spazi cafoscarini furono scelti per accogliere la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze il raduno annuale de-gli scienziati italiani che nella cittagrave della Serenissima avrebbe dovu-to per volere del governo fascista laquodefinire i caratteri la funzione e i compiti della Societagrave nellrsquoorganizzazione dellrsquoImpero e nellrsquoordi-namento dello Statoraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 4)

Alla presenza del re e imperatore Vittorio III del duca di Geno-va del ministro del lrsquoEducazione Nazionale Bottai del patriarca di Venezia Piazza del presidente del Comitato ordinatore della Socie-tagrave Volpi e del rettore di Carsquo Foscari Lanzillo domenica 12 settembre si svolse lrsquoinaugurazione del congresso nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale32 Il primo a prendere la parola fu Volpi

Il nostro Convegno si ricongiunge idealmente a due altre gran-di spirituali adunate che ben a ragione possiamo definire laquostori-cheraquo al Congresso dei laquoDottiraquo che ebbe luogo nel 1847 in Venezia e che fu lrsquoultimo che precedeacute la fondazione del Regno unitario ita-liano e a quello della Societagrave Italiana per il Progresso delle Scien-ze che si svolse lrsquoanno scorso a Tripoli e che egrave stato il primo dopo la proclamazione del nuovo Impero di Roma [hellip] Ecco percheacute Ve-nezia vi ha accolto e vi accoglie con fraternitagrave spirituale [hellip] Fu questa cittagrave che dopo lrsquooscuro travaglio medievale fece assurge-re ad epopea la rinascita della potenza navale e coloniale italia-na (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)33

Il convegno riprendeva al contempo due fasi storiche il risorgimento veneziano e la fondazione dellrsquoImpero italiano che permisero da un lato di sbarazzarsi definitivamente dellrsquoinvasore straniero e dallrsquoaltro di ridare allrsquoItalia e a Venezia la dimensione imperiale che le spetta-va Cosigrave come Volpi lo stesso Bottai aprigrave i lavori del congresso con-tinuando ad alimentare il mito della Serenissima con il discorso laquoLrsquoi-

32 ASIL Giornale Luce B1170 laquo26deg riunione della societagrave italiana per il Progresso delle scienzeraquo Venezia 22 settembre 1937 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-webdetailIL5000022722226-riunione-della-societa-italiana-progresso-scienzehtml (2017-12-19)33 Durante il congresso dei laquoDottiraquo del 1847 ndash la IX riunione della Societagrave Italiana delle Scienze ndash Antonio Sagredo presentograve la sua opera Venezia e le sue lagune (Povo-lo 2000)

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dea imperiale in Roma e la continuitagrave della sua tradizioneraquo (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)34

In questrsquoatmosfera iniziarono le esposizioni dei congressisti che si sarebbero svolte presso il Centro Volpi di Elettrologia nellrsquoappena restaurato palazzo Vendramin Calergi e in larga parte a Carsquo Fosca-ri Ogni discussione era inquadrata in uno dei sei temi proposti dal comitato ordinatore il primo prevedeva degli approfondimenti sugli aspetti culturali storici politici marittimi e militari che si ricolle-gavano allrsquoorigine e allo sviluppo dellrsquoidea imperiale in Italia laquocon particolare riguardo allrsquoazione di Venezia ed ai rapporti col prossimo Orienteraquo il secondo si concentrava sullrsquoorganizzazione nazionale del-le ricerche il terzo tema diede spazio al dibattito sul potenziamen-to tecnico della Stato per il raggiungimento della sua indipendenza economica il quarto indagograve gli aspetti del problema agrario e zoo-tecnico nazionale e imperiale il quinto diede largo risalto al proble-ma biologico nazionale lrsquoultimo infine dibatteacute sullrsquoorganizzazione giuridica economica e sociale italiana in rapporto ai nuovi organi-smi corporativi e alla loro elevazione sul piano imperiale35

Nonostante la presenza di un solo professore cafoscarino tra i relatori ndash de Pietri Tonelli tenne una comunicazione su laquoI diagram-mi della politica economica del Fascismoraquo allrsquointerno dellrsquoultimo te-ma ndash la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze rappresentograve una vetrina importantissima per lrsquoIstituto nel-la quale ribadire la sua funzione a servizio della cittagrave e dellrsquoimpero italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6) Lo stesso Carlo Anti ret-tore dellrsquouniversitagrave di Padova nel suo intervento laquoLa funzione poli-tica delle Universitagrave della Serenissima a Padovaraquo parve sottolineare in un parallelismo storico il debito culturale che ancora lrsquoistituzio-ne accademica padovana aveva nei confronti delle tradizioni stori-che della Serenissima Infatti quando Padova cadde sotto il domi-nio veneziano secondo Anti la Repubblica si impegnograve fin da subito alla nascita di

unrsquouniversitagrave moderna libera da ogni vincolo ma strumento di Stato per la preparazione dei cittadini per lrsquoincremento dellrsquoeco-nomia e per la diffusione della cultura nazionale allrsquoestero pre-messa indispensabile questa di ogni predominio politico ed eco-nomico (Gazzetta di Venezia 15 settembre 1937)36

34 Non egrave un caso che lrsquoinaugurazione del congresso fu organizzata nella Sala degli Scrutini dove il 27 ottobre 1866 si svolse lo scrutinio dei risultati del plebiscito per lrsquoannessione del Veneto al Regno drsquoItalia35 ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze 12-18 settembre 1937 36 La relazione di Carlo Anti srsquoinseriva allrsquointerno del tema di carattere storico-ar-cheologico su Venezia e la sua azione nel laquoprossimo Orienteraquo Nella stessa sezione in-

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Viste le circostanze dalla XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze Carsquo Foscari non poteva non uscire rafforzata nel prestigio e nel sostegno alla sua attivitagrave scientifica e soprattut-to a quella di carattere formativo LrsquoOltremare infatti rappresen-tava per gli studenti unrsquoopportunitagrave lavorativa e lrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio era in grado di fornire non solo le compe-tenze professionali necessarie ma anche rapporti diretti con le so-cietagrave nazionali e veneziane maggiormente implicate nel progetto co-loniale italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6)37

35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari

Nonostante si fosse iscritta al corso di studi per la laurea in Lingue e letterature moderne di Carsquo Foscari verso la fine del suo percorso universitario la studentessa Teresa Petracco stanca degli sforzi pro-fusi fino a quel momento nello studio confessograve nel suo diario perso-nale di aver preso in considerazione lrsquoidea di andare a laquotrovare po-sto in Africaraquo per iniziare la carriera lavorativa (Bellina 2018)38 Con il diploma liceale infatti una ragazza italiana volenterosa di parti-re per lrsquoOltremare poteva facilmente ambire a una posizione lavo-rativa nelle scuole primarie oppure dentro qualche agenzia di stam-pa (Spadaro 2013) Del resto lrsquolaquoImpero del lavororaquo aveva bisogno di braccia e in questo senso lo sguardo introspettivo di Teresa Petrac-co che fuoriesce dal suo ego-documento risentigrave quasi sicuramente dellrsquoincessante propaganda imperiale condotta dal regime dato che come si egrave visto nel secondo capitolo fra il 1936 e il 1940 la figura del-la donna italiana andava rivestendo un ruolo sempre piugrave importan-te nei progetti coloniali Accanto a questa relazione verticale nella quale lo Stato cercava di manipolare la coscienza del cittadino rive-

tervennero i professori Roberto Cessi con laquoIl ricordo di Roma nelle istituzioni e nelle direttive politiche di Veneziaraquo Aristide Calderini con laquoRomanitagrave e Cristianesimo in Aquileiaraquo Augusto Guzzo con laquoLrsquoidea imperiale nei pensatori cristiani da S Agostino a Danteraquo Giovanni Soranzo laquoVenezia e le repubbliche marinare italiane nella storia della crociataraquo Roberto Almagiagrave con laquoIl contributo di Venezia alla conoscenza dellrsquoA-fricaraquo Carlo Tagliavini laquoI rapporti di Venezia collrsquoOriente Balcanicoraquo ASCF serie ret-torato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze12-18 settembre 193737 In quel periodo allrsquointerno del consiglio di amministrazione entrarono a far parte ad esempio Marco Ara direttore generale delle Assicurazioni Generali di Venezia Mar-co Barnabograve Amministratore Delegato della Societagrave Alluminio Veneto Anonima (SAVA) e presidente della Societagrave Italiana Refrattari Marghera (SIRMA) 38 Venezia Archivio Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della societagrave contemporanea (IVESER) laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Te-resa Petracco 29 dicembre 1939

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stirono una parte importante quei rapporti orizzontali che la studen-tessa intessette con i propri compagni e compagne di studi Difatti il breve sfogo di Teresa Petracco sembra rivelare un microcosmo stu-dentesco dentro al quale lrsquoAfrica rappresentava un orizzonte di pen-siero comune una possibilitagrave professionale ed esperienziale da va-gliare39 Anche le tesi di laurea a modo loro possono ritenersi degli ego-documenti sebbene ricalchino perlopiugrave modelli predefiniti Non egrave inconsueto trovare spunti personali o brevi espressioni autobiogra-fiche nelle introduzioni dove solitamente si concede allo studente di riportare le motivazioni che lo hanno portato a scegliere di appro-fondire quel preciso argomento Come ad esempio Roberto Gmneir giovane studente interessato a descrivere da un punto di vista ge-ografico il Benadir una regione della Somalia dove il laureando di Ricci sperava laquodi esercitare la sua azione in un giorno non lontanoraquo40

Uno dei contatti piugrave ravvicinati che gli studenti potevano avere con il mondo coloniale era dato dai reduci Nel corpo studentesco que-sti ultimi godevano di grande visibilitagrave sia per il loro immediato in-quadramento nella milizia universitaria o nel GUF sia per i privilegi di cui poterono godere una volta rimessisi sui libri Appelli straor-dinari e votazioni mediamente piugrave alte erano solo alcuni dei servigi che il regime mediante le universitagrave poteva dare ai giovani ex com-battenti41 Parallelamente al processo di irreggimentazione militare delle universitagrave voluto da Bottai anche in cattedra furono chiamati soggetti che avevano vissuto la guerra in prima persona solitamen-te per tenere insegnamenti esterni rispetto al piano di studi univer-sitario A tal proposito sul finire del 1936 laquonellrsquointento di giovare a quanti si recheranno in AOraquo Lanzillo accettograve la proposta provenien-te dalla presidenza del Circolo Filologico di Venezia di istituire un corso di Lingua amarica lrsquoidioma principale parlato in Etiopia Lrsquoin-segnante venne individuato nella persona di Enrico Ricchetti un te-nente reduce dalla campagna africana che laquotenne giagrave simili corsi a Bologna e a Ferrararaquo42 Allrsquointerno della programmazione curricula-re universitaria invece lrsquointroduzione del corso biennale di Cultu-

39 Una delle particolaritagrave principali dellrsquoego-documento egrave di essere al contempo te-stimonianza della soggettivitagrave individuale e delle appartenenze socioculturali (Caffie-ro 2010) 40 ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 Prefazione41 Come esempio vedi ASCF serie rettorato scatole lignee b 34 fasc 3 circolare ministeriale per le agevolazioni agli studenti universitari reduci dallrsquoAOI 6 marzo 1937 42 Archivio Storico Carsquo Foscari serie rettorato scatole lignee b 30B fasc 1 comu-nicazione dattiloscritta del Circolo filologico di Venezia 14 dicembre 1936 Il Circolo fu fondato nel 1901 con lrsquoobiettivo di diffondere la conoscenza delle lingue percheacute co-me egrave sottolineato nello statuto laquola conoscenza delle lingue straniere e moderne oltre essere ornamento dellrsquointelletto egrave anzitutto un bisogno in quasi ogni ramo ed impiego di commercioraquo ma piugrave specificatamente per una cittagrave come Venezia laquoove i forestieri convergono a migliaiaraquo (Zorzi 2012 54)

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ra Militare portograve ad accogliere nel corpo docente dei soldati prestati allrsquouniversitagrave oppure professori portati allrsquoinsegnamento ideologico e dotati di una retorica incisiva Anche a Carsquo Foscari dallrsquoAnno Ac-cademico 1936-1937 tutti gli iscritti di sesso maschile furono obbli-gati a frequentare le lezioni di Giuseppe Liguori Preside del IVdeg R Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Vicenza (Annuario 1936-37 Signori 2011)43 Le donne invece ne erano esentate anche se questa divisione di genere sembra non fosse seguita rigidamente visto che Teresa Petracco partecipograve a una delle lezioni riportando-ne le proprie impressioni nel diario il giorno 19 dicembre del 1937

Ho assistito ieri ad una lezione di cultura militare Rivedo anco-ra colui che lrsquoha tenuta un tipo strano e interessante ma nellrsquoin-sieme un commediante Parlava bene sapeva incatenare lrsquoatten-zione sembrava molto istruito Un uomo ancora piacente dal viso lungo e magro gli zigomi sporgenti non slavi perograve ma meridiona-li Si infiammava ad ogni argomento appariva minaccioso quan-do difendeva unrsquoidea che magari non aveva alzava ed abbassa-va la voce ad effetto corrugava la fronte unendo le sopracciglia foltissime e nere diventava improvvisamente cupo Poi cambia-va tono Quando ci sottraemmo al suo fascino capimmo quanto di ciarlatanesco ci fosse nel suo atteggiamento Ci sembrograve piugrave che altro un attore

Parlograve del ldquovolontarismordquo con la sua particolare arte Egli pose questo fenomeno al di sopra perfino dellrsquoamor di patria o di par-tito E lo commentograve cosigrave ldquoEgrave un fenomeno che si verifica nelle ani-me esaltate destinate al martirio anime mistiche assetate di sa-crificio che possono trovare dovunque il loro idealerdquo

Il docente fece una carrellata sulla storia da Napoleone alle re-centi guerre in Africa e Spagna Lrsquoincentivo primo era stato na-turalmente la liberazione drsquoItalia ma non mancavano quelli che erano andati a combattere in terra straniera come Santorre di Santarosa e Garibaldi Crsquoerano anche esempi di eroismo collet-tivo quello del popolo italiano polacco e ungherese Esempi piugrave strani erano quelli di popoli che andavano a combattere addirit-tura per i nemici della patria (nella Francia del lsquo70 (sic)) o dei vo-lontari che si erano uniti alle popolazioni africane In genere era-no degli esaltati In sintesi dei folli

Per quel che riguarda la guerra di Spagna egli si soffermograve sul-le ideologie senza menzionare la Legione ldquoGaribaldirdquo che aveva

43 In realtagrave nelle aule universitarie veneziane le lezioni di cultura militare presero inizio giagrave a partire dallrsquoAnno Accademico 1935-1936 anche se a tenerle vennero chia-mati lrsquoammiraglio di divisione Federico Staccoli Castracane degli Antelminelli il ge-nerale dellrsquoAereonautica Luigi Faronato i tenenti colonelli di Stato Maggiore Oscar Ul-rich e Gumo Cesarini

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aiutato i rossi Lui certamente si entusiasmava srsquoinfiammava si agitava a comando Predicava in favore di quelli che il regime gli imponeva di difendere Da quella lezione uscimmo come dalla vi-sione di un film in cui il protagonista era riuscito ad avvincerci la vicenda ci aveva emozionato ma che finiva su di un telone sen-za lasciare traccia44

Malgrado lrsquoesperienza personale della studentessa di Lingue e lette-rature moderna la lezione probabilmente fece breccia nelle coscien-ze dei suoi colleghi maschi rimasti colpiti dalla laquoparticolare arteraquo dellrsquoinsegnante

Entrando nel suo settantesimo anno di vita (1868-1938) Carsquo Fosca-ri cominciograve a proporre una formazione adeguata agli allievi interes-sati a intraprendere una carriera nelle colonie dopo quasi un biennio durante il quale lrsquoIstituto aveva cercato di strutturarsi secondo i nuo-vi obiettivi imperiali Le conferenze continuarono a scandire il calen-dario accademico il 30 marzo nella sala delle conferenze Egilberto Martire professore di Storia delle Missioni nellrsquoIstituto Orientale di Napoli tenne la conferenza laquoGuglielmo Massaia pioniere drsquoItalia in Etiopiaraquo Secondo lo studioso la figura del missionario diede avvio al-la storia coloniale dellrsquoItalia poicheacute esortograve laquogli italiani a compiere il loro dovere missionario verso lrsquoEtiopia predestinataraquo Il 19 maggio ancora toccograve invece al professore Pietro Silva dellrsquoUniversitagrave di Ro-ma discutere sullrsquoaccordo imperiale che lrsquoItalia stipulograve con lrsquoInghilter-ra il 16 aprile del 1938 garantendosi in questo modo la libera circo-lazione nel Mar Mediterraneo (Bollettino marzo-giugno 1938 13-14)

Con lrsquoimperversare della guerra civile in Spagna per lrsquoAnno Acca-demico 1938-1939 Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento di Lingua e lette-ratura spagnola una cattedra dal laquosignificato morale e politicoraquo vi-sto il laquomomento storico che segna una intima ripresa delle relazioni politiche con il grande popolo iberico rigenerato nella dura guerra ci-vileraquo Nello stesso anno inoltre il Consiglio Accademico deliberograve di ritoccare il programma di studi del Magistero di Economia e diritto integrando il corso di Economia politica corporativa con un corso di Storia delle dottrine economiche e uno di Economia coloniale Lan-zillo in qualitagrave di rettore commentograve cosigrave lrsquoinserimento del primo sa-pere coloniale a Carsquo Foscari laquoognuno intende la importanza di que-sto ultimo insegnamento e lrsquoopportunitagrave di inserirlo nel Magisteroraquo un percorso curriculare che laquotende a preparare i futuri funzionari dello Stato in una Italia che ha grandissimi interessi nel Continente

44 IVESER laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Teresa Petrac-co 19 dicembre 1937

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africanoraquo (Annuario 1938-39 20-2)45 Dellrsquoinsegnamento purtroppo non si conosce molto se non che fosse tenuto dal professore Manlio Resta un economista dal curriculum accademico illustre anche se al tema coloniale dedicograve solo qualche pubblicazione (Bollettino set-tembre-ottobre 1937)

Intanto la svolta razzista antisemita intrapresa dal regime si ri-flesse anche nellrsquoattivitagrave scientifica delle universitagrave italiane come riferisce Bottai nella circolare laquoInsegnamenti riguardanti la razzaraquo inviata ai rettori delle universitagrave italiane il 22 ottobre 1938 (Gali-mi 2009 31)

Dopo la conquista dellrsquoImpero la nostra concezione razzistica srsquoimpone come uno dei fondamentali cardini sui quali si deve svol-gere lrsquoattivitagrave del popolo italiano al qual fine diventa indispensa-bile la formazione di una nostra salda profonda coscienza raz-ziale Spetta allrsquoUniversitagrave italiana come alla piugrave alta fonte di cultura e di forza spirituale il dovere e lrsquoonere di formare questa nuova coscienza46

Infatti parallelamente alle laquovariazioni nel Corpo docenteraquo che co-strinsero alla messa a riposo forzato i professori di laquorazza ebraicaraquo Gino Luzzatto Adolfo Ravagrave ndash incaricato di Istituzioni di Diritto priva-to ndash e Gustavo Sarfatti noncheacute lrsquoassistente di cattedra Elsa Campos Carsquo Foscari al pari delle altre universitagrave italiane procedette a poten-ziare lrsquoofferta curriculare immettendo degli laquoinsegnamenti concer-nenti il problema della razzaraquo47 In realtagrave la circolare ministeriale predetta lasciava la possibilitagrave di porre una diversa denominazione a corsi giagrave contemplati nellrsquoordinamento didattico Fu cosigrave che lrsquoIsti-tuto Superiore di Economia e Commercio di Venezia decise di mo-dificare solo la dicitura del corso di Demografia generale in Demo-grafia generale e Demografia comparata delle razze Drsquoaltronde per unrsquouniversitagrave che offriva una formazione nei campi economico-com-merciale e filologico-letterario risultava assai difficile attivare nuo-vi corsi affini a tematiche biologiche quali Antropometria generale e antropometria comparata delle razze Statistica sanitaria generale e statistica sanitaria comparata delle razze Biologia delle razze uma-ne (Annuario 1938-39) Inserito fra gli insegnamenti complementari

45 Oltre al corso di Economia coloniale erano previsti nellrsquoanno di Magistero gli in-segnamenti di Economia politica corporativa Storia delle dottrine economiche Con-tabilitagrave di Stato Diritto civile Diritto processuale civile Diritto e procedura penale Diritto amministrativo Diritto corporativo46 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 circolare ministeriale laquoInse-gnamenti riguardanti la razzaraquo 22 ottobre 193847 Oltre ai professori e allrsquoassistente Campos le leggi razziali contribuirono al pen-sionamento di Olga Blumenthal Secreacutetant lrsquoanziana lettrice di Tedesco (De Rossi 2005)

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nel percorso di studi del corso di laurea in Economia e Commercio il corso Demografia generale e Demografia comparata delle razze pre-vedeva che gli studenti approfondissero i seguenti argomenti

La popolazione come aggregato funzioni biologiche e sociali del-la popolazione Lo stato e il movimento demografico nei diversi gruppi nazionali e razziali Le teorie moderne sullo sviluppo del-la popolazione La questione della popolazione negli stati moder-ni con particolare alla politica demografica del governo fascista48

Il programma cosigrave stilato dal professore Albino Uggeacute era indirizzato allrsquoispettore superiore del Ministero dellrsquoEducazione Nazionale Et-tore Raymondi il quale aveva il compito di rilevare lrsquoofferta didat-tica inerente al problema della razza di tutte le universitagrave italiane Entrando piugrave nel dettaglio perograve in una comunicazione interna allrsquoI-stituto veneziano lo stesso professore comunicograve al direttore ammini-strativo Samuele Fusco che il Laboratorio di Statistica da lui guidato a partire dal 1939 avrebbe fatto condurre agli studenti laquoricerche di demografia costituzionalisticaraquo dirette a porre in evidenza eventua-li laquorelazioni fra struttura corporea e forme morboseraquo con particola-re attenzione laquoa determinare la frequenza delle forme neoplastiche fra i diversi tipi morfologiciraquo49

Anche se lrsquoinsegnamento riguardante la razza fosse sostanzial-mente uno ndash peraltro non obbligatorio ndash si presume che anche altri corsi plasmarono i propri programmi sulla base delle nuove esigen-ze imperiali I piugrave ricettivi in tal senso furono verosimilmente gli in-segnamenti geografici da sempre adatti a utilizzare categorie anali-tiche volte a lsquoinferiorizzarersquo lrsquoAltro50 Cosigrave nella sua tesi di geografia fisica e sociale il giagrave citato studente Roberto Gmneir poteva conclu-dere la sua disamina sul comportamento da tenere nei confronti del-le popolazioni somale

Conoscere lo spirito di un popolo significa aver trovato lrsquoarma di conquista assoluta incontrastata e duratura Cosigrave di fronte a un popolo ribelle e predone di razza impura e bassa privo di una sto-ria propria di una propria intelligenza che non sa ammirare altro che la forza lrsquoarma di conquista saragrave il pugno di ferro continua

48 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 programma del corso demo-grafia generale e demografia comparata delle razze senza data49 ASCF serie rettorato scatole lignee b 23 fasc 4 comunicazione dattiloscritta diretta al Cav Fusco 17 luglio 39 50 Oltre al corso di Geografia economica dallrsquoAnno Accademico 1939-1940 il Con-siglio Accademico di Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento complementare di Storia delle esplorazioni geografiche tenuto probabilmente dallrsquoassistente di Ricci Candida (An-nuario 1939-40)

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dimostrazione della propria superioritagrave su di esso e noi vedremo questo popolo fare da principio come il cane ringhioso ma che fi-niragrave poi col leccare la mano del padrone [Al contrario] Se un po-polo egrave fiero non selvaggiamente ma della nobiltagrave sua che non tol-lera padrone la nazione conquistatrice srsquoimporragrave soltanto con il commercio con lrsquoedilizia con le opere di civiltagrave in genere facendo diffusione non forzata delle sue idee e dei suoi elementi di civiltagrave51

Il dispositivo razzista inoltre a partire dal 1939 era alimentato an-che dal GUF locale il quale seguendo le direttive provenienti dalla segreteria nazionale svolse la sua attivitagrave culturale esclusivamente sui temi laquoImpero Razza e Autarchiaraquo come pare preannunciare il monito lanciato ai suoi pari etagrave dal segretario Dorigo durante la ce-rimonia inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1938-1939

Sulla questione ebraica [hellip] voi dovrete essere allrsquoavanguardia per ortodossia ed intransigenza Non intendo addentrarmi nella trat-tazione del problema che viene quotidianamente ed eloquentemen-te illustrato ma se qualcuno di voi avesse ancora qualche forma di sentimentalismo fuori posto saragrave bene che questo qualcuno ricordi che una fede che si abbraccia non si discute e che non si puograve dimenti-care il giuramento che lega a questa fede (Annuario 1938-39 38-9)52

Tralasciando per il momento la diffusione della laquocoscienza razzialeraquo allrsquointerno del corpo docente e studentesco si puograve constatare come a Carsquo Foscari fra il 1938 e il 1940 lrsquoargomento coloniale fosse anco-ra una volta un oggetto di studio caro principalmente al professore Ricci le tesi di laurea discusse nello stesso periodo di tempo denota-no come lrsquoEtiopia la Libia la Somalia ndash ma anche Rodi ndash suscitasse-ro il vivo interesse degli allievi del docente di Geografia economica La stessa cosa invece non si puograve affermare per il corso di Economia coloniale per via del fatto che il Magistero diversamente dal corso di laurea non prevedeva la stesura di una tesi bensigrave una prova scrit-ta da concludere entro 6 ore una prova orale e una lezione pubblica tutti documenti dei quali non egrave rimasta alcuna traccia tra gli scaffa-li dellrsquoarchivio universitario

Una volta terminata lrsquouniversitagrave il laureato era pronto a inoltrar-si nel mondo del lavoro Nella bacheca di Carsquo Foscari e in quella del

51 Anche se non specificato probabilmente il relatore era Ricci ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 8-9 52 Rispetto ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte organizzati a Venezia nel 1936 che misero in luce la difficile penetrazione del GUF a Carsquo Foscari tre anni dopo gli iscrit-ti allrsquoassociazione goliardica locale erano 810 su 1684 studenti totali ASCF serie ret-torato scatole lignee b 282 fasc 4 parte integrativa riferentesi ai quesiti di cui al questionario B annesso alla circolare ndeg 2069 del 21 maggio 1939

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GUF solitamente venivano affissi bandi di concorso o offerte lavora-tive Molto spesso queste ultime provenivano da societagrave commercia-li con sede allrsquoestero che consideravano lrsquoIstituto veneziano la scuo-la ideale per la formazione del profilo professionale richiesto Il 28 gennaio 1938 la Societagrave Italiana Coloniale di Roma unrsquoorganizza-zione commerciale fondata nel 1899 e avente moltissime agenzie in diverse colonie italiane e estere richiese al rettore Lanzillo di indi-care dei laquogiovani laureati di solida preparazione di robusta costitu-zione fisica volenterosi e naturalmente inclinati allrsquoattivitagrave mercan-tileraquo al fine di poterli contattare per offrirgli laquounrsquoottima pratica di perfezionamentoraquo Circa due mesi dopo allrsquoappello rispose Nazzare-no Paoletti laureatosi il 26 ottobre 1937 in Economia e Commercio discutendo la tesi di laurea laquoLa politica demografica del fascismoraquo grazie alla quale ottenne addirittura la lode Pur non conoscendo lrsquoe-sito della vicenda si suppone che lrsquoex studente di Carsquo Foscari abbia ottenuto lrsquoimpiego poicheacute nei pochi dati che consegnograve alla segrete-ria di Carsquo Foscari sottolineograve non solo il fatto di esser iscritto al PNF ma anche di poter laquoservire qualsiasi localitagraveraquo53

Per altre opportunitagrave lavorative gli studenti dovettero probabil-mente sfruttare le borse di studio e di viaggio che molte societagrave pro-muovevano per condurre delle ricerche allrsquoestero in grado di aprire nuovi canali commerciali o ribadire una volta di piugrave il legame seco-lare che intrecciava Venezia allrsquoOriente Il mito della Serenissima infatti continuava ad aggirarsi fra i banchi cafoscarini tantrsquoegrave che la porta drsquoingresso dellrsquoIstituto veneziano ricordava agli studenti la laquoSublime Portaraquo ottomana54

36 Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale

La costituzione dellrsquoImpero italiano in Africa non distolse Carsquo Fosca-ri dalle sue vere ambizioni creare degli operatori commerciali capa-ci di allargare lrsquoinfluenza economica italiana nellrsquoAdriatico e nel Me-diterraneo orientale Del resto il mito della Serenissima continuava a fungere da riferimento per quanti volevano comprendere le nuo-

53 ASCF serie rettorato scatole lignee b 13 fasc 1 comunicazione dattiloscritta della Societagrave Coloniale Italiana al rettore Lanzillo 28 gennaio 1938 Nello stesso fa-scicolo comunicazione dattiloscritta del rettore Lanzillo con indicazione dello studen-te prescelto 18 marzo 1938 biglietto manoscritto da Paoletti Nazzareno senza data54 Per quanto riguarda le borse di studio e di viaggio si veda lrsquoesempio dei finanzia-menti elargiti in favore dei laureati di Economia e Commercio dalla SADE e dal laquomu-nifico spirito di venezianitagrave del Conte Volpi di Misurataraquo (Annuario 1939-1940 26) Il termine laquoSublime Portaraquo compare spesso nelle pagine di diario di Teresa Petracco in riferimento alla porta drsquoentrata di Carsquo Foscari

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ve ambizioni imperiali dellrsquoIstituto cosigrave come pare indicare il retto-re Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1937-1938

Il nostro Istituto nacque quando lrsquoItalia stava per esaurire il fati-coso sforzo della sua ricostruzione unitaria Sorse a Venezia allrsquoin-domani del plebiscito come pegno e presagio di rinascita dellrsquoA-driatico verso lrsquoantica grandezza ad opera di un grande Siciliano economista sommo ed assertore eroico delle piugrave alte qualitagrave del-lo spirito umano Francesco Ferrara Oggi lrsquounitagrave egrave granitica in confini insormontabili e lrsquoItalia guarda al suo Impero come ad un retaggio piugrave vasto e mentre il mondo egrave inquieto e l lsquoOriente che fu di Venezia egrave percorso da profonde scosse a noi piace immagi-nare che in questa ora fremano nei loro avelli con gli antichi Im-peratori di Roma i grandi Dogi di Venezia come per incoraggiare e rafforzare lrsquoerculeo sforzo del Capo che in Roma tesse la gran-de tela e da Roma dirige lrsquoItalia nella sua sicura ed inarrestabile ascensione (Annuario 1937-38 28)

Nonostante lrsquoItalia intera guardasse allrsquoAfrica orientale da Carsquo Fo-scari lrsquoattenzione era rivolta anche a quellrsquoOriente laquopercorso da pro-fonde scosseraquo situazione ideale per poter allargare la propria in-fluenza economica-commerciale In questrsquoottica professori e studenti riversarono grande importanza sulla laquotesta di ponteraquo Rodi la colo-nia italiana protesa verso mercati appetibili come quello turco si-riano palestinese ed egiziano55 Infatti come convenne lo studente Gustavo Trevisan nella sua tesi di laurea laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo (1938) sotto lrsquoa-bile guida del relatore Ricci lrsquoarcipelago laquosi presta ad assolvere una molteplicitagrave di funzioni importantissime funzione commerciale fun-zione culturale e funzione politico-militareraquo56 Per questa ragione a livello giuridico quella di Rodi avrebbe dovuto essere denominata non tanto colonia economica e di sfruttamento comrsquoerano invece i possedimenti drsquoOltremare bensigrave colonia laquostrategicaraquo Drsquoaltra parte nellrsquoorganizzazione dello spazio vitale del Mediterraneo lrsquoarcipela-go svolgeva una duplice funzione allargare lrsquoinfluenza italiana e fa-scista in Oriente in modo tale da destabilizzare lrsquoegemonia inglese e francese e allo stesso tempo ricoprire il suo ruolo storico di laquosen-tinella avanzata dellrsquoitalianitagraveraquo57

55 ATCF R Buseghin laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Mediterraneo Orienta-leraquo 1937 24 Relatore Ricci 56 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 1-2 Relatore Ricci57 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 45-46 Relatore Ricci

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Malgrado la soppressione della sezione diplomatico-consolare dunque la tradizione accademica cafoscarina sembra confluire nel corso di laurea in Economia e commercio una riappropriazione iden-titaria ndash seppur sotto altre spoglie ndash che il Consiglio Accademico por-tograve avanti con forza soprattutto dopo la conquista italiana dellrsquoAlbania In questo senso emblematica appare lrsquoinserimento nel piano studi dellrsquoAnno Accademico 1939-1940 degli insegnamenti di Lingua ara-ba Lingua albanese e Lingua serbo-croata (Annuario 1939-40 42) Come si egrave visto anche nella parte finale del terzo capitolo il rilancio dellrsquoimperialismo orientale rimise in moto la macchina mitopoietica di Venezia desiderosa ora piugrave che mai di ripercorrere i propri fasti passati Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale lrsquoimpegno di formare una classe dirigente capace di governare il nuovo ordine me-diterraneo che si stava prospettando si rese alquanto urgente Infat-ti almeno secondo quanto sosteneva la propaganda fascista il nuovo conflitto europeo rappresentava unrsquooccasione per la redenzione dei Balcani dallrsquoegemonia inglese e francese portandoli di conseguen-za sotto lrsquoinfluenza economica e culturale italiana Per questa ragio-ne come riferigrave il nuovo rettore DellrsquoAgnola questa laquoguerra di libe-razioneraquo laquodiretta a spezzare una volta per sempre le catene che per troppo tempo hanno tenuto lrsquoItalia prigioniera nel suo mareraquo era vis-suta intensamente da Venezia laquoche nei mari fu per secoli dominatri-ceraquo (Annuario 1940-41 19 Rodogno 2003)

Con la vittoria delle potenze dellrsquoAsse che si faceva via via sempre piugrave probabile il progetto fascista di rifondare gli equilibri europei e mediterranei sembrava concretizzarsi delineando una situazione fa-vorevole alle aspirazioni imperiali di Venezia Lrsquoannessione allrsquoItalia della Slovenia della Dalmazia e del Montenegro infatti convinsero il vicepresidente dellrsquoISA Mocenigo e il prorettore Alfonso de Pietri-To-nelli a dar vita in seno a Carsquo Foscari nellrsquoottobre del 1942 alla Scuola di perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgi-mento dellrsquoattivitagrave economica nellrsquoEuropa Sud-orientale e nel Levante (IESOL) un biennio di perfezionamento a cui sarebbero stati ammes-si i laureati delle discipline scientifiche inerenti il campo economico sociale diplomatico e agrario (Annuario 1941-42 1942-43 27)58 Mi-rando ad assicurare a laquoVenezia industriale e marinararaquo un ruolo di primo piano laquonellrsquoEuropa di Domaniraquo lrsquoiniziativa si poneva lrsquoobietti-vo laquodi preparare per il dopoguerra i dirigenti dellrsquoespansione econo-mica veneziana ed italiana nellrsquoEuropa sud-orientale e nel Levanteraquo (Bollettino gennaio-aprile 1943 7) Il piano di studi sembra conferma-

58 Il progetto IESOL in realtagrave prese piede giagrave tra il 1940 e il 1941 allrsquointerno dellrsquoI-SA Successivamente per accelerarne i tempi Volpi presentograve lrsquoiniziativa direttamen-te al ministro dellrsquoEducazione Bottai e a Mussolini ricevendo lrsquoapprovazione e assicu-randosi anche il finanziamento della Confederazione degli Industriali (Bollettino gen-naio-aprile 1943)

Marco Donadon3 Un calendario accademico imperiale

Studi di storia 10 138Per una dimensione imperiale 97-138

re questrsquointenzione Gli insegnamenti fondamentali che si sarebbero tenuti a partire dallrsquoAnno Accademico 1943-1944 nelle aule di palaz-zo di Rio Novo erano i seguenti Merceologia applicata ai prodotti di scambio Geografia economica Tecnica della produzione dellrsquoimpor-tazione e dellrsquoesportazione industriale Tecnica della banca Tecnica del commercio interno ed internazionale Tecnica dei sistemi e dei re-golamenti monetari Tecnica dei trasporti e delle istituzioni ausiliare del commercio Politica economica applicata Statistica economica e demografica Regimi costituzionali e pubbliche amministrazioni Di-ritto privato Tutela del credito e diritto cambiario Sistemi tributari e doganali A questi la cui denominazione completa prevedeva lrsquoaggiun-ta della specifica laquodellrsquoEuropa sud-orientale e del Levanteraquo lo studente doveva aggiungere un corso di lingua a scelta fra lrsquoalbanese lrsquounghe-rese il rumeno il serbo-croato il bulgaro lo sloveno il russo lrsquoara-bo il turco e il greco moderno piugrave uno dei corsi pratici di lingua fra il tedesco lrsquoinglese e il francese (Bollettino maggio-agosto 1943 27-8)

Tuttavia i preparativi per lrsquoavvio della Scuola andavano a rilento complice la morte di uno dei principali promotori Mocenigo Infine con la caduta del fascismo il 25 luglio e la conseguente interruzione del canale diretto fra Volpi e lrsquoestablishment politico e industriale na-zionale vennero meno le condizioni ideologiche economiche e geopo-litiche sulle quali era nata lrsquointenzione di fondare una Scuola di profes-sionisti nel settore commerciale e industriale per lrsquoarea sud-orientale

Col finire della guerra per Carsquo Foscari non era piugrave il tempo di guar-dare al di lagrave dellrsquoAdriatico Nel cortile di quella che doveva essere la sede del museo e della biblioteca dello IESOL Carsquo Giustinian dei Ve-scovi lrsquo11 novembre del 1946 il rettore Luzzatto da poco reintegra-to nel corpo docente inaugurograve il laquoSacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigianaraquo tuttora presente Al centro della composizione artistica si erge la figura di una donna sofferente la Niobe La sua storia parla di una madre talmente orgogliosa dei suoi figli da con-siderarsi piugrave feconda della dea Leto la madre di Artemide e Apollo A causa della sua superbia perograve la Niobe fu punita con lrsquouccisione di tutta la sua prole un dolore immenso che la trasformograve in pietra e per il quale non smise mai di piangere Le lacrime versate vengo-no raccolte simbolicamente da una vasca collocata alla base della statua scolpita da Napoleone Martinuzzi Mentre si copre il volto e gli occhi con le braccia il corpo della donna dagrave le spalle al muro do-ve sono apposte le lapidi con incisi i nomi dei docenti e degli studen-ti dellrsquoIstituto caduti in tutte le guerre e nella laquolotta partigianaraquo la Prima guerra mondiale la guerra drsquoEtiopia la guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale (Paladini 2002)

Agli occhi di chi aveva vissuto la stagione imperiale di Carsquo Fosca-ri quel Sacrario significava lrsquoinfrangersi di un sogno e la separazio-ne da un mito che fino a quel momento aveva guidato le aspirazioni dellrsquoIstituto e di Venezia

Marco Donadon3 Un calendario accademico imperiale

Illustrazioni

139

141

Figura 1 Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia 19 gennaio-12 febbraio 2017 Venezia Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone

Studi di storia 10 142Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 2 Gagliardetto offerto dal Fascio di Mestre al 51mo Battaglione Eritreo Ficeacute (Scioa) 28 febbraio 1937 Venezia Il Gazzettino Illustrato

Illustrazioni

Studi di storia 10 143Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 3 Pubblicitagrave della Societagrave Adriatica di navigazione 1937-38 Guida commerciale della cittagrave e della provincia di Venezia

Venezia Soc Editr Mutilati e Combattenti

Illustrazioni

Studi di storia 10 144Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 4 Monumento ai Marinai drsquoItalia Colonna rostrata 1876 Venezia Giardini Napoleonici

Illustrazioni

Studi di storia 10 145Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 5 laquoUnioni Steriliraquo laquoPagina colonialeraquo 9 22 gennaio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 146Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 6 laquoLa resa dei contiraquo laquoPagina colonialeraquo 12 19 marzo 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 147Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 7 laquoLa mostra dellrsquoImperoraquo laquoPagina colonialeraquo 16 14 maggio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 148Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 8 Lrsquoinserzione pubblicitaria delle Assicurazioni Generali Venezia 1936 Venezia OND ICF (a cura di) Giornata coloniale della Sezione

veneziana dellIstituto coloniale fascista

Illustrazioni

Studi di storia 10 149Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 9 Mario SIroni Venezia lrsquoItalia e gli studi 1935-36 Affresco Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Aula Baratto

Illustrazioni

Studi di storia 10 150Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 10 Stele ai cafoscarini caduti laquoper la fondazione dellrsquoImperoraquo 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Annuario 1936-37

Illustrazioni

Studi di storia 10 151Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 11 Olga Manente 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia ASCF serie studenti fascicoli personali Olga Manente

Illustrazioni

153

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

4 Contrappunti in conclusione

Recentemente sulle pagine del quotidiano locale La Nuova Venezia (14 gennaio 2018 fig 11) egrave stata pubblicata la storia della ndash probabi-le ndash prima studentessa afro-italiana iscritta a Carsquo Foscari Olga Ma-nente La sua vicenda personale fuoriuscita dalle carte dellrsquoArchivio Storico dellrsquoUniversitagrave obbliga a riflettere sopra alcuni dei silenzi a cui non si egrave potuto dar voce in questa indagine storica come un con-trappunto di una storia che molte volte appare senza increspature1

Olga nacque a Saganegraveiti nel sud dellrsquoEritrea nellrsquoottobre del 1917 Suo padre Virginio Manente originario di Spinea nelle vesti di offi-ciale dei carabinieri srsquoimbarcograve per la colonia italiana nei primi an-ni del Novecento Della madre invece non si conosce il nome come per gran parte delle donne africane che si unirono con i soldati ita-liani in relazioni di madamato durante il periodo coloniale Un trat-to di penna sbarrando lo spazio dovrsquoera necessario inserire le gene-ralitagrave della madre sembra voler cancellare questa lsquoscomodarsquo origine allrsquointerno del fascicolo personale della studentessa laquometicciaraquo iscrit-tasi a Lingue e Letterature moderne nel novembre 1937 pochi me-si dopo la decisione del regime fascista di varare la prima legge raz-ziale2 Un primo silenzio dunque che ricorda come la ricerca che ho condotto e presentato nelle pagine precedenti prenda in esame so-lo il discorso degli invasori e dei colonizzatori pur decostruendolo e

1 Alla metafora musicale del contrappunto ricorse per la prima volta Edward Said per spiegare come al discorso del colonizzatore si affianchino sempre contro-narrazio-ni resistenziali in una storia dunque simultanea e polifonica A tal proposito Culture and Imperialism rappresenta un esempio lrsquointellettuale palestinese oltre allrsquoanalisi dei romanzi inglesi e francesi otto-novecenteschi conduce lo studio degli scritti di Aimeacute Ceacutesaire Frantz Fanon e William Butler Yeats 2 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente

Studi di storia 10 154Per una dimensione imperiale 153-156

depotenziandolo criticamente sottolineandone molte volte parados-si e forzature Inoltre come sembra suggerire il silenzio obbligato della madre e la mancanza di ego-documenti in grado di dare la pa-rola a Olga il passato veneziano irredentista nazionalista colonia-lista e imperialista fu una storia lsquofattarsquo da maschi esclusivamente bianchi dove alla donna era concesso solo il ruolo di testimone Ma-ria Damerini e Teresa Petracco ne sono un esempio

Il fascicolo personale di Olga dopo anni di anonimato egrave stato por-tato alla luce durante alcune ricerche drsquoarchivio che volevano indaga-re in quale modo le leggi razziali vennero applicate allrsquointerno di Carsquo Foscari Dallo spoglio delle carte egrave emerso un foglio ndash datato febbra-io 1938 ndash in cui egrave stilata una lista dei nomi di laquoallievi probabilmente ebreiraquo Nellrsquoelenco compare il nome anche della giovane studentessa afro-italiana fu forse un modo per i burocrati cafoscarini di lsquoatten-zionarlarsquo per via del colore della sua pelle3 Malgrado la stessa Olga si dichiarasse cattolica giagrave nellrsquoottobre di quellrsquoanno egrave presumibile che la schedatura per motivi razziali rappresentasse uno dei motivi che rallentarono la sua carriera universitaria visto che riuscigrave a lau-rearsi solo a conflitto terminato il 13 novembre 19454 Quel giorno infatti Olga discusse la sua tesi orale laquoLe malade imaginaire eacutetude des caracteacuteresraquo argomento previamente concordato con il relatore Italo Siciliano storico professore cafoscarino di letteratura france-se5 In calce al verbale di laurea compaiono i nomi dei docenti che in quellrsquooccasione formarono la commissione esaminatrice fra cui quello di Leonardo Ricci vero e proprio cultore della materia colo-niale a Carsquo Foscari durante gli anni Trenta

Questo incontro alquanto paradossale apre a un secondo silen-zio su un altro tema che non si egrave potuto affrontare in questrsquoindagi-ne storica lrsquoattivismo e la propensione filo colonialista imperialista e talvolta razzista dei professori cafoscarini ndash e percheacute no degli stu-denti ndash sembra non aver intaccato minimamente le carriere accade-miche di coloro che avrebbero continuato a sedere dietro la cattedra nel secondo dopoguerra Drsquoaltronde scorrendo gli Annuari degli an-ni accademici posteriori al 1945 egrave possibile notare come i professo-ri Lanzillo Uggeacute e Ricci ad esempio continuarono a tenere confe-renze lezioni e a pubblicare ricerche di carattere rispettivamente economico statistico e geografico Tuttavia tale considerazione non

3 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 documento dattiloscritto laquoI seguenti allievi sono probabilmente ebreiraquo febbraio 1938 4 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente verbale di Laurea Occorre precisare che gli studenti lsquofuori corsorsquo allrsquoepoca erano moltissimi Uno dei mo-tivi principali era sicuramente legato al procedere della guerra 5 La tesi orale molto probabilmente venne ampiamente utilizzata negli ultimi anni della guerra quando le comunicazioni fra studenti e professori si facevano sempre piugrave difficili Purtroppo di queste dissertazioni non egrave restata alcuna traccia in archivio

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

Studi di storia 10 155Per una dimensione imperiale 153-156

vuole presentarsi come un tentativo delatorio bensigrave come unrsquoocca-sione per comprendere se il sostegno e il contributo scientifico dato ai progetti coloniali e imperiali italiani primo-novecenteschi fosse vissuto dai docenti con nostalgia indifferenza oppure con vergogna in unrsquoItalia che seppur non direttamente stava partecipando alla stagione della decolonizzazione Attraverso lo studio delle carriere personali dei docenti inoltre sarebbe opportuno indagare se e in che modo gli stessi professori continuarono a far circolare allrsquointer-no delle aule cafoscarine nozioni o discorsi legati alle ndash oramai ndash ex colonie nonostante la scomparsa dei corsi Economia coloniale e De-mografia comparata delle razze dai piani di studio di Carsquo Foscari Un approfondimento adeguato porterebbe difatti a individuare perma-nenze o elementi di discontinuitagrave nel discorso scientifico

Riassumendo in quanto afro-italiana donna e studentessa lo sguardo intersezionale di Olga Manente permette di individuare allrsquointerno dellrsquoindagine storica alcuni limiti e al contempo diver-si orizzonti di ricerca che potrebbero essere affrontati in un prossi-mo futuro

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Fonti e bibliografia

Le tesi di laurea

In ordine cronologico sono riportate di seguito le tesi di laurea di ar-gomento coloniale eo imperiale discusse a Carsquo Foscari a partire dal 1914 fino al 1941 La ricerca egrave stata condotta a partire dagli Annua-ri e dai Bollettini Si considera lrsquoelenco incompleto

Frangioni Mario (aa 1914-15) laquoI regimi fondiari delle terre di nuova coloniz-zazioneraquo

Valenza Giovanni (aa 1914-15) laquoGli interessi italiani in Tunisiaraquo Bignamini Cristoforo (aa 1914-16) laquoLrsquoevoluzione commerciale e coloniale de-

gli Stati moderniraquo Franich Elia (aa 1915-16) laquoLa colonizzazione dellrsquoEritrea nei suoi aspetti eco-

nomici principaliraquoMorselli Guido (aa 1917-18) laquoLe condizioni economiche della Libia riguardo

alla colonizzazioneraquoGiletta Alberto (aa 1919-20) laquoLrsquoagricoltura nella Tripolitania Settentrionaleraquo Tonini Angelo (aa 1919-20) laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquoRosito Leonardo (aa 1920-21) laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei

suoi maggiori porti commercialiraquo Catalani Giacomo (aa 1920-21) laquoZavia (Garbiacutea) TripolitaniaraquoGalli Filippo (aa 1920-21) laquoLrsquoAlbania e la sua importanza economica e com-

merciale per lrsquoItaliaraquoSonetti Francesco (aa 1922-23) laquoLrsquoirrigazione e lo sviluppo dellrsquoagricoltura

nella Somalia Italiana MeridionaleraquoPellizzon Ferdinando (aa 1922-23) laquoIl mandato colonialeraquo Albuzio Andrea (aa 1923-24) laquoLe condizioni naturali della coltivazione asciut-

ta nella Tripolitania settentrionaleraquoBertoli Domenico (aa 1923-24) laquoLa dottrina dellrsquooccupazione ed il sistema

dei mandati colonialiraquo Pavcovich Vincenzo (aa 1923-24) laquoLa Jugoslavia e lrsquoAdriaticoraquo

Studi di storia 10 158Per una dimensione imperiale 157-168

Giordano Pasquale (aa 1924-25) laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commerciale italiana in quella regione attra-verso Rodi ed il Dodecanesoraquo

Scagnolari Alfredo (aa 1924-25) laquoLe relazioni commerciali italo-jugoslaveraquoGuelpa Ferruccio (aa 1924-25) laquoSaggio di monografia geografico-economi-

ca sul Dodecaneso (Rodi)raquoMaltini Roberto (aa 1925-26) laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del

Patto della Societagrave delle Nazioniraquo Tito Mario (aa 1925-26) laquoLrsquoordinamento giuridico e la colonizzazione della

Tripolitania Appendice ldquoRaccolta delle principali leggi riguardanti la Tri-politaniardquoraquo

Cainazzo Michele (aa 1926-27) laquoItalia e MediterraneoraquoSettembrini Arnaldo (aa 1926-27) laquoIl porto di Venezia dal 1850 in poiraquo Poloni Luigi (aa 1926-27) laquoColonia Eritrea agricoltura e commercioraquo Re Gerolamo (aa 1927-28) laquoIl porto di Venezia e lrsquoimportanza economica del

suo retroterraraquo Renna Ismaele (aa 1927-28) laquoIl problema cotoniero nelle colonie italiane

drsquoAfricaraquoMarino Fernando (aa 1928-29) laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo Azzolini Emilio (aa 1928-29) laquoDati e idee sulla valorizzazione della Soma-

lia meridionaleraquoLuchese Giuseppe (aa 1929-30) laquoLa riconquista della Libia dopo la guerra

mondiale (1918-1928)raquoMonti Giovanni (aa 1929-30) laquoLa Dalmazia negli ultimi cinquantrsquoanniraquoBolognini Manlio (aa 1930-31) laquoLa rinascita dellrsquoAlbaniaraquoCamerino Guido (aa 1930-31) laquoIl porto di Venezia dal 1849 al 1913raquoCasagrandi Erberto (aa 1930-31) laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1797 ai gior-

ni nostriraquoCoppetti Armando (aa 1930-31) laquoIl mediterraneo e la politica europea (Dal

congresso di Berlino sino ad oggi)raquoLucich Luigi (aa 1930-31) laquoLa DalmaziaraquoCucchini Achille (aa 1931-32) laquoIl porto di VeneziaraquoGentilucci Loreto (aa 1931-32) laquoLa Tripolitania e la Cirenaica ed il problema

demografico italianoraquo Antonelli Giuseppe (aa 1932-33) laquoLa Libia e il suo sviluppo economico dallrsquo

occupazione italiana ad oggiraquo Albanese Norina (aa 1932-33) laquoLrsquoAfrique du Nord dans les ouvrages et dans

le roman francaisraquoPaulin Luigi (aa 1932-33) laquoLa Dalmazia economica dal 1815 al 1915raquo Bertoli Augusto (aa 1933-34) laquoLrsquoinfluenza della colonizzazione sui popoli

colonizzatoriraquoCasale Lorenzo (aa 1933-34) laquoIl problema idraulico e la cotonicoltura in So-

maliaraquo Kirchmayr Alberto (aa 1933-34) laquoLrsquoAfrica orientale geografica ed economica

e le possibilitagrave di sviluppo del commercio italianoraquoNandi Italo (aa 1934-35) laquoLrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria nel millenario delle sue re-

lazioni con Veneziaraquo Valentini Giuseppe (aa 1935-36) laquoAvvaloramento della SomaliaraquoZannini Alfredo (aa 1935-36) laquoLa valorizzazione zootecnica in LibiaraquoGrisan Bruno (aa 1936-37) laquoLrsquoIstria fedele di Roma e di Venezia nella storia

del risorgimento nazionaleraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 159Per una dimensione imperiale 157-168

Terboievich Bruno (aa 1936-37) laquoLa slavizzazione austriaca della DalmaziaraquoGmneir Roberto (aa 19336-37) laquoSomalia italiana meridionaleraquo Brardinelli Mario (aa 1937-38) laquoColonizzazione della Somaliaraquo Buseghin Renato (aa 1937-38) laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Medi-

terraneo Orientaleraquo Martina Enzo (aa 1937-38) laquoConsiderazioni politico economiche sul com-

mercio estero in Italia dalla marcia su Roma alla costituzione dellrsquoImperoraquo Quintarelli Idalgo (aa 1937-38) laquoRecenti ricerche e prospettive dellrsquoindustria

cotoniera italianaraquo Ravida Ernesto (aa 1937-38) laquoLa coltivazione del cotone in Egitto nel Sudan

Anglo Egiziano nelle colonie italiane e negli Stati Uniti drsquoAmericaraquoBonybadi Vittorio (aa 1938-39) laquoStoria demografica di Pola dal secolo 16 ai

giorni nostriraquo Cesco Frare Mario (aa 1938-39) laquoLrsquoEtiopia e le sue possibilitagrave economiche in

funzione dei suoi valori geograficiraquo Domenighini Leoniola (aa 1938-39) laquoPolitica coloniale fascistaraquo Lucich Bruno (aa 1938-39) laquoProvvedimenti politici e sviluppo della produ-

zione elettrica nella regione Veneto-Adriaticaraquo Ptacek Carlo (aa 1938-39) laquoIl Porto di Venezia nellrsquoultimo quindicennioraquo Trevisan Gustavo (aa 1938-39) laquoLa funzione geografica ed economica di Ro-

di e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo Venditti Ernesto (aa 1938-39) laquoFondamenti geografici della valorizzazione

economica della Tripolitaniaraquo Vicel Alberto (aa 1938-39) laquoRegime agrario nello sguardo storico e la rifor-

ma agraria nella Jugoslaviaraquo Vuk Stanko (aa 1938-39) laquoLa Jugoslavia e le sue minoranzeraquoZerilli Francesco (aa 1938-39) laquoAspetti geografici ed economici dellrsquoIsola

di RodiraquoBrambati Pierino (aa 1938-39) laquoLa politica coloniale italiana dalla costitu-

zione del Regno drsquoItalia alla conquista della Libiaraquo Sango Edoardo (aa 1939-40) laquoRisorse e promesse delle terre dellrsquoImperoraquo Sarzi Amade Carlo (aa 1939-40) laquoLrsquooccupazione di guerraraquo Vannutelli Mario (aa 1939-40) laquoLrsquoItalia potenza marittima in Mediterraneo

e nelle sue colonie dal 1866 alla fondazione dellrsquoImpero (9 maggio 1936)raquo Vucusa Riccardo (aa 1939-40) laquoLrsquoimportanza economica del porto di ZararaquoGuelfi Oreste (aa 1940-41) laquoIl cotone e le possibilitagrave dellrsquoImperoraquo Trevisini Alfredo (aa 1940-41) laquoLa colonizzazione italiana in Africa compara-

ta a quella delle altre potenze europeeraquo Petrei Italo (senza data) laquoLe colonie italiane nel dopo guerraraquo Lumia Cristoforo (senza data) laquoLrsquoambiente geografico - economico della Tri-

politaniaraquo Gallana Sergio (senza data) laquoValorizzazione economica della Cirenaicaraquo Manzelli Arrigo (senza data) laquoLa politica economica coloniale dal 1905 al

1930raquoMarchiori Gino (senza data) laquoI protettorati europei sui sultanati di Zanzibar e

della Somalia in diritto internazionaleraquo Tesi Guglielmo (senza data) laquoPotenzialitagrave economica della Cirenaica in rap-

porto alle condizioni geograficheraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 160Per una dimensione imperiale 157-168

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Annuari e Bollettini

Annuario = Annuario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia (dal 1922 Annuario del R Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia per gli anni accademici dal 1936 Annuario del R Istituto Superio-re di Economia e Commercio di Venezia per gli anni Accademici dal 1940 An-nuario per gli anni accademici) Venezia Annate 1897-1947 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48373 (2019-04-07)

Bollettino = Bollettino dellrsquoAssociazione degli antichi studenti della R Scuola su-periore di commercio di Venezia (dallrsquoottobre 1921 Associazione ldquoPrimo Lan-zonirdquo fra gli antichi studenti della R Scuola superiore di commercio di Vene-zia) Venezia Annate 1899-1943 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48371 (2019-04-07)

Eraclit = Eraclit Piastre per lrsquoedilizia e rivestimenti isolanti Venezia Annate 1930-1936

Marco DonadonFonti e bibliografia

Con la conquista dei primi territori coloniali sul finire dellrsquoOttocento la retorica imperiale prese a circolare non solo fra le calli veneziane ma anche tra i banchi di Carsquo Foscari Il discorso pubblico cosigrave come quello scientifico-accademico interagendo con il bagaglio storico-culturale dellrsquoex Dominante contribuirono a ridefinire lo spazio urbano e quello universitario lasciando tracce ancora oggi visibili Proprio a partire da queste ultime si tenteragrave di descrivere le vicende e individuare gli interpreti di una pagina di storia locale ancora poco conosciuta

Marco Donadon (1992) egrave dottorando di ricerca in Studi storici presso le Universitagrave di Padova Venezia e Verona Ha studiato allrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari Venezia dove ha conseguito la laurea magistrale Si occupa di Storia del colonialismo e dellrsquoimperialismo italiano rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo di questi fenomeni durante il fascismo

UniversitagraveCarsquoFoscariVenezia

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cio

  • 11Introduzione
  • 117Il ritorno della Dominante
    • Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento
      • 251Tracce imperiali a Venezia
        • La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo
          • 397Un calendario accademico imperiale
            • Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano
              • Illustrazioni
                  • 4155Contrappunti in conclusione
                  • 159Fonti e bibliografia
                  • 11Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia
                  • 12In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali
                  • 13Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare
                  • 14Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola
                  • 15Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni
                  • 16Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti
                  • 21Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa
                  • 22Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali
                  • 23Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia
                  • 24Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia
                  • 25Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939
                  • 26Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari
                  • 31Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta
                  • 32Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia
                  • 33La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia
                  • 34Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero
                  • 35Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari
                  • 36Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale
                  • Pagina vuota
Page 3: Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte ......Per una dimensione imperiale Ca’ Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Studi di storia

CoordinatoriLaura Cerasi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Anna Rapetti (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)

Comitato scientificoClaus Arnold (Johannes Gutenberg-Universitaumlt in Mainz Deutschland)Marina Caffiero (Sapienza Universitagrave di Roma Italia)Giovanni Filoramo (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Marco Fincardi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Stefano Gasparri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Mario Infelise (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Vincenzo Lavenia (Universitagrave di Bologna Italia)Simon Levis Sullam (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Adelisa Malena (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Alberto Masoero (Universitagrave degli Studi di Torino Italia)Rolf Petri (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Giorgio Politi (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Silvio Pons (Universitagrave degli Studi di Roma laquoTor Vergataraquo Italia)Antonella Salomoni (Universitagrave della Calabria Cosenza Italia)Enzo Traverso (Cornell University Ithaca USA)Giovanni Vian (Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Italia)Chris Wickham (University of Oxford UK)

Direzione e redazioneUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDipartimento di Studi UmanisticiPalazzo Malcanton Marcoragrave Dorsoduro 3484D30123 Veneziastudistoriauniveit

e-ISSN 2610-9107 ISSN 2610-9883

URL httpedizionicafoscariuniveititedizionicollanestudi-di-storia

VeneziaEdizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Marco Donadon

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

copy 2019 Marco Donadon per il testocopy 2019 Edizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing per la presente edizione

cbQuestrsquoopera egrave distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 40 InternazionaleThis work is licensed under a Creative Commons Attribution 40 International License

Qualunque parte di questa pubblicazione puograve essere riprodotta memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico senza autorizzazione a condizione che se ne citi la fonteAny part of this publication may be reproduced stored in a retrieval system or transmitted in any form or by any means without permission provided that the source is fully credited

Edizioni Carsquo Foscari - Digital PublishingUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDorsoduro 3246 30123 Veneziahttpedizionicafoscariuniveit | ecfuniveit

1a edizione novembre 2019ISBN 978-88-6969-348-9 [ebook]ISBN 978-88-6969-349-6 [print]

44 URL httpedizionicafoscariuniveititedizionilibri978-88-6969-349-6DOI httpdoiorg1030687978-88-6969-348-9

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943) Marco Donadon mdash 1 ed mdash Venezia Edizio-ni Carsquo Foscari - Digital Publishing 2019 mdash 168 p 23 cm mdash (Studi storia 10) mdash ISBN 978-88-6969-349-6

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Abstract

At the end of nineteenth century Carsquo Foscari was established by a powerful local eacutelite that was motivated to take advantage of the new international economic and commercial scenario With the conquest of the first colonies and in a second moment with the construction of Italian empire the city of Venice and also Carsquo Foscari attempted to play a role of utmost importance in the Italian political plans In this regard in the shadow of the strong myth of Serenissima the academic staffing plan and the degree programmes offered at the Venetian university were constantly modified in order to shape a young class of commercial officials able to lead others Mediterranean markets under the Italian im-perial influence

Keywords Fascism Colonialism Imperialism Venice Myth Cultural history University Racism Balkans Africa

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Ringraziamenti

In un primo momento nutrivo qualche dubbio sul tema di ricerca propostomi dal professore Alessandro Casellato per la mia tesi di laurea Una ricerca archivistica che si prospettava infinita e un argomento che conoscevo ben poco andavano ad alimentare infatti le mie paure e insicurezze Col passare del tempo perograve grazie alle riunioni di gruppo per la realizzazione della mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (19 gennaio-12 febbraio 2017 Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone) e alle dis-cussioni tenute col professore a ricevimento il progetto di ricerca ha cominciato ben presto ad appassionarmi Pertanto vorrei ringraziare sentitamente il professore Alessandro Casellato per il supporto i preziosi consigli e le opportunitagrave che mi ha dato in questi ultimi anni Ringrazio di cuore anche il professore Marco Fincardi il quale non mi ha mai fatto mancare il suo sincero sostegnoNon sarebbe stato possibile portare a termine questa ricerca storica senza la disponibilitagrave la competenza e lrsquoentusiasmo di persone come Antonella Sattin e Alessandro Ceregato dai quali sono stato condotto letteralmente per mano tra le carte degli archivi storici di Carsquo Foscari e dellrsquoIsmar A loro il mio profondo e sincero affetto Un ringraziamento va anche alla dottoressa Igiaba Scego che ha mostrato profondo interesse per il mio lavoro riportandomi os-servazioni e intuizioni che si riveleranno molto utili per il futuro Infine dedico un pensiero speciale a molti professori e studenti del Corso di Laurea magistrale di Storia dal Medioevo allrsquoEtagrave Con-temporanea che mi hanno accompagnato affettuosamente in questa esperienza lunga e faticosa permettendomi di lsquorubare con gli occhirsquo gli strumenti principali del mestiere dello storico e di comprendere sotto unrsquoaltra luce il mondo

Venezia novembre 2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Sommario

Introduzione 11

1 Il ritorno della Dominante 17Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

2 Tracce imperiali a Venezia 51La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

3 Un calendario accademico imperiale 97Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

ILLUSTRAZIONI 139

4 Contrappunti in conclusione 153

Fonti e bibliografia 157

11

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Introduzione

Il 31 gennaio 1939 il conte di Misurata Giuseppe Volpi tenne una con-ferenza dal titolo Venezia antica e moderna presso lrsquoUniversitagrave degli Studi di Zurigo Pubblicato successivamente in un libretto di quaran-ta pagine dallrsquoeditore romano Atena lrsquointervento mirava a decantare laquouna delle piugrave grandi imprese del nostro secoloraquo la nascita e lo svi-luppo di Porto Marghera1 Secondo il conte il complesso industria-le nato in seguito alla Convenzione stipulata nel 1917 tra lo Stato il Comune di Venezia e la Societagrave del Porto Industriale rappresentava una nuova Venezia che al pari di quella antica ndash il centro storico ubi-cato in isola ndash era laquosorta dal mare e dal mare attende la sua ricchez-zaraquo LrsquoAdriatico insomma fungeva da trait drsquounion fra la Storia cioegrave ciograve che egrave stato e la cultura una manifestazione umana confinata in una determinata epoca e in grado di reinterpretare il passato in ba-se ai propri schemi ideologici in funzione di un futuro da delineare e da progettare sotto forma di un destino manifesto che per Venezia assumeva tinte decisamente imperiali Infatti laquoper uno di quei cicli fatali che segnano il tormentoso cammino dellrsquoumanitagraveraquo il senatore poteva affermare come fosse giunta finalmente lrsquoora per Venezia di partecipare laquocon orgoglio alla restaurata missione imperialeraquo una laquotradizione storicaraquo ravvivata in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia e la conseguente fondazione dellrsquoImpero italiano e fascista Drsquoaltron-de dopo laquolrsquooscuro travaglio medioevaleraquo Venezia avrebbe avuto il merito di proseguire il progetto imperiale dellrsquoantica Roma assumen-do la funzione di laquosentinella della civiltagrave latinaraquo nel Mediterraneo Anche allrsquoinizio del XVI secolo in una congiuntura storica partico-

1 La conferenza egrave stata organizzata dallrsquoAssociazione Svizzera per i Rapporti Cultu-rali ed Economici con lrsquoItalia La figura di Giuseppe Volpi verragrave meglio delineata nel corso del testo

Studi di storia 10 12Per una dimensione imperiale 11-16

larmente sfavorevole Venezia era stata in grado di reggere allrsquourto provocato dalla Lega di Cambrai dal rafforzamento dellrsquoImpero Ot-tomano e dallo spostamento di molte rotte commerciali verso le Ame-riche grazie alla forza laquodi una stirpe costruttrice di eventiraquo laquola pro-genie eroica dei navigatori venetiraquo La vocazione imperialista della antica Repubblica pertanto non solo si basava su un retroterra sto-rico considerato come glorioso ma anche su un fondamento identi-tario per quanto anacronistico volto a sottolineare la specificitagrave e lrsquoalteritagrave dei veneziani rispetto ad altri popoli una diversitagrave che al-la vigilia della conquista dellrsquoAlbania poteva assumere i contorni di un modello storico da seguire ed emulare per lrsquointera Italia fascista2

Per come tratta determinati argomenti Venezia antica e moderna egrave un documento di estremo interesse poicheacute rappresenta un chiaro esempio di uso politico e pubblico della Storia la quale viene narra-ta attraverso lrsquoutilizzo di stilemi mitici ancorati a una precisa epoca storica In questo caso infatti come si egrave potuto osservare il conte di Misurata Giuseppe Volpi riuscigrave a porre in continuitagrave il presente con un passato opportunamente selezionato in grado di legittimare e con-sacrare lrsquooperato di una classe politica ndash o di un uomo solo ndash che nei primi decenni del Novecento era riuscita a erigere una Venezia mo-derna laquolibera di ogni impedimento nella sua moderna attivitagraveraquo (Vol-pi 1939 7-26) Inoltre si tratta di una sintesi perfetta e matura di un discorso costruito e declinato continuamente sin dallrsquoinizio del seco-lo scorso da svariati autori secondo le esigenze di una cittagrave che lsquosta-va salendorsquo sulle ali di uno mito forte intento a riattivare una nuova politica della memoria (Povolo 2000 Infelise 2002)

Malgrado questa lsquotestimonianzarsquo di Volpi risalga al 1939 si puograve af-fermare come Venezia sin dalla sua annessione al territorio italiano abbia ricoperto un ruolo importante allrsquointerno dei diversi progetti drsquoespansione e coloniali del Regno che si susseguirono e sovrappo-sero negli anni A tal proposito puograve venire in aiuto unrsquoinstallazione esposta a conclusione della visita della mostra storico-documentaria Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (Venezia Carsquo Fo-scari Zattere Cultural Flow Zone 19 gennaio-12 febbraio 2017) al-lestita da un gruppo di studenti di Storia e antropologia dellrsquoUniver-sitagrave Carsquo Foscari Venezia in occasione del Giorno della Memoria 2017 allargato per quellrsquoanno al tema del razzismo coloniale italiano da-

2 La retorica identitaria e la sua intrinseca rielaborazione mitopoietica si fondano per forza di cose sullrsquoanacronismo A conferma di ciograve si riportano i termini di matrice fascista utilizzati da Giovanni Volpi per descrivere i presunti caratteri posseduti dai veneti laquoArdore drsquoiniziativa slancio drsquoazione sprezzo del pericolo della vita comoda e facile amore della sana vita marinara dellrsquoavventura rischiosa forte sentire di seacute della propria patria esaltazione della fede religiosa non esaurientesi in un vago mi-sticismo ma incitatrice di fatti eroici che esaltano insieme lrsquoamore della Patria e lrsquoa-nelito misticoraquo (1939 24)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 13Per una dimensione imperiale 11-16

ta la lsquoscomodarsquo ricorrenza dellrsquoottantesimo anniversario della prima legge sulla laquotutela della razzaraquo varata il 19 aprile 1937 per impedi-re rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane Lrsquoinstallazione non era altro che una grande carta murale dovrsquoerano stati trasposti i risultati della ricerca etnolinguistica toponomasti-ca e archivistica condotta precedentemente sul territorio da parte degli studenti Fra permanenze e rimozioni i curatori hanno quindi portato alla luce quelle tracce del tessuto urbano ndash monumenti to-ponimi edifici e sedi di eventi ndash legate al colonialismo e allrsquoimperia-lismo italiano interagendo con lrsquoidentitagrave e la memoria storica del-la cittagrave [fig 1] Lrsquoinsieme dei punti cosigrave evidenziati dava da subito la sensazione al visitatore di una cittagrave che appoggiograve con consapevolez-za e decisione lrsquoespansione coloniale italiana partendo dal recupe-ro e dalla riattivazione del passato della Repubblica di Venezia un passato opportunamente selezionato e narrato sotto forma del mito3 Nel suo piccolo anche Carsquo Foscari partecipograve attivamente a questa stagione storica tanto da essere segnata quale traccia urbana nella mappa imperiale di Venezia Del resto la cosa non puograve meravigliare considerato che sin dalla sua fondazione ndash come Scuola di Commer-cio ndash lrsquouniversitagrave veneziana cercograve di rispondere sempre alle esigenze di una classe dirigente locale estremamente integrata nel contesto politico nazionale e negli equilibri economico-commerciali mondiali

In questo senso quindi si puograve affermare come la mappa esposta in occasione della mostra abbia costituito un vero e proprio punto di partenza per la seguente indagine storica che si propone di tracciare in che modo Venezia e in particolare Carsquo Foscari rielaborarono il di-scorso e la pratica dapprima coloniale e infine imperiale in un arco di tempo compreso fra la fondazione della Scuola di Commercio (1868) e la fine della Seconda guerra mondiale Tuttavia particolare atten-zione saragrave dedicata alla svolta del 1936 quando lrsquoItalia fascista pro-clamograve la nascita dellrsquoImpero in seguito allrsquooccupazione dellrsquoEtiopia

Intesi come documento e teatro pertanto lo spazio urbano e quel-lo accademico costituiranno i principali oggetti di studio ambiti sui quali si egrave riflettuto partendo dalla lettura di Roma negata (2014) te-sto con cui lrsquoautrice Igiaba Scego insieme al fotografo Rino Bianchi riflette sulla memoria postcoloniale di Roma camminando per le stra-de della cittagrave Anche la capitale infatti presenta tuttora i segni del-la laquostoria dolorosaraquo che legava lrsquoItalia alle sue ex colonie nonostan-te essi continuino a essere ignorati da un discorso pubblico incapace

3 Per quanto riguarda la mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia si veda il blog ufficiale URL httpsrazzismocolonialeveneziawordpresscom (2018-01-8) La progettazione la con-ricerca e la ricezione sono stati oggetto di stu-dio allrsquointerno del panel laquoIl colonialismo come storia pubblica Metodologie e prati-cheraquo coordinato da Valeria Deplano in occasione dei Cantieri di Storia IX (Padova 13-15 settembre 2017)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 14Per una dimensione imperiale 11-16

di contestualizzarli e depotenziarli del loro carattere colonialista e razzista (Scego 2014 19)

Altrettanto fondamentali per la stesura della ricerca storica che seguiragrave nelle prossime pagine si sono rivelati alcuni degli studi di Edward Said in particolare i saggi Orientalism (New York 1878) e Culture and Imperialism (New York 1993) noncheacute lrsquoautobiografia Out of place A memoir (Londra 1999) tutti lavori che pongono al centro la riflessione a proposito della suddivisione ndash infondata secondo il parere dellrsquointellettuale palestinese ndash fra sapere puro e sapere po-litico Infatti sulla base del concetto gramsciano di laquoegemonia cul-turaleraquo ossia il prevalere di un determinato sistema di idee Said afferma come la visione omogeneizzante e per questa ragione stere-otipata dellrsquoOriente derivi dal costante intreccio fra scienza e pote-re Questo rapporto talmente inestricabile causerebbe lrsquooggettivarsi di una consapevolezza geopolitica che la comunitagrave accademica pur sforzandosi di rielaborare tende tuttavia a confermare se non addi-rittura a rinforzare Si tratta pertanto di una riflessione fondamen-tale per approfondire il processo di costruzione e diffusione dellrsquoar-gomento coloniale dentro le aule di Carsquo Foscari

Grazie alle esperienze e ai testi sin qui citati lrsquoindagine storica egrave stata organizzata tenendo sempre presente la relazione simbiotica che intercorse fra Venezia e la lsquosuarsquo Universitagrave una dimensione locale che sebbene contestualizzata costantemente nellrsquoambito italiano ed europeo dimostra da piugrave vicino come il colonialismo non rappresentograve soltanto una parentesi della storia nazionale bensigrave un elemento strut-turale della costruzione identitaria italiana (Ben-Ghiat e Fuller 2005) Con lrsquoobiettivo dunque di raccontare la storia universitaria di Vene-zia in parallelo a quella urbana lo studio si sviluppa in tre capitoli

Il primo allrsquointerno della cornice di una Venezia intesa come piaz-za e laboratorio principale del nazionalismo adriatico primonove-centesco si soffermeragrave quasi esclusivamente su Carsquo Foscari nei suoi primi sessantrsquoanni di vita ponendo in evidenza in che modo il suo sta-tuto di Scuola Superiore di Commercio fosse funzionale ai progetti espansionistici delle eacutelite locale e nazionale Inoltre parallelamente alla progressiva crescita del pensiero coloniale fra gli strati socia-li piugrave alti della popolazione si egrave cercato di riportare nel testo quan-do e quali furono le prime conoscenze coloniali e razziali a circola-re nel corpo docente e studentesco cafoscarino attraverso lo studio dei programmi didattici di alcune tesi di laurea ndash peraltro elencate in laquoAppendiceraquo ndash e di altra documentazione drsquoarchivio Al contempo si presteragrave particolare attenzione a come nelle aule universitarie il crescente interesse per lo studio delle colonie a partire dagli anni Venti si rapporti alla rilettura storica del passato della Repubblica di Venezia in termini coloniali e imperiali

Nel secondo capitolo molta attenzione verragrave data alla prospettiva imperiale lrsquoorizzonte comune verso il quale lrsquoItalia e Venezia volse-

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 15Per una dimensione imperiale 11-16

ro il loro sguardo nel corso degli anni Trenta A tale scopo con lrsquoa-iuto della stampa dellrsquoepoca la ricerca egrave riuscita a ricostruire lrsquoa-zione ndash incessante ndash di appropriazione dei simboli e della memoria storica di Venezia che il regime fascista condusse con il consenso di Volpi al fine di diffondere una coscienza coloniale e imperiale di mas-sa poggiata molte volte su un dispositivo razzista che di ligrave a poco sa-rebbe stato istituzionalizzato dal fascismo

Il terzo e ultimo capitolo infine riprenderagrave il punto di vista di Carsquo Foscari ormai ampiamente fascistizzata con lrsquoaprirsi del terzo decen-nio del Novecento Dopo un periodo di estrema difficoltagrave economica scientifica e politica la riforma De Vecchi parve dare il colpo di gra-zia allrsquoIstituto nonostante collocasse a pieno titolo Carsquo Foscari fra le universitagrave statali Del resto la soppressione della sezione diplomati-co-consolare vero e proprio fiore allrsquoocchiello dellrsquoidentitagrave cafosca-rina sembrava tagliare fuori lrsquouniversitagrave veneziana dalla lsquocorsa per lrsquoimperorsquo Al contrario dalle carte dellrsquoArchivio Storico si assiste al continuo sforzo sostenuto da Carsquo Foscari per continuare a rendersi competitiva nel panorama accademico nazionale In questo frangen-te risulta di estremo interesse anche il dibattito nato in seno allrsquou-niversitagrave sul rapporto fra la propria identitagrave storica e le nuove esi-genze imperiali a cui lrsquoItalia doveva rispondere Tuttavia allrsquoillusione che il mito della Serenissima si stesse inverando seguigrave la sconfitta dellrsquoItalia nella Seconda guerra mondiale togliendo qualsiasi spe-ranza di gloria La costruzione del Sacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigiana (1946) ndash tuttora presente presso la sede centrale dellrsquoUniversitagrave ndash rappresentograve simbolicamente lrsquoinfrangersi del sogno per Carsquo Foscari di diventare il punto di riferimento accademico per quanti volessero intraprendere la carriera di funzionario imperiale

Per concludere il seguente lavoro di ricerca si prefigge lrsquoobiettivo di contribuire a far emergere le pagine fra le piugrave luminose per alcu-ni ma piugrave oscure secondo il mio giudizio del passato cittadino e uni-versitario di Venezia con la speranza di complicare e problematiz-zare uno storytelling di una cittagrave che troppo spesso ha scientemente omesso alcuni aspetti intensificandone degli altri in una autorappre-sentazione semplificata per quanto coerente e integrata

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9001 17

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

1 Il ritorno della DominanteCarsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

11 Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia

Nellrsquoottobre del 1866 Venezia riteneva di sentirsi pronta per rita-gliarsi un ruolo allrsquointerno di quelle prospettive mondiali economi-co-commerciali che sembravano prefigurarsi allrsquoorizzonte con lrsquoora-mai prossima apertura dellrsquoistmo di Suez Oltre a istituire un regime doganale con uno o piugrave Stati a potenziare la flotta mercantile nellrsquoA-driatico e a migliorare le strutture portuali secondo la classe diri-gente locale per rilanciare la funzione economica del Regno appariva indispensabile formare degli operatori economici in grado di rianno-dare le lsquotradizionalirsquo relazioni commerciali con lrsquoOriente A tal pro-posito le strade da percorrere erano due da un lato la trasforma-zione e lrsquoampliamento dellrsquoIstituto tecnico fondato dagli austriaci in cittagrave nel 1840 dallrsquoaltro il progetto di una nuova Scuola Superiore di Commercio e almeno in principio di navigazione1 In questrsquoottica

1 Lrsquoipotesi di creare due Scuole ndash una di Commercio e una di Navigazione ndash fu defi-nitivamente scartata nel 1867 in quanto a Genova funzionava giagrave un Istituto di Mari-na Mercantile

Sommario 11 Una Scuola funzionale ndash 12 In classendash 13 Studiare le colonie a Venezia ndash 14 Intenti comuni ndash 15 Sul campo ndash 16 Dalla parte degli studenti

Studi di storia 10 18Per una dimensione imperiale 17-50

con il contributo finanziario di tutte le articolazioni amministrative di Venezia ndash il Comune la Provincia e la Camera di Commercio ndash e con la tutela dello Stato prese avvio a livello nazionale la prima Re-gia Scuola Superiore di Commercio un progetto che al contempo in-tersecava gli interessi del Regno a quelli di Venezia (Berengo 1989 Bano 2002 Favero 2015)2

Come ci suggerisce lrsquoOrdinamento della regia Scuola superiore di commercio in Venezia pubblicato nel 1868 dal Ministero drsquoAgricoltu-ra Industria e Commercio allrsquoatto di nascita la Scuola non rientra-va nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione bensigrave in quelle del Ministero dellrsquoAgricoltura dellrsquoIndustria e del Commer-cio Del resto per formare laquoquella tempra di animo gagliarda che si richiederaquo al commerciante laquoper pigliar parte con esito felice a questa immensa concorrenza di traffici che oggi ha per teatro e per mercato il mondo interoraquo non occorreva tanto laquocoltivar lrsquointellet-toraquo ndash dellrsquoistruzione infatti si doveva far carico lrsquouniversitagrave ndash quanto educare gli allievi ad apprendere quelle capacitagrave richieste per intra-prendere laquoviaggi profittevoli a seacute ed al Commercioraquo al fine di laquoschiu-dere nuovi mercati ai prodotti nazionaliraquo (Ordinamento 1868 19 cf Paladini 1996)

Nelle aule di palazzo Foscari la didattica che assunse forma de-finitiva solo nel 1871 si articolava dunque in tre indirizzi uno di ca-rattere commerciale per la preparazione di dirigenti pubblici e pri-vati uno magistrale per la formazione del corpo insegnante nelle materie tecnico-scientifiche e linguistiche ndash come economia ragio-neria diritto merceologia geografia e lingue straniere ndash infine uno consolare per coloro che volevano intraprendere la carriera diplo-matica o commerciale allrsquoestero (Berengo 1989)3 Il programma cur-ricolare era il medesimo per il biennio Durante il primo anno era previsto lrsquoinsegnamento di Letteratura commerciale che proponeva lrsquoapprofondimento delle laquonarrazioni dei viaggi e delle piugrave importan-ti scoperte non che le biografie degli uomini che si segnalarono nel traffico e nelle industrie e la notizia dei cospicui istituti di pratica mercantileraquo Geografia commerciale volto allo studio laquodelle piazze di commercio con le particolaritagrave topografiche sociali e mercantili che le distinguonoraquo Merceologia per analizzare le merci maggior-mente commerciabili Calcolo e Computisteria mercantile A questi

2 A tal proposito basti ricordare come il Consiglio di Amministrazione e direzione fosse composto da sei persone elette provenienti dalla Provincia dal Comune e dalla Camera di Commercio a cui si aggiungeva con voto deliberativo il direttore Francesco Ferrara proveniente dal Ministero delle Finanze 3 Inizialmente il corso prevedeva una durata biennale per il corso commerciale e trien-nale per quello magistrale e consolare In seguito nel 1870 si stipulograve fra la Scuola e il Ministero che la durata dovesse essere aumentata A tal proposito si decise di rendere triennale lrsquoindirizzo commerciale e quinquennale gli altri due indirizzi

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

Studi di storia 10 19Per una dimensione imperiale 17-50

veniva affiancato uno studio di perfezionamento in chiave commer-ciale della lingua francese e tedesca alcuni principi fondamentali del Diritto civile ndash laquoper servire di avviamento allo studio del Diritto commerciale industriale ed internazionaleraquo ndash e molte esercitazioni di Pratica commerciale in cui lrsquoallievo doveva eseguire alcune ope-razioni mercantili nelle finte vesti di impiegato o capo delle case di commercio Oltre al proseguimento delle lezioni di Merceologia Ge-ografia e Letteratura e delle lingue straniere il secondo anno vede-va lrsquoavviamento degli insegnamenti di Economia commerciale e Cal-colo mercantile Solo sulla carta invece la Scuola aveva iniziato a organizzare il terzo anno gli insegnamenti di Merceologia Diritto commerciale Economia commerciale e Letteratura sarebbero sta-ti affiancati dai corsi di Diritto internazionale pubblico Statistica commerciale ndash che in sostanza specializzava lo studio della Geogra-fia ndash e Storia del commercio Questrsquoultimo secondo i due maggiori promotori del progetto Carsquo Foscari Edoardo Deodati e Luigi Luzzat-ti era da considerarsi alquanto formativo per gli alunni poicheacute laquola storia di una scienza costituiva parte essenziale della scienza mede-simaraquo (Ordinamento 1868 13-15 corsivo aggiunto) Una base umani-stica da impartire non tanto a coloro che avrebbero seguito lrsquoindiriz-zo commerciale a cui erano richieste piugrave che altro delle competenze estremamente pratiche bensigrave a chi appariva fortemente intenzionato ad avviare una carriera consolare settore professionale che avreb-be dovuto fondarsi su entrambi i laquorami della scienzaraquo in quanto srsquoin-travedeva lrsquoopportunitagrave di intervenire nella formazione di una eacutelite influente sul piano internazionale comrsquoera quella consolare Infatti da un lato i futuri consoli sarebbero cresciuti nel culto dei fasti vene-ziani grazie alle nozioni impartite non solo durante le lezioni di Sto-ria commerciale ma anche in quelle di Storia dei trattati corso pen-sato appositamente per lrsquoindirizzo consolare dallrsquoaltro un personale estero diplomatosi a Venezia avrebbe costituito un indiscusso van-taggio per il futuro portuale di una cittagrave che si proponeva di porsi a capo del rilancio espansionistico italiano verso lrsquoOriente La stessa commistione fra la storia della Repubblica e gli equilibri geopoliti-ci contemporanei appariva agli occhi del Ministero dellrsquoAgricoltura quale ambiente ideale per laquoannodare le antiche relazioni commer-ciali dellrsquoItalia collrsquoOrienteraquo specialmente alla luce di un piano cur-riculare che prevedeva una preparazione linguistica completa dal-le lingue occidentali fino a quelle orientali (Ordinamento 1868 5)4

4 La citazione egrave ripresa dalla laquoRelazioneraquo del ministro di Agricoltura Industria e Com-mercio a S M in udienza del 6 agosto corrente sopra lrsquoordinamento della Regia Scuola Superiore di Commercio contenuta nellrsquoOrdinamento Nonostante il benestare del Mi-nistero dellrsquoAgricoltura che permise di considerare la sezione consolare al pari della facoltagrave di giurisprudenza le iscrizioni rimasero basse per piugrave di un decennio Tuttavia lrsquoindirizzo consolare costituiragrave nel tempo motivo drsquoorgoglio per la Scuola veneziana

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

Studi di storia 10 20Per una dimensione imperiale 17-50

Il greco moderno il persiano e lrsquoarabo costituivano delle peculiaritagrave che collocavano la Scuola sin dalla sua fondazione in una relazione funzionale non solo con il Regno drsquoItalia ancora troppo giovane per portare avanti una seria politica di potenza quanto soprattutto con i progetti di una classe imprenditoriale locale decisa ad espandere i propri affari verso Est (Paladini 1996)

12 In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali

Oltre alle competenze accademiche con lrsquoassegnazione delle prime cattedre iniziarono a penetrare nel tessuto di Carsquo Foscari specifici indirizzi ed esperienze politiche che andranno ad alimentare il fitto intreccio fra sapere e potere costituitosi sin dalla fondazione Drsquoal-tra parte il risvolto pratico dellrsquoinsegnamento impartito fra le aule della Scuola non poteva non sbilanciare il rapporto fra esigenze uti-litaristiche e ricerca scientifica in favore delle prime In questo sen-so egrave necessario sottolineare perlomeno alcuni aspetti biografici del professore designato a tenere il corso di Diritto civile commercia-le e marittimo Carlo Combi (Cella 1982)5 Ancor prima di aver su-perato la prova scritta del concorso indetto dalla Commissione mi-sta questrsquoultimo era considerato come il laquocapo del partito nazionale dellrsquoIstriaraquo Fin da giovane infatti si era distinto per lrsquoattivitagrave irre-dentista a tal punto che in seguito al bando inflittogli dalla autoritagrave austriache il giovane capodistriano chiese lo svincolo dalla sudditan-za austriaca per appoggiare il governo italiano alla vigilia della Ter-za guerra drsquoindipendenza Dal suo rifugio lombardo Combi continuograve lrsquoazione politica rivolgendo un primo appello al re ndash pubblicato postu-mo con il titolo Gli istriani a Vittorio Emanuele II (Milano 1915) ndash nel quale ribadiva con veemenza lrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria

[gli italiani della Giulia] saranno i guardiani dellrsquoAlpe Giulia di quellrsquoAlpe che violata troppe volte dallo straniero egrave complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale essi sono i discen-denti di quegli arditi marinai istriani che combatterono e vinse-ro sotto il glorioso vessillo di San Marco (Combi 1915 5 cf Cat-taruzza 2007 50)6

5 Per il primo anno vennero designati sei professori Oltre a Combi vennero chiama-ti a Venezia il triestino Raffaele Costantino per la cattedra di Pratica commerciale il toscano Adolfo Bartoli per Letteratura commerciale il milanese Luigi Bodio per Geo-grafia e Statistica commerciale i veneziani Giovanni Bizio e Antonio Biliotti per quel-le rispettivamente di Chimica commerciale e di Calcolo e Computisteria mercantile6 In calce allrsquoappello erano presenti le firme di settantasei persone fra istriani trie-stini trentini veneti e romani

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Lrsquoappartenenza culturale allrsquoItalia perograve non era solo dettata da ra-gioni storiche ma anche da argomentazioni di carattere etnografi-co-razziale come egrave possibile osservare nelle espressioni utilizzate in un successivo appello del 11 agosto 1866 questa volta indirizzato al presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli Riferendosi al-la popolazione slava Combi li descrive come laquostranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli slavi drsquooltralperaquo o ancora laquoessi vissero e vivono senza storia senza memorie senza istituzioni tuttrsquoaltro che lieti della loro origine e desiderosi di essere equiparati a noiraquo (Combi 1915 19 cf Cattaruzza 2007 51)7 Con questo retroterra culturale ed esperienziale lrsquointellettuale capodistriano giunse a Venezia sul finire dello stesso anno con lrsquointenzione di continuare la battaglia dallrsquoaltra sponda adriatica ndash da poco divenuta italiana ndash attraverso lrsquoorganizza-zione e la formazione di una prima rete associazionistica di stampo irredentista Inoltre a partire dal 1868 a Combi fu possibile espor-re le proprie convinzioni politiche anche fra i banchi scolastici No-nostante la mancanza di riscontri nelle fonti coeve lrsquoinsegnamento di materie quali Diritto civile marittimo e commerciale si predispo-neva ad accogliere le rivendicazioni istriane come confermograve il pro-fessore di Istituzioni di commercio Pratica commerciale e Legisla-zione doganale Enrico Castelnuovo nella Commemorazione del Prof Cav Carlo Combi letta agli studenti e al personale della Scuola il 17 gennaio 1885 laquolo scienziato in lui si compenetra al patriota quando egli pensa quando egli scrive ha per fine ultimo la sua Istria nelle attinenze di lei con lrsquoItaliaraquo (Commemorazione 1885 14)

Sulla stessa linea di questa testimonianza conviene anche una do-cumentazione postuma a riprova del fatto che il pensiero e lo stes-so corpo di Combi fossero diventati dapprima uno strumento di ri-vendicazione irredentista e successivamente un simbolo di rivincita politica una volta che lrsquoIstria era rientrata oramai saldamente nei confini territoriali italiani NellrsquoAnnuario del R Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia per lrsquoAnno Accademico 1934-1935 infatti il primo rettore dellrsquoistituto commerciale venezia-no Carlo Alberto dellrsquoAgnola reputava laquodoverosoraquo commemorare il laquoPadre dellrsquoirredentismoraquo lrsquolaquoUomo che dalla cattedra di Diritto [hellip] ha profuso tesori di dottrina educando costantemente i giovani alla fede nei piugrave puri ideali e al santo amore di Patriaraquo in occasione del-la traslazione della sua salma e quella dei suoi famigliari da Venezia a Capodistria avvenuta il 3 maggio del 1934 Organizzata in grande stile la manifestazione si pose lrsquoobiettivo di sanare la ferita inferta

7 Lrsquoappello questa volta venne redatto alla vigilia dellrsquoArmistizio di Cormons per convincere il governo italiano sulle possibilitagrave strategiche di unrsquoeventuale annessione dellrsquoIstria Ad ogni modo come gran parte del materiale propagandistico di quel pe-riodo anche gli appelli scritti da Combi sarebbero stati ristampati nel 1915 in soste-gno della causa interventista

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dalle autoritagrave austriache che in seguito alla morte di Combi ndash 11 set-tembre del 1884 ndash proibirono la celebrazione delle esequie nel duo-mo di Capodistria (Annuario 1934-35 20)8

Se per quanto riguarda lrsquoaspetto irredentista lrsquoItalia e Venezia poggiavano su una memoria e unrsquoesperienza storica consolidata sul versante coloniale e colonialista il discorso appare differente alme-no fino alla conquista delle due regioni nord-africane della Cirenai-ca e della Tripolitania nel 1911 noncheacute dellrsquoarcipelago del Dodeca-neso Ciononostante sul finire dellrsquoOttocento il mondo accademico stava muovendo i primi passi per colmare questa lsquolacunarsquo nella cul-tura e nella coscienza nazionale ponendosi quindi sul piano delle maggiori potenze europee DallrsquoUnitagrave drsquoItalia il compito di diffonde-re tra gli studenti delle conoscenze preliminari e sommarie sulle co-lonie straniere venne affidato quasi totalmente alla geografia nelle sue diverse branche Il motivo di questa investitura trova una par-ziale spiegazione in epoca risorgimentale quando lrsquoesplodere degli studi naturalistici sollecitograve il riemergere di una sensibilitagrave geografi-ca votata allrsquoanalisi statistica orientata pertanto allrsquoapprofondimento di filoni di ricerca quali il miglior uso della terra coltivata lrsquoaumen-to dei lavori di bonifica lrsquoinnesto fra agricoltura e industria i movi-menti della popolazione considerata come forza-lavoro lrsquoincremen-to della viabilitagrave ferroviaria e la cittagrave come polo coordinatore dello spazio regionale Nello stesso periodo accanto a questi studi i feno-meni culturali e politici intenzionati a plasmare una prima coscien-za nazionale iniziarono a costruire una sorta di pantheon nazionale al cui interno furono riposti memorie di epoche episodi istituzioni e uomini illustri Tra questi fasti rientrarono il mito imperiale di Ro-ma cosigrave come quelli delle repubbliche marinare di Venezia e Geno-va protagoniste dellrsquoespansione coloniale e commerciale a Oriente La riattivazione di queste radici storiche ispirograve la nascente scienza geografica che sulla base di queste premesse si distinse come una pioniera scienza imperiale (Gambi 1992 Deplano 2015)

13 Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare

Dalla seconda metagrave dellrsquoOttocento il legame fra geografia e colonia-lismo era oramai un dato acquisito in Europa come dimostra la na-scita di numerose Societagrave geografiche veri e propri laquostrumenti di

8 Alla cerimonia partecipograve il professore di Geografia economica Leonardo Ricci in rappresentanza di Carsquo Foscari Per quanto riguarda invece la traslazione della salma di Combi questrsquoultima venne trasportata da Venezia col piroscafo Nazario Sauro un nome che rimanda ad un altro lsquocorporsquo usato a fini politici per legittimare lrsquoespansione verso lrsquoAdriatico orientale

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promozione e organizzazione del consenso colonialeraquo (Monina 2002 9) In Italia la prima fu la Societagrave Geografica Italiana (SGI) che dal 1867 si pose come obiettivo quello di incentivare il progresso del-la disciplina in tutti i rami in particolar modo nel campo della na-vigazione del commercio e dellrsquoindustria tre indirizzi che ambiva-no a sollecitare azioni politiche e imprenditoriali quali lrsquoincremento della flotta la conquista di nuovi mercati e lrsquoorganizzazione di im-prese esplorative Lrsquointreccio fra scienza e politica egrave confermato an-che dalla tipologia di professioni esercitate dagli associati della SGI Infatti nei primi trentrsquoanni di attivitagrave nei quali la SGI progressiva-mente assunse la guida del movimento coloniale italiano i geografi rappresentarono solo una minima parte di un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista dei profili professionali presenti Oltre a medici avvocati e imprenditori industriali ne facevano parte an-che diplomatici militari di alto rango e parlamentari (Gambi 1992)9 Fra questi ultimi egrave possibile constatare la presenza di Luigi Luzzat-ti tra i responsabili nel 1878 della nascita allrsquointerno della SGI del-la sezione di geografia commerciale che aveva il compito di diffon-dere sia allrsquointerno sia allrsquoesterno dei confini italiani la conoscenza dei prodotti nazionali sulla base di notizie geografiche etnografiche ed economiche sempre aggiornate che molto probabilmente perve-nivano non solo dal personale governativo allrsquoestero ma anche dal-le aule universitarie o da quelle degli Istituti di commercio (Monina 2002)10 Del resto nonostante il dibattito nazionale sullrsquoistruzione co-loniale si facesse piugrave articolato solo allrsquoinizio del Novecento nel pia-no di studio di Carsquo Foscari lrsquoinsegnamento di geografia ricopriva giagrave un ruolo decisamente importante percheacute era considerata una scien-za totale in grado di spiegare quasi tutti i fenomeni dallrsquoorigine del mondo sino allrsquoazione dellrsquouomo Infatti secondo le parole pronuncia-te dal nuovo professore di Geografia e Statistica commerciale Giu-seppe Carraro in occasione dellrsquoinaugurazione dellrsquoanno scolastico 1876-77 da laquoocchio della storiaraquo in quanto serviva solo a determina-

9 La SGI venne fondata a Firenze prima di essere spostata a Roma nel 1871 Alcuni anni dopo sullrsquoesempio della SGI per volontagrave delle eacutelite locali vennero fondate altre so-cietagrave geografiche a Milano Napoli e Firenze ognuna delle quali perseguiva un obiet-tivo legato saldamente alle esigenze della classe dirigente Quella milanese fondata nel febbraio 1879 era in realtagrave una societagrave drsquoesplorazione commerciale che nel pano-rama nazionale si propose di fornire informazioni riguardanti il mercato africano alle imprese settentrionali attraverso spedizioni esplorazioni e creazioni di stazioni e uffi-ci La Societagrave Africana drsquoItalia di Napoli invece aveva un carattere decisamente piugrave parlamentare percheacute piugrave volte cercograve di influenzare direttamente la politica estera ita-liana Al contrario la Societagrave di Studi geografici e coloniali di Firenze aveva una voca-zione decisamente piugrave accademica10 La sezione durograve appena due anni percheacute come si egrave osservato venne fondata la Societagrave drsquoEsplorazione Commerciale a Milano Anche in questo caso era presente Lu-igi Luzzatti

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re un luogo o a misurare un elemento la materia geografica era or-mai divenuta laquoper la progrediente conoscenza della terra e dei suoi rapporti col sole colla luna e con altri corpi celestiraquo un campo di sa-pere talmente vasto e autonomo che poteva diramarsi in differen-ti discipline tra cui la geografia commerciale laquoche studia invece la terra come dimora dellrsquouomo vivente in societagrave civile e tutto intento agli scambiraquo (Carraro 1876 6)

Carraro era succeduto a Luigi Bodio un giovane milanese esper-to di economia politica che venne chiamato a Venezia direttamente dallrsquoamico Luzzatti per impartire le lezioni dei corsi di Geografia e Statistica in ambito commerciale Prima di essere chiamato a Roma per dirigere i servizi statistici nazionali per poco piugrave di un triennio Bodio organizzograve un programma drsquoinsegnamento che prevedeva una breve introduzione sul territorio italiano a cui faceva seguito lrsquoap-profondimento sulle singole piazze commerciali del Paese Genova Livorno Napoli Palermo Brindisi e naturalmente Venezia Al se-condo anno invece dopo alcune ore monografiche sulla Germania il professore passava a descrivere i rapporti commerciali dellrsquoItalia con la Turchia con la Tunisia e soprattutto con lrsquoEgitto al quale era dedicato molto spazio per via delle nuove rotte commerciali che si aprirono con la costruzione del Canale di Suez Di colonie invece si parlava solo per raccontare lrsquolaquooperositagrave della razza anglosassone nel Nuovo Mondoraquo (Notizie e dati 1871 124-5) Risulta necessario sotto-lineare come sia Bodio sia Carraro non svolgessero la professione di geografo una mancata specializzazione spiegabile da un lato con il fatto che occorreva piugrave un profilo esperto in materia economica es-sendo le cattedre di geografia e statistica accomunate dallrsquoaltro con la constatazione che le carriere politiche dei professori erano proba-bilmente considerate motivazioni valide per qualificare qualcuno co-me geografo11 Ad ogni modo la situazione era destinata a cambiare davanti alla conquista dei primi possedimenti coloniali e alle nuove esigenze poste dal processo di modernizzazione del Paese

Nonostante la sconfitta di Adua (1896) che aveva ridimensionato i progetti coloniali italiani e di conseguenza contestato il ruolo delle societagrave geografiche le istanze per unrsquoistruzione coloniale adeguata trovarono una loro legittimitagrave allrsquointerno del piugrave ampio movimento per il rinnovamento del sistema educativo nazionale Nel 1901 Vin-cenzo Grossi etnografo e esperto di geografia commerciale e di po-litiche dellrsquoemigrazione scrisse un lungo articolo sulla rivista laquoIta-

11 Se la prima spiegazione egrave valida per Bodio la seconda invece descrive perfetta-mente la scelta compiuta dalla Scuola per quanto riguarda Carraro Come afferma Be-rengo infatti si era di fronte a una situazione simile a quella di Combi laquoCarraro era stato a lungo medico condotto e poi esule e medico militare nellrsquoesercito italiano dal 1860 al 1871 Al momento della nomina alla Scuola i suoi meriti erano quindi essenzial-mente politiciraquo (1989 64 nota)

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lia Colonialeraquo nel quale diede un quadro generale dello stato in cui versava lrsquoinsegnamento coloniale in Italia Passando in rassegna gli istituti superiori che offrivano nel loro piano curriculare qualche cor-so dedicato in parte allrsquoanalisi dei possedimenti drsquoOltremare lrsquoauto-re in Lrsquoinsegnamento coloniale in Italia e nei principali paesi europei poggiava le sue osservazioni sulla premessa che solo alle universitagrave e agli istituti commerciali fosse affidato il compito di specializzare le future generazioni in base alle esigenze dettate dallo Stato in quan-to una prima generica cultura e lsquocoscienza colonialersquo doveva essere plasmata nei primi due livelli del sistema di istruzione (Grossi 1901 48 Gabrielli 2015) Ai primi posti Grossi poneva lrsquoIstituto Interna-zionale di Torino percheacute fu il primo tentativo ndash fondato nel 1867 ndash di creare una scuola di carattere coloniale e lrsquoIstituto Orientale di Na-poli fondato nel lontano 1732 e diventato vero punto di riferimento per il movimento espansionista guidato dalla locale Societagrave Africana drsquoItalia Lrsquoelenco si concludeva con le tre Scuole superiori di Commer-cio operanti nel territorio le quali avrebbero dovuto dare maggiore spazio nella programmazione curriculare ai corsi ad argomento co-loniale per far fronte al prossimo avvenire italiano cosigrave come veni-va ribadito nel 1899 in occasione del Congresso internazionale per lrsquoinsegnamento commerciale che si svolse dal 4 allrsquo8 maggio nelle aule di palazzo Foscari (Atti del Congresso 1899)12 Proprio a Vene-zia Grossi individuava alcune discipline se non altro affini oltre alle lingue orientali infatti lrsquoautore sottolineava lrsquoimportanza degli inse-gnamenti di Geografia e Statistica commerciale e di Storia del com-mercio (Grossi 1901)

Come si era giagrave accennato si considerava questrsquoultimo corso estre-mamente formativo dato che si proponeva di infondere negli studen-ti il valore di quelle tradizioni veneziane legate al commercio alla navigazione e allrsquoespansione verso Oriente Le lezioni cominciarono solo nellrsquoanno scolastico 1870-71 quando lo storico veneziano Ric-cardo Fulin accettograve la docenza dopo aver insegnato storia per nove anni al ginnasio di Santa Caterina (Pes 1998) Secondo le laquoNotizieraquo raccolte dalla Scuola in occasione dellrsquoesposizione internazionale marittima di Napoli il corso era suddiviso in quattro sezioni la pri-ma era dedicata ai commerci dellrsquoantichitagrave soprattutto a quelli che i fenici i greci e infine i romani tesserono con lrsquoIndia e lrsquoEgitto la se-

12 Al congresso che per la prima volta si svolse in Italia parteciparono tra i piugrave im-portanti commercianti imprenditori industriali e direttori scolastici Per una lista completa si vedano gli atti congresso Nonostante dagli atti non compaia durante il congresso si formograve un Comitato ordinatore del Congresso internazionale per lrsquoinse-gnamento coloniale guidato da Alessandro Pascolato direttore della Scuola Superio-re di Commercio di Venezia in quegli anni Tra i membri si citano i nomi anche di Lui-gi Luzzatti e Nicolograve Papadopoli Aldobrandini Questrsquoultimo faceva parte del cosiddetto laquogruppo venezianoraquo descritto ottimamente da Maurizio Reberschak (Monina 2002 88)

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conda invece si concentrava sul Medioevo con particolare attenzio-ne per le relazioni commerciali e industriali fra il laquoCristianesimo e i barbariraquo Di questa parte del corso facevano parte anche gli appro-fondimenti sulle crociate sulle laquocause della prosperitagrave commerciale delle Repubbliche italiane relazioni di esse col rimanente drsquoEuropa con lrsquoAfrica e in ispezieltagrave con lrsquoOrienteraquo Prima di passare allrsquoetagrave mo-derna dove le lsquoradicirsquo italiane erano poste in ombra dallo studio del laquosistema colonialeraquo portoghese e spagnolo bisognava affrontare lo studio dei progressi della marineria in rapporto ai Banchi di Venezia e di San Giorgio Partendo dallo studio degli effetti della Rivoluzione francese sugli equilibri commerciali mondiali la quarta e ultima se-zione ndash lrsquolaquoetagrave presenteraquo ndash si concludeva con una panoramica sulla si-tuazione italiana attuale prima di lasciare spazio a quella che molto probabilmente aveva il tono di una riflessione conclusiva del profes-sore laquoil commercio ha diffuso la civiltagraveraquo (Notizie e dati 1871 130-1)

Con i primi possedimenti italiani drsquoOltremare ndash Assab (1882) e Massaua (1885) ndash e lrsquoistituzione della Colonia Eritrea (1890) molta attenzione venne rivolta allrsquoargomento coloniale mai cosigrave lsquoconcre-torsquo come in questo momento Nellrsquoanno scolastico 1890-91 infatti il programma di Storia commerciale proponeva uno studio approfon-dito delle colonie e delle loro funzioni nel corso della storia La pri-ma parte si soffermava sulla descrizione delle colonie antiche feni-ci e greche a cui seguiva unrsquoanalisi sullrsquolaquoordinamento delle colonie italianeraquo nel Medioevo con particolare riguardo alle vicende vene-ziane e genovesi La seconda parte si apriva allrsquoapprofondimento de-gli equilibri commerciali fra i grandi imperi di epoca moderna e al-la comparazione fra il laquonuovo sistema colonialeraquo quello medievale e quello antico Dopo alcune lezioni di carattere monografico dedica-te a ogni singolo impero europeo il programma prevedeva due ma-cro-argomenti per comprendere al meglio la formazione del mercato mondiale laquoimprese e rivolgimenti coloniali nel secolo XVIIIraquo dove oltre alle Compagnie delle Indie si dava spazio addirittura alle laquocolo-nie svedesi e danesiraquo e laquocommercio industria e colonie dallo scorcio del secolo XVIII al 1813raquo nel quale grande interesse molto probabil-mente sembrava suscitare la dissertazione sullrsquoapertura del Canale di Suez in base alle laquoprevisioni avveratesi e previsioni smentiteraquo Oltre alla variazione semantica in senso coloniale dellrsquointero programma per la prima volta in classe si trattava direttamente anche dei terri-tori drsquoOltremare italiani come risulta dallrsquoultima sezione del piano di studi dedicata allo stato in cui versavano le relazioni commercia-li con il continente africano (Notizie e documenti 1892 134-7)13 Del

13 Si avvisava che lrsquoultima sezione nominata lrsquolaquoUltimo ventennioraquo sarebbe stata esposta in laquosuccinto compendioraquo visto che unrsquoampia trattazione sarebbe stata fatta durante il corso di Geografia commerciale

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commercio dunque si studiava non solo lrsquoaspetto geografico ma an-che il suo sviluppo storico un aspetto fondamentale secondo coloro che avevano organizzato il curriculum scolastico dato che lrsquoinsegna-mento era da considerarsi obbligatorio nel corso del terzo anno per gli studenti di tutti gli indirizzi i quali presumibilmente affollavano le aule durante le lezioni14 Ad attenderli inoltre crsquoera un professore dalle innate doti oratorie riconosciute persino dalle piugrave varie compo-nenti del Parlamento italiano Antonio Fradeletto Il grande organiz-zatore della vita culturale veneziana era stato chiamato dalla Scuo-la pochi giorni dopo aver conseguito a Padova la laurea di Lettere e filosofia nel 1880 per ricoprire inizialmente la cattedra di Lette-ratura un impegno didattico che si estese successivamente anche agli insegnamenti storici (Storia commerciale Storia politica e Sto-ria diplomatica) Alla docenza Fradeletto affiancograve durante gli anni Ottanta anche la carriera politica una liaison fra ambito culturale e amministrativo che rappresentava una condizione comune per mol-ti docenti della Scuola commerciale (Camurri 1997 Ceschin 2001)

Fra questrsquoultimi rientrava anche Primo Lanzoni il professore di Geografia commerciale che nel 1884 subentrograve a Carraro dopo esser-si diplomato nella Scuola commerciale veneziana seguendo sia lrsquoindi-rizzo consolare (1880-1885) sia quello magistrale di Diritto Econo-mia e Statistica (1883-1885)15 Lrsquoapprendimento avvenuto sul campo nei suoi viaggi condotti in Egitto e in India per conto di una socie-tagrave privata tema che verragrave affrontato successivamente rappresenta-va un bagaglio esperienziale del quale si riscontra traccia anche nel programma del corso dellrsquoanno scolastico 1897-1898 Ad esempio le laquonozioni generali sulla costituzione la storia recente gli abitanti e la configurazione fisicaraquo dellrsquoEgitto piugrave le sue relazioni con lrsquoItalia costituivano un tema abbastanza ampio dellrsquoinsegnamento al terzo anno ndash Geografia commerciale era un corso triennale a cui parteci-pavano gli studenti della sezione consolare magistrale e commer-ciale Oltre alla pratica anche il contesto geopolitico italiano comin-ciava a cambiare radicalmente la percezione del fenomeno coloniale in seno alla scienza geografica Malgrado la cocente sconfitta subita ad Adua dal regio esercito nel 1896 secondo il primo Annuario pub-blicato dalla Scuola (1897-1898) il corso tenuto da Lanzoni prevede-va una dettagliata trattazione sullrsquolaquoAbissinia e i possedimenti italia-ni in Africaraquo

14 Intorno alla fine dellrsquoOttocento gli iscritti erano circa 1755 Il programma del cor-so sembra non subire alcuna variazione almeno fino alla fine dellrsquoOttocento Per gli an-ni successivi purtroppo negli Annuari non trovano piugrave spazio i programmi dettaglia-ti di ogni singolo insegnamento 15 Venezia Archivio storico dellrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari (ASCF) Serie Studenti Regi-stro Matricolare n 1 matricola 201 certificato di corso compiuto n 158 e n 159 p 200

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La Colonia Eritrea ndash Cenni sulla posizione il governo la storia e gli abitanti dallrsquoEtiopia e sguardo particolareggiato alla sua configurazione fisica ndash Prodotti vegetali animali e minerali ndash In-dustrie principali ndash Vie di comunicazione che mettono capo spe-cialmente ai possedimenti italiani ndash Commercio ndash Relazioni collrsquoI-talia ndash Luoghi principali del Tigregrave dellrsquoAmharia del Goggiam e dello Scioa ndash Cenni sui paesi Galla e sullrsquoHarar ndash Possedimen-to italiano di Massaua e descrizione particolareggiata di questo porto ndash Le isole Dahlak ndash Il litorale da Massaua ad Assab ndash Cen-ni sugli Afar sul sultanato di Aussa e sul possedimento francese di Obock ndash La costa dei Somali e il protettorato italiano (Annua-rio 1897-98 142-7)

Insieme allrsquoEgitto e ai possedimenti coloniali il terzo anno si pro-poneva di impartire le nozioni essenziali per comprendere al meglio le potenzialitagrave delle relazioni che lrsquoItalia poteva maturare con i pae-si che si affacciavano sul Mediterraneo sud-orientale Pertanto lrsquoe-spansione commerciale per ora si profilava come lrsquounico obiettivo un orizzonte che per il momento poneva ai margini il discorso colonia-le sebbene questrsquoultimo trovi una sua sistemazione sempre maggio-re allrsquointerno dei programmi scolastici

Per questo motivo anche relativamente a Carsquo Foscari non egrave pos-sibile in alcun modo parlare di lsquosaperirsquo coloniali ndash le scienze che co-me oggetto di studio si concentravano solo ed esclusivamente sulle colonie ndash almeno fino alla conquista delle regioni della Tripolitana e Cirenaica un immenso nuovo territorio che si apriva agli studio-si i quali da un lato incrementarono e aggiornarono le conoscenze scientifiche in specifiche aree di ricerca dallrsquoaltro rappresentavano dei vettori di penetrazione per gli interessi economici e commercia-li dello Stato o di Societagrave private pronte a investire al di lagrave del Medi-terraneo (Deplano 2013)

14 Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola

Come si egrave sottolineato piugrave volte allrsquointerno della Scuola Superiore di Commercio veneziana sin dalla fondazione venne a costituirsi una re-te di interessi che trascendevano lo scopo meramente didattico Gli stessi professori per la maggior parte erano stati chiamati a forma-re le future generazioni per la loro notorietagrave nel contesto locale rap-presentavano dei punti di raccordo in grado di intrecciare lrsquoaspetto culturale-scientifico e quello politico come dimostrano le scelte ri-cadute su Combi e Fradeletto In questo network allo stesso tempo locale e nazionale un posto estremamente interessante venne rico-perto da coloro che affiancavano alla carriera accademica incarichi

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nel campo delle mansioni commerciali dove sarebbero tornate estre-mamente utili le conoscenze scientifiche apprese durante il lungo e proficuo percorso di studi Sotto questo aspetto per quanto riguar-da Carsquo Foscari egrave necessario dedicare ampio spazio al giagrave citato Lan-zoni e ai suoi viaggi per fini commerciali

Nellrsquoanno dellrsquoelezione a sindaco di una figura quale Filippo Gri-mani (1895) il professore di Geografia commerciale diede alle stam-pe uno studio estremamente dettagliato sul porto di Venezia un re-soconto aggiornato sulle condizioni in cui versava e i suoi traffici lasciando alle conclusioni il compito di delineare le possibili poten-zialitagrave legate a un suo futuro potenziamento (Lanzoni 1895 cf Re-berschak 2002) Tuttavia il carattere scientifico della pubblicazione appare parzialmente minato da alcune premesse provenienti dal ser-batoio retorico di quella macchina mitopoietica intenta a costruire un discorso pubblico volto a decantare le tradizioni marinaresche e la storia espansionistica della Repubblica veneziana16 Giagrave dallrsquoincipit infatti egrave possibile osservare come Lanzoni colga unrsquoatmosfera nuo-va nella cittagrave un laquorisveglio che si egrave reso piugrave sensibileraquo nei confronti laquosoprattutto del porto e nelle istituzioni che si connettono ad essoraquo Drsquoaltronde per il suo passato e per la sua configurazione laquoVenezia egrave anzitutto e soprattutto una cittagrave marinararaquo un destino che fu messo a dura prova nel corso del Trecento a causa dellrsquointerramento della bocca di porto del Lido e dal conseguente spostamento delle attivi-tagrave portuali a Malamocco (Lanzoni 1895 5) A questo punto secon-do Lanzoni differenti concause rischiarono di portare al tramonto la laquofortuna venezianaraquo dato che i traffici marittimi si erano decisa-mente ridotti rispetto a poco tempo prima dove per il Lido

passavano le migliaia di navi trafficanti collrsquooriente nei primi albo-ri della rinascente civiltagrave di ligrave [dal porto della bocca di porto di Li-do] uscirono le flotte che conquistarono lrsquoIstria e la Dalmazia onde lrsquoAdriatico cominciograve universalmente a stimarsi un lago veneziano di ligrave partirono i Crociati che conquistarono per Venezia la parte migliore dellrsquoimpero bizantino e le permisero di costellare di fat-torie commerciali i paesi del Levante Di ligrave spandevasi per mezzo delle innumerevoli galee la incontrastata supremazia della Repub-blica fattasi padrona assoluta dei traffici collrsquoIndia ed esercitan-te sul Mediterraneo il commercio piugrave largo e piugrave florido che fosse mai esistito E di ligrave usciva ogni anno nel giorno dellrsquoAscensione con uno splendido e lungo corteo di ricche imbarcazioni il nazio-

16 Il richiamo alle tradizioni ndash inventate o riesumate poco importa ndash mirava a raffor-zare e a riplasmare lrsquoidentitagrave di una cittagrave che non doveva temere lrsquoonda drsquourto del pro-gresso La laquovenezianitagraveraquo ovvero lrsquoinsieme dei tratti caratterizzanti lrsquoidentitagrave venezia-na drsquoora in avanti si sarebbe posta laquoal centro di una identitagrave latina e nazionaleraquo fino a quel momento laquoimperniato sulle tradizioni toscane e sabauderaquo (Fincardi 2002 1489)

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nale naviglio del Bucintoro donde tra il fulgore delle dorature il scintillio delle armi e lo sventolare degli orifiammi il Doge cele-brava in nome di Venezia la simbolica cerimonia dello sposalizio del mare Ed ancora per il porto di Lido tornavano vinte non do-me le armate repubblicane che dopo sforzi di valore sovrumano dovevano mano mano ripiegarsi dinanzi allrsquoavanzare continuo e vittorioso dei Turchi che strappavano brano a brano alla gloriosa Repubblica quasi tutte le sue colonie orientali (Lanzoni 1895 8)

Una volta poste le basi nellrsquointroduzione la trattazione prosegue confrontandosi continuamente con quel lsquopassato futurorsquo illustre che tracciava la via da seguire per Venezia e i suoi cittadini17 Nel conte-sto accademico perograve alla retorica egrave necessario far seguire lrsquoanalisi scientifica delle problematiche che affliggevano lo status quo del por-to e le soluzioni che lrsquoeacutelite cittadina doveva intraprendere per miglio-rare la situazione Lrsquointreccio fra mitopoiesi e scientificitagrave viene ri-badito ancora unrsquoultima volta nellrsquoultima parte dellrsquoelaborato in cui dopo aver calcolato la laquocompetenza matematicaraquo del porto ndash il rag-gio drsquoazione potenziale di un dato porto nel mare ndash Lanzoni espone definitivamente quale fosse lrsquoarea di influenza di Venezia rispetto a quella dei laquoporti rivaliraquo italiani ed europei

Riassumendo adunque si puograve dire che la competenza matematica di Venezia rispetto ai suoi porti rivali si estende nella Tunisia orien-tale sopra quasi tutta la Toscana su parte del Lazio e dellrsquoUmbria su quasi tutte le Marche su 15 dellrsquoEmilia sopra 15 della Lom-bardia su 15 del Veneto sopra una parte del Trentina e del Tiro-lo su quasi tutto il Salisburghese sulla parte SE della Baviera e sopra alcune frazioni della vicina Austria superiore Competenza geografica e competenza matematica designano una tale virtuali-tagrave del porto di Venezia alla quale non egrave ancora giunta pur troppo la sua potenzialitagrave effettiva Ma si faccia maggiore lrsquoiniziativa dei cittadini piugrave attiva lrsquoindustria e piugrave vivace la vita economica e di-ventino piugrave dirette e meglio servite le linee ferroviarie piugrave nume-rose le linee di navigazione piugrave basse le tariffe di trasporto meglio attrezzato il porto piugrave spaziosi e piugrave a buon mercato i magazzini e si vedragrave proporzionatamente allargarsi la competenza commerciale di Venezia a cui era un tempo angusta lrsquoEuropa (Lanzoni 1895 47)

17 Questi parallelismi fra memoria storica e condizione presente si riscontrano so-prattutto nelle brevi introduzioni che aprono i capitoli o le sezioni Di seguito si ripor-ta un esempio laquoQuelle migliaia di galere che attendevano al commercio nellrsquoepoca piugrave fiorente della repubblica Veneta non sono ahimegrave ora piugrave che un ricordo La flotta mer-cantile dellrsquoantica regina dei mari non conta fra velieri e piroscafi che un migliaio di navi aventi una portata complessiva di 33100 tonnellate vale a dire una 25deg parte del tonnellaggio italianoraquo (Lanzoni 1895 39)

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Con Il porto di Venezia gli interessi geografico-economici di Lanzo-ni si legarono indissolubilmente con gli scopi politici della Scuola e di conseguenza della classe dirigente locale la quale si identificava nel porto sia per rinverdire le tradizioni marinaresche della cittagrave sia per influenzare la politica estera-commerciale dello Stato italiano A riprova della cooptazione del professore di geografia nel tessuto am-ministrativo veneziano si evidenzia come Lanzoni entrograve nella Com-missione comunale permanente per i servizi marittimi e ferroviari del porto di Venezia dove si prodigograve in particolare modo sui temi del collegamento fra zona portuale e entroterra del luogo per il futuro allargamento industriale del porto e per lrsquoampliamento delle relazio-ni commerciali con lrsquoOriente (Zanetto 2018)18 Su questrsquoultimo pun-to di discussione inoltre Lanzoni possedeva una profonda conoscen-za dellrsquoargomento in quanto esplorograve in prima persona le potenzialitagrave di sviluppo dei traffici veneziani offerte dalla rotta di Suez alla luce del recente consolidamento della Colonia Eritrea Infatti nel 1896 il docente della Scuola commerciale venne incaricato dalla Societagrave Ita-liana per le Strade Ferrate Meridionali esercente la rete adriatica di compiere due viaggi rispettivamente in Egitto e in India ndash della durata di tre mesi ciascuno ndash assieme al delegato commerciale della societagrave Gualtiero Fries Per la societagrave assieme alla Compagnia Peninsulare ed Orientale con sede a Venezia e la Camera di Commercio risultava di fondamentale importanza coordinare i prezzi e le tempistiche dei treni e delle navi affincheacute il flusso di merci e persone proveniente so-prattutto dalla capitale dellrsquoimpero inglese ndash Londra ndash e diretto verso la colonia indiana non salpasse dal porto francese di Marsiglia ben-sigrave da quello veneziano con inevitabili vantaggi economici per la cittagrave

A differenza del soggiorno egiziano del quale non vi egrave alcuna trac-cia in grado di documentarlo lrsquoesperienza del viaggio in India (6 feb-braio-10 maggio 1896) riaffiora fra le righe di due scritti di Lanzoni Relazione sul commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la sintesi finale delle osservazioni compiute sul campo e laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo il discorso di apertura allrsquoAnno Scolastico 1896-1897 pronunciato dal professo-re di Geografia commerciale davanti agli studenti e ai docenti della Scuola di Commercio veneziana Come egrave facilmente presumibile il te-nore dei due lavori appare estremamente differente dato che i desti-natari nel primo caso erano perlopiugrave imprenditori o societagrave private che necessitavano quindi di un resoconto di carattere essenzialmen-te tecnico per i loro affari nel secondo invece gli studenti avevano bisogno di essere affascinati e sollecitati al fine di continuare il loro percorso di studi con maggiore dedizione Ad ogni modo per quanto

18 Giagrave dal 1898 Lanzoni entrograve in stretto contatto con la classe dirigente veneziana visto la sua partecipazione al consiglio direttivo della sezione locale della Lega Nava-le Italiana (Monina 2008 131)

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riguarda la Relazione alla breve introduzione seguiva un elenco det-tagliato e precisamente numerato dellrsquointenso itinerario che Lanzoni e Fries fecero in India la prima fase consisteva nellrsquoapprofondimen-to di come funzionasse e si svolgesse il commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione in India con particolare riguardo laquoa quegli articoli che potessero essere oggetto di scambio collrsquoItaliaraquo la seconda fase mirava ad accertare quali prodotti laquovenissero importati direttamen-te e quali indirettamenteraquo e laquoa quali altri si potesse eventualmente aprire uno sboccoraquo dopo aver appreso in linea generale le potenzia-litagrave del mercato indiano la terza fase si dedicava specificatamente allo studio delle possibilitagrave di laquorendere piugrave facili e piugrave intensiraquo i flus-si si merci da e per il porto di Venezia in relazione alla nuova linea di navigazione istituita dalla Compagnia Peninsulare ed Orientale lrsquoultima parte del soggiorno infine sarebbe stata dedicata a redige-re molte relazioni utili laquoalle nostre ricerche presenti e futureraquo e al-lo stesso tempo a trovare in ogni zona urbanizzata dellrsquoIndia delle ditte laquopossibilmente italianeraquo disponibili laquoa tentare od a perfezio-nare le importazioni dei prodotti italianiraquo (Lanzoni 1897 11) Ancor prima di procedere con la stesura esaustiva delle osservazioni fat-te e dei risultati raggiunti occorreva dare un primo e fondamentale consiglio a coloro interessati di condurre degli affari in India secon-do Lanzoni fatta eccezione per alcuni laquomaomettani e parsigraveraquo gli laquoin-digeniraquo stabilitisi nei porti di mare indiani erano da ritenersi laquoin ge-nerale malfidiraquo e mancanti di laquocoltura e la lealtagrave commercialeraquo Per questa ragione solo con gli laquoeuropeiraquo stabilitisi in India sarebbe sta-to piugrave sicuro condurre a buon fine delle operazioni di tipo commer-ciale (Lanzoni 1897 11) Il vademecum commerciale prosegue decre-tando quali fossero le piazze commerciali maggiormente convenienti e quali prodotti di origine italiana avrebbero avuto lrsquoopportunitagrave di entrare nel mercato indiano in base molte volte a brevi considera-zioni sugli usi e costumi della popolazione come ad esempio i lampa-dari di vetro un oggetto molto usato dai locali che poteva essere pro-dotto nelle vetrerie di Murano invece che nelle industrie austriache

Il 10 novembre 1896 in occasione dellrsquoinaugurazione del nuovo anno scolastico dopo una breve panoramica sullrsquoandamento della Scuola da parte del direttore Alessandro Pascolato era il turno del-la prolusione laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo Fin da subito il taglio dato da Lan-zoni appare chiaro

Ed ho pensato di intrattenervi come potrograve di Venezia nellrsquoIndia non col consueto e prediletto strumento dei numeri che mal si converrebbe alla genialitagrave di questo convegno ma collrsquoaiuto drsquoim-pressioni vive raccolte in quelle terre lontane in rapporto diret-to coi ricordi del passato e collo stato presente dei traffici (Lan-zoni 1896-97 19)

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Dallrsquoalto della sua esperienza in materia didattica dunque il profes-sore ritenne opportuno non annoiare gli studenti con lrsquoelencazione di numeri e statistiche bensigrave avvicinarli ponendo il discorso sul pia-no mitostorico ed esperienziale Del resto la prima parte si incen-tra sulle radici storiche dei legami commerciali fra Venezia lrsquoIndia e lrsquoOriente in tutta la sua estensione un tema che lo stesso Lanzoni avrebbe affrontato dal 1901 nelle ore di lezione di Storia del commer-cio subentrando cosigrave alla cattedra di Fradeletto (Annuario 1902 75-77) Allrsquoargomento storico nella seconda parte del discorso inaugu-rale subentrano le osservazioni sul campo con le quali Lanzoni non poteva non esordire constatando come le tracce del passato vene-ziano nel territorio indiano fossero completamente andate perdute

Oh antiche e gloriose tradizioni di rapporti e di traffici misera-mente tramontate Cosa egrave rimasto mai di Venezia nellrsquoIndia

Invano ho scrutato con occhio amorosamente indagatore tut-te le manifestazioni della vita attuale di quel paese e invano ho chiesto sui luoghi informazioni premurose e minute alle persone piugrave competenti (Lanzoni 1896-97 35)

Per questo motivo lrsquoautore per introdurre il tema centrale ndash la na-vigazione a vapore fra Venezia e lrsquoIndia ndash procedette per coinciden-ze e analogie talvolta bizzarre per suggerire agli studenti come la presenza veneziana in India fosse in qualche modo ancora ravvisa-bile malgrado lrsquointerruzione dei rapporti commerciali perdurasse da piugrave di due secoli19 A questo punto Lanzoni riallacciandosi alle solite argomentazioni concernenti la rinascita di Venezia sulla scia del mi-to auspicograve come in un prossimo futuro lrsquoarea portuale veneziana e il suo retroterra avrebbero potuto intrattenere dei rapporti commer-ciali piugrave cospicui con il grande Paese asiatico Tuttavia a sostegno di questa proposta il professore cercava di comprovarla con i dati e le osservazioni scientifiche condotte durante il soggiorno indiano An-nunciando di dedicare gran parte del corso alla sua esperienza este-ra Lanzoni nella prolusione decise di concentrarsi soprattutto sulla laquopiugrave importante manifestazione economica di Venezia nellrsquoIndiaraquo le conterie e le perle due prodotti facilmente commerciabili che avreb-bero spinto laquogli interessati a costituire quel sindacato per il commer-cio indianoraquo facendo laquoguadagnare a Venezia qualche centinaio di mi-la lire di piugrave ogni annoraquo (Lanzoni 1896-97 51 53)

19 Ad esempio Lanzoni parla di laquocorrispondenza notevoleraquo fra laquoi colombi di certi luoghi dellrsquoIndia e i colombi cosigrave originali e cosigrave cari della lsquonostra piazzarsquo di S Marcoraquo o ancora di grande analogia fra le gondole veneziane o le imbarcazioni turistiche nel Gange (Lanzoni 1896-97 35-8)

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La struttura argomentativa con la quale egrave costruita la prolusione ricalca grosso modo quella dello scritto Il porto di Venezia esamina-to in precedenza Le nozioni mitostoriche sul passato navalista com-merciale ed espansionista di Venezia servivano molto probabilmen-te da un lato a supportare i dati raccolti e le tesi formulate dallrsquoaltro condizionavano il procedere della ricerca improntata da Lanzoni Questo duplice lsquouso della storiarsquo appare chiaramente nella parte fi-nale della prolusione Venezia nellrsquoIndia come suggerisce direttamen-te lrsquoautore laquoEvocate rapidamente la storia di Venezia nei suoi rappor-ti collrsquoIndia e una coincidenza interessante vi appariragrave manifestaraquo (Lanzoni 1896-97 55)

La coincidenza venne sciolta nei paragrafi seguenti nei quali Lan-zoni sosteneva che Venezia avrebbe assolto al suo ruolo di regina del Mediterraneo solo una volta tenuto laquocome il leone alato della sua co-lonna [hellip] costantemente vigile lo sguardo ad orienteraquo cosigrave come nel corso del XV secolo la Serenissima distese il suo dominio sullrsquoAdria-tico sullrsquoEgeo nei Dardanelli nel Mar Nero e sulla terraferma ita-liana (Lanzoni 1896-97 56)20

Nel frattempo in seguito alla politica di raccoglimento portata avanti negli anni successivi alla sconfitta di Adua che riteneva come la vera colonizzazione italiana non potesse che consistere nellrsquoemigra-zione organizzata al di lagrave dellrsquoAtlantico con lrsquoinizio del nuovo secolo si apriva in tutta la penisola una nuova fase di risveglio Una prima tappa fu senza dubbio il quinto Congresso Geografico Italiano che si svolse a Napoli fra il 6 e lrsquo11 aprile 1904 tracciando il percorso per trasformare anche lrsquoItalia in una potenza espansionistica e coloniale un traguardo da raggiungere con lrsquoaiuto di tutto quellrsquoassociazionismo nazionalista capeggiato principalmente dalla societagrave Dante Alighieri e dalla giovane Lega Navale Italiana (Aquarone 1989 Monina 2002) In questo contesto nonostante si sia giagrave osservato come i contatti fra Venezia la lsquosuarsquo Scuola e gli ambienti colonialisti fossero giagrave presenti sul finire dellrsquoOttocento ndash basti pensare ad esempio alla figura di Lu-igi Luzzatti nella Societagrave di Esplorazioni Geografiche e Commerciali di Milano solo con i primi tentativi di centralizzazione e organizza-zione delle diverse sensibilitagrave locali si puograve constatare una maggiore interazione fra la classe politica commerciale e culturale della cittagrave lagunare e le iniziative di stampo espansionistico-coloniale Il primo Congresso Coloniale e la successiva fondazione dellrsquoIstituto Colonia-le Italiano (ICI) rappresentano solo alcuni esempi

20 Molto significativa in questo senso risultano essere le ultime righe del discorso volte ad affascinare una platea molto giovane laquoOh non sono no coincidenze completa-mente fortuite Ci deve essere crsquoegrave di sicuro una intima corrispondenza che la storia e la geografia spiegano in parte tra la vita economica di Venezia e lo stato dei suoi rap-porti collrsquoIndia di guisa che questi appaiono ad un tempo e un effetto e un coefficiente di quellaraquo (Lanzoni 1896-97 57)

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Il primo Congresso Coloniale programmato dopo le sollecitazioni degli oratori intervenuti nel congresso napoletano del 1904 si svolse ad Asmara nel settembre del 1905 allo scopo di dibattere le grandi questioni in tema coloniale con la volontagrave di portarle allrsquoattenzione del governo e soprattutto del Paese Alle sedute parteciparono circa duecento congressisti fra cui moltissimi funzionari e impiegati colo-niali ufficiali delle truppe di stanza in colonia commercianti agri-coltori ed altri operatori economici residenti in Eritrea DallrsquoItalia fra gli altri arrivarono i presidenti di tutte le societagrave geografiche e coloniali i ministri degli affari esteri della marina della pubblica istruzione e drsquoagricoltura industria e commercio Vi erano inoltre al-cune delegazioni del mondo accademico e della scuola fra cui la Re-gia Scuola di Commercio di Venezia che nei giorni del congresso ven-ne rappresentata da un suo ex studente Vittorio Deciani (Aquarone 1989)21 Questrsquoultimo era fuoriuscito nel 1881 dalla sezione consola-re allrsquoetagrave di 22 anni per poi assumere la carica di primo viceconso-le a Trieste Molto probabilmente Deciani fece carriera tanto che nel 1905 entrograve a far parte del Consiglio Coloniale istituito nel 1903 presso il Ministero degli Affari Esteri con attribuzioni peraltro pu-ramente consultive e non vincolanti per il governo e successivamen-te nel 1909 divenne tesoriere dellrsquoICI (Notizie e documenti 1892)22

Proprio lrsquoICI rappresenta un ulteriore esempio di network politico-accademico nel quale venne coinvolta Venezia Costituitosi il 26 mar-zo 1906 allo scopo principale di diffondere fra la popolazione una pri-ma forma di lsquocoscienza colonialersquo la sede centrale si insediograve presso il prestigioso palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia a Roma Nei primi anni di vita lrsquoIstituto si presentograve come uno stru-mento meramente intellettuale e scientifico in grado di rispondere alle questioni piugrave urgenti tramite il mensile Rivista Coloniale affida-to alla supervisione di un comitato scientifico composto dalle piugrave im-portanti personalitagrave accademiche impegnate nel tema coloniale fra cui il professore ordinario Enrico Catellani che allrsquoUniversitagrave di Pa-dova era solito tenere i corsi di Diritto internazionale Diplomazia e Storia dei trattati Proprio Catellani la cui figura verragrave meglio deli-neata nella parte finale di questo capitolo sarebbe stato chiamato nel primo dopoguerra a insegnare Diritto internazionale nella Scuo-la commerciale di Venezia portando con seacute le conoscenze necessa-rie per specializzare lrsquointeresse di molti studenti verso il tema colo-niale (Annuari 1919-20 e 1920-21)

21 Piugrave debole la rappresentanza del mondo economico anche se compare il nome di Giulio Fradeletto delegato commerciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Va-pore (Monina 2002)22 Per quanto riguarda le informazioni su Vittorio Deciani ASCF serie studenti Re-gistro Matricolare nr 1 matricola 27 certificato di corso compiuto n 31

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A piugrave di tre anni dalla fondazione lrsquoICI era diventato un vero e pro-prio strumento politico capace di indirizzare lrsquoattenzione verso quel-le regioni dove andavano aumentando gli interessi economici e politi-ci dellrsquoItalia Nel corso del 1909 infatti oltre alla spinta africanista lrsquoIstituto volse lo sguardo soprattutto in direzione delle regioni bal-caniche in seguito allrsquoarrivo al potere dei Giovani Turchi e lrsquoacuirsi del conflitto con lrsquoAustria La direttrice espansionista orientale si im-pose anche per la presa di posizione e lrsquoattivitagrave di alcuni soci dellrsquoI-stituto tra cui le tre figure principali del progetto laquoGrande Veneziaraquo Giuseppe Volpi Filippo Grimani e Piero Foscari il delegato commer-ciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Vapore Giulio Frade-letto Luigi Luzzatti che sarebbe stato eletto lrsquoanno seguente alla vi-cepresidenza dellrsquoIstituto e i professori della Scuola di Commercio Antonio Fradeletto e Piero Lanzoni (Pomoni 1998) Drsquoaltronde agli occhi del lsquogruppo venezianorsquo laquouomini capitaliraquo per utilizzare la feli-ce espressione di Maurizio Reberschak i Balcani rappresentavano non solo un territorio sul quale nel passato la Dominante aveva este-so la sua influenza ma anche un tassello di un piugrave ampio piano drsquoe-spansione di stampo commerciale che avrebbe avuto la sua base a Porto Marghera progetto portuale autodefinitosi la laquoporta drsquoOrien-teraquo del Mediterraneo un polo multifunzionale che si sarebbe impo-sto nel corso degli anni come potenza al contempo produttrice nei rami chimico e metallurgico ed espropriatrice di risorse soprattut-to nei confronti dellrsquoarea balcanica (Weber 1974 Chinello 1979 Re-bershack 2002 Pes 2004)23

Di questi prodromi imperialisti in seno allrsquoICI si rese portavoce proprio lrsquoelemento veneziano dal quale nacque lrsquoiniziativa di orga-nizzare un primo Congresso degli Esportatori Italiani in Oriente idea che si concretizzograve per volere del Consiglio direttivo del Museo commerciale di Venezia con lrsquoappoggio delle istituzioni veneziane Al congresso che si tenne nella cittagrave lagunare tra il 21 e il 24 otto-bre del 1909 il dibattito ruotava attorno lrsquoattuazione di un possibi-le programma nazionale drsquoesportazione ovvero lrsquoindividuazione di mercati di riferimento ai quali indirizzare la sovrapproduzione dei mercati di sbocco che le altre potenze industriali avevano giagrave trova-to sia nelle proprie colonie sia nelle regioni controllate direttamen-te solo da un punto di vista economico-commerciale laquoMettere in va-lore le colonie africaneraquo e contemporaneamente organizzarsi per sfruttare la penetrazione economica e commerciale in Oriente rap-

23 Porto Marghera srsquoinseriva allrsquointerno di un progetto di penetrazione economica industriale e commerciale dai tratti imperialistici che alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo ndash fra tutti Giuseppe Volpi ndash avevano portato avanti in Dalmazia al fine di sfruttare le sue risorse forestali e minerarie e in territorio montenegrino con la fonda-zione della Banca Commerciale Italiana la costruzione di un porto ad Antivari il Mo-nopolio del Tabacco e il progetto di una futura ferrovia transbalcanica

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presentavano per lrsquoItalia le due vie da seguire per porsi al livello de-gli altri imperi coloniali (Monina 2002 201) Per quanto riguarda il ruolo della Scuola commerciale veneziana oltre a Foscari che da al-cuni anni faceva parte del consiglio direttivo come delegato comu-nale nelle quattro giornate congressuali parteciparono il direttore scolastico Enrico Castelnuovo e alcuni professori tra cui Ferruccio Truffi ndash docente di Merceologia ndash e Lanzoni il quale partecipograve nel-la doppia veste di docente e di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti data la presenza di molti soci tra i congressisti (Annuario 1908-09)24 Questrsquoultima era sorta nel 1899 con lrsquointento di riunire i licenziati della Scuola con scopi di mutuo beneficio sullrsquoesempio di unrsquoistituzione simile quale la Cercle des anciens Etudiants de lrsquoEco-le superieure de commerce drsquoAnverse Per le comunicazioni inter-ne e per quelle concernerti lrsquoandamento della Scuola lrsquoAssociazione si era dotata di un Bollettino la cui direzione venne affidata inizial-mente proprio a Lanzoni25 Tra le molte attivitagrave dellrsquoAssociazione ri-entrava il finanziamento con i fondi associativi di alcune borse di studio per gli studenti come quella destinata nel 1912 a uno studen-te iscritto alla sezione commerciale e interessato a fare pratica nel-lrsquolaquoAfrica mediterranearaquo oppure dei costi dei viaggi organizzati per i soci come ad esempio lrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania (Bol-lettino marzo-giugno 1912 66)

15 Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni

Una volta ottenute le regioni nord-africane della Cirenaica e della Tripolitania ndash senza dimenticare quelle di Rodi e del Dodecaneso ndash le nuove colonie italiane in Africa si aprivano alla penetrazione di mol-teplici interessi di diversa matrice da quelli turistici a quelli com-merciali o ancora a quelli legati al settore agricolo e industriale A tal proposito per far conoscere lrsquoOltremare agli italiani o almeno a specifiche corporazioni e classi sociali le eacutelite imprenditoriale rite-nevano utile organizzare dei viaggi che permettessero delle osser-

24 Uno dei risultati piugrave importanti raggiunti dal congresso fu senza dubbio la forma-zione di una Commissione di parlamentari e rappresentanti allo scopo di condurre unrsquoa-zione di pressione sul governo Ad ogni modo per quanto riguarda il congresso si ve-dano gli atti curati dal segretario generale Comitato permanente dei Congressi degli Esportatori Italiani in Oriente Antonio Santalena e pubblicati nel 191025 Lo statuto dellrsquoAssociazione recitava cosigrave laquoScopi dellrsquoAssociazione sono a) man-tenere fra i soci i rapporti amichevoli formati alla Scuola b) trar partito da questi rap-porti nellrsquointeresse generale del commercio e nellrsquointeresse particolare dei soci c) pro-muovere gli studi commerciali economici ed amministrativi e diffonderne lrsquoamore d) aiutare gli antichi studenti nella ricerca del loro collocamento e soccorrerli negli even-tuali bisogniraquo (Bolletino gennaio 1899 26)

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vazioni fatte sul campo in modo tale da comprendere problematiche e potenzialitagrave del territorio appena acquisito e non ancora del tut-to lsquopacificatorsquo

Anche molti ex studenti della Scuola decisero di prendere parte a una di queste escursioni Organizzata dal Touring Club Italiano dalla Societagrave degli Agricoltori Italiani e laquoin misura piugrave modestaraquo dallrsquoAssociazione Antichi Studenti nei piani iniziali lrsquolaquoEscursione Na-zionaleraquo doveva partire nel settembre 1913 tuttavia a causa di im-pedimenti politici venne posticipata tra la fine di aprile e lrsquoinizio di maggio 1914 (Bollettino gennaio-febbraio 1914) Il programma pre-vedeva numerose tappe la partenza era stata fissata per il 29 aprile dal porto di Napoli dove ad aspettare i soci vi sarebbe stato il piro-scafo Solunto noleggiato dalla Societagrave Sicilia Dopo una fermata di circa due ore a Siracusa lrsquoimbarcazione avrebbe proseguito la na-vigazione sino al porto di Tripoli Dallrsquo1 al 4 maggio la laquocarovanaraquo avrebbe visitato le oasi di Zanzur Tagiura e quella di Sciara Sciat questrsquoultima tristemente nota per lrsquoeccidio compiuto dal Regio Eser-cito italiano ai danni della popolazione nel pomeriggio del 23 e per tutto il 24 ottobre 1911 (Del Boca 2015) Dal 4 al 7 maggio ancora lrsquoescursione prevedeva la visita presso i due attendamenti prepara-ti dal governo militare italiano nella localitagrave di Bu Gheilan e in pros-simitagrave del Castello nel Gagraverian prima di tornare nella zona costiera questa volta a Homs da dove si sarebbe proseguito per ammirare le rovine dellrsquoantica cittagrave romana di Leptis Magna ultima tappa di unrsquoesperienza ed laquoemozioneraquo drsquoOltremare che sembrograve sollecitare la curiositagrave di molti soci26

Molte volte a guidare escursioni del genere erano i geografi i qua-li sin dallo scoppio della guerra vestirono i panni dellrsquoautoritagrave scien-tifica in grado di assicurare come il disegno di penetrazione e di con-quista fosse da giudicare corretto sul piano economico geopolitico e del prestigio nazionale (Gambi 1992) In questo ruolo e in qualitagrave di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti Lanzoni si calograve nel-la parte partecipando al viaggio in Tripolitania come testimoniano i suoi laquoRicordi e impressioniraquo pubblicati nel Bollettino laquoE cosi ti sei divertito Che impressioni hai ricevuto Quali sono le condizioni ve-re di questa nuova colonia italianaraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 25) Ecco le domande piugrave frequenti che si sentirono rivolgere i par-tecipanti allrsquoEscursione Nazionale e alle quali Lanzoni ironicamente cercograve di rispondere mettendosi nei panni sia dellrsquointervistatore sia dellrsquointervistato Nonostante un linguaggio e una forma molto me-no formale e non accademica rispetto ad esempio alla Relazione sul

26 Lrsquoalta partecipazione puograve essere spiegata anche da un punto di vista meramente sentimentale Come afferma Labanca infatti laquolrsquoOltremare rappresentograve una delle piugrave grandi emozioni degli italianiraquo (2002 219)

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commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la struttura con la quale egrave organizza-to il testo appare ad ogni modo seguire un ordine ben preciso Le pri-me domande formulate suggeriscono risposte aneddotiche che solo ogni tanto sono intervallate da nozioni geografiche-ambientali oppu-re dalle osservazioni dei delegati della Societagrave degli Agricoltori Dal-le prurigini coloniali ndash laquoti sei divertitoraquo laquoE le donne come sono lag-giugraveraquo ndash Lanzoni passograve a commentare il clima i villaggi e i paesaggi nordafricani evidenziando spesso la presunta divisione e differenza fra il laquogusto delle genti europeeraquo e quello della popolazione locale Dopo questa prima parte le domande poste dal professore iniziano a riferirsi prettamente al dominio italiano in Libia una condizione che per forza di cose indusse il geografo a prodigarsi in osservazio-ni antropologiche capaci di porre lrsquoitaliano al pari di un benefattore e lrsquolaquoindigenoraquo a quello di un primitivo al di fuori della storia

Che cosa pensa quella gente di noi italiani E si egrave essa adattata al nostro dominio E puograve questo considerarsi tranquillo

A questa serie di domande risponderograve che neacute io neacute altri non ab-biamo saputo neacute potevamo saper niente di positivo Egrave cosigrave difficile di leggere nel fondo delle anime dei bianchi figurarsi poi in quel-le dei mori e maomettani per giunta Perograve se si dovesse giudica-re dalle apparenze tutto indurrebbe a ritenere che gli indigeni ai quali si noti bene egrave ignota e inconcepibile quellrsquoastrazione di sen-timento che si chiama il principio di nazionalitagrave e che ormai hanno potuto apprezzare la differenza sensibile che passa rispetto ai pe-si e ai benefici di governo fra noi e i turchi Si sono tranquillamen-te e stabilmente adagiati al nostro dominio laquoBono taliano ndash man-geria bizeff ndash filuss bizeffraquo (ldquofilussrdquo significa denaro e ldquobizeffrdquo in quantitagrave) Che cosa possono desiderare di piugrave una volta che i loro costumi la loro religione le loro donne vengono scrupolosamente rispettate Questo spiega percheacute il paese sia ormai diventato com-pletamente tranquillo e sicuro Parliamo srsquointende della Tripolita-nia propriamente detta non della Cirenaica che si trova ancora e come nello stato di guerra (Bollettino maggio-giugno 1914 35)27

Molto si era detto e molto si era scritto spesso impropriamente sulla conquista libica Per fugare alcuni pregiudizi sul tema Lanzoni si di-lunga nel rispondere allrsquoultima domanda laquoquale egrave la condizione vera di quel paese e quali vantaggi potragrave trarne lrsquoItaliaraquo Innanzitutto come dimostra il caso algerino che Lanzoni riprese dal suo Manua-le di Geografia commerciale e economica (Milano 1912 V edizione)

27 Nonostante non compaiano espliciti riferimenti razzisti se non in riferimento agli accampamenti beduini chiamati con tono dispregiativo laquoMeschinopoliraquo appare chia-ro da che parte si trovi il progresso e da quale invece la laquosporciziaraquo

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ritenere o peggio ancora pretendere che una colonia per esse-re veramente utile debba costituire una rendita netta per la ma-dre-patria egrave un vecchio pregiudizio sorpassato da un pezzo (Bol-lettino maggio-giugno 1914 36)

Inoltre nellrsquoimmediato risulta impossibile fare delle previsioni visto che la colonia nord-africana almeno nella parte percorsa da Lanzo-ni non parve

laquoquella terra promessa che taluni per ragioni di polemica hanno amato di esaltare ma neppure quella regione sterile infeconda ricca soltanto di sabbie e di tradimenti che altri hanno amato ed amano di deprecare [hellip] neppure da augurarsi che si produca la emancipazione finanziaria delle Colonie giaccheacute molte volte essa auspica e prepara la emancipazione politica (Bollettino maggio-giugno 1914 36)

Insomma riassumendo in base alle sue impressioni e a laquoquelle del-la maggioranza degli escursionistiraquo Lanzoni poteva concludere con-statando come il valore economico della laquonuova Colonia africanaraquo sembrava laquonon trascurabileraquo e comunque laquotale da giustificarne la conquista se pure fatta anzitutto e soprattutto per ragioni politi-che drsquoordine internazionaleraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 39)

16 Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti

La Scuola Superiore di Commercio di Venezia nel frattempo era di-ventata di fatto unrsquouniversitagrave Nel 1905 alle Scuole era stato autoriz-zato di rilasciare i diplomi di laurea lrsquoanno seguente ancora un de-creto concesse ai diplomati il titolo di dottore infine fra il 1909 e il 1913 fu confermato il triplice carattere di Scuola di Commercio di Consolato e di Magistero con le cinque sezioni che davano luogo a unrsquouniversitagrave di fatto (Paladini 2002)

Tuttavia Carsquo Foscari non era solo un luogo dedito allo studio sui li-bri ma anche un ambiente simile a un campo di forze nel quale i sog-getti ndash gli studenti e gli insegnanti ndash costituivano i vettori di penetra-zione per ideali politici esperienze vissute e in generale di ciograve che avveniva al di fuori del palazzo Foscari In particolare gli studenti rappresentavano la parte piugrave attiva della societagrave veneziana per quan-to riguarda lrsquoorganizzazione di azioni dimostrative di carattere bel-licista e interventista Giagrave durante la guerra di Libia infatti gli stu-denti avevano condotto alcune manifestazioni in favore dellrsquoimpresa coloniale italiana come ad esempio il corteo che accompagnograve i solda-ti del 71mo Fanteria in partenza per lrsquoAfrica dalla Riva degli Schiavo-

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ni fino alla stazione ferroviaria nel giorno 19 novembre 1911 In quel caso la presenza giovanile era formata soprattutto dagli studenti li-ceali del Marco Polo La Scuola commerciale drsquoaltra parte rimasta pressocheacute ai margini nel corso degli svolgimenti bellici drsquoOltrema-re assunse un ruolo di primo piano durante la campagna interven-tista grazie soprattutto allrsquoazione di proselitismo che molti professo-ri condussero per sostenere la causa interventista sia dalla cattedra sia dai comizi pubblici Un nome su tutti Fradeletto (Pomoni 1998) Di questrsquoultimo infatti bastino ricordare le pagine scritte sul fini-re del 1915 e lrsquoinizio del 1916 e date alla stampa con il titolo La sto-ria di Venezia e lrsquoora presente (Torino 1916) nelle quali il professo-re presentava la Prima guerra mondiale come un insieme di laquolontani preludiraquo riconducibili al passato della Serenissima la laquoLotta per lrsquoA-driatico a fine di conquistarvi piena libertagrave di respiro e sicurezza dei movimentiraquo la laquoLotta contro gli Asburgo pel confine orientale e settentrionale di terra ferma e per lrsquoindipendenza italianaraquo la laquoLot-ta contro il Turco per la difesa degli interessi coloniali e commercia-li drsquoOltremareraquo (Fradeletto 1916 13-14) Si tratta di tre piani inclina-ti della mitopoiesi veneziana sui quali poggiava la violenta retorica imperialista e nazionalista due caratteri che si confusero nella pro-paganda di guerra (Laven Damien 2015 Camurri 2002)

Con la conflagrazione del conflitto e la disfatta di Caporetto i trionfalismi cedettero il passo alla paura Venezia divenne retrovia Il Consiglio di Amministrazione decise allrsquounanimitagrave di spostare gran parte delle sue mansioni a Pisa prima di far ritorno nella sua sede originaria il 3 ottobre 1918 a guerra quasi terminata La disillusio-ne a seguito della laquovittoria mutilataraquo sembrograve contagiare anche la Scuola che da alcuni anni aveva assunto il titolo di Istituto Superio-re di Scienze Economiche e Commerciali Nonostante lrsquoapprovazio-ne da parte del Ministero della richiesta del Consiglio accademico di istituire un corso complementare dedicato al commercio interna-zionale con particolare riguardo allrsquoOriente il mito della rinascita veneziana sulle orme dellrsquoespansione della Serenissima parve affie-volirsi Una prima avvisaglia fu la svalutazione di fatto della sezio-ne consolare considerata sin dal principio il fiore allocchiello di Ca Foscari A livello ministeriale infatti si dispose che il solo tito-lo valido allrsquoammissione alle carriere dipendenti dal Ministero degli Esteri fosse la laurea in Scienze economiche e commerciali taglian-do fuori in questo modo gli studenti cafoscarini (Paladini 2002) un secondo e ultimo segnale compare nelle parole quasi di rimprovero pronunciate dal nuovo professore Gino Luzzatto durante il discorso laquoLa Funzione del Porto di Venezia nel passato e nel presenteraquo in oc-

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casione della cerimonia drsquoapertura dellrsquoAnno Accademico 1922-192328 Ordinario di Storia del commercio allrsquoIstituto Superiore di Studi

Commerciali di Trieste dove fu subito nominato direttore nel 1922 Luzzatto venne chiamato a Venezia per ricoprire la prima cattedra in Italia di Storia economica oltre a quella di Geografia economi-ca Del resto a causa della morte di Primo Lanzoni sopraggiunta nel settembre del 1921 e con la nuova dimensione universitaria dellrsquoI-stituto il corso di Geografia commerciale dovette essere per forza di cose suddiviso poicheacute si chiedeva una maggiore specializzazione nelle singole discipline (Berengo 1964 Paladini 1989 Lanaro 2006)29 Ad ogni modo il collegamento fra i due insegnamenti risultava an-cora forte come dimostra la distribuzione in due parti della prolu-sione del 1922 la prima di carattere storico e la seconda di valuta-zione dello stato attuale laquoNel suo periodo piugrave gloriosoraquo cioegrave lungo tutto il Duecento e il Trecento Luzzatto assicurograve come il porto di Ve-nezia si presentasse al pari di un grande mercato nel quale lrsquoattivi-tagrave aumenta dopo lrsquoarrivo delle mude provenienti dal Nord Europa e da Oriente Ad assicurargli questo sviluppo oltre alla fortunata po-sizione geografica concorsero altri fattori quali il laquodominio del Gol-fo e la conquista di una potente base coloniale in Orienteraquo (Annuario 1922-23 31) Con lrsquoinizio del Quattrocento la situazione cominciograve a mutare in seguito della minaccia portata dalle sempre piugrave frequen-ti conquiste turche che demolirono laquopezzo a pezzo lrsquoimpero colonia-le venezianoraquo distruggendone il monopolio commerciale (Annuario 1922-23 35) Si osserva come per la prima volta allrsquointerno dellrsquoIsti-tuto si cominciava a considerare quello veneziano al pari di un laquoim-pero colonialeraquo una categoria storiografica che probabilmente subi-va anche ma non solo lrsquoinfluenza in quegli anni dellrsquoappropriazione da parte del fascismo della romanitagrave quale mito fondativo della cul-tura e dellrsquoideologia di unrsquoItalia che doveva farsi universale impe-riale e moderna (Gentile 2007 Tarquini 2011)

La trattazione di Luzzatto sulla storia del porto veneziano per i successivi secoli seguiva la falsa riga dei lavori storiografici prece-denti i quali insistevano sul fatto che i traffici marittimi coinvolsero Venezia in minor misura almeno fino alla seconda metagrave dellrsquoOttocen-to Solitamente a questo punto sia il discorso accademico sia quel-lo pubblico convenivano sul fatto che con lrsquointegrazione del Veneto nello Stato italiano e con la guida illuminante di una classe dirigen-

28 Il corso complementare avrebbe compreso quattro insegnamenti oltre le lezioni conferenze ed esercitazioni Geografia economica dellrsquoOriente Economia e tecnica dei trasporti Merceologia dei prodotti orientali Tecnica del commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione (Annuario 1922-23)29 Con la morte di Primo Lanzoni lrsquoAssociazione Antichi Studenti cambiograve nome in onore del suo presidente Drsquoora in poi infatti venne chiamata Associazione Primo Lan-zoni tra gli Antichi Studenti

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te che riprendeva gli usi e costumi dellrsquoantico patriziato Venezia si stesse preparando a riacquisire il suo destino di potenza commer-ciale Questa narrazione perograve pare essere decostruita e depotenzia-ta dalle parole dello stesso Luzzatto poicheacute laquodallrsquoosservazione del-la realtagrave presente e delle sue necessitagrave piugrave urgentiraquo reputava come fosse giunto il momento di laquoguardarci dal pericolo che il ricordo de-gli splendori passati e la visione di un futuro ancora lontano e incer-to ci distraggaraquo Infatti

La realtagrave di ieri egrave quella di un porto che era per seacute stesso un gran-de centro di scambi che poteva imporre tirannicamente la sua vo-lontagrave alla numerosa e svariata clientela la realtagrave drsquooggi egrave quella invece di un porto che dipende esclusivamente dal suo retroterra nazionale che ha per sua funzione principale quella di soddisfare quanto meglio egrave possibile i bisogni di questo retroterra La fun-zione egrave certo meno brillante ma egrave la funzione assegnata nellrsquoeco-nomia contemporanea a tutti i porti continentali ed egrave sempre ta-le da assicurare al porto di Venezia un movimento assai superiore a quello chrsquoesso abbia mai avuto finora ed uno dei primi posti fra i porti del Mediterraneo La sfera drsquoinfluenza su cui Venezia puograve oggi contare senza bisogno di artifici e di favori e che si estende da un lato fino a Dobbiaco ed al Brennero e dallrsquoaltro fino a Bre-scia Mantova e Bologna (Annuario 1922-23 48-9)30

Inoltre una volta completati il miglioramento degli impianti portuali cosigrave come il laquolavoro gigantescoraquo di Porto Marghera la zona drsquoinfluen-za si sarebbe estesa fino ai maggiori centri industriali della Val Pada-na laquoNon piugrave dunque sogni di dominio ormai tramontati per sempreraquo ma la consapevolezza che fosse opportuno condurre una laquopolitica di libertagraveraquo ndash senza suddivisioni in sfere drsquoinfluenza ndash che alla lunga laquori-chiami sulle rive dellrsquoAdriatico tutto quel traffico che ad esso puograve na-turalmente e logicamente affluireraquo (Annuario 1922-23 51)

Rispetto alle conclusioni a cui era giunto Luzzatto in direzione op-posta sembrano procedere alcune tesi di laurea degli studenti dellrsquoI-stituto di Scienze Economiche e Commerciali questrsquoultimi intenzio-nati a riflettere sul ruolo dellrsquoAdriatico per Venezia e piugrave in generale del Mediterraneo per lrsquoItalia in seguito alla fine del primo conflitto mondiale La tesi di laurea egrave una tipologia di documento estrema-mente interessante percheacute funge da elemento di connessione pro-cessuale fra i diversi lsquosaperirsquo accademici e il mondo esterno In altre parole questa tipologia di fonte storica da un lato ci suggerisce ndash al-

30 Interessante il confronto fra la posizione di Lanzoni sul porto ndash la competenza matematica per stabilire lrsquoinfluenza di Venezia fino a Tunisi ndash e quella di Luzzatto ap-pena descritta

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cune volte solo parzialmente ndash il percorso curriculare dello studente le conoscenze apprese durante gli anni universitari la bibliografia letta e in generale ci illumina su alcuni equilibri e meccanismi in-terni al mondo accademico dallrsquoaltro la tesi di laurea riflette la con-tingenza degli eventi attraverso le idee e le immagini personali che lo studente si crea per comprendere ciograve che lo circonda mescolan-do cosigrave nellrsquoelaborato scientificitagrave e vissuto in una narrazione che si appresta a essere unica e originale (Isnenghi 1984) Inoltre allrsquoepo-ca le tesi di laurea erano testi alquanto brevi e di natura compilati-va Non basandosi su una rigorosa ricerca drsquoarchivio di conseguen-za questi documenti risultavano molto esposti alla deriva ideologica piugrave che a un ragionamento empirico

La prima guerra di massa per i giovani rappresentograve unrsquoesperienza periodizzante a cui si attribuiva un valore formativo oltre che trauma-tico Infatti le laquogenerazioni storicheraquo portarono dal fronte linguaggi convinzioni e pretese intrise di bellicismo nazionalismo e irredenti-smo mentre a Parigi dai negoziati lrsquoItalia non otteneva ciograve che le era stato promesso (Dogliani 2003 Magnarelli 2004) In questo senso ap-paiono esemplari gli elaborati scritti degli studenti Angelo Tonini e Leonardo Rosito Il primo laureatosi nellrsquoottobre del 1919 fin dalle prime battute avvertigrave come risultasse necessario allargare lo sguar-do allrsquointero Mediterraneo orientale per assicurarsi il controllo e la sicurezza dei traffici nellrsquoAdriatico A tal fine lo studente individuava tre problematiche da risolvere una di carattere politico ndash laquoin quan-to non possiamo permettere che lrsquoequilibrio mediterraneo giagrave tanto iniquo per noi sia turbato ancora a nostro dannoraquo unrsquoaltra per motivi economici ndash laquoper i nostri crescenti consumi alimentari e per il nostro commercio che deve avere i suoi mercati privilegiati e sicuriraquo ndash e in-fine una sociale ndash per evitare che laquola nostra emigrazione prenda un atteggiamento che offende il nostro onoreraquo Le soluzioni erano da ri-cercare nelle terre che si affacciavano sul Mediterraneo orientale le quali in un futuro ormai prossimo secondo lo studente sarebbero entrate a far parte della sfera drsquoinfluenza italiana per laquoil posto che la sua [lrsquoItalia] gloriosa storia le additaraquo e laquola guerra [la prima guerra mondiale] ha giustamente consacrato al suo dirittoraquo31 La storia di Ve-nezia ndash e di Roma ndash insieme al laquosangueraquo e al laquosacrificio tenace della popolazioneraquo dunque giustificavano le importanti pretese commer-ciali italiane che non avrebbero aspirato solo a coordinare i traffici bensigrave a sostituire i prodotti austriaci mercanteggiati in Oriente con quelli esportati dallrsquoItalia in modo tale da laquodimostrare a Trieste e ai porti tutti dellrsquoAdriatico redento che la loro unione allrsquoItalia contri-buisce alla loro stessa prosperitagraveraquo Per ricapitolare la conquista del

31 Venezia Archivio Tesi Carsquo Foscari (ATCF) A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 5-6 Non si conosce il nome del relatore

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monopolio commerciale nelle maggiori piazze orientali sarebbe servi-ta in una prima fase ad aumentare gli introiti e in un secondo momen-to a rendere lrsquoAdriatico italiano Lrsquoambizioso piano progettato dallo studente non poteva non fare affidamento sul nuovo porto industria-le che stava sorgendo ai Bottenighi un progetto che avrebbe assicu-rato laquouna funzione di primissimo ordine per i traffici dellrsquoOrienteraquo32

Sulla stessa linea ma decisamente piugrave esplicito sin dal titolo ri-sulta essere LrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi mag-giori porti commerciali la tesi discussa dallo studente Rosito nel 1920 Sulla base di una bibliografia che al tempo stesso faceva uso di materiale proveniente dallrsquoambito politico e da quello accademi-co lo studente iniziograve la sua dimostrazione sulla presunta paternitagrave italiana dellrsquoAdriatico partendo da considerazioni di carattere geolo-gico e geografico33 Studiando la nascita e la formazione delle cate-ne montuose laquoitalianeraquo delle Alpi degli Appennini e del Carso il gio-vane affermograve come esse comprendessero un bacino molto vasto che va dalla Val Padana fino al laquonostro mareraquo Giagrave attraverso questa di-mostrazione si dovrebbe essere laquoindotti a ritenere lrsquoAdriatico come un mare essenzialmente nostroraquo tuttavia la presenza slava sullrsquoal-tro lato del confine montuoso orientale e lungo tutti i Balcani aveva bisogno di qualche altra spiegazione e precisazione Insieme alla ge-ografia per non dare adito a dubbi lo studente si servigrave della storia per spiegare questa apparente incongruenza se era pur vero che sulla laquocosta della Morlacca vi sono i Croatiraquo e piugrave laquogiugrave sulla costa orientale vrsquoegrave la grande Serbiaraquo non si poteva negare che lrsquoAdriatico continuasse a conservare un carattere romano e italiano Drsquoaltron-de laquola funzione complessivaraquo di questo mare era stata

in ogni tempo quella di grande via della civiltagrave romana e venezia-na verso la Balcania e di arteria vasta e profonda in cui le grandi correnti dei traffici si sono incanalate nel corso dei secoli34

La civiltagrave e il commercio dunque venivano considerate dallo stu-dente come degli elementi imprescindibili per attestare lrsquoitalianitagrave del bacino adriatico un principio di nazionalitagrave che non toccava so-lo il mare ma anche le coste lambite da esso Come la Dalmazia ad esempio che per laquola realtagrave geografica e le esigenze storiche e cul-

32 ATCF A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 73-75 33 Nella bibliografia fra gli altri compaiono gli scritti Per il piugrave largo domino di Ve-nezia la cittagrave e il porto (Milano 1917) di Foscari e Sistemazione del porto di Venezia Giudecca o Bottenighi (Venezia 1904) di Lanzoni Vedi ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 laquoBibliografiaraquo Non si cono-sce il nome del relatore34 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 2-4

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turaliraquo laquoegrave terra drsquoItaliaraquo pur non essendo parte integrante del laquocor-po fisicoraquo della nazione35

Oltre a comunicarci le scelte retoriche del laureato le tesi dico-no molto anche sui relatori i docenti che accompagnano lo studen-te fino alla discussione di laurea Tematiche bibliografia e il taglio di ricerca sul soggetto di studio sono solo alcuni degli spazi drsquointer-vento ritagliati dal professore Per quanto riguarda lrsquoargomento im-periale e quello coloniale aggiungere questo ulteriore punto di vi-sta significa da un lato tracciare una mappa dei lsquosaperirsquo allrsquointerno dellrsquoIstituto (in mancanza dei programmi dei corsi) dallrsquoaltro coglie-re le convinzioni accademiche e soprattutto politiche di ogni singolo professore attraverso lo spettro dei loro principali interlocutori per lrsquoappunto gli studenti

In molte delle tesi di laurea scritte negli anni Venti si puograve nota-re come compaiano spesso i nomi di tre relatori i professori Enrico Catellani specialista di Diritto coloniale Alfonso de Pietri-Tonelli esperto di economia politica e Pietro Orsi lo storico veneziano prin-cipale in quegli anni assieme a Luzzatto Il primo come si egrave eviden-ziato in precedenza faceva parte dellrsquoavanguardia intellettuale colo-nialista Quando impartiva le sue lezioni dedicate al diritto coloniale dalla cattedra padovana poggiava probabilmente le sue argomenta-zioni sul manuale da lui scritto Storia delle colonie e diritto colonia-le (Milano 1911) e pubblicato alla vigilia del conflitto italo-turco Il testo forniva le basi da cui partire per conoscere piugrave nel dettaglio qualsiasi aspetto del tema generale del colonialismo La formazione giuridica di Catellani ad ogni modo non gli impedigrave di giustificare il diritto e il dovere dellrsquoEuropa di occupare i territori africani sulla base di osservazioni anche di carattere antropologico In Storia del-le colonie e diritto coloniale infatti vengono dedicate alcune pagine alla suddivisione degli esseri umani in tre categorie quelli che so-no stati in grado di espandersi grazie a uno stadio di civilizzazione estremamente alto gli europei coloro che dopo un glorioso passato si trovavano ora in una fase di declino gli asiatici infine gli africa-ni ovvero coloro che secondo il professore non sarebbero mai pro-grediti senza lrsquoassistenza di altri (Catellani 1911 cf Deplano 2013) Alcune di queste argomentazioni ndash che oggi possiamo definire raz-ziste ndash sembrano costituire un filo conduttore nel pensiero di Catel-lani anche nel primo dopoguerra quando egli giunse a Carsquo Foscari per tenere il corso di Diritto internazionale nelle vesti di professo-re incaricato pur mantenendo la cattedra da ordinario allrsquoUniversi-

35 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 24 Cosigrave come per la tesi di Angelo Tonini anche per Leonardo Rosito Porto Mar-ghera ndash la laquocittagrave nuovaraquo ndash avrebbe costituito una tappa fondamentale per i progetti espansionistici italiani

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tagrave di Padova A tal proposito nella tesi di laurea Il mandato colonia-le con cui lo studente Ferdinando Pellizzon si laureograve nella sessione di marzo-aprile 1922 viene citata dal laureando laquola felice espressio-ne [di Catellani] ldquoassistenza intercolonialerdquoraquo che ancor prima dello scoppio della guerra laquoaveva legato gli stati colonizzatori in unrsquoopera comune di civiltagraveraquo in contrapposizione alla laquotesi utopistica del pro-fessore [Giuseppe] Cimbaliraquo che proponeva laquodi consacrare in tutti i popoli colonizzati il loro diritto di sovranitagraveraquo accogliendoli cosigrave nel-la Societagrave delle Nazioni36

Nel caso di de Petri-Tonelli ex studente della Scuola commercia-le veneziana poi divenuto professore ordinario del corso generale di Economia politica e degli insegnamenti complementari di Politica economica e Legislazione doganale per la sezione consolare il focus dei suoi tesisti era rivolto principalmente alle relazioni economiche che intercorrevano fra lrsquoItalia e lrsquoOriente Nella sessione di laurea di novembre-dicembre 1924 due suoi studenti ndash Pasquale Giordano e Alfredo Scagnolari ndash discussero rispettivamente gli elaborati Le con-dizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commer-ciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecaneso e Le relazioni commerciali italo-jugoslave Se questrsquoultima mirava a con-segnare una panoramica dello stato in cui versava il rapporto com-merciale fra i due regni lrsquoelaborato scritto da Giordano invece sol-lecitava lrsquoespansione commerciale in Anatolia usufruendo in questo modo dei possedimenti coloniali lsquobianchirsquo di Rodi e del Dodecaneso Secondo lo studente la penetrazione in quel nuovo mercato avrebbe portato in dote allrsquoItalia tre benefici uno di carattere economico un altro geopolitico e un ultimo a livello sociale e culturale Il primo si sarebbe basato sulla costituzione di banche agricole per agevolare laquoil credito alle nostre colonie ivi residenti ed alle stesse popolazio-ni indigeneraquo sul miglioramento dei servizi commerciali marittimi e sulla fondazione di un istituto di fiducia per organizzare e regolare le attivitagrave laquodei numerosi commercianti ed esportatori che operano nella zonaraquo Inoltre tale istituto con la sede centrale ubicata a Rodi e le filiali nei paesi dellrsquoAnatolia sarebbe stata guidata da una govern-ance formata da elementi dellrsquoeacutelite finanziaria industriale e commer-

36 Come opportunamente citato in nota lrsquoespressione proveniva dallrsquoarticolo laquoLrsquoassi-stenza inter-coloniale dal punto di vista del mantenimento dellrsquoordineraquo pubblicato da Catellani nella Rivista Coloniale nel 1907 ATCF F Pellizzon laquoIl mandato colonialeraquo 1924 16-17 Ancora nella tesi di laurea dello studente Roberto Maltini ndash Il regime co-loniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioni (1925) relatore Ca-tellani ndash la colonizzazione egrave considerata invece come un laquocompito sacro della civiltagraveraquo ATCF R Maltini laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioniraquo 1925 65

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ciale37 A livello geopolitico la conquista commerciale dellrsquoAnatolia avrebbe consentito allrsquoItalia di confrontarsi con i Paesi piugrave poten-ti laquoche hanno tentato e continuano tuttora di stendere lo zampino per porre ostacolo al nostro divenireraquo per una posizione di privile-gio per quanto riguarda i traffici marittimi nel Mediterraneo38 Infi-ne secondo il laureando lrsquoeventuale crescita dellrsquoinfluenza italiana in Anatolia avrebbe di certo rinvigorito quelle radici storiche elle-niche e romane che rischiavano di scomparire per sempre a causa laquodellrsquoinettitudine dei Turchi a produrre e conservare la ricchezzaraquo39 In parallelo alla dipendenza economica dunque si doveva tessere anche una dipendenza culturale

Nonostante le universitagrave almeno fino agli anni Trenta fossero me-no soggette al diretto controllo amministrativo e ideologico del regi-me fascista giagrave a partire dal 1925 il nuovo ministro dellrsquoIstruzione Pietro Fedele procedette alla progressiva fascistizzazione dellrsquointe-ra struttura scolastica italiana A questa tendenza generale special-mente per il caso specifico dellrsquouniversitagrave si contrapponeva il rappor-to unico e per questa ragione sempre diverso che intercorreva fra lrsquoistituzione accademica e la classe dirigente locale (Ricuperati 2015) A Venezia ciononostante fra il 1925 e il 1927 lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali divenne fascista come testimoniano in modo molto significativo le parole utilizzate nella Relazione sullrsquoAn-no Accademico 1926-1927 dallrsquoex sindaco e allora regio commissario di Carsquo Foscari Davide Giordano drsquoora in poi laquolrsquoinferma [lrsquoIstituto]raquo sarebbe andata in contro alle laquocure rudi e radicali del chirurgoraquo o del padre Ai laquoFigliuoliraquo ndash gli studenti per lrsquoappunto ndash sarebbe stata vietata qualunque manifestazione goliardica cosigrave come sarebbe sta-to necessario dal punto di vista dellrsquoorientamento politico laquopotare i rami sospettiraquo fra il corpo studentesco e quello docente (Annuario 1927-28 7 e 15-17 Paladini 2002) La fascistizzazione e la lsquonorma-lizzazionersquo dellrsquoIstituto paiono intervenire anche in qualche tesi di laurea soprattutto nei linguaggi e nei giudizi esplicitamente politi-cizzati che gli studenti adottano per comparare epoche storiche dif-ferenti o operati politici che portarono a risultati opposti Ciograve emer-ge specialmente negli elaborati scritti degli studenti che scelsero di approfondire temi legati ai corsi di Storia politica e diplomatica un

37 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 83-638 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 1739 Pur non essendo laquoun popolo scioccoraquo il Turco laquoegrave lento ed estremamente sobrio facile ad accontentarsi di tutto ed a far nulla per migliorare la propria condizioneraquo ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansio-ne commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 13

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corso tenuto dal professore Pietro Orsi per gli iscritti alla sezione consolare Come negli esempi riportati precedentemente anche in questo caso la figura del relatore sembra incidere nelle riflessioni e nelle affermazioni dei suoi studenti Drsquoaltronde accanto alla profes-sione accademica dal 1926 Orsi venne nominato dal governo pode-stagrave della cittagrave ndash il primo a Venezia in seguito alla soppressione degli organi democratici comunali ndash mostrando ancora una volta e in ma-niera piugrave evidente il fitto intreccio che univa il potere politico allrsquoi-stituzione universitaria locale

Proprio nellrsquoanno della sua investitura alla carica di podestagrave uno studente di Orsi Michele Cainazzo discusse la sua tesi di laurea dal titolo Italia e Mediterraneo Dedicando molto spazio al dominio medi-terraneo dellrsquoimpero di Alessandro Magno e soprattutto di quello ro-mano la dissertazione procede fra le tendenze generali nella storia della politica romana nel Mediterraneo e brevi approfondimenti sul versante africano come recita ad esempio il titolo di un sottocapito-lo laquoRoma potenza marittima e la sua politica in Africaraquo La narrazio-ne prosegue soffermandosi prima sulle repubbliche marinare e sulla laquopotenza venetaraquo intenta a liberarsi del giogo bizantino e successi-vamente sullrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo che laquofu prevalentemente raggiunto durante la quarta Crociataraquo40 La categoria storica-anali-tica pronunciata da Luzzatto qualche anno prima godeva ormai di unrsquoampia circolazione in ambito universitario prima di riversarsi nel discorso pubblico come si vedragrave nel seguente capitolo Ad ogni mo-do dallrsquolaquoepica espansione venetaraquo che laquofu sempre animata da spirito imperialistaraquo lo studente passava a narrare le vicende mediterranee fino allrsquoUnitagrave drsquoItalia con unrsquoampia parentesi dedicata al laquopensiero politico riguardo alla costa africanaraquo Una volta affrontato il presun-to retroterra storico e culturale italiano nel Mediterraneo sulla ba-se di questrsquoultimo il tesista si chiedeva raffrontandosi con lrsquoimpero coloniale tedesco il percheacute laquodi tanta disparitagrave drsquoimpulso nellrsquoaffer-mazione colonizzatrice espansionistica dei due stati che coevamente avevano trovato la loro unitagraveraquo dato anche lrsquoinnata tradizione nei laquofigli della razza italicaraquo che lungo tutta la storia laquoscoperti che abbiano una terra di questa ne diventano gli esploratori e i colonizzatoriraquo41 Le molteplici risposte lo studente ritiene di ritrovarle negli indirizzi di politica estera intrapresi dai governi italiani che si susseguirono in relazione ai mutevoli equilibri geopolitici europei Nonostante gli impedimenti interni ed esterni alla costruzione di un impero colonia-le italiano a metagrave degli anni Venti srsquoimpose allrsquoItalia una laquonecessitagrave storica predominanteraquo determinata da due fattori in primo luogo la crescita della popolazione italiana in relazione ai movimenti migra-

40 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 18-2141 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 54-55

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tori e al pericolo di snazionalizzazione in secondo e ultimo luogo la posizione e il prestigio del Paese negli equilibri mediterranei Lrsquour-genza della situazione ndash laquoil problema del Mediterraneo egrave dunque per lrsquoItalia un problema di libertagrave problema di sicurezza problema na-zionale problema colonialeraquo ndash poteva essere risolta grazie ad alcune doti innate nella laquocoscienza nazionaleraquo unrsquolaquooriginalitagraveraquo e laquoclassici-tagraveraquo che laquoBenito Mussolini ha detto di essere lecita in politica esteraraquo In altre parole riprendendo il percorso giagrave tracciato dalla laquonecessi-tagrave anterioreraquo ndash la Storia ndash lrsquoItalia aveva il compito di solcarlo facen-dosi condurre per mano dal laquonuovo Vate drsquoItaliaraquo42

La propaganda fascista a proposito del destino imperiale dellrsquoI-talia oramai aveva trovato terreno fertile per la sua diffusione nelle aule universitarie veneziane impregnate dei miti di una cittagrave ndash Ve-nezia ndash che drsquoora in avanti si sarebbe convertita in una delle piazze fasciste piugrave importanti per laquoraggiungere le vie del sognato Imperoraquo43

42 Il testo finisce con la citazione di Lucio Polo il comandante messo in scena da DrsquoAnnunzio in La Nave (Milano 1908) laquoNON Egrave MAI TARDI PER TENTAR LrsquoIGNOTO NON Egrave MAI TARDI PER ANDAR PIUrsquo OLTREraquo vedi ATCF M Cainazzo laquoItalia e Me-diterraneoraquo 1926 9843 La citazione egrave ripresa dalla tesi Crispi e la Somalia Italiana dello studente Fernan-do Marini ATCF F Marini laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo 1928 103 Relatore Orsi

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Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9002 51

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

2 Tracce imperiali a VeneziaLa cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

21 Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa

Il 7 maggio 1931 si aprigrave al pubblico la sensazionale Exposition colo-niale et internationale di Parigi Il percorso espositivo era suddiviso in quattro grandi aree riguardanti la storia generale dellrsquoimpero fran-cese alcuni approfondimenti monografici dei territori drsquoOltremare le questioni nazionali piugrave importanti nel dibattito pubblico e il mu-seo permanente delle colonie Data la grande superficie sulla quale si estendeva lrsquoesposizione la visita era allietata dalla presenza di ri-storanti negozi e due spazi dedicati allrsquointrattenimento Gli organiz-zatori ndash in primo luogo lrsquoAgence Geacuteneacuterale des Colonies ndash si proposero dunque di creare uno spazio nel quale il visitatore europeo potesse allo stesso tempo imparare e divertirsi allrsquointerno di un mondo extra-europeo rappresentato dal punto di vista del colonizzatore e creato con lrsquoobiettivo principale di promuovere e diffondere i disegni impe-rialistici per une plus grande France delineando parallelamente unrsquoi-dentitagrave francese consapevole della propria superioritagrave (Ungar 2013)

Sommario 21 Prospettive imperiali a Venezia ndash 22 Notizie dallrsquoImpero ndash 23 Educare alle colonie ndash 24 Itinerari imperiali ndash 25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina ndash 26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave

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LrsquoEsposizione perograve fu anche lrsquooccasione per fare il punto del-le condizioni in cui versavano le attivitagrave scientifiche e quelle propa-gandistiche per quanto concerne il tema coloniale a livello europeo Per questa ragione a Parigi furono invitati molti studiosi e giorna-listi a partecipare rispettivamente al primo Congresso internazio-nale di Storia coloniale e al Congresso internazionale della Stampa coloniale Durante il primo evento la delegazione italiana presiedu-ta dal professore e senatore Camillo Manfroni ndash in rappresentanza dellrsquoUfficio Studi e Propaganda del Mistero delle Colonie dellrsquoIstituto Coloniale Fascista e dellrsquoIstituto Cesare Alfieri di Firenze ndash presentograve alla platea internazionale un intervento sulla storia coloniale vene-ziana in epoca moderna dedicando particolare attenzione al compor-tamento tenuto dalla Repubblica nei confronti dellrsquoespansione com-merciale e territoriale degli imperi spagnolo e portoghese Pertanto lrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo in quanto soggetto storico rappre-sentava oramai uno dei prodromi della laquorinascita colonialeraquo italiana contemporanea anche in campo internazionale e non solo allrsquointerno delle istituzioni accademiche (Giaccardi 1931 cf Deplano 2015 80-1) Drsquoaltronde con la svolta totalitaria intrapresa dal regime fascista e la conseguente realizzazione della laquofabbrica del consensoraquo egrave possibi-le constatare una diffusione dellrsquoargomento coloniale allrsquointerno del discorso pubblico attraverso mezzi di comunicazione e di propagan-da quali la stampa i convegni le mostre e le manifestazioni indette dal regime poicheacute oltre al prestigio internazionale per il fascismo la politica di espansione imperiale e coloniale costituiva un aspetto strutturale per la rivoluzione antropologica dellrsquolsquouomo nuovorsquo tanto che una prospettiva imperiale era giagrave presente nellrsquoorizzonte fasci-sta sin dal 1926 (Gentile 2006)

La fondazione dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) nel febbraio del 1928 e il conseguente accentramento dellrsquointera attivitagrave cultu-rale in campo coloniale ndash si pensi al confluire di gran parte delle ri-viste coloniali preesistenti nel mensile LrsquoOltremare ndash portarono alla progressiva laquovolgarizzazioneraquo delle tematiche coloniali in altre pa-role al riversamento di queste ultime nel tessuto sociale italiano per mezzo di iniziative di carattere pratico e divulgativo che si serviro-no delle cittagrave e delle loro memorie storiche quali palcoscenici ideali per la costruzione di un consenso e unrsquoideologia dai lineamenti im-periali Fra i teatri urbani piugrave prestigiosi un posto era riservato a Venezia per via di un passato che solo recentemente era stato rilet-to in un contesto imperiale (Deplano 2015)1

Il laquoraduno dei costumi italianiraquo del 1928 fu solo il primo tentativo di fascistizzazione delle tradizioni veneziane peraltro decisamente

1 Il termine laquovolgarizzazioneraquo ricorse spesso nei discorsi e nelle circolari di Rober-to Cantalupo mentre ricopriva il ruolo di sottosegretario del Ministero delle Colonie

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depotenziate dalle direttive romane Davanti a un pubblico interna-zionale di quasi ventimila persone il laquoradunoraquo si svolse in piugrave riprese nellrsquoestate del 1928 coinvolgendo piugrave di tremila figuranti In princi-pio il progetto puntava a mettere in scena unrsquolaquooperazione di regio-nalizzazione in grande stileraquo che amalgamasse dal punto di vista culturale un confine nord-orientale che andava fino allrsquoAlbania pas-sando per Istria e Zara sovrapponendo solo per un attimo Venezia a Roma quale punto di riferimento per le terre redente e irredente Ma lrsquoex Dominante non poteva porsi sul piano della capitale italiana visto che il carattere latino era considerato dagli studiosi italiani il legame fondamentale per mantenere unita dal punto di vista etnico la penisola Pertanto correggendo il tiro il comitato organizzatore affidato alla presidenza di Augusto Turati (segretario nazionale del partito fascista) e alla vicepresidenza dei due veneziani al governo Giuriati e Volpi impose al raduno del Triveneto una dimensione na-zionale e allrsquoOpera Nazionale Dopolavoro (OND) veneziana di met-tere in mostra solo quelle tradizioni popolari considerate minori ri-spetto allo sfarzo delle imprese navali verso Oriente Malgrado il ridimensionamento lo svolgimento del laquoraduno dei costumi italia-niraquo segnograve la definitiva nascita di un rapporto simbiotico fra il regime fascista e la classe dirigente locale Venezia poteva finalmente por-si sul laquopiano dellrsquoimperoraquo seppur allrsquoombra di Roma (Fincardi 2002 1503-7 Pellegri 1929)

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta laquoanni stupendiraquo a dire di Maria Damerini moglie di Gino Damerini figura centrale del nazionalismo adriatico e della vita culturale veneziana nella prima metagrave del No-vecento lrsquoeacutelite veneziana andograve a riscoprire il proprio laquoretaggio illu-streraquo sotto la supervisione di una personalitagrave quale Giuseppe Volpi (Damerini 1988 50) Il nuovo lsquodogersquo veneziano cosigrave come veniva cele-brato durante gli lsquoanni ruggentirsquo una volta nominato presidente del-la Biennale nel 1930 iniziograve a ripensare la cittagrave come un centro cultu-rale moderno e internazionale capace di rispondere da un lato alle esigenze mondane di una eacutelite inebriata da unrsquoagenda sempre piugrave fit-ta di impegni e dallrsquoaltro alle continue rielaborazioni e esaltazioni di miti culti e immagini collettive veicolate dal partito fascista in pa-rallelo a una politica di potenza sempre piugrave aggressiva Tuttavia lrsquoe-voluzione dellrsquoindustria culturale veneziana avrebbe avuto modo di dare i frutti sperati solo qualora lrsquoamministrazione comunale gui-data dal podestagrave Mario Alveragrave si fosse impegnata a rispondere alle questioni principali che interessavano la cittagrave lo sviluppo industria-le in terraferma lrsquointervento sul disagio sociale e la gestione di un turismo in forte espansione (Mezzalira 1996)

Anche se non puograve sembrare a un primo sguardo in realtagrave le tre questioni appena citate sono tra loro concatenate Lrsquoincremento e il miglioramento dellrsquoefficienza industriale di Porto Marghera passa-vano infatti per la realizzazione di un collegamento automobilistico

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che avrebbe unito Venezia al lsquosuorsquo immediato entroterra agevolan-do in questo modo il pendolarismo di parte della popolazione cittadi-na oltre che lrsquoaccesso in cittagrave dei turisti Seppur snaturando secondo molti ndash fra tutti Giuriati e Damerini ndash la natura insulare e marina-resca della cittagrave paradossalmente la costruzione del ponte del Lit-torio divenne unrsquoennesima occasione per rievocare i fasti imperia-li dellrsquoex Dominante alludendo non solo al protendersi della Madre Patria ndash Venezia ndash verso lrsquoAdriatico orientale ma anche verso quelle terre che un tempo facevano parte dello Stato de tera

Allrsquoinaugurazione avvenuta nel giorno di San Marco del 1933 dal-la terraferma grossa impressione destarono da subito i due imponen-ti pili in pietra drsquoIstria posti allrsquoingresso del ponte sui quali vi erano scolpiti due leoni marciani i guardiani della nuova porta della cittagrave Oltre a rimarcare lrsquoidentitagrave veneziana il simbolo leonesco cosigrave scol-pito si inseriva in una diatriba lsquoadriaticarsquo nata nella notte del 1 di-cembre 1932 a Traugrave (Trogir) una cittagrave dalmata che riportava ancora le tracce del dominio plurisecolare veneziano Quella notte unrsquoam-pia parte della popolazione traurina danneggiograve e distrusse otto leo-ni lapidei drsquoepoca repubblicana in risposta alla sempre piugrave aggressi-va politica nazionalista e irredentista condotta dal fascismo un fatto che suscitograve grande commozione in Italia e in particolare a Venezia In pronta risposta infatti lrsquoex Dominante decise di punire il lsquotradi-mentorsquo creando due copie dei leoni di Traugrave da collocare allrsquoinizio del ponte automobilistico una traccia monumentale di stampo imperia-le che fu rafforzata dalla citazione latina scolpita allrsquointerno di uno dei due libri aperti laquogli ingiusti saranno puniti ed il seme degli empi periragraveraquo (Il Gazzettino 3 gennaio 1933 cf Ferris 2012)

Una volta superati i pili e lasciatosi alle spalle il profilo industria-le dei Bottenighi il visitatore arrivava cosigrave a Piazzale Roma lrsquoultima area automobilistica prima di immergersi laquonel patrimonio di attra-zione esteticaraquo (Il Gazzettino illustrato suppl 23 aprile 1933) custo-dito dalla cittagrave lagunare Per depotenziare la centralitagrave della nuova traccia toponomastica denominata laquoRomaraquo su ordine di Mussolini rispetto a Piazza San Marco lrsquoamministrazione veneziana decise di chiamare la nuova area lsquoPiazzalersquo e non lsquoPiazzarsquo (Casarin 2005) Agli occhi di chi intraprendeva il viaggio in direzione opposta inve-ce il nuovo piazzale costituiva il primo segno visibile dellrsquointrusione della modernitagrave nella laquopacificaraquo consuetudine veneziana Malgrado la lsquocontaminazionersquo secondo il supplemento speciale stampato da Il Gazzettino illustrato laquoil Comune di Venezia retto dal podestagrave Ma-rio Alveragrave seppe contemperare le esigenze che i tempi imponevano con le necessitagrave paesaggistiche e tradizionaliraquo riuscendo a conser-vare in questo modo laquola maestagrave ed il fascino di una dominanteraquo Del resto laquocol nuovo grandioso Ponte del Littorioraquo il laquoturista venezia-no in unrsquooraraquo avrebbe potuto raggiungere laquoVicenza primogenita di Venezia dai superbi palazzi di ogni epoca e stile in gran parte do-

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vuti ad Andrea Palladioraquo e solo successivamente si sarebbe inoltra-to in laquotutta la terra vicentina resa sacra dalla guerraraquo (Il Gazzettino illustrato supplemento 23 aprile 1933) In altri termini il Ponte del Littorio racchiudeva metaforicamente in seacute due tensioni il tentativo fascista di porre fine allrsquoisolamento aristocratico in cui era confina-ta la cittagrave rendendola piugrave facilmente raggiungibile ndash accanto ai lsquotre-ni popolarirsquo con la costruzione del ponte del Littorio iniziarono ad affluire a Venezia numerose squadre di escursionisti dellrsquoOND e del-la Gioventugrave del Littorio a piedi o in bicicletta (Fincardi 2001) ndash a cui si contrappose una strenua difesa della lsquovenezianitagraversquo basata ancora una volta sullrsquoostentazione di una presunta superioritagrave civile e cul-turale dellrsquoex Dominante rispetto i territori di terraferma

Con lrsquoapertura del ponte automobilistico inoltre si diede inizio al susseguirsi di altre opere monumentali indirizzate non solo a una mi-gliore fruizione turistica della cittagrave e a celebrare i progressi dellrsquoI-talia sotto il fascismo ma anche a compiere quella lsquobonifica socialersquo che mirava in una laquologica segregazionistaraquo (Casellato 2002 1615) a modificare la conformazione del tessuto sociale cittadino attraver-so lo sradicamento e lrsquoemigrazione forzata delle frange piugrave povere e politicamente non allineate appartenenti alle classi popolari In que-sto senso la costruzione di Rio Novo il canale che tuttora collega ra-pidamente Piazzale Roma allrsquoultimo tratto del Canal Grande ne egrave un chiaro esempio poicheacute alla sua realizzazione nel 1933 si dovette pro-cedere al rinnovamento della cittagrave eliminando di fatto la zona pro-letaria compresa fra la zona Tre Ponti e il Malcanton lrsquoultima sede della Camera del Lavoro (Casellato 2002)2

Il miglioramento dei servizi di trasporto e la pianificazione dellrsquoal-lontanamento di parte della popolazione povera modificarono la cit-tagrave in base soprattutto alle necessitagrave di un flusso di visitatori in netta crescita allrsquointerno delle reti turistiche drsquoeacutelite o dopolavoristiche La Compagnia Italiana Grandi Alberghi (CIGA) organizzava le vacanze delle classi benestanti nellrsquoisola del Lido il palcoscenico dei festival artistici dovrsquoera possibile anche prendere parte alle numerose feste serali praticare numerosi sport o ammirare le prodezze degli idrovo-lanti durante la Coppa Schneider comodamente seduti nelle terrazze dellrsquoHotel Excelsior (Bobbo 2004) Lrsquoorganizzazione della sociabilitagrave popolare invece era delegata alla sezione provinciale dellrsquoOND la quale si mise allrsquoopera promuovendo escursioni in laguna scambi tu-ristico-culturali fra le due sponde dellrsquoAdriatico gite di circoli azien-dali proiezioni gratuite in Piazza San Marco e sconti vantaggiosi al-le maggiori manifestazioni della cittagrave Inoltre lrsquooccupazione su toni propagandistici educativi e ludici della Piazza per eccellenza ave-

2 Anche lrsquointervento urbano della Riva dellrsquoImpero nel 1937 come si vedragrave successiva-mente rientrava nel piano regolatore volto a forzare lrsquoemigrazione delle classi popolari

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va in parte reso questo spazio cittadino meno esclusivo trasforman-dolo in unrsquoimmensa platea dove la gente comune poteva condividere ambienti solitamente inaccessibili (Fincardi 2001 Crovato Maria-ni Stocco 2007) Ciograve non toglie che questi contatti interclassisti av-venissero sotto la patina paternalista della classe dirigente locale come traspare dalle parole di Maria Damerini mentre ricorda lrsquoat-mosfera che circondava la Cavalchina il Gran ballo del Carnevale

Tutti andavano alla Cavalchina letterati artisti patrizi borghe-si e popolani Il mescolarsi del popolo alle altre classi la possibi-litagrave di godere gomito a gomito nelle gran feste della cittagrave la pre-cisa coscienza che il piacere dei molto ricchi fosse fonte di facilitagrave di vita e di benessere a chi meno possedeva neanche la formazio-ne stessa della cittagrave che abolisce i confini fecero in ogni tempo accettare con naturalezza e senza spreco di sofismi le gerarchie e addolcire e smussare i dislivelli Questo permise a Venezia drsquoes-sere nei secoli quella Serenissima che fu questo le permise negli anni rsquo30 di esserlo ancora (Damerini 1988 88)

La laquoprecisa coscienzaraquo che la classe dirigente possedeva della pro-pria alteritagrave aristocratica si fondava sulla convinzione che i mem-bri di questa ristretta cerchia fossero i soli custodi delle tradizioni veneziane e come tali i soli a decretarne un loro uso a fini turistici o caritatevoli Tuttavia nel corso degli anni Trenta almeno a livel-lo popolare il richiamo alle tradizioni locali doveva adattarsi o ad ogni modo integrarsi con i dettami della cultura e dellrsquoideologia del regime dando vita cosigrave a un processo di fascistizzazione degli usi e dei costumi locali Dopo un periodo durante il quale la Festa delle Marie fu sospesa il regime scelse di riproporla a partire dal 1934

A Venezia sin dal Medioevo nel secondo giorno di febbraio era usanza benedire le coppie che si sarebbero unite in matrimonio du-rante lrsquoanno scegliendo tra le spose le piugrave povere alle quali sarebbero stati prestati dalle chiese cittadine abiti sfarzosi e gioielli di pregio Nel 973 secondo le cronache dellrsquoepoca mentre si stava svolgendo il rito nella chiesa episcopale di San Pietro di Castello alcune del-le future mogli vennero rapite da pirati di origine slava provocando la reazione della comunitagrave veneziana che riuscigrave in un secondo mo-mento a liberare le giovani Dato il lieto fine la popolazione ringra-ziograve lrsquointercessione della Madonna ndash il secondo giorno di febbraio cor-risponde alla festivitagrave della purificazione della Madonna ndash istituendo la Festa delle Marie La rievocazione del leggendario evento conti-nuograve almeno fino al 1379 quando gli eccessivi costi organizzativi ne

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decretarono la fine (Padoan 1988)3 Dopo una plurisecolare interru-zione laquolrsquoantichissimo rito nuziale delle dodici Marieraquo venne laquoripri-stinatoraquo il giorno seguente la ricorrenza cristiana sabato 3 febbraio 1934 Una processione di dodici gondole ognuna delle quali traspor-tava una coppia di futuri sposi partigrave dalla sede centrale dellrsquoOND ndash il Palazzo della Pescheria ndash in direzione della chiesa di San Pietro di Castello seguita da una barca con a bordo le autoritagrave locali In se-guito alle celebrazioni matrimoniali il corteo proseguigrave verso la Ba-silica di San Marco per partecipare alla benedizione del patriarca La Fontaine e per pregare alla Madonna Nicopeia ossia lsquoapportatri-ce di Vittoriarsquo lrsquoicona che gli imperatori bizantini erano soliti portare in battaglia sino al sacco di Costantinopoli avvenuto per mano vene-ziana nel 1204 durante la Quarta Crociata Una volta unite ufficial-mente nel sacro vincolo finalmente le coppie potevano far ritorno nei loro sestieri dove sarebbero continuati i festeggiamenti (Il Gazzet-tino Illustrato 11 febbraio 1934 Viviani 1934 cf Ferris 2012 90-2)

Tralasciando lrsquointeressante analisi delle simbologie connesse allrsquoi-tinerario cerimoniale percorso risulta interessante evidenziare co-me la rievocazione della Festa delle Marie si rivelasse funzionale tanto per il regime fascista quanto per lrsquoeacutelite locale Infatti il gover-no fascista giagrave da alcuni anni aveva avviato un programma articola-to di politiche assistenzialiste e nataliste assieme a una propagan-da che insisteva molto sulla definizione della donna quale moglie e soprattutto madre un ruolo fondamentale per la rigenerazione an-tropologica della nazione e della lsquorazza italianarsquo Allrsquointerno dellrsquoide-ologia fascista inoltre la campagna demografica rappresentava un caposaldo per le ambizioni imperiali dellrsquoItalia dato che la crescita della popolazione giustificava lrsquoespansione coloniale ndash di popolamen-to ndash nel Mediterraneo4 Ancora per difendere la razza era fondamen-tale che il sangue e lrsquoonore ndash due immagini impersonate solitamen-te dalla figura femminile ndash non dovessero contaminarsi con quello di altre popolazioni (De Grazia 2007 Poidimani 2014) Attraverso la celebrazione del rito nuziale delle Marie dunque il discorso fasci-sta sulla razza si legittimava anche riprendendo quelle narrazioni espansionistiche e razziali elaborate nei confronti delle popolazioni balcaniche in seno al nazionalismo adriatico del primo Novecento Accanto a questo primo collegamento fra retroterra culturale nazio-nale e locale perograve se ne colloca un altro legato alle perduranti re-

3 Esistono diverse narrazioni sulla nascita della Festa delle Marie Ad esempio se-condo il cronista Sanudo le dodici Marie non erano in realtagrave delle spose ma delle sta-tue in legno affidate ad alcune famiglie patrizie mediante sorteggio 4 Il rapporto fra crescita demografica e espansione coloniale era stato giagrave riassun-to da Mussolini nellrsquoefficace formula pronunciata durante il celebre Discorso dellrsquoA-scensione del 26 maggio 1927 laquoSe si diminuisce signori non si fa lrsquoimpero si diven-ta una coloniaraquo

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lazioni paternalistiche di origine patrizia fra la classe dirigente e il popolo veneziano Questa solidarietagrave verticale si esplicava special-mente nel momento della selezione delle dodici future spose secondo criteri quali il grado di povertagrave e di fedeltagrave politica opportunamen-te segnalati dalle sezioni del Partito Nazionale Fascista (PNF) disse-minate nellrsquoisola alle coppie prescelte venivano donati dei beni ndash il vestito da sposa le fedi nuziali due letti una cassettiera un tavolo e una sedia per la cucina un servizio completo di piatti sei asciuga-mani e una coperta ndash non solo dalle autoritagrave fasciste locali ma an-che dalla CIGA simbolo dellrsquoalta borghesia veneziana (Ferris 2012)

Piugrave che le autoritagrave locali celebrazioni del genere ponevano in ri-salto le tradizioni storiche della cittagrave emozionando e inorgogliendo soprattutto chi assisteva fra la folla il popolo al contempo protago-nista e principale fruitore della lsquofabbrica del consenso fascistarsquo che alla vigilia della guerra drsquoaggressione allrsquoEtiopia stava affinando me-todi e linguaggi di comunicazione

22 Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali

Il 17 novembre 1935 il giorno prima della decisione della Societagrave del-la Nazioni di rendere effettive le sanzioni imposte allrsquoItalia per aver aggredito un Paese membro e indipendente ndash lrsquoEtiopia nelle colonne del quotidiano Gazzetta di Venezia venne pubblicato un articolo dal titolo laquoLa resistenza contro lrsquooffensiva sanzionisticaraquo in cui si sotto-lineava lrsquoadesione dei cittadini alla protesta contro il provvedimento preso dimostrando una partecipazione decisamente ampia dato che Venezia secondo il giornalista fu laquoletteralmente ricopertaraquo dalle bandiere tricolori (Gazzetta di Venezia 17 novembre 1935 cf Ferris 2002 128) Come lrsquoItalia dunque anche la Serenissima diede il pro-prio appoggio al regime fascista attraverso manifestazioni di unitagrave e orgoglio nazionale durante le fasi iniziali della guerra Di questo sentimento che integra diverse coscienze politiche fra loro naziona-le coloniale e imperiale si fecero promotori i due quotidiani locali per eccellenza la Gazzetta di Venezia e Il Gazzettino

Malgrado lrsquoimpostazione elitaria e oramai obsoleta nellrsquoepoca del-le masse a metagrave degli anni Trenta il piugrave antico quotidiano di Vene-zia rappresentava il punto di riferimento delle classi lsquoaltersquo venezia-ne avverse a condividere spazi usi e costumi con gli strati piugrave bassi della popolazione se non in senso paternalistico Anche per questa ragione si egrave deciso di condurre fra le sue pagine unrsquoanalisi dei codi-ci linguistici comparandola allo studio degli strumenti di comunica-zione di massa utilizzati da Il Gazzettino o meglio dalla sua versio-ne destinata specialmente a un pubblico femminile e adolescente Il Gazzettino Illustrato un settimanale drsquointrattenimento che ogni lu-

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nedigrave raccontava i piugrave importanti eventi locali e nazionali traducen-doli sotto forma di pettegolezzi aneddoti sensazionalistici e imma-gini suggestive (Isnenghi 2002)

Gli obiettivi editoriali differenti dei due giornali non scalfirono minimamente quello che era considerato lrsquoelemento centrale della propaganda coloniale fascista laquola contemporaneitagrave e la concentrici-tagrave in una parola il coordinamento e lrsquoorganizzazioneraquo che avrebbe rappresentato lrsquoEtiopia e in generale lrsquoOltremare secondo laquounrsquoim-postazione dichiaratamente razzista unrsquoaccentuazione nazionalisti-ca e classicistica unrsquointonazione populistica (le colonie come luogo dellrsquoespansione del lavoro italiano)raquo (Labanca 2015 59-60) A queste tendenze nazionali perograve sulle colonne dei giornali locali si affian-carono e innestarono forme e riferimenti provenienti dal retroter-ra culturale cittadino La stessa struttura con la quale era organiz-zata la Gazzetta di Venezia ad esempio rispecchiava questa doppia dimensione volta da un lato al controllo di ciograve che veniva stampa-to dallrsquoaltro a educare una popolazione che nonostante le politiche di irreggimentazione e integrazione nel corpo nazionale avrebbe meglio compreso lrsquoargomento coloniale ndash in tutte le sue sfaccettatu-re ndash rapportandosi alla propria esperienza quotidiana A tal proposi-to la prima pagina era dedicata solitamente alla descrizione dei fat-ti nazionali e internazionali che chiamavano in causa lrsquoItalia cosigrave in occasione della partenza dei primi battaglioni verso lrsquoEtiopia am-pio spazio ricoprigrave lrsquoarticolo drsquoapertura laquoI diritti insopprimibili dellrsquoI-talia in Etiopiaraquo in cui si ribadirono quali fossero le pretese italiane di fronte al laquopessimismo ingleseraquo e alla laquosfiducia franceseraquo (Gazzet-ta di Venezia 1 luglio 1935) Ripreso dallrsquoesperienza risorgimentale veneziana laquoresistere a tutti i costiraquo era diventato il motto da segui-re per coloro che costituivano il lsquofronte domesticorsquo a cui si chiedeva di sacrificare in parte le proprie tradizioni il 21 novembre 1935 due giorni dopo lrsquoimposizione effettiva delle sanzioni comminate dalla So-cietagrave delle Nazioni a Venezia si celebrograve lrsquoannuale Festa della Salute istituita nel 1630 per ringraziare la Madonna dellrsquoaiuto dato alla cit-tagrave che in quel periodo era in preda allrsquoepidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi Ancora og-gi a questa festivitagrave religiosa egrave associato un piatto tradizionale ov-vero la castradina una ricetta antica che prevede lrsquoutilizzo di carne di montone seccata salata e affumicata proveniente dalla Dalmazia Nel 1935 come riporta la Gazzetta di Venezia nelle pagine interne dedicate alla cronaca cittadina i laquoghiottoni venezianiraquo dovettero fa-re a meno del sapore forte di questo particolare taglio di carne non percheacute fosse proibito dalla decisione presa dalla Societagrave delle Nazio-ni bensigrave per la scelta dei laquonegozianti veneziani in rappresaglia con-tro le sanzioniraquo di mandare laquoindietro tutte le merci alla Yugoslaviaraquo (Gazzetta di Venezia 21 novembre 1935) Sebbene la censura fasci-sta renda difficile una lettura completa e approfondita dellrsquoevento

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la rinuncia a questo rito culinario cosigrave sentito oltre a inserirsi nel quadro della politica autarchica suggerisce come parte della popo-lazione veneziana a metagrave degli anni Trenta si fosse sufficientemente integrata nello Stato fascista tanto da lsquosacrificarersquo parte della pro-pria identitagrave locale in favore della nazione

Con il proseguire degli svolgimenti bellici in Etiopia e la successi-va fondazione dellrsquoImpero italiano la rivoluzione antropologica fasci-sta procedette non solo fondandosi sul mito dellrsquoautosufficienza bensigrave sulla convinzione che il popolo italiano appartenesse a una stirpe di conquistatori e portatori dei valori della civiltagrave una visione che ve-niva alimentata contrapponendo il ritratto positivo del colonizzatore a quello negativo del colonizzato Nellrsquoazione di mobilitazione delle masse ciograve avveniva tramite il linguaggio delle immagini e lrsquouso siste-matico della propaganda verbale due codici comunicativi che ndash nel caso della stampa ndash potevano assumere svariate forme in base al ta-glio giornalistico della testata (Isnenghi 1979 Di Jorio 2001)

Almeno fino al 1938 quando al versante africano si sarebbe so-stituito nel discorso pubblico quello balcanico allrsquointerno de Il Gaz-zettino illustrato il tema coloniale e piugrave specificatamente la rappre-sentazione dellrsquoAltro vennero esposti tramite fotografie romanzi a puntate vignette umoristiche cruciverba piccole pubblicitagrave e curio-sitagrave lsquoesotichersquo Accanto ai reportage fotografici che testimoniavano lrsquoavanzare delle truppe italiane con lrsquoinizio del 1936 cominciarono ad apparire resoconti etnografici sui laquoTipi e Costumi dellrsquoAbissinia o sulle Visioni di vita in Africa orientaleraquo nei quali si alternavano fotografie a soggetto femminile o paesaggistico e brevi descrizioni volte a cogliere la lsquostranezzarsquo di certi usi o lo stato di arretratezza in cui versava il territorio (Il Gazzettino illustrato 26 gennaio 1936) At-traverso queste testimonianze la popolazione etiope veniva rappre-sentata al pari di un selvaggio da domare e da educare cosigrave come la loro terra sulla quale si sarebbe esteso in un prossimo futuro laquolrsquoor-dine estetico europeoraquo e fascista (Forgacs 2015 114) La vittoria e la conseguente proclamazione dellrsquoImpero italiano dellrsquoAfrica Orientale (9 maggio 1936) portarono a un cambio del paradigma retorico del-la propaganda razzista Ora ogni lunedigrave in edicola il lettore poteva ammirare sulle copertine patinate la battaglia di civiltagrave e di moder-nizzazione che il regime stava conducendo al di lagrave del Mediterraneo Le fotografie ancora una volta erano il tramite piugrave diffuso a parte al-cune provenienti dagli studi professionistici che ritraevano laquola vita che fuoriesce nelle terre che le barbarie abissine avevano devasta-toraquo oppure che inquadravano laquolrsquoespressivo volto di un nuovo suddito dello Stato che gloriosamente procede nella sua grandiosa opera di civiltagrave in Africa Orientaleraquo altre fotografie pubblicate nel settimana-le erano state scattate in maniera amatoriale dai laquofedelissimi lettori nellrsquoimperoraquo alcuni volontari veneti desiderosi di condividere la loro esperienza ed laquoemozioneraquo africana con i propri conterranei rimasti

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in Italia mostrandosi molte volte sorridenti nelle loro divise a fianco ad animali selvatici o indigeni lsquocivilizzatirsquo (Il Gazzettino illustrato 23 febbraio 19 aprile 29 novembre 1936 fig 2) Ancora per propagan-dare la diversitagrave razziale Il Gazzettino illustrato fece uso anche delle vignette satiriche molto apprezzate dai lettori visto lo spazio dedi-catogli nella laquoPagina Umoristicaraquo lrsquoultima del settimanale In que-ste piccole illustrazioni al laquonegroraquo venivano affibbiati degli archeti-pi razzisti legati allrsquoindole selvaggia quali lrsquoantropofagia la pigrizia la maleducazione e alcuni tratti fisici tra cui spiccano i lineamenti scimmieschi (Il Gazzettino illustrato 29 novembre 1936 18 settem-bre 1938 La menzogna della razza 1994 Bancel Blanchard 2013)

Questa stessa strategia comunicativa come si vedragrave in seguito sarebbe stata ripresa a partire dal 1939 dalla Gazzetta di Venezia allrsquointerno di un inserto dedicato interamente allrsquoargomento colo-niale e imperiale Tuttavia a differenza de Il Gazzettino illustrato il quale era volto piugrave allrsquointrattenimento che allrsquoinformazione allrsquointer-no del quotidiano gli articoli legati alla recente conquista dellrsquoEtio-pia vertevano principalmente su questioni strettamente politiche ed economico-commerciali lasciando spazio anche ai giudizi della criti-ca nel caso di eventi artistici nazionali e locali a tema coloniale Inol-tre essendo una testata giornalistica locale gran parte delle firme provenivano dallrsquoeacutelite veneziana un presupposto che si rifletteva nei contenuti dello stesso quotidiano dato che ampio spazio fu concesso a Venezia e alle sue nuove sorti imperiali Ad esempio in occasione dellrsquoultima conferenza del corso di propaganda coloniale ndash intitola-ta laquoLa Libiaraquo ndash che si sarebbe tenuta lrsquo8 marzo 1936 presso il Teatro La Fenice Volpi in qualitagrave di oratore al pari di laquoquei geniali rappre-sentanti della Serenissimaraquo avrebbe descritto le possibilitagrave laquopresen-ti e future delle terre drsquoAfrica sulle quali si stavano riaffermando le tradizioni civilizzatrici di Roma e di Veneziaraquo (Gazzetta di Venezia 8 marzo 1936) Il mito imperiale di Venezia fuoriuscito giagrave da alcuni anni dalle aule universitarie per riversarsi fra le calli e i lsquocampirsquo del-la cittagrave alla vigilia della fondazione dellrsquoImpero riprese quota negli ambienti aristocratici veneziani poicheacute si prefigurava allrsquoorizzonte la ripresa della vocazione commerciale e marittima nel Mediterraneo

La penna di Giuseppe Fusinato amico storico di Damerini con cui condivise lrsquoesperienza politica del sodalizio protonazionalista dei laquoSette Saviraquo e successivamente quella del nazionalismo adriatico (Foscari 1917 cf Reberschak 2002 1220) ripropose ancora una vol-ta lrsquoannosa questione relativa alle aree drsquoinfluenza marittima del-le cittagrave portuali italiane con la differenza questa volta che la stori-ca rivalitagrave avrebbe dovuto confrontarsi con lrsquoimminente espansione coloniale Allrsquointerno di una laquodotta disputaraquo (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1936) fra alcune riviste specializzate nel traffico marittimo dalle colonne del quotidiano Fusinato ribadigrave il pericolo di laquoturbare correnti di traffico costituitasi naturalmenteraquo in quanto a Venezia

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laquonon soltanto crsquoegrave un porto ottimamente guarnito [hellip] ma hanno se-de o scalo obbligatorio agguerrite e sperimentali Societagrave di Naviga-zioneraquo che sfruttano la vicinanza della Serenissima laquoa Porto Said e agli scali dellrsquoOrienteraquo e alle laquomaggiori regioni industriali drsquoItalia e dellrsquoEuropa centro-orientaleraquo Per queste due ragioni deviare parte dei traffici verso i porti di Genova e Napoli sarebbe stato contropro-ducente per lrsquoeconomia nazionale soprattutto allrsquointerno di una con-giuntura storica imperiale

La guerra vittoriosa che si sta combattendo nellrsquoAfrica Orienta-le apriragrave un largo campo ai nostri traffici non solo nel continente nero sottratto alle barbarie abissina ma sulle grandi vie dellrsquoO-ceano Indiano Non sarebbe solo ingiusto ma pregiudizievole per la economia nazionale che in quei traffici Venezia non avesse la parte assegnatale dalla natura dalle tradizioni dalle sue speri-mentate capacitagrave Venezia che ha giagrave gli strumenti adeguati al-la bisogna chiede soltanto che non le siano tolti (Gazzetta di Ve-nezia 8 aprile 1936)

Tra il 1938 e il 1942 a causa della mobilitazione militare italiana sulla sponda balcanica dellrsquoAdriatico la macchina della memoria venezia-na riprese a funzionare senza lsquoforzature africanersquo seguendo pertan-to la sua lsquonaturalersquo propensione verso quegli laquointeressi permanentiraquo nel laquoGolfo di Veneziaraquo (Paladini 2000)5 Infatti dopo quindici an-ni durante i quali ndash per usare le parole di Bruno Dudan nellrsquoarticolo laquoLrsquoImpero veneziano nel levante e gli storici serbo-croatiraquo ndash la laquoma-linconia (in mezzo al piugrave clamoroso disinteresse) tuttrsquoaltro che sopita dellrsquoOrienteraquo aveva afflitto una eacutelite locale che si stava riscoprendo nazionalista prima ancora che fascista giunse finalmente lrsquoora di ri-vendicare lrsquoitalianitagrave dellrsquoAdriatico attraverso lrsquoesclusivo filtro della laquovenezianitagraveraquo (Gazzetta di Venezia 4 novembre 1938 Paladini 2010) Lrsquooccasione ideale sopraggiunse con lrsquooccupazione dellrsquoAlbania La Gazzetta di Venezia diede voce al possibile inveramento del mito al titolo pubblicato in prima pagina dellrsquo8 aprile 1939 che recitava laquolrsquoI-talia stronca in Albaniaraquo seguiva nella facciata seguente un articolo sui laquoSecolari rapporti tra Venezia e lrsquoAlbaniaraquo in cui fin da subito si volle attestare la paternitagrave della presenza italiana allrsquoex Dominante

Le forze armate dellrsquoItalia fascista riportano oggi le insegne tri-colori sopra un paese che le ha vedute sventolare gloriosamente in un recente passato di guerra Ma con esse lrsquoItalia di Mussolini

5 Lrsquoespressione laquointeressi permanentiraquo fu pronunciata da Giuseppe Volpi in occasio-ne della conferenza Ricordi e orizzonti balcanici tenutasi a Milano il 23 aprile 1937 per invito dellrsquoIstituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI)

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ricalca una terra sulla quale giagrave per secoli il Leone di San Mar-co ha tenuto alto il prestigio italiano ha versato fiumi di sangue eroico per difenderlo contro il turco invasore ed ha dominato con la sua forte e serena giustizia (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1939)

Da questo momento fino allrsquoinizio della Seconda guerra mondiale la Gazzetta di Venezia avrebbe passato in rassegna qualsiasi traccia veneziana ancora presente nel territorio al di lagrave dellrsquoAdriatico per riscontrare nelle popolazioni slave unrsquoitalianitagrave e venezianitagrave origi-naria che doveva essere riportata alla luce Sempre sul piano del de-bito storico-culturale nei confronti di Venezia Il Gazzettino illustra-to giagrave dal 1937 pubblicava un inserto speciale al laquoLe fedelissime di Veneziaraquo le cittagrave adriatico-orientali fra le quali Pisino Pinguente Capodistria Pola che dal punto di vista architettonico ricordava-no lrsquoex Dominante sebbene di laquoVenezia ce ne egrave solo unaraquo (Il Gazzet-tino illustrato 28 novembre 1937) Le due pagine a cui era dedicato lrsquoapprofondimento si concentravano soprattutto sugli aspetti arti-stico-architettonico di scuola veneziana che i turisti potevano anco-ra ammirare prendendo uno dei traghetti messi a disposizione dalla Societagrave Adriatica di Navigazione per collegare le due sponde dellrsquoA-driatico [fig 3]

Ricapitolando i giornali sono laquofatti per chi scriveraquo oltre che per chi legge Allrsquoocchio dello storico il taglio degli articoli rivela la for-mazione lrsquolaquoelaborazioneraquo e gli laquoitinerari di gruppi dirigentiraquo allrsquoin-terno del discorso pubblico nazionale e locale Ciononostante tra laquoincrociraquo laquoeclissiraquo ed laquoepifanieraquo la stampa in quanto fonte storica fornisce la tracciatura di una mappa della socialitagrave cittadina che in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia mise in luce il profilo imperiale dellrsquoItalia e di Venezia (Isnenghi 2017)

23 Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia

Per salvare il lsquocorporsquo della Nazione era necessario prima di tutto ga-rantire la salute della popolazione In questo senso una delle attivi-tagrave sanitarie piugrave incisive condotte dal fascismo fu probabilmente la lotta antitubercolare alla quale venne addirittura istituita una ce-rimonia da celebrarsi annualmente la Giornata della Doppia Croce Questa festa si svolse anche a Venezia il 5 aprile 1934 in una dome-nica soleggiata al fine di raccogliere i fondi necessari per combatte-re la malattia infettiva che in cittagrave aveva provocato giagrave il decesso di 326 persone Come riporta la Gazzetta di Venezia la manifestazione conobbe un grande successo per via laquodel senso di patriottica com-prensione di tutti i cittadiniraquo e in particolar modo laquodellrsquooculatezza con cui egrave stata preparata e organizzata la giornataraquo Il merito spet-tava infatti alle organizzazioni locali del Partito Fascista per tutto

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il giorno laquocrocerossine giovani italiane giovani fascisti e universi-tariraquo coprirono ciascuno la propria zona di competenza con lrsquoobiet-tivo di raccogliere le offerte e vendere ai cittadini dei laquominuscoli el-mettiraquo e delle laquograziosissime faccette nereraquo che i bambini potevano carnevalescamente indossare laquoIl distintivo di tutti i venezianiraquo ndash lrsquoel-metto e la lsquofaccetta nerarsquo ndash rappresentava uno dei primi tentativi di portare lrsquoAfrica in piazza di avvicinare gli italiani a una seppur ru-dimentale e stereotipata conoscenza delle colonie italiane drsquoOltre-mare a cui si sarebbe aggiunta nel giro di due anni anche lrsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 6 aprile 1934) Drsquoaltronde lrsquoambivalenza delle colonie al contempo parti integranti del territorio nazionale e luo-go di alteritagrave e differenza irruppe prepotentemente non solo nel di-scorso pubblico ma anche nello spazio urbano in seguito alla fonda-zione dellrsquoimpero italiano come dimostra lrsquoentusiasmo dei laquograppoli umaniraquo accorsi in Piazza San Marco il 9 maggio 1936 che Maria Da-merini poteva ammirare da una posizione privilegiata qual era il bal-cone drsquoangolo tra le Procuratie Nuove e le Napoleoniche Cosigrave descri-ve lrsquolaquoattesa per la parola promessaraquo

Uniformi a gruppi [hellip] Fluir di popolo senza riguardo a classi giunger continuo di

gruppi di colonne di singoli subito fusi agli altri di anziani e di ragazzi di uomini e di donne tra il luccicar di ottoni delle ban-de numerose e il suonar di inni tra pause drsquoattesa percorsa da quel minuto brusio gioioso che somiglia al trascorrere di vento sul bosco

Ogni finestra gremita agli abbaini delle Procuratie figure ge-sticolanti con bandierine e fazzoletti tricolori

Gli altoparlanti cantavano Si concludeva nellrsquoallegrezza un fa-to felice la proclamazione dellrsquoImpero

[hellip] Lrsquoovazione accolse come un rombo lrsquoannuncio trasmesso da Roma con le parole di Mussolini Dalle navi ancorate in Bacino [San Marco] le salve lo ripeterono come un eco e dal campanile le campane (Damerini 1988 190)

In una Piazza in assetto di guerra lrsquoImpero era ormai una realtagrave nella quale bisognava che gli italiani srsquoidentificassero A questo sco-po fu reinserita nuovamente nel calendario civile fascista la Giorna-ta coloniale una manifestazione che il regime si proponeva di orga-nizzare in tutto il territorio nazionale in modo tale da costruire uno spazio educativo dedicato esclusivamente a esaltare in termini raz-zisti le qualitagrave di un popolo ndash quello italiano ndash che seppe rigenerarsi costruendo un impero sia al di lagrave dei confini nazionali sia allrsquointer-no nelle coscienze degli stessi cittadini

La Giornata coloniale era giagrave stata istituita nel 1926 in concomi-tanza con il dibattito politico che avrebbe portato alle misure anti-

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migrazionistiche entrate in vigore nel biennio successivo e allrsquointer-no del piugrave generale contesto europeo Del resto la Francia il Belgio e la Gran Bretagna avevano iniziato a far conoscere i propri possedi-menti asiatici e africani ben prima dellrsquoItalia istituendo ad esempio lrsquoEmpire Day celebrato sin dal 1904 in Gran Bretagna ogni 24 mag-gio (English 2006 Stanard 2009) In Italia perograve lrsquoiniziale caratte-re elitario della manifestazione e la diffusione non uniforme sul ter-ritorio nazionale indebolirono probabilmente il senso della stessa manifestazione che era volta in teoria ad avvicinare la massa alle questioni e alle problematiche coloniali Ciononostante prima del-la guerra drsquoEtiopia le Giornate coloniali si ripeterono quasi ogni an-no con lrsquoobiettivo di costruire il consenso intorno alla legittimitagrave e necessitagrave dellrsquoespansione drsquoOltremare (Deplano 2015)6 Successiva-mente il regime fascista stabiligrave che dal 1937 la Giornata coloniale si sarebbe dovuta svolgere ad ogni anniversario della proclamazio-ne dellrsquoImpero il 9 maggio Malgrado la direttiva proveniente da Ro-ma che istituzionalizzava la dimensione imperiale dellrsquoItalia a Ve-nezia la sezione provinciale dellrsquoICF organizzograve una propria Giornata coloniale domenica 27 settembre 1936 in un laquoclima altamente pa-triotticoraquo La manifestazione era rivolta in primo luogo a tutti i soci dellrsquoICF e in secondo luogo allrsquointera cittadinanza che avrebbe preso parte solo allrsquoappuntamento serale in Piazza lrsquoultimo di un program-ma denso di impegni Infatti sin dalle prime ore del mattino diverse squadre di Giovani fascisti e Giovani italiane si inoltrarono nella cit-tagrave per vendere la targhetta della manifestazione un laquogiallo palmi-zio metallicoraquo con cui fu insignito per primo il duca di Genova Fer-dinando Il primo appuntamento era stato fissato per le ore 9 presso Carsquo Littoria sede sia del Fascio locale sia della sezione provinciale dellrsquoICF dove sarebbe avvenuto lrsquoincontro fra i reduci delle vecchie campagne drsquoAfrica condotte in Eritrea Somalia ed Etiopia e quelli della recente vittoria contro lrsquoImpero abissino laquoun segno di ricono-scenza verso coloro che furono i pionieri o i continuatori della gran-diosa impresaraquo Oltre a commemorare i venticinque caduti venezia-ni in Africa Orientale Italiana (AOI) i cui nomi erano stati scolpiti su di una parete marmorea il momento di laquoalta commozioneraquo rappre-sentato dal confronto intergenerazionale veicolava anche un signifi-cato essenzialmente politico poicheacute mostrava come solo il fascismo fosse riuscito a compiere lrsquolaquoimpresaraquo che sarebbe stata impossibile per unrsquolaquoItalia [liberale] schiava delle passioni politiche e dei giudizi demagogiciraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Il programma della Giornata coloniale proseguiva fittamente Al-le ore 10 il duca di Genova inaugurograve la Mostra dei Cimeli di guerra

6 Nel 1926 la prima Giornata coloniale fu celebrata il 21 aprile data centrale nel ca-lendario civile fascista poicheacute corrisponde al Natale di Roma

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raccolti in AOI allestita nellrsquoAntisala napoleonica di Palazzo Rea-le con lrsquoaiuto della contessa e madrina della manifestazione Bianca Rocca Franchetti vedova del barone Raimondo Franchetti lrsquoesplo-ratore fiorentino di religione ebraica ndash da sempre assiduo frequenta-tore dei salotti veneziani ndash che morigrave il 7 agosto 1935 in un incidente aereo nei pressi del Cairo durante una missione ufficiale (Damerini 1988)7 Malgrado la mancanza di una pubblicazione ufficiale riguar-dante la mostra grazie della Gazzetta di Venezia egrave possibile ricostru-ire parte del percorso espositivo dei cimeli laquoappartenentiraquo ai redu-ci Secondo il giornalista i piugrave pregiati e caratteristici si potevano identificare in laquouna grande bandiera rosso-gialla trovata ad Amba Aradamraquo delle vesti pregiate di ras e degiac (titoli nobiliari etiopi) alcuni amuleti laquostraniraquo strumenti musicali armi raccolte dalla Divi-sione 28 Ottobre e una borsa di medicinali e ferri chirurgici laquoappar-tenente al famoso giornalista polacco Belam fatto prigioniero nella caverna di Amba Aradamraquo Come si vedragrave piugrave approfonditamente in seguito le esposizioni generalmente costituivano lrsquounica esperien-za coloniale per molti europei motivo per cui le mostre coloniali da un lato si proponevano impressionare il visitatore attraverso lrsquoespo-sizione di oggetti ndash o soggetti umani talvolta ndash dipinti come laquostraniraquo ed esotici dallrsquoaltro fungevano al pari di uno strumento pedagogi-co una conoscenza mediata che promuoveva lrsquolsquoopera di civilizzazio-nersquo portata avanti dai paesi colonizzatori (Gazzetta di Venezia 28 set-tembre 1937 Labanca 1992)

Dopo aver toccato con mano le vicende italiane in suolo africano il corteo procedette verso la Chiesa di San Giovanni Crisostomo do-ve sarebbe avvenuta una breve benedizione del nuovo laquolabaroraquo del-la sezione veneziana dellrsquoICF che riproduceva un palmizio con un fa-scio littorio sullo sfondo Al rito liturgico seguigrave immediatamente laquola parte piugrave importante della cerimonia colonialeraquo al Teatro Malibran Padre Angelo Bellani il direttore diocesano delle Missioni della Con-solata di Torino tenne una conferenza laquosul tema Africa Orientaleraquo data la sua esperienza pluridecennale nelle vesti di missionario Per questa occasione il palcoscenico venne adornato con palmizi e ban-diere di varie associazioni patriottiche sullo sfondo invece venne posto un telo nel quale si proiettarono laquodocumenti inconfutabili dei quali risaltano le bellezze del suolo abissino dalla cui fertilitagrave il va-lore la forza e lrsquoingegno delle nostri gentiraquo secondo lrsquooratore si sa-rebbero tratte laquole nuove fortune e la nuova grandezza dellrsquoItalia fa-

7 La figura di Franchetti entrograve nella memoria locale delle cittagrave di Venezia e Mestre come dimostra lrsquoassegnazione del suo nome ndash nel febbraio del 1936 ndash alla sezione di-staccata del Liceo ginnasio laquoFoscariniraquo a Mestre Questa traccia imperiale nella topo-nomastica cittadina diventograve problematica una volta che lrsquoItalia fascista emanograve le leggi razziali dato la confessione ebraica di Franchetti Tuttavia lrsquointitolazione non subigrave al-cuna censura (Franco 2010)

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scistaraquo Ribadita lrsquoimportanza di unrsquointesa proficua fra il fascismo e il cattolicesimo romano per laquola realizzazione dellrsquoAfrica sognataraquo pri-ma di congedarsi tra i complimenti delle autoritagrave locali e le note di Faccetta nera Bellani ebbe modo di ricordare la figura di Raimondo Franchetti scatenando cosigrave laquolrsquoapplauso di devozione e riconoscenza imperituraraquo della platea (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Successivamente al laquorancio drsquoonoreraquo offerto dallrsquoAlbergo Hunga-ria del Lido una struttura turistica affiliata alla CIGA giunse final-mente lrsquoora per il grande finale Lrsquointera popolazione venne invitata a Piazza San Marco per assistere alle ore 21 alla proiezione sonora Al-la conquista dellrsquoImpero un documentario che raccontava passo dopo passo le vicende che si susseguirono dalla preparazione della guerra in Etiopia fino alla sua conquista definitiva Prima che laquolauto furgo-neraquo posta al centro della Piazza iniziasse a proiettare sullo schermo smontabile piugrave grande drsquoItalia ndash di proprietagrave dellrsquoOND locale sul pal-co allestito per lrsquooccasione prese la parola lrsquoOn Silva nel tentativo di laquorinfocolare gli animiraquo dei veneziani i quali furono i primi laquoa senti-re tutta lrsquoimportanza di tramandare la voce del loro leone alato alle genti che di Venezia signora dei mari avevano bramato la possente protezione dominatriceraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)8 La scelta dei tempi sembra alquanto significativa Nellrsquoimmaginario collettivo la dominazione storica veneziana si collocava al principio della lsquotensionersquo imperiale italiana la quale sarebbe sfociata proprio nel 1936 come testimoniava il documentario Il mito imperiale vene-ziano dunque sovrapponeva o meglio univa nella continuitagrave stori-ca gli imperi coloniali veneziano italiano e fascista A tal proposito appare utile analizzare il numero unico che venne venduto in occa-sione della Giornata coloniale veneziana insieme alla targhetta dal motivo palmizio

Al prezzo speciale di 5 lire lrsquoICF provinciale con sede a Venezia dispensograve per la cittagrave una rivista in occasione della giornata dedica-ta ai possedimenti drsquoOltremare italiani con lrsquoobiettivo di introdurre il cittadino a diverse tematiche legate al colonialismo Nella coperti-na raffigurante in primo piano un busto granitico di Mussolini con piramidi egiziane sullo sfondo compare il titolo del laquoNumero unicoraquo alquanto appropriato per una cittagrave che dellrsquoacqua fa il suo elemen-to laquoVivere non egrave necessario ma egrave necessario Navigareraquo Drsquoaltronde la frase non fu scelta a caso poicheacute dal punto di vista storico ed eti-mologico srsquoinseriva perfettamente in un contesto come quello lagu-nare nel quale perdurava una forte identitagrave locale accanto a stilemi fascisti ripresi dal mondo latino Infatti secondo la tradizione lrsquoori-gine del motto viene fatta risalire a Pompeo il quale arringando i

8 Dopo la proiezione la Piazza si illuminograve di rosso e verde grazie ai moltissimi ben-gala accesi

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propri soldati affincheacute non avessero paura di trasportare per mare fino a Roma il grano raccolto nelle provincie citograve le parole navigare necesse est vivere non necesse emblematiche per affermare come il destino della capitale imperiale fosse molto piugrave importante della vita stessa di ogni singolo individuo Successivamente la frase tra-scritta da Plutarco nella sua opera Vita di Pompeo venne ripresa ne-gli ambienti marinareschi fino a che lo stesso DrsquoAnnunzio ne fece uso per aprire la prima delle Laudi - Alle Pleiadi e ai Fati (1903-1904) in cui il poeta pescarese nei panni drsquoUlisse percorre un tragitto nella Grecia omerica alla ricerca della forza creatrice della natura in gra-do di fargli raggiungere la felicitagrave Dato il ruolo di DrsquoAnnunzio nelle vicende veneziane durante il primo Novecento si presume che la fra-se circolograve molto allrsquointerno degli ambienti del nazionalismo irreden-tista Ad ogni modo lrsquoespressione pompeiana venne ancora adottata questa volta da Mussolini nellrsquoarticolo laquoNavigare Necesseraquo appar-so sulle pagine del Popolo drsquoItalia il primo gennaio 1920 cosigrave spro-nando i suoi sostenitori a proseguire la battaglia dei Fasci di Com-battimento in seguito alla sconfitta elettorale subita nel novembre del 1919 Tuttavia eroismo rigenerazione e perseveranza erano so-lo alcuni dei significati che il titolo del laquoNumero unicoraquo si proponeva di ispirare nel contesto della Giornata coloniale come traspare dalle parole di Mirko Artico giovane presidente della sezione provinciale dellrsquoICF nellrsquoarticolo laquoPer una coscienza imperialeraquo9

Le colonie costituiscono unrsquoaffermazione di maturitagrave coloniale e di diritto a colonizzare di fronte alle altre Nazioni che noi riven-dichiamo quali depositari della civiltagrave millenaria di Roma e delle tradizioni coloniali della Serenissima Repubblica

Dunque la laquocoscienza imperialeraquo altro non sarebbe che il compier-si di un processo di crescita individuale e nazionale basato sul co-raggio e lrsquoorgoglio due pregi indispensabili per chi egrave intenzionato a laquonavigareraquo seguendo il destino imperiale tracciato prima da Roma e poi da Venezia

laquoEgrave necessario navigare non egrave necessario vivereraquo Che importa in-fatti vivere rinchiusi nelle strettoie dei pregiudizi parassitari in un mondo artificiale cui si attaccano le anime ostricaie delle pin-zocchere del pensiero Navigare bisogna imbarcarsi verso lrsquoigno-to verso lrsquoimprevisto ardire formare il carattere nella lotta con-

9 Per quanto riguarda Mirko Artico (Venezia 1902-1992) basti sapere che dopo aver concluso gli studi di architettura a Venezia nel 1936 gli venne affidato il progetto del liceo ginnasio Raimondo Franchetti di Mestre edificio che anche nelle sue forme e de-corazioni riporta i segni dellrsquoepoca imperiale italiana

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tinua temprare la propria personalitagrave a contatto di altre razze nellrsquoisolamento di visioni sconfinate che allargano la visione della vita e fanno meditare costringendo lrsquoanima a raccogliersi per ac-quistare una maggiore comprensione di vita

[hellip] Partire bisogna viaggiare con un sacco sulle spalle ed il bagaglio della propria intelligenza ricchi di una fede inalterabi-le e coscienti della nostra italianitagrave rinata da recare oltre i confi-ni della Patria nei quattro continenti

[hellip] Fissare lontano sempre piugrave lontano lo sguardo a una meta ideale di umanitagrave e non intristire in piccole beghe cittadine [hellip] tentare nelle nostre nuove terre drsquoOltremare vie piugrave sane attra-verso le quali si crea effettivamente quella selezione dei valori in-trinseci e positivi fondamentali del Fascismo inteso quale rivolu-zione continua e reale gerarchica degli spiriti (Giornata coloniale 1936 14)

Era scoccata lrsquoora di osare spingendosi oltremare per compiere de-finitivamente quella rivoluzione antropologica tanto agognata dal-lo Stato totalitario fascista Alla penna giovane e ambiziosa di Mir-ko Artico si contrappone quella paternalista di Volpi il presidente onorario della Giornata coloniale In una sua breve lettera pubbli-cata allrsquointerno del laquoNumero unicoraquo Volpi affermava infatti che laquoai giovani della nuova generazioneraquo sarebbe toccato lrsquoassolvimento del-lrsquolaquoimpegno drsquoonore assunto con la fondazione del nuovo grande Im-pero italianoraquo un evento memorabile laquoper tutto il mondo civileraquo In fondo lrsquolaquoanzianoraquo conte di Misurata era certo che essi avrebbero da-to laquoil loro entusiasmo la loro fede a sorreggere la loro azione e se occorre la vita percheacute la sacra promessa sia mantenutaraquo (Giorna-ta coloniale 1936 5)10

Sebbene gli autori dei passi sopra citati fossero assolutamente in-tegrati nella societagrave ndash drsquoeacutelite ndash veneziana a parte qualche sporadico accenno i loro scritti non riportano alcun riferimento al legame fra il contesto locale e il colonialismo italiano Lo stesso vale per alcuni articoli pubblicati esclusivamente per scopi didattici come laquoEspan-sionismo coloniale italianoraquo di Nino Perisinotto incentrato a illustra-re con ordine le tappe che portarono alla costituzione dellrsquoimpero oppure ancora laquoLrsquoItalia ed il Mediterraneoraquo del capitano di vascel-lo Angiolo Ginochietti volto a descrivere il legame storico fra lrsquoIm-pero Romano e il mare nostrum senza tuttavia menzionare lrsquoeredi-tagrave raccolta alcuni secoli dopo da Venezia Nella seconda metagrave della

10 Volpi presiedeva il Comitato drsquoonore formato da Carlo Catalano regio prefetto di Venezia Michele Pascolato segretario federale del PNF Antonio Garioni preside pro-vinciale Mario Alveragrave podestagrave di Venezia Pietro Orsi senatore e Vittorio Umberti Fantucci onorevole

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rivista al contrario in un primo momento si dagrave spazio alla voce di un volontario veneziano Adolfo Gerardi che racconta in laquo23 marzo XIV in terra drsquoAfricaraquo il microcosmo venutosi a creare allrsquointerno del fortino Serenissima ad Ausien dovrsquoera di stanza il laquoBattaglione de-gli squadristi veneziani e bolognesiraquo Piugrave che le gesta in battaglia il reduce ricordava con alcuni aneddoti il legame fraterno che lo univa agli altri camerati e lrsquoamore provato da questi ultimi per la propria cittagrave natale una nostalgia talmente forte per i soldati veneziani da scolpire sul portale drsquoingresso del fortino un rudimentale leone ala-to Dopo la testimonianza di Gerardi nella pagina seguente egrave pubbli-cato lo scritto Le relazioni veneto-abissine (autore anonimo) affincheacute si rendessero note le molte tracce lasciate dallrsquolaquoinfluenza preponde-ranteraquo dei veneziani presso la laquoCorte dei re abissiniraquo durante i se-coli Basandosi sulle descrizioni di Marco Polo e Sanudo in partico-lare lrsquoautore mirava a evidenziare il debito artistico-culturale che lrsquolaquoAbissiniaraquo aveva contratto nel corso del tempo con Venezia e di conseguenza con lrsquoItalia pur soffermandosi alcune volte sui rapporti commerciali che da sempre legarono la Serenissima allrsquoImpero etio-pe (Giornata coloniale 1936 19-23)

Come sembra suggerire il testo laquoRisorse naturali etiopicheraquo steso da Perissinotto lrsquoultima parte del laquoNumero unicoraquo si apre agli affari che alcune tra le piugrave importanti istituzioni e aziende italiane stavano conducendo nelle colonie allrsquoapprofondimento laquosullrsquoopera di un gran-de istituto bancario nelle colonie e nellrsquooriente Mediterraneoraquo come il Banco di Roma segue una mappa raffigurante la penetrazione delle Assicurazioni Generali in AOI argomento questrsquoultimo che saragrave trat-tato successivamente assieme al ruolo ricoperto da Porto Marghe-ra allrsquointerno dei disegni espansionistici italiani Del resto non pas-sano inosservate le inserzioni di molte industrie con sede proprio ai Bottenighi ndash la Montecatini la Vetrocoke lrsquoAgip e la Breda ndash pubbli-cate in chiusura al laquoNumero unicoraquo (Giornata coloniale 1936 28-36)

In breve la Giornata coloniale fu il primo tentativo coordinato dallrsquoICF e lrsquoOND in grado di usufruire della conformazione urbana di Venezia al fine di diffondere su larga scala le conoscenze coloniali legate quasi esclusivamente al versante africano Per plasmare una laquocoscienza imperialeraquo che si radicasse nei cittadini perograve occorreva rileggere i simboli della cittagrave ndash magari costruendone anche di nuo-vi ndash secondo il prisma ideologico fascista riadattando alle nuove esi-genze quelle esperienze e culture politiche ancora presenti nei lsquofon-dalirsquo della laguna

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24 Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia

Nel 1938 secondo Il Gazzettino le persone che laquocamminavano lungo la riva da San Marco fino a SantrsquoElenaraquo fermandosi a contemplare si sarebbero di certo convinti del fatto che lrsquoItalia fosse laquopotenteraquo ra-gion per cui nascere in questa terra era considerato un laquovalore che conferiva un esclusivo e invidiabile titolo nobiliare allrsquoatto di nasci-taraquo (Il Gazzettino 18 giugno 1938 cf Ferris 2012 114) Drsquoaltronde dai laquoforestieriraquo ai cittadini chiunque percorresse la riva riflessa sul bacino di San Marco non poteva non riconoscere i simboli di quel destino imperiale che il fascismo aveva portato lsquofinalmentersquo a com-pimento Il frammento storico mancante infatti fu posto solo lrsquoanno prima grazie a un intervento urbanistico monumentale che collegava la Riva degli Schiavoni ai Giardini Napoleonici la Riva dellrsquoImpero

Il laquonuovo molo rettilineo lungo 370 metriraquo cosigrave come lo decanta-va il cinegiornale dellrsquoIstituto Luce in seguito allrsquoinaugurazione av-venuta il 23 marzo 1937 oltre a permettere lrsquoattracco a navi di ca-botaggio maggiore sarebbe presto diventato lo spazio privilegiato per quelle cerimonie dalle scenografie marine In altre parole la Ri-va dellrsquoImpero si prestava a essere palcoscenico dellrsquoideologia e del-la cultura fascista da cui il regime avrebbe condotto unrsquoazione allo stesso tempo di appropriazione e rivitalizzazione dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani in particolare quelli le cui vicissitudini ben si adattavano alla narrazione imperiale (Gazzetta di Venezia 20 e 24 marzo 1937)11 Ciograve non significa drsquoaltra parte che il processo di fa-scistizzazione della memoria storica locale non avesse preso inizio prima della fondazione dellrsquoImpero come si egrave peraltro visto fra la fi-ne degli anni Venti e lrsquoinizio degli anni Trenta tuttavia solo una vol-ta rafforzata la presenza italiana nellrsquoOltremare ed edificata la nuova Riva si puograve notare come la topografia della cittagrave si leghi indissolu-bilmente alla retorica fascista tanto da poter tracciare sulla cartina un vero e proprio itinerario imperiale

In occasione del ventesimo anniversario delle battaglie del Piave nel giugno 1938 nellrsquointero territorio veneto furono organizzate diver-se celebrazioni in ricordo della vittoria finale contro il nemico austria-co che sancigrave per lrsquoItalia la fine della Prima guerra mondiale Anche ndash e soprattutto ndash Venezia si unigrave al memoriale ospitandone gli eventi prin-

11 Roma Archivio Storico Istituto Luce (ASIL) Giornale Luce B1068 laquoLa riva dellrsquoIm-peroraquo Venezia 31 marzo 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webde-tailIL50000273732la-riva-imperohtml (2017-11-13) Lrsquointervento monumentale non era indirizzato solo alle celebrazioni fasciste ma si inseriva anche nella battaglia per la lsquobonifica socialersquo la riqualificazione delle zone piugrave degradate della cittagrave e lrsquoisolamen-to di quartieri storicamente non allineati dal punto di vista politico (Casellato 2002 Sbordone Crovato Montanaro 2005)

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cipali quelli organizzati per decantare le gesta della flotta navale italiana Le celebrazioni iniziarono il 16 giugno con una solenne pro-cessione per trasportare le laquogloriose bandiereraquo della Regia Marina Militare dalla Stazione di Santa Lucia fino al Museo Storico Navale allrsquoArsenale passando per Piazza San Marco Dietro le rappresenta-tive militari dellrsquoEsercito della Marina e dellrsquoAviazione a cui era sta-to affidato il compito simbolico di lsquoproteggerersquo le bandiere si formograve un corteo che contava fra le sue fila le autoritagrave fasciste cittadine i membri della Gioventugrave Italiana del Littorio (GIL) e alcuni veterani di guerra Contemporaneamente alla partenza della processione i due incrociatori militari Pola e Gorizia ancorati nel Bacino di San Mar-co spararono 21 colpi per sancire lrsquoinizio delle celebrazioni che si sa-rebbero protratte per 4 giorni (Gazzetta di Venezia 17 giugno 1938)

Dopo aver attraversato la cittagrave che per lrsquooccasione espose il trico-lore italiano laquoda ogni balcone da ogni finestra e da ogni terrazzaraquo il corteo giunse in Piazza il luogo simbolo del potere della Serenis-sima e teatro delle memorie risorgimentali esposte dal 1936 al se-condo piano delle Procuratie Nuove allrsquointerno del nuovo Museo del Risorgimento inaugurato in occasione del XXIV Congresso dellrsquoIsti-tuto per la Storia del Risorgimento Italiano La fondazione del Mu-seo del Risorgimento rientrava in quel processo di laquori-semantizza-zione sociopolitica della centralitagrave urbanaraquo che stava investendo la cittagrave secondo la rilettura ideologica del regime basata su una con-cezione finalistica della storia una tesi che trova conferma nella di-sposizione del materiale esposto (Paladini 2004)12 Scorrendo il ca-talogo del Museo redatto dal professore di Storia presso Istituto di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Mario Brunetti si puograve notare come da un laquoragguardevole complesso di carte e documen-ti riguardante il governo Provvisorio e la difesa di Venezia nel 1848-1849raquo proveniente dallrsquoarchivio privato di Pietro Marsich generale comandante del III circondario in difesa e dalle laquocarte documenti e cimeli di Daniele Maninraquo il periodo storico lsquomesso in mostrarsquo ven-ga ampliato tanto da comprendere due periodizzazioni centrali nel-la memoria storica veneziana laquoCampoformidoraquo il laquoperiodo triste che segnograve lrsquoultimo grado di umiliazione della millenaria Repubbli-ca di San Marcoraquo e laquoVittorio Venetoraquo in ricordo degli laquoeventi vitto-riosi della grande guerra a cui Venezia quasi sulla linea del fuoco partecipograve con fede con sacrificio con animosa fermezzaraquo Nelle 15 sale in cui si snodava il percorso espositivo e pensate anche per un pubblico laquoilletteratoraquo nonostante laquola diversitagrave di eventiraquo i visitato-

12 Prima dellrsquoapertura del Museo del Risorgimento a Carsquo Rezzonico venne inaugura-to unrsquoesposizione permanente riguardante il Settecento veneziano unrsquooperazione mu-seografica allestita per mostrare la centralitagrave dellrsquoarte e della civilizzazione venezia-na nella prospettiva finalistica del Risorgimento e del fascismo

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ri avrebbero ripercorso in ordine storico laquola continuitagrave drsquoanimoraquo del popolo veneziano e italiano laquosuggello drsquouna nobiltagrave storicaraquo che non si esaurisce nel passato ma da questo laquoattinge certezza di fede e vi-gore drsquoopere per unrsquoavvenire di cui la Guerra la rivoluzione il Fasci-smo hanno posto le basi graniticheraquo (Brunetti 1936 V-VII 34) Questa continuitagrave spirituale insita nel popolo italiano aveva oramai fagocita-to e rielaborato alcuni tratti di quella venezianitagrave che nei primi due decenni del Novecento si era posta a capo delle rivendicazioni irre-dentiste adriatiche Cosigrave nellrsquoultima sala la quindicesima il tema ge-nerale della Prima guerra mondiale venne decostruito in nome del-la laquopassione adriaticaraquo (Brunetti 1936 33) con un allestimento che prevedeva non solo quadri disegni e incisioni raffiguranti le opere di difesa organizzate a Venezia ma anche il manoscritto dannunzia-no La Nave di fronte al quale laquoa distanza di un paio di metri stava il ritratto di un Eroe marinaro sublime Nazario Sauroraquo con accan-to laquoil suo fucile proprio libro e moschetto motto fulgido dellrsquoItalia rinnovellataraquo (Surico 1939 65-6 cf Cappellini 2013 38)

Dopo la benedizione delle bandiere del patriarca Piazza il corteo proseguigrave lungo la Riva degli Schiavoni unrsquointitolazione che affonda-va le radici nel passato commerciale e espansionistico della Serenis-sima come suggerisce lrsquoevoluzione storica degli etnonimi lsquoschiavo-nersquo lsquoschiavorsquo e lsquoslavorsquo13

Superata la Riva degli Schiavoni il corteo proseguigrave lungo Riva dellrsquoImpero fino allrsquoingresso dei giardini napoleonici sede della Bien-nale la mostra internazionale drsquoarte che giagrave da alcuni anni dedicava alcune delle sue sale alle laquoVisioni africaneraquo una raccolta di affreschi dipinti e impressioni raffiguranti le esperienze drsquoOltremare degli ar-tisti (Gazzetta di Venezia 31 maggio 1936) Piugrave che lrsquoarte il cerimo-niale prevedeva una breve sosta davanti a un altro laquoluogo della me-moriaraquo di Venezia la colonna rostrata sormontata dalla vittoria alata la cui mano destra sorregge una corona drsquoalloro mentre la sinistra tiene una lunga palma entrambi simboli di gloria e vittoria Come recita uno dei tre riquadri in bronzo posto sul basamento le vicissi-tudini di questo monumento appaiono alquanto particolari

Questa colonna rostrata eretta a Pola dalla marina austriaca per onorare Massimiliano Arciduca la flotta italiana vindice di Lissa portograve come pegno di vittoria a Venezia

Oggi egrave simbolico dono dei Marinai drsquoItalia alla Regina dellrsquoA-driatico a ricordo dei compagni caduti per la redenzione del no-stro mare 4 novembre 1918 ndash 4 novembre 1929 A VII

13 Vedi la spiegazione di Daniele Baglioni contenuta nel video-copertina della mo-stra Ascari e Schiavoni Il razzismo coloniale e Venezia URL httpswwwyoutubecomwatchv=0BW-8S0D8OU (2017-11-15)

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A Pola quindi il monumento commemorava la vittoria navale au-striaca a Lissa del 1866 nellrsquoambito della Terza guerra drsquoindipenden-za il conflitto che vide per la prima volta la partecipazione del gio-vane Regno drsquoItalia Nonostante lrsquoannessione del Veneto una volta conclusasi la battaglia la sconfitta navale rappresentava ancora una ferita aperta per le tradizioni marinaresche italiane e veneziane in quanto questrsquoultime non seppero avere la meglio sul nemico austria-co allrsquointerno del laquoGolfo di Veneziaraquo lrsquoAdriatico Seppur laquomutilataraquo la vittoria sancita dallrsquoarmistizio di Vittorio Veneto riuscigrave a risanare il trauma non solo per lrsquoannessione allrsquoItalia di Pola e le altre provin-cie della Venezia Giulia ma anche percheacute nei tavolati di Versailles si decretograve la presa in custodia di diverse unitagrave della flotta austro-un-garica da parte della Marina militare italiana Il bottino giunse cosigrave a Venezia il 22 marzo 1923 dove sarebbe stato custodito allrsquointerno dellrsquoArsenale una scelta meramente simbolica come sembra sugge-rire lrsquoincisione in un secondo riquadro di bronzo

alla storica cittagrave la gloria della marina che arginograve la barbarie mu-sulmana si accomuna alla gloria della sua naturale erede ndash la ma-rina della nuova Italia ndash che nello stesso mare ha arginato la mi-naccia di altra barbarie14

Per un totale trionfo perograve si rendeva necessario lasciare traccia dellrsquoevento nel tessuto urbano unrsquooccasione che il regime nel 1929 sfruttograve appieno autocelebrandosi laquovindice di Lissaraquo per aver trapor-tato la colonna rostrata da Pola a Venezia come laquopegno di vittoriaraquo Un altro esempio di come il fascismo si appropriograve della memoria sto-rica della laquoRegina dellrsquoAdriaticoraquo raccogliendone lrsquoereditagrave e com-piendone secondo la retorica imperiale dellrsquoepoca il destino (fig 4 cf Bosworth 2015 107-8)15

Lrsquoultima tappa della marcia commemorativa e dellrsquoitinerario impe-riale veneziano era lrsquoArsenale simbolo indiscusso della potenza nava-le della Serenissima Tra il XV e il XVI secolo lrsquoArzanagrave divenne figu-ratamente parlando un teatro permanente del mito ndash e dei miti ndash di Venezia grazie al restauro monumentale che investigrave la struttura ren-dendola unrsquoistituzione non solo navale bensigrave storico-culturale sede della celebrazione della libertagrave della cittagrave e del suo dominio sul ma-re Questo processo di sacralizzazione drsquoaltra parte rispondeva al-

14 La citazione incisa alla base della colonna egrave ripresa dallrsquoOrdine del Giorno del XXII marzo MCMXIX laquoAllrsquoArmataraquo pronunciato dallrsquoammiraglio Thaon di Revel Il te-sto venne trascritto in altre moltissime targhe in bronzo collocate nelle principali cit-tagrave marittime italiane 15 La stessa cittagrave di Pola era identificata nellrsquoimmaginario nazionalista come la se-de del lsquomartiriorsquo di Nazario Sauro dopo la sfortunata spedizione a bordo del sommer-gibile Pullino

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la necessitagrave di mantenere unrsquoidentitagrave forte di fronte al processo irre-versibile di ridimensionamento che Venezia stava subendo sul campo di battaglia prediletto per lrsquoappunto il mare Prima il Turco poi gli spagnoli e gli austriaci spinsero i fasti gloriosi della Dominante sem-pre piugrave allrsquointerno dellrsquoArsenale oramai vero e proprio centro al con-tempo di improvvisi laquoritorni al mareraquo e passatismi nostalgici Con il laquorilancioraquo ottocentesco durante il quale lrsquoArsenale sotto il dominio francese prima e austriaco poi venne ripetutamente riqualificato sia dal punto di vista tecnologico sia da quello storico-museale con lrsquoallestimento di una ridotta Sala drsquoarmi il cantiere navale divenne uno dei luoghi cardine dellrsquoesperienza risorgimentale veneziana (Pa-ladini 2008) La marginalizzazione politica e la ristrutturazione del-la strategia militare austriaca nellrsquoAdriatico provocarono la definiti-va decadenza e ridimensionamento della funzionalitagrave dellrsquoArsenale che subigrave il definitivo colpo di grazia dopo la decisione di dare vita al progetto di Porto Marghera Ciononostante lrsquoannessione allrsquoItalia e lrsquoapertura del Canale di Suez rafforzarono lrsquoimpalcatura mitica che negli anni era stata costruita attorno allo storico cantiere navale ve-neziano dando vita tra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento al rinnovamento dellrsquointeresse per la storia navale della Serenissima In questo modo allrsquointerno della generale riorganizzazione dei mu-sei veneziani nel 1881 per la prima volta fu inventariata la raccolta di armi dellrsquoArsenale per via della proposta di scambio ndash rifiutata in seguito da Venezia ndash di cimeli tra il Museo drsquoArtiglieria dellrsquoArmeria Reale di Torino e la Sala drsquoArmi dellrsquoArsenale (De Lucia 1908 Pala-dini 2008) Un secondo riordino e catalogazione del materiale stori-co venne redatto nel 1908 mentre le maestranze stavano lasciando il cantiere per far posto alla ri-significazione e ri-attualizzazione di stampo nazionalista del retroterra storico-culturale veicolato dallrsquoAr-senale e da Venezia Su questa direzione si colloca ad esempio la laquoSa-la della Naveraquo allestita a Roma per lrsquoEsposizione nazionale del 1911 in cui accanto al manoscritto La Nave erano presenti numerosi og-getti provenienti proprio dallrsquoantica base militare veneziana

Da questo intreccio tra glorie locali ed esigenze nazionali si po-sero le premesse per la creazione di un Museo Storico Navale che avrebbe trovato sede in un primo momento al Museo Correr per poi collocarsi definitivamente a partire dal 1922 allrsquointerno della laquode-gna sederaquo il laquoglorioso stabilimentoraquo dellrsquoArsenale Sotto la direzione del conte Mario Nani Mocenigo ex capitano di fregata nella guerra di Libia divenuto successivamente nuovo presidente della sezione lo-cale della Lega Navale lrsquoesposizione museale si distribuigrave su due pia-ni al secondo furono esposti gli oggetti legati alla storia navale del-la Serenissima con particolare attenzione alla battaglia di Lepanto anello di congiunzione secondo la storiografia militante dellrsquoepoca fra la laquoPatriaraquo veneziana e quella italiana al primo invece trovarono spazio i trofei napoleonici i cimeli drsquoepoca risorgimentale e in gene-

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rale le tracce storiche dellrsquoOttocento veneziano al pian terreno infi-ne si decise di esporre le collezioni novecentesche legate principal-mente alla prima guerra mondiale ma anche ai laquoricordi della Guerra Libicaraquo ndash fra cui armi bandiere fregi di poppa della navi turche ndash e a quelli della spedizione internazionale in Cina per sedare la rivol-ta dei Boxer (1900-1901) alla quale partecipograve lrsquoItalia ottenendo in cambio la concessione di Tientsin (Mocenigo 1935 Paladini 2008)16

Con lrsquoinnesto della retorica imperiale fascista allrsquointerno della macchina mitopoietica di Venezia secondo il direttore Mocenigo le stesse collezioni dellrsquoArsenale per non tradire laquoil suo passato glo-riosoraquo avrebbero contribuito a difendere la laquoPatriaraquo e a tutelare laquola Civiltagrave latinaraquo esponendo il progresso e la potenza della dominazio-ne navale conservatasi nella tempra della laquorazza italianaraquo grazie a Venezia (Mocenigo 1935 7) Tuttavia pur ri-significando gli oggetti esposti la fondazione dellrsquoImpero italiano non modificograve il percorso espositivo tracciato nel 1922 lasciando alla parte non musealizzata dellrsquoArsenale il compito di accogliere fisicamente la nuova dimensio-ne imperiale fascista rinominando con il termine laquoImperoraquo il piaz-zale interno quasi a collegarsi simbolicamente alla Riva omonima

Nonostante laquopercorsi e tempi di persistenzaraquo differenti per por-si sul piano dellrsquoImpero le radici e le vicissitudini dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani vennero riadattate e ri-identificate secondo una retorica e unrsquoideologia che raccontava ogni epoca storica con allrsquoo-rizzonte quella prospettiva imperiale oramai divenuta realtagrave (Isnen-ghi 2010 VII) Ancor prima di conquistare lo spazio urbano venezia-no perograve il fascismo dovette domare la fonte vitale e caratterizzante della Serenissima il mare

Dopo lrsquoarrivo del re e imperatore Vittorio Emanuele III Venezia si stava preparando allrsquoevento conclusivo della celebrazione per il ven-tesimo anniversario delle battaglie del Piave Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1938 il bacino di San Marco si trasformograve nella laquoculla e teatro della potenza venezianaraquo ospitando trenta fra navi coraz-zate torpediniere caccia e sette nuovi sottomarini militari sotto lo sguardo attento della famiglia reale (Gazzetta di Venezia 20 giugno 1938 cf Ferris 2012 111-15) Dallrsquoalto della torretta eretta sulla Ri-va dellrsquoImpero infatti il re e imperatore insieme ad alcune autori-tagrave fasciste poteacute dapprima ammirare la parata dei laquosoldati di ieri di oggi e di domaniraquo ndash i veterani della Prima guerra mondiale il bat-taglione San Marco e gli studenti del neonato Collegio Navale della Gioventugrave Italiana del Littorio ndash e successivamente partecipare alla

16 Tra le tematiche piugrave significative esposte allrsquointerno del Museo vi sono i laquoRicor-di del R Sommergibile Pullinoraquo capitanato da Nazario Sauro e i laquoRicordi dellrsquoavia-zione R Marinaraquo in cui compare anche il messaggio lanciato da DrsquoAnnunzio su Trie-ste nellrsquoagosto del 1915

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cresima delle sette bandiere il rito che solitamente veniva eseguito per le inaugurazioni delle imbarcazioni appena uscite dal cantiere laquoCon il muso quasi a rivaraquo come ricorda Maria Damerini sostavano i sommergibili Enrico Dandolo Sebastiano Venier Marcantonio Bra-gadin Lorenzo Marcello il capitano generale che lsquosacrificograversquo la sua vi-ta nella vittoria navale nella battaglia dei Dardanelli (1656) Lazzaro Mocenigo anchrsquoesso ammiraglio insieme a Lorenzo Marcello Giaco-mo Nani lrsquoultimo Provveditore del Mar della Serenissima Pier For-tunato Calvi un lsquopatriotarsquo italiano di Noale caduto nel 1848 e infine della torpediniera Farinata degli Uberti Tolosetto ufficiale verone-se della Marina Militare italiana che morigrave in uno scontro subacqueo durante la Prima guerra mondiale (Damerini 1988 241) Un panthe-on veneto dunque che riecheggia con ripetitivitagrave la continuitagrave sto-rica costruita dal fascismo e in cui entreranno a far parte lrsquoanno suc-cessivo anche i nomi di altri due sommergibili il Francesco Morosini e lrsquoAngelo Emo laquodue nomi sonanti ndash come li presenta la Gazzetta di Venezia ndash nel bronzo delle vittorie navaliraquo Il primo laquola piugrave grande figura di capitano e di conquistatore che abbia affermato sul mare il destino imperiale drsquoItalia dai tempi di Roma al Risorgimentoraquo con-quistograve un laquoimpero drsquoOltremareraquo nel Peloponneso il secondo invece scrisse pagine memorabili su quella laquoquarta spondaraquo dove ora lrsquoIta-lia laquosotto le insegne di Romaraquo stava riaffermando i suoi laquodiritti im-perialiraquo A suggellare tali presunte connessioni temporali partecipa-rono alla celebrazione drsquoinaugurazione la contessa Annina Morosini e il conte Emo Capodilista due figure estremamente integrate allrsquoin-terno dellrsquoeacutelite culturale-politica veneziana fin dal primo Novecento (Gazzetta di Venezia 18 e 19 giugno 1939)

Fino ad ora lrsquouso pubblico e politico della storia della Serenissima contaminata da un lessico coloniale si espresse in larga misura so-prattutto in occasione di eventi celebrativi e ricorrenze militariste Tuttavia con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la maggior irreggimentazione della popolazione e lrsquoutilizzo sempre piugrave inflazio-nato di un linguaggio bellicista da parte della societagrave del palcosce-nico imperiale veneziano se ne servirono anche canovacci teatrali differenti come ad esempio quello seguito da 915 famiglie venete in procinto di salpare per la Libia nellrsquoottobre del 1939

In seguito alla proclamazione dellrsquoImpero la politica di coloniz-zazione demografica della Libia subigrave una svolta decisa Secondo le stime di Italo Balbo allora governatore della colonia nordafricana fra il 1938 e il 1939 sarebbero dovuti sbarcare a Tripoli circa 30mi-la emigranti italiani per lo piugrave di estrazione contadina al fine di va-lorizzare economicamente un territorio fertile e redditizio secondo quando affermava la propaganda fascista Del resto con lrsquoinizio della stagione antimigrazionista avviata nel 1927 il regime assunse un at-teggiamento dirigista nei confronti dei flussi migratori italiani sem-pre piugrave orientati verso le cittagrave sorte dai lavori di bonifica le colonie

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e la Germania Per questa ragione coloro che decidevano di prende-re la valigia in mano non sarebbero piugrave stati dipinti come emigran-ti ndash paragonati dalla stampa di regime a dei laquotraditori della patriaraquo o a unrsquolaquoemorragiaraquo per il corpo della Nazione ndash bensigrave come coloni in-quadrati nellrsquolaquoesercito del lavororaquo al quale si affidava il compito di laquofar indietreggiare il desertoraquo libico (Franzina 2005 Labanca 2009 Ostuni 2009)17 Nel 1938 in concomitanza dellrsquoanniversario della marcia su Roma partirono dallrsquoItalia i primi ventimila coloni due-mila dei quali originari della provincia veneziana dalle stazioni di Mestre Chioggia e San Donagrave di Piave i contadini italiani partirono per raggiungere Genova dove si sarebbero imbarcati nei piroscafi pronti a raggiungere la quarta sponda (Gazzetta di Venezia 28 otto-bre 1938) In quella occasione Venezia pare non ricoprire un ruolo di primo piano a causa probabilmente di problemi logistici e per la totale assenza di veneziani fra i partenti unrsquoemarginazione politica e territoriale che non si sarebbe ripetuta lrsquoanno seguente quando lrsquoex Dominante si organizzograve per ospitare i laquoruraliraquo provenienti dagli antichi domini di terraferma dello Stato de Tera La laquoseconda onda-ta di colonizzatori venetiraquo infatti nelle intenzioni delle autoritagrave fa-sciste avrebbe dovuto riunirsi nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia per poi proseguire fino alla Riva dellrsquoImpero dove ad aspettarli ci sarebbero stati i piroscafi Lombardia Liguria e Sarde-gna Lrsquoitinerario imperiale ancora una volta fu percorso interamente come riferisce la cronaca della Gazzetta di Venezia che dedicograve molto spazio a elogiare lrsquoorganizzazione laquocurata nel minimo dettaglioraquo pre-parata dal Commissariato per le migrazioni e per la colonizzazione in accordo con la Prefettura di Venezia e con il Fascio locale I con-vogli ferroviari provenienti dalle stazioni di Portogruaro San Donagrave di Piave Rovigo Padova Treviso Vicenza Udine e Verona giunse-ro a scaglioni durante la notte nella cittagrave lagunare trasportando in totale 6600 persone mentre le laquomasserizieraquo che ogni nucleo fami-gliare aveva portato con seacute furono imbarcate nei piroscafi attraccati per il momento nel Canale della Giudecca Una volta scesi dal treno e aver ricevuto la colazione preparata dallrsquoEnte comunale di assisten-za (ECA) insieme alle iscritte nel Fascio femminile i coloni defluiro-no nel piazzale esterno alla stazione dove furono divise le famiglie i bambini e le donne presero posto in alcuni vaporetti dellrsquoAzienda Comunale Navigazione Inter Lagunare (ACNIL) per essere traspor-tati fino a San Marco invece i laquocapofamigliaraquo furono incolonnati in base alla destinazione libica a cui erano stati precedentemente as-segnati pronti per marciare laquoper la prima voltaraquo attraverso laquola cittagrave

17 ASIL Giornale Luce B1406 laquoTripoli Lrsquoarrivo dei 20000 ldquoruralirdquo italiani in Africaraquo Venezia 9 novembre 1938 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000305342l-arrivo-20-000-rurali-italianiafricahtml (2017-11-20)

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piugrave caratteristica del mondoraquo Venezia (Gazzetta di Venezia 26-27-28 ottobre 1939)18 Nonostante un linguaggio giornalistico votato com-pletamente allrsquoesaltazione fascistizzata dellrsquoevento fra le righe della Gazzetta di Venezia egrave possibile leggere quel senso di superioritagrave che i veneziani nutrivano nei confronti di coloro che vivevano al di lagrave del Ponte del Littorio un tratto della venezianitagrave fortemente radicato nel retroterra culturale dellrsquoeacutelite veneziana Ad ogni modo organizzati in nove gruppi da 500 persone ndash ciascuno guidato da una banda mu-sicale dopolavoristica i coloni maschi lasciarono la zona ferroviaria alle ore 6 indossando la divisa e con al petto laquospeciali contrassegni di diversa forma con al centro scritto il nome del villaggioraquo a cui sa-rebbero approdati una volta giunti in Libia Micca Giordani Mar-coni Tazzoli Garabulli Corradini Garibaldi Crispi Oberdan Mad-dalena Baracca Filzi e Sauro Durante il tragitto prestabilito una delegazione scelta di laquoruraliraquo rese omaggio ai caduti per la laquoRivolu-zioneraquo depositando una corona drsquoalloro nel laquoSacrarioraquo posto allrsquoin-terno di Carsquo Littoria allrsquoaltezza della Chiesa dei Santi Apostoli prima di riunirsi finalmente con le famiglie nellrsquolaquoimpareggiabile San Mar-coraquo in attesa della benedizione del patriarca Piazza (Gazzetta di Ve-nezia 26 e 27 1939) Nel frattempo la Piazza era stata suddivisa in file di panche organizzate a loro volta in settori ognuno dei quali re-cava un cartello con il nome del piroscafo e del villaggio a cui erano destinati i coloni invece per le autoritagrave ecclesiastiche e laiche furo-no eretti rispettivamente un altare posto per lrsquooccasione davanti la Basilica di San Marco e un palco allestito a lato dellrsquoAla napoleoni-ca La lsquomessa in scenarsquo prese inizio intorno alle ore undici quando preceduto dal clero il patriarca uscigrave dalla porta maggiore della Ba-silica per essere accompagnato dal governatore della Libia Italo Bal-bo fino allrsquoaltare circondato per lrsquooccasione dagli allievi del collegio navale e coperto dallrsquoimponente gonfalone della Serenissima Termi-nato il rito liturgico due laquofitte ali di popoloraquo accompagnarono i co-loni verso la Riva dellrsquoImpero mentre le sirene dei piroscafi e il col-po di cannone sparato da San Giorgio segnavano lrsquoinizio di un nuovo

18 Alla stazione ogni laquocapofamigliaraquo oltre alla colazione ricevette una spilla raffi-gurante un leone marciano una colonna di perle veneziane per le donne delle bandie-rine tricolori delle cartoline con leffigie di Mussolini e due stampe con su scritto la preghiera del colono e il saluto delle laquoCamicie nere della Serenissimaraquo Questrsquoultimo testo recitava cosigrave laquoCamerata rurale nel salpare da questa splendente cittagrave tu non la-sci lrsquoItalia ma ti trasferisci su altra e nuova generosa terra italiana Conquistata dalle armi italiane resa feconda dalla volontagrave del Fascismo essa egrave degna di te forte lavora-tore della terra che sei stato soldato drsquoItalia e che hai creduto nella Rivoluzione delle Camicie Nere Pure tu devi essere degno della tua nuova terra che egrave per sempre italia-na e che egrave parte integrante della Madrepatria Ligrave troverai tutto lrsquoaffetto che qui lasci gli stessi ordinamenti e le stesse istituzioni Anche ligrave troverai il fascio che ti protegge-ragrave giorno per giorno nella tua nobile fatica Lavora con fede la terra che ti verragrave asse-gnata e che egrave destinata a diventare tua e non dimenticare che tu porti oltre al mare la forza la dignitagrave e la civiltagrave di Romaraquo (Gazzetta di Venezia 28 ottobre 1939)

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anno fascista Il primo piroscafo a salpare fu il Liguria offrendo uno laquospettacolo indescrivibileraquo ai cittadini appostati sulle Rive (Gazzet-ta di Venezia 29 ottobre 1939)19

Come si puograve evincere dagli eventi e dai discorsi fin qui ricostruiti sul finire degli anni Trenta la laquovenezianitagraveraquo cosigrave come la relazione che legava questrsquoultima ai laquoluoghi della memoriaraquo cittadina era sta-ta oramai completamente fascistizzata allrsquointerno dellrsquoimpianto pro-pagandistico e retorico imperiale persino il simbolo della stagione nazionalista adriatica La Nave di DrsquoAnnunzio da soggetto di mobi-litazione si convertigrave in oggetto da esposizione nelle sale del Museo del Risorgimento Malgrado ciograve allrsquointerno di questa cornice lrsquoalta societagrave veneziana ndash impersonata da Volpi ndash sulla scia del mito forte veneziano rielaborograve lrsquoimmagine di un nuovo e moderno impero ve-neziano non piugrave fondato solo ed esclusivamente sul mare ma anche sulla finanza assicurativa lrsquoaviazione e lrsquoindustria

25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939

Questa laquoPagina colonialeraquo [hellip] nasce con un ben definito compito quello cioegrave di contribuire a formare una coscienza coloniale im-perialistica nel popolo attraverso la diffusione e divulgazione di notizie e cognizioni riguardanti la vita e i problemi del nostro Im-pero coloniale (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Con questo messaggio il 16 ottobre 1938 la sezione provinciale di Ve-nezia dellrsquoIstituto Fascista dellrsquoAfrica Italiana (IFAI) accolse i fede-li lettori della Gazzetta di Venezia annunciando lrsquoapertura della laquoPa-gina colonialeraquo una nuova rubrica redatta interamente dallrsquoIstituto che ogni due domeniche avrebbe trattato solo di argomenti relativi allrsquoOltremare Obiettivi quali laquodiffusioneraquo e laquodivulgazioneraquo cosigrave come scritto nellrsquoavviso rientravano drsquoaltronde nel processo di riadattamen-to delle strutture di controllo e organizzazione del discorso colonia-le che il fascismo stava portando avanti a livello nazionale dalla fine della guerra drsquoEtiopia Il primo segno di questa trasformazione egrave rap-presentato dalla sostituzione nel 1938 del Ministero delle Colonie con quello dellrsquoAfrica italiana in quanto era giunta lrsquoora di integrare nel

19 ASIL Giornale Luce B1614 laquoArrivano a Venezia i dieci treni speciali con le nuo-ve famiglie di coloni venuti a imbarcarsi per la Libiaraquo Venezia 8 novembre 1939 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000230852arrivano-venezia-i-dieci-treni-speciali-nuove-famiglie-coloni-venuti-imbarcarsi-libiahtml (2017-11-20)

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tessuto nazionale le questioni legate ai possedimenti coloniali ragio-ne per cui anche il nome dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) cambiograve forma adottando la denominazione di Istituto Fascista dellrsquoAfrica Ita-liana per lrsquoappunto lrsquoIFAI Inoltre lrsquoingerenza del governo negli equi-libri dellrsquoIstituto tese anche a modificare persino lrsquoorganizzazione in-terna suddividendola in cinque sezioni le prime quattro di carattere accademico avrebbero affrontato ciascuna un campo scientifico spe-cifico mentre lrsquoultima presieduta direttamente dal presidente Ame-deo Fani avrebbe avuto il compito di diffondere tra la popolazione i ri-sultati raggiunti dalle altre sezioni mediante codici comunicativi piugrave lineari e didattici come ad esempio romanzi corsi di cultura esposi-zioni e film (Deplano 2015)20 Questa doppia funzione a cui si prestava lrsquoIFAI egrave ravvisabile anche nel contesto veneziano nel quale lrsquoIstituto da un lato appoggiava direttamente la ricerca scientifica allrsquointerno delle aule dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali di Vene-zia ndash tema che verragrave affrontato nel prossimo capitolo ndash mentre dallrsquoal-tro educava la massa allrsquoOltremare promuovendo il proprio operato nella laquoPagina colonialeraquo una fonte alquanto preziosa per cogliere il grado di partecipazione della popolazione veneziana allrsquolsquoimpresarsquo im-periale A tal proposito il quarto numero della laquoPagina colonialeraquo in-forma che in data 22 ottobre 1938 presso la sede dellrsquoIstituto posto al piano terra di Carsquo Littoria si tenne la riunione del direttorio al fine di tracciare un bilancio dellrsquoattivitagrave svolta fino ad allora e di program-mare alcune delle gite educative per solo gli associati Oltre ai laquoCorsi di Cultura coloniale e di Arte colonialeraquo organizzati nelle aule univer-sitarie veneziane ampia relazione venne data ai laquoCorsi di preparazio-ne della donna alla vita colonialeraquo avviati in concomitanza con la ce-lebrazione della laquoGiornata colonialeraquo del 1938 (Gazzetta di Venezia 27 novembre 1938) Del resto allrsquointerno del progetto imperiale fasci-sta la figura della donna ricopriva un ruolo fondamentale percheacute in primo luogo rappresentava una sorta di lsquotutelarsquo capace di mantenere lrsquoordine razziale nelle colonie una questione vitale per il regime do-po la promulgazione della prima legge razzista (19 aprile 1937) varata per impedire rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane in secondo e ultimo luogo la presenza femminile nellrsquoOltre-mare avrebbe dato vita alla tanto propagandata laquocolonizzazione de-mograficaraquo Per queste ragioni alle sezioni provinciali dellrsquoIFAI toc-cograve lrsquoonere di istituire due tipologie di corso con lrsquoaiuto del GIL e dei fasci femminili Il primo modulo riservato alle giovani si prefiggeva di impartire alcune nozioni di carattere elementare mentre il secon-do mirava a perfezionare le conoscenze apprese nel precedente cor-

20 La prima sezione era denominata Storico-geografica Filologico-letteraria e arti-stica la seconda Politico-amministrativa la terza Economia e tecnica e lrsquoultima Scien-za-fisiche naturali e mediche

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so su argomenti riguardanti lrsquoeconomia domestica quali ad esempio lrsquoarredamento lrsquoigiene della casa la culinaria la confezione del pane e la cura dellrsquoorto (Spadaro 2010) Una volta finite le lezioni il perso-nale di formazione stilava delle classifiche in base ai risultati ottenuti dalle allieve nelle singole prove drsquoesame che prevedevano solitamen-te la redazione di un testo scritto sulla base di un titolo prefissato laquoLa funzione della donna nellrsquoImperoraquo fu lrsquoargomento drsquoesame scelto dallrsquoIFAI nel 1938 sul quale Stefania drsquoAgnolo Vallano unrsquoallieva ve-neziana iscritta al primo laquoCorso di preparazione della donna alla vita colonialeraquo prese il laquomassimo dei votiraquo come si premura di informare lrsquoIstituto nella laquoPagina colonialeraquo del 16 ottobre 1938 prima di pub-blicare alcuni passi dello scritto dellrsquoallieva

Molte sono le ragioni per cui una donna oggi va in Colonia la piugrave naturale egrave quella di raggiungere il marito ed egrave anche la piugrave bella altre vanno invece come insegnanti impiegate contadine opera-ie tutte degne di elogio percheacute a tutte viene richiesta uguale pre-parazione spirituale e tecnica Ma la donna deve essere molto pre-parata prima di trasferirsi in colonia specialmente nel suo morale [hellip] La donna dovragrave sapere reggere la direzione di una casa di unrsquoazienda ed essere capace di insegnare e dominare con la sua dignitosa bontagrave sullrsquoelemento indigeno [hellip] La donna fascista in Colonia dovragrave essere cosigrave come la prepara il Regime attraverso le sue maggiori istituzioni e cioegrave vigile scolta della razza italia-na (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Oltre alle testimonianze personali degli studenti che frequentava-no i corsi coloniali non era inconsueto che la voce dei cittadini tro-vasse spazio nella laquoPagina colonialeraquo dato che ogni settimana veni-va pubblicato un breve trafiletto intitolato laquoRispondiamo alle vostre domanderaquo dove facevano la loro comparsa i dubbi e le curiositagrave di semplici lettori interessati a eventuali opportunitagrave lavorative in Afri-ca come ad esempio nel caso di Giuseppe Pizzolitto un residente di Concordia Sagittaria intenzionato a partecipare ai concorsi abilitanti per entrare nella polizia coloniale o ancora a delucidazioni di carat-tere storico magari riguardanti la laquocolonizzazione di greci fenici e romaniraquo secondo la richiesta di Gualtiero Renzi da Venezia (Gazzet-ta di Venezia 30 ottobre 13 novembre 1938) Il carattere didattico della laquoPagina colonialeraquo egrave mantenuto anche dagli articoli ndash firmati il piugrave delle volte da Mirko Artico Nino Perissinotto e Roberto Braga-din ndash volti soprattutto a divulgare le ricchezze minerarie e la fecon-ditagrave delle terre nelle colonie Fra le questioni principali in seguito alla svolta razzista istituzionalizzata dal regime irruppe quella ri-guardante lrsquolaquointegritagrave razzialeraquo un laquoproblema imperialeraquo secondo Giuseppe Panfido autore dellrsquoapprofondimento apparso nel quinto numero della laquoPagina colonialeraquo lrsquo11 dicembre 1938

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Con lrsquoespressione laquointegritagrave razzialeraquo lrsquoautore intendeva al con-tempo lrsquolaquoaffermazione di potenza nello sviluppo di eventuali conqui-ste territorialiraquo e lrsquolaquoalta affermazione di valori in primo luogo spi-ritualiraquo i quali non devono essere in alcun modo laquoinquinatiraquo neacute mediante laquolrsquoibridismoraquo neacute mediante lrsquolaquoindigenimento africanoraquo un comportamento questrsquoultimo che sarebbe facile a laquosuccedereraquo dato che la laquonostra razza appunto percheacute superiore assimila con molta facilitagrave i caratteri oltre che gli usi e i costumi delle altre razzeraquo Per queste ragioni il compito piugrave difficile spettava agli italiani che vive-vano in colonia laquoogni cittadino nazionale rappresenta [hellip] le quali-tagrave di tutta la sua genteraquo diversamente rispetto a quanto avviene laquoin Patria dove ogni cittadino egrave giudicato e classificato individualmen-teraquo Dunque per mantenere i rapporti di forza fra laquorazza dominante e razza inferioreraquo lrsquoautore poteva concludere riprendendo laquole recen-ti deliberazioniraquo emesse dal Gran Consiglio del Fascismo che consi-deravano laquoantiarianesimoraquo non solo laquolrsquoazione giudaicaraquo ma anche laquolrsquoazione di altre razze evidentemente inferiori (alcune straniere al-tre africano-indigene propriamente dette)raquo (Gazzetta di Venezia 11 dicembre 1938)

Con lrsquoinizio del 1939 e lrsquoesacerbarsi delle relazioni diplomatiche internazionali la stampa cominciograve a rivolgere espressioni argomen-tazioni e caricature razziste verso lrsquoesterno come strumento deni-gratorio nei confronti delle altre potenze coloniali europee A tene-re banco soprattutto vi erano le questioni geo-politiche legate alla regione francese del Gibuti il laquonaturaleraquo sbocco sul mare dellrsquoEtio-pia che lrsquoItalia aveva richiesto sin dai negoziati di Versailles del 1919 e al monopolio inglese e francese sui traffici del Canale di Suez Le potenze laquoplutocraticheraquo ancor prima dellrsquoentrata in guerra dellrsquoIta-lia diventarono gli obiettivi principali contro cui lanciare campagne giornalistiche diffamatorie Come nel caso peraltro giagrave descritto de Il Gazzettino illustrato le vignette satiriche rappresentarono il meto-do piugrave efficace per consolidare la presunta lsquosuperioritagraversquo razziale ita-liana introducendo caratteri e stilemi ben radicati nellrsquoimmaginario collettivo Ad esempio nella laquoPagina colonialeraquo numero 8 dellrsquo8 gen-naio 1939 i soldati probabilmente di origine indocinese di un batta-glione della legione straniera francese di stanza a Gibuti sono raffi-gurati al pari di un esercito di scimmie mentre la Francia lsquocorrottarsquo impersonata da una donna estremamente formosa pronuncia la pa-rola Jamais in risposta alla domanda laquoLrsquoItalia a Gibutiraquo (Gazzetta di Venezia 8 gennaio 1939) Gli stessi due soggetti ndash la donna formo-sa e il soldato dai lineamenti scimmieschi ndash sono ripresi nel numero successivo della laquoPagina colonialeraquo ma questa volta la loro laquounione sterileraquo cosigrave come il quotidiano dipingeva questo lsquostranorsquo rapporto non avrebbe avuto buon gioco contro la furbizia e la sfacciataggine di un giovane balilla dalla pelle chiara i capelli biondi e armato di forbice strumento utile per tagliare il filo con il quale la donna ndash la

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Francia ndash trasportava il treno laquogiocattoloraquo del Gibuti (fig 5 Gazzet-ta di Venezia 22 gennaio 1939)21

Alla stereotipizzazione del laquonegroraquo si sostituiva tal volta quella dellrsquolaquoebreoraquo connotata quasi sempre dal naso adunco e lrsquoaviditagrave per il denaro tratti riscontrabili anche nella vignetta pubblicata nella laquoPagina colonialeraquo del 19 marzo Sebbene lrsquouomo in primo piano ve-stito in frac e con in testa la bombetta rappresenti la caricatura di Winston Churchill mentre siede sopra alcuni sacchi pieni di soldi i guadagni della laquoCompagnia del Canale di Suezraquo gestiti in compar-tecipazione dal governo britannico e da quello francese i suoi linea-menti paiono ripresi dallrsquoimmaginario antisemita tuttrsquoal piugrave se posta accanto allrsquoimmagine che si delinea sullo sfondo un fascista scami-ciato dal fisico atletico e con in mano un grosso manganello pronto a riscuotere laquoil nostro [italiano fascista] ldquoDARErdquoraquo dopo anni in cui lrsquoItalia era sempre laquovenuta per il vostro [inglese e francese] ldquoAVE-RErdquoraquo (fig 6 Gazzetta di Venezia 19 marzo 1939)22

In parallelo allrsquouso sempre piugrave sistematico di linguaggi e immagi-ni dalle successive laquoPagina colonialeraquo fuoriesce come la questione imperiale nel 1939 godesse oramai di una visibilitagrave senza precedenti nel tessuto nazionale e in quello locale Ai corsi di cultura coloniale pensati per operai impiegati e studenti ai corsi femminili e alle cro-ciere turistiche in partenza per raggiungere le terre italiane drsquoOltre-mare ndash tutti eventi organizzati nei minimi dettagli dalla sede centrale dellrsquoIFAI nella mappatura nazionale della sociabilitagrave imperiale entra-rono a far parte anche quelle celebrazioni preparate a tavolino inte-ramente dalle sezioni provinciali dellrsquoIstituto che molto rivelano sul-la rielaborazione locale della narrazione imperiale fascista (Deplano 2015) A tal proposito sfruttando la vetrina offerta dalla celebrazio-ne congiunta della laquoGiornata dellrsquoImperoraquo e della laquoGiornata del Sol-datoraquo il 9 maggio del 1939 terzo anniversario della proclamazione dellrsquoImpero italiano il deputato e vice presidente dellrsquoIFAI Amedeo Fani inaugurograve la laquoMostra dellrsquoImperoraquo sotto il porticato del Palazzo Ducale adornato per lrsquooccasione con vessilli nazionali albanesi ndash lrsquoAl-bania era appena diventato un possedimento italiano ndash e laquopurpurei gonfaloni di S Marcoraquo (Gazzetta di Venezia 10 maggio 1939) Al la-to della Porta di Carta mentre laquola folla era trattenuta a stento da cordoni di vigili e carabinieriraquo in attesa di poter ammirare la laquoglo-

21 Nellrsquoimmagine inoltre compaiono la scritta chocircmage ndash disoccupazione ndash e il simbo-lo della falce e martello quasi a definire come la mancata tutela della razza ndash lrsquolaquounione sterileraquo ndash fosse colpevole anche dellrsquoaumento della disoccupazione e della diffusione del comunismo 22 Una volta scoppiata la Seconda guerra mondiale la propaganda fascista avrebbe cominciato a rappresentare Churchill sotto le sembianze mostruose di laquoChurkillraquo Per un esempio vedi ASIL ldquoIl dottor Churkillrdquo 1942 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-websearchresulthtmlquery=churkillamparchiveType_string (2018-04-20)

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rificazioneraquo del dominio coloniale italiano il vice presidente insie-me a un nutrito gruppo di autoritagrave venne accolto dagli organizzato-ri dellrsquoesposizione coloniale Mirko Artico presidente della sezione veneziana dellrsquoIFAI il direttorio dellrsquoIstituto e dal camerata Umber-to Ravanello curatore della mostra che guidograve il corteo fra i tredici reparti nei quali era stata organizzata la visita (Gazzetta di Venezia 11 maggio 1939) Nonostante la mancanza di un catalogo ufficiale una descrizione abbastanza dettagliata dellrsquointero percorso esposi-tivo egrave stata rinvenuta fortunatamente nella laquoPagina colonialeraquo del 14 maggio del 1939 il sedicesimo numero [fig 7] Le fotografie di al-cune delle sezioni della mostra sono corredate da un articolo di Ra-vanello il quale esordisce esprimendo quali fossero le finalitagrave dellrsquoe-sposizione e a chi questrsquoultima si rivolgesse

Gli scopi e le finalitagrave della Mostra dellrsquoImpero [hellip] si identificano nella glorificazione dei Caduti per la impresa africana e nellrsquoesal-tazione del lavoro italiano attraverso le sue piugrave svariate manife-stazioni compiute in AOI in questo primo periodo La Mostra allestita in tredici sezioni sotto i portici di Palazzo Ducale ha svi-luppato questa sua duplice finalitagrave in una sintesi chiara compren-sibile e soprattutto ricca di elementi propagandistici allo scopo di suscitare il piugrave largo interesse nella massa [hellip] La rassegna quin-di si basa su un fattore essenzialmente propagandistico (Gazzet-ta di Venezia 14 maggio 1939)

Il materiale propagandistico sul quale si poggiava lrsquointero allesti-mento dellrsquoesposizione verteva essenzialmente sul tema dellrsquoopera di modernizzazione italiana in Etiopia e sulla commemorazione dei caduti veneziani in guerra Al culto dei morti fascisti in particola-re si pensograve di dedicare perfino la laquosezione drsquoonoreraquo allestita con un pannello rievocativo delle gesta dei soldati coadiuvati dalla figura femminile della Vittoria e con trenta loculi ognuno dei quali vede-va lrsquoincisione del nome di un soldato caduto sul campo di battaglia

Ad ogni modo seguendo le parole di Ravanello il percorso esposi-tivo iniziava trattando il laquodominio coloniale della Serenissimaraquo un approfondimento storico necessario laquoseppur con la piugrave grande so-brietagraveraquo quasi a non voler mettere in ombra la matrice romana e fa-scista dellrsquoImpero Drsquoaltronde lrsquoIFAI veneziano era pur sempre unrsquoi-stituzione guidata e controllata dalla sede nazionale unrsquoappendice territoriale che solo in alcuni momenti poteva godere di una certa autonomia drsquoazione Infatti nella stessa laquoPagina colonialeraquo che rap-presenta il foglio informativo dellrsquoIstituto provinciale la parte della mostra dedicata alla Serenissima egrave alquanto esigua tanto da non su-perare le due righe di descrizione Al contrario nella rubrica laquoCro-naca della Cittagraveraquo della Gazzetta di Venezia a prendere il sopravvento egrave proprio quella venezianitagrave ancora custodita allrsquointerno della reda-

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zione del quotidiano storico di Venezia come si evince dal paragrafo laquoVenezia colonialeraquo allrsquointerno dellrsquoarticolo del 9 maggio laquoIl dominio coloniale di Venezia rievocato dalla Mostra dellrsquoImperoraquo

La rassegna che trova la sua piugrave ideale sistemazione lungo i por-tici di Palazzo Ducale si apre con la sezione dedicata a Venezia la quale puograve benissimo costituire per la natura del materiale espo-sto la parte retrospettiva della rassegna stessa Sullo sfondo vi egrave la pianta di Venezia disegnata da Jacopo de Barbari nel 1500 da un lato un grafico riproducente i viaggi di marco Polo e sullrsquoaltro una carta geografica in cui sono segnati i possedimenti in levante della Repubblica di San marco dal secolo XIV al secolo XVII Un mappamondo del 1600 completa questo prezioso materiale gentil-mente concesso dalla Direzione del Museo Correr e fornisce una sintesi molto efficace della potenza coloniale veneziana (Gazzet-ta di Venezia 9 maggio 1939)

Anche in questa occasione dunque lrsquoeacutelite veneziana impersonata da Volpi direttore del quotidiano cercograve di anteporre alla realtagrave impe-riale italiana la laquoretrospettivaraquo storica della Repubblica veneziana resa questa volta letteralmente lsquovisibilersquo dallrsquoallestimento della mo-stra Nella sua funzione mitica il passato della Serenissima servi-va anche giustificare la presenza di un nuovo e moderno impero ve-neziano in controluce rispetto a quello italiano Ancora una volta le pagine di cronaca cittadina sembrano colmare i vuoti della descri-zione fascistizzata di Ravanello nella laquoPagina colonialeraquo dopo la par-te storico-introduttiva fu la volta di mettere in mostra la laquofunzione mercantileraquo ndash e turistica ndash della Venezia contemporanea attraverso il padiglione promosso dal Provveditorato al Porto in cui spiccava un laquogrande plastico colorato della Marittimaraquo del materiale illustrati-vo riguardo le attrezzature del porto e dei suoi traffici con lrsquoImpero e unrsquoimmagine di un galeone veneziano nel mentre di solcare il ma-re lrsquoelemento naturale che univa simbolicamente in una lunga pa-rentesi storica il dominio plurisecolare della Dominante (Gazzetta di Venezia 9 e 14 maggio 1936)

Tuttavia in unrsquoepoca in cui il progresso tecnologico ed economico stava avanzando velocemente per essere moderna Venezia avrebbe dovuto adattarsi ai tempi costruendo intorno a seacute un impero che sor-passasse quel laquosenso del mareraquo insito nelle vene della cittagrave In que-sta direzione dopo lrsquointermezzo propagandistico dellrsquoIFAI ndash la laquose-zione drsquoonoreraquo sopracitata e due padiglioni incentrati a descrivere la diffusione dellrsquoIstituto nellrsquoAfrica e il ruolo della donna nelle colo-nie ndash la mostra proseguiva con la sezione finanziaria dando ampio spazio specialmente alle Assicurazioni Generali la compagnia assi-curativa che sotto la guida del presidente Volpi stava conoscendo il proprio apogeo dal punto di vista del patrimonio e dellrsquoespansione

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degli affari tanto da contare sessanta agenzie in quaranta Paesi di-versi (Rosasco 2016) Il conte di Misurata in ogni caso rappresen-tava solo lrsquoultimo intreccio fra Venezia e le Generali Infatti come suggerisce la riproduzione in uno dei pannelli espositivi di un leone marciano stilizzato fin dalle origini la storia delle Generali si legograve indissolubilmente alle vicende e alle scelte politiche dellrsquoeacutelite vene-ziana ottocentesca e novecentesca La stessa immagine leonesca il simbolo ufficiale delle Generali nacque durante lrsquoesperienza risorgi-mentale veneziana quando molti esponenti della Direzione veneta ndash a cui facevano capo tutte le agenzie italiane ndash rivestirono ruoli di pre-stigio allrsquointerno dellrsquoamministrazione Manin In tale contesto ma-turograve lrsquoidea di adottare al posto dellrsquoaquila bicipite austriaca il sim-bolo della Serenissima una decisione che venne formalizzata solo nel corso degli anni Sessanta dellrsquoOttocento (Egidi Rosasco 2016)23

Tra la fine dellrsquoOttocento e il primo decennio del Novecento con-fermandosi al primo posto nei settori incendi e viaggi ndash sia turistici sia commerciali le Assicurazioni Generali da una parte consolida-rono la presenza in Italia dallrsquoaltre promossero unrsquoazione di espan-sione finanziaria lungo le direttrici che portavano al Mediterraneo orientale e verso i maggiori porti drsquooltreoceano americani dando vi-ta a unitagrave operative specializzate e autonome rispetto le sedi centra-li ubicate ad esempio a Belgrado Budapest Costantinopoli Il Cairo Lubiana Parigi Praga Tunisi Vienna e Zagabria La sfera di influen-za cosigrave composta delle Generali per forza di cose dovette dialogare con alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo fra cui Volpi presen-te nel consiglio di amministrazione a partire dal 1915 e Nicolograve Papa-dopoli Aldobrandini direttore dellrsquoagenzia veneziana fino al 191924 Nel primo dopoguerra venne nominato presidente delle Assicurazio-ni Generali Edgardo Morpurgo un ebreo triestino molto vicino allrsquoeacuteli-te finanziaria veneziana che avrebbe tenuto la carica fino al settem-bre del 1938 quando per motivi razziali si dimise lasciando il posto vacante a Volpi Prima di abbandonare la Generali perograve Morpurgo

23 Le Assicurazioni Generali furono fondate a Trieste per iniziativa di un gruppo di imprenditori guidati da Giuseppe Lazzaro Morpurgo Lrsquoappellativo lsquogeneralirsquo sottolinea-va la volontagrave della compagnia di operare in tutti i rami assicurativi Oltre alla sede cen-trale triestina venne istituita la Direzione veneta a Venezia prendendo sede in alcuni locali affittati nel Palazzo delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco A essa fu affi-data la responsabilitagrave delle operazioni nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola24 Le relazioni fra lrsquoeacutelite veneziana e le Generali proseguirono anche durante la Pri-ma guerra mondiale quando una volta introdotto il regime di monopolio per le assicu-razioni sulla vita da parte del governo Giolitti le Generali in quanto straniere ndash la se-de legale era a Trieste ndash furono costrette a lasciare il campo allrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Tuttavia nel 1916 il governo le rilasciograve il certificato di nazionalitagrave italia-na in seguito alla richiesta presentata dal presidente Marco Besso esponente di spic-co nellrsquoimpresa commerciale di Antivari nel 1905 dal direttore Nicolograve Papadopoli Al-dobrandini e da Giuseppe Luzzatto direttore segretario a Venezia

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aderigrave completamente al disegno imperiale fascista tanto da invia-re alcuni osservatori nel Corno drsquoAfrica nel maggio del 1936 bencheacute la stessa compagnia assicurativa contasse giagrave alcune agenzie nelle colonie italiane ben prima della proclamazione dellrsquoImpero Succes-sivamente a partire dal luglio del 1936 grazie anche a un accordo stipulato con la Societagrave Coloniale Italiana venne rapidamente a svi-lupparsi una rete agenziale molto piugrave strutturata come mette in evi-denza una laquogrande carta dellrsquoImperoraquo esposta allrsquointerno della mo-stra coloniale (fig 8 senza autore 2016)25

Dopo il ramo finanziario-assicurativo nel porticato di Palazzo Du-cale la visita proseguiva fra le fotografie le mappe e i grafici relati-vi allrsquoattivitagrave drsquoOltremare del Banco di Roma e dellrsquoOND coloniale Giunti a questo punto un enorme motore Alfa e unrsquoimmagine sugge-stiva di un aeroplano dellrsquoAla Littoria posta allrsquointerno dei confini del continente africano accoglievano gli appassionati dellrsquoaviazione Sebbene le cronache giornalistiche e le poche immagine a disposi-zione non ne diano testimonianza egrave impossibile non credere che il padiglione promosso dallrsquoAla Littoria non abbia arrecato ai venezia-ni accorsi ad ammirare laquoil lungo cammino della civiltagrave italianaraquo in Africa ricordi legati al primo Novecento quando in una Venezia im-mersa nella retorica nazionalista e bellicista in seguito al conflit-to italo-turco del 1912 prese piede lrsquoidea di incrementare il numero di idrovolanti italiani dando vita alla costituzione della squadriglia San Marco Da quel momento lrsquoaviazione si integrograve velocemente nel-la narrazione modernista della classe dirigente veneziana e a quel-la politica del nazionalismo adriatico un legame che si saldograve ancor piugrave dopo i celeberrimi voli di DrsquoAnnunzio ndash nei cieli triestini il 7 ago-sto 1915 su Vienna il 9 agosto 1918 ndash e con lrsquoorganizzazione nel 1920 della terza edizione della Coppa Schneider nellrsquoisola del Lido Inoltre il 18 agosto del 1926 Venezia fu teatro del primo volo di linea italia-no decollato dallrsquoaeroscalo di San Nicolograve nel frattempo intitolato a Giovanni Nicelli aviatore italiano durante la Prima guerra mondia-le Il primo aeroporto commerciale in Italia dunque era sorto a Ve-nezia che anche grazie allrsquoaviazione si vide riconosciuta la funzione di collegamento fra lrsquoOccidente e lrsquoOriente come dimostra lrsquoapertu-ra di numerose tratte fra la cittagrave lagunare i Balcani il Nord Africa e il Medio Oriente Successivamente dato il traffico aereo elevato su iniziativa dellrsquoAla Littoria ndash lrsquounica compagnia aerea italiana dal 1934 ndash il Nicelli venne rinnovato seguendo un modello impostato al razionalismo che ricorda nelle sue linee una nave e arredato al suo

25 Sul fronte coloniale ancora nel luglio 1936 il consiglio direttivo deliberograve su propo-sta del presidente Morpurgo lo stanziamento di 10 milioni di lire per laquola valorizzazio-ne delle terre drsquoEtiopiaraquo Altri investimenti furono indirizzati a migliorare le residenze degli impiegati nelle colonie ad esempio ad Asmara e ad Addis Adeba vennero realiz-zate le laquoVille Veneziaraquo piccole residenze con spazi comuni da destinare ai dipendenti

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interno con alcuni quadri del futurista Guglielmo Sansoni e una gi-gantografia di una mappa recante le tratte coperte dallrsquoAla Littoria nel Mediterraneo che risente della retorica imperiale nazionale e lo-cale di quel periodo (Lando 2013)

In un contesto suggestivo come Palazzo Ducale allrsquoappello non poteva mancare il piugrave grande progetto portato a termine dal lsquodogersquo Volpi Porto Marghera Nato laquoper il piugrave largo dominio di Veneziaraquo secondo le parole di Piero Foscari lrsquoarea industriale ai Bottenighi alla fine degli anni Trenta impiegava circa 19mila dipendenti pro-ducendo la quasi totalitagrave della quota nazionale di plexiglas propa-no butano alluminio e cadmio (Foscari 1904 1918 Pes 2004) Cio-nonostante per comprendere piugrave nel dettaglio quali fossero alcuni dei legami che intercorrevano fra Porto Marghera e i possedimenti coloniali italiani egrave necessario appoggiarsi alla sintesi esposta negli ultimi padiglioni della mostra coloniale Affincheacute il visitatore potes-se comprendere al meglio questa interconnessione si decise di sin-tetizzare e semplificare lrsquoargomento concentrandosi nella descrizio-ne di una sola azienda con sede nellrsquoarea industriale posta dallrsquoaltro lato della laguna Seguendo questo criterio la scelta ricadde sullrsquoE-raclit Fondata nel gennaio del 1925 da Oreste Venier la fabbrica era specializzata nella realizzazione di laquopiastre leggere per lrsquoedilizia e ri-vestimenti isolantiraquo un prodotto che le permise di diventare in bre-ve tempo lrsquoassoluta protagonista nel panorama italiano dellrsquoedilizia in quanto diede inizio alla cosiddetta lsquoprefabbricazione a seccorsquo os-sia il metodo di costruzione di uno stabilimento mediante lrsquoimpiego di materiali e componenti prefabbricati attraverso un processo indu-strializzato e standardizzato Pertanto lrsquoalta produzione la qualitagrave del prodotto e la semplicitagrave del trasporto consentirono allrsquoEraclit di partecipare attivamente alle piugrave grandi manifestazioni fasciste de-gli anni Trenta come ad esempio la Mostra della Rivoluzione e la Mo-stra del Grano entrambe celebrate nel 1932 (Eraclit settembre-otto-bre 1932)26 Per quanto riguarda le relazioni con le colonie italiane invece malgrado lrsquoesigua quantitagrave di descrizioni e fotografie del pa-diglione laquoERACLIT VENIER S A Margheraraquo allrsquointerno delle pagi-ne della Gazzetta di Venezia egrave possibile cogliere i motivi della sua lsquomessa in mostrarsquo in alcuni numeri della rivista che la stessa azien-da Eraclit dava in stampa allo scopo di pubblicizzare i suoi maggio-ri successi Nel numero di maggio-giugno 1936 il foglio riporta con orgoglio come sin dalla fondazione della fabbrica le piastre targa-te Eraclit laquoinvaseroraquo il mercato edilizio africano con particolare ri-guardo a quello somalo Nel 1925 infatti il prodotto fu mandato su richiesta a Mogadiscio per avviare laquola costruzione di abitazioni vil-

26 LrsquoEraclit contribuigrave anche allrsquoedificazione o ristrutturazione di alcune strutture a Venezia come ad esempio il carcere nellrsquoisola della Giudecca

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lette capannoni magazziniraquo e per fronteggiare al contempo il pro-blema legato alle laquovoracissime termitiraquo Lrsquoesito positivo di questa prima esperienza drsquoOltremare consentigrave successivamente allrsquoEraclit di fornire il proprio materiale per lrsquoedificazione sempre in territo-rio somalo di trentacinque strutture un ottimo affare che lasciava intravedere come laquoanche nelle colonie lrsquoEraclit fosse destinato a in-contrare un favore sempre crescenteraquo (Eraclit maggio-giugno 1936 9-10 corsivo aggiunto)27 La previsione si rivelograve azzeccata nel 1935 lrsquoallora governatore della Somalia Rodolfo Graziani richiese lrsquoinvio di oltre 100 mila metri quadri di materiale Eraclit per la costruzio-ne di 14 padiglioni di diversa grandezza laquoLrsquoesperienza accumulata in Somaliaraquo nei primi dieci anni di vita della fabbrica risultograve proba-bilmente preziosa alla vigilia della proclamazione dellrsquoImpero dellrsquoA-frica Orientale Italiana nonostante la mancanza di fonti non consen-ta un approfondimento adeguato28

Anche sul fronte adriatico orientale lrsquoEraclit sembra inserirsi pie-namente nelle relazioni precoloniali che lrsquoItalia stava intessendo con lrsquoAlbania ben prima dellrsquoeffettiva occupazione dellrsquoaprile del 1939 Sempre nel numero dedicato allrsquoattivitagrave della fabbrica nelle colonie in un breve paragrafo compare la collaborazione professionale che le-gava lrsquoUfficio Tecnico dellrsquoEraclit a quello dellrsquoAgenzia Italiana Petroli Albania (AIPA) un organismo autonomo nato con nel 1925 per volere di Costanzo Ciano allora ministro delle Colonie Il rapporto si basa-va sullrsquoedificazione di laquocomode e confortevoliraquo abitazioni facilmente smontabili che sarebbero state adibite agli operai specializzati per lrsquoescavazione di pozzi petroliferi (Eraclit maggio-giugno 1936 12)

Con lrsquoEraclit e unrsquoenorme carta di Porto Marghera si concludeva la mostra coloniale organizzata dalla sezione provinciale dellrsquoIFAI Per i seguenti dieci giorni secondo le cronache della Gazzetta di Ve-nezia famiglie giovani e molte scolaresche accorsero al Palazzo Du-cale per osservare da vicino lrsquoopera di lsquoprogressorsquo che lrsquoItalia fasci-sta stava portando avanti in Africa unrsquolsquoimpresarsquo che agli occhi dei cittadini veneziani non sarebbe mai avvenuta senza la retrospetti-va del passato della Serenissima richiamata continuamente nel per-corso espositivo

Per quanto la retorica imperiale fascista si concentrasse preva-lentemente sul versante africano la recente conquista dellrsquoAlbania riaccese gli animi dei veneziani pronti a riconquistare quello laquospa-zio vitaleraquo che spettava per presunte ragioni storiche e culturali alla

27 Oltre alla sua composizione ndash laquolunghe fibre legnose trattate chimicamente e incap-sulate con un composto magnesiacoraquo ndash le piastre Eraclit si prestavano bene per i lun-ghi trasporti laquoa basto di cammelloraquo28 Nella rivista egrave riportato lrsquointero telegramma di Graziani Sfortunatamente non so-no reperibili i numeri della rivista pubblicati fra luglio 1936 e febbraio 1939

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cittagrave lagunare Ancora una volta lrsquoeacutelite politico-culturale locale cer-cograve di riprendere in mano le redini del mito imperiale di Venezia vol-to ad annunciare il ritorno dellrsquoinfluenza della Dominante sul Medi-terraneo orientale

26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari

Poco dopo la chiusura della mostra coloniale di Palazzo Ducale allrsquoin-terno del Fondaco dei Turchi furono allestite quattro sale dove si de-cise di esporre i laquomonumenti del dominio veneziano a Cretaraquo raccol-ti dallo storico Giuseppe Gerola durante la spedizione a Candia del 1899 viaggio finanziato interamente dal Comune di Venezia su sol-lecitazione dellrsquoIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Allrsquoepoca la cittagrave si impegnograve a destinare laquoalle memorie di quel glorioso combat-tuto dominio sul Mar di Greciaraquo una sala del Museo Civico Correr unrsquoiniziativa che tuttavia non ebbe seguito Almeno fino al maggio del 1939 quando il podestagrave Giovanni Marcello decise di dare luce alla collezione archeologica con la speranza di aprire nuovamente il dibattito sullrsquoeventuale apertura di un museo dei leoni marciani ndash o meglio dei loro calchi ndash laquoche segnano nel Mediterraneo il nostro glo-rioso antico dominioraquo cosigrave come recitava la Gazzetta di Venezia (26 maggio 1939)

Anche se non conobbe lo stesso seguito della mostra coloniale lrsquoe-sposizione allestita presso il Fondaco dei Turchi rappresentava in ge-nerale un ulteriore tentativo del regime di orientare il consenso delle masse in favore dei progetti espansionistici dellrsquoItalia La realizzazio-ne di tali iniziative molte volte era sollecitata dalla pressione eser-citata da quegli Istituti scientifici che a partire dal 1933 nacquero su tutto il territorio nazionale con il duplice obiettivo di coordinare la propaganda legata alla politica estera e coadiuvare gli apparati di-plomatici del Paese A tale scopo le iniziative piugrave importanti a livello nazionale si osservano nella fondazione dellrsquoIstituto di Studi di Poli-tica Internazionale di Milano (ISPI) e lrsquoIstituto per il Medio ed Estre-mo Oriente Su modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York il primo si po-neva come centro di studi della politica internazionale e dei rapporti esteri un ente privato sostenuto dalla grande imprenditoria setten-trionale desiderosa di allargare il raggio dei propri affari il secon-do invece era caratterizzato da un forte interesse per lrsquoespansione italiana in Oriente (Paladini 2002) Su scala locale la costruzione di una narrazione che legittimasse lrsquoegemonia di Venezia nella storia del Mediterraneo portograve alla fascistizzazione dellrsquoIstituto Veneto del-la Deputazione di storia patria per le Venezie e dellrsquoAteneo Veneto

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Insieme a questrsquoultimi inoltre laquoper un piugrave largo impulso allo studio dei problemi adriaticiraquo la cittagrave necessitava della presenza di un cen-tro di ricerca laquoche iniziasse uno studio sistematico nel campo stori-co e scientificoraquo delle questioni relative allrsquoAdriatico (Paladini 2002 150 Gullino 2002)29 In questo contesto dunque su iniziativa del Re-gio Comitato Talassografico Italiano venne fondato nel 1932 lrsquoIstitu-to di Studi Adriatici (ISA) la cui sede trovograve ospitalitagrave nel complesso di terreni e fabbricati in Riva dellrsquoImpero donati dal proprietario se-natore Pietro Canonica al Comitato Talassografico

Sotto la direzione di Giovanni Magrini direttore dellrsquoUfficio Idro-grafico del Magistrato alle Acque noncheacute dal 1909 segretario del Comitato Talassografico e piugrave tardi segretario generale del Consi-glio Nazionale delle Ricerche il primo Consiglio drsquoamministrazione dellrsquoISA vedeva i nomi dellrsquoammiraglio Thaon di Revel il governato-re della Banca drsquoItalia Vincenzo Azzolini i direttori del museo e della biblioteca del Correr Ricciotti Bratti e Mario Brunetti ndash questrsquoultimo anche docente di Storia a Carsquo Foscari i professori dellrsquoUniversitagrave di Padova Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini il direttore del Museo sto-rico navale dellrsquoArsenale Mario Nani Mocenigo il responsabile del-la Direzione restauri e dello Studio del Mosaico della Basilica di San Marco Luigi Marangoni e il senatore Amedeo Giannini (Bona 2005) Inizialmente il consiglio decise di avviare un primo programma di preparazione e strutturazione dellrsquoIstituto che prevedeva la forma-zione di una biblioteca specialistica la raccolta di riproduzioni foto-grafiche documenti e carte lo studio delle tracce latine e veneziane ancora visibili nei Balcani la costituzione di uno schedario biblio-grafico dellrsquoAdriatico e infine lrsquoincremento degli studi sul tema me-diante concorsi a premio Nonostante le premesse la scomparsa nel 1935 di Magrini e le difficoltagrave economiche determinate dellrsquoassenza di una definita connotazione politica almeno in principio resero dif-ficile il lavoro dellrsquoIstituto Ciononostante tra il 1935 e il 1937 lrsquoISA riuscigrave nellrsquointento di farsi riconoscere ufficialmente quale ente mo-rale sottoponendosi quindi al controllo del Ministero dellrsquoEducazio-ne e a formulare uno statuto che specificasse il carattere politico dellrsquoiniziativa In questa nuova veste anche il Consiglio di ammini-strazione subigrave un radicale cambiamento nella sua composizione Vol-pi venne eletto presidente e insieme al vice-presidente Mocenigo ri-lanciograve lrsquoazione dellrsquoIstituto che drsquoora in avanti si trasformograve in vero e proprio laquolaboratorio della rivendicazione espansionistaraquo verso la

29 Il passo citato egrave ripreso dalla relazione che Roberto Cessi membro del primo Con-siglio dellrsquoIstituto di Studi Adriatici inviograve al presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre del 1945 per spiegare le ragioni della nascita dellrsquoente

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Dalmazia e lrsquoAlbania (Paladini 2002)30 Con la guerra alle porte inol-tre si osserva un aumento vertiginoso degli studi sul tema molti dei quali adottarono linguaggi bellicisti e razzisti per affermare lrsquoitalia-nitagrave di qualsiasi territorio adriatico e mediterraneo che conobbe an-che per brevi periodi la presenza della Serenissima (Paladini 2000)

Oltre allrsquoattivitagrave editoriale e pubblicistica lrsquoISA approfittograve di un ta-le fermento culturale per aderire a diverse iniziative tra cui il IV Con-gresso Nazionale di Arti e tradizioni popolari tenutosi a Venezia dallrsquo8 al 12 settembre del 1940 Organizzato per volontagrave della direzione na-zionale dellrsquoOND allrsquointerno dei locali dellrsquoIstituto Veneto in Campo Santo Stefano il congresso si proponeva di laquoricercare il patrimonio tradizionale del nostro popoloraquo unrsquoopera futile se non fosse servita an-che laquoad aumentare i valori attuali della Patriaraquo Venezia a tal propo-sito rappresentava lrsquoesempio piugrave chiaro in quanto esprimeva lo laquospo-salizio tra la poesia della tradizione e la potenza della modernitagraveraquo

Le macchine di Marghera e lo splendore mai attenuato dei teso-ri della laguna si uniscono per proclamare questo connubio che avragrave per i posteri i valori e la bellezza di una leggenda Ma Vene-zia stessa egrave tutta immagine della vita di bellezza e di ardimento con la quale il popolo forma incessantemente le sue tradizioni Egrave qui una specie di sintesi delle caratteristiche popolari italiane nei secoli qui navigatori soldati artisti [hellip] Qui i ricordi del Mediter-raneo prendono tutto il cuore del popolo lo stesso Santo Patrono narra ogni giorno che venne dal non piugrave lontano Egitto a cercare qui la sua nuova patria (Atti del IV congresso 1942 35)

Alle parole del consigliere nazionale dellrsquoOND Ridolfi che aprirono ufficialmente la manifestazione seguirono quelle del presidente del Comitato esecutivo del congresso Volpi

Venezia vi riceve sotto i segni della sua tradizione millenaria Il Leone di S Marco segno di imperio e di forza porta un libro sot-to di seacute ma questo libro nel quale egrave scritta la parola di pace egrave chiuso quando crsquoegrave la guerra Venezia vi riceve con il libro chiuso Ma quando questo libro si riapriragrave Venezia fascista saragrave pronta sempre con le sue arti sempre con le sue tradizioni ma con altra forza con unrsquoaltra vita la vita della nuova Italia industriale la vi-ta che la faragrave grande come mai fu nel golfo di Venezia e nel me-diterraneo (Atti del IV congresso 1942 37)

30 Gli altri consiglieri erano i senatori Riccardo Gigante Pietro Orsi Giorgio Pitac-co Francesco Salata i professori Gustavo Brunelli Mario Brunetti il contrammira-glio Paolo Cattani lrsquoingegnere Ferdinando Forlati e il dottore Vincenzo Azzolini Inol-tre a riconferma della nuova veste militante dellrsquoIstituto nel 1939 questrsquoultimo venne intitolato alla memoria di Piero Foscari

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In attesa della vittoria che avrebbe finalmente liberato Venezia e lrsquoI-talia nel lsquolororsquo mare i congressisti cominciarono a esporre le proprie relazioni Suddivisi in sette sezioni tematiche dagli usi e costumi fino allrsquoarchitettura gli interventi superarono abbondantemente il cen-tinaio Malgrado la quantitagrave il filo rosso che univa la maggior par-te di questi lavori stava nella rivendicazione dellrsquoitalianitagrave delle ter-re che si affacciavano sul Mediterraneo (Fincardi 2002) Per quanto riguarda i Balcani lrsquoAlbania interessava buona parte delle relazio-ni dei congressisti Uno su tutti Ernest Koliqi ministro della Pubbli-ca Istruzione drsquoAlbania noncheacute consigliere dellrsquoISA da alcuni mesi Nel suo intervento il ministro andava sostenendo come gli albane-si avessero mantenuto laquoquasi inalterate le caratteristiche della raz-za drsquoorigineraquo distinguendosi in questo modo laquodagli altri popoli bal-caniciraquo Per questa ragione malgrado laquola secolare oppressione dei Turchi e la fortissima pressione degli Slaviraquo gli albanesi potevano definirsi laquoitaliani di mente e di cuoreraquo ora che le laquoColonie albanesiraquo erano state finalmente liberate (Koliqi 1942 175)

Per ovvie ragioni molti interventi insistevano sulle tradizioni ma-rinare e di conseguenze sulla storia di Venezia nei suoi legami con lrsquoAdriatico e lrsquoOriente Il professore Cessi addirittura nel tentativo di far rivivere le glorie della passata espansione italica propose una sorta di atlante di tutte le tracce italiane e veneziane presenti non so-lo nei monumenti ma anche nella cultura immateriale dei popoli del Levante e dellrsquoAfrica settentrionale Una ricerca di cosigrave largo spet-tro pertanto permise al docente dellrsquoUniversitagrave di Padova di con-cludere affermando che la laquonostraraquo storia del Mediterraneo laquorivive con unrsquoespressione sincera di vita che travalica i secoliraquo (Cessi 1942 105) Sullo studio sistematico della cartografia invece si appoggiograve la riflessione di Mocenigo Dopo un breve excursus sulle vicende che portarono a definire lrsquoAdriatico quale laquoGolfo di Veneziaraquo il relatore constatava come questa denominazione non fosse legata esclusiva-mente alle fortune politiche della Serenissima bensigrave continuasse a persistere anche dopo la caduta della Repubblica laquocome fosse ormai un patrimonio ideale di Venezia da essa inalienabileraquo Non essendo radicato nella storia questo laquopatrimonioraquo continuograve a mantenersi vi-vo nellrsquoimmaginario collettivo almeno fino ai giorni del congresso Del resto gli stessi laquopescatori chioggiotiraquo secondo unrsquoindagine por-tata avanti dallo stesso Mocenigo utilizzavano ancora termini come laquogolforaquo o laquocolforaquo una testimonianza questrsquoultima che rassicurava sul fatto che lrsquoAdriatico una volta terminata la guerra avrebbe laquori-preso il nome consacratogli dalla tradizione veneziana affermatasi a continuazione di quella romanaraquo (Mocenigo 1941 228-9) La sicurez-za che il mito della Serenissima stesse per inverarsi seppur sul pia-no della modernitagrave trasparigrave anche dalle parole con cui Volpi chiuse il IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari laquolrsquoarrivederci al V Congresso che si riuniragrave dopo la vittoria in una delle terre che

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sono sempre state italiane e che le nostre armi rifaranno per sem-pre italianeraquo (Atti del IV congresso 1942 606)

Allrsquoentusiasmo generale suscitato dalle cinque giornate di studi partecipograve anche Carsquo Foscari rappresentata per lrsquooccasione dal retto-re Carlo Alberto DellrsquoAgnola Drsquoaltronde il desiderio di sbaragliare la concorrenza accademica nazionale e la volontagrave di allargare lrsquoinfluen-za economica-commerciale dellrsquoItalia nel Mediterraneo condiziona-rono la vita dellrsquoIstituto determinato a porsi sul piano dellrsquoImpero visti gli orizzonti commerciali che questrsquoultimo lasciava intravedere

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

3 Un calendario accademico imperialeCarsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

31 Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta

Per il discorso inaugurale dellrsquoanno accademico 1929-1930 in quali-tagrave di oratore venne scelto il nuovo docente di Geografia economica Leonardo Ricci La prassi avviata proprio da quellrsquoanno prevede-va che il professore incaricato di pronunciare la prolusione fosse de-signato in base allrsquoiscrizione al PNF controllata e certificata dal di-rettore dal prefetto e dal federale del Fascio locale Pertanto ancor prima del 1934 anno in cui le cerimonie inaugurali sarebbero state uniformate secondo un programma imperniato sul discorso del ret-tore il controllo ideologico del regime tese a lsquonormalizzarersquo la rifles-sione accademica (Vinci 1997)

Nel discorso laquoIl campo e lrsquoindirizzo della geografia economicaraquo ad esempio nel tentativo di dimostrare come la geografia economica potesse laquodefinirsi lrsquoapplicazione integrale di tutta la geografiaraquo Ricci utilizzograve la categoria analitica dello laquospazio vitaleraquo la teoria laquoantro-pogeograficaraquo elaborata dal geografo tedesco Friedrich Ratzel sul finire dellrsquoOttocento Che cosa si intenda con laquolotta per lo spazioraquo il professore ordinario di Carsquo Foscari lo spiegograve con le seguenti parole

Sommario 31 Fermenti imperiali ndash 32 Prepararsi allrsquoImpero ndash 33 La grande occasionendash 34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale ndash 35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative ndash 36 Un sogno infranto

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In accordo con questa teoria raccolta e caccia allevamento del be-stiame agricoltura nelle forme via via piugrave evolute industria e com-mercio rappresentano altrettanti stadi [hellip] della conquista dello spazio intesa non tanto come occupazione di spazi nuovi quanto come capacitagrave delle varie societagrave umane sia di utilizzare in misu-ra sempre maggiore lo spazio su cui vivono intensificando lo sfrut-tamento delle risorse naturali sia per vivere sempre piugrave accentra-te e con maggior numero di uomini in spazi ristretti Il commercio vero e proprio poi di cui la espressione geografica sono essen-zialmente le vie rappresenta la maggior vittoria dellrsquouomo sullo spazio vittoria tuttora parziale ma sempre in via di progressivo completamento (Annuario 1929-30 26)

Una laquovittoriaraquo totale sarebbe avvenuta solo nel caso in cui i giovani italiani si fossero dedicati a laquouna larghissima attivitagrave di vera esplo-razione in paesi lontani vicinissimi di accertamento classificazio-ne e misura dellrsquoampiezza e intensitagrave ed efficacia di forme e azioniraquo (Annuario 1929-30 43)

Dietro le argomentazioni scientifiche di carattere geografico pe-rograve lrsquoobiettivo dellrsquoIstituto rimaneva sempre lo stesso la ricerca sul campo non solo avrebbe dovuto raccogliere i dati necessari per le elaborazioni teoriche future ma anche studiare le possibilitagrave di sta-bilire rapporti con alcuni mercati esteri ai quali Venezia era laquolegata da tradizioni commercialiraquo Questrsquoultima affermazione chiara e con-cisa fu pronunciata dal nuovo direttore DellrsquoAgnola durante lrsquoinau-gurazione dellrsquoanno accademico 1932-1933 in occasione dellrsquoistitu-zione di tre borse di studio di diecimila lire ciascuna da assegnare a tre laureati laquoda non piugrave di otto anniraquo per un soggiorno allrsquoestero I generosi contributi erano stati versati dallrsquoIstituto della Presidenza del Consiglio Provinciale dellrsquoEconomia Corporativa in accordo con lrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Assicurazioni Generali di Ve-nezia Provveditorato al Porto locale Societagrave Veneziana di Navigazio-ne a Vapore Compagnia Adriatica di Navigazione e del Lloyd Triesti-no tutte compagnie interessate a investire gran parte delle proprie risorse al di fuori dei confini nazionali Del resto come viene comu-nicato nellrsquoAnnuario dellrsquoanno accademico 1933-1934 i tre laureati scelti in seguito a regolare concorso avrebbero condotto le loro os-servazioni e rilevamenti in Siria in Turchia e in Palestina territori che in un prossimo futuro avrebbero potuto rappresentare approdi commerciali e turistici sicuri per le imbarcazioni veneziane oppure aree di penetrazione per le imprese finanziare italiane

Parallelamente allrsquoazione congiunta dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali con le societagrave piugrave importanti aventi sede a Ve-nezia nella primavera nel 1933 anche lrsquoAssociazione Primo Lanzoni tra gli Antichi Studenti stanziograve dei fondi per finanziare due laquoborse di viaggioraquo destinate ai dottori laureatisi negli anni 1931 1932 e 1933

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presso le facoltagrave di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Come si premurano di riferire i due bandi pubblicati nel Bollettino entrambe le borse di studio sarebbero state assegnate a un laquogiova-ne che abbia giagrave lrsquointenzione di recarsi allrsquoesteroraquo obbligandolo una volta uscito dai confini italiani laquoa considerare con maggior studio lrsquoorganizzazione commerciale del paese nel quale si recaraquo al fine di indicare laquoai propri connazionali [hellip] le vie da seguire per aumenta-re le esportazioni in quello stesso paeseraquo Lrsquounica differenza consi-steva nella scelta del paese nel quale lo studente avrebbe soggior-nato se quella finanziata interamente dallrsquoAssociazione non poneva alcuna restrizione in tal senso lrsquoaltra supportata economicamente dellrsquooblatore associato laquorag Maschiettoraquo come requisito obbligava il futuro borsista a soggiornare in un laquocentro colonialeraquo (Bollettino maggio-agosto 1933 10-11) Una volta terminata lrsquoesperienza estera entrambi i vincitori dei concorsi avrebbero dovuto stendere un reso-conto dettagliato delle loro osservazioni condotte sul campo come si evince dalla pubblicazione delle due relazioni nelle pagine del Bol-lettino del maggio-agosto del 1934

Il laquoDott Bruno Caizziraquo in quanto vincitore della borsa di viaggio laquoRag Maschiettoraquo trascorse un primo periodo di oltre un mese a Tu-nisi e un secondo in Algeria presso le cittagrave di Costantina e Algeri Per quanto riguarda in particolare la Tunisia nonostante fosse una colonia francese ndash come lrsquoAlgeria del resto ndash secondo il relatore risul-tava impossibile laquotacereraquo di due fatti egualmente importanti laquoda un lato i segni indelebili della conquista romana [hellip] dallrsquoaltro il proble-ma gravissimo della nostra emigrazione laggiugraveraquo La conservazione del patrimonio storico-culturale drsquoepoca romana e la lotta contro la laquosnaturalizzazioneraquo degli immigrati italiani assumevano importan-za non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche da quello economico Infatti Caizzi poteva concludere questa prima parte della sua relazione affermando che in Tunisia esisteva laquoun ambiente mol-to preparato e favorevole alla nostra introduzione commercialeraquo In Algeria al contrario pur ammirando laquoil bellissimo grado di svilup-po economicoraquo il borsista constatava come lrsquoItalia laquonei rapporti con il paese nord africanoraquo occupasse un posto decisamente marginale per via del disinteresse degli industriali italiani della mancanza di una sede bancaria italiana e delle comunicazioni lente e costose fra i due paesi Tuttavia lrsquoindagine permise di concludere laquoche Tunisia e Algeria meritano la viva attenzione dellrsquoItalia commercialeraquo (Bol-lettino maggio-agosto 1934 16-21)

La borsa di studio finanziata interamente dallrsquoAssociazione Primo Lanzoni fra gli antichi studenti invece fu assegnata al laquodott Romeo Mortenraquo sia per meriti universitari sia per lo scopo del viaggio che di ligrave a poco avrebbe intrapreso laquostudiare le condizioni economiche delle Regioni jugoslave in rapporto alle possibili relazioni commer-ciali con lrsquoItaliaraquo un compito agevolato per sua stessa ammissione

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dalla perfetta conoscenza della lingua serbo-croata e laquodi numerosi suoi dialetti principaliraquo Nelle cittagrave in cui soggiornograve ndash Lubiana Za-gabria Sarajevo Subotica Novi Sad Skoplje e soprattutto Belgra-do ndash il borsista apprese come la struttura economica dellrsquoarea balca-nica dipendesse dallrsquoEstero per quanto riguarda i laquomanufattiraquo ma al contempo fosse laquoesuberanteraquo di materie prime generi alimenta-ri e bestiame una condizione laquocomplementareraquo a quella italiana e di conseguenza estremamente propizia a una maggiore iniziativa di penetrazione commerciale dellrsquoItalia che per alimentare i laquofortissi-miraquo traffici commerciali avrebbe dovuto laquoprima di tutto eliminare tutti i contrasti politici esistenti e creare unrsquoatmosfera di cordialitagraveraquo (Bollettino maggio-giugno 1934 22-5)

Le borse di studio fin qui descritte testimoniano in che modo Ve-nezia e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali rivestissero un ruolo centrale allrsquointerno del programma italiano di espansione commerciale Gli studi condotti sul campo infatti servivano ad ag-giornare osservazioni fatte precedentemente ravvivare le comuni-cazioni con le societagrave italiane aventi sede allrsquoestero e piugrave in genera-le porre le basi commerciali per un eventuale allargamento dellrsquoarea drsquoinfluenza politica italiana Anche sul fronte interno Carsquo Foscari re-citava la medesima parte visto che molte delle sue aule ospitarono alcune delle conferenze del XV Corso Internazionale di Espansione Commerciale presieduto nel 1933 da Volpi in qualitagrave di presidente del Comitato Veneziano per lrsquoEspansione Commerciale e principale auto-re della laquogigantesca impresa del Porto Industrialeraquo che gli studiosi da tutto il mondo poterono ammirare durante i giorni del convegno (Annuario 1933-34 16-17) Ancora la storica funzione dellrsquoIstituto continuava a legittimarsi sulle ali del mito imperiale della Serenissi-ma Ad esempio giunte le notizie degli sfregi di alcuni leoni marcia-ni a Traugrave laquoin segno di civile e dignitosa protestaraquo la Societagrave Dante Alighieri concesse dieci borse di studio da 3000 lire lrsquouna per lrsquoanno accademico 1933-1934 affincheacute si destinassero agli studenti dalmati desiderosi di iniziare o proseguire i loro studi a Carsquo Foscari Cosigrave co-me la copia dei leoni di Traugrave posti sui pili in pietra drsquoIstria allrsquoingres-so del Ponte del Littorio anche lo stanziamento dei fondi della Dan-te Alighieri per gli studenti dalmati rappresentava seppur dallrsquoaltra parte dellrsquoAdriatico unrsquoulteriore e laquonobilissima affermazione drsquoita-lianitagrave della terra dalmataraquo (Annuario 1933-34 18)

Lrsquointreccio fra politica mito e scienza dunque nella prima metagrave degli anni Trenta proseguiva a dettare lrsquoazione dellrsquoIstituto di Scien-ze Economiche e Commerciali di Venezia Le tesi di laurea discusse nello stesso periodo sembrano confermare questa osservazione co-me nei decenni precedenti ancora una volta gli studenti iscritti al-la sezione diplomatico-consolare furono i piugrave ricettivi a far interagi-re studi di carattere storico-commerciale al linguaggio bellicoso e razzista proprio dellrsquoimperialismo adriatico Ad esempio sulla base

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degli insegnamenti del suo relatore il professore di Storia politica e diplomatica noncheacute podestagrave di Venezia Pietro Orsi Erberto Casa-grandi laureatosi alla Facoltagrave diplomatico-consolare nellrsquoAnno Ac-cademico 1929-30 scrisse una tesi di laurea volta ad approfondire la storia della Dalmazia Partendo dalla caduta della Repubblica di Venezia laquopoicheacute segna lrsquoinizio di dominazioni straniere che tutto-ra continuanoraquo lo studente ammise nelle conclusioni che il criterio laquoobiettivamente storicoraquo e laquoimparzialeraquo utilizzato nel corso della ri-cerca davanti alla documentazione presa in esame aveva decreta-to quale fosse laquoil carattere distintivoraquo della Dalmazia laquouna sola egrave la tradizione una sola egrave la storia Tutte cose che si imperniano in un nome latinitagraveraquo1 Le pretese italiane sulla regione pertanto si fon-davano sopra il concetto della laquolatinitagraveraquo concetto abilmente deco-struito e potenziato dallo stesso Casagrandi nellrsquoultima pagina del-la sua tesi di laurea

Percheacute [la Dalmazia] possiede una flora adriatica e non balcanica percheacute lagrave si parla tuttora da moltissimi anni la nostra lingua e

da altri moltissimi si comprendono i nostri dialetti percheacute la barriera montuosa che ne segna i confini divide il

mondo latino da quello slavo percheacute anche quella massa Slava che vive entro questa barrie-

ra egrave numerosamente preponderante sappiamo che non possiede in buona parte quei sentimenti che le si vorrebbero far esprime-re dai suoi padroni

percheacute tradizioni storia usi costumi tutto ci parla della la-tinitagrave

percheacute infine e questa egrave la principale e piugrave sacrosanta ragio-ne a soli novanta anni di preponderanza slava fan da contrappe-so millenni di superioritagrave e di civiltagrave latina2

Come osservato nel primo capitolo gran parte delle tesi di laurea di-scusse a Carsquo Foscari erano per lo piugrave testi brevi e di tenore compila-tivo di conseguenza propensi alla deriva ideologica Anche in que-sto caso le conclusioni raggiunte dallo studente sono il risultato di un processo tendente non tanto alla critica quanto alla conferma se non addirittura alla enfatizzazione delle tesi riportate allrsquointerno di una bibliografia esclusivamente italiana e irredentista3

1 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 12 Alle conclusioni segue una carta geografica della penisola italiana in cui sono se-gnati dallo studente ndash in matita rossa ndash i laquoveri confini italianiraquo Questi comprendono la Dalmazia ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni no-striraquo 1930 215-16 3 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 Bibliografia

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Sul versante africano coloniale invece lrsquoazione di Carsquo Foscari sem-bra procedere piugrave blandamente nonostante il numero di tesi di lau-rea sullrsquoargomento dimostri un maggiore interesse degli studenti ri-spetto agli anni Venti specialmente per quanto riguarda gli aspetti economici come la valorizzazione del suolo4 In altre parole allrsquoinizio degli anni Trenta le colonie italiane drsquoOltremare continuavano ad ave-re poco seguito fra gli iscritti dellrsquoIstituto una situazione che alla vi-gilia della guerra drsquoEtiopia appariva come una lacuna da colmare con urgenza In questo senso si inserisce la proposta del direttore DellrsquoA-gnola di istituire in accordo con lrsquoIFC un corso di cultura coloniale dallrsquolaquoalta finalitagrave divulgativaraquo per il biennio accademico 1932-1934 ovvero laquodiretto a far conoscere alla gioventugrave studiosa lrsquoimportanza che vanno assumendo ogni giorno piugrave le colonie africaneraquo (Annuario 1933-34 12) Nonostante la programmazione del corso non avesse avuto seguito come ammise lo stesso direttore il Consiglio Accade-mico scelse di percorrerne unrsquoaltra strada per avvicinare gli studen-ti alle loro colonie quella delle commemorazioni

Se non vi egrave traccia del discorso tenuto da Ricci nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto in occasione del cinquantesimo anniversario dellrsquooccupa-zione italiana dellrsquoEritrea ndash a parte il fatto che nei piani iniziali esso avrebbe dovuto costituire la prolusione al corso di cultura colonia-le ndash nellrsquoAnnuario per lrsquoAnno Accademico 1933-1934 fortunatamen-te egrave riportato il lungo elogio funebre che lo stesso professore di Ge-ografia economica pronunciograve il 22 maggio 1933 in memoria di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi da poco scomparso laquoPer met-tere i piugrave giovani [gli studenti] nella condizione di provare gli stes-si sentimentiraquo nel raccontare la figura del laquogeografo completoraquo ndash il duca degli Abruzzi ndash Ricci improntograve il suo discorso allrsquoepicitagrave ripor-tando solamente le laquotappe necessarieraquo della vita del membro della casata reale Savoia-Aosta Partendo dalle piugrave grandi imprese gio-vanili del duca fra cui laquolrsquoultima grande spedizione polista europea con mezzi ordinariraquo risalente al 1884 la seconda parte dellrsquoelogio si aprigrave con laquoil fulmineo attacco di sorpresa delle siluranti del Duca de-gli Abruzzi alla Baia di Prevesa sullrsquoIonioraquo attacco sferrato nel pri-mo giorno (30 settembre 1911) della guerra italo-turca del 1911 (An-nuario 1933-34 45-72) Da questo momento Ricci sfruttograve abilmente la figura dellrsquoarchetipo laquonuovo italianoraquo ndash Luigi Amedeo di Savoia per lrsquoappunto ndash per trattare parallelamente della laquopiugrave lontana del-le nostre colonieraquo la Somalia dato che tra il 1919 e il 1920 il du-ca degli Abruzzi decise di fondare una colonia agricola denominata

4 Scorrendo le tesi ad argomento coloniale discusse tra il 1929 e il 1934 si puograve nota-re come gli unici relatori interpellati quali esperti fossero Luzzatto professore di Sto-ria economica e Ricci professore di Geografia economica A tal proposito appare in-teressante come il tema coloniale venga impartito in quelle cattedre tradizionalmente legate allrsquoereditagrave accademica di Lanzoni

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laquoVillaggio Duca degli Abruzziraquo nella bassa valle dellrsquoUebi Scebeli Secondo il professore cafoscarino questa iniziativa era laquoin tutto e per tutto bonificatriceraquo in quanto fu una laquobonifica idraulicaraquo laquocli-maticaraquo laquoagrariaraquo laquostradaleraquo ma soprattutto laquoumanaraquo (Annuario 1933-34 73) Seppur anacronistica se riferita al primo dopoguerra questrsquoultima espressione trova unrsquoampia argomentazione in una te-si di laurea coeva allrsquoelogio funebre e seguita dallo stesso Ricci In laquoAvvaloramento della Somaliaraquo lo studente Giuseppe Valentini po-teva affermare che laquolo strumento materialeraquo dellrsquoazione fascista laquodi avvaloramento non puograve ricercarsi dunque che nella popolazione di coloreraquo poicheacute la colonia presa in esame non presentava laquoalcun re-quisito di colonia di popolamentoraquo Tuttavia sia per la mancanza di mano drsquoopera sia percheacute laquoil somalo egrave dedito allrsquoapatia e allrsquoincontrol-lata vita nomaderaquo la coltivazione dei terreni fertili risultava alquanto difficoltosa Per risolvere il problema solo a questo punto lo studente introdusse la nozione di laquobonifica umanaraquo quale laquoazione di governo che deve necessariamente tendere alla sua [del somalo] trasforma-zione e al suo potenziamento sia fisico sia intellettualeraquo in altri ter-mini il laquorisanamento della razzaraquo si sarebbe ottenuta con laquouna pa-ziente opera di civilizzazione ed educazioneraquo5

Una volta terminati i lavori di costruzione del Villaggio Duca degli Abruzzi Ricci rivolgendosi agli studenti raccontograve quando lrsquolaquoinesausto spirito di ricercaraquo rinacque nellrsquoanimo del duca fra il 1927 e il 1928 poicheacute si rendeva necessaria lrsquoesplorazione dellrsquointero bacino dellrsquoUe-bi Scebeli per i suoi affari e per quelli italiani Descrivendo questrsquoulti-ma impresa nellrsquoultima parte del discorso il professore di Geografia economica pare esporre la metodologia che ogni geografo esplorato-re avrebbe dovuto seguire nelle sue ricerche Lrsquoaspetto principale che risuonava come monito alle orecchie degli studenti consisteva nella laquoraccolta di nozioni esatte sicure completeraquo strumenti indispensa-bili per la valorizzazione delle colonie e la penetrazione commerciale in quelle terre che solo in un secondo momento sarebbero diventare anchrsquoesse possedimenti italiani (Annuario 1933-34 76)

Nonostante timidi tentativi divulgativi alla vigilia dellrsquoinvasione dellrsquoEtiopia la diffusione di una conoscenza coloniale specializzata era ancora lontana dal potersi definire ampia Infatti a parte qualche tesi di laurea e rare pubblicazioni accademiche sul tema nei primi anni Trenta la produzione scientifica dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali di Venezia era indirizzata maggiormente ver-so lrsquoespansionismo commerciale a Oriente Come si vedragrave successi-vamente questrsquoimpostazione strutturale subiragrave una decisa svolta in senso coloniale e imperiale giagrave a partire dal 1936 grazie anche allrsquoa-zione del Gruppo Universitario Fascista (GUF) veneziano

5 ATCF G Valentini laquoAvvaloramento della Somaliaraquo 1935 71-79

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32 Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia

Prima di entrare nel dettaglio esaminando lrsquoattivitagrave del GUF vene-ziano allrsquointerno e allrsquoesterno degli spazi universitari si ritiene do-verosa unrsquointroduzione sullrsquoinquadramento della gioventugrave universi-taria nella logica totalitaria fascista degli anni Trenta per cogliere la visibilitagrave dellrsquoorganizzazione goliardica nel tessuto sociale nazionale

Nel biennio 1928- 1929 i GUF andarono incontro a una risistema-zione senza precedenti che prevedeva lrsquoinquadramento diretto degli studenti universitari allrsquointerno del partito con lrsquointenzione di gesti-re ogni momento della loro vita sociale Oltre a creare una struttu-ra gerarchicamente organizzata sotto la direzione di Augusto Tura-ti presso la segreteria nazionale del GUF si moltiplicarono i campi drsquointervento accanto allrsquoufficio politico sorsero quelli estero sin-dacale viaggi sportivo assistenziale propaganda e stampa cultu-ra e coloniale Questrsquoultima sezione in particolare nei piani fascisti avrebbe dovuto svolgere propaganda coloniale non solo fra gli uni-versitari ma fra tutti gli studenti italiani in base allrsquoaccordo stretto con la presidenza dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) nellrsquoaprile del 1928 (La Rovere 2003) La stessa organizzazione interna era ripre-sa dai GUF drsquoateneo per meglio coadiuvare e indirizzare lrsquoazione dei sottogruppi periferici

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta il nuovo segretario del PNF Giu-riati insieme al presidente dellrsquoorganizzazione goliardica fascista Carlo Scorza rese piugrave flessibile lrsquointera struttura riorganizzando in due uffici tutte le mansioni prima esercitate nelle sezioni sopracita-te La propaganda coloniale anche in questo nuovo assetto occupa-va un ruolo centrale nellrsquoazione dei GUF dato che questrsquoultimi ne fu-rono nuovamente incaricati in seguito a un accordo stipulato con il presidente dellrsquoICF Pier Gaetano Venino Sempre lrsquoazione congiunta di Giuriati e Scorza portograve altresigrave alla ridefinizione dei rapporti fra i GUF drsquoateneo di riferimento i Gruppi provinciali cosigrave come venne-ro ribattezzati i Sottogruppi e i Nuclei Universitari fascisti (NUF) Questo riassestamento pose alle dipendenze dellrsquoorganizzazione stu-dentesca veneziana i gruppi di Belluno Treviso e Zara la provincia italiana in Dalmazia ottenuta con la firma del Trattato di Rapallo del 1920 (La Rovere 2003)

Lrsquoinquadramento totale degli studenti universitari avvenne solo nel 1932 con la nomina a neosegretario del PNF di Achille Starace Infatti a partire da quellrsquoanno fino al 1937 il numero degli iscritti al GUF crebbe esponenzialmente per via dellrsquoattribuzione sempre piugrave elastica della categoria lsquostudente universitariorsquo Inoltre dal 1935 lrsquoi-scrizione al GUF garantiva la partecipazione ai concorsi ai quali era richiesto il tesseramento al partito o ai Fasci giovanili Allrsquoallarga-mento delle maglie si contrapponeva la nuova strategia sintetizza-

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bile nella citazione laquoNiente fuori dai GUFraquo chi non si fosse iscrit-to sarebbe stato posto ai margini della comunitagrave universitaria Del resto solo appartenendo allrsquoorganizzazione universitaria fascista si poteva accedere al pieno riconoscimento dello status studentesco in quanto lrsquoassistenza goliardica accompagnava gli iscritti in ogni mo-mento della vita universitaria (Duranti 2008) Cosigrave come i predeces-sori insieme al vicesegretario gufino Fernando Mezzasoma anche Starace intervenne mettendo mano nella struttura interna del GUF La segreteria nazionale e quelle drsquoateneo vennero suddivise in no-ve uffici ciascuno ulteriormente organizzato in piugrave sezioni Quella laquoColonialeraquo apparteneva al ramo laquoCulturaraquo al quale dal 1938 si ag-giunse anche la sezione laquoDemografica e razzaraquo In sintesi a livello generale si puograve constatare come la diffusione capillare nel territorio e lrsquoefficienza organizzativa resero i GUF il principale strumento po-litico propagandistico e pedagogico del fascismo un protagonismo assoluto che venne a maturarsi sia allrsquointerno dellrsquoambito universi-tario sia nella cittagrave che nella provincia

Da questa tendenza pare non discostarsi il gruppo universitario veneziano malgrado la poca bibliografia sul tema concordi sul fatto che il GUF piugrave di qualche volta laquomanifestograve una pronunciata autono-mia intellettuale spesso critica nei confronti del regimeraquo (Reberschak 1998 Micheletti Noiret 1999) Oltre a basarsi esclusivamente sullo studio sistematico della rivista ufficiale dellrsquoorganizzazione studen-tesca veneziana ndash Il Ventuno ndash tale ricostruzione storica risente tutta-via della vulgata storiografica che dipinge la comunitagrave universitaria in camicia nera quale produttrice di dissenso unrsquoimmagine troppo spesso influenzata da una memorialistica tardiva fra la quale spicca sicuramente Il lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zan-grandi (Milano 1962) In realtagrave come suggerisce Enzo Collotti nella prefazione al volume Lo spirito gregario di Simone Duranti non bi-sogna scambiare un laquomodo di essere anticonformisti allrsquointerno del regime per gesti di eterodossia e di estraneitagrave al sistemaraquo in quanto

Le voci critiche allrsquointerno nascono proprio dalla natura dellrsquoim-pegno che si richiede alla gioventugrave colta o almeno ai piugrave consape-voli tra di essa Lrsquoimpazienza e lrsquoinsoddisfazione che circola al suo interno egrave il piugrave delle volte la spia della volontagrave di rendere miglio-re il fascismo (Duranti 2008 IX-X)

Un quadro interpretativo del genere sembra piugrave consono dunque al profilo di un GUF veneziano che appare alquanto integrato e parte-cipe nel tessuto urbano locale secondo le fonti prese in esame Del resto allargando lo studio alle tracce lasciate nei giornali e negli ar-chivi universitari risulta difficile non cogliere la vitalitagrave espressa da questi studenti tanto da essere ricompensata con lrsquoorganizzazione della manifestazione universitaria piugrave importante per chi possede-

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va la tessera gufina i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte lrsquoarena in-tellettuale nella quale i giovani sotto lo stretto controllo del regime potevano discutere dei principali problemi del fascismo6

Dopo le prime due edizioni svoltesi a Firenze e a Roma nel 1936 il PNF delegograve al GUF veneziano la responsabilitagrave di organizzare i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte che si sarebbero svolti dal 20 fi-no al 26 febbraio del medesimo anno Seguendo il comunicato stam-pa trasmesso dagli uffici dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Venezia sarebbe stata laquoparticolarmente degna per questa manifestazione del pensieroraquo in quanto laquocittagrave di gloriosissime anti-che e recenti tradizioni storicheraquo e laquodotata di fiorenti istituti drsquoarte e drsquoistruzioneraquo7 La scelta perograve non solo si poggiava sulla tradizio-ne storica veneziana ma anche sul fatto che Carsquo Foscari era diventa-ta di fatto unrsquouniversitagrave in seguito al nuovo ordinamento introdotto da Cesare Maria De Vecchi allora ministro dellrsquoEducazione Non Pa-dova dunque bensigrave Venezia trovograve posto accanto ai principali centri universitari designati per accogliere i Littoriali dopo Firenze (1933) e Roma (1935) toccograve a Napoli (1937) Palermo (1938) Trieste (1939) e Bologna (1940) (La Rovere 2003)

A pochi mesi dallrsquoinaugurazione della manifestazione la lista dei temi generali che i giovani studenti avrebbero trattato durante lrsquoin-tera settimana dei Littoriali era pronta Infatti prima di avviare lrsquoin-tera macchina organizzativa gli argomenti venivano formulati dalla segreteria nazionale del GUF dopo unrsquoopera di selezione delle pro-poste ricevute dalle maggiori personalitagrave culturali e politiche fasci-ste Una volta vagliate quelle piugrave attuali la lista veniva trasmessa ai segretari dei GUF drsquoateneo insieme alle bibliografie orientative ndash e censurate ndash redatte dalla Scuola di mistica fascista (La Rovere 2003) Visti i laquoproblemi di viva attualitagraveraquo nellrsquoedizione del 1936 come ripor-ta Il Ventuno pubblicando lrsquointervento del vicesegretario gufino Mez-zasoma insieme al Convegno di dottrina del Fascismo incentrato su laquoIl Partito e le Corporazioni nello Stato Fascistaraquo avrebbero trovato spazio il Convegno di politica estera e coloniale con il tema laquoLrsquoimpor-tanza del Mediterraneo nella vita drsquoEuropa e nella politica italianaraquo il Convegno di letteratura interessato a discutere sullrsquolaquoOltremare nel-la letteratura italianaraquo e quello cinematografico volto ad approfon-dire laquoIl cinema come documento della civiltagrave dei popoliraquo In secondo piano rispetto ai convegni la manifestazione prevedeva lo svolgersi di concorsi artistici anchrsquoessi preposti a raccontare il colonialismo

6 Per un quadro abbastanza completo dellrsquoattivitagrave gufina a Venezia alla vigilia della guerra drsquoEtiopia si vedano laquoLe Cronache del GUFraquo pubblicate ogni giovedigrave nella Gaz-zetta di Venezia a partire dal 18 ottobre 1933 fino allrsquo8 novembre del 1934 7 Venezia Archivio Storico Carsquo Foscari (ASCF) serie rettorato scatole lignee b 282 fasc 1 comunicato stampa per i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia senza data

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italiano poicheacute lrsquolaquoespansione italianaraquo secondo Mezzasoma laquoera ora-mai la passione di tutto il popoloraquo In particolare il linguaggio arti-stico prescelto per questo ruolo fu la scrittura come dimostrano mol-ti dei concorsi indetti una monografia di carattere coloniale che per soggetto avrebbe avuto laquoIl Mar Rosso nella politica coloniale italia-naraquo una composizione narrativa sulla laquoBiografia di un pioniere co-loniale italianoraquo una laquoLirica ispirata al volontarismoraquo un elaborato medico-scientifico sul tema laquoSistemi di profilassi nelle zone tropica-liraquo (Il Ventuno gennaio-febbraio 1936 9-10)

Ad ogni modo prima di poter partecipare ai Littoriali agli studen-ti ndash esclusivamente di sesso maschile almeno fino al 1939 ndash era ri-chiesto di affrontare delle selezioni progettate sia per aumentare il numero dei partecipanti sia per allargare il controllo e il monopolio della formazione degli intellettuali del futuro La prima fase era co-stituita dagli Agonali interprovinciali organizzati dai gruppi goliar-dici provinciali a cui seguivano per chi era stato giudicato positiva-mente i Prelittoriali affidati questa volta ai GUF drsquoateneo Giunti a questo punto i primi dieci classificati (due per ogni convegno o con-corso) potevano accedere alla terza fase i Littoriali che finalmente potevano avere inizio (La Rovere 2003)8

A Venezia lrsquoattesa era grande Come riferisce la Gazzetta di Vene-zia a poche ore dallrsquoinaugurazione la cittagrave fu laquotravolta dalla gran-de letizia dei goliardiraquo mescolando in Piazza San Marco e lungo le Mercerie laquotutti i dialetti in uno sfarfallio di colori e tra un luccica-re di frange e di fiocchi penduli dai berretti trecenteschiraquo (Gazzetta di Venezia 20 febbraio 1936) Una volta registrati alla segreteria dei Littoriali posta per lrsquooccasione in calle Traghetto a San Moisegrave gli studenti venivano indirizzati o verso gli spazi espositivi della Bien-nale dove avrebbero avuto luogo i vari concorsi oppure verso le au-le dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali per i convegni Nel primo giorno della manifestazione alla presenza del ministro dellrsquoEducazione De Vecchi e di altre autoritagrave nazionali e cittadine fra cui il prorettore di Carsquo Foscari Agostino Lanzillo il program-ma prevedeva lrsquoinaugurazione ufficiale delle esposizioni concorsuali nei padiglioni della Biennale molte delle quali evocavano lrsquoesotismo delle terre drsquoOltremare o si concentravano a promuovere lrsquoimmagi-ne del laquobuon civilizzatore italianoraquo in contemporanea allrsquoapertura delle dissertazioni orali sul corporativismo fascista e sulla musica di guerra a Carsquo Foscari9

8 Nonostante non vi siano documenti che attestino un numero preciso di studenti partecipanti alle tre fasi di selezione sulla base della bibliografia appena citata e del-le classifiche generali pubblicate da Il Ventuno egrave possibile stimare un numero compre-so fra 10 e 15mila giovani 9 Nel cortometraggio dellrsquoIstituto Luce dedicato allrsquoinaugurazione dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte egrave possibile intravedere molte rappresentazioni artistiche a sogget-

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Gli studenti selezionati a partecipare ai convegni avevano il compi-to di esporre la propria relazione un elaborato presentato preceden-temente in forma sintetica alla commissione giudicante Al termine della prima tornata di esposizioni la commissione indicava altre tre sottotesi che sarebbero state approfondite in un secondo momento Successivamente i giudici stilavano la classifica finale dei dieci gufi-ni che si erano contraddistinti maggiormente fra cui veniva indicato il Littore il titolo dato al vincitore della competizione a cui spettava il diritto di fregiarsi della lsquoMrsquo drsquooro Infine ciascun candidato sulla base del punteggio ricevuto dalla commissione contribuiva al pun-teggio generale del GUF drsquoappartenenza nella classifica che avrebbe proclamato alla fine il GUF vincitore dei Littoriali (La Rovere 2003) Purtroppo la mancanza degli atti ufficiali dei Littoriali della Cultu-ra e dellrsquoArte non consente un approfondimento preciso e completo dello svolgersi di quei giorni Tuttavia grazie alla cronaca fornita dalla Gazzetta di Venezia e dai resoconti finali pubblicati dalla reda-zione del Ventuno sono state recuperate parte delle parole proferi-te nelle sedute di dibattito

Il 22 febbraio pochi giorni dopo il massacro perpetrato dalle trup-pe italiane sul massiccio montuoso dellrsquoAmba Aradan (12-15 febbra-io) a Carsquo Foscari ebbe inizio il Convegno di politica estera e colo-niale davanti alla commissione giudicatrice formata dal presidente Francesco Coppola Virginio Gayda Paolo Orano Vincenzo Zanara e dal segretario Ernesto De Marzio (Gazzetta di Venezia 22 gennaio 1936 Il Ventuno marzo-aprile 1936) Il primo dopo aver ricoperto il ruolo di delegato italiano alla Societagrave delle Nazioni sul finire degli anni Trenta si avviograve alla carriera accademica come professore dap-prima di Diplomazia e Storia dei trattati presso la facoltagrave di scienze politiche dellrsquouniversitagrave di Perugia e successivamente di Diritto in-ternazionale nella universitagrave di Roma In base a questi insegnamen-ti e al suo passato politico di stampo nazionalista imperialista non vi egrave alcun dubbio che Coppola rappresentasse una delle personali-tagrave accademiche piugrave importanti nel panorama nazionale perlomeno per quanto riguarda la politica estera e coloniale dellrsquoItalia Virgi-nio Gayda invece anche se non era un accademico lo si considerava comunque un esperto di politica estera dato che fin dal primo dopo-guerra scrisse articoli drsquoopinione sullrsquoargomento per il Messaggero e il Corriere della Sera prima di entrare nella redazione del Giorna-le drsquoItalia nel 1925 per volere dello stesso Mussolini Nel 1929 inol-tre Gayda venne chiamato a far parte della Commissione superiore

to coloniale fra cui i manifesti in concorso per la laquoPropaganda colonialeraquo ASIL Gior-nale Luce B0840 laquoLrsquoinaugurazione della Mostra dei Littoriali della Cultura e dellrsquoAr-teraquo Venezia 26 febbraio 1936 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000231202l-inaugurazione-della-mostra-littoriali-del-la-cultura-e-artehtml (2017-10-12)

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per la stampa organo istituzionale che sorvegliava il processo di al-lineamento del giornalismo italiano alle direttive fasciste La nomi-na rappresentava un segno tangibile di indiscussa fiducia da parte del regime e soprattutto di Mussolini il quale fin dagli anni Trenta vide nel giornalista un consigliere fidato per le questioni estere Al-tro personaggio di spessore fu il rettore dellrsquoUniversitagrave di Perugia Paolo Orano ex redattore del Popolo drsquoItalia che solo da alcuni anni aveva intrapreso la carriera accademica per tenere i corsi di Storia e dottrina generale del fascismo e Storia del giornalismo Infine al pari di Orano anche Vincenzo Zangara aveva da poco iniziato a inse-gnare assumendo la cattedra di Diritto costituzionale solo nel 1935 dapprima allrsquoUniversitagrave di Camerino e successivamente alla Sapien-za di Roma grazie anche allrsquoappoggio di Bottai Come si puograve osser-vare i membri della commissione giudicatrice venivano presumibil-mente scelti in base alla loro autoritagrave accademica ndash o giornalistica come nel caso di Gayda ndash e alla fedeltagrave dimostrata verso il regime fa-scista entrambe condizioni necessarie in manifestazioni quali i Lit-toriali vetrine nelle quali si ribadiva con forza il grado di subalter-nitagrave dellrsquouniversitagrave nei confronti del regime fascista

Di fronte a una commissione cosigrave autorevole sul tema laquoLrsquoimportan-za del Mediterraneo nella vita e nella politica italianaraquo i giovani gufi-ni fin dalla mattina si diedero battaglia La Gazzetta di Venezia riferi-sce di alcune relazioni acutamente discusse come ad esempio quella di Carlomagno del GUF di Napoli sulla politica inglese nel Mediterra-neo Curcio di Modena sulla politica navale o ancora Sullam di Vene-zia che dopo aver prospettato dei laquoproblemi politici riflettenti il Me-diterraneo orientale legati alle vie di comunicazione con il Levante e con lrsquoAfricaraquo concluse la propria relazione parlando della laquopolitica coloniale nellrsquoEgeo e dei fattori dellrsquoespansione italiana in Orienteraquo (Gazzetta di Venezia 23 febbraio 1936)10 Mentre in Piazza San Mar-co sulle note di laquoFaccetta Neraraquo suonata della fanfara dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) e i GUF e i loro labari si schierarono lungo le Procuratie Vecchie in attesa dellrsquoarrivo di De Vecchi il 23 febbra-io ripresero le dissertazioni degli studenti partecipanti al Convegno sempre nelle aule di Carsquo Foscari Dopo una laquolarga sintesi storicaraquo del goliardo De Robertis di Bari sulle vicende che contraddistinsero lo spazio Mediterraneo fu il turno di Marchitto di Napoli il quale pre-sentograve laquounrsquoampia relazione sulla diffusione della lingua e dei costumi italianiraquo in tutte i territori affacciati sul laquoMare Nostrumraquo fascista al-la disamina generale inoltre fece seguire un approfondimento sulla laquopenetrazione italiana nelle vie di comunicazione euro-asiaticheraquo In

10 Altre discussioni vertevano sullo sviluppo delle relazioni italiane nel Mediterra-neo orientale (Mura di Sassari) Per quanto riguarda lo studente Sullam il suo nome non compare nei registri matricolari di Carsquo Foscari

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chiusura del convegno il presidente della commissione Coppola rias-sunse laquobrillantementeraquo le posizioni e le conclusioni a cui erano giun-ti gli studenti sottolineando lrsquolaquoacutezzaraquo di molte relazioni fra cui si contraddistinse in particolare quella dello studente Josegrave Gomez De Ta-ran iscritto al GUF di Milano (Gazzetta di Venezia 24 febbraio 1936)11

Nonostante la mancanza di una documentazione in grado di deli-neare un quadro meno frammentario dei Littoriali la cronaca quoti-diana della Gazzetta di Venezia e la classifica dei migliori dieci pub-blicata nel Ventuno consente di giungere ad alcune conclusioni sul convegno appena trattato In primo luogo i brevi riferimenti temati-ci sembrano suggerire come durante le sessioni di dibattito non fosse stato trattato tanto lrsquoaspetto coloniale africano quanto la politica drsquoe-spansione italiana verso Oriente Unrsquoaffermazione questrsquoultima che puograve trovare spiegazione sia nella sovraesposizione fatta dal giornale veneziano sempre propenso ad alimentare la laquopassione adriaticaraquo della cittagrave sia nelle affinitagrave della tematica espansionistica ai profili professionali dei giudici quasi tutti provenienti da ambienti nazio-nalisti Una seconda e ultima conclusione si riscontra guardando la classifica finale stilata dalla commissione fra i primi dieci non com-pare nessuno studente iscritto al GUF veneziano un dato che vede ripetersi nelle graduatorie degli altri convegni Drsquoaltronde il risul-tato non poteva non essere differente almeno secondo la denuncia pronunciata dal segretario del GUF drsquoateneo Gianluigi Dorigo duran-te lrsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Finora i risultati sono stati buoni od ottimi per la parte artistica ed appena sensibili per quella culturale Questo fenomeno non ri-specchia le condizioni delle scuole poicheacute mentre Carsquo Foscari si troverebbe in condizioni tali da poter dare degli ottimi candida-ti ai migliori posti nelle gare culturali dei Littoriali non dagrave inve-ce quasi nessun concorrente lrsquoAccademia di Belle Arti si trova in precarie condizioni sulle cui cause non tocca a me indagare ma giunge al punto che il lavoro di preparazione ai Littoriali solo in piccola parte superiore ai programmi scolastici egrave tuttavia suffi-ciente ad impedire il normale andamento della scuola cosiccheacute il GUF stesso egrave costretto a contribuire alle maggiori spese soste-nute in modelli colori tele telai ecc dagli studenti per una gara dalla quale la scuola stessa puograve trame fama e decoro Per Carsquo Fo-scari lrsquoaugurio che io formulo egrave che i Professori stessi dopo aver compreso lrsquoimportanza delle gare Littoriali indirizzino e guidi-no gli studenti nella stesura dei lavori e nella preparazione delle relazioni in modo da potersi avere qualche seria garanzia e per

11 Sfortunatamente non si conosce il contenuto della relazione classificatasi al pri-mo posto

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lrsquoAccademia che la sua sistemazione finanziaria venga resa tale da consentire se non di aiutare il GUF almeno di vivere senza bi-sogno dellrsquoaiuto di questo (Annuario 1936-37 35)12

In effetti sul piano artistico il gruppo goliardico veneziano ottenne diversi successi anche se i problemi finanziari dellrsquoAccademia delle Belle Arti avevano rischiato di minarli Al contrario di Carsquo Foscari dunque che sebbene offrisse le competenze e le strutture necessa-rie non riusciva a indirizzare alcuno dei suoi iscritti a partecipare ai Littoriali In particolare il segretario sembra puntare il dito con-tro le mancate sollecitazioni dei professori colpevoli prima di tutto di non aver compreso lrsquolaquoimportanza dei Littorialiraquo Purtroppo la to-tale assenza di documentazione fra le carte dellrsquoArchivio Storico di Carsquo Foscari non consente unrsquointerpretazione di questo presunto con-trasto fra il GUF drsquoateneo e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Ciononostante la richiesta di Dorigo pare non fosse stata ascoltata se si considera il numero degli studenti di Carsquo Foscari par-tecipanti ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte del 1937 organizza-ti a Napoli con lrsquoobiettivo di laquotrasportare sul piano dellrsquoImpero tutta la vita nazionaleraquo cosigrave come recita Il Ventuno di ottobre-novembre 1936 presentando la prossima manifestazione goliardica (Il Ventuno ottobre 1936 9)13 Infatti in base alla classifica generale si puograve con-statare come il GUF veneziano perda addirittura cinque posizioni passando dal sesto posto dei Littoriali veneziani allrsquoundicesimo dellrsquoe-dizione napoletana una situazione questrsquoultima dettata dalle sin-gole prove nelle quali il gruppo goliardico di Venezia riuscigrave a ottene-re alcuni successi solo nel campo delle arti (Il Ventuno giugno 1937)

Nonostante i risultati ottenuti rispecchino una parziale irreggi-mentazione degli studenti di Carsquo Foscari allrsquointerno della struttura del GUF cosigrave come la mancata presenza dei professori nelle diver-se commissioni giudicatrici lrsquoorganizzazione a Venezia dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte dimostra in che modo le istituzioni accade-miche-culturali locali fra cui ovviamente lrsquoIstituto Superiore di Eco-nomia e Commercio fossero considerate allrsquoaltezza degli altri atenei italiani Tuttavia ora che lrsquoEtiopia sembrava sul punto di soccombe-re sotto le armi italiane a Carsquo Foscari non importava solamente lrsquoa-spetto accademico ma conservare con tenacia anche la propria iden-titagrave storica di scuola tecnica

12 A partire dallrsquoAnno Accademico 1934-1935 una circolare del ministro dellrsquoEduca-zione Nazionale stabiligrave che la cerimonia drsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico doves-se imperniarsi sul discorso del rettore a cui avrebbe seguito la relazione del segreta-rio del GUF In ASCF serie rettorato scatole lignee b 29D fasc 2 circolare ministe-riale sullrsquoorganizzazione della cerimonia inaugurale 15 settembre 193413 In realtagrave la citazione era stata ripresa dal discorso che Mussolini pronunciograve da-vanti alle autoritagrave fasciste raccolte a Palazzo Venezia il 20 agosto 1936

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33 La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia

Malgrado il prorettore Lanzillo sostenesse che laquole grandi ore della Patria si ricordano meglio con il lavoro e la disciplina che non con lrsquoozioraquo lrsquoestasi suscitata dallrsquoentrata delle truppe italiane ad Addis Abeba (5 maggio 1936) portograve gli studenti di Carsquo Foscari a diserta-re le lezioni del giorno successivo14 Piugrave istituzionalizzata invece fu la celebrazione della fondazione dellrsquoImpero viste le disposizioni im-partite dal ministro dellrsquoEducazione De Vecchi lrsquo11 maggio in tutte le aule magne drsquoItalia ogni scuola e universitagrave avrebbe dovuto esal-tare il compiersi del destino imperiale italiano In assenza di Lanzil-lo nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio toccograve al professore Ricci tenere la commemorazione alla presenza degli laquostudenti di tutte le facoltagrave e di tutti i corsiraquo Dopo aver evoca-to gli storici discorsi tenuti da Mussolini il 5 e il 9 maggio il profes-sore concluse rivolgendosi alla giovane platea

non dimenticate un istante che il successo delle attivitagrave creative e fattive non potragrave aversi senza unrsquoadeguata preparazione delle ar-mi preparazione tecnica ma soprattutto preparazione degli spi-riti (Bollettino gennaio-aprile 1936 4)

In questa atmosfera solenne lrsquourgenza del momento non trovograve impre-parata Carsquo Foscari pronta piugrave che mai a porsi fin da subito sul piano imperiale Il 13 maggio 1936 solo quattro giorni dopo la proclama-zione dellrsquoImpero il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto votograve un ordi-ne del giorno fondamentale per il futuro dellrsquoUniversitagrave veneziana

Il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Com-mercio di Venezia in adunanza plenaria delle sue due Facoltagrave di Economia e Commercio e di Lingue e letterature straniere mani-festa la propria emozione per la effettuata conquista dellrsquoAbissi-nia e per la grandezza della impresa che il Duce intuigrave volle e sep-pe condurre a compimento e che le forze armate con lrsquousato valore contribuirono ad attuare

Consapevole della possibilitagrave di espansione e di civiltagrave che lrsquoItalia dovragrave svolgere nel campo economico e sociale e dei vasti orizzon-ti che si aprono allrsquoavvenire della Nazione saluta nel proclamato Impero Italiano drsquoEtiopia la rinascita delle grandi idealitagrave di con-quista civile e di espansione del pensiero nel mondo e dei traffici

14 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo comunica-zione del prorettore Lanzillo 6 maggio 1936

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verso lrsquoOriente mediterraneo che ebbero in Venezia per oltre un millennio il segnacolo glorioso e la espressione immortale

Dichiara di porre tutte le energie dellrsquoIstituto Superiore e dei suoi Laboratori tecnici e scientifici e dei suoi Seminari di Lingue a disposizione del Duce per qualsiasi indagine o studio che possa valere alla conoscenza ed alla valorizzazione dellrsquoImpero Africano drsquoItalia Fa voti accheacute il Consiglio drsquoAmministrazione dellrsquoistituto e il Direttorio dellrsquoOpera Universitaria predispongano lrsquoassegna-zione di premi per studi e ricerche e di Borse per pratica colonia-le e commerciale15

Come suggerisce il documento dattilografato nel nuovo laquoImpe-ro Italiano drsquoEtiopiaraquo Carsquo Foscari intravedeva la laquorinascitaraquo del-lrsquolaquoespressione immortaleraquo della Serenissima e di conseguenza la possibilitagrave di recitare una parte importante per lrsquoOltremare Sulle spalle del mito dunque ancora una volta lrsquoIstituto tentograve di rilancia-re la propria azione ponendosi a completa disposizione laquoper qualsia-si indagine o studio che possa valere alla conoscenza e alla valoriz-zazione dellrsquoImpero Africano drsquoItaliaraquo Drsquoaltronde il nuovo scenario imperiale che si era aperto dinnanzi a Carsquo Foscari rappresentava una via da percorrere obbligatoriamente per uscire dal laquomomento criti-coraquo che lrsquoIstituto stava passando Infatti sotto il direttorio di DellrsquoA-gnola (1930-1935) le questioni da risolvere erano molte laquoil vetusto palazzo Foscari era in pessime condizioniraquo laquolo sviluppo scientifi-co intralciato dalla mancanza di Aule e Laboratoriraquo laquola Biblioteca ricca di circa 70mila volumi non aveva sede propriaraquo e ancora laquogli studenti privi di luogo di ritrovo e di qualunque forma assistenzia-le nessuna cura della loro formazione politica e spiritualeraquo Inoltre il corpo docente oltre a non dare laquonessun segno di vitaraquo dal punto di vista scientifico laquoera diviso da dissensi interniraquo percheacute laquoparecchi professori non erano iscritti al Partitoraquo16 Sulla base di tutta questa serie di motivazioni per porre fine a una tale situazione cosigrave preca-ria la nomina a prorettore di Lanzillo fu decisa a tavolino da De Vec-chi data lrsquoassoluta affidabilitagrave che il regime riponeva nei confronti di un interventista e fascista della prima ora come il docente di Eco-nomia politica (Bernardi 2001 DrsquoAlterio 2004)

In base alla comunicazione che Lanzillo inviograve al Viminale subito dopo lrsquoapprovazione dellrsquoordine del giorno si riscontra come alla vo-

15 ASCF serie rettorato scatole lignee b 32b fasc 5 ordine del giorno votato dal Consiglio Accademico in data 13 maggio 1936 13 maggio 193616 Le citazioni sono riprese da una relazione non datata e non firmata Dal contenu-to il documento probabilmente sembrerebbe fare il punto del primo anno di rettora-to di Lanzillo Questrsquoultimo inoltre non pare esserne lrsquoautore visto il tono impersona-le tenuto nella relazione ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 relazio-ne annuale senza data

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tazione parteciparono non solo il Consiglio Accademico ma anche i professori tra cui i docenti non ancora iscritti al Partito fascista17 Nonostante le intenzioni del prorettore di rimarcare come il non com-pleto allineamento politico di parte del corpo insegnante non fosse fonte di dissensi interni il dettaglio non sfuggigrave alla veemente quan-to inattesa reazione di De Vecchi In un telegramma inviato pochi giorni dopo il ministro dellrsquoEducazione riferigrave di disapprovare la laquori-unione non autorizzataraquo poicheacute non poteva comprendere laquocome pro-fessori di codesto regio istituto avrebbero potuto omettere quella devozione al duce che egrave nel fondamento della vita nazionaleraquo18 Pre-sumibilmente la risposta colse di sorpresa Lanzillo dato che fino a quel momento lrsquoeco della adunanza plenaria fu talmente ampio da ri-scuotere attestazioni di fiducia non solo dal prefetto di Venezia ben-sigrave da Dino Alfieri allrsquoepoca ministro della Stampa e della Propagan-da19 Tuttavia in una lettera inviata a De Vecchi lo stesso prorettore pur accettando disciplinatamente il richiamo cercograve di argomentare la sua iniziativa Siccome si trattava del laquoprimo Consiglio dei Profes-sori che abbia avuto luogo dopo i memorabili eventi africaniraquo la riu-nione non aveva carattere laquopubblico ed ufficialeraquo Premettendo que-sto Lanzillo proseguiva

In tal occasione ho ritenuto che sarebbe stato non simpatico che il corpo accademico tacesse la propria commozione per un evento cosigrave grandioso Fui quindi io stesso che drsquoaccordo con i colleghi fascisti presi lrsquoiniziativa di un indirizzo che esprimesse il senti-mento di tutti Non egrave senza significato che abbiano aderito alle di-chiarazioni i professori di ruolo non iscritti al partito 20

Lanzillo insieme ai professori laquofascistiraquo decise di discutere dei laquopro-blemi tecnici scientifici ed economici che la formazione dellrsquoImpero metteva sul tappetoraquo Allrsquoiniziativa aderirono anche i docenti di ruo-lo non iscritti al Partito che dallrsquoaccluso inserito allrsquointerno della let-tera furono laquoundici su dodici compresiraquo21

17 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 comunicazione di Lanzillo per il Viminale senza data18 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 telegramma di De Vecchi indi-rizzato a Lanzillo senza data19 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Dino Alfieri indirizza-ta a Lanzillo senza data20 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vec-chi senza data21 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vecchi senza data Purtroppo nei verbali dei consigli accademici non egrave registrata lrsquoadunan-za plenaria del 13 maggio del 1936 Ad ogni modo dal 1936 al 1937 almeno secondo la relazione annuale sul rettorato di Lanzillo il numero dei professori privi della tessera

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Oltre a ricomporre le tensioni che pervadevano il corpo insegnan-ti come si egrave osservato precedentemente lrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 rappresentava il tentativo ndash condotto in primo luogo da Lanzillo ndash di porre Carsquo Foscari al passo con i tempi rinunciando al contempo a parte della sua identitagrave Infatti sebbene la riforma uni-versitaria apportata da De Vecchi avesse guidato il passaggio dellrsquoI-stituto dal tipo B al tipo A classificandolo dunque tra le universitagrave statali la stessa aveva portato anche alla soppressione della sezio-ne diplomatica-consolare (Ricuperati 2015) Un vero e proprio trau-ma per lrsquouniversitagrave veneziana come traspare dalle parole pronun-ciate dallrsquooramai rettore Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Il nuovo Ordinamento ha fortemente colpito le tradizioni accade-miche del nostro Istituto con la soppressione della nostra sezione Diplomatico Consolare [hellip] La sezione Diplomatico Consolare che risale dalla fondazione della Scuola aveva numerosi allievi Per la sua agile struttura accademica permetteva una preparazione spe-cifica per le carriere amministrative e specie per quelle connes-se al Ministero degli Esteri Tale laurea esisteva quando le Facol-tagrave di Scienze Politiche non esistevano eravamo stati i precursori Pur accettando con disciplina la volontagrave della Legge non possia-mo nascondere il nostro dolore che un ramo fiorente sia stato re-ciso (Annuario 1936-37 17-21)

LrsquoIstituto drsquoora in poi sarebbe stato autorizzato a rilasciare le lauree in Economia e Commercio e in Lingue e Letterature moderne e due diplomi il Magistero in Economia e Diritto e quello in Ragioneria la-sciando alla facoltagrave di Scienze Politiche ndash specialmente quella dellrsquoU-niversitagrave di Padova ndash la formazione dei quadri dellrsquoImpero (Simone 2015) La questione aveva talmente scosso lrsquoambiente accademico e cittadino che fu oggetto di discussione parlamentare tra la fine del 1936 e lrsquoinizio del 1937 LrsquoOn Gorio presidente del Comitato Serico Nazionale noncheacute ex allievo della sezione diplomatico-consolare du-rante il primo decennio del Novecento si rivolse cosigrave al ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e al ministro dellrsquoEducazione Nazionale Giu-seppe Bottai questrsquoultimo da poco subentrato al posto di De Vecchi

In Italia un grande Maestro Francesco Ferrara aveva creato a Ve-nezia presso lrsquoIstituto Superiore di Scienze Economiche e Commer-ciali una Sezione Diplomatico-Consolare particolarmente predispo-sta a tale scopo Chi vi parla egrave uscito proprio dalle aule del glorioso

del partito scese da 12 a 4 In ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 re-lazione annuale senza data

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Istituto Veneziano e nel Governo attuale ha un alto e delicato inca-rico un uomo egregio che di quellrsquoIstituto egrave stato valoroso allievo Non egrave il sentimento che spinge a ricordare quella scuola bensigrave la convinzione di una veritagrave veramente riconosciuta e cioegrave che la Se-zione Diplomatico-Consolare dellrsquoIstituto suddetto forniva ai suoi allievi quella preparazione eclettica economica e geografica poli-tica e linguistica insieme indispensabile per potersi orientare nei complessi problemi delle rappresentanze allrsquoestero Pur troppo la Sezione egrave stata soppressa lo scorso anno in occasione del riordina-mento universitario Voglia per tanto il nostro Ministro degli Este-ri riesaminare di concerto col camerata Bottai la convenienza di far risorgere tale Sezione (Bollettino gennaio-aprile 1937 9-10)

Malgrado il tempo non avesse rimarginato la ferita con lrsquoinizio del 1937 la Facoltagrave di Economia e Commercio e il Rettorato proseguiro-no nel tentativo di ripensare una nuova sezione diplomatico-consola-re laquoadattata ai nuovi tempi ed alle nuove esigenze imperialiraquo (Annua-rio 1937-38 19) In pratica Carsquo Foscari chiedeva accanto al ripristino delle due Facoltagrave di Economia e diritto e di Ragioneria lrsquolaquoistituzione di una Facoltagrave coloniale e di una Facoltagrave marittimaraquo in modo tale da innalzare lrsquoIstituto laquoad una vera universitagrave degli studiraquo Nonostante si allontanassero dal fine pratico sottoscritto dai fondatori storici della Scuola di Commercio queste moderne laquoaspirazioniraquo molte delle qua-li furono esposte da Lanzillo direttamente a Mussolini nellrsquoincontro che i due ebbero il 22 febbraio 1937 si rifacevano a quel passato il-lustre della Serenissima che ancora una volta tracciava la strada da intraprendere per il futuro Del resto sembrava laquoovvia lrsquoaccresciuta importanza di Venezia anche nel campo culturaleraquo soprattutto al-la luce della laquoriacquistata radiosa funzione dellrsquoAdriatico in confor-mitagrave alle tradizioni di Roma e della Serenissimaraquo e dellrsquolaquoestensione dellrsquoinfluenza dellrsquoItalia nei paesi balcaniciraquo22

La dimensione imperiale a cui assurgeva lrsquoIstituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia non poteva non manifestar-

22 ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 Breve relazione sulle aspira-zioni del R Istituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia testo datti-loscritto senza data Lrsquoidea di istituire una Facoltagrave marittima pervenne probabilmen-te dal professore di Diritto marittimo Gustavo Sarfatti il quale sosteneva in una lette-ra indirizzata a Lanzillo che si sarebbe dato laquoimpulso a viaggi insegnamenti specifici marittimi coltura generale marittima dovrebbe essere in una parola un completamen-to di addestramento di giovani i quali potrebbero uscendo da Carsquo Foscari con una at-tenzione speciale di frequenza essere degli esperti di cui la Nazione puograve aver bisogno nei commerci nelle Compagnie di navigazione nei cantieri etc etcraquo (ASCF serie pro-fessori fascicolo personale Sarfatti lettera manoscritta 13 maggio 1937)

Per quanto riguarda la facoltagrave coloniale occorre sottolineare come in quegli anni in Italia molte universitagrave italiane stavano progettando di costituire una propria Scuo-la di perfezionamento in studi coloniali (Deplano 2013)

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si visivamente anche nella risistemazione dei nuovi locali cafoscari-ni Con lrsquoaiuto economico del Comune proprietario di palazzo Fosca-ri si completograve il restauro della sede storica e si decise drsquoinstallare la biblioteca e il laboratorio di Merceologia nei nuovi spazi offerti dallrsquoedificio adiacente Inoltre per portare lrsquoIstituto a livello delle sue tradizioni e adattarlo alle esigenze di una moderna universitagrave il Consiglio Accademico drsquoaccordo con quello amministrativo affidograve al giovane architetto Carlo Scarpa il progetto dellrsquoAula Magna la laquoSa-la nella quale si compendia la vita rappresentativa di un ateneoraquo che per forza di cose doveva riportare i segni delle intenzioni impe-riali italiane (Annuario 1936-37 Pilo 2005) A tal proposito il retto-re Lanzillo commissionograve la decorazione dello spazio a Mario Sironi dopo unrsquoattenta disamina del panorama nazionale di tutti i possibili nomi di artisti La scelta ricadde sul laquocreatore della Mostra della Ri-voluzioneraquo come lo stesso Lanzillo spiegograve al segretario della sezione provinciale del PNF Michele Pascolato in una lettera del 2 dicembre 1936 Il motivo risiedeva nel fatto che fosse necessaria laquounrsquoimpron-ta di forza da esprimere lrsquoora storica in un ambiente di giovani e in un momento cosigrave tipico della vita nazionaleraquo Dunque laquoin questrsquoAula in questo palazzo su questo canale di fronte a questa poliforaraquo Si-roni diede alla luce lrsquoaffresco Venezia lrsquoItalia e gli Studi tuttrsquoora pre-sente malgrado un incendio lo abbia parzialmente danneggiato nel 1979 (Braun 2003)23 Partendo da sinistra la composizione artistica raffigura uno studente atleta ndash emblema del GUF ndash mentre tiene con una mano un libro e con lrsquoaltra il moschetto simboli dellrsquoeducazione fascista Accanto sono rappresentate lrsquoallegoria della Tecnica la fi-gura femminile appoggiata a una ruota e quella della Medicina ri-conoscibile grazie alla presenza del caduceo Al centro dellrsquoaffresco crsquoegrave Venezia impersonata al contempo da un profilo femminile sedu-to in trono mentre regge una tavola su cui si intravede la facciata di Carsquo Foscari e dalle riproduzioni del leone marciano e della Basili-ca di San Marco Sulla destra infine quasi al margine egrave raffigurata la Madre Patria unrsquoItalia trionfale che laquofaragrave da seacuteraquo ndash come recita il motto in alto ndash ora che possedeva un impero [fig 9]

La nuova sistemazione di Carsquo Foscari venne inaugurata il 25 gen-naio 1937 in occasione dellrsquoapertura dellrsquoAnno Accademico NellrsquoAu-la Magna dinnanzi al corpo docenti e al rettore Lanzillo che presero posto al di sotto dellrsquoaffresco presenziarono alla cerimonia il duca di Genova il ministro dellrsquoEducazione Bottai Volpi ndash in qualitagrave di pre-sidente della Confederazione fascista degli industriali ndash e le piugrave al-

23 La scelta di affidare il compito a Sironi scatenograve le polemiche del Sindacato degli artisti veneziani i quali propendevano per commissionare lrsquoaffresco a qualche pitto-re locale Su tale questione lo stesso Lanzillo confesseragrave a Pascolato di laquonon sentire il regionalismo in nessuna questioneraquo ASCF serie rettorato scatole lignee b 22 fasc 3 lettera dattiloscritta 2 dicembre 1936

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te autoritagrave locali Ancora alla destra dei professori erano presenti i rettori con i rispettivi gonfaloni delle universitagrave di Bologna Ferra-ra Milano Modena Padova Parma e del Regio Istituto Superiore di Architettura Alcuni goliardi invece sostavano sulla sinistra con le loro feluche in testa In questo quadro cosigrave composto lrsquouniversitagrave ve-neziana accolse anche le famiglie degli studenti cafoscarini caduti in battaglia durante la campagna drsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 26 gen-naio 1937)24 A questi ultimi Lanzillo dedicograve lrsquoincipit della prolusione

Egrave bello ricordare che nel breve giro di pochi decenni ben quattro grandi imperi sono caduti col concorso di Roma o sotto la spada di Roma Carsquo Foscari egrave orgogliosa di avere contribuito con alcu-ni dei suoi figli migliori alla guerra africana quaranta tre nostri studenti furono tra i combattenti in Africa Orientale e due di es-si sacrificarono la loro giovane vita Siano ricordati in questa ora solenne (Annuario 1936-37 15)25

A Giovanni Bertoldi e Mario Bellini entrambi iscritti alla Facoltagrave di Economia e Commercio prima di prendere le armi il rettore aggiun-se il nome del volontario Eugenio Manenti un veterano della Prima guerra mondiale laureatosi a Carsquo Foscari giagrave da alcuni anni che mo-rigrave annegato nel fiume Robi presso Mankfud Il loro sacrificio non do-veva cadere in oblio ma al contrario doveva lasciare traccia affin-cheacute gli allievi delle future generazioni ne potessero trarre ispirazione (Fogu 2003)26 Difatti terminata la visita del complesso universitario la cerimonia proseguigrave nel cortile di Carsquo Foscari dovrsquoerano schierate la Milizia Universitaria laquoUgo Peperaquo le compagnie di rappresentan-za degli Allievi Ufficiali delle camicie nere del Regio Esercito della Regia Marina e dellrsquoAviazione A questo punto il SAR duca di Ge-nova avvicinandosi laquoalla muraraquo dovrsquoera coperta da un laquoampio vela-rio la lapide testeacute infissa a ricordo degli allievi dellrsquoIstituto gloriosa-

24 ASIL Giornale Luce B1036 laquoIl ministro per lrsquoEducazione Nazionale Bottai inaugu-ra lrsquoanno accademico nella Carsquo Foscari sede dellrsquoIstituto Superiore di Economia Com-mercioraquo Venezia 3 febbraio 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomlu-ce-webdetailIL50000216782ministro-l-educazione-nazionale-bottai-inau-gura-l-anno-accademico-nella-ca-foscari-sede-istituto-superiore-economia-commerciohtml (2017-12-14) 25 Dei 43 studenti cafoscarini partiti per lrsquoEtiopia 18 furono inquadrati nel battaglio-ne dei volontari universitari laquoCurtatone e Montanararaquo Di seguito i loro nomi Giorgio Ara Martio Banon Attilio Barbieri Gino Barzan Cesare Beretta Mario Biasutti Gui-do Cootri Guido Dalla Santa Giuseppe De Vanna Costante Fabbris Carlo Franchi-ni Mario Mattulia Leonida Montanari Sante Roma Amerigo Roatto Oscar Ungarel-li Achille Vitali Limero Vitali (Bollettino settembre dicembre 1936) 26 Si trattava nellrsquoideologia fascista di una laquobuona morteraquo un sacrificio di sangue che avrebbe contribuito a rigenerare la laquorazzaraquo italiana La stessa organizzazione del fune-rale di Eugenio Manenti ad esempio sembra ricalcare questo paradosso (Ferris 2012)

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mente Caduti in Africa Orientaleraquo laquostrappograve il cordino che reggeva il drapporaquo rivelando il marmo della stele al di sotto dello laquostorico di-scorso del duce in Piazza Venezia col grido della Vittoria e lrsquoannuncio del nuovo Impero Africanoraquo erano incisi i nomi dei laquotre figli di que-sta scuola che caddero per la fondazione dellrsquoImperoraquo (fig 10 Gazzet-ta di Venezia 26 gennaio 1937)

Con lrsquoaffresco di Sironi e la lapide celebrativa anche Carsquo Foscari stessa si convertigrave in un laquoluogo della memoriaraquo nel tessuto cittadino imperiale di Venezia Le due tracce drsquoora in avanti sarebbero state coinvolte in numerose cerimonie ufficiali drsquoateneo e parate studente-sche che avrebbero reso omaggio agli sforzi profusi e al sangue ver-sato di Carsquo Foscari per la conquista dellrsquoImpero almeno fino alla fi-ne della Seconda guerra mondiale quando la lapide venne tolta dal cortile universitario

Eventi del genere andavano a costituire nel corso del tempo un ca-lendario accademico spesso organizzato seguendo la liturgia e la di-dattica fascista Ad esempio per commemorare il primo anniversario della fondazione dellrsquoImpero il 13 maggio del 1937 nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si celebrograve il conferimento della laurea ad honorem al-la memoria dei due studenti caduti durante la guerra in AOI ndash Manen-ti era giagrave laureato Allrsquolaquoaustera cerimoniaraquo oltre alle autoritagrave citta-dine i parenti dei due studenti la vedova di Manenti e la laquomassa di studentiraquo venne convocata la commissione di laurea della Facoltagrave di Economia e Commercio A formarla oltre il rettore Lanzillo (presi-dente di Commissione) erano presenti lrsquoammiraglio di divisione Sil-vio Salza comandante militare marittimo dellrsquoAlto Adriatico (mem-bro estraneo) il presidente della Sezione di Venezia dellrsquoAssociazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra Alessandro Brass (mem-bro estraneo) e i professori Pietro Rigobon Gino Zappa Carlo Alberto Dellrsquo Agnola Leonardo Ricci Albino Uggegrave Egidio Tosato Angelo Ge-novesi Orfeo Turno Rotini Prima che il rito universitario fosse com-piuto Lanzillo diede la parola al senatore Innocenzo Cappa giorna-lista che laquoda un decennio ebbe lrsquoincarico nel Politecnico di Milano di parlare agli studenti sul terreno della letteratura e del patriotti-smoraquo Il senatore iniziograve il suo discorso domandandosi retoricamente cosa ci fosse da laquoonorare nella vita di coloro che caddero per la Pa-triaraquo per poi rispondere con un elogio alla laquoresistenza della nostra stirpe la quale sta in ogni etagrave accorre al richiamo oppure fiorisce spontanea nellrsquoora di grave responsabilitagrave storica della Patriaraquo Tut-tavia proseguigrave Cappa cosigrave come la forza del popolo italiano e fasci-sta rese possibile lrsquoimpresa drsquoEtiopia per il suo mantenimento in fu-turo era necessario che laquoi giovani studino creino producano poicheacute la materia prima deve essere il valore di un uomoraquo Per questo moti-vo avviandosi alla conclusione del proprio intervento per il senatore laquodando il diploma drsquoonoreraquo si dimostrava come ognuno laquosa veramen-te quello che si fa e vale per quello che si produce e si crearaquo (Bollet-

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tino gennaio-aprile 1937 4-6) I giovani dovevano laquoosareraquo per man-tenere integri e valorizzare i possedimenti coloniali italiani

Alle parole di incitamento degli lsquoanzianirsquo nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari seguigrave una sorta di giuramento dei giovani pronunciato dal giovane Italo Sauro laquofiglio del purissimo Eroe Adriatico [Nazario Sauro] e rappresentante dellrsquoattuale generazione degli studentiraquo In quella cornice cerimoniale il giovane allievo cafoscarino andava a rappresentare in una liaison storica lrsquolaquoeroismo italianoraquo a cui la laquovecchia ed ingiusta Europa assiste dal 1915 senza dare credito al-cunoraquo Ecco dunque che la guerra drsquoEtiopia agli occhi di laquotutti gli ipocriti del mondoraquo sanciva il definitivo riscatto italiano legittiman-do secondo Sauro laquoquel nostro dovere di civiltagrave che abbiamo verso i popoli di tutti i paesiraquo La responsabilitagrave del momento storico co-sigrave come aveva pesato laquosulle spalle degli avi e dei padri cadutiraquo ora con la conquista dellrsquoImpero toccava ai giovani i quali unendosi al-le parole dellrsquoillustre studente esclamarono laquogiuriamo che lavore-remo per potenziare lrsquoImpero e per difenderlo contro chiunque lo in-sidiasseraquo (Bollettino gennaio-aprile 1937 7)

Dopo la lettura della formula di rito per il conferimento delle due lauree ad honorem la commissione e le autoritagrave presenti si recarono in cortile per omaggiare dapprima i settantasette studenti dellrsquoIsti-tuto morti durante la Prima guerra mondiale i cui nomi erano stati scolpiti su una lapide ancora nel 1919 e successivamente il laquoricor-do marmoreoraquo dei tre cafoscarini caduti in terra africana In questo spazio dove la strumentalizzazione della morte si poneva lo scopo di educare i giovani al sacrificio per la Patria Carsquo Foscari mostrava il suo fenotipo imperiale Tuttavia al fine di formare i laquoquadri dellrsquoIm-peroraquo secondo lrsquoespressione utilizzata dalla stampa locale per sin-tetizzare lrsquointervento dellrsquoon Gorio in sede parlamentare lrsquoIstituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia avrebbe dovuto rilanciare la propria funzione attraverso lrsquoattivitagrave scientifica e una relazione ancor piugrave stretta con la cittagrave di appartenenza

34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero

Una volta ottenuto il sostegno del corpo docenti per le nuove pro-spettive imperiali di Carsquo Foscari nella stessa giornata ndash il 13 maggio 1936 ndash Lanzillo scrisse immediatamente a Volpi mettendolo al corren-te laquodelle attivitagrave che lrsquoIstituto ha svolto e ha in programma di svolge-reraquo Lrsquourgenza della richiesta era probabilmente dettata dallrsquoeufo-ria del momento per lrsquoorizzonte che si stava prefigurando nel futuro dellrsquoIstituto le cui sorti non potevano non dipendere dallrsquoattivitagrave fi-nanziaria-industriale del lsquodogersquo di Venezia

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Poicheacute poi Lei quale presidente della Confederazione [Volpi dal 1934 ricopriva il ruolo di presidente della Confederazione fasci-sta degli industriali (Reberschak 2008)] dovragrave organizzare il mo-vimento di espansione industriale e commerciale nellrsquoAO volevo pregarla di cercare di utilizzare lrsquoIstituto Superiore sia per ricer-che geografiche sia per altri scopi che lrsquoesperienza puograve suggerire

Se domattina saragrave ancora a Venezia La prego di dedicare un minuto a Carsquo Foscari27

LrsquoIstituto dunque contava sullrsquoinfluenza di Volpi al fine di adempiere ai laquocompiti grandi che lo attendevanoraquo in quanto era giunto il momento secondo Lanzillo in cui laquola nostra cultura universitariaraquo si dirigesse laquoverso una visione imperiale dei problemiraquo Dalla laquoGeografia economi-ca alla Storia economica dalla Politica economica alla Merceologia alla Tecnica alla Economia aziendaleraquo qualsiasi disciplina imparti-ta dalle cattedre di Carsquo Foscari avrebbe dovuto porsi al servizio del-la laquonuova politica imperiale del nostro paeseraquo (Annuario 1936-37 27)

Per quanto riguarda il corso di Geografia economica in realtagrave un maggiore impegno per la diffusione di nozioni nel campo coloniale avvenne giagrave alla vigilia dellrsquoinvasione italiana dellrsquoEtiopia Luigi Can-dida lrsquoassistente alla cattedra di Ricci durante lrsquoAnno Accademico 1935-1936 svolse un ciclo di lezioni di geografia coloniale sui posse-dimenti italiani drsquoOltremare anche se il corso si prefiggeva solo di introdurre gli studenti allrsquoargomento lsquocolonialersquo visto che era stato laquopredisposto in armonia allrsquoopera di propaganda svolta dalla sezio-ne veneziana dellrsquoICFraquo (Bollettino gennaio-aprile 1936)

Per porre in risalto la vittoria appena ottenuta dallrsquoItalia nel cam-po di battaglia etiope nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si tenne una conferenza divisa in due giornate ndash 5 e 6 maggio 1936 ndash sul laquoproble-ma coloniale italiano nel quadro degli avvenimenti dal 1880 ad oggiraquo Per lrsquooccasione Lanzillo invitograve Pietro Silva a esporre il tema docen-te di Storia allrsquoUniversitagrave di Roma il quale esordigrave affermando che la trattazione dei recenti sviluppi in Africa Orientale Italiana acquisis-se maggior risalto nel quadro della politica espansionistica europea dellrsquoultimo cinquantennio Silva riconobbe laquola genesi della grande impresa oggi gloriosamente compiutaraquo nel primo dopoguerra quan-do la salita al potere del fascismo riuscigrave in breve tempo a eludere gli laquoostacoliraquo provenienti dallrsquoesterno ndash tra cui lrsquoavversione dellrsquoEtio-pia ai tentativi di laquopacifica penetrazione italianaraquo ndash che rischiava-no di intralciare il destino imperiale dellrsquoItalia (Gazzetta di Venezia

27 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31 fasc 2 lettera dattiloscritta di Lanzil-lo indirizzata a Volpi 13 maggio 1936

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7 maggio 1936)28 Il 14 maggio pochi giorni dopo la proclamazione dellrsquoImpero lrsquoAula Magna ospitograve questa volta uno dei piugrave importan-ti geografi italiani Roberto Almagiagrave ordinario di Geografia econo-mica allrsquoUniversitagrave di Roma Con la conferenza Le genti dellrsquoAfrica orientale il professore in un primo momento introdusse lrsquoargomento rilevando lrsquolaquoestrema complessitagraveraquo della costituzione etnica dellrsquoEtio-pia successivamente passograve in rassegna i diversi laquostratiraquo della popo-lazione laquogli antichissimi strati negroidi o negri di varia provenien-zaraquo le successive ondate di laquogenti camitiche primitiveraquo poi quelle dovute a migrazioni dallrsquoArabia e infine la recente presenza dei Gal-la In un quadro cosigrave composito Almagiagrave descrisse lrsquoazione di Me-nelik e dei suoi successori che avevano condotto laquoal soggiogamento dei popoli del sud del sud-est e del sud-ovest a prezzo di stragi di-struzioni e schiavitugraveraquo Per tali ragioni secondo il geografo si poneva lrsquoobbligo di portare dallrsquoesterno un laquoordine nuovo e definitivoraquo una laquopace romanaraquo che non poteva non provenire dallrsquoItalia (Gazzetta di Venezia 15 maggio 1936)

In parallelo al tentativo di Lanzillo di ravvivare lrsquoattivitagrave scientifi-co-culturale dellrsquoIstituto le conferenze sul tema coloniale e imperia-le si susseguirono con piugrave frequenza Nel corso dellrsquoAnno Accademico 1936-1937 ad esempio dopo lrsquointervento dal titolo laquoIl Diritto marittimo prevalente creazione romana ed italica ndash ieri oggi e domaniraquo di Gusta-vo Sarfatti docente di Diritto marittimo a Carsquo Foscari il 9 marzo 1937 prese la parola il professore George Henri Bousquet per discutere sul laquoLrsquoIslam et les Empires coloniaux europeacuteensraquo (Annuario 1936-37 103-04) Il docente francese proveniente dalle cattedre di Diritto e Diritto islamico dellrsquoUniversitagrave coloniale di Algeri iniziograve il suo discorso rivol-gendo un laquocommosso omaggioraquo alla memoria di Francesco Ferrara il maestro che con le sue opere instradograve la carriera di Bousquet assiduo frequentatore della biblioteca di Carsquo Foscari fin dal 1924 Dopo aver illustrato la presenza musulmana nel mondo concludendo come essa fosse comunque laquosottomessa alla potenza europearaquo Bousquet passograve a trattare la pericolositagrave della diffusione del pensiero comunista nelle colonie non tanto per la sua ripercussione laquonella coscienza dei popo-liraquo quanto per lo stato di agitazione che avrebbe potuto pericolosamen-te creare Per evitare simili fratture nellrsquolaquounitagrave del mondo musulma-noraquo il professore francese terminava il suo intervento auspicando che anche gli Stati europei potessero svolgere unrsquoazione unitaria nei con-fronti dei popoli colonizzati (Il Gazzettino di Venezia 10 marzo 1937)29

28 Lrsquoopera piugrave importante redatta dal professore Pietro Silva fu Il Mediterraneo dallrsquou-nita di Roma allrsquounita drsquoItalia (Milano 1927) titolo opportunamente cambiato nelle edi-zioni successive in Il Mediterraneo dallrsquounitagrave di Roma allrsquoimpero italiano (Milano 1937)29 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo notizie pub-blicate sullrsquoattivitagrave di Carsquo Foscari nellrsquoAnno Accademico 1936-1937

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La presenza di una personalitagrave accademica internazionale quale Bousquet di certo rappresentava una sorta di attestazione di pre-stigio per lrsquoIstituto veneziano cosigrave come la conferenza tenuta il 20 maggio 1937 da Gennaro Mondaini docente ordinario di Storia eco-nomica presso lrsquoUniversitagrave di Roma Sul tema laquoLrsquoevoluzione colonia-le nellrsquoepoca moderna e contemporanea dal mercantilismo al corpo-rativismoraquo il professore era senza dubbio uno dei maggiori esperti italiani ed europei dati i suoi innumerevoli contributi scientifici con-dotti fin dallrsquoabilitazione alla libera docenza in storia coloniale ot-tenuta nel luglio 1905 Lrsquoexcursus storico dal secolo XVII al secolo XIX-XX dimostrava secondo lrsquooratore lrsquoinnovazione portata dal fasci-smo laquoun tipo di colonizzazione organica e integrale di popolamen-to e sfruttamentoraquo (Gazzetta di Venezia 21 maggio 1937 Carrattieri 2011) Lo stesso Mondaini un mese prima (dal 12 al 17 aprile) parte-cipograve al Terzo Congresso di Studi Coloniali a Firenze con la relazione I problemi del lavoro nel nuovo impero in cui grande preoccupazio-ne destavano i rapporti che ogni giorno legavano laquodominatori e do-minatiraquo Per questa ragione nel suo intervento Mondaini propose un sistema di discriminazione economica che parallelamente avrebbe portato a una pratica di esclusione sociale e morale nei confronti del-le popolazioni colonizzate (Mondaini 1937 cf De Grand 2004 144)

Al Terzo Congresso di Studi Coloniali oltre al giagrave citato Mondai-ni intervennero moltissimi altri importanti studiosi dato che il pro-gramma prevedeva la divisione in otto aree tematiche I Politica II Giuridica III Storica-Archeologica IV Naturalistica-geografica V Etnografica-filologica-sociologica VI Demografica-statistica VII Economica-agraria VIII Patologia e Igiene Lrsquoargomento lsquocolonialersquo dunque doveva essere decostruito e analizzato in ogni sua sfaccetta-tura affincheacute agli studiosi fosse dato il modo di compiere laquoun accurato esame di quanto fosse giagrave notoraquo e di laquoquanto rimanesse da conosce-re del suolo e delle genti dei vasti domini aggiunti alla Patriaraquo30 Per quanto riguarda lrsquoaspetto storico-archeologico una delle personalitagrave piugrave rilevanti fu sicuramente quella di Luzzatto che portograve allrsquoattenzio-ne della comunitagrave accademica la relazione La colonizzazione veneta nella piugrave recente storiografia Passando in rassegna i piugrave importanti lavori sullo laquostudio della politica coloniale della Dominanteraquo il pro-fessore di Storia economica constatograve come laquosia nelle opere generali di storia coloniale sia negli studi particolari di storia venetaraquo lrsquoargo-mento non fosse stato sufficientemente approfondito Questa lacuna era dovuta al fatto che lrsquoopera Storia del Commercio Del Levante di

30 Corsivo mio ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 2 programma prov-visorio del Terzo Congresso di Studi coloniali p 3 12-17 aprile 1937 Nel comitato ge-nerale del congresso compaiono i nomi di Rodolfo Graziani Mario Lago Alessandro Lessona e Giuseppe Volpi

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Guglielmo Heyd laquoaveva trattato lrsquoargomento con tale larghezza e si-curezza drsquoinformazione e di vedute da scoraggiare chiunqueraquo Cio-nonostante nel clima imperiale italiano molti storici cominciarono a dedicare attenzione alle colonie veneziane seppur in brevi scritti di carattere occasionale le ricerche si concentrarono su quelle del Mar Nero e del Bosforo laquoaltri buoni articoliraquo avevano come oggetto di studio i possedimenti della Morea del Montenegro di Tunisi laquoas-sai piugrave fortunate invece furono [i lavori] lrsquoisola di Cipro le isole Io-nie ed in primissima linea lrsquoisola di Cretaraquo (Luzzatto 1937 233-40)

Nonostante la relazione consegni un quadro completo della produ-zione scientifica sul fenomeno storico della colonizzazione veneziana per comprendere la posizione in merito di Luzzatto egrave necessario rife-rirsi alla voce enciclopedica laquoLa colonizzazione nel Medioevoraquo che il docente cafoscarino pubblicograve per Treccani nel 1931 Dopo la descri-zione della formazione delle colonie islamiche e nord-europee molto spazio veniva lasciato allrsquoespansione delle cittagrave marinare italiane In un primo momento grazie ai loro commerci marittimi Genova Pisa e Venezia instaurarono delle colonie nelle cittagrave costiere che si avvi-cinavano molto alle laquocolonie antiche dei Feniciraquo concessioni di case e di terre laquonon determinate dalla necessitagrave drsquouna numerosa popola-zione che fosse emigrata in Oriente dalle cittagrave marittime italianeraquo Quello che importava infatti laquoera di aver nelle loro mani dei luo-ghi in cui potessero esercitare liberamente tutte le operazioni com-mercialiraquo senza il lsquodisturborsquo delle potenze rivali o della popolazio-ne laquoindigenaraquo In seguito alla IV crociata (1202-1204) lrsquolaquoespansione colonialeraquo delle potenze marinare italiane in particolare Venezia raggiunse il suo punto culminante Oltre al quartiere veneziano di Costantinopoli che diventograve una laquovera cittagrave autonoma con una densa popolazione immigrataraquo molti possedimenti veneziani iniziarono ad accogliere famiglie provenienti da Venezia o comunque dallo Stato de Tera In questo modo con il raggrupparsi di laquonuclei di popolazio-ne stabile venezianaraquo vennero a formarsi delle vere e proprie colo-nie laquoparagonabili sotto molti aspetti alle colonie europee che si so-no oggi costituite nelle maggiori cittagrave dellrsquoantico Impero ottomano e della Cinaraquo Inoltre alle colonie commerciali e a quelle di popola-mento si affiancarono le laquocolonie di piantagioneraquo nelle quali si ot-tenevano alcune materie prime industriali come cotone e canna da zucchero attraverso laquounrsquoorganizzazione mezzo feudale e mezzo ca-pitalisticaraquo ovvero laquovalendosi del lavoro di coltivatori o di schiaviraquo (Luzzatto 1931 836-8 cf Favero 2006)

Sul fronte interno nelle aule cafoscarine con il nuovo assetto im-periale assunto dallrsquoItalia il tema lsquocolonialersquo pare fosse trattato non solo sotto lrsquoaspetto storico-geografico ma anche quale oggetto di stu-dio per i corsi di Politica economica e finanziaria ed Economia poli-tica tenuti rispettivamente dai professori ordinari Alfonso De Pietri Tonelli e Agostino Lanzillo Tuttavia lrsquoassenza dei programmi degli

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insegnamenti non permette una ricostruzione esaustiva della diffu-sione capillare di una cultura coloniale sempre piugrave specialistica an-che se egrave possibile trarre qualche conclusione in base alle informazio-ni fornite indirettamente da alcuni documenti presenti nellrsquoarchivio storico dellrsquouniversitagrave Per quanto riguarda il corso di Politica eco-nomica e finanziaria la tesi di laurea laquoColonizzazione della Soma-liaraquo (1937) del laureando Mario Brardinelli funge da riflesso delle lezioni impartite dal suo relatore De Pietri Tonelli Concentrando-si sullrsquoaspetto commerciale lo studente si interroga sullo stato del processo di valorizzazione della colonia da un punto di vista politico-commerciale Dopo un quadro generale della situazione il laureando pare dedicare molta attenzione al possibile ruolo che avrebbe potu-to rivestire la Somalia in un prossimo futuro una base italiana per unrsquoespansione commerciale verso lrsquoIndia e la Cina Tuttavia secon-do Brandinelli esistevano delle problematiche che il regime fascista avrebbe dovuto risolvere prima di avviare questo progetto In primo luogo sarebbe stato necessario migliorare le infrastrutture portuali e interne ndash strade ferrovie e canali navigabili successivamente oc-correva indemaniare i terreni ancora sotto il controllo della popola-zione locale e monopolizzare il commercio di banane infine grazie allrsquoinstallazione di Banche di credito agricolo il governo avrebbe do-vuto finanziare delle laquograndi imprese agricoleraquo al fine di aumentare la produttivitagrave dei terreni coltivabili e di conseguenza la loro red-ditivitagrave allrsquointerno del mercato internazionale31

Il corso di Economia politica invece pare non incentrasse il pro-prio programma sulla questione coloniale se si considera come in nessuna delle tesi di laurea prese in esame compaia il nome di Lan-zillo in qualitagrave di relatore Ciononostante secondo il laquopiano dello schedarioraquo del laboratorio di Economia politica corporativa ndash intito-lato a laquoFrancesco Ferrararaquo e ubicato al secondo piano del nuovo pa-lazzo ndash nel 1937 la biblioteca per le scienze economiche e sociali era alquanto fornita di libri che trattavano di laquoeconomia colonialeraquo Re-datto allo scopo di facilitare la ricerca degli studenti lo schedario si suddivideva in sette sezioni Sotto la voce laquoEconomia applicata e politica economicaraquo lrsquoallievo poteva facilmente individuare il mate-riale adatto per approfondire i suoi interessi sulle laquocolonie di singo-li Statiraquo sulle laquocolonie singoleraquo e addirittura sullrsquolaquoeconomia africa-naraquo o nel dettaglio sullrsquolaquoeconomia dellrsquoAfrica Italianaraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 16-18)

Purtroppo le tracce storiche appena commentate non riescono pienamente nellrsquointento di raffigurare il cambio di rotta operato da Carsquo Foscari al fine di porsi sul piano dellrsquoImpero come preannunciato nellrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 La scarsitagrave di documenta-

31 ATCF M Brardinelli laquoColonizzazione della Somaliaraquo 1937

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zione infatti non permette di realizzare un quadro completo dellrsquou-niversitagrave veneziana di quegli anni ndash non almeno dal punto di vista dellrsquoattivitagrave scientifica ndash anche se egrave possibile scorgere lo sforzo conti-nuo di unrsquoistituzione fortemente intenzionata a rimanere competitiva sul panorama accademico nazionale e internazionale Ad ogni modo questa nuova linea dettata come si egrave visto principalmente dal retto-re Lanzillo diede i suoi frutti nel settembre del 1937 Venezia e gli spazi cafoscarini furono scelti per accogliere la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze il raduno annuale de-gli scienziati italiani che nella cittagrave della Serenissima avrebbe dovu-to per volere del governo fascista laquodefinire i caratteri la funzione e i compiti della Societagrave nellrsquoorganizzazione dellrsquoImpero e nellrsquoordi-namento dello Statoraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 4)

Alla presenza del re e imperatore Vittorio III del duca di Geno-va del ministro del lrsquoEducazione Nazionale Bottai del patriarca di Venezia Piazza del presidente del Comitato ordinatore della Socie-tagrave Volpi e del rettore di Carsquo Foscari Lanzillo domenica 12 settembre si svolse lrsquoinaugurazione del congresso nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale32 Il primo a prendere la parola fu Volpi

Il nostro Convegno si ricongiunge idealmente a due altre gran-di spirituali adunate che ben a ragione possiamo definire laquostori-cheraquo al Congresso dei laquoDottiraquo che ebbe luogo nel 1847 in Venezia e che fu lrsquoultimo che precedeacute la fondazione del Regno unitario ita-liano e a quello della Societagrave Italiana per il Progresso delle Scien-ze che si svolse lrsquoanno scorso a Tripoli e che egrave stato il primo dopo la proclamazione del nuovo Impero di Roma [hellip] Ecco percheacute Ve-nezia vi ha accolto e vi accoglie con fraternitagrave spirituale [hellip] Fu questa cittagrave che dopo lrsquooscuro travaglio medievale fece assurge-re ad epopea la rinascita della potenza navale e coloniale italia-na (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)33

Il convegno riprendeva al contempo due fasi storiche il risorgimento veneziano e la fondazione dellrsquoImpero italiano che permisero da un lato di sbarazzarsi definitivamente dellrsquoinvasore straniero e dallrsquoaltro di ridare allrsquoItalia e a Venezia la dimensione imperiale che le spetta-va Cosigrave come Volpi lo stesso Bottai aprigrave i lavori del congresso con-tinuando ad alimentare il mito della Serenissima con il discorso laquoLrsquoi-

32 ASIL Giornale Luce B1170 laquo26deg riunione della societagrave italiana per il Progresso delle scienzeraquo Venezia 22 settembre 1937 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-webdetailIL5000022722226-riunione-della-societa-italiana-progresso-scienzehtml (2017-12-19)33 Durante il congresso dei laquoDottiraquo del 1847 ndash la IX riunione della Societagrave Italiana delle Scienze ndash Antonio Sagredo presentograve la sua opera Venezia e le sue lagune (Povo-lo 2000)

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dea imperiale in Roma e la continuitagrave della sua tradizioneraquo (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)34

In questrsquoatmosfera iniziarono le esposizioni dei congressisti che si sarebbero svolte presso il Centro Volpi di Elettrologia nellrsquoappena restaurato palazzo Vendramin Calergi e in larga parte a Carsquo Fosca-ri Ogni discussione era inquadrata in uno dei sei temi proposti dal comitato ordinatore il primo prevedeva degli approfondimenti sugli aspetti culturali storici politici marittimi e militari che si ricolle-gavano allrsquoorigine e allo sviluppo dellrsquoidea imperiale in Italia laquocon particolare riguardo allrsquoazione di Venezia ed ai rapporti col prossimo Orienteraquo il secondo si concentrava sullrsquoorganizzazione nazionale del-le ricerche il terzo tema diede spazio al dibattito sul potenziamen-to tecnico della Stato per il raggiungimento della sua indipendenza economica il quarto indagograve gli aspetti del problema agrario e zoo-tecnico nazionale e imperiale il quinto diede largo risalto al proble-ma biologico nazionale lrsquoultimo infine dibatteacute sullrsquoorganizzazione giuridica economica e sociale italiana in rapporto ai nuovi organi-smi corporativi e alla loro elevazione sul piano imperiale35

Nonostante la presenza di un solo professore cafoscarino tra i relatori ndash de Pietri Tonelli tenne una comunicazione su laquoI diagram-mi della politica economica del Fascismoraquo allrsquointerno dellrsquoultimo te-ma ndash la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze rappresentograve una vetrina importantissima per lrsquoIstituto nel-la quale ribadire la sua funzione a servizio della cittagrave e dellrsquoimpero italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6) Lo stesso Carlo Anti ret-tore dellrsquouniversitagrave di Padova nel suo intervento laquoLa funzione poli-tica delle Universitagrave della Serenissima a Padovaraquo parve sottolineare in un parallelismo storico il debito culturale che ancora lrsquoistituzio-ne accademica padovana aveva nei confronti delle tradizioni stori-che della Serenissima Infatti quando Padova cadde sotto il domi-nio veneziano secondo Anti la Repubblica si impegnograve fin da subito alla nascita di

unrsquouniversitagrave moderna libera da ogni vincolo ma strumento di Stato per la preparazione dei cittadini per lrsquoincremento dellrsquoeco-nomia e per la diffusione della cultura nazionale allrsquoestero pre-messa indispensabile questa di ogni predominio politico ed eco-nomico (Gazzetta di Venezia 15 settembre 1937)36

34 Non egrave un caso che lrsquoinaugurazione del congresso fu organizzata nella Sala degli Scrutini dove il 27 ottobre 1866 si svolse lo scrutinio dei risultati del plebiscito per lrsquoannessione del Veneto al Regno drsquoItalia35 ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze 12-18 settembre 1937 36 La relazione di Carlo Anti srsquoinseriva allrsquointerno del tema di carattere storico-ar-cheologico su Venezia e la sua azione nel laquoprossimo Orienteraquo Nella stessa sezione in-

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Viste le circostanze dalla XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze Carsquo Foscari non poteva non uscire rafforzata nel prestigio e nel sostegno alla sua attivitagrave scientifica e soprattut-to a quella di carattere formativo LrsquoOltremare infatti rappresen-tava per gli studenti unrsquoopportunitagrave lavorativa e lrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio era in grado di fornire non solo le compe-tenze professionali necessarie ma anche rapporti diretti con le so-cietagrave nazionali e veneziane maggiormente implicate nel progetto co-loniale italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6)37

35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari

Nonostante si fosse iscritta al corso di studi per la laurea in Lingue e letterature moderne di Carsquo Foscari verso la fine del suo percorso universitario la studentessa Teresa Petracco stanca degli sforzi pro-fusi fino a quel momento nello studio confessograve nel suo diario perso-nale di aver preso in considerazione lrsquoidea di andare a laquotrovare po-sto in Africaraquo per iniziare la carriera lavorativa (Bellina 2018)38 Con il diploma liceale infatti una ragazza italiana volenterosa di parti-re per lrsquoOltremare poteva facilmente ambire a una posizione lavo-rativa nelle scuole primarie oppure dentro qualche agenzia di stam-pa (Spadaro 2013) Del resto lrsquolaquoImpero del lavororaquo aveva bisogno di braccia e in questo senso lo sguardo introspettivo di Teresa Petrac-co che fuoriesce dal suo ego-documento risentigrave quasi sicuramente dellrsquoincessante propaganda imperiale condotta dal regime dato che come si egrave visto nel secondo capitolo fra il 1936 e il 1940 la figura del-la donna italiana andava rivestendo un ruolo sempre piugrave importan-te nei progetti coloniali Accanto a questa relazione verticale nella quale lo Stato cercava di manipolare la coscienza del cittadino rive-

tervennero i professori Roberto Cessi con laquoIl ricordo di Roma nelle istituzioni e nelle direttive politiche di Veneziaraquo Aristide Calderini con laquoRomanitagrave e Cristianesimo in Aquileiaraquo Augusto Guzzo con laquoLrsquoidea imperiale nei pensatori cristiani da S Agostino a Danteraquo Giovanni Soranzo laquoVenezia e le repubbliche marinare italiane nella storia della crociataraquo Roberto Almagiagrave con laquoIl contributo di Venezia alla conoscenza dellrsquoA-fricaraquo Carlo Tagliavini laquoI rapporti di Venezia collrsquoOriente Balcanicoraquo ASCF serie ret-torato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze12-18 settembre 193737 In quel periodo allrsquointerno del consiglio di amministrazione entrarono a far parte ad esempio Marco Ara direttore generale delle Assicurazioni Generali di Venezia Mar-co Barnabograve Amministratore Delegato della Societagrave Alluminio Veneto Anonima (SAVA) e presidente della Societagrave Italiana Refrattari Marghera (SIRMA) 38 Venezia Archivio Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della societagrave contemporanea (IVESER) laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Te-resa Petracco 29 dicembre 1939

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stirono una parte importante quei rapporti orizzontali che la studen-tessa intessette con i propri compagni e compagne di studi Difatti il breve sfogo di Teresa Petracco sembra rivelare un microcosmo stu-dentesco dentro al quale lrsquoAfrica rappresentava un orizzonte di pen-siero comune una possibilitagrave professionale ed esperienziale da va-gliare39 Anche le tesi di laurea a modo loro possono ritenersi degli ego-documenti sebbene ricalchino perlopiugrave modelli predefiniti Non egrave inconsueto trovare spunti personali o brevi espressioni autobiogra-fiche nelle introduzioni dove solitamente si concede allo studente di riportare le motivazioni che lo hanno portato a scegliere di appro-fondire quel preciso argomento Come ad esempio Roberto Gmneir giovane studente interessato a descrivere da un punto di vista ge-ografico il Benadir una regione della Somalia dove il laureando di Ricci sperava laquodi esercitare la sua azione in un giorno non lontanoraquo40

Uno dei contatti piugrave ravvicinati che gli studenti potevano avere con il mondo coloniale era dato dai reduci Nel corpo studentesco que-sti ultimi godevano di grande visibilitagrave sia per il loro immediato in-quadramento nella milizia universitaria o nel GUF sia per i privilegi di cui poterono godere una volta rimessisi sui libri Appelli straor-dinari e votazioni mediamente piugrave alte erano solo alcuni dei servigi che il regime mediante le universitagrave poteva dare ai giovani ex com-battenti41 Parallelamente al processo di irreggimentazione militare delle universitagrave voluto da Bottai anche in cattedra furono chiamati soggetti che avevano vissuto la guerra in prima persona solitamen-te per tenere insegnamenti esterni rispetto al piano di studi univer-sitario A tal proposito sul finire del 1936 laquonellrsquointento di giovare a quanti si recheranno in AOraquo Lanzillo accettograve la proposta provenien-te dalla presidenza del Circolo Filologico di Venezia di istituire un corso di Lingua amarica lrsquoidioma principale parlato in Etiopia Lrsquoin-segnante venne individuato nella persona di Enrico Ricchetti un te-nente reduce dalla campagna africana che laquotenne giagrave simili corsi a Bologna e a Ferrararaquo42 Allrsquointerno della programmazione curricula-re universitaria invece lrsquointroduzione del corso biennale di Cultu-

39 Una delle particolaritagrave principali dellrsquoego-documento egrave di essere al contempo te-stimonianza della soggettivitagrave individuale e delle appartenenze socioculturali (Caffie-ro 2010) 40 ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 Prefazione41 Come esempio vedi ASCF serie rettorato scatole lignee b 34 fasc 3 circolare ministeriale per le agevolazioni agli studenti universitari reduci dallrsquoAOI 6 marzo 1937 42 Archivio Storico Carsquo Foscari serie rettorato scatole lignee b 30B fasc 1 comu-nicazione dattiloscritta del Circolo filologico di Venezia 14 dicembre 1936 Il Circolo fu fondato nel 1901 con lrsquoobiettivo di diffondere la conoscenza delle lingue percheacute co-me egrave sottolineato nello statuto laquola conoscenza delle lingue straniere e moderne oltre essere ornamento dellrsquointelletto egrave anzitutto un bisogno in quasi ogni ramo ed impiego di commercioraquo ma piugrave specificatamente per una cittagrave come Venezia laquoove i forestieri convergono a migliaiaraquo (Zorzi 2012 54)

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ra Militare portograve ad accogliere nel corpo docente dei soldati prestati allrsquouniversitagrave oppure professori portati allrsquoinsegnamento ideologico e dotati di una retorica incisiva Anche a Carsquo Foscari dallrsquoAnno Ac-cademico 1936-1937 tutti gli iscritti di sesso maschile furono obbli-gati a frequentare le lezioni di Giuseppe Liguori Preside del IVdeg R Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Vicenza (Annuario 1936-37 Signori 2011)43 Le donne invece ne erano esentate anche se questa divisione di genere sembra non fosse seguita rigidamente visto che Teresa Petracco partecipograve a una delle lezioni riportando-ne le proprie impressioni nel diario il giorno 19 dicembre del 1937

Ho assistito ieri ad una lezione di cultura militare Rivedo anco-ra colui che lrsquoha tenuta un tipo strano e interessante ma nellrsquoin-sieme un commediante Parlava bene sapeva incatenare lrsquoatten-zione sembrava molto istruito Un uomo ancora piacente dal viso lungo e magro gli zigomi sporgenti non slavi perograve ma meridiona-li Si infiammava ad ogni argomento appariva minaccioso quan-do difendeva unrsquoidea che magari non aveva alzava ed abbassa-va la voce ad effetto corrugava la fronte unendo le sopracciglia foltissime e nere diventava improvvisamente cupo Poi cambia-va tono Quando ci sottraemmo al suo fascino capimmo quanto di ciarlatanesco ci fosse nel suo atteggiamento Ci sembrograve piugrave che altro un attore

Parlograve del ldquovolontarismordquo con la sua particolare arte Egli pose questo fenomeno al di sopra perfino dellrsquoamor di patria o di par-tito E lo commentograve cosigrave ldquoEgrave un fenomeno che si verifica nelle ani-me esaltate destinate al martirio anime mistiche assetate di sa-crificio che possono trovare dovunque il loro idealerdquo

Il docente fece una carrellata sulla storia da Napoleone alle re-centi guerre in Africa e Spagna Lrsquoincentivo primo era stato na-turalmente la liberazione drsquoItalia ma non mancavano quelli che erano andati a combattere in terra straniera come Santorre di Santarosa e Garibaldi Crsquoerano anche esempi di eroismo collet-tivo quello del popolo italiano polacco e ungherese Esempi piugrave strani erano quelli di popoli che andavano a combattere addirit-tura per i nemici della patria (nella Francia del lsquo70 (sic)) o dei vo-lontari che si erano uniti alle popolazioni africane In genere era-no degli esaltati In sintesi dei folli

Per quel che riguarda la guerra di Spagna egli si soffermograve sul-le ideologie senza menzionare la Legione ldquoGaribaldirdquo che aveva

43 In realtagrave nelle aule universitarie veneziane le lezioni di cultura militare presero inizio giagrave a partire dallrsquoAnno Accademico 1935-1936 anche se a tenerle vennero chia-mati lrsquoammiraglio di divisione Federico Staccoli Castracane degli Antelminelli il ge-nerale dellrsquoAereonautica Luigi Faronato i tenenti colonelli di Stato Maggiore Oscar Ul-rich e Gumo Cesarini

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aiutato i rossi Lui certamente si entusiasmava srsquoinfiammava si agitava a comando Predicava in favore di quelli che il regime gli imponeva di difendere Da quella lezione uscimmo come dalla vi-sione di un film in cui il protagonista era riuscito ad avvincerci la vicenda ci aveva emozionato ma che finiva su di un telone sen-za lasciare traccia44

Malgrado lrsquoesperienza personale della studentessa di Lingue e lette-rature moderna la lezione probabilmente fece breccia nelle coscien-ze dei suoi colleghi maschi rimasti colpiti dalla laquoparticolare arteraquo dellrsquoinsegnante

Entrando nel suo settantesimo anno di vita (1868-1938) Carsquo Fosca-ri cominciograve a proporre una formazione adeguata agli allievi interes-sati a intraprendere una carriera nelle colonie dopo quasi un biennio durante il quale lrsquoIstituto aveva cercato di strutturarsi secondo i nuo-vi obiettivi imperiali Le conferenze continuarono a scandire il calen-dario accademico il 30 marzo nella sala delle conferenze Egilberto Martire professore di Storia delle Missioni nellrsquoIstituto Orientale di Napoli tenne la conferenza laquoGuglielmo Massaia pioniere drsquoItalia in Etiopiaraquo Secondo lo studioso la figura del missionario diede avvio al-la storia coloniale dellrsquoItalia poicheacute esortograve laquogli italiani a compiere il loro dovere missionario verso lrsquoEtiopia predestinataraquo Il 19 maggio ancora toccograve invece al professore Pietro Silva dellrsquoUniversitagrave di Ro-ma discutere sullrsquoaccordo imperiale che lrsquoItalia stipulograve con lrsquoInghilter-ra il 16 aprile del 1938 garantendosi in questo modo la libera circo-lazione nel Mar Mediterraneo (Bollettino marzo-giugno 1938 13-14)

Con lrsquoimperversare della guerra civile in Spagna per lrsquoAnno Acca-demico 1938-1939 Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento di Lingua e lette-ratura spagnola una cattedra dal laquosignificato morale e politicoraquo vi-sto il laquomomento storico che segna una intima ripresa delle relazioni politiche con il grande popolo iberico rigenerato nella dura guerra ci-vileraquo Nello stesso anno inoltre il Consiglio Accademico deliberograve di ritoccare il programma di studi del Magistero di Economia e diritto integrando il corso di Economia politica corporativa con un corso di Storia delle dottrine economiche e uno di Economia coloniale Lan-zillo in qualitagrave di rettore commentograve cosigrave lrsquoinserimento del primo sa-pere coloniale a Carsquo Foscari laquoognuno intende la importanza di que-sto ultimo insegnamento e lrsquoopportunitagrave di inserirlo nel Magisteroraquo un percorso curriculare che laquotende a preparare i futuri funzionari dello Stato in una Italia che ha grandissimi interessi nel Continente

44 IVESER laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Teresa Petrac-co 19 dicembre 1937

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africanoraquo (Annuario 1938-39 20-2)45 Dellrsquoinsegnamento purtroppo non si conosce molto se non che fosse tenuto dal professore Manlio Resta un economista dal curriculum accademico illustre anche se al tema coloniale dedicograve solo qualche pubblicazione (Bollettino set-tembre-ottobre 1937)

Intanto la svolta razzista antisemita intrapresa dal regime si ri-flesse anche nellrsquoattivitagrave scientifica delle universitagrave italiane come riferisce Bottai nella circolare laquoInsegnamenti riguardanti la razzaraquo inviata ai rettori delle universitagrave italiane il 22 ottobre 1938 (Gali-mi 2009 31)

Dopo la conquista dellrsquoImpero la nostra concezione razzistica srsquoimpone come uno dei fondamentali cardini sui quali si deve svol-gere lrsquoattivitagrave del popolo italiano al qual fine diventa indispensa-bile la formazione di una nostra salda profonda coscienza raz-ziale Spetta allrsquoUniversitagrave italiana come alla piugrave alta fonte di cultura e di forza spirituale il dovere e lrsquoonere di formare questa nuova coscienza46

Infatti parallelamente alle laquovariazioni nel Corpo docenteraquo che co-strinsero alla messa a riposo forzato i professori di laquorazza ebraicaraquo Gino Luzzatto Adolfo Ravagrave ndash incaricato di Istituzioni di Diritto priva-to ndash e Gustavo Sarfatti noncheacute lrsquoassistente di cattedra Elsa Campos Carsquo Foscari al pari delle altre universitagrave italiane procedette a poten-ziare lrsquoofferta curriculare immettendo degli laquoinsegnamenti concer-nenti il problema della razzaraquo47 In realtagrave la circolare ministeriale predetta lasciava la possibilitagrave di porre una diversa denominazione a corsi giagrave contemplati nellrsquoordinamento didattico Fu cosigrave che lrsquoIsti-tuto Superiore di Economia e Commercio di Venezia decise di mo-dificare solo la dicitura del corso di Demografia generale in Demo-grafia generale e Demografia comparata delle razze Drsquoaltronde per unrsquouniversitagrave che offriva una formazione nei campi economico-com-merciale e filologico-letterario risultava assai difficile attivare nuo-vi corsi affini a tematiche biologiche quali Antropometria generale e antropometria comparata delle razze Statistica sanitaria generale e statistica sanitaria comparata delle razze Biologia delle razze uma-ne (Annuario 1938-39) Inserito fra gli insegnamenti complementari

45 Oltre al corso di Economia coloniale erano previsti nellrsquoanno di Magistero gli in-segnamenti di Economia politica corporativa Storia delle dottrine economiche Con-tabilitagrave di Stato Diritto civile Diritto processuale civile Diritto e procedura penale Diritto amministrativo Diritto corporativo46 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 circolare ministeriale laquoInse-gnamenti riguardanti la razzaraquo 22 ottobre 193847 Oltre ai professori e allrsquoassistente Campos le leggi razziali contribuirono al pen-sionamento di Olga Blumenthal Secreacutetant lrsquoanziana lettrice di Tedesco (De Rossi 2005)

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nel percorso di studi del corso di laurea in Economia e Commercio il corso Demografia generale e Demografia comparata delle razze pre-vedeva che gli studenti approfondissero i seguenti argomenti

La popolazione come aggregato funzioni biologiche e sociali del-la popolazione Lo stato e il movimento demografico nei diversi gruppi nazionali e razziali Le teorie moderne sullo sviluppo del-la popolazione La questione della popolazione negli stati moder-ni con particolare alla politica demografica del governo fascista48

Il programma cosigrave stilato dal professore Albino Uggeacute era indirizzato allrsquoispettore superiore del Ministero dellrsquoEducazione Nazionale Et-tore Raymondi il quale aveva il compito di rilevare lrsquoofferta didat-tica inerente al problema della razza di tutte le universitagrave italiane Entrando piugrave nel dettaglio perograve in una comunicazione interna allrsquoI-stituto veneziano lo stesso professore comunicograve al direttore ammini-strativo Samuele Fusco che il Laboratorio di Statistica da lui guidato a partire dal 1939 avrebbe fatto condurre agli studenti laquoricerche di demografia costituzionalisticaraquo dirette a porre in evidenza eventua-li laquorelazioni fra struttura corporea e forme morboseraquo con particola-re attenzione laquoa determinare la frequenza delle forme neoplastiche fra i diversi tipi morfologiciraquo49

Anche se lrsquoinsegnamento riguardante la razza fosse sostanzial-mente uno ndash peraltro non obbligatorio ndash si presume che anche altri corsi plasmarono i propri programmi sulla base delle nuove esigen-ze imperiali I piugrave ricettivi in tal senso furono verosimilmente gli in-segnamenti geografici da sempre adatti a utilizzare categorie anali-tiche volte a lsquoinferiorizzarersquo lrsquoAltro50 Cosigrave nella sua tesi di geografia fisica e sociale il giagrave citato studente Roberto Gmneir poteva conclu-dere la sua disamina sul comportamento da tenere nei confronti del-le popolazioni somale

Conoscere lo spirito di un popolo significa aver trovato lrsquoarma di conquista assoluta incontrastata e duratura Cosigrave di fronte a un popolo ribelle e predone di razza impura e bassa privo di una sto-ria propria di una propria intelligenza che non sa ammirare altro che la forza lrsquoarma di conquista saragrave il pugno di ferro continua

48 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 programma del corso demo-grafia generale e demografia comparata delle razze senza data49 ASCF serie rettorato scatole lignee b 23 fasc 4 comunicazione dattiloscritta diretta al Cav Fusco 17 luglio 39 50 Oltre al corso di Geografia economica dallrsquoAnno Accademico 1939-1940 il Con-siglio Accademico di Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento complementare di Storia delle esplorazioni geografiche tenuto probabilmente dallrsquoassistente di Ricci Candida (An-nuario 1939-40)

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dimostrazione della propria superioritagrave su di esso e noi vedremo questo popolo fare da principio come il cane ringhioso ma che fi-niragrave poi col leccare la mano del padrone [Al contrario] Se un po-polo egrave fiero non selvaggiamente ma della nobiltagrave sua che non tol-lera padrone la nazione conquistatrice srsquoimporragrave soltanto con il commercio con lrsquoedilizia con le opere di civiltagrave in genere facendo diffusione non forzata delle sue idee e dei suoi elementi di civiltagrave51

Il dispositivo razzista inoltre a partire dal 1939 era alimentato an-che dal GUF locale il quale seguendo le direttive provenienti dalla segreteria nazionale svolse la sua attivitagrave culturale esclusivamente sui temi laquoImpero Razza e Autarchiaraquo come pare preannunciare il monito lanciato ai suoi pari etagrave dal segretario Dorigo durante la ce-rimonia inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1938-1939

Sulla questione ebraica [hellip] voi dovrete essere allrsquoavanguardia per ortodossia ed intransigenza Non intendo addentrarmi nella trat-tazione del problema che viene quotidianamente ed eloquentemen-te illustrato ma se qualcuno di voi avesse ancora qualche forma di sentimentalismo fuori posto saragrave bene che questo qualcuno ricordi che una fede che si abbraccia non si discute e che non si puograve dimenti-care il giuramento che lega a questa fede (Annuario 1938-39 38-9)52

Tralasciando per il momento la diffusione della laquocoscienza razzialeraquo allrsquointerno del corpo docente e studentesco si puograve constatare come a Carsquo Foscari fra il 1938 e il 1940 lrsquoargomento coloniale fosse anco-ra una volta un oggetto di studio caro principalmente al professore Ricci le tesi di laurea discusse nello stesso periodo di tempo denota-no come lrsquoEtiopia la Libia la Somalia ndash ma anche Rodi ndash suscitasse-ro il vivo interesse degli allievi del docente di Geografia economica La stessa cosa invece non si puograve affermare per il corso di Economia coloniale per via del fatto che il Magistero diversamente dal corso di laurea non prevedeva la stesura di una tesi bensigrave una prova scrit-ta da concludere entro 6 ore una prova orale e una lezione pubblica tutti documenti dei quali non egrave rimasta alcuna traccia tra gli scaffa-li dellrsquoarchivio universitario

Una volta terminata lrsquouniversitagrave il laureato era pronto a inoltrar-si nel mondo del lavoro Nella bacheca di Carsquo Foscari e in quella del

51 Anche se non specificato probabilmente il relatore era Ricci ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 8-9 52 Rispetto ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte organizzati a Venezia nel 1936 che misero in luce la difficile penetrazione del GUF a Carsquo Foscari tre anni dopo gli iscrit-ti allrsquoassociazione goliardica locale erano 810 su 1684 studenti totali ASCF serie ret-torato scatole lignee b 282 fasc 4 parte integrativa riferentesi ai quesiti di cui al questionario B annesso alla circolare ndeg 2069 del 21 maggio 1939

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GUF solitamente venivano affissi bandi di concorso o offerte lavora-tive Molto spesso queste ultime provenivano da societagrave commercia-li con sede allrsquoestero che consideravano lrsquoIstituto veneziano la scuo-la ideale per la formazione del profilo professionale richiesto Il 28 gennaio 1938 la Societagrave Italiana Coloniale di Roma unrsquoorganizza-zione commerciale fondata nel 1899 e avente moltissime agenzie in diverse colonie italiane e estere richiese al rettore Lanzillo di indi-care dei laquogiovani laureati di solida preparazione di robusta costitu-zione fisica volenterosi e naturalmente inclinati allrsquoattivitagrave mercan-tileraquo al fine di poterli contattare per offrirgli laquounrsquoottima pratica di perfezionamentoraquo Circa due mesi dopo allrsquoappello rispose Nazzare-no Paoletti laureatosi il 26 ottobre 1937 in Economia e Commercio discutendo la tesi di laurea laquoLa politica demografica del fascismoraquo grazie alla quale ottenne addirittura la lode Pur non conoscendo lrsquoe-sito della vicenda si suppone che lrsquoex studente di Carsquo Foscari abbia ottenuto lrsquoimpiego poicheacute nei pochi dati che consegnograve alla segrete-ria di Carsquo Foscari sottolineograve non solo il fatto di esser iscritto al PNF ma anche di poter laquoservire qualsiasi localitagraveraquo53

Per altre opportunitagrave lavorative gli studenti dovettero probabil-mente sfruttare le borse di studio e di viaggio che molte societagrave pro-muovevano per condurre delle ricerche allrsquoestero in grado di aprire nuovi canali commerciali o ribadire una volta di piugrave il legame seco-lare che intrecciava Venezia allrsquoOriente Il mito della Serenissima infatti continuava ad aggirarsi fra i banchi cafoscarini tantrsquoegrave che la porta drsquoingresso dellrsquoIstituto veneziano ricordava agli studenti la laquoSublime Portaraquo ottomana54

36 Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale

La costituzione dellrsquoImpero italiano in Africa non distolse Carsquo Fosca-ri dalle sue vere ambizioni creare degli operatori commerciali capa-ci di allargare lrsquoinfluenza economica italiana nellrsquoAdriatico e nel Me-diterraneo orientale Del resto il mito della Serenissima continuava a fungere da riferimento per quanti volevano comprendere le nuo-

53 ASCF serie rettorato scatole lignee b 13 fasc 1 comunicazione dattiloscritta della Societagrave Coloniale Italiana al rettore Lanzillo 28 gennaio 1938 Nello stesso fa-scicolo comunicazione dattiloscritta del rettore Lanzillo con indicazione dello studen-te prescelto 18 marzo 1938 biglietto manoscritto da Paoletti Nazzareno senza data54 Per quanto riguarda le borse di studio e di viaggio si veda lrsquoesempio dei finanzia-menti elargiti in favore dei laureati di Economia e Commercio dalla SADE e dal laquomu-nifico spirito di venezianitagrave del Conte Volpi di Misurataraquo (Annuario 1939-1940 26) Il termine laquoSublime Portaraquo compare spesso nelle pagine di diario di Teresa Petracco in riferimento alla porta drsquoentrata di Carsquo Foscari

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ve ambizioni imperiali dellrsquoIstituto cosigrave come pare indicare il retto-re Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1937-1938

Il nostro Istituto nacque quando lrsquoItalia stava per esaurire il fati-coso sforzo della sua ricostruzione unitaria Sorse a Venezia allrsquoin-domani del plebiscito come pegno e presagio di rinascita dellrsquoA-driatico verso lrsquoantica grandezza ad opera di un grande Siciliano economista sommo ed assertore eroico delle piugrave alte qualitagrave del-lo spirito umano Francesco Ferrara Oggi lrsquounitagrave egrave granitica in confini insormontabili e lrsquoItalia guarda al suo Impero come ad un retaggio piugrave vasto e mentre il mondo egrave inquieto e l lsquoOriente che fu di Venezia egrave percorso da profonde scosse a noi piace immagi-nare che in questa ora fremano nei loro avelli con gli antichi Im-peratori di Roma i grandi Dogi di Venezia come per incoraggiare e rafforzare lrsquoerculeo sforzo del Capo che in Roma tesse la gran-de tela e da Roma dirige lrsquoItalia nella sua sicura ed inarrestabile ascensione (Annuario 1937-38 28)

Nonostante lrsquoItalia intera guardasse allrsquoAfrica orientale da Carsquo Fo-scari lrsquoattenzione era rivolta anche a quellrsquoOriente laquopercorso da pro-fonde scosseraquo situazione ideale per poter allargare la propria in-fluenza economica-commerciale In questrsquoottica professori e studenti riversarono grande importanza sulla laquotesta di ponteraquo Rodi la colo-nia italiana protesa verso mercati appetibili come quello turco si-riano palestinese ed egiziano55 Infatti come convenne lo studente Gustavo Trevisan nella sua tesi di laurea laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo (1938) sotto lrsquoa-bile guida del relatore Ricci lrsquoarcipelago laquosi presta ad assolvere una molteplicitagrave di funzioni importantissime funzione commerciale fun-zione culturale e funzione politico-militareraquo56 Per questa ragione a livello giuridico quella di Rodi avrebbe dovuto essere denominata non tanto colonia economica e di sfruttamento comrsquoerano invece i possedimenti drsquoOltremare bensigrave colonia laquostrategicaraquo Drsquoaltra parte nellrsquoorganizzazione dello spazio vitale del Mediterraneo lrsquoarcipela-go svolgeva una duplice funzione allargare lrsquoinfluenza italiana e fa-scista in Oriente in modo tale da destabilizzare lrsquoegemonia inglese e francese e allo stesso tempo ricoprire il suo ruolo storico di laquosen-tinella avanzata dellrsquoitalianitagraveraquo57

55 ATCF R Buseghin laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Mediterraneo Orienta-leraquo 1937 24 Relatore Ricci 56 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 1-2 Relatore Ricci57 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 45-46 Relatore Ricci

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Malgrado la soppressione della sezione diplomatico-consolare dunque la tradizione accademica cafoscarina sembra confluire nel corso di laurea in Economia e commercio una riappropriazione iden-titaria ndash seppur sotto altre spoglie ndash che il Consiglio Accademico por-tograve avanti con forza soprattutto dopo la conquista italiana dellrsquoAlbania In questo senso emblematica appare lrsquoinserimento nel piano studi dellrsquoAnno Accademico 1939-1940 degli insegnamenti di Lingua ara-ba Lingua albanese e Lingua serbo-croata (Annuario 1939-40 42) Come si egrave visto anche nella parte finale del terzo capitolo il rilancio dellrsquoimperialismo orientale rimise in moto la macchina mitopoietica di Venezia desiderosa ora piugrave che mai di ripercorrere i propri fasti passati Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale lrsquoimpegno di formare una classe dirigente capace di governare il nuovo ordine me-diterraneo che si stava prospettando si rese alquanto urgente Infat-ti almeno secondo quanto sosteneva la propaganda fascista il nuovo conflitto europeo rappresentava unrsquooccasione per la redenzione dei Balcani dallrsquoegemonia inglese e francese portandoli di conseguen-za sotto lrsquoinfluenza economica e culturale italiana Per questa ragio-ne come riferigrave il nuovo rettore DellrsquoAgnola questa laquoguerra di libe-razioneraquo laquodiretta a spezzare una volta per sempre le catene che per troppo tempo hanno tenuto lrsquoItalia prigioniera nel suo mareraquo era vis-suta intensamente da Venezia laquoche nei mari fu per secoli dominatri-ceraquo (Annuario 1940-41 19 Rodogno 2003)

Con la vittoria delle potenze dellrsquoAsse che si faceva via via sempre piugrave probabile il progetto fascista di rifondare gli equilibri europei e mediterranei sembrava concretizzarsi delineando una situazione fa-vorevole alle aspirazioni imperiali di Venezia Lrsquoannessione allrsquoItalia della Slovenia della Dalmazia e del Montenegro infatti convinsero il vicepresidente dellrsquoISA Mocenigo e il prorettore Alfonso de Pietri-To-nelli a dar vita in seno a Carsquo Foscari nellrsquoottobre del 1942 alla Scuola di perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgi-mento dellrsquoattivitagrave economica nellrsquoEuropa Sud-orientale e nel Levante (IESOL) un biennio di perfezionamento a cui sarebbero stati ammes-si i laureati delle discipline scientifiche inerenti il campo economico sociale diplomatico e agrario (Annuario 1941-42 1942-43 27)58 Mi-rando ad assicurare a laquoVenezia industriale e marinararaquo un ruolo di primo piano laquonellrsquoEuropa di Domaniraquo lrsquoiniziativa si poneva lrsquoobietti-vo laquodi preparare per il dopoguerra i dirigenti dellrsquoespansione econo-mica veneziana ed italiana nellrsquoEuropa sud-orientale e nel Levanteraquo (Bollettino gennaio-aprile 1943 7) Il piano di studi sembra conferma-

58 Il progetto IESOL in realtagrave prese piede giagrave tra il 1940 e il 1941 allrsquointerno dellrsquoI-SA Successivamente per accelerarne i tempi Volpi presentograve lrsquoiniziativa direttamen-te al ministro dellrsquoEducazione Bottai e a Mussolini ricevendo lrsquoapprovazione e assicu-randosi anche il finanziamento della Confederazione degli Industriali (Bollettino gen-naio-aprile 1943)

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re questrsquointenzione Gli insegnamenti fondamentali che si sarebbero tenuti a partire dallrsquoAnno Accademico 1943-1944 nelle aule di palaz-zo di Rio Novo erano i seguenti Merceologia applicata ai prodotti di scambio Geografia economica Tecnica della produzione dellrsquoimpor-tazione e dellrsquoesportazione industriale Tecnica della banca Tecnica del commercio interno ed internazionale Tecnica dei sistemi e dei re-golamenti monetari Tecnica dei trasporti e delle istituzioni ausiliare del commercio Politica economica applicata Statistica economica e demografica Regimi costituzionali e pubbliche amministrazioni Di-ritto privato Tutela del credito e diritto cambiario Sistemi tributari e doganali A questi la cui denominazione completa prevedeva lrsquoaggiun-ta della specifica laquodellrsquoEuropa sud-orientale e del Levanteraquo lo studente doveva aggiungere un corso di lingua a scelta fra lrsquoalbanese lrsquounghe-rese il rumeno il serbo-croato il bulgaro lo sloveno il russo lrsquoara-bo il turco e il greco moderno piugrave uno dei corsi pratici di lingua fra il tedesco lrsquoinglese e il francese (Bollettino maggio-agosto 1943 27-8)

Tuttavia i preparativi per lrsquoavvio della Scuola andavano a rilento complice la morte di uno dei principali promotori Mocenigo Infine con la caduta del fascismo il 25 luglio e la conseguente interruzione del canale diretto fra Volpi e lrsquoestablishment politico e industriale na-zionale vennero meno le condizioni ideologiche economiche e geopo-litiche sulle quali era nata lrsquointenzione di fondare una Scuola di profes-sionisti nel settore commerciale e industriale per lrsquoarea sud-orientale

Col finire della guerra per Carsquo Foscari non era piugrave il tempo di guar-dare al di lagrave dellrsquoAdriatico Nel cortile di quella che doveva essere la sede del museo e della biblioteca dello IESOL Carsquo Giustinian dei Ve-scovi lrsquo11 novembre del 1946 il rettore Luzzatto da poco reintegra-to nel corpo docente inaugurograve il laquoSacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigianaraquo tuttora presente Al centro della composizione artistica si erge la figura di una donna sofferente la Niobe La sua storia parla di una madre talmente orgogliosa dei suoi figli da con-siderarsi piugrave feconda della dea Leto la madre di Artemide e Apollo A causa della sua superbia perograve la Niobe fu punita con lrsquouccisione di tutta la sua prole un dolore immenso che la trasformograve in pietra e per il quale non smise mai di piangere Le lacrime versate vengo-no raccolte simbolicamente da una vasca collocata alla base della statua scolpita da Napoleone Martinuzzi Mentre si copre il volto e gli occhi con le braccia il corpo della donna dagrave le spalle al muro do-ve sono apposte le lapidi con incisi i nomi dei docenti e degli studen-ti dellrsquoIstituto caduti in tutte le guerre e nella laquolotta partigianaraquo la Prima guerra mondiale la guerra drsquoEtiopia la guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale (Paladini 2002)

Agli occhi di chi aveva vissuto la stagione imperiale di Carsquo Fosca-ri quel Sacrario significava lrsquoinfrangersi di un sogno e la separazio-ne da un mito che fino a quel momento aveva guidato le aspirazioni dellrsquoIstituto e di Venezia

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Figura 1 Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia 19 gennaio-12 febbraio 2017 Venezia Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone

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Figura 2 Gagliardetto offerto dal Fascio di Mestre al 51mo Battaglione Eritreo Ficeacute (Scioa) 28 febbraio 1937 Venezia Il Gazzettino Illustrato

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Figura 3 Pubblicitagrave della Societagrave Adriatica di navigazione 1937-38 Guida commerciale della cittagrave e della provincia di Venezia

Venezia Soc Editr Mutilati e Combattenti

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Figura 4 Monumento ai Marinai drsquoItalia Colonna rostrata 1876 Venezia Giardini Napoleonici

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Figura 5 laquoUnioni Steriliraquo laquoPagina colonialeraquo 9 22 gennaio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 6 laquoLa resa dei contiraquo laquoPagina colonialeraquo 12 19 marzo 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 7 laquoLa mostra dellrsquoImperoraquo laquoPagina colonialeraquo 16 14 maggio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 8 Lrsquoinserzione pubblicitaria delle Assicurazioni Generali Venezia 1936 Venezia OND ICF (a cura di) Giornata coloniale della Sezione

veneziana dellIstituto coloniale fascista

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Figura 9 Mario SIroni Venezia lrsquoItalia e gli studi 1935-36 Affresco Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Aula Baratto

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Figura 10 Stele ai cafoscarini caduti laquoper la fondazione dellrsquoImperoraquo 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Annuario 1936-37

Illustrazioni

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Figura 11 Olga Manente 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia ASCF serie studenti fascicoli personali Olga Manente

Illustrazioni

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

4 Contrappunti in conclusione

Recentemente sulle pagine del quotidiano locale La Nuova Venezia (14 gennaio 2018 fig 11) egrave stata pubblicata la storia della ndash probabi-le ndash prima studentessa afro-italiana iscritta a Carsquo Foscari Olga Ma-nente La sua vicenda personale fuoriuscita dalle carte dellrsquoArchivio Storico dellrsquoUniversitagrave obbliga a riflettere sopra alcuni dei silenzi a cui non si egrave potuto dar voce in questa indagine storica come un con-trappunto di una storia che molte volte appare senza increspature1

Olga nacque a Saganegraveiti nel sud dellrsquoEritrea nellrsquoottobre del 1917 Suo padre Virginio Manente originario di Spinea nelle vesti di offi-ciale dei carabinieri srsquoimbarcograve per la colonia italiana nei primi an-ni del Novecento Della madre invece non si conosce il nome come per gran parte delle donne africane che si unirono con i soldati ita-liani in relazioni di madamato durante il periodo coloniale Un trat-to di penna sbarrando lo spazio dovrsquoera necessario inserire le gene-ralitagrave della madre sembra voler cancellare questa lsquoscomodarsquo origine allrsquointerno del fascicolo personale della studentessa laquometicciaraquo iscrit-tasi a Lingue e Letterature moderne nel novembre 1937 pochi me-si dopo la decisione del regime fascista di varare la prima legge raz-ziale2 Un primo silenzio dunque che ricorda come la ricerca che ho condotto e presentato nelle pagine precedenti prenda in esame so-lo il discorso degli invasori e dei colonizzatori pur decostruendolo e

1 Alla metafora musicale del contrappunto ricorse per la prima volta Edward Said per spiegare come al discorso del colonizzatore si affianchino sempre contro-narrazio-ni resistenziali in una storia dunque simultanea e polifonica A tal proposito Culture and Imperialism rappresenta un esempio lrsquointellettuale palestinese oltre allrsquoanalisi dei romanzi inglesi e francesi otto-novecenteschi conduce lo studio degli scritti di Aimeacute Ceacutesaire Frantz Fanon e William Butler Yeats 2 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente

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depotenziandolo criticamente sottolineandone molte volte parados-si e forzature Inoltre come sembra suggerire il silenzio obbligato della madre e la mancanza di ego-documenti in grado di dare la pa-rola a Olga il passato veneziano irredentista nazionalista colonia-lista e imperialista fu una storia lsquofattarsquo da maschi esclusivamente bianchi dove alla donna era concesso solo il ruolo di testimone Ma-ria Damerini e Teresa Petracco ne sono un esempio

Il fascicolo personale di Olga dopo anni di anonimato egrave stato por-tato alla luce durante alcune ricerche drsquoarchivio che volevano indaga-re in quale modo le leggi razziali vennero applicate allrsquointerno di Carsquo Foscari Dallo spoglio delle carte egrave emerso un foglio ndash datato febbra-io 1938 ndash in cui egrave stilata una lista dei nomi di laquoallievi probabilmente ebreiraquo Nellrsquoelenco compare il nome anche della giovane studentessa afro-italiana fu forse un modo per i burocrati cafoscarini di lsquoatten-zionarlarsquo per via del colore della sua pelle3 Malgrado la stessa Olga si dichiarasse cattolica giagrave nellrsquoottobre di quellrsquoanno egrave presumibile che la schedatura per motivi razziali rappresentasse uno dei motivi che rallentarono la sua carriera universitaria visto che riuscigrave a lau-rearsi solo a conflitto terminato il 13 novembre 19454 Quel giorno infatti Olga discusse la sua tesi orale laquoLe malade imaginaire eacutetude des caracteacuteresraquo argomento previamente concordato con il relatore Italo Siciliano storico professore cafoscarino di letteratura france-se5 In calce al verbale di laurea compaiono i nomi dei docenti che in quellrsquooccasione formarono la commissione esaminatrice fra cui quello di Leonardo Ricci vero e proprio cultore della materia colo-niale a Carsquo Foscari durante gli anni Trenta

Questo incontro alquanto paradossale apre a un secondo silen-zio su un altro tema che non si egrave potuto affrontare in questrsquoindagi-ne storica lrsquoattivismo e la propensione filo colonialista imperialista e talvolta razzista dei professori cafoscarini ndash e percheacute no degli stu-denti ndash sembra non aver intaccato minimamente le carriere accade-miche di coloro che avrebbero continuato a sedere dietro la cattedra nel secondo dopoguerra Drsquoaltronde scorrendo gli Annuari degli an-ni accademici posteriori al 1945 egrave possibile notare come i professo-ri Lanzillo Uggeacute e Ricci ad esempio continuarono a tenere confe-renze lezioni e a pubblicare ricerche di carattere rispettivamente economico statistico e geografico Tuttavia tale considerazione non

3 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 documento dattiloscritto laquoI seguenti allievi sono probabilmente ebreiraquo febbraio 1938 4 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente verbale di Laurea Occorre precisare che gli studenti lsquofuori corsorsquo allrsquoepoca erano moltissimi Uno dei mo-tivi principali era sicuramente legato al procedere della guerra 5 La tesi orale molto probabilmente venne ampiamente utilizzata negli ultimi anni della guerra quando le comunicazioni fra studenti e professori si facevano sempre piugrave difficili Purtroppo di queste dissertazioni non egrave restata alcuna traccia in archivio

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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vuole presentarsi come un tentativo delatorio bensigrave come unrsquoocca-sione per comprendere se il sostegno e il contributo scientifico dato ai progetti coloniali e imperiali italiani primo-novecenteschi fosse vissuto dai docenti con nostalgia indifferenza oppure con vergogna in unrsquoItalia che seppur non direttamente stava partecipando alla stagione della decolonizzazione Attraverso lo studio delle carriere personali dei docenti inoltre sarebbe opportuno indagare se e in che modo gli stessi professori continuarono a far circolare allrsquointer-no delle aule cafoscarine nozioni o discorsi legati alle ndash oramai ndash ex colonie nonostante la scomparsa dei corsi Economia coloniale e De-mografia comparata delle razze dai piani di studio di Carsquo Foscari Un approfondimento adeguato porterebbe difatti a individuare perma-nenze o elementi di discontinuitagrave nel discorso scientifico

Riassumendo in quanto afro-italiana donna e studentessa lo sguardo intersezionale di Olga Manente permette di individuare allrsquointerno dellrsquoindagine storica alcuni limiti e al contempo diver-si orizzonti di ricerca che potrebbero essere affrontati in un prossi-mo futuro

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Fonti e bibliografia

Le tesi di laurea

In ordine cronologico sono riportate di seguito le tesi di laurea di ar-gomento coloniale eo imperiale discusse a Carsquo Foscari a partire dal 1914 fino al 1941 La ricerca egrave stata condotta a partire dagli Annua-ri e dai Bollettini Si considera lrsquoelenco incompleto

Frangioni Mario (aa 1914-15) laquoI regimi fondiari delle terre di nuova coloniz-zazioneraquo

Valenza Giovanni (aa 1914-15) laquoGli interessi italiani in Tunisiaraquo Bignamini Cristoforo (aa 1914-16) laquoLrsquoevoluzione commerciale e coloniale de-

gli Stati moderniraquo Franich Elia (aa 1915-16) laquoLa colonizzazione dellrsquoEritrea nei suoi aspetti eco-

nomici principaliraquoMorselli Guido (aa 1917-18) laquoLe condizioni economiche della Libia riguardo

alla colonizzazioneraquoGiletta Alberto (aa 1919-20) laquoLrsquoagricoltura nella Tripolitania Settentrionaleraquo Tonini Angelo (aa 1919-20) laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquoRosito Leonardo (aa 1920-21) laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei

suoi maggiori porti commercialiraquo Catalani Giacomo (aa 1920-21) laquoZavia (Garbiacutea) TripolitaniaraquoGalli Filippo (aa 1920-21) laquoLrsquoAlbania e la sua importanza economica e com-

merciale per lrsquoItaliaraquoSonetti Francesco (aa 1922-23) laquoLrsquoirrigazione e lo sviluppo dellrsquoagricoltura

nella Somalia Italiana MeridionaleraquoPellizzon Ferdinando (aa 1922-23) laquoIl mandato colonialeraquo Albuzio Andrea (aa 1923-24) laquoLe condizioni naturali della coltivazione asciut-

ta nella Tripolitania settentrionaleraquoBertoli Domenico (aa 1923-24) laquoLa dottrina dellrsquooccupazione ed il sistema

dei mandati colonialiraquo Pavcovich Vincenzo (aa 1923-24) laquoLa Jugoslavia e lrsquoAdriaticoraquo

Studi di storia 10 158Per una dimensione imperiale 157-168

Giordano Pasquale (aa 1924-25) laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commerciale italiana in quella regione attra-verso Rodi ed il Dodecanesoraquo

Scagnolari Alfredo (aa 1924-25) laquoLe relazioni commerciali italo-jugoslaveraquoGuelpa Ferruccio (aa 1924-25) laquoSaggio di monografia geografico-economi-

ca sul Dodecaneso (Rodi)raquoMaltini Roberto (aa 1925-26) laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del

Patto della Societagrave delle Nazioniraquo Tito Mario (aa 1925-26) laquoLrsquoordinamento giuridico e la colonizzazione della

Tripolitania Appendice ldquoRaccolta delle principali leggi riguardanti la Tri-politaniardquoraquo

Cainazzo Michele (aa 1926-27) laquoItalia e MediterraneoraquoSettembrini Arnaldo (aa 1926-27) laquoIl porto di Venezia dal 1850 in poiraquo Poloni Luigi (aa 1926-27) laquoColonia Eritrea agricoltura e commercioraquo Re Gerolamo (aa 1927-28) laquoIl porto di Venezia e lrsquoimportanza economica del

suo retroterraraquo Renna Ismaele (aa 1927-28) laquoIl problema cotoniero nelle colonie italiane

drsquoAfricaraquoMarino Fernando (aa 1928-29) laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo Azzolini Emilio (aa 1928-29) laquoDati e idee sulla valorizzazione della Soma-

lia meridionaleraquoLuchese Giuseppe (aa 1929-30) laquoLa riconquista della Libia dopo la guerra

mondiale (1918-1928)raquoMonti Giovanni (aa 1929-30) laquoLa Dalmazia negli ultimi cinquantrsquoanniraquoBolognini Manlio (aa 1930-31) laquoLa rinascita dellrsquoAlbaniaraquoCamerino Guido (aa 1930-31) laquoIl porto di Venezia dal 1849 al 1913raquoCasagrandi Erberto (aa 1930-31) laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1797 ai gior-

ni nostriraquoCoppetti Armando (aa 1930-31) laquoIl mediterraneo e la politica europea (Dal

congresso di Berlino sino ad oggi)raquoLucich Luigi (aa 1930-31) laquoLa DalmaziaraquoCucchini Achille (aa 1931-32) laquoIl porto di VeneziaraquoGentilucci Loreto (aa 1931-32) laquoLa Tripolitania e la Cirenaica ed il problema

demografico italianoraquo Antonelli Giuseppe (aa 1932-33) laquoLa Libia e il suo sviluppo economico dallrsquo

occupazione italiana ad oggiraquo Albanese Norina (aa 1932-33) laquoLrsquoAfrique du Nord dans les ouvrages et dans

le roman francaisraquoPaulin Luigi (aa 1932-33) laquoLa Dalmazia economica dal 1815 al 1915raquo Bertoli Augusto (aa 1933-34) laquoLrsquoinfluenza della colonizzazione sui popoli

colonizzatoriraquoCasale Lorenzo (aa 1933-34) laquoIl problema idraulico e la cotonicoltura in So-

maliaraquo Kirchmayr Alberto (aa 1933-34) laquoLrsquoAfrica orientale geografica ed economica

e le possibilitagrave di sviluppo del commercio italianoraquoNandi Italo (aa 1934-35) laquoLrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria nel millenario delle sue re-

lazioni con Veneziaraquo Valentini Giuseppe (aa 1935-36) laquoAvvaloramento della SomaliaraquoZannini Alfredo (aa 1935-36) laquoLa valorizzazione zootecnica in LibiaraquoGrisan Bruno (aa 1936-37) laquoLrsquoIstria fedele di Roma e di Venezia nella storia

del risorgimento nazionaleraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 159Per una dimensione imperiale 157-168

Terboievich Bruno (aa 1936-37) laquoLa slavizzazione austriaca della DalmaziaraquoGmneir Roberto (aa 19336-37) laquoSomalia italiana meridionaleraquo Brardinelli Mario (aa 1937-38) laquoColonizzazione della Somaliaraquo Buseghin Renato (aa 1937-38) laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Medi-

terraneo Orientaleraquo Martina Enzo (aa 1937-38) laquoConsiderazioni politico economiche sul com-

mercio estero in Italia dalla marcia su Roma alla costituzione dellrsquoImperoraquo Quintarelli Idalgo (aa 1937-38) laquoRecenti ricerche e prospettive dellrsquoindustria

cotoniera italianaraquo Ravida Ernesto (aa 1937-38) laquoLa coltivazione del cotone in Egitto nel Sudan

Anglo Egiziano nelle colonie italiane e negli Stati Uniti drsquoAmericaraquoBonybadi Vittorio (aa 1938-39) laquoStoria demografica di Pola dal secolo 16 ai

giorni nostriraquo Cesco Frare Mario (aa 1938-39) laquoLrsquoEtiopia e le sue possibilitagrave economiche in

funzione dei suoi valori geograficiraquo Domenighini Leoniola (aa 1938-39) laquoPolitica coloniale fascistaraquo Lucich Bruno (aa 1938-39) laquoProvvedimenti politici e sviluppo della produ-

zione elettrica nella regione Veneto-Adriaticaraquo Ptacek Carlo (aa 1938-39) laquoIl Porto di Venezia nellrsquoultimo quindicennioraquo Trevisan Gustavo (aa 1938-39) laquoLa funzione geografica ed economica di Ro-

di e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo Venditti Ernesto (aa 1938-39) laquoFondamenti geografici della valorizzazione

economica della Tripolitaniaraquo Vicel Alberto (aa 1938-39) laquoRegime agrario nello sguardo storico e la rifor-

ma agraria nella Jugoslaviaraquo Vuk Stanko (aa 1938-39) laquoLa Jugoslavia e le sue minoranzeraquoZerilli Francesco (aa 1938-39) laquoAspetti geografici ed economici dellrsquoIsola

di RodiraquoBrambati Pierino (aa 1938-39) laquoLa politica coloniale italiana dalla costitu-

zione del Regno drsquoItalia alla conquista della Libiaraquo Sango Edoardo (aa 1939-40) laquoRisorse e promesse delle terre dellrsquoImperoraquo Sarzi Amade Carlo (aa 1939-40) laquoLrsquooccupazione di guerraraquo Vannutelli Mario (aa 1939-40) laquoLrsquoItalia potenza marittima in Mediterraneo

e nelle sue colonie dal 1866 alla fondazione dellrsquoImpero (9 maggio 1936)raquo Vucusa Riccardo (aa 1939-40) laquoLrsquoimportanza economica del porto di ZararaquoGuelfi Oreste (aa 1940-41) laquoIl cotone e le possibilitagrave dellrsquoImperoraquo Trevisini Alfredo (aa 1940-41) laquoLa colonizzazione italiana in Africa compara-

ta a quella delle altre potenze europeeraquo Petrei Italo (senza data) laquoLe colonie italiane nel dopo guerraraquo Lumia Cristoforo (senza data) laquoLrsquoambiente geografico - economico della Tri-

politaniaraquo Gallana Sergio (senza data) laquoValorizzazione economica della Cirenaicaraquo Manzelli Arrigo (senza data) laquoLa politica economica coloniale dal 1905 al

1930raquoMarchiori Gino (senza data) laquoI protettorati europei sui sultanati di Zanzibar e

della Somalia in diritto internazionaleraquo Tesi Guglielmo (senza data) laquoPotenzialitagrave economica della Cirenaica in rap-

porto alle condizioni geograficheraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 160Per una dimensione imperiale 157-168

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Annuari e Bollettini

Annuario = Annuario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia (dal 1922 Annuario del R Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia per gli anni accademici dal 1936 Annuario del R Istituto Superio-re di Economia e Commercio di Venezia per gli anni Accademici dal 1940 An-nuario per gli anni accademici) Venezia Annate 1897-1947 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48373 (2019-04-07)

Bollettino = Bollettino dellrsquoAssociazione degli antichi studenti della R Scuola su-periore di commercio di Venezia (dallrsquoottobre 1921 Associazione ldquoPrimo Lan-zonirdquo fra gli antichi studenti della R Scuola superiore di commercio di Vene-zia) Venezia Annate 1899-1943 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48371 (2019-04-07)

Eraclit = Eraclit Piastre per lrsquoedilizia e rivestimenti isolanti Venezia Annate 1930-1936

Marco DonadonFonti e bibliografia

Con la conquista dei primi territori coloniali sul finire dellrsquoOttocento la retorica imperiale prese a circolare non solo fra le calli veneziane ma anche tra i banchi di Carsquo Foscari Il discorso pubblico cosigrave come quello scientifico-accademico interagendo con il bagaglio storico-culturale dellrsquoex Dominante contribuirono a ridefinire lo spazio urbano e quello universitario lasciando tracce ancora oggi visibili Proprio a partire da queste ultime si tenteragrave di descrivere le vicende e individuare gli interpreti di una pagina di storia locale ancora poco conosciuta

Marco Donadon (1992) egrave dottorando di ricerca in Studi storici presso le Universitagrave di Padova Venezia e Verona Ha studiato allrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari Venezia dove ha conseguito la laurea magistrale Si occupa di Storia del colonialismo e dellrsquoimperialismo italiano rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo di questi fenomeni durante il fascismo

UniversitagraveCarsquoFoscariVenezia

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cio

  • 11Introduzione
  • 117Il ritorno della Dominante
    • Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento
      • 251Tracce imperiali a Venezia
        • La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo
          • 397Un calendario accademico imperiale
            • Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano
              • Illustrazioni
                  • 4155Contrappunti in conclusione
                  • 159Fonti e bibliografia
                  • 11Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia
                  • 12In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali
                  • 13Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare
                  • 14Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola
                  • 15Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni
                  • 16Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti
                  • 21Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa
                  • 22Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali
                  • 23Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia
                  • 24Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia
                  • 25Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939
                  • 26Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari
                  • 31Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta
                  • 32Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia
                  • 33La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia
                  • 34Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero
                  • 35Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari
                  • 36Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale
                  • Pagina vuota
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VeneziaEdizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)

Marco Donadon

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

copy 2019 Marco Donadon per il testocopy 2019 Edizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing per la presente edizione

cbQuestrsquoopera egrave distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 40 InternazionaleThis work is licensed under a Creative Commons Attribution 40 International License

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Edizioni Carsquo Foscari - Digital PublishingUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDorsoduro 3246 30123 Veneziahttpedizionicafoscariuniveit | ecfuniveit

1a edizione novembre 2019ISBN 978-88-6969-348-9 [ebook]ISBN 978-88-6969-349-6 [print]

44 URL httpedizionicafoscariuniveititedizionilibri978-88-6969-349-6DOI httpdoiorg1030687978-88-6969-348-9

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943) Marco Donadon mdash 1 ed mdash Venezia Edizio-ni Carsquo Foscari - Digital Publishing 2019 mdash 168 p 23 cm mdash (Studi storia 10) mdash ISBN 978-88-6969-349-6

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Abstract

At the end of nineteenth century Carsquo Foscari was established by a powerful local eacutelite that was motivated to take advantage of the new international economic and commercial scenario With the conquest of the first colonies and in a second moment with the construction of Italian empire the city of Venice and also Carsquo Foscari attempted to play a role of utmost importance in the Italian political plans In this regard in the shadow of the strong myth of Serenissima the academic staffing plan and the degree programmes offered at the Venetian university were constantly modified in order to shape a young class of commercial officials able to lead others Mediterranean markets under the Italian im-perial influence

Keywords Fascism Colonialism Imperialism Venice Myth Cultural history University Racism Balkans Africa

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Ringraziamenti

In un primo momento nutrivo qualche dubbio sul tema di ricerca propostomi dal professore Alessandro Casellato per la mia tesi di laurea Una ricerca archivistica che si prospettava infinita e un argomento che conoscevo ben poco andavano ad alimentare infatti le mie paure e insicurezze Col passare del tempo perograve grazie alle riunioni di gruppo per la realizzazione della mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (19 gennaio-12 febbraio 2017 Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone) e alle dis-cussioni tenute col professore a ricevimento il progetto di ricerca ha cominciato ben presto ad appassionarmi Pertanto vorrei ringraziare sentitamente il professore Alessandro Casellato per il supporto i preziosi consigli e le opportunitagrave che mi ha dato in questi ultimi anni Ringrazio di cuore anche il professore Marco Fincardi il quale non mi ha mai fatto mancare il suo sincero sostegnoNon sarebbe stato possibile portare a termine questa ricerca storica senza la disponibilitagrave la competenza e lrsquoentusiasmo di persone come Antonella Sattin e Alessandro Ceregato dai quali sono stato condotto letteralmente per mano tra le carte degli archivi storici di Carsquo Foscari e dellrsquoIsmar A loro il mio profondo e sincero affetto Un ringraziamento va anche alla dottoressa Igiaba Scego che ha mostrato profondo interesse per il mio lavoro riportandomi os-servazioni e intuizioni che si riveleranno molto utili per il futuro Infine dedico un pensiero speciale a molti professori e studenti del Corso di Laurea magistrale di Storia dal Medioevo allrsquoEtagrave Con-temporanea che mi hanno accompagnato affettuosamente in questa esperienza lunga e faticosa permettendomi di lsquorubare con gli occhirsquo gli strumenti principali del mestiere dello storico e di comprendere sotto unrsquoaltra luce il mondo

Venezia novembre 2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Sommario

Introduzione 11

1 Il ritorno della Dominante 17Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

2 Tracce imperiali a Venezia 51La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

3 Un calendario accademico imperiale 97Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

ILLUSTRAZIONI 139

4 Contrappunti in conclusione 153

Fonti e bibliografia 157

11

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Introduzione

Il 31 gennaio 1939 il conte di Misurata Giuseppe Volpi tenne una con-ferenza dal titolo Venezia antica e moderna presso lrsquoUniversitagrave degli Studi di Zurigo Pubblicato successivamente in un libretto di quaran-ta pagine dallrsquoeditore romano Atena lrsquointervento mirava a decantare laquouna delle piugrave grandi imprese del nostro secoloraquo la nascita e lo svi-luppo di Porto Marghera1 Secondo il conte il complesso industria-le nato in seguito alla Convenzione stipulata nel 1917 tra lo Stato il Comune di Venezia e la Societagrave del Porto Industriale rappresentava una nuova Venezia che al pari di quella antica ndash il centro storico ubi-cato in isola ndash era laquosorta dal mare e dal mare attende la sua ricchez-zaraquo LrsquoAdriatico insomma fungeva da trait drsquounion fra la Storia cioegrave ciograve che egrave stato e la cultura una manifestazione umana confinata in una determinata epoca e in grado di reinterpretare il passato in ba-se ai propri schemi ideologici in funzione di un futuro da delineare e da progettare sotto forma di un destino manifesto che per Venezia assumeva tinte decisamente imperiali Infatti laquoper uno di quei cicli fatali che segnano il tormentoso cammino dellrsquoumanitagraveraquo il senatore poteva affermare come fosse giunta finalmente lrsquoora per Venezia di partecipare laquocon orgoglio alla restaurata missione imperialeraquo una laquotradizione storicaraquo ravvivata in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia e la conseguente fondazione dellrsquoImpero italiano e fascista Drsquoaltron-de dopo laquolrsquooscuro travaglio medioevaleraquo Venezia avrebbe avuto il merito di proseguire il progetto imperiale dellrsquoantica Roma assumen-do la funzione di laquosentinella della civiltagrave latinaraquo nel Mediterraneo Anche allrsquoinizio del XVI secolo in una congiuntura storica partico-

1 La conferenza egrave stata organizzata dallrsquoAssociazione Svizzera per i Rapporti Cultu-rali ed Economici con lrsquoItalia La figura di Giuseppe Volpi verragrave meglio delineata nel corso del testo

Studi di storia 10 12Per una dimensione imperiale 11-16

larmente sfavorevole Venezia era stata in grado di reggere allrsquourto provocato dalla Lega di Cambrai dal rafforzamento dellrsquoImpero Ot-tomano e dallo spostamento di molte rotte commerciali verso le Ame-riche grazie alla forza laquodi una stirpe costruttrice di eventiraquo laquola pro-genie eroica dei navigatori venetiraquo La vocazione imperialista della antica Repubblica pertanto non solo si basava su un retroterra sto-rico considerato come glorioso ma anche su un fondamento identi-tario per quanto anacronistico volto a sottolineare la specificitagrave e lrsquoalteritagrave dei veneziani rispetto ad altri popoli una diversitagrave che al-la vigilia della conquista dellrsquoAlbania poteva assumere i contorni di un modello storico da seguire ed emulare per lrsquointera Italia fascista2

Per come tratta determinati argomenti Venezia antica e moderna egrave un documento di estremo interesse poicheacute rappresenta un chiaro esempio di uso politico e pubblico della Storia la quale viene narra-ta attraverso lrsquoutilizzo di stilemi mitici ancorati a una precisa epoca storica In questo caso infatti come si egrave potuto osservare il conte di Misurata Giuseppe Volpi riuscigrave a porre in continuitagrave il presente con un passato opportunamente selezionato in grado di legittimare e con-sacrare lrsquooperato di una classe politica ndash o di un uomo solo ndash che nei primi decenni del Novecento era riuscita a erigere una Venezia mo-derna laquolibera di ogni impedimento nella sua moderna attivitagraveraquo (Vol-pi 1939 7-26) Inoltre si tratta di una sintesi perfetta e matura di un discorso costruito e declinato continuamente sin dallrsquoinizio del seco-lo scorso da svariati autori secondo le esigenze di una cittagrave che lsquosta-va salendorsquo sulle ali di uno mito forte intento a riattivare una nuova politica della memoria (Povolo 2000 Infelise 2002)

Malgrado questa lsquotestimonianzarsquo di Volpi risalga al 1939 si puograve af-fermare come Venezia sin dalla sua annessione al territorio italiano abbia ricoperto un ruolo importante allrsquointerno dei diversi progetti drsquoespansione e coloniali del Regno che si susseguirono e sovrappo-sero negli anni A tal proposito puograve venire in aiuto unrsquoinstallazione esposta a conclusione della visita della mostra storico-documentaria Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (Venezia Carsquo Fo-scari Zattere Cultural Flow Zone 19 gennaio-12 febbraio 2017) al-lestita da un gruppo di studenti di Storia e antropologia dellrsquoUniver-sitagrave Carsquo Foscari Venezia in occasione del Giorno della Memoria 2017 allargato per quellrsquoanno al tema del razzismo coloniale italiano da-

2 La retorica identitaria e la sua intrinseca rielaborazione mitopoietica si fondano per forza di cose sullrsquoanacronismo A conferma di ciograve si riportano i termini di matrice fascista utilizzati da Giovanni Volpi per descrivere i presunti caratteri posseduti dai veneti laquoArdore drsquoiniziativa slancio drsquoazione sprezzo del pericolo della vita comoda e facile amore della sana vita marinara dellrsquoavventura rischiosa forte sentire di seacute della propria patria esaltazione della fede religiosa non esaurientesi in un vago mi-sticismo ma incitatrice di fatti eroici che esaltano insieme lrsquoamore della Patria e lrsquoa-nelito misticoraquo (1939 24)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 13Per una dimensione imperiale 11-16

ta la lsquoscomodarsquo ricorrenza dellrsquoottantesimo anniversario della prima legge sulla laquotutela della razzaraquo varata il 19 aprile 1937 per impedi-re rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane Lrsquoinstallazione non era altro che una grande carta murale dovrsquoerano stati trasposti i risultati della ricerca etnolinguistica toponomasti-ca e archivistica condotta precedentemente sul territorio da parte degli studenti Fra permanenze e rimozioni i curatori hanno quindi portato alla luce quelle tracce del tessuto urbano ndash monumenti to-ponimi edifici e sedi di eventi ndash legate al colonialismo e allrsquoimperia-lismo italiano interagendo con lrsquoidentitagrave e la memoria storica del-la cittagrave [fig 1] Lrsquoinsieme dei punti cosigrave evidenziati dava da subito la sensazione al visitatore di una cittagrave che appoggiograve con consapevolez-za e decisione lrsquoespansione coloniale italiana partendo dal recupe-ro e dalla riattivazione del passato della Repubblica di Venezia un passato opportunamente selezionato e narrato sotto forma del mito3 Nel suo piccolo anche Carsquo Foscari partecipograve attivamente a questa stagione storica tanto da essere segnata quale traccia urbana nella mappa imperiale di Venezia Del resto la cosa non puograve meravigliare considerato che sin dalla sua fondazione ndash come Scuola di Commer-cio ndash lrsquouniversitagrave veneziana cercograve di rispondere sempre alle esigenze di una classe dirigente locale estremamente integrata nel contesto politico nazionale e negli equilibri economico-commerciali mondiali

In questo senso quindi si puograve affermare come la mappa esposta in occasione della mostra abbia costituito un vero e proprio punto di partenza per la seguente indagine storica che si propone di tracciare in che modo Venezia e in particolare Carsquo Foscari rielaborarono il di-scorso e la pratica dapprima coloniale e infine imperiale in un arco di tempo compreso fra la fondazione della Scuola di Commercio (1868) e la fine della Seconda guerra mondiale Tuttavia particolare atten-zione saragrave dedicata alla svolta del 1936 quando lrsquoItalia fascista pro-clamograve la nascita dellrsquoImpero in seguito allrsquooccupazione dellrsquoEtiopia

Intesi come documento e teatro pertanto lo spazio urbano e quel-lo accademico costituiranno i principali oggetti di studio ambiti sui quali si egrave riflettuto partendo dalla lettura di Roma negata (2014) te-sto con cui lrsquoautrice Igiaba Scego insieme al fotografo Rino Bianchi riflette sulla memoria postcoloniale di Roma camminando per le stra-de della cittagrave Anche la capitale infatti presenta tuttora i segni del-la laquostoria dolorosaraquo che legava lrsquoItalia alle sue ex colonie nonostan-te essi continuino a essere ignorati da un discorso pubblico incapace

3 Per quanto riguarda la mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia si veda il blog ufficiale URL httpsrazzismocolonialeveneziawordpresscom (2018-01-8) La progettazione la con-ricerca e la ricezione sono stati oggetto di stu-dio allrsquointerno del panel laquoIl colonialismo come storia pubblica Metodologie e prati-cheraquo coordinato da Valeria Deplano in occasione dei Cantieri di Storia IX (Padova 13-15 settembre 2017)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 14Per una dimensione imperiale 11-16

di contestualizzarli e depotenziarli del loro carattere colonialista e razzista (Scego 2014 19)

Altrettanto fondamentali per la stesura della ricerca storica che seguiragrave nelle prossime pagine si sono rivelati alcuni degli studi di Edward Said in particolare i saggi Orientalism (New York 1878) e Culture and Imperialism (New York 1993) noncheacute lrsquoautobiografia Out of place A memoir (Londra 1999) tutti lavori che pongono al centro la riflessione a proposito della suddivisione ndash infondata secondo il parere dellrsquointellettuale palestinese ndash fra sapere puro e sapere po-litico Infatti sulla base del concetto gramsciano di laquoegemonia cul-turaleraquo ossia il prevalere di un determinato sistema di idee Said afferma come la visione omogeneizzante e per questa ragione stere-otipata dellrsquoOriente derivi dal costante intreccio fra scienza e pote-re Questo rapporto talmente inestricabile causerebbe lrsquooggettivarsi di una consapevolezza geopolitica che la comunitagrave accademica pur sforzandosi di rielaborare tende tuttavia a confermare se non addi-rittura a rinforzare Si tratta pertanto di una riflessione fondamen-tale per approfondire il processo di costruzione e diffusione dellrsquoar-gomento coloniale dentro le aule di Carsquo Foscari

Grazie alle esperienze e ai testi sin qui citati lrsquoindagine storica egrave stata organizzata tenendo sempre presente la relazione simbiotica che intercorse fra Venezia e la lsquosuarsquo Universitagrave una dimensione locale che sebbene contestualizzata costantemente nellrsquoambito italiano ed europeo dimostra da piugrave vicino come il colonialismo non rappresentograve soltanto una parentesi della storia nazionale bensigrave un elemento strut-turale della costruzione identitaria italiana (Ben-Ghiat e Fuller 2005) Con lrsquoobiettivo dunque di raccontare la storia universitaria di Vene-zia in parallelo a quella urbana lo studio si sviluppa in tre capitoli

Il primo allrsquointerno della cornice di una Venezia intesa come piaz-za e laboratorio principale del nazionalismo adriatico primonove-centesco si soffermeragrave quasi esclusivamente su Carsquo Foscari nei suoi primi sessantrsquoanni di vita ponendo in evidenza in che modo il suo sta-tuto di Scuola Superiore di Commercio fosse funzionale ai progetti espansionistici delle eacutelite locale e nazionale Inoltre parallelamente alla progressiva crescita del pensiero coloniale fra gli strati socia-li piugrave alti della popolazione si egrave cercato di riportare nel testo quan-do e quali furono le prime conoscenze coloniali e razziali a circola-re nel corpo docente e studentesco cafoscarino attraverso lo studio dei programmi didattici di alcune tesi di laurea ndash peraltro elencate in laquoAppendiceraquo ndash e di altra documentazione drsquoarchivio Al contempo si presteragrave particolare attenzione a come nelle aule universitarie il crescente interesse per lo studio delle colonie a partire dagli anni Venti si rapporti alla rilettura storica del passato della Repubblica di Venezia in termini coloniali e imperiali

Nel secondo capitolo molta attenzione verragrave data alla prospettiva imperiale lrsquoorizzonte comune verso il quale lrsquoItalia e Venezia volse-

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 15Per una dimensione imperiale 11-16

ro il loro sguardo nel corso degli anni Trenta A tale scopo con lrsquoa-iuto della stampa dellrsquoepoca la ricerca egrave riuscita a ricostruire lrsquoa-zione ndash incessante ndash di appropriazione dei simboli e della memoria storica di Venezia che il regime fascista condusse con il consenso di Volpi al fine di diffondere una coscienza coloniale e imperiale di mas-sa poggiata molte volte su un dispositivo razzista che di ligrave a poco sa-rebbe stato istituzionalizzato dal fascismo

Il terzo e ultimo capitolo infine riprenderagrave il punto di vista di Carsquo Foscari ormai ampiamente fascistizzata con lrsquoaprirsi del terzo decen-nio del Novecento Dopo un periodo di estrema difficoltagrave economica scientifica e politica la riforma De Vecchi parve dare il colpo di gra-zia allrsquoIstituto nonostante collocasse a pieno titolo Carsquo Foscari fra le universitagrave statali Del resto la soppressione della sezione diplomati-co-consolare vero e proprio fiore allrsquoocchiello dellrsquoidentitagrave cafosca-rina sembrava tagliare fuori lrsquouniversitagrave veneziana dalla lsquocorsa per lrsquoimperorsquo Al contrario dalle carte dellrsquoArchivio Storico si assiste al continuo sforzo sostenuto da Carsquo Foscari per continuare a rendersi competitiva nel panorama accademico nazionale In questo frangen-te risulta di estremo interesse anche il dibattito nato in seno allrsquou-niversitagrave sul rapporto fra la propria identitagrave storica e le nuove esi-genze imperiali a cui lrsquoItalia doveva rispondere Tuttavia allrsquoillusione che il mito della Serenissima si stesse inverando seguigrave la sconfitta dellrsquoItalia nella Seconda guerra mondiale togliendo qualsiasi spe-ranza di gloria La costruzione del Sacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigiana (1946) ndash tuttora presente presso la sede centrale dellrsquoUniversitagrave ndash rappresentograve simbolicamente lrsquoinfrangersi del sogno per Carsquo Foscari di diventare il punto di riferimento accademico per quanti volessero intraprendere la carriera di funzionario imperiale

Per concludere il seguente lavoro di ricerca si prefigge lrsquoobiettivo di contribuire a far emergere le pagine fra le piugrave luminose per alcu-ni ma piugrave oscure secondo il mio giudizio del passato cittadino e uni-versitario di Venezia con la speranza di complicare e problematiz-zare uno storytelling di una cittagrave che troppo spesso ha scientemente omesso alcuni aspetti intensificandone degli altri in una autorappre-sentazione semplificata per quanto coerente e integrata

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9001 17

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

1 Il ritorno della DominanteCarsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

11 Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia

Nellrsquoottobre del 1866 Venezia riteneva di sentirsi pronta per rita-gliarsi un ruolo allrsquointerno di quelle prospettive mondiali economi-co-commerciali che sembravano prefigurarsi allrsquoorizzonte con lrsquoora-mai prossima apertura dellrsquoistmo di Suez Oltre a istituire un regime doganale con uno o piugrave Stati a potenziare la flotta mercantile nellrsquoA-driatico e a migliorare le strutture portuali secondo la classe diri-gente locale per rilanciare la funzione economica del Regno appariva indispensabile formare degli operatori economici in grado di rianno-dare le lsquotradizionalirsquo relazioni commerciali con lrsquoOriente A tal pro-posito le strade da percorrere erano due da un lato la trasforma-zione e lrsquoampliamento dellrsquoIstituto tecnico fondato dagli austriaci in cittagrave nel 1840 dallrsquoaltro il progetto di una nuova Scuola Superiore di Commercio e almeno in principio di navigazione1 In questrsquoottica

1 Lrsquoipotesi di creare due Scuole ndash una di Commercio e una di Navigazione ndash fu defi-nitivamente scartata nel 1867 in quanto a Genova funzionava giagrave un Istituto di Mari-na Mercantile

Sommario 11 Una Scuola funzionale ndash 12 In classendash 13 Studiare le colonie a Venezia ndash 14 Intenti comuni ndash 15 Sul campo ndash 16 Dalla parte degli studenti

Studi di storia 10 18Per una dimensione imperiale 17-50

con il contributo finanziario di tutte le articolazioni amministrative di Venezia ndash il Comune la Provincia e la Camera di Commercio ndash e con la tutela dello Stato prese avvio a livello nazionale la prima Re-gia Scuola Superiore di Commercio un progetto che al contempo in-tersecava gli interessi del Regno a quelli di Venezia (Berengo 1989 Bano 2002 Favero 2015)2

Come ci suggerisce lrsquoOrdinamento della regia Scuola superiore di commercio in Venezia pubblicato nel 1868 dal Ministero drsquoAgricoltu-ra Industria e Commercio allrsquoatto di nascita la Scuola non rientra-va nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione bensigrave in quelle del Ministero dellrsquoAgricoltura dellrsquoIndustria e del Commer-cio Del resto per formare laquoquella tempra di animo gagliarda che si richiederaquo al commerciante laquoper pigliar parte con esito felice a questa immensa concorrenza di traffici che oggi ha per teatro e per mercato il mondo interoraquo non occorreva tanto laquocoltivar lrsquointellet-toraquo ndash dellrsquoistruzione infatti si doveva far carico lrsquouniversitagrave ndash quanto educare gli allievi ad apprendere quelle capacitagrave richieste per intra-prendere laquoviaggi profittevoli a seacute ed al Commercioraquo al fine di laquoschiu-dere nuovi mercati ai prodotti nazionaliraquo (Ordinamento 1868 19 cf Paladini 1996)

Nelle aule di palazzo Foscari la didattica che assunse forma de-finitiva solo nel 1871 si articolava dunque in tre indirizzi uno di ca-rattere commerciale per la preparazione di dirigenti pubblici e pri-vati uno magistrale per la formazione del corpo insegnante nelle materie tecnico-scientifiche e linguistiche ndash come economia ragio-neria diritto merceologia geografia e lingue straniere ndash infine uno consolare per coloro che volevano intraprendere la carriera diplo-matica o commerciale allrsquoestero (Berengo 1989)3 Il programma cur-ricolare era il medesimo per il biennio Durante il primo anno era previsto lrsquoinsegnamento di Letteratura commerciale che proponeva lrsquoapprofondimento delle laquonarrazioni dei viaggi e delle piugrave importan-ti scoperte non che le biografie degli uomini che si segnalarono nel traffico e nelle industrie e la notizia dei cospicui istituti di pratica mercantileraquo Geografia commerciale volto allo studio laquodelle piazze di commercio con le particolaritagrave topografiche sociali e mercantili che le distinguonoraquo Merceologia per analizzare le merci maggior-mente commerciabili Calcolo e Computisteria mercantile A questi

2 A tal proposito basti ricordare come il Consiglio di Amministrazione e direzione fosse composto da sei persone elette provenienti dalla Provincia dal Comune e dalla Camera di Commercio a cui si aggiungeva con voto deliberativo il direttore Francesco Ferrara proveniente dal Ministero delle Finanze 3 Inizialmente il corso prevedeva una durata biennale per il corso commerciale e trien-nale per quello magistrale e consolare In seguito nel 1870 si stipulograve fra la Scuola e il Ministero che la durata dovesse essere aumentata A tal proposito si decise di rendere triennale lrsquoindirizzo commerciale e quinquennale gli altri due indirizzi

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

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veniva affiancato uno studio di perfezionamento in chiave commer-ciale della lingua francese e tedesca alcuni principi fondamentali del Diritto civile ndash laquoper servire di avviamento allo studio del Diritto commerciale industriale ed internazionaleraquo ndash e molte esercitazioni di Pratica commerciale in cui lrsquoallievo doveva eseguire alcune ope-razioni mercantili nelle finte vesti di impiegato o capo delle case di commercio Oltre al proseguimento delle lezioni di Merceologia Ge-ografia e Letteratura e delle lingue straniere il secondo anno vede-va lrsquoavviamento degli insegnamenti di Economia commerciale e Cal-colo mercantile Solo sulla carta invece la Scuola aveva iniziato a organizzare il terzo anno gli insegnamenti di Merceologia Diritto commerciale Economia commerciale e Letteratura sarebbero sta-ti affiancati dai corsi di Diritto internazionale pubblico Statistica commerciale ndash che in sostanza specializzava lo studio della Geogra-fia ndash e Storia del commercio Questrsquoultimo secondo i due maggiori promotori del progetto Carsquo Foscari Edoardo Deodati e Luigi Luzzat-ti era da considerarsi alquanto formativo per gli alunni poicheacute laquola storia di una scienza costituiva parte essenziale della scienza mede-simaraquo (Ordinamento 1868 13-15 corsivo aggiunto) Una base umani-stica da impartire non tanto a coloro che avrebbero seguito lrsquoindiriz-zo commerciale a cui erano richieste piugrave che altro delle competenze estremamente pratiche bensigrave a chi appariva fortemente intenzionato ad avviare una carriera consolare settore professionale che avreb-be dovuto fondarsi su entrambi i laquorami della scienzaraquo in quanto srsquoin-travedeva lrsquoopportunitagrave di intervenire nella formazione di una eacutelite influente sul piano internazionale comrsquoera quella consolare Infatti da un lato i futuri consoli sarebbero cresciuti nel culto dei fasti vene-ziani grazie alle nozioni impartite non solo durante le lezioni di Sto-ria commerciale ma anche in quelle di Storia dei trattati corso pen-sato appositamente per lrsquoindirizzo consolare dallrsquoaltro un personale estero diplomatosi a Venezia avrebbe costituito un indiscusso van-taggio per il futuro portuale di una cittagrave che si proponeva di porsi a capo del rilancio espansionistico italiano verso lrsquoOriente La stessa commistione fra la storia della Repubblica e gli equilibri geopoliti-ci contemporanei appariva agli occhi del Ministero dellrsquoAgricoltura quale ambiente ideale per laquoannodare le antiche relazioni commer-ciali dellrsquoItalia collrsquoOrienteraquo specialmente alla luce di un piano cur-riculare che prevedeva una preparazione linguistica completa dal-le lingue occidentali fino a quelle orientali (Ordinamento 1868 5)4

4 La citazione egrave ripresa dalla laquoRelazioneraquo del ministro di Agricoltura Industria e Com-mercio a S M in udienza del 6 agosto corrente sopra lrsquoordinamento della Regia Scuola Superiore di Commercio contenuta nellrsquoOrdinamento Nonostante il benestare del Mi-nistero dellrsquoAgricoltura che permise di considerare la sezione consolare al pari della facoltagrave di giurisprudenza le iscrizioni rimasero basse per piugrave di un decennio Tuttavia lrsquoindirizzo consolare costituiragrave nel tempo motivo drsquoorgoglio per la Scuola veneziana

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

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Il greco moderno il persiano e lrsquoarabo costituivano delle peculiaritagrave che collocavano la Scuola sin dalla sua fondazione in una relazione funzionale non solo con il Regno drsquoItalia ancora troppo giovane per portare avanti una seria politica di potenza quanto soprattutto con i progetti di una classe imprenditoriale locale decisa ad espandere i propri affari verso Est (Paladini 1996)

12 In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali

Oltre alle competenze accademiche con lrsquoassegnazione delle prime cattedre iniziarono a penetrare nel tessuto di Carsquo Foscari specifici indirizzi ed esperienze politiche che andranno ad alimentare il fitto intreccio fra sapere e potere costituitosi sin dalla fondazione Drsquoal-tra parte il risvolto pratico dellrsquoinsegnamento impartito fra le aule della Scuola non poteva non sbilanciare il rapporto fra esigenze uti-litaristiche e ricerca scientifica in favore delle prime In questo sen-so egrave necessario sottolineare perlomeno alcuni aspetti biografici del professore designato a tenere il corso di Diritto civile commercia-le e marittimo Carlo Combi (Cella 1982)5 Ancor prima di aver su-perato la prova scritta del concorso indetto dalla Commissione mi-sta questrsquoultimo era considerato come il laquocapo del partito nazionale dellrsquoIstriaraquo Fin da giovane infatti si era distinto per lrsquoattivitagrave irre-dentista a tal punto che in seguito al bando inflittogli dalla autoritagrave austriache il giovane capodistriano chiese lo svincolo dalla sudditan-za austriaca per appoggiare il governo italiano alla vigilia della Ter-za guerra drsquoindipendenza Dal suo rifugio lombardo Combi continuograve lrsquoazione politica rivolgendo un primo appello al re ndash pubblicato postu-mo con il titolo Gli istriani a Vittorio Emanuele II (Milano 1915) ndash nel quale ribadiva con veemenza lrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria

[gli italiani della Giulia] saranno i guardiani dellrsquoAlpe Giulia di quellrsquoAlpe che violata troppe volte dallo straniero egrave complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale essi sono i discen-denti di quegli arditi marinai istriani che combatterono e vinse-ro sotto il glorioso vessillo di San Marco (Combi 1915 5 cf Cat-taruzza 2007 50)6

5 Per il primo anno vennero designati sei professori Oltre a Combi vennero chiama-ti a Venezia il triestino Raffaele Costantino per la cattedra di Pratica commerciale il toscano Adolfo Bartoli per Letteratura commerciale il milanese Luigi Bodio per Geo-grafia e Statistica commerciale i veneziani Giovanni Bizio e Antonio Biliotti per quel-le rispettivamente di Chimica commerciale e di Calcolo e Computisteria mercantile6 In calce allrsquoappello erano presenti le firme di settantasei persone fra istriani trie-stini trentini veneti e romani

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Lrsquoappartenenza culturale allrsquoItalia perograve non era solo dettata da ra-gioni storiche ma anche da argomentazioni di carattere etnografi-co-razziale come egrave possibile osservare nelle espressioni utilizzate in un successivo appello del 11 agosto 1866 questa volta indirizzato al presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli Riferendosi al-la popolazione slava Combi li descrive come laquostranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli slavi drsquooltralperaquo o ancora laquoessi vissero e vivono senza storia senza memorie senza istituzioni tuttrsquoaltro che lieti della loro origine e desiderosi di essere equiparati a noiraquo (Combi 1915 19 cf Cattaruzza 2007 51)7 Con questo retroterra culturale ed esperienziale lrsquointellettuale capodistriano giunse a Venezia sul finire dello stesso anno con lrsquointenzione di continuare la battaglia dallrsquoaltra sponda adriatica ndash da poco divenuta italiana ndash attraverso lrsquoorganizza-zione e la formazione di una prima rete associazionistica di stampo irredentista Inoltre a partire dal 1868 a Combi fu possibile espor-re le proprie convinzioni politiche anche fra i banchi scolastici No-nostante la mancanza di riscontri nelle fonti coeve lrsquoinsegnamento di materie quali Diritto civile marittimo e commerciale si predispo-neva ad accogliere le rivendicazioni istriane come confermograve il pro-fessore di Istituzioni di commercio Pratica commerciale e Legisla-zione doganale Enrico Castelnuovo nella Commemorazione del Prof Cav Carlo Combi letta agli studenti e al personale della Scuola il 17 gennaio 1885 laquolo scienziato in lui si compenetra al patriota quando egli pensa quando egli scrive ha per fine ultimo la sua Istria nelle attinenze di lei con lrsquoItaliaraquo (Commemorazione 1885 14)

Sulla stessa linea di questa testimonianza conviene anche una do-cumentazione postuma a riprova del fatto che il pensiero e lo stes-so corpo di Combi fossero diventati dapprima uno strumento di ri-vendicazione irredentista e successivamente un simbolo di rivincita politica una volta che lrsquoIstria era rientrata oramai saldamente nei confini territoriali italiani NellrsquoAnnuario del R Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia per lrsquoAnno Accademico 1934-1935 infatti il primo rettore dellrsquoistituto commerciale venezia-no Carlo Alberto dellrsquoAgnola reputava laquodoverosoraquo commemorare il laquoPadre dellrsquoirredentismoraquo lrsquolaquoUomo che dalla cattedra di Diritto [hellip] ha profuso tesori di dottrina educando costantemente i giovani alla fede nei piugrave puri ideali e al santo amore di Patriaraquo in occasione del-la traslazione della sua salma e quella dei suoi famigliari da Venezia a Capodistria avvenuta il 3 maggio del 1934 Organizzata in grande stile la manifestazione si pose lrsquoobiettivo di sanare la ferita inferta

7 Lrsquoappello questa volta venne redatto alla vigilia dellrsquoArmistizio di Cormons per convincere il governo italiano sulle possibilitagrave strategiche di unrsquoeventuale annessione dellrsquoIstria Ad ogni modo come gran parte del materiale propagandistico di quel pe-riodo anche gli appelli scritti da Combi sarebbero stati ristampati nel 1915 in soste-gno della causa interventista

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dalle autoritagrave austriache che in seguito alla morte di Combi ndash 11 set-tembre del 1884 ndash proibirono la celebrazione delle esequie nel duo-mo di Capodistria (Annuario 1934-35 20)8

Se per quanto riguarda lrsquoaspetto irredentista lrsquoItalia e Venezia poggiavano su una memoria e unrsquoesperienza storica consolidata sul versante coloniale e colonialista il discorso appare differente alme-no fino alla conquista delle due regioni nord-africane della Cirenai-ca e della Tripolitania nel 1911 noncheacute dellrsquoarcipelago del Dodeca-neso Ciononostante sul finire dellrsquoOttocento il mondo accademico stava muovendo i primi passi per colmare questa lsquolacunarsquo nella cul-tura e nella coscienza nazionale ponendosi quindi sul piano delle maggiori potenze europee DallrsquoUnitagrave drsquoItalia il compito di diffonde-re tra gli studenti delle conoscenze preliminari e sommarie sulle co-lonie straniere venne affidato quasi totalmente alla geografia nelle sue diverse branche Il motivo di questa investitura trova una par-ziale spiegazione in epoca risorgimentale quando lrsquoesplodere degli studi naturalistici sollecitograve il riemergere di una sensibilitagrave geografi-ca votata allrsquoanalisi statistica orientata pertanto allrsquoapprofondimento di filoni di ricerca quali il miglior uso della terra coltivata lrsquoaumen-to dei lavori di bonifica lrsquoinnesto fra agricoltura e industria i movi-menti della popolazione considerata come forza-lavoro lrsquoincremen-to della viabilitagrave ferroviaria e la cittagrave come polo coordinatore dello spazio regionale Nello stesso periodo accanto a questi studi i feno-meni culturali e politici intenzionati a plasmare una prima coscien-za nazionale iniziarono a costruire una sorta di pantheon nazionale al cui interno furono riposti memorie di epoche episodi istituzioni e uomini illustri Tra questi fasti rientrarono il mito imperiale di Ro-ma cosigrave come quelli delle repubbliche marinare di Venezia e Geno-va protagoniste dellrsquoespansione coloniale e commerciale a Oriente La riattivazione di queste radici storiche ispirograve la nascente scienza geografica che sulla base di queste premesse si distinse come una pioniera scienza imperiale (Gambi 1992 Deplano 2015)

13 Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare

Dalla seconda metagrave dellrsquoOttocento il legame fra geografia e colonia-lismo era oramai un dato acquisito in Europa come dimostra la na-scita di numerose Societagrave geografiche veri e propri laquostrumenti di

8 Alla cerimonia partecipograve il professore di Geografia economica Leonardo Ricci in rappresentanza di Carsquo Foscari Per quanto riguarda invece la traslazione della salma di Combi questrsquoultima venne trasportata da Venezia col piroscafo Nazario Sauro un nome che rimanda ad un altro lsquocorporsquo usato a fini politici per legittimare lrsquoespansione verso lrsquoAdriatico orientale

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promozione e organizzazione del consenso colonialeraquo (Monina 2002 9) In Italia la prima fu la Societagrave Geografica Italiana (SGI) che dal 1867 si pose come obiettivo quello di incentivare il progresso del-la disciplina in tutti i rami in particolar modo nel campo della na-vigazione del commercio e dellrsquoindustria tre indirizzi che ambiva-no a sollecitare azioni politiche e imprenditoriali quali lrsquoincremento della flotta la conquista di nuovi mercati e lrsquoorganizzazione di im-prese esplorative Lrsquointreccio fra scienza e politica egrave confermato an-che dalla tipologia di professioni esercitate dagli associati della SGI Infatti nei primi trentrsquoanni di attivitagrave nei quali la SGI progressiva-mente assunse la guida del movimento coloniale italiano i geografi rappresentarono solo una minima parte di un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista dei profili professionali presenti Oltre a medici avvocati e imprenditori industriali ne facevano parte an-che diplomatici militari di alto rango e parlamentari (Gambi 1992)9 Fra questi ultimi egrave possibile constatare la presenza di Luigi Luzzat-ti tra i responsabili nel 1878 della nascita allrsquointerno della SGI del-la sezione di geografia commerciale che aveva il compito di diffon-dere sia allrsquointerno sia allrsquoesterno dei confini italiani la conoscenza dei prodotti nazionali sulla base di notizie geografiche etnografiche ed economiche sempre aggiornate che molto probabilmente perve-nivano non solo dal personale governativo allrsquoestero ma anche dal-le aule universitarie o da quelle degli Istituti di commercio (Monina 2002)10 Del resto nonostante il dibattito nazionale sullrsquoistruzione co-loniale si facesse piugrave articolato solo allrsquoinizio del Novecento nel pia-no di studio di Carsquo Foscari lrsquoinsegnamento di geografia ricopriva giagrave un ruolo decisamente importante percheacute era considerata una scien-za totale in grado di spiegare quasi tutti i fenomeni dallrsquoorigine del mondo sino allrsquoazione dellrsquouomo Infatti secondo le parole pronuncia-te dal nuovo professore di Geografia e Statistica commerciale Giu-seppe Carraro in occasione dellrsquoinaugurazione dellrsquoanno scolastico 1876-77 da laquoocchio della storiaraquo in quanto serviva solo a determina-

9 La SGI venne fondata a Firenze prima di essere spostata a Roma nel 1871 Alcuni anni dopo sullrsquoesempio della SGI per volontagrave delle eacutelite locali vennero fondate altre so-cietagrave geografiche a Milano Napoli e Firenze ognuna delle quali perseguiva un obiet-tivo legato saldamente alle esigenze della classe dirigente Quella milanese fondata nel febbraio 1879 era in realtagrave una societagrave drsquoesplorazione commerciale che nel pano-rama nazionale si propose di fornire informazioni riguardanti il mercato africano alle imprese settentrionali attraverso spedizioni esplorazioni e creazioni di stazioni e uffi-ci La Societagrave Africana drsquoItalia di Napoli invece aveva un carattere decisamente piugrave parlamentare percheacute piugrave volte cercograve di influenzare direttamente la politica estera ita-liana Al contrario la Societagrave di Studi geografici e coloniali di Firenze aveva una voca-zione decisamente piugrave accademica10 La sezione durograve appena due anni percheacute come si egrave osservato venne fondata la Societagrave drsquoEsplorazione Commerciale a Milano Anche in questo caso era presente Lu-igi Luzzatti

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re un luogo o a misurare un elemento la materia geografica era or-mai divenuta laquoper la progrediente conoscenza della terra e dei suoi rapporti col sole colla luna e con altri corpi celestiraquo un campo di sa-pere talmente vasto e autonomo che poteva diramarsi in differen-ti discipline tra cui la geografia commerciale laquoche studia invece la terra come dimora dellrsquouomo vivente in societagrave civile e tutto intento agli scambiraquo (Carraro 1876 6)

Carraro era succeduto a Luigi Bodio un giovane milanese esper-to di economia politica che venne chiamato a Venezia direttamente dallrsquoamico Luzzatti per impartire le lezioni dei corsi di Geografia e Statistica in ambito commerciale Prima di essere chiamato a Roma per dirigere i servizi statistici nazionali per poco piugrave di un triennio Bodio organizzograve un programma drsquoinsegnamento che prevedeva una breve introduzione sul territorio italiano a cui faceva seguito lrsquoap-profondimento sulle singole piazze commerciali del Paese Genova Livorno Napoli Palermo Brindisi e naturalmente Venezia Al se-condo anno invece dopo alcune ore monografiche sulla Germania il professore passava a descrivere i rapporti commerciali dellrsquoItalia con la Turchia con la Tunisia e soprattutto con lrsquoEgitto al quale era dedicato molto spazio per via delle nuove rotte commerciali che si aprirono con la costruzione del Canale di Suez Di colonie invece si parlava solo per raccontare lrsquolaquooperositagrave della razza anglosassone nel Nuovo Mondoraquo (Notizie e dati 1871 124-5) Risulta necessario sotto-lineare come sia Bodio sia Carraro non svolgessero la professione di geografo una mancata specializzazione spiegabile da un lato con il fatto che occorreva piugrave un profilo esperto in materia economica es-sendo le cattedre di geografia e statistica accomunate dallrsquoaltro con la constatazione che le carriere politiche dei professori erano proba-bilmente considerate motivazioni valide per qualificare qualcuno co-me geografo11 Ad ogni modo la situazione era destinata a cambiare davanti alla conquista dei primi possedimenti coloniali e alle nuove esigenze poste dal processo di modernizzazione del Paese

Nonostante la sconfitta di Adua (1896) che aveva ridimensionato i progetti coloniali italiani e di conseguenza contestato il ruolo delle societagrave geografiche le istanze per unrsquoistruzione coloniale adeguata trovarono una loro legittimitagrave allrsquointerno del piugrave ampio movimento per il rinnovamento del sistema educativo nazionale Nel 1901 Vin-cenzo Grossi etnografo e esperto di geografia commerciale e di po-litiche dellrsquoemigrazione scrisse un lungo articolo sulla rivista laquoIta-

11 Se la prima spiegazione egrave valida per Bodio la seconda invece descrive perfetta-mente la scelta compiuta dalla Scuola per quanto riguarda Carraro Come afferma Be-rengo infatti si era di fronte a una situazione simile a quella di Combi laquoCarraro era stato a lungo medico condotto e poi esule e medico militare nellrsquoesercito italiano dal 1860 al 1871 Al momento della nomina alla Scuola i suoi meriti erano quindi essenzial-mente politiciraquo (1989 64 nota)

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lia Colonialeraquo nel quale diede un quadro generale dello stato in cui versava lrsquoinsegnamento coloniale in Italia Passando in rassegna gli istituti superiori che offrivano nel loro piano curriculare qualche cor-so dedicato in parte allrsquoanalisi dei possedimenti drsquoOltremare lrsquoauto-re in Lrsquoinsegnamento coloniale in Italia e nei principali paesi europei poggiava le sue osservazioni sulla premessa che solo alle universitagrave e agli istituti commerciali fosse affidato il compito di specializzare le future generazioni in base alle esigenze dettate dallo Stato in quan-to una prima generica cultura e lsquocoscienza colonialersquo doveva essere plasmata nei primi due livelli del sistema di istruzione (Grossi 1901 48 Gabrielli 2015) Ai primi posti Grossi poneva lrsquoIstituto Interna-zionale di Torino percheacute fu il primo tentativo ndash fondato nel 1867 ndash di creare una scuola di carattere coloniale e lrsquoIstituto Orientale di Na-poli fondato nel lontano 1732 e diventato vero punto di riferimento per il movimento espansionista guidato dalla locale Societagrave Africana drsquoItalia Lrsquoelenco si concludeva con le tre Scuole superiori di Commer-cio operanti nel territorio le quali avrebbero dovuto dare maggiore spazio nella programmazione curriculare ai corsi ad argomento co-loniale per far fronte al prossimo avvenire italiano cosigrave come veni-va ribadito nel 1899 in occasione del Congresso internazionale per lrsquoinsegnamento commerciale che si svolse dal 4 allrsquo8 maggio nelle aule di palazzo Foscari (Atti del Congresso 1899)12 Proprio a Vene-zia Grossi individuava alcune discipline se non altro affini oltre alle lingue orientali infatti lrsquoautore sottolineava lrsquoimportanza degli inse-gnamenti di Geografia e Statistica commerciale e di Storia del com-mercio (Grossi 1901)

Come si era giagrave accennato si considerava questrsquoultimo corso estre-mamente formativo dato che si proponeva di infondere negli studen-ti il valore di quelle tradizioni veneziane legate al commercio alla navigazione e allrsquoespansione verso Oriente Le lezioni cominciarono solo nellrsquoanno scolastico 1870-71 quando lo storico veneziano Ric-cardo Fulin accettograve la docenza dopo aver insegnato storia per nove anni al ginnasio di Santa Caterina (Pes 1998) Secondo le laquoNotizieraquo raccolte dalla Scuola in occasione dellrsquoesposizione internazionale marittima di Napoli il corso era suddiviso in quattro sezioni la pri-ma era dedicata ai commerci dellrsquoantichitagrave soprattutto a quelli che i fenici i greci e infine i romani tesserono con lrsquoIndia e lrsquoEgitto la se-

12 Al congresso che per la prima volta si svolse in Italia parteciparono tra i piugrave im-portanti commercianti imprenditori industriali e direttori scolastici Per una lista completa si vedano gli atti congresso Nonostante dagli atti non compaia durante il congresso si formograve un Comitato ordinatore del Congresso internazionale per lrsquoinse-gnamento coloniale guidato da Alessandro Pascolato direttore della Scuola Superio-re di Commercio di Venezia in quegli anni Tra i membri si citano i nomi anche di Lui-gi Luzzatti e Nicolograve Papadopoli Aldobrandini Questrsquoultimo faceva parte del cosiddetto laquogruppo venezianoraquo descritto ottimamente da Maurizio Reberschak (Monina 2002 88)

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conda invece si concentrava sul Medioevo con particolare attenzio-ne per le relazioni commerciali e industriali fra il laquoCristianesimo e i barbariraquo Di questa parte del corso facevano parte anche gli appro-fondimenti sulle crociate sulle laquocause della prosperitagrave commerciale delle Repubbliche italiane relazioni di esse col rimanente drsquoEuropa con lrsquoAfrica e in ispezieltagrave con lrsquoOrienteraquo Prima di passare allrsquoetagrave mo-derna dove le lsquoradicirsquo italiane erano poste in ombra dallo studio del laquosistema colonialeraquo portoghese e spagnolo bisognava affrontare lo studio dei progressi della marineria in rapporto ai Banchi di Venezia e di San Giorgio Partendo dallo studio degli effetti della Rivoluzione francese sugli equilibri commerciali mondiali la quarta e ultima se-zione ndash lrsquolaquoetagrave presenteraquo ndash si concludeva con una panoramica sulla si-tuazione italiana attuale prima di lasciare spazio a quella che molto probabilmente aveva il tono di una riflessione conclusiva del profes-sore laquoil commercio ha diffuso la civiltagraveraquo (Notizie e dati 1871 130-1)

Con i primi possedimenti italiani drsquoOltremare ndash Assab (1882) e Massaua (1885) ndash e lrsquoistituzione della Colonia Eritrea (1890) molta attenzione venne rivolta allrsquoargomento coloniale mai cosigrave lsquoconcre-torsquo come in questo momento Nellrsquoanno scolastico 1890-91 infatti il programma di Storia commerciale proponeva uno studio approfon-dito delle colonie e delle loro funzioni nel corso della storia La pri-ma parte si soffermava sulla descrizione delle colonie antiche feni-ci e greche a cui seguiva unrsquoanalisi sullrsquolaquoordinamento delle colonie italianeraquo nel Medioevo con particolare riguardo alle vicende vene-ziane e genovesi La seconda parte si apriva allrsquoapprofondimento de-gli equilibri commerciali fra i grandi imperi di epoca moderna e al-la comparazione fra il laquonuovo sistema colonialeraquo quello medievale e quello antico Dopo alcune lezioni di carattere monografico dedica-te a ogni singolo impero europeo il programma prevedeva due ma-cro-argomenti per comprendere al meglio la formazione del mercato mondiale laquoimprese e rivolgimenti coloniali nel secolo XVIIIraquo dove oltre alle Compagnie delle Indie si dava spazio addirittura alle laquocolo-nie svedesi e danesiraquo e laquocommercio industria e colonie dallo scorcio del secolo XVIII al 1813raquo nel quale grande interesse molto probabil-mente sembrava suscitare la dissertazione sullrsquoapertura del Canale di Suez in base alle laquoprevisioni avveratesi e previsioni smentiteraquo Oltre alla variazione semantica in senso coloniale dellrsquointero programma per la prima volta in classe si trattava direttamente anche dei terri-tori drsquoOltremare italiani come risulta dallrsquoultima sezione del piano di studi dedicata allo stato in cui versavano le relazioni commercia-li con il continente africano (Notizie e documenti 1892 134-7)13 Del

13 Si avvisava che lrsquoultima sezione nominata lrsquolaquoUltimo ventennioraquo sarebbe stata esposta in laquosuccinto compendioraquo visto che unrsquoampia trattazione sarebbe stata fatta durante il corso di Geografia commerciale

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commercio dunque si studiava non solo lrsquoaspetto geografico ma an-che il suo sviluppo storico un aspetto fondamentale secondo coloro che avevano organizzato il curriculum scolastico dato che lrsquoinsegna-mento era da considerarsi obbligatorio nel corso del terzo anno per gli studenti di tutti gli indirizzi i quali presumibilmente affollavano le aule durante le lezioni14 Ad attenderli inoltre crsquoera un professore dalle innate doti oratorie riconosciute persino dalle piugrave varie compo-nenti del Parlamento italiano Antonio Fradeletto Il grande organiz-zatore della vita culturale veneziana era stato chiamato dalla Scuo-la pochi giorni dopo aver conseguito a Padova la laurea di Lettere e filosofia nel 1880 per ricoprire inizialmente la cattedra di Lette-ratura un impegno didattico che si estese successivamente anche agli insegnamenti storici (Storia commerciale Storia politica e Sto-ria diplomatica) Alla docenza Fradeletto affiancograve durante gli anni Ottanta anche la carriera politica una liaison fra ambito culturale e amministrativo che rappresentava una condizione comune per mol-ti docenti della Scuola commerciale (Camurri 1997 Ceschin 2001)

Fra questrsquoultimi rientrava anche Primo Lanzoni il professore di Geografia commerciale che nel 1884 subentrograve a Carraro dopo esser-si diplomato nella Scuola commerciale veneziana seguendo sia lrsquoindi-rizzo consolare (1880-1885) sia quello magistrale di Diritto Econo-mia e Statistica (1883-1885)15 Lrsquoapprendimento avvenuto sul campo nei suoi viaggi condotti in Egitto e in India per conto di una socie-tagrave privata tema che verragrave affrontato successivamente rappresenta-va un bagaglio esperienziale del quale si riscontra traccia anche nel programma del corso dellrsquoanno scolastico 1897-1898 Ad esempio le laquonozioni generali sulla costituzione la storia recente gli abitanti e la configurazione fisicaraquo dellrsquoEgitto piugrave le sue relazioni con lrsquoItalia costituivano un tema abbastanza ampio dellrsquoinsegnamento al terzo anno ndash Geografia commerciale era un corso triennale a cui parteci-pavano gli studenti della sezione consolare magistrale e commer-ciale Oltre alla pratica anche il contesto geopolitico italiano comin-ciava a cambiare radicalmente la percezione del fenomeno coloniale in seno alla scienza geografica Malgrado la cocente sconfitta subita ad Adua dal regio esercito nel 1896 secondo il primo Annuario pub-blicato dalla Scuola (1897-1898) il corso tenuto da Lanzoni prevede-va una dettagliata trattazione sullrsquolaquoAbissinia e i possedimenti italia-ni in Africaraquo

14 Intorno alla fine dellrsquoOttocento gli iscritti erano circa 1755 Il programma del cor-so sembra non subire alcuna variazione almeno fino alla fine dellrsquoOttocento Per gli an-ni successivi purtroppo negli Annuari non trovano piugrave spazio i programmi dettaglia-ti di ogni singolo insegnamento 15 Venezia Archivio storico dellrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari (ASCF) Serie Studenti Regi-stro Matricolare n 1 matricola 201 certificato di corso compiuto n 158 e n 159 p 200

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La Colonia Eritrea ndash Cenni sulla posizione il governo la storia e gli abitanti dallrsquoEtiopia e sguardo particolareggiato alla sua configurazione fisica ndash Prodotti vegetali animali e minerali ndash In-dustrie principali ndash Vie di comunicazione che mettono capo spe-cialmente ai possedimenti italiani ndash Commercio ndash Relazioni collrsquoI-talia ndash Luoghi principali del Tigregrave dellrsquoAmharia del Goggiam e dello Scioa ndash Cenni sui paesi Galla e sullrsquoHarar ndash Possedimen-to italiano di Massaua e descrizione particolareggiata di questo porto ndash Le isole Dahlak ndash Il litorale da Massaua ad Assab ndash Cen-ni sugli Afar sul sultanato di Aussa e sul possedimento francese di Obock ndash La costa dei Somali e il protettorato italiano (Annua-rio 1897-98 142-7)

Insieme allrsquoEgitto e ai possedimenti coloniali il terzo anno si pro-poneva di impartire le nozioni essenziali per comprendere al meglio le potenzialitagrave delle relazioni che lrsquoItalia poteva maturare con i pae-si che si affacciavano sul Mediterraneo sud-orientale Pertanto lrsquoe-spansione commerciale per ora si profilava come lrsquounico obiettivo un orizzonte che per il momento poneva ai margini il discorso colonia-le sebbene questrsquoultimo trovi una sua sistemazione sempre maggio-re allrsquointerno dei programmi scolastici

Per questo motivo anche relativamente a Carsquo Foscari non egrave pos-sibile in alcun modo parlare di lsquosaperirsquo coloniali ndash le scienze che co-me oggetto di studio si concentravano solo ed esclusivamente sulle colonie ndash almeno fino alla conquista delle regioni della Tripolitana e Cirenaica un immenso nuovo territorio che si apriva agli studio-si i quali da un lato incrementarono e aggiornarono le conoscenze scientifiche in specifiche aree di ricerca dallrsquoaltro rappresentavano dei vettori di penetrazione per gli interessi economici e commercia-li dello Stato o di Societagrave private pronte a investire al di lagrave del Medi-terraneo (Deplano 2013)

14 Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola

Come si egrave sottolineato piugrave volte allrsquointerno della Scuola Superiore di Commercio veneziana sin dalla fondazione venne a costituirsi una re-te di interessi che trascendevano lo scopo meramente didattico Gli stessi professori per la maggior parte erano stati chiamati a forma-re le future generazioni per la loro notorietagrave nel contesto locale rap-presentavano dei punti di raccordo in grado di intrecciare lrsquoaspetto culturale-scientifico e quello politico come dimostrano le scelte ri-cadute su Combi e Fradeletto In questo network allo stesso tempo locale e nazionale un posto estremamente interessante venne rico-perto da coloro che affiancavano alla carriera accademica incarichi

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nel campo delle mansioni commerciali dove sarebbero tornate estre-mamente utili le conoscenze scientifiche apprese durante il lungo e proficuo percorso di studi Sotto questo aspetto per quanto riguar-da Carsquo Foscari egrave necessario dedicare ampio spazio al giagrave citato Lan-zoni e ai suoi viaggi per fini commerciali

Nellrsquoanno dellrsquoelezione a sindaco di una figura quale Filippo Gri-mani (1895) il professore di Geografia commerciale diede alle stam-pe uno studio estremamente dettagliato sul porto di Venezia un re-soconto aggiornato sulle condizioni in cui versava e i suoi traffici lasciando alle conclusioni il compito di delineare le possibili poten-zialitagrave legate a un suo futuro potenziamento (Lanzoni 1895 cf Re-berschak 2002) Tuttavia il carattere scientifico della pubblicazione appare parzialmente minato da alcune premesse provenienti dal ser-batoio retorico di quella macchina mitopoietica intenta a costruire un discorso pubblico volto a decantare le tradizioni marinaresche e la storia espansionistica della Repubblica veneziana16 Giagrave dallrsquoincipit infatti egrave possibile osservare come Lanzoni colga unrsquoatmosfera nuo-va nella cittagrave un laquorisveglio che si egrave reso piugrave sensibileraquo nei confronti laquosoprattutto del porto e nelle istituzioni che si connettono ad essoraquo Drsquoaltronde per il suo passato e per la sua configurazione laquoVenezia egrave anzitutto e soprattutto una cittagrave marinararaquo un destino che fu messo a dura prova nel corso del Trecento a causa dellrsquointerramento della bocca di porto del Lido e dal conseguente spostamento delle attivi-tagrave portuali a Malamocco (Lanzoni 1895 5) A questo punto secon-do Lanzoni differenti concause rischiarono di portare al tramonto la laquofortuna venezianaraquo dato che i traffici marittimi si erano decisa-mente ridotti rispetto a poco tempo prima dove per il Lido

passavano le migliaia di navi trafficanti collrsquooriente nei primi albo-ri della rinascente civiltagrave di ligrave [dal porto della bocca di porto di Li-do] uscirono le flotte che conquistarono lrsquoIstria e la Dalmazia onde lrsquoAdriatico cominciograve universalmente a stimarsi un lago veneziano di ligrave partirono i Crociati che conquistarono per Venezia la parte migliore dellrsquoimpero bizantino e le permisero di costellare di fat-torie commerciali i paesi del Levante Di ligrave spandevasi per mezzo delle innumerevoli galee la incontrastata supremazia della Repub-blica fattasi padrona assoluta dei traffici collrsquoIndia ed esercitan-te sul Mediterraneo il commercio piugrave largo e piugrave florido che fosse mai esistito E di ligrave usciva ogni anno nel giorno dellrsquoAscensione con uno splendido e lungo corteo di ricche imbarcazioni il nazio-

16 Il richiamo alle tradizioni ndash inventate o riesumate poco importa ndash mirava a raffor-zare e a riplasmare lrsquoidentitagrave di una cittagrave che non doveva temere lrsquoonda drsquourto del pro-gresso La laquovenezianitagraveraquo ovvero lrsquoinsieme dei tratti caratterizzanti lrsquoidentitagrave venezia-na drsquoora in avanti si sarebbe posta laquoal centro di una identitagrave latina e nazionaleraquo fino a quel momento laquoimperniato sulle tradizioni toscane e sabauderaquo (Fincardi 2002 1489)

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nale naviglio del Bucintoro donde tra il fulgore delle dorature il scintillio delle armi e lo sventolare degli orifiammi il Doge cele-brava in nome di Venezia la simbolica cerimonia dello sposalizio del mare Ed ancora per il porto di Lido tornavano vinte non do-me le armate repubblicane che dopo sforzi di valore sovrumano dovevano mano mano ripiegarsi dinanzi allrsquoavanzare continuo e vittorioso dei Turchi che strappavano brano a brano alla gloriosa Repubblica quasi tutte le sue colonie orientali (Lanzoni 1895 8)

Una volta poste le basi nellrsquointroduzione la trattazione prosegue confrontandosi continuamente con quel lsquopassato futurorsquo illustre che tracciava la via da seguire per Venezia e i suoi cittadini17 Nel conte-sto accademico perograve alla retorica egrave necessario far seguire lrsquoanalisi scientifica delle problematiche che affliggevano lo status quo del por-to e le soluzioni che lrsquoeacutelite cittadina doveva intraprendere per miglio-rare la situazione Lrsquointreccio fra mitopoiesi e scientificitagrave viene ri-badito ancora unrsquoultima volta nellrsquoultima parte dellrsquoelaborato in cui dopo aver calcolato la laquocompetenza matematicaraquo del porto ndash il rag-gio drsquoazione potenziale di un dato porto nel mare ndash Lanzoni espone definitivamente quale fosse lrsquoarea di influenza di Venezia rispetto a quella dei laquoporti rivaliraquo italiani ed europei

Riassumendo adunque si puograve dire che la competenza matematica di Venezia rispetto ai suoi porti rivali si estende nella Tunisia orien-tale sopra quasi tutta la Toscana su parte del Lazio e dellrsquoUmbria su quasi tutte le Marche su 15 dellrsquoEmilia sopra 15 della Lom-bardia su 15 del Veneto sopra una parte del Trentina e del Tiro-lo su quasi tutto il Salisburghese sulla parte SE della Baviera e sopra alcune frazioni della vicina Austria superiore Competenza geografica e competenza matematica designano una tale virtuali-tagrave del porto di Venezia alla quale non egrave ancora giunta pur troppo la sua potenzialitagrave effettiva Ma si faccia maggiore lrsquoiniziativa dei cittadini piugrave attiva lrsquoindustria e piugrave vivace la vita economica e di-ventino piugrave dirette e meglio servite le linee ferroviarie piugrave nume-rose le linee di navigazione piugrave basse le tariffe di trasporto meglio attrezzato il porto piugrave spaziosi e piugrave a buon mercato i magazzini e si vedragrave proporzionatamente allargarsi la competenza commerciale di Venezia a cui era un tempo angusta lrsquoEuropa (Lanzoni 1895 47)

17 Questi parallelismi fra memoria storica e condizione presente si riscontrano so-prattutto nelle brevi introduzioni che aprono i capitoli o le sezioni Di seguito si ripor-ta un esempio laquoQuelle migliaia di galere che attendevano al commercio nellrsquoepoca piugrave fiorente della repubblica Veneta non sono ahimegrave ora piugrave che un ricordo La flotta mer-cantile dellrsquoantica regina dei mari non conta fra velieri e piroscafi che un migliaio di navi aventi una portata complessiva di 33100 tonnellate vale a dire una 25deg parte del tonnellaggio italianoraquo (Lanzoni 1895 39)

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Con Il porto di Venezia gli interessi geografico-economici di Lanzo-ni si legarono indissolubilmente con gli scopi politici della Scuola e di conseguenza della classe dirigente locale la quale si identificava nel porto sia per rinverdire le tradizioni marinaresche della cittagrave sia per influenzare la politica estera-commerciale dello Stato italiano A riprova della cooptazione del professore di geografia nel tessuto am-ministrativo veneziano si evidenzia come Lanzoni entrograve nella Com-missione comunale permanente per i servizi marittimi e ferroviari del porto di Venezia dove si prodigograve in particolare modo sui temi del collegamento fra zona portuale e entroterra del luogo per il futuro allargamento industriale del porto e per lrsquoampliamento delle relazio-ni commerciali con lrsquoOriente (Zanetto 2018)18 Su questrsquoultimo pun-to di discussione inoltre Lanzoni possedeva una profonda conoscen-za dellrsquoargomento in quanto esplorograve in prima persona le potenzialitagrave di sviluppo dei traffici veneziani offerte dalla rotta di Suez alla luce del recente consolidamento della Colonia Eritrea Infatti nel 1896 il docente della Scuola commerciale venne incaricato dalla Societagrave Ita-liana per le Strade Ferrate Meridionali esercente la rete adriatica di compiere due viaggi rispettivamente in Egitto e in India ndash della durata di tre mesi ciascuno ndash assieme al delegato commerciale della societagrave Gualtiero Fries Per la societagrave assieme alla Compagnia Peninsulare ed Orientale con sede a Venezia e la Camera di Commercio risultava di fondamentale importanza coordinare i prezzi e le tempistiche dei treni e delle navi affincheacute il flusso di merci e persone proveniente so-prattutto dalla capitale dellrsquoimpero inglese ndash Londra ndash e diretto verso la colonia indiana non salpasse dal porto francese di Marsiglia ben-sigrave da quello veneziano con inevitabili vantaggi economici per la cittagrave

A differenza del soggiorno egiziano del quale non vi egrave alcuna trac-cia in grado di documentarlo lrsquoesperienza del viaggio in India (6 feb-braio-10 maggio 1896) riaffiora fra le righe di due scritti di Lanzoni Relazione sul commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la sintesi finale delle osservazioni compiute sul campo e laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo il discorso di apertura allrsquoAnno Scolastico 1896-1897 pronunciato dal professo-re di Geografia commerciale davanti agli studenti e ai docenti della Scuola di Commercio veneziana Come egrave facilmente presumibile il te-nore dei due lavori appare estremamente differente dato che i desti-natari nel primo caso erano perlopiugrave imprenditori o societagrave private che necessitavano quindi di un resoconto di carattere essenzialmen-te tecnico per i loro affari nel secondo invece gli studenti avevano bisogno di essere affascinati e sollecitati al fine di continuare il loro percorso di studi con maggiore dedizione Ad ogni modo per quanto

18 Giagrave dal 1898 Lanzoni entrograve in stretto contatto con la classe dirigente veneziana visto la sua partecipazione al consiglio direttivo della sezione locale della Lega Nava-le Italiana (Monina 2008 131)

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riguarda la Relazione alla breve introduzione seguiva un elenco det-tagliato e precisamente numerato dellrsquointenso itinerario che Lanzoni e Fries fecero in India la prima fase consisteva nellrsquoapprofondimen-to di come funzionasse e si svolgesse il commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione in India con particolare riguardo laquoa quegli articoli che potessero essere oggetto di scambio collrsquoItaliaraquo la seconda fase mirava ad accertare quali prodotti laquovenissero importati direttamen-te e quali indirettamenteraquo e laquoa quali altri si potesse eventualmente aprire uno sboccoraquo dopo aver appreso in linea generale le potenzia-litagrave del mercato indiano la terza fase si dedicava specificatamente allo studio delle possibilitagrave di laquorendere piugrave facili e piugrave intensiraquo i flus-si si merci da e per il porto di Venezia in relazione alla nuova linea di navigazione istituita dalla Compagnia Peninsulare ed Orientale lrsquoultima parte del soggiorno infine sarebbe stata dedicata a redige-re molte relazioni utili laquoalle nostre ricerche presenti e futureraquo e al-lo stesso tempo a trovare in ogni zona urbanizzata dellrsquoIndia delle ditte laquopossibilmente italianeraquo disponibili laquoa tentare od a perfezio-nare le importazioni dei prodotti italianiraquo (Lanzoni 1897 11) Ancor prima di procedere con la stesura esaustiva delle osservazioni fat-te e dei risultati raggiunti occorreva dare un primo e fondamentale consiglio a coloro interessati di condurre degli affari in India secon-do Lanzoni fatta eccezione per alcuni laquomaomettani e parsigraveraquo gli laquoin-digeniraquo stabilitisi nei porti di mare indiani erano da ritenersi laquoin ge-nerale malfidiraquo e mancanti di laquocoltura e la lealtagrave commercialeraquo Per questa ragione solo con gli laquoeuropeiraquo stabilitisi in India sarebbe sta-to piugrave sicuro condurre a buon fine delle operazioni di tipo commer-ciale (Lanzoni 1897 11) Il vademecum commerciale prosegue decre-tando quali fossero le piazze commerciali maggiormente convenienti e quali prodotti di origine italiana avrebbero avuto lrsquoopportunitagrave di entrare nel mercato indiano in base molte volte a brevi considera-zioni sugli usi e costumi della popolazione come ad esempio i lampa-dari di vetro un oggetto molto usato dai locali che poteva essere pro-dotto nelle vetrerie di Murano invece che nelle industrie austriache

Il 10 novembre 1896 in occasione dellrsquoinaugurazione del nuovo anno scolastico dopo una breve panoramica sullrsquoandamento della Scuola da parte del direttore Alessandro Pascolato era il turno del-la prolusione laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo Fin da subito il taglio dato da Lan-zoni appare chiaro

Ed ho pensato di intrattenervi come potrograve di Venezia nellrsquoIndia non col consueto e prediletto strumento dei numeri che mal si converrebbe alla genialitagrave di questo convegno ma collrsquoaiuto drsquoim-pressioni vive raccolte in quelle terre lontane in rapporto diret-to coi ricordi del passato e collo stato presente dei traffici (Lan-zoni 1896-97 19)

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Dallrsquoalto della sua esperienza in materia didattica dunque il profes-sore ritenne opportuno non annoiare gli studenti con lrsquoelencazione di numeri e statistiche bensigrave avvicinarli ponendo il discorso sul pia-no mitostorico ed esperienziale Del resto la prima parte si incen-tra sulle radici storiche dei legami commerciali fra Venezia lrsquoIndia e lrsquoOriente in tutta la sua estensione un tema che lo stesso Lanzoni avrebbe affrontato dal 1901 nelle ore di lezione di Storia del commer-cio subentrando cosigrave alla cattedra di Fradeletto (Annuario 1902 75-77) Allrsquoargomento storico nella seconda parte del discorso inaugu-rale subentrano le osservazioni sul campo con le quali Lanzoni non poteva non esordire constatando come le tracce del passato vene-ziano nel territorio indiano fossero completamente andate perdute

Oh antiche e gloriose tradizioni di rapporti e di traffici misera-mente tramontate Cosa egrave rimasto mai di Venezia nellrsquoIndia

Invano ho scrutato con occhio amorosamente indagatore tut-te le manifestazioni della vita attuale di quel paese e invano ho chiesto sui luoghi informazioni premurose e minute alle persone piugrave competenti (Lanzoni 1896-97 35)

Per questo motivo lrsquoautore per introdurre il tema centrale ndash la na-vigazione a vapore fra Venezia e lrsquoIndia ndash procedette per coinciden-ze e analogie talvolta bizzarre per suggerire agli studenti come la presenza veneziana in India fosse in qualche modo ancora ravvisa-bile malgrado lrsquointerruzione dei rapporti commerciali perdurasse da piugrave di due secoli19 A questo punto Lanzoni riallacciandosi alle solite argomentazioni concernenti la rinascita di Venezia sulla scia del mi-to auspicograve come in un prossimo futuro lrsquoarea portuale veneziana e il suo retroterra avrebbero potuto intrattenere dei rapporti commer-ciali piugrave cospicui con il grande Paese asiatico Tuttavia a sostegno di questa proposta il professore cercava di comprovarla con i dati e le osservazioni scientifiche condotte durante il soggiorno indiano An-nunciando di dedicare gran parte del corso alla sua esperienza este-ra Lanzoni nella prolusione decise di concentrarsi soprattutto sulla laquopiugrave importante manifestazione economica di Venezia nellrsquoIndiaraquo le conterie e le perle due prodotti facilmente commerciabili che avreb-bero spinto laquogli interessati a costituire quel sindacato per il commer-cio indianoraquo facendo laquoguadagnare a Venezia qualche centinaio di mi-la lire di piugrave ogni annoraquo (Lanzoni 1896-97 51 53)

19 Ad esempio Lanzoni parla di laquocorrispondenza notevoleraquo fra laquoi colombi di certi luoghi dellrsquoIndia e i colombi cosigrave originali e cosigrave cari della lsquonostra piazzarsquo di S Marcoraquo o ancora di grande analogia fra le gondole veneziane o le imbarcazioni turistiche nel Gange (Lanzoni 1896-97 35-8)

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La struttura argomentativa con la quale egrave costruita la prolusione ricalca grosso modo quella dello scritto Il porto di Venezia esamina-to in precedenza Le nozioni mitostoriche sul passato navalista com-merciale ed espansionista di Venezia servivano molto probabilmen-te da un lato a supportare i dati raccolti e le tesi formulate dallrsquoaltro condizionavano il procedere della ricerca improntata da Lanzoni Questo duplice lsquouso della storiarsquo appare chiaramente nella parte fi-nale della prolusione Venezia nellrsquoIndia come suggerisce direttamen-te lrsquoautore laquoEvocate rapidamente la storia di Venezia nei suoi rappor-ti collrsquoIndia e una coincidenza interessante vi appariragrave manifestaraquo (Lanzoni 1896-97 55)

La coincidenza venne sciolta nei paragrafi seguenti nei quali Lan-zoni sosteneva che Venezia avrebbe assolto al suo ruolo di regina del Mediterraneo solo una volta tenuto laquocome il leone alato della sua co-lonna [hellip] costantemente vigile lo sguardo ad orienteraquo cosigrave come nel corso del XV secolo la Serenissima distese il suo dominio sullrsquoAdria-tico sullrsquoEgeo nei Dardanelli nel Mar Nero e sulla terraferma ita-liana (Lanzoni 1896-97 56)20

Nel frattempo in seguito alla politica di raccoglimento portata avanti negli anni successivi alla sconfitta di Adua che riteneva come la vera colonizzazione italiana non potesse che consistere nellrsquoemigra-zione organizzata al di lagrave dellrsquoAtlantico con lrsquoinizio del nuovo secolo si apriva in tutta la penisola una nuova fase di risveglio Una prima tappa fu senza dubbio il quinto Congresso Geografico Italiano che si svolse a Napoli fra il 6 e lrsquo11 aprile 1904 tracciando il percorso per trasformare anche lrsquoItalia in una potenza espansionistica e coloniale un traguardo da raggiungere con lrsquoaiuto di tutto quellrsquoassociazionismo nazionalista capeggiato principalmente dalla societagrave Dante Alighieri e dalla giovane Lega Navale Italiana (Aquarone 1989 Monina 2002) In questo contesto nonostante si sia giagrave osservato come i contatti fra Venezia la lsquosuarsquo Scuola e gli ambienti colonialisti fossero giagrave presenti sul finire dellrsquoOttocento ndash basti pensare ad esempio alla figura di Lu-igi Luzzatti nella Societagrave di Esplorazioni Geografiche e Commerciali di Milano solo con i primi tentativi di centralizzazione e organizza-zione delle diverse sensibilitagrave locali si puograve constatare una maggiore interazione fra la classe politica commerciale e culturale della cittagrave lagunare e le iniziative di stampo espansionistico-coloniale Il primo Congresso Coloniale e la successiva fondazione dellrsquoIstituto Colonia-le Italiano (ICI) rappresentano solo alcuni esempi

20 Molto significativa in questo senso risultano essere le ultime righe del discorso volte ad affascinare una platea molto giovane laquoOh non sono no coincidenze completa-mente fortuite Ci deve essere crsquoegrave di sicuro una intima corrispondenza che la storia e la geografia spiegano in parte tra la vita economica di Venezia e lo stato dei suoi rap-porti collrsquoIndia di guisa che questi appaiono ad un tempo e un effetto e un coefficiente di quellaraquo (Lanzoni 1896-97 57)

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Il primo Congresso Coloniale programmato dopo le sollecitazioni degli oratori intervenuti nel congresso napoletano del 1904 si svolse ad Asmara nel settembre del 1905 allo scopo di dibattere le grandi questioni in tema coloniale con la volontagrave di portarle allrsquoattenzione del governo e soprattutto del Paese Alle sedute parteciparono circa duecento congressisti fra cui moltissimi funzionari e impiegati colo-niali ufficiali delle truppe di stanza in colonia commercianti agri-coltori ed altri operatori economici residenti in Eritrea DallrsquoItalia fra gli altri arrivarono i presidenti di tutte le societagrave geografiche e coloniali i ministri degli affari esteri della marina della pubblica istruzione e drsquoagricoltura industria e commercio Vi erano inoltre al-cune delegazioni del mondo accademico e della scuola fra cui la Re-gia Scuola di Commercio di Venezia che nei giorni del congresso ven-ne rappresentata da un suo ex studente Vittorio Deciani (Aquarone 1989)21 Questrsquoultimo era fuoriuscito nel 1881 dalla sezione consola-re allrsquoetagrave di 22 anni per poi assumere la carica di primo viceconso-le a Trieste Molto probabilmente Deciani fece carriera tanto che nel 1905 entrograve a far parte del Consiglio Coloniale istituito nel 1903 presso il Ministero degli Affari Esteri con attribuzioni peraltro pu-ramente consultive e non vincolanti per il governo e successivamen-te nel 1909 divenne tesoriere dellrsquoICI (Notizie e documenti 1892)22

Proprio lrsquoICI rappresenta un ulteriore esempio di network politico-accademico nel quale venne coinvolta Venezia Costituitosi il 26 mar-zo 1906 allo scopo principale di diffondere fra la popolazione una pri-ma forma di lsquocoscienza colonialersquo la sede centrale si insediograve presso il prestigioso palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia a Roma Nei primi anni di vita lrsquoIstituto si presentograve come uno stru-mento meramente intellettuale e scientifico in grado di rispondere alle questioni piugrave urgenti tramite il mensile Rivista Coloniale affida-to alla supervisione di un comitato scientifico composto dalle piugrave im-portanti personalitagrave accademiche impegnate nel tema coloniale fra cui il professore ordinario Enrico Catellani che allrsquoUniversitagrave di Pa-dova era solito tenere i corsi di Diritto internazionale Diplomazia e Storia dei trattati Proprio Catellani la cui figura verragrave meglio deli-neata nella parte finale di questo capitolo sarebbe stato chiamato nel primo dopoguerra a insegnare Diritto internazionale nella Scuo-la commerciale di Venezia portando con seacute le conoscenze necessa-rie per specializzare lrsquointeresse di molti studenti verso il tema colo-niale (Annuari 1919-20 e 1920-21)

21 Piugrave debole la rappresentanza del mondo economico anche se compare il nome di Giulio Fradeletto delegato commerciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Va-pore (Monina 2002)22 Per quanto riguarda le informazioni su Vittorio Deciani ASCF serie studenti Re-gistro Matricolare nr 1 matricola 27 certificato di corso compiuto n 31

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A piugrave di tre anni dalla fondazione lrsquoICI era diventato un vero e pro-prio strumento politico capace di indirizzare lrsquoattenzione verso quel-le regioni dove andavano aumentando gli interessi economici e politi-ci dellrsquoItalia Nel corso del 1909 infatti oltre alla spinta africanista lrsquoIstituto volse lo sguardo soprattutto in direzione delle regioni bal-caniche in seguito allrsquoarrivo al potere dei Giovani Turchi e lrsquoacuirsi del conflitto con lrsquoAustria La direttrice espansionista orientale si im-pose anche per la presa di posizione e lrsquoattivitagrave di alcuni soci dellrsquoI-stituto tra cui le tre figure principali del progetto laquoGrande Veneziaraquo Giuseppe Volpi Filippo Grimani e Piero Foscari il delegato commer-ciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Vapore Giulio Frade-letto Luigi Luzzatti che sarebbe stato eletto lrsquoanno seguente alla vi-cepresidenza dellrsquoIstituto e i professori della Scuola di Commercio Antonio Fradeletto e Piero Lanzoni (Pomoni 1998) Drsquoaltronde agli occhi del lsquogruppo venezianorsquo laquouomini capitaliraquo per utilizzare la feli-ce espressione di Maurizio Reberschak i Balcani rappresentavano non solo un territorio sul quale nel passato la Dominante aveva este-so la sua influenza ma anche un tassello di un piugrave ampio piano drsquoe-spansione di stampo commerciale che avrebbe avuto la sua base a Porto Marghera progetto portuale autodefinitosi la laquoporta drsquoOrien-teraquo del Mediterraneo un polo multifunzionale che si sarebbe impo-sto nel corso degli anni come potenza al contempo produttrice nei rami chimico e metallurgico ed espropriatrice di risorse soprattut-to nei confronti dellrsquoarea balcanica (Weber 1974 Chinello 1979 Re-bershack 2002 Pes 2004)23

Di questi prodromi imperialisti in seno allrsquoICI si rese portavoce proprio lrsquoelemento veneziano dal quale nacque lrsquoiniziativa di orga-nizzare un primo Congresso degli Esportatori Italiani in Oriente idea che si concretizzograve per volere del Consiglio direttivo del Museo commerciale di Venezia con lrsquoappoggio delle istituzioni veneziane Al congresso che si tenne nella cittagrave lagunare tra il 21 e il 24 otto-bre del 1909 il dibattito ruotava attorno lrsquoattuazione di un possibi-le programma nazionale drsquoesportazione ovvero lrsquoindividuazione di mercati di riferimento ai quali indirizzare la sovrapproduzione dei mercati di sbocco che le altre potenze industriali avevano giagrave trova-to sia nelle proprie colonie sia nelle regioni controllate direttamen-te solo da un punto di vista economico-commerciale laquoMettere in va-lore le colonie africaneraquo e contemporaneamente organizzarsi per sfruttare la penetrazione economica e commerciale in Oriente rap-

23 Porto Marghera srsquoinseriva allrsquointerno di un progetto di penetrazione economica industriale e commerciale dai tratti imperialistici che alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo ndash fra tutti Giuseppe Volpi ndash avevano portato avanti in Dalmazia al fine di sfruttare le sue risorse forestali e minerarie e in territorio montenegrino con la fonda-zione della Banca Commerciale Italiana la costruzione di un porto ad Antivari il Mo-nopolio del Tabacco e il progetto di una futura ferrovia transbalcanica

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presentavano per lrsquoItalia le due vie da seguire per porsi al livello de-gli altri imperi coloniali (Monina 2002 201) Per quanto riguarda il ruolo della Scuola commerciale veneziana oltre a Foscari che da al-cuni anni faceva parte del consiglio direttivo come delegato comu-nale nelle quattro giornate congressuali parteciparono il direttore scolastico Enrico Castelnuovo e alcuni professori tra cui Ferruccio Truffi ndash docente di Merceologia ndash e Lanzoni il quale partecipograve nel-la doppia veste di docente e di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti data la presenza di molti soci tra i congressisti (Annuario 1908-09)24 Questrsquoultima era sorta nel 1899 con lrsquointento di riunire i licenziati della Scuola con scopi di mutuo beneficio sullrsquoesempio di unrsquoistituzione simile quale la Cercle des anciens Etudiants de lrsquoEco-le superieure de commerce drsquoAnverse Per le comunicazioni inter-ne e per quelle concernerti lrsquoandamento della Scuola lrsquoAssociazione si era dotata di un Bollettino la cui direzione venne affidata inizial-mente proprio a Lanzoni25 Tra le molte attivitagrave dellrsquoAssociazione ri-entrava il finanziamento con i fondi associativi di alcune borse di studio per gli studenti come quella destinata nel 1912 a uno studen-te iscritto alla sezione commerciale e interessato a fare pratica nel-lrsquolaquoAfrica mediterranearaquo oppure dei costi dei viaggi organizzati per i soci come ad esempio lrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania (Bol-lettino marzo-giugno 1912 66)

15 Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni

Una volta ottenute le regioni nord-africane della Cirenaica e della Tripolitania ndash senza dimenticare quelle di Rodi e del Dodecaneso ndash le nuove colonie italiane in Africa si aprivano alla penetrazione di mol-teplici interessi di diversa matrice da quelli turistici a quelli com-merciali o ancora a quelli legati al settore agricolo e industriale A tal proposito per far conoscere lrsquoOltremare agli italiani o almeno a specifiche corporazioni e classi sociali le eacutelite imprenditoriale rite-nevano utile organizzare dei viaggi che permettessero delle osser-

24 Uno dei risultati piugrave importanti raggiunti dal congresso fu senza dubbio la forma-zione di una Commissione di parlamentari e rappresentanti allo scopo di condurre unrsquoa-zione di pressione sul governo Ad ogni modo per quanto riguarda il congresso si ve-dano gli atti curati dal segretario generale Comitato permanente dei Congressi degli Esportatori Italiani in Oriente Antonio Santalena e pubblicati nel 191025 Lo statuto dellrsquoAssociazione recitava cosigrave laquoScopi dellrsquoAssociazione sono a) man-tenere fra i soci i rapporti amichevoli formati alla Scuola b) trar partito da questi rap-porti nellrsquointeresse generale del commercio e nellrsquointeresse particolare dei soci c) pro-muovere gli studi commerciali economici ed amministrativi e diffonderne lrsquoamore d) aiutare gli antichi studenti nella ricerca del loro collocamento e soccorrerli negli even-tuali bisogniraquo (Bolletino gennaio 1899 26)

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vazioni fatte sul campo in modo tale da comprendere problematiche e potenzialitagrave del territorio appena acquisito e non ancora del tut-to lsquopacificatorsquo

Anche molti ex studenti della Scuola decisero di prendere parte a una di queste escursioni Organizzata dal Touring Club Italiano dalla Societagrave degli Agricoltori Italiani e laquoin misura piugrave modestaraquo dallrsquoAssociazione Antichi Studenti nei piani iniziali lrsquolaquoEscursione Na-zionaleraquo doveva partire nel settembre 1913 tuttavia a causa di im-pedimenti politici venne posticipata tra la fine di aprile e lrsquoinizio di maggio 1914 (Bollettino gennaio-febbraio 1914) Il programma pre-vedeva numerose tappe la partenza era stata fissata per il 29 aprile dal porto di Napoli dove ad aspettare i soci vi sarebbe stato il piro-scafo Solunto noleggiato dalla Societagrave Sicilia Dopo una fermata di circa due ore a Siracusa lrsquoimbarcazione avrebbe proseguito la na-vigazione sino al porto di Tripoli Dallrsquo1 al 4 maggio la laquocarovanaraquo avrebbe visitato le oasi di Zanzur Tagiura e quella di Sciara Sciat questrsquoultima tristemente nota per lrsquoeccidio compiuto dal Regio Eser-cito italiano ai danni della popolazione nel pomeriggio del 23 e per tutto il 24 ottobre 1911 (Del Boca 2015) Dal 4 al 7 maggio ancora lrsquoescursione prevedeva la visita presso i due attendamenti prepara-ti dal governo militare italiano nella localitagrave di Bu Gheilan e in pros-simitagrave del Castello nel Gagraverian prima di tornare nella zona costiera questa volta a Homs da dove si sarebbe proseguito per ammirare le rovine dellrsquoantica cittagrave romana di Leptis Magna ultima tappa di unrsquoesperienza ed laquoemozioneraquo drsquoOltremare che sembrograve sollecitare la curiositagrave di molti soci26

Molte volte a guidare escursioni del genere erano i geografi i qua-li sin dallo scoppio della guerra vestirono i panni dellrsquoautoritagrave scien-tifica in grado di assicurare come il disegno di penetrazione e di con-quista fosse da giudicare corretto sul piano economico geopolitico e del prestigio nazionale (Gambi 1992) In questo ruolo e in qualitagrave di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti Lanzoni si calograve nel-la parte partecipando al viaggio in Tripolitania come testimoniano i suoi laquoRicordi e impressioniraquo pubblicati nel Bollettino laquoE cosi ti sei divertito Che impressioni hai ricevuto Quali sono le condizioni ve-re di questa nuova colonia italianaraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 25) Ecco le domande piugrave frequenti che si sentirono rivolgere i par-tecipanti allrsquoEscursione Nazionale e alle quali Lanzoni ironicamente cercograve di rispondere mettendosi nei panni sia dellrsquointervistatore sia dellrsquointervistato Nonostante un linguaggio e una forma molto me-no formale e non accademica rispetto ad esempio alla Relazione sul

26 Lrsquoalta partecipazione puograve essere spiegata anche da un punto di vista meramente sentimentale Come afferma Labanca infatti laquolrsquoOltremare rappresentograve una delle piugrave grandi emozioni degli italianiraquo (2002 219)

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commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la struttura con la quale egrave organizza-to il testo appare ad ogni modo seguire un ordine ben preciso Le pri-me domande formulate suggeriscono risposte aneddotiche che solo ogni tanto sono intervallate da nozioni geografiche-ambientali oppu-re dalle osservazioni dei delegati della Societagrave degli Agricoltori Dal-le prurigini coloniali ndash laquoti sei divertitoraquo laquoE le donne come sono lag-giugraveraquo ndash Lanzoni passograve a commentare il clima i villaggi e i paesaggi nordafricani evidenziando spesso la presunta divisione e differenza fra il laquogusto delle genti europeeraquo e quello della popolazione locale Dopo questa prima parte le domande poste dal professore iniziano a riferirsi prettamente al dominio italiano in Libia una condizione che per forza di cose indusse il geografo a prodigarsi in osservazio-ni antropologiche capaci di porre lrsquoitaliano al pari di un benefattore e lrsquolaquoindigenoraquo a quello di un primitivo al di fuori della storia

Che cosa pensa quella gente di noi italiani E si egrave essa adattata al nostro dominio E puograve questo considerarsi tranquillo

A questa serie di domande risponderograve che neacute io neacute altri non ab-biamo saputo neacute potevamo saper niente di positivo Egrave cosigrave difficile di leggere nel fondo delle anime dei bianchi figurarsi poi in quel-le dei mori e maomettani per giunta Perograve se si dovesse giudica-re dalle apparenze tutto indurrebbe a ritenere che gli indigeni ai quali si noti bene egrave ignota e inconcepibile quellrsquoastrazione di sen-timento che si chiama il principio di nazionalitagrave e che ormai hanno potuto apprezzare la differenza sensibile che passa rispetto ai pe-si e ai benefici di governo fra noi e i turchi Si sono tranquillamen-te e stabilmente adagiati al nostro dominio laquoBono taliano ndash man-geria bizeff ndash filuss bizeffraquo (ldquofilussrdquo significa denaro e ldquobizeffrdquo in quantitagrave) Che cosa possono desiderare di piugrave una volta che i loro costumi la loro religione le loro donne vengono scrupolosamente rispettate Questo spiega percheacute il paese sia ormai diventato com-pletamente tranquillo e sicuro Parliamo srsquointende della Tripolita-nia propriamente detta non della Cirenaica che si trova ancora e come nello stato di guerra (Bollettino maggio-giugno 1914 35)27

Molto si era detto e molto si era scritto spesso impropriamente sulla conquista libica Per fugare alcuni pregiudizi sul tema Lanzoni si di-lunga nel rispondere allrsquoultima domanda laquoquale egrave la condizione vera di quel paese e quali vantaggi potragrave trarne lrsquoItaliaraquo Innanzitutto come dimostra il caso algerino che Lanzoni riprese dal suo Manua-le di Geografia commerciale e economica (Milano 1912 V edizione)

27 Nonostante non compaiano espliciti riferimenti razzisti se non in riferimento agli accampamenti beduini chiamati con tono dispregiativo laquoMeschinopoliraquo appare chia-ro da che parte si trovi il progresso e da quale invece la laquosporciziaraquo

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ritenere o peggio ancora pretendere che una colonia per esse-re veramente utile debba costituire una rendita netta per la ma-dre-patria egrave un vecchio pregiudizio sorpassato da un pezzo (Bol-lettino maggio-giugno 1914 36)

Inoltre nellrsquoimmediato risulta impossibile fare delle previsioni visto che la colonia nord-africana almeno nella parte percorsa da Lanzo-ni non parve

laquoquella terra promessa che taluni per ragioni di polemica hanno amato di esaltare ma neppure quella regione sterile infeconda ricca soltanto di sabbie e di tradimenti che altri hanno amato ed amano di deprecare [hellip] neppure da augurarsi che si produca la emancipazione finanziaria delle Colonie giaccheacute molte volte essa auspica e prepara la emancipazione politica (Bollettino maggio-giugno 1914 36)

Insomma riassumendo in base alle sue impressioni e a laquoquelle del-la maggioranza degli escursionistiraquo Lanzoni poteva concludere con-statando come il valore economico della laquonuova Colonia africanaraquo sembrava laquonon trascurabileraquo e comunque laquotale da giustificarne la conquista se pure fatta anzitutto e soprattutto per ragioni politi-che drsquoordine internazionaleraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 39)

16 Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti

La Scuola Superiore di Commercio di Venezia nel frattempo era di-ventata di fatto unrsquouniversitagrave Nel 1905 alle Scuole era stato autoriz-zato di rilasciare i diplomi di laurea lrsquoanno seguente ancora un de-creto concesse ai diplomati il titolo di dottore infine fra il 1909 e il 1913 fu confermato il triplice carattere di Scuola di Commercio di Consolato e di Magistero con le cinque sezioni che davano luogo a unrsquouniversitagrave di fatto (Paladini 2002)

Tuttavia Carsquo Foscari non era solo un luogo dedito allo studio sui li-bri ma anche un ambiente simile a un campo di forze nel quale i sog-getti ndash gli studenti e gli insegnanti ndash costituivano i vettori di penetra-zione per ideali politici esperienze vissute e in generale di ciograve che avveniva al di fuori del palazzo Foscari In particolare gli studenti rappresentavano la parte piugrave attiva della societagrave veneziana per quan-to riguarda lrsquoorganizzazione di azioni dimostrative di carattere bel-licista e interventista Giagrave durante la guerra di Libia infatti gli stu-denti avevano condotto alcune manifestazioni in favore dellrsquoimpresa coloniale italiana come ad esempio il corteo che accompagnograve i solda-ti del 71mo Fanteria in partenza per lrsquoAfrica dalla Riva degli Schiavo-

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ni fino alla stazione ferroviaria nel giorno 19 novembre 1911 In quel caso la presenza giovanile era formata soprattutto dagli studenti li-ceali del Marco Polo La Scuola commerciale drsquoaltra parte rimasta pressocheacute ai margini nel corso degli svolgimenti bellici drsquoOltrema-re assunse un ruolo di primo piano durante la campagna interven-tista grazie soprattutto allrsquoazione di proselitismo che molti professo-ri condussero per sostenere la causa interventista sia dalla cattedra sia dai comizi pubblici Un nome su tutti Fradeletto (Pomoni 1998) Di questrsquoultimo infatti bastino ricordare le pagine scritte sul fini-re del 1915 e lrsquoinizio del 1916 e date alla stampa con il titolo La sto-ria di Venezia e lrsquoora presente (Torino 1916) nelle quali il professo-re presentava la Prima guerra mondiale come un insieme di laquolontani preludiraquo riconducibili al passato della Serenissima la laquoLotta per lrsquoA-driatico a fine di conquistarvi piena libertagrave di respiro e sicurezza dei movimentiraquo la laquoLotta contro gli Asburgo pel confine orientale e settentrionale di terra ferma e per lrsquoindipendenza italianaraquo la laquoLot-ta contro il Turco per la difesa degli interessi coloniali e commercia-li drsquoOltremareraquo (Fradeletto 1916 13-14) Si tratta di tre piani inclina-ti della mitopoiesi veneziana sui quali poggiava la violenta retorica imperialista e nazionalista due caratteri che si confusero nella pro-paganda di guerra (Laven Damien 2015 Camurri 2002)

Con la conflagrazione del conflitto e la disfatta di Caporetto i trionfalismi cedettero il passo alla paura Venezia divenne retrovia Il Consiglio di Amministrazione decise allrsquounanimitagrave di spostare gran parte delle sue mansioni a Pisa prima di far ritorno nella sua sede originaria il 3 ottobre 1918 a guerra quasi terminata La disillusio-ne a seguito della laquovittoria mutilataraquo sembrograve contagiare anche la Scuola che da alcuni anni aveva assunto il titolo di Istituto Superio-re di Scienze Economiche e Commerciali Nonostante lrsquoapprovazio-ne da parte del Ministero della richiesta del Consiglio accademico di istituire un corso complementare dedicato al commercio interna-zionale con particolare riguardo allrsquoOriente il mito della rinascita veneziana sulle orme dellrsquoespansione della Serenissima parve affie-volirsi Una prima avvisaglia fu la svalutazione di fatto della sezio-ne consolare considerata sin dal principio il fiore allocchiello di Ca Foscari A livello ministeriale infatti si dispose che il solo tito-lo valido allrsquoammissione alle carriere dipendenti dal Ministero degli Esteri fosse la laurea in Scienze economiche e commerciali taglian-do fuori in questo modo gli studenti cafoscarini (Paladini 2002) un secondo e ultimo segnale compare nelle parole quasi di rimprovero pronunciate dal nuovo professore Gino Luzzatto durante il discorso laquoLa Funzione del Porto di Venezia nel passato e nel presenteraquo in oc-

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casione della cerimonia drsquoapertura dellrsquoAnno Accademico 1922-192328 Ordinario di Storia del commercio allrsquoIstituto Superiore di Studi

Commerciali di Trieste dove fu subito nominato direttore nel 1922 Luzzatto venne chiamato a Venezia per ricoprire la prima cattedra in Italia di Storia economica oltre a quella di Geografia economi-ca Del resto a causa della morte di Primo Lanzoni sopraggiunta nel settembre del 1921 e con la nuova dimensione universitaria dellrsquoI-stituto il corso di Geografia commerciale dovette essere per forza di cose suddiviso poicheacute si chiedeva una maggiore specializzazione nelle singole discipline (Berengo 1964 Paladini 1989 Lanaro 2006)29 Ad ogni modo il collegamento fra i due insegnamenti risultava an-cora forte come dimostra la distribuzione in due parti della prolu-sione del 1922 la prima di carattere storico e la seconda di valuta-zione dello stato attuale laquoNel suo periodo piugrave gloriosoraquo cioegrave lungo tutto il Duecento e il Trecento Luzzatto assicurograve come il porto di Ve-nezia si presentasse al pari di un grande mercato nel quale lrsquoattivi-tagrave aumenta dopo lrsquoarrivo delle mude provenienti dal Nord Europa e da Oriente Ad assicurargli questo sviluppo oltre alla fortunata po-sizione geografica concorsero altri fattori quali il laquodominio del Gol-fo e la conquista di una potente base coloniale in Orienteraquo (Annuario 1922-23 31) Con lrsquoinizio del Quattrocento la situazione cominciograve a mutare in seguito della minaccia portata dalle sempre piugrave frequen-ti conquiste turche che demolirono laquopezzo a pezzo lrsquoimpero colonia-le venezianoraquo distruggendone il monopolio commerciale (Annuario 1922-23 35) Si osserva come per la prima volta allrsquointerno dellrsquoIsti-tuto si cominciava a considerare quello veneziano al pari di un laquoim-pero colonialeraquo una categoria storiografica che probabilmente subi-va anche ma non solo lrsquoinfluenza in quegli anni dellrsquoappropriazione da parte del fascismo della romanitagrave quale mito fondativo della cul-tura e dellrsquoideologia di unrsquoItalia che doveva farsi universale impe-riale e moderna (Gentile 2007 Tarquini 2011)

La trattazione di Luzzatto sulla storia del porto veneziano per i successivi secoli seguiva la falsa riga dei lavori storiografici prece-denti i quali insistevano sul fatto che i traffici marittimi coinvolsero Venezia in minor misura almeno fino alla seconda metagrave dellrsquoOttocen-to Solitamente a questo punto sia il discorso accademico sia quel-lo pubblico convenivano sul fatto che con lrsquointegrazione del Veneto nello Stato italiano e con la guida illuminante di una classe dirigen-

28 Il corso complementare avrebbe compreso quattro insegnamenti oltre le lezioni conferenze ed esercitazioni Geografia economica dellrsquoOriente Economia e tecnica dei trasporti Merceologia dei prodotti orientali Tecnica del commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione (Annuario 1922-23)29 Con la morte di Primo Lanzoni lrsquoAssociazione Antichi Studenti cambiograve nome in onore del suo presidente Drsquoora in poi infatti venne chiamata Associazione Primo Lan-zoni tra gli Antichi Studenti

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te che riprendeva gli usi e costumi dellrsquoantico patriziato Venezia si stesse preparando a riacquisire il suo destino di potenza commer-ciale Questa narrazione perograve pare essere decostruita e depotenzia-ta dalle parole dello stesso Luzzatto poicheacute laquodallrsquoosservazione del-la realtagrave presente e delle sue necessitagrave piugrave urgentiraquo reputava come fosse giunto il momento di laquoguardarci dal pericolo che il ricordo de-gli splendori passati e la visione di un futuro ancora lontano e incer-to ci distraggaraquo Infatti

La realtagrave di ieri egrave quella di un porto che era per seacute stesso un gran-de centro di scambi che poteva imporre tirannicamente la sua vo-lontagrave alla numerosa e svariata clientela la realtagrave drsquooggi egrave quella invece di un porto che dipende esclusivamente dal suo retroterra nazionale che ha per sua funzione principale quella di soddisfare quanto meglio egrave possibile i bisogni di questo retroterra La fun-zione egrave certo meno brillante ma egrave la funzione assegnata nellrsquoeco-nomia contemporanea a tutti i porti continentali ed egrave sempre ta-le da assicurare al porto di Venezia un movimento assai superiore a quello chrsquoesso abbia mai avuto finora ed uno dei primi posti fra i porti del Mediterraneo La sfera drsquoinfluenza su cui Venezia puograve oggi contare senza bisogno di artifici e di favori e che si estende da un lato fino a Dobbiaco ed al Brennero e dallrsquoaltro fino a Bre-scia Mantova e Bologna (Annuario 1922-23 48-9)30

Inoltre una volta completati il miglioramento degli impianti portuali cosigrave come il laquolavoro gigantescoraquo di Porto Marghera la zona drsquoinfluen-za si sarebbe estesa fino ai maggiori centri industriali della Val Pada-na laquoNon piugrave dunque sogni di dominio ormai tramontati per sempreraquo ma la consapevolezza che fosse opportuno condurre una laquopolitica di libertagraveraquo ndash senza suddivisioni in sfere drsquoinfluenza ndash che alla lunga laquori-chiami sulle rive dellrsquoAdriatico tutto quel traffico che ad esso puograve na-turalmente e logicamente affluireraquo (Annuario 1922-23 51)

Rispetto alle conclusioni a cui era giunto Luzzatto in direzione op-posta sembrano procedere alcune tesi di laurea degli studenti dellrsquoI-stituto di Scienze Economiche e Commerciali questrsquoultimi intenzio-nati a riflettere sul ruolo dellrsquoAdriatico per Venezia e piugrave in generale del Mediterraneo per lrsquoItalia in seguito alla fine del primo conflitto mondiale La tesi di laurea egrave una tipologia di documento estrema-mente interessante percheacute funge da elemento di connessione pro-cessuale fra i diversi lsquosaperirsquo accademici e il mondo esterno In altre parole questa tipologia di fonte storica da un lato ci suggerisce ndash al-

30 Interessante il confronto fra la posizione di Lanzoni sul porto ndash la competenza matematica per stabilire lrsquoinfluenza di Venezia fino a Tunisi ndash e quella di Luzzatto ap-pena descritta

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cune volte solo parzialmente ndash il percorso curriculare dello studente le conoscenze apprese durante gli anni universitari la bibliografia letta e in generale ci illumina su alcuni equilibri e meccanismi in-terni al mondo accademico dallrsquoaltro la tesi di laurea riflette la con-tingenza degli eventi attraverso le idee e le immagini personali che lo studente si crea per comprendere ciograve che lo circonda mescolan-do cosigrave nellrsquoelaborato scientificitagrave e vissuto in una narrazione che si appresta a essere unica e originale (Isnenghi 1984) Inoltre allrsquoepo-ca le tesi di laurea erano testi alquanto brevi e di natura compilati-va Non basandosi su una rigorosa ricerca drsquoarchivio di conseguen-za questi documenti risultavano molto esposti alla deriva ideologica piugrave che a un ragionamento empirico

La prima guerra di massa per i giovani rappresentograve unrsquoesperienza periodizzante a cui si attribuiva un valore formativo oltre che trauma-tico Infatti le laquogenerazioni storicheraquo portarono dal fronte linguaggi convinzioni e pretese intrise di bellicismo nazionalismo e irredenti-smo mentre a Parigi dai negoziati lrsquoItalia non otteneva ciograve che le era stato promesso (Dogliani 2003 Magnarelli 2004) In questo senso ap-paiono esemplari gli elaborati scritti degli studenti Angelo Tonini e Leonardo Rosito Il primo laureatosi nellrsquoottobre del 1919 fin dalle prime battute avvertigrave come risultasse necessario allargare lo sguar-do allrsquointero Mediterraneo orientale per assicurarsi il controllo e la sicurezza dei traffici nellrsquoAdriatico A tal fine lo studente individuava tre problematiche da risolvere una di carattere politico ndash laquoin quan-to non possiamo permettere che lrsquoequilibrio mediterraneo giagrave tanto iniquo per noi sia turbato ancora a nostro dannoraquo unrsquoaltra per motivi economici ndash laquoper i nostri crescenti consumi alimentari e per il nostro commercio che deve avere i suoi mercati privilegiati e sicuriraquo ndash e in-fine una sociale ndash per evitare che laquola nostra emigrazione prenda un atteggiamento che offende il nostro onoreraquo Le soluzioni erano da ri-cercare nelle terre che si affacciavano sul Mediterraneo orientale le quali in un futuro ormai prossimo secondo lo studente sarebbero entrate a far parte della sfera drsquoinfluenza italiana per laquoil posto che la sua [lrsquoItalia] gloriosa storia le additaraquo e laquola guerra [la prima guerra mondiale] ha giustamente consacrato al suo dirittoraquo31 La storia di Ve-nezia ndash e di Roma ndash insieme al laquosangueraquo e al laquosacrificio tenace della popolazioneraquo dunque giustificavano le importanti pretese commer-ciali italiane che non avrebbero aspirato solo a coordinare i traffici bensigrave a sostituire i prodotti austriaci mercanteggiati in Oriente con quelli esportati dallrsquoItalia in modo tale da laquodimostrare a Trieste e ai porti tutti dellrsquoAdriatico redento che la loro unione allrsquoItalia contri-buisce alla loro stessa prosperitagraveraquo Per ricapitolare la conquista del

31 Venezia Archivio Tesi Carsquo Foscari (ATCF) A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 5-6 Non si conosce il nome del relatore

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monopolio commerciale nelle maggiori piazze orientali sarebbe servi-ta in una prima fase ad aumentare gli introiti e in un secondo momen-to a rendere lrsquoAdriatico italiano Lrsquoambizioso piano progettato dallo studente non poteva non fare affidamento sul nuovo porto industria-le che stava sorgendo ai Bottenighi un progetto che avrebbe assicu-rato laquouna funzione di primissimo ordine per i traffici dellrsquoOrienteraquo32

Sulla stessa linea ma decisamente piugrave esplicito sin dal titolo ri-sulta essere LrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi mag-giori porti commerciali la tesi discussa dallo studente Rosito nel 1920 Sulla base di una bibliografia che al tempo stesso faceva uso di materiale proveniente dallrsquoambito politico e da quello accademi-co lo studente iniziograve la sua dimostrazione sulla presunta paternitagrave italiana dellrsquoAdriatico partendo da considerazioni di carattere geolo-gico e geografico33 Studiando la nascita e la formazione delle cate-ne montuose laquoitalianeraquo delle Alpi degli Appennini e del Carso il gio-vane affermograve come esse comprendessero un bacino molto vasto che va dalla Val Padana fino al laquonostro mareraquo Giagrave attraverso questa di-mostrazione si dovrebbe essere laquoindotti a ritenere lrsquoAdriatico come un mare essenzialmente nostroraquo tuttavia la presenza slava sullrsquoal-tro lato del confine montuoso orientale e lungo tutti i Balcani aveva bisogno di qualche altra spiegazione e precisazione Insieme alla ge-ografia per non dare adito a dubbi lo studente si servigrave della storia per spiegare questa apparente incongruenza se era pur vero che sulla laquocosta della Morlacca vi sono i Croatiraquo e piugrave laquogiugrave sulla costa orientale vrsquoegrave la grande Serbiaraquo non si poteva negare che lrsquoAdriatico continuasse a conservare un carattere romano e italiano Drsquoaltron-de laquola funzione complessivaraquo di questo mare era stata

in ogni tempo quella di grande via della civiltagrave romana e venezia-na verso la Balcania e di arteria vasta e profonda in cui le grandi correnti dei traffici si sono incanalate nel corso dei secoli34

La civiltagrave e il commercio dunque venivano considerate dallo stu-dente come degli elementi imprescindibili per attestare lrsquoitalianitagrave del bacino adriatico un principio di nazionalitagrave che non toccava so-lo il mare ma anche le coste lambite da esso Come la Dalmazia ad esempio che per laquola realtagrave geografica e le esigenze storiche e cul-

32 ATCF A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 73-75 33 Nella bibliografia fra gli altri compaiono gli scritti Per il piugrave largo domino di Ve-nezia la cittagrave e il porto (Milano 1917) di Foscari e Sistemazione del porto di Venezia Giudecca o Bottenighi (Venezia 1904) di Lanzoni Vedi ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 laquoBibliografiaraquo Non si cono-sce il nome del relatore34 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 2-4

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turaliraquo laquoegrave terra drsquoItaliaraquo pur non essendo parte integrante del laquocor-po fisicoraquo della nazione35

Oltre a comunicarci le scelte retoriche del laureato le tesi dico-no molto anche sui relatori i docenti che accompagnano lo studen-te fino alla discussione di laurea Tematiche bibliografia e il taglio di ricerca sul soggetto di studio sono solo alcuni degli spazi drsquointer-vento ritagliati dal professore Per quanto riguarda lrsquoargomento im-periale e quello coloniale aggiungere questo ulteriore punto di vi-sta significa da un lato tracciare una mappa dei lsquosaperirsquo allrsquointerno dellrsquoIstituto (in mancanza dei programmi dei corsi) dallrsquoaltro coglie-re le convinzioni accademiche e soprattutto politiche di ogni singolo professore attraverso lo spettro dei loro principali interlocutori per lrsquoappunto gli studenti

In molte delle tesi di laurea scritte negli anni Venti si puograve nota-re come compaiano spesso i nomi di tre relatori i professori Enrico Catellani specialista di Diritto coloniale Alfonso de Pietri-Tonelli esperto di economia politica e Pietro Orsi lo storico veneziano prin-cipale in quegli anni assieme a Luzzatto Il primo come si egrave eviden-ziato in precedenza faceva parte dellrsquoavanguardia intellettuale colo-nialista Quando impartiva le sue lezioni dedicate al diritto coloniale dalla cattedra padovana poggiava probabilmente le sue argomenta-zioni sul manuale da lui scritto Storia delle colonie e diritto colonia-le (Milano 1911) e pubblicato alla vigilia del conflitto italo-turco Il testo forniva le basi da cui partire per conoscere piugrave nel dettaglio qualsiasi aspetto del tema generale del colonialismo La formazione giuridica di Catellani ad ogni modo non gli impedigrave di giustificare il diritto e il dovere dellrsquoEuropa di occupare i territori africani sulla base di osservazioni anche di carattere antropologico In Storia del-le colonie e diritto coloniale infatti vengono dedicate alcune pagine alla suddivisione degli esseri umani in tre categorie quelli che so-no stati in grado di espandersi grazie a uno stadio di civilizzazione estremamente alto gli europei coloro che dopo un glorioso passato si trovavano ora in una fase di declino gli asiatici infine gli africa-ni ovvero coloro che secondo il professore non sarebbero mai pro-grediti senza lrsquoassistenza di altri (Catellani 1911 cf Deplano 2013) Alcune di queste argomentazioni ndash che oggi possiamo definire raz-ziste ndash sembrano costituire un filo conduttore nel pensiero di Catel-lani anche nel primo dopoguerra quando egli giunse a Carsquo Foscari per tenere il corso di Diritto internazionale nelle vesti di professo-re incaricato pur mantenendo la cattedra da ordinario allrsquoUniversi-

35 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 24 Cosigrave come per la tesi di Angelo Tonini anche per Leonardo Rosito Porto Mar-ghera ndash la laquocittagrave nuovaraquo ndash avrebbe costituito una tappa fondamentale per i progetti espansionistici italiani

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tagrave di Padova A tal proposito nella tesi di laurea Il mandato colonia-le con cui lo studente Ferdinando Pellizzon si laureograve nella sessione di marzo-aprile 1922 viene citata dal laureando laquola felice espressio-ne [di Catellani] ldquoassistenza intercolonialerdquoraquo che ancor prima dello scoppio della guerra laquoaveva legato gli stati colonizzatori in unrsquoopera comune di civiltagraveraquo in contrapposizione alla laquotesi utopistica del pro-fessore [Giuseppe] Cimbaliraquo che proponeva laquodi consacrare in tutti i popoli colonizzati il loro diritto di sovranitagraveraquo accogliendoli cosigrave nel-la Societagrave delle Nazioni36

Nel caso di de Petri-Tonelli ex studente della Scuola commercia-le veneziana poi divenuto professore ordinario del corso generale di Economia politica e degli insegnamenti complementari di Politica economica e Legislazione doganale per la sezione consolare il focus dei suoi tesisti era rivolto principalmente alle relazioni economiche che intercorrevano fra lrsquoItalia e lrsquoOriente Nella sessione di laurea di novembre-dicembre 1924 due suoi studenti ndash Pasquale Giordano e Alfredo Scagnolari ndash discussero rispettivamente gli elaborati Le con-dizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commer-ciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecaneso e Le relazioni commerciali italo-jugoslave Se questrsquoultima mirava a con-segnare una panoramica dello stato in cui versava il rapporto com-merciale fra i due regni lrsquoelaborato scritto da Giordano invece sol-lecitava lrsquoespansione commerciale in Anatolia usufruendo in questo modo dei possedimenti coloniali lsquobianchirsquo di Rodi e del Dodecaneso Secondo lo studente la penetrazione in quel nuovo mercato avrebbe portato in dote allrsquoItalia tre benefici uno di carattere economico un altro geopolitico e un ultimo a livello sociale e culturale Il primo si sarebbe basato sulla costituzione di banche agricole per agevolare laquoil credito alle nostre colonie ivi residenti ed alle stesse popolazio-ni indigeneraquo sul miglioramento dei servizi commerciali marittimi e sulla fondazione di un istituto di fiducia per organizzare e regolare le attivitagrave laquodei numerosi commercianti ed esportatori che operano nella zonaraquo Inoltre tale istituto con la sede centrale ubicata a Rodi e le filiali nei paesi dellrsquoAnatolia sarebbe stata guidata da una govern-ance formata da elementi dellrsquoeacutelite finanziaria industriale e commer-

36 Come opportunamente citato in nota lrsquoespressione proveniva dallrsquoarticolo laquoLrsquoassi-stenza inter-coloniale dal punto di vista del mantenimento dellrsquoordineraquo pubblicato da Catellani nella Rivista Coloniale nel 1907 ATCF F Pellizzon laquoIl mandato colonialeraquo 1924 16-17 Ancora nella tesi di laurea dello studente Roberto Maltini ndash Il regime co-loniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioni (1925) relatore Ca-tellani ndash la colonizzazione egrave considerata invece come un laquocompito sacro della civiltagraveraquo ATCF R Maltini laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioniraquo 1925 65

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ciale37 A livello geopolitico la conquista commerciale dellrsquoAnatolia avrebbe consentito allrsquoItalia di confrontarsi con i Paesi piugrave poten-ti laquoche hanno tentato e continuano tuttora di stendere lo zampino per porre ostacolo al nostro divenireraquo per una posizione di privile-gio per quanto riguarda i traffici marittimi nel Mediterraneo38 Infi-ne secondo il laureando lrsquoeventuale crescita dellrsquoinfluenza italiana in Anatolia avrebbe di certo rinvigorito quelle radici storiche elle-niche e romane che rischiavano di scomparire per sempre a causa laquodellrsquoinettitudine dei Turchi a produrre e conservare la ricchezzaraquo39 In parallelo alla dipendenza economica dunque si doveva tessere anche una dipendenza culturale

Nonostante le universitagrave almeno fino agli anni Trenta fossero me-no soggette al diretto controllo amministrativo e ideologico del regi-me fascista giagrave a partire dal 1925 il nuovo ministro dellrsquoIstruzione Pietro Fedele procedette alla progressiva fascistizzazione dellrsquointe-ra struttura scolastica italiana A questa tendenza generale special-mente per il caso specifico dellrsquouniversitagrave si contrapponeva il rappor-to unico e per questa ragione sempre diverso che intercorreva fra lrsquoistituzione accademica e la classe dirigente locale (Ricuperati 2015) A Venezia ciononostante fra il 1925 e il 1927 lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali divenne fascista come testimoniano in modo molto significativo le parole utilizzate nella Relazione sullrsquoAn-no Accademico 1926-1927 dallrsquoex sindaco e allora regio commissario di Carsquo Foscari Davide Giordano drsquoora in poi laquolrsquoinferma [lrsquoIstituto]raquo sarebbe andata in contro alle laquocure rudi e radicali del chirurgoraquo o del padre Ai laquoFigliuoliraquo ndash gli studenti per lrsquoappunto ndash sarebbe stata vietata qualunque manifestazione goliardica cosigrave come sarebbe sta-to necessario dal punto di vista dellrsquoorientamento politico laquopotare i rami sospettiraquo fra il corpo studentesco e quello docente (Annuario 1927-28 7 e 15-17 Paladini 2002) La fascistizzazione e la lsquonorma-lizzazionersquo dellrsquoIstituto paiono intervenire anche in qualche tesi di laurea soprattutto nei linguaggi e nei giudizi esplicitamente politi-cizzati che gli studenti adottano per comparare epoche storiche dif-ferenti o operati politici che portarono a risultati opposti Ciograve emer-ge specialmente negli elaborati scritti degli studenti che scelsero di approfondire temi legati ai corsi di Storia politica e diplomatica un

37 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 83-638 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 1739 Pur non essendo laquoun popolo scioccoraquo il Turco laquoegrave lento ed estremamente sobrio facile ad accontentarsi di tutto ed a far nulla per migliorare la propria condizioneraquo ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansio-ne commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 13

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corso tenuto dal professore Pietro Orsi per gli iscritti alla sezione consolare Come negli esempi riportati precedentemente anche in questo caso la figura del relatore sembra incidere nelle riflessioni e nelle affermazioni dei suoi studenti Drsquoaltronde accanto alla profes-sione accademica dal 1926 Orsi venne nominato dal governo pode-stagrave della cittagrave ndash il primo a Venezia in seguito alla soppressione degli organi democratici comunali ndash mostrando ancora una volta e in ma-niera piugrave evidente il fitto intreccio che univa il potere politico allrsquoi-stituzione universitaria locale

Proprio nellrsquoanno della sua investitura alla carica di podestagrave uno studente di Orsi Michele Cainazzo discusse la sua tesi di laurea dal titolo Italia e Mediterraneo Dedicando molto spazio al dominio medi-terraneo dellrsquoimpero di Alessandro Magno e soprattutto di quello ro-mano la dissertazione procede fra le tendenze generali nella storia della politica romana nel Mediterraneo e brevi approfondimenti sul versante africano come recita ad esempio il titolo di un sottocapito-lo laquoRoma potenza marittima e la sua politica in Africaraquo La narrazio-ne prosegue soffermandosi prima sulle repubbliche marinare e sulla laquopotenza venetaraquo intenta a liberarsi del giogo bizantino e successi-vamente sullrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo che laquofu prevalentemente raggiunto durante la quarta Crociataraquo40 La categoria storica-anali-tica pronunciata da Luzzatto qualche anno prima godeva ormai di unrsquoampia circolazione in ambito universitario prima di riversarsi nel discorso pubblico come si vedragrave nel seguente capitolo Ad ogni mo-do dallrsquolaquoepica espansione venetaraquo che laquofu sempre animata da spirito imperialistaraquo lo studente passava a narrare le vicende mediterranee fino allrsquoUnitagrave drsquoItalia con unrsquoampia parentesi dedicata al laquopensiero politico riguardo alla costa africanaraquo Una volta affrontato il presun-to retroterra storico e culturale italiano nel Mediterraneo sulla ba-se di questrsquoultimo il tesista si chiedeva raffrontandosi con lrsquoimpero coloniale tedesco il percheacute laquodi tanta disparitagrave drsquoimpulso nellrsquoaffer-mazione colonizzatrice espansionistica dei due stati che coevamente avevano trovato la loro unitagraveraquo dato anche lrsquoinnata tradizione nei laquofigli della razza italicaraquo che lungo tutta la storia laquoscoperti che abbiano una terra di questa ne diventano gli esploratori e i colonizzatoriraquo41 Le molteplici risposte lo studente ritiene di ritrovarle negli indirizzi di politica estera intrapresi dai governi italiani che si susseguirono in relazione ai mutevoli equilibri geopolitici europei Nonostante gli impedimenti interni ed esterni alla costruzione di un impero colonia-le italiano a metagrave degli anni Venti srsquoimpose allrsquoItalia una laquonecessitagrave storica predominanteraquo determinata da due fattori in primo luogo la crescita della popolazione italiana in relazione ai movimenti migra-

40 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 18-2141 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 54-55

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tori e al pericolo di snazionalizzazione in secondo e ultimo luogo la posizione e il prestigio del Paese negli equilibri mediterranei Lrsquour-genza della situazione ndash laquoil problema del Mediterraneo egrave dunque per lrsquoItalia un problema di libertagrave problema di sicurezza problema na-zionale problema colonialeraquo ndash poteva essere risolta grazie ad alcune doti innate nella laquocoscienza nazionaleraquo unrsquolaquooriginalitagraveraquo e laquoclassici-tagraveraquo che laquoBenito Mussolini ha detto di essere lecita in politica esteraraquo In altre parole riprendendo il percorso giagrave tracciato dalla laquonecessi-tagrave anterioreraquo ndash la Storia ndash lrsquoItalia aveva il compito di solcarlo facen-dosi condurre per mano dal laquonuovo Vate drsquoItaliaraquo42

La propaganda fascista a proposito del destino imperiale dellrsquoI-talia oramai aveva trovato terreno fertile per la sua diffusione nelle aule universitarie veneziane impregnate dei miti di una cittagrave ndash Ve-nezia ndash che drsquoora in avanti si sarebbe convertita in una delle piazze fasciste piugrave importanti per laquoraggiungere le vie del sognato Imperoraquo43

42 Il testo finisce con la citazione di Lucio Polo il comandante messo in scena da DrsquoAnnunzio in La Nave (Milano 1908) laquoNON Egrave MAI TARDI PER TENTAR LrsquoIGNOTO NON Egrave MAI TARDI PER ANDAR PIUrsquo OLTREraquo vedi ATCF M Cainazzo laquoItalia e Me-diterraneoraquo 1926 9843 La citazione egrave ripresa dalla tesi Crispi e la Somalia Italiana dello studente Fernan-do Marini ATCF F Marini laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo 1928 103 Relatore Orsi

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Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9002 51

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

2 Tracce imperiali a VeneziaLa cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

21 Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa

Il 7 maggio 1931 si aprigrave al pubblico la sensazionale Exposition colo-niale et internationale di Parigi Il percorso espositivo era suddiviso in quattro grandi aree riguardanti la storia generale dellrsquoimpero fran-cese alcuni approfondimenti monografici dei territori drsquoOltremare le questioni nazionali piugrave importanti nel dibattito pubblico e il mu-seo permanente delle colonie Data la grande superficie sulla quale si estendeva lrsquoesposizione la visita era allietata dalla presenza di ri-storanti negozi e due spazi dedicati allrsquointrattenimento Gli organiz-zatori ndash in primo luogo lrsquoAgence Geacuteneacuterale des Colonies ndash si proposero dunque di creare uno spazio nel quale il visitatore europeo potesse allo stesso tempo imparare e divertirsi allrsquointerno di un mondo extra-europeo rappresentato dal punto di vista del colonizzatore e creato con lrsquoobiettivo principale di promuovere e diffondere i disegni impe-rialistici per une plus grande France delineando parallelamente unrsquoi-dentitagrave francese consapevole della propria superioritagrave (Ungar 2013)

Sommario 21 Prospettive imperiali a Venezia ndash 22 Notizie dallrsquoImpero ndash 23 Educare alle colonie ndash 24 Itinerari imperiali ndash 25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina ndash 26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave

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LrsquoEsposizione perograve fu anche lrsquooccasione per fare il punto del-le condizioni in cui versavano le attivitagrave scientifiche e quelle propa-gandistiche per quanto concerne il tema coloniale a livello europeo Per questa ragione a Parigi furono invitati molti studiosi e giorna-listi a partecipare rispettivamente al primo Congresso internazio-nale di Storia coloniale e al Congresso internazionale della Stampa coloniale Durante il primo evento la delegazione italiana presiedu-ta dal professore e senatore Camillo Manfroni ndash in rappresentanza dellrsquoUfficio Studi e Propaganda del Mistero delle Colonie dellrsquoIstituto Coloniale Fascista e dellrsquoIstituto Cesare Alfieri di Firenze ndash presentograve alla platea internazionale un intervento sulla storia coloniale vene-ziana in epoca moderna dedicando particolare attenzione al compor-tamento tenuto dalla Repubblica nei confronti dellrsquoespansione com-merciale e territoriale degli imperi spagnolo e portoghese Pertanto lrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo in quanto soggetto storico rappre-sentava oramai uno dei prodromi della laquorinascita colonialeraquo italiana contemporanea anche in campo internazionale e non solo allrsquointerno delle istituzioni accademiche (Giaccardi 1931 cf Deplano 2015 80-1) Drsquoaltronde con la svolta totalitaria intrapresa dal regime fascista e la conseguente realizzazione della laquofabbrica del consensoraquo egrave possibi-le constatare una diffusione dellrsquoargomento coloniale allrsquointerno del discorso pubblico attraverso mezzi di comunicazione e di propagan-da quali la stampa i convegni le mostre e le manifestazioni indette dal regime poicheacute oltre al prestigio internazionale per il fascismo la politica di espansione imperiale e coloniale costituiva un aspetto strutturale per la rivoluzione antropologica dellrsquolsquouomo nuovorsquo tanto che una prospettiva imperiale era giagrave presente nellrsquoorizzonte fasci-sta sin dal 1926 (Gentile 2006)

La fondazione dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) nel febbraio del 1928 e il conseguente accentramento dellrsquointera attivitagrave cultu-rale in campo coloniale ndash si pensi al confluire di gran parte delle ri-viste coloniali preesistenti nel mensile LrsquoOltremare ndash portarono alla progressiva laquovolgarizzazioneraquo delle tematiche coloniali in altre pa-role al riversamento di queste ultime nel tessuto sociale italiano per mezzo di iniziative di carattere pratico e divulgativo che si serviro-no delle cittagrave e delle loro memorie storiche quali palcoscenici ideali per la costruzione di un consenso e unrsquoideologia dai lineamenti im-periali Fra i teatri urbani piugrave prestigiosi un posto era riservato a Venezia per via di un passato che solo recentemente era stato rilet-to in un contesto imperiale (Deplano 2015)1

Il laquoraduno dei costumi italianiraquo del 1928 fu solo il primo tentativo di fascistizzazione delle tradizioni veneziane peraltro decisamente

1 Il termine laquovolgarizzazioneraquo ricorse spesso nei discorsi e nelle circolari di Rober-to Cantalupo mentre ricopriva il ruolo di sottosegretario del Ministero delle Colonie

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depotenziate dalle direttive romane Davanti a un pubblico interna-zionale di quasi ventimila persone il laquoradunoraquo si svolse in piugrave riprese nellrsquoestate del 1928 coinvolgendo piugrave di tremila figuranti In princi-pio il progetto puntava a mettere in scena unrsquolaquooperazione di regio-nalizzazione in grande stileraquo che amalgamasse dal punto di vista culturale un confine nord-orientale che andava fino allrsquoAlbania pas-sando per Istria e Zara sovrapponendo solo per un attimo Venezia a Roma quale punto di riferimento per le terre redente e irredente Ma lrsquoex Dominante non poteva porsi sul piano della capitale italiana visto che il carattere latino era considerato dagli studiosi italiani il legame fondamentale per mantenere unita dal punto di vista etnico la penisola Pertanto correggendo il tiro il comitato organizzatore affidato alla presidenza di Augusto Turati (segretario nazionale del partito fascista) e alla vicepresidenza dei due veneziani al governo Giuriati e Volpi impose al raduno del Triveneto una dimensione na-zionale e allrsquoOpera Nazionale Dopolavoro (OND) veneziana di met-tere in mostra solo quelle tradizioni popolari considerate minori ri-spetto allo sfarzo delle imprese navali verso Oriente Malgrado il ridimensionamento lo svolgimento del laquoraduno dei costumi italia-niraquo segnograve la definitiva nascita di un rapporto simbiotico fra il regime fascista e la classe dirigente locale Venezia poteva finalmente por-si sul laquopiano dellrsquoimperoraquo seppur allrsquoombra di Roma (Fincardi 2002 1503-7 Pellegri 1929)

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta laquoanni stupendiraquo a dire di Maria Damerini moglie di Gino Damerini figura centrale del nazionalismo adriatico e della vita culturale veneziana nella prima metagrave del No-vecento lrsquoeacutelite veneziana andograve a riscoprire il proprio laquoretaggio illu-streraquo sotto la supervisione di una personalitagrave quale Giuseppe Volpi (Damerini 1988 50) Il nuovo lsquodogersquo veneziano cosigrave come veniva cele-brato durante gli lsquoanni ruggentirsquo una volta nominato presidente del-la Biennale nel 1930 iniziograve a ripensare la cittagrave come un centro cultu-rale moderno e internazionale capace di rispondere da un lato alle esigenze mondane di una eacutelite inebriata da unrsquoagenda sempre piugrave fit-ta di impegni e dallrsquoaltro alle continue rielaborazioni e esaltazioni di miti culti e immagini collettive veicolate dal partito fascista in pa-rallelo a una politica di potenza sempre piugrave aggressiva Tuttavia lrsquoe-voluzione dellrsquoindustria culturale veneziana avrebbe avuto modo di dare i frutti sperati solo qualora lrsquoamministrazione comunale gui-data dal podestagrave Mario Alveragrave si fosse impegnata a rispondere alle questioni principali che interessavano la cittagrave lo sviluppo industria-le in terraferma lrsquointervento sul disagio sociale e la gestione di un turismo in forte espansione (Mezzalira 1996)

Anche se non puograve sembrare a un primo sguardo in realtagrave le tre questioni appena citate sono tra loro concatenate Lrsquoincremento e il miglioramento dellrsquoefficienza industriale di Porto Marghera passa-vano infatti per la realizzazione di un collegamento automobilistico

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che avrebbe unito Venezia al lsquosuorsquo immediato entroterra agevolan-do in questo modo il pendolarismo di parte della popolazione cittadi-na oltre che lrsquoaccesso in cittagrave dei turisti Seppur snaturando secondo molti ndash fra tutti Giuriati e Damerini ndash la natura insulare e marina-resca della cittagrave paradossalmente la costruzione del ponte del Lit-torio divenne unrsquoennesima occasione per rievocare i fasti imperia-li dellrsquoex Dominante alludendo non solo al protendersi della Madre Patria ndash Venezia ndash verso lrsquoAdriatico orientale ma anche verso quelle terre che un tempo facevano parte dello Stato de tera

Allrsquoinaugurazione avvenuta nel giorno di San Marco del 1933 dal-la terraferma grossa impressione destarono da subito i due imponen-ti pili in pietra drsquoIstria posti allrsquoingresso del ponte sui quali vi erano scolpiti due leoni marciani i guardiani della nuova porta della cittagrave Oltre a rimarcare lrsquoidentitagrave veneziana il simbolo leonesco cosigrave scol-pito si inseriva in una diatriba lsquoadriaticarsquo nata nella notte del 1 di-cembre 1932 a Traugrave (Trogir) una cittagrave dalmata che riportava ancora le tracce del dominio plurisecolare veneziano Quella notte unrsquoam-pia parte della popolazione traurina danneggiograve e distrusse otto leo-ni lapidei drsquoepoca repubblicana in risposta alla sempre piugrave aggressi-va politica nazionalista e irredentista condotta dal fascismo un fatto che suscitograve grande commozione in Italia e in particolare a Venezia In pronta risposta infatti lrsquoex Dominante decise di punire il lsquotradi-mentorsquo creando due copie dei leoni di Traugrave da collocare allrsquoinizio del ponte automobilistico una traccia monumentale di stampo imperia-le che fu rafforzata dalla citazione latina scolpita allrsquointerno di uno dei due libri aperti laquogli ingiusti saranno puniti ed il seme degli empi periragraveraquo (Il Gazzettino 3 gennaio 1933 cf Ferris 2012)

Una volta superati i pili e lasciatosi alle spalle il profilo industria-le dei Bottenighi il visitatore arrivava cosigrave a Piazzale Roma lrsquoultima area automobilistica prima di immergersi laquonel patrimonio di attra-zione esteticaraquo (Il Gazzettino illustrato suppl 23 aprile 1933) custo-dito dalla cittagrave lagunare Per depotenziare la centralitagrave della nuova traccia toponomastica denominata laquoRomaraquo su ordine di Mussolini rispetto a Piazza San Marco lrsquoamministrazione veneziana decise di chiamare la nuova area lsquoPiazzalersquo e non lsquoPiazzarsquo (Casarin 2005) Agli occhi di chi intraprendeva il viaggio in direzione opposta inve-ce il nuovo piazzale costituiva il primo segno visibile dellrsquointrusione della modernitagrave nella laquopacificaraquo consuetudine veneziana Malgrado la lsquocontaminazionersquo secondo il supplemento speciale stampato da Il Gazzettino illustrato laquoil Comune di Venezia retto dal podestagrave Ma-rio Alveragrave seppe contemperare le esigenze che i tempi imponevano con le necessitagrave paesaggistiche e tradizionaliraquo riuscendo a conser-vare in questo modo laquola maestagrave ed il fascino di una dominanteraquo Del resto laquocol nuovo grandioso Ponte del Littorioraquo il laquoturista venezia-no in unrsquooraraquo avrebbe potuto raggiungere laquoVicenza primogenita di Venezia dai superbi palazzi di ogni epoca e stile in gran parte do-

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vuti ad Andrea Palladioraquo e solo successivamente si sarebbe inoltra-to in laquotutta la terra vicentina resa sacra dalla guerraraquo (Il Gazzettino illustrato supplemento 23 aprile 1933) In altri termini il Ponte del Littorio racchiudeva metaforicamente in seacute due tensioni il tentativo fascista di porre fine allrsquoisolamento aristocratico in cui era confina-ta la cittagrave rendendola piugrave facilmente raggiungibile ndash accanto ai lsquotre-ni popolarirsquo con la costruzione del ponte del Littorio iniziarono ad affluire a Venezia numerose squadre di escursionisti dellrsquoOND e del-la Gioventugrave del Littorio a piedi o in bicicletta (Fincardi 2001) ndash a cui si contrappose una strenua difesa della lsquovenezianitagraversquo basata ancora una volta sullrsquoostentazione di una presunta superioritagrave civile e cul-turale dellrsquoex Dominante rispetto i territori di terraferma

Con lrsquoapertura del ponte automobilistico inoltre si diede inizio al susseguirsi di altre opere monumentali indirizzate non solo a una mi-gliore fruizione turistica della cittagrave e a celebrare i progressi dellrsquoI-talia sotto il fascismo ma anche a compiere quella lsquobonifica socialersquo che mirava in una laquologica segregazionistaraquo (Casellato 2002 1615) a modificare la conformazione del tessuto sociale cittadino attraver-so lo sradicamento e lrsquoemigrazione forzata delle frange piugrave povere e politicamente non allineate appartenenti alle classi popolari In que-sto senso la costruzione di Rio Novo il canale che tuttora collega ra-pidamente Piazzale Roma allrsquoultimo tratto del Canal Grande ne egrave un chiaro esempio poicheacute alla sua realizzazione nel 1933 si dovette pro-cedere al rinnovamento della cittagrave eliminando di fatto la zona pro-letaria compresa fra la zona Tre Ponti e il Malcanton lrsquoultima sede della Camera del Lavoro (Casellato 2002)2

Il miglioramento dei servizi di trasporto e la pianificazione dellrsquoal-lontanamento di parte della popolazione povera modificarono la cit-tagrave in base soprattutto alle necessitagrave di un flusso di visitatori in netta crescita allrsquointerno delle reti turistiche drsquoeacutelite o dopolavoristiche La Compagnia Italiana Grandi Alberghi (CIGA) organizzava le vacanze delle classi benestanti nellrsquoisola del Lido il palcoscenico dei festival artistici dovrsquoera possibile anche prendere parte alle numerose feste serali praticare numerosi sport o ammirare le prodezze degli idrovo-lanti durante la Coppa Schneider comodamente seduti nelle terrazze dellrsquoHotel Excelsior (Bobbo 2004) Lrsquoorganizzazione della sociabilitagrave popolare invece era delegata alla sezione provinciale dellrsquoOND la quale si mise allrsquoopera promuovendo escursioni in laguna scambi tu-ristico-culturali fra le due sponde dellrsquoAdriatico gite di circoli azien-dali proiezioni gratuite in Piazza San Marco e sconti vantaggiosi al-le maggiori manifestazioni della cittagrave Inoltre lrsquooccupazione su toni propagandistici educativi e ludici della Piazza per eccellenza ave-

2 Anche lrsquointervento urbano della Riva dellrsquoImpero nel 1937 come si vedragrave successiva-mente rientrava nel piano regolatore volto a forzare lrsquoemigrazione delle classi popolari

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va in parte reso questo spazio cittadino meno esclusivo trasforman-dolo in unrsquoimmensa platea dove la gente comune poteva condividere ambienti solitamente inaccessibili (Fincardi 2001 Crovato Maria-ni Stocco 2007) Ciograve non toglie che questi contatti interclassisti av-venissero sotto la patina paternalista della classe dirigente locale come traspare dalle parole di Maria Damerini mentre ricorda lrsquoat-mosfera che circondava la Cavalchina il Gran ballo del Carnevale

Tutti andavano alla Cavalchina letterati artisti patrizi borghe-si e popolani Il mescolarsi del popolo alle altre classi la possibi-litagrave di godere gomito a gomito nelle gran feste della cittagrave la pre-cisa coscienza che il piacere dei molto ricchi fosse fonte di facilitagrave di vita e di benessere a chi meno possedeva neanche la formazio-ne stessa della cittagrave che abolisce i confini fecero in ogni tempo accettare con naturalezza e senza spreco di sofismi le gerarchie e addolcire e smussare i dislivelli Questo permise a Venezia drsquoes-sere nei secoli quella Serenissima che fu questo le permise negli anni rsquo30 di esserlo ancora (Damerini 1988 88)

La laquoprecisa coscienzaraquo che la classe dirigente possedeva della pro-pria alteritagrave aristocratica si fondava sulla convinzione che i mem-bri di questa ristretta cerchia fossero i soli custodi delle tradizioni veneziane e come tali i soli a decretarne un loro uso a fini turistici o caritatevoli Tuttavia nel corso degli anni Trenta almeno a livel-lo popolare il richiamo alle tradizioni locali doveva adattarsi o ad ogni modo integrarsi con i dettami della cultura e dellrsquoideologia del regime dando vita cosigrave a un processo di fascistizzazione degli usi e dei costumi locali Dopo un periodo durante il quale la Festa delle Marie fu sospesa il regime scelse di riproporla a partire dal 1934

A Venezia sin dal Medioevo nel secondo giorno di febbraio era usanza benedire le coppie che si sarebbero unite in matrimonio du-rante lrsquoanno scegliendo tra le spose le piugrave povere alle quali sarebbero stati prestati dalle chiese cittadine abiti sfarzosi e gioielli di pregio Nel 973 secondo le cronache dellrsquoepoca mentre si stava svolgendo il rito nella chiesa episcopale di San Pietro di Castello alcune del-le future mogli vennero rapite da pirati di origine slava provocando la reazione della comunitagrave veneziana che riuscigrave in un secondo mo-mento a liberare le giovani Dato il lieto fine la popolazione ringra-ziograve lrsquointercessione della Madonna ndash il secondo giorno di febbraio cor-risponde alla festivitagrave della purificazione della Madonna ndash istituendo la Festa delle Marie La rievocazione del leggendario evento conti-nuograve almeno fino al 1379 quando gli eccessivi costi organizzativi ne

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decretarono la fine (Padoan 1988)3 Dopo una plurisecolare interru-zione laquolrsquoantichissimo rito nuziale delle dodici Marieraquo venne laquoripri-stinatoraquo il giorno seguente la ricorrenza cristiana sabato 3 febbraio 1934 Una processione di dodici gondole ognuna delle quali traspor-tava una coppia di futuri sposi partigrave dalla sede centrale dellrsquoOND ndash il Palazzo della Pescheria ndash in direzione della chiesa di San Pietro di Castello seguita da una barca con a bordo le autoritagrave locali In se-guito alle celebrazioni matrimoniali il corteo proseguigrave verso la Ba-silica di San Marco per partecipare alla benedizione del patriarca La Fontaine e per pregare alla Madonna Nicopeia ossia lsquoapportatri-ce di Vittoriarsquo lrsquoicona che gli imperatori bizantini erano soliti portare in battaglia sino al sacco di Costantinopoli avvenuto per mano vene-ziana nel 1204 durante la Quarta Crociata Una volta unite ufficial-mente nel sacro vincolo finalmente le coppie potevano far ritorno nei loro sestieri dove sarebbero continuati i festeggiamenti (Il Gazzet-tino Illustrato 11 febbraio 1934 Viviani 1934 cf Ferris 2012 90-2)

Tralasciando lrsquointeressante analisi delle simbologie connesse allrsquoi-tinerario cerimoniale percorso risulta interessante evidenziare co-me la rievocazione della Festa delle Marie si rivelasse funzionale tanto per il regime fascista quanto per lrsquoeacutelite locale Infatti il gover-no fascista giagrave da alcuni anni aveva avviato un programma articola-to di politiche assistenzialiste e nataliste assieme a una propagan-da che insisteva molto sulla definizione della donna quale moglie e soprattutto madre un ruolo fondamentale per la rigenerazione an-tropologica della nazione e della lsquorazza italianarsquo Allrsquointerno dellrsquoide-ologia fascista inoltre la campagna demografica rappresentava un caposaldo per le ambizioni imperiali dellrsquoItalia dato che la crescita della popolazione giustificava lrsquoespansione coloniale ndash di popolamen-to ndash nel Mediterraneo4 Ancora per difendere la razza era fondamen-tale che il sangue e lrsquoonore ndash due immagini impersonate solitamen-te dalla figura femminile ndash non dovessero contaminarsi con quello di altre popolazioni (De Grazia 2007 Poidimani 2014) Attraverso la celebrazione del rito nuziale delle Marie dunque il discorso fasci-sta sulla razza si legittimava anche riprendendo quelle narrazioni espansionistiche e razziali elaborate nei confronti delle popolazioni balcaniche in seno al nazionalismo adriatico del primo Novecento Accanto a questo primo collegamento fra retroterra culturale nazio-nale e locale perograve se ne colloca un altro legato alle perduranti re-

3 Esistono diverse narrazioni sulla nascita della Festa delle Marie Ad esempio se-condo il cronista Sanudo le dodici Marie non erano in realtagrave delle spose ma delle sta-tue in legno affidate ad alcune famiglie patrizie mediante sorteggio 4 Il rapporto fra crescita demografica e espansione coloniale era stato giagrave riassun-to da Mussolini nellrsquoefficace formula pronunciata durante il celebre Discorso dellrsquoA-scensione del 26 maggio 1927 laquoSe si diminuisce signori non si fa lrsquoimpero si diven-ta una coloniaraquo

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lazioni paternalistiche di origine patrizia fra la classe dirigente e il popolo veneziano Questa solidarietagrave verticale si esplicava special-mente nel momento della selezione delle dodici future spose secondo criteri quali il grado di povertagrave e di fedeltagrave politica opportunamen-te segnalati dalle sezioni del Partito Nazionale Fascista (PNF) disse-minate nellrsquoisola alle coppie prescelte venivano donati dei beni ndash il vestito da sposa le fedi nuziali due letti una cassettiera un tavolo e una sedia per la cucina un servizio completo di piatti sei asciuga-mani e una coperta ndash non solo dalle autoritagrave fasciste locali ma an-che dalla CIGA simbolo dellrsquoalta borghesia veneziana (Ferris 2012)

Piugrave che le autoritagrave locali celebrazioni del genere ponevano in ri-salto le tradizioni storiche della cittagrave emozionando e inorgogliendo soprattutto chi assisteva fra la folla il popolo al contempo protago-nista e principale fruitore della lsquofabbrica del consenso fascistarsquo che alla vigilia della guerra drsquoaggressione allrsquoEtiopia stava affinando me-todi e linguaggi di comunicazione

22 Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali

Il 17 novembre 1935 il giorno prima della decisione della Societagrave del-la Nazioni di rendere effettive le sanzioni imposte allrsquoItalia per aver aggredito un Paese membro e indipendente ndash lrsquoEtiopia nelle colonne del quotidiano Gazzetta di Venezia venne pubblicato un articolo dal titolo laquoLa resistenza contro lrsquooffensiva sanzionisticaraquo in cui si sotto-lineava lrsquoadesione dei cittadini alla protesta contro il provvedimento preso dimostrando una partecipazione decisamente ampia dato che Venezia secondo il giornalista fu laquoletteralmente ricopertaraquo dalle bandiere tricolori (Gazzetta di Venezia 17 novembre 1935 cf Ferris 2002 128) Come lrsquoItalia dunque anche la Serenissima diede il pro-prio appoggio al regime fascista attraverso manifestazioni di unitagrave e orgoglio nazionale durante le fasi iniziali della guerra Di questo sentimento che integra diverse coscienze politiche fra loro naziona-le coloniale e imperiale si fecero promotori i due quotidiani locali per eccellenza la Gazzetta di Venezia e Il Gazzettino

Malgrado lrsquoimpostazione elitaria e oramai obsoleta nellrsquoepoca del-le masse a metagrave degli anni Trenta il piugrave antico quotidiano di Vene-zia rappresentava il punto di riferimento delle classi lsquoaltersquo venezia-ne avverse a condividere spazi usi e costumi con gli strati piugrave bassi della popolazione se non in senso paternalistico Anche per questa ragione si egrave deciso di condurre fra le sue pagine unrsquoanalisi dei codi-ci linguistici comparandola allo studio degli strumenti di comunica-zione di massa utilizzati da Il Gazzettino o meglio dalla sua versio-ne destinata specialmente a un pubblico femminile e adolescente Il Gazzettino Illustrato un settimanale drsquointrattenimento che ogni lu-

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nedigrave raccontava i piugrave importanti eventi locali e nazionali traducen-doli sotto forma di pettegolezzi aneddoti sensazionalistici e imma-gini suggestive (Isnenghi 2002)

Gli obiettivi editoriali differenti dei due giornali non scalfirono minimamente quello che era considerato lrsquoelemento centrale della propaganda coloniale fascista laquola contemporaneitagrave e la concentrici-tagrave in una parola il coordinamento e lrsquoorganizzazioneraquo che avrebbe rappresentato lrsquoEtiopia e in generale lrsquoOltremare secondo laquounrsquoim-postazione dichiaratamente razzista unrsquoaccentuazione nazionalisti-ca e classicistica unrsquointonazione populistica (le colonie come luogo dellrsquoespansione del lavoro italiano)raquo (Labanca 2015 59-60) A queste tendenze nazionali perograve sulle colonne dei giornali locali si affian-carono e innestarono forme e riferimenti provenienti dal retroter-ra culturale cittadino La stessa struttura con la quale era organiz-zata la Gazzetta di Venezia ad esempio rispecchiava questa doppia dimensione volta da un lato al controllo di ciograve che veniva stampa-to dallrsquoaltro a educare una popolazione che nonostante le politiche di irreggimentazione e integrazione nel corpo nazionale avrebbe meglio compreso lrsquoargomento coloniale ndash in tutte le sue sfaccettatu-re ndash rapportandosi alla propria esperienza quotidiana A tal proposi-to la prima pagina era dedicata solitamente alla descrizione dei fat-ti nazionali e internazionali che chiamavano in causa lrsquoItalia cosigrave in occasione della partenza dei primi battaglioni verso lrsquoEtiopia am-pio spazio ricoprigrave lrsquoarticolo drsquoapertura laquoI diritti insopprimibili dellrsquoI-talia in Etiopiaraquo in cui si ribadirono quali fossero le pretese italiane di fronte al laquopessimismo ingleseraquo e alla laquosfiducia franceseraquo (Gazzet-ta di Venezia 1 luglio 1935) Ripreso dallrsquoesperienza risorgimentale veneziana laquoresistere a tutti i costiraquo era diventato il motto da segui-re per coloro che costituivano il lsquofronte domesticorsquo a cui si chiedeva di sacrificare in parte le proprie tradizioni il 21 novembre 1935 due giorni dopo lrsquoimposizione effettiva delle sanzioni comminate dalla So-cietagrave delle Nazioni a Venezia si celebrograve lrsquoannuale Festa della Salute istituita nel 1630 per ringraziare la Madonna dellrsquoaiuto dato alla cit-tagrave che in quel periodo era in preda allrsquoepidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi Ancora og-gi a questa festivitagrave religiosa egrave associato un piatto tradizionale ov-vero la castradina una ricetta antica che prevede lrsquoutilizzo di carne di montone seccata salata e affumicata proveniente dalla Dalmazia Nel 1935 come riporta la Gazzetta di Venezia nelle pagine interne dedicate alla cronaca cittadina i laquoghiottoni venezianiraquo dovettero fa-re a meno del sapore forte di questo particolare taglio di carne non percheacute fosse proibito dalla decisione presa dalla Societagrave delle Nazio-ni bensigrave per la scelta dei laquonegozianti veneziani in rappresaglia con-tro le sanzioniraquo di mandare laquoindietro tutte le merci alla Yugoslaviaraquo (Gazzetta di Venezia 21 novembre 1935) Sebbene la censura fasci-sta renda difficile una lettura completa e approfondita dellrsquoevento

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la rinuncia a questo rito culinario cosigrave sentito oltre a inserirsi nel quadro della politica autarchica suggerisce come parte della popo-lazione veneziana a metagrave degli anni Trenta si fosse sufficientemente integrata nello Stato fascista tanto da lsquosacrificarersquo parte della pro-pria identitagrave locale in favore della nazione

Con il proseguire degli svolgimenti bellici in Etiopia e la successi-va fondazione dellrsquoImpero italiano la rivoluzione antropologica fasci-sta procedette non solo fondandosi sul mito dellrsquoautosufficienza bensigrave sulla convinzione che il popolo italiano appartenesse a una stirpe di conquistatori e portatori dei valori della civiltagrave una visione che ve-niva alimentata contrapponendo il ritratto positivo del colonizzatore a quello negativo del colonizzato Nellrsquoazione di mobilitazione delle masse ciograve avveniva tramite il linguaggio delle immagini e lrsquouso siste-matico della propaganda verbale due codici comunicativi che ndash nel caso della stampa ndash potevano assumere svariate forme in base al ta-glio giornalistico della testata (Isnenghi 1979 Di Jorio 2001)

Almeno fino al 1938 quando al versante africano si sarebbe so-stituito nel discorso pubblico quello balcanico allrsquointerno de Il Gaz-zettino illustrato il tema coloniale e piugrave specificatamente la rappre-sentazione dellrsquoAltro vennero esposti tramite fotografie romanzi a puntate vignette umoristiche cruciverba piccole pubblicitagrave e curio-sitagrave lsquoesotichersquo Accanto ai reportage fotografici che testimoniavano lrsquoavanzare delle truppe italiane con lrsquoinizio del 1936 cominciarono ad apparire resoconti etnografici sui laquoTipi e Costumi dellrsquoAbissinia o sulle Visioni di vita in Africa orientaleraquo nei quali si alternavano fotografie a soggetto femminile o paesaggistico e brevi descrizioni volte a cogliere la lsquostranezzarsquo di certi usi o lo stato di arretratezza in cui versava il territorio (Il Gazzettino illustrato 26 gennaio 1936) At-traverso queste testimonianze la popolazione etiope veniva rappre-sentata al pari di un selvaggio da domare e da educare cosigrave come la loro terra sulla quale si sarebbe esteso in un prossimo futuro laquolrsquoor-dine estetico europeoraquo e fascista (Forgacs 2015 114) La vittoria e la conseguente proclamazione dellrsquoImpero italiano dellrsquoAfrica Orientale (9 maggio 1936) portarono a un cambio del paradigma retorico del-la propaganda razzista Ora ogni lunedigrave in edicola il lettore poteva ammirare sulle copertine patinate la battaglia di civiltagrave e di moder-nizzazione che il regime stava conducendo al di lagrave del Mediterraneo Le fotografie ancora una volta erano il tramite piugrave diffuso a parte al-cune provenienti dagli studi professionistici che ritraevano laquola vita che fuoriesce nelle terre che le barbarie abissine avevano devasta-toraquo oppure che inquadravano laquolrsquoespressivo volto di un nuovo suddito dello Stato che gloriosamente procede nella sua grandiosa opera di civiltagrave in Africa Orientaleraquo altre fotografie pubblicate nel settimana-le erano state scattate in maniera amatoriale dai laquofedelissimi lettori nellrsquoimperoraquo alcuni volontari veneti desiderosi di condividere la loro esperienza ed laquoemozioneraquo africana con i propri conterranei rimasti

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in Italia mostrandosi molte volte sorridenti nelle loro divise a fianco ad animali selvatici o indigeni lsquocivilizzatirsquo (Il Gazzettino illustrato 23 febbraio 19 aprile 29 novembre 1936 fig 2) Ancora per propagan-dare la diversitagrave razziale Il Gazzettino illustrato fece uso anche delle vignette satiriche molto apprezzate dai lettori visto lo spazio dedi-catogli nella laquoPagina Umoristicaraquo lrsquoultima del settimanale In que-ste piccole illustrazioni al laquonegroraquo venivano affibbiati degli archeti-pi razzisti legati allrsquoindole selvaggia quali lrsquoantropofagia la pigrizia la maleducazione e alcuni tratti fisici tra cui spiccano i lineamenti scimmieschi (Il Gazzettino illustrato 29 novembre 1936 18 settem-bre 1938 La menzogna della razza 1994 Bancel Blanchard 2013)

Questa stessa strategia comunicativa come si vedragrave in seguito sarebbe stata ripresa a partire dal 1939 dalla Gazzetta di Venezia allrsquointerno di un inserto dedicato interamente allrsquoargomento colo-niale e imperiale Tuttavia a differenza de Il Gazzettino illustrato il quale era volto piugrave allrsquointrattenimento che allrsquoinformazione allrsquointer-no del quotidiano gli articoli legati alla recente conquista dellrsquoEtio-pia vertevano principalmente su questioni strettamente politiche ed economico-commerciali lasciando spazio anche ai giudizi della criti-ca nel caso di eventi artistici nazionali e locali a tema coloniale Inol-tre essendo una testata giornalistica locale gran parte delle firme provenivano dallrsquoeacutelite veneziana un presupposto che si rifletteva nei contenuti dello stesso quotidiano dato che ampio spazio fu concesso a Venezia e alle sue nuove sorti imperiali Ad esempio in occasione dellrsquoultima conferenza del corso di propaganda coloniale ndash intitola-ta laquoLa Libiaraquo ndash che si sarebbe tenuta lrsquo8 marzo 1936 presso il Teatro La Fenice Volpi in qualitagrave di oratore al pari di laquoquei geniali rappre-sentanti della Serenissimaraquo avrebbe descritto le possibilitagrave laquopresen-ti e future delle terre drsquoAfrica sulle quali si stavano riaffermando le tradizioni civilizzatrici di Roma e di Veneziaraquo (Gazzetta di Venezia 8 marzo 1936) Il mito imperiale di Venezia fuoriuscito giagrave da alcuni anni dalle aule universitarie per riversarsi fra le calli e i lsquocampirsquo del-la cittagrave alla vigilia della fondazione dellrsquoImpero riprese quota negli ambienti aristocratici veneziani poicheacute si prefigurava allrsquoorizzonte la ripresa della vocazione commerciale e marittima nel Mediterraneo

La penna di Giuseppe Fusinato amico storico di Damerini con cui condivise lrsquoesperienza politica del sodalizio protonazionalista dei laquoSette Saviraquo e successivamente quella del nazionalismo adriatico (Foscari 1917 cf Reberschak 2002 1220) ripropose ancora una vol-ta lrsquoannosa questione relativa alle aree drsquoinfluenza marittima del-le cittagrave portuali italiane con la differenza questa volta che la stori-ca rivalitagrave avrebbe dovuto confrontarsi con lrsquoimminente espansione coloniale Allrsquointerno di una laquodotta disputaraquo (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1936) fra alcune riviste specializzate nel traffico marittimo dalle colonne del quotidiano Fusinato ribadigrave il pericolo di laquoturbare correnti di traffico costituitasi naturalmenteraquo in quanto a Venezia

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laquonon soltanto crsquoegrave un porto ottimamente guarnito [hellip] ma hanno se-de o scalo obbligatorio agguerrite e sperimentali Societagrave di Naviga-zioneraquo che sfruttano la vicinanza della Serenissima laquoa Porto Said e agli scali dellrsquoOrienteraquo e alle laquomaggiori regioni industriali drsquoItalia e dellrsquoEuropa centro-orientaleraquo Per queste due ragioni deviare parte dei traffici verso i porti di Genova e Napoli sarebbe stato contropro-ducente per lrsquoeconomia nazionale soprattutto allrsquointerno di una con-giuntura storica imperiale

La guerra vittoriosa che si sta combattendo nellrsquoAfrica Orienta-le apriragrave un largo campo ai nostri traffici non solo nel continente nero sottratto alle barbarie abissina ma sulle grandi vie dellrsquoO-ceano Indiano Non sarebbe solo ingiusto ma pregiudizievole per la economia nazionale che in quei traffici Venezia non avesse la parte assegnatale dalla natura dalle tradizioni dalle sue speri-mentate capacitagrave Venezia che ha giagrave gli strumenti adeguati al-la bisogna chiede soltanto che non le siano tolti (Gazzetta di Ve-nezia 8 aprile 1936)

Tra il 1938 e il 1942 a causa della mobilitazione militare italiana sulla sponda balcanica dellrsquoAdriatico la macchina della memoria venezia-na riprese a funzionare senza lsquoforzature africanersquo seguendo pertan-to la sua lsquonaturalersquo propensione verso quegli laquointeressi permanentiraquo nel laquoGolfo di Veneziaraquo (Paladini 2000)5 Infatti dopo quindici an-ni durante i quali ndash per usare le parole di Bruno Dudan nellrsquoarticolo laquoLrsquoImpero veneziano nel levante e gli storici serbo-croatiraquo ndash la laquoma-linconia (in mezzo al piugrave clamoroso disinteresse) tuttrsquoaltro che sopita dellrsquoOrienteraquo aveva afflitto una eacutelite locale che si stava riscoprendo nazionalista prima ancora che fascista giunse finalmente lrsquoora di ri-vendicare lrsquoitalianitagrave dellrsquoAdriatico attraverso lrsquoesclusivo filtro della laquovenezianitagraveraquo (Gazzetta di Venezia 4 novembre 1938 Paladini 2010) Lrsquooccasione ideale sopraggiunse con lrsquooccupazione dellrsquoAlbania La Gazzetta di Venezia diede voce al possibile inveramento del mito al titolo pubblicato in prima pagina dellrsquo8 aprile 1939 che recitava laquolrsquoI-talia stronca in Albaniaraquo seguiva nella facciata seguente un articolo sui laquoSecolari rapporti tra Venezia e lrsquoAlbaniaraquo in cui fin da subito si volle attestare la paternitagrave della presenza italiana allrsquoex Dominante

Le forze armate dellrsquoItalia fascista riportano oggi le insegne tri-colori sopra un paese che le ha vedute sventolare gloriosamente in un recente passato di guerra Ma con esse lrsquoItalia di Mussolini

5 Lrsquoespressione laquointeressi permanentiraquo fu pronunciata da Giuseppe Volpi in occasio-ne della conferenza Ricordi e orizzonti balcanici tenutasi a Milano il 23 aprile 1937 per invito dellrsquoIstituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI)

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ricalca una terra sulla quale giagrave per secoli il Leone di San Mar-co ha tenuto alto il prestigio italiano ha versato fiumi di sangue eroico per difenderlo contro il turco invasore ed ha dominato con la sua forte e serena giustizia (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1939)

Da questo momento fino allrsquoinizio della Seconda guerra mondiale la Gazzetta di Venezia avrebbe passato in rassegna qualsiasi traccia veneziana ancora presente nel territorio al di lagrave dellrsquoAdriatico per riscontrare nelle popolazioni slave unrsquoitalianitagrave e venezianitagrave origi-naria che doveva essere riportata alla luce Sempre sul piano del de-bito storico-culturale nei confronti di Venezia Il Gazzettino illustra-to giagrave dal 1937 pubblicava un inserto speciale al laquoLe fedelissime di Veneziaraquo le cittagrave adriatico-orientali fra le quali Pisino Pinguente Capodistria Pola che dal punto di vista architettonico ricordava-no lrsquoex Dominante sebbene di laquoVenezia ce ne egrave solo unaraquo (Il Gazzet-tino illustrato 28 novembre 1937) Le due pagine a cui era dedicato lrsquoapprofondimento si concentravano soprattutto sugli aspetti arti-stico-architettonico di scuola veneziana che i turisti potevano anco-ra ammirare prendendo uno dei traghetti messi a disposizione dalla Societagrave Adriatica di Navigazione per collegare le due sponde dellrsquoA-driatico [fig 3]

Ricapitolando i giornali sono laquofatti per chi scriveraquo oltre che per chi legge Allrsquoocchio dello storico il taglio degli articoli rivela la for-mazione lrsquolaquoelaborazioneraquo e gli laquoitinerari di gruppi dirigentiraquo allrsquoin-terno del discorso pubblico nazionale e locale Ciononostante tra laquoincrociraquo laquoeclissiraquo ed laquoepifanieraquo la stampa in quanto fonte storica fornisce la tracciatura di una mappa della socialitagrave cittadina che in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia mise in luce il profilo imperiale dellrsquoItalia e di Venezia (Isnenghi 2017)

23 Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia

Per salvare il lsquocorporsquo della Nazione era necessario prima di tutto ga-rantire la salute della popolazione In questo senso una delle attivi-tagrave sanitarie piugrave incisive condotte dal fascismo fu probabilmente la lotta antitubercolare alla quale venne addirittura istituita una ce-rimonia da celebrarsi annualmente la Giornata della Doppia Croce Questa festa si svolse anche a Venezia il 5 aprile 1934 in una dome-nica soleggiata al fine di raccogliere i fondi necessari per combatte-re la malattia infettiva che in cittagrave aveva provocato giagrave il decesso di 326 persone Come riporta la Gazzetta di Venezia la manifestazione conobbe un grande successo per via laquodel senso di patriottica com-prensione di tutti i cittadiniraquo e in particolar modo laquodellrsquooculatezza con cui egrave stata preparata e organizzata la giornataraquo Il merito spet-tava infatti alle organizzazioni locali del Partito Fascista per tutto

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il giorno laquocrocerossine giovani italiane giovani fascisti e universi-tariraquo coprirono ciascuno la propria zona di competenza con lrsquoobiet-tivo di raccogliere le offerte e vendere ai cittadini dei laquominuscoli el-mettiraquo e delle laquograziosissime faccette nereraquo che i bambini potevano carnevalescamente indossare laquoIl distintivo di tutti i venezianiraquo ndash lrsquoel-metto e la lsquofaccetta nerarsquo ndash rappresentava uno dei primi tentativi di portare lrsquoAfrica in piazza di avvicinare gli italiani a una seppur ru-dimentale e stereotipata conoscenza delle colonie italiane drsquoOltre-mare a cui si sarebbe aggiunta nel giro di due anni anche lrsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 6 aprile 1934) Drsquoaltronde lrsquoambivalenza delle colonie al contempo parti integranti del territorio nazionale e luo-go di alteritagrave e differenza irruppe prepotentemente non solo nel di-scorso pubblico ma anche nello spazio urbano in seguito alla fonda-zione dellrsquoimpero italiano come dimostra lrsquoentusiasmo dei laquograppoli umaniraquo accorsi in Piazza San Marco il 9 maggio 1936 che Maria Da-merini poteva ammirare da una posizione privilegiata qual era il bal-cone drsquoangolo tra le Procuratie Nuove e le Napoleoniche Cosigrave descri-ve lrsquolaquoattesa per la parola promessaraquo

Uniformi a gruppi [hellip] Fluir di popolo senza riguardo a classi giunger continuo di

gruppi di colonne di singoli subito fusi agli altri di anziani e di ragazzi di uomini e di donne tra il luccicar di ottoni delle ban-de numerose e il suonar di inni tra pause drsquoattesa percorsa da quel minuto brusio gioioso che somiglia al trascorrere di vento sul bosco

Ogni finestra gremita agli abbaini delle Procuratie figure ge-sticolanti con bandierine e fazzoletti tricolori

Gli altoparlanti cantavano Si concludeva nellrsquoallegrezza un fa-to felice la proclamazione dellrsquoImpero

[hellip] Lrsquoovazione accolse come un rombo lrsquoannuncio trasmesso da Roma con le parole di Mussolini Dalle navi ancorate in Bacino [San Marco] le salve lo ripeterono come un eco e dal campanile le campane (Damerini 1988 190)

In una Piazza in assetto di guerra lrsquoImpero era ormai una realtagrave nella quale bisognava che gli italiani srsquoidentificassero A questo sco-po fu reinserita nuovamente nel calendario civile fascista la Giorna-ta coloniale una manifestazione che il regime si proponeva di orga-nizzare in tutto il territorio nazionale in modo tale da costruire uno spazio educativo dedicato esclusivamente a esaltare in termini raz-zisti le qualitagrave di un popolo ndash quello italiano ndash che seppe rigenerarsi costruendo un impero sia al di lagrave dei confini nazionali sia allrsquointer-no nelle coscienze degli stessi cittadini

La Giornata coloniale era giagrave stata istituita nel 1926 in concomi-tanza con il dibattito politico che avrebbe portato alle misure anti-

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migrazionistiche entrate in vigore nel biennio successivo e allrsquointer-no del piugrave generale contesto europeo Del resto la Francia il Belgio e la Gran Bretagna avevano iniziato a far conoscere i propri possedi-menti asiatici e africani ben prima dellrsquoItalia istituendo ad esempio lrsquoEmpire Day celebrato sin dal 1904 in Gran Bretagna ogni 24 mag-gio (English 2006 Stanard 2009) In Italia perograve lrsquoiniziale caratte-re elitario della manifestazione e la diffusione non uniforme sul ter-ritorio nazionale indebolirono probabilmente il senso della stessa manifestazione che era volta in teoria ad avvicinare la massa alle questioni e alle problematiche coloniali Ciononostante prima del-la guerra drsquoEtiopia le Giornate coloniali si ripeterono quasi ogni an-no con lrsquoobiettivo di costruire il consenso intorno alla legittimitagrave e necessitagrave dellrsquoespansione drsquoOltremare (Deplano 2015)6 Successiva-mente il regime fascista stabiligrave che dal 1937 la Giornata coloniale si sarebbe dovuta svolgere ad ogni anniversario della proclamazio-ne dellrsquoImpero il 9 maggio Malgrado la direttiva proveniente da Ro-ma che istituzionalizzava la dimensione imperiale dellrsquoItalia a Ve-nezia la sezione provinciale dellrsquoICF organizzograve una propria Giornata coloniale domenica 27 settembre 1936 in un laquoclima altamente pa-triotticoraquo La manifestazione era rivolta in primo luogo a tutti i soci dellrsquoICF e in secondo luogo allrsquointera cittadinanza che avrebbe preso parte solo allrsquoappuntamento serale in Piazza lrsquoultimo di un program-ma denso di impegni Infatti sin dalle prime ore del mattino diverse squadre di Giovani fascisti e Giovani italiane si inoltrarono nella cit-tagrave per vendere la targhetta della manifestazione un laquogiallo palmi-zio metallicoraquo con cui fu insignito per primo il duca di Genova Fer-dinando Il primo appuntamento era stato fissato per le ore 9 presso Carsquo Littoria sede sia del Fascio locale sia della sezione provinciale dellrsquoICF dove sarebbe avvenuto lrsquoincontro fra i reduci delle vecchie campagne drsquoAfrica condotte in Eritrea Somalia ed Etiopia e quelli della recente vittoria contro lrsquoImpero abissino laquoun segno di ricono-scenza verso coloro che furono i pionieri o i continuatori della gran-diosa impresaraquo Oltre a commemorare i venticinque caduti venezia-ni in Africa Orientale Italiana (AOI) i cui nomi erano stati scolpiti su di una parete marmorea il momento di laquoalta commozioneraquo rappre-sentato dal confronto intergenerazionale veicolava anche un signifi-cato essenzialmente politico poicheacute mostrava come solo il fascismo fosse riuscito a compiere lrsquolaquoimpresaraquo che sarebbe stata impossibile per unrsquolaquoItalia [liberale] schiava delle passioni politiche e dei giudizi demagogiciraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Il programma della Giornata coloniale proseguiva fittamente Al-le ore 10 il duca di Genova inaugurograve la Mostra dei Cimeli di guerra

6 Nel 1926 la prima Giornata coloniale fu celebrata il 21 aprile data centrale nel ca-lendario civile fascista poicheacute corrisponde al Natale di Roma

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raccolti in AOI allestita nellrsquoAntisala napoleonica di Palazzo Rea-le con lrsquoaiuto della contessa e madrina della manifestazione Bianca Rocca Franchetti vedova del barone Raimondo Franchetti lrsquoesplo-ratore fiorentino di religione ebraica ndash da sempre assiduo frequenta-tore dei salotti veneziani ndash che morigrave il 7 agosto 1935 in un incidente aereo nei pressi del Cairo durante una missione ufficiale (Damerini 1988)7 Malgrado la mancanza di una pubblicazione ufficiale riguar-dante la mostra grazie della Gazzetta di Venezia egrave possibile ricostru-ire parte del percorso espositivo dei cimeli laquoappartenentiraquo ai redu-ci Secondo il giornalista i piugrave pregiati e caratteristici si potevano identificare in laquouna grande bandiera rosso-gialla trovata ad Amba Aradamraquo delle vesti pregiate di ras e degiac (titoli nobiliari etiopi) alcuni amuleti laquostraniraquo strumenti musicali armi raccolte dalla Divi-sione 28 Ottobre e una borsa di medicinali e ferri chirurgici laquoappar-tenente al famoso giornalista polacco Belam fatto prigioniero nella caverna di Amba Aradamraquo Come si vedragrave piugrave approfonditamente in seguito le esposizioni generalmente costituivano lrsquounica esperien-za coloniale per molti europei motivo per cui le mostre coloniali da un lato si proponevano impressionare il visitatore attraverso lrsquoespo-sizione di oggetti ndash o soggetti umani talvolta ndash dipinti come laquostraniraquo ed esotici dallrsquoaltro fungevano al pari di uno strumento pedagogi-co una conoscenza mediata che promuoveva lrsquolsquoopera di civilizzazio-nersquo portata avanti dai paesi colonizzatori (Gazzetta di Venezia 28 set-tembre 1937 Labanca 1992)

Dopo aver toccato con mano le vicende italiane in suolo africano il corteo procedette verso la Chiesa di San Giovanni Crisostomo do-ve sarebbe avvenuta una breve benedizione del nuovo laquolabaroraquo del-la sezione veneziana dellrsquoICF che riproduceva un palmizio con un fa-scio littorio sullo sfondo Al rito liturgico seguigrave immediatamente laquola parte piugrave importante della cerimonia colonialeraquo al Teatro Malibran Padre Angelo Bellani il direttore diocesano delle Missioni della Con-solata di Torino tenne una conferenza laquosul tema Africa Orientaleraquo data la sua esperienza pluridecennale nelle vesti di missionario Per questa occasione il palcoscenico venne adornato con palmizi e ban-diere di varie associazioni patriottiche sullo sfondo invece venne posto un telo nel quale si proiettarono laquodocumenti inconfutabili dei quali risaltano le bellezze del suolo abissino dalla cui fertilitagrave il va-lore la forza e lrsquoingegno delle nostri gentiraquo secondo lrsquooratore si sa-rebbero tratte laquole nuove fortune e la nuova grandezza dellrsquoItalia fa-

7 La figura di Franchetti entrograve nella memoria locale delle cittagrave di Venezia e Mestre come dimostra lrsquoassegnazione del suo nome ndash nel febbraio del 1936 ndash alla sezione di-staccata del Liceo ginnasio laquoFoscariniraquo a Mestre Questa traccia imperiale nella topo-nomastica cittadina diventograve problematica una volta che lrsquoItalia fascista emanograve le leggi razziali dato la confessione ebraica di Franchetti Tuttavia lrsquointitolazione non subigrave al-cuna censura (Franco 2010)

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scistaraquo Ribadita lrsquoimportanza di unrsquointesa proficua fra il fascismo e il cattolicesimo romano per laquola realizzazione dellrsquoAfrica sognataraquo pri-ma di congedarsi tra i complimenti delle autoritagrave locali e le note di Faccetta nera Bellani ebbe modo di ricordare la figura di Raimondo Franchetti scatenando cosigrave laquolrsquoapplauso di devozione e riconoscenza imperituraraquo della platea (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Successivamente al laquorancio drsquoonoreraquo offerto dallrsquoAlbergo Hunga-ria del Lido una struttura turistica affiliata alla CIGA giunse final-mente lrsquoora per il grande finale Lrsquointera popolazione venne invitata a Piazza San Marco per assistere alle ore 21 alla proiezione sonora Al-la conquista dellrsquoImpero un documentario che raccontava passo dopo passo le vicende che si susseguirono dalla preparazione della guerra in Etiopia fino alla sua conquista definitiva Prima che laquolauto furgo-neraquo posta al centro della Piazza iniziasse a proiettare sullo schermo smontabile piugrave grande drsquoItalia ndash di proprietagrave dellrsquoOND locale sul pal-co allestito per lrsquooccasione prese la parola lrsquoOn Silva nel tentativo di laquorinfocolare gli animiraquo dei veneziani i quali furono i primi laquoa senti-re tutta lrsquoimportanza di tramandare la voce del loro leone alato alle genti che di Venezia signora dei mari avevano bramato la possente protezione dominatriceraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)8 La scelta dei tempi sembra alquanto significativa Nellrsquoimmaginario collettivo la dominazione storica veneziana si collocava al principio della lsquotensionersquo imperiale italiana la quale sarebbe sfociata proprio nel 1936 come testimoniava il documentario Il mito imperiale vene-ziano dunque sovrapponeva o meglio univa nella continuitagrave stori-ca gli imperi coloniali veneziano italiano e fascista A tal proposito appare utile analizzare il numero unico che venne venduto in occa-sione della Giornata coloniale veneziana insieme alla targhetta dal motivo palmizio

Al prezzo speciale di 5 lire lrsquoICF provinciale con sede a Venezia dispensograve per la cittagrave una rivista in occasione della giornata dedica-ta ai possedimenti drsquoOltremare italiani con lrsquoobiettivo di introdurre il cittadino a diverse tematiche legate al colonialismo Nella coperti-na raffigurante in primo piano un busto granitico di Mussolini con piramidi egiziane sullo sfondo compare il titolo del laquoNumero unicoraquo alquanto appropriato per una cittagrave che dellrsquoacqua fa il suo elemen-to laquoVivere non egrave necessario ma egrave necessario Navigareraquo Drsquoaltronde la frase non fu scelta a caso poicheacute dal punto di vista storico ed eti-mologico srsquoinseriva perfettamente in un contesto come quello lagu-nare nel quale perdurava una forte identitagrave locale accanto a stilemi fascisti ripresi dal mondo latino Infatti secondo la tradizione lrsquoori-gine del motto viene fatta risalire a Pompeo il quale arringando i

8 Dopo la proiezione la Piazza si illuminograve di rosso e verde grazie ai moltissimi ben-gala accesi

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propri soldati affincheacute non avessero paura di trasportare per mare fino a Roma il grano raccolto nelle provincie citograve le parole navigare necesse est vivere non necesse emblematiche per affermare come il destino della capitale imperiale fosse molto piugrave importante della vita stessa di ogni singolo individuo Successivamente la frase tra-scritta da Plutarco nella sua opera Vita di Pompeo venne ripresa ne-gli ambienti marinareschi fino a che lo stesso DrsquoAnnunzio ne fece uso per aprire la prima delle Laudi - Alle Pleiadi e ai Fati (1903-1904) in cui il poeta pescarese nei panni drsquoUlisse percorre un tragitto nella Grecia omerica alla ricerca della forza creatrice della natura in gra-do di fargli raggiungere la felicitagrave Dato il ruolo di DrsquoAnnunzio nelle vicende veneziane durante il primo Novecento si presume che la fra-se circolograve molto allrsquointerno degli ambienti del nazionalismo irreden-tista Ad ogni modo lrsquoespressione pompeiana venne ancora adottata questa volta da Mussolini nellrsquoarticolo laquoNavigare Necesseraquo appar-so sulle pagine del Popolo drsquoItalia il primo gennaio 1920 cosigrave spro-nando i suoi sostenitori a proseguire la battaglia dei Fasci di Com-battimento in seguito alla sconfitta elettorale subita nel novembre del 1919 Tuttavia eroismo rigenerazione e perseveranza erano so-lo alcuni dei significati che il titolo del laquoNumero unicoraquo si proponeva di ispirare nel contesto della Giornata coloniale come traspare dalle parole di Mirko Artico giovane presidente della sezione provinciale dellrsquoICF nellrsquoarticolo laquoPer una coscienza imperialeraquo9

Le colonie costituiscono unrsquoaffermazione di maturitagrave coloniale e di diritto a colonizzare di fronte alle altre Nazioni che noi riven-dichiamo quali depositari della civiltagrave millenaria di Roma e delle tradizioni coloniali della Serenissima Repubblica

Dunque la laquocoscienza imperialeraquo altro non sarebbe che il compier-si di un processo di crescita individuale e nazionale basato sul co-raggio e lrsquoorgoglio due pregi indispensabili per chi egrave intenzionato a laquonavigareraquo seguendo il destino imperiale tracciato prima da Roma e poi da Venezia

laquoEgrave necessario navigare non egrave necessario vivereraquo Che importa in-fatti vivere rinchiusi nelle strettoie dei pregiudizi parassitari in un mondo artificiale cui si attaccano le anime ostricaie delle pin-zocchere del pensiero Navigare bisogna imbarcarsi verso lrsquoigno-to verso lrsquoimprevisto ardire formare il carattere nella lotta con-

9 Per quanto riguarda Mirko Artico (Venezia 1902-1992) basti sapere che dopo aver concluso gli studi di architettura a Venezia nel 1936 gli venne affidato il progetto del liceo ginnasio Raimondo Franchetti di Mestre edificio che anche nelle sue forme e de-corazioni riporta i segni dellrsquoepoca imperiale italiana

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tinua temprare la propria personalitagrave a contatto di altre razze nellrsquoisolamento di visioni sconfinate che allargano la visione della vita e fanno meditare costringendo lrsquoanima a raccogliersi per ac-quistare una maggiore comprensione di vita

[hellip] Partire bisogna viaggiare con un sacco sulle spalle ed il bagaglio della propria intelligenza ricchi di una fede inalterabi-le e coscienti della nostra italianitagrave rinata da recare oltre i confi-ni della Patria nei quattro continenti

[hellip] Fissare lontano sempre piugrave lontano lo sguardo a una meta ideale di umanitagrave e non intristire in piccole beghe cittadine [hellip] tentare nelle nostre nuove terre drsquoOltremare vie piugrave sane attra-verso le quali si crea effettivamente quella selezione dei valori in-trinseci e positivi fondamentali del Fascismo inteso quale rivolu-zione continua e reale gerarchica degli spiriti (Giornata coloniale 1936 14)

Era scoccata lrsquoora di osare spingendosi oltremare per compiere de-finitivamente quella rivoluzione antropologica tanto agognata dal-lo Stato totalitario fascista Alla penna giovane e ambiziosa di Mir-ko Artico si contrappone quella paternalista di Volpi il presidente onorario della Giornata coloniale In una sua breve lettera pubbli-cata allrsquointerno del laquoNumero unicoraquo Volpi affermava infatti che laquoai giovani della nuova generazioneraquo sarebbe toccato lrsquoassolvimento del-lrsquolaquoimpegno drsquoonore assunto con la fondazione del nuovo grande Im-pero italianoraquo un evento memorabile laquoper tutto il mondo civileraquo In fondo lrsquolaquoanzianoraquo conte di Misurata era certo che essi avrebbero da-to laquoil loro entusiasmo la loro fede a sorreggere la loro azione e se occorre la vita percheacute la sacra promessa sia mantenutaraquo (Giorna-ta coloniale 1936 5)10

Sebbene gli autori dei passi sopra citati fossero assolutamente in-tegrati nella societagrave ndash drsquoeacutelite ndash veneziana a parte qualche sporadico accenno i loro scritti non riportano alcun riferimento al legame fra il contesto locale e il colonialismo italiano Lo stesso vale per alcuni articoli pubblicati esclusivamente per scopi didattici come laquoEspan-sionismo coloniale italianoraquo di Nino Perisinotto incentrato a illustra-re con ordine le tappe che portarono alla costituzione dellrsquoimpero oppure ancora laquoLrsquoItalia ed il Mediterraneoraquo del capitano di vascel-lo Angiolo Ginochietti volto a descrivere il legame storico fra lrsquoIm-pero Romano e il mare nostrum senza tuttavia menzionare lrsquoeredi-tagrave raccolta alcuni secoli dopo da Venezia Nella seconda metagrave della

10 Volpi presiedeva il Comitato drsquoonore formato da Carlo Catalano regio prefetto di Venezia Michele Pascolato segretario federale del PNF Antonio Garioni preside pro-vinciale Mario Alveragrave podestagrave di Venezia Pietro Orsi senatore e Vittorio Umberti Fantucci onorevole

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rivista al contrario in un primo momento si dagrave spazio alla voce di un volontario veneziano Adolfo Gerardi che racconta in laquo23 marzo XIV in terra drsquoAfricaraquo il microcosmo venutosi a creare allrsquointerno del fortino Serenissima ad Ausien dovrsquoera di stanza il laquoBattaglione de-gli squadristi veneziani e bolognesiraquo Piugrave che le gesta in battaglia il reduce ricordava con alcuni aneddoti il legame fraterno che lo univa agli altri camerati e lrsquoamore provato da questi ultimi per la propria cittagrave natale una nostalgia talmente forte per i soldati veneziani da scolpire sul portale drsquoingresso del fortino un rudimentale leone ala-to Dopo la testimonianza di Gerardi nella pagina seguente egrave pubbli-cato lo scritto Le relazioni veneto-abissine (autore anonimo) affincheacute si rendessero note le molte tracce lasciate dallrsquolaquoinfluenza preponde-ranteraquo dei veneziani presso la laquoCorte dei re abissiniraquo durante i se-coli Basandosi sulle descrizioni di Marco Polo e Sanudo in partico-lare lrsquoautore mirava a evidenziare il debito artistico-culturale che lrsquolaquoAbissiniaraquo aveva contratto nel corso del tempo con Venezia e di conseguenza con lrsquoItalia pur soffermandosi alcune volte sui rapporti commerciali che da sempre legarono la Serenissima allrsquoImpero etio-pe (Giornata coloniale 1936 19-23)

Come sembra suggerire il testo laquoRisorse naturali etiopicheraquo steso da Perissinotto lrsquoultima parte del laquoNumero unicoraquo si apre agli affari che alcune tra le piugrave importanti istituzioni e aziende italiane stavano conducendo nelle colonie allrsquoapprofondimento laquosullrsquoopera di un gran-de istituto bancario nelle colonie e nellrsquooriente Mediterraneoraquo come il Banco di Roma segue una mappa raffigurante la penetrazione delle Assicurazioni Generali in AOI argomento questrsquoultimo che saragrave trat-tato successivamente assieme al ruolo ricoperto da Porto Marghe-ra allrsquointerno dei disegni espansionistici italiani Del resto non pas-sano inosservate le inserzioni di molte industrie con sede proprio ai Bottenighi ndash la Montecatini la Vetrocoke lrsquoAgip e la Breda ndash pubbli-cate in chiusura al laquoNumero unicoraquo (Giornata coloniale 1936 28-36)

In breve la Giornata coloniale fu il primo tentativo coordinato dallrsquoICF e lrsquoOND in grado di usufruire della conformazione urbana di Venezia al fine di diffondere su larga scala le conoscenze coloniali legate quasi esclusivamente al versante africano Per plasmare una laquocoscienza imperialeraquo che si radicasse nei cittadini perograve occorreva rileggere i simboli della cittagrave ndash magari costruendone anche di nuo-vi ndash secondo il prisma ideologico fascista riadattando alle nuove esi-genze quelle esperienze e culture politiche ancora presenti nei lsquofon-dalirsquo della laguna

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24 Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia

Nel 1938 secondo Il Gazzettino le persone che laquocamminavano lungo la riva da San Marco fino a SantrsquoElenaraquo fermandosi a contemplare si sarebbero di certo convinti del fatto che lrsquoItalia fosse laquopotenteraquo ra-gion per cui nascere in questa terra era considerato un laquovalore che conferiva un esclusivo e invidiabile titolo nobiliare allrsquoatto di nasci-taraquo (Il Gazzettino 18 giugno 1938 cf Ferris 2012 114) Drsquoaltronde dai laquoforestieriraquo ai cittadini chiunque percorresse la riva riflessa sul bacino di San Marco non poteva non riconoscere i simboli di quel destino imperiale che il fascismo aveva portato lsquofinalmentersquo a com-pimento Il frammento storico mancante infatti fu posto solo lrsquoanno prima grazie a un intervento urbanistico monumentale che collegava la Riva degli Schiavoni ai Giardini Napoleonici la Riva dellrsquoImpero

Il laquonuovo molo rettilineo lungo 370 metriraquo cosigrave come lo decanta-va il cinegiornale dellrsquoIstituto Luce in seguito allrsquoinaugurazione av-venuta il 23 marzo 1937 oltre a permettere lrsquoattracco a navi di ca-botaggio maggiore sarebbe presto diventato lo spazio privilegiato per quelle cerimonie dalle scenografie marine In altre parole la Ri-va dellrsquoImpero si prestava a essere palcoscenico dellrsquoideologia e del-la cultura fascista da cui il regime avrebbe condotto unrsquoazione allo stesso tempo di appropriazione e rivitalizzazione dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani in particolare quelli le cui vicissitudini ben si adattavano alla narrazione imperiale (Gazzetta di Venezia 20 e 24 marzo 1937)11 Ciograve non significa drsquoaltra parte che il processo di fa-scistizzazione della memoria storica locale non avesse preso inizio prima della fondazione dellrsquoImpero come si egrave peraltro visto fra la fi-ne degli anni Venti e lrsquoinizio degli anni Trenta tuttavia solo una vol-ta rafforzata la presenza italiana nellrsquoOltremare ed edificata la nuova Riva si puograve notare come la topografia della cittagrave si leghi indissolu-bilmente alla retorica fascista tanto da poter tracciare sulla cartina un vero e proprio itinerario imperiale

In occasione del ventesimo anniversario delle battaglie del Piave nel giugno 1938 nellrsquointero territorio veneto furono organizzate diver-se celebrazioni in ricordo della vittoria finale contro il nemico austria-co che sancigrave per lrsquoItalia la fine della Prima guerra mondiale Anche ndash e soprattutto ndash Venezia si unigrave al memoriale ospitandone gli eventi prin-

11 Roma Archivio Storico Istituto Luce (ASIL) Giornale Luce B1068 laquoLa riva dellrsquoIm-peroraquo Venezia 31 marzo 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webde-tailIL50000273732la-riva-imperohtml (2017-11-13) Lrsquointervento monumentale non era indirizzato solo alle celebrazioni fasciste ma si inseriva anche nella battaglia per la lsquobonifica socialersquo la riqualificazione delle zone piugrave degradate della cittagrave e lrsquoisolamen-to di quartieri storicamente non allineati dal punto di vista politico (Casellato 2002 Sbordone Crovato Montanaro 2005)

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cipali quelli organizzati per decantare le gesta della flotta navale italiana Le celebrazioni iniziarono il 16 giugno con una solenne pro-cessione per trasportare le laquogloriose bandiereraquo della Regia Marina Militare dalla Stazione di Santa Lucia fino al Museo Storico Navale allrsquoArsenale passando per Piazza San Marco Dietro le rappresenta-tive militari dellrsquoEsercito della Marina e dellrsquoAviazione a cui era sta-to affidato il compito simbolico di lsquoproteggerersquo le bandiere si formograve un corteo che contava fra le sue fila le autoritagrave fasciste cittadine i membri della Gioventugrave Italiana del Littorio (GIL) e alcuni veterani di guerra Contemporaneamente alla partenza della processione i due incrociatori militari Pola e Gorizia ancorati nel Bacino di San Mar-co spararono 21 colpi per sancire lrsquoinizio delle celebrazioni che si sa-rebbero protratte per 4 giorni (Gazzetta di Venezia 17 giugno 1938)

Dopo aver attraversato la cittagrave che per lrsquooccasione espose il trico-lore italiano laquoda ogni balcone da ogni finestra e da ogni terrazzaraquo il corteo giunse in Piazza il luogo simbolo del potere della Serenis-sima e teatro delle memorie risorgimentali esposte dal 1936 al se-condo piano delle Procuratie Nuove allrsquointerno del nuovo Museo del Risorgimento inaugurato in occasione del XXIV Congresso dellrsquoIsti-tuto per la Storia del Risorgimento Italiano La fondazione del Mu-seo del Risorgimento rientrava in quel processo di laquori-semantizza-zione sociopolitica della centralitagrave urbanaraquo che stava investendo la cittagrave secondo la rilettura ideologica del regime basata su una con-cezione finalistica della storia una tesi che trova conferma nella di-sposizione del materiale esposto (Paladini 2004)12 Scorrendo il ca-talogo del Museo redatto dal professore di Storia presso Istituto di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Mario Brunetti si puograve notare come da un laquoragguardevole complesso di carte e documen-ti riguardante il governo Provvisorio e la difesa di Venezia nel 1848-1849raquo proveniente dallrsquoarchivio privato di Pietro Marsich generale comandante del III circondario in difesa e dalle laquocarte documenti e cimeli di Daniele Maninraquo il periodo storico lsquomesso in mostrarsquo ven-ga ampliato tanto da comprendere due periodizzazioni centrali nel-la memoria storica veneziana laquoCampoformidoraquo il laquoperiodo triste che segnograve lrsquoultimo grado di umiliazione della millenaria Repubbli-ca di San Marcoraquo e laquoVittorio Venetoraquo in ricordo degli laquoeventi vitto-riosi della grande guerra a cui Venezia quasi sulla linea del fuoco partecipograve con fede con sacrificio con animosa fermezzaraquo Nelle 15 sale in cui si snodava il percorso espositivo e pensate anche per un pubblico laquoilletteratoraquo nonostante laquola diversitagrave di eventiraquo i visitato-

12 Prima dellrsquoapertura del Museo del Risorgimento a Carsquo Rezzonico venne inaugura-to unrsquoesposizione permanente riguardante il Settecento veneziano unrsquooperazione mu-seografica allestita per mostrare la centralitagrave dellrsquoarte e della civilizzazione venezia-na nella prospettiva finalistica del Risorgimento e del fascismo

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ri avrebbero ripercorso in ordine storico laquola continuitagrave drsquoanimoraquo del popolo veneziano e italiano laquosuggello drsquouna nobiltagrave storicaraquo che non si esaurisce nel passato ma da questo laquoattinge certezza di fede e vi-gore drsquoopere per unrsquoavvenire di cui la Guerra la rivoluzione il Fasci-smo hanno posto le basi graniticheraquo (Brunetti 1936 V-VII 34) Questa continuitagrave spirituale insita nel popolo italiano aveva oramai fagocita-to e rielaborato alcuni tratti di quella venezianitagrave che nei primi due decenni del Novecento si era posta a capo delle rivendicazioni irre-dentiste adriatiche Cosigrave nellrsquoultima sala la quindicesima il tema ge-nerale della Prima guerra mondiale venne decostruito in nome del-la laquopassione adriaticaraquo (Brunetti 1936 33) con un allestimento che prevedeva non solo quadri disegni e incisioni raffiguranti le opere di difesa organizzate a Venezia ma anche il manoscritto dannunzia-no La Nave di fronte al quale laquoa distanza di un paio di metri stava il ritratto di un Eroe marinaro sublime Nazario Sauroraquo con accan-to laquoil suo fucile proprio libro e moschetto motto fulgido dellrsquoItalia rinnovellataraquo (Surico 1939 65-6 cf Cappellini 2013 38)

Dopo la benedizione delle bandiere del patriarca Piazza il corteo proseguigrave lungo la Riva degli Schiavoni unrsquointitolazione che affonda-va le radici nel passato commerciale e espansionistico della Serenis-sima come suggerisce lrsquoevoluzione storica degli etnonimi lsquoschiavo-nersquo lsquoschiavorsquo e lsquoslavorsquo13

Superata la Riva degli Schiavoni il corteo proseguigrave lungo Riva dellrsquoImpero fino allrsquoingresso dei giardini napoleonici sede della Bien-nale la mostra internazionale drsquoarte che giagrave da alcuni anni dedicava alcune delle sue sale alle laquoVisioni africaneraquo una raccolta di affreschi dipinti e impressioni raffiguranti le esperienze drsquoOltremare degli ar-tisti (Gazzetta di Venezia 31 maggio 1936) Piugrave che lrsquoarte il cerimo-niale prevedeva una breve sosta davanti a un altro laquoluogo della me-moriaraquo di Venezia la colonna rostrata sormontata dalla vittoria alata la cui mano destra sorregge una corona drsquoalloro mentre la sinistra tiene una lunga palma entrambi simboli di gloria e vittoria Come recita uno dei tre riquadri in bronzo posto sul basamento le vicissi-tudini di questo monumento appaiono alquanto particolari

Questa colonna rostrata eretta a Pola dalla marina austriaca per onorare Massimiliano Arciduca la flotta italiana vindice di Lissa portograve come pegno di vittoria a Venezia

Oggi egrave simbolico dono dei Marinai drsquoItalia alla Regina dellrsquoA-driatico a ricordo dei compagni caduti per la redenzione del no-stro mare 4 novembre 1918 ndash 4 novembre 1929 A VII

13 Vedi la spiegazione di Daniele Baglioni contenuta nel video-copertina della mo-stra Ascari e Schiavoni Il razzismo coloniale e Venezia URL httpswwwyoutubecomwatchv=0BW-8S0D8OU (2017-11-15)

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A Pola quindi il monumento commemorava la vittoria navale au-striaca a Lissa del 1866 nellrsquoambito della Terza guerra drsquoindipenden-za il conflitto che vide per la prima volta la partecipazione del gio-vane Regno drsquoItalia Nonostante lrsquoannessione del Veneto una volta conclusasi la battaglia la sconfitta navale rappresentava ancora una ferita aperta per le tradizioni marinaresche italiane e veneziane in quanto questrsquoultime non seppero avere la meglio sul nemico austria-co allrsquointerno del laquoGolfo di Veneziaraquo lrsquoAdriatico Seppur laquomutilataraquo la vittoria sancita dallrsquoarmistizio di Vittorio Veneto riuscigrave a risanare il trauma non solo per lrsquoannessione allrsquoItalia di Pola e le altre provin-cie della Venezia Giulia ma anche percheacute nei tavolati di Versailles si decretograve la presa in custodia di diverse unitagrave della flotta austro-un-garica da parte della Marina militare italiana Il bottino giunse cosigrave a Venezia il 22 marzo 1923 dove sarebbe stato custodito allrsquointerno dellrsquoArsenale una scelta meramente simbolica come sembra sugge-rire lrsquoincisione in un secondo riquadro di bronzo

alla storica cittagrave la gloria della marina che arginograve la barbarie mu-sulmana si accomuna alla gloria della sua naturale erede ndash la ma-rina della nuova Italia ndash che nello stesso mare ha arginato la mi-naccia di altra barbarie14

Per un totale trionfo perograve si rendeva necessario lasciare traccia dellrsquoevento nel tessuto urbano unrsquooccasione che il regime nel 1929 sfruttograve appieno autocelebrandosi laquovindice di Lissaraquo per aver trapor-tato la colonna rostrata da Pola a Venezia come laquopegno di vittoriaraquo Un altro esempio di come il fascismo si appropriograve della memoria sto-rica della laquoRegina dellrsquoAdriaticoraquo raccogliendone lrsquoereditagrave e com-piendone secondo la retorica imperiale dellrsquoepoca il destino (fig 4 cf Bosworth 2015 107-8)15

Lrsquoultima tappa della marcia commemorativa e dellrsquoitinerario impe-riale veneziano era lrsquoArsenale simbolo indiscusso della potenza nava-le della Serenissima Tra il XV e il XVI secolo lrsquoArzanagrave divenne figu-ratamente parlando un teatro permanente del mito ndash e dei miti ndash di Venezia grazie al restauro monumentale che investigrave la struttura ren-dendola unrsquoistituzione non solo navale bensigrave storico-culturale sede della celebrazione della libertagrave della cittagrave e del suo dominio sul ma-re Questo processo di sacralizzazione drsquoaltra parte rispondeva al-

14 La citazione incisa alla base della colonna egrave ripresa dallrsquoOrdine del Giorno del XXII marzo MCMXIX laquoAllrsquoArmataraquo pronunciato dallrsquoammiraglio Thaon di Revel Il te-sto venne trascritto in altre moltissime targhe in bronzo collocate nelle principali cit-tagrave marittime italiane 15 La stessa cittagrave di Pola era identificata nellrsquoimmaginario nazionalista come la se-de del lsquomartiriorsquo di Nazario Sauro dopo la sfortunata spedizione a bordo del sommer-gibile Pullino

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la necessitagrave di mantenere unrsquoidentitagrave forte di fronte al processo irre-versibile di ridimensionamento che Venezia stava subendo sul campo di battaglia prediletto per lrsquoappunto il mare Prima il Turco poi gli spagnoli e gli austriaci spinsero i fasti gloriosi della Dominante sem-pre piugrave allrsquointerno dellrsquoArsenale oramai vero e proprio centro al con-tempo di improvvisi laquoritorni al mareraquo e passatismi nostalgici Con il laquorilancioraquo ottocentesco durante il quale lrsquoArsenale sotto il dominio francese prima e austriaco poi venne ripetutamente riqualificato sia dal punto di vista tecnologico sia da quello storico-museale con lrsquoallestimento di una ridotta Sala drsquoarmi il cantiere navale divenne uno dei luoghi cardine dellrsquoesperienza risorgimentale veneziana (Pa-ladini 2008) La marginalizzazione politica e la ristrutturazione del-la strategia militare austriaca nellrsquoAdriatico provocarono la definiti-va decadenza e ridimensionamento della funzionalitagrave dellrsquoArsenale che subigrave il definitivo colpo di grazia dopo la decisione di dare vita al progetto di Porto Marghera Ciononostante lrsquoannessione allrsquoItalia e lrsquoapertura del Canale di Suez rafforzarono lrsquoimpalcatura mitica che negli anni era stata costruita attorno allo storico cantiere navale ve-neziano dando vita tra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento al rinnovamento dellrsquointeresse per la storia navale della Serenissima In questo modo allrsquointerno della generale riorganizzazione dei mu-sei veneziani nel 1881 per la prima volta fu inventariata la raccolta di armi dellrsquoArsenale per via della proposta di scambio ndash rifiutata in seguito da Venezia ndash di cimeli tra il Museo drsquoArtiglieria dellrsquoArmeria Reale di Torino e la Sala drsquoArmi dellrsquoArsenale (De Lucia 1908 Pala-dini 2008) Un secondo riordino e catalogazione del materiale stori-co venne redatto nel 1908 mentre le maestranze stavano lasciando il cantiere per far posto alla ri-significazione e ri-attualizzazione di stampo nazionalista del retroterra storico-culturale veicolato dallrsquoAr-senale e da Venezia Su questa direzione si colloca ad esempio la laquoSa-la della Naveraquo allestita a Roma per lrsquoEsposizione nazionale del 1911 in cui accanto al manoscritto La Nave erano presenti numerosi og-getti provenienti proprio dallrsquoantica base militare veneziana

Da questo intreccio tra glorie locali ed esigenze nazionali si po-sero le premesse per la creazione di un Museo Storico Navale che avrebbe trovato sede in un primo momento al Museo Correr per poi collocarsi definitivamente a partire dal 1922 allrsquointerno della laquode-gna sederaquo il laquoglorioso stabilimentoraquo dellrsquoArsenale Sotto la direzione del conte Mario Nani Mocenigo ex capitano di fregata nella guerra di Libia divenuto successivamente nuovo presidente della sezione lo-cale della Lega Navale lrsquoesposizione museale si distribuigrave su due pia-ni al secondo furono esposti gli oggetti legati alla storia navale del-la Serenissima con particolare attenzione alla battaglia di Lepanto anello di congiunzione secondo la storiografia militante dellrsquoepoca fra la laquoPatriaraquo veneziana e quella italiana al primo invece trovarono spazio i trofei napoleonici i cimeli drsquoepoca risorgimentale e in gene-

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rale le tracce storiche dellrsquoOttocento veneziano al pian terreno infi-ne si decise di esporre le collezioni novecentesche legate principal-mente alla prima guerra mondiale ma anche ai laquoricordi della Guerra Libicaraquo ndash fra cui armi bandiere fregi di poppa della navi turche ndash e a quelli della spedizione internazionale in Cina per sedare la rivol-ta dei Boxer (1900-1901) alla quale partecipograve lrsquoItalia ottenendo in cambio la concessione di Tientsin (Mocenigo 1935 Paladini 2008)16

Con lrsquoinnesto della retorica imperiale fascista allrsquointerno della macchina mitopoietica di Venezia secondo il direttore Mocenigo le stesse collezioni dellrsquoArsenale per non tradire laquoil suo passato glo-riosoraquo avrebbero contribuito a difendere la laquoPatriaraquo e a tutelare laquola Civiltagrave latinaraquo esponendo il progresso e la potenza della dominazio-ne navale conservatasi nella tempra della laquorazza italianaraquo grazie a Venezia (Mocenigo 1935 7) Tuttavia pur ri-significando gli oggetti esposti la fondazione dellrsquoImpero italiano non modificograve il percorso espositivo tracciato nel 1922 lasciando alla parte non musealizzata dellrsquoArsenale il compito di accogliere fisicamente la nuova dimensio-ne imperiale fascista rinominando con il termine laquoImperoraquo il piaz-zale interno quasi a collegarsi simbolicamente alla Riva omonima

Nonostante laquopercorsi e tempi di persistenzaraquo differenti per por-si sul piano dellrsquoImpero le radici e le vicissitudini dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani vennero riadattate e ri-identificate secondo una retorica e unrsquoideologia che raccontava ogni epoca storica con allrsquoo-rizzonte quella prospettiva imperiale oramai divenuta realtagrave (Isnen-ghi 2010 VII) Ancor prima di conquistare lo spazio urbano venezia-no perograve il fascismo dovette domare la fonte vitale e caratterizzante della Serenissima il mare

Dopo lrsquoarrivo del re e imperatore Vittorio Emanuele III Venezia si stava preparando allrsquoevento conclusivo della celebrazione per il ven-tesimo anniversario delle battaglie del Piave Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1938 il bacino di San Marco si trasformograve nella laquoculla e teatro della potenza venezianaraquo ospitando trenta fra navi coraz-zate torpediniere caccia e sette nuovi sottomarini militari sotto lo sguardo attento della famiglia reale (Gazzetta di Venezia 20 giugno 1938 cf Ferris 2012 111-15) Dallrsquoalto della torretta eretta sulla Ri-va dellrsquoImpero infatti il re e imperatore insieme ad alcune autori-tagrave fasciste poteacute dapprima ammirare la parata dei laquosoldati di ieri di oggi e di domaniraquo ndash i veterani della Prima guerra mondiale il bat-taglione San Marco e gli studenti del neonato Collegio Navale della Gioventugrave Italiana del Littorio ndash e successivamente partecipare alla

16 Tra le tematiche piugrave significative esposte allrsquointerno del Museo vi sono i laquoRicor-di del R Sommergibile Pullinoraquo capitanato da Nazario Sauro e i laquoRicordi dellrsquoavia-zione R Marinaraquo in cui compare anche il messaggio lanciato da DrsquoAnnunzio su Trie-ste nellrsquoagosto del 1915

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cresima delle sette bandiere il rito che solitamente veniva eseguito per le inaugurazioni delle imbarcazioni appena uscite dal cantiere laquoCon il muso quasi a rivaraquo come ricorda Maria Damerini sostavano i sommergibili Enrico Dandolo Sebastiano Venier Marcantonio Bra-gadin Lorenzo Marcello il capitano generale che lsquosacrificograversquo la sua vi-ta nella vittoria navale nella battaglia dei Dardanelli (1656) Lazzaro Mocenigo anchrsquoesso ammiraglio insieme a Lorenzo Marcello Giaco-mo Nani lrsquoultimo Provveditore del Mar della Serenissima Pier For-tunato Calvi un lsquopatriotarsquo italiano di Noale caduto nel 1848 e infine della torpediniera Farinata degli Uberti Tolosetto ufficiale verone-se della Marina Militare italiana che morigrave in uno scontro subacqueo durante la Prima guerra mondiale (Damerini 1988 241) Un panthe-on veneto dunque che riecheggia con ripetitivitagrave la continuitagrave sto-rica costruita dal fascismo e in cui entreranno a far parte lrsquoanno suc-cessivo anche i nomi di altri due sommergibili il Francesco Morosini e lrsquoAngelo Emo laquodue nomi sonanti ndash come li presenta la Gazzetta di Venezia ndash nel bronzo delle vittorie navaliraquo Il primo laquola piugrave grande figura di capitano e di conquistatore che abbia affermato sul mare il destino imperiale drsquoItalia dai tempi di Roma al Risorgimentoraquo con-quistograve un laquoimpero drsquoOltremareraquo nel Peloponneso il secondo invece scrisse pagine memorabili su quella laquoquarta spondaraquo dove ora lrsquoIta-lia laquosotto le insegne di Romaraquo stava riaffermando i suoi laquodiritti im-perialiraquo A suggellare tali presunte connessioni temporali partecipa-rono alla celebrazione drsquoinaugurazione la contessa Annina Morosini e il conte Emo Capodilista due figure estremamente integrate allrsquoin-terno dellrsquoeacutelite culturale-politica veneziana fin dal primo Novecento (Gazzetta di Venezia 18 e 19 giugno 1939)

Fino ad ora lrsquouso pubblico e politico della storia della Serenissima contaminata da un lessico coloniale si espresse in larga misura so-prattutto in occasione di eventi celebrativi e ricorrenze militariste Tuttavia con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la maggior irreggimentazione della popolazione e lrsquoutilizzo sempre piugrave inflazio-nato di un linguaggio bellicista da parte della societagrave del palcosce-nico imperiale veneziano se ne servirono anche canovacci teatrali differenti come ad esempio quello seguito da 915 famiglie venete in procinto di salpare per la Libia nellrsquoottobre del 1939

In seguito alla proclamazione dellrsquoImpero la politica di coloniz-zazione demografica della Libia subigrave una svolta decisa Secondo le stime di Italo Balbo allora governatore della colonia nordafricana fra il 1938 e il 1939 sarebbero dovuti sbarcare a Tripoli circa 30mi-la emigranti italiani per lo piugrave di estrazione contadina al fine di va-lorizzare economicamente un territorio fertile e redditizio secondo quando affermava la propaganda fascista Del resto con lrsquoinizio della stagione antimigrazionista avviata nel 1927 il regime assunse un at-teggiamento dirigista nei confronti dei flussi migratori italiani sem-pre piugrave orientati verso le cittagrave sorte dai lavori di bonifica le colonie

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e la Germania Per questa ragione coloro che decidevano di prende-re la valigia in mano non sarebbero piugrave stati dipinti come emigran-ti ndash paragonati dalla stampa di regime a dei laquotraditori della patriaraquo o a unrsquolaquoemorragiaraquo per il corpo della Nazione ndash bensigrave come coloni in-quadrati nellrsquolaquoesercito del lavororaquo al quale si affidava il compito di laquofar indietreggiare il desertoraquo libico (Franzina 2005 Labanca 2009 Ostuni 2009)17 Nel 1938 in concomitanza dellrsquoanniversario della marcia su Roma partirono dallrsquoItalia i primi ventimila coloni due-mila dei quali originari della provincia veneziana dalle stazioni di Mestre Chioggia e San Donagrave di Piave i contadini italiani partirono per raggiungere Genova dove si sarebbero imbarcati nei piroscafi pronti a raggiungere la quarta sponda (Gazzetta di Venezia 28 otto-bre 1938) In quella occasione Venezia pare non ricoprire un ruolo di primo piano a causa probabilmente di problemi logistici e per la totale assenza di veneziani fra i partenti unrsquoemarginazione politica e territoriale che non si sarebbe ripetuta lrsquoanno seguente quando lrsquoex Dominante si organizzograve per ospitare i laquoruraliraquo provenienti dagli antichi domini di terraferma dello Stato de Tera La laquoseconda onda-ta di colonizzatori venetiraquo infatti nelle intenzioni delle autoritagrave fa-sciste avrebbe dovuto riunirsi nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia per poi proseguire fino alla Riva dellrsquoImpero dove ad aspettarli ci sarebbero stati i piroscafi Lombardia Liguria e Sarde-gna Lrsquoitinerario imperiale ancora una volta fu percorso interamente come riferisce la cronaca della Gazzetta di Venezia che dedicograve molto spazio a elogiare lrsquoorganizzazione laquocurata nel minimo dettaglioraquo pre-parata dal Commissariato per le migrazioni e per la colonizzazione in accordo con la Prefettura di Venezia e con il Fascio locale I con-vogli ferroviari provenienti dalle stazioni di Portogruaro San Donagrave di Piave Rovigo Padova Treviso Vicenza Udine e Verona giunse-ro a scaglioni durante la notte nella cittagrave lagunare trasportando in totale 6600 persone mentre le laquomasserizieraquo che ogni nucleo fami-gliare aveva portato con seacute furono imbarcate nei piroscafi attraccati per il momento nel Canale della Giudecca Una volta scesi dal treno e aver ricevuto la colazione preparata dallrsquoEnte comunale di assisten-za (ECA) insieme alle iscritte nel Fascio femminile i coloni defluiro-no nel piazzale esterno alla stazione dove furono divise le famiglie i bambini e le donne presero posto in alcuni vaporetti dellrsquoAzienda Comunale Navigazione Inter Lagunare (ACNIL) per essere traspor-tati fino a San Marco invece i laquocapofamigliaraquo furono incolonnati in base alla destinazione libica a cui erano stati precedentemente as-segnati pronti per marciare laquoper la prima voltaraquo attraverso laquola cittagrave

17 ASIL Giornale Luce B1406 laquoTripoli Lrsquoarrivo dei 20000 ldquoruralirdquo italiani in Africaraquo Venezia 9 novembre 1938 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000305342l-arrivo-20-000-rurali-italianiafricahtml (2017-11-20)

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piugrave caratteristica del mondoraquo Venezia (Gazzetta di Venezia 26-27-28 ottobre 1939)18 Nonostante un linguaggio giornalistico votato com-pletamente allrsquoesaltazione fascistizzata dellrsquoevento fra le righe della Gazzetta di Venezia egrave possibile leggere quel senso di superioritagrave che i veneziani nutrivano nei confronti di coloro che vivevano al di lagrave del Ponte del Littorio un tratto della venezianitagrave fortemente radicato nel retroterra culturale dellrsquoeacutelite veneziana Ad ogni modo organizzati in nove gruppi da 500 persone ndash ciascuno guidato da una banda mu-sicale dopolavoristica i coloni maschi lasciarono la zona ferroviaria alle ore 6 indossando la divisa e con al petto laquospeciali contrassegni di diversa forma con al centro scritto il nome del villaggioraquo a cui sa-rebbero approdati una volta giunti in Libia Micca Giordani Mar-coni Tazzoli Garabulli Corradini Garibaldi Crispi Oberdan Mad-dalena Baracca Filzi e Sauro Durante il tragitto prestabilito una delegazione scelta di laquoruraliraquo rese omaggio ai caduti per la laquoRivolu-zioneraquo depositando una corona drsquoalloro nel laquoSacrarioraquo posto allrsquoin-terno di Carsquo Littoria allrsquoaltezza della Chiesa dei Santi Apostoli prima di riunirsi finalmente con le famiglie nellrsquolaquoimpareggiabile San Mar-coraquo in attesa della benedizione del patriarca Piazza (Gazzetta di Ve-nezia 26 e 27 1939) Nel frattempo la Piazza era stata suddivisa in file di panche organizzate a loro volta in settori ognuno dei quali re-cava un cartello con il nome del piroscafo e del villaggio a cui erano destinati i coloni invece per le autoritagrave ecclesiastiche e laiche furo-no eretti rispettivamente un altare posto per lrsquooccasione davanti la Basilica di San Marco e un palco allestito a lato dellrsquoAla napoleoni-ca La lsquomessa in scenarsquo prese inizio intorno alle ore undici quando preceduto dal clero il patriarca uscigrave dalla porta maggiore della Ba-silica per essere accompagnato dal governatore della Libia Italo Bal-bo fino allrsquoaltare circondato per lrsquooccasione dagli allievi del collegio navale e coperto dallrsquoimponente gonfalone della Serenissima Termi-nato il rito liturgico due laquofitte ali di popoloraquo accompagnarono i co-loni verso la Riva dellrsquoImpero mentre le sirene dei piroscafi e il col-po di cannone sparato da San Giorgio segnavano lrsquoinizio di un nuovo

18 Alla stazione ogni laquocapofamigliaraquo oltre alla colazione ricevette una spilla raffi-gurante un leone marciano una colonna di perle veneziane per le donne delle bandie-rine tricolori delle cartoline con leffigie di Mussolini e due stampe con su scritto la preghiera del colono e il saluto delle laquoCamicie nere della Serenissimaraquo Questrsquoultimo testo recitava cosigrave laquoCamerata rurale nel salpare da questa splendente cittagrave tu non la-sci lrsquoItalia ma ti trasferisci su altra e nuova generosa terra italiana Conquistata dalle armi italiane resa feconda dalla volontagrave del Fascismo essa egrave degna di te forte lavora-tore della terra che sei stato soldato drsquoItalia e che hai creduto nella Rivoluzione delle Camicie Nere Pure tu devi essere degno della tua nuova terra che egrave per sempre italia-na e che egrave parte integrante della Madrepatria Ligrave troverai tutto lrsquoaffetto che qui lasci gli stessi ordinamenti e le stesse istituzioni Anche ligrave troverai il fascio che ti protegge-ragrave giorno per giorno nella tua nobile fatica Lavora con fede la terra che ti verragrave asse-gnata e che egrave destinata a diventare tua e non dimenticare che tu porti oltre al mare la forza la dignitagrave e la civiltagrave di Romaraquo (Gazzetta di Venezia 28 ottobre 1939)

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anno fascista Il primo piroscafo a salpare fu il Liguria offrendo uno laquospettacolo indescrivibileraquo ai cittadini appostati sulle Rive (Gazzet-ta di Venezia 29 ottobre 1939)19

Come si puograve evincere dagli eventi e dai discorsi fin qui ricostruiti sul finire degli anni Trenta la laquovenezianitagraveraquo cosigrave come la relazione che legava questrsquoultima ai laquoluoghi della memoriaraquo cittadina era sta-ta oramai completamente fascistizzata allrsquointerno dellrsquoimpianto pro-pagandistico e retorico imperiale persino il simbolo della stagione nazionalista adriatica La Nave di DrsquoAnnunzio da soggetto di mobi-litazione si convertigrave in oggetto da esposizione nelle sale del Museo del Risorgimento Malgrado ciograve allrsquointerno di questa cornice lrsquoalta societagrave veneziana ndash impersonata da Volpi ndash sulla scia del mito forte veneziano rielaborograve lrsquoimmagine di un nuovo e moderno impero ve-neziano non piugrave fondato solo ed esclusivamente sul mare ma anche sulla finanza assicurativa lrsquoaviazione e lrsquoindustria

25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939

Questa laquoPagina colonialeraquo [hellip] nasce con un ben definito compito quello cioegrave di contribuire a formare una coscienza coloniale im-perialistica nel popolo attraverso la diffusione e divulgazione di notizie e cognizioni riguardanti la vita e i problemi del nostro Im-pero coloniale (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Con questo messaggio il 16 ottobre 1938 la sezione provinciale di Ve-nezia dellrsquoIstituto Fascista dellrsquoAfrica Italiana (IFAI) accolse i fede-li lettori della Gazzetta di Venezia annunciando lrsquoapertura della laquoPa-gina colonialeraquo una nuova rubrica redatta interamente dallrsquoIstituto che ogni due domeniche avrebbe trattato solo di argomenti relativi allrsquoOltremare Obiettivi quali laquodiffusioneraquo e laquodivulgazioneraquo cosigrave come scritto nellrsquoavviso rientravano drsquoaltronde nel processo di riadattamen-to delle strutture di controllo e organizzazione del discorso colonia-le che il fascismo stava portando avanti a livello nazionale dalla fine della guerra drsquoEtiopia Il primo segno di questa trasformazione egrave rap-presentato dalla sostituzione nel 1938 del Ministero delle Colonie con quello dellrsquoAfrica italiana in quanto era giunta lrsquoora di integrare nel

19 ASIL Giornale Luce B1614 laquoArrivano a Venezia i dieci treni speciali con le nuo-ve famiglie di coloni venuti a imbarcarsi per la Libiaraquo Venezia 8 novembre 1939 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000230852arrivano-venezia-i-dieci-treni-speciali-nuove-famiglie-coloni-venuti-imbarcarsi-libiahtml (2017-11-20)

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tessuto nazionale le questioni legate ai possedimenti coloniali ragio-ne per cui anche il nome dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) cambiograve forma adottando la denominazione di Istituto Fascista dellrsquoAfrica Ita-liana per lrsquoappunto lrsquoIFAI Inoltre lrsquoingerenza del governo negli equi-libri dellrsquoIstituto tese anche a modificare persino lrsquoorganizzazione in-terna suddividendola in cinque sezioni le prime quattro di carattere accademico avrebbero affrontato ciascuna un campo scientifico spe-cifico mentre lrsquoultima presieduta direttamente dal presidente Ame-deo Fani avrebbe avuto il compito di diffondere tra la popolazione i ri-sultati raggiunti dalle altre sezioni mediante codici comunicativi piugrave lineari e didattici come ad esempio romanzi corsi di cultura esposi-zioni e film (Deplano 2015)20 Questa doppia funzione a cui si prestava lrsquoIFAI egrave ravvisabile anche nel contesto veneziano nel quale lrsquoIstituto da un lato appoggiava direttamente la ricerca scientifica allrsquointerno delle aule dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali di Vene-zia ndash tema che verragrave affrontato nel prossimo capitolo ndash mentre dallrsquoal-tro educava la massa allrsquoOltremare promuovendo il proprio operato nella laquoPagina colonialeraquo una fonte alquanto preziosa per cogliere il grado di partecipazione della popolazione veneziana allrsquolsquoimpresarsquo im-periale A tal proposito il quarto numero della laquoPagina colonialeraquo in-forma che in data 22 ottobre 1938 presso la sede dellrsquoIstituto posto al piano terra di Carsquo Littoria si tenne la riunione del direttorio al fine di tracciare un bilancio dellrsquoattivitagrave svolta fino ad allora e di program-mare alcune delle gite educative per solo gli associati Oltre ai laquoCorsi di Cultura coloniale e di Arte colonialeraquo organizzati nelle aule univer-sitarie veneziane ampia relazione venne data ai laquoCorsi di preparazio-ne della donna alla vita colonialeraquo avviati in concomitanza con la ce-lebrazione della laquoGiornata colonialeraquo del 1938 (Gazzetta di Venezia 27 novembre 1938) Del resto allrsquointerno del progetto imperiale fasci-sta la figura della donna ricopriva un ruolo fondamentale percheacute in primo luogo rappresentava una sorta di lsquotutelarsquo capace di mantenere lrsquoordine razziale nelle colonie una questione vitale per il regime do-po la promulgazione della prima legge razzista (19 aprile 1937) varata per impedire rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane in secondo e ultimo luogo la presenza femminile nellrsquoOltre-mare avrebbe dato vita alla tanto propagandata laquocolonizzazione de-mograficaraquo Per queste ragioni alle sezioni provinciali dellrsquoIFAI toc-cograve lrsquoonere di istituire due tipologie di corso con lrsquoaiuto del GIL e dei fasci femminili Il primo modulo riservato alle giovani si prefiggeva di impartire alcune nozioni di carattere elementare mentre il secon-do mirava a perfezionare le conoscenze apprese nel precedente cor-

20 La prima sezione era denominata Storico-geografica Filologico-letteraria e arti-stica la seconda Politico-amministrativa la terza Economia e tecnica e lrsquoultima Scien-za-fisiche naturali e mediche

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so su argomenti riguardanti lrsquoeconomia domestica quali ad esempio lrsquoarredamento lrsquoigiene della casa la culinaria la confezione del pane e la cura dellrsquoorto (Spadaro 2010) Una volta finite le lezioni il perso-nale di formazione stilava delle classifiche in base ai risultati ottenuti dalle allieve nelle singole prove drsquoesame che prevedevano solitamen-te la redazione di un testo scritto sulla base di un titolo prefissato laquoLa funzione della donna nellrsquoImperoraquo fu lrsquoargomento drsquoesame scelto dallrsquoIFAI nel 1938 sul quale Stefania drsquoAgnolo Vallano unrsquoallieva ve-neziana iscritta al primo laquoCorso di preparazione della donna alla vita colonialeraquo prese il laquomassimo dei votiraquo come si premura di informare lrsquoIstituto nella laquoPagina colonialeraquo del 16 ottobre 1938 prima di pub-blicare alcuni passi dello scritto dellrsquoallieva

Molte sono le ragioni per cui una donna oggi va in Colonia la piugrave naturale egrave quella di raggiungere il marito ed egrave anche la piugrave bella altre vanno invece come insegnanti impiegate contadine opera-ie tutte degne di elogio percheacute a tutte viene richiesta uguale pre-parazione spirituale e tecnica Ma la donna deve essere molto pre-parata prima di trasferirsi in colonia specialmente nel suo morale [hellip] La donna dovragrave sapere reggere la direzione di una casa di unrsquoazienda ed essere capace di insegnare e dominare con la sua dignitosa bontagrave sullrsquoelemento indigeno [hellip] La donna fascista in Colonia dovragrave essere cosigrave come la prepara il Regime attraverso le sue maggiori istituzioni e cioegrave vigile scolta della razza italia-na (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Oltre alle testimonianze personali degli studenti che frequentava-no i corsi coloniali non era inconsueto che la voce dei cittadini tro-vasse spazio nella laquoPagina colonialeraquo dato che ogni settimana veni-va pubblicato un breve trafiletto intitolato laquoRispondiamo alle vostre domanderaquo dove facevano la loro comparsa i dubbi e le curiositagrave di semplici lettori interessati a eventuali opportunitagrave lavorative in Afri-ca come ad esempio nel caso di Giuseppe Pizzolitto un residente di Concordia Sagittaria intenzionato a partecipare ai concorsi abilitanti per entrare nella polizia coloniale o ancora a delucidazioni di carat-tere storico magari riguardanti la laquocolonizzazione di greci fenici e romaniraquo secondo la richiesta di Gualtiero Renzi da Venezia (Gazzet-ta di Venezia 30 ottobre 13 novembre 1938) Il carattere didattico della laquoPagina colonialeraquo egrave mantenuto anche dagli articoli ndash firmati il piugrave delle volte da Mirko Artico Nino Perissinotto e Roberto Braga-din ndash volti soprattutto a divulgare le ricchezze minerarie e la fecon-ditagrave delle terre nelle colonie Fra le questioni principali in seguito alla svolta razzista istituzionalizzata dal regime irruppe quella ri-guardante lrsquolaquointegritagrave razzialeraquo un laquoproblema imperialeraquo secondo Giuseppe Panfido autore dellrsquoapprofondimento apparso nel quinto numero della laquoPagina colonialeraquo lrsquo11 dicembre 1938

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Con lrsquoespressione laquointegritagrave razzialeraquo lrsquoautore intendeva al con-tempo lrsquolaquoaffermazione di potenza nello sviluppo di eventuali conqui-ste territorialiraquo e lrsquolaquoalta affermazione di valori in primo luogo spi-ritualiraquo i quali non devono essere in alcun modo laquoinquinatiraquo neacute mediante laquolrsquoibridismoraquo neacute mediante lrsquolaquoindigenimento africanoraquo un comportamento questrsquoultimo che sarebbe facile a laquosuccedereraquo dato che la laquonostra razza appunto percheacute superiore assimila con molta facilitagrave i caratteri oltre che gli usi e i costumi delle altre razzeraquo Per queste ragioni il compito piugrave difficile spettava agli italiani che vive-vano in colonia laquoogni cittadino nazionale rappresenta [hellip] le quali-tagrave di tutta la sua genteraquo diversamente rispetto a quanto avviene laquoin Patria dove ogni cittadino egrave giudicato e classificato individualmen-teraquo Dunque per mantenere i rapporti di forza fra laquorazza dominante e razza inferioreraquo lrsquoautore poteva concludere riprendendo laquole recen-ti deliberazioniraquo emesse dal Gran Consiglio del Fascismo che consi-deravano laquoantiarianesimoraquo non solo laquolrsquoazione giudaicaraquo ma anche laquolrsquoazione di altre razze evidentemente inferiori (alcune straniere al-tre africano-indigene propriamente dette)raquo (Gazzetta di Venezia 11 dicembre 1938)

Con lrsquoinizio del 1939 e lrsquoesacerbarsi delle relazioni diplomatiche internazionali la stampa cominciograve a rivolgere espressioni argomen-tazioni e caricature razziste verso lrsquoesterno come strumento deni-gratorio nei confronti delle altre potenze coloniali europee A tene-re banco soprattutto vi erano le questioni geo-politiche legate alla regione francese del Gibuti il laquonaturaleraquo sbocco sul mare dellrsquoEtio-pia che lrsquoItalia aveva richiesto sin dai negoziati di Versailles del 1919 e al monopolio inglese e francese sui traffici del Canale di Suez Le potenze laquoplutocraticheraquo ancor prima dellrsquoentrata in guerra dellrsquoIta-lia diventarono gli obiettivi principali contro cui lanciare campagne giornalistiche diffamatorie Come nel caso peraltro giagrave descritto de Il Gazzettino illustrato le vignette satiriche rappresentarono il meto-do piugrave efficace per consolidare la presunta lsquosuperioritagraversquo razziale ita-liana introducendo caratteri e stilemi ben radicati nellrsquoimmaginario collettivo Ad esempio nella laquoPagina colonialeraquo numero 8 dellrsquo8 gen-naio 1939 i soldati probabilmente di origine indocinese di un batta-glione della legione straniera francese di stanza a Gibuti sono raffi-gurati al pari di un esercito di scimmie mentre la Francia lsquocorrottarsquo impersonata da una donna estremamente formosa pronuncia la pa-rola Jamais in risposta alla domanda laquoLrsquoItalia a Gibutiraquo (Gazzetta di Venezia 8 gennaio 1939) Gli stessi due soggetti ndash la donna formo-sa e il soldato dai lineamenti scimmieschi ndash sono ripresi nel numero successivo della laquoPagina colonialeraquo ma questa volta la loro laquounione sterileraquo cosigrave come il quotidiano dipingeva questo lsquostranorsquo rapporto non avrebbe avuto buon gioco contro la furbizia e la sfacciataggine di un giovane balilla dalla pelle chiara i capelli biondi e armato di forbice strumento utile per tagliare il filo con il quale la donna ndash la

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Francia ndash trasportava il treno laquogiocattoloraquo del Gibuti (fig 5 Gazzet-ta di Venezia 22 gennaio 1939)21

Alla stereotipizzazione del laquonegroraquo si sostituiva tal volta quella dellrsquolaquoebreoraquo connotata quasi sempre dal naso adunco e lrsquoaviditagrave per il denaro tratti riscontrabili anche nella vignetta pubblicata nella laquoPagina colonialeraquo del 19 marzo Sebbene lrsquouomo in primo piano ve-stito in frac e con in testa la bombetta rappresenti la caricatura di Winston Churchill mentre siede sopra alcuni sacchi pieni di soldi i guadagni della laquoCompagnia del Canale di Suezraquo gestiti in compar-tecipazione dal governo britannico e da quello francese i suoi linea-menti paiono ripresi dallrsquoimmaginario antisemita tuttrsquoal piugrave se posta accanto allrsquoimmagine che si delinea sullo sfondo un fascista scami-ciato dal fisico atletico e con in mano un grosso manganello pronto a riscuotere laquoil nostro [italiano fascista] ldquoDARErdquoraquo dopo anni in cui lrsquoItalia era sempre laquovenuta per il vostro [inglese e francese] ldquoAVE-RErdquoraquo (fig 6 Gazzetta di Venezia 19 marzo 1939)22

In parallelo allrsquouso sempre piugrave sistematico di linguaggi e immagi-ni dalle successive laquoPagina colonialeraquo fuoriesce come la questione imperiale nel 1939 godesse oramai di una visibilitagrave senza precedenti nel tessuto nazionale e in quello locale Ai corsi di cultura coloniale pensati per operai impiegati e studenti ai corsi femminili e alle cro-ciere turistiche in partenza per raggiungere le terre italiane drsquoOltre-mare ndash tutti eventi organizzati nei minimi dettagli dalla sede centrale dellrsquoIFAI nella mappatura nazionale della sociabilitagrave imperiale entra-rono a far parte anche quelle celebrazioni preparate a tavolino inte-ramente dalle sezioni provinciali dellrsquoIstituto che molto rivelano sul-la rielaborazione locale della narrazione imperiale fascista (Deplano 2015) A tal proposito sfruttando la vetrina offerta dalla celebrazio-ne congiunta della laquoGiornata dellrsquoImperoraquo e della laquoGiornata del Sol-datoraquo il 9 maggio del 1939 terzo anniversario della proclamazione dellrsquoImpero italiano il deputato e vice presidente dellrsquoIFAI Amedeo Fani inaugurograve la laquoMostra dellrsquoImperoraquo sotto il porticato del Palazzo Ducale adornato per lrsquooccasione con vessilli nazionali albanesi ndash lrsquoAl-bania era appena diventato un possedimento italiano ndash e laquopurpurei gonfaloni di S Marcoraquo (Gazzetta di Venezia 10 maggio 1939) Al la-to della Porta di Carta mentre laquola folla era trattenuta a stento da cordoni di vigili e carabinieriraquo in attesa di poter ammirare la laquoglo-

21 Nellrsquoimmagine inoltre compaiono la scritta chocircmage ndash disoccupazione ndash e il simbo-lo della falce e martello quasi a definire come la mancata tutela della razza ndash lrsquolaquounione sterileraquo ndash fosse colpevole anche dellrsquoaumento della disoccupazione e della diffusione del comunismo 22 Una volta scoppiata la Seconda guerra mondiale la propaganda fascista avrebbe cominciato a rappresentare Churchill sotto le sembianze mostruose di laquoChurkillraquo Per un esempio vedi ASIL ldquoIl dottor Churkillrdquo 1942 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-websearchresulthtmlquery=churkillamparchiveType_string (2018-04-20)

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rificazioneraquo del dominio coloniale italiano il vice presidente insie-me a un nutrito gruppo di autoritagrave venne accolto dagli organizzato-ri dellrsquoesposizione coloniale Mirko Artico presidente della sezione veneziana dellrsquoIFAI il direttorio dellrsquoIstituto e dal camerata Umber-to Ravanello curatore della mostra che guidograve il corteo fra i tredici reparti nei quali era stata organizzata la visita (Gazzetta di Venezia 11 maggio 1939) Nonostante la mancanza di un catalogo ufficiale una descrizione abbastanza dettagliata dellrsquointero percorso esposi-tivo egrave stata rinvenuta fortunatamente nella laquoPagina colonialeraquo del 14 maggio del 1939 il sedicesimo numero [fig 7] Le fotografie di al-cune delle sezioni della mostra sono corredate da un articolo di Ra-vanello il quale esordisce esprimendo quali fossero le finalitagrave dellrsquoe-sposizione e a chi questrsquoultima si rivolgesse

Gli scopi e le finalitagrave della Mostra dellrsquoImpero [hellip] si identificano nella glorificazione dei Caduti per la impresa africana e nellrsquoesal-tazione del lavoro italiano attraverso le sue piugrave svariate manife-stazioni compiute in AOI in questo primo periodo La Mostra allestita in tredici sezioni sotto i portici di Palazzo Ducale ha svi-luppato questa sua duplice finalitagrave in una sintesi chiara compren-sibile e soprattutto ricca di elementi propagandistici allo scopo di suscitare il piugrave largo interesse nella massa [hellip] La rassegna quin-di si basa su un fattore essenzialmente propagandistico (Gazzet-ta di Venezia 14 maggio 1939)

Il materiale propagandistico sul quale si poggiava lrsquointero allesti-mento dellrsquoesposizione verteva essenzialmente sul tema dellrsquoopera di modernizzazione italiana in Etiopia e sulla commemorazione dei caduti veneziani in guerra Al culto dei morti fascisti in particola-re si pensograve di dedicare perfino la laquosezione drsquoonoreraquo allestita con un pannello rievocativo delle gesta dei soldati coadiuvati dalla figura femminile della Vittoria e con trenta loculi ognuno dei quali vede-va lrsquoincisione del nome di un soldato caduto sul campo di battaglia

Ad ogni modo seguendo le parole di Ravanello il percorso esposi-tivo iniziava trattando il laquodominio coloniale della Serenissimaraquo un approfondimento storico necessario laquoseppur con la piugrave grande so-brietagraveraquo quasi a non voler mettere in ombra la matrice romana e fa-scista dellrsquoImpero Drsquoaltronde lrsquoIFAI veneziano era pur sempre unrsquoi-stituzione guidata e controllata dalla sede nazionale unrsquoappendice territoriale che solo in alcuni momenti poteva godere di una certa autonomia drsquoazione Infatti nella stessa laquoPagina colonialeraquo che rap-presenta il foglio informativo dellrsquoIstituto provinciale la parte della mostra dedicata alla Serenissima egrave alquanto esigua tanto da non su-perare le due righe di descrizione Al contrario nella rubrica laquoCro-naca della Cittagraveraquo della Gazzetta di Venezia a prendere il sopravvento egrave proprio quella venezianitagrave ancora custodita allrsquointerno della reda-

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zione del quotidiano storico di Venezia come si evince dal paragrafo laquoVenezia colonialeraquo allrsquointerno dellrsquoarticolo del 9 maggio laquoIl dominio coloniale di Venezia rievocato dalla Mostra dellrsquoImperoraquo

La rassegna che trova la sua piugrave ideale sistemazione lungo i por-tici di Palazzo Ducale si apre con la sezione dedicata a Venezia la quale puograve benissimo costituire per la natura del materiale espo-sto la parte retrospettiva della rassegna stessa Sullo sfondo vi egrave la pianta di Venezia disegnata da Jacopo de Barbari nel 1500 da un lato un grafico riproducente i viaggi di marco Polo e sullrsquoaltro una carta geografica in cui sono segnati i possedimenti in levante della Repubblica di San marco dal secolo XIV al secolo XVII Un mappamondo del 1600 completa questo prezioso materiale gentil-mente concesso dalla Direzione del Museo Correr e fornisce una sintesi molto efficace della potenza coloniale veneziana (Gazzet-ta di Venezia 9 maggio 1939)

Anche in questa occasione dunque lrsquoeacutelite veneziana impersonata da Volpi direttore del quotidiano cercograve di anteporre alla realtagrave impe-riale italiana la laquoretrospettivaraquo storica della Repubblica veneziana resa questa volta letteralmente lsquovisibilersquo dallrsquoallestimento della mo-stra Nella sua funzione mitica il passato della Serenissima servi-va anche giustificare la presenza di un nuovo e moderno impero ve-neziano in controluce rispetto a quello italiano Ancora una volta le pagine di cronaca cittadina sembrano colmare i vuoti della descri-zione fascistizzata di Ravanello nella laquoPagina colonialeraquo dopo la par-te storico-introduttiva fu la volta di mettere in mostra la laquofunzione mercantileraquo ndash e turistica ndash della Venezia contemporanea attraverso il padiglione promosso dal Provveditorato al Porto in cui spiccava un laquogrande plastico colorato della Marittimaraquo del materiale illustrati-vo riguardo le attrezzature del porto e dei suoi traffici con lrsquoImpero e unrsquoimmagine di un galeone veneziano nel mentre di solcare il ma-re lrsquoelemento naturale che univa simbolicamente in una lunga pa-rentesi storica il dominio plurisecolare della Dominante (Gazzetta di Venezia 9 e 14 maggio 1936)

Tuttavia in unrsquoepoca in cui il progresso tecnologico ed economico stava avanzando velocemente per essere moderna Venezia avrebbe dovuto adattarsi ai tempi costruendo intorno a seacute un impero che sor-passasse quel laquosenso del mareraquo insito nelle vene della cittagrave In que-sta direzione dopo lrsquointermezzo propagandistico dellrsquoIFAI ndash la laquose-zione drsquoonoreraquo sopracitata e due padiglioni incentrati a descrivere la diffusione dellrsquoIstituto nellrsquoAfrica e il ruolo della donna nelle colo-nie ndash la mostra proseguiva con la sezione finanziaria dando ampio spazio specialmente alle Assicurazioni Generali la compagnia assi-curativa che sotto la guida del presidente Volpi stava conoscendo il proprio apogeo dal punto di vista del patrimonio e dellrsquoespansione

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degli affari tanto da contare sessanta agenzie in quaranta Paesi di-versi (Rosasco 2016) Il conte di Misurata in ogni caso rappresen-tava solo lrsquoultimo intreccio fra Venezia e le Generali Infatti come suggerisce la riproduzione in uno dei pannelli espositivi di un leone marciano stilizzato fin dalle origini la storia delle Generali si legograve indissolubilmente alle vicende e alle scelte politiche dellrsquoeacutelite vene-ziana ottocentesca e novecentesca La stessa immagine leonesca il simbolo ufficiale delle Generali nacque durante lrsquoesperienza risorgi-mentale veneziana quando molti esponenti della Direzione veneta ndash a cui facevano capo tutte le agenzie italiane ndash rivestirono ruoli di pre-stigio allrsquointerno dellrsquoamministrazione Manin In tale contesto ma-turograve lrsquoidea di adottare al posto dellrsquoaquila bicipite austriaca il sim-bolo della Serenissima una decisione che venne formalizzata solo nel corso degli anni Sessanta dellrsquoOttocento (Egidi Rosasco 2016)23

Tra la fine dellrsquoOttocento e il primo decennio del Novecento con-fermandosi al primo posto nei settori incendi e viaggi ndash sia turistici sia commerciali le Assicurazioni Generali da una parte consolida-rono la presenza in Italia dallrsquoaltre promossero unrsquoazione di espan-sione finanziaria lungo le direttrici che portavano al Mediterraneo orientale e verso i maggiori porti drsquooltreoceano americani dando vi-ta a unitagrave operative specializzate e autonome rispetto le sedi centra-li ubicate ad esempio a Belgrado Budapest Costantinopoli Il Cairo Lubiana Parigi Praga Tunisi Vienna e Zagabria La sfera di influen-za cosigrave composta delle Generali per forza di cose dovette dialogare con alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo fra cui Volpi presen-te nel consiglio di amministrazione a partire dal 1915 e Nicolograve Papa-dopoli Aldobrandini direttore dellrsquoagenzia veneziana fino al 191924 Nel primo dopoguerra venne nominato presidente delle Assicurazio-ni Generali Edgardo Morpurgo un ebreo triestino molto vicino allrsquoeacuteli-te finanziaria veneziana che avrebbe tenuto la carica fino al settem-bre del 1938 quando per motivi razziali si dimise lasciando il posto vacante a Volpi Prima di abbandonare la Generali perograve Morpurgo

23 Le Assicurazioni Generali furono fondate a Trieste per iniziativa di un gruppo di imprenditori guidati da Giuseppe Lazzaro Morpurgo Lrsquoappellativo lsquogeneralirsquo sottolinea-va la volontagrave della compagnia di operare in tutti i rami assicurativi Oltre alla sede cen-trale triestina venne istituita la Direzione veneta a Venezia prendendo sede in alcuni locali affittati nel Palazzo delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco A essa fu affi-data la responsabilitagrave delle operazioni nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola24 Le relazioni fra lrsquoeacutelite veneziana e le Generali proseguirono anche durante la Pri-ma guerra mondiale quando una volta introdotto il regime di monopolio per le assicu-razioni sulla vita da parte del governo Giolitti le Generali in quanto straniere ndash la se-de legale era a Trieste ndash furono costrette a lasciare il campo allrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Tuttavia nel 1916 il governo le rilasciograve il certificato di nazionalitagrave italia-na in seguito alla richiesta presentata dal presidente Marco Besso esponente di spic-co nellrsquoimpresa commerciale di Antivari nel 1905 dal direttore Nicolograve Papadopoli Al-dobrandini e da Giuseppe Luzzatto direttore segretario a Venezia

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aderigrave completamente al disegno imperiale fascista tanto da invia-re alcuni osservatori nel Corno drsquoAfrica nel maggio del 1936 bencheacute la stessa compagnia assicurativa contasse giagrave alcune agenzie nelle colonie italiane ben prima della proclamazione dellrsquoImpero Succes-sivamente a partire dal luglio del 1936 grazie anche a un accordo stipulato con la Societagrave Coloniale Italiana venne rapidamente a svi-lupparsi una rete agenziale molto piugrave strutturata come mette in evi-denza una laquogrande carta dellrsquoImperoraquo esposta allrsquointerno della mo-stra coloniale (fig 8 senza autore 2016)25

Dopo il ramo finanziario-assicurativo nel porticato di Palazzo Du-cale la visita proseguiva fra le fotografie le mappe e i grafici relati-vi allrsquoattivitagrave drsquoOltremare del Banco di Roma e dellrsquoOND coloniale Giunti a questo punto un enorme motore Alfa e unrsquoimmagine sugge-stiva di un aeroplano dellrsquoAla Littoria posta allrsquointerno dei confini del continente africano accoglievano gli appassionati dellrsquoaviazione Sebbene le cronache giornalistiche e le poche immagine a disposi-zione non ne diano testimonianza egrave impossibile non credere che il padiglione promosso dallrsquoAla Littoria non abbia arrecato ai venezia-ni accorsi ad ammirare laquoil lungo cammino della civiltagrave italianaraquo in Africa ricordi legati al primo Novecento quando in una Venezia im-mersa nella retorica nazionalista e bellicista in seguito al conflit-to italo-turco del 1912 prese piede lrsquoidea di incrementare il numero di idrovolanti italiani dando vita alla costituzione della squadriglia San Marco Da quel momento lrsquoaviazione si integrograve velocemente nel-la narrazione modernista della classe dirigente veneziana e a quel-la politica del nazionalismo adriatico un legame che si saldograve ancor piugrave dopo i celeberrimi voli di DrsquoAnnunzio ndash nei cieli triestini il 7 ago-sto 1915 su Vienna il 9 agosto 1918 ndash e con lrsquoorganizzazione nel 1920 della terza edizione della Coppa Schneider nellrsquoisola del Lido Inoltre il 18 agosto del 1926 Venezia fu teatro del primo volo di linea italia-no decollato dallrsquoaeroscalo di San Nicolograve nel frattempo intitolato a Giovanni Nicelli aviatore italiano durante la Prima guerra mondia-le Il primo aeroporto commerciale in Italia dunque era sorto a Ve-nezia che anche grazie allrsquoaviazione si vide riconosciuta la funzione di collegamento fra lrsquoOccidente e lrsquoOriente come dimostra lrsquoapertu-ra di numerose tratte fra la cittagrave lagunare i Balcani il Nord Africa e il Medio Oriente Successivamente dato il traffico aereo elevato su iniziativa dellrsquoAla Littoria ndash lrsquounica compagnia aerea italiana dal 1934 ndash il Nicelli venne rinnovato seguendo un modello impostato al razionalismo che ricorda nelle sue linee una nave e arredato al suo

25 Sul fronte coloniale ancora nel luglio 1936 il consiglio direttivo deliberograve su propo-sta del presidente Morpurgo lo stanziamento di 10 milioni di lire per laquola valorizzazio-ne delle terre drsquoEtiopiaraquo Altri investimenti furono indirizzati a migliorare le residenze degli impiegati nelle colonie ad esempio ad Asmara e ad Addis Adeba vennero realiz-zate le laquoVille Veneziaraquo piccole residenze con spazi comuni da destinare ai dipendenti

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interno con alcuni quadri del futurista Guglielmo Sansoni e una gi-gantografia di una mappa recante le tratte coperte dallrsquoAla Littoria nel Mediterraneo che risente della retorica imperiale nazionale e lo-cale di quel periodo (Lando 2013)

In un contesto suggestivo come Palazzo Ducale allrsquoappello non poteva mancare il piugrave grande progetto portato a termine dal lsquodogersquo Volpi Porto Marghera Nato laquoper il piugrave largo dominio di Veneziaraquo secondo le parole di Piero Foscari lrsquoarea industriale ai Bottenighi alla fine degli anni Trenta impiegava circa 19mila dipendenti pro-ducendo la quasi totalitagrave della quota nazionale di plexiglas propa-no butano alluminio e cadmio (Foscari 1904 1918 Pes 2004) Cio-nonostante per comprendere piugrave nel dettaglio quali fossero alcuni dei legami che intercorrevano fra Porto Marghera e i possedimenti coloniali italiani egrave necessario appoggiarsi alla sintesi esposta negli ultimi padiglioni della mostra coloniale Affincheacute il visitatore potes-se comprendere al meglio questa interconnessione si decise di sin-tetizzare e semplificare lrsquoargomento concentrandosi nella descrizio-ne di una sola azienda con sede nellrsquoarea industriale posta dallrsquoaltro lato della laguna Seguendo questo criterio la scelta ricadde sullrsquoE-raclit Fondata nel gennaio del 1925 da Oreste Venier la fabbrica era specializzata nella realizzazione di laquopiastre leggere per lrsquoedilizia e ri-vestimenti isolantiraquo un prodotto che le permise di diventare in bre-ve tempo lrsquoassoluta protagonista nel panorama italiano dellrsquoedilizia in quanto diede inizio alla cosiddetta lsquoprefabbricazione a seccorsquo os-sia il metodo di costruzione di uno stabilimento mediante lrsquoimpiego di materiali e componenti prefabbricati attraverso un processo indu-strializzato e standardizzato Pertanto lrsquoalta produzione la qualitagrave del prodotto e la semplicitagrave del trasporto consentirono allrsquoEraclit di partecipare attivamente alle piugrave grandi manifestazioni fasciste de-gli anni Trenta come ad esempio la Mostra della Rivoluzione e la Mo-stra del Grano entrambe celebrate nel 1932 (Eraclit settembre-otto-bre 1932)26 Per quanto riguarda le relazioni con le colonie italiane invece malgrado lrsquoesigua quantitagrave di descrizioni e fotografie del pa-diglione laquoERACLIT VENIER S A Margheraraquo allrsquointerno delle pagi-ne della Gazzetta di Venezia egrave possibile cogliere i motivi della sua lsquomessa in mostrarsquo in alcuni numeri della rivista che la stessa azien-da Eraclit dava in stampa allo scopo di pubblicizzare i suoi maggio-ri successi Nel numero di maggio-giugno 1936 il foglio riporta con orgoglio come sin dalla fondazione della fabbrica le piastre targa-te Eraclit laquoinvaseroraquo il mercato edilizio africano con particolare ri-guardo a quello somalo Nel 1925 infatti il prodotto fu mandato su richiesta a Mogadiscio per avviare laquola costruzione di abitazioni vil-

26 LrsquoEraclit contribuigrave anche allrsquoedificazione o ristrutturazione di alcune strutture a Venezia come ad esempio il carcere nellrsquoisola della Giudecca

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lette capannoni magazziniraquo e per fronteggiare al contempo il pro-blema legato alle laquovoracissime termitiraquo Lrsquoesito positivo di questa prima esperienza drsquoOltremare consentigrave successivamente allrsquoEraclit di fornire il proprio materiale per lrsquoedificazione sempre in territo-rio somalo di trentacinque strutture un ottimo affare che lasciava intravedere come laquoanche nelle colonie lrsquoEraclit fosse destinato a in-contrare un favore sempre crescenteraquo (Eraclit maggio-giugno 1936 9-10 corsivo aggiunto)27 La previsione si rivelograve azzeccata nel 1935 lrsquoallora governatore della Somalia Rodolfo Graziani richiese lrsquoinvio di oltre 100 mila metri quadri di materiale Eraclit per la costruzio-ne di 14 padiglioni di diversa grandezza laquoLrsquoesperienza accumulata in Somaliaraquo nei primi dieci anni di vita della fabbrica risultograve proba-bilmente preziosa alla vigilia della proclamazione dellrsquoImpero dellrsquoA-frica Orientale Italiana nonostante la mancanza di fonti non consen-ta un approfondimento adeguato28

Anche sul fronte adriatico orientale lrsquoEraclit sembra inserirsi pie-namente nelle relazioni precoloniali che lrsquoItalia stava intessendo con lrsquoAlbania ben prima dellrsquoeffettiva occupazione dellrsquoaprile del 1939 Sempre nel numero dedicato allrsquoattivitagrave della fabbrica nelle colonie in un breve paragrafo compare la collaborazione professionale che le-gava lrsquoUfficio Tecnico dellrsquoEraclit a quello dellrsquoAgenzia Italiana Petroli Albania (AIPA) un organismo autonomo nato con nel 1925 per volere di Costanzo Ciano allora ministro delle Colonie Il rapporto si basa-va sullrsquoedificazione di laquocomode e confortevoliraquo abitazioni facilmente smontabili che sarebbero state adibite agli operai specializzati per lrsquoescavazione di pozzi petroliferi (Eraclit maggio-giugno 1936 12)

Con lrsquoEraclit e unrsquoenorme carta di Porto Marghera si concludeva la mostra coloniale organizzata dalla sezione provinciale dellrsquoIFAI Per i seguenti dieci giorni secondo le cronache della Gazzetta di Ve-nezia famiglie giovani e molte scolaresche accorsero al Palazzo Du-cale per osservare da vicino lrsquoopera di lsquoprogressorsquo che lrsquoItalia fasci-sta stava portando avanti in Africa unrsquolsquoimpresarsquo che agli occhi dei cittadini veneziani non sarebbe mai avvenuta senza la retrospetti-va del passato della Serenissima richiamata continuamente nel per-corso espositivo

Per quanto la retorica imperiale fascista si concentrasse preva-lentemente sul versante africano la recente conquista dellrsquoAlbania riaccese gli animi dei veneziani pronti a riconquistare quello laquospa-zio vitaleraquo che spettava per presunte ragioni storiche e culturali alla

27 Oltre alla sua composizione ndash laquolunghe fibre legnose trattate chimicamente e incap-sulate con un composto magnesiacoraquo ndash le piastre Eraclit si prestavano bene per i lun-ghi trasporti laquoa basto di cammelloraquo28 Nella rivista egrave riportato lrsquointero telegramma di Graziani Sfortunatamente non so-no reperibili i numeri della rivista pubblicati fra luglio 1936 e febbraio 1939

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cittagrave lagunare Ancora una volta lrsquoeacutelite politico-culturale locale cer-cograve di riprendere in mano le redini del mito imperiale di Venezia vol-to ad annunciare il ritorno dellrsquoinfluenza della Dominante sul Medi-terraneo orientale

26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari

Poco dopo la chiusura della mostra coloniale di Palazzo Ducale allrsquoin-terno del Fondaco dei Turchi furono allestite quattro sale dove si de-cise di esporre i laquomonumenti del dominio veneziano a Cretaraquo raccol-ti dallo storico Giuseppe Gerola durante la spedizione a Candia del 1899 viaggio finanziato interamente dal Comune di Venezia su sol-lecitazione dellrsquoIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Allrsquoepoca la cittagrave si impegnograve a destinare laquoalle memorie di quel glorioso combat-tuto dominio sul Mar di Greciaraquo una sala del Museo Civico Correr unrsquoiniziativa che tuttavia non ebbe seguito Almeno fino al maggio del 1939 quando il podestagrave Giovanni Marcello decise di dare luce alla collezione archeologica con la speranza di aprire nuovamente il dibattito sullrsquoeventuale apertura di un museo dei leoni marciani ndash o meglio dei loro calchi ndash laquoche segnano nel Mediterraneo il nostro glo-rioso antico dominioraquo cosigrave come recitava la Gazzetta di Venezia (26 maggio 1939)

Anche se non conobbe lo stesso seguito della mostra coloniale lrsquoe-sposizione allestita presso il Fondaco dei Turchi rappresentava in ge-nerale un ulteriore tentativo del regime di orientare il consenso delle masse in favore dei progetti espansionistici dellrsquoItalia La realizzazio-ne di tali iniziative molte volte era sollecitata dalla pressione eser-citata da quegli Istituti scientifici che a partire dal 1933 nacquero su tutto il territorio nazionale con il duplice obiettivo di coordinare la propaganda legata alla politica estera e coadiuvare gli apparati di-plomatici del Paese A tale scopo le iniziative piugrave importanti a livello nazionale si osservano nella fondazione dellrsquoIstituto di Studi di Poli-tica Internazionale di Milano (ISPI) e lrsquoIstituto per il Medio ed Estre-mo Oriente Su modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York il primo si po-neva come centro di studi della politica internazionale e dei rapporti esteri un ente privato sostenuto dalla grande imprenditoria setten-trionale desiderosa di allargare il raggio dei propri affari il secon-do invece era caratterizzato da un forte interesse per lrsquoespansione italiana in Oriente (Paladini 2002) Su scala locale la costruzione di una narrazione che legittimasse lrsquoegemonia di Venezia nella storia del Mediterraneo portograve alla fascistizzazione dellrsquoIstituto Veneto del-la Deputazione di storia patria per le Venezie e dellrsquoAteneo Veneto

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Insieme a questrsquoultimi inoltre laquoper un piugrave largo impulso allo studio dei problemi adriaticiraquo la cittagrave necessitava della presenza di un cen-tro di ricerca laquoche iniziasse uno studio sistematico nel campo stori-co e scientificoraquo delle questioni relative allrsquoAdriatico (Paladini 2002 150 Gullino 2002)29 In questo contesto dunque su iniziativa del Re-gio Comitato Talassografico Italiano venne fondato nel 1932 lrsquoIstitu-to di Studi Adriatici (ISA) la cui sede trovograve ospitalitagrave nel complesso di terreni e fabbricati in Riva dellrsquoImpero donati dal proprietario se-natore Pietro Canonica al Comitato Talassografico

Sotto la direzione di Giovanni Magrini direttore dellrsquoUfficio Idro-grafico del Magistrato alle Acque noncheacute dal 1909 segretario del Comitato Talassografico e piugrave tardi segretario generale del Consi-glio Nazionale delle Ricerche il primo Consiglio drsquoamministrazione dellrsquoISA vedeva i nomi dellrsquoammiraglio Thaon di Revel il governato-re della Banca drsquoItalia Vincenzo Azzolini i direttori del museo e della biblioteca del Correr Ricciotti Bratti e Mario Brunetti ndash questrsquoultimo anche docente di Storia a Carsquo Foscari i professori dellrsquoUniversitagrave di Padova Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini il direttore del Museo sto-rico navale dellrsquoArsenale Mario Nani Mocenigo il responsabile del-la Direzione restauri e dello Studio del Mosaico della Basilica di San Marco Luigi Marangoni e il senatore Amedeo Giannini (Bona 2005) Inizialmente il consiglio decise di avviare un primo programma di preparazione e strutturazione dellrsquoIstituto che prevedeva la forma-zione di una biblioteca specialistica la raccolta di riproduzioni foto-grafiche documenti e carte lo studio delle tracce latine e veneziane ancora visibili nei Balcani la costituzione di uno schedario biblio-grafico dellrsquoAdriatico e infine lrsquoincremento degli studi sul tema me-diante concorsi a premio Nonostante le premesse la scomparsa nel 1935 di Magrini e le difficoltagrave economiche determinate dellrsquoassenza di una definita connotazione politica almeno in principio resero dif-ficile il lavoro dellrsquoIstituto Ciononostante tra il 1935 e il 1937 lrsquoISA riuscigrave nellrsquointento di farsi riconoscere ufficialmente quale ente mo-rale sottoponendosi quindi al controllo del Ministero dellrsquoEducazio-ne e a formulare uno statuto che specificasse il carattere politico dellrsquoiniziativa In questa nuova veste anche il Consiglio di ammini-strazione subigrave un radicale cambiamento nella sua composizione Vol-pi venne eletto presidente e insieme al vice-presidente Mocenigo ri-lanciograve lrsquoazione dellrsquoIstituto che drsquoora in avanti si trasformograve in vero e proprio laquolaboratorio della rivendicazione espansionistaraquo verso la

29 Il passo citato egrave ripreso dalla relazione che Roberto Cessi membro del primo Con-siglio dellrsquoIstituto di Studi Adriatici inviograve al presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre del 1945 per spiegare le ragioni della nascita dellrsquoente

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Dalmazia e lrsquoAlbania (Paladini 2002)30 Con la guerra alle porte inol-tre si osserva un aumento vertiginoso degli studi sul tema molti dei quali adottarono linguaggi bellicisti e razzisti per affermare lrsquoitalia-nitagrave di qualsiasi territorio adriatico e mediterraneo che conobbe an-che per brevi periodi la presenza della Serenissima (Paladini 2000)

Oltre allrsquoattivitagrave editoriale e pubblicistica lrsquoISA approfittograve di un ta-le fermento culturale per aderire a diverse iniziative tra cui il IV Con-gresso Nazionale di Arti e tradizioni popolari tenutosi a Venezia dallrsquo8 al 12 settembre del 1940 Organizzato per volontagrave della direzione na-zionale dellrsquoOND allrsquointerno dei locali dellrsquoIstituto Veneto in Campo Santo Stefano il congresso si proponeva di laquoricercare il patrimonio tradizionale del nostro popoloraquo unrsquoopera futile se non fosse servita an-che laquoad aumentare i valori attuali della Patriaraquo Venezia a tal propo-sito rappresentava lrsquoesempio piugrave chiaro in quanto esprimeva lo laquospo-salizio tra la poesia della tradizione e la potenza della modernitagraveraquo

Le macchine di Marghera e lo splendore mai attenuato dei teso-ri della laguna si uniscono per proclamare questo connubio che avragrave per i posteri i valori e la bellezza di una leggenda Ma Vene-zia stessa egrave tutta immagine della vita di bellezza e di ardimento con la quale il popolo forma incessantemente le sue tradizioni Egrave qui una specie di sintesi delle caratteristiche popolari italiane nei secoli qui navigatori soldati artisti [hellip] Qui i ricordi del Mediter-raneo prendono tutto il cuore del popolo lo stesso Santo Patrono narra ogni giorno che venne dal non piugrave lontano Egitto a cercare qui la sua nuova patria (Atti del IV congresso 1942 35)

Alle parole del consigliere nazionale dellrsquoOND Ridolfi che aprirono ufficialmente la manifestazione seguirono quelle del presidente del Comitato esecutivo del congresso Volpi

Venezia vi riceve sotto i segni della sua tradizione millenaria Il Leone di S Marco segno di imperio e di forza porta un libro sot-to di seacute ma questo libro nel quale egrave scritta la parola di pace egrave chiuso quando crsquoegrave la guerra Venezia vi riceve con il libro chiuso Ma quando questo libro si riapriragrave Venezia fascista saragrave pronta sempre con le sue arti sempre con le sue tradizioni ma con altra forza con unrsquoaltra vita la vita della nuova Italia industriale la vi-ta che la faragrave grande come mai fu nel golfo di Venezia e nel me-diterraneo (Atti del IV congresso 1942 37)

30 Gli altri consiglieri erano i senatori Riccardo Gigante Pietro Orsi Giorgio Pitac-co Francesco Salata i professori Gustavo Brunelli Mario Brunetti il contrammira-glio Paolo Cattani lrsquoingegnere Ferdinando Forlati e il dottore Vincenzo Azzolini Inol-tre a riconferma della nuova veste militante dellrsquoIstituto nel 1939 questrsquoultimo venne intitolato alla memoria di Piero Foscari

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In attesa della vittoria che avrebbe finalmente liberato Venezia e lrsquoI-talia nel lsquolororsquo mare i congressisti cominciarono a esporre le proprie relazioni Suddivisi in sette sezioni tematiche dagli usi e costumi fino allrsquoarchitettura gli interventi superarono abbondantemente il cen-tinaio Malgrado la quantitagrave il filo rosso che univa la maggior par-te di questi lavori stava nella rivendicazione dellrsquoitalianitagrave delle ter-re che si affacciavano sul Mediterraneo (Fincardi 2002) Per quanto riguarda i Balcani lrsquoAlbania interessava buona parte delle relazio-ni dei congressisti Uno su tutti Ernest Koliqi ministro della Pubbli-ca Istruzione drsquoAlbania noncheacute consigliere dellrsquoISA da alcuni mesi Nel suo intervento il ministro andava sostenendo come gli albane-si avessero mantenuto laquoquasi inalterate le caratteristiche della raz-za drsquoorigineraquo distinguendosi in questo modo laquodagli altri popoli bal-caniciraquo Per questa ragione malgrado laquola secolare oppressione dei Turchi e la fortissima pressione degli Slaviraquo gli albanesi potevano definirsi laquoitaliani di mente e di cuoreraquo ora che le laquoColonie albanesiraquo erano state finalmente liberate (Koliqi 1942 175)

Per ovvie ragioni molti interventi insistevano sulle tradizioni ma-rinare e di conseguenze sulla storia di Venezia nei suoi legami con lrsquoAdriatico e lrsquoOriente Il professore Cessi addirittura nel tentativo di far rivivere le glorie della passata espansione italica propose una sorta di atlante di tutte le tracce italiane e veneziane presenti non so-lo nei monumenti ma anche nella cultura immateriale dei popoli del Levante e dellrsquoAfrica settentrionale Una ricerca di cosigrave largo spet-tro pertanto permise al docente dellrsquoUniversitagrave di Padova di con-cludere affermando che la laquonostraraquo storia del Mediterraneo laquorivive con unrsquoespressione sincera di vita che travalica i secoliraquo (Cessi 1942 105) Sullo studio sistematico della cartografia invece si appoggiograve la riflessione di Mocenigo Dopo un breve excursus sulle vicende che portarono a definire lrsquoAdriatico quale laquoGolfo di Veneziaraquo il relatore constatava come questa denominazione non fosse legata esclusiva-mente alle fortune politiche della Serenissima bensigrave continuasse a persistere anche dopo la caduta della Repubblica laquocome fosse ormai un patrimonio ideale di Venezia da essa inalienabileraquo Non essendo radicato nella storia questo laquopatrimonioraquo continuograve a mantenersi vi-vo nellrsquoimmaginario collettivo almeno fino ai giorni del congresso Del resto gli stessi laquopescatori chioggiotiraquo secondo unrsquoindagine por-tata avanti dallo stesso Mocenigo utilizzavano ancora termini come laquogolforaquo o laquocolforaquo una testimonianza questrsquoultima che rassicurava sul fatto che lrsquoAdriatico una volta terminata la guerra avrebbe laquori-preso il nome consacratogli dalla tradizione veneziana affermatasi a continuazione di quella romanaraquo (Mocenigo 1941 228-9) La sicurez-za che il mito della Serenissima stesse per inverarsi seppur sul pia-no della modernitagrave trasparigrave anche dalle parole con cui Volpi chiuse il IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari laquolrsquoarrivederci al V Congresso che si riuniragrave dopo la vittoria in una delle terre che

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sono sempre state italiane e che le nostre armi rifaranno per sem-pre italianeraquo (Atti del IV congresso 1942 606)

Allrsquoentusiasmo generale suscitato dalle cinque giornate di studi partecipograve anche Carsquo Foscari rappresentata per lrsquooccasione dal retto-re Carlo Alberto DellrsquoAgnola Drsquoaltronde il desiderio di sbaragliare la concorrenza accademica nazionale e la volontagrave di allargare lrsquoinfluen-za economica-commerciale dellrsquoItalia nel Mediterraneo condiziona-rono la vita dellrsquoIstituto determinato a porsi sul piano dellrsquoImpero visti gli orizzonti commerciali che questrsquoultimo lasciava intravedere

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

3 Un calendario accademico imperialeCarsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

31 Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta

Per il discorso inaugurale dellrsquoanno accademico 1929-1930 in quali-tagrave di oratore venne scelto il nuovo docente di Geografia economica Leonardo Ricci La prassi avviata proprio da quellrsquoanno prevede-va che il professore incaricato di pronunciare la prolusione fosse de-signato in base allrsquoiscrizione al PNF controllata e certificata dal di-rettore dal prefetto e dal federale del Fascio locale Pertanto ancor prima del 1934 anno in cui le cerimonie inaugurali sarebbero state uniformate secondo un programma imperniato sul discorso del ret-tore il controllo ideologico del regime tese a lsquonormalizzarersquo la rifles-sione accademica (Vinci 1997)

Nel discorso laquoIl campo e lrsquoindirizzo della geografia economicaraquo ad esempio nel tentativo di dimostrare come la geografia economica potesse laquodefinirsi lrsquoapplicazione integrale di tutta la geografiaraquo Ricci utilizzograve la categoria analitica dello laquospazio vitaleraquo la teoria laquoantro-pogeograficaraquo elaborata dal geografo tedesco Friedrich Ratzel sul finire dellrsquoOttocento Che cosa si intenda con laquolotta per lo spazioraquo il professore ordinario di Carsquo Foscari lo spiegograve con le seguenti parole

Sommario 31 Fermenti imperiali ndash 32 Prepararsi allrsquoImpero ndash 33 La grande occasionendash 34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale ndash 35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative ndash 36 Un sogno infranto

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In accordo con questa teoria raccolta e caccia allevamento del be-stiame agricoltura nelle forme via via piugrave evolute industria e com-mercio rappresentano altrettanti stadi [hellip] della conquista dello spazio intesa non tanto come occupazione di spazi nuovi quanto come capacitagrave delle varie societagrave umane sia di utilizzare in misu-ra sempre maggiore lo spazio su cui vivono intensificando lo sfrut-tamento delle risorse naturali sia per vivere sempre piugrave accentra-te e con maggior numero di uomini in spazi ristretti Il commercio vero e proprio poi di cui la espressione geografica sono essen-zialmente le vie rappresenta la maggior vittoria dellrsquouomo sullo spazio vittoria tuttora parziale ma sempre in via di progressivo completamento (Annuario 1929-30 26)

Una laquovittoriaraquo totale sarebbe avvenuta solo nel caso in cui i giovani italiani si fossero dedicati a laquouna larghissima attivitagrave di vera esplo-razione in paesi lontani vicinissimi di accertamento classificazio-ne e misura dellrsquoampiezza e intensitagrave ed efficacia di forme e azioniraquo (Annuario 1929-30 43)

Dietro le argomentazioni scientifiche di carattere geografico pe-rograve lrsquoobiettivo dellrsquoIstituto rimaneva sempre lo stesso la ricerca sul campo non solo avrebbe dovuto raccogliere i dati necessari per le elaborazioni teoriche future ma anche studiare le possibilitagrave di sta-bilire rapporti con alcuni mercati esteri ai quali Venezia era laquolegata da tradizioni commercialiraquo Questrsquoultima affermazione chiara e con-cisa fu pronunciata dal nuovo direttore DellrsquoAgnola durante lrsquoinau-gurazione dellrsquoanno accademico 1932-1933 in occasione dellrsquoistitu-zione di tre borse di studio di diecimila lire ciascuna da assegnare a tre laureati laquoda non piugrave di otto anniraquo per un soggiorno allrsquoestero I generosi contributi erano stati versati dallrsquoIstituto della Presidenza del Consiglio Provinciale dellrsquoEconomia Corporativa in accordo con lrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Assicurazioni Generali di Ve-nezia Provveditorato al Porto locale Societagrave Veneziana di Navigazio-ne a Vapore Compagnia Adriatica di Navigazione e del Lloyd Triesti-no tutte compagnie interessate a investire gran parte delle proprie risorse al di fuori dei confini nazionali Del resto come viene comu-nicato nellrsquoAnnuario dellrsquoanno accademico 1933-1934 i tre laureati scelti in seguito a regolare concorso avrebbero condotto le loro os-servazioni e rilevamenti in Siria in Turchia e in Palestina territori che in un prossimo futuro avrebbero potuto rappresentare approdi commerciali e turistici sicuri per le imbarcazioni veneziane oppure aree di penetrazione per le imprese finanziare italiane

Parallelamente allrsquoazione congiunta dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali con le societagrave piugrave importanti aventi sede a Ve-nezia nella primavera nel 1933 anche lrsquoAssociazione Primo Lanzoni tra gli Antichi Studenti stanziograve dei fondi per finanziare due laquoborse di viaggioraquo destinate ai dottori laureatisi negli anni 1931 1932 e 1933

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presso le facoltagrave di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Come si premurano di riferire i due bandi pubblicati nel Bollettino entrambe le borse di studio sarebbero state assegnate a un laquogiova-ne che abbia giagrave lrsquointenzione di recarsi allrsquoesteroraquo obbligandolo una volta uscito dai confini italiani laquoa considerare con maggior studio lrsquoorganizzazione commerciale del paese nel quale si recaraquo al fine di indicare laquoai propri connazionali [hellip] le vie da seguire per aumenta-re le esportazioni in quello stesso paeseraquo Lrsquounica differenza consi-steva nella scelta del paese nel quale lo studente avrebbe soggior-nato se quella finanziata interamente dallrsquoAssociazione non poneva alcuna restrizione in tal senso lrsquoaltra supportata economicamente dellrsquooblatore associato laquorag Maschiettoraquo come requisito obbligava il futuro borsista a soggiornare in un laquocentro colonialeraquo (Bollettino maggio-agosto 1933 10-11) Una volta terminata lrsquoesperienza estera entrambi i vincitori dei concorsi avrebbero dovuto stendere un reso-conto dettagliato delle loro osservazioni condotte sul campo come si evince dalla pubblicazione delle due relazioni nelle pagine del Bol-lettino del maggio-agosto del 1934

Il laquoDott Bruno Caizziraquo in quanto vincitore della borsa di viaggio laquoRag Maschiettoraquo trascorse un primo periodo di oltre un mese a Tu-nisi e un secondo in Algeria presso le cittagrave di Costantina e Algeri Per quanto riguarda in particolare la Tunisia nonostante fosse una colonia francese ndash come lrsquoAlgeria del resto ndash secondo il relatore risul-tava impossibile laquotacereraquo di due fatti egualmente importanti laquoda un lato i segni indelebili della conquista romana [hellip] dallrsquoaltro il proble-ma gravissimo della nostra emigrazione laggiugraveraquo La conservazione del patrimonio storico-culturale drsquoepoca romana e la lotta contro la laquosnaturalizzazioneraquo degli immigrati italiani assumevano importan-za non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche da quello economico Infatti Caizzi poteva concludere questa prima parte della sua relazione affermando che in Tunisia esisteva laquoun ambiente mol-to preparato e favorevole alla nostra introduzione commercialeraquo In Algeria al contrario pur ammirando laquoil bellissimo grado di svilup-po economicoraquo il borsista constatava come lrsquoItalia laquonei rapporti con il paese nord africanoraquo occupasse un posto decisamente marginale per via del disinteresse degli industriali italiani della mancanza di una sede bancaria italiana e delle comunicazioni lente e costose fra i due paesi Tuttavia lrsquoindagine permise di concludere laquoche Tunisia e Algeria meritano la viva attenzione dellrsquoItalia commercialeraquo (Bol-lettino maggio-agosto 1934 16-21)

La borsa di studio finanziata interamente dallrsquoAssociazione Primo Lanzoni fra gli antichi studenti invece fu assegnata al laquodott Romeo Mortenraquo sia per meriti universitari sia per lo scopo del viaggio che di ligrave a poco avrebbe intrapreso laquostudiare le condizioni economiche delle Regioni jugoslave in rapporto alle possibili relazioni commer-ciali con lrsquoItaliaraquo un compito agevolato per sua stessa ammissione

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dalla perfetta conoscenza della lingua serbo-croata e laquodi numerosi suoi dialetti principaliraquo Nelle cittagrave in cui soggiornograve ndash Lubiana Za-gabria Sarajevo Subotica Novi Sad Skoplje e soprattutto Belgra-do ndash il borsista apprese come la struttura economica dellrsquoarea balca-nica dipendesse dallrsquoEstero per quanto riguarda i laquomanufattiraquo ma al contempo fosse laquoesuberanteraquo di materie prime generi alimenta-ri e bestiame una condizione laquocomplementareraquo a quella italiana e di conseguenza estremamente propizia a una maggiore iniziativa di penetrazione commerciale dellrsquoItalia che per alimentare i laquofortissi-miraquo traffici commerciali avrebbe dovuto laquoprima di tutto eliminare tutti i contrasti politici esistenti e creare unrsquoatmosfera di cordialitagraveraquo (Bollettino maggio-giugno 1934 22-5)

Le borse di studio fin qui descritte testimoniano in che modo Ve-nezia e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali rivestissero un ruolo centrale allrsquointerno del programma italiano di espansione commerciale Gli studi condotti sul campo infatti servivano ad ag-giornare osservazioni fatte precedentemente ravvivare le comuni-cazioni con le societagrave italiane aventi sede allrsquoestero e piugrave in genera-le porre le basi commerciali per un eventuale allargamento dellrsquoarea drsquoinfluenza politica italiana Anche sul fronte interno Carsquo Foscari re-citava la medesima parte visto che molte delle sue aule ospitarono alcune delle conferenze del XV Corso Internazionale di Espansione Commerciale presieduto nel 1933 da Volpi in qualitagrave di presidente del Comitato Veneziano per lrsquoEspansione Commerciale e principale auto-re della laquogigantesca impresa del Porto Industrialeraquo che gli studiosi da tutto il mondo poterono ammirare durante i giorni del convegno (Annuario 1933-34 16-17) Ancora la storica funzione dellrsquoIstituto continuava a legittimarsi sulle ali del mito imperiale della Serenissi-ma Ad esempio giunte le notizie degli sfregi di alcuni leoni marcia-ni a Traugrave laquoin segno di civile e dignitosa protestaraquo la Societagrave Dante Alighieri concesse dieci borse di studio da 3000 lire lrsquouna per lrsquoanno accademico 1933-1934 affincheacute si destinassero agli studenti dalmati desiderosi di iniziare o proseguire i loro studi a Carsquo Foscari Cosigrave co-me la copia dei leoni di Traugrave posti sui pili in pietra drsquoIstria allrsquoingres-so del Ponte del Littorio anche lo stanziamento dei fondi della Dan-te Alighieri per gli studenti dalmati rappresentava seppur dallrsquoaltra parte dellrsquoAdriatico unrsquoulteriore e laquonobilissima affermazione drsquoita-lianitagrave della terra dalmataraquo (Annuario 1933-34 18)

Lrsquointreccio fra politica mito e scienza dunque nella prima metagrave degli anni Trenta proseguiva a dettare lrsquoazione dellrsquoIstituto di Scien-ze Economiche e Commerciali di Venezia Le tesi di laurea discusse nello stesso periodo sembrano confermare questa osservazione co-me nei decenni precedenti ancora una volta gli studenti iscritti al-la sezione diplomatico-consolare furono i piugrave ricettivi a far interagi-re studi di carattere storico-commerciale al linguaggio bellicoso e razzista proprio dellrsquoimperialismo adriatico Ad esempio sulla base

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degli insegnamenti del suo relatore il professore di Storia politica e diplomatica noncheacute podestagrave di Venezia Pietro Orsi Erberto Casa-grandi laureatosi alla Facoltagrave diplomatico-consolare nellrsquoAnno Ac-cademico 1929-30 scrisse una tesi di laurea volta ad approfondire la storia della Dalmazia Partendo dalla caduta della Repubblica di Venezia laquopoicheacute segna lrsquoinizio di dominazioni straniere che tutto-ra continuanoraquo lo studente ammise nelle conclusioni che il criterio laquoobiettivamente storicoraquo e laquoimparzialeraquo utilizzato nel corso della ri-cerca davanti alla documentazione presa in esame aveva decreta-to quale fosse laquoil carattere distintivoraquo della Dalmazia laquouna sola egrave la tradizione una sola egrave la storia Tutte cose che si imperniano in un nome latinitagraveraquo1 Le pretese italiane sulla regione pertanto si fon-davano sopra il concetto della laquolatinitagraveraquo concetto abilmente deco-struito e potenziato dallo stesso Casagrandi nellrsquoultima pagina del-la sua tesi di laurea

Percheacute [la Dalmazia] possiede una flora adriatica e non balcanica percheacute lagrave si parla tuttora da moltissimi anni la nostra lingua e

da altri moltissimi si comprendono i nostri dialetti percheacute la barriera montuosa che ne segna i confini divide il

mondo latino da quello slavo percheacute anche quella massa Slava che vive entro questa barrie-

ra egrave numerosamente preponderante sappiamo che non possiede in buona parte quei sentimenti che le si vorrebbero far esprime-re dai suoi padroni

percheacute tradizioni storia usi costumi tutto ci parla della la-tinitagrave

percheacute infine e questa egrave la principale e piugrave sacrosanta ragio-ne a soli novanta anni di preponderanza slava fan da contrappe-so millenni di superioritagrave e di civiltagrave latina2

Come osservato nel primo capitolo gran parte delle tesi di laurea di-scusse a Carsquo Foscari erano per lo piugrave testi brevi e di tenore compila-tivo di conseguenza propensi alla deriva ideologica Anche in que-sto caso le conclusioni raggiunte dallo studente sono il risultato di un processo tendente non tanto alla critica quanto alla conferma se non addirittura alla enfatizzazione delle tesi riportate allrsquointerno di una bibliografia esclusivamente italiana e irredentista3

1 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 12 Alle conclusioni segue una carta geografica della penisola italiana in cui sono se-gnati dallo studente ndash in matita rossa ndash i laquoveri confini italianiraquo Questi comprendono la Dalmazia ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni no-striraquo 1930 215-16 3 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 Bibliografia

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Sul versante africano coloniale invece lrsquoazione di Carsquo Foscari sem-bra procedere piugrave blandamente nonostante il numero di tesi di lau-rea sullrsquoargomento dimostri un maggiore interesse degli studenti ri-spetto agli anni Venti specialmente per quanto riguarda gli aspetti economici come la valorizzazione del suolo4 In altre parole allrsquoinizio degli anni Trenta le colonie italiane drsquoOltremare continuavano ad ave-re poco seguito fra gli iscritti dellrsquoIstituto una situazione che alla vi-gilia della guerra drsquoEtiopia appariva come una lacuna da colmare con urgenza In questo senso si inserisce la proposta del direttore DellrsquoA-gnola di istituire in accordo con lrsquoIFC un corso di cultura coloniale dallrsquolaquoalta finalitagrave divulgativaraquo per il biennio accademico 1932-1934 ovvero laquodiretto a far conoscere alla gioventugrave studiosa lrsquoimportanza che vanno assumendo ogni giorno piugrave le colonie africaneraquo (Annuario 1933-34 12) Nonostante la programmazione del corso non avesse avuto seguito come ammise lo stesso direttore il Consiglio Accade-mico scelse di percorrerne unrsquoaltra strada per avvicinare gli studen-ti alle loro colonie quella delle commemorazioni

Se non vi egrave traccia del discorso tenuto da Ricci nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto in occasione del cinquantesimo anniversario dellrsquooccupa-zione italiana dellrsquoEritrea ndash a parte il fatto che nei piani iniziali esso avrebbe dovuto costituire la prolusione al corso di cultura colonia-le ndash nellrsquoAnnuario per lrsquoAnno Accademico 1933-1934 fortunatamen-te egrave riportato il lungo elogio funebre che lo stesso professore di Ge-ografia economica pronunciograve il 22 maggio 1933 in memoria di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi da poco scomparso laquoPer met-tere i piugrave giovani [gli studenti] nella condizione di provare gli stes-si sentimentiraquo nel raccontare la figura del laquogeografo completoraquo ndash il duca degli Abruzzi ndash Ricci improntograve il suo discorso allrsquoepicitagrave ripor-tando solamente le laquotappe necessarieraquo della vita del membro della casata reale Savoia-Aosta Partendo dalle piugrave grandi imprese gio-vanili del duca fra cui laquolrsquoultima grande spedizione polista europea con mezzi ordinariraquo risalente al 1884 la seconda parte dellrsquoelogio si aprigrave con laquoil fulmineo attacco di sorpresa delle siluranti del Duca de-gli Abruzzi alla Baia di Prevesa sullrsquoIonioraquo attacco sferrato nel pri-mo giorno (30 settembre 1911) della guerra italo-turca del 1911 (An-nuario 1933-34 45-72) Da questo momento Ricci sfruttograve abilmente la figura dellrsquoarchetipo laquonuovo italianoraquo ndash Luigi Amedeo di Savoia per lrsquoappunto ndash per trattare parallelamente della laquopiugrave lontana del-le nostre colonieraquo la Somalia dato che tra il 1919 e il 1920 il du-ca degli Abruzzi decise di fondare una colonia agricola denominata

4 Scorrendo le tesi ad argomento coloniale discusse tra il 1929 e il 1934 si puograve nota-re come gli unici relatori interpellati quali esperti fossero Luzzatto professore di Sto-ria economica e Ricci professore di Geografia economica A tal proposito appare in-teressante come il tema coloniale venga impartito in quelle cattedre tradizionalmente legate allrsquoereditagrave accademica di Lanzoni

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laquoVillaggio Duca degli Abruzziraquo nella bassa valle dellrsquoUebi Scebeli Secondo il professore cafoscarino questa iniziativa era laquoin tutto e per tutto bonificatriceraquo in quanto fu una laquobonifica idraulicaraquo laquocli-maticaraquo laquoagrariaraquo laquostradaleraquo ma soprattutto laquoumanaraquo (Annuario 1933-34 73) Seppur anacronistica se riferita al primo dopoguerra questrsquoultima espressione trova unrsquoampia argomentazione in una te-si di laurea coeva allrsquoelogio funebre e seguita dallo stesso Ricci In laquoAvvaloramento della Somaliaraquo lo studente Giuseppe Valentini po-teva affermare che laquolo strumento materialeraquo dellrsquoazione fascista laquodi avvaloramento non puograve ricercarsi dunque che nella popolazione di coloreraquo poicheacute la colonia presa in esame non presentava laquoalcun re-quisito di colonia di popolamentoraquo Tuttavia sia per la mancanza di mano drsquoopera sia percheacute laquoil somalo egrave dedito allrsquoapatia e allrsquoincontrol-lata vita nomaderaquo la coltivazione dei terreni fertili risultava alquanto difficoltosa Per risolvere il problema solo a questo punto lo studente introdusse la nozione di laquobonifica umanaraquo quale laquoazione di governo che deve necessariamente tendere alla sua [del somalo] trasforma-zione e al suo potenziamento sia fisico sia intellettualeraquo in altri ter-mini il laquorisanamento della razzaraquo si sarebbe ottenuta con laquouna pa-ziente opera di civilizzazione ed educazioneraquo5

Una volta terminati i lavori di costruzione del Villaggio Duca degli Abruzzi Ricci rivolgendosi agli studenti raccontograve quando lrsquolaquoinesausto spirito di ricercaraquo rinacque nellrsquoanimo del duca fra il 1927 e il 1928 poicheacute si rendeva necessaria lrsquoesplorazione dellrsquointero bacino dellrsquoUe-bi Scebeli per i suoi affari e per quelli italiani Descrivendo questrsquoulti-ma impresa nellrsquoultima parte del discorso il professore di Geografia economica pare esporre la metodologia che ogni geografo esplorato-re avrebbe dovuto seguire nelle sue ricerche Lrsquoaspetto principale che risuonava come monito alle orecchie degli studenti consisteva nella laquoraccolta di nozioni esatte sicure completeraquo strumenti indispensa-bili per la valorizzazione delle colonie e la penetrazione commerciale in quelle terre che solo in un secondo momento sarebbero diventare anchrsquoesse possedimenti italiani (Annuario 1933-34 76)

Nonostante timidi tentativi divulgativi alla vigilia dellrsquoinvasione dellrsquoEtiopia la diffusione di una conoscenza coloniale specializzata era ancora lontana dal potersi definire ampia Infatti a parte qualche tesi di laurea e rare pubblicazioni accademiche sul tema nei primi anni Trenta la produzione scientifica dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali di Venezia era indirizzata maggiormente ver-so lrsquoespansionismo commerciale a Oriente Come si vedragrave successi-vamente questrsquoimpostazione strutturale subiragrave una decisa svolta in senso coloniale e imperiale giagrave a partire dal 1936 grazie anche allrsquoa-zione del Gruppo Universitario Fascista (GUF) veneziano

5 ATCF G Valentini laquoAvvaloramento della Somaliaraquo 1935 71-79

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32 Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia

Prima di entrare nel dettaglio esaminando lrsquoattivitagrave del GUF vene-ziano allrsquointerno e allrsquoesterno degli spazi universitari si ritiene do-verosa unrsquointroduzione sullrsquoinquadramento della gioventugrave universi-taria nella logica totalitaria fascista degli anni Trenta per cogliere la visibilitagrave dellrsquoorganizzazione goliardica nel tessuto sociale nazionale

Nel biennio 1928- 1929 i GUF andarono incontro a una risistema-zione senza precedenti che prevedeva lrsquoinquadramento diretto degli studenti universitari allrsquointerno del partito con lrsquointenzione di gesti-re ogni momento della loro vita sociale Oltre a creare una struttu-ra gerarchicamente organizzata sotto la direzione di Augusto Tura-ti presso la segreteria nazionale del GUF si moltiplicarono i campi drsquointervento accanto allrsquoufficio politico sorsero quelli estero sin-dacale viaggi sportivo assistenziale propaganda e stampa cultu-ra e coloniale Questrsquoultima sezione in particolare nei piani fascisti avrebbe dovuto svolgere propaganda coloniale non solo fra gli uni-versitari ma fra tutti gli studenti italiani in base allrsquoaccordo stretto con la presidenza dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) nellrsquoaprile del 1928 (La Rovere 2003) La stessa organizzazione interna era ripre-sa dai GUF drsquoateneo per meglio coadiuvare e indirizzare lrsquoazione dei sottogruppi periferici

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta il nuovo segretario del PNF Giu-riati insieme al presidente dellrsquoorganizzazione goliardica fascista Carlo Scorza rese piugrave flessibile lrsquointera struttura riorganizzando in due uffici tutte le mansioni prima esercitate nelle sezioni sopracita-te La propaganda coloniale anche in questo nuovo assetto occupa-va un ruolo centrale nellrsquoazione dei GUF dato che questrsquoultimi ne fu-rono nuovamente incaricati in seguito a un accordo stipulato con il presidente dellrsquoICF Pier Gaetano Venino Sempre lrsquoazione congiunta di Giuriati e Scorza portograve altresigrave alla ridefinizione dei rapporti fra i GUF drsquoateneo di riferimento i Gruppi provinciali cosigrave come venne-ro ribattezzati i Sottogruppi e i Nuclei Universitari fascisti (NUF) Questo riassestamento pose alle dipendenze dellrsquoorganizzazione stu-dentesca veneziana i gruppi di Belluno Treviso e Zara la provincia italiana in Dalmazia ottenuta con la firma del Trattato di Rapallo del 1920 (La Rovere 2003)

Lrsquoinquadramento totale degli studenti universitari avvenne solo nel 1932 con la nomina a neosegretario del PNF di Achille Starace Infatti a partire da quellrsquoanno fino al 1937 il numero degli iscritti al GUF crebbe esponenzialmente per via dellrsquoattribuzione sempre piugrave elastica della categoria lsquostudente universitariorsquo Inoltre dal 1935 lrsquoi-scrizione al GUF garantiva la partecipazione ai concorsi ai quali era richiesto il tesseramento al partito o ai Fasci giovanili Allrsquoallarga-mento delle maglie si contrapponeva la nuova strategia sintetizza-

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bile nella citazione laquoNiente fuori dai GUFraquo chi non si fosse iscrit-to sarebbe stato posto ai margini della comunitagrave universitaria Del resto solo appartenendo allrsquoorganizzazione universitaria fascista si poteva accedere al pieno riconoscimento dello status studentesco in quanto lrsquoassistenza goliardica accompagnava gli iscritti in ogni mo-mento della vita universitaria (Duranti 2008) Cosigrave come i predeces-sori insieme al vicesegretario gufino Fernando Mezzasoma anche Starace intervenne mettendo mano nella struttura interna del GUF La segreteria nazionale e quelle drsquoateneo vennero suddivise in no-ve uffici ciascuno ulteriormente organizzato in piugrave sezioni Quella laquoColonialeraquo apparteneva al ramo laquoCulturaraquo al quale dal 1938 si ag-giunse anche la sezione laquoDemografica e razzaraquo In sintesi a livello generale si puograve constatare come la diffusione capillare nel territorio e lrsquoefficienza organizzativa resero i GUF il principale strumento po-litico propagandistico e pedagogico del fascismo un protagonismo assoluto che venne a maturarsi sia allrsquointerno dellrsquoambito universi-tario sia nella cittagrave che nella provincia

Da questa tendenza pare non discostarsi il gruppo universitario veneziano malgrado la poca bibliografia sul tema concordi sul fatto che il GUF piugrave di qualche volta laquomanifestograve una pronunciata autono-mia intellettuale spesso critica nei confronti del regimeraquo (Reberschak 1998 Micheletti Noiret 1999) Oltre a basarsi esclusivamente sullo studio sistematico della rivista ufficiale dellrsquoorganizzazione studen-tesca veneziana ndash Il Ventuno ndash tale ricostruzione storica risente tutta-via della vulgata storiografica che dipinge la comunitagrave universitaria in camicia nera quale produttrice di dissenso unrsquoimmagine troppo spesso influenzata da una memorialistica tardiva fra la quale spicca sicuramente Il lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zan-grandi (Milano 1962) In realtagrave come suggerisce Enzo Collotti nella prefazione al volume Lo spirito gregario di Simone Duranti non bi-sogna scambiare un laquomodo di essere anticonformisti allrsquointerno del regime per gesti di eterodossia e di estraneitagrave al sistemaraquo in quanto

Le voci critiche allrsquointerno nascono proprio dalla natura dellrsquoim-pegno che si richiede alla gioventugrave colta o almeno ai piugrave consape-voli tra di essa Lrsquoimpazienza e lrsquoinsoddisfazione che circola al suo interno egrave il piugrave delle volte la spia della volontagrave di rendere miglio-re il fascismo (Duranti 2008 IX-X)

Un quadro interpretativo del genere sembra piugrave consono dunque al profilo di un GUF veneziano che appare alquanto integrato e parte-cipe nel tessuto urbano locale secondo le fonti prese in esame Del resto allargando lo studio alle tracce lasciate nei giornali e negli ar-chivi universitari risulta difficile non cogliere la vitalitagrave espressa da questi studenti tanto da essere ricompensata con lrsquoorganizzazione della manifestazione universitaria piugrave importante per chi possede-

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va la tessera gufina i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte lrsquoarena in-tellettuale nella quale i giovani sotto lo stretto controllo del regime potevano discutere dei principali problemi del fascismo6

Dopo le prime due edizioni svoltesi a Firenze e a Roma nel 1936 il PNF delegograve al GUF veneziano la responsabilitagrave di organizzare i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte che si sarebbero svolti dal 20 fi-no al 26 febbraio del medesimo anno Seguendo il comunicato stam-pa trasmesso dagli uffici dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Venezia sarebbe stata laquoparticolarmente degna per questa manifestazione del pensieroraquo in quanto laquocittagrave di gloriosissime anti-che e recenti tradizioni storicheraquo e laquodotata di fiorenti istituti drsquoarte e drsquoistruzioneraquo7 La scelta perograve non solo si poggiava sulla tradizio-ne storica veneziana ma anche sul fatto che Carsquo Foscari era diventa-ta di fatto unrsquouniversitagrave in seguito al nuovo ordinamento introdotto da Cesare Maria De Vecchi allora ministro dellrsquoEducazione Non Pa-dova dunque bensigrave Venezia trovograve posto accanto ai principali centri universitari designati per accogliere i Littoriali dopo Firenze (1933) e Roma (1935) toccograve a Napoli (1937) Palermo (1938) Trieste (1939) e Bologna (1940) (La Rovere 2003)

A pochi mesi dallrsquoinaugurazione della manifestazione la lista dei temi generali che i giovani studenti avrebbero trattato durante lrsquoin-tera settimana dei Littoriali era pronta Infatti prima di avviare lrsquoin-tera macchina organizzativa gli argomenti venivano formulati dalla segreteria nazionale del GUF dopo unrsquoopera di selezione delle pro-poste ricevute dalle maggiori personalitagrave culturali e politiche fasci-ste Una volta vagliate quelle piugrave attuali la lista veniva trasmessa ai segretari dei GUF drsquoateneo insieme alle bibliografie orientative ndash e censurate ndash redatte dalla Scuola di mistica fascista (La Rovere 2003) Visti i laquoproblemi di viva attualitagraveraquo nellrsquoedizione del 1936 come ripor-ta Il Ventuno pubblicando lrsquointervento del vicesegretario gufino Mez-zasoma insieme al Convegno di dottrina del Fascismo incentrato su laquoIl Partito e le Corporazioni nello Stato Fascistaraquo avrebbero trovato spazio il Convegno di politica estera e coloniale con il tema laquoLrsquoimpor-tanza del Mediterraneo nella vita drsquoEuropa e nella politica italianaraquo il Convegno di letteratura interessato a discutere sullrsquolaquoOltremare nel-la letteratura italianaraquo e quello cinematografico volto ad approfon-dire laquoIl cinema come documento della civiltagrave dei popoliraquo In secondo piano rispetto ai convegni la manifestazione prevedeva lo svolgersi di concorsi artistici anchrsquoessi preposti a raccontare il colonialismo

6 Per un quadro abbastanza completo dellrsquoattivitagrave gufina a Venezia alla vigilia della guerra drsquoEtiopia si vedano laquoLe Cronache del GUFraquo pubblicate ogni giovedigrave nella Gaz-zetta di Venezia a partire dal 18 ottobre 1933 fino allrsquo8 novembre del 1934 7 Venezia Archivio Storico Carsquo Foscari (ASCF) serie rettorato scatole lignee b 282 fasc 1 comunicato stampa per i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia senza data

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italiano poicheacute lrsquolaquoespansione italianaraquo secondo Mezzasoma laquoera ora-mai la passione di tutto il popoloraquo In particolare il linguaggio arti-stico prescelto per questo ruolo fu la scrittura come dimostrano mol-ti dei concorsi indetti una monografia di carattere coloniale che per soggetto avrebbe avuto laquoIl Mar Rosso nella politica coloniale italia-naraquo una composizione narrativa sulla laquoBiografia di un pioniere co-loniale italianoraquo una laquoLirica ispirata al volontarismoraquo un elaborato medico-scientifico sul tema laquoSistemi di profilassi nelle zone tropica-liraquo (Il Ventuno gennaio-febbraio 1936 9-10)

Ad ogni modo prima di poter partecipare ai Littoriali agli studen-ti ndash esclusivamente di sesso maschile almeno fino al 1939 ndash era ri-chiesto di affrontare delle selezioni progettate sia per aumentare il numero dei partecipanti sia per allargare il controllo e il monopolio della formazione degli intellettuali del futuro La prima fase era co-stituita dagli Agonali interprovinciali organizzati dai gruppi goliar-dici provinciali a cui seguivano per chi era stato giudicato positiva-mente i Prelittoriali affidati questa volta ai GUF drsquoateneo Giunti a questo punto i primi dieci classificati (due per ogni convegno o con-corso) potevano accedere alla terza fase i Littoriali che finalmente potevano avere inizio (La Rovere 2003)8

A Venezia lrsquoattesa era grande Come riferisce la Gazzetta di Vene-zia a poche ore dallrsquoinaugurazione la cittagrave fu laquotravolta dalla gran-de letizia dei goliardiraquo mescolando in Piazza San Marco e lungo le Mercerie laquotutti i dialetti in uno sfarfallio di colori e tra un luccica-re di frange e di fiocchi penduli dai berretti trecenteschiraquo (Gazzetta di Venezia 20 febbraio 1936) Una volta registrati alla segreteria dei Littoriali posta per lrsquooccasione in calle Traghetto a San Moisegrave gli studenti venivano indirizzati o verso gli spazi espositivi della Bien-nale dove avrebbero avuto luogo i vari concorsi oppure verso le au-le dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali per i convegni Nel primo giorno della manifestazione alla presenza del ministro dellrsquoEducazione De Vecchi e di altre autoritagrave nazionali e cittadine fra cui il prorettore di Carsquo Foscari Agostino Lanzillo il program-ma prevedeva lrsquoinaugurazione ufficiale delle esposizioni concorsuali nei padiglioni della Biennale molte delle quali evocavano lrsquoesotismo delle terre drsquoOltremare o si concentravano a promuovere lrsquoimmagi-ne del laquobuon civilizzatore italianoraquo in contemporanea allrsquoapertura delle dissertazioni orali sul corporativismo fascista e sulla musica di guerra a Carsquo Foscari9

8 Nonostante non vi siano documenti che attestino un numero preciso di studenti partecipanti alle tre fasi di selezione sulla base della bibliografia appena citata e del-le classifiche generali pubblicate da Il Ventuno egrave possibile stimare un numero compre-so fra 10 e 15mila giovani 9 Nel cortometraggio dellrsquoIstituto Luce dedicato allrsquoinaugurazione dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte egrave possibile intravedere molte rappresentazioni artistiche a sogget-

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Gli studenti selezionati a partecipare ai convegni avevano il compi-to di esporre la propria relazione un elaborato presentato preceden-temente in forma sintetica alla commissione giudicante Al termine della prima tornata di esposizioni la commissione indicava altre tre sottotesi che sarebbero state approfondite in un secondo momento Successivamente i giudici stilavano la classifica finale dei dieci gufi-ni che si erano contraddistinti maggiormente fra cui veniva indicato il Littore il titolo dato al vincitore della competizione a cui spettava il diritto di fregiarsi della lsquoMrsquo drsquooro Infine ciascun candidato sulla base del punteggio ricevuto dalla commissione contribuiva al pun-teggio generale del GUF drsquoappartenenza nella classifica che avrebbe proclamato alla fine il GUF vincitore dei Littoriali (La Rovere 2003) Purtroppo la mancanza degli atti ufficiali dei Littoriali della Cultu-ra e dellrsquoArte non consente un approfondimento preciso e completo dello svolgersi di quei giorni Tuttavia grazie alla cronaca fornita dalla Gazzetta di Venezia e dai resoconti finali pubblicati dalla reda-zione del Ventuno sono state recuperate parte delle parole proferi-te nelle sedute di dibattito

Il 22 febbraio pochi giorni dopo il massacro perpetrato dalle trup-pe italiane sul massiccio montuoso dellrsquoAmba Aradan (12-15 febbra-io) a Carsquo Foscari ebbe inizio il Convegno di politica estera e colo-niale davanti alla commissione giudicatrice formata dal presidente Francesco Coppola Virginio Gayda Paolo Orano Vincenzo Zanara e dal segretario Ernesto De Marzio (Gazzetta di Venezia 22 gennaio 1936 Il Ventuno marzo-aprile 1936) Il primo dopo aver ricoperto il ruolo di delegato italiano alla Societagrave delle Nazioni sul finire degli anni Trenta si avviograve alla carriera accademica come professore dap-prima di Diplomazia e Storia dei trattati presso la facoltagrave di scienze politiche dellrsquouniversitagrave di Perugia e successivamente di Diritto in-ternazionale nella universitagrave di Roma In base a questi insegnamen-ti e al suo passato politico di stampo nazionalista imperialista non vi egrave alcun dubbio che Coppola rappresentasse una delle personali-tagrave accademiche piugrave importanti nel panorama nazionale perlomeno per quanto riguarda la politica estera e coloniale dellrsquoItalia Virgi-nio Gayda invece anche se non era un accademico lo si considerava comunque un esperto di politica estera dato che fin dal primo dopo-guerra scrisse articoli drsquoopinione sullrsquoargomento per il Messaggero e il Corriere della Sera prima di entrare nella redazione del Giorna-le drsquoItalia nel 1925 per volere dello stesso Mussolini Nel 1929 inol-tre Gayda venne chiamato a far parte della Commissione superiore

to coloniale fra cui i manifesti in concorso per la laquoPropaganda colonialeraquo ASIL Gior-nale Luce B0840 laquoLrsquoinaugurazione della Mostra dei Littoriali della Cultura e dellrsquoAr-teraquo Venezia 26 febbraio 1936 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000231202l-inaugurazione-della-mostra-littoriali-del-la-cultura-e-artehtml (2017-10-12)

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per la stampa organo istituzionale che sorvegliava il processo di al-lineamento del giornalismo italiano alle direttive fasciste La nomi-na rappresentava un segno tangibile di indiscussa fiducia da parte del regime e soprattutto di Mussolini il quale fin dagli anni Trenta vide nel giornalista un consigliere fidato per le questioni estere Al-tro personaggio di spessore fu il rettore dellrsquoUniversitagrave di Perugia Paolo Orano ex redattore del Popolo drsquoItalia che solo da alcuni anni aveva intrapreso la carriera accademica per tenere i corsi di Storia e dottrina generale del fascismo e Storia del giornalismo Infine al pari di Orano anche Vincenzo Zangara aveva da poco iniziato a inse-gnare assumendo la cattedra di Diritto costituzionale solo nel 1935 dapprima allrsquoUniversitagrave di Camerino e successivamente alla Sapien-za di Roma grazie anche allrsquoappoggio di Bottai Come si puograve osser-vare i membri della commissione giudicatrice venivano presumibil-mente scelti in base alla loro autoritagrave accademica ndash o giornalistica come nel caso di Gayda ndash e alla fedeltagrave dimostrata verso il regime fa-scista entrambe condizioni necessarie in manifestazioni quali i Lit-toriali vetrine nelle quali si ribadiva con forza il grado di subalter-nitagrave dellrsquouniversitagrave nei confronti del regime fascista

Di fronte a una commissione cosigrave autorevole sul tema laquoLrsquoimportan-za del Mediterraneo nella vita e nella politica italianaraquo i giovani gufi-ni fin dalla mattina si diedero battaglia La Gazzetta di Venezia riferi-sce di alcune relazioni acutamente discusse come ad esempio quella di Carlomagno del GUF di Napoli sulla politica inglese nel Mediterra-neo Curcio di Modena sulla politica navale o ancora Sullam di Vene-zia che dopo aver prospettato dei laquoproblemi politici riflettenti il Me-diterraneo orientale legati alle vie di comunicazione con il Levante e con lrsquoAfricaraquo concluse la propria relazione parlando della laquopolitica coloniale nellrsquoEgeo e dei fattori dellrsquoespansione italiana in Orienteraquo (Gazzetta di Venezia 23 febbraio 1936)10 Mentre in Piazza San Mar-co sulle note di laquoFaccetta Neraraquo suonata della fanfara dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) e i GUF e i loro labari si schierarono lungo le Procuratie Vecchie in attesa dellrsquoarrivo di De Vecchi il 23 febbra-io ripresero le dissertazioni degli studenti partecipanti al Convegno sempre nelle aule di Carsquo Foscari Dopo una laquolarga sintesi storicaraquo del goliardo De Robertis di Bari sulle vicende che contraddistinsero lo spazio Mediterraneo fu il turno di Marchitto di Napoli il quale pre-sentograve laquounrsquoampia relazione sulla diffusione della lingua e dei costumi italianiraquo in tutte i territori affacciati sul laquoMare Nostrumraquo fascista al-la disamina generale inoltre fece seguire un approfondimento sulla laquopenetrazione italiana nelle vie di comunicazione euro-asiaticheraquo In

10 Altre discussioni vertevano sullo sviluppo delle relazioni italiane nel Mediterra-neo orientale (Mura di Sassari) Per quanto riguarda lo studente Sullam il suo nome non compare nei registri matricolari di Carsquo Foscari

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chiusura del convegno il presidente della commissione Coppola rias-sunse laquobrillantementeraquo le posizioni e le conclusioni a cui erano giun-ti gli studenti sottolineando lrsquolaquoacutezzaraquo di molte relazioni fra cui si contraddistinse in particolare quella dello studente Josegrave Gomez De Ta-ran iscritto al GUF di Milano (Gazzetta di Venezia 24 febbraio 1936)11

Nonostante la mancanza di una documentazione in grado di deli-neare un quadro meno frammentario dei Littoriali la cronaca quoti-diana della Gazzetta di Venezia e la classifica dei migliori dieci pub-blicata nel Ventuno consente di giungere ad alcune conclusioni sul convegno appena trattato In primo luogo i brevi riferimenti temati-ci sembrano suggerire come durante le sessioni di dibattito non fosse stato trattato tanto lrsquoaspetto coloniale africano quanto la politica drsquoe-spansione italiana verso Oriente Unrsquoaffermazione questrsquoultima che puograve trovare spiegazione sia nella sovraesposizione fatta dal giornale veneziano sempre propenso ad alimentare la laquopassione adriaticaraquo della cittagrave sia nelle affinitagrave della tematica espansionistica ai profili professionali dei giudici quasi tutti provenienti da ambienti nazio-nalisti Una seconda e ultima conclusione si riscontra guardando la classifica finale stilata dalla commissione fra i primi dieci non com-pare nessuno studente iscritto al GUF veneziano un dato che vede ripetersi nelle graduatorie degli altri convegni Drsquoaltronde il risul-tato non poteva non essere differente almeno secondo la denuncia pronunciata dal segretario del GUF drsquoateneo Gianluigi Dorigo duran-te lrsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Finora i risultati sono stati buoni od ottimi per la parte artistica ed appena sensibili per quella culturale Questo fenomeno non ri-specchia le condizioni delle scuole poicheacute mentre Carsquo Foscari si troverebbe in condizioni tali da poter dare degli ottimi candida-ti ai migliori posti nelle gare culturali dei Littoriali non dagrave inve-ce quasi nessun concorrente lrsquoAccademia di Belle Arti si trova in precarie condizioni sulle cui cause non tocca a me indagare ma giunge al punto che il lavoro di preparazione ai Littoriali solo in piccola parte superiore ai programmi scolastici egrave tuttavia suffi-ciente ad impedire il normale andamento della scuola cosiccheacute il GUF stesso egrave costretto a contribuire alle maggiori spese soste-nute in modelli colori tele telai ecc dagli studenti per una gara dalla quale la scuola stessa puograve trame fama e decoro Per Carsquo Fo-scari lrsquoaugurio che io formulo egrave che i Professori stessi dopo aver compreso lrsquoimportanza delle gare Littoriali indirizzino e guidi-no gli studenti nella stesura dei lavori e nella preparazione delle relazioni in modo da potersi avere qualche seria garanzia e per

11 Sfortunatamente non si conosce il contenuto della relazione classificatasi al pri-mo posto

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lrsquoAccademia che la sua sistemazione finanziaria venga resa tale da consentire se non di aiutare il GUF almeno di vivere senza bi-sogno dellrsquoaiuto di questo (Annuario 1936-37 35)12

In effetti sul piano artistico il gruppo goliardico veneziano ottenne diversi successi anche se i problemi finanziari dellrsquoAccademia delle Belle Arti avevano rischiato di minarli Al contrario di Carsquo Foscari dunque che sebbene offrisse le competenze e le strutture necessa-rie non riusciva a indirizzare alcuno dei suoi iscritti a partecipare ai Littoriali In particolare il segretario sembra puntare il dito con-tro le mancate sollecitazioni dei professori colpevoli prima di tutto di non aver compreso lrsquolaquoimportanza dei Littorialiraquo Purtroppo la to-tale assenza di documentazione fra le carte dellrsquoArchivio Storico di Carsquo Foscari non consente unrsquointerpretazione di questo presunto con-trasto fra il GUF drsquoateneo e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Ciononostante la richiesta di Dorigo pare non fosse stata ascoltata se si considera il numero degli studenti di Carsquo Foscari par-tecipanti ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte del 1937 organizza-ti a Napoli con lrsquoobiettivo di laquotrasportare sul piano dellrsquoImpero tutta la vita nazionaleraquo cosigrave come recita Il Ventuno di ottobre-novembre 1936 presentando la prossima manifestazione goliardica (Il Ventuno ottobre 1936 9)13 Infatti in base alla classifica generale si puograve con-statare come il GUF veneziano perda addirittura cinque posizioni passando dal sesto posto dei Littoriali veneziani allrsquoundicesimo dellrsquoe-dizione napoletana una situazione questrsquoultima dettata dalle sin-gole prove nelle quali il gruppo goliardico di Venezia riuscigrave a ottene-re alcuni successi solo nel campo delle arti (Il Ventuno giugno 1937)

Nonostante i risultati ottenuti rispecchino una parziale irreggi-mentazione degli studenti di Carsquo Foscari allrsquointerno della struttura del GUF cosigrave come la mancata presenza dei professori nelle diver-se commissioni giudicatrici lrsquoorganizzazione a Venezia dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte dimostra in che modo le istituzioni accade-miche-culturali locali fra cui ovviamente lrsquoIstituto Superiore di Eco-nomia e Commercio fossero considerate allrsquoaltezza degli altri atenei italiani Tuttavia ora che lrsquoEtiopia sembrava sul punto di soccombe-re sotto le armi italiane a Carsquo Foscari non importava solamente lrsquoa-spetto accademico ma conservare con tenacia anche la propria iden-titagrave storica di scuola tecnica

12 A partire dallrsquoAnno Accademico 1934-1935 una circolare del ministro dellrsquoEduca-zione Nazionale stabiligrave che la cerimonia drsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico doves-se imperniarsi sul discorso del rettore a cui avrebbe seguito la relazione del segreta-rio del GUF In ASCF serie rettorato scatole lignee b 29D fasc 2 circolare ministe-riale sullrsquoorganizzazione della cerimonia inaugurale 15 settembre 193413 In realtagrave la citazione era stata ripresa dal discorso che Mussolini pronunciograve da-vanti alle autoritagrave fasciste raccolte a Palazzo Venezia il 20 agosto 1936

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33 La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia

Malgrado il prorettore Lanzillo sostenesse che laquole grandi ore della Patria si ricordano meglio con il lavoro e la disciplina che non con lrsquoozioraquo lrsquoestasi suscitata dallrsquoentrata delle truppe italiane ad Addis Abeba (5 maggio 1936) portograve gli studenti di Carsquo Foscari a diserta-re le lezioni del giorno successivo14 Piugrave istituzionalizzata invece fu la celebrazione della fondazione dellrsquoImpero viste le disposizioni im-partite dal ministro dellrsquoEducazione De Vecchi lrsquo11 maggio in tutte le aule magne drsquoItalia ogni scuola e universitagrave avrebbe dovuto esal-tare il compiersi del destino imperiale italiano In assenza di Lanzil-lo nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio toccograve al professore Ricci tenere la commemorazione alla presenza degli laquostudenti di tutte le facoltagrave e di tutti i corsiraquo Dopo aver evoca-to gli storici discorsi tenuti da Mussolini il 5 e il 9 maggio il profes-sore concluse rivolgendosi alla giovane platea

non dimenticate un istante che il successo delle attivitagrave creative e fattive non potragrave aversi senza unrsquoadeguata preparazione delle ar-mi preparazione tecnica ma soprattutto preparazione degli spi-riti (Bollettino gennaio-aprile 1936 4)

In questa atmosfera solenne lrsquourgenza del momento non trovograve impre-parata Carsquo Foscari pronta piugrave che mai a porsi fin da subito sul piano imperiale Il 13 maggio 1936 solo quattro giorni dopo la proclama-zione dellrsquoImpero il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto votograve un ordi-ne del giorno fondamentale per il futuro dellrsquoUniversitagrave veneziana

Il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Com-mercio di Venezia in adunanza plenaria delle sue due Facoltagrave di Economia e Commercio e di Lingue e letterature straniere mani-festa la propria emozione per la effettuata conquista dellrsquoAbissi-nia e per la grandezza della impresa che il Duce intuigrave volle e sep-pe condurre a compimento e che le forze armate con lrsquousato valore contribuirono ad attuare

Consapevole della possibilitagrave di espansione e di civiltagrave che lrsquoItalia dovragrave svolgere nel campo economico e sociale e dei vasti orizzon-ti che si aprono allrsquoavvenire della Nazione saluta nel proclamato Impero Italiano drsquoEtiopia la rinascita delle grandi idealitagrave di con-quista civile e di espansione del pensiero nel mondo e dei traffici

14 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo comunica-zione del prorettore Lanzillo 6 maggio 1936

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verso lrsquoOriente mediterraneo che ebbero in Venezia per oltre un millennio il segnacolo glorioso e la espressione immortale

Dichiara di porre tutte le energie dellrsquoIstituto Superiore e dei suoi Laboratori tecnici e scientifici e dei suoi Seminari di Lingue a disposizione del Duce per qualsiasi indagine o studio che possa valere alla conoscenza ed alla valorizzazione dellrsquoImpero Africano drsquoItalia Fa voti accheacute il Consiglio drsquoAmministrazione dellrsquoistituto e il Direttorio dellrsquoOpera Universitaria predispongano lrsquoassegna-zione di premi per studi e ricerche e di Borse per pratica colonia-le e commerciale15

Come suggerisce il documento dattilografato nel nuovo laquoImpe-ro Italiano drsquoEtiopiaraquo Carsquo Foscari intravedeva la laquorinascitaraquo del-lrsquolaquoespressione immortaleraquo della Serenissima e di conseguenza la possibilitagrave di recitare una parte importante per lrsquoOltremare Sulle spalle del mito dunque ancora una volta lrsquoIstituto tentograve di rilancia-re la propria azione ponendosi a completa disposizione laquoper qualsia-si indagine o studio che possa valere alla conoscenza e alla valoriz-zazione dellrsquoImpero Africano drsquoItaliaraquo Drsquoaltronde il nuovo scenario imperiale che si era aperto dinnanzi a Carsquo Foscari rappresentava una via da percorrere obbligatoriamente per uscire dal laquomomento criti-coraquo che lrsquoIstituto stava passando Infatti sotto il direttorio di DellrsquoA-gnola (1930-1935) le questioni da risolvere erano molte laquoil vetusto palazzo Foscari era in pessime condizioniraquo laquolo sviluppo scientifi-co intralciato dalla mancanza di Aule e Laboratoriraquo laquola Biblioteca ricca di circa 70mila volumi non aveva sede propriaraquo e ancora laquogli studenti privi di luogo di ritrovo e di qualunque forma assistenzia-le nessuna cura della loro formazione politica e spiritualeraquo Inoltre il corpo docente oltre a non dare laquonessun segno di vitaraquo dal punto di vista scientifico laquoera diviso da dissensi interniraquo percheacute laquoparecchi professori non erano iscritti al Partitoraquo16 Sulla base di tutta questa serie di motivazioni per porre fine a una tale situazione cosigrave preca-ria la nomina a prorettore di Lanzillo fu decisa a tavolino da De Vec-chi data lrsquoassoluta affidabilitagrave che il regime riponeva nei confronti di un interventista e fascista della prima ora come il docente di Eco-nomia politica (Bernardi 2001 DrsquoAlterio 2004)

In base alla comunicazione che Lanzillo inviograve al Viminale subito dopo lrsquoapprovazione dellrsquoordine del giorno si riscontra come alla vo-

15 ASCF serie rettorato scatole lignee b 32b fasc 5 ordine del giorno votato dal Consiglio Accademico in data 13 maggio 1936 13 maggio 193616 Le citazioni sono riprese da una relazione non datata e non firmata Dal contenu-to il documento probabilmente sembrerebbe fare il punto del primo anno di rettora-to di Lanzillo Questrsquoultimo inoltre non pare esserne lrsquoautore visto il tono impersona-le tenuto nella relazione ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 relazio-ne annuale senza data

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tazione parteciparono non solo il Consiglio Accademico ma anche i professori tra cui i docenti non ancora iscritti al Partito fascista17 Nonostante le intenzioni del prorettore di rimarcare come il non com-pleto allineamento politico di parte del corpo insegnante non fosse fonte di dissensi interni il dettaglio non sfuggigrave alla veemente quan-to inattesa reazione di De Vecchi In un telegramma inviato pochi giorni dopo il ministro dellrsquoEducazione riferigrave di disapprovare la laquori-unione non autorizzataraquo poicheacute non poteva comprendere laquocome pro-fessori di codesto regio istituto avrebbero potuto omettere quella devozione al duce che egrave nel fondamento della vita nazionaleraquo18 Pre-sumibilmente la risposta colse di sorpresa Lanzillo dato che fino a quel momento lrsquoeco della adunanza plenaria fu talmente ampio da ri-scuotere attestazioni di fiducia non solo dal prefetto di Venezia ben-sigrave da Dino Alfieri allrsquoepoca ministro della Stampa e della Propagan-da19 Tuttavia in una lettera inviata a De Vecchi lo stesso prorettore pur accettando disciplinatamente il richiamo cercograve di argomentare la sua iniziativa Siccome si trattava del laquoprimo Consiglio dei Profes-sori che abbia avuto luogo dopo i memorabili eventi africaniraquo la riu-nione non aveva carattere laquopubblico ed ufficialeraquo Premettendo que-sto Lanzillo proseguiva

In tal occasione ho ritenuto che sarebbe stato non simpatico che il corpo accademico tacesse la propria commozione per un evento cosigrave grandioso Fui quindi io stesso che drsquoaccordo con i colleghi fascisti presi lrsquoiniziativa di un indirizzo che esprimesse il senti-mento di tutti Non egrave senza significato che abbiano aderito alle di-chiarazioni i professori di ruolo non iscritti al partito 20

Lanzillo insieme ai professori laquofascistiraquo decise di discutere dei laquopro-blemi tecnici scientifici ed economici che la formazione dellrsquoImpero metteva sul tappetoraquo Allrsquoiniziativa aderirono anche i docenti di ruo-lo non iscritti al Partito che dallrsquoaccluso inserito allrsquointerno della let-tera furono laquoundici su dodici compresiraquo21

17 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 comunicazione di Lanzillo per il Viminale senza data18 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 telegramma di De Vecchi indi-rizzato a Lanzillo senza data19 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Dino Alfieri indirizza-ta a Lanzillo senza data20 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vec-chi senza data21 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vecchi senza data Purtroppo nei verbali dei consigli accademici non egrave registrata lrsquoadunan-za plenaria del 13 maggio del 1936 Ad ogni modo dal 1936 al 1937 almeno secondo la relazione annuale sul rettorato di Lanzillo il numero dei professori privi della tessera

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Oltre a ricomporre le tensioni che pervadevano il corpo insegnan-ti come si egrave osservato precedentemente lrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 rappresentava il tentativo ndash condotto in primo luogo da Lanzillo ndash di porre Carsquo Foscari al passo con i tempi rinunciando al contempo a parte della sua identitagrave Infatti sebbene la riforma uni-versitaria apportata da De Vecchi avesse guidato il passaggio dellrsquoI-stituto dal tipo B al tipo A classificandolo dunque tra le universitagrave statali la stessa aveva portato anche alla soppressione della sezio-ne diplomatica-consolare (Ricuperati 2015) Un vero e proprio trau-ma per lrsquouniversitagrave veneziana come traspare dalle parole pronun-ciate dallrsquooramai rettore Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Il nuovo Ordinamento ha fortemente colpito le tradizioni accade-miche del nostro Istituto con la soppressione della nostra sezione Diplomatico Consolare [hellip] La sezione Diplomatico Consolare che risale dalla fondazione della Scuola aveva numerosi allievi Per la sua agile struttura accademica permetteva una preparazione spe-cifica per le carriere amministrative e specie per quelle connes-se al Ministero degli Esteri Tale laurea esisteva quando le Facol-tagrave di Scienze Politiche non esistevano eravamo stati i precursori Pur accettando con disciplina la volontagrave della Legge non possia-mo nascondere il nostro dolore che un ramo fiorente sia stato re-ciso (Annuario 1936-37 17-21)

LrsquoIstituto drsquoora in poi sarebbe stato autorizzato a rilasciare le lauree in Economia e Commercio e in Lingue e Letterature moderne e due diplomi il Magistero in Economia e Diritto e quello in Ragioneria la-sciando alla facoltagrave di Scienze Politiche ndash specialmente quella dellrsquoU-niversitagrave di Padova ndash la formazione dei quadri dellrsquoImpero (Simone 2015) La questione aveva talmente scosso lrsquoambiente accademico e cittadino che fu oggetto di discussione parlamentare tra la fine del 1936 e lrsquoinizio del 1937 LrsquoOn Gorio presidente del Comitato Serico Nazionale noncheacute ex allievo della sezione diplomatico-consolare du-rante il primo decennio del Novecento si rivolse cosigrave al ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e al ministro dellrsquoEducazione Nazionale Giu-seppe Bottai questrsquoultimo da poco subentrato al posto di De Vecchi

In Italia un grande Maestro Francesco Ferrara aveva creato a Ve-nezia presso lrsquoIstituto Superiore di Scienze Economiche e Commer-ciali una Sezione Diplomatico-Consolare particolarmente predispo-sta a tale scopo Chi vi parla egrave uscito proprio dalle aule del glorioso

del partito scese da 12 a 4 In ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 re-lazione annuale senza data

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Istituto Veneziano e nel Governo attuale ha un alto e delicato inca-rico un uomo egregio che di quellrsquoIstituto egrave stato valoroso allievo Non egrave il sentimento che spinge a ricordare quella scuola bensigrave la convinzione di una veritagrave veramente riconosciuta e cioegrave che la Se-zione Diplomatico-Consolare dellrsquoIstituto suddetto forniva ai suoi allievi quella preparazione eclettica economica e geografica poli-tica e linguistica insieme indispensabile per potersi orientare nei complessi problemi delle rappresentanze allrsquoestero Pur troppo la Sezione egrave stata soppressa lo scorso anno in occasione del riordina-mento universitario Voglia per tanto il nostro Ministro degli Este-ri riesaminare di concerto col camerata Bottai la convenienza di far risorgere tale Sezione (Bollettino gennaio-aprile 1937 9-10)

Malgrado il tempo non avesse rimarginato la ferita con lrsquoinizio del 1937 la Facoltagrave di Economia e Commercio e il Rettorato proseguiro-no nel tentativo di ripensare una nuova sezione diplomatico-consola-re laquoadattata ai nuovi tempi ed alle nuove esigenze imperialiraquo (Annua-rio 1937-38 19) In pratica Carsquo Foscari chiedeva accanto al ripristino delle due Facoltagrave di Economia e diritto e di Ragioneria lrsquolaquoistituzione di una Facoltagrave coloniale e di una Facoltagrave marittimaraquo in modo tale da innalzare lrsquoIstituto laquoad una vera universitagrave degli studiraquo Nonostante si allontanassero dal fine pratico sottoscritto dai fondatori storici della Scuola di Commercio queste moderne laquoaspirazioniraquo molte delle qua-li furono esposte da Lanzillo direttamente a Mussolini nellrsquoincontro che i due ebbero il 22 febbraio 1937 si rifacevano a quel passato il-lustre della Serenissima che ancora una volta tracciava la strada da intraprendere per il futuro Del resto sembrava laquoovvia lrsquoaccresciuta importanza di Venezia anche nel campo culturaleraquo soprattutto al-la luce della laquoriacquistata radiosa funzione dellrsquoAdriatico in confor-mitagrave alle tradizioni di Roma e della Serenissimaraquo e dellrsquolaquoestensione dellrsquoinfluenza dellrsquoItalia nei paesi balcaniciraquo22

La dimensione imperiale a cui assurgeva lrsquoIstituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia non poteva non manifestar-

22 ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 Breve relazione sulle aspira-zioni del R Istituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia testo datti-loscritto senza data Lrsquoidea di istituire una Facoltagrave marittima pervenne probabilmen-te dal professore di Diritto marittimo Gustavo Sarfatti il quale sosteneva in una lette-ra indirizzata a Lanzillo che si sarebbe dato laquoimpulso a viaggi insegnamenti specifici marittimi coltura generale marittima dovrebbe essere in una parola un completamen-to di addestramento di giovani i quali potrebbero uscendo da Carsquo Foscari con una at-tenzione speciale di frequenza essere degli esperti di cui la Nazione puograve aver bisogno nei commerci nelle Compagnie di navigazione nei cantieri etc etcraquo (ASCF serie pro-fessori fascicolo personale Sarfatti lettera manoscritta 13 maggio 1937)

Per quanto riguarda la facoltagrave coloniale occorre sottolineare come in quegli anni in Italia molte universitagrave italiane stavano progettando di costituire una propria Scuo-la di perfezionamento in studi coloniali (Deplano 2013)

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si visivamente anche nella risistemazione dei nuovi locali cafoscari-ni Con lrsquoaiuto economico del Comune proprietario di palazzo Fosca-ri si completograve il restauro della sede storica e si decise drsquoinstallare la biblioteca e il laboratorio di Merceologia nei nuovi spazi offerti dallrsquoedificio adiacente Inoltre per portare lrsquoIstituto a livello delle sue tradizioni e adattarlo alle esigenze di una moderna universitagrave il Consiglio Accademico drsquoaccordo con quello amministrativo affidograve al giovane architetto Carlo Scarpa il progetto dellrsquoAula Magna la laquoSa-la nella quale si compendia la vita rappresentativa di un ateneoraquo che per forza di cose doveva riportare i segni delle intenzioni impe-riali italiane (Annuario 1936-37 Pilo 2005) A tal proposito il retto-re Lanzillo commissionograve la decorazione dello spazio a Mario Sironi dopo unrsquoattenta disamina del panorama nazionale di tutti i possibili nomi di artisti La scelta ricadde sul laquocreatore della Mostra della Ri-voluzioneraquo come lo stesso Lanzillo spiegograve al segretario della sezione provinciale del PNF Michele Pascolato in una lettera del 2 dicembre 1936 Il motivo risiedeva nel fatto che fosse necessaria laquounrsquoimpron-ta di forza da esprimere lrsquoora storica in un ambiente di giovani e in un momento cosigrave tipico della vita nazionaleraquo Dunque laquoin questrsquoAula in questo palazzo su questo canale di fronte a questa poliforaraquo Si-roni diede alla luce lrsquoaffresco Venezia lrsquoItalia e gli Studi tuttrsquoora pre-sente malgrado un incendio lo abbia parzialmente danneggiato nel 1979 (Braun 2003)23 Partendo da sinistra la composizione artistica raffigura uno studente atleta ndash emblema del GUF ndash mentre tiene con una mano un libro e con lrsquoaltra il moschetto simboli dellrsquoeducazione fascista Accanto sono rappresentate lrsquoallegoria della Tecnica la fi-gura femminile appoggiata a una ruota e quella della Medicina ri-conoscibile grazie alla presenza del caduceo Al centro dellrsquoaffresco crsquoegrave Venezia impersonata al contempo da un profilo femminile sedu-to in trono mentre regge una tavola su cui si intravede la facciata di Carsquo Foscari e dalle riproduzioni del leone marciano e della Basili-ca di San Marco Sulla destra infine quasi al margine egrave raffigurata la Madre Patria unrsquoItalia trionfale che laquofaragrave da seacuteraquo ndash come recita il motto in alto ndash ora che possedeva un impero [fig 9]

La nuova sistemazione di Carsquo Foscari venne inaugurata il 25 gen-naio 1937 in occasione dellrsquoapertura dellrsquoAnno Accademico NellrsquoAu-la Magna dinnanzi al corpo docenti e al rettore Lanzillo che presero posto al di sotto dellrsquoaffresco presenziarono alla cerimonia il duca di Genova il ministro dellrsquoEducazione Bottai Volpi ndash in qualitagrave di pre-sidente della Confederazione fascista degli industriali ndash e le piugrave al-

23 La scelta di affidare il compito a Sironi scatenograve le polemiche del Sindacato degli artisti veneziani i quali propendevano per commissionare lrsquoaffresco a qualche pitto-re locale Su tale questione lo stesso Lanzillo confesseragrave a Pascolato di laquonon sentire il regionalismo in nessuna questioneraquo ASCF serie rettorato scatole lignee b 22 fasc 3 lettera dattiloscritta 2 dicembre 1936

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te autoritagrave locali Ancora alla destra dei professori erano presenti i rettori con i rispettivi gonfaloni delle universitagrave di Bologna Ferra-ra Milano Modena Padova Parma e del Regio Istituto Superiore di Architettura Alcuni goliardi invece sostavano sulla sinistra con le loro feluche in testa In questo quadro cosigrave composto lrsquouniversitagrave ve-neziana accolse anche le famiglie degli studenti cafoscarini caduti in battaglia durante la campagna drsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 26 gen-naio 1937)24 A questi ultimi Lanzillo dedicograve lrsquoincipit della prolusione

Egrave bello ricordare che nel breve giro di pochi decenni ben quattro grandi imperi sono caduti col concorso di Roma o sotto la spada di Roma Carsquo Foscari egrave orgogliosa di avere contribuito con alcu-ni dei suoi figli migliori alla guerra africana quaranta tre nostri studenti furono tra i combattenti in Africa Orientale e due di es-si sacrificarono la loro giovane vita Siano ricordati in questa ora solenne (Annuario 1936-37 15)25

A Giovanni Bertoldi e Mario Bellini entrambi iscritti alla Facoltagrave di Economia e Commercio prima di prendere le armi il rettore aggiun-se il nome del volontario Eugenio Manenti un veterano della Prima guerra mondiale laureatosi a Carsquo Foscari giagrave da alcuni anni che mo-rigrave annegato nel fiume Robi presso Mankfud Il loro sacrificio non do-veva cadere in oblio ma al contrario doveva lasciare traccia affin-cheacute gli allievi delle future generazioni ne potessero trarre ispirazione (Fogu 2003)26 Difatti terminata la visita del complesso universitario la cerimonia proseguigrave nel cortile di Carsquo Foscari dovrsquoerano schierate la Milizia Universitaria laquoUgo Peperaquo le compagnie di rappresentan-za degli Allievi Ufficiali delle camicie nere del Regio Esercito della Regia Marina e dellrsquoAviazione A questo punto il SAR duca di Ge-nova avvicinandosi laquoalla muraraquo dovrsquoera coperta da un laquoampio vela-rio la lapide testeacute infissa a ricordo degli allievi dellrsquoIstituto gloriosa-

24 ASIL Giornale Luce B1036 laquoIl ministro per lrsquoEducazione Nazionale Bottai inaugu-ra lrsquoanno accademico nella Carsquo Foscari sede dellrsquoIstituto Superiore di Economia Com-mercioraquo Venezia 3 febbraio 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomlu-ce-webdetailIL50000216782ministro-l-educazione-nazionale-bottai-inau-gura-l-anno-accademico-nella-ca-foscari-sede-istituto-superiore-economia-commerciohtml (2017-12-14) 25 Dei 43 studenti cafoscarini partiti per lrsquoEtiopia 18 furono inquadrati nel battaglio-ne dei volontari universitari laquoCurtatone e Montanararaquo Di seguito i loro nomi Giorgio Ara Martio Banon Attilio Barbieri Gino Barzan Cesare Beretta Mario Biasutti Gui-do Cootri Guido Dalla Santa Giuseppe De Vanna Costante Fabbris Carlo Franchi-ni Mario Mattulia Leonida Montanari Sante Roma Amerigo Roatto Oscar Ungarel-li Achille Vitali Limero Vitali (Bollettino settembre dicembre 1936) 26 Si trattava nellrsquoideologia fascista di una laquobuona morteraquo un sacrificio di sangue che avrebbe contribuito a rigenerare la laquorazzaraquo italiana La stessa organizzazione del fune-rale di Eugenio Manenti ad esempio sembra ricalcare questo paradosso (Ferris 2012)

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mente Caduti in Africa Orientaleraquo laquostrappograve il cordino che reggeva il drapporaquo rivelando il marmo della stele al di sotto dello laquostorico di-scorso del duce in Piazza Venezia col grido della Vittoria e lrsquoannuncio del nuovo Impero Africanoraquo erano incisi i nomi dei laquotre figli di que-sta scuola che caddero per la fondazione dellrsquoImperoraquo (fig 10 Gazzet-ta di Venezia 26 gennaio 1937)

Con lrsquoaffresco di Sironi e la lapide celebrativa anche Carsquo Foscari stessa si convertigrave in un laquoluogo della memoriaraquo nel tessuto cittadino imperiale di Venezia Le due tracce drsquoora in avanti sarebbero state coinvolte in numerose cerimonie ufficiali drsquoateneo e parate studente-sche che avrebbero reso omaggio agli sforzi profusi e al sangue ver-sato di Carsquo Foscari per la conquista dellrsquoImpero almeno fino alla fi-ne della Seconda guerra mondiale quando la lapide venne tolta dal cortile universitario

Eventi del genere andavano a costituire nel corso del tempo un ca-lendario accademico spesso organizzato seguendo la liturgia e la di-dattica fascista Ad esempio per commemorare il primo anniversario della fondazione dellrsquoImpero il 13 maggio del 1937 nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si celebrograve il conferimento della laurea ad honorem al-la memoria dei due studenti caduti durante la guerra in AOI ndash Manen-ti era giagrave laureato Allrsquolaquoaustera cerimoniaraquo oltre alle autoritagrave citta-dine i parenti dei due studenti la vedova di Manenti e la laquomassa di studentiraquo venne convocata la commissione di laurea della Facoltagrave di Economia e Commercio A formarla oltre il rettore Lanzillo (presi-dente di Commissione) erano presenti lrsquoammiraglio di divisione Sil-vio Salza comandante militare marittimo dellrsquoAlto Adriatico (mem-bro estraneo) il presidente della Sezione di Venezia dellrsquoAssociazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra Alessandro Brass (mem-bro estraneo) e i professori Pietro Rigobon Gino Zappa Carlo Alberto Dellrsquo Agnola Leonardo Ricci Albino Uggegrave Egidio Tosato Angelo Ge-novesi Orfeo Turno Rotini Prima che il rito universitario fosse com-piuto Lanzillo diede la parola al senatore Innocenzo Cappa giorna-lista che laquoda un decennio ebbe lrsquoincarico nel Politecnico di Milano di parlare agli studenti sul terreno della letteratura e del patriotti-smoraquo Il senatore iniziograve il suo discorso domandandosi retoricamente cosa ci fosse da laquoonorare nella vita di coloro che caddero per la Pa-triaraquo per poi rispondere con un elogio alla laquoresistenza della nostra stirpe la quale sta in ogni etagrave accorre al richiamo oppure fiorisce spontanea nellrsquoora di grave responsabilitagrave storica della Patriaraquo Tut-tavia proseguigrave Cappa cosigrave come la forza del popolo italiano e fasci-sta rese possibile lrsquoimpresa drsquoEtiopia per il suo mantenimento in fu-turo era necessario che laquoi giovani studino creino producano poicheacute la materia prima deve essere il valore di un uomoraquo Per questo moti-vo avviandosi alla conclusione del proprio intervento per il senatore laquodando il diploma drsquoonoreraquo si dimostrava come ognuno laquosa veramen-te quello che si fa e vale per quello che si produce e si crearaquo (Bollet-

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tino gennaio-aprile 1937 4-6) I giovani dovevano laquoosareraquo per man-tenere integri e valorizzare i possedimenti coloniali italiani

Alle parole di incitamento degli lsquoanzianirsquo nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari seguigrave una sorta di giuramento dei giovani pronunciato dal giovane Italo Sauro laquofiglio del purissimo Eroe Adriatico [Nazario Sauro] e rappresentante dellrsquoattuale generazione degli studentiraquo In quella cornice cerimoniale il giovane allievo cafoscarino andava a rappresentare in una liaison storica lrsquolaquoeroismo italianoraquo a cui la laquovecchia ed ingiusta Europa assiste dal 1915 senza dare credito al-cunoraquo Ecco dunque che la guerra drsquoEtiopia agli occhi di laquotutti gli ipocriti del mondoraquo sanciva il definitivo riscatto italiano legittiman-do secondo Sauro laquoquel nostro dovere di civiltagrave che abbiamo verso i popoli di tutti i paesiraquo La responsabilitagrave del momento storico co-sigrave come aveva pesato laquosulle spalle degli avi e dei padri cadutiraquo ora con la conquista dellrsquoImpero toccava ai giovani i quali unendosi al-le parole dellrsquoillustre studente esclamarono laquogiuriamo che lavore-remo per potenziare lrsquoImpero e per difenderlo contro chiunque lo in-sidiasseraquo (Bollettino gennaio-aprile 1937 7)

Dopo la lettura della formula di rito per il conferimento delle due lauree ad honorem la commissione e le autoritagrave presenti si recarono in cortile per omaggiare dapprima i settantasette studenti dellrsquoIsti-tuto morti durante la Prima guerra mondiale i cui nomi erano stati scolpiti su una lapide ancora nel 1919 e successivamente il laquoricor-do marmoreoraquo dei tre cafoscarini caduti in terra africana In questo spazio dove la strumentalizzazione della morte si poneva lo scopo di educare i giovani al sacrificio per la Patria Carsquo Foscari mostrava il suo fenotipo imperiale Tuttavia al fine di formare i laquoquadri dellrsquoIm-peroraquo secondo lrsquoespressione utilizzata dalla stampa locale per sin-tetizzare lrsquointervento dellrsquoon Gorio in sede parlamentare lrsquoIstituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia avrebbe dovuto rilanciare la propria funzione attraverso lrsquoattivitagrave scientifica e una relazione ancor piugrave stretta con la cittagrave di appartenenza

34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero

Una volta ottenuto il sostegno del corpo docenti per le nuove pro-spettive imperiali di Carsquo Foscari nella stessa giornata ndash il 13 maggio 1936 ndash Lanzillo scrisse immediatamente a Volpi mettendolo al corren-te laquodelle attivitagrave che lrsquoIstituto ha svolto e ha in programma di svolge-reraquo Lrsquourgenza della richiesta era probabilmente dettata dallrsquoeufo-ria del momento per lrsquoorizzonte che si stava prefigurando nel futuro dellrsquoIstituto le cui sorti non potevano non dipendere dallrsquoattivitagrave fi-nanziaria-industriale del lsquodogersquo di Venezia

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Poicheacute poi Lei quale presidente della Confederazione [Volpi dal 1934 ricopriva il ruolo di presidente della Confederazione fasci-sta degli industriali (Reberschak 2008)] dovragrave organizzare il mo-vimento di espansione industriale e commerciale nellrsquoAO volevo pregarla di cercare di utilizzare lrsquoIstituto Superiore sia per ricer-che geografiche sia per altri scopi che lrsquoesperienza puograve suggerire

Se domattina saragrave ancora a Venezia La prego di dedicare un minuto a Carsquo Foscari27

LrsquoIstituto dunque contava sullrsquoinfluenza di Volpi al fine di adempiere ai laquocompiti grandi che lo attendevanoraquo in quanto era giunto il momento secondo Lanzillo in cui laquola nostra cultura universitariaraquo si dirigesse laquoverso una visione imperiale dei problemiraquo Dalla laquoGeografia economi-ca alla Storia economica dalla Politica economica alla Merceologia alla Tecnica alla Economia aziendaleraquo qualsiasi disciplina imparti-ta dalle cattedre di Carsquo Foscari avrebbe dovuto porsi al servizio del-la laquonuova politica imperiale del nostro paeseraquo (Annuario 1936-37 27)

Per quanto riguarda il corso di Geografia economica in realtagrave un maggiore impegno per la diffusione di nozioni nel campo coloniale avvenne giagrave alla vigilia dellrsquoinvasione italiana dellrsquoEtiopia Luigi Can-dida lrsquoassistente alla cattedra di Ricci durante lrsquoAnno Accademico 1935-1936 svolse un ciclo di lezioni di geografia coloniale sui posse-dimenti italiani drsquoOltremare anche se il corso si prefiggeva solo di introdurre gli studenti allrsquoargomento lsquocolonialersquo visto che era stato laquopredisposto in armonia allrsquoopera di propaganda svolta dalla sezio-ne veneziana dellrsquoICFraquo (Bollettino gennaio-aprile 1936)

Per porre in risalto la vittoria appena ottenuta dallrsquoItalia nel cam-po di battaglia etiope nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si tenne una conferenza divisa in due giornate ndash 5 e 6 maggio 1936 ndash sul laquoproble-ma coloniale italiano nel quadro degli avvenimenti dal 1880 ad oggiraquo Per lrsquooccasione Lanzillo invitograve Pietro Silva a esporre il tema docen-te di Storia allrsquoUniversitagrave di Roma il quale esordigrave affermando che la trattazione dei recenti sviluppi in Africa Orientale Italiana acquisis-se maggior risalto nel quadro della politica espansionistica europea dellrsquoultimo cinquantennio Silva riconobbe laquola genesi della grande impresa oggi gloriosamente compiutaraquo nel primo dopoguerra quan-do la salita al potere del fascismo riuscigrave in breve tempo a eludere gli laquoostacoliraquo provenienti dallrsquoesterno ndash tra cui lrsquoavversione dellrsquoEtio-pia ai tentativi di laquopacifica penetrazione italianaraquo ndash che rischiava-no di intralciare il destino imperiale dellrsquoItalia (Gazzetta di Venezia

27 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31 fasc 2 lettera dattiloscritta di Lanzil-lo indirizzata a Volpi 13 maggio 1936

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7 maggio 1936)28 Il 14 maggio pochi giorni dopo la proclamazione dellrsquoImpero lrsquoAula Magna ospitograve questa volta uno dei piugrave importan-ti geografi italiani Roberto Almagiagrave ordinario di Geografia econo-mica allrsquoUniversitagrave di Roma Con la conferenza Le genti dellrsquoAfrica orientale il professore in un primo momento introdusse lrsquoargomento rilevando lrsquolaquoestrema complessitagraveraquo della costituzione etnica dellrsquoEtio-pia successivamente passograve in rassegna i diversi laquostratiraquo della popo-lazione laquogli antichissimi strati negroidi o negri di varia provenien-zaraquo le successive ondate di laquogenti camitiche primitiveraquo poi quelle dovute a migrazioni dallrsquoArabia e infine la recente presenza dei Gal-la In un quadro cosigrave composito Almagiagrave descrisse lrsquoazione di Me-nelik e dei suoi successori che avevano condotto laquoal soggiogamento dei popoli del sud del sud-est e del sud-ovest a prezzo di stragi di-struzioni e schiavitugraveraquo Per tali ragioni secondo il geografo si poneva lrsquoobbligo di portare dallrsquoesterno un laquoordine nuovo e definitivoraquo una laquopace romanaraquo che non poteva non provenire dallrsquoItalia (Gazzetta di Venezia 15 maggio 1936)

In parallelo al tentativo di Lanzillo di ravvivare lrsquoattivitagrave scientifi-co-culturale dellrsquoIstituto le conferenze sul tema coloniale e imperia-le si susseguirono con piugrave frequenza Nel corso dellrsquoAnno Accademico 1936-1937 ad esempio dopo lrsquointervento dal titolo laquoIl Diritto marittimo prevalente creazione romana ed italica ndash ieri oggi e domaniraquo di Gusta-vo Sarfatti docente di Diritto marittimo a Carsquo Foscari il 9 marzo 1937 prese la parola il professore George Henri Bousquet per discutere sul laquoLrsquoIslam et les Empires coloniaux europeacuteensraquo (Annuario 1936-37 103-04) Il docente francese proveniente dalle cattedre di Diritto e Diritto islamico dellrsquoUniversitagrave coloniale di Algeri iniziograve il suo discorso rivol-gendo un laquocommosso omaggioraquo alla memoria di Francesco Ferrara il maestro che con le sue opere instradograve la carriera di Bousquet assiduo frequentatore della biblioteca di Carsquo Foscari fin dal 1924 Dopo aver illustrato la presenza musulmana nel mondo concludendo come essa fosse comunque laquosottomessa alla potenza europearaquo Bousquet passograve a trattare la pericolositagrave della diffusione del pensiero comunista nelle colonie non tanto per la sua ripercussione laquonella coscienza dei popo-liraquo quanto per lo stato di agitazione che avrebbe potuto pericolosamen-te creare Per evitare simili fratture nellrsquolaquounitagrave del mondo musulma-noraquo il professore francese terminava il suo intervento auspicando che anche gli Stati europei potessero svolgere unrsquoazione unitaria nei con-fronti dei popoli colonizzati (Il Gazzettino di Venezia 10 marzo 1937)29

28 Lrsquoopera piugrave importante redatta dal professore Pietro Silva fu Il Mediterraneo dallrsquou-nita di Roma allrsquounita drsquoItalia (Milano 1927) titolo opportunamente cambiato nelle edi-zioni successive in Il Mediterraneo dallrsquounitagrave di Roma allrsquoimpero italiano (Milano 1937)29 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo notizie pub-blicate sullrsquoattivitagrave di Carsquo Foscari nellrsquoAnno Accademico 1936-1937

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La presenza di una personalitagrave accademica internazionale quale Bousquet di certo rappresentava una sorta di attestazione di pre-stigio per lrsquoIstituto veneziano cosigrave come la conferenza tenuta il 20 maggio 1937 da Gennaro Mondaini docente ordinario di Storia eco-nomica presso lrsquoUniversitagrave di Roma Sul tema laquoLrsquoevoluzione colonia-le nellrsquoepoca moderna e contemporanea dal mercantilismo al corpo-rativismoraquo il professore era senza dubbio uno dei maggiori esperti italiani ed europei dati i suoi innumerevoli contributi scientifici con-dotti fin dallrsquoabilitazione alla libera docenza in storia coloniale ot-tenuta nel luglio 1905 Lrsquoexcursus storico dal secolo XVII al secolo XIX-XX dimostrava secondo lrsquooratore lrsquoinnovazione portata dal fasci-smo laquoun tipo di colonizzazione organica e integrale di popolamen-to e sfruttamentoraquo (Gazzetta di Venezia 21 maggio 1937 Carrattieri 2011) Lo stesso Mondaini un mese prima (dal 12 al 17 aprile) parte-cipograve al Terzo Congresso di Studi Coloniali a Firenze con la relazione I problemi del lavoro nel nuovo impero in cui grande preoccupazio-ne destavano i rapporti che ogni giorno legavano laquodominatori e do-minatiraquo Per questa ragione nel suo intervento Mondaini propose un sistema di discriminazione economica che parallelamente avrebbe portato a una pratica di esclusione sociale e morale nei confronti del-le popolazioni colonizzate (Mondaini 1937 cf De Grand 2004 144)

Al Terzo Congresso di Studi Coloniali oltre al giagrave citato Mondai-ni intervennero moltissimi altri importanti studiosi dato che il pro-gramma prevedeva la divisione in otto aree tematiche I Politica II Giuridica III Storica-Archeologica IV Naturalistica-geografica V Etnografica-filologica-sociologica VI Demografica-statistica VII Economica-agraria VIII Patologia e Igiene Lrsquoargomento lsquocolonialersquo dunque doveva essere decostruito e analizzato in ogni sua sfaccetta-tura affincheacute agli studiosi fosse dato il modo di compiere laquoun accurato esame di quanto fosse giagrave notoraquo e di laquoquanto rimanesse da conosce-re del suolo e delle genti dei vasti domini aggiunti alla Patriaraquo30 Per quanto riguarda lrsquoaspetto storico-archeologico una delle personalitagrave piugrave rilevanti fu sicuramente quella di Luzzatto che portograve allrsquoattenzio-ne della comunitagrave accademica la relazione La colonizzazione veneta nella piugrave recente storiografia Passando in rassegna i piugrave importanti lavori sullo laquostudio della politica coloniale della Dominanteraquo il pro-fessore di Storia economica constatograve come laquosia nelle opere generali di storia coloniale sia negli studi particolari di storia venetaraquo lrsquoargo-mento non fosse stato sufficientemente approfondito Questa lacuna era dovuta al fatto che lrsquoopera Storia del Commercio Del Levante di

30 Corsivo mio ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 2 programma prov-visorio del Terzo Congresso di Studi coloniali p 3 12-17 aprile 1937 Nel comitato ge-nerale del congresso compaiono i nomi di Rodolfo Graziani Mario Lago Alessandro Lessona e Giuseppe Volpi

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Guglielmo Heyd laquoaveva trattato lrsquoargomento con tale larghezza e si-curezza drsquoinformazione e di vedute da scoraggiare chiunqueraquo Cio-nonostante nel clima imperiale italiano molti storici cominciarono a dedicare attenzione alle colonie veneziane seppur in brevi scritti di carattere occasionale le ricerche si concentrarono su quelle del Mar Nero e del Bosforo laquoaltri buoni articoliraquo avevano come oggetto di studio i possedimenti della Morea del Montenegro di Tunisi laquoas-sai piugrave fortunate invece furono [i lavori] lrsquoisola di Cipro le isole Io-nie ed in primissima linea lrsquoisola di Cretaraquo (Luzzatto 1937 233-40)

Nonostante la relazione consegni un quadro completo della produ-zione scientifica sul fenomeno storico della colonizzazione veneziana per comprendere la posizione in merito di Luzzatto egrave necessario rife-rirsi alla voce enciclopedica laquoLa colonizzazione nel Medioevoraquo che il docente cafoscarino pubblicograve per Treccani nel 1931 Dopo la descri-zione della formazione delle colonie islamiche e nord-europee molto spazio veniva lasciato allrsquoespansione delle cittagrave marinare italiane In un primo momento grazie ai loro commerci marittimi Genova Pisa e Venezia instaurarono delle colonie nelle cittagrave costiere che si avvi-cinavano molto alle laquocolonie antiche dei Feniciraquo concessioni di case e di terre laquonon determinate dalla necessitagrave drsquouna numerosa popola-zione che fosse emigrata in Oriente dalle cittagrave marittime italianeraquo Quello che importava infatti laquoera di aver nelle loro mani dei luo-ghi in cui potessero esercitare liberamente tutte le operazioni com-mercialiraquo senza il lsquodisturborsquo delle potenze rivali o della popolazio-ne laquoindigenaraquo In seguito alla IV crociata (1202-1204) lrsquolaquoespansione colonialeraquo delle potenze marinare italiane in particolare Venezia raggiunse il suo punto culminante Oltre al quartiere veneziano di Costantinopoli che diventograve una laquovera cittagrave autonoma con una densa popolazione immigrataraquo molti possedimenti veneziani iniziarono ad accogliere famiglie provenienti da Venezia o comunque dallo Stato de Tera In questo modo con il raggrupparsi di laquonuclei di popolazio-ne stabile venezianaraquo vennero a formarsi delle vere e proprie colo-nie laquoparagonabili sotto molti aspetti alle colonie europee che si so-no oggi costituite nelle maggiori cittagrave dellrsquoantico Impero ottomano e della Cinaraquo Inoltre alle colonie commerciali e a quelle di popola-mento si affiancarono le laquocolonie di piantagioneraquo nelle quali si ot-tenevano alcune materie prime industriali come cotone e canna da zucchero attraverso laquounrsquoorganizzazione mezzo feudale e mezzo ca-pitalisticaraquo ovvero laquovalendosi del lavoro di coltivatori o di schiaviraquo (Luzzatto 1931 836-8 cf Favero 2006)

Sul fronte interno nelle aule cafoscarine con il nuovo assetto im-periale assunto dallrsquoItalia il tema lsquocolonialersquo pare fosse trattato non solo sotto lrsquoaspetto storico-geografico ma anche quale oggetto di stu-dio per i corsi di Politica economica e finanziaria ed Economia poli-tica tenuti rispettivamente dai professori ordinari Alfonso De Pietri Tonelli e Agostino Lanzillo Tuttavia lrsquoassenza dei programmi degli

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insegnamenti non permette una ricostruzione esaustiva della diffu-sione capillare di una cultura coloniale sempre piugrave specialistica an-che se egrave possibile trarre qualche conclusione in base alle informazio-ni fornite indirettamente da alcuni documenti presenti nellrsquoarchivio storico dellrsquouniversitagrave Per quanto riguarda il corso di Politica eco-nomica e finanziaria la tesi di laurea laquoColonizzazione della Soma-liaraquo (1937) del laureando Mario Brardinelli funge da riflesso delle lezioni impartite dal suo relatore De Pietri Tonelli Concentrando-si sullrsquoaspetto commerciale lo studente si interroga sullo stato del processo di valorizzazione della colonia da un punto di vista politico-commerciale Dopo un quadro generale della situazione il laureando pare dedicare molta attenzione al possibile ruolo che avrebbe potu-to rivestire la Somalia in un prossimo futuro una base italiana per unrsquoespansione commerciale verso lrsquoIndia e la Cina Tuttavia secon-do Brandinelli esistevano delle problematiche che il regime fascista avrebbe dovuto risolvere prima di avviare questo progetto In primo luogo sarebbe stato necessario migliorare le infrastrutture portuali e interne ndash strade ferrovie e canali navigabili successivamente oc-correva indemaniare i terreni ancora sotto il controllo della popola-zione locale e monopolizzare il commercio di banane infine grazie allrsquoinstallazione di Banche di credito agricolo il governo avrebbe do-vuto finanziare delle laquograndi imprese agricoleraquo al fine di aumentare la produttivitagrave dei terreni coltivabili e di conseguenza la loro red-ditivitagrave allrsquointerno del mercato internazionale31

Il corso di Economia politica invece pare non incentrasse il pro-prio programma sulla questione coloniale se si considera come in nessuna delle tesi di laurea prese in esame compaia il nome di Lan-zillo in qualitagrave di relatore Ciononostante secondo il laquopiano dello schedarioraquo del laboratorio di Economia politica corporativa ndash intito-lato a laquoFrancesco Ferrararaquo e ubicato al secondo piano del nuovo pa-lazzo ndash nel 1937 la biblioteca per le scienze economiche e sociali era alquanto fornita di libri che trattavano di laquoeconomia colonialeraquo Re-datto allo scopo di facilitare la ricerca degli studenti lo schedario si suddivideva in sette sezioni Sotto la voce laquoEconomia applicata e politica economicaraquo lrsquoallievo poteva facilmente individuare il mate-riale adatto per approfondire i suoi interessi sulle laquocolonie di singo-li Statiraquo sulle laquocolonie singoleraquo e addirittura sullrsquolaquoeconomia africa-naraquo o nel dettaglio sullrsquolaquoeconomia dellrsquoAfrica Italianaraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 16-18)

Purtroppo le tracce storiche appena commentate non riescono pienamente nellrsquointento di raffigurare il cambio di rotta operato da Carsquo Foscari al fine di porsi sul piano dellrsquoImpero come preannunciato nellrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 La scarsitagrave di documenta-

31 ATCF M Brardinelli laquoColonizzazione della Somaliaraquo 1937

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zione infatti non permette di realizzare un quadro completo dellrsquou-niversitagrave veneziana di quegli anni ndash non almeno dal punto di vista dellrsquoattivitagrave scientifica ndash anche se egrave possibile scorgere lo sforzo conti-nuo di unrsquoistituzione fortemente intenzionata a rimanere competitiva sul panorama accademico nazionale e internazionale Ad ogni modo questa nuova linea dettata come si egrave visto principalmente dal retto-re Lanzillo diede i suoi frutti nel settembre del 1937 Venezia e gli spazi cafoscarini furono scelti per accogliere la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze il raduno annuale de-gli scienziati italiani che nella cittagrave della Serenissima avrebbe dovu-to per volere del governo fascista laquodefinire i caratteri la funzione e i compiti della Societagrave nellrsquoorganizzazione dellrsquoImpero e nellrsquoordi-namento dello Statoraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 4)

Alla presenza del re e imperatore Vittorio III del duca di Geno-va del ministro del lrsquoEducazione Nazionale Bottai del patriarca di Venezia Piazza del presidente del Comitato ordinatore della Socie-tagrave Volpi e del rettore di Carsquo Foscari Lanzillo domenica 12 settembre si svolse lrsquoinaugurazione del congresso nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale32 Il primo a prendere la parola fu Volpi

Il nostro Convegno si ricongiunge idealmente a due altre gran-di spirituali adunate che ben a ragione possiamo definire laquostori-cheraquo al Congresso dei laquoDottiraquo che ebbe luogo nel 1847 in Venezia e che fu lrsquoultimo che precedeacute la fondazione del Regno unitario ita-liano e a quello della Societagrave Italiana per il Progresso delle Scien-ze che si svolse lrsquoanno scorso a Tripoli e che egrave stato il primo dopo la proclamazione del nuovo Impero di Roma [hellip] Ecco percheacute Ve-nezia vi ha accolto e vi accoglie con fraternitagrave spirituale [hellip] Fu questa cittagrave che dopo lrsquooscuro travaglio medievale fece assurge-re ad epopea la rinascita della potenza navale e coloniale italia-na (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)33

Il convegno riprendeva al contempo due fasi storiche il risorgimento veneziano e la fondazione dellrsquoImpero italiano che permisero da un lato di sbarazzarsi definitivamente dellrsquoinvasore straniero e dallrsquoaltro di ridare allrsquoItalia e a Venezia la dimensione imperiale che le spetta-va Cosigrave come Volpi lo stesso Bottai aprigrave i lavori del congresso con-tinuando ad alimentare il mito della Serenissima con il discorso laquoLrsquoi-

32 ASIL Giornale Luce B1170 laquo26deg riunione della societagrave italiana per il Progresso delle scienzeraquo Venezia 22 settembre 1937 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-webdetailIL5000022722226-riunione-della-societa-italiana-progresso-scienzehtml (2017-12-19)33 Durante il congresso dei laquoDottiraquo del 1847 ndash la IX riunione della Societagrave Italiana delle Scienze ndash Antonio Sagredo presentograve la sua opera Venezia e le sue lagune (Povo-lo 2000)

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dea imperiale in Roma e la continuitagrave della sua tradizioneraquo (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)34

In questrsquoatmosfera iniziarono le esposizioni dei congressisti che si sarebbero svolte presso il Centro Volpi di Elettrologia nellrsquoappena restaurato palazzo Vendramin Calergi e in larga parte a Carsquo Fosca-ri Ogni discussione era inquadrata in uno dei sei temi proposti dal comitato ordinatore il primo prevedeva degli approfondimenti sugli aspetti culturali storici politici marittimi e militari che si ricolle-gavano allrsquoorigine e allo sviluppo dellrsquoidea imperiale in Italia laquocon particolare riguardo allrsquoazione di Venezia ed ai rapporti col prossimo Orienteraquo il secondo si concentrava sullrsquoorganizzazione nazionale del-le ricerche il terzo tema diede spazio al dibattito sul potenziamen-to tecnico della Stato per il raggiungimento della sua indipendenza economica il quarto indagograve gli aspetti del problema agrario e zoo-tecnico nazionale e imperiale il quinto diede largo risalto al proble-ma biologico nazionale lrsquoultimo infine dibatteacute sullrsquoorganizzazione giuridica economica e sociale italiana in rapporto ai nuovi organi-smi corporativi e alla loro elevazione sul piano imperiale35

Nonostante la presenza di un solo professore cafoscarino tra i relatori ndash de Pietri Tonelli tenne una comunicazione su laquoI diagram-mi della politica economica del Fascismoraquo allrsquointerno dellrsquoultimo te-ma ndash la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze rappresentograve una vetrina importantissima per lrsquoIstituto nel-la quale ribadire la sua funzione a servizio della cittagrave e dellrsquoimpero italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6) Lo stesso Carlo Anti ret-tore dellrsquouniversitagrave di Padova nel suo intervento laquoLa funzione poli-tica delle Universitagrave della Serenissima a Padovaraquo parve sottolineare in un parallelismo storico il debito culturale che ancora lrsquoistituzio-ne accademica padovana aveva nei confronti delle tradizioni stori-che della Serenissima Infatti quando Padova cadde sotto il domi-nio veneziano secondo Anti la Repubblica si impegnograve fin da subito alla nascita di

unrsquouniversitagrave moderna libera da ogni vincolo ma strumento di Stato per la preparazione dei cittadini per lrsquoincremento dellrsquoeco-nomia e per la diffusione della cultura nazionale allrsquoestero pre-messa indispensabile questa di ogni predominio politico ed eco-nomico (Gazzetta di Venezia 15 settembre 1937)36

34 Non egrave un caso che lrsquoinaugurazione del congresso fu organizzata nella Sala degli Scrutini dove il 27 ottobre 1866 si svolse lo scrutinio dei risultati del plebiscito per lrsquoannessione del Veneto al Regno drsquoItalia35 ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze 12-18 settembre 1937 36 La relazione di Carlo Anti srsquoinseriva allrsquointerno del tema di carattere storico-ar-cheologico su Venezia e la sua azione nel laquoprossimo Orienteraquo Nella stessa sezione in-

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Viste le circostanze dalla XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze Carsquo Foscari non poteva non uscire rafforzata nel prestigio e nel sostegno alla sua attivitagrave scientifica e soprattut-to a quella di carattere formativo LrsquoOltremare infatti rappresen-tava per gli studenti unrsquoopportunitagrave lavorativa e lrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio era in grado di fornire non solo le compe-tenze professionali necessarie ma anche rapporti diretti con le so-cietagrave nazionali e veneziane maggiormente implicate nel progetto co-loniale italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6)37

35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari

Nonostante si fosse iscritta al corso di studi per la laurea in Lingue e letterature moderne di Carsquo Foscari verso la fine del suo percorso universitario la studentessa Teresa Petracco stanca degli sforzi pro-fusi fino a quel momento nello studio confessograve nel suo diario perso-nale di aver preso in considerazione lrsquoidea di andare a laquotrovare po-sto in Africaraquo per iniziare la carriera lavorativa (Bellina 2018)38 Con il diploma liceale infatti una ragazza italiana volenterosa di parti-re per lrsquoOltremare poteva facilmente ambire a una posizione lavo-rativa nelle scuole primarie oppure dentro qualche agenzia di stam-pa (Spadaro 2013) Del resto lrsquolaquoImpero del lavororaquo aveva bisogno di braccia e in questo senso lo sguardo introspettivo di Teresa Petrac-co che fuoriesce dal suo ego-documento risentigrave quasi sicuramente dellrsquoincessante propaganda imperiale condotta dal regime dato che come si egrave visto nel secondo capitolo fra il 1936 e il 1940 la figura del-la donna italiana andava rivestendo un ruolo sempre piugrave importan-te nei progetti coloniali Accanto a questa relazione verticale nella quale lo Stato cercava di manipolare la coscienza del cittadino rive-

tervennero i professori Roberto Cessi con laquoIl ricordo di Roma nelle istituzioni e nelle direttive politiche di Veneziaraquo Aristide Calderini con laquoRomanitagrave e Cristianesimo in Aquileiaraquo Augusto Guzzo con laquoLrsquoidea imperiale nei pensatori cristiani da S Agostino a Danteraquo Giovanni Soranzo laquoVenezia e le repubbliche marinare italiane nella storia della crociataraquo Roberto Almagiagrave con laquoIl contributo di Venezia alla conoscenza dellrsquoA-fricaraquo Carlo Tagliavini laquoI rapporti di Venezia collrsquoOriente Balcanicoraquo ASCF serie ret-torato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze12-18 settembre 193737 In quel periodo allrsquointerno del consiglio di amministrazione entrarono a far parte ad esempio Marco Ara direttore generale delle Assicurazioni Generali di Venezia Mar-co Barnabograve Amministratore Delegato della Societagrave Alluminio Veneto Anonima (SAVA) e presidente della Societagrave Italiana Refrattari Marghera (SIRMA) 38 Venezia Archivio Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della societagrave contemporanea (IVESER) laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Te-resa Petracco 29 dicembre 1939

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stirono una parte importante quei rapporti orizzontali che la studen-tessa intessette con i propri compagni e compagne di studi Difatti il breve sfogo di Teresa Petracco sembra rivelare un microcosmo stu-dentesco dentro al quale lrsquoAfrica rappresentava un orizzonte di pen-siero comune una possibilitagrave professionale ed esperienziale da va-gliare39 Anche le tesi di laurea a modo loro possono ritenersi degli ego-documenti sebbene ricalchino perlopiugrave modelli predefiniti Non egrave inconsueto trovare spunti personali o brevi espressioni autobiogra-fiche nelle introduzioni dove solitamente si concede allo studente di riportare le motivazioni che lo hanno portato a scegliere di appro-fondire quel preciso argomento Come ad esempio Roberto Gmneir giovane studente interessato a descrivere da un punto di vista ge-ografico il Benadir una regione della Somalia dove il laureando di Ricci sperava laquodi esercitare la sua azione in un giorno non lontanoraquo40

Uno dei contatti piugrave ravvicinati che gli studenti potevano avere con il mondo coloniale era dato dai reduci Nel corpo studentesco que-sti ultimi godevano di grande visibilitagrave sia per il loro immediato in-quadramento nella milizia universitaria o nel GUF sia per i privilegi di cui poterono godere una volta rimessisi sui libri Appelli straor-dinari e votazioni mediamente piugrave alte erano solo alcuni dei servigi che il regime mediante le universitagrave poteva dare ai giovani ex com-battenti41 Parallelamente al processo di irreggimentazione militare delle universitagrave voluto da Bottai anche in cattedra furono chiamati soggetti che avevano vissuto la guerra in prima persona solitamen-te per tenere insegnamenti esterni rispetto al piano di studi univer-sitario A tal proposito sul finire del 1936 laquonellrsquointento di giovare a quanti si recheranno in AOraquo Lanzillo accettograve la proposta provenien-te dalla presidenza del Circolo Filologico di Venezia di istituire un corso di Lingua amarica lrsquoidioma principale parlato in Etiopia Lrsquoin-segnante venne individuato nella persona di Enrico Ricchetti un te-nente reduce dalla campagna africana che laquotenne giagrave simili corsi a Bologna e a Ferrararaquo42 Allrsquointerno della programmazione curricula-re universitaria invece lrsquointroduzione del corso biennale di Cultu-

39 Una delle particolaritagrave principali dellrsquoego-documento egrave di essere al contempo te-stimonianza della soggettivitagrave individuale e delle appartenenze socioculturali (Caffie-ro 2010) 40 ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 Prefazione41 Come esempio vedi ASCF serie rettorato scatole lignee b 34 fasc 3 circolare ministeriale per le agevolazioni agli studenti universitari reduci dallrsquoAOI 6 marzo 1937 42 Archivio Storico Carsquo Foscari serie rettorato scatole lignee b 30B fasc 1 comu-nicazione dattiloscritta del Circolo filologico di Venezia 14 dicembre 1936 Il Circolo fu fondato nel 1901 con lrsquoobiettivo di diffondere la conoscenza delle lingue percheacute co-me egrave sottolineato nello statuto laquola conoscenza delle lingue straniere e moderne oltre essere ornamento dellrsquointelletto egrave anzitutto un bisogno in quasi ogni ramo ed impiego di commercioraquo ma piugrave specificatamente per una cittagrave come Venezia laquoove i forestieri convergono a migliaiaraquo (Zorzi 2012 54)

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ra Militare portograve ad accogliere nel corpo docente dei soldati prestati allrsquouniversitagrave oppure professori portati allrsquoinsegnamento ideologico e dotati di una retorica incisiva Anche a Carsquo Foscari dallrsquoAnno Ac-cademico 1936-1937 tutti gli iscritti di sesso maschile furono obbli-gati a frequentare le lezioni di Giuseppe Liguori Preside del IVdeg R Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Vicenza (Annuario 1936-37 Signori 2011)43 Le donne invece ne erano esentate anche se questa divisione di genere sembra non fosse seguita rigidamente visto che Teresa Petracco partecipograve a una delle lezioni riportando-ne le proprie impressioni nel diario il giorno 19 dicembre del 1937

Ho assistito ieri ad una lezione di cultura militare Rivedo anco-ra colui che lrsquoha tenuta un tipo strano e interessante ma nellrsquoin-sieme un commediante Parlava bene sapeva incatenare lrsquoatten-zione sembrava molto istruito Un uomo ancora piacente dal viso lungo e magro gli zigomi sporgenti non slavi perograve ma meridiona-li Si infiammava ad ogni argomento appariva minaccioso quan-do difendeva unrsquoidea che magari non aveva alzava ed abbassa-va la voce ad effetto corrugava la fronte unendo le sopracciglia foltissime e nere diventava improvvisamente cupo Poi cambia-va tono Quando ci sottraemmo al suo fascino capimmo quanto di ciarlatanesco ci fosse nel suo atteggiamento Ci sembrograve piugrave che altro un attore

Parlograve del ldquovolontarismordquo con la sua particolare arte Egli pose questo fenomeno al di sopra perfino dellrsquoamor di patria o di par-tito E lo commentograve cosigrave ldquoEgrave un fenomeno che si verifica nelle ani-me esaltate destinate al martirio anime mistiche assetate di sa-crificio che possono trovare dovunque il loro idealerdquo

Il docente fece una carrellata sulla storia da Napoleone alle re-centi guerre in Africa e Spagna Lrsquoincentivo primo era stato na-turalmente la liberazione drsquoItalia ma non mancavano quelli che erano andati a combattere in terra straniera come Santorre di Santarosa e Garibaldi Crsquoerano anche esempi di eroismo collet-tivo quello del popolo italiano polacco e ungherese Esempi piugrave strani erano quelli di popoli che andavano a combattere addirit-tura per i nemici della patria (nella Francia del lsquo70 (sic)) o dei vo-lontari che si erano uniti alle popolazioni africane In genere era-no degli esaltati In sintesi dei folli

Per quel che riguarda la guerra di Spagna egli si soffermograve sul-le ideologie senza menzionare la Legione ldquoGaribaldirdquo che aveva

43 In realtagrave nelle aule universitarie veneziane le lezioni di cultura militare presero inizio giagrave a partire dallrsquoAnno Accademico 1935-1936 anche se a tenerle vennero chia-mati lrsquoammiraglio di divisione Federico Staccoli Castracane degli Antelminelli il ge-nerale dellrsquoAereonautica Luigi Faronato i tenenti colonelli di Stato Maggiore Oscar Ul-rich e Gumo Cesarini

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aiutato i rossi Lui certamente si entusiasmava srsquoinfiammava si agitava a comando Predicava in favore di quelli che il regime gli imponeva di difendere Da quella lezione uscimmo come dalla vi-sione di un film in cui il protagonista era riuscito ad avvincerci la vicenda ci aveva emozionato ma che finiva su di un telone sen-za lasciare traccia44

Malgrado lrsquoesperienza personale della studentessa di Lingue e lette-rature moderna la lezione probabilmente fece breccia nelle coscien-ze dei suoi colleghi maschi rimasti colpiti dalla laquoparticolare arteraquo dellrsquoinsegnante

Entrando nel suo settantesimo anno di vita (1868-1938) Carsquo Fosca-ri cominciograve a proporre una formazione adeguata agli allievi interes-sati a intraprendere una carriera nelle colonie dopo quasi un biennio durante il quale lrsquoIstituto aveva cercato di strutturarsi secondo i nuo-vi obiettivi imperiali Le conferenze continuarono a scandire il calen-dario accademico il 30 marzo nella sala delle conferenze Egilberto Martire professore di Storia delle Missioni nellrsquoIstituto Orientale di Napoli tenne la conferenza laquoGuglielmo Massaia pioniere drsquoItalia in Etiopiaraquo Secondo lo studioso la figura del missionario diede avvio al-la storia coloniale dellrsquoItalia poicheacute esortograve laquogli italiani a compiere il loro dovere missionario verso lrsquoEtiopia predestinataraquo Il 19 maggio ancora toccograve invece al professore Pietro Silva dellrsquoUniversitagrave di Ro-ma discutere sullrsquoaccordo imperiale che lrsquoItalia stipulograve con lrsquoInghilter-ra il 16 aprile del 1938 garantendosi in questo modo la libera circo-lazione nel Mar Mediterraneo (Bollettino marzo-giugno 1938 13-14)

Con lrsquoimperversare della guerra civile in Spagna per lrsquoAnno Acca-demico 1938-1939 Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento di Lingua e lette-ratura spagnola una cattedra dal laquosignificato morale e politicoraquo vi-sto il laquomomento storico che segna una intima ripresa delle relazioni politiche con il grande popolo iberico rigenerato nella dura guerra ci-vileraquo Nello stesso anno inoltre il Consiglio Accademico deliberograve di ritoccare il programma di studi del Magistero di Economia e diritto integrando il corso di Economia politica corporativa con un corso di Storia delle dottrine economiche e uno di Economia coloniale Lan-zillo in qualitagrave di rettore commentograve cosigrave lrsquoinserimento del primo sa-pere coloniale a Carsquo Foscari laquoognuno intende la importanza di que-sto ultimo insegnamento e lrsquoopportunitagrave di inserirlo nel Magisteroraquo un percorso curriculare che laquotende a preparare i futuri funzionari dello Stato in una Italia che ha grandissimi interessi nel Continente

44 IVESER laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Teresa Petrac-co 19 dicembre 1937

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africanoraquo (Annuario 1938-39 20-2)45 Dellrsquoinsegnamento purtroppo non si conosce molto se non che fosse tenuto dal professore Manlio Resta un economista dal curriculum accademico illustre anche se al tema coloniale dedicograve solo qualche pubblicazione (Bollettino set-tembre-ottobre 1937)

Intanto la svolta razzista antisemita intrapresa dal regime si ri-flesse anche nellrsquoattivitagrave scientifica delle universitagrave italiane come riferisce Bottai nella circolare laquoInsegnamenti riguardanti la razzaraquo inviata ai rettori delle universitagrave italiane il 22 ottobre 1938 (Gali-mi 2009 31)

Dopo la conquista dellrsquoImpero la nostra concezione razzistica srsquoimpone come uno dei fondamentali cardini sui quali si deve svol-gere lrsquoattivitagrave del popolo italiano al qual fine diventa indispensa-bile la formazione di una nostra salda profonda coscienza raz-ziale Spetta allrsquoUniversitagrave italiana come alla piugrave alta fonte di cultura e di forza spirituale il dovere e lrsquoonere di formare questa nuova coscienza46

Infatti parallelamente alle laquovariazioni nel Corpo docenteraquo che co-strinsero alla messa a riposo forzato i professori di laquorazza ebraicaraquo Gino Luzzatto Adolfo Ravagrave ndash incaricato di Istituzioni di Diritto priva-to ndash e Gustavo Sarfatti noncheacute lrsquoassistente di cattedra Elsa Campos Carsquo Foscari al pari delle altre universitagrave italiane procedette a poten-ziare lrsquoofferta curriculare immettendo degli laquoinsegnamenti concer-nenti il problema della razzaraquo47 In realtagrave la circolare ministeriale predetta lasciava la possibilitagrave di porre una diversa denominazione a corsi giagrave contemplati nellrsquoordinamento didattico Fu cosigrave che lrsquoIsti-tuto Superiore di Economia e Commercio di Venezia decise di mo-dificare solo la dicitura del corso di Demografia generale in Demo-grafia generale e Demografia comparata delle razze Drsquoaltronde per unrsquouniversitagrave che offriva una formazione nei campi economico-com-merciale e filologico-letterario risultava assai difficile attivare nuo-vi corsi affini a tematiche biologiche quali Antropometria generale e antropometria comparata delle razze Statistica sanitaria generale e statistica sanitaria comparata delle razze Biologia delle razze uma-ne (Annuario 1938-39) Inserito fra gli insegnamenti complementari

45 Oltre al corso di Economia coloniale erano previsti nellrsquoanno di Magistero gli in-segnamenti di Economia politica corporativa Storia delle dottrine economiche Con-tabilitagrave di Stato Diritto civile Diritto processuale civile Diritto e procedura penale Diritto amministrativo Diritto corporativo46 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 circolare ministeriale laquoInse-gnamenti riguardanti la razzaraquo 22 ottobre 193847 Oltre ai professori e allrsquoassistente Campos le leggi razziali contribuirono al pen-sionamento di Olga Blumenthal Secreacutetant lrsquoanziana lettrice di Tedesco (De Rossi 2005)

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nel percorso di studi del corso di laurea in Economia e Commercio il corso Demografia generale e Demografia comparata delle razze pre-vedeva che gli studenti approfondissero i seguenti argomenti

La popolazione come aggregato funzioni biologiche e sociali del-la popolazione Lo stato e il movimento demografico nei diversi gruppi nazionali e razziali Le teorie moderne sullo sviluppo del-la popolazione La questione della popolazione negli stati moder-ni con particolare alla politica demografica del governo fascista48

Il programma cosigrave stilato dal professore Albino Uggeacute era indirizzato allrsquoispettore superiore del Ministero dellrsquoEducazione Nazionale Et-tore Raymondi il quale aveva il compito di rilevare lrsquoofferta didat-tica inerente al problema della razza di tutte le universitagrave italiane Entrando piugrave nel dettaglio perograve in una comunicazione interna allrsquoI-stituto veneziano lo stesso professore comunicograve al direttore ammini-strativo Samuele Fusco che il Laboratorio di Statistica da lui guidato a partire dal 1939 avrebbe fatto condurre agli studenti laquoricerche di demografia costituzionalisticaraquo dirette a porre in evidenza eventua-li laquorelazioni fra struttura corporea e forme morboseraquo con particola-re attenzione laquoa determinare la frequenza delle forme neoplastiche fra i diversi tipi morfologiciraquo49

Anche se lrsquoinsegnamento riguardante la razza fosse sostanzial-mente uno ndash peraltro non obbligatorio ndash si presume che anche altri corsi plasmarono i propri programmi sulla base delle nuove esigen-ze imperiali I piugrave ricettivi in tal senso furono verosimilmente gli in-segnamenti geografici da sempre adatti a utilizzare categorie anali-tiche volte a lsquoinferiorizzarersquo lrsquoAltro50 Cosigrave nella sua tesi di geografia fisica e sociale il giagrave citato studente Roberto Gmneir poteva conclu-dere la sua disamina sul comportamento da tenere nei confronti del-le popolazioni somale

Conoscere lo spirito di un popolo significa aver trovato lrsquoarma di conquista assoluta incontrastata e duratura Cosigrave di fronte a un popolo ribelle e predone di razza impura e bassa privo di una sto-ria propria di una propria intelligenza che non sa ammirare altro che la forza lrsquoarma di conquista saragrave il pugno di ferro continua

48 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 programma del corso demo-grafia generale e demografia comparata delle razze senza data49 ASCF serie rettorato scatole lignee b 23 fasc 4 comunicazione dattiloscritta diretta al Cav Fusco 17 luglio 39 50 Oltre al corso di Geografia economica dallrsquoAnno Accademico 1939-1940 il Con-siglio Accademico di Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento complementare di Storia delle esplorazioni geografiche tenuto probabilmente dallrsquoassistente di Ricci Candida (An-nuario 1939-40)

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dimostrazione della propria superioritagrave su di esso e noi vedremo questo popolo fare da principio come il cane ringhioso ma che fi-niragrave poi col leccare la mano del padrone [Al contrario] Se un po-polo egrave fiero non selvaggiamente ma della nobiltagrave sua che non tol-lera padrone la nazione conquistatrice srsquoimporragrave soltanto con il commercio con lrsquoedilizia con le opere di civiltagrave in genere facendo diffusione non forzata delle sue idee e dei suoi elementi di civiltagrave51

Il dispositivo razzista inoltre a partire dal 1939 era alimentato an-che dal GUF locale il quale seguendo le direttive provenienti dalla segreteria nazionale svolse la sua attivitagrave culturale esclusivamente sui temi laquoImpero Razza e Autarchiaraquo come pare preannunciare il monito lanciato ai suoi pari etagrave dal segretario Dorigo durante la ce-rimonia inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1938-1939

Sulla questione ebraica [hellip] voi dovrete essere allrsquoavanguardia per ortodossia ed intransigenza Non intendo addentrarmi nella trat-tazione del problema che viene quotidianamente ed eloquentemen-te illustrato ma se qualcuno di voi avesse ancora qualche forma di sentimentalismo fuori posto saragrave bene che questo qualcuno ricordi che una fede che si abbraccia non si discute e che non si puograve dimenti-care il giuramento che lega a questa fede (Annuario 1938-39 38-9)52

Tralasciando per il momento la diffusione della laquocoscienza razzialeraquo allrsquointerno del corpo docente e studentesco si puograve constatare come a Carsquo Foscari fra il 1938 e il 1940 lrsquoargomento coloniale fosse anco-ra una volta un oggetto di studio caro principalmente al professore Ricci le tesi di laurea discusse nello stesso periodo di tempo denota-no come lrsquoEtiopia la Libia la Somalia ndash ma anche Rodi ndash suscitasse-ro il vivo interesse degli allievi del docente di Geografia economica La stessa cosa invece non si puograve affermare per il corso di Economia coloniale per via del fatto che il Magistero diversamente dal corso di laurea non prevedeva la stesura di una tesi bensigrave una prova scrit-ta da concludere entro 6 ore una prova orale e una lezione pubblica tutti documenti dei quali non egrave rimasta alcuna traccia tra gli scaffa-li dellrsquoarchivio universitario

Una volta terminata lrsquouniversitagrave il laureato era pronto a inoltrar-si nel mondo del lavoro Nella bacheca di Carsquo Foscari e in quella del

51 Anche se non specificato probabilmente il relatore era Ricci ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 8-9 52 Rispetto ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte organizzati a Venezia nel 1936 che misero in luce la difficile penetrazione del GUF a Carsquo Foscari tre anni dopo gli iscrit-ti allrsquoassociazione goliardica locale erano 810 su 1684 studenti totali ASCF serie ret-torato scatole lignee b 282 fasc 4 parte integrativa riferentesi ai quesiti di cui al questionario B annesso alla circolare ndeg 2069 del 21 maggio 1939

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GUF solitamente venivano affissi bandi di concorso o offerte lavora-tive Molto spesso queste ultime provenivano da societagrave commercia-li con sede allrsquoestero che consideravano lrsquoIstituto veneziano la scuo-la ideale per la formazione del profilo professionale richiesto Il 28 gennaio 1938 la Societagrave Italiana Coloniale di Roma unrsquoorganizza-zione commerciale fondata nel 1899 e avente moltissime agenzie in diverse colonie italiane e estere richiese al rettore Lanzillo di indi-care dei laquogiovani laureati di solida preparazione di robusta costitu-zione fisica volenterosi e naturalmente inclinati allrsquoattivitagrave mercan-tileraquo al fine di poterli contattare per offrirgli laquounrsquoottima pratica di perfezionamentoraquo Circa due mesi dopo allrsquoappello rispose Nazzare-no Paoletti laureatosi il 26 ottobre 1937 in Economia e Commercio discutendo la tesi di laurea laquoLa politica demografica del fascismoraquo grazie alla quale ottenne addirittura la lode Pur non conoscendo lrsquoe-sito della vicenda si suppone che lrsquoex studente di Carsquo Foscari abbia ottenuto lrsquoimpiego poicheacute nei pochi dati che consegnograve alla segrete-ria di Carsquo Foscari sottolineograve non solo il fatto di esser iscritto al PNF ma anche di poter laquoservire qualsiasi localitagraveraquo53

Per altre opportunitagrave lavorative gli studenti dovettero probabil-mente sfruttare le borse di studio e di viaggio che molte societagrave pro-muovevano per condurre delle ricerche allrsquoestero in grado di aprire nuovi canali commerciali o ribadire una volta di piugrave il legame seco-lare che intrecciava Venezia allrsquoOriente Il mito della Serenissima infatti continuava ad aggirarsi fra i banchi cafoscarini tantrsquoegrave che la porta drsquoingresso dellrsquoIstituto veneziano ricordava agli studenti la laquoSublime Portaraquo ottomana54

36 Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale

La costituzione dellrsquoImpero italiano in Africa non distolse Carsquo Fosca-ri dalle sue vere ambizioni creare degli operatori commerciali capa-ci di allargare lrsquoinfluenza economica italiana nellrsquoAdriatico e nel Me-diterraneo orientale Del resto il mito della Serenissima continuava a fungere da riferimento per quanti volevano comprendere le nuo-

53 ASCF serie rettorato scatole lignee b 13 fasc 1 comunicazione dattiloscritta della Societagrave Coloniale Italiana al rettore Lanzillo 28 gennaio 1938 Nello stesso fa-scicolo comunicazione dattiloscritta del rettore Lanzillo con indicazione dello studen-te prescelto 18 marzo 1938 biglietto manoscritto da Paoletti Nazzareno senza data54 Per quanto riguarda le borse di studio e di viaggio si veda lrsquoesempio dei finanzia-menti elargiti in favore dei laureati di Economia e Commercio dalla SADE e dal laquomu-nifico spirito di venezianitagrave del Conte Volpi di Misurataraquo (Annuario 1939-1940 26) Il termine laquoSublime Portaraquo compare spesso nelle pagine di diario di Teresa Petracco in riferimento alla porta drsquoentrata di Carsquo Foscari

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ve ambizioni imperiali dellrsquoIstituto cosigrave come pare indicare il retto-re Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1937-1938

Il nostro Istituto nacque quando lrsquoItalia stava per esaurire il fati-coso sforzo della sua ricostruzione unitaria Sorse a Venezia allrsquoin-domani del plebiscito come pegno e presagio di rinascita dellrsquoA-driatico verso lrsquoantica grandezza ad opera di un grande Siciliano economista sommo ed assertore eroico delle piugrave alte qualitagrave del-lo spirito umano Francesco Ferrara Oggi lrsquounitagrave egrave granitica in confini insormontabili e lrsquoItalia guarda al suo Impero come ad un retaggio piugrave vasto e mentre il mondo egrave inquieto e l lsquoOriente che fu di Venezia egrave percorso da profonde scosse a noi piace immagi-nare che in questa ora fremano nei loro avelli con gli antichi Im-peratori di Roma i grandi Dogi di Venezia come per incoraggiare e rafforzare lrsquoerculeo sforzo del Capo che in Roma tesse la gran-de tela e da Roma dirige lrsquoItalia nella sua sicura ed inarrestabile ascensione (Annuario 1937-38 28)

Nonostante lrsquoItalia intera guardasse allrsquoAfrica orientale da Carsquo Fo-scari lrsquoattenzione era rivolta anche a quellrsquoOriente laquopercorso da pro-fonde scosseraquo situazione ideale per poter allargare la propria in-fluenza economica-commerciale In questrsquoottica professori e studenti riversarono grande importanza sulla laquotesta di ponteraquo Rodi la colo-nia italiana protesa verso mercati appetibili come quello turco si-riano palestinese ed egiziano55 Infatti come convenne lo studente Gustavo Trevisan nella sua tesi di laurea laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo (1938) sotto lrsquoa-bile guida del relatore Ricci lrsquoarcipelago laquosi presta ad assolvere una molteplicitagrave di funzioni importantissime funzione commerciale fun-zione culturale e funzione politico-militareraquo56 Per questa ragione a livello giuridico quella di Rodi avrebbe dovuto essere denominata non tanto colonia economica e di sfruttamento comrsquoerano invece i possedimenti drsquoOltremare bensigrave colonia laquostrategicaraquo Drsquoaltra parte nellrsquoorganizzazione dello spazio vitale del Mediterraneo lrsquoarcipela-go svolgeva una duplice funzione allargare lrsquoinfluenza italiana e fa-scista in Oriente in modo tale da destabilizzare lrsquoegemonia inglese e francese e allo stesso tempo ricoprire il suo ruolo storico di laquosen-tinella avanzata dellrsquoitalianitagraveraquo57

55 ATCF R Buseghin laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Mediterraneo Orienta-leraquo 1937 24 Relatore Ricci 56 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 1-2 Relatore Ricci57 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 45-46 Relatore Ricci

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Malgrado la soppressione della sezione diplomatico-consolare dunque la tradizione accademica cafoscarina sembra confluire nel corso di laurea in Economia e commercio una riappropriazione iden-titaria ndash seppur sotto altre spoglie ndash che il Consiglio Accademico por-tograve avanti con forza soprattutto dopo la conquista italiana dellrsquoAlbania In questo senso emblematica appare lrsquoinserimento nel piano studi dellrsquoAnno Accademico 1939-1940 degli insegnamenti di Lingua ara-ba Lingua albanese e Lingua serbo-croata (Annuario 1939-40 42) Come si egrave visto anche nella parte finale del terzo capitolo il rilancio dellrsquoimperialismo orientale rimise in moto la macchina mitopoietica di Venezia desiderosa ora piugrave che mai di ripercorrere i propri fasti passati Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale lrsquoimpegno di formare una classe dirigente capace di governare il nuovo ordine me-diterraneo che si stava prospettando si rese alquanto urgente Infat-ti almeno secondo quanto sosteneva la propaganda fascista il nuovo conflitto europeo rappresentava unrsquooccasione per la redenzione dei Balcani dallrsquoegemonia inglese e francese portandoli di conseguen-za sotto lrsquoinfluenza economica e culturale italiana Per questa ragio-ne come riferigrave il nuovo rettore DellrsquoAgnola questa laquoguerra di libe-razioneraquo laquodiretta a spezzare una volta per sempre le catene che per troppo tempo hanno tenuto lrsquoItalia prigioniera nel suo mareraquo era vis-suta intensamente da Venezia laquoche nei mari fu per secoli dominatri-ceraquo (Annuario 1940-41 19 Rodogno 2003)

Con la vittoria delle potenze dellrsquoAsse che si faceva via via sempre piugrave probabile il progetto fascista di rifondare gli equilibri europei e mediterranei sembrava concretizzarsi delineando una situazione fa-vorevole alle aspirazioni imperiali di Venezia Lrsquoannessione allrsquoItalia della Slovenia della Dalmazia e del Montenegro infatti convinsero il vicepresidente dellrsquoISA Mocenigo e il prorettore Alfonso de Pietri-To-nelli a dar vita in seno a Carsquo Foscari nellrsquoottobre del 1942 alla Scuola di perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgi-mento dellrsquoattivitagrave economica nellrsquoEuropa Sud-orientale e nel Levante (IESOL) un biennio di perfezionamento a cui sarebbero stati ammes-si i laureati delle discipline scientifiche inerenti il campo economico sociale diplomatico e agrario (Annuario 1941-42 1942-43 27)58 Mi-rando ad assicurare a laquoVenezia industriale e marinararaquo un ruolo di primo piano laquonellrsquoEuropa di Domaniraquo lrsquoiniziativa si poneva lrsquoobietti-vo laquodi preparare per il dopoguerra i dirigenti dellrsquoespansione econo-mica veneziana ed italiana nellrsquoEuropa sud-orientale e nel Levanteraquo (Bollettino gennaio-aprile 1943 7) Il piano di studi sembra conferma-

58 Il progetto IESOL in realtagrave prese piede giagrave tra il 1940 e il 1941 allrsquointerno dellrsquoI-SA Successivamente per accelerarne i tempi Volpi presentograve lrsquoiniziativa direttamen-te al ministro dellrsquoEducazione Bottai e a Mussolini ricevendo lrsquoapprovazione e assicu-randosi anche il finanziamento della Confederazione degli Industriali (Bollettino gen-naio-aprile 1943)

Marco Donadon3 Un calendario accademico imperiale

Studi di storia 10 138Per una dimensione imperiale 97-138

re questrsquointenzione Gli insegnamenti fondamentali che si sarebbero tenuti a partire dallrsquoAnno Accademico 1943-1944 nelle aule di palaz-zo di Rio Novo erano i seguenti Merceologia applicata ai prodotti di scambio Geografia economica Tecnica della produzione dellrsquoimpor-tazione e dellrsquoesportazione industriale Tecnica della banca Tecnica del commercio interno ed internazionale Tecnica dei sistemi e dei re-golamenti monetari Tecnica dei trasporti e delle istituzioni ausiliare del commercio Politica economica applicata Statistica economica e demografica Regimi costituzionali e pubbliche amministrazioni Di-ritto privato Tutela del credito e diritto cambiario Sistemi tributari e doganali A questi la cui denominazione completa prevedeva lrsquoaggiun-ta della specifica laquodellrsquoEuropa sud-orientale e del Levanteraquo lo studente doveva aggiungere un corso di lingua a scelta fra lrsquoalbanese lrsquounghe-rese il rumeno il serbo-croato il bulgaro lo sloveno il russo lrsquoara-bo il turco e il greco moderno piugrave uno dei corsi pratici di lingua fra il tedesco lrsquoinglese e il francese (Bollettino maggio-agosto 1943 27-8)

Tuttavia i preparativi per lrsquoavvio della Scuola andavano a rilento complice la morte di uno dei principali promotori Mocenigo Infine con la caduta del fascismo il 25 luglio e la conseguente interruzione del canale diretto fra Volpi e lrsquoestablishment politico e industriale na-zionale vennero meno le condizioni ideologiche economiche e geopo-litiche sulle quali era nata lrsquointenzione di fondare una Scuola di profes-sionisti nel settore commerciale e industriale per lrsquoarea sud-orientale

Col finire della guerra per Carsquo Foscari non era piugrave il tempo di guar-dare al di lagrave dellrsquoAdriatico Nel cortile di quella che doveva essere la sede del museo e della biblioteca dello IESOL Carsquo Giustinian dei Ve-scovi lrsquo11 novembre del 1946 il rettore Luzzatto da poco reintegra-to nel corpo docente inaugurograve il laquoSacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigianaraquo tuttora presente Al centro della composizione artistica si erge la figura di una donna sofferente la Niobe La sua storia parla di una madre talmente orgogliosa dei suoi figli da con-siderarsi piugrave feconda della dea Leto la madre di Artemide e Apollo A causa della sua superbia perograve la Niobe fu punita con lrsquouccisione di tutta la sua prole un dolore immenso che la trasformograve in pietra e per il quale non smise mai di piangere Le lacrime versate vengo-no raccolte simbolicamente da una vasca collocata alla base della statua scolpita da Napoleone Martinuzzi Mentre si copre il volto e gli occhi con le braccia il corpo della donna dagrave le spalle al muro do-ve sono apposte le lapidi con incisi i nomi dei docenti e degli studen-ti dellrsquoIstituto caduti in tutte le guerre e nella laquolotta partigianaraquo la Prima guerra mondiale la guerra drsquoEtiopia la guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale (Paladini 2002)

Agli occhi di chi aveva vissuto la stagione imperiale di Carsquo Fosca-ri quel Sacrario significava lrsquoinfrangersi di un sogno e la separazio-ne da un mito che fino a quel momento aveva guidato le aspirazioni dellrsquoIstituto e di Venezia

Marco Donadon3 Un calendario accademico imperiale

Illustrazioni

139

141

Figura 1 Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia 19 gennaio-12 febbraio 2017 Venezia Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone

Studi di storia 10 142Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 2 Gagliardetto offerto dal Fascio di Mestre al 51mo Battaglione Eritreo Ficeacute (Scioa) 28 febbraio 1937 Venezia Il Gazzettino Illustrato

Illustrazioni

Studi di storia 10 143Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 3 Pubblicitagrave della Societagrave Adriatica di navigazione 1937-38 Guida commerciale della cittagrave e della provincia di Venezia

Venezia Soc Editr Mutilati e Combattenti

Illustrazioni

Studi di storia 10 144Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 4 Monumento ai Marinai drsquoItalia Colonna rostrata 1876 Venezia Giardini Napoleonici

Illustrazioni

Studi di storia 10 145Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 5 laquoUnioni Steriliraquo laquoPagina colonialeraquo 9 22 gennaio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 146Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 6 laquoLa resa dei contiraquo laquoPagina colonialeraquo 12 19 marzo 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 147Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 7 laquoLa mostra dellrsquoImperoraquo laquoPagina colonialeraquo 16 14 maggio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

Illustrazioni

Studi di storia 10 148Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 8 Lrsquoinserzione pubblicitaria delle Assicurazioni Generali Venezia 1936 Venezia OND ICF (a cura di) Giornata coloniale della Sezione

veneziana dellIstituto coloniale fascista

Illustrazioni

Studi di storia 10 149Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 9 Mario SIroni Venezia lrsquoItalia e gli studi 1935-36 Affresco Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Aula Baratto

Illustrazioni

Studi di storia 10 150Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 10 Stele ai cafoscarini caduti laquoper la fondazione dellrsquoImperoraquo 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Annuario 1936-37

Illustrazioni

Studi di storia 10 151Per una dimensione imperiale 141-152

Figura 11 Olga Manente 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia ASCF serie studenti fascicoli personali Olga Manente

Illustrazioni

153

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

4 Contrappunti in conclusione

Recentemente sulle pagine del quotidiano locale La Nuova Venezia (14 gennaio 2018 fig 11) egrave stata pubblicata la storia della ndash probabi-le ndash prima studentessa afro-italiana iscritta a Carsquo Foscari Olga Ma-nente La sua vicenda personale fuoriuscita dalle carte dellrsquoArchivio Storico dellrsquoUniversitagrave obbliga a riflettere sopra alcuni dei silenzi a cui non si egrave potuto dar voce in questa indagine storica come un con-trappunto di una storia che molte volte appare senza increspature1

Olga nacque a Saganegraveiti nel sud dellrsquoEritrea nellrsquoottobre del 1917 Suo padre Virginio Manente originario di Spinea nelle vesti di offi-ciale dei carabinieri srsquoimbarcograve per la colonia italiana nei primi an-ni del Novecento Della madre invece non si conosce il nome come per gran parte delle donne africane che si unirono con i soldati ita-liani in relazioni di madamato durante il periodo coloniale Un trat-to di penna sbarrando lo spazio dovrsquoera necessario inserire le gene-ralitagrave della madre sembra voler cancellare questa lsquoscomodarsquo origine allrsquointerno del fascicolo personale della studentessa laquometicciaraquo iscrit-tasi a Lingue e Letterature moderne nel novembre 1937 pochi me-si dopo la decisione del regime fascista di varare la prima legge raz-ziale2 Un primo silenzio dunque che ricorda come la ricerca che ho condotto e presentato nelle pagine precedenti prenda in esame so-lo il discorso degli invasori e dei colonizzatori pur decostruendolo e

1 Alla metafora musicale del contrappunto ricorse per la prima volta Edward Said per spiegare come al discorso del colonizzatore si affianchino sempre contro-narrazio-ni resistenziali in una storia dunque simultanea e polifonica A tal proposito Culture and Imperialism rappresenta un esempio lrsquointellettuale palestinese oltre allrsquoanalisi dei romanzi inglesi e francesi otto-novecenteschi conduce lo studio degli scritti di Aimeacute Ceacutesaire Frantz Fanon e William Butler Yeats 2 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente

Studi di storia 10 154Per una dimensione imperiale 153-156

depotenziandolo criticamente sottolineandone molte volte parados-si e forzature Inoltre come sembra suggerire il silenzio obbligato della madre e la mancanza di ego-documenti in grado di dare la pa-rola a Olga il passato veneziano irredentista nazionalista colonia-lista e imperialista fu una storia lsquofattarsquo da maschi esclusivamente bianchi dove alla donna era concesso solo il ruolo di testimone Ma-ria Damerini e Teresa Petracco ne sono un esempio

Il fascicolo personale di Olga dopo anni di anonimato egrave stato por-tato alla luce durante alcune ricerche drsquoarchivio che volevano indaga-re in quale modo le leggi razziali vennero applicate allrsquointerno di Carsquo Foscari Dallo spoglio delle carte egrave emerso un foglio ndash datato febbra-io 1938 ndash in cui egrave stilata una lista dei nomi di laquoallievi probabilmente ebreiraquo Nellrsquoelenco compare il nome anche della giovane studentessa afro-italiana fu forse un modo per i burocrati cafoscarini di lsquoatten-zionarlarsquo per via del colore della sua pelle3 Malgrado la stessa Olga si dichiarasse cattolica giagrave nellrsquoottobre di quellrsquoanno egrave presumibile che la schedatura per motivi razziali rappresentasse uno dei motivi che rallentarono la sua carriera universitaria visto che riuscigrave a lau-rearsi solo a conflitto terminato il 13 novembre 19454 Quel giorno infatti Olga discusse la sua tesi orale laquoLe malade imaginaire eacutetude des caracteacuteresraquo argomento previamente concordato con il relatore Italo Siciliano storico professore cafoscarino di letteratura france-se5 In calce al verbale di laurea compaiono i nomi dei docenti che in quellrsquooccasione formarono la commissione esaminatrice fra cui quello di Leonardo Ricci vero e proprio cultore della materia colo-niale a Carsquo Foscari durante gli anni Trenta

Questo incontro alquanto paradossale apre a un secondo silen-zio su un altro tema che non si egrave potuto affrontare in questrsquoindagi-ne storica lrsquoattivismo e la propensione filo colonialista imperialista e talvolta razzista dei professori cafoscarini ndash e percheacute no degli stu-denti ndash sembra non aver intaccato minimamente le carriere accade-miche di coloro che avrebbero continuato a sedere dietro la cattedra nel secondo dopoguerra Drsquoaltronde scorrendo gli Annuari degli an-ni accademici posteriori al 1945 egrave possibile notare come i professo-ri Lanzillo Uggeacute e Ricci ad esempio continuarono a tenere confe-renze lezioni e a pubblicare ricerche di carattere rispettivamente economico statistico e geografico Tuttavia tale considerazione non

3 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 documento dattiloscritto laquoI seguenti allievi sono probabilmente ebreiraquo febbraio 1938 4 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente verbale di Laurea Occorre precisare che gli studenti lsquofuori corsorsquo allrsquoepoca erano moltissimi Uno dei mo-tivi principali era sicuramente legato al procedere della guerra 5 La tesi orale molto probabilmente venne ampiamente utilizzata negli ultimi anni della guerra quando le comunicazioni fra studenti e professori si facevano sempre piugrave difficili Purtroppo di queste dissertazioni non egrave restata alcuna traccia in archivio

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

Studi di storia 10 155Per una dimensione imperiale 153-156

vuole presentarsi come un tentativo delatorio bensigrave come unrsquoocca-sione per comprendere se il sostegno e il contributo scientifico dato ai progetti coloniali e imperiali italiani primo-novecenteschi fosse vissuto dai docenti con nostalgia indifferenza oppure con vergogna in unrsquoItalia che seppur non direttamente stava partecipando alla stagione della decolonizzazione Attraverso lo studio delle carriere personali dei docenti inoltre sarebbe opportuno indagare se e in che modo gli stessi professori continuarono a far circolare allrsquointer-no delle aule cafoscarine nozioni o discorsi legati alle ndash oramai ndash ex colonie nonostante la scomparsa dei corsi Economia coloniale e De-mografia comparata delle razze dai piani di studio di Carsquo Foscari Un approfondimento adeguato porterebbe difatti a individuare perma-nenze o elementi di discontinuitagrave nel discorso scientifico

Riassumendo in quanto afro-italiana donna e studentessa lo sguardo intersezionale di Olga Manente permette di individuare allrsquointerno dellrsquoindagine storica alcuni limiti e al contempo diver-si orizzonti di ricerca che potrebbero essere affrontati in un prossi-mo futuro

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Fonti e bibliografia

Le tesi di laurea

In ordine cronologico sono riportate di seguito le tesi di laurea di ar-gomento coloniale eo imperiale discusse a Carsquo Foscari a partire dal 1914 fino al 1941 La ricerca egrave stata condotta a partire dagli Annua-ri e dai Bollettini Si considera lrsquoelenco incompleto

Frangioni Mario (aa 1914-15) laquoI regimi fondiari delle terre di nuova coloniz-zazioneraquo

Valenza Giovanni (aa 1914-15) laquoGli interessi italiani in Tunisiaraquo Bignamini Cristoforo (aa 1914-16) laquoLrsquoevoluzione commerciale e coloniale de-

gli Stati moderniraquo Franich Elia (aa 1915-16) laquoLa colonizzazione dellrsquoEritrea nei suoi aspetti eco-

nomici principaliraquoMorselli Guido (aa 1917-18) laquoLe condizioni economiche della Libia riguardo

alla colonizzazioneraquoGiletta Alberto (aa 1919-20) laquoLrsquoagricoltura nella Tripolitania Settentrionaleraquo Tonini Angelo (aa 1919-20) laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquoRosito Leonardo (aa 1920-21) laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei

suoi maggiori porti commercialiraquo Catalani Giacomo (aa 1920-21) laquoZavia (Garbiacutea) TripolitaniaraquoGalli Filippo (aa 1920-21) laquoLrsquoAlbania e la sua importanza economica e com-

merciale per lrsquoItaliaraquoSonetti Francesco (aa 1922-23) laquoLrsquoirrigazione e lo sviluppo dellrsquoagricoltura

nella Somalia Italiana MeridionaleraquoPellizzon Ferdinando (aa 1922-23) laquoIl mandato colonialeraquo Albuzio Andrea (aa 1923-24) laquoLe condizioni naturali della coltivazione asciut-

ta nella Tripolitania settentrionaleraquoBertoli Domenico (aa 1923-24) laquoLa dottrina dellrsquooccupazione ed il sistema

dei mandati colonialiraquo Pavcovich Vincenzo (aa 1923-24) laquoLa Jugoslavia e lrsquoAdriaticoraquo

Studi di storia 10 158Per una dimensione imperiale 157-168

Giordano Pasquale (aa 1924-25) laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commerciale italiana in quella regione attra-verso Rodi ed il Dodecanesoraquo

Scagnolari Alfredo (aa 1924-25) laquoLe relazioni commerciali italo-jugoslaveraquoGuelpa Ferruccio (aa 1924-25) laquoSaggio di monografia geografico-economi-

ca sul Dodecaneso (Rodi)raquoMaltini Roberto (aa 1925-26) laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del

Patto della Societagrave delle Nazioniraquo Tito Mario (aa 1925-26) laquoLrsquoordinamento giuridico e la colonizzazione della

Tripolitania Appendice ldquoRaccolta delle principali leggi riguardanti la Tri-politaniardquoraquo

Cainazzo Michele (aa 1926-27) laquoItalia e MediterraneoraquoSettembrini Arnaldo (aa 1926-27) laquoIl porto di Venezia dal 1850 in poiraquo Poloni Luigi (aa 1926-27) laquoColonia Eritrea agricoltura e commercioraquo Re Gerolamo (aa 1927-28) laquoIl porto di Venezia e lrsquoimportanza economica del

suo retroterraraquo Renna Ismaele (aa 1927-28) laquoIl problema cotoniero nelle colonie italiane

drsquoAfricaraquoMarino Fernando (aa 1928-29) laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo Azzolini Emilio (aa 1928-29) laquoDati e idee sulla valorizzazione della Soma-

lia meridionaleraquoLuchese Giuseppe (aa 1929-30) laquoLa riconquista della Libia dopo la guerra

mondiale (1918-1928)raquoMonti Giovanni (aa 1929-30) laquoLa Dalmazia negli ultimi cinquantrsquoanniraquoBolognini Manlio (aa 1930-31) laquoLa rinascita dellrsquoAlbaniaraquoCamerino Guido (aa 1930-31) laquoIl porto di Venezia dal 1849 al 1913raquoCasagrandi Erberto (aa 1930-31) laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1797 ai gior-

ni nostriraquoCoppetti Armando (aa 1930-31) laquoIl mediterraneo e la politica europea (Dal

congresso di Berlino sino ad oggi)raquoLucich Luigi (aa 1930-31) laquoLa DalmaziaraquoCucchini Achille (aa 1931-32) laquoIl porto di VeneziaraquoGentilucci Loreto (aa 1931-32) laquoLa Tripolitania e la Cirenaica ed il problema

demografico italianoraquo Antonelli Giuseppe (aa 1932-33) laquoLa Libia e il suo sviluppo economico dallrsquo

occupazione italiana ad oggiraquo Albanese Norina (aa 1932-33) laquoLrsquoAfrique du Nord dans les ouvrages et dans

le roman francaisraquoPaulin Luigi (aa 1932-33) laquoLa Dalmazia economica dal 1815 al 1915raquo Bertoli Augusto (aa 1933-34) laquoLrsquoinfluenza della colonizzazione sui popoli

colonizzatoriraquoCasale Lorenzo (aa 1933-34) laquoIl problema idraulico e la cotonicoltura in So-

maliaraquo Kirchmayr Alberto (aa 1933-34) laquoLrsquoAfrica orientale geografica ed economica

e le possibilitagrave di sviluppo del commercio italianoraquoNandi Italo (aa 1934-35) laquoLrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria nel millenario delle sue re-

lazioni con Veneziaraquo Valentini Giuseppe (aa 1935-36) laquoAvvaloramento della SomaliaraquoZannini Alfredo (aa 1935-36) laquoLa valorizzazione zootecnica in LibiaraquoGrisan Bruno (aa 1936-37) laquoLrsquoIstria fedele di Roma e di Venezia nella storia

del risorgimento nazionaleraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 159Per una dimensione imperiale 157-168

Terboievich Bruno (aa 1936-37) laquoLa slavizzazione austriaca della DalmaziaraquoGmneir Roberto (aa 19336-37) laquoSomalia italiana meridionaleraquo Brardinelli Mario (aa 1937-38) laquoColonizzazione della Somaliaraquo Buseghin Renato (aa 1937-38) laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Medi-

terraneo Orientaleraquo Martina Enzo (aa 1937-38) laquoConsiderazioni politico economiche sul com-

mercio estero in Italia dalla marcia su Roma alla costituzione dellrsquoImperoraquo Quintarelli Idalgo (aa 1937-38) laquoRecenti ricerche e prospettive dellrsquoindustria

cotoniera italianaraquo Ravida Ernesto (aa 1937-38) laquoLa coltivazione del cotone in Egitto nel Sudan

Anglo Egiziano nelle colonie italiane e negli Stati Uniti drsquoAmericaraquoBonybadi Vittorio (aa 1938-39) laquoStoria demografica di Pola dal secolo 16 ai

giorni nostriraquo Cesco Frare Mario (aa 1938-39) laquoLrsquoEtiopia e le sue possibilitagrave economiche in

funzione dei suoi valori geograficiraquo Domenighini Leoniola (aa 1938-39) laquoPolitica coloniale fascistaraquo Lucich Bruno (aa 1938-39) laquoProvvedimenti politici e sviluppo della produ-

zione elettrica nella regione Veneto-Adriaticaraquo Ptacek Carlo (aa 1938-39) laquoIl Porto di Venezia nellrsquoultimo quindicennioraquo Trevisan Gustavo (aa 1938-39) laquoLa funzione geografica ed economica di Ro-

di e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo Venditti Ernesto (aa 1938-39) laquoFondamenti geografici della valorizzazione

economica della Tripolitaniaraquo Vicel Alberto (aa 1938-39) laquoRegime agrario nello sguardo storico e la rifor-

ma agraria nella Jugoslaviaraquo Vuk Stanko (aa 1938-39) laquoLa Jugoslavia e le sue minoranzeraquoZerilli Francesco (aa 1938-39) laquoAspetti geografici ed economici dellrsquoIsola

di RodiraquoBrambati Pierino (aa 1938-39) laquoLa politica coloniale italiana dalla costitu-

zione del Regno drsquoItalia alla conquista della Libiaraquo Sango Edoardo (aa 1939-40) laquoRisorse e promesse delle terre dellrsquoImperoraquo Sarzi Amade Carlo (aa 1939-40) laquoLrsquooccupazione di guerraraquo Vannutelli Mario (aa 1939-40) laquoLrsquoItalia potenza marittima in Mediterraneo

e nelle sue colonie dal 1866 alla fondazione dellrsquoImpero (9 maggio 1936)raquo Vucusa Riccardo (aa 1939-40) laquoLrsquoimportanza economica del porto di ZararaquoGuelfi Oreste (aa 1940-41) laquoIl cotone e le possibilitagrave dellrsquoImperoraquo Trevisini Alfredo (aa 1940-41) laquoLa colonizzazione italiana in Africa compara-

ta a quella delle altre potenze europeeraquo Petrei Italo (senza data) laquoLe colonie italiane nel dopo guerraraquo Lumia Cristoforo (senza data) laquoLrsquoambiente geografico - economico della Tri-

politaniaraquo Gallana Sergio (senza data) laquoValorizzazione economica della Cirenaicaraquo Manzelli Arrigo (senza data) laquoLa politica economica coloniale dal 1905 al

1930raquoMarchiori Gino (senza data) laquoI protettorati europei sui sultanati di Zanzibar e

della Somalia in diritto internazionaleraquo Tesi Guglielmo (senza data) laquoPotenzialitagrave economica della Cirenaica in rap-

porto alle condizioni geograficheraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 160Per una dimensione imperiale 157-168

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Annuari e Bollettini

Annuario = Annuario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia (dal 1922 Annuario del R Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia per gli anni accademici dal 1936 Annuario del R Istituto Superio-re di Economia e Commercio di Venezia per gli anni Accademici dal 1940 An-nuario per gli anni accademici) Venezia Annate 1897-1947 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48373 (2019-04-07)

Bollettino = Bollettino dellrsquoAssociazione degli antichi studenti della R Scuola su-periore di commercio di Venezia (dallrsquoottobre 1921 Associazione ldquoPrimo Lan-zonirdquo fra gli antichi studenti della R Scuola superiore di commercio di Vene-zia) Venezia Annate 1899-1943 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48371 (2019-04-07)

Eraclit = Eraclit Piastre per lrsquoedilizia e rivestimenti isolanti Venezia Annate 1930-1936

Marco DonadonFonti e bibliografia

Con la conquista dei primi territori coloniali sul finire dellrsquoOttocento la retorica imperiale prese a circolare non solo fra le calli veneziane ma anche tra i banchi di Carsquo Foscari Il discorso pubblico cosigrave come quello scientifico-accademico interagendo con il bagaglio storico-culturale dellrsquoex Dominante contribuirono a ridefinire lo spazio urbano e quello universitario lasciando tracce ancora oggi visibili Proprio a partire da queste ultime si tenteragrave di descrivere le vicende e individuare gli interpreti di una pagina di storia locale ancora poco conosciuta

Marco Donadon (1992) egrave dottorando di ricerca in Studi storici presso le Universitagrave di Padova Venezia e Verona Ha studiato allrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari Venezia dove ha conseguito la laurea magistrale Si occupa di Storia del colonialismo e dellrsquoimperialismo italiano rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo di questi fenomeni durante il fascismo

UniversitagraveCarsquoFoscariVenezia

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cio

  • 11Introduzione
  • 117Il ritorno della Dominante
    • Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento
      • 251Tracce imperiali a Venezia
        • La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo
          • 397Un calendario accademico imperiale
            • Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano
              • Illustrazioni
                  • 4155Contrappunti in conclusione
                  • 159Fonti e bibliografia
                  • 11Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia
                  • 12In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali
                  • 13Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare
                  • 14Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola
                  • 15Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni
                  • 16Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti
                  • 21Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa
                  • 22Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali
                  • 23Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia
                  • 24Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia
                  • 25Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939
                  • 26Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari
                  • 31Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta
                  • 32Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia
                  • 33La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia
                  • 34Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero
                  • 35Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari
                  • 36Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale
                  • Pagina vuota
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Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

copy 2019 Marco Donadon per il testocopy 2019 Edizioni Carsquo Foscari - Digital Publishing per la presente edizione

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Edizioni Carsquo Foscari - Digital PublishingUniversitagrave Carsquo Foscari VeneziaDorsoduro 3246 30123 Veneziahttpedizionicafoscariuniveit | ecfuniveit

1a edizione novembre 2019ISBN 978-88-6969-348-9 [ebook]ISBN 978-88-6969-349-6 [print]

44 URL httpedizionicafoscariuniveititedizionilibri978-88-6969-349-6DOI httpdoiorg1030687978-88-6969-348-9

Per una dimensione imperiale Carsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943) Marco Donadon mdash 1 ed mdash Venezia Edizio-ni Carsquo Foscari - Digital Publishing 2019 mdash 168 p 23 cm mdash (Studi storia 10) mdash ISBN 978-88-6969-349-6

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Abstract

At the end of nineteenth century Carsquo Foscari was established by a powerful local eacutelite that was motivated to take advantage of the new international economic and commercial scenario With the conquest of the first colonies and in a second moment with the construction of Italian empire the city of Venice and also Carsquo Foscari attempted to play a role of utmost importance in the Italian political plans In this regard in the shadow of the strong myth of Serenissima the academic staffing plan and the degree programmes offered at the Venetian university were constantly modified in order to shape a young class of commercial officials able to lead others Mediterranean markets under the Italian im-perial influence

Keywords Fascism Colonialism Imperialism Venice Myth Cultural history University Racism Balkans Africa

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Ringraziamenti

In un primo momento nutrivo qualche dubbio sul tema di ricerca propostomi dal professore Alessandro Casellato per la mia tesi di laurea Una ricerca archivistica che si prospettava infinita e un argomento che conoscevo ben poco andavano ad alimentare infatti le mie paure e insicurezze Col passare del tempo perograve grazie alle riunioni di gruppo per la realizzazione della mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (19 gennaio-12 febbraio 2017 Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone) e alle dis-cussioni tenute col professore a ricevimento il progetto di ricerca ha cominciato ben presto ad appassionarmi Pertanto vorrei ringraziare sentitamente il professore Alessandro Casellato per il supporto i preziosi consigli e le opportunitagrave che mi ha dato in questi ultimi anni Ringrazio di cuore anche il professore Marco Fincardi il quale non mi ha mai fatto mancare il suo sincero sostegnoNon sarebbe stato possibile portare a termine questa ricerca storica senza la disponibilitagrave la competenza e lrsquoentusiasmo di persone come Antonella Sattin e Alessandro Ceregato dai quali sono stato condotto letteralmente per mano tra le carte degli archivi storici di Carsquo Foscari e dellrsquoIsmar A loro il mio profondo e sincero affetto Un ringraziamento va anche alla dottoressa Igiaba Scego che ha mostrato profondo interesse per il mio lavoro riportandomi os-servazioni e intuizioni che si riveleranno molto utili per il futuro Infine dedico un pensiero speciale a molti professori e studenti del Corso di Laurea magistrale di Storia dal Medioevo allrsquoEtagrave Con-temporanea che mi hanno accompagnato affettuosamente in questa esperienza lunga e faticosa permettendomi di lsquorubare con gli occhirsquo gli strumenti principali del mestiere dello storico e di comprendere sotto unrsquoaltra luce il mondo

Venezia novembre 2019

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismo italiano (1868-1943)Marco Donadon

Sommario

Introduzione 11

1 Il ritorno della Dominante 17Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

2 Tracce imperiali a Venezia 51La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

3 Un calendario accademico imperiale 97Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

ILLUSTRAZIONI 139

4 Contrappunti in conclusione 153

Fonti e bibliografia 157

11

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Introduzione

Il 31 gennaio 1939 il conte di Misurata Giuseppe Volpi tenne una con-ferenza dal titolo Venezia antica e moderna presso lrsquoUniversitagrave degli Studi di Zurigo Pubblicato successivamente in un libretto di quaran-ta pagine dallrsquoeditore romano Atena lrsquointervento mirava a decantare laquouna delle piugrave grandi imprese del nostro secoloraquo la nascita e lo svi-luppo di Porto Marghera1 Secondo il conte il complesso industria-le nato in seguito alla Convenzione stipulata nel 1917 tra lo Stato il Comune di Venezia e la Societagrave del Porto Industriale rappresentava una nuova Venezia che al pari di quella antica ndash il centro storico ubi-cato in isola ndash era laquosorta dal mare e dal mare attende la sua ricchez-zaraquo LrsquoAdriatico insomma fungeva da trait drsquounion fra la Storia cioegrave ciograve che egrave stato e la cultura una manifestazione umana confinata in una determinata epoca e in grado di reinterpretare il passato in ba-se ai propri schemi ideologici in funzione di un futuro da delineare e da progettare sotto forma di un destino manifesto che per Venezia assumeva tinte decisamente imperiali Infatti laquoper uno di quei cicli fatali che segnano il tormentoso cammino dellrsquoumanitagraveraquo il senatore poteva affermare come fosse giunta finalmente lrsquoora per Venezia di partecipare laquocon orgoglio alla restaurata missione imperialeraquo una laquotradizione storicaraquo ravvivata in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia e la conseguente fondazione dellrsquoImpero italiano e fascista Drsquoaltron-de dopo laquolrsquooscuro travaglio medioevaleraquo Venezia avrebbe avuto il merito di proseguire il progetto imperiale dellrsquoantica Roma assumen-do la funzione di laquosentinella della civiltagrave latinaraquo nel Mediterraneo Anche allrsquoinizio del XVI secolo in una congiuntura storica partico-

1 La conferenza egrave stata organizzata dallrsquoAssociazione Svizzera per i Rapporti Cultu-rali ed Economici con lrsquoItalia La figura di Giuseppe Volpi verragrave meglio delineata nel corso del testo

Studi di storia 10 12Per una dimensione imperiale 11-16

larmente sfavorevole Venezia era stata in grado di reggere allrsquourto provocato dalla Lega di Cambrai dal rafforzamento dellrsquoImpero Ot-tomano e dallo spostamento di molte rotte commerciali verso le Ame-riche grazie alla forza laquodi una stirpe costruttrice di eventiraquo laquola pro-genie eroica dei navigatori venetiraquo La vocazione imperialista della antica Repubblica pertanto non solo si basava su un retroterra sto-rico considerato come glorioso ma anche su un fondamento identi-tario per quanto anacronistico volto a sottolineare la specificitagrave e lrsquoalteritagrave dei veneziani rispetto ad altri popoli una diversitagrave che al-la vigilia della conquista dellrsquoAlbania poteva assumere i contorni di un modello storico da seguire ed emulare per lrsquointera Italia fascista2

Per come tratta determinati argomenti Venezia antica e moderna egrave un documento di estremo interesse poicheacute rappresenta un chiaro esempio di uso politico e pubblico della Storia la quale viene narra-ta attraverso lrsquoutilizzo di stilemi mitici ancorati a una precisa epoca storica In questo caso infatti come si egrave potuto osservare il conte di Misurata Giuseppe Volpi riuscigrave a porre in continuitagrave il presente con un passato opportunamente selezionato in grado di legittimare e con-sacrare lrsquooperato di una classe politica ndash o di un uomo solo ndash che nei primi decenni del Novecento era riuscita a erigere una Venezia mo-derna laquolibera di ogni impedimento nella sua moderna attivitagraveraquo (Vol-pi 1939 7-26) Inoltre si tratta di una sintesi perfetta e matura di un discorso costruito e declinato continuamente sin dallrsquoinizio del seco-lo scorso da svariati autori secondo le esigenze di una cittagrave che lsquosta-va salendorsquo sulle ali di uno mito forte intento a riattivare una nuova politica della memoria (Povolo 2000 Infelise 2002)

Malgrado questa lsquotestimonianzarsquo di Volpi risalga al 1939 si puograve af-fermare come Venezia sin dalla sua annessione al territorio italiano abbia ricoperto un ruolo importante allrsquointerno dei diversi progetti drsquoespansione e coloniali del Regno che si susseguirono e sovrappo-sero negli anni A tal proposito puograve venire in aiuto unrsquoinstallazione esposta a conclusione della visita della mostra storico-documentaria Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia (Venezia Carsquo Fo-scari Zattere Cultural Flow Zone 19 gennaio-12 febbraio 2017) al-lestita da un gruppo di studenti di Storia e antropologia dellrsquoUniver-sitagrave Carsquo Foscari Venezia in occasione del Giorno della Memoria 2017 allargato per quellrsquoanno al tema del razzismo coloniale italiano da-

2 La retorica identitaria e la sua intrinseca rielaborazione mitopoietica si fondano per forza di cose sullrsquoanacronismo A conferma di ciograve si riportano i termini di matrice fascista utilizzati da Giovanni Volpi per descrivere i presunti caratteri posseduti dai veneti laquoArdore drsquoiniziativa slancio drsquoazione sprezzo del pericolo della vita comoda e facile amore della sana vita marinara dellrsquoavventura rischiosa forte sentire di seacute della propria patria esaltazione della fede religiosa non esaurientesi in un vago mi-sticismo ma incitatrice di fatti eroici che esaltano insieme lrsquoamore della Patria e lrsquoa-nelito misticoraquo (1939 24)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 13Per una dimensione imperiale 11-16

ta la lsquoscomodarsquo ricorrenza dellrsquoottantesimo anniversario della prima legge sulla laquotutela della razzaraquo varata il 19 aprile 1937 per impedi-re rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane Lrsquoinstallazione non era altro che una grande carta murale dovrsquoerano stati trasposti i risultati della ricerca etnolinguistica toponomasti-ca e archivistica condotta precedentemente sul territorio da parte degli studenti Fra permanenze e rimozioni i curatori hanno quindi portato alla luce quelle tracce del tessuto urbano ndash monumenti to-ponimi edifici e sedi di eventi ndash legate al colonialismo e allrsquoimperia-lismo italiano interagendo con lrsquoidentitagrave e la memoria storica del-la cittagrave [fig 1] Lrsquoinsieme dei punti cosigrave evidenziati dava da subito la sensazione al visitatore di una cittagrave che appoggiograve con consapevolez-za e decisione lrsquoespansione coloniale italiana partendo dal recupe-ro e dalla riattivazione del passato della Repubblica di Venezia un passato opportunamente selezionato e narrato sotto forma del mito3 Nel suo piccolo anche Carsquo Foscari partecipograve attivamente a questa stagione storica tanto da essere segnata quale traccia urbana nella mappa imperiale di Venezia Del resto la cosa non puograve meravigliare considerato che sin dalla sua fondazione ndash come Scuola di Commer-cio ndash lrsquouniversitagrave veneziana cercograve di rispondere sempre alle esigenze di una classe dirigente locale estremamente integrata nel contesto politico nazionale e negli equilibri economico-commerciali mondiali

In questo senso quindi si puograve affermare come la mappa esposta in occasione della mostra abbia costituito un vero e proprio punto di partenza per la seguente indagine storica che si propone di tracciare in che modo Venezia e in particolare Carsquo Foscari rielaborarono il di-scorso e la pratica dapprima coloniale e infine imperiale in un arco di tempo compreso fra la fondazione della Scuola di Commercio (1868) e la fine della Seconda guerra mondiale Tuttavia particolare atten-zione saragrave dedicata alla svolta del 1936 quando lrsquoItalia fascista pro-clamograve la nascita dellrsquoImpero in seguito allrsquooccupazione dellrsquoEtiopia

Intesi come documento e teatro pertanto lo spazio urbano e quel-lo accademico costituiranno i principali oggetti di studio ambiti sui quali si egrave riflettuto partendo dalla lettura di Roma negata (2014) te-sto con cui lrsquoautrice Igiaba Scego insieme al fotografo Rino Bianchi riflette sulla memoria postcoloniale di Roma camminando per le stra-de della cittagrave Anche la capitale infatti presenta tuttora i segni del-la laquostoria dolorosaraquo che legava lrsquoItalia alle sue ex colonie nonostan-te essi continuino a essere ignorati da un discorso pubblico incapace

3 Per quanto riguarda la mostra Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia si veda il blog ufficiale URL httpsrazzismocolonialeveneziawordpresscom (2018-01-8) La progettazione la con-ricerca e la ricezione sono stati oggetto di stu-dio allrsquointerno del panel laquoIl colonialismo come storia pubblica Metodologie e prati-cheraquo coordinato da Valeria Deplano in occasione dei Cantieri di Storia IX (Padova 13-15 settembre 2017)

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 14Per una dimensione imperiale 11-16

di contestualizzarli e depotenziarli del loro carattere colonialista e razzista (Scego 2014 19)

Altrettanto fondamentali per la stesura della ricerca storica che seguiragrave nelle prossime pagine si sono rivelati alcuni degli studi di Edward Said in particolare i saggi Orientalism (New York 1878) e Culture and Imperialism (New York 1993) noncheacute lrsquoautobiografia Out of place A memoir (Londra 1999) tutti lavori che pongono al centro la riflessione a proposito della suddivisione ndash infondata secondo il parere dellrsquointellettuale palestinese ndash fra sapere puro e sapere po-litico Infatti sulla base del concetto gramsciano di laquoegemonia cul-turaleraquo ossia il prevalere di un determinato sistema di idee Said afferma come la visione omogeneizzante e per questa ragione stere-otipata dellrsquoOriente derivi dal costante intreccio fra scienza e pote-re Questo rapporto talmente inestricabile causerebbe lrsquooggettivarsi di una consapevolezza geopolitica che la comunitagrave accademica pur sforzandosi di rielaborare tende tuttavia a confermare se non addi-rittura a rinforzare Si tratta pertanto di una riflessione fondamen-tale per approfondire il processo di costruzione e diffusione dellrsquoar-gomento coloniale dentro le aule di Carsquo Foscari

Grazie alle esperienze e ai testi sin qui citati lrsquoindagine storica egrave stata organizzata tenendo sempre presente la relazione simbiotica che intercorse fra Venezia e la lsquosuarsquo Universitagrave una dimensione locale che sebbene contestualizzata costantemente nellrsquoambito italiano ed europeo dimostra da piugrave vicino come il colonialismo non rappresentograve soltanto una parentesi della storia nazionale bensigrave un elemento strut-turale della costruzione identitaria italiana (Ben-Ghiat e Fuller 2005) Con lrsquoobiettivo dunque di raccontare la storia universitaria di Vene-zia in parallelo a quella urbana lo studio si sviluppa in tre capitoli

Il primo allrsquointerno della cornice di una Venezia intesa come piaz-za e laboratorio principale del nazionalismo adriatico primonove-centesco si soffermeragrave quasi esclusivamente su Carsquo Foscari nei suoi primi sessantrsquoanni di vita ponendo in evidenza in che modo il suo sta-tuto di Scuola Superiore di Commercio fosse funzionale ai progetti espansionistici delle eacutelite locale e nazionale Inoltre parallelamente alla progressiva crescita del pensiero coloniale fra gli strati socia-li piugrave alti della popolazione si egrave cercato di riportare nel testo quan-do e quali furono le prime conoscenze coloniali e razziali a circola-re nel corpo docente e studentesco cafoscarino attraverso lo studio dei programmi didattici di alcune tesi di laurea ndash peraltro elencate in laquoAppendiceraquo ndash e di altra documentazione drsquoarchivio Al contempo si presteragrave particolare attenzione a come nelle aule universitarie il crescente interesse per lo studio delle colonie a partire dagli anni Venti si rapporti alla rilettura storica del passato della Repubblica di Venezia in termini coloniali e imperiali

Nel secondo capitolo molta attenzione verragrave data alla prospettiva imperiale lrsquoorizzonte comune verso il quale lrsquoItalia e Venezia volse-

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10 15Per una dimensione imperiale 11-16

ro il loro sguardo nel corso degli anni Trenta A tale scopo con lrsquoa-iuto della stampa dellrsquoepoca la ricerca egrave riuscita a ricostruire lrsquoa-zione ndash incessante ndash di appropriazione dei simboli e della memoria storica di Venezia che il regime fascista condusse con il consenso di Volpi al fine di diffondere una coscienza coloniale e imperiale di mas-sa poggiata molte volte su un dispositivo razzista che di ligrave a poco sa-rebbe stato istituzionalizzato dal fascismo

Il terzo e ultimo capitolo infine riprenderagrave il punto di vista di Carsquo Foscari ormai ampiamente fascistizzata con lrsquoaprirsi del terzo decen-nio del Novecento Dopo un periodo di estrema difficoltagrave economica scientifica e politica la riforma De Vecchi parve dare il colpo di gra-zia allrsquoIstituto nonostante collocasse a pieno titolo Carsquo Foscari fra le universitagrave statali Del resto la soppressione della sezione diplomati-co-consolare vero e proprio fiore allrsquoocchiello dellrsquoidentitagrave cafosca-rina sembrava tagliare fuori lrsquouniversitagrave veneziana dalla lsquocorsa per lrsquoimperorsquo Al contrario dalle carte dellrsquoArchivio Storico si assiste al continuo sforzo sostenuto da Carsquo Foscari per continuare a rendersi competitiva nel panorama accademico nazionale In questo frangen-te risulta di estremo interesse anche il dibattito nato in seno allrsquou-niversitagrave sul rapporto fra la propria identitagrave storica e le nuove esi-genze imperiali a cui lrsquoItalia doveva rispondere Tuttavia allrsquoillusione che il mito della Serenissima si stesse inverando seguigrave la sconfitta dellrsquoItalia nella Seconda guerra mondiale togliendo qualsiasi spe-ranza di gloria La costruzione del Sacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigiana (1946) ndash tuttora presente presso la sede centrale dellrsquoUniversitagrave ndash rappresentograve simbolicamente lrsquoinfrangersi del sogno per Carsquo Foscari di diventare il punto di riferimento accademico per quanti volessero intraprendere la carriera di funzionario imperiale

Per concludere il seguente lavoro di ricerca si prefigge lrsquoobiettivo di contribuire a far emergere le pagine fra le piugrave luminose per alcu-ni ma piugrave oscure secondo il mio giudizio del passato cittadino e uni-versitario di Venezia con la speranza di complicare e problematiz-zare uno storytelling di una cittagrave che troppo spesso ha scientemente omesso alcuni aspetti intensificandone degli altri in una autorappre-sentazione semplificata per quanto coerente e integrata

Marco DonadonIntroduzione

Studi di storia 10DOI 1030687978-88-6969-348-9001 17

Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

1 Il ritorno della DominanteCarsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento

11 Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia

Nellrsquoottobre del 1866 Venezia riteneva di sentirsi pronta per rita-gliarsi un ruolo allrsquointerno di quelle prospettive mondiali economi-co-commerciali che sembravano prefigurarsi allrsquoorizzonte con lrsquoora-mai prossima apertura dellrsquoistmo di Suez Oltre a istituire un regime doganale con uno o piugrave Stati a potenziare la flotta mercantile nellrsquoA-driatico e a migliorare le strutture portuali secondo la classe diri-gente locale per rilanciare la funzione economica del Regno appariva indispensabile formare degli operatori economici in grado di rianno-dare le lsquotradizionalirsquo relazioni commerciali con lrsquoOriente A tal pro-posito le strade da percorrere erano due da un lato la trasforma-zione e lrsquoampliamento dellrsquoIstituto tecnico fondato dagli austriaci in cittagrave nel 1840 dallrsquoaltro il progetto di una nuova Scuola Superiore di Commercio e almeno in principio di navigazione1 In questrsquoottica

1 Lrsquoipotesi di creare due Scuole ndash una di Commercio e una di Navigazione ndash fu defi-nitivamente scartata nel 1867 in quanto a Genova funzionava giagrave un Istituto di Mari-na Mercantile

Sommario 11 Una Scuola funzionale ndash 12 In classendash 13 Studiare le colonie a Venezia ndash 14 Intenti comuni ndash 15 Sul campo ndash 16 Dalla parte degli studenti

Studi di storia 10 18Per una dimensione imperiale 17-50

con il contributo finanziario di tutte le articolazioni amministrative di Venezia ndash il Comune la Provincia e la Camera di Commercio ndash e con la tutela dello Stato prese avvio a livello nazionale la prima Re-gia Scuola Superiore di Commercio un progetto che al contempo in-tersecava gli interessi del Regno a quelli di Venezia (Berengo 1989 Bano 2002 Favero 2015)2

Come ci suggerisce lrsquoOrdinamento della regia Scuola superiore di commercio in Venezia pubblicato nel 1868 dal Ministero drsquoAgricoltu-ra Industria e Commercio allrsquoatto di nascita la Scuola non rientra-va nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione bensigrave in quelle del Ministero dellrsquoAgricoltura dellrsquoIndustria e del Commer-cio Del resto per formare laquoquella tempra di animo gagliarda che si richiederaquo al commerciante laquoper pigliar parte con esito felice a questa immensa concorrenza di traffici che oggi ha per teatro e per mercato il mondo interoraquo non occorreva tanto laquocoltivar lrsquointellet-toraquo ndash dellrsquoistruzione infatti si doveva far carico lrsquouniversitagrave ndash quanto educare gli allievi ad apprendere quelle capacitagrave richieste per intra-prendere laquoviaggi profittevoli a seacute ed al Commercioraquo al fine di laquoschiu-dere nuovi mercati ai prodotti nazionaliraquo (Ordinamento 1868 19 cf Paladini 1996)

Nelle aule di palazzo Foscari la didattica che assunse forma de-finitiva solo nel 1871 si articolava dunque in tre indirizzi uno di ca-rattere commerciale per la preparazione di dirigenti pubblici e pri-vati uno magistrale per la formazione del corpo insegnante nelle materie tecnico-scientifiche e linguistiche ndash come economia ragio-neria diritto merceologia geografia e lingue straniere ndash infine uno consolare per coloro che volevano intraprendere la carriera diplo-matica o commerciale allrsquoestero (Berengo 1989)3 Il programma cur-ricolare era il medesimo per il biennio Durante il primo anno era previsto lrsquoinsegnamento di Letteratura commerciale che proponeva lrsquoapprofondimento delle laquonarrazioni dei viaggi e delle piugrave importan-ti scoperte non che le biografie degli uomini che si segnalarono nel traffico e nelle industrie e la notizia dei cospicui istituti di pratica mercantileraquo Geografia commerciale volto allo studio laquodelle piazze di commercio con le particolaritagrave topografiche sociali e mercantili che le distinguonoraquo Merceologia per analizzare le merci maggior-mente commerciabili Calcolo e Computisteria mercantile A questi

2 A tal proposito basti ricordare come il Consiglio di Amministrazione e direzione fosse composto da sei persone elette provenienti dalla Provincia dal Comune e dalla Camera di Commercio a cui si aggiungeva con voto deliberativo il direttore Francesco Ferrara proveniente dal Ministero delle Finanze 3 Inizialmente il corso prevedeva una durata biennale per il corso commerciale e trien-nale per quello magistrale e consolare In seguito nel 1870 si stipulograve fra la Scuola e il Ministero che la durata dovesse essere aumentata A tal proposito si decise di rendere triennale lrsquoindirizzo commerciale e quinquennale gli altri due indirizzi

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

Studi di storia 10 19Per una dimensione imperiale 17-50

veniva affiancato uno studio di perfezionamento in chiave commer-ciale della lingua francese e tedesca alcuni principi fondamentali del Diritto civile ndash laquoper servire di avviamento allo studio del Diritto commerciale industriale ed internazionaleraquo ndash e molte esercitazioni di Pratica commerciale in cui lrsquoallievo doveva eseguire alcune ope-razioni mercantili nelle finte vesti di impiegato o capo delle case di commercio Oltre al proseguimento delle lezioni di Merceologia Ge-ografia e Letteratura e delle lingue straniere il secondo anno vede-va lrsquoavviamento degli insegnamenti di Economia commerciale e Cal-colo mercantile Solo sulla carta invece la Scuola aveva iniziato a organizzare il terzo anno gli insegnamenti di Merceologia Diritto commerciale Economia commerciale e Letteratura sarebbero sta-ti affiancati dai corsi di Diritto internazionale pubblico Statistica commerciale ndash che in sostanza specializzava lo studio della Geogra-fia ndash e Storia del commercio Questrsquoultimo secondo i due maggiori promotori del progetto Carsquo Foscari Edoardo Deodati e Luigi Luzzat-ti era da considerarsi alquanto formativo per gli alunni poicheacute laquola storia di una scienza costituiva parte essenziale della scienza mede-simaraquo (Ordinamento 1868 13-15 corsivo aggiunto) Una base umani-stica da impartire non tanto a coloro che avrebbero seguito lrsquoindiriz-zo commerciale a cui erano richieste piugrave che altro delle competenze estremamente pratiche bensigrave a chi appariva fortemente intenzionato ad avviare una carriera consolare settore professionale che avreb-be dovuto fondarsi su entrambi i laquorami della scienzaraquo in quanto srsquoin-travedeva lrsquoopportunitagrave di intervenire nella formazione di una eacutelite influente sul piano internazionale comrsquoera quella consolare Infatti da un lato i futuri consoli sarebbero cresciuti nel culto dei fasti vene-ziani grazie alle nozioni impartite non solo durante le lezioni di Sto-ria commerciale ma anche in quelle di Storia dei trattati corso pen-sato appositamente per lrsquoindirizzo consolare dallrsquoaltro un personale estero diplomatosi a Venezia avrebbe costituito un indiscusso van-taggio per il futuro portuale di una cittagrave che si proponeva di porsi a capo del rilancio espansionistico italiano verso lrsquoOriente La stessa commistione fra la storia della Repubblica e gli equilibri geopoliti-ci contemporanei appariva agli occhi del Ministero dellrsquoAgricoltura quale ambiente ideale per laquoannodare le antiche relazioni commer-ciali dellrsquoItalia collrsquoOrienteraquo specialmente alla luce di un piano cur-riculare che prevedeva una preparazione linguistica completa dal-le lingue occidentali fino a quelle orientali (Ordinamento 1868 5)4

4 La citazione egrave ripresa dalla laquoRelazioneraquo del ministro di Agricoltura Industria e Com-mercio a S M in udienza del 6 agosto corrente sopra lrsquoordinamento della Regia Scuola Superiore di Commercio contenuta nellrsquoOrdinamento Nonostante il benestare del Mi-nistero dellrsquoAgricoltura che permise di considerare la sezione consolare al pari della facoltagrave di giurisprudenza le iscrizioni rimasero basse per piugrave di un decennio Tuttavia lrsquoindirizzo consolare costituiragrave nel tempo motivo drsquoorgoglio per la Scuola veneziana

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

Studi di storia 10 20Per una dimensione imperiale 17-50

Il greco moderno il persiano e lrsquoarabo costituivano delle peculiaritagrave che collocavano la Scuola sin dalla sua fondazione in una relazione funzionale non solo con il Regno drsquoItalia ancora troppo giovane per portare avanti una seria politica di potenza quanto soprattutto con i progetti di una classe imprenditoriale locale decisa ad espandere i propri affari verso Est (Paladini 1996)

12 In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali

Oltre alle competenze accademiche con lrsquoassegnazione delle prime cattedre iniziarono a penetrare nel tessuto di Carsquo Foscari specifici indirizzi ed esperienze politiche che andranno ad alimentare il fitto intreccio fra sapere e potere costituitosi sin dalla fondazione Drsquoal-tra parte il risvolto pratico dellrsquoinsegnamento impartito fra le aule della Scuola non poteva non sbilanciare il rapporto fra esigenze uti-litaristiche e ricerca scientifica in favore delle prime In questo sen-so egrave necessario sottolineare perlomeno alcuni aspetti biografici del professore designato a tenere il corso di Diritto civile commercia-le e marittimo Carlo Combi (Cella 1982)5 Ancor prima di aver su-perato la prova scritta del concorso indetto dalla Commissione mi-sta questrsquoultimo era considerato come il laquocapo del partito nazionale dellrsquoIstriaraquo Fin da giovane infatti si era distinto per lrsquoattivitagrave irre-dentista a tal punto che in seguito al bando inflittogli dalla autoritagrave austriache il giovane capodistriano chiese lo svincolo dalla sudditan-za austriaca per appoggiare il governo italiano alla vigilia della Ter-za guerra drsquoindipendenza Dal suo rifugio lombardo Combi continuograve lrsquoazione politica rivolgendo un primo appello al re ndash pubblicato postu-mo con il titolo Gli istriani a Vittorio Emanuele II (Milano 1915) ndash nel quale ribadiva con veemenza lrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria

[gli italiani della Giulia] saranno i guardiani dellrsquoAlpe Giulia di quellrsquoAlpe che violata troppe volte dallo straniero egrave complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale essi sono i discen-denti di quegli arditi marinai istriani che combatterono e vinse-ro sotto il glorioso vessillo di San Marco (Combi 1915 5 cf Cat-taruzza 2007 50)6

5 Per il primo anno vennero designati sei professori Oltre a Combi vennero chiama-ti a Venezia il triestino Raffaele Costantino per la cattedra di Pratica commerciale il toscano Adolfo Bartoli per Letteratura commerciale il milanese Luigi Bodio per Geo-grafia e Statistica commerciale i veneziani Giovanni Bizio e Antonio Biliotti per quel-le rispettivamente di Chimica commerciale e di Calcolo e Computisteria mercantile6 In calce allrsquoappello erano presenti le firme di settantasei persone fra istriani trie-stini trentini veneti e romani

Marco Donadon1 Il ritorno della Dominante

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Lrsquoappartenenza culturale allrsquoItalia perograve non era solo dettata da ra-gioni storiche ma anche da argomentazioni di carattere etnografi-co-razziale come egrave possibile osservare nelle espressioni utilizzate in un successivo appello del 11 agosto 1866 questa volta indirizzato al presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli Riferendosi al-la popolazione slava Combi li descrive come laquostranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli slavi drsquooltralperaquo o ancora laquoessi vissero e vivono senza storia senza memorie senza istituzioni tuttrsquoaltro che lieti della loro origine e desiderosi di essere equiparati a noiraquo (Combi 1915 19 cf Cattaruzza 2007 51)7 Con questo retroterra culturale ed esperienziale lrsquointellettuale capodistriano giunse a Venezia sul finire dello stesso anno con lrsquointenzione di continuare la battaglia dallrsquoaltra sponda adriatica ndash da poco divenuta italiana ndash attraverso lrsquoorganizza-zione e la formazione di una prima rete associazionistica di stampo irredentista Inoltre a partire dal 1868 a Combi fu possibile espor-re le proprie convinzioni politiche anche fra i banchi scolastici No-nostante la mancanza di riscontri nelle fonti coeve lrsquoinsegnamento di materie quali Diritto civile marittimo e commerciale si predispo-neva ad accogliere le rivendicazioni istriane come confermograve il pro-fessore di Istituzioni di commercio Pratica commerciale e Legisla-zione doganale Enrico Castelnuovo nella Commemorazione del Prof Cav Carlo Combi letta agli studenti e al personale della Scuola il 17 gennaio 1885 laquolo scienziato in lui si compenetra al patriota quando egli pensa quando egli scrive ha per fine ultimo la sua Istria nelle attinenze di lei con lrsquoItaliaraquo (Commemorazione 1885 14)

Sulla stessa linea di questa testimonianza conviene anche una do-cumentazione postuma a riprova del fatto che il pensiero e lo stes-so corpo di Combi fossero diventati dapprima uno strumento di ri-vendicazione irredentista e successivamente un simbolo di rivincita politica una volta che lrsquoIstria era rientrata oramai saldamente nei confini territoriali italiani NellrsquoAnnuario del R Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia per lrsquoAnno Accademico 1934-1935 infatti il primo rettore dellrsquoistituto commerciale venezia-no Carlo Alberto dellrsquoAgnola reputava laquodoverosoraquo commemorare il laquoPadre dellrsquoirredentismoraquo lrsquolaquoUomo che dalla cattedra di Diritto [hellip] ha profuso tesori di dottrina educando costantemente i giovani alla fede nei piugrave puri ideali e al santo amore di Patriaraquo in occasione del-la traslazione della sua salma e quella dei suoi famigliari da Venezia a Capodistria avvenuta il 3 maggio del 1934 Organizzata in grande stile la manifestazione si pose lrsquoobiettivo di sanare la ferita inferta

7 Lrsquoappello questa volta venne redatto alla vigilia dellrsquoArmistizio di Cormons per convincere il governo italiano sulle possibilitagrave strategiche di unrsquoeventuale annessione dellrsquoIstria Ad ogni modo come gran parte del materiale propagandistico di quel pe-riodo anche gli appelli scritti da Combi sarebbero stati ristampati nel 1915 in soste-gno della causa interventista

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dalle autoritagrave austriache che in seguito alla morte di Combi ndash 11 set-tembre del 1884 ndash proibirono la celebrazione delle esequie nel duo-mo di Capodistria (Annuario 1934-35 20)8

Se per quanto riguarda lrsquoaspetto irredentista lrsquoItalia e Venezia poggiavano su una memoria e unrsquoesperienza storica consolidata sul versante coloniale e colonialista il discorso appare differente alme-no fino alla conquista delle due regioni nord-africane della Cirenai-ca e della Tripolitania nel 1911 noncheacute dellrsquoarcipelago del Dodeca-neso Ciononostante sul finire dellrsquoOttocento il mondo accademico stava muovendo i primi passi per colmare questa lsquolacunarsquo nella cul-tura e nella coscienza nazionale ponendosi quindi sul piano delle maggiori potenze europee DallrsquoUnitagrave drsquoItalia il compito di diffonde-re tra gli studenti delle conoscenze preliminari e sommarie sulle co-lonie straniere venne affidato quasi totalmente alla geografia nelle sue diverse branche Il motivo di questa investitura trova una par-ziale spiegazione in epoca risorgimentale quando lrsquoesplodere degli studi naturalistici sollecitograve il riemergere di una sensibilitagrave geografi-ca votata allrsquoanalisi statistica orientata pertanto allrsquoapprofondimento di filoni di ricerca quali il miglior uso della terra coltivata lrsquoaumen-to dei lavori di bonifica lrsquoinnesto fra agricoltura e industria i movi-menti della popolazione considerata come forza-lavoro lrsquoincremen-to della viabilitagrave ferroviaria e la cittagrave come polo coordinatore dello spazio regionale Nello stesso periodo accanto a questi studi i feno-meni culturali e politici intenzionati a plasmare una prima coscien-za nazionale iniziarono a costruire una sorta di pantheon nazionale al cui interno furono riposti memorie di epoche episodi istituzioni e uomini illustri Tra questi fasti rientrarono il mito imperiale di Ro-ma cosigrave come quelli delle repubbliche marinare di Venezia e Geno-va protagoniste dellrsquoespansione coloniale e commerciale a Oriente La riattivazione di queste radici storiche ispirograve la nascente scienza geografica che sulla base di queste premesse si distinse come una pioniera scienza imperiale (Gambi 1992 Deplano 2015)

13 Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare

Dalla seconda metagrave dellrsquoOttocento il legame fra geografia e colonia-lismo era oramai un dato acquisito in Europa come dimostra la na-scita di numerose Societagrave geografiche veri e propri laquostrumenti di

8 Alla cerimonia partecipograve il professore di Geografia economica Leonardo Ricci in rappresentanza di Carsquo Foscari Per quanto riguarda invece la traslazione della salma di Combi questrsquoultima venne trasportata da Venezia col piroscafo Nazario Sauro un nome che rimanda ad un altro lsquocorporsquo usato a fini politici per legittimare lrsquoespansione verso lrsquoAdriatico orientale

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promozione e organizzazione del consenso colonialeraquo (Monina 2002 9) In Italia la prima fu la Societagrave Geografica Italiana (SGI) che dal 1867 si pose come obiettivo quello di incentivare il progresso del-la disciplina in tutti i rami in particolar modo nel campo della na-vigazione del commercio e dellrsquoindustria tre indirizzi che ambiva-no a sollecitare azioni politiche e imprenditoriali quali lrsquoincremento della flotta la conquista di nuovi mercati e lrsquoorganizzazione di im-prese esplorative Lrsquointreccio fra scienza e politica egrave confermato an-che dalla tipologia di professioni esercitate dagli associati della SGI Infatti nei primi trentrsquoanni di attivitagrave nei quali la SGI progressiva-mente assunse la guida del movimento coloniale italiano i geografi rappresentarono solo una minima parte di un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista dei profili professionali presenti Oltre a medici avvocati e imprenditori industriali ne facevano parte an-che diplomatici militari di alto rango e parlamentari (Gambi 1992)9 Fra questi ultimi egrave possibile constatare la presenza di Luigi Luzzat-ti tra i responsabili nel 1878 della nascita allrsquointerno della SGI del-la sezione di geografia commerciale che aveva il compito di diffon-dere sia allrsquointerno sia allrsquoesterno dei confini italiani la conoscenza dei prodotti nazionali sulla base di notizie geografiche etnografiche ed economiche sempre aggiornate che molto probabilmente perve-nivano non solo dal personale governativo allrsquoestero ma anche dal-le aule universitarie o da quelle degli Istituti di commercio (Monina 2002)10 Del resto nonostante il dibattito nazionale sullrsquoistruzione co-loniale si facesse piugrave articolato solo allrsquoinizio del Novecento nel pia-no di studio di Carsquo Foscari lrsquoinsegnamento di geografia ricopriva giagrave un ruolo decisamente importante percheacute era considerata una scien-za totale in grado di spiegare quasi tutti i fenomeni dallrsquoorigine del mondo sino allrsquoazione dellrsquouomo Infatti secondo le parole pronuncia-te dal nuovo professore di Geografia e Statistica commerciale Giu-seppe Carraro in occasione dellrsquoinaugurazione dellrsquoanno scolastico 1876-77 da laquoocchio della storiaraquo in quanto serviva solo a determina-

9 La SGI venne fondata a Firenze prima di essere spostata a Roma nel 1871 Alcuni anni dopo sullrsquoesempio della SGI per volontagrave delle eacutelite locali vennero fondate altre so-cietagrave geografiche a Milano Napoli e Firenze ognuna delle quali perseguiva un obiet-tivo legato saldamente alle esigenze della classe dirigente Quella milanese fondata nel febbraio 1879 era in realtagrave una societagrave drsquoesplorazione commerciale che nel pano-rama nazionale si propose di fornire informazioni riguardanti il mercato africano alle imprese settentrionali attraverso spedizioni esplorazioni e creazioni di stazioni e uffi-ci La Societagrave Africana drsquoItalia di Napoli invece aveva un carattere decisamente piugrave parlamentare percheacute piugrave volte cercograve di influenzare direttamente la politica estera ita-liana Al contrario la Societagrave di Studi geografici e coloniali di Firenze aveva una voca-zione decisamente piugrave accademica10 La sezione durograve appena due anni percheacute come si egrave osservato venne fondata la Societagrave drsquoEsplorazione Commerciale a Milano Anche in questo caso era presente Lu-igi Luzzatti

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re un luogo o a misurare un elemento la materia geografica era or-mai divenuta laquoper la progrediente conoscenza della terra e dei suoi rapporti col sole colla luna e con altri corpi celestiraquo un campo di sa-pere talmente vasto e autonomo che poteva diramarsi in differen-ti discipline tra cui la geografia commerciale laquoche studia invece la terra come dimora dellrsquouomo vivente in societagrave civile e tutto intento agli scambiraquo (Carraro 1876 6)

Carraro era succeduto a Luigi Bodio un giovane milanese esper-to di economia politica che venne chiamato a Venezia direttamente dallrsquoamico Luzzatti per impartire le lezioni dei corsi di Geografia e Statistica in ambito commerciale Prima di essere chiamato a Roma per dirigere i servizi statistici nazionali per poco piugrave di un triennio Bodio organizzograve un programma drsquoinsegnamento che prevedeva una breve introduzione sul territorio italiano a cui faceva seguito lrsquoap-profondimento sulle singole piazze commerciali del Paese Genova Livorno Napoli Palermo Brindisi e naturalmente Venezia Al se-condo anno invece dopo alcune ore monografiche sulla Germania il professore passava a descrivere i rapporti commerciali dellrsquoItalia con la Turchia con la Tunisia e soprattutto con lrsquoEgitto al quale era dedicato molto spazio per via delle nuove rotte commerciali che si aprirono con la costruzione del Canale di Suez Di colonie invece si parlava solo per raccontare lrsquolaquooperositagrave della razza anglosassone nel Nuovo Mondoraquo (Notizie e dati 1871 124-5) Risulta necessario sotto-lineare come sia Bodio sia Carraro non svolgessero la professione di geografo una mancata specializzazione spiegabile da un lato con il fatto che occorreva piugrave un profilo esperto in materia economica es-sendo le cattedre di geografia e statistica accomunate dallrsquoaltro con la constatazione che le carriere politiche dei professori erano proba-bilmente considerate motivazioni valide per qualificare qualcuno co-me geografo11 Ad ogni modo la situazione era destinata a cambiare davanti alla conquista dei primi possedimenti coloniali e alle nuove esigenze poste dal processo di modernizzazione del Paese

Nonostante la sconfitta di Adua (1896) che aveva ridimensionato i progetti coloniali italiani e di conseguenza contestato il ruolo delle societagrave geografiche le istanze per unrsquoistruzione coloniale adeguata trovarono una loro legittimitagrave allrsquointerno del piugrave ampio movimento per il rinnovamento del sistema educativo nazionale Nel 1901 Vin-cenzo Grossi etnografo e esperto di geografia commerciale e di po-litiche dellrsquoemigrazione scrisse un lungo articolo sulla rivista laquoIta-

11 Se la prima spiegazione egrave valida per Bodio la seconda invece descrive perfetta-mente la scelta compiuta dalla Scuola per quanto riguarda Carraro Come afferma Be-rengo infatti si era di fronte a una situazione simile a quella di Combi laquoCarraro era stato a lungo medico condotto e poi esule e medico militare nellrsquoesercito italiano dal 1860 al 1871 Al momento della nomina alla Scuola i suoi meriti erano quindi essenzial-mente politiciraquo (1989 64 nota)

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lia Colonialeraquo nel quale diede un quadro generale dello stato in cui versava lrsquoinsegnamento coloniale in Italia Passando in rassegna gli istituti superiori che offrivano nel loro piano curriculare qualche cor-so dedicato in parte allrsquoanalisi dei possedimenti drsquoOltremare lrsquoauto-re in Lrsquoinsegnamento coloniale in Italia e nei principali paesi europei poggiava le sue osservazioni sulla premessa che solo alle universitagrave e agli istituti commerciali fosse affidato il compito di specializzare le future generazioni in base alle esigenze dettate dallo Stato in quan-to una prima generica cultura e lsquocoscienza colonialersquo doveva essere plasmata nei primi due livelli del sistema di istruzione (Grossi 1901 48 Gabrielli 2015) Ai primi posti Grossi poneva lrsquoIstituto Interna-zionale di Torino percheacute fu il primo tentativo ndash fondato nel 1867 ndash di creare una scuola di carattere coloniale e lrsquoIstituto Orientale di Na-poli fondato nel lontano 1732 e diventato vero punto di riferimento per il movimento espansionista guidato dalla locale Societagrave Africana drsquoItalia Lrsquoelenco si concludeva con le tre Scuole superiori di Commer-cio operanti nel territorio le quali avrebbero dovuto dare maggiore spazio nella programmazione curriculare ai corsi ad argomento co-loniale per far fronte al prossimo avvenire italiano cosigrave come veni-va ribadito nel 1899 in occasione del Congresso internazionale per lrsquoinsegnamento commerciale che si svolse dal 4 allrsquo8 maggio nelle aule di palazzo Foscari (Atti del Congresso 1899)12 Proprio a Vene-zia Grossi individuava alcune discipline se non altro affini oltre alle lingue orientali infatti lrsquoautore sottolineava lrsquoimportanza degli inse-gnamenti di Geografia e Statistica commerciale e di Storia del com-mercio (Grossi 1901)

Come si era giagrave accennato si considerava questrsquoultimo corso estre-mamente formativo dato che si proponeva di infondere negli studen-ti il valore di quelle tradizioni veneziane legate al commercio alla navigazione e allrsquoespansione verso Oriente Le lezioni cominciarono solo nellrsquoanno scolastico 1870-71 quando lo storico veneziano Ric-cardo Fulin accettograve la docenza dopo aver insegnato storia per nove anni al ginnasio di Santa Caterina (Pes 1998) Secondo le laquoNotizieraquo raccolte dalla Scuola in occasione dellrsquoesposizione internazionale marittima di Napoli il corso era suddiviso in quattro sezioni la pri-ma era dedicata ai commerci dellrsquoantichitagrave soprattutto a quelli che i fenici i greci e infine i romani tesserono con lrsquoIndia e lrsquoEgitto la se-

12 Al congresso che per la prima volta si svolse in Italia parteciparono tra i piugrave im-portanti commercianti imprenditori industriali e direttori scolastici Per una lista completa si vedano gli atti congresso Nonostante dagli atti non compaia durante il congresso si formograve un Comitato ordinatore del Congresso internazionale per lrsquoinse-gnamento coloniale guidato da Alessandro Pascolato direttore della Scuola Superio-re di Commercio di Venezia in quegli anni Tra i membri si citano i nomi anche di Lui-gi Luzzatti e Nicolograve Papadopoli Aldobrandini Questrsquoultimo faceva parte del cosiddetto laquogruppo venezianoraquo descritto ottimamente da Maurizio Reberschak (Monina 2002 88)

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conda invece si concentrava sul Medioevo con particolare attenzio-ne per le relazioni commerciali e industriali fra il laquoCristianesimo e i barbariraquo Di questa parte del corso facevano parte anche gli appro-fondimenti sulle crociate sulle laquocause della prosperitagrave commerciale delle Repubbliche italiane relazioni di esse col rimanente drsquoEuropa con lrsquoAfrica e in ispezieltagrave con lrsquoOrienteraquo Prima di passare allrsquoetagrave mo-derna dove le lsquoradicirsquo italiane erano poste in ombra dallo studio del laquosistema colonialeraquo portoghese e spagnolo bisognava affrontare lo studio dei progressi della marineria in rapporto ai Banchi di Venezia e di San Giorgio Partendo dallo studio degli effetti della Rivoluzione francese sugli equilibri commerciali mondiali la quarta e ultima se-zione ndash lrsquolaquoetagrave presenteraquo ndash si concludeva con una panoramica sulla si-tuazione italiana attuale prima di lasciare spazio a quella che molto probabilmente aveva il tono di una riflessione conclusiva del profes-sore laquoil commercio ha diffuso la civiltagraveraquo (Notizie e dati 1871 130-1)

Con i primi possedimenti italiani drsquoOltremare ndash Assab (1882) e Massaua (1885) ndash e lrsquoistituzione della Colonia Eritrea (1890) molta attenzione venne rivolta allrsquoargomento coloniale mai cosigrave lsquoconcre-torsquo come in questo momento Nellrsquoanno scolastico 1890-91 infatti il programma di Storia commerciale proponeva uno studio approfon-dito delle colonie e delle loro funzioni nel corso della storia La pri-ma parte si soffermava sulla descrizione delle colonie antiche feni-ci e greche a cui seguiva unrsquoanalisi sullrsquolaquoordinamento delle colonie italianeraquo nel Medioevo con particolare riguardo alle vicende vene-ziane e genovesi La seconda parte si apriva allrsquoapprofondimento de-gli equilibri commerciali fra i grandi imperi di epoca moderna e al-la comparazione fra il laquonuovo sistema colonialeraquo quello medievale e quello antico Dopo alcune lezioni di carattere monografico dedica-te a ogni singolo impero europeo il programma prevedeva due ma-cro-argomenti per comprendere al meglio la formazione del mercato mondiale laquoimprese e rivolgimenti coloniali nel secolo XVIIIraquo dove oltre alle Compagnie delle Indie si dava spazio addirittura alle laquocolo-nie svedesi e danesiraquo e laquocommercio industria e colonie dallo scorcio del secolo XVIII al 1813raquo nel quale grande interesse molto probabil-mente sembrava suscitare la dissertazione sullrsquoapertura del Canale di Suez in base alle laquoprevisioni avveratesi e previsioni smentiteraquo Oltre alla variazione semantica in senso coloniale dellrsquointero programma per la prima volta in classe si trattava direttamente anche dei terri-tori drsquoOltremare italiani come risulta dallrsquoultima sezione del piano di studi dedicata allo stato in cui versavano le relazioni commercia-li con il continente africano (Notizie e documenti 1892 134-7)13 Del

13 Si avvisava che lrsquoultima sezione nominata lrsquolaquoUltimo ventennioraquo sarebbe stata esposta in laquosuccinto compendioraquo visto che unrsquoampia trattazione sarebbe stata fatta durante il corso di Geografia commerciale

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commercio dunque si studiava non solo lrsquoaspetto geografico ma an-che il suo sviluppo storico un aspetto fondamentale secondo coloro che avevano organizzato il curriculum scolastico dato che lrsquoinsegna-mento era da considerarsi obbligatorio nel corso del terzo anno per gli studenti di tutti gli indirizzi i quali presumibilmente affollavano le aule durante le lezioni14 Ad attenderli inoltre crsquoera un professore dalle innate doti oratorie riconosciute persino dalle piugrave varie compo-nenti del Parlamento italiano Antonio Fradeletto Il grande organiz-zatore della vita culturale veneziana era stato chiamato dalla Scuo-la pochi giorni dopo aver conseguito a Padova la laurea di Lettere e filosofia nel 1880 per ricoprire inizialmente la cattedra di Lette-ratura un impegno didattico che si estese successivamente anche agli insegnamenti storici (Storia commerciale Storia politica e Sto-ria diplomatica) Alla docenza Fradeletto affiancograve durante gli anni Ottanta anche la carriera politica una liaison fra ambito culturale e amministrativo che rappresentava una condizione comune per mol-ti docenti della Scuola commerciale (Camurri 1997 Ceschin 2001)

Fra questrsquoultimi rientrava anche Primo Lanzoni il professore di Geografia commerciale che nel 1884 subentrograve a Carraro dopo esser-si diplomato nella Scuola commerciale veneziana seguendo sia lrsquoindi-rizzo consolare (1880-1885) sia quello magistrale di Diritto Econo-mia e Statistica (1883-1885)15 Lrsquoapprendimento avvenuto sul campo nei suoi viaggi condotti in Egitto e in India per conto di una socie-tagrave privata tema che verragrave affrontato successivamente rappresenta-va un bagaglio esperienziale del quale si riscontra traccia anche nel programma del corso dellrsquoanno scolastico 1897-1898 Ad esempio le laquonozioni generali sulla costituzione la storia recente gli abitanti e la configurazione fisicaraquo dellrsquoEgitto piugrave le sue relazioni con lrsquoItalia costituivano un tema abbastanza ampio dellrsquoinsegnamento al terzo anno ndash Geografia commerciale era un corso triennale a cui parteci-pavano gli studenti della sezione consolare magistrale e commer-ciale Oltre alla pratica anche il contesto geopolitico italiano comin-ciava a cambiare radicalmente la percezione del fenomeno coloniale in seno alla scienza geografica Malgrado la cocente sconfitta subita ad Adua dal regio esercito nel 1896 secondo il primo Annuario pub-blicato dalla Scuola (1897-1898) il corso tenuto da Lanzoni prevede-va una dettagliata trattazione sullrsquolaquoAbissinia e i possedimenti italia-ni in Africaraquo

14 Intorno alla fine dellrsquoOttocento gli iscritti erano circa 1755 Il programma del cor-so sembra non subire alcuna variazione almeno fino alla fine dellrsquoOttocento Per gli an-ni successivi purtroppo negli Annuari non trovano piugrave spazio i programmi dettaglia-ti di ogni singolo insegnamento 15 Venezia Archivio storico dellrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari (ASCF) Serie Studenti Regi-stro Matricolare n 1 matricola 201 certificato di corso compiuto n 158 e n 159 p 200

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La Colonia Eritrea ndash Cenni sulla posizione il governo la storia e gli abitanti dallrsquoEtiopia e sguardo particolareggiato alla sua configurazione fisica ndash Prodotti vegetali animali e minerali ndash In-dustrie principali ndash Vie di comunicazione che mettono capo spe-cialmente ai possedimenti italiani ndash Commercio ndash Relazioni collrsquoI-talia ndash Luoghi principali del Tigregrave dellrsquoAmharia del Goggiam e dello Scioa ndash Cenni sui paesi Galla e sullrsquoHarar ndash Possedimen-to italiano di Massaua e descrizione particolareggiata di questo porto ndash Le isole Dahlak ndash Il litorale da Massaua ad Assab ndash Cen-ni sugli Afar sul sultanato di Aussa e sul possedimento francese di Obock ndash La costa dei Somali e il protettorato italiano (Annua-rio 1897-98 142-7)

Insieme allrsquoEgitto e ai possedimenti coloniali il terzo anno si pro-poneva di impartire le nozioni essenziali per comprendere al meglio le potenzialitagrave delle relazioni che lrsquoItalia poteva maturare con i pae-si che si affacciavano sul Mediterraneo sud-orientale Pertanto lrsquoe-spansione commerciale per ora si profilava come lrsquounico obiettivo un orizzonte che per il momento poneva ai margini il discorso colonia-le sebbene questrsquoultimo trovi una sua sistemazione sempre maggio-re allrsquointerno dei programmi scolastici

Per questo motivo anche relativamente a Carsquo Foscari non egrave pos-sibile in alcun modo parlare di lsquosaperirsquo coloniali ndash le scienze che co-me oggetto di studio si concentravano solo ed esclusivamente sulle colonie ndash almeno fino alla conquista delle regioni della Tripolitana e Cirenaica un immenso nuovo territorio che si apriva agli studio-si i quali da un lato incrementarono e aggiornarono le conoscenze scientifiche in specifiche aree di ricerca dallrsquoaltro rappresentavano dei vettori di penetrazione per gli interessi economici e commercia-li dello Stato o di Societagrave private pronte a investire al di lagrave del Medi-terraneo (Deplano 2013)

14 Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola

Come si egrave sottolineato piugrave volte allrsquointerno della Scuola Superiore di Commercio veneziana sin dalla fondazione venne a costituirsi una re-te di interessi che trascendevano lo scopo meramente didattico Gli stessi professori per la maggior parte erano stati chiamati a forma-re le future generazioni per la loro notorietagrave nel contesto locale rap-presentavano dei punti di raccordo in grado di intrecciare lrsquoaspetto culturale-scientifico e quello politico come dimostrano le scelte ri-cadute su Combi e Fradeletto In questo network allo stesso tempo locale e nazionale un posto estremamente interessante venne rico-perto da coloro che affiancavano alla carriera accademica incarichi

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nel campo delle mansioni commerciali dove sarebbero tornate estre-mamente utili le conoscenze scientifiche apprese durante il lungo e proficuo percorso di studi Sotto questo aspetto per quanto riguar-da Carsquo Foscari egrave necessario dedicare ampio spazio al giagrave citato Lan-zoni e ai suoi viaggi per fini commerciali

Nellrsquoanno dellrsquoelezione a sindaco di una figura quale Filippo Gri-mani (1895) il professore di Geografia commerciale diede alle stam-pe uno studio estremamente dettagliato sul porto di Venezia un re-soconto aggiornato sulle condizioni in cui versava e i suoi traffici lasciando alle conclusioni il compito di delineare le possibili poten-zialitagrave legate a un suo futuro potenziamento (Lanzoni 1895 cf Re-berschak 2002) Tuttavia il carattere scientifico della pubblicazione appare parzialmente minato da alcune premesse provenienti dal ser-batoio retorico di quella macchina mitopoietica intenta a costruire un discorso pubblico volto a decantare le tradizioni marinaresche e la storia espansionistica della Repubblica veneziana16 Giagrave dallrsquoincipit infatti egrave possibile osservare come Lanzoni colga unrsquoatmosfera nuo-va nella cittagrave un laquorisveglio che si egrave reso piugrave sensibileraquo nei confronti laquosoprattutto del porto e nelle istituzioni che si connettono ad essoraquo Drsquoaltronde per il suo passato e per la sua configurazione laquoVenezia egrave anzitutto e soprattutto una cittagrave marinararaquo un destino che fu messo a dura prova nel corso del Trecento a causa dellrsquointerramento della bocca di porto del Lido e dal conseguente spostamento delle attivi-tagrave portuali a Malamocco (Lanzoni 1895 5) A questo punto secon-do Lanzoni differenti concause rischiarono di portare al tramonto la laquofortuna venezianaraquo dato che i traffici marittimi si erano decisa-mente ridotti rispetto a poco tempo prima dove per il Lido

passavano le migliaia di navi trafficanti collrsquooriente nei primi albo-ri della rinascente civiltagrave di ligrave [dal porto della bocca di porto di Li-do] uscirono le flotte che conquistarono lrsquoIstria e la Dalmazia onde lrsquoAdriatico cominciograve universalmente a stimarsi un lago veneziano di ligrave partirono i Crociati che conquistarono per Venezia la parte migliore dellrsquoimpero bizantino e le permisero di costellare di fat-torie commerciali i paesi del Levante Di ligrave spandevasi per mezzo delle innumerevoli galee la incontrastata supremazia della Repub-blica fattasi padrona assoluta dei traffici collrsquoIndia ed esercitan-te sul Mediterraneo il commercio piugrave largo e piugrave florido che fosse mai esistito E di ligrave usciva ogni anno nel giorno dellrsquoAscensione con uno splendido e lungo corteo di ricche imbarcazioni il nazio-

16 Il richiamo alle tradizioni ndash inventate o riesumate poco importa ndash mirava a raffor-zare e a riplasmare lrsquoidentitagrave di una cittagrave che non doveva temere lrsquoonda drsquourto del pro-gresso La laquovenezianitagraveraquo ovvero lrsquoinsieme dei tratti caratterizzanti lrsquoidentitagrave venezia-na drsquoora in avanti si sarebbe posta laquoal centro di una identitagrave latina e nazionaleraquo fino a quel momento laquoimperniato sulle tradizioni toscane e sabauderaquo (Fincardi 2002 1489)

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nale naviglio del Bucintoro donde tra il fulgore delle dorature il scintillio delle armi e lo sventolare degli orifiammi il Doge cele-brava in nome di Venezia la simbolica cerimonia dello sposalizio del mare Ed ancora per il porto di Lido tornavano vinte non do-me le armate repubblicane che dopo sforzi di valore sovrumano dovevano mano mano ripiegarsi dinanzi allrsquoavanzare continuo e vittorioso dei Turchi che strappavano brano a brano alla gloriosa Repubblica quasi tutte le sue colonie orientali (Lanzoni 1895 8)

Una volta poste le basi nellrsquointroduzione la trattazione prosegue confrontandosi continuamente con quel lsquopassato futurorsquo illustre che tracciava la via da seguire per Venezia e i suoi cittadini17 Nel conte-sto accademico perograve alla retorica egrave necessario far seguire lrsquoanalisi scientifica delle problematiche che affliggevano lo status quo del por-to e le soluzioni che lrsquoeacutelite cittadina doveva intraprendere per miglio-rare la situazione Lrsquointreccio fra mitopoiesi e scientificitagrave viene ri-badito ancora unrsquoultima volta nellrsquoultima parte dellrsquoelaborato in cui dopo aver calcolato la laquocompetenza matematicaraquo del porto ndash il rag-gio drsquoazione potenziale di un dato porto nel mare ndash Lanzoni espone definitivamente quale fosse lrsquoarea di influenza di Venezia rispetto a quella dei laquoporti rivaliraquo italiani ed europei

Riassumendo adunque si puograve dire che la competenza matematica di Venezia rispetto ai suoi porti rivali si estende nella Tunisia orien-tale sopra quasi tutta la Toscana su parte del Lazio e dellrsquoUmbria su quasi tutte le Marche su 15 dellrsquoEmilia sopra 15 della Lom-bardia su 15 del Veneto sopra una parte del Trentina e del Tiro-lo su quasi tutto il Salisburghese sulla parte SE della Baviera e sopra alcune frazioni della vicina Austria superiore Competenza geografica e competenza matematica designano una tale virtuali-tagrave del porto di Venezia alla quale non egrave ancora giunta pur troppo la sua potenzialitagrave effettiva Ma si faccia maggiore lrsquoiniziativa dei cittadini piugrave attiva lrsquoindustria e piugrave vivace la vita economica e di-ventino piugrave dirette e meglio servite le linee ferroviarie piugrave nume-rose le linee di navigazione piugrave basse le tariffe di trasporto meglio attrezzato il porto piugrave spaziosi e piugrave a buon mercato i magazzini e si vedragrave proporzionatamente allargarsi la competenza commerciale di Venezia a cui era un tempo angusta lrsquoEuropa (Lanzoni 1895 47)

17 Questi parallelismi fra memoria storica e condizione presente si riscontrano so-prattutto nelle brevi introduzioni che aprono i capitoli o le sezioni Di seguito si ripor-ta un esempio laquoQuelle migliaia di galere che attendevano al commercio nellrsquoepoca piugrave fiorente della repubblica Veneta non sono ahimegrave ora piugrave che un ricordo La flotta mer-cantile dellrsquoantica regina dei mari non conta fra velieri e piroscafi che un migliaio di navi aventi una portata complessiva di 33100 tonnellate vale a dire una 25deg parte del tonnellaggio italianoraquo (Lanzoni 1895 39)

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Con Il porto di Venezia gli interessi geografico-economici di Lanzo-ni si legarono indissolubilmente con gli scopi politici della Scuola e di conseguenza della classe dirigente locale la quale si identificava nel porto sia per rinverdire le tradizioni marinaresche della cittagrave sia per influenzare la politica estera-commerciale dello Stato italiano A riprova della cooptazione del professore di geografia nel tessuto am-ministrativo veneziano si evidenzia come Lanzoni entrograve nella Com-missione comunale permanente per i servizi marittimi e ferroviari del porto di Venezia dove si prodigograve in particolare modo sui temi del collegamento fra zona portuale e entroterra del luogo per il futuro allargamento industriale del porto e per lrsquoampliamento delle relazio-ni commerciali con lrsquoOriente (Zanetto 2018)18 Su questrsquoultimo pun-to di discussione inoltre Lanzoni possedeva una profonda conoscen-za dellrsquoargomento in quanto esplorograve in prima persona le potenzialitagrave di sviluppo dei traffici veneziani offerte dalla rotta di Suez alla luce del recente consolidamento della Colonia Eritrea Infatti nel 1896 il docente della Scuola commerciale venne incaricato dalla Societagrave Ita-liana per le Strade Ferrate Meridionali esercente la rete adriatica di compiere due viaggi rispettivamente in Egitto e in India ndash della durata di tre mesi ciascuno ndash assieme al delegato commerciale della societagrave Gualtiero Fries Per la societagrave assieme alla Compagnia Peninsulare ed Orientale con sede a Venezia e la Camera di Commercio risultava di fondamentale importanza coordinare i prezzi e le tempistiche dei treni e delle navi affincheacute il flusso di merci e persone proveniente so-prattutto dalla capitale dellrsquoimpero inglese ndash Londra ndash e diretto verso la colonia indiana non salpasse dal porto francese di Marsiglia ben-sigrave da quello veneziano con inevitabili vantaggi economici per la cittagrave

A differenza del soggiorno egiziano del quale non vi egrave alcuna trac-cia in grado di documentarlo lrsquoesperienza del viaggio in India (6 feb-braio-10 maggio 1896) riaffiora fra le righe di due scritti di Lanzoni Relazione sul commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la sintesi finale delle osservazioni compiute sul campo e laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo il discorso di apertura allrsquoAnno Scolastico 1896-1897 pronunciato dal professo-re di Geografia commerciale davanti agli studenti e ai docenti della Scuola di Commercio veneziana Come egrave facilmente presumibile il te-nore dei due lavori appare estremamente differente dato che i desti-natari nel primo caso erano perlopiugrave imprenditori o societagrave private che necessitavano quindi di un resoconto di carattere essenzialmen-te tecnico per i loro affari nel secondo invece gli studenti avevano bisogno di essere affascinati e sollecitati al fine di continuare il loro percorso di studi con maggiore dedizione Ad ogni modo per quanto

18 Giagrave dal 1898 Lanzoni entrograve in stretto contatto con la classe dirigente veneziana visto la sua partecipazione al consiglio direttivo della sezione locale della Lega Nava-le Italiana (Monina 2008 131)

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riguarda la Relazione alla breve introduzione seguiva un elenco det-tagliato e precisamente numerato dellrsquointenso itinerario che Lanzoni e Fries fecero in India la prima fase consisteva nellrsquoapprofondimen-to di come funzionasse e si svolgesse il commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione in India con particolare riguardo laquoa quegli articoli che potessero essere oggetto di scambio collrsquoItaliaraquo la seconda fase mirava ad accertare quali prodotti laquovenissero importati direttamen-te e quali indirettamenteraquo e laquoa quali altri si potesse eventualmente aprire uno sboccoraquo dopo aver appreso in linea generale le potenzia-litagrave del mercato indiano la terza fase si dedicava specificatamente allo studio delle possibilitagrave di laquorendere piugrave facili e piugrave intensiraquo i flus-si si merci da e per il porto di Venezia in relazione alla nuova linea di navigazione istituita dalla Compagnia Peninsulare ed Orientale lrsquoultima parte del soggiorno infine sarebbe stata dedicata a redige-re molte relazioni utili laquoalle nostre ricerche presenti e futureraquo e al-lo stesso tempo a trovare in ogni zona urbanizzata dellrsquoIndia delle ditte laquopossibilmente italianeraquo disponibili laquoa tentare od a perfezio-nare le importazioni dei prodotti italianiraquo (Lanzoni 1897 11) Ancor prima di procedere con la stesura esaustiva delle osservazioni fat-te e dei risultati raggiunti occorreva dare un primo e fondamentale consiglio a coloro interessati di condurre degli affari in India secon-do Lanzoni fatta eccezione per alcuni laquomaomettani e parsigraveraquo gli laquoin-digeniraquo stabilitisi nei porti di mare indiani erano da ritenersi laquoin ge-nerale malfidiraquo e mancanti di laquocoltura e la lealtagrave commercialeraquo Per questa ragione solo con gli laquoeuropeiraquo stabilitisi in India sarebbe sta-to piugrave sicuro condurre a buon fine delle operazioni di tipo commer-ciale (Lanzoni 1897 11) Il vademecum commerciale prosegue decre-tando quali fossero le piazze commerciali maggiormente convenienti e quali prodotti di origine italiana avrebbero avuto lrsquoopportunitagrave di entrare nel mercato indiano in base molte volte a brevi considera-zioni sugli usi e costumi della popolazione come ad esempio i lampa-dari di vetro un oggetto molto usato dai locali che poteva essere pro-dotto nelle vetrerie di Murano invece che nelle industrie austriache

Il 10 novembre 1896 in occasione dellrsquoinaugurazione del nuovo anno scolastico dopo una breve panoramica sullrsquoandamento della Scuola da parte del direttore Alessandro Pascolato era il turno del-la prolusione laquoVenezia nellrsquoIndiaraquo Fin da subito il taglio dato da Lan-zoni appare chiaro

Ed ho pensato di intrattenervi come potrograve di Venezia nellrsquoIndia non col consueto e prediletto strumento dei numeri che mal si converrebbe alla genialitagrave di questo convegno ma collrsquoaiuto drsquoim-pressioni vive raccolte in quelle terre lontane in rapporto diret-to coi ricordi del passato e collo stato presente dei traffici (Lan-zoni 1896-97 19)

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Dallrsquoalto della sua esperienza in materia didattica dunque il profes-sore ritenne opportuno non annoiare gli studenti con lrsquoelencazione di numeri e statistiche bensigrave avvicinarli ponendo il discorso sul pia-no mitostorico ed esperienziale Del resto la prima parte si incen-tra sulle radici storiche dei legami commerciali fra Venezia lrsquoIndia e lrsquoOriente in tutta la sua estensione un tema che lo stesso Lanzoni avrebbe affrontato dal 1901 nelle ore di lezione di Storia del commer-cio subentrando cosigrave alla cattedra di Fradeletto (Annuario 1902 75-77) Allrsquoargomento storico nella seconda parte del discorso inaugu-rale subentrano le osservazioni sul campo con le quali Lanzoni non poteva non esordire constatando come le tracce del passato vene-ziano nel territorio indiano fossero completamente andate perdute

Oh antiche e gloriose tradizioni di rapporti e di traffici misera-mente tramontate Cosa egrave rimasto mai di Venezia nellrsquoIndia

Invano ho scrutato con occhio amorosamente indagatore tut-te le manifestazioni della vita attuale di quel paese e invano ho chiesto sui luoghi informazioni premurose e minute alle persone piugrave competenti (Lanzoni 1896-97 35)

Per questo motivo lrsquoautore per introdurre il tema centrale ndash la na-vigazione a vapore fra Venezia e lrsquoIndia ndash procedette per coinciden-ze e analogie talvolta bizzarre per suggerire agli studenti come la presenza veneziana in India fosse in qualche modo ancora ravvisa-bile malgrado lrsquointerruzione dei rapporti commerciali perdurasse da piugrave di due secoli19 A questo punto Lanzoni riallacciandosi alle solite argomentazioni concernenti la rinascita di Venezia sulla scia del mi-to auspicograve come in un prossimo futuro lrsquoarea portuale veneziana e il suo retroterra avrebbero potuto intrattenere dei rapporti commer-ciali piugrave cospicui con il grande Paese asiatico Tuttavia a sostegno di questa proposta il professore cercava di comprovarla con i dati e le osservazioni scientifiche condotte durante il soggiorno indiano An-nunciando di dedicare gran parte del corso alla sua esperienza este-ra Lanzoni nella prolusione decise di concentrarsi soprattutto sulla laquopiugrave importante manifestazione economica di Venezia nellrsquoIndiaraquo le conterie e le perle due prodotti facilmente commerciabili che avreb-bero spinto laquogli interessati a costituire quel sindacato per il commer-cio indianoraquo facendo laquoguadagnare a Venezia qualche centinaio di mi-la lire di piugrave ogni annoraquo (Lanzoni 1896-97 51 53)

19 Ad esempio Lanzoni parla di laquocorrispondenza notevoleraquo fra laquoi colombi di certi luoghi dellrsquoIndia e i colombi cosigrave originali e cosigrave cari della lsquonostra piazzarsquo di S Marcoraquo o ancora di grande analogia fra le gondole veneziane o le imbarcazioni turistiche nel Gange (Lanzoni 1896-97 35-8)

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La struttura argomentativa con la quale egrave costruita la prolusione ricalca grosso modo quella dello scritto Il porto di Venezia esamina-to in precedenza Le nozioni mitostoriche sul passato navalista com-merciale ed espansionista di Venezia servivano molto probabilmen-te da un lato a supportare i dati raccolti e le tesi formulate dallrsquoaltro condizionavano il procedere della ricerca improntata da Lanzoni Questo duplice lsquouso della storiarsquo appare chiaramente nella parte fi-nale della prolusione Venezia nellrsquoIndia come suggerisce direttamen-te lrsquoautore laquoEvocate rapidamente la storia di Venezia nei suoi rappor-ti collrsquoIndia e una coincidenza interessante vi appariragrave manifestaraquo (Lanzoni 1896-97 55)

La coincidenza venne sciolta nei paragrafi seguenti nei quali Lan-zoni sosteneva che Venezia avrebbe assolto al suo ruolo di regina del Mediterraneo solo una volta tenuto laquocome il leone alato della sua co-lonna [hellip] costantemente vigile lo sguardo ad orienteraquo cosigrave come nel corso del XV secolo la Serenissima distese il suo dominio sullrsquoAdria-tico sullrsquoEgeo nei Dardanelli nel Mar Nero e sulla terraferma ita-liana (Lanzoni 1896-97 56)20

Nel frattempo in seguito alla politica di raccoglimento portata avanti negli anni successivi alla sconfitta di Adua che riteneva come la vera colonizzazione italiana non potesse che consistere nellrsquoemigra-zione organizzata al di lagrave dellrsquoAtlantico con lrsquoinizio del nuovo secolo si apriva in tutta la penisola una nuova fase di risveglio Una prima tappa fu senza dubbio il quinto Congresso Geografico Italiano che si svolse a Napoli fra il 6 e lrsquo11 aprile 1904 tracciando il percorso per trasformare anche lrsquoItalia in una potenza espansionistica e coloniale un traguardo da raggiungere con lrsquoaiuto di tutto quellrsquoassociazionismo nazionalista capeggiato principalmente dalla societagrave Dante Alighieri e dalla giovane Lega Navale Italiana (Aquarone 1989 Monina 2002) In questo contesto nonostante si sia giagrave osservato come i contatti fra Venezia la lsquosuarsquo Scuola e gli ambienti colonialisti fossero giagrave presenti sul finire dellrsquoOttocento ndash basti pensare ad esempio alla figura di Lu-igi Luzzatti nella Societagrave di Esplorazioni Geografiche e Commerciali di Milano solo con i primi tentativi di centralizzazione e organizza-zione delle diverse sensibilitagrave locali si puograve constatare una maggiore interazione fra la classe politica commerciale e culturale della cittagrave lagunare e le iniziative di stampo espansionistico-coloniale Il primo Congresso Coloniale e la successiva fondazione dellrsquoIstituto Colonia-le Italiano (ICI) rappresentano solo alcuni esempi

20 Molto significativa in questo senso risultano essere le ultime righe del discorso volte ad affascinare una platea molto giovane laquoOh non sono no coincidenze completa-mente fortuite Ci deve essere crsquoegrave di sicuro una intima corrispondenza che la storia e la geografia spiegano in parte tra la vita economica di Venezia e lo stato dei suoi rap-porti collrsquoIndia di guisa che questi appaiono ad un tempo e un effetto e un coefficiente di quellaraquo (Lanzoni 1896-97 57)

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Il primo Congresso Coloniale programmato dopo le sollecitazioni degli oratori intervenuti nel congresso napoletano del 1904 si svolse ad Asmara nel settembre del 1905 allo scopo di dibattere le grandi questioni in tema coloniale con la volontagrave di portarle allrsquoattenzione del governo e soprattutto del Paese Alle sedute parteciparono circa duecento congressisti fra cui moltissimi funzionari e impiegati colo-niali ufficiali delle truppe di stanza in colonia commercianti agri-coltori ed altri operatori economici residenti in Eritrea DallrsquoItalia fra gli altri arrivarono i presidenti di tutte le societagrave geografiche e coloniali i ministri degli affari esteri della marina della pubblica istruzione e drsquoagricoltura industria e commercio Vi erano inoltre al-cune delegazioni del mondo accademico e della scuola fra cui la Re-gia Scuola di Commercio di Venezia che nei giorni del congresso ven-ne rappresentata da un suo ex studente Vittorio Deciani (Aquarone 1989)21 Questrsquoultimo era fuoriuscito nel 1881 dalla sezione consola-re allrsquoetagrave di 22 anni per poi assumere la carica di primo viceconso-le a Trieste Molto probabilmente Deciani fece carriera tanto che nel 1905 entrograve a far parte del Consiglio Coloniale istituito nel 1903 presso il Ministero degli Affari Esteri con attribuzioni peraltro pu-ramente consultive e non vincolanti per il governo e successivamen-te nel 1909 divenne tesoriere dellrsquoICI (Notizie e documenti 1892)22

Proprio lrsquoICI rappresenta un ulteriore esempio di network politico-accademico nel quale venne coinvolta Venezia Costituitosi il 26 mar-zo 1906 allo scopo principale di diffondere fra la popolazione una pri-ma forma di lsquocoscienza colonialersquo la sede centrale si insediograve presso il prestigioso palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia a Roma Nei primi anni di vita lrsquoIstituto si presentograve come uno stru-mento meramente intellettuale e scientifico in grado di rispondere alle questioni piugrave urgenti tramite il mensile Rivista Coloniale affida-to alla supervisione di un comitato scientifico composto dalle piugrave im-portanti personalitagrave accademiche impegnate nel tema coloniale fra cui il professore ordinario Enrico Catellani che allrsquoUniversitagrave di Pa-dova era solito tenere i corsi di Diritto internazionale Diplomazia e Storia dei trattati Proprio Catellani la cui figura verragrave meglio deli-neata nella parte finale di questo capitolo sarebbe stato chiamato nel primo dopoguerra a insegnare Diritto internazionale nella Scuo-la commerciale di Venezia portando con seacute le conoscenze necessa-rie per specializzare lrsquointeresse di molti studenti verso il tema colo-niale (Annuari 1919-20 e 1920-21)

21 Piugrave debole la rappresentanza del mondo economico anche se compare il nome di Giulio Fradeletto delegato commerciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Va-pore (Monina 2002)22 Per quanto riguarda le informazioni su Vittorio Deciani ASCF serie studenti Re-gistro Matricolare nr 1 matricola 27 certificato di corso compiuto n 31

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A piugrave di tre anni dalla fondazione lrsquoICI era diventato un vero e pro-prio strumento politico capace di indirizzare lrsquoattenzione verso quel-le regioni dove andavano aumentando gli interessi economici e politi-ci dellrsquoItalia Nel corso del 1909 infatti oltre alla spinta africanista lrsquoIstituto volse lo sguardo soprattutto in direzione delle regioni bal-caniche in seguito allrsquoarrivo al potere dei Giovani Turchi e lrsquoacuirsi del conflitto con lrsquoAustria La direttrice espansionista orientale si im-pose anche per la presa di posizione e lrsquoattivitagrave di alcuni soci dellrsquoI-stituto tra cui le tre figure principali del progetto laquoGrande Veneziaraquo Giuseppe Volpi Filippo Grimani e Piero Foscari il delegato commer-ciale della Societagrave Veneziana di Navigazione a Vapore Giulio Frade-letto Luigi Luzzatti che sarebbe stato eletto lrsquoanno seguente alla vi-cepresidenza dellrsquoIstituto e i professori della Scuola di Commercio Antonio Fradeletto e Piero Lanzoni (Pomoni 1998) Drsquoaltronde agli occhi del lsquogruppo venezianorsquo laquouomini capitaliraquo per utilizzare la feli-ce espressione di Maurizio Reberschak i Balcani rappresentavano non solo un territorio sul quale nel passato la Dominante aveva este-so la sua influenza ma anche un tassello di un piugrave ampio piano drsquoe-spansione di stampo commerciale che avrebbe avuto la sua base a Porto Marghera progetto portuale autodefinitosi la laquoporta drsquoOrien-teraquo del Mediterraneo un polo multifunzionale che si sarebbe impo-sto nel corso degli anni come potenza al contempo produttrice nei rami chimico e metallurgico ed espropriatrice di risorse soprattut-to nei confronti dellrsquoarea balcanica (Weber 1974 Chinello 1979 Re-bershack 2002 Pes 2004)23

Di questi prodromi imperialisti in seno allrsquoICI si rese portavoce proprio lrsquoelemento veneziano dal quale nacque lrsquoiniziativa di orga-nizzare un primo Congresso degli Esportatori Italiani in Oriente idea che si concretizzograve per volere del Consiglio direttivo del Museo commerciale di Venezia con lrsquoappoggio delle istituzioni veneziane Al congresso che si tenne nella cittagrave lagunare tra il 21 e il 24 otto-bre del 1909 il dibattito ruotava attorno lrsquoattuazione di un possibi-le programma nazionale drsquoesportazione ovvero lrsquoindividuazione di mercati di riferimento ai quali indirizzare la sovrapproduzione dei mercati di sbocco che le altre potenze industriali avevano giagrave trova-to sia nelle proprie colonie sia nelle regioni controllate direttamen-te solo da un punto di vista economico-commerciale laquoMettere in va-lore le colonie africaneraquo e contemporaneamente organizzarsi per sfruttare la penetrazione economica e commerciale in Oriente rap-

23 Porto Marghera srsquoinseriva allrsquointerno di un progetto di penetrazione economica industriale e commerciale dai tratti imperialistici che alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo ndash fra tutti Giuseppe Volpi ndash avevano portato avanti in Dalmazia al fine di sfruttare le sue risorse forestali e minerarie e in territorio montenegrino con la fonda-zione della Banca Commerciale Italiana la costruzione di un porto ad Antivari il Mo-nopolio del Tabacco e il progetto di una futura ferrovia transbalcanica

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presentavano per lrsquoItalia le due vie da seguire per porsi al livello de-gli altri imperi coloniali (Monina 2002 201) Per quanto riguarda il ruolo della Scuola commerciale veneziana oltre a Foscari che da al-cuni anni faceva parte del consiglio direttivo come delegato comu-nale nelle quattro giornate congressuali parteciparono il direttore scolastico Enrico Castelnuovo e alcuni professori tra cui Ferruccio Truffi ndash docente di Merceologia ndash e Lanzoni il quale partecipograve nel-la doppia veste di docente e di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti data la presenza di molti soci tra i congressisti (Annuario 1908-09)24 Questrsquoultima era sorta nel 1899 con lrsquointento di riunire i licenziati della Scuola con scopi di mutuo beneficio sullrsquoesempio di unrsquoistituzione simile quale la Cercle des anciens Etudiants de lrsquoEco-le superieure de commerce drsquoAnverse Per le comunicazioni inter-ne e per quelle concernerti lrsquoandamento della Scuola lrsquoAssociazione si era dotata di un Bollettino la cui direzione venne affidata inizial-mente proprio a Lanzoni25 Tra le molte attivitagrave dellrsquoAssociazione ri-entrava il finanziamento con i fondi associativi di alcune borse di studio per gli studenti come quella destinata nel 1912 a uno studen-te iscritto alla sezione commerciale e interessato a fare pratica nel-lrsquolaquoAfrica mediterranearaquo oppure dei costi dei viaggi organizzati per i soci come ad esempio lrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania (Bol-lettino marzo-giugno 1912 66)

15 Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni

Una volta ottenute le regioni nord-africane della Cirenaica e della Tripolitania ndash senza dimenticare quelle di Rodi e del Dodecaneso ndash le nuove colonie italiane in Africa si aprivano alla penetrazione di mol-teplici interessi di diversa matrice da quelli turistici a quelli com-merciali o ancora a quelli legati al settore agricolo e industriale A tal proposito per far conoscere lrsquoOltremare agli italiani o almeno a specifiche corporazioni e classi sociali le eacutelite imprenditoriale rite-nevano utile organizzare dei viaggi che permettessero delle osser-

24 Uno dei risultati piugrave importanti raggiunti dal congresso fu senza dubbio la forma-zione di una Commissione di parlamentari e rappresentanti allo scopo di condurre unrsquoa-zione di pressione sul governo Ad ogni modo per quanto riguarda il congresso si ve-dano gli atti curati dal segretario generale Comitato permanente dei Congressi degli Esportatori Italiani in Oriente Antonio Santalena e pubblicati nel 191025 Lo statuto dellrsquoAssociazione recitava cosigrave laquoScopi dellrsquoAssociazione sono a) man-tenere fra i soci i rapporti amichevoli formati alla Scuola b) trar partito da questi rap-porti nellrsquointeresse generale del commercio e nellrsquointeresse particolare dei soci c) pro-muovere gli studi commerciali economici ed amministrativi e diffonderne lrsquoamore d) aiutare gli antichi studenti nella ricerca del loro collocamento e soccorrerli negli even-tuali bisogniraquo (Bolletino gennaio 1899 26)

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vazioni fatte sul campo in modo tale da comprendere problematiche e potenzialitagrave del territorio appena acquisito e non ancora del tut-to lsquopacificatorsquo

Anche molti ex studenti della Scuola decisero di prendere parte a una di queste escursioni Organizzata dal Touring Club Italiano dalla Societagrave degli Agricoltori Italiani e laquoin misura piugrave modestaraquo dallrsquoAssociazione Antichi Studenti nei piani iniziali lrsquolaquoEscursione Na-zionaleraquo doveva partire nel settembre 1913 tuttavia a causa di im-pedimenti politici venne posticipata tra la fine di aprile e lrsquoinizio di maggio 1914 (Bollettino gennaio-febbraio 1914) Il programma pre-vedeva numerose tappe la partenza era stata fissata per il 29 aprile dal porto di Napoli dove ad aspettare i soci vi sarebbe stato il piro-scafo Solunto noleggiato dalla Societagrave Sicilia Dopo una fermata di circa due ore a Siracusa lrsquoimbarcazione avrebbe proseguito la na-vigazione sino al porto di Tripoli Dallrsquo1 al 4 maggio la laquocarovanaraquo avrebbe visitato le oasi di Zanzur Tagiura e quella di Sciara Sciat questrsquoultima tristemente nota per lrsquoeccidio compiuto dal Regio Eser-cito italiano ai danni della popolazione nel pomeriggio del 23 e per tutto il 24 ottobre 1911 (Del Boca 2015) Dal 4 al 7 maggio ancora lrsquoescursione prevedeva la visita presso i due attendamenti prepara-ti dal governo militare italiano nella localitagrave di Bu Gheilan e in pros-simitagrave del Castello nel Gagraverian prima di tornare nella zona costiera questa volta a Homs da dove si sarebbe proseguito per ammirare le rovine dellrsquoantica cittagrave romana di Leptis Magna ultima tappa di unrsquoesperienza ed laquoemozioneraquo drsquoOltremare che sembrograve sollecitare la curiositagrave di molti soci26

Molte volte a guidare escursioni del genere erano i geografi i qua-li sin dallo scoppio della guerra vestirono i panni dellrsquoautoritagrave scien-tifica in grado di assicurare come il disegno di penetrazione e di con-quista fosse da giudicare corretto sul piano economico geopolitico e del prestigio nazionale (Gambi 1992) In questo ruolo e in qualitagrave di presidente dellrsquoAssociazione Antichi Studenti Lanzoni si calograve nel-la parte partecipando al viaggio in Tripolitania come testimoniano i suoi laquoRicordi e impressioniraquo pubblicati nel Bollettino laquoE cosi ti sei divertito Che impressioni hai ricevuto Quali sono le condizioni ve-re di questa nuova colonia italianaraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 25) Ecco le domande piugrave frequenti che si sentirono rivolgere i par-tecipanti allrsquoEscursione Nazionale e alle quali Lanzoni ironicamente cercograve di rispondere mettendosi nei panni sia dellrsquointervistatore sia dellrsquointervistato Nonostante un linguaggio e una forma molto me-no formale e non accademica rispetto ad esempio alla Relazione sul

26 Lrsquoalta partecipazione puograve essere spiegata anche da un punto di vista meramente sentimentale Come afferma Labanca infatti laquolrsquoOltremare rappresentograve una delle piugrave grandi emozioni degli italianiraquo (2002 219)

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commercio dellrsquoItalia collrsquoIndia la struttura con la quale egrave organizza-to il testo appare ad ogni modo seguire un ordine ben preciso Le pri-me domande formulate suggeriscono risposte aneddotiche che solo ogni tanto sono intervallate da nozioni geografiche-ambientali oppu-re dalle osservazioni dei delegati della Societagrave degli Agricoltori Dal-le prurigini coloniali ndash laquoti sei divertitoraquo laquoE le donne come sono lag-giugraveraquo ndash Lanzoni passograve a commentare il clima i villaggi e i paesaggi nordafricani evidenziando spesso la presunta divisione e differenza fra il laquogusto delle genti europeeraquo e quello della popolazione locale Dopo questa prima parte le domande poste dal professore iniziano a riferirsi prettamente al dominio italiano in Libia una condizione che per forza di cose indusse il geografo a prodigarsi in osservazio-ni antropologiche capaci di porre lrsquoitaliano al pari di un benefattore e lrsquolaquoindigenoraquo a quello di un primitivo al di fuori della storia

Che cosa pensa quella gente di noi italiani E si egrave essa adattata al nostro dominio E puograve questo considerarsi tranquillo

A questa serie di domande risponderograve che neacute io neacute altri non ab-biamo saputo neacute potevamo saper niente di positivo Egrave cosigrave difficile di leggere nel fondo delle anime dei bianchi figurarsi poi in quel-le dei mori e maomettani per giunta Perograve se si dovesse giudica-re dalle apparenze tutto indurrebbe a ritenere che gli indigeni ai quali si noti bene egrave ignota e inconcepibile quellrsquoastrazione di sen-timento che si chiama il principio di nazionalitagrave e che ormai hanno potuto apprezzare la differenza sensibile che passa rispetto ai pe-si e ai benefici di governo fra noi e i turchi Si sono tranquillamen-te e stabilmente adagiati al nostro dominio laquoBono taliano ndash man-geria bizeff ndash filuss bizeffraquo (ldquofilussrdquo significa denaro e ldquobizeffrdquo in quantitagrave) Che cosa possono desiderare di piugrave una volta che i loro costumi la loro religione le loro donne vengono scrupolosamente rispettate Questo spiega percheacute il paese sia ormai diventato com-pletamente tranquillo e sicuro Parliamo srsquointende della Tripolita-nia propriamente detta non della Cirenaica che si trova ancora e come nello stato di guerra (Bollettino maggio-giugno 1914 35)27

Molto si era detto e molto si era scritto spesso impropriamente sulla conquista libica Per fugare alcuni pregiudizi sul tema Lanzoni si di-lunga nel rispondere allrsquoultima domanda laquoquale egrave la condizione vera di quel paese e quali vantaggi potragrave trarne lrsquoItaliaraquo Innanzitutto come dimostra il caso algerino che Lanzoni riprese dal suo Manua-le di Geografia commerciale e economica (Milano 1912 V edizione)

27 Nonostante non compaiano espliciti riferimenti razzisti se non in riferimento agli accampamenti beduini chiamati con tono dispregiativo laquoMeschinopoliraquo appare chia-ro da che parte si trovi il progresso e da quale invece la laquosporciziaraquo

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ritenere o peggio ancora pretendere che una colonia per esse-re veramente utile debba costituire una rendita netta per la ma-dre-patria egrave un vecchio pregiudizio sorpassato da un pezzo (Bol-lettino maggio-giugno 1914 36)

Inoltre nellrsquoimmediato risulta impossibile fare delle previsioni visto che la colonia nord-africana almeno nella parte percorsa da Lanzo-ni non parve

laquoquella terra promessa che taluni per ragioni di polemica hanno amato di esaltare ma neppure quella regione sterile infeconda ricca soltanto di sabbie e di tradimenti che altri hanno amato ed amano di deprecare [hellip] neppure da augurarsi che si produca la emancipazione finanziaria delle Colonie giaccheacute molte volte essa auspica e prepara la emancipazione politica (Bollettino maggio-giugno 1914 36)

Insomma riassumendo in base alle sue impressioni e a laquoquelle del-la maggioranza degli escursionistiraquo Lanzoni poteva concludere con-statando come il valore economico della laquonuova Colonia africanaraquo sembrava laquonon trascurabileraquo e comunque laquotale da giustificarne la conquista se pure fatta anzitutto e soprattutto per ragioni politi-che drsquoordine internazionaleraquo (Bollettino maggio-giugno 1914 39)

16 Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti

La Scuola Superiore di Commercio di Venezia nel frattempo era di-ventata di fatto unrsquouniversitagrave Nel 1905 alle Scuole era stato autoriz-zato di rilasciare i diplomi di laurea lrsquoanno seguente ancora un de-creto concesse ai diplomati il titolo di dottore infine fra il 1909 e il 1913 fu confermato il triplice carattere di Scuola di Commercio di Consolato e di Magistero con le cinque sezioni che davano luogo a unrsquouniversitagrave di fatto (Paladini 2002)

Tuttavia Carsquo Foscari non era solo un luogo dedito allo studio sui li-bri ma anche un ambiente simile a un campo di forze nel quale i sog-getti ndash gli studenti e gli insegnanti ndash costituivano i vettori di penetra-zione per ideali politici esperienze vissute e in generale di ciograve che avveniva al di fuori del palazzo Foscari In particolare gli studenti rappresentavano la parte piugrave attiva della societagrave veneziana per quan-to riguarda lrsquoorganizzazione di azioni dimostrative di carattere bel-licista e interventista Giagrave durante la guerra di Libia infatti gli stu-denti avevano condotto alcune manifestazioni in favore dellrsquoimpresa coloniale italiana come ad esempio il corteo che accompagnograve i solda-ti del 71mo Fanteria in partenza per lrsquoAfrica dalla Riva degli Schiavo-

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ni fino alla stazione ferroviaria nel giorno 19 novembre 1911 In quel caso la presenza giovanile era formata soprattutto dagli studenti li-ceali del Marco Polo La Scuola commerciale drsquoaltra parte rimasta pressocheacute ai margini nel corso degli svolgimenti bellici drsquoOltrema-re assunse un ruolo di primo piano durante la campagna interven-tista grazie soprattutto allrsquoazione di proselitismo che molti professo-ri condussero per sostenere la causa interventista sia dalla cattedra sia dai comizi pubblici Un nome su tutti Fradeletto (Pomoni 1998) Di questrsquoultimo infatti bastino ricordare le pagine scritte sul fini-re del 1915 e lrsquoinizio del 1916 e date alla stampa con il titolo La sto-ria di Venezia e lrsquoora presente (Torino 1916) nelle quali il professo-re presentava la Prima guerra mondiale come un insieme di laquolontani preludiraquo riconducibili al passato della Serenissima la laquoLotta per lrsquoA-driatico a fine di conquistarvi piena libertagrave di respiro e sicurezza dei movimentiraquo la laquoLotta contro gli Asburgo pel confine orientale e settentrionale di terra ferma e per lrsquoindipendenza italianaraquo la laquoLot-ta contro il Turco per la difesa degli interessi coloniali e commercia-li drsquoOltremareraquo (Fradeletto 1916 13-14) Si tratta di tre piani inclina-ti della mitopoiesi veneziana sui quali poggiava la violenta retorica imperialista e nazionalista due caratteri che si confusero nella pro-paganda di guerra (Laven Damien 2015 Camurri 2002)

Con la conflagrazione del conflitto e la disfatta di Caporetto i trionfalismi cedettero il passo alla paura Venezia divenne retrovia Il Consiglio di Amministrazione decise allrsquounanimitagrave di spostare gran parte delle sue mansioni a Pisa prima di far ritorno nella sua sede originaria il 3 ottobre 1918 a guerra quasi terminata La disillusio-ne a seguito della laquovittoria mutilataraquo sembrograve contagiare anche la Scuola che da alcuni anni aveva assunto il titolo di Istituto Superio-re di Scienze Economiche e Commerciali Nonostante lrsquoapprovazio-ne da parte del Ministero della richiesta del Consiglio accademico di istituire un corso complementare dedicato al commercio interna-zionale con particolare riguardo allrsquoOriente il mito della rinascita veneziana sulle orme dellrsquoespansione della Serenissima parve affie-volirsi Una prima avvisaglia fu la svalutazione di fatto della sezio-ne consolare considerata sin dal principio il fiore allocchiello di Ca Foscari A livello ministeriale infatti si dispose che il solo tito-lo valido allrsquoammissione alle carriere dipendenti dal Ministero degli Esteri fosse la laurea in Scienze economiche e commerciali taglian-do fuori in questo modo gli studenti cafoscarini (Paladini 2002) un secondo e ultimo segnale compare nelle parole quasi di rimprovero pronunciate dal nuovo professore Gino Luzzatto durante il discorso laquoLa Funzione del Porto di Venezia nel passato e nel presenteraquo in oc-

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casione della cerimonia drsquoapertura dellrsquoAnno Accademico 1922-192328 Ordinario di Storia del commercio allrsquoIstituto Superiore di Studi

Commerciali di Trieste dove fu subito nominato direttore nel 1922 Luzzatto venne chiamato a Venezia per ricoprire la prima cattedra in Italia di Storia economica oltre a quella di Geografia economi-ca Del resto a causa della morte di Primo Lanzoni sopraggiunta nel settembre del 1921 e con la nuova dimensione universitaria dellrsquoI-stituto il corso di Geografia commerciale dovette essere per forza di cose suddiviso poicheacute si chiedeva una maggiore specializzazione nelle singole discipline (Berengo 1964 Paladini 1989 Lanaro 2006)29 Ad ogni modo il collegamento fra i due insegnamenti risultava an-cora forte come dimostra la distribuzione in due parti della prolu-sione del 1922 la prima di carattere storico e la seconda di valuta-zione dello stato attuale laquoNel suo periodo piugrave gloriosoraquo cioegrave lungo tutto il Duecento e il Trecento Luzzatto assicurograve come il porto di Ve-nezia si presentasse al pari di un grande mercato nel quale lrsquoattivi-tagrave aumenta dopo lrsquoarrivo delle mude provenienti dal Nord Europa e da Oriente Ad assicurargli questo sviluppo oltre alla fortunata po-sizione geografica concorsero altri fattori quali il laquodominio del Gol-fo e la conquista di una potente base coloniale in Orienteraquo (Annuario 1922-23 31) Con lrsquoinizio del Quattrocento la situazione cominciograve a mutare in seguito della minaccia portata dalle sempre piugrave frequen-ti conquiste turche che demolirono laquopezzo a pezzo lrsquoimpero colonia-le venezianoraquo distruggendone il monopolio commerciale (Annuario 1922-23 35) Si osserva come per la prima volta allrsquointerno dellrsquoIsti-tuto si cominciava a considerare quello veneziano al pari di un laquoim-pero colonialeraquo una categoria storiografica che probabilmente subi-va anche ma non solo lrsquoinfluenza in quegli anni dellrsquoappropriazione da parte del fascismo della romanitagrave quale mito fondativo della cul-tura e dellrsquoideologia di unrsquoItalia che doveva farsi universale impe-riale e moderna (Gentile 2007 Tarquini 2011)

La trattazione di Luzzatto sulla storia del porto veneziano per i successivi secoli seguiva la falsa riga dei lavori storiografici prece-denti i quali insistevano sul fatto che i traffici marittimi coinvolsero Venezia in minor misura almeno fino alla seconda metagrave dellrsquoOttocen-to Solitamente a questo punto sia il discorso accademico sia quel-lo pubblico convenivano sul fatto che con lrsquointegrazione del Veneto nello Stato italiano e con la guida illuminante di una classe dirigen-

28 Il corso complementare avrebbe compreso quattro insegnamenti oltre le lezioni conferenze ed esercitazioni Geografia economica dellrsquoOriente Economia e tecnica dei trasporti Merceologia dei prodotti orientali Tecnica del commercio drsquoimportazione e drsquoesportazione (Annuario 1922-23)29 Con la morte di Primo Lanzoni lrsquoAssociazione Antichi Studenti cambiograve nome in onore del suo presidente Drsquoora in poi infatti venne chiamata Associazione Primo Lan-zoni tra gli Antichi Studenti

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te che riprendeva gli usi e costumi dellrsquoantico patriziato Venezia si stesse preparando a riacquisire il suo destino di potenza commer-ciale Questa narrazione perograve pare essere decostruita e depotenzia-ta dalle parole dello stesso Luzzatto poicheacute laquodallrsquoosservazione del-la realtagrave presente e delle sue necessitagrave piugrave urgentiraquo reputava come fosse giunto il momento di laquoguardarci dal pericolo che il ricordo de-gli splendori passati e la visione di un futuro ancora lontano e incer-to ci distraggaraquo Infatti

La realtagrave di ieri egrave quella di un porto che era per seacute stesso un gran-de centro di scambi che poteva imporre tirannicamente la sua vo-lontagrave alla numerosa e svariata clientela la realtagrave drsquooggi egrave quella invece di un porto che dipende esclusivamente dal suo retroterra nazionale che ha per sua funzione principale quella di soddisfare quanto meglio egrave possibile i bisogni di questo retroterra La fun-zione egrave certo meno brillante ma egrave la funzione assegnata nellrsquoeco-nomia contemporanea a tutti i porti continentali ed egrave sempre ta-le da assicurare al porto di Venezia un movimento assai superiore a quello chrsquoesso abbia mai avuto finora ed uno dei primi posti fra i porti del Mediterraneo La sfera drsquoinfluenza su cui Venezia puograve oggi contare senza bisogno di artifici e di favori e che si estende da un lato fino a Dobbiaco ed al Brennero e dallrsquoaltro fino a Bre-scia Mantova e Bologna (Annuario 1922-23 48-9)30

Inoltre una volta completati il miglioramento degli impianti portuali cosigrave come il laquolavoro gigantescoraquo di Porto Marghera la zona drsquoinfluen-za si sarebbe estesa fino ai maggiori centri industriali della Val Pada-na laquoNon piugrave dunque sogni di dominio ormai tramontati per sempreraquo ma la consapevolezza che fosse opportuno condurre una laquopolitica di libertagraveraquo ndash senza suddivisioni in sfere drsquoinfluenza ndash che alla lunga laquori-chiami sulle rive dellrsquoAdriatico tutto quel traffico che ad esso puograve na-turalmente e logicamente affluireraquo (Annuario 1922-23 51)

Rispetto alle conclusioni a cui era giunto Luzzatto in direzione op-posta sembrano procedere alcune tesi di laurea degli studenti dellrsquoI-stituto di Scienze Economiche e Commerciali questrsquoultimi intenzio-nati a riflettere sul ruolo dellrsquoAdriatico per Venezia e piugrave in generale del Mediterraneo per lrsquoItalia in seguito alla fine del primo conflitto mondiale La tesi di laurea egrave una tipologia di documento estrema-mente interessante percheacute funge da elemento di connessione pro-cessuale fra i diversi lsquosaperirsquo accademici e il mondo esterno In altre parole questa tipologia di fonte storica da un lato ci suggerisce ndash al-

30 Interessante il confronto fra la posizione di Lanzoni sul porto ndash la competenza matematica per stabilire lrsquoinfluenza di Venezia fino a Tunisi ndash e quella di Luzzatto ap-pena descritta

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cune volte solo parzialmente ndash il percorso curriculare dello studente le conoscenze apprese durante gli anni universitari la bibliografia letta e in generale ci illumina su alcuni equilibri e meccanismi in-terni al mondo accademico dallrsquoaltro la tesi di laurea riflette la con-tingenza degli eventi attraverso le idee e le immagini personali che lo studente si crea per comprendere ciograve che lo circonda mescolan-do cosigrave nellrsquoelaborato scientificitagrave e vissuto in una narrazione che si appresta a essere unica e originale (Isnenghi 1984) Inoltre allrsquoepo-ca le tesi di laurea erano testi alquanto brevi e di natura compilati-va Non basandosi su una rigorosa ricerca drsquoarchivio di conseguen-za questi documenti risultavano molto esposti alla deriva ideologica piugrave che a un ragionamento empirico

La prima guerra di massa per i giovani rappresentograve unrsquoesperienza periodizzante a cui si attribuiva un valore formativo oltre che trauma-tico Infatti le laquogenerazioni storicheraquo portarono dal fronte linguaggi convinzioni e pretese intrise di bellicismo nazionalismo e irredenti-smo mentre a Parigi dai negoziati lrsquoItalia non otteneva ciograve che le era stato promesso (Dogliani 2003 Magnarelli 2004) In questo senso ap-paiono esemplari gli elaborati scritti degli studenti Angelo Tonini e Leonardo Rosito Il primo laureatosi nellrsquoottobre del 1919 fin dalle prime battute avvertigrave come risultasse necessario allargare lo sguar-do allrsquointero Mediterraneo orientale per assicurarsi il controllo e la sicurezza dei traffici nellrsquoAdriatico A tal fine lo studente individuava tre problematiche da risolvere una di carattere politico ndash laquoin quan-to non possiamo permettere che lrsquoequilibrio mediterraneo giagrave tanto iniquo per noi sia turbato ancora a nostro dannoraquo unrsquoaltra per motivi economici ndash laquoper i nostri crescenti consumi alimentari e per il nostro commercio che deve avere i suoi mercati privilegiati e sicuriraquo ndash e in-fine una sociale ndash per evitare che laquola nostra emigrazione prenda un atteggiamento che offende il nostro onoreraquo Le soluzioni erano da ri-cercare nelle terre che si affacciavano sul Mediterraneo orientale le quali in un futuro ormai prossimo secondo lo studente sarebbero entrate a far parte della sfera drsquoinfluenza italiana per laquoil posto che la sua [lrsquoItalia] gloriosa storia le additaraquo e laquola guerra [la prima guerra mondiale] ha giustamente consacrato al suo dirittoraquo31 La storia di Ve-nezia ndash e di Roma ndash insieme al laquosangueraquo e al laquosacrificio tenace della popolazioneraquo dunque giustificavano le importanti pretese commer-ciali italiane che non avrebbero aspirato solo a coordinare i traffici bensigrave a sostituire i prodotti austriaci mercanteggiati in Oriente con quelli esportati dallrsquoItalia in modo tale da laquodimostrare a Trieste e ai porti tutti dellrsquoAdriatico redento che la loro unione allrsquoItalia contri-buisce alla loro stessa prosperitagraveraquo Per ricapitolare la conquista del

31 Venezia Archivio Tesi Carsquo Foscari (ATCF) A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 5-6 Non si conosce il nome del relatore

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monopolio commerciale nelle maggiori piazze orientali sarebbe servi-ta in una prima fase ad aumentare gli introiti e in un secondo momen-to a rendere lrsquoAdriatico italiano Lrsquoambizioso piano progettato dallo studente non poteva non fare affidamento sul nuovo porto industria-le che stava sorgendo ai Bottenighi un progetto che avrebbe assicu-rato laquouna funzione di primissimo ordine per i traffici dellrsquoOrienteraquo32

Sulla stessa linea ma decisamente piugrave esplicito sin dal titolo ri-sulta essere LrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi mag-giori porti commerciali la tesi discussa dallo studente Rosito nel 1920 Sulla base di una bibliografia che al tempo stesso faceva uso di materiale proveniente dallrsquoambito politico e da quello accademi-co lo studente iniziograve la sua dimostrazione sulla presunta paternitagrave italiana dellrsquoAdriatico partendo da considerazioni di carattere geolo-gico e geografico33 Studiando la nascita e la formazione delle cate-ne montuose laquoitalianeraquo delle Alpi degli Appennini e del Carso il gio-vane affermograve come esse comprendessero un bacino molto vasto che va dalla Val Padana fino al laquonostro mareraquo Giagrave attraverso questa di-mostrazione si dovrebbe essere laquoindotti a ritenere lrsquoAdriatico come un mare essenzialmente nostroraquo tuttavia la presenza slava sullrsquoal-tro lato del confine montuoso orientale e lungo tutti i Balcani aveva bisogno di qualche altra spiegazione e precisazione Insieme alla ge-ografia per non dare adito a dubbi lo studente si servigrave della storia per spiegare questa apparente incongruenza se era pur vero che sulla laquocosta della Morlacca vi sono i Croatiraquo e piugrave laquogiugrave sulla costa orientale vrsquoegrave la grande Serbiaraquo non si poteva negare che lrsquoAdriatico continuasse a conservare un carattere romano e italiano Drsquoaltron-de laquola funzione complessivaraquo di questo mare era stata

in ogni tempo quella di grande via della civiltagrave romana e venezia-na verso la Balcania e di arteria vasta e profonda in cui le grandi correnti dei traffici si sono incanalate nel corso dei secoli34

La civiltagrave e il commercio dunque venivano considerate dallo stu-dente come degli elementi imprescindibili per attestare lrsquoitalianitagrave del bacino adriatico un principio di nazionalitagrave che non toccava so-lo il mare ma anche le coste lambite da esso Come la Dalmazia ad esempio che per laquola realtagrave geografica e le esigenze storiche e cul-

32 ATCF A Tonini laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquo 1919 73-75 33 Nella bibliografia fra gli altri compaiono gli scritti Per il piugrave largo domino di Ve-nezia la cittagrave e il porto (Milano 1917) di Foscari e Sistemazione del porto di Venezia Giudecca o Bottenighi (Venezia 1904) di Lanzoni Vedi ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 laquoBibliografiaraquo Non si cono-sce il nome del relatore34 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 2-4

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turaliraquo laquoegrave terra drsquoItaliaraquo pur non essendo parte integrante del laquocor-po fisicoraquo della nazione35

Oltre a comunicarci le scelte retoriche del laureato le tesi dico-no molto anche sui relatori i docenti che accompagnano lo studen-te fino alla discussione di laurea Tematiche bibliografia e il taglio di ricerca sul soggetto di studio sono solo alcuni degli spazi drsquointer-vento ritagliati dal professore Per quanto riguarda lrsquoargomento im-periale e quello coloniale aggiungere questo ulteriore punto di vi-sta significa da un lato tracciare una mappa dei lsquosaperirsquo allrsquointerno dellrsquoIstituto (in mancanza dei programmi dei corsi) dallrsquoaltro coglie-re le convinzioni accademiche e soprattutto politiche di ogni singolo professore attraverso lo spettro dei loro principali interlocutori per lrsquoappunto gli studenti

In molte delle tesi di laurea scritte negli anni Venti si puograve nota-re come compaiano spesso i nomi di tre relatori i professori Enrico Catellani specialista di Diritto coloniale Alfonso de Pietri-Tonelli esperto di economia politica e Pietro Orsi lo storico veneziano prin-cipale in quegli anni assieme a Luzzatto Il primo come si egrave eviden-ziato in precedenza faceva parte dellrsquoavanguardia intellettuale colo-nialista Quando impartiva le sue lezioni dedicate al diritto coloniale dalla cattedra padovana poggiava probabilmente le sue argomenta-zioni sul manuale da lui scritto Storia delle colonie e diritto colonia-le (Milano 1911) e pubblicato alla vigilia del conflitto italo-turco Il testo forniva le basi da cui partire per conoscere piugrave nel dettaglio qualsiasi aspetto del tema generale del colonialismo La formazione giuridica di Catellani ad ogni modo non gli impedigrave di giustificare il diritto e il dovere dellrsquoEuropa di occupare i territori africani sulla base di osservazioni anche di carattere antropologico In Storia del-le colonie e diritto coloniale infatti vengono dedicate alcune pagine alla suddivisione degli esseri umani in tre categorie quelli che so-no stati in grado di espandersi grazie a uno stadio di civilizzazione estremamente alto gli europei coloro che dopo un glorioso passato si trovavano ora in una fase di declino gli asiatici infine gli africa-ni ovvero coloro che secondo il professore non sarebbero mai pro-grediti senza lrsquoassistenza di altri (Catellani 1911 cf Deplano 2013) Alcune di queste argomentazioni ndash che oggi possiamo definire raz-ziste ndash sembrano costituire un filo conduttore nel pensiero di Catel-lani anche nel primo dopoguerra quando egli giunse a Carsquo Foscari per tenere il corso di Diritto internazionale nelle vesti di professo-re incaricato pur mantenendo la cattedra da ordinario allrsquoUniversi-

35 ATCF L Rosito laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei suoi maggioriraquo 1920 24 Cosigrave come per la tesi di Angelo Tonini anche per Leonardo Rosito Porto Mar-ghera ndash la laquocittagrave nuovaraquo ndash avrebbe costituito una tappa fondamentale per i progetti espansionistici italiani

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tagrave di Padova A tal proposito nella tesi di laurea Il mandato colonia-le con cui lo studente Ferdinando Pellizzon si laureograve nella sessione di marzo-aprile 1922 viene citata dal laureando laquola felice espressio-ne [di Catellani] ldquoassistenza intercolonialerdquoraquo che ancor prima dello scoppio della guerra laquoaveva legato gli stati colonizzatori in unrsquoopera comune di civiltagraveraquo in contrapposizione alla laquotesi utopistica del pro-fessore [Giuseppe] Cimbaliraquo che proponeva laquodi consacrare in tutti i popoli colonizzati il loro diritto di sovranitagraveraquo accogliendoli cosigrave nel-la Societagrave delle Nazioni36

Nel caso di de Petri-Tonelli ex studente della Scuola commercia-le veneziana poi divenuto professore ordinario del corso generale di Economia politica e degli insegnamenti complementari di Politica economica e Legislazione doganale per la sezione consolare il focus dei suoi tesisti era rivolto principalmente alle relazioni economiche che intercorrevano fra lrsquoItalia e lrsquoOriente Nella sessione di laurea di novembre-dicembre 1924 due suoi studenti ndash Pasquale Giordano e Alfredo Scagnolari ndash discussero rispettivamente gli elaborati Le con-dizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commer-ciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecaneso e Le relazioni commerciali italo-jugoslave Se questrsquoultima mirava a con-segnare una panoramica dello stato in cui versava il rapporto com-merciale fra i due regni lrsquoelaborato scritto da Giordano invece sol-lecitava lrsquoespansione commerciale in Anatolia usufruendo in questo modo dei possedimenti coloniali lsquobianchirsquo di Rodi e del Dodecaneso Secondo lo studente la penetrazione in quel nuovo mercato avrebbe portato in dote allrsquoItalia tre benefici uno di carattere economico un altro geopolitico e un ultimo a livello sociale e culturale Il primo si sarebbe basato sulla costituzione di banche agricole per agevolare laquoil credito alle nostre colonie ivi residenti ed alle stesse popolazio-ni indigeneraquo sul miglioramento dei servizi commerciali marittimi e sulla fondazione di un istituto di fiducia per organizzare e regolare le attivitagrave laquodei numerosi commercianti ed esportatori che operano nella zonaraquo Inoltre tale istituto con la sede centrale ubicata a Rodi e le filiali nei paesi dellrsquoAnatolia sarebbe stata guidata da una govern-ance formata da elementi dellrsquoeacutelite finanziaria industriale e commer-

36 Come opportunamente citato in nota lrsquoespressione proveniva dallrsquoarticolo laquoLrsquoassi-stenza inter-coloniale dal punto di vista del mantenimento dellrsquoordineraquo pubblicato da Catellani nella Rivista Coloniale nel 1907 ATCF F Pellizzon laquoIl mandato colonialeraquo 1924 16-17 Ancora nella tesi di laurea dello studente Roberto Maltini ndash Il regime co-loniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioni (1925) relatore Ca-tellani ndash la colonizzazione egrave considerata invece come un laquocompito sacro della civiltagraveraquo ATCF R Maltini laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del Patto della Societagrave delle Nazioniraquo 1925 65

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ciale37 A livello geopolitico la conquista commerciale dellrsquoAnatolia avrebbe consentito allrsquoItalia di confrontarsi con i Paesi piugrave poten-ti laquoche hanno tentato e continuano tuttora di stendere lo zampino per porre ostacolo al nostro divenireraquo per una posizione di privile-gio per quanto riguarda i traffici marittimi nel Mediterraneo38 Infi-ne secondo il laureando lrsquoeventuale crescita dellrsquoinfluenza italiana in Anatolia avrebbe di certo rinvigorito quelle radici storiche elle-niche e romane che rischiavano di scomparire per sempre a causa laquodellrsquoinettitudine dei Turchi a produrre e conservare la ricchezzaraquo39 In parallelo alla dipendenza economica dunque si doveva tessere anche una dipendenza culturale

Nonostante le universitagrave almeno fino agli anni Trenta fossero me-no soggette al diretto controllo amministrativo e ideologico del regi-me fascista giagrave a partire dal 1925 il nuovo ministro dellrsquoIstruzione Pietro Fedele procedette alla progressiva fascistizzazione dellrsquointe-ra struttura scolastica italiana A questa tendenza generale special-mente per il caso specifico dellrsquouniversitagrave si contrapponeva il rappor-to unico e per questa ragione sempre diverso che intercorreva fra lrsquoistituzione accademica e la classe dirigente locale (Ricuperati 2015) A Venezia ciononostante fra il 1925 e il 1927 lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali divenne fascista come testimoniano in modo molto significativo le parole utilizzate nella Relazione sullrsquoAn-no Accademico 1926-1927 dallrsquoex sindaco e allora regio commissario di Carsquo Foscari Davide Giordano drsquoora in poi laquolrsquoinferma [lrsquoIstituto]raquo sarebbe andata in contro alle laquocure rudi e radicali del chirurgoraquo o del padre Ai laquoFigliuoliraquo ndash gli studenti per lrsquoappunto ndash sarebbe stata vietata qualunque manifestazione goliardica cosigrave come sarebbe sta-to necessario dal punto di vista dellrsquoorientamento politico laquopotare i rami sospettiraquo fra il corpo studentesco e quello docente (Annuario 1927-28 7 e 15-17 Paladini 2002) La fascistizzazione e la lsquonorma-lizzazionersquo dellrsquoIstituto paiono intervenire anche in qualche tesi di laurea soprattutto nei linguaggi e nei giudizi esplicitamente politi-cizzati che gli studenti adottano per comparare epoche storiche dif-ferenti o operati politici che portarono a risultati opposti Ciograve emer-ge specialmente negli elaborati scritti degli studenti che scelsero di approfondire temi legati ai corsi di Storia politica e diplomatica un

37 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 83-638 ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespan-sione commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 1739 Pur non essendo laquoun popolo scioccoraquo il Turco laquoegrave lento ed estremamente sobrio facile ad accontentarsi di tutto ed a far nulla per migliorare la propria condizioneraquo ATCF G Pasquale laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansio-ne commerciale italiana in quella regione attraverso Rodi ed il Dodecanesoraquo 1924 13

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corso tenuto dal professore Pietro Orsi per gli iscritti alla sezione consolare Come negli esempi riportati precedentemente anche in questo caso la figura del relatore sembra incidere nelle riflessioni e nelle affermazioni dei suoi studenti Drsquoaltronde accanto alla profes-sione accademica dal 1926 Orsi venne nominato dal governo pode-stagrave della cittagrave ndash il primo a Venezia in seguito alla soppressione degli organi democratici comunali ndash mostrando ancora una volta e in ma-niera piugrave evidente il fitto intreccio che univa il potere politico allrsquoi-stituzione universitaria locale

Proprio nellrsquoanno della sua investitura alla carica di podestagrave uno studente di Orsi Michele Cainazzo discusse la sua tesi di laurea dal titolo Italia e Mediterraneo Dedicando molto spazio al dominio medi-terraneo dellrsquoimpero di Alessandro Magno e soprattutto di quello ro-mano la dissertazione procede fra le tendenze generali nella storia della politica romana nel Mediterraneo e brevi approfondimenti sul versante africano come recita ad esempio il titolo di un sottocapito-lo laquoRoma potenza marittima e la sua politica in Africaraquo La narrazio-ne prosegue soffermandosi prima sulle repubbliche marinare e sulla laquopotenza venetaraquo intenta a liberarsi del giogo bizantino e successi-vamente sullrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo che laquofu prevalentemente raggiunto durante la quarta Crociataraquo40 La categoria storica-anali-tica pronunciata da Luzzatto qualche anno prima godeva ormai di unrsquoampia circolazione in ambito universitario prima di riversarsi nel discorso pubblico come si vedragrave nel seguente capitolo Ad ogni mo-do dallrsquolaquoepica espansione venetaraquo che laquofu sempre animata da spirito imperialistaraquo lo studente passava a narrare le vicende mediterranee fino allrsquoUnitagrave drsquoItalia con unrsquoampia parentesi dedicata al laquopensiero politico riguardo alla costa africanaraquo Una volta affrontato il presun-to retroterra storico e culturale italiano nel Mediterraneo sulla ba-se di questrsquoultimo il tesista si chiedeva raffrontandosi con lrsquoimpero coloniale tedesco il percheacute laquodi tanta disparitagrave drsquoimpulso nellrsquoaffer-mazione colonizzatrice espansionistica dei due stati che coevamente avevano trovato la loro unitagraveraquo dato anche lrsquoinnata tradizione nei laquofigli della razza italicaraquo che lungo tutta la storia laquoscoperti che abbiano una terra di questa ne diventano gli esploratori e i colonizzatoriraquo41 Le molteplici risposte lo studente ritiene di ritrovarle negli indirizzi di politica estera intrapresi dai governi italiani che si susseguirono in relazione ai mutevoli equilibri geopolitici europei Nonostante gli impedimenti interni ed esterni alla costruzione di un impero colonia-le italiano a metagrave degli anni Venti srsquoimpose allrsquoItalia una laquonecessitagrave storica predominanteraquo determinata da due fattori in primo luogo la crescita della popolazione italiana in relazione ai movimenti migra-

40 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 18-2141 ATCF M Cainazzo laquoItalia e Mediterraneoraquo 1926 54-55

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tori e al pericolo di snazionalizzazione in secondo e ultimo luogo la posizione e il prestigio del Paese negli equilibri mediterranei Lrsquour-genza della situazione ndash laquoil problema del Mediterraneo egrave dunque per lrsquoItalia un problema di libertagrave problema di sicurezza problema na-zionale problema colonialeraquo ndash poteva essere risolta grazie ad alcune doti innate nella laquocoscienza nazionaleraquo unrsquolaquooriginalitagraveraquo e laquoclassici-tagraveraquo che laquoBenito Mussolini ha detto di essere lecita in politica esteraraquo In altre parole riprendendo il percorso giagrave tracciato dalla laquonecessi-tagrave anterioreraquo ndash la Storia ndash lrsquoItalia aveva il compito di solcarlo facen-dosi condurre per mano dal laquonuovo Vate drsquoItaliaraquo42

La propaganda fascista a proposito del destino imperiale dellrsquoI-talia oramai aveva trovato terreno fertile per la sua diffusione nelle aule universitarie veneziane impregnate dei miti di una cittagrave ndash Ve-nezia ndash che drsquoora in avanti si sarebbe convertita in una delle piazze fasciste piugrave importanti per laquoraggiungere le vie del sognato Imperoraquo43

42 Il testo finisce con la citazione di Lucio Polo il comandante messo in scena da DrsquoAnnunzio in La Nave (Milano 1908) laquoNON Egrave MAI TARDI PER TENTAR LrsquoIGNOTO NON Egrave MAI TARDI PER ANDAR PIUrsquo OLTREraquo vedi ATCF M Cainazzo laquoItalia e Me-diterraneoraquo 1926 9843 La citazione egrave ripresa dalla tesi Crispi e la Somalia Italiana dello studente Fernan-do Marini ATCF F Marini laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo 1928 103 Relatore Orsi

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

2 Tracce imperiali a VeneziaLa cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo

21 Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa

Il 7 maggio 1931 si aprigrave al pubblico la sensazionale Exposition colo-niale et internationale di Parigi Il percorso espositivo era suddiviso in quattro grandi aree riguardanti la storia generale dellrsquoimpero fran-cese alcuni approfondimenti monografici dei territori drsquoOltremare le questioni nazionali piugrave importanti nel dibattito pubblico e il mu-seo permanente delle colonie Data la grande superficie sulla quale si estendeva lrsquoesposizione la visita era allietata dalla presenza di ri-storanti negozi e due spazi dedicati allrsquointrattenimento Gli organiz-zatori ndash in primo luogo lrsquoAgence Geacuteneacuterale des Colonies ndash si proposero dunque di creare uno spazio nel quale il visitatore europeo potesse allo stesso tempo imparare e divertirsi allrsquointerno di un mondo extra-europeo rappresentato dal punto di vista del colonizzatore e creato con lrsquoobiettivo principale di promuovere e diffondere i disegni impe-rialistici per une plus grande France delineando parallelamente unrsquoi-dentitagrave francese consapevole della propria superioritagrave (Ungar 2013)

Sommario 21 Prospettive imperiali a Venezia ndash 22 Notizie dallrsquoImpero ndash 23 Educare alle colonie ndash 24 Itinerari imperiali ndash 25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina ndash 26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave

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LrsquoEsposizione perograve fu anche lrsquooccasione per fare il punto del-le condizioni in cui versavano le attivitagrave scientifiche e quelle propa-gandistiche per quanto concerne il tema coloniale a livello europeo Per questa ragione a Parigi furono invitati molti studiosi e giorna-listi a partecipare rispettivamente al primo Congresso internazio-nale di Storia coloniale e al Congresso internazionale della Stampa coloniale Durante il primo evento la delegazione italiana presiedu-ta dal professore e senatore Camillo Manfroni ndash in rappresentanza dellrsquoUfficio Studi e Propaganda del Mistero delle Colonie dellrsquoIstituto Coloniale Fascista e dellrsquoIstituto Cesare Alfieri di Firenze ndash presentograve alla platea internazionale un intervento sulla storia coloniale vene-ziana in epoca moderna dedicando particolare attenzione al compor-tamento tenuto dalla Repubblica nei confronti dellrsquoespansione com-merciale e territoriale degli imperi spagnolo e portoghese Pertanto lrsquolaquoimpero coloniale venezianoraquo in quanto soggetto storico rappre-sentava oramai uno dei prodromi della laquorinascita colonialeraquo italiana contemporanea anche in campo internazionale e non solo allrsquointerno delle istituzioni accademiche (Giaccardi 1931 cf Deplano 2015 80-1) Drsquoaltronde con la svolta totalitaria intrapresa dal regime fascista e la conseguente realizzazione della laquofabbrica del consensoraquo egrave possibi-le constatare una diffusione dellrsquoargomento coloniale allrsquointerno del discorso pubblico attraverso mezzi di comunicazione e di propagan-da quali la stampa i convegni le mostre e le manifestazioni indette dal regime poicheacute oltre al prestigio internazionale per il fascismo la politica di espansione imperiale e coloniale costituiva un aspetto strutturale per la rivoluzione antropologica dellrsquolsquouomo nuovorsquo tanto che una prospettiva imperiale era giagrave presente nellrsquoorizzonte fasci-sta sin dal 1926 (Gentile 2006)

La fondazione dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) nel febbraio del 1928 e il conseguente accentramento dellrsquointera attivitagrave cultu-rale in campo coloniale ndash si pensi al confluire di gran parte delle ri-viste coloniali preesistenti nel mensile LrsquoOltremare ndash portarono alla progressiva laquovolgarizzazioneraquo delle tematiche coloniali in altre pa-role al riversamento di queste ultime nel tessuto sociale italiano per mezzo di iniziative di carattere pratico e divulgativo che si serviro-no delle cittagrave e delle loro memorie storiche quali palcoscenici ideali per la costruzione di un consenso e unrsquoideologia dai lineamenti im-periali Fra i teatri urbani piugrave prestigiosi un posto era riservato a Venezia per via di un passato che solo recentemente era stato rilet-to in un contesto imperiale (Deplano 2015)1

Il laquoraduno dei costumi italianiraquo del 1928 fu solo il primo tentativo di fascistizzazione delle tradizioni veneziane peraltro decisamente

1 Il termine laquovolgarizzazioneraquo ricorse spesso nei discorsi e nelle circolari di Rober-to Cantalupo mentre ricopriva il ruolo di sottosegretario del Ministero delle Colonie

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depotenziate dalle direttive romane Davanti a un pubblico interna-zionale di quasi ventimila persone il laquoradunoraquo si svolse in piugrave riprese nellrsquoestate del 1928 coinvolgendo piugrave di tremila figuranti In princi-pio il progetto puntava a mettere in scena unrsquolaquooperazione di regio-nalizzazione in grande stileraquo che amalgamasse dal punto di vista culturale un confine nord-orientale che andava fino allrsquoAlbania pas-sando per Istria e Zara sovrapponendo solo per un attimo Venezia a Roma quale punto di riferimento per le terre redente e irredente Ma lrsquoex Dominante non poteva porsi sul piano della capitale italiana visto che il carattere latino era considerato dagli studiosi italiani il legame fondamentale per mantenere unita dal punto di vista etnico la penisola Pertanto correggendo il tiro il comitato organizzatore affidato alla presidenza di Augusto Turati (segretario nazionale del partito fascista) e alla vicepresidenza dei due veneziani al governo Giuriati e Volpi impose al raduno del Triveneto una dimensione na-zionale e allrsquoOpera Nazionale Dopolavoro (OND) veneziana di met-tere in mostra solo quelle tradizioni popolari considerate minori ri-spetto allo sfarzo delle imprese navali verso Oriente Malgrado il ridimensionamento lo svolgimento del laquoraduno dei costumi italia-niraquo segnograve la definitiva nascita di un rapporto simbiotico fra il regime fascista e la classe dirigente locale Venezia poteva finalmente por-si sul laquopiano dellrsquoimperoraquo seppur allrsquoombra di Roma (Fincardi 2002 1503-7 Pellegri 1929)

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta laquoanni stupendiraquo a dire di Maria Damerini moglie di Gino Damerini figura centrale del nazionalismo adriatico e della vita culturale veneziana nella prima metagrave del No-vecento lrsquoeacutelite veneziana andograve a riscoprire il proprio laquoretaggio illu-streraquo sotto la supervisione di una personalitagrave quale Giuseppe Volpi (Damerini 1988 50) Il nuovo lsquodogersquo veneziano cosigrave come veniva cele-brato durante gli lsquoanni ruggentirsquo una volta nominato presidente del-la Biennale nel 1930 iniziograve a ripensare la cittagrave come un centro cultu-rale moderno e internazionale capace di rispondere da un lato alle esigenze mondane di una eacutelite inebriata da unrsquoagenda sempre piugrave fit-ta di impegni e dallrsquoaltro alle continue rielaborazioni e esaltazioni di miti culti e immagini collettive veicolate dal partito fascista in pa-rallelo a una politica di potenza sempre piugrave aggressiva Tuttavia lrsquoe-voluzione dellrsquoindustria culturale veneziana avrebbe avuto modo di dare i frutti sperati solo qualora lrsquoamministrazione comunale gui-data dal podestagrave Mario Alveragrave si fosse impegnata a rispondere alle questioni principali che interessavano la cittagrave lo sviluppo industria-le in terraferma lrsquointervento sul disagio sociale e la gestione di un turismo in forte espansione (Mezzalira 1996)

Anche se non puograve sembrare a un primo sguardo in realtagrave le tre questioni appena citate sono tra loro concatenate Lrsquoincremento e il miglioramento dellrsquoefficienza industriale di Porto Marghera passa-vano infatti per la realizzazione di un collegamento automobilistico

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che avrebbe unito Venezia al lsquosuorsquo immediato entroterra agevolan-do in questo modo il pendolarismo di parte della popolazione cittadi-na oltre che lrsquoaccesso in cittagrave dei turisti Seppur snaturando secondo molti ndash fra tutti Giuriati e Damerini ndash la natura insulare e marina-resca della cittagrave paradossalmente la costruzione del ponte del Lit-torio divenne unrsquoennesima occasione per rievocare i fasti imperia-li dellrsquoex Dominante alludendo non solo al protendersi della Madre Patria ndash Venezia ndash verso lrsquoAdriatico orientale ma anche verso quelle terre che un tempo facevano parte dello Stato de tera

Allrsquoinaugurazione avvenuta nel giorno di San Marco del 1933 dal-la terraferma grossa impressione destarono da subito i due imponen-ti pili in pietra drsquoIstria posti allrsquoingresso del ponte sui quali vi erano scolpiti due leoni marciani i guardiani della nuova porta della cittagrave Oltre a rimarcare lrsquoidentitagrave veneziana il simbolo leonesco cosigrave scol-pito si inseriva in una diatriba lsquoadriaticarsquo nata nella notte del 1 di-cembre 1932 a Traugrave (Trogir) una cittagrave dalmata che riportava ancora le tracce del dominio plurisecolare veneziano Quella notte unrsquoam-pia parte della popolazione traurina danneggiograve e distrusse otto leo-ni lapidei drsquoepoca repubblicana in risposta alla sempre piugrave aggressi-va politica nazionalista e irredentista condotta dal fascismo un fatto che suscitograve grande commozione in Italia e in particolare a Venezia In pronta risposta infatti lrsquoex Dominante decise di punire il lsquotradi-mentorsquo creando due copie dei leoni di Traugrave da collocare allrsquoinizio del ponte automobilistico una traccia monumentale di stampo imperia-le che fu rafforzata dalla citazione latina scolpita allrsquointerno di uno dei due libri aperti laquogli ingiusti saranno puniti ed il seme degli empi periragraveraquo (Il Gazzettino 3 gennaio 1933 cf Ferris 2012)

Una volta superati i pili e lasciatosi alle spalle il profilo industria-le dei Bottenighi il visitatore arrivava cosigrave a Piazzale Roma lrsquoultima area automobilistica prima di immergersi laquonel patrimonio di attra-zione esteticaraquo (Il Gazzettino illustrato suppl 23 aprile 1933) custo-dito dalla cittagrave lagunare Per depotenziare la centralitagrave della nuova traccia toponomastica denominata laquoRomaraquo su ordine di Mussolini rispetto a Piazza San Marco lrsquoamministrazione veneziana decise di chiamare la nuova area lsquoPiazzalersquo e non lsquoPiazzarsquo (Casarin 2005) Agli occhi di chi intraprendeva il viaggio in direzione opposta inve-ce il nuovo piazzale costituiva il primo segno visibile dellrsquointrusione della modernitagrave nella laquopacificaraquo consuetudine veneziana Malgrado la lsquocontaminazionersquo secondo il supplemento speciale stampato da Il Gazzettino illustrato laquoil Comune di Venezia retto dal podestagrave Ma-rio Alveragrave seppe contemperare le esigenze che i tempi imponevano con le necessitagrave paesaggistiche e tradizionaliraquo riuscendo a conser-vare in questo modo laquola maestagrave ed il fascino di una dominanteraquo Del resto laquocol nuovo grandioso Ponte del Littorioraquo il laquoturista venezia-no in unrsquooraraquo avrebbe potuto raggiungere laquoVicenza primogenita di Venezia dai superbi palazzi di ogni epoca e stile in gran parte do-

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vuti ad Andrea Palladioraquo e solo successivamente si sarebbe inoltra-to in laquotutta la terra vicentina resa sacra dalla guerraraquo (Il Gazzettino illustrato supplemento 23 aprile 1933) In altri termini il Ponte del Littorio racchiudeva metaforicamente in seacute due tensioni il tentativo fascista di porre fine allrsquoisolamento aristocratico in cui era confina-ta la cittagrave rendendola piugrave facilmente raggiungibile ndash accanto ai lsquotre-ni popolarirsquo con la costruzione del ponte del Littorio iniziarono ad affluire a Venezia numerose squadre di escursionisti dellrsquoOND e del-la Gioventugrave del Littorio a piedi o in bicicletta (Fincardi 2001) ndash a cui si contrappose una strenua difesa della lsquovenezianitagraversquo basata ancora una volta sullrsquoostentazione di una presunta superioritagrave civile e cul-turale dellrsquoex Dominante rispetto i territori di terraferma

Con lrsquoapertura del ponte automobilistico inoltre si diede inizio al susseguirsi di altre opere monumentali indirizzate non solo a una mi-gliore fruizione turistica della cittagrave e a celebrare i progressi dellrsquoI-talia sotto il fascismo ma anche a compiere quella lsquobonifica socialersquo che mirava in una laquologica segregazionistaraquo (Casellato 2002 1615) a modificare la conformazione del tessuto sociale cittadino attraver-so lo sradicamento e lrsquoemigrazione forzata delle frange piugrave povere e politicamente non allineate appartenenti alle classi popolari In que-sto senso la costruzione di Rio Novo il canale che tuttora collega ra-pidamente Piazzale Roma allrsquoultimo tratto del Canal Grande ne egrave un chiaro esempio poicheacute alla sua realizzazione nel 1933 si dovette pro-cedere al rinnovamento della cittagrave eliminando di fatto la zona pro-letaria compresa fra la zona Tre Ponti e il Malcanton lrsquoultima sede della Camera del Lavoro (Casellato 2002)2

Il miglioramento dei servizi di trasporto e la pianificazione dellrsquoal-lontanamento di parte della popolazione povera modificarono la cit-tagrave in base soprattutto alle necessitagrave di un flusso di visitatori in netta crescita allrsquointerno delle reti turistiche drsquoeacutelite o dopolavoristiche La Compagnia Italiana Grandi Alberghi (CIGA) organizzava le vacanze delle classi benestanti nellrsquoisola del Lido il palcoscenico dei festival artistici dovrsquoera possibile anche prendere parte alle numerose feste serali praticare numerosi sport o ammirare le prodezze degli idrovo-lanti durante la Coppa Schneider comodamente seduti nelle terrazze dellrsquoHotel Excelsior (Bobbo 2004) Lrsquoorganizzazione della sociabilitagrave popolare invece era delegata alla sezione provinciale dellrsquoOND la quale si mise allrsquoopera promuovendo escursioni in laguna scambi tu-ristico-culturali fra le due sponde dellrsquoAdriatico gite di circoli azien-dali proiezioni gratuite in Piazza San Marco e sconti vantaggiosi al-le maggiori manifestazioni della cittagrave Inoltre lrsquooccupazione su toni propagandistici educativi e ludici della Piazza per eccellenza ave-

2 Anche lrsquointervento urbano della Riva dellrsquoImpero nel 1937 come si vedragrave successiva-mente rientrava nel piano regolatore volto a forzare lrsquoemigrazione delle classi popolari

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va in parte reso questo spazio cittadino meno esclusivo trasforman-dolo in unrsquoimmensa platea dove la gente comune poteva condividere ambienti solitamente inaccessibili (Fincardi 2001 Crovato Maria-ni Stocco 2007) Ciograve non toglie che questi contatti interclassisti av-venissero sotto la patina paternalista della classe dirigente locale come traspare dalle parole di Maria Damerini mentre ricorda lrsquoat-mosfera che circondava la Cavalchina il Gran ballo del Carnevale

Tutti andavano alla Cavalchina letterati artisti patrizi borghe-si e popolani Il mescolarsi del popolo alle altre classi la possibi-litagrave di godere gomito a gomito nelle gran feste della cittagrave la pre-cisa coscienza che il piacere dei molto ricchi fosse fonte di facilitagrave di vita e di benessere a chi meno possedeva neanche la formazio-ne stessa della cittagrave che abolisce i confini fecero in ogni tempo accettare con naturalezza e senza spreco di sofismi le gerarchie e addolcire e smussare i dislivelli Questo permise a Venezia drsquoes-sere nei secoli quella Serenissima che fu questo le permise negli anni rsquo30 di esserlo ancora (Damerini 1988 88)

La laquoprecisa coscienzaraquo che la classe dirigente possedeva della pro-pria alteritagrave aristocratica si fondava sulla convinzione che i mem-bri di questa ristretta cerchia fossero i soli custodi delle tradizioni veneziane e come tali i soli a decretarne un loro uso a fini turistici o caritatevoli Tuttavia nel corso degli anni Trenta almeno a livel-lo popolare il richiamo alle tradizioni locali doveva adattarsi o ad ogni modo integrarsi con i dettami della cultura e dellrsquoideologia del regime dando vita cosigrave a un processo di fascistizzazione degli usi e dei costumi locali Dopo un periodo durante il quale la Festa delle Marie fu sospesa il regime scelse di riproporla a partire dal 1934

A Venezia sin dal Medioevo nel secondo giorno di febbraio era usanza benedire le coppie che si sarebbero unite in matrimonio du-rante lrsquoanno scegliendo tra le spose le piugrave povere alle quali sarebbero stati prestati dalle chiese cittadine abiti sfarzosi e gioielli di pregio Nel 973 secondo le cronache dellrsquoepoca mentre si stava svolgendo il rito nella chiesa episcopale di San Pietro di Castello alcune del-le future mogli vennero rapite da pirati di origine slava provocando la reazione della comunitagrave veneziana che riuscigrave in un secondo mo-mento a liberare le giovani Dato il lieto fine la popolazione ringra-ziograve lrsquointercessione della Madonna ndash il secondo giorno di febbraio cor-risponde alla festivitagrave della purificazione della Madonna ndash istituendo la Festa delle Marie La rievocazione del leggendario evento conti-nuograve almeno fino al 1379 quando gli eccessivi costi organizzativi ne

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decretarono la fine (Padoan 1988)3 Dopo una plurisecolare interru-zione laquolrsquoantichissimo rito nuziale delle dodici Marieraquo venne laquoripri-stinatoraquo il giorno seguente la ricorrenza cristiana sabato 3 febbraio 1934 Una processione di dodici gondole ognuna delle quali traspor-tava una coppia di futuri sposi partigrave dalla sede centrale dellrsquoOND ndash il Palazzo della Pescheria ndash in direzione della chiesa di San Pietro di Castello seguita da una barca con a bordo le autoritagrave locali In se-guito alle celebrazioni matrimoniali il corteo proseguigrave verso la Ba-silica di San Marco per partecipare alla benedizione del patriarca La Fontaine e per pregare alla Madonna Nicopeia ossia lsquoapportatri-ce di Vittoriarsquo lrsquoicona che gli imperatori bizantini erano soliti portare in battaglia sino al sacco di Costantinopoli avvenuto per mano vene-ziana nel 1204 durante la Quarta Crociata Una volta unite ufficial-mente nel sacro vincolo finalmente le coppie potevano far ritorno nei loro sestieri dove sarebbero continuati i festeggiamenti (Il Gazzet-tino Illustrato 11 febbraio 1934 Viviani 1934 cf Ferris 2012 90-2)

Tralasciando lrsquointeressante analisi delle simbologie connesse allrsquoi-tinerario cerimoniale percorso risulta interessante evidenziare co-me la rievocazione della Festa delle Marie si rivelasse funzionale tanto per il regime fascista quanto per lrsquoeacutelite locale Infatti il gover-no fascista giagrave da alcuni anni aveva avviato un programma articola-to di politiche assistenzialiste e nataliste assieme a una propagan-da che insisteva molto sulla definizione della donna quale moglie e soprattutto madre un ruolo fondamentale per la rigenerazione an-tropologica della nazione e della lsquorazza italianarsquo Allrsquointerno dellrsquoide-ologia fascista inoltre la campagna demografica rappresentava un caposaldo per le ambizioni imperiali dellrsquoItalia dato che la crescita della popolazione giustificava lrsquoespansione coloniale ndash di popolamen-to ndash nel Mediterraneo4 Ancora per difendere la razza era fondamen-tale che il sangue e lrsquoonore ndash due immagini impersonate solitamen-te dalla figura femminile ndash non dovessero contaminarsi con quello di altre popolazioni (De Grazia 2007 Poidimani 2014) Attraverso la celebrazione del rito nuziale delle Marie dunque il discorso fasci-sta sulla razza si legittimava anche riprendendo quelle narrazioni espansionistiche e razziali elaborate nei confronti delle popolazioni balcaniche in seno al nazionalismo adriatico del primo Novecento Accanto a questo primo collegamento fra retroterra culturale nazio-nale e locale perograve se ne colloca un altro legato alle perduranti re-

3 Esistono diverse narrazioni sulla nascita della Festa delle Marie Ad esempio se-condo il cronista Sanudo le dodici Marie non erano in realtagrave delle spose ma delle sta-tue in legno affidate ad alcune famiglie patrizie mediante sorteggio 4 Il rapporto fra crescita demografica e espansione coloniale era stato giagrave riassun-to da Mussolini nellrsquoefficace formula pronunciata durante il celebre Discorso dellrsquoA-scensione del 26 maggio 1927 laquoSe si diminuisce signori non si fa lrsquoimpero si diven-ta una coloniaraquo

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lazioni paternalistiche di origine patrizia fra la classe dirigente e il popolo veneziano Questa solidarietagrave verticale si esplicava special-mente nel momento della selezione delle dodici future spose secondo criteri quali il grado di povertagrave e di fedeltagrave politica opportunamen-te segnalati dalle sezioni del Partito Nazionale Fascista (PNF) disse-minate nellrsquoisola alle coppie prescelte venivano donati dei beni ndash il vestito da sposa le fedi nuziali due letti una cassettiera un tavolo e una sedia per la cucina un servizio completo di piatti sei asciuga-mani e una coperta ndash non solo dalle autoritagrave fasciste locali ma an-che dalla CIGA simbolo dellrsquoalta borghesia veneziana (Ferris 2012)

Piugrave che le autoritagrave locali celebrazioni del genere ponevano in ri-salto le tradizioni storiche della cittagrave emozionando e inorgogliendo soprattutto chi assisteva fra la folla il popolo al contempo protago-nista e principale fruitore della lsquofabbrica del consenso fascistarsquo che alla vigilia della guerra drsquoaggressione allrsquoEtiopia stava affinando me-todi e linguaggi di comunicazione

22 Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali

Il 17 novembre 1935 il giorno prima della decisione della Societagrave del-la Nazioni di rendere effettive le sanzioni imposte allrsquoItalia per aver aggredito un Paese membro e indipendente ndash lrsquoEtiopia nelle colonne del quotidiano Gazzetta di Venezia venne pubblicato un articolo dal titolo laquoLa resistenza contro lrsquooffensiva sanzionisticaraquo in cui si sotto-lineava lrsquoadesione dei cittadini alla protesta contro il provvedimento preso dimostrando una partecipazione decisamente ampia dato che Venezia secondo il giornalista fu laquoletteralmente ricopertaraquo dalle bandiere tricolori (Gazzetta di Venezia 17 novembre 1935 cf Ferris 2002 128) Come lrsquoItalia dunque anche la Serenissima diede il pro-prio appoggio al regime fascista attraverso manifestazioni di unitagrave e orgoglio nazionale durante le fasi iniziali della guerra Di questo sentimento che integra diverse coscienze politiche fra loro naziona-le coloniale e imperiale si fecero promotori i due quotidiani locali per eccellenza la Gazzetta di Venezia e Il Gazzettino

Malgrado lrsquoimpostazione elitaria e oramai obsoleta nellrsquoepoca del-le masse a metagrave degli anni Trenta il piugrave antico quotidiano di Vene-zia rappresentava il punto di riferimento delle classi lsquoaltersquo venezia-ne avverse a condividere spazi usi e costumi con gli strati piugrave bassi della popolazione se non in senso paternalistico Anche per questa ragione si egrave deciso di condurre fra le sue pagine unrsquoanalisi dei codi-ci linguistici comparandola allo studio degli strumenti di comunica-zione di massa utilizzati da Il Gazzettino o meglio dalla sua versio-ne destinata specialmente a un pubblico femminile e adolescente Il Gazzettino Illustrato un settimanale drsquointrattenimento che ogni lu-

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nedigrave raccontava i piugrave importanti eventi locali e nazionali traducen-doli sotto forma di pettegolezzi aneddoti sensazionalistici e imma-gini suggestive (Isnenghi 2002)

Gli obiettivi editoriali differenti dei due giornali non scalfirono minimamente quello che era considerato lrsquoelemento centrale della propaganda coloniale fascista laquola contemporaneitagrave e la concentrici-tagrave in una parola il coordinamento e lrsquoorganizzazioneraquo che avrebbe rappresentato lrsquoEtiopia e in generale lrsquoOltremare secondo laquounrsquoim-postazione dichiaratamente razzista unrsquoaccentuazione nazionalisti-ca e classicistica unrsquointonazione populistica (le colonie come luogo dellrsquoespansione del lavoro italiano)raquo (Labanca 2015 59-60) A queste tendenze nazionali perograve sulle colonne dei giornali locali si affian-carono e innestarono forme e riferimenti provenienti dal retroter-ra culturale cittadino La stessa struttura con la quale era organiz-zata la Gazzetta di Venezia ad esempio rispecchiava questa doppia dimensione volta da un lato al controllo di ciograve che veniva stampa-to dallrsquoaltro a educare una popolazione che nonostante le politiche di irreggimentazione e integrazione nel corpo nazionale avrebbe meglio compreso lrsquoargomento coloniale ndash in tutte le sue sfaccettatu-re ndash rapportandosi alla propria esperienza quotidiana A tal proposi-to la prima pagina era dedicata solitamente alla descrizione dei fat-ti nazionali e internazionali che chiamavano in causa lrsquoItalia cosigrave in occasione della partenza dei primi battaglioni verso lrsquoEtiopia am-pio spazio ricoprigrave lrsquoarticolo drsquoapertura laquoI diritti insopprimibili dellrsquoI-talia in Etiopiaraquo in cui si ribadirono quali fossero le pretese italiane di fronte al laquopessimismo ingleseraquo e alla laquosfiducia franceseraquo (Gazzet-ta di Venezia 1 luglio 1935) Ripreso dallrsquoesperienza risorgimentale veneziana laquoresistere a tutti i costiraquo era diventato il motto da segui-re per coloro che costituivano il lsquofronte domesticorsquo a cui si chiedeva di sacrificare in parte le proprie tradizioni il 21 novembre 1935 due giorni dopo lrsquoimposizione effettiva delle sanzioni comminate dalla So-cietagrave delle Nazioni a Venezia si celebrograve lrsquoannuale Festa della Salute istituita nel 1630 per ringraziare la Madonna dellrsquoaiuto dato alla cit-tagrave che in quel periodo era in preda allrsquoepidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi Ancora og-gi a questa festivitagrave religiosa egrave associato un piatto tradizionale ov-vero la castradina una ricetta antica che prevede lrsquoutilizzo di carne di montone seccata salata e affumicata proveniente dalla Dalmazia Nel 1935 come riporta la Gazzetta di Venezia nelle pagine interne dedicate alla cronaca cittadina i laquoghiottoni venezianiraquo dovettero fa-re a meno del sapore forte di questo particolare taglio di carne non percheacute fosse proibito dalla decisione presa dalla Societagrave delle Nazio-ni bensigrave per la scelta dei laquonegozianti veneziani in rappresaglia con-tro le sanzioniraquo di mandare laquoindietro tutte le merci alla Yugoslaviaraquo (Gazzetta di Venezia 21 novembre 1935) Sebbene la censura fasci-sta renda difficile una lettura completa e approfondita dellrsquoevento

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la rinuncia a questo rito culinario cosigrave sentito oltre a inserirsi nel quadro della politica autarchica suggerisce come parte della popo-lazione veneziana a metagrave degli anni Trenta si fosse sufficientemente integrata nello Stato fascista tanto da lsquosacrificarersquo parte della pro-pria identitagrave locale in favore della nazione

Con il proseguire degli svolgimenti bellici in Etiopia e la successi-va fondazione dellrsquoImpero italiano la rivoluzione antropologica fasci-sta procedette non solo fondandosi sul mito dellrsquoautosufficienza bensigrave sulla convinzione che il popolo italiano appartenesse a una stirpe di conquistatori e portatori dei valori della civiltagrave una visione che ve-niva alimentata contrapponendo il ritratto positivo del colonizzatore a quello negativo del colonizzato Nellrsquoazione di mobilitazione delle masse ciograve avveniva tramite il linguaggio delle immagini e lrsquouso siste-matico della propaganda verbale due codici comunicativi che ndash nel caso della stampa ndash potevano assumere svariate forme in base al ta-glio giornalistico della testata (Isnenghi 1979 Di Jorio 2001)

Almeno fino al 1938 quando al versante africano si sarebbe so-stituito nel discorso pubblico quello balcanico allrsquointerno de Il Gaz-zettino illustrato il tema coloniale e piugrave specificatamente la rappre-sentazione dellrsquoAltro vennero esposti tramite fotografie romanzi a puntate vignette umoristiche cruciverba piccole pubblicitagrave e curio-sitagrave lsquoesotichersquo Accanto ai reportage fotografici che testimoniavano lrsquoavanzare delle truppe italiane con lrsquoinizio del 1936 cominciarono ad apparire resoconti etnografici sui laquoTipi e Costumi dellrsquoAbissinia o sulle Visioni di vita in Africa orientaleraquo nei quali si alternavano fotografie a soggetto femminile o paesaggistico e brevi descrizioni volte a cogliere la lsquostranezzarsquo di certi usi o lo stato di arretratezza in cui versava il territorio (Il Gazzettino illustrato 26 gennaio 1936) At-traverso queste testimonianze la popolazione etiope veniva rappre-sentata al pari di un selvaggio da domare e da educare cosigrave come la loro terra sulla quale si sarebbe esteso in un prossimo futuro laquolrsquoor-dine estetico europeoraquo e fascista (Forgacs 2015 114) La vittoria e la conseguente proclamazione dellrsquoImpero italiano dellrsquoAfrica Orientale (9 maggio 1936) portarono a un cambio del paradigma retorico del-la propaganda razzista Ora ogni lunedigrave in edicola il lettore poteva ammirare sulle copertine patinate la battaglia di civiltagrave e di moder-nizzazione che il regime stava conducendo al di lagrave del Mediterraneo Le fotografie ancora una volta erano il tramite piugrave diffuso a parte al-cune provenienti dagli studi professionistici che ritraevano laquola vita che fuoriesce nelle terre che le barbarie abissine avevano devasta-toraquo oppure che inquadravano laquolrsquoespressivo volto di un nuovo suddito dello Stato che gloriosamente procede nella sua grandiosa opera di civiltagrave in Africa Orientaleraquo altre fotografie pubblicate nel settimana-le erano state scattate in maniera amatoriale dai laquofedelissimi lettori nellrsquoimperoraquo alcuni volontari veneti desiderosi di condividere la loro esperienza ed laquoemozioneraquo africana con i propri conterranei rimasti

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in Italia mostrandosi molte volte sorridenti nelle loro divise a fianco ad animali selvatici o indigeni lsquocivilizzatirsquo (Il Gazzettino illustrato 23 febbraio 19 aprile 29 novembre 1936 fig 2) Ancora per propagan-dare la diversitagrave razziale Il Gazzettino illustrato fece uso anche delle vignette satiriche molto apprezzate dai lettori visto lo spazio dedi-catogli nella laquoPagina Umoristicaraquo lrsquoultima del settimanale In que-ste piccole illustrazioni al laquonegroraquo venivano affibbiati degli archeti-pi razzisti legati allrsquoindole selvaggia quali lrsquoantropofagia la pigrizia la maleducazione e alcuni tratti fisici tra cui spiccano i lineamenti scimmieschi (Il Gazzettino illustrato 29 novembre 1936 18 settem-bre 1938 La menzogna della razza 1994 Bancel Blanchard 2013)

Questa stessa strategia comunicativa come si vedragrave in seguito sarebbe stata ripresa a partire dal 1939 dalla Gazzetta di Venezia allrsquointerno di un inserto dedicato interamente allrsquoargomento colo-niale e imperiale Tuttavia a differenza de Il Gazzettino illustrato il quale era volto piugrave allrsquointrattenimento che allrsquoinformazione allrsquointer-no del quotidiano gli articoli legati alla recente conquista dellrsquoEtio-pia vertevano principalmente su questioni strettamente politiche ed economico-commerciali lasciando spazio anche ai giudizi della criti-ca nel caso di eventi artistici nazionali e locali a tema coloniale Inol-tre essendo una testata giornalistica locale gran parte delle firme provenivano dallrsquoeacutelite veneziana un presupposto che si rifletteva nei contenuti dello stesso quotidiano dato che ampio spazio fu concesso a Venezia e alle sue nuove sorti imperiali Ad esempio in occasione dellrsquoultima conferenza del corso di propaganda coloniale ndash intitola-ta laquoLa Libiaraquo ndash che si sarebbe tenuta lrsquo8 marzo 1936 presso il Teatro La Fenice Volpi in qualitagrave di oratore al pari di laquoquei geniali rappre-sentanti della Serenissimaraquo avrebbe descritto le possibilitagrave laquopresen-ti e future delle terre drsquoAfrica sulle quali si stavano riaffermando le tradizioni civilizzatrici di Roma e di Veneziaraquo (Gazzetta di Venezia 8 marzo 1936) Il mito imperiale di Venezia fuoriuscito giagrave da alcuni anni dalle aule universitarie per riversarsi fra le calli e i lsquocampirsquo del-la cittagrave alla vigilia della fondazione dellrsquoImpero riprese quota negli ambienti aristocratici veneziani poicheacute si prefigurava allrsquoorizzonte la ripresa della vocazione commerciale e marittima nel Mediterraneo

La penna di Giuseppe Fusinato amico storico di Damerini con cui condivise lrsquoesperienza politica del sodalizio protonazionalista dei laquoSette Saviraquo e successivamente quella del nazionalismo adriatico (Foscari 1917 cf Reberschak 2002 1220) ripropose ancora una vol-ta lrsquoannosa questione relativa alle aree drsquoinfluenza marittima del-le cittagrave portuali italiane con la differenza questa volta che la stori-ca rivalitagrave avrebbe dovuto confrontarsi con lrsquoimminente espansione coloniale Allrsquointerno di una laquodotta disputaraquo (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1936) fra alcune riviste specializzate nel traffico marittimo dalle colonne del quotidiano Fusinato ribadigrave il pericolo di laquoturbare correnti di traffico costituitasi naturalmenteraquo in quanto a Venezia

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laquonon soltanto crsquoegrave un porto ottimamente guarnito [hellip] ma hanno se-de o scalo obbligatorio agguerrite e sperimentali Societagrave di Naviga-zioneraquo che sfruttano la vicinanza della Serenissima laquoa Porto Said e agli scali dellrsquoOrienteraquo e alle laquomaggiori regioni industriali drsquoItalia e dellrsquoEuropa centro-orientaleraquo Per queste due ragioni deviare parte dei traffici verso i porti di Genova e Napoli sarebbe stato contropro-ducente per lrsquoeconomia nazionale soprattutto allrsquointerno di una con-giuntura storica imperiale

La guerra vittoriosa che si sta combattendo nellrsquoAfrica Orienta-le apriragrave un largo campo ai nostri traffici non solo nel continente nero sottratto alle barbarie abissina ma sulle grandi vie dellrsquoO-ceano Indiano Non sarebbe solo ingiusto ma pregiudizievole per la economia nazionale che in quei traffici Venezia non avesse la parte assegnatale dalla natura dalle tradizioni dalle sue speri-mentate capacitagrave Venezia che ha giagrave gli strumenti adeguati al-la bisogna chiede soltanto che non le siano tolti (Gazzetta di Ve-nezia 8 aprile 1936)

Tra il 1938 e il 1942 a causa della mobilitazione militare italiana sulla sponda balcanica dellrsquoAdriatico la macchina della memoria venezia-na riprese a funzionare senza lsquoforzature africanersquo seguendo pertan-to la sua lsquonaturalersquo propensione verso quegli laquointeressi permanentiraquo nel laquoGolfo di Veneziaraquo (Paladini 2000)5 Infatti dopo quindici an-ni durante i quali ndash per usare le parole di Bruno Dudan nellrsquoarticolo laquoLrsquoImpero veneziano nel levante e gli storici serbo-croatiraquo ndash la laquoma-linconia (in mezzo al piugrave clamoroso disinteresse) tuttrsquoaltro che sopita dellrsquoOrienteraquo aveva afflitto una eacutelite locale che si stava riscoprendo nazionalista prima ancora che fascista giunse finalmente lrsquoora di ri-vendicare lrsquoitalianitagrave dellrsquoAdriatico attraverso lrsquoesclusivo filtro della laquovenezianitagraveraquo (Gazzetta di Venezia 4 novembre 1938 Paladini 2010) Lrsquooccasione ideale sopraggiunse con lrsquooccupazione dellrsquoAlbania La Gazzetta di Venezia diede voce al possibile inveramento del mito al titolo pubblicato in prima pagina dellrsquo8 aprile 1939 che recitava laquolrsquoI-talia stronca in Albaniaraquo seguiva nella facciata seguente un articolo sui laquoSecolari rapporti tra Venezia e lrsquoAlbaniaraquo in cui fin da subito si volle attestare la paternitagrave della presenza italiana allrsquoex Dominante

Le forze armate dellrsquoItalia fascista riportano oggi le insegne tri-colori sopra un paese che le ha vedute sventolare gloriosamente in un recente passato di guerra Ma con esse lrsquoItalia di Mussolini

5 Lrsquoespressione laquointeressi permanentiraquo fu pronunciata da Giuseppe Volpi in occasio-ne della conferenza Ricordi e orizzonti balcanici tenutasi a Milano il 23 aprile 1937 per invito dellrsquoIstituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI)

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ricalca una terra sulla quale giagrave per secoli il Leone di San Mar-co ha tenuto alto il prestigio italiano ha versato fiumi di sangue eroico per difenderlo contro il turco invasore ed ha dominato con la sua forte e serena giustizia (Gazzetta di Venezia 8 aprile 1939)

Da questo momento fino allrsquoinizio della Seconda guerra mondiale la Gazzetta di Venezia avrebbe passato in rassegna qualsiasi traccia veneziana ancora presente nel territorio al di lagrave dellrsquoAdriatico per riscontrare nelle popolazioni slave unrsquoitalianitagrave e venezianitagrave origi-naria che doveva essere riportata alla luce Sempre sul piano del de-bito storico-culturale nei confronti di Venezia Il Gazzettino illustra-to giagrave dal 1937 pubblicava un inserto speciale al laquoLe fedelissime di Veneziaraquo le cittagrave adriatico-orientali fra le quali Pisino Pinguente Capodistria Pola che dal punto di vista architettonico ricordava-no lrsquoex Dominante sebbene di laquoVenezia ce ne egrave solo unaraquo (Il Gazzet-tino illustrato 28 novembre 1937) Le due pagine a cui era dedicato lrsquoapprofondimento si concentravano soprattutto sugli aspetti arti-stico-architettonico di scuola veneziana che i turisti potevano anco-ra ammirare prendendo uno dei traghetti messi a disposizione dalla Societagrave Adriatica di Navigazione per collegare le due sponde dellrsquoA-driatico [fig 3]

Ricapitolando i giornali sono laquofatti per chi scriveraquo oltre che per chi legge Allrsquoocchio dello storico il taglio degli articoli rivela la for-mazione lrsquolaquoelaborazioneraquo e gli laquoitinerari di gruppi dirigentiraquo allrsquoin-terno del discorso pubblico nazionale e locale Ciononostante tra laquoincrociraquo laquoeclissiraquo ed laquoepifanieraquo la stampa in quanto fonte storica fornisce la tracciatura di una mappa della socialitagrave cittadina che in seguito alla conquista dellrsquoEtiopia mise in luce il profilo imperiale dellrsquoItalia e di Venezia (Isnenghi 2017)

23 Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia

Per salvare il lsquocorporsquo della Nazione era necessario prima di tutto ga-rantire la salute della popolazione In questo senso una delle attivi-tagrave sanitarie piugrave incisive condotte dal fascismo fu probabilmente la lotta antitubercolare alla quale venne addirittura istituita una ce-rimonia da celebrarsi annualmente la Giornata della Doppia Croce Questa festa si svolse anche a Venezia il 5 aprile 1934 in una dome-nica soleggiata al fine di raccogliere i fondi necessari per combatte-re la malattia infettiva che in cittagrave aveva provocato giagrave il decesso di 326 persone Come riporta la Gazzetta di Venezia la manifestazione conobbe un grande successo per via laquodel senso di patriottica com-prensione di tutti i cittadiniraquo e in particolar modo laquodellrsquooculatezza con cui egrave stata preparata e organizzata la giornataraquo Il merito spet-tava infatti alle organizzazioni locali del Partito Fascista per tutto

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il giorno laquocrocerossine giovani italiane giovani fascisti e universi-tariraquo coprirono ciascuno la propria zona di competenza con lrsquoobiet-tivo di raccogliere le offerte e vendere ai cittadini dei laquominuscoli el-mettiraquo e delle laquograziosissime faccette nereraquo che i bambini potevano carnevalescamente indossare laquoIl distintivo di tutti i venezianiraquo ndash lrsquoel-metto e la lsquofaccetta nerarsquo ndash rappresentava uno dei primi tentativi di portare lrsquoAfrica in piazza di avvicinare gli italiani a una seppur ru-dimentale e stereotipata conoscenza delle colonie italiane drsquoOltre-mare a cui si sarebbe aggiunta nel giro di due anni anche lrsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 6 aprile 1934) Drsquoaltronde lrsquoambivalenza delle colonie al contempo parti integranti del territorio nazionale e luo-go di alteritagrave e differenza irruppe prepotentemente non solo nel di-scorso pubblico ma anche nello spazio urbano in seguito alla fonda-zione dellrsquoimpero italiano come dimostra lrsquoentusiasmo dei laquograppoli umaniraquo accorsi in Piazza San Marco il 9 maggio 1936 che Maria Da-merini poteva ammirare da una posizione privilegiata qual era il bal-cone drsquoangolo tra le Procuratie Nuove e le Napoleoniche Cosigrave descri-ve lrsquolaquoattesa per la parola promessaraquo

Uniformi a gruppi [hellip] Fluir di popolo senza riguardo a classi giunger continuo di

gruppi di colonne di singoli subito fusi agli altri di anziani e di ragazzi di uomini e di donne tra il luccicar di ottoni delle ban-de numerose e il suonar di inni tra pause drsquoattesa percorsa da quel minuto brusio gioioso che somiglia al trascorrere di vento sul bosco

Ogni finestra gremita agli abbaini delle Procuratie figure ge-sticolanti con bandierine e fazzoletti tricolori

Gli altoparlanti cantavano Si concludeva nellrsquoallegrezza un fa-to felice la proclamazione dellrsquoImpero

[hellip] Lrsquoovazione accolse come un rombo lrsquoannuncio trasmesso da Roma con le parole di Mussolini Dalle navi ancorate in Bacino [San Marco] le salve lo ripeterono come un eco e dal campanile le campane (Damerini 1988 190)

In una Piazza in assetto di guerra lrsquoImpero era ormai una realtagrave nella quale bisognava che gli italiani srsquoidentificassero A questo sco-po fu reinserita nuovamente nel calendario civile fascista la Giorna-ta coloniale una manifestazione che il regime si proponeva di orga-nizzare in tutto il territorio nazionale in modo tale da costruire uno spazio educativo dedicato esclusivamente a esaltare in termini raz-zisti le qualitagrave di un popolo ndash quello italiano ndash che seppe rigenerarsi costruendo un impero sia al di lagrave dei confini nazionali sia allrsquointer-no nelle coscienze degli stessi cittadini

La Giornata coloniale era giagrave stata istituita nel 1926 in concomi-tanza con il dibattito politico che avrebbe portato alle misure anti-

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migrazionistiche entrate in vigore nel biennio successivo e allrsquointer-no del piugrave generale contesto europeo Del resto la Francia il Belgio e la Gran Bretagna avevano iniziato a far conoscere i propri possedi-menti asiatici e africani ben prima dellrsquoItalia istituendo ad esempio lrsquoEmpire Day celebrato sin dal 1904 in Gran Bretagna ogni 24 mag-gio (English 2006 Stanard 2009) In Italia perograve lrsquoiniziale caratte-re elitario della manifestazione e la diffusione non uniforme sul ter-ritorio nazionale indebolirono probabilmente il senso della stessa manifestazione che era volta in teoria ad avvicinare la massa alle questioni e alle problematiche coloniali Ciononostante prima del-la guerra drsquoEtiopia le Giornate coloniali si ripeterono quasi ogni an-no con lrsquoobiettivo di costruire il consenso intorno alla legittimitagrave e necessitagrave dellrsquoespansione drsquoOltremare (Deplano 2015)6 Successiva-mente il regime fascista stabiligrave che dal 1937 la Giornata coloniale si sarebbe dovuta svolgere ad ogni anniversario della proclamazio-ne dellrsquoImpero il 9 maggio Malgrado la direttiva proveniente da Ro-ma che istituzionalizzava la dimensione imperiale dellrsquoItalia a Ve-nezia la sezione provinciale dellrsquoICF organizzograve una propria Giornata coloniale domenica 27 settembre 1936 in un laquoclima altamente pa-triotticoraquo La manifestazione era rivolta in primo luogo a tutti i soci dellrsquoICF e in secondo luogo allrsquointera cittadinanza che avrebbe preso parte solo allrsquoappuntamento serale in Piazza lrsquoultimo di un program-ma denso di impegni Infatti sin dalle prime ore del mattino diverse squadre di Giovani fascisti e Giovani italiane si inoltrarono nella cit-tagrave per vendere la targhetta della manifestazione un laquogiallo palmi-zio metallicoraquo con cui fu insignito per primo il duca di Genova Fer-dinando Il primo appuntamento era stato fissato per le ore 9 presso Carsquo Littoria sede sia del Fascio locale sia della sezione provinciale dellrsquoICF dove sarebbe avvenuto lrsquoincontro fra i reduci delle vecchie campagne drsquoAfrica condotte in Eritrea Somalia ed Etiopia e quelli della recente vittoria contro lrsquoImpero abissino laquoun segno di ricono-scenza verso coloro che furono i pionieri o i continuatori della gran-diosa impresaraquo Oltre a commemorare i venticinque caduti venezia-ni in Africa Orientale Italiana (AOI) i cui nomi erano stati scolpiti su di una parete marmorea il momento di laquoalta commozioneraquo rappre-sentato dal confronto intergenerazionale veicolava anche un signifi-cato essenzialmente politico poicheacute mostrava come solo il fascismo fosse riuscito a compiere lrsquolaquoimpresaraquo che sarebbe stata impossibile per unrsquolaquoItalia [liberale] schiava delle passioni politiche e dei giudizi demagogiciraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Il programma della Giornata coloniale proseguiva fittamente Al-le ore 10 il duca di Genova inaugurograve la Mostra dei Cimeli di guerra

6 Nel 1926 la prima Giornata coloniale fu celebrata il 21 aprile data centrale nel ca-lendario civile fascista poicheacute corrisponde al Natale di Roma

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raccolti in AOI allestita nellrsquoAntisala napoleonica di Palazzo Rea-le con lrsquoaiuto della contessa e madrina della manifestazione Bianca Rocca Franchetti vedova del barone Raimondo Franchetti lrsquoesplo-ratore fiorentino di religione ebraica ndash da sempre assiduo frequenta-tore dei salotti veneziani ndash che morigrave il 7 agosto 1935 in un incidente aereo nei pressi del Cairo durante una missione ufficiale (Damerini 1988)7 Malgrado la mancanza di una pubblicazione ufficiale riguar-dante la mostra grazie della Gazzetta di Venezia egrave possibile ricostru-ire parte del percorso espositivo dei cimeli laquoappartenentiraquo ai redu-ci Secondo il giornalista i piugrave pregiati e caratteristici si potevano identificare in laquouna grande bandiera rosso-gialla trovata ad Amba Aradamraquo delle vesti pregiate di ras e degiac (titoli nobiliari etiopi) alcuni amuleti laquostraniraquo strumenti musicali armi raccolte dalla Divi-sione 28 Ottobre e una borsa di medicinali e ferri chirurgici laquoappar-tenente al famoso giornalista polacco Belam fatto prigioniero nella caverna di Amba Aradamraquo Come si vedragrave piugrave approfonditamente in seguito le esposizioni generalmente costituivano lrsquounica esperien-za coloniale per molti europei motivo per cui le mostre coloniali da un lato si proponevano impressionare il visitatore attraverso lrsquoespo-sizione di oggetti ndash o soggetti umani talvolta ndash dipinti come laquostraniraquo ed esotici dallrsquoaltro fungevano al pari di uno strumento pedagogi-co una conoscenza mediata che promuoveva lrsquolsquoopera di civilizzazio-nersquo portata avanti dai paesi colonizzatori (Gazzetta di Venezia 28 set-tembre 1937 Labanca 1992)

Dopo aver toccato con mano le vicende italiane in suolo africano il corteo procedette verso la Chiesa di San Giovanni Crisostomo do-ve sarebbe avvenuta una breve benedizione del nuovo laquolabaroraquo del-la sezione veneziana dellrsquoICF che riproduceva un palmizio con un fa-scio littorio sullo sfondo Al rito liturgico seguigrave immediatamente laquola parte piugrave importante della cerimonia colonialeraquo al Teatro Malibran Padre Angelo Bellani il direttore diocesano delle Missioni della Con-solata di Torino tenne una conferenza laquosul tema Africa Orientaleraquo data la sua esperienza pluridecennale nelle vesti di missionario Per questa occasione il palcoscenico venne adornato con palmizi e ban-diere di varie associazioni patriottiche sullo sfondo invece venne posto un telo nel quale si proiettarono laquodocumenti inconfutabili dei quali risaltano le bellezze del suolo abissino dalla cui fertilitagrave il va-lore la forza e lrsquoingegno delle nostri gentiraquo secondo lrsquooratore si sa-rebbero tratte laquole nuove fortune e la nuova grandezza dellrsquoItalia fa-

7 La figura di Franchetti entrograve nella memoria locale delle cittagrave di Venezia e Mestre come dimostra lrsquoassegnazione del suo nome ndash nel febbraio del 1936 ndash alla sezione di-staccata del Liceo ginnasio laquoFoscariniraquo a Mestre Questa traccia imperiale nella topo-nomastica cittadina diventograve problematica una volta che lrsquoItalia fascista emanograve le leggi razziali dato la confessione ebraica di Franchetti Tuttavia lrsquointitolazione non subigrave al-cuna censura (Franco 2010)

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scistaraquo Ribadita lrsquoimportanza di unrsquointesa proficua fra il fascismo e il cattolicesimo romano per laquola realizzazione dellrsquoAfrica sognataraquo pri-ma di congedarsi tra i complimenti delle autoritagrave locali e le note di Faccetta nera Bellani ebbe modo di ricordare la figura di Raimondo Franchetti scatenando cosigrave laquolrsquoapplauso di devozione e riconoscenza imperituraraquo della platea (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)

Successivamente al laquorancio drsquoonoreraquo offerto dallrsquoAlbergo Hunga-ria del Lido una struttura turistica affiliata alla CIGA giunse final-mente lrsquoora per il grande finale Lrsquointera popolazione venne invitata a Piazza San Marco per assistere alle ore 21 alla proiezione sonora Al-la conquista dellrsquoImpero un documentario che raccontava passo dopo passo le vicende che si susseguirono dalla preparazione della guerra in Etiopia fino alla sua conquista definitiva Prima che laquolauto furgo-neraquo posta al centro della Piazza iniziasse a proiettare sullo schermo smontabile piugrave grande drsquoItalia ndash di proprietagrave dellrsquoOND locale sul pal-co allestito per lrsquooccasione prese la parola lrsquoOn Silva nel tentativo di laquorinfocolare gli animiraquo dei veneziani i quali furono i primi laquoa senti-re tutta lrsquoimportanza di tramandare la voce del loro leone alato alle genti che di Venezia signora dei mari avevano bramato la possente protezione dominatriceraquo (Gazzetta di Venezia 28 settembre 1937)8 La scelta dei tempi sembra alquanto significativa Nellrsquoimmaginario collettivo la dominazione storica veneziana si collocava al principio della lsquotensionersquo imperiale italiana la quale sarebbe sfociata proprio nel 1936 come testimoniava il documentario Il mito imperiale vene-ziano dunque sovrapponeva o meglio univa nella continuitagrave stori-ca gli imperi coloniali veneziano italiano e fascista A tal proposito appare utile analizzare il numero unico che venne venduto in occa-sione della Giornata coloniale veneziana insieme alla targhetta dal motivo palmizio

Al prezzo speciale di 5 lire lrsquoICF provinciale con sede a Venezia dispensograve per la cittagrave una rivista in occasione della giornata dedica-ta ai possedimenti drsquoOltremare italiani con lrsquoobiettivo di introdurre il cittadino a diverse tematiche legate al colonialismo Nella coperti-na raffigurante in primo piano un busto granitico di Mussolini con piramidi egiziane sullo sfondo compare il titolo del laquoNumero unicoraquo alquanto appropriato per una cittagrave che dellrsquoacqua fa il suo elemen-to laquoVivere non egrave necessario ma egrave necessario Navigareraquo Drsquoaltronde la frase non fu scelta a caso poicheacute dal punto di vista storico ed eti-mologico srsquoinseriva perfettamente in un contesto come quello lagu-nare nel quale perdurava una forte identitagrave locale accanto a stilemi fascisti ripresi dal mondo latino Infatti secondo la tradizione lrsquoori-gine del motto viene fatta risalire a Pompeo il quale arringando i

8 Dopo la proiezione la Piazza si illuminograve di rosso e verde grazie ai moltissimi ben-gala accesi

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propri soldati affincheacute non avessero paura di trasportare per mare fino a Roma il grano raccolto nelle provincie citograve le parole navigare necesse est vivere non necesse emblematiche per affermare come il destino della capitale imperiale fosse molto piugrave importante della vita stessa di ogni singolo individuo Successivamente la frase tra-scritta da Plutarco nella sua opera Vita di Pompeo venne ripresa ne-gli ambienti marinareschi fino a che lo stesso DrsquoAnnunzio ne fece uso per aprire la prima delle Laudi - Alle Pleiadi e ai Fati (1903-1904) in cui il poeta pescarese nei panni drsquoUlisse percorre un tragitto nella Grecia omerica alla ricerca della forza creatrice della natura in gra-do di fargli raggiungere la felicitagrave Dato il ruolo di DrsquoAnnunzio nelle vicende veneziane durante il primo Novecento si presume che la fra-se circolograve molto allrsquointerno degli ambienti del nazionalismo irreden-tista Ad ogni modo lrsquoespressione pompeiana venne ancora adottata questa volta da Mussolini nellrsquoarticolo laquoNavigare Necesseraquo appar-so sulle pagine del Popolo drsquoItalia il primo gennaio 1920 cosigrave spro-nando i suoi sostenitori a proseguire la battaglia dei Fasci di Com-battimento in seguito alla sconfitta elettorale subita nel novembre del 1919 Tuttavia eroismo rigenerazione e perseveranza erano so-lo alcuni dei significati che il titolo del laquoNumero unicoraquo si proponeva di ispirare nel contesto della Giornata coloniale come traspare dalle parole di Mirko Artico giovane presidente della sezione provinciale dellrsquoICF nellrsquoarticolo laquoPer una coscienza imperialeraquo9

Le colonie costituiscono unrsquoaffermazione di maturitagrave coloniale e di diritto a colonizzare di fronte alle altre Nazioni che noi riven-dichiamo quali depositari della civiltagrave millenaria di Roma e delle tradizioni coloniali della Serenissima Repubblica

Dunque la laquocoscienza imperialeraquo altro non sarebbe che il compier-si di un processo di crescita individuale e nazionale basato sul co-raggio e lrsquoorgoglio due pregi indispensabili per chi egrave intenzionato a laquonavigareraquo seguendo il destino imperiale tracciato prima da Roma e poi da Venezia

laquoEgrave necessario navigare non egrave necessario vivereraquo Che importa in-fatti vivere rinchiusi nelle strettoie dei pregiudizi parassitari in un mondo artificiale cui si attaccano le anime ostricaie delle pin-zocchere del pensiero Navigare bisogna imbarcarsi verso lrsquoigno-to verso lrsquoimprevisto ardire formare il carattere nella lotta con-

9 Per quanto riguarda Mirko Artico (Venezia 1902-1992) basti sapere che dopo aver concluso gli studi di architettura a Venezia nel 1936 gli venne affidato il progetto del liceo ginnasio Raimondo Franchetti di Mestre edificio che anche nelle sue forme e de-corazioni riporta i segni dellrsquoepoca imperiale italiana

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tinua temprare la propria personalitagrave a contatto di altre razze nellrsquoisolamento di visioni sconfinate che allargano la visione della vita e fanno meditare costringendo lrsquoanima a raccogliersi per ac-quistare una maggiore comprensione di vita

[hellip] Partire bisogna viaggiare con un sacco sulle spalle ed il bagaglio della propria intelligenza ricchi di una fede inalterabi-le e coscienti della nostra italianitagrave rinata da recare oltre i confi-ni della Patria nei quattro continenti

[hellip] Fissare lontano sempre piugrave lontano lo sguardo a una meta ideale di umanitagrave e non intristire in piccole beghe cittadine [hellip] tentare nelle nostre nuove terre drsquoOltremare vie piugrave sane attra-verso le quali si crea effettivamente quella selezione dei valori in-trinseci e positivi fondamentali del Fascismo inteso quale rivolu-zione continua e reale gerarchica degli spiriti (Giornata coloniale 1936 14)

Era scoccata lrsquoora di osare spingendosi oltremare per compiere de-finitivamente quella rivoluzione antropologica tanto agognata dal-lo Stato totalitario fascista Alla penna giovane e ambiziosa di Mir-ko Artico si contrappone quella paternalista di Volpi il presidente onorario della Giornata coloniale In una sua breve lettera pubbli-cata allrsquointerno del laquoNumero unicoraquo Volpi affermava infatti che laquoai giovani della nuova generazioneraquo sarebbe toccato lrsquoassolvimento del-lrsquolaquoimpegno drsquoonore assunto con la fondazione del nuovo grande Im-pero italianoraquo un evento memorabile laquoper tutto il mondo civileraquo In fondo lrsquolaquoanzianoraquo conte di Misurata era certo che essi avrebbero da-to laquoil loro entusiasmo la loro fede a sorreggere la loro azione e se occorre la vita percheacute la sacra promessa sia mantenutaraquo (Giorna-ta coloniale 1936 5)10

Sebbene gli autori dei passi sopra citati fossero assolutamente in-tegrati nella societagrave ndash drsquoeacutelite ndash veneziana a parte qualche sporadico accenno i loro scritti non riportano alcun riferimento al legame fra il contesto locale e il colonialismo italiano Lo stesso vale per alcuni articoli pubblicati esclusivamente per scopi didattici come laquoEspan-sionismo coloniale italianoraquo di Nino Perisinotto incentrato a illustra-re con ordine le tappe che portarono alla costituzione dellrsquoimpero oppure ancora laquoLrsquoItalia ed il Mediterraneoraquo del capitano di vascel-lo Angiolo Ginochietti volto a descrivere il legame storico fra lrsquoIm-pero Romano e il mare nostrum senza tuttavia menzionare lrsquoeredi-tagrave raccolta alcuni secoli dopo da Venezia Nella seconda metagrave della

10 Volpi presiedeva il Comitato drsquoonore formato da Carlo Catalano regio prefetto di Venezia Michele Pascolato segretario federale del PNF Antonio Garioni preside pro-vinciale Mario Alveragrave podestagrave di Venezia Pietro Orsi senatore e Vittorio Umberti Fantucci onorevole

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rivista al contrario in un primo momento si dagrave spazio alla voce di un volontario veneziano Adolfo Gerardi che racconta in laquo23 marzo XIV in terra drsquoAfricaraquo il microcosmo venutosi a creare allrsquointerno del fortino Serenissima ad Ausien dovrsquoera di stanza il laquoBattaglione de-gli squadristi veneziani e bolognesiraquo Piugrave che le gesta in battaglia il reduce ricordava con alcuni aneddoti il legame fraterno che lo univa agli altri camerati e lrsquoamore provato da questi ultimi per la propria cittagrave natale una nostalgia talmente forte per i soldati veneziani da scolpire sul portale drsquoingresso del fortino un rudimentale leone ala-to Dopo la testimonianza di Gerardi nella pagina seguente egrave pubbli-cato lo scritto Le relazioni veneto-abissine (autore anonimo) affincheacute si rendessero note le molte tracce lasciate dallrsquolaquoinfluenza preponde-ranteraquo dei veneziani presso la laquoCorte dei re abissiniraquo durante i se-coli Basandosi sulle descrizioni di Marco Polo e Sanudo in partico-lare lrsquoautore mirava a evidenziare il debito artistico-culturale che lrsquolaquoAbissiniaraquo aveva contratto nel corso del tempo con Venezia e di conseguenza con lrsquoItalia pur soffermandosi alcune volte sui rapporti commerciali che da sempre legarono la Serenissima allrsquoImpero etio-pe (Giornata coloniale 1936 19-23)

Come sembra suggerire il testo laquoRisorse naturali etiopicheraquo steso da Perissinotto lrsquoultima parte del laquoNumero unicoraquo si apre agli affari che alcune tra le piugrave importanti istituzioni e aziende italiane stavano conducendo nelle colonie allrsquoapprofondimento laquosullrsquoopera di un gran-de istituto bancario nelle colonie e nellrsquooriente Mediterraneoraquo come il Banco di Roma segue una mappa raffigurante la penetrazione delle Assicurazioni Generali in AOI argomento questrsquoultimo che saragrave trat-tato successivamente assieme al ruolo ricoperto da Porto Marghe-ra allrsquointerno dei disegni espansionistici italiani Del resto non pas-sano inosservate le inserzioni di molte industrie con sede proprio ai Bottenighi ndash la Montecatini la Vetrocoke lrsquoAgip e la Breda ndash pubbli-cate in chiusura al laquoNumero unicoraquo (Giornata coloniale 1936 28-36)

In breve la Giornata coloniale fu il primo tentativo coordinato dallrsquoICF e lrsquoOND in grado di usufruire della conformazione urbana di Venezia al fine di diffondere su larga scala le conoscenze coloniali legate quasi esclusivamente al versante africano Per plasmare una laquocoscienza imperialeraquo che si radicasse nei cittadini perograve occorreva rileggere i simboli della cittagrave ndash magari costruendone anche di nuo-vi ndash secondo il prisma ideologico fascista riadattando alle nuove esi-genze quelle esperienze e culture politiche ancora presenti nei lsquofon-dalirsquo della laguna

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24 Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia

Nel 1938 secondo Il Gazzettino le persone che laquocamminavano lungo la riva da San Marco fino a SantrsquoElenaraquo fermandosi a contemplare si sarebbero di certo convinti del fatto che lrsquoItalia fosse laquopotenteraquo ra-gion per cui nascere in questa terra era considerato un laquovalore che conferiva un esclusivo e invidiabile titolo nobiliare allrsquoatto di nasci-taraquo (Il Gazzettino 18 giugno 1938 cf Ferris 2012 114) Drsquoaltronde dai laquoforestieriraquo ai cittadini chiunque percorresse la riva riflessa sul bacino di San Marco non poteva non riconoscere i simboli di quel destino imperiale che il fascismo aveva portato lsquofinalmentersquo a com-pimento Il frammento storico mancante infatti fu posto solo lrsquoanno prima grazie a un intervento urbanistico monumentale che collegava la Riva degli Schiavoni ai Giardini Napoleonici la Riva dellrsquoImpero

Il laquonuovo molo rettilineo lungo 370 metriraquo cosigrave come lo decanta-va il cinegiornale dellrsquoIstituto Luce in seguito allrsquoinaugurazione av-venuta il 23 marzo 1937 oltre a permettere lrsquoattracco a navi di ca-botaggio maggiore sarebbe presto diventato lo spazio privilegiato per quelle cerimonie dalle scenografie marine In altre parole la Ri-va dellrsquoImpero si prestava a essere palcoscenico dellrsquoideologia e del-la cultura fascista da cui il regime avrebbe condotto unrsquoazione allo stesso tempo di appropriazione e rivitalizzazione dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani in particolare quelli le cui vicissitudini ben si adattavano alla narrazione imperiale (Gazzetta di Venezia 20 e 24 marzo 1937)11 Ciograve non significa drsquoaltra parte che il processo di fa-scistizzazione della memoria storica locale non avesse preso inizio prima della fondazione dellrsquoImpero come si egrave peraltro visto fra la fi-ne degli anni Venti e lrsquoinizio degli anni Trenta tuttavia solo una vol-ta rafforzata la presenza italiana nellrsquoOltremare ed edificata la nuova Riva si puograve notare come la topografia della cittagrave si leghi indissolu-bilmente alla retorica fascista tanto da poter tracciare sulla cartina un vero e proprio itinerario imperiale

In occasione del ventesimo anniversario delle battaglie del Piave nel giugno 1938 nellrsquointero territorio veneto furono organizzate diver-se celebrazioni in ricordo della vittoria finale contro il nemico austria-co che sancigrave per lrsquoItalia la fine della Prima guerra mondiale Anche ndash e soprattutto ndash Venezia si unigrave al memoriale ospitandone gli eventi prin-

11 Roma Archivio Storico Istituto Luce (ASIL) Giornale Luce B1068 laquoLa riva dellrsquoIm-peroraquo Venezia 31 marzo 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webde-tailIL50000273732la-riva-imperohtml (2017-11-13) Lrsquointervento monumentale non era indirizzato solo alle celebrazioni fasciste ma si inseriva anche nella battaglia per la lsquobonifica socialersquo la riqualificazione delle zone piugrave degradate della cittagrave e lrsquoisolamen-to di quartieri storicamente non allineati dal punto di vista politico (Casellato 2002 Sbordone Crovato Montanaro 2005)

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cipali quelli organizzati per decantare le gesta della flotta navale italiana Le celebrazioni iniziarono il 16 giugno con una solenne pro-cessione per trasportare le laquogloriose bandiereraquo della Regia Marina Militare dalla Stazione di Santa Lucia fino al Museo Storico Navale allrsquoArsenale passando per Piazza San Marco Dietro le rappresenta-tive militari dellrsquoEsercito della Marina e dellrsquoAviazione a cui era sta-to affidato il compito simbolico di lsquoproteggerersquo le bandiere si formograve un corteo che contava fra le sue fila le autoritagrave fasciste cittadine i membri della Gioventugrave Italiana del Littorio (GIL) e alcuni veterani di guerra Contemporaneamente alla partenza della processione i due incrociatori militari Pola e Gorizia ancorati nel Bacino di San Mar-co spararono 21 colpi per sancire lrsquoinizio delle celebrazioni che si sa-rebbero protratte per 4 giorni (Gazzetta di Venezia 17 giugno 1938)

Dopo aver attraversato la cittagrave che per lrsquooccasione espose il trico-lore italiano laquoda ogni balcone da ogni finestra e da ogni terrazzaraquo il corteo giunse in Piazza il luogo simbolo del potere della Serenis-sima e teatro delle memorie risorgimentali esposte dal 1936 al se-condo piano delle Procuratie Nuove allrsquointerno del nuovo Museo del Risorgimento inaugurato in occasione del XXIV Congresso dellrsquoIsti-tuto per la Storia del Risorgimento Italiano La fondazione del Mu-seo del Risorgimento rientrava in quel processo di laquori-semantizza-zione sociopolitica della centralitagrave urbanaraquo che stava investendo la cittagrave secondo la rilettura ideologica del regime basata su una con-cezione finalistica della storia una tesi che trova conferma nella di-sposizione del materiale esposto (Paladini 2004)12 Scorrendo il ca-talogo del Museo redatto dal professore di Storia presso Istituto di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Mario Brunetti si puograve notare come da un laquoragguardevole complesso di carte e documen-ti riguardante il governo Provvisorio e la difesa di Venezia nel 1848-1849raquo proveniente dallrsquoarchivio privato di Pietro Marsich generale comandante del III circondario in difesa e dalle laquocarte documenti e cimeli di Daniele Maninraquo il periodo storico lsquomesso in mostrarsquo ven-ga ampliato tanto da comprendere due periodizzazioni centrali nel-la memoria storica veneziana laquoCampoformidoraquo il laquoperiodo triste che segnograve lrsquoultimo grado di umiliazione della millenaria Repubbli-ca di San Marcoraquo e laquoVittorio Venetoraquo in ricordo degli laquoeventi vitto-riosi della grande guerra a cui Venezia quasi sulla linea del fuoco partecipograve con fede con sacrificio con animosa fermezzaraquo Nelle 15 sale in cui si snodava il percorso espositivo e pensate anche per un pubblico laquoilletteratoraquo nonostante laquola diversitagrave di eventiraquo i visitato-

12 Prima dellrsquoapertura del Museo del Risorgimento a Carsquo Rezzonico venne inaugura-to unrsquoesposizione permanente riguardante il Settecento veneziano unrsquooperazione mu-seografica allestita per mostrare la centralitagrave dellrsquoarte e della civilizzazione venezia-na nella prospettiva finalistica del Risorgimento e del fascismo

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ri avrebbero ripercorso in ordine storico laquola continuitagrave drsquoanimoraquo del popolo veneziano e italiano laquosuggello drsquouna nobiltagrave storicaraquo che non si esaurisce nel passato ma da questo laquoattinge certezza di fede e vi-gore drsquoopere per unrsquoavvenire di cui la Guerra la rivoluzione il Fasci-smo hanno posto le basi graniticheraquo (Brunetti 1936 V-VII 34) Questa continuitagrave spirituale insita nel popolo italiano aveva oramai fagocita-to e rielaborato alcuni tratti di quella venezianitagrave che nei primi due decenni del Novecento si era posta a capo delle rivendicazioni irre-dentiste adriatiche Cosigrave nellrsquoultima sala la quindicesima il tema ge-nerale della Prima guerra mondiale venne decostruito in nome del-la laquopassione adriaticaraquo (Brunetti 1936 33) con un allestimento che prevedeva non solo quadri disegni e incisioni raffiguranti le opere di difesa organizzate a Venezia ma anche il manoscritto dannunzia-no La Nave di fronte al quale laquoa distanza di un paio di metri stava il ritratto di un Eroe marinaro sublime Nazario Sauroraquo con accan-to laquoil suo fucile proprio libro e moschetto motto fulgido dellrsquoItalia rinnovellataraquo (Surico 1939 65-6 cf Cappellini 2013 38)

Dopo la benedizione delle bandiere del patriarca Piazza il corteo proseguigrave lungo la Riva degli Schiavoni unrsquointitolazione che affonda-va le radici nel passato commerciale e espansionistico della Serenis-sima come suggerisce lrsquoevoluzione storica degli etnonimi lsquoschiavo-nersquo lsquoschiavorsquo e lsquoslavorsquo13

Superata la Riva degli Schiavoni il corteo proseguigrave lungo Riva dellrsquoImpero fino allrsquoingresso dei giardini napoleonici sede della Bien-nale la mostra internazionale drsquoarte che giagrave da alcuni anni dedicava alcune delle sue sale alle laquoVisioni africaneraquo una raccolta di affreschi dipinti e impressioni raffiguranti le esperienze drsquoOltremare degli ar-tisti (Gazzetta di Venezia 31 maggio 1936) Piugrave che lrsquoarte il cerimo-niale prevedeva una breve sosta davanti a un altro laquoluogo della me-moriaraquo di Venezia la colonna rostrata sormontata dalla vittoria alata la cui mano destra sorregge una corona drsquoalloro mentre la sinistra tiene una lunga palma entrambi simboli di gloria e vittoria Come recita uno dei tre riquadri in bronzo posto sul basamento le vicissi-tudini di questo monumento appaiono alquanto particolari

Questa colonna rostrata eretta a Pola dalla marina austriaca per onorare Massimiliano Arciduca la flotta italiana vindice di Lissa portograve come pegno di vittoria a Venezia

Oggi egrave simbolico dono dei Marinai drsquoItalia alla Regina dellrsquoA-driatico a ricordo dei compagni caduti per la redenzione del no-stro mare 4 novembre 1918 ndash 4 novembre 1929 A VII

13 Vedi la spiegazione di Daniele Baglioni contenuta nel video-copertina della mo-stra Ascari e Schiavoni Il razzismo coloniale e Venezia URL httpswwwyoutubecomwatchv=0BW-8S0D8OU (2017-11-15)

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A Pola quindi il monumento commemorava la vittoria navale au-striaca a Lissa del 1866 nellrsquoambito della Terza guerra drsquoindipenden-za il conflitto che vide per la prima volta la partecipazione del gio-vane Regno drsquoItalia Nonostante lrsquoannessione del Veneto una volta conclusasi la battaglia la sconfitta navale rappresentava ancora una ferita aperta per le tradizioni marinaresche italiane e veneziane in quanto questrsquoultime non seppero avere la meglio sul nemico austria-co allrsquointerno del laquoGolfo di Veneziaraquo lrsquoAdriatico Seppur laquomutilataraquo la vittoria sancita dallrsquoarmistizio di Vittorio Veneto riuscigrave a risanare il trauma non solo per lrsquoannessione allrsquoItalia di Pola e le altre provin-cie della Venezia Giulia ma anche percheacute nei tavolati di Versailles si decretograve la presa in custodia di diverse unitagrave della flotta austro-un-garica da parte della Marina militare italiana Il bottino giunse cosigrave a Venezia il 22 marzo 1923 dove sarebbe stato custodito allrsquointerno dellrsquoArsenale una scelta meramente simbolica come sembra sugge-rire lrsquoincisione in un secondo riquadro di bronzo

alla storica cittagrave la gloria della marina che arginograve la barbarie mu-sulmana si accomuna alla gloria della sua naturale erede ndash la ma-rina della nuova Italia ndash che nello stesso mare ha arginato la mi-naccia di altra barbarie14

Per un totale trionfo perograve si rendeva necessario lasciare traccia dellrsquoevento nel tessuto urbano unrsquooccasione che il regime nel 1929 sfruttograve appieno autocelebrandosi laquovindice di Lissaraquo per aver trapor-tato la colonna rostrata da Pola a Venezia come laquopegno di vittoriaraquo Un altro esempio di come il fascismo si appropriograve della memoria sto-rica della laquoRegina dellrsquoAdriaticoraquo raccogliendone lrsquoereditagrave e com-piendone secondo la retorica imperiale dellrsquoepoca il destino (fig 4 cf Bosworth 2015 107-8)15

Lrsquoultima tappa della marcia commemorativa e dellrsquoitinerario impe-riale veneziano era lrsquoArsenale simbolo indiscusso della potenza nava-le della Serenissima Tra il XV e il XVI secolo lrsquoArzanagrave divenne figu-ratamente parlando un teatro permanente del mito ndash e dei miti ndash di Venezia grazie al restauro monumentale che investigrave la struttura ren-dendola unrsquoistituzione non solo navale bensigrave storico-culturale sede della celebrazione della libertagrave della cittagrave e del suo dominio sul ma-re Questo processo di sacralizzazione drsquoaltra parte rispondeva al-

14 La citazione incisa alla base della colonna egrave ripresa dallrsquoOrdine del Giorno del XXII marzo MCMXIX laquoAllrsquoArmataraquo pronunciato dallrsquoammiraglio Thaon di Revel Il te-sto venne trascritto in altre moltissime targhe in bronzo collocate nelle principali cit-tagrave marittime italiane 15 La stessa cittagrave di Pola era identificata nellrsquoimmaginario nazionalista come la se-de del lsquomartiriorsquo di Nazario Sauro dopo la sfortunata spedizione a bordo del sommer-gibile Pullino

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la necessitagrave di mantenere unrsquoidentitagrave forte di fronte al processo irre-versibile di ridimensionamento che Venezia stava subendo sul campo di battaglia prediletto per lrsquoappunto il mare Prima il Turco poi gli spagnoli e gli austriaci spinsero i fasti gloriosi della Dominante sem-pre piugrave allrsquointerno dellrsquoArsenale oramai vero e proprio centro al con-tempo di improvvisi laquoritorni al mareraquo e passatismi nostalgici Con il laquorilancioraquo ottocentesco durante il quale lrsquoArsenale sotto il dominio francese prima e austriaco poi venne ripetutamente riqualificato sia dal punto di vista tecnologico sia da quello storico-museale con lrsquoallestimento di una ridotta Sala drsquoarmi il cantiere navale divenne uno dei luoghi cardine dellrsquoesperienza risorgimentale veneziana (Pa-ladini 2008) La marginalizzazione politica e la ristrutturazione del-la strategia militare austriaca nellrsquoAdriatico provocarono la definiti-va decadenza e ridimensionamento della funzionalitagrave dellrsquoArsenale che subigrave il definitivo colpo di grazia dopo la decisione di dare vita al progetto di Porto Marghera Ciononostante lrsquoannessione allrsquoItalia e lrsquoapertura del Canale di Suez rafforzarono lrsquoimpalcatura mitica che negli anni era stata costruita attorno allo storico cantiere navale ve-neziano dando vita tra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento al rinnovamento dellrsquointeresse per la storia navale della Serenissima In questo modo allrsquointerno della generale riorganizzazione dei mu-sei veneziani nel 1881 per la prima volta fu inventariata la raccolta di armi dellrsquoArsenale per via della proposta di scambio ndash rifiutata in seguito da Venezia ndash di cimeli tra il Museo drsquoArtiglieria dellrsquoArmeria Reale di Torino e la Sala drsquoArmi dellrsquoArsenale (De Lucia 1908 Pala-dini 2008) Un secondo riordino e catalogazione del materiale stori-co venne redatto nel 1908 mentre le maestranze stavano lasciando il cantiere per far posto alla ri-significazione e ri-attualizzazione di stampo nazionalista del retroterra storico-culturale veicolato dallrsquoAr-senale e da Venezia Su questa direzione si colloca ad esempio la laquoSa-la della Naveraquo allestita a Roma per lrsquoEsposizione nazionale del 1911 in cui accanto al manoscritto La Nave erano presenti numerosi og-getti provenienti proprio dallrsquoantica base militare veneziana

Da questo intreccio tra glorie locali ed esigenze nazionali si po-sero le premesse per la creazione di un Museo Storico Navale che avrebbe trovato sede in un primo momento al Museo Correr per poi collocarsi definitivamente a partire dal 1922 allrsquointerno della laquode-gna sederaquo il laquoglorioso stabilimentoraquo dellrsquoArsenale Sotto la direzione del conte Mario Nani Mocenigo ex capitano di fregata nella guerra di Libia divenuto successivamente nuovo presidente della sezione lo-cale della Lega Navale lrsquoesposizione museale si distribuigrave su due pia-ni al secondo furono esposti gli oggetti legati alla storia navale del-la Serenissima con particolare attenzione alla battaglia di Lepanto anello di congiunzione secondo la storiografia militante dellrsquoepoca fra la laquoPatriaraquo veneziana e quella italiana al primo invece trovarono spazio i trofei napoleonici i cimeli drsquoepoca risorgimentale e in gene-

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rale le tracce storiche dellrsquoOttocento veneziano al pian terreno infi-ne si decise di esporre le collezioni novecentesche legate principal-mente alla prima guerra mondiale ma anche ai laquoricordi della Guerra Libicaraquo ndash fra cui armi bandiere fregi di poppa della navi turche ndash e a quelli della spedizione internazionale in Cina per sedare la rivol-ta dei Boxer (1900-1901) alla quale partecipograve lrsquoItalia ottenendo in cambio la concessione di Tientsin (Mocenigo 1935 Paladini 2008)16

Con lrsquoinnesto della retorica imperiale fascista allrsquointerno della macchina mitopoietica di Venezia secondo il direttore Mocenigo le stesse collezioni dellrsquoArsenale per non tradire laquoil suo passato glo-riosoraquo avrebbero contribuito a difendere la laquoPatriaraquo e a tutelare laquola Civiltagrave latinaraquo esponendo il progresso e la potenza della dominazio-ne navale conservatasi nella tempra della laquorazza italianaraquo grazie a Venezia (Mocenigo 1935 7) Tuttavia pur ri-significando gli oggetti esposti la fondazione dellrsquoImpero italiano non modificograve il percorso espositivo tracciato nel 1922 lasciando alla parte non musealizzata dellrsquoArsenale il compito di accogliere fisicamente la nuova dimensio-ne imperiale fascista rinominando con il termine laquoImperoraquo il piaz-zale interno quasi a collegarsi simbolicamente alla Riva omonima

Nonostante laquopercorsi e tempi di persistenzaraquo differenti per por-si sul piano dellrsquoImpero le radici e le vicissitudini dei laquoluoghi della memoriaraquo veneziani vennero riadattate e ri-identificate secondo una retorica e unrsquoideologia che raccontava ogni epoca storica con allrsquoo-rizzonte quella prospettiva imperiale oramai divenuta realtagrave (Isnen-ghi 2010 VII) Ancor prima di conquistare lo spazio urbano venezia-no perograve il fascismo dovette domare la fonte vitale e caratterizzante della Serenissima il mare

Dopo lrsquoarrivo del re e imperatore Vittorio Emanuele III Venezia si stava preparando allrsquoevento conclusivo della celebrazione per il ven-tesimo anniversario delle battaglie del Piave Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1938 il bacino di San Marco si trasformograve nella laquoculla e teatro della potenza venezianaraquo ospitando trenta fra navi coraz-zate torpediniere caccia e sette nuovi sottomarini militari sotto lo sguardo attento della famiglia reale (Gazzetta di Venezia 20 giugno 1938 cf Ferris 2012 111-15) Dallrsquoalto della torretta eretta sulla Ri-va dellrsquoImpero infatti il re e imperatore insieme ad alcune autori-tagrave fasciste poteacute dapprima ammirare la parata dei laquosoldati di ieri di oggi e di domaniraquo ndash i veterani della Prima guerra mondiale il bat-taglione San Marco e gli studenti del neonato Collegio Navale della Gioventugrave Italiana del Littorio ndash e successivamente partecipare alla

16 Tra le tematiche piugrave significative esposte allrsquointerno del Museo vi sono i laquoRicor-di del R Sommergibile Pullinoraquo capitanato da Nazario Sauro e i laquoRicordi dellrsquoavia-zione R Marinaraquo in cui compare anche il messaggio lanciato da DrsquoAnnunzio su Trie-ste nellrsquoagosto del 1915

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cresima delle sette bandiere il rito che solitamente veniva eseguito per le inaugurazioni delle imbarcazioni appena uscite dal cantiere laquoCon il muso quasi a rivaraquo come ricorda Maria Damerini sostavano i sommergibili Enrico Dandolo Sebastiano Venier Marcantonio Bra-gadin Lorenzo Marcello il capitano generale che lsquosacrificograversquo la sua vi-ta nella vittoria navale nella battaglia dei Dardanelli (1656) Lazzaro Mocenigo anchrsquoesso ammiraglio insieme a Lorenzo Marcello Giaco-mo Nani lrsquoultimo Provveditore del Mar della Serenissima Pier For-tunato Calvi un lsquopatriotarsquo italiano di Noale caduto nel 1848 e infine della torpediniera Farinata degli Uberti Tolosetto ufficiale verone-se della Marina Militare italiana che morigrave in uno scontro subacqueo durante la Prima guerra mondiale (Damerini 1988 241) Un panthe-on veneto dunque che riecheggia con ripetitivitagrave la continuitagrave sto-rica costruita dal fascismo e in cui entreranno a far parte lrsquoanno suc-cessivo anche i nomi di altri due sommergibili il Francesco Morosini e lrsquoAngelo Emo laquodue nomi sonanti ndash come li presenta la Gazzetta di Venezia ndash nel bronzo delle vittorie navaliraquo Il primo laquola piugrave grande figura di capitano e di conquistatore che abbia affermato sul mare il destino imperiale drsquoItalia dai tempi di Roma al Risorgimentoraquo con-quistograve un laquoimpero drsquoOltremareraquo nel Peloponneso il secondo invece scrisse pagine memorabili su quella laquoquarta spondaraquo dove ora lrsquoIta-lia laquosotto le insegne di Romaraquo stava riaffermando i suoi laquodiritti im-perialiraquo A suggellare tali presunte connessioni temporali partecipa-rono alla celebrazione drsquoinaugurazione la contessa Annina Morosini e il conte Emo Capodilista due figure estremamente integrate allrsquoin-terno dellrsquoeacutelite culturale-politica veneziana fin dal primo Novecento (Gazzetta di Venezia 18 e 19 giugno 1939)

Fino ad ora lrsquouso pubblico e politico della storia della Serenissima contaminata da un lessico coloniale si espresse in larga misura so-prattutto in occasione di eventi celebrativi e ricorrenze militariste Tuttavia con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la maggior irreggimentazione della popolazione e lrsquoutilizzo sempre piugrave inflazio-nato di un linguaggio bellicista da parte della societagrave del palcosce-nico imperiale veneziano se ne servirono anche canovacci teatrali differenti come ad esempio quello seguito da 915 famiglie venete in procinto di salpare per la Libia nellrsquoottobre del 1939

In seguito alla proclamazione dellrsquoImpero la politica di coloniz-zazione demografica della Libia subigrave una svolta decisa Secondo le stime di Italo Balbo allora governatore della colonia nordafricana fra il 1938 e il 1939 sarebbero dovuti sbarcare a Tripoli circa 30mi-la emigranti italiani per lo piugrave di estrazione contadina al fine di va-lorizzare economicamente un territorio fertile e redditizio secondo quando affermava la propaganda fascista Del resto con lrsquoinizio della stagione antimigrazionista avviata nel 1927 il regime assunse un at-teggiamento dirigista nei confronti dei flussi migratori italiani sem-pre piugrave orientati verso le cittagrave sorte dai lavori di bonifica le colonie

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e la Germania Per questa ragione coloro che decidevano di prende-re la valigia in mano non sarebbero piugrave stati dipinti come emigran-ti ndash paragonati dalla stampa di regime a dei laquotraditori della patriaraquo o a unrsquolaquoemorragiaraquo per il corpo della Nazione ndash bensigrave come coloni in-quadrati nellrsquolaquoesercito del lavororaquo al quale si affidava il compito di laquofar indietreggiare il desertoraquo libico (Franzina 2005 Labanca 2009 Ostuni 2009)17 Nel 1938 in concomitanza dellrsquoanniversario della marcia su Roma partirono dallrsquoItalia i primi ventimila coloni due-mila dei quali originari della provincia veneziana dalle stazioni di Mestre Chioggia e San Donagrave di Piave i contadini italiani partirono per raggiungere Genova dove si sarebbero imbarcati nei piroscafi pronti a raggiungere la quarta sponda (Gazzetta di Venezia 28 otto-bre 1938) In quella occasione Venezia pare non ricoprire un ruolo di primo piano a causa probabilmente di problemi logistici e per la totale assenza di veneziani fra i partenti unrsquoemarginazione politica e territoriale che non si sarebbe ripetuta lrsquoanno seguente quando lrsquoex Dominante si organizzograve per ospitare i laquoruraliraquo provenienti dagli antichi domini di terraferma dello Stato de Tera La laquoseconda onda-ta di colonizzatori venetiraquo infatti nelle intenzioni delle autoritagrave fa-sciste avrebbe dovuto riunirsi nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia per poi proseguire fino alla Riva dellrsquoImpero dove ad aspettarli ci sarebbero stati i piroscafi Lombardia Liguria e Sarde-gna Lrsquoitinerario imperiale ancora una volta fu percorso interamente come riferisce la cronaca della Gazzetta di Venezia che dedicograve molto spazio a elogiare lrsquoorganizzazione laquocurata nel minimo dettaglioraquo pre-parata dal Commissariato per le migrazioni e per la colonizzazione in accordo con la Prefettura di Venezia e con il Fascio locale I con-vogli ferroviari provenienti dalle stazioni di Portogruaro San Donagrave di Piave Rovigo Padova Treviso Vicenza Udine e Verona giunse-ro a scaglioni durante la notte nella cittagrave lagunare trasportando in totale 6600 persone mentre le laquomasserizieraquo che ogni nucleo fami-gliare aveva portato con seacute furono imbarcate nei piroscafi attraccati per il momento nel Canale della Giudecca Una volta scesi dal treno e aver ricevuto la colazione preparata dallrsquoEnte comunale di assisten-za (ECA) insieme alle iscritte nel Fascio femminile i coloni defluiro-no nel piazzale esterno alla stazione dove furono divise le famiglie i bambini e le donne presero posto in alcuni vaporetti dellrsquoAzienda Comunale Navigazione Inter Lagunare (ACNIL) per essere traspor-tati fino a San Marco invece i laquocapofamigliaraquo furono incolonnati in base alla destinazione libica a cui erano stati precedentemente as-segnati pronti per marciare laquoper la prima voltaraquo attraverso laquola cittagrave

17 ASIL Giornale Luce B1406 laquoTripoli Lrsquoarrivo dei 20000 ldquoruralirdquo italiani in Africaraquo Venezia 9 novembre 1938 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000305342l-arrivo-20-000-rurali-italianiafricahtml (2017-11-20)

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piugrave caratteristica del mondoraquo Venezia (Gazzetta di Venezia 26-27-28 ottobre 1939)18 Nonostante un linguaggio giornalistico votato com-pletamente allrsquoesaltazione fascistizzata dellrsquoevento fra le righe della Gazzetta di Venezia egrave possibile leggere quel senso di superioritagrave che i veneziani nutrivano nei confronti di coloro che vivevano al di lagrave del Ponte del Littorio un tratto della venezianitagrave fortemente radicato nel retroterra culturale dellrsquoeacutelite veneziana Ad ogni modo organizzati in nove gruppi da 500 persone ndash ciascuno guidato da una banda mu-sicale dopolavoristica i coloni maschi lasciarono la zona ferroviaria alle ore 6 indossando la divisa e con al petto laquospeciali contrassegni di diversa forma con al centro scritto il nome del villaggioraquo a cui sa-rebbero approdati una volta giunti in Libia Micca Giordani Mar-coni Tazzoli Garabulli Corradini Garibaldi Crispi Oberdan Mad-dalena Baracca Filzi e Sauro Durante il tragitto prestabilito una delegazione scelta di laquoruraliraquo rese omaggio ai caduti per la laquoRivolu-zioneraquo depositando una corona drsquoalloro nel laquoSacrarioraquo posto allrsquoin-terno di Carsquo Littoria allrsquoaltezza della Chiesa dei Santi Apostoli prima di riunirsi finalmente con le famiglie nellrsquolaquoimpareggiabile San Mar-coraquo in attesa della benedizione del patriarca Piazza (Gazzetta di Ve-nezia 26 e 27 1939) Nel frattempo la Piazza era stata suddivisa in file di panche organizzate a loro volta in settori ognuno dei quali re-cava un cartello con il nome del piroscafo e del villaggio a cui erano destinati i coloni invece per le autoritagrave ecclesiastiche e laiche furo-no eretti rispettivamente un altare posto per lrsquooccasione davanti la Basilica di San Marco e un palco allestito a lato dellrsquoAla napoleoni-ca La lsquomessa in scenarsquo prese inizio intorno alle ore undici quando preceduto dal clero il patriarca uscigrave dalla porta maggiore della Ba-silica per essere accompagnato dal governatore della Libia Italo Bal-bo fino allrsquoaltare circondato per lrsquooccasione dagli allievi del collegio navale e coperto dallrsquoimponente gonfalone della Serenissima Termi-nato il rito liturgico due laquofitte ali di popoloraquo accompagnarono i co-loni verso la Riva dellrsquoImpero mentre le sirene dei piroscafi e il col-po di cannone sparato da San Giorgio segnavano lrsquoinizio di un nuovo

18 Alla stazione ogni laquocapofamigliaraquo oltre alla colazione ricevette una spilla raffi-gurante un leone marciano una colonna di perle veneziane per le donne delle bandie-rine tricolori delle cartoline con leffigie di Mussolini e due stampe con su scritto la preghiera del colono e il saluto delle laquoCamicie nere della Serenissimaraquo Questrsquoultimo testo recitava cosigrave laquoCamerata rurale nel salpare da questa splendente cittagrave tu non la-sci lrsquoItalia ma ti trasferisci su altra e nuova generosa terra italiana Conquistata dalle armi italiane resa feconda dalla volontagrave del Fascismo essa egrave degna di te forte lavora-tore della terra che sei stato soldato drsquoItalia e che hai creduto nella Rivoluzione delle Camicie Nere Pure tu devi essere degno della tua nuova terra che egrave per sempre italia-na e che egrave parte integrante della Madrepatria Ligrave troverai tutto lrsquoaffetto che qui lasci gli stessi ordinamenti e le stesse istituzioni Anche ligrave troverai il fascio che ti protegge-ragrave giorno per giorno nella tua nobile fatica Lavora con fede la terra che ti verragrave asse-gnata e che egrave destinata a diventare tua e non dimenticare che tu porti oltre al mare la forza la dignitagrave e la civiltagrave di Romaraquo (Gazzetta di Venezia 28 ottobre 1939)

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anno fascista Il primo piroscafo a salpare fu il Liguria offrendo uno laquospettacolo indescrivibileraquo ai cittadini appostati sulle Rive (Gazzet-ta di Venezia 29 ottobre 1939)19

Come si puograve evincere dagli eventi e dai discorsi fin qui ricostruiti sul finire degli anni Trenta la laquovenezianitagraveraquo cosigrave come la relazione che legava questrsquoultima ai laquoluoghi della memoriaraquo cittadina era sta-ta oramai completamente fascistizzata allrsquointerno dellrsquoimpianto pro-pagandistico e retorico imperiale persino il simbolo della stagione nazionalista adriatica La Nave di DrsquoAnnunzio da soggetto di mobi-litazione si convertigrave in oggetto da esposizione nelle sale del Museo del Risorgimento Malgrado ciograve allrsquointerno di questa cornice lrsquoalta societagrave veneziana ndash impersonata da Volpi ndash sulla scia del mito forte veneziano rielaborograve lrsquoimmagine di un nuovo e moderno impero ve-neziano non piugrave fondato solo ed esclusivamente sul mare ma anche sulla finanza assicurativa lrsquoaviazione e lrsquoindustria

25 Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939

Questa laquoPagina colonialeraquo [hellip] nasce con un ben definito compito quello cioegrave di contribuire a formare una coscienza coloniale im-perialistica nel popolo attraverso la diffusione e divulgazione di notizie e cognizioni riguardanti la vita e i problemi del nostro Im-pero coloniale (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Con questo messaggio il 16 ottobre 1938 la sezione provinciale di Ve-nezia dellrsquoIstituto Fascista dellrsquoAfrica Italiana (IFAI) accolse i fede-li lettori della Gazzetta di Venezia annunciando lrsquoapertura della laquoPa-gina colonialeraquo una nuova rubrica redatta interamente dallrsquoIstituto che ogni due domeniche avrebbe trattato solo di argomenti relativi allrsquoOltremare Obiettivi quali laquodiffusioneraquo e laquodivulgazioneraquo cosigrave come scritto nellrsquoavviso rientravano drsquoaltronde nel processo di riadattamen-to delle strutture di controllo e organizzazione del discorso colonia-le che il fascismo stava portando avanti a livello nazionale dalla fine della guerra drsquoEtiopia Il primo segno di questa trasformazione egrave rap-presentato dalla sostituzione nel 1938 del Ministero delle Colonie con quello dellrsquoAfrica italiana in quanto era giunta lrsquoora di integrare nel

19 ASIL Giornale Luce B1614 laquoArrivano a Venezia i dieci treni speciali con le nuo-ve famiglie di coloni venuti a imbarcarsi per la Libiaraquo Venezia 8 novembre 1939 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000230852arrivano-venezia-i-dieci-treni-speciali-nuove-famiglie-coloni-venuti-imbarcarsi-libiahtml (2017-11-20)

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tessuto nazionale le questioni legate ai possedimenti coloniali ragio-ne per cui anche il nome dellrsquoIstituto Coloniale Fascista (ICF) cambiograve forma adottando la denominazione di Istituto Fascista dellrsquoAfrica Ita-liana per lrsquoappunto lrsquoIFAI Inoltre lrsquoingerenza del governo negli equi-libri dellrsquoIstituto tese anche a modificare persino lrsquoorganizzazione in-terna suddividendola in cinque sezioni le prime quattro di carattere accademico avrebbero affrontato ciascuna un campo scientifico spe-cifico mentre lrsquoultima presieduta direttamente dal presidente Ame-deo Fani avrebbe avuto il compito di diffondere tra la popolazione i ri-sultati raggiunti dalle altre sezioni mediante codici comunicativi piugrave lineari e didattici come ad esempio romanzi corsi di cultura esposi-zioni e film (Deplano 2015)20 Questa doppia funzione a cui si prestava lrsquoIFAI egrave ravvisabile anche nel contesto veneziano nel quale lrsquoIstituto da un lato appoggiava direttamente la ricerca scientifica allrsquointerno delle aule dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali di Vene-zia ndash tema che verragrave affrontato nel prossimo capitolo ndash mentre dallrsquoal-tro educava la massa allrsquoOltremare promuovendo il proprio operato nella laquoPagina colonialeraquo una fonte alquanto preziosa per cogliere il grado di partecipazione della popolazione veneziana allrsquolsquoimpresarsquo im-periale A tal proposito il quarto numero della laquoPagina colonialeraquo in-forma che in data 22 ottobre 1938 presso la sede dellrsquoIstituto posto al piano terra di Carsquo Littoria si tenne la riunione del direttorio al fine di tracciare un bilancio dellrsquoattivitagrave svolta fino ad allora e di program-mare alcune delle gite educative per solo gli associati Oltre ai laquoCorsi di Cultura coloniale e di Arte colonialeraquo organizzati nelle aule univer-sitarie veneziane ampia relazione venne data ai laquoCorsi di preparazio-ne della donna alla vita colonialeraquo avviati in concomitanza con la ce-lebrazione della laquoGiornata colonialeraquo del 1938 (Gazzetta di Venezia 27 novembre 1938) Del resto allrsquointerno del progetto imperiale fasci-sta la figura della donna ricopriva un ruolo fondamentale percheacute in primo luogo rappresentava una sorta di lsquotutelarsquo capace di mantenere lrsquoordine razziale nelle colonie una questione vitale per il regime do-po la promulgazione della prima legge razzista (19 aprile 1937) varata per impedire rapporti laquodrsquoindole coniugaleraquo tra uomini italiani e donne africane in secondo e ultimo luogo la presenza femminile nellrsquoOltre-mare avrebbe dato vita alla tanto propagandata laquocolonizzazione de-mograficaraquo Per queste ragioni alle sezioni provinciali dellrsquoIFAI toc-cograve lrsquoonere di istituire due tipologie di corso con lrsquoaiuto del GIL e dei fasci femminili Il primo modulo riservato alle giovani si prefiggeva di impartire alcune nozioni di carattere elementare mentre il secon-do mirava a perfezionare le conoscenze apprese nel precedente cor-

20 La prima sezione era denominata Storico-geografica Filologico-letteraria e arti-stica la seconda Politico-amministrativa la terza Economia e tecnica e lrsquoultima Scien-za-fisiche naturali e mediche

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so su argomenti riguardanti lrsquoeconomia domestica quali ad esempio lrsquoarredamento lrsquoigiene della casa la culinaria la confezione del pane e la cura dellrsquoorto (Spadaro 2010) Una volta finite le lezioni il perso-nale di formazione stilava delle classifiche in base ai risultati ottenuti dalle allieve nelle singole prove drsquoesame che prevedevano solitamen-te la redazione di un testo scritto sulla base di un titolo prefissato laquoLa funzione della donna nellrsquoImperoraquo fu lrsquoargomento drsquoesame scelto dallrsquoIFAI nel 1938 sul quale Stefania drsquoAgnolo Vallano unrsquoallieva ve-neziana iscritta al primo laquoCorso di preparazione della donna alla vita colonialeraquo prese il laquomassimo dei votiraquo come si premura di informare lrsquoIstituto nella laquoPagina colonialeraquo del 16 ottobre 1938 prima di pub-blicare alcuni passi dello scritto dellrsquoallieva

Molte sono le ragioni per cui una donna oggi va in Colonia la piugrave naturale egrave quella di raggiungere il marito ed egrave anche la piugrave bella altre vanno invece come insegnanti impiegate contadine opera-ie tutte degne di elogio percheacute a tutte viene richiesta uguale pre-parazione spirituale e tecnica Ma la donna deve essere molto pre-parata prima di trasferirsi in colonia specialmente nel suo morale [hellip] La donna dovragrave sapere reggere la direzione di una casa di unrsquoazienda ed essere capace di insegnare e dominare con la sua dignitosa bontagrave sullrsquoelemento indigeno [hellip] La donna fascista in Colonia dovragrave essere cosigrave come la prepara il Regime attraverso le sue maggiori istituzioni e cioegrave vigile scolta della razza italia-na (Gazzetta di Venezia 16 ottobre 1938)

Oltre alle testimonianze personali degli studenti che frequentava-no i corsi coloniali non era inconsueto che la voce dei cittadini tro-vasse spazio nella laquoPagina colonialeraquo dato che ogni settimana veni-va pubblicato un breve trafiletto intitolato laquoRispondiamo alle vostre domanderaquo dove facevano la loro comparsa i dubbi e le curiositagrave di semplici lettori interessati a eventuali opportunitagrave lavorative in Afri-ca come ad esempio nel caso di Giuseppe Pizzolitto un residente di Concordia Sagittaria intenzionato a partecipare ai concorsi abilitanti per entrare nella polizia coloniale o ancora a delucidazioni di carat-tere storico magari riguardanti la laquocolonizzazione di greci fenici e romaniraquo secondo la richiesta di Gualtiero Renzi da Venezia (Gazzet-ta di Venezia 30 ottobre 13 novembre 1938) Il carattere didattico della laquoPagina colonialeraquo egrave mantenuto anche dagli articoli ndash firmati il piugrave delle volte da Mirko Artico Nino Perissinotto e Roberto Braga-din ndash volti soprattutto a divulgare le ricchezze minerarie e la fecon-ditagrave delle terre nelle colonie Fra le questioni principali in seguito alla svolta razzista istituzionalizzata dal regime irruppe quella ri-guardante lrsquolaquointegritagrave razzialeraquo un laquoproblema imperialeraquo secondo Giuseppe Panfido autore dellrsquoapprofondimento apparso nel quinto numero della laquoPagina colonialeraquo lrsquo11 dicembre 1938

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Con lrsquoespressione laquointegritagrave razzialeraquo lrsquoautore intendeva al con-tempo lrsquolaquoaffermazione di potenza nello sviluppo di eventuali conqui-ste territorialiraquo e lrsquolaquoalta affermazione di valori in primo luogo spi-ritualiraquo i quali non devono essere in alcun modo laquoinquinatiraquo neacute mediante laquolrsquoibridismoraquo neacute mediante lrsquolaquoindigenimento africanoraquo un comportamento questrsquoultimo che sarebbe facile a laquosuccedereraquo dato che la laquonostra razza appunto percheacute superiore assimila con molta facilitagrave i caratteri oltre che gli usi e i costumi delle altre razzeraquo Per queste ragioni il compito piugrave difficile spettava agli italiani che vive-vano in colonia laquoogni cittadino nazionale rappresenta [hellip] le quali-tagrave di tutta la sua genteraquo diversamente rispetto a quanto avviene laquoin Patria dove ogni cittadino egrave giudicato e classificato individualmen-teraquo Dunque per mantenere i rapporti di forza fra laquorazza dominante e razza inferioreraquo lrsquoautore poteva concludere riprendendo laquole recen-ti deliberazioniraquo emesse dal Gran Consiglio del Fascismo che consi-deravano laquoantiarianesimoraquo non solo laquolrsquoazione giudaicaraquo ma anche laquolrsquoazione di altre razze evidentemente inferiori (alcune straniere al-tre africano-indigene propriamente dette)raquo (Gazzetta di Venezia 11 dicembre 1938)

Con lrsquoinizio del 1939 e lrsquoesacerbarsi delle relazioni diplomatiche internazionali la stampa cominciograve a rivolgere espressioni argomen-tazioni e caricature razziste verso lrsquoesterno come strumento deni-gratorio nei confronti delle altre potenze coloniali europee A tene-re banco soprattutto vi erano le questioni geo-politiche legate alla regione francese del Gibuti il laquonaturaleraquo sbocco sul mare dellrsquoEtio-pia che lrsquoItalia aveva richiesto sin dai negoziati di Versailles del 1919 e al monopolio inglese e francese sui traffici del Canale di Suez Le potenze laquoplutocraticheraquo ancor prima dellrsquoentrata in guerra dellrsquoIta-lia diventarono gli obiettivi principali contro cui lanciare campagne giornalistiche diffamatorie Come nel caso peraltro giagrave descritto de Il Gazzettino illustrato le vignette satiriche rappresentarono il meto-do piugrave efficace per consolidare la presunta lsquosuperioritagraversquo razziale ita-liana introducendo caratteri e stilemi ben radicati nellrsquoimmaginario collettivo Ad esempio nella laquoPagina colonialeraquo numero 8 dellrsquo8 gen-naio 1939 i soldati probabilmente di origine indocinese di un batta-glione della legione straniera francese di stanza a Gibuti sono raffi-gurati al pari di un esercito di scimmie mentre la Francia lsquocorrottarsquo impersonata da una donna estremamente formosa pronuncia la pa-rola Jamais in risposta alla domanda laquoLrsquoItalia a Gibutiraquo (Gazzetta di Venezia 8 gennaio 1939) Gli stessi due soggetti ndash la donna formo-sa e il soldato dai lineamenti scimmieschi ndash sono ripresi nel numero successivo della laquoPagina colonialeraquo ma questa volta la loro laquounione sterileraquo cosigrave come il quotidiano dipingeva questo lsquostranorsquo rapporto non avrebbe avuto buon gioco contro la furbizia e la sfacciataggine di un giovane balilla dalla pelle chiara i capelli biondi e armato di forbice strumento utile per tagliare il filo con il quale la donna ndash la

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Francia ndash trasportava il treno laquogiocattoloraquo del Gibuti (fig 5 Gazzet-ta di Venezia 22 gennaio 1939)21

Alla stereotipizzazione del laquonegroraquo si sostituiva tal volta quella dellrsquolaquoebreoraquo connotata quasi sempre dal naso adunco e lrsquoaviditagrave per il denaro tratti riscontrabili anche nella vignetta pubblicata nella laquoPagina colonialeraquo del 19 marzo Sebbene lrsquouomo in primo piano ve-stito in frac e con in testa la bombetta rappresenti la caricatura di Winston Churchill mentre siede sopra alcuni sacchi pieni di soldi i guadagni della laquoCompagnia del Canale di Suezraquo gestiti in compar-tecipazione dal governo britannico e da quello francese i suoi linea-menti paiono ripresi dallrsquoimmaginario antisemita tuttrsquoal piugrave se posta accanto allrsquoimmagine che si delinea sullo sfondo un fascista scami-ciato dal fisico atletico e con in mano un grosso manganello pronto a riscuotere laquoil nostro [italiano fascista] ldquoDARErdquoraquo dopo anni in cui lrsquoItalia era sempre laquovenuta per il vostro [inglese e francese] ldquoAVE-RErdquoraquo (fig 6 Gazzetta di Venezia 19 marzo 1939)22

In parallelo allrsquouso sempre piugrave sistematico di linguaggi e immagi-ni dalle successive laquoPagina colonialeraquo fuoriesce come la questione imperiale nel 1939 godesse oramai di una visibilitagrave senza precedenti nel tessuto nazionale e in quello locale Ai corsi di cultura coloniale pensati per operai impiegati e studenti ai corsi femminili e alle cro-ciere turistiche in partenza per raggiungere le terre italiane drsquoOltre-mare ndash tutti eventi organizzati nei minimi dettagli dalla sede centrale dellrsquoIFAI nella mappatura nazionale della sociabilitagrave imperiale entra-rono a far parte anche quelle celebrazioni preparate a tavolino inte-ramente dalle sezioni provinciali dellrsquoIstituto che molto rivelano sul-la rielaborazione locale della narrazione imperiale fascista (Deplano 2015) A tal proposito sfruttando la vetrina offerta dalla celebrazio-ne congiunta della laquoGiornata dellrsquoImperoraquo e della laquoGiornata del Sol-datoraquo il 9 maggio del 1939 terzo anniversario della proclamazione dellrsquoImpero italiano il deputato e vice presidente dellrsquoIFAI Amedeo Fani inaugurograve la laquoMostra dellrsquoImperoraquo sotto il porticato del Palazzo Ducale adornato per lrsquooccasione con vessilli nazionali albanesi ndash lrsquoAl-bania era appena diventato un possedimento italiano ndash e laquopurpurei gonfaloni di S Marcoraquo (Gazzetta di Venezia 10 maggio 1939) Al la-to della Porta di Carta mentre laquola folla era trattenuta a stento da cordoni di vigili e carabinieriraquo in attesa di poter ammirare la laquoglo-

21 Nellrsquoimmagine inoltre compaiono la scritta chocircmage ndash disoccupazione ndash e il simbo-lo della falce e martello quasi a definire come la mancata tutela della razza ndash lrsquolaquounione sterileraquo ndash fosse colpevole anche dellrsquoaumento della disoccupazione e della diffusione del comunismo 22 Una volta scoppiata la Seconda guerra mondiale la propaganda fascista avrebbe cominciato a rappresentare Churchill sotto le sembianze mostruose di laquoChurkillraquo Per un esempio vedi ASIL ldquoIl dottor Churkillrdquo 1942 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-websearchresulthtmlquery=churkillamparchiveType_string (2018-04-20)

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rificazioneraquo del dominio coloniale italiano il vice presidente insie-me a un nutrito gruppo di autoritagrave venne accolto dagli organizzato-ri dellrsquoesposizione coloniale Mirko Artico presidente della sezione veneziana dellrsquoIFAI il direttorio dellrsquoIstituto e dal camerata Umber-to Ravanello curatore della mostra che guidograve il corteo fra i tredici reparti nei quali era stata organizzata la visita (Gazzetta di Venezia 11 maggio 1939) Nonostante la mancanza di un catalogo ufficiale una descrizione abbastanza dettagliata dellrsquointero percorso esposi-tivo egrave stata rinvenuta fortunatamente nella laquoPagina colonialeraquo del 14 maggio del 1939 il sedicesimo numero [fig 7] Le fotografie di al-cune delle sezioni della mostra sono corredate da un articolo di Ra-vanello il quale esordisce esprimendo quali fossero le finalitagrave dellrsquoe-sposizione e a chi questrsquoultima si rivolgesse

Gli scopi e le finalitagrave della Mostra dellrsquoImpero [hellip] si identificano nella glorificazione dei Caduti per la impresa africana e nellrsquoesal-tazione del lavoro italiano attraverso le sue piugrave svariate manife-stazioni compiute in AOI in questo primo periodo La Mostra allestita in tredici sezioni sotto i portici di Palazzo Ducale ha svi-luppato questa sua duplice finalitagrave in una sintesi chiara compren-sibile e soprattutto ricca di elementi propagandistici allo scopo di suscitare il piugrave largo interesse nella massa [hellip] La rassegna quin-di si basa su un fattore essenzialmente propagandistico (Gazzet-ta di Venezia 14 maggio 1939)

Il materiale propagandistico sul quale si poggiava lrsquointero allesti-mento dellrsquoesposizione verteva essenzialmente sul tema dellrsquoopera di modernizzazione italiana in Etiopia e sulla commemorazione dei caduti veneziani in guerra Al culto dei morti fascisti in particola-re si pensograve di dedicare perfino la laquosezione drsquoonoreraquo allestita con un pannello rievocativo delle gesta dei soldati coadiuvati dalla figura femminile della Vittoria e con trenta loculi ognuno dei quali vede-va lrsquoincisione del nome di un soldato caduto sul campo di battaglia

Ad ogni modo seguendo le parole di Ravanello il percorso esposi-tivo iniziava trattando il laquodominio coloniale della Serenissimaraquo un approfondimento storico necessario laquoseppur con la piugrave grande so-brietagraveraquo quasi a non voler mettere in ombra la matrice romana e fa-scista dellrsquoImpero Drsquoaltronde lrsquoIFAI veneziano era pur sempre unrsquoi-stituzione guidata e controllata dalla sede nazionale unrsquoappendice territoriale che solo in alcuni momenti poteva godere di una certa autonomia drsquoazione Infatti nella stessa laquoPagina colonialeraquo che rap-presenta il foglio informativo dellrsquoIstituto provinciale la parte della mostra dedicata alla Serenissima egrave alquanto esigua tanto da non su-perare le due righe di descrizione Al contrario nella rubrica laquoCro-naca della Cittagraveraquo della Gazzetta di Venezia a prendere il sopravvento egrave proprio quella venezianitagrave ancora custodita allrsquointerno della reda-

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zione del quotidiano storico di Venezia come si evince dal paragrafo laquoVenezia colonialeraquo allrsquointerno dellrsquoarticolo del 9 maggio laquoIl dominio coloniale di Venezia rievocato dalla Mostra dellrsquoImperoraquo

La rassegna che trova la sua piugrave ideale sistemazione lungo i por-tici di Palazzo Ducale si apre con la sezione dedicata a Venezia la quale puograve benissimo costituire per la natura del materiale espo-sto la parte retrospettiva della rassegna stessa Sullo sfondo vi egrave la pianta di Venezia disegnata da Jacopo de Barbari nel 1500 da un lato un grafico riproducente i viaggi di marco Polo e sullrsquoaltro una carta geografica in cui sono segnati i possedimenti in levante della Repubblica di San marco dal secolo XIV al secolo XVII Un mappamondo del 1600 completa questo prezioso materiale gentil-mente concesso dalla Direzione del Museo Correr e fornisce una sintesi molto efficace della potenza coloniale veneziana (Gazzet-ta di Venezia 9 maggio 1939)

Anche in questa occasione dunque lrsquoeacutelite veneziana impersonata da Volpi direttore del quotidiano cercograve di anteporre alla realtagrave impe-riale italiana la laquoretrospettivaraquo storica della Repubblica veneziana resa questa volta letteralmente lsquovisibilersquo dallrsquoallestimento della mo-stra Nella sua funzione mitica il passato della Serenissima servi-va anche giustificare la presenza di un nuovo e moderno impero ve-neziano in controluce rispetto a quello italiano Ancora una volta le pagine di cronaca cittadina sembrano colmare i vuoti della descri-zione fascistizzata di Ravanello nella laquoPagina colonialeraquo dopo la par-te storico-introduttiva fu la volta di mettere in mostra la laquofunzione mercantileraquo ndash e turistica ndash della Venezia contemporanea attraverso il padiglione promosso dal Provveditorato al Porto in cui spiccava un laquogrande plastico colorato della Marittimaraquo del materiale illustrati-vo riguardo le attrezzature del porto e dei suoi traffici con lrsquoImpero e unrsquoimmagine di un galeone veneziano nel mentre di solcare il ma-re lrsquoelemento naturale che univa simbolicamente in una lunga pa-rentesi storica il dominio plurisecolare della Dominante (Gazzetta di Venezia 9 e 14 maggio 1936)

Tuttavia in unrsquoepoca in cui il progresso tecnologico ed economico stava avanzando velocemente per essere moderna Venezia avrebbe dovuto adattarsi ai tempi costruendo intorno a seacute un impero che sor-passasse quel laquosenso del mareraquo insito nelle vene della cittagrave In que-sta direzione dopo lrsquointermezzo propagandistico dellrsquoIFAI ndash la laquose-zione drsquoonoreraquo sopracitata e due padiglioni incentrati a descrivere la diffusione dellrsquoIstituto nellrsquoAfrica e il ruolo della donna nelle colo-nie ndash la mostra proseguiva con la sezione finanziaria dando ampio spazio specialmente alle Assicurazioni Generali la compagnia assi-curativa che sotto la guida del presidente Volpi stava conoscendo il proprio apogeo dal punto di vista del patrimonio e dellrsquoespansione

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degli affari tanto da contare sessanta agenzie in quaranta Paesi di-versi (Rosasco 2016) Il conte di Misurata in ogni caso rappresen-tava solo lrsquoultimo intreccio fra Venezia e le Generali Infatti come suggerisce la riproduzione in uno dei pannelli espositivi di un leone marciano stilizzato fin dalle origini la storia delle Generali si legograve indissolubilmente alle vicende e alle scelte politiche dellrsquoeacutelite vene-ziana ottocentesca e novecentesca La stessa immagine leonesca il simbolo ufficiale delle Generali nacque durante lrsquoesperienza risorgi-mentale veneziana quando molti esponenti della Direzione veneta ndash a cui facevano capo tutte le agenzie italiane ndash rivestirono ruoli di pre-stigio allrsquointerno dellrsquoamministrazione Manin In tale contesto ma-turograve lrsquoidea di adottare al posto dellrsquoaquila bicipite austriaca il sim-bolo della Serenissima una decisione che venne formalizzata solo nel corso degli anni Sessanta dellrsquoOttocento (Egidi Rosasco 2016)23

Tra la fine dellrsquoOttocento e il primo decennio del Novecento con-fermandosi al primo posto nei settori incendi e viaggi ndash sia turistici sia commerciali le Assicurazioni Generali da una parte consolida-rono la presenza in Italia dallrsquoaltre promossero unrsquoazione di espan-sione finanziaria lungo le direttrici che portavano al Mediterraneo orientale e verso i maggiori porti drsquooltreoceano americani dando vi-ta a unitagrave operative specializzate e autonome rispetto le sedi centra-li ubicate ad esempio a Belgrado Budapest Costantinopoli Il Cairo Lubiana Parigi Praga Tunisi Vienna e Zagabria La sfera di influen-za cosigrave composta delle Generali per forza di cose dovette dialogare con alcuni esponenti del laquogruppo venezianoraquo fra cui Volpi presen-te nel consiglio di amministrazione a partire dal 1915 e Nicolograve Papa-dopoli Aldobrandini direttore dellrsquoagenzia veneziana fino al 191924 Nel primo dopoguerra venne nominato presidente delle Assicurazio-ni Generali Edgardo Morpurgo un ebreo triestino molto vicino allrsquoeacuteli-te finanziaria veneziana che avrebbe tenuto la carica fino al settem-bre del 1938 quando per motivi razziali si dimise lasciando il posto vacante a Volpi Prima di abbandonare la Generali perograve Morpurgo

23 Le Assicurazioni Generali furono fondate a Trieste per iniziativa di un gruppo di imprenditori guidati da Giuseppe Lazzaro Morpurgo Lrsquoappellativo lsquogeneralirsquo sottolinea-va la volontagrave della compagnia di operare in tutti i rami assicurativi Oltre alla sede cen-trale triestina venne istituita la Direzione veneta a Venezia prendendo sede in alcuni locali affittati nel Palazzo delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco A essa fu affi-data la responsabilitagrave delle operazioni nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola24 Le relazioni fra lrsquoeacutelite veneziana e le Generali proseguirono anche durante la Pri-ma guerra mondiale quando una volta introdotto il regime di monopolio per le assicu-razioni sulla vita da parte del governo Giolitti le Generali in quanto straniere ndash la se-de legale era a Trieste ndash furono costrette a lasciare il campo allrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Tuttavia nel 1916 il governo le rilasciograve il certificato di nazionalitagrave italia-na in seguito alla richiesta presentata dal presidente Marco Besso esponente di spic-co nellrsquoimpresa commerciale di Antivari nel 1905 dal direttore Nicolograve Papadopoli Al-dobrandini e da Giuseppe Luzzatto direttore segretario a Venezia

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aderigrave completamente al disegno imperiale fascista tanto da invia-re alcuni osservatori nel Corno drsquoAfrica nel maggio del 1936 bencheacute la stessa compagnia assicurativa contasse giagrave alcune agenzie nelle colonie italiane ben prima della proclamazione dellrsquoImpero Succes-sivamente a partire dal luglio del 1936 grazie anche a un accordo stipulato con la Societagrave Coloniale Italiana venne rapidamente a svi-lupparsi una rete agenziale molto piugrave strutturata come mette in evi-denza una laquogrande carta dellrsquoImperoraquo esposta allrsquointerno della mo-stra coloniale (fig 8 senza autore 2016)25

Dopo il ramo finanziario-assicurativo nel porticato di Palazzo Du-cale la visita proseguiva fra le fotografie le mappe e i grafici relati-vi allrsquoattivitagrave drsquoOltremare del Banco di Roma e dellrsquoOND coloniale Giunti a questo punto un enorme motore Alfa e unrsquoimmagine sugge-stiva di un aeroplano dellrsquoAla Littoria posta allrsquointerno dei confini del continente africano accoglievano gli appassionati dellrsquoaviazione Sebbene le cronache giornalistiche e le poche immagine a disposi-zione non ne diano testimonianza egrave impossibile non credere che il padiglione promosso dallrsquoAla Littoria non abbia arrecato ai venezia-ni accorsi ad ammirare laquoil lungo cammino della civiltagrave italianaraquo in Africa ricordi legati al primo Novecento quando in una Venezia im-mersa nella retorica nazionalista e bellicista in seguito al conflit-to italo-turco del 1912 prese piede lrsquoidea di incrementare il numero di idrovolanti italiani dando vita alla costituzione della squadriglia San Marco Da quel momento lrsquoaviazione si integrograve velocemente nel-la narrazione modernista della classe dirigente veneziana e a quel-la politica del nazionalismo adriatico un legame che si saldograve ancor piugrave dopo i celeberrimi voli di DrsquoAnnunzio ndash nei cieli triestini il 7 ago-sto 1915 su Vienna il 9 agosto 1918 ndash e con lrsquoorganizzazione nel 1920 della terza edizione della Coppa Schneider nellrsquoisola del Lido Inoltre il 18 agosto del 1926 Venezia fu teatro del primo volo di linea italia-no decollato dallrsquoaeroscalo di San Nicolograve nel frattempo intitolato a Giovanni Nicelli aviatore italiano durante la Prima guerra mondia-le Il primo aeroporto commerciale in Italia dunque era sorto a Ve-nezia che anche grazie allrsquoaviazione si vide riconosciuta la funzione di collegamento fra lrsquoOccidente e lrsquoOriente come dimostra lrsquoapertu-ra di numerose tratte fra la cittagrave lagunare i Balcani il Nord Africa e il Medio Oriente Successivamente dato il traffico aereo elevato su iniziativa dellrsquoAla Littoria ndash lrsquounica compagnia aerea italiana dal 1934 ndash il Nicelli venne rinnovato seguendo un modello impostato al razionalismo che ricorda nelle sue linee una nave e arredato al suo

25 Sul fronte coloniale ancora nel luglio 1936 il consiglio direttivo deliberograve su propo-sta del presidente Morpurgo lo stanziamento di 10 milioni di lire per laquola valorizzazio-ne delle terre drsquoEtiopiaraquo Altri investimenti furono indirizzati a migliorare le residenze degli impiegati nelle colonie ad esempio ad Asmara e ad Addis Adeba vennero realiz-zate le laquoVille Veneziaraquo piccole residenze con spazi comuni da destinare ai dipendenti

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interno con alcuni quadri del futurista Guglielmo Sansoni e una gi-gantografia di una mappa recante le tratte coperte dallrsquoAla Littoria nel Mediterraneo che risente della retorica imperiale nazionale e lo-cale di quel periodo (Lando 2013)

In un contesto suggestivo come Palazzo Ducale allrsquoappello non poteva mancare il piugrave grande progetto portato a termine dal lsquodogersquo Volpi Porto Marghera Nato laquoper il piugrave largo dominio di Veneziaraquo secondo le parole di Piero Foscari lrsquoarea industriale ai Bottenighi alla fine degli anni Trenta impiegava circa 19mila dipendenti pro-ducendo la quasi totalitagrave della quota nazionale di plexiglas propa-no butano alluminio e cadmio (Foscari 1904 1918 Pes 2004) Cio-nonostante per comprendere piugrave nel dettaglio quali fossero alcuni dei legami che intercorrevano fra Porto Marghera e i possedimenti coloniali italiani egrave necessario appoggiarsi alla sintesi esposta negli ultimi padiglioni della mostra coloniale Affincheacute il visitatore potes-se comprendere al meglio questa interconnessione si decise di sin-tetizzare e semplificare lrsquoargomento concentrandosi nella descrizio-ne di una sola azienda con sede nellrsquoarea industriale posta dallrsquoaltro lato della laguna Seguendo questo criterio la scelta ricadde sullrsquoE-raclit Fondata nel gennaio del 1925 da Oreste Venier la fabbrica era specializzata nella realizzazione di laquopiastre leggere per lrsquoedilizia e ri-vestimenti isolantiraquo un prodotto che le permise di diventare in bre-ve tempo lrsquoassoluta protagonista nel panorama italiano dellrsquoedilizia in quanto diede inizio alla cosiddetta lsquoprefabbricazione a seccorsquo os-sia il metodo di costruzione di uno stabilimento mediante lrsquoimpiego di materiali e componenti prefabbricati attraverso un processo indu-strializzato e standardizzato Pertanto lrsquoalta produzione la qualitagrave del prodotto e la semplicitagrave del trasporto consentirono allrsquoEraclit di partecipare attivamente alle piugrave grandi manifestazioni fasciste de-gli anni Trenta come ad esempio la Mostra della Rivoluzione e la Mo-stra del Grano entrambe celebrate nel 1932 (Eraclit settembre-otto-bre 1932)26 Per quanto riguarda le relazioni con le colonie italiane invece malgrado lrsquoesigua quantitagrave di descrizioni e fotografie del pa-diglione laquoERACLIT VENIER S A Margheraraquo allrsquointerno delle pagi-ne della Gazzetta di Venezia egrave possibile cogliere i motivi della sua lsquomessa in mostrarsquo in alcuni numeri della rivista che la stessa azien-da Eraclit dava in stampa allo scopo di pubblicizzare i suoi maggio-ri successi Nel numero di maggio-giugno 1936 il foglio riporta con orgoglio come sin dalla fondazione della fabbrica le piastre targa-te Eraclit laquoinvaseroraquo il mercato edilizio africano con particolare ri-guardo a quello somalo Nel 1925 infatti il prodotto fu mandato su richiesta a Mogadiscio per avviare laquola costruzione di abitazioni vil-

26 LrsquoEraclit contribuigrave anche allrsquoedificazione o ristrutturazione di alcune strutture a Venezia come ad esempio il carcere nellrsquoisola della Giudecca

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lette capannoni magazziniraquo e per fronteggiare al contempo il pro-blema legato alle laquovoracissime termitiraquo Lrsquoesito positivo di questa prima esperienza drsquoOltremare consentigrave successivamente allrsquoEraclit di fornire il proprio materiale per lrsquoedificazione sempre in territo-rio somalo di trentacinque strutture un ottimo affare che lasciava intravedere come laquoanche nelle colonie lrsquoEraclit fosse destinato a in-contrare un favore sempre crescenteraquo (Eraclit maggio-giugno 1936 9-10 corsivo aggiunto)27 La previsione si rivelograve azzeccata nel 1935 lrsquoallora governatore della Somalia Rodolfo Graziani richiese lrsquoinvio di oltre 100 mila metri quadri di materiale Eraclit per la costruzio-ne di 14 padiglioni di diversa grandezza laquoLrsquoesperienza accumulata in Somaliaraquo nei primi dieci anni di vita della fabbrica risultograve proba-bilmente preziosa alla vigilia della proclamazione dellrsquoImpero dellrsquoA-frica Orientale Italiana nonostante la mancanza di fonti non consen-ta un approfondimento adeguato28

Anche sul fronte adriatico orientale lrsquoEraclit sembra inserirsi pie-namente nelle relazioni precoloniali che lrsquoItalia stava intessendo con lrsquoAlbania ben prima dellrsquoeffettiva occupazione dellrsquoaprile del 1939 Sempre nel numero dedicato allrsquoattivitagrave della fabbrica nelle colonie in un breve paragrafo compare la collaborazione professionale che le-gava lrsquoUfficio Tecnico dellrsquoEraclit a quello dellrsquoAgenzia Italiana Petroli Albania (AIPA) un organismo autonomo nato con nel 1925 per volere di Costanzo Ciano allora ministro delle Colonie Il rapporto si basa-va sullrsquoedificazione di laquocomode e confortevoliraquo abitazioni facilmente smontabili che sarebbero state adibite agli operai specializzati per lrsquoescavazione di pozzi petroliferi (Eraclit maggio-giugno 1936 12)

Con lrsquoEraclit e unrsquoenorme carta di Porto Marghera si concludeva la mostra coloniale organizzata dalla sezione provinciale dellrsquoIFAI Per i seguenti dieci giorni secondo le cronache della Gazzetta di Ve-nezia famiglie giovani e molte scolaresche accorsero al Palazzo Du-cale per osservare da vicino lrsquoopera di lsquoprogressorsquo che lrsquoItalia fasci-sta stava portando avanti in Africa unrsquolsquoimpresarsquo che agli occhi dei cittadini veneziani non sarebbe mai avvenuta senza la retrospetti-va del passato della Serenissima richiamata continuamente nel per-corso espositivo

Per quanto la retorica imperiale fascista si concentrasse preva-lentemente sul versante africano la recente conquista dellrsquoAlbania riaccese gli animi dei veneziani pronti a riconquistare quello laquospa-zio vitaleraquo che spettava per presunte ragioni storiche e culturali alla

27 Oltre alla sua composizione ndash laquolunghe fibre legnose trattate chimicamente e incap-sulate con un composto magnesiacoraquo ndash le piastre Eraclit si prestavano bene per i lun-ghi trasporti laquoa basto di cammelloraquo28 Nella rivista egrave riportato lrsquointero telegramma di Graziani Sfortunatamente non so-no reperibili i numeri della rivista pubblicati fra luglio 1936 e febbraio 1939

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cittagrave lagunare Ancora una volta lrsquoeacutelite politico-culturale locale cer-cograve di riprendere in mano le redini del mito imperiale di Venezia vol-to ad annunciare il ritorno dellrsquoinfluenza della Dominante sul Medi-terraneo orientale

26 Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari

Poco dopo la chiusura della mostra coloniale di Palazzo Ducale allrsquoin-terno del Fondaco dei Turchi furono allestite quattro sale dove si de-cise di esporre i laquomonumenti del dominio veneziano a Cretaraquo raccol-ti dallo storico Giuseppe Gerola durante la spedizione a Candia del 1899 viaggio finanziato interamente dal Comune di Venezia su sol-lecitazione dellrsquoIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Allrsquoepoca la cittagrave si impegnograve a destinare laquoalle memorie di quel glorioso combat-tuto dominio sul Mar di Greciaraquo una sala del Museo Civico Correr unrsquoiniziativa che tuttavia non ebbe seguito Almeno fino al maggio del 1939 quando il podestagrave Giovanni Marcello decise di dare luce alla collezione archeologica con la speranza di aprire nuovamente il dibattito sullrsquoeventuale apertura di un museo dei leoni marciani ndash o meglio dei loro calchi ndash laquoche segnano nel Mediterraneo il nostro glo-rioso antico dominioraquo cosigrave come recitava la Gazzetta di Venezia (26 maggio 1939)

Anche se non conobbe lo stesso seguito della mostra coloniale lrsquoe-sposizione allestita presso il Fondaco dei Turchi rappresentava in ge-nerale un ulteriore tentativo del regime di orientare il consenso delle masse in favore dei progetti espansionistici dellrsquoItalia La realizzazio-ne di tali iniziative molte volte era sollecitata dalla pressione eser-citata da quegli Istituti scientifici che a partire dal 1933 nacquero su tutto il territorio nazionale con il duplice obiettivo di coordinare la propaganda legata alla politica estera e coadiuvare gli apparati di-plomatici del Paese A tale scopo le iniziative piugrave importanti a livello nazionale si osservano nella fondazione dellrsquoIstituto di Studi di Poli-tica Internazionale di Milano (ISPI) e lrsquoIstituto per il Medio ed Estre-mo Oriente Su modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York il primo si po-neva come centro di studi della politica internazionale e dei rapporti esteri un ente privato sostenuto dalla grande imprenditoria setten-trionale desiderosa di allargare il raggio dei propri affari il secon-do invece era caratterizzato da un forte interesse per lrsquoespansione italiana in Oriente (Paladini 2002) Su scala locale la costruzione di una narrazione che legittimasse lrsquoegemonia di Venezia nella storia del Mediterraneo portograve alla fascistizzazione dellrsquoIstituto Veneto del-la Deputazione di storia patria per le Venezie e dellrsquoAteneo Veneto

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Insieme a questrsquoultimi inoltre laquoper un piugrave largo impulso allo studio dei problemi adriaticiraquo la cittagrave necessitava della presenza di un cen-tro di ricerca laquoche iniziasse uno studio sistematico nel campo stori-co e scientificoraquo delle questioni relative allrsquoAdriatico (Paladini 2002 150 Gullino 2002)29 In questo contesto dunque su iniziativa del Re-gio Comitato Talassografico Italiano venne fondato nel 1932 lrsquoIstitu-to di Studi Adriatici (ISA) la cui sede trovograve ospitalitagrave nel complesso di terreni e fabbricati in Riva dellrsquoImpero donati dal proprietario se-natore Pietro Canonica al Comitato Talassografico

Sotto la direzione di Giovanni Magrini direttore dellrsquoUfficio Idro-grafico del Magistrato alle Acque noncheacute dal 1909 segretario del Comitato Talassografico e piugrave tardi segretario generale del Consi-glio Nazionale delle Ricerche il primo Consiglio drsquoamministrazione dellrsquoISA vedeva i nomi dellrsquoammiraglio Thaon di Revel il governato-re della Banca drsquoItalia Vincenzo Azzolini i direttori del museo e della biblioteca del Correr Ricciotti Bratti e Mario Brunetti ndash questrsquoultimo anche docente di Storia a Carsquo Foscari i professori dellrsquoUniversitagrave di Padova Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini il direttore del Museo sto-rico navale dellrsquoArsenale Mario Nani Mocenigo il responsabile del-la Direzione restauri e dello Studio del Mosaico della Basilica di San Marco Luigi Marangoni e il senatore Amedeo Giannini (Bona 2005) Inizialmente il consiglio decise di avviare un primo programma di preparazione e strutturazione dellrsquoIstituto che prevedeva la forma-zione di una biblioteca specialistica la raccolta di riproduzioni foto-grafiche documenti e carte lo studio delle tracce latine e veneziane ancora visibili nei Balcani la costituzione di uno schedario biblio-grafico dellrsquoAdriatico e infine lrsquoincremento degli studi sul tema me-diante concorsi a premio Nonostante le premesse la scomparsa nel 1935 di Magrini e le difficoltagrave economiche determinate dellrsquoassenza di una definita connotazione politica almeno in principio resero dif-ficile il lavoro dellrsquoIstituto Ciononostante tra il 1935 e il 1937 lrsquoISA riuscigrave nellrsquointento di farsi riconoscere ufficialmente quale ente mo-rale sottoponendosi quindi al controllo del Ministero dellrsquoEducazio-ne e a formulare uno statuto che specificasse il carattere politico dellrsquoiniziativa In questa nuova veste anche il Consiglio di ammini-strazione subigrave un radicale cambiamento nella sua composizione Vol-pi venne eletto presidente e insieme al vice-presidente Mocenigo ri-lanciograve lrsquoazione dellrsquoIstituto che drsquoora in avanti si trasformograve in vero e proprio laquolaboratorio della rivendicazione espansionistaraquo verso la

29 Il passo citato egrave ripreso dalla relazione che Roberto Cessi membro del primo Con-siglio dellrsquoIstituto di Studi Adriatici inviograve al presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre del 1945 per spiegare le ragioni della nascita dellrsquoente

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Dalmazia e lrsquoAlbania (Paladini 2002)30 Con la guerra alle porte inol-tre si osserva un aumento vertiginoso degli studi sul tema molti dei quali adottarono linguaggi bellicisti e razzisti per affermare lrsquoitalia-nitagrave di qualsiasi territorio adriatico e mediterraneo che conobbe an-che per brevi periodi la presenza della Serenissima (Paladini 2000)

Oltre allrsquoattivitagrave editoriale e pubblicistica lrsquoISA approfittograve di un ta-le fermento culturale per aderire a diverse iniziative tra cui il IV Con-gresso Nazionale di Arti e tradizioni popolari tenutosi a Venezia dallrsquo8 al 12 settembre del 1940 Organizzato per volontagrave della direzione na-zionale dellrsquoOND allrsquointerno dei locali dellrsquoIstituto Veneto in Campo Santo Stefano il congresso si proponeva di laquoricercare il patrimonio tradizionale del nostro popoloraquo unrsquoopera futile se non fosse servita an-che laquoad aumentare i valori attuali della Patriaraquo Venezia a tal propo-sito rappresentava lrsquoesempio piugrave chiaro in quanto esprimeva lo laquospo-salizio tra la poesia della tradizione e la potenza della modernitagraveraquo

Le macchine di Marghera e lo splendore mai attenuato dei teso-ri della laguna si uniscono per proclamare questo connubio che avragrave per i posteri i valori e la bellezza di una leggenda Ma Vene-zia stessa egrave tutta immagine della vita di bellezza e di ardimento con la quale il popolo forma incessantemente le sue tradizioni Egrave qui una specie di sintesi delle caratteristiche popolari italiane nei secoli qui navigatori soldati artisti [hellip] Qui i ricordi del Mediter-raneo prendono tutto il cuore del popolo lo stesso Santo Patrono narra ogni giorno che venne dal non piugrave lontano Egitto a cercare qui la sua nuova patria (Atti del IV congresso 1942 35)

Alle parole del consigliere nazionale dellrsquoOND Ridolfi che aprirono ufficialmente la manifestazione seguirono quelle del presidente del Comitato esecutivo del congresso Volpi

Venezia vi riceve sotto i segni della sua tradizione millenaria Il Leone di S Marco segno di imperio e di forza porta un libro sot-to di seacute ma questo libro nel quale egrave scritta la parola di pace egrave chiuso quando crsquoegrave la guerra Venezia vi riceve con il libro chiuso Ma quando questo libro si riapriragrave Venezia fascista saragrave pronta sempre con le sue arti sempre con le sue tradizioni ma con altra forza con unrsquoaltra vita la vita della nuova Italia industriale la vi-ta che la faragrave grande come mai fu nel golfo di Venezia e nel me-diterraneo (Atti del IV congresso 1942 37)

30 Gli altri consiglieri erano i senatori Riccardo Gigante Pietro Orsi Giorgio Pitac-co Francesco Salata i professori Gustavo Brunelli Mario Brunetti il contrammira-glio Paolo Cattani lrsquoingegnere Ferdinando Forlati e il dottore Vincenzo Azzolini Inol-tre a riconferma della nuova veste militante dellrsquoIstituto nel 1939 questrsquoultimo venne intitolato alla memoria di Piero Foscari

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In attesa della vittoria che avrebbe finalmente liberato Venezia e lrsquoI-talia nel lsquolororsquo mare i congressisti cominciarono a esporre le proprie relazioni Suddivisi in sette sezioni tematiche dagli usi e costumi fino allrsquoarchitettura gli interventi superarono abbondantemente il cen-tinaio Malgrado la quantitagrave il filo rosso che univa la maggior par-te di questi lavori stava nella rivendicazione dellrsquoitalianitagrave delle ter-re che si affacciavano sul Mediterraneo (Fincardi 2002) Per quanto riguarda i Balcani lrsquoAlbania interessava buona parte delle relazio-ni dei congressisti Uno su tutti Ernest Koliqi ministro della Pubbli-ca Istruzione drsquoAlbania noncheacute consigliere dellrsquoISA da alcuni mesi Nel suo intervento il ministro andava sostenendo come gli albane-si avessero mantenuto laquoquasi inalterate le caratteristiche della raz-za drsquoorigineraquo distinguendosi in questo modo laquodagli altri popoli bal-caniciraquo Per questa ragione malgrado laquola secolare oppressione dei Turchi e la fortissima pressione degli Slaviraquo gli albanesi potevano definirsi laquoitaliani di mente e di cuoreraquo ora che le laquoColonie albanesiraquo erano state finalmente liberate (Koliqi 1942 175)

Per ovvie ragioni molti interventi insistevano sulle tradizioni ma-rinare e di conseguenze sulla storia di Venezia nei suoi legami con lrsquoAdriatico e lrsquoOriente Il professore Cessi addirittura nel tentativo di far rivivere le glorie della passata espansione italica propose una sorta di atlante di tutte le tracce italiane e veneziane presenti non so-lo nei monumenti ma anche nella cultura immateriale dei popoli del Levante e dellrsquoAfrica settentrionale Una ricerca di cosigrave largo spet-tro pertanto permise al docente dellrsquoUniversitagrave di Padova di con-cludere affermando che la laquonostraraquo storia del Mediterraneo laquorivive con unrsquoespressione sincera di vita che travalica i secoliraquo (Cessi 1942 105) Sullo studio sistematico della cartografia invece si appoggiograve la riflessione di Mocenigo Dopo un breve excursus sulle vicende che portarono a definire lrsquoAdriatico quale laquoGolfo di Veneziaraquo il relatore constatava come questa denominazione non fosse legata esclusiva-mente alle fortune politiche della Serenissima bensigrave continuasse a persistere anche dopo la caduta della Repubblica laquocome fosse ormai un patrimonio ideale di Venezia da essa inalienabileraquo Non essendo radicato nella storia questo laquopatrimonioraquo continuograve a mantenersi vi-vo nellrsquoimmaginario collettivo almeno fino ai giorni del congresso Del resto gli stessi laquopescatori chioggiotiraquo secondo unrsquoindagine por-tata avanti dallo stesso Mocenigo utilizzavano ancora termini come laquogolforaquo o laquocolforaquo una testimonianza questrsquoultima che rassicurava sul fatto che lrsquoAdriatico una volta terminata la guerra avrebbe laquori-preso il nome consacratogli dalla tradizione veneziana affermatasi a continuazione di quella romanaraquo (Mocenigo 1941 228-9) La sicurez-za che il mito della Serenissima stesse per inverarsi seppur sul pia-no della modernitagrave trasparigrave anche dalle parole con cui Volpi chiuse il IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari laquolrsquoarrivederci al V Congresso che si riuniragrave dopo la vittoria in una delle terre che

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sono sempre state italiane e che le nostre armi rifaranno per sem-pre italianeraquo (Atti del IV congresso 1942 606)

Allrsquoentusiasmo generale suscitato dalle cinque giornate di studi partecipograve anche Carsquo Foscari rappresentata per lrsquooccasione dal retto-re Carlo Alberto DellrsquoAgnola Drsquoaltronde il desiderio di sbaragliare la concorrenza accademica nazionale e la volontagrave di allargare lrsquoinfluen-za economica-commerciale dellrsquoItalia nel Mediterraneo condiziona-rono la vita dellrsquoIstituto determinato a porsi sul piano dellrsquoImpero visti gli orizzonti commerciali che questrsquoultimo lasciava intravedere

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

3 Un calendario accademico imperialeCarsquo Foscari nellrsquoImpero italiano

31 Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta

Per il discorso inaugurale dellrsquoanno accademico 1929-1930 in quali-tagrave di oratore venne scelto il nuovo docente di Geografia economica Leonardo Ricci La prassi avviata proprio da quellrsquoanno prevede-va che il professore incaricato di pronunciare la prolusione fosse de-signato in base allrsquoiscrizione al PNF controllata e certificata dal di-rettore dal prefetto e dal federale del Fascio locale Pertanto ancor prima del 1934 anno in cui le cerimonie inaugurali sarebbero state uniformate secondo un programma imperniato sul discorso del ret-tore il controllo ideologico del regime tese a lsquonormalizzarersquo la rifles-sione accademica (Vinci 1997)

Nel discorso laquoIl campo e lrsquoindirizzo della geografia economicaraquo ad esempio nel tentativo di dimostrare come la geografia economica potesse laquodefinirsi lrsquoapplicazione integrale di tutta la geografiaraquo Ricci utilizzograve la categoria analitica dello laquospazio vitaleraquo la teoria laquoantro-pogeograficaraquo elaborata dal geografo tedesco Friedrich Ratzel sul finire dellrsquoOttocento Che cosa si intenda con laquolotta per lo spazioraquo il professore ordinario di Carsquo Foscari lo spiegograve con le seguenti parole

Sommario 31 Fermenti imperiali ndash 32 Prepararsi allrsquoImpero ndash 33 La grande occasionendash 34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale ndash 35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative ndash 36 Un sogno infranto

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In accordo con questa teoria raccolta e caccia allevamento del be-stiame agricoltura nelle forme via via piugrave evolute industria e com-mercio rappresentano altrettanti stadi [hellip] della conquista dello spazio intesa non tanto come occupazione di spazi nuovi quanto come capacitagrave delle varie societagrave umane sia di utilizzare in misu-ra sempre maggiore lo spazio su cui vivono intensificando lo sfrut-tamento delle risorse naturali sia per vivere sempre piugrave accentra-te e con maggior numero di uomini in spazi ristretti Il commercio vero e proprio poi di cui la espressione geografica sono essen-zialmente le vie rappresenta la maggior vittoria dellrsquouomo sullo spazio vittoria tuttora parziale ma sempre in via di progressivo completamento (Annuario 1929-30 26)

Una laquovittoriaraquo totale sarebbe avvenuta solo nel caso in cui i giovani italiani si fossero dedicati a laquouna larghissima attivitagrave di vera esplo-razione in paesi lontani vicinissimi di accertamento classificazio-ne e misura dellrsquoampiezza e intensitagrave ed efficacia di forme e azioniraquo (Annuario 1929-30 43)

Dietro le argomentazioni scientifiche di carattere geografico pe-rograve lrsquoobiettivo dellrsquoIstituto rimaneva sempre lo stesso la ricerca sul campo non solo avrebbe dovuto raccogliere i dati necessari per le elaborazioni teoriche future ma anche studiare le possibilitagrave di sta-bilire rapporti con alcuni mercati esteri ai quali Venezia era laquolegata da tradizioni commercialiraquo Questrsquoultima affermazione chiara e con-cisa fu pronunciata dal nuovo direttore DellrsquoAgnola durante lrsquoinau-gurazione dellrsquoanno accademico 1932-1933 in occasione dellrsquoistitu-zione di tre borse di studio di diecimila lire ciascuna da assegnare a tre laureati laquoda non piugrave di otto anniraquo per un soggiorno allrsquoestero I generosi contributi erano stati versati dallrsquoIstituto della Presidenza del Consiglio Provinciale dellrsquoEconomia Corporativa in accordo con lrsquoIstituto Nazionale delle Assicurazioni Assicurazioni Generali di Ve-nezia Provveditorato al Porto locale Societagrave Veneziana di Navigazio-ne a Vapore Compagnia Adriatica di Navigazione e del Lloyd Triesti-no tutte compagnie interessate a investire gran parte delle proprie risorse al di fuori dei confini nazionali Del resto come viene comu-nicato nellrsquoAnnuario dellrsquoanno accademico 1933-1934 i tre laureati scelti in seguito a regolare concorso avrebbero condotto le loro os-servazioni e rilevamenti in Siria in Turchia e in Palestina territori che in un prossimo futuro avrebbero potuto rappresentare approdi commerciali e turistici sicuri per le imbarcazioni veneziane oppure aree di penetrazione per le imprese finanziare italiane

Parallelamente allrsquoazione congiunta dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali con le societagrave piugrave importanti aventi sede a Ve-nezia nella primavera nel 1933 anche lrsquoAssociazione Primo Lanzoni tra gli Antichi Studenti stanziograve dei fondi per finanziare due laquoborse di viaggioraquo destinate ai dottori laureatisi negli anni 1931 1932 e 1933

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presso le facoltagrave di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia Come si premurano di riferire i due bandi pubblicati nel Bollettino entrambe le borse di studio sarebbero state assegnate a un laquogiova-ne che abbia giagrave lrsquointenzione di recarsi allrsquoesteroraquo obbligandolo una volta uscito dai confini italiani laquoa considerare con maggior studio lrsquoorganizzazione commerciale del paese nel quale si recaraquo al fine di indicare laquoai propri connazionali [hellip] le vie da seguire per aumenta-re le esportazioni in quello stesso paeseraquo Lrsquounica differenza consi-steva nella scelta del paese nel quale lo studente avrebbe soggior-nato se quella finanziata interamente dallrsquoAssociazione non poneva alcuna restrizione in tal senso lrsquoaltra supportata economicamente dellrsquooblatore associato laquorag Maschiettoraquo come requisito obbligava il futuro borsista a soggiornare in un laquocentro colonialeraquo (Bollettino maggio-agosto 1933 10-11) Una volta terminata lrsquoesperienza estera entrambi i vincitori dei concorsi avrebbero dovuto stendere un reso-conto dettagliato delle loro osservazioni condotte sul campo come si evince dalla pubblicazione delle due relazioni nelle pagine del Bol-lettino del maggio-agosto del 1934

Il laquoDott Bruno Caizziraquo in quanto vincitore della borsa di viaggio laquoRag Maschiettoraquo trascorse un primo periodo di oltre un mese a Tu-nisi e un secondo in Algeria presso le cittagrave di Costantina e Algeri Per quanto riguarda in particolare la Tunisia nonostante fosse una colonia francese ndash come lrsquoAlgeria del resto ndash secondo il relatore risul-tava impossibile laquotacereraquo di due fatti egualmente importanti laquoda un lato i segni indelebili della conquista romana [hellip] dallrsquoaltro il proble-ma gravissimo della nostra emigrazione laggiugraveraquo La conservazione del patrimonio storico-culturale drsquoepoca romana e la lotta contro la laquosnaturalizzazioneraquo degli immigrati italiani assumevano importan-za non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche da quello economico Infatti Caizzi poteva concludere questa prima parte della sua relazione affermando che in Tunisia esisteva laquoun ambiente mol-to preparato e favorevole alla nostra introduzione commercialeraquo In Algeria al contrario pur ammirando laquoil bellissimo grado di svilup-po economicoraquo il borsista constatava come lrsquoItalia laquonei rapporti con il paese nord africanoraquo occupasse un posto decisamente marginale per via del disinteresse degli industriali italiani della mancanza di una sede bancaria italiana e delle comunicazioni lente e costose fra i due paesi Tuttavia lrsquoindagine permise di concludere laquoche Tunisia e Algeria meritano la viva attenzione dellrsquoItalia commercialeraquo (Bol-lettino maggio-agosto 1934 16-21)

La borsa di studio finanziata interamente dallrsquoAssociazione Primo Lanzoni fra gli antichi studenti invece fu assegnata al laquodott Romeo Mortenraquo sia per meriti universitari sia per lo scopo del viaggio che di ligrave a poco avrebbe intrapreso laquostudiare le condizioni economiche delle Regioni jugoslave in rapporto alle possibili relazioni commer-ciali con lrsquoItaliaraquo un compito agevolato per sua stessa ammissione

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dalla perfetta conoscenza della lingua serbo-croata e laquodi numerosi suoi dialetti principaliraquo Nelle cittagrave in cui soggiornograve ndash Lubiana Za-gabria Sarajevo Subotica Novi Sad Skoplje e soprattutto Belgra-do ndash il borsista apprese come la struttura economica dellrsquoarea balca-nica dipendesse dallrsquoEstero per quanto riguarda i laquomanufattiraquo ma al contempo fosse laquoesuberanteraquo di materie prime generi alimenta-ri e bestiame una condizione laquocomplementareraquo a quella italiana e di conseguenza estremamente propizia a una maggiore iniziativa di penetrazione commerciale dellrsquoItalia che per alimentare i laquofortissi-miraquo traffici commerciali avrebbe dovuto laquoprima di tutto eliminare tutti i contrasti politici esistenti e creare unrsquoatmosfera di cordialitagraveraquo (Bollettino maggio-giugno 1934 22-5)

Le borse di studio fin qui descritte testimoniano in che modo Ve-nezia e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali rivestissero un ruolo centrale allrsquointerno del programma italiano di espansione commerciale Gli studi condotti sul campo infatti servivano ad ag-giornare osservazioni fatte precedentemente ravvivare le comuni-cazioni con le societagrave italiane aventi sede allrsquoestero e piugrave in genera-le porre le basi commerciali per un eventuale allargamento dellrsquoarea drsquoinfluenza politica italiana Anche sul fronte interno Carsquo Foscari re-citava la medesima parte visto che molte delle sue aule ospitarono alcune delle conferenze del XV Corso Internazionale di Espansione Commerciale presieduto nel 1933 da Volpi in qualitagrave di presidente del Comitato Veneziano per lrsquoEspansione Commerciale e principale auto-re della laquogigantesca impresa del Porto Industrialeraquo che gli studiosi da tutto il mondo poterono ammirare durante i giorni del convegno (Annuario 1933-34 16-17) Ancora la storica funzione dellrsquoIstituto continuava a legittimarsi sulle ali del mito imperiale della Serenissi-ma Ad esempio giunte le notizie degli sfregi di alcuni leoni marcia-ni a Traugrave laquoin segno di civile e dignitosa protestaraquo la Societagrave Dante Alighieri concesse dieci borse di studio da 3000 lire lrsquouna per lrsquoanno accademico 1933-1934 affincheacute si destinassero agli studenti dalmati desiderosi di iniziare o proseguire i loro studi a Carsquo Foscari Cosigrave co-me la copia dei leoni di Traugrave posti sui pili in pietra drsquoIstria allrsquoingres-so del Ponte del Littorio anche lo stanziamento dei fondi della Dan-te Alighieri per gli studenti dalmati rappresentava seppur dallrsquoaltra parte dellrsquoAdriatico unrsquoulteriore e laquonobilissima affermazione drsquoita-lianitagrave della terra dalmataraquo (Annuario 1933-34 18)

Lrsquointreccio fra politica mito e scienza dunque nella prima metagrave degli anni Trenta proseguiva a dettare lrsquoazione dellrsquoIstituto di Scien-ze Economiche e Commerciali di Venezia Le tesi di laurea discusse nello stesso periodo sembrano confermare questa osservazione co-me nei decenni precedenti ancora una volta gli studenti iscritti al-la sezione diplomatico-consolare furono i piugrave ricettivi a far interagi-re studi di carattere storico-commerciale al linguaggio bellicoso e razzista proprio dellrsquoimperialismo adriatico Ad esempio sulla base

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degli insegnamenti del suo relatore il professore di Storia politica e diplomatica noncheacute podestagrave di Venezia Pietro Orsi Erberto Casa-grandi laureatosi alla Facoltagrave diplomatico-consolare nellrsquoAnno Ac-cademico 1929-30 scrisse una tesi di laurea volta ad approfondire la storia della Dalmazia Partendo dalla caduta della Repubblica di Venezia laquopoicheacute segna lrsquoinizio di dominazioni straniere che tutto-ra continuanoraquo lo studente ammise nelle conclusioni che il criterio laquoobiettivamente storicoraquo e laquoimparzialeraquo utilizzato nel corso della ri-cerca davanti alla documentazione presa in esame aveva decreta-to quale fosse laquoil carattere distintivoraquo della Dalmazia laquouna sola egrave la tradizione una sola egrave la storia Tutte cose che si imperniano in un nome latinitagraveraquo1 Le pretese italiane sulla regione pertanto si fon-davano sopra il concetto della laquolatinitagraveraquo concetto abilmente deco-struito e potenziato dallo stesso Casagrandi nellrsquoultima pagina del-la sua tesi di laurea

Percheacute [la Dalmazia] possiede una flora adriatica e non balcanica percheacute lagrave si parla tuttora da moltissimi anni la nostra lingua e

da altri moltissimi si comprendono i nostri dialetti percheacute la barriera montuosa che ne segna i confini divide il

mondo latino da quello slavo percheacute anche quella massa Slava che vive entro questa barrie-

ra egrave numerosamente preponderante sappiamo che non possiede in buona parte quei sentimenti che le si vorrebbero far esprime-re dai suoi padroni

percheacute tradizioni storia usi costumi tutto ci parla della la-tinitagrave

percheacute infine e questa egrave la principale e piugrave sacrosanta ragio-ne a soli novanta anni di preponderanza slava fan da contrappe-so millenni di superioritagrave e di civiltagrave latina2

Come osservato nel primo capitolo gran parte delle tesi di laurea di-scusse a Carsquo Foscari erano per lo piugrave testi brevi e di tenore compila-tivo di conseguenza propensi alla deriva ideologica Anche in que-sto caso le conclusioni raggiunte dallo studente sono il risultato di un processo tendente non tanto alla critica quanto alla conferma se non addirittura alla enfatizzazione delle tesi riportate allrsquointerno di una bibliografia esclusivamente italiana e irredentista3

1 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 12 Alle conclusioni segue una carta geografica della penisola italiana in cui sono se-gnati dallo studente ndash in matita rossa ndash i laquoveri confini italianiraquo Questi comprendono la Dalmazia ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni no-striraquo 1930 215-16 3 ATCF E Casagrandi laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1789 ai giorni nostriraquo 1930 Bibliografia

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Sul versante africano coloniale invece lrsquoazione di Carsquo Foscari sem-bra procedere piugrave blandamente nonostante il numero di tesi di lau-rea sullrsquoargomento dimostri un maggiore interesse degli studenti ri-spetto agli anni Venti specialmente per quanto riguarda gli aspetti economici come la valorizzazione del suolo4 In altre parole allrsquoinizio degli anni Trenta le colonie italiane drsquoOltremare continuavano ad ave-re poco seguito fra gli iscritti dellrsquoIstituto una situazione che alla vi-gilia della guerra drsquoEtiopia appariva come una lacuna da colmare con urgenza In questo senso si inserisce la proposta del direttore DellrsquoA-gnola di istituire in accordo con lrsquoIFC un corso di cultura coloniale dallrsquolaquoalta finalitagrave divulgativaraquo per il biennio accademico 1932-1934 ovvero laquodiretto a far conoscere alla gioventugrave studiosa lrsquoimportanza che vanno assumendo ogni giorno piugrave le colonie africaneraquo (Annuario 1933-34 12) Nonostante la programmazione del corso non avesse avuto seguito come ammise lo stesso direttore il Consiglio Accade-mico scelse di percorrerne unrsquoaltra strada per avvicinare gli studen-ti alle loro colonie quella delle commemorazioni

Se non vi egrave traccia del discorso tenuto da Ricci nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto in occasione del cinquantesimo anniversario dellrsquooccupa-zione italiana dellrsquoEritrea ndash a parte il fatto che nei piani iniziali esso avrebbe dovuto costituire la prolusione al corso di cultura colonia-le ndash nellrsquoAnnuario per lrsquoAnno Accademico 1933-1934 fortunatamen-te egrave riportato il lungo elogio funebre che lo stesso professore di Ge-ografia economica pronunciograve il 22 maggio 1933 in memoria di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi da poco scomparso laquoPer met-tere i piugrave giovani [gli studenti] nella condizione di provare gli stes-si sentimentiraquo nel raccontare la figura del laquogeografo completoraquo ndash il duca degli Abruzzi ndash Ricci improntograve il suo discorso allrsquoepicitagrave ripor-tando solamente le laquotappe necessarieraquo della vita del membro della casata reale Savoia-Aosta Partendo dalle piugrave grandi imprese gio-vanili del duca fra cui laquolrsquoultima grande spedizione polista europea con mezzi ordinariraquo risalente al 1884 la seconda parte dellrsquoelogio si aprigrave con laquoil fulmineo attacco di sorpresa delle siluranti del Duca de-gli Abruzzi alla Baia di Prevesa sullrsquoIonioraquo attacco sferrato nel pri-mo giorno (30 settembre 1911) della guerra italo-turca del 1911 (An-nuario 1933-34 45-72) Da questo momento Ricci sfruttograve abilmente la figura dellrsquoarchetipo laquonuovo italianoraquo ndash Luigi Amedeo di Savoia per lrsquoappunto ndash per trattare parallelamente della laquopiugrave lontana del-le nostre colonieraquo la Somalia dato che tra il 1919 e il 1920 il du-ca degli Abruzzi decise di fondare una colonia agricola denominata

4 Scorrendo le tesi ad argomento coloniale discusse tra il 1929 e il 1934 si puograve nota-re come gli unici relatori interpellati quali esperti fossero Luzzatto professore di Sto-ria economica e Ricci professore di Geografia economica A tal proposito appare in-teressante come il tema coloniale venga impartito in quelle cattedre tradizionalmente legate allrsquoereditagrave accademica di Lanzoni

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laquoVillaggio Duca degli Abruzziraquo nella bassa valle dellrsquoUebi Scebeli Secondo il professore cafoscarino questa iniziativa era laquoin tutto e per tutto bonificatriceraquo in quanto fu una laquobonifica idraulicaraquo laquocli-maticaraquo laquoagrariaraquo laquostradaleraquo ma soprattutto laquoumanaraquo (Annuario 1933-34 73) Seppur anacronistica se riferita al primo dopoguerra questrsquoultima espressione trova unrsquoampia argomentazione in una te-si di laurea coeva allrsquoelogio funebre e seguita dallo stesso Ricci In laquoAvvaloramento della Somaliaraquo lo studente Giuseppe Valentini po-teva affermare che laquolo strumento materialeraquo dellrsquoazione fascista laquodi avvaloramento non puograve ricercarsi dunque che nella popolazione di coloreraquo poicheacute la colonia presa in esame non presentava laquoalcun re-quisito di colonia di popolamentoraquo Tuttavia sia per la mancanza di mano drsquoopera sia percheacute laquoil somalo egrave dedito allrsquoapatia e allrsquoincontrol-lata vita nomaderaquo la coltivazione dei terreni fertili risultava alquanto difficoltosa Per risolvere il problema solo a questo punto lo studente introdusse la nozione di laquobonifica umanaraquo quale laquoazione di governo che deve necessariamente tendere alla sua [del somalo] trasforma-zione e al suo potenziamento sia fisico sia intellettualeraquo in altri ter-mini il laquorisanamento della razzaraquo si sarebbe ottenuta con laquouna pa-ziente opera di civilizzazione ed educazioneraquo5

Una volta terminati i lavori di costruzione del Villaggio Duca degli Abruzzi Ricci rivolgendosi agli studenti raccontograve quando lrsquolaquoinesausto spirito di ricercaraquo rinacque nellrsquoanimo del duca fra il 1927 e il 1928 poicheacute si rendeva necessaria lrsquoesplorazione dellrsquointero bacino dellrsquoUe-bi Scebeli per i suoi affari e per quelli italiani Descrivendo questrsquoulti-ma impresa nellrsquoultima parte del discorso il professore di Geografia economica pare esporre la metodologia che ogni geografo esplorato-re avrebbe dovuto seguire nelle sue ricerche Lrsquoaspetto principale che risuonava come monito alle orecchie degli studenti consisteva nella laquoraccolta di nozioni esatte sicure completeraquo strumenti indispensa-bili per la valorizzazione delle colonie e la penetrazione commerciale in quelle terre che solo in un secondo momento sarebbero diventare anchrsquoesse possedimenti italiani (Annuario 1933-34 76)

Nonostante timidi tentativi divulgativi alla vigilia dellrsquoinvasione dellrsquoEtiopia la diffusione di una conoscenza coloniale specializzata era ancora lontana dal potersi definire ampia Infatti a parte qualche tesi di laurea e rare pubblicazioni accademiche sul tema nei primi anni Trenta la produzione scientifica dellrsquoIstituto di Scienze Econo-miche e Commerciali di Venezia era indirizzata maggiormente ver-so lrsquoespansionismo commerciale a Oriente Come si vedragrave successi-vamente questrsquoimpostazione strutturale subiragrave una decisa svolta in senso coloniale e imperiale giagrave a partire dal 1936 grazie anche allrsquoa-zione del Gruppo Universitario Fascista (GUF) veneziano

5 ATCF G Valentini laquoAvvaloramento della Somaliaraquo 1935 71-79

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32 Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia

Prima di entrare nel dettaglio esaminando lrsquoattivitagrave del GUF vene-ziano allrsquointerno e allrsquoesterno degli spazi universitari si ritiene do-verosa unrsquointroduzione sullrsquoinquadramento della gioventugrave universi-taria nella logica totalitaria fascista degli anni Trenta per cogliere la visibilitagrave dellrsquoorganizzazione goliardica nel tessuto sociale nazionale

Nel biennio 1928- 1929 i GUF andarono incontro a una risistema-zione senza precedenti che prevedeva lrsquoinquadramento diretto degli studenti universitari allrsquointerno del partito con lrsquointenzione di gesti-re ogni momento della loro vita sociale Oltre a creare una struttu-ra gerarchicamente organizzata sotto la direzione di Augusto Tura-ti presso la segreteria nazionale del GUF si moltiplicarono i campi drsquointervento accanto allrsquoufficio politico sorsero quelli estero sin-dacale viaggi sportivo assistenziale propaganda e stampa cultu-ra e coloniale Questrsquoultima sezione in particolare nei piani fascisti avrebbe dovuto svolgere propaganda coloniale non solo fra gli uni-versitari ma fra tutti gli studenti italiani in base allrsquoaccordo stretto con la presidenza dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) nellrsquoaprile del 1928 (La Rovere 2003) La stessa organizzazione interna era ripre-sa dai GUF drsquoateneo per meglio coadiuvare e indirizzare lrsquoazione dei sottogruppi periferici

Con lrsquoaprirsi degli anni Trenta il nuovo segretario del PNF Giu-riati insieme al presidente dellrsquoorganizzazione goliardica fascista Carlo Scorza rese piugrave flessibile lrsquointera struttura riorganizzando in due uffici tutte le mansioni prima esercitate nelle sezioni sopracita-te La propaganda coloniale anche in questo nuovo assetto occupa-va un ruolo centrale nellrsquoazione dei GUF dato che questrsquoultimi ne fu-rono nuovamente incaricati in seguito a un accordo stipulato con il presidente dellrsquoICF Pier Gaetano Venino Sempre lrsquoazione congiunta di Giuriati e Scorza portograve altresigrave alla ridefinizione dei rapporti fra i GUF drsquoateneo di riferimento i Gruppi provinciali cosigrave come venne-ro ribattezzati i Sottogruppi e i Nuclei Universitari fascisti (NUF) Questo riassestamento pose alle dipendenze dellrsquoorganizzazione stu-dentesca veneziana i gruppi di Belluno Treviso e Zara la provincia italiana in Dalmazia ottenuta con la firma del Trattato di Rapallo del 1920 (La Rovere 2003)

Lrsquoinquadramento totale degli studenti universitari avvenne solo nel 1932 con la nomina a neosegretario del PNF di Achille Starace Infatti a partire da quellrsquoanno fino al 1937 il numero degli iscritti al GUF crebbe esponenzialmente per via dellrsquoattribuzione sempre piugrave elastica della categoria lsquostudente universitariorsquo Inoltre dal 1935 lrsquoi-scrizione al GUF garantiva la partecipazione ai concorsi ai quali era richiesto il tesseramento al partito o ai Fasci giovanili Allrsquoallarga-mento delle maglie si contrapponeva la nuova strategia sintetizza-

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bile nella citazione laquoNiente fuori dai GUFraquo chi non si fosse iscrit-to sarebbe stato posto ai margini della comunitagrave universitaria Del resto solo appartenendo allrsquoorganizzazione universitaria fascista si poteva accedere al pieno riconoscimento dello status studentesco in quanto lrsquoassistenza goliardica accompagnava gli iscritti in ogni mo-mento della vita universitaria (Duranti 2008) Cosigrave come i predeces-sori insieme al vicesegretario gufino Fernando Mezzasoma anche Starace intervenne mettendo mano nella struttura interna del GUF La segreteria nazionale e quelle drsquoateneo vennero suddivise in no-ve uffici ciascuno ulteriormente organizzato in piugrave sezioni Quella laquoColonialeraquo apparteneva al ramo laquoCulturaraquo al quale dal 1938 si ag-giunse anche la sezione laquoDemografica e razzaraquo In sintesi a livello generale si puograve constatare come la diffusione capillare nel territorio e lrsquoefficienza organizzativa resero i GUF il principale strumento po-litico propagandistico e pedagogico del fascismo un protagonismo assoluto che venne a maturarsi sia allrsquointerno dellrsquoambito universi-tario sia nella cittagrave che nella provincia

Da questa tendenza pare non discostarsi il gruppo universitario veneziano malgrado la poca bibliografia sul tema concordi sul fatto che il GUF piugrave di qualche volta laquomanifestograve una pronunciata autono-mia intellettuale spesso critica nei confronti del regimeraquo (Reberschak 1998 Micheletti Noiret 1999) Oltre a basarsi esclusivamente sullo studio sistematico della rivista ufficiale dellrsquoorganizzazione studen-tesca veneziana ndash Il Ventuno ndash tale ricostruzione storica risente tutta-via della vulgata storiografica che dipinge la comunitagrave universitaria in camicia nera quale produttrice di dissenso unrsquoimmagine troppo spesso influenzata da una memorialistica tardiva fra la quale spicca sicuramente Il lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zan-grandi (Milano 1962) In realtagrave come suggerisce Enzo Collotti nella prefazione al volume Lo spirito gregario di Simone Duranti non bi-sogna scambiare un laquomodo di essere anticonformisti allrsquointerno del regime per gesti di eterodossia e di estraneitagrave al sistemaraquo in quanto

Le voci critiche allrsquointerno nascono proprio dalla natura dellrsquoim-pegno che si richiede alla gioventugrave colta o almeno ai piugrave consape-voli tra di essa Lrsquoimpazienza e lrsquoinsoddisfazione che circola al suo interno egrave il piugrave delle volte la spia della volontagrave di rendere miglio-re il fascismo (Duranti 2008 IX-X)

Un quadro interpretativo del genere sembra piugrave consono dunque al profilo di un GUF veneziano che appare alquanto integrato e parte-cipe nel tessuto urbano locale secondo le fonti prese in esame Del resto allargando lo studio alle tracce lasciate nei giornali e negli ar-chivi universitari risulta difficile non cogliere la vitalitagrave espressa da questi studenti tanto da essere ricompensata con lrsquoorganizzazione della manifestazione universitaria piugrave importante per chi possede-

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va la tessera gufina i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte lrsquoarena in-tellettuale nella quale i giovani sotto lo stretto controllo del regime potevano discutere dei principali problemi del fascismo6

Dopo le prime due edizioni svoltesi a Firenze e a Roma nel 1936 il PNF delegograve al GUF veneziano la responsabilitagrave di organizzare i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte che si sarebbero svolti dal 20 fi-no al 26 febbraio del medesimo anno Seguendo il comunicato stam-pa trasmesso dagli uffici dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Venezia sarebbe stata laquoparticolarmente degna per questa manifestazione del pensieroraquo in quanto laquocittagrave di gloriosissime anti-che e recenti tradizioni storicheraquo e laquodotata di fiorenti istituti drsquoarte e drsquoistruzioneraquo7 La scelta perograve non solo si poggiava sulla tradizio-ne storica veneziana ma anche sul fatto che Carsquo Foscari era diventa-ta di fatto unrsquouniversitagrave in seguito al nuovo ordinamento introdotto da Cesare Maria De Vecchi allora ministro dellrsquoEducazione Non Pa-dova dunque bensigrave Venezia trovograve posto accanto ai principali centri universitari designati per accogliere i Littoriali dopo Firenze (1933) e Roma (1935) toccograve a Napoli (1937) Palermo (1938) Trieste (1939) e Bologna (1940) (La Rovere 2003)

A pochi mesi dallrsquoinaugurazione della manifestazione la lista dei temi generali che i giovani studenti avrebbero trattato durante lrsquoin-tera settimana dei Littoriali era pronta Infatti prima di avviare lrsquoin-tera macchina organizzativa gli argomenti venivano formulati dalla segreteria nazionale del GUF dopo unrsquoopera di selezione delle pro-poste ricevute dalle maggiori personalitagrave culturali e politiche fasci-ste Una volta vagliate quelle piugrave attuali la lista veniva trasmessa ai segretari dei GUF drsquoateneo insieme alle bibliografie orientative ndash e censurate ndash redatte dalla Scuola di mistica fascista (La Rovere 2003) Visti i laquoproblemi di viva attualitagraveraquo nellrsquoedizione del 1936 come ripor-ta Il Ventuno pubblicando lrsquointervento del vicesegretario gufino Mez-zasoma insieme al Convegno di dottrina del Fascismo incentrato su laquoIl Partito e le Corporazioni nello Stato Fascistaraquo avrebbero trovato spazio il Convegno di politica estera e coloniale con il tema laquoLrsquoimpor-tanza del Mediterraneo nella vita drsquoEuropa e nella politica italianaraquo il Convegno di letteratura interessato a discutere sullrsquolaquoOltremare nel-la letteratura italianaraquo e quello cinematografico volto ad approfon-dire laquoIl cinema come documento della civiltagrave dei popoliraquo In secondo piano rispetto ai convegni la manifestazione prevedeva lo svolgersi di concorsi artistici anchrsquoessi preposti a raccontare il colonialismo

6 Per un quadro abbastanza completo dellrsquoattivitagrave gufina a Venezia alla vigilia della guerra drsquoEtiopia si vedano laquoLe Cronache del GUFraquo pubblicate ogni giovedigrave nella Gaz-zetta di Venezia a partire dal 18 ottobre 1933 fino allrsquo8 novembre del 1934 7 Venezia Archivio Storico Carsquo Foscari (ASCF) serie rettorato scatole lignee b 282 fasc 1 comunicato stampa per i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia senza data

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italiano poicheacute lrsquolaquoespansione italianaraquo secondo Mezzasoma laquoera ora-mai la passione di tutto il popoloraquo In particolare il linguaggio arti-stico prescelto per questo ruolo fu la scrittura come dimostrano mol-ti dei concorsi indetti una monografia di carattere coloniale che per soggetto avrebbe avuto laquoIl Mar Rosso nella politica coloniale italia-naraquo una composizione narrativa sulla laquoBiografia di un pioniere co-loniale italianoraquo una laquoLirica ispirata al volontarismoraquo un elaborato medico-scientifico sul tema laquoSistemi di profilassi nelle zone tropica-liraquo (Il Ventuno gennaio-febbraio 1936 9-10)

Ad ogni modo prima di poter partecipare ai Littoriali agli studen-ti ndash esclusivamente di sesso maschile almeno fino al 1939 ndash era ri-chiesto di affrontare delle selezioni progettate sia per aumentare il numero dei partecipanti sia per allargare il controllo e il monopolio della formazione degli intellettuali del futuro La prima fase era co-stituita dagli Agonali interprovinciali organizzati dai gruppi goliar-dici provinciali a cui seguivano per chi era stato giudicato positiva-mente i Prelittoriali affidati questa volta ai GUF drsquoateneo Giunti a questo punto i primi dieci classificati (due per ogni convegno o con-corso) potevano accedere alla terza fase i Littoriali che finalmente potevano avere inizio (La Rovere 2003)8

A Venezia lrsquoattesa era grande Come riferisce la Gazzetta di Vene-zia a poche ore dallrsquoinaugurazione la cittagrave fu laquotravolta dalla gran-de letizia dei goliardiraquo mescolando in Piazza San Marco e lungo le Mercerie laquotutti i dialetti in uno sfarfallio di colori e tra un luccica-re di frange e di fiocchi penduli dai berretti trecenteschiraquo (Gazzetta di Venezia 20 febbraio 1936) Una volta registrati alla segreteria dei Littoriali posta per lrsquooccasione in calle Traghetto a San Moisegrave gli studenti venivano indirizzati o verso gli spazi espositivi della Bien-nale dove avrebbero avuto luogo i vari concorsi oppure verso le au-le dellrsquoIstituto di Scienze Economiche e Commerciali per i convegni Nel primo giorno della manifestazione alla presenza del ministro dellrsquoEducazione De Vecchi e di altre autoritagrave nazionali e cittadine fra cui il prorettore di Carsquo Foscari Agostino Lanzillo il program-ma prevedeva lrsquoinaugurazione ufficiale delle esposizioni concorsuali nei padiglioni della Biennale molte delle quali evocavano lrsquoesotismo delle terre drsquoOltremare o si concentravano a promuovere lrsquoimmagi-ne del laquobuon civilizzatore italianoraquo in contemporanea allrsquoapertura delle dissertazioni orali sul corporativismo fascista e sulla musica di guerra a Carsquo Foscari9

8 Nonostante non vi siano documenti che attestino un numero preciso di studenti partecipanti alle tre fasi di selezione sulla base della bibliografia appena citata e del-le classifiche generali pubblicate da Il Ventuno egrave possibile stimare un numero compre-so fra 10 e 15mila giovani 9 Nel cortometraggio dellrsquoIstituto Luce dedicato allrsquoinaugurazione dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte egrave possibile intravedere molte rappresentazioni artistiche a sogget-

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Gli studenti selezionati a partecipare ai convegni avevano il compi-to di esporre la propria relazione un elaborato presentato preceden-temente in forma sintetica alla commissione giudicante Al termine della prima tornata di esposizioni la commissione indicava altre tre sottotesi che sarebbero state approfondite in un secondo momento Successivamente i giudici stilavano la classifica finale dei dieci gufi-ni che si erano contraddistinti maggiormente fra cui veniva indicato il Littore il titolo dato al vincitore della competizione a cui spettava il diritto di fregiarsi della lsquoMrsquo drsquooro Infine ciascun candidato sulla base del punteggio ricevuto dalla commissione contribuiva al pun-teggio generale del GUF drsquoappartenenza nella classifica che avrebbe proclamato alla fine il GUF vincitore dei Littoriali (La Rovere 2003) Purtroppo la mancanza degli atti ufficiali dei Littoriali della Cultu-ra e dellrsquoArte non consente un approfondimento preciso e completo dello svolgersi di quei giorni Tuttavia grazie alla cronaca fornita dalla Gazzetta di Venezia e dai resoconti finali pubblicati dalla reda-zione del Ventuno sono state recuperate parte delle parole proferi-te nelle sedute di dibattito

Il 22 febbraio pochi giorni dopo il massacro perpetrato dalle trup-pe italiane sul massiccio montuoso dellrsquoAmba Aradan (12-15 febbra-io) a Carsquo Foscari ebbe inizio il Convegno di politica estera e colo-niale davanti alla commissione giudicatrice formata dal presidente Francesco Coppola Virginio Gayda Paolo Orano Vincenzo Zanara e dal segretario Ernesto De Marzio (Gazzetta di Venezia 22 gennaio 1936 Il Ventuno marzo-aprile 1936) Il primo dopo aver ricoperto il ruolo di delegato italiano alla Societagrave delle Nazioni sul finire degli anni Trenta si avviograve alla carriera accademica come professore dap-prima di Diplomazia e Storia dei trattati presso la facoltagrave di scienze politiche dellrsquouniversitagrave di Perugia e successivamente di Diritto in-ternazionale nella universitagrave di Roma In base a questi insegnamen-ti e al suo passato politico di stampo nazionalista imperialista non vi egrave alcun dubbio che Coppola rappresentasse una delle personali-tagrave accademiche piugrave importanti nel panorama nazionale perlomeno per quanto riguarda la politica estera e coloniale dellrsquoItalia Virgi-nio Gayda invece anche se non era un accademico lo si considerava comunque un esperto di politica estera dato che fin dal primo dopo-guerra scrisse articoli drsquoopinione sullrsquoargomento per il Messaggero e il Corriere della Sera prima di entrare nella redazione del Giorna-le drsquoItalia nel 1925 per volere dello stesso Mussolini Nel 1929 inol-tre Gayda venne chiamato a far parte della Commissione superiore

to coloniale fra cui i manifesti in concorso per la laquoPropaganda colonialeraquo ASIL Gior-nale Luce B0840 laquoLrsquoinaugurazione della Mostra dei Littoriali della Cultura e dellrsquoAr-teraquo Venezia 26 febbraio 1936 URL httpspatrimonioarchiviolucecomluce-webdetailIL50000231202l-inaugurazione-della-mostra-littoriali-del-la-cultura-e-artehtml (2017-10-12)

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per la stampa organo istituzionale che sorvegliava il processo di al-lineamento del giornalismo italiano alle direttive fasciste La nomi-na rappresentava un segno tangibile di indiscussa fiducia da parte del regime e soprattutto di Mussolini il quale fin dagli anni Trenta vide nel giornalista un consigliere fidato per le questioni estere Al-tro personaggio di spessore fu il rettore dellrsquoUniversitagrave di Perugia Paolo Orano ex redattore del Popolo drsquoItalia che solo da alcuni anni aveva intrapreso la carriera accademica per tenere i corsi di Storia e dottrina generale del fascismo e Storia del giornalismo Infine al pari di Orano anche Vincenzo Zangara aveva da poco iniziato a inse-gnare assumendo la cattedra di Diritto costituzionale solo nel 1935 dapprima allrsquoUniversitagrave di Camerino e successivamente alla Sapien-za di Roma grazie anche allrsquoappoggio di Bottai Come si puograve osser-vare i membri della commissione giudicatrice venivano presumibil-mente scelti in base alla loro autoritagrave accademica ndash o giornalistica come nel caso di Gayda ndash e alla fedeltagrave dimostrata verso il regime fa-scista entrambe condizioni necessarie in manifestazioni quali i Lit-toriali vetrine nelle quali si ribadiva con forza il grado di subalter-nitagrave dellrsquouniversitagrave nei confronti del regime fascista

Di fronte a una commissione cosigrave autorevole sul tema laquoLrsquoimportan-za del Mediterraneo nella vita e nella politica italianaraquo i giovani gufi-ni fin dalla mattina si diedero battaglia La Gazzetta di Venezia riferi-sce di alcune relazioni acutamente discusse come ad esempio quella di Carlomagno del GUF di Napoli sulla politica inglese nel Mediterra-neo Curcio di Modena sulla politica navale o ancora Sullam di Vene-zia che dopo aver prospettato dei laquoproblemi politici riflettenti il Me-diterraneo orientale legati alle vie di comunicazione con il Levante e con lrsquoAfricaraquo concluse la propria relazione parlando della laquopolitica coloniale nellrsquoEgeo e dei fattori dellrsquoespansione italiana in Orienteraquo (Gazzetta di Venezia 23 febbraio 1936)10 Mentre in Piazza San Mar-co sulle note di laquoFaccetta Neraraquo suonata della fanfara dellrsquoOpera Nazionale Balilla (ONB) e i GUF e i loro labari si schierarono lungo le Procuratie Vecchie in attesa dellrsquoarrivo di De Vecchi il 23 febbra-io ripresero le dissertazioni degli studenti partecipanti al Convegno sempre nelle aule di Carsquo Foscari Dopo una laquolarga sintesi storicaraquo del goliardo De Robertis di Bari sulle vicende che contraddistinsero lo spazio Mediterraneo fu il turno di Marchitto di Napoli il quale pre-sentograve laquounrsquoampia relazione sulla diffusione della lingua e dei costumi italianiraquo in tutte i territori affacciati sul laquoMare Nostrumraquo fascista al-la disamina generale inoltre fece seguire un approfondimento sulla laquopenetrazione italiana nelle vie di comunicazione euro-asiaticheraquo In

10 Altre discussioni vertevano sullo sviluppo delle relazioni italiane nel Mediterra-neo orientale (Mura di Sassari) Per quanto riguarda lo studente Sullam il suo nome non compare nei registri matricolari di Carsquo Foscari

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chiusura del convegno il presidente della commissione Coppola rias-sunse laquobrillantementeraquo le posizioni e le conclusioni a cui erano giun-ti gli studenti sottolineando lrsquolaquoacutezzaraquo di molte relazioni fra cui si contraddistinse in particolare quella dello studente Josegrave Gomez De Ta-ran iscritto al GUF di Milano (Gazzetta di Venezia 24 febbraio 1936)11

Nonostante la mancanza di una documentazione in grado di deli-neare un quadro meno frammentario dei Littoriali la cronaca quoti-diana della Gazzetta di Venezia e la classifica dei migliori dieci pub-blicata nel Ventuno consente di giungere ad alcune conclusioni sul convegno appena trattato In primo luogo i brevi riferimenti temati-ci sembrano suggerire come durante le sessioni di dibattito non fosse stato trattato tanto lrsquoaspetto coloniale africano quanto la politica drsquoe-spansione italiana verso Oriente Unrsquoaffermazione questrsquoultima che puograve trovare spiegazione sia nella sovraesposizione fatta dal giornale veneziano sempre propenso ad alimentare la laquopassione adriaticaraquo della cittagrave sia nelle affinitagrave della tematica espansionistica ai profili professionali dei giudici quasi tutti provenienti da ambienti nazio-nalisti Una seconda e ultima conclusione si riscontra guardando la classifica finale stilata dalla commissione fra i primi dieci non com-pare nessuno studente iscritto al GUF veneziano un dato che vede ripetersi nelle graduatorie degli altri convegni Drsquoaltronde il risul-tato non poteva non essere differente almeno secondo la denuncia pronunciata dal segretario del GUF drsquoateneo Gianluigi Dorigo duran-te lrsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Finora i risultati sono stati buoni od ottimi per la parte artistica ed appena sensibili per quella culturale Questo fenomeno non ri-specchia le condizioni delle scuole poicheacute mentre Carsquo Foscari si troverebbe in condizioni tali da poter dare degli ottimi candida-ti ai migliori posti nelle gare culturali dei Littoriali non dagrave inve-ce quasi nessun concorrente lrsquoAccademia di Belle Arti si trova in precarie condizioni sulle cui cause non tocca a me indagare ma giunge al punto che il lavoro di preparazione ai Littoriali solo in piccola parte superiore ai programmi scolastici egrave tuttavia suffi-ciente ad impedire il normale andamento della scuola cosiccheacute il GUF stesso egrave costretto a contribuire alle maggiori spese soste-nute in modelli colori tele telai ecc dagli studenti per una gara dalla quale la scuola stessa puograve trame fama e decoro Per Carsquo Fo-scari lrsquoaugurio che io formulo egrave che i Professori stessi dopo aver compreso lrsquoimportanza delle gare Littoriali indirizzino e guidi-no gli studenti nella stesura dei lavori e nella preparazione delle relazioni in modo da potersi avere qualche seria garanzia e per

11 Sfortunatamente non si conosce il contenuto della relazione classificatasi al pri-mo posto

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lrsquoAccademia che la sua sistemazione finanziaria venga resa tale da consentire se non di aiutare il GUF almeno di vivere senza bi-sogno dellrsquoaiuto di questo (Annuario 1936-37 35)12

In effetti sul piano artistico il gruppo goliardico veneziano ottenne diversi successi anche se i problemi finanziari dellrsquoAccademia delle Belle Arti avevano rischiato di minarli Al contrario di Carsquo Foscari dunque che sebbene offrisse le competenze e le strutture necessa-rie non riusciva a indirizzare alcuno dei suoi iscritti a partecipare ai Littoriali In particolare il segretario sembra puntare il dito con-tro le mancate sollecitazioni dei professori colpevoli prima di tutto di non aver compreso lrsquolaquoimportanza dei Littorialiraquo Purtroppo la to-tale assenza di documentazione fra le carte dellrsquoArchivio Storico di Carsquo Foscari non consente unrsquointerpretazione di questo presunto con-trasto fra il GUF drsquoateneo e lrsquoIstituto di Scienze Economiche e Com-merciali Ciononostante la richiesta di Dorigo pare non fosse stata ascoltata se si considera il numero degli studenti di Carsquo Foscari par-tecipanti ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte del 1937 organizza-ti a Napoli con lrsquoobiettivo di laquotrasportare sul piano dellrsquoImpero tutta la vita nazionaleraquo cosigrave come recita Il Ventuno di ottobre-novembre 1936 presentando la prossima manifestazione goliardica (Il Ventuno ottobre 1936 9)13 Infatti in base alla classifica generale si puograve con-statare come il GUF veneziano perda addirittura cinque posizioni passando dal sesto posto dei Littoriali veneziani allrsquoundicesimo dellrsquoe-dizione napoletana una situazione questrsquoultima dettata dalle sin-gole prove nelle quali il gruppo goliardico di Venezia riuscigrave a ottene-re alcuni successi solo nel campo delle arti (Il Ventuno giugno 1937)

Nonostante i risultati ottenuti rispecchino una parziale irreggi-mentazione degli studenti di Carsquo Foscari allrsquointerno della struttura del GUF cosigrave come la mancata presenza dei professori nelle diver-se commissioni giudicatrici lrsquoorganizzazione a Venezia dei Littoriali della Cultura e dellrsquoArte dimostra in che modo le istituzioni accade-miche-culturali locali fra cui ovviamente lrsquoIstituto Superiore di Eco-nomia e Commercio fossero considerate allrsquoaltezza degli altri atenei italiani Tuttavia ora che lrsquoEtiopia sembrava sul punto di soccombe-re sotto le armi italiane a Carsquo Foscari non importava solamente lrsquoa-spetto accademico ma conservare con tenacia anche la propria iden-titagrave storica di scuola tecnica

12 A partire dallrsquoAnno Accademico 1934-1935 una circolare del ministro dellrsquoEduca-zione Nazionale stabiligrave che la cerimonia drsquoinaugurazione dellrsquoAnno Accademico doves-se imperniarsi sul discorso del rettore a cui avrebbe seguito la relazione del segreta-rio del GUF In ASCF serie rettorato scatole lignee b 29D fasc 2 circolare ministe-riale sullrsquoorganizzazione della cerimonia inaugurale 15 settembre 193413 In realtagrave la citazione era stata ripresa dal discorso che Mussolini pronunciograve da-vanti alle autoritagrave fasciste raccolte a Palazzo Venezia il 20 agosto 1936

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33 La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia

Malgrado il prorettore Lanzillo sostenesse che laquole grandi ore della Patria si ricordano meglio con il lavoro e la disciplina che non con lrsquoozioraquo lrsquoestasi suscitata dallrsquoentrata delle truppe italiane ad Addis Abeba (5 maggio 1936) portograve gli studenti di Carsquo Foscari a diserta-re le lezioni del giorno successivo14 Piugrave istituzionalizzata invece fu la celebrazione della fondazione dellrsquoImpero viste le disposizioni im-partite dal ministro dellrsquoEducazione De Vecchi lrsquo11 maggio in tutte le aule magne drsquoItalia ogni scuola e universitagrave avrebbe dovuto esal-tare il compiersi del destino imperiale italiano In assenza di Lanzil-lo nellrsquoAula Magna dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio toccograve al professore Ricci tenere la commemorazione alla presenza degli laquostudenti di tutte le facoltagrave e di tutti i corsiraquo Dopo aver evoca-to gli storici discorsi tenuti da Mussolini il 5 e il 9 maggio il profes-sore concluse rivolgendosi alla giovane platea

non dimenticate un istante che il successo delle attivitagrave creative e fattive non potragrave aversi senza unrsquoadeguata preparazione delle ar-mi preparazione tecnica ma soprattutto preparazione degli spi-riti (Bollettino gennaio-aprile 1936 4)

In questa atmosfera solenne lrsquourgenza del momento non trovograve impre-parata Carsquo Foscari pronta piugrave che mai a porsi fin da subito sul piano imperiale Il 13 maggio 1936 solo quattro giorni dopo la proclama-zione dellrsquoImpero il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto votograve un ordi-ne del giorno fondamentale per il futuro dellrsquoUniversitagrave veneziana

Il Consiglio Accademico dellrsquoIstituto Superiore di Economia e Com-mercio di Venezia in adunanza plenaria delle sue due Facoltagrave di Economia e Commercio e di Lingue e letterature straniere mani-festa la propria emozione per la effettuata conquista dellrsquoAbissi-nia e per la grandezza della impresa che il Duce intuigrave volle e sep-pe condurre a compimento e che le forze armate con lrsquousato valore contribuirono ad attuare

Consapevole della possibilitagrave di espansione e di civiltagrave che lrsquoItalia dovragrave svolgere nel campo economico e sociale e dei vasti orizzon-ti che si aprono allrsquoavvenire della Nazione saluta nel proclamato Impero Italiano drsquoEtiopia la rinascita delle grandi idealitagrave di con-quista civile e di espansione del pensiero nel mondo e dei traffici

14 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo comunica-zione del prorettore Lanzillo 6 maggio 1936

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verso lrsquoOriente mediterraneo che ebbero in Venezia per oltre un millennio il segnacolo glorioso e la espressione immortale

Dichiara di porre tutte le energie dellrsquoIstituto Superiore e dei suoi Laboratori tecnici e scientifici e dei suoi Seminari di Lingue a disposizione del Duce per qualsiasi indagine o studio che possa valere alla conoscenza ed alla valorizzazione dellrsquoImpero Africano drsquoItalia Fa voti accheacute il Consiglio drsquoAmministrazione dellrsquoistituto e il Direttorio dellrsquoOpera Universitaria predispongano lrsquoassegna-zione di premi per studi e ricerche e di Borse per pratica colonia-le e commerciale15

Come suggerisce il documento dattilografato nel nuovo laquoImpe-ro Italiano drsquoEtiopiaraquo Carsquo Foscari intravedeva la laquorinascitaraquo del-lrsquolaquoespressione immortaleraquo della Serenissima e di conseguenza la possibilitagrave di recitare una parte importante per lrsquoOltremare Sulle spalle del mito dunque ancora una volta lrsquoIstituto tentograve di rilancia-re la propria azione ponendosi a completa disposizione laquoper qualsia-si indagine o studio che possa valere alla conoscenza e alla valoriz-zazione dellrsquoImpero Africano drsquoItaliaraquo Drsquoaltronde il nuovo scenario imperiale che si era aperto dinnanzi a Carsquo Foscari rappresentava una via da percorrere obbligatoriamente per uscire dal laquomomento criti-coraquo che lrsquoIstituto stava passando Infatti sotto il direttorio di DellrsquoA-gnola (1930-1935) le questioni da risolvere erano molte laquoil vetusto palazzo Foscari era in pessime condizioniraquo laquolo sviluppo scientifi-co intralciato dalla mancanza di Aule e Laboratoriraquo laquola Biblioteca ricca di circa 70mila volumi non aveva sede propriaraquo e ancora laquogli studenti privi di luogo di ritrovo e di qualunque forma assistenzia-le nessuna cura della loro formazione politica e spiritualeraquo Inoltre il corpo docente oltre a non dare laquonessun segno di vitaraquo dal punto di vista scientifico laquoera diviso da dissensi interniraquo percheacute laquoparecchi professori non erano iscritti al Partitoraquo16 Sulla base di tutta questa serie di motivazioni per porre fine a una tale situazione cosigrave preca-ria la nomina a prorettore di Lanzillo fu decisa a tavolino da De Vec-chi data lrsquoassoluta affidabilitagrave che il regime riponeva nei confronti di un interventista e fascista della prima ora come il docente di Eco-nomia politica (Bernardi 2001 DrsquoAlterio 2004)

In base alla comunicazione che Lanzillo inviograve al Viminale subito dopo lrsquoapprovazione dellrsquoordine del giorno si riscontra come alla vo-

15 ASCF serie rettorato scatole lignee b 32b fasc 5 ordine del giorno votato dal Consiglio Accademico in data 13 maggio 1936 13 maggio 193616 Le citazioni sono riprese da una relazione non datata e non firmata Dal contenu-to il documento probabilmente sembrerebbe fare il punto del primo anno di rettora-to di Lanzillo Questrsquoultimo inoltre non pare esserne lrsquoautore visto il tono impersona-le tenuto nella relazione ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 relazio-ne annuale senza data

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tazione parteciparono non solo il Consiglio Accademico ma anche i professori tra cui i docenti non ancora iscritti al Partito fascista17 Nonostante le intenzioni del prorettore di rimarcare come il non com-pleto allineamento politico di parte del corpo insegnante non fosse fonte di dissensi interni il dettaglio non sfuggigrave alla veemente quan-to inattesa reazione di De Vecchi In un telegramma inviato pochi giorni dopo il ministro dellrsquoEducazione riferigrave di disapprovare la laquori-unione non autorizzataraquo poicheacute non poteva comprendere laquocome pro-fessori di codesto regio istituto avrebbero potuto omettere quella devozione al duce che egrave nel fondamento della vita nazionaleraquo18 Pre-sumibilmente la risposta colse di sorpresa Lanzillo dato che fino a quel momento lrsquoeco della adunanza plenaria fu talmente ampio da ri-scuotere attestazioni di fiducia non solo dal prefetto di Venezia ben-sigrave da Dino Alfieri allrsquoepoca ministro della Stampa e della Propagan-da19 Tuttavia in una lettera inviata a De Vecchi lo stesso prorettore pur accettando disciplinatamente il richiamo cercograve di argomentare la sua iniziativa Siccome si trattava del laquoprimo Consiglio dei Profes-sori che abbia avuto luogo dopo i memorabili eventi africaniraquo la riu-nione non aveva carattere laquopubblico ed ufficialeraquo Premettendo que-sto Lanzillo proseguiva

In tal occasione ho ritenuto che sarebbe stato non simpatico che il corpo accademico tacesse la propria commozione per un evento cosigrave grandioso Fui quindi io stesso che drsquoaccordo con i colleghi fascisti presi lrsquoiniziativa di un indirizzo che esprimesse il senti-mento di tutti Non egrave senza significato che abbiano aderito alle di-chiarazioni i professori di ruolo non iscritti al partito 20

Lanzillo insieme ai professori laquofascistiraquo decise di discutere dei laquopro-blemi tecnici scientifici ed economici che la formazione dellrsquoImpero metteva sul tappetoraquo Allrsquoiniziativa aderirono anche i docenti di ruo-lo non iscritti al Partito che dallrsquoaccluso inserito allrsquointerno della let-tera furono laquoundici su dodici compresiraquo21

17 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 comunicazione di Lanzillo per il Viminale senza data18 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 telegramma di De Vecchi indi-rizzato a Lanzillo senza data19 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Dino Alfieri indirizza-ta a Lanzillo senza data20 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vec-chi senza data21 ASCF serie rettorato scatole lignee b 1 fasc 3 lettera di Lanzillo a De Vecchi senza data Purtroppo nei verbali dei consigli accademici non egrave registrata lrsquoadunan-za plenaria del 13 maggio del 1936 Ad ogni modo dal 1936 al 1937 almeno secondo la relazione annuale sul rettorato di Lanzillo il numero dei professori privi della tessera

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Oltre a ricomporre le tensioni che pervadevano il corpo insegnan-ti come si egrave osservato precedentemente lrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 rappresentava il tentativo ndash condotto in primo luogo da Lanzillo ndash di porre Carsquo Foscari al passo con i tempi rinunciando al contempo a parte della sua identitagrave Infatti sebbene la riforma uni-versitaria apportata da De Vecchi avesse guidato il passaggio dellrsquoI-stituto dal tipo B al tipo A classificandolo dunque tra le universitagrave statali la stessa aveva portato anche alla soppressione della sezio-ne diplomatica-consolare (Ricuperati 2015) Un vero e proprio trau-ma per lrsquouniversitagrave veneziana come traspare dalle parole pronun-ciate dallrsquooramai rettore Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1936-1937

Il nuovo Ordinamento ha fortemente colpito le tradizioni accade-miche del nostro Istituto con la soppressione della nostra sezione Diplomatico Consolare [hellip] La sezione Diplomatico Consolare che risale dalla fondazione della Scuola aveva numerosi allievi Per la sua agile struttura accademica permetteva una preparazione spe-cifica per le carriere amministrative e specie per quelle connes-se al Ministero degli Esteri Tale laurea esisteva quando le Facol-tagrave di Scienze Politiche non esistevano eravamo stati i precursori Pur accettando con disciplina la volontagrave della Legge non possia-mo nascondere il nostro dolore che un ramo fiorente sia stato re-ciso (Annuario 1936-37 17-21)

LrsquoIstituto drsquoora in poi sarebbe stato autorizzato a rilasciare le lauree in Economia e Commercio e in Lingue e Letterature moderne e due diplomi il Magistero in Economia e Diritto e quello in Ragioneria la-sciando alla facoltagrave di Scienze Politiche ndash specialmente quella dellrsquoU-niversitagrave di Padova ndash la formazione dei quadri dellrsquoImpero (Simone 2015) La questione aveva talmente scosso lrsquoambiente accademico e cittadino che fu oggetto di discussione parlamentare tra la fine del 1936 e lrsquoinizio del 1937 LrsquoOn Gorio presidente del Comitato Serico Nazionale noncheacute ex allievo della sezione diplomatico-consolare du-rante il primo decennio del Novecento si rivolse cosigrave al ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e al ministro dellrsquoEducazione Nazionale Giu-seppe Bottai questrsquoultimo da poco subentrato al posto di De Vecchi

In Italia un grande Maestro Francesco Ferrara aveva creato a Ve-nezia presso lrsquoIstituto Superiore di Scienze Economiche e Commer-ciali una Sezione Diplomatico-Consolare particolarmente predispo-sta a tale scopo Chi vi parla egrave uscito proprio dalle aule del glorioso

del partito scese da 12 a 4 In ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 re-lazione annuale senza data

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Istituto Veneziano e nel Governo attuale ha un alto e delicato inca-rico un uomo egregio che di quellrsquoIstituto egrave stato valoroso allievo Non egrave il sentimento che spinge a ricordare quella scuola bensigrave la convinzione di una veritagrave veramente riconosciuta e cioegrave che la Se-zione Diplomatico-Consolare dellrsquoIstituto suddetto forniva ai suoi allievi quella preparazione eclettica economica e geografica poli-tica e linguistica insieme indispensabile per potersi orientare nei complessi problemi delle rappresentanze allrsquoestero Pur troppo la Sezione egrave stata soppressa lo scorso anno in occasione del riordina-mento universitario Voglia per tanto il nostro Ministro degli Este-ri riesaminare di concerto col camerata Bottai la convenienza di far risorgere tale Sezione (Bollettino gennaio-aprile 1937 9-10)

Malgrado il tempo non avesse rimarginato la ferita con lrsquoinizio del 1937 la Facoltagrave di Economia e Commercio e il Rettorato proseguiro-no nel tentativo di ripensare una nuova sezione diplomatico-consola-re laquoadattata ai nuovi tempi ed alle nuove esigenze imperialiraquo (Annua-rio 1937-38 19) In pratica Carsquo Foscari chiedeva accanto al ripristino delle due Facoltagrave di Economia e diritto e di Ragioneria lrsquolaquoistituzione di una Facoltagrave coloniale e di una Facoltagrave marittimaraquo in modo tale da innalzare lrsquoIstituto laquoad una vera universitagrave degli studiraquo Nonostante si allontanassero dal fine pratico sottoscritto dai fondatori storici della Scuola di Commercio queste moderne laquoaspirazioniraquo molte delle qua-li furono esposte da Lanzillo direttamente a Mussolini nellrsquoincontro che i due ebbero il 22 febbraio 1937 si rifacevano a quel passato il-lustre della Serenissima che ancora una volta tracciava la strada da intraprendere per il futuro Del resto sembrava laquoovvia lrsquoaccresciuta importanza di Venezia anche nel campo culturaleraquo soprattutto al-la luce della laquoriacquistata radiosa funzione dellrsquoAdriatico in confor-mitagrave alle tradizioni di Roma e della Serenissimaraquo e dellrsquolaquoestensione dellrsquoinfluenza dellrsquoItalia nei paesi balcaniciraquo22

La dimensione imperiale a cui assurgeva lrsquoIstituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia non poteva non manifestar-

22 ASCF serie rettorato scatole lignee b 3B fasc 3 Breve relazione sulle aspira-zioni del R Istituto Universitario di Economia e di Commercio di Venezia testo datti-loscritto senza data Lrsquoidea di istituire una Facoltagrave marittima pervenne probabilmen-te dal professore di Diritto marittimo Gustavo Sarfatti il quale sosteneva in una lette-ra indirizzata a Lanzillo che si sarebbe dato laquoimpulso a viaggi insegnamenti specifici marittimi coltura generale marittima dovrebbe essere in una parola un completamen-to di addestramento di giovani i quali potrebbero uscendo da Carsquo Foscari con una at-tenzione speciale di frequenza essere degli esperti di cui la Nazione puograve aver bisogno nei commerci nelle Compagnie di navigazione nei cantieri etc etcraquo (ASCF serie pro-fessori fascicolo personale Sarfatti lettera manoscritta 13 maggio 1937)

Per quanto riguarda la facoltagrave coloniale occorre sottolineare come in quegli anni in Italia molte universitagrave italiane stavano progettando di costituire una propria Scuo-la di perfezionamento in studi coloniali (Deplano 2013)

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si visivamente anche nella risistemazione dei nuovi locali cafoscari-ni Con lrsquoaiuto economico del Comune proprietario di palazzo Fosca-ri si completograve il restauro della sede storica e si decise drsquoinstallare la biblioteca e il laboratorio di Merceologia nei nuovi spazi offerti dallrsquoedificio adiacente Inoltre per portare lrsquoIstituto a livello delle sue tradizioni e adattarlo alle esigenze di una moderna universitagrave il Consiglio Accademico drsquoaccordo con quello amministrativo affidograve al giovane architetto Carlo Scarpa il progetto dellrsquoAula Magna la laquoSa-la nella quale si compendia la vita rappresentativa di un ateneoraquo che per forza di cose doveva riportare i segni delle intenzioni impe-riali italiane (Annuario 1936-37 Pilo 2005) A tal proposito il retto-re Lanzillo commissionograve la decorazione dello spazio a Mario Sironi dopo unrsquoattenta disamina del panorama nazionale di tutti i possibili nomi di artisti La scelta ricadde sul laquocreatore della Mostra della Ri-voluzioneraquo come lo stesso Lanzillo spiegograve al segretario della sezione provinciale del PNF Michele Pascolato in una lettera del 2 dicembre 1936 Il motivo risiedeva nel fatto che fosse necessaria laquounrsquoimpron-ta di forza da esprimere lrsquoora storica in un ambiente di giovani e in un momento cosigrave tipico della vita nazionaleraquo Dunque laquoin questrsquoAula in questo palazzo su questo canale di fronte a questa poliforaraquo Si-roni diede alla luce lrsquoaffresco Venezia lrsquoItalia e gli Studi tuttrsquoora pre-sente malgrado un incendio lo abbia parzialmente danneggiato nel 1979 (Braun 2003)23 Partendo da sinistra la composizione artistica raffigura uno studente atleta ndash emblema del GUF ndash mentre tiene con una mano un libro e con lrsquoaltra il moschetto simboli dellrsquoeducazione fascista Accanto sono rappresentate lrsquoallegoria della Tecnica la fi-gura femminile appoggiata a una ruota e quella della Medicina ri-conoscibile grazie alla presenza del caduceo Al centro dellrsquoaffresco crsquoegrave Venezia impersonata al contempo da un profilo femminile sedu-to in trono mentre regge una tavola su cui si intravede la facciata di Carsquo Foscari e dalle riproduzioni del leone marciano e della Basili-ca di San Marco Sulla destra infine quasi al margine egrave raffigurata la Madre Patria unrsquoItalia trionfale che laquofaragrave da seacuteraquo ndash come recita il motto in alto ndash ora che possedeva un impero [fig 9]

La nuova sistemazione di Carsquo Foscari venne inaugurata il 25 gen-naio 1937 in occasione dellrsquoapertura dellrsquoAnno Accademico NellrsquoAu-la Magna dinnanzi al corpo docenti e al rettore Lanzillo che presero posto al di sotto dellrsquoaffresco presenziarono alla cerimonia il duca di Genova il ministro dellrsquoEducazione Bottai Volpi ndash in qualitagrave di pre-sidente della Confederazione fascista degli industriali ndash e le piugrave al-

23 La scelta di affidare il compito a Sironi scatenograve le polemiche del Sindacato degli artisti veneziani i quali propendevano per commissionare lrsquoaffresco a qualche pitto-re locale Su tale questione lo stesso Lanzillo confesseragrave a Pascolato di laquonon sentire il regionalismo in nessuna questioneraquo ASCF serie rettorato scatole lignee b 22 fasc 3 lettera dattiloscritta 2 dicembre 1936

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te autoritagrave locali Ancora alla destra dei professori erano presenti i rettori con i rispettivi gonfaloni delle universitagrave di Bologna Ferra-ra Milano Modena Padova Parma e del Regio Istituto Superiore di Architettura Alcuni goliardi invece sostavano sulla sinistra con le loro feluche in testa In questo quadro cosigrave composto lrsquouniversitagrave ve-neziana accolse anche le famiglie degli studenti cafoscarini caduti in battaglia durante la campagna drsquoEtiopia (Gazzetta di Venezia 26 gen-naio 1937)24 A questi ultimi Lanzillo dedicograve lrsquoincipit della prolusione

Egrave bello ricordare che nel breve giro di pochi decenni ben quattro grandi imperi sono caduti col concorso di Roma o sotto la spada di Roma Carsquo Foscari egrave orgogliosa di avere contribuito con alcu-ni dei suoi figli migliori alla guerra africana quaranta tre nostri studenti furono tra i combattenti in Africa Orientale e due di es-si sacrificarono la loro giovane vita Siano ricordati in questa ora solenne (Annuario 1936-37 15)25

A Giovanni Bertoldi e Mario Bellini entrambi iscritti alla Facoltagrave di Economia e Commercio prima di prendere le armi il rettore aggiun-se il nome del volontario Eugenio Manenti un veterano della Prima guerra mondiale laureatosi a Carsquo Foscari giagrave da alcuni anni che mo-rigrave annegato nel fiume Robi presso Mankfud Il loro sacrificio non do-veva cadere in oblio ma al contrario doveva lasciare traccia affin-cheacute gli allievi delle future generazioni ne potessero trarre ispirazione (Fogu 2003)26 Difatti terminata la visita del complesso universitario la cerimonia proseguigrave nel cortile di Carsquo Foscari dovrsquoerano schierate la Milizia Universitaria laquoUgo Peperaquo le compagnie di rappresentan-za degli Allievi Ufficiali delle camicie nere del Regio Esercito della Regia Marina e dellrsquoAviazione A questo punto il SAR duca di Ge-nova avvicinandosi laquoalla muraraquo dovrsquoera coperta da un laquoampio vela-rio la lapide testeacute infissa a ricordo degli allievi dellrsquoIstituto gloriosa-

24 ASIL Giornale Luce B1036 laquoIl ministro per lrsquoEducazione Nazionale Bottai inaugu-ra lrsquoanno accademico nella Carsquo Foscari sede dellrsquoIstituto Superiore di Economia Com-mercioraquo Venezia 3 febbraio 1937 URL httpspatrimonioarchiviolucecomlu-ce-webdetailIL50000216782ministro-l-educazione-nazionale-bottai-inau-gura-l-anno-accademico-nella-ca-foscari-sede-istituto-superiore-economia-commerciohtml (2017-12-14) 25 Dei 43 studenti cafoscarini partiti per lrsquoEtiopia 18 furono inquadrati nel battaglio-ne dei volontari universitari laquoCurtatone e Montanararaquo Di seguito i loro nomi Giorgio Ara Martio Banon Attilio Barbieri Gino Barzan Cesare Beretta Mario Biasutti Gui-do Cootri Guido Dalla Santa Giuseppe De Vanna Costante Fabbris Carlo Franchi-ni Mario Mattulia Leonida Montanari Sante Roma Amerigo Roatto Oscar Ungarel-li Achille Vitali Limero Vitali (Bollettino settembre dicembre 1936) 26 Si trattava nellrsquoideologia fascista di una laquobuona morteraquo un sacrificio di sangue che avrebbe contribuito a rigenerare la laquorazzaraquo italiana La stessa organizzazione del fune-rale di Eugenio Manenti ad esempio sembra ricalcare questo paradosso (Ferris 2012)

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mente Caduti in Africa Orientaleraquo laquostrappograve il cordino che reggeva il drapporaquo rivelando il marmo della stele al di sotto dello laquostorico di-scorso del duce in Piazza Venezia col grido della Vittoria e lrsquoannuncio del nuovo Impero Africanoraquo erano incisi i nomi dei laquotre figli di que-sta scuola che caddero per la fondazione dellrsquoImperoraquo (fig 10 Gazzet-ta di Venezia 26 gennaio 1937)

Con lrsquoaffresco di Sironi e la lapide celebrativa anche Carsquo Foscari stessa si convertigrave in un laquoluogo della memoriaraquo nel tessuto cittadino imperiale di Venezia Le due tracce drsquoora in avanti sarebbero state coinvolte in numerose cerimonie ufficiali drsquoateneo e parate studente-sche che avrebbero reso omaggio agli sforzi profusi e al sangue ver-sato di Carsquo Foscari per la conquista dellrsquoImpero almeno fino alla fi-ne della Seconda guerra mondiale quando la lapide venne tolta dal cortile universitario

Eventi del genere andavano a costituire nel corso del tempo un ca-lendario accademico spesso organizzato seguendo la liturgia e la di-dattica fascista Ad esempio per commemorare il primo anniversario della fondazione dellrsquoImpero il 13 maggio del 1937 nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si celebrograve il conferimento della laurea ad honorem al-la memoria dei due studenti caduti durante la guerra in AOI ndash Manen-ti era giagrave laureato Allrsquolaquoaustera cerimoniaraquo oltre alle autoritagrave citta-dine i parenti dei due studenti la vedova di Manenti e la laquomassa di studentiraquo venne convocata la commissione di laurea della Facoltagrave di Economia e Commercio A formarla oltre il rettore Lanzillo (presi-dente di Commissione) erano presenti lrsquoammiraglio di divisione Sil-vio Salza comandante militare marittimo dellrsquoAlto Adriatico (mem-bro estraneo) il presidente della Sezione di Venezia dellrsquoAssociazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra Alessandro Brass (mem-bro estraneo) e i professori Pietro Rigobon Gino Zappa Carlo Alberto Dellrsquo Agnola Leonardo Ricci Albino Uggegrave Egidio Tosato Angelo Ge-novesi Orfeo Turno Rotini Prima che il rito universitario fosse com-piuto Lanzillo diede la parola al senatore Innocenzo Cappa giorna-lista che laquoda un decennio ebbe lrsquoincarico nel Politecnico di Milano di parlare agli studenti sul terreno della letteratura e del patriotti-smoraquo Il senatore iniziograve il suo discorso domandandosi retoricamente cosa ci fosse da laquoonorare nella vita di coloro che caddero per la Pa-triaraquo per poi rispondere con un elogio alla laquoresistenza della nostra stirpe la quale sta in ogni etagrave accorre al richiamo oppure fiorisce spontanea nellrsquoora di grave responsabilitagrave storica della Patriaraquo Tut-tavia proseguigrave Cappa cosigrave come la forza del popolo italiano e fasci-sta rese possibile lrsquoimpresa drsquoEtiopia per il suo mantenimento in fu-turo era necessario che laquoi giovani studino creino producano poicheacute la materia prima deve essere il valore di un uomoraquo Per questo moti-vo avviandosi alla conclusione del proprio intervento per il senatore laquodando il diploma drsquoonoreraquo si dimostrava come ognuno laquosa veramen-te quello che si fa e vale per quello che si produce e si crearaquo (Bollet-

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tino gennaio-aprile 1937 4-6) I giovani dovevano laquoosareraquo per man-tenere integri e valorizzare i possedimenti coloniali italiani

Alle parole di incitamento degli lsquoanzianirsquo nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari seguigrave una sorta di giuramento dei giovani pronunciato dal giovane Italo Sauro laquofiglio del purissimo Eroe Adriatico [Nazario Sauro] e rappresentante dellrsquoattuale generazione degli studentiraquo In quella cornice cerimoniale il giovane allievo cafoscarino andava a rappresentare in una liaison storica lrsquolaquoeroismo italianoraquo a cui la laquovecchia ed ingiusta Europa assiste dal 1915 senza dare credito al-cunoraquo Ecco dunque che la guerra drsquoEtiopia agli occhi di laquotutti gli ipocriti del mondoraquo sanciva il definitivo riscatto italiano legittiman-do secondo Sauro laquoquel nostro dovere di civiltagrave che abbiamo verso i popoli di tutti i paesiraquo La responsabilitagrave del momento storico co-sigrave come aveva pesato laquosulle spalle degli avi e dei padri cadutiraquo ora con la conquista dellrsquoImpero toccava ai giovani i quali unendosi al-le parole dellrsquoillustre studente esclamarono laquogiuriamo che lavore-remo per potenziare lrsquoImpero e per difenderlo contro chiunque lo in-sidiasseraquo (Bollettino gennaio-aprile 1937 7)

Dopo la lettura della formula di rito per il conferimento delle due lauree ad honorem la commissione e le autoritagrave presenti si recarono in cortile per omaggiare dapprima i settantasette studenti dellrsquoIsti-tuto morti durante la Prima guerra mondiale i cui nomi erano stati scolpiti su una lapide ancora nel 1919 e successivamente il laquoricor-do marmoreoraquo dei tre cafoscarini caduti in terra africana In questo spazio dove la strumentalizzazione della morte si poneva lo scopo di educare i giovani al sacrificio per la Patria Carsquo Foscari mostrava il suo fenotipo imperiale Tuttavia al fine di formare i laquoquadri dellrsquoIm-peroraquo secondo lrsquoespressione utilizzata dalla stampa locale per sin-tetizzare lrsquointervento dellrsquoon Gorio in sede parlamentare lrsquoIstituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia avrebbe dovuto rilanciare la propria funzione attraverso lrsquoattivitagrave scientifica e una relazione ancor piugrave stretta con la cittagrave di appartenenza

34 Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero

Una volta ottenuto il sostegno del corpo docenti per le nuove pro-spettive imperiali di Carsquo Foscari nella stessa giornata ndash il 13 maggio 1936 ndash Lanzillo scrisse immediatamente a Volpi mettendolo al corren-te laquodelle attivitagrave che lrsquoIstituto ha svolto e ha in programma di svolge-reraquo Lrsquourgenza della richiesta era probabilmente dettata dallrsquoeufo-ria del momento per lrsquoorizzonte che si stava prefigurando nel futuro dellrsquoIstituto le cui sorti non potevano non dipendere dallrsquoattivitagrave fi-nanziaria-industriale del lsquodogersquo di Venezia

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Poicheacute poi Lei quale presidente della Confederazione [Volpi dal 1934 ricopriva il ruolo di presidente della Confederazione fasci-sta degli industriali (Reberschak 2008)] dovragrave organizzare il mo-vimento di espansione industriale e commerciale nellrsquoAO volevo pregarla di cercare di utilizzare lrsquoIstituto Superiore sia per ricer-che geografiche sia per altri scopi che lrsquoesperienza puograve suggerire

Se domattina saragrave ancora a Venezia La prego di dedicare un minuto a Carsquo Foscari27

LrsquoIstituto dunque contava sullrsquoinfluenza di Volpi al fine di adempiere ai laquocompiti grandi che lo attendevanoraquo in quanto era giunto il momento secondo Lanzillo in cui laquola nostra cultura universitariaraquo si dirigesse laquoverso una visione imperiale dei problemiraquo Dalla laquoGeografia economi-ca alla Storia economica dalla Politica economica alla Merceologia alla Tecnica alla Economia aziendaleraquo qualsiasi disciplina imparti-ta dalle cattedre di Carsquo Foscari avrebbe dovuto porsi al servizio del-la laquonuova politica imperiale del nostro paeseraquo (Annuario 1936-37 27)

Per quanto riguarda il corso di Geografia economica in realtagrave un maggiore impegno per la diffusione di nozioni nel campo coloniale avvenne giagrave alla vigilia dellrsquoinvasione italiana dellrsquoEtiopia Luigi Can-dida lrsquoassistente alla cattedra di Ricci durante lrsquoAnno Accademico 1935-1936 svolse un ciclo di lezioni di geografia coloniale sui posse-dimenti italiani drsquoOltremare anche se il corso si prefiggeva solo di introdurre gli studenti allrsquoargomento lsquocolonialersquo visto che era stato laquopredisposto in armonia allrsquoopera di propaganda svolta dalla sezio-ne veneziana dellrsquoICFraquo (Bollettino gennaio-aprile 1936)

Per porre in risalto la vittoria appena ottenuta dallrsquoItalia nel cam-po di battaglia etiope nellrsquoAula Magna di Carsquo Foscari si tenne una conferenza divisa in due giornate ndash 5 e 6 maggio 1936 ndash sul laquoproble-ma coloniale italiano nel quadro degli avvenimenti dal 1880 ad oggiraquo Per lrsquooccasione Lanzillo invitograve Pietro Silva a esporre il tema docen-te di Storia allrsquoUniversitagrave di Roma il quale esordigrave affermando che la trattazione dei recenti sviluppi in Africa Orientale Italiana acquisis-se maggior risalto nel quadro della politica espansionistica europea dellrsquoultimo cinquantennio Silva riconobbe laquola genesi della grande impresa oggi gloriosamente compiutaraquo nel primo dopoguerra quan-do la salita al potere del fascismo riuscigrave in breve tempo a eludere gli laquoostacoliraquo provenienti dallrsquoesterno ndash tra cui lrsquoavversione dellrsquoEtio-pia ai tentativi di laquopacifica penetrazione italianaraquo ndash che rischiava-no di intralciare il destino imperiale dellrsquoItalia (Gazzetta di Venezia

27 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31 fasc 2 lettera dattiloscritta di Lanzil-lo indirizzata a Volpi 13 maggio 1936

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7 maggio 1936)28 Il 14 maggio pochi giorni dopo la proclamazione dellrsquoImpero lrsquoAula Magna ospitograve questa volta uno dei piugrave importan-ti geografi italiani Roberto Almagiagrave ordinario di Geografia econo-mica allrsquoUniversitagrave di Roma Con la conferenza Le genti dellrsquoAfrica orientale il professore in un primo momento introdusse lrsquoargomento rilevando lrsquolaquoestrema complessitagraveraquo della costituzione etnica dellrsquoEtio-pia successivamente passograve in rassegna i diversi laquostratiraquo della popo-lazione laquogli antichissimi strati negroidi o negri di varia provenien-zaraquo le successive ondate di laquogenti camitiche primitiveraquo poi quelle dovute a migrazioni dallrsquoArabia e infine la recente presenza dei Gal-la In un quadro cosigrave composito Almagiagrave descrisse lrsquoazione di Me-nelik e dei suoi successori che avevano condotto laquoal soggiogamento dei popoli del sud del sud-est e del sud-ovest a prezzo di stragi di-struzioni e schiavitugraveraquo Per tali ragioni secondo il geografo si poneva lrsquoobbligo di portare dallrsquoesterno un laquoordine nuovo e definitivoraquo una laquopace romanaraquo che non poteva non provenire dallrsquoItalia (Gazzetta di Venezia 15 maggio 1936)

In parallelo al tentativo di Lanzillo di ravvivare lrsquoattivitagrave scientifi-co-culturale dellrsquoIstituto le conferenze sul tema coloniale e imperia-le si susseguirono con piugrave frequenza Nel corso dellrsquoAnno Accademico 1936-1937 ad esempio dopo lrsquointervento dal titolo laquoIl Diritto marittimo prevalente creazione romana ed italica ndash ieri oggi e domaniraquo di Gusta-vo Sarfatti docente di Diritto marittimo a Carsquo Foscari il 9 marzo 1937 prese la parola il professore George Henri Bousquet per discutere sul laquoLrsquoIslam et les Empires coloniaux europeacuteensraquo (Annuario 1936-37 103-04) Il docente francese proveniente dalle cattedre di Diritto e Diritto islamico dellrsquoUniversitagrave coloniale di Algeri iniziograve il suo discorso rivol-gendo un laquocommosso omaggioraquo alla memoria di Francesco Ferrara il maestro che con le sue opere instradograve la carriera di Bousquet assiduo frequentatore della biblioteca di Carsquo Foscari fin dal 1924 Dopo aver illustrato la presenza musulmana nel mondo concludendo come essa fosse comunque laquosottomessa alla potenza europearaquo Bousquet passograve a trattare la pericolositagrave della diffusione del pensiero comunista nelle colonie non tanto per la sua ripercussione laquonella coscienza dei popo-liraquo quanto per lo stato di agitazione che avrebbe potuto pericolosamen-te creare Per evitare simili fratture nellrsquolaquounitagrave del mondo musulma-noraquo il professore francese terminava il suo intervento auspicando che anche gli Stati europei potessero svolgere unrsquoazione unitaria nei con-fronti dei popoli colonizzati (Il Gazzettino di Venezia 10 marzo 1937)29

28 Lrsquoopera piugrave importante redatta dal professore Pietro Silva fu Il Mediterraneo dallrsquou-nita di Roma allrsquounita drsquoItalia (Milano 1927) titolo opportunamente cambiato nelle edi-zioni successive in Il Mediterraneo dallrsquounitagrave di Roma allrsquoimpero italiano (Milano 1937)29 ASCF serie rettorato scatola metallica laquorettorato materiali storiciraquo notizie pub-blicate sullrsquoattivitagrave di Carsquo Foscari nellrsquoAnno Accademico 1936-1937

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La presenza di una personalitagrave accademica internazionale quale Bousquet di certo rappresentava una sorta di attestazione di pre-stigio per lrsquoIstituto veneziano cosigrave come la conferenza tenuta il 20 maggio 1937 da Gennaro Mondaini docente ordinario di Storia eco-nomica presso lrsquoUniversitagrave di Roma Sul tema laquoLrsquoevoluzione colonia-le nellrsquoepoca moderna e contemporanea dal mercantilismo al corpo-rativismoraquo il professore era senza dubbio uno dei maggiori esperti italiani ed europei dati i suoi innumerevoli contributi scientifici con-dotti fin dallrsquoabilitazione alla libera docenza in storia coloniale ot-tenuta nel luglio 1905 Lrsquoexcursus storico dal secolo XVII al secolo XIX-XX dimostrava secondo lrsquooratore lrsquoinnovazione portata dal fasci-smo laquoun tipo di colonizzazione organica e integrale di popolamen-to e sfruttamentoraquo (Gazzetta di Venezia 21 maggio 1937 Carrattieri 2011) Lo stesso Mondaini un mese prima (dal 12 al 17 aprile) parte-cipograve al Terzo Congresso di Studi Coloniali a Firenze con la relazione I problemi del lavoro nel nuovo impero in cui grande preoccupazio-ne destavano i rapporti che ogni giorno legavano laquodominatori e do-minatiraquo Per questa ragione nel suo intervento Mondaini propose un sistema di discriminazione economica che parallelamente avrebbe portato a una pratica di esclusione sociale e morale nei confronti del-le popolazioni colonizzate (Mondaini 1937 cf De Grand 2004 144)

Al Terzo Congresso di Studi Coloniali oltre al giagrave citato Mondai-ni intervennero moltissimi altri importanti studiosi dato che il pro-gramma prevedeva la divisione in otto aree tematiche I Politica II Giuridica III Storica-Archeologica IV Naturalistica-geografica V Etnografica-filologica-sociologica VI Demografica-statistica VII Economica-agraria VIII Patologia e Igiene Lrsquoargomento lsquocolonialersquo dunque doveva essere decostruito e analizzato in ogni sua sfaccetta-tura affincheacute agli studiosi fosse dato il modo di compiere laquoun accurato esame di quanto fosse giagrave notoraquo e di laquoquanto rimanesse da conosce-re del suolo e delle genti dei vasti domini aggiunti alla Patriaraquo30 Per quanto riguarda lrsquoaspetto storico-archeologico una delle personalitagrave piugrave rilevanti fu sicuramente quella di Luzzatto che portograve allrsquoattenzio-ne della comunitagrave accademica la relazione La colonizzazione veneta nella piugrave recente storiografia Passando in rassegna i piugrave importanti lavori sullo laquostudio della politica coloniale della Dominanteraquo il pro-fessore di Storia economica constatograve come laquosia nelle opere generali di storia coloniale sia negli studi particolari di storia venetaraquo lrsquoargo-mento non fosse stato sufficientemente approfondito Questa lacuna era dovuta al fatto che lrsquoopera Storia del Commercio Del Levante di

30 Corsivo mio ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 2 programma prov-visorio del Terzo Congresso di Studi coloniali p 3 12-17 aprile 1937 Nel comitato ge-nerale del congresso compaiono i nomi di Rodolfo Graziani Mario Lago Alessandro Lessona e Giuseppe Volpi

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Guglielmo Heyd laquoaveva trattato lrsquoargomento con tale larghezza e si-curezza drsquoinformazione e di vedute da scoraggiare chiunqueraquo Cio-nonostante nel clima imperiale italiano molti storici cominciarono a dedicare attenzione alle colonie veneziane seppur in brevi scritti di carattere occasionale le ricerche si concentrarono su quelle del Mar Nero e del Bosforo laquoaltri buoni articoliraquo avevano come oggetto di studio i possedimenti della Morea del Montenegro di Tunisi laquoas-sai piugrave fortunate invece furono [i lavori] lrsquoisola di Cipro le isole Io-nie ed in primissima linea lrsquoisola di Cretaraquo (Luzzatto 1937 233-40)

Nonostante la relazione consegni un quadro completo della produ-zione scientifica sul fenomeno storico della colonizzazione veneziana per comprendere la posizione in merito di Luzzatto egrave necessario rife-rirsi alla voce enciclopedica laquoLa colonizzazione nel Medioevoraquo che il docente cafoscarino pubblicograve per Treccani nel 1931 Dopo la descri-zione della formazione delle colonie islamiche e nord-europee molto spazio veniva lasciato allrsquoespansione delle cittagrave marinare italiane In un primo momento grazie ai loro commerci marittimi Genova Pisa e Venezia instaurarono delle colonie nelle cittagrave costiere che si avvi-cinavano molto alle laquocolonie antiche dei Feniciraquo concessioni di case e di terre laquonon determinate dalla necessitagrave drsquouna numerosa popola-zione che fosse emigrata in Oriente dalle cittagrave marittime italianeraquo Quello che importava infatti laquoera di aver nelle loro mani dei luo-ghi in cui potessero esercitare liberamente tutte le operazioni com-mercialiraquo senza il lsquodisturborsquo delle potenze rivali o della popolazio-ne laquoindigenaraquo In seguito alla IV crociata (1202-1204) lrsquolaquoespansione colonialeraquo delle potenze marinare italiane in particolare Venezia raggiunse il suo punto culminante Oltre al quartiere veneziano di Costantinopoli che diventograve una laquovera cittagrave autonoma con una densa popolazione immigrataraquo molti possedimenti veneziani iniziarono ad accogliere famiglie provenienti da Venezia o comunque dallo Stato de Tera In questo modo con il raggrupparsi di laquonuclei di popolazio-ne stabile venezianaraquo vennero a formarsi delle vere e proprie colo-nie laquoparagonabili sotto molti aspetti alle colonie europee che si so-no oggi costituite nelle maggiori cittagrave dellrsquoantico Impero ottomano e della Cinaraquo Inoltre alle colonie commerciali e a quelle di popola-mento si affiancarono le laquocolonie di piantagioneraquo nelle quali si ot-tenevano alcune materie prime industriali come cotone e canna da zucchero attraverso laquounrsquoorganizzazione mezzo feudale e mezzo ca-pitalisticaraquo ovvero laquovalendosi del lavoro di coltivatori o di schiaviraquo (Luzzatto 1931 836-8 cf Favero 2006)

Sul fronte interno nelle aule cafoscarine con il nuovo assetto im-periale assunto dallrsquoItalia il tema lsquocolonialersquo pare fosse trattato non solo sotto lrsquoaspetto storico-geografico ma anche quale oggetto di stu-dio per i corsi di Politica economica e finanziaria ed Economia poli-tica tenuti rispettivamente dai professori ordinari Alfonso De Pietri Tonelli e Agostino Lanzillo Tuttavia lrsquoassenza dei programmi degli

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insegnamenti non permette una ricostruzione esaustiva della diffu-sione capillare di una cultura coloniale sempre piugrave specialistica an-che se egrave possibile trarre qualche conclusione in base alle informazio-ni fornite indirettamente da alcuni documenti presenti nellrsquoarchivio storico dellrsquouniversitagrave Per quanto riguarda il corso di Politica eco-nomica e finanziaria la tesi di laurea laquoColonizzazione della Soma-liaraquo (1937) del laureando Mario Brardinelli funge da riflesso delle lezioni impartite dal suo relatore De Pietri Tonelli Concentrando-si sullrsquoaspetto commerciale lo studente si interroga sullo stato del processo di valorizzazione della colonia da un punto di vista politico-commerciale Dopo un quadro generale della situazione il laureando pare dedicare molta attenzione al possibile ruolo che avrebbe potu-to rivestire la Somalia in un prossimo futuro una base italiana per unrsquoespansione commerciale verso lrsquoIndia e la Cina Tuttavia secon-do Brandinelli esistevano delle problematiche che il regime fascista avrebbe dovuto risolvere prima di avviare questo progetto In primo luogo sarebbe stato necessario migliorare le infrastrutture portuali e interne ndash strade ferrovie e canali navigabili successivamente oc-correva indemaniare i terreni ancora sotto il controllo della popola-zione locale e monopolizzare il commercio di banane infine grazie allrsquoinstallazione di Banche di credito agricolo il governo avrebbe do-vuto finanziare delle laquograndi imprese agricoleraquo al fine di aumentare la produttivitagrave dei terreni coltivabili e di conseguenza la loro red-ditivitagrave allrsquointerno del mercato internazionale31

Il corso di Economia politica invece pare non incentrasse il pro-prio programma sulla questione coloniale se si considera come in nessuna delle tesi di laurea prese in esame compaia il nome di Lan-zillo in qualitagrave di relatore Ciononostante secondo il laquopiano dello schedarioraquo del laboratorio di Economia politica corporativa ndash intito-lato a laquoFrancesco Ferrararaquo e ubicato al secondo piano del nuovo pa-lazzo ndash nel 1937 la biblioteca per le scienze economiche e sociali era alquanto fornita di libri che trattavano di laquoeconomia colonialeraquo Re-datto allo scopo di facilitare la ricerca degli studenti lo schedario si suddivideva in sette sezioni Sotto la voce laquoEconomia applicata e politica economicaraquo lrsquoallievo poteva facilmente individuare il mate-riale adatto per approfondire i suoi interessi sulle laquocolonie di singo-li Statiraquo sulle laquocolonie singoleraquo e addirittura sullrsquolaquoeconomia africa-naraquo o nel dettaglio sullrsquolaquoeconomia dellrsquoAfrica Italianaraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 16-18)

Purtroppo le tracce storiche appena commentate non riescono pienamente nellrsquointento di raffigurare il cambio di rotta operato da Carsquo Foscari al fine di porsi sul piano dellrsquoImpero come preannunciato nellrsquoordine del giorno del 13 maggio 1936 La scarsitagrave di documenta-

31 ATCF M Brardinelli laquoColonizzazione della Somaliaraquo 1937

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zione infatti non permette di realizzare un quadro completo dellrsquou-niversitagrave veneziana di quegli anni ndash non almeno dal punto di vista dellrsquoattivitagrave scientifica ndash anche se egrave possibile scorgere lo sforzo conti-nuo di unrsquoistituzione fortemente intenzionata a rimanere competitiva sul panorama accademico nazionale e internazionale Ad ogni modo questa nuova linea dettata come si egrave visto principalmente dal retto-re Lanzillo diede i suoi frutti nel settembre del 1937 Venezia e gli spazi cafoscarini furono scelti per accogliere la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze il raduno annuale de-gli scienziati italiani che nella cittagrave della Serenissima avrebbe dovu-to per volere del governo fascista laquodefinire i caratteri la funzione e i compiti della Societagrave nellrsquoorganizzazione dellrsquoImpero e nellrsquoordi-namento dello Statoraquo (Bollettino luglio-agosto 1937 4)

Alla presenza del re e imperatore Vittorio III del duca di Geno-va del ministro del lrsquoEducazione Nazionale Bottai del patriarca di Venezia Piazza del presidente del Comitato ordinatore della Socie-tagrave Volpi e del rettore di Carsquo Foscari Lanzillo domenica 12 settembre si svolse lrsquoinaugurazione del congresso nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale32 Il primo a prendere la parola fu Volpi

Il nostro Convegno si ricongiunge idealmente a due altre gran-di spirituali adunate che ben a ragione possiamo definire laquostori-cheraquo al Congresso dei laquoDottiraquo che ebbe luogo nel 1847 in Venezia e che fu lrsquoultimo che precedeacute la fondazione del Regno unitario ita-liano e a quello della Societagrave Italiana per il Progresso delle Scien-ze che si svolse lrsquoanno scorso a Tripoli e che egrave stato il primo dopo la proclamazione del nuovo Impero di Roma [hellip] Ecco percheacute Ve-nezia vi ha accolto e vi accoglie con fraternitagrave spirituale [hellip] Fu questa cittagrave che dopo lrsquooscuro travaglio medievale fece assurge-re ad epopea la rinascita della potenza navale e coloniale italia-na (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)33

Il convegno riprendeva al contempo due fasi storiche il risorgimento veneziano e la fondazione dellrsquoImpero italiano che permisero da un lato di sbarazzarsi definitivamente dellrsquoinvasore straniero e dallrsquoaltro di ridare allrsquoItalia e a Venezia la dimensione imperiale che le spetta-va Cosigrave come Volpi lo stesso Bottai aprigrave i lavori del congresso con-tinuando ad alimentare il mito della Serenissima con il discorso laquoLrsquoi-

32 ASIL Giornale Luce B1170 laquo26deg riunione della societagrave italiana per il Progresso delle scienzeraquo Venezia 22 settembre 1937 URL httpspatrimonioarchiviolu-cecomluce-webdetailIL5000022722226-riunione-della-societa-italiana-progresso-scienzehtml (2017-12-19)33 Durante il congresso dei laquoDottiraquo del 1847 ndash la IX riunione della Societagrave Italiana delle Scienze ndash Antonio Sagredo presentograve la sua opera Venezia e le sue lagune (Povo-lo 2000)

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dea imperiale in Roma e la continuitagrave della sua tradizioneraquo (Gazzetta di Venezia 13 settembre 1937)34

In questrsquoatmosfera iniziarono le esposizioni dei congressisti che si sarebbero svolte presso il Centro Volpi di Elettrologia nellrsquoappena restaurato palazzo Vendramin Calergi e in larga parte a Carsquo Fosca-ri Ogni discussione era inquadrata in uno dei sei temi proposti dal comitato ordinatore il primo prevedeva degli approfondimenti sugli aspetti culturali storici politici marittimi e militari che si ricolle-gavano allrsquoorigine e allo sviluppo dellrsquoidea imperiale in Italia laquocon particolare riguardo allrsquoazione di Venezia ed ai rapporti col prossimo Orienteraquo il secondo si concentrava sullrsquoorganizzazione nazionale del-le ricerche il terzo tema diede spazio al dibattito sul potenziamen-to tecnico della Stato per il raggiungimento della sua indipendenza economica il quarto indagograve gli aspetti del problema agrario e zoo-tecnico nazionale e imperiale il quinto diede largo risalto al proble-ma biologico nazionale lrsquoultimo infine dibatteacute sullrsquoorganizzazione giuridica economica e sociale italiana in rapporto ai nuovi organi-smi corporativi e alla loro elevazione sul piano imperiale35

Nonostante la presenza di un solo professore cafoscarino tra i relatori ndash de Pietri Tonelli tenne una comunicazione su laquoI diagram-mi della politica economica del Fascismoraquo allrsquointerno dellrsquoultimo te-ma ndash la XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze rappresentograve una vetrina importantissima per lrsquoIstituto nel-la quale ribadire la sua funzione a servizio della cittagrave e dellrsquoimpero italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6) Lo stesso Carlo Anti ret-tore dellrsquouniversitagrave di Padova nel suo intervento laquoLa funzione poli-tica delle Universitagrave della Serenissima a Padovaraquo parve sottolineare in un parallelismo storico il debito culturale che ancora lrsquoistituzio-ne accademica padovana aveva nei confronti delle tradizioni stori-che della Serenissima Infatti quando Padova cadde sotto il domi-nio veneziano secondo Anti la Repubblica si impegnograve fin da subito alla nascita di

unrsquouniversitagrave moderna libera da ogni vincolo ma strumento di Stato per la preparazione dei cittadini per lrsquoincremento dellrsquoeco-nomia e per la diffusione della cultura nazionale allrsquoestero pre-messa indispensabile questa di ogni predominio politico ed eco-nomico (Gazzetta di Venezia 15 settembre 1937)36

34 Non egrave un caso che lrsquoinaugurazione del congresso fu organizzata nella Sala degli Scrutini dove il 27 ottobre 1866 si svolse lo scrutinio dei risultati del plebiscito per lrsquoannessione del Veneto al Regno drsquoItalia35 ASCF serie rettorato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze 12-18 settembre 1937 36 La relazione di Carlo Anti srsquoinseriva allrsquointerno del tema di carattere storico-ar-cheologico su Venezia e la sua azione nel laquoprossimo Orienteraquo Nella stessa sezione in-

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Viste le circostanze dalla XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze Carsquo Foscari non poteva non uscire rafforzata nel prestigio e nel sostegno alla sua attivitagrave scientifica e soprattut-to a quella di carattere formativo LrsquoOltremare infatti rappresen-tava per gli studenti unrsquoopportunitagrave lavorativa e lrsquoIstituto Superiore di Economia e Commercio era in grado di fornire non solo le compe-tenze professionali necessarie ma anche rapporti diretti con le so-cietagrave nazionali e veneziane maggiormente implicate nel progetto co-loniale italiano (Bollettino luglio-agosto 1937 6)37

35 Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari

Nonostante si fosse iscritta al corso di studi per la laurea in Lingue e letterature moderne di Carsquo Foscari verso la fine del suo percorso universitario la studentessa Teresa Petracco stanca degli sforzi pro-fusi fino a quel momento nello studio confessograve nel suo diario perso-nale di aver preso in considerazione lrsquoidea di andare a laquotrovare po-sto in Africaraquo per iniziare la carriera lavorativa (Bellina 2018)38 Con il diploma liceale infatti una ragazza italiana volenterosa di parti-re per lrsquoOltremare poteva facilmente ambire a una posizione lavo-rativa nelle scuole primarie oppure dentro qualche agenzia di stam-pa (Spadaro 2013) Del resto lrsquolaquoImpero del lavororaquo aveva bisogno di braccia e in questo senso lo sguardo introspettivo di Teresa Petrac-co che fuoriesce dal suo ego-documento risentigrave quasi sicuramente dellrsquoincessante propaganda imperiale condotta dal regime dato che come si egrave visto nel secondo capitolo fra il 1936 e il 1940 la figura del-la donna italiana andava rivestendo un ruolo sempre piugrave importan-te nei progetti coloniali Accanto a questa relazione verticale nella quale lo Stato cercava di manipolare la coscienza del cittadino rive-

tervennero i professori Roberto Cessi con laquoIl ricordo di Roma nelle istituzioni e nelle direttive politiche di Veneziaraquo Aristide Calderini con laquoRomanitagrave e Cristianesimo in Aquileiaraquo Augusto Guzzo con laquoLrsquoidea imperiale nei pensatori cristiani da S Agostino a Danteraquo Giovanni Soranzo laquoVenezia e le repubbliche marinare italiane nella storia della crociataraquo Roberto Almagiagrave con laquoIl contributo di Venezia alla conoscenza dellrsquoA-fricaraquo Carlo Tagliavini laquoI rapporti di Venezia collrsquoOriente Balcanicoraquo ASCF serie ret-torato scatole lignee b 29 fasc 4 guida definitiva della XXVI Riunione della Societagrave italiana per il Progresso delle Scienze12-18 settembre 193737 In quel periodo allrsquointerno del consiglio di amministrazione entrarono a far parte ad esempio Marco Ara direttore generale delle Assicurazioni Generali di Venezia Mar-co Barnabograve Amministratore Delegato della Societagrave Alluminio Veneto Anonima (SAVA) e presidente della Societagrave Italiana Refrattari Marghera (SIRMA) 38 Venezia Archivio Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della societagrave contemporanea (IVESER) laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Te-resa Petracco 29 dicembre 1939

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stirono una parte importante quei rapporti orizzontali che la studen-tessa intessette con i propri compagni e compagne di studi Difatti il breve sfogo di Teresa Petracco sembra rivelare un microcosmo stu-dentesco dentro al quale lrsquoAfrica rappresentava un orizzonte di pen-siero comune una possibilitagrave professionale ed esperienziale da va-gliare39 Anche le tesi di laurea a modo loro possono ritenersi degli ego-documenti sebbene ricalchino perlopiugrave modelli predefiniti Non egrave inconsueto trovare spunti personali o brevi espressioni autobiogra-fiche nelle introduzioni dove solitamente si concede allo studente di riportare le motivazioni che lo hanno portato a scegliere di appro-fondire quel preciso argomento Come ad esempio Roberto Gmneir giovane studente interessato a descrivere da un punto di vista ge-ografico il Benadir una regione della Somalia dove il laureando di Ricci sperava laquodi esercitare la sua azione in un giorno non lontanoraquo40

Uno dei contatti piugrave ravvicinati che gli studenti potevano avere con il mondo coloniale era dato dai reduci Nel corpo studentesco que-sti ultimi godevano di grande visibilitagrave sia per il loro immediato in-quadramento nella milizia universitaria o nel GUF sia per i privilegi di cui poterono godere una volta rimessisi sui libri Appelli straor-dinari e votazioni mediamente piugrave alte erano solo alcuni dei servigi che il regime mediante le universitagrave poteva dare ai giovani ex com-battenti41 Parallelamente al processo di irreggimentazione militare delle universitagrave voluto da Bottai anche in cattedra furono chiamati soggetti che avevano vissuto la guerra in prima persona solitamen-te per tenere insegnamenti esterni rispetto al piano di studi univer-sitario A tal proposito sul finire del 1936 laquonellrsquointento di giovare a quanti si recheranno in AOraquo Lanzillo accettograve la proposta provenien-te dalla presidenza del Circolo Filologico di Venezia di istituire un corso di Lingua amarica lrsquoidioma principale parlato in Etiopia Lrsquoin-segnante venne individuato nella persona di Enrico Ricchetti un te-nente reduce dalla campagna africana che laquotenne giagrave simili corsi a Bologna e a Ferrararaquo42 Allrsquointerno della programmazione curricula-re universitaria invece lrsquointroduzione del corso biennale di Cultu-

39 Una delle particolaritagrave principali dellrsquoego-documento egrave di essere al contempo te-stimonianza della soggettivitagrave individuale e delle appartenenze socioculturali (Caffie-ro 2010) 40 ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 Prefazione41 Come esempio vedi ASCF serie rettorato scatole lignee b 34 fasc 3 circolare ministeriale per le agevolazioni agli studenti universitari reduci dallrsquoAOI 6 marzo 1937 42 Archivio Storico Carsquo Foscari serie rettorato scatole lignee b 30B fasc 1 comu-nicazione dattiloscritta del Circolo filologico di Venezia 14 dicembre 1936 Il Circolo fu fondato nel 1901 con lrsquoobiettivo di diffondere la conoscenza delle lingue percheacute co-me egrave sottolineato nello statuto laquola conoscenza delle lingue straniere e moderne oltre essere ornamento dellrsquointelletto egrave anzitutto un bisogno in quasi ogni ramo ed impiego di commercioraquo ma piugrave specificatamente per una cittagrave come Venezia laquoove i forestieri convergono a migliaiaraquo (Zorzi 2012 54)

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ra Militare portograve ad accogliere nel corpo docente dei soldati prestati allrsquouniversitagrave oppure professori portati allrsquoinsegnamento ideologico e dotati di una retorica incisiva Anche a Carsquo Foscari dallrsquoAnno Ac-cademico 1936-1937 tutti gli iscritti di sesso maschile furono obbli-gati a frequentare le lezioni di Giuseppe Liguori Preside del IVdeg R Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Vicenza (Annuario 1936-37 Signori 2011)43 Le donne invece ne erano esentate anche se questa divisione di genere sembra non fosse seguita rigidamente visto che Teresa Petracco partecipograve a una delle lezioni riportando-ne le proprie impressioni nel diario il giorno 19 dicembre del 1937

Ho assistito ieri ad una lezione di cultura militare Rivedo anco-ra colui che lrsquoha tenuta un tipo strano e interessante ma nellrsquoin-sieme un commediante Parlava bene sapeva incatenare lrsquoatten-zione sembrava molto istruito Un uomo ancora piacente dal viso lungo e magro gli zigomi sporgenti non slavi perograve ma meridiona-li Si infiammava ad ogni argomento appariva minaccioso quan-do difendeva unrsquoidea che magari non aveva alzava ed abbassa-va la voce ad effetto corrugava la fronte unendo le sopracciglia foltissime e nere diventava improvvisamente cupo Poi cambia-va tono Quando ci sottraemmo al suo fascino capimmo quanto di ciarlatanesco ci fosse nel suo atteggiamento Ci sembrograve piugrave che altro un attore

Parlograve del ldquovolontarismordquo con la sua particolare arte Egli pose questo fenomeno al di sopra perfino dellrsquoamor di patria o di par-tito E lo commentograve cosigrave ldquoEgrave un fenomeno che si verifica nelle ani-me esaltate destinate al martirio anime mistiche assetate di sa-crificio che possono trovare dovunque il loro idealerdquo

Il docente fece una carrellata sulla storia da Napoleone alle re-centi guerre in Africa e Spagna Lrsquoincentivo primo era stato na-turalmente la liberazione drsquoItalia ma non mancavano quelli che erano andati a combattere in terra straniera come Santorre di Santarosa e Garibaldi Crsquoerano anche esempi di eroismo collet-tivo quello del popolo italiano polacco e ungherese Esempi piugrave strani erano quelli di popoli che andavano a combattere addirit-tura per i nemici della patria (nella Francia del lsquo70 (sic)) o dei vo-lontari che si erano uniti alle popolazioni africane In genere era-no degli esaltati In sintesi dei folli

Per quel che riguarda la guerra di Spagna egli si soffermograve sul-le ideologie senza menzionare la Legione ldquoGaribaldirdquo che aveva

43 In realtagrave nelle aule universitarie veneziane le lezioni di cultura militare presero inizio giagrave a partire dallrsquoAnno Accademico 1935-1936 anche se a tenerle vennero chia-mati lrsquoammiraglio di divisione Federico Staccoli Castracane degli Antelminelli il ge-nerale dellrsquoAereonautica Luigi Faronato i tenenti colonelli di Stato Maggiore Oscar Ul-rich e Gumo Cesarini

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aiutato i rossi Lui certamente si entusiasmava srsquoinfiammava si agitava a comando Predicava in favore di quelli che il regime gli imponeva di difendere Da quella lezione uscimmo come dalla vi-sione di un film in cui il protagonista era riuscito ad avvincerci la vicenda ci aveva emozionato ma che finiva su di un telone sen-za lasciare traccia44

Malgrado lrsquoesperienza personale della studentessa di Lingue e lette-rature moderna la lezione probabilmente fece breccia nelle coscien-ze dei suoi colleghi maschi rimasti colpiti dalla laquoparticolare arteraquo dellrsquoinsegnante

Entrando nel suo settantesimo anno di vita (1868-1938) Carsquo Fosca-ri cominciograve a proporre una formazione adeguata agli allievi interes-sati a intraprendere una carriera nelle colonie dopo quasi un biennio durante il quale lrsquoIstituto aveva cercato di strutturarsi secondo i nuo-vi obiettivi imperiali Le conferenze continuarono a scandire il calen-dario accademico il 30 marzo nella sala delle conferenze Egilberto Martire professore di Storia delle Missioni nellrsquoIstituto Orientale di Napoli tenne la conferenza laquoGuglielmo Massaia pioniere drsquoItalia in Etiopiaraquo Secondo lo studioso la figura del missionario diede avvio al-la storia coloniale dellrsquoItalia poicheacute esortograve laquogli italiani a compiere il loro dovere missionario verso lrsquoEtiopia predestinataraquo Il 19 maggio ancora toccograve invece al professore Pietro Silva dellrsquoUniversitagrave di Ro-ma discutere sullrsquoaccordo imperiale che lrsquoItalia stipulograve con lrsquoInghilter-ra il 16 aprile del 1938 garantendosi in questo modo la libera circo-lazione nel Mar Mediterraneo (Bollettino marzo-giugno 1938 13-14)

Con lrsquoimperversare della guerra civile in Spagna per lrsquoAnno Acca-demico 1938-1939 Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento di Lingua e lette-ratura spagnola una cattedra dal laquosignificato morale e politicoraquo vi-sto il laquomomento storico che segna una intima ripresa delle relazioni politiche con il grande popolo iberico rigenerato nella dura guerra ci-vileraquo Nello stesso anno inoltre il Consiglio Accademico deliberograve di ritoccare il programma di studi del Magistero di Economia e diritto integrando il corso di Economia politica corporativa con un corso di Storia delle dottrine economiche e uno di Economia coloniale Lan-zillo in qualitagrave di rettore commentograve cosigrave lrsquoinserimento del primo sa-pere coloniale a Carsquo Foscari laquoognuno intende la importanza di que-sto ultimo insegnamento e lrsquoopportunitagrave di inserirlo nel Magisteroraquo un percorso curriculare che laquotende a preparare i futuri funzionari dello Stato in una Italia che ha grandissimi interessi nel Continente

44 IVESER laquoAppunti di vita universitariaraquo diario dattiloscritto di Teresa Petrac-co 19 dicembre 1937

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africanoraquo (Annuario 1938-39 20-2)45 Dellrsquoinsegnamento purtroppo non si conosce molto se non che fosse tenuto dal professore Manlio Resta un economista dal curriculum accademico illustre anche se al tema coloniale dedicograve solo qualche pubblicazione (Bollettino set-tembre-ottobre 1937)

Intanto la svolta razzista antisemita intrapresa dal regime si ri-flesse anche nellrsquoattivitagrave scientifica delle universitagrave italiane come riferisce Bottai nella circolare laquoInsegnamenti riguardanti la razzaraquo inviata ai rettori delle universitagrave italiane il 22 ottobre 1938 (Gali-mi 2009 31)

Dopo la conquista dellrsquoImpero la nostra concezione razzistica srsquoimpone come uno dei fondamentali cardini sui quali si deve svol-gere lrsquoattivitagrave del popolo italiano al qual fine diventa indispensa-bile la formazione di una nostra salda profonda coscienza raz-ziale Spetta allrsquoUniversitagrave italiana come alla piugrave alta fonte di cultura e di forza spirituale il dovere e lrsquoonere di formare questa nuova coscienza46

Infatti parallelamente alle laquovariazioni nel Corpo docenteraquo che co-strinsero alla messa a riposo forzato i professori di laquorazza ebraicaraquo Gino Luzzatto Adolfo Ravagrave ndash incaricato di Istituzioni di Diritto priva-to ndash e Gustavo Sarfatti noncheacute lrsquoassistente di cattedra Elsa Campos Carsquo Foscari al pari delle altre universitagrave italiane procedette a poten-ziare lrsquoofferta curriculare immettendo degli laquoinsegnamenti concer-nenti il problema della razzaraquo47 In realtagrave la circolare ministeriale predetta lasciava la possibilitagrave di porre una diversa denominazione a corsi giagrave contemplati nellrsquoordinamento didattico Fu cosigrave che lrsquoIsti-tuto Superiore di Economia e Commercio di Venezia decise di mo-dificare solo la dicitura del corso di Demografia generale in Demo-grafia generale e Demografia comparata delle razze Drsquoaltronde per unrsquouniversitagrave che offriva una formazione nei campi economico-com-merciale e filologico-letterario risultava assai difficile attivare nuo-vi corsi affini a tematiche biologiche quali Antropometria generale e antropometria comparata delle razze Statistica sanitaria generale e statistica sanitaria comparata delle razze Biologia delle razze uma-ne (Annuario 1938-39) Inserito fra gli insegnamenti complementari

45 Oltre al corso di Economia coloniale erano previsti nellrsquoanno di Magistero gli in-segnamenti di Economia politica corporativa Storia delle dottrine economiche Con-tabilitagrave di Stato Diritto civile Diritto processuale civile Diritto e procedura penale Diritto amministrativo Diritto corporativo46 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 circolare ministeriale laquoInse-gnamenti riguardanti la razzaraquo 22 ottobre 193847 Oltre ai professori e allrsquoassistente Campos le leggi razziali contribuirono al pen-sionamento di Olga Blumenthal Secreacutetant lrsquoanziana lettrice di Tedesco (De Rossi 2005)

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nel percorso di studi del corso di laurea in Economia e Commercio il corso Demografia generale e Demografia comparata delle razze pre-vedeva che gli studenti approfondissero i seguenti argomenti

La popolazione come aggregato funzioni biologiche e sociali del-la popolazione Lo stato e il movimento demografico nei diversi gruppi nazionali e razziali Le teorie moderne sullo sviluppo del-la popolazione La questione della popolazione negli stati moder-ni con particolare alla politica demografica del governo fascista48

Il programma cosigrave stilato dal professore Albino Uggeacute era indirizzato allrsquoispettore superiore del Ministero dellrsquoEducazione Nazionale Et-tore Raymondi il quale aveva il compito di rilevare lrsquoofferta didat-tica inerente al problema della razza di tutte le universitagrave italiane Entrando piugrave nel dettaglio perograve in una comunicazione interna allrsquoI-stituto veneziano lo stesso professore comunicograve al direttore ammini-strativo Samuele Fusco che il Laboratorio di Statistica da lui guidato a partire dal 1939 avrebbe fatto condurre agli studenti laquoricerche di demografia costituzionalisticaraquo dirette a porre in evidenza eventua-li laquorelazioni fra struttura corporea e forme morboseraquo con particola-re attenzione laquoa determinare la frequenza delle forme neoplastiche fra i diversi tipi morfologiciraquo49

Anche se lrsquoinsegnamento riguardante la razza fosse sostanzial-mente uno ndash peraltro non obbligatorio ndash si presume che anche altri corsi plasmarono i propri programmi sulla base delle nuove esigen-ze imperiali I piugrave ricettivi in tal senso furono verosimilmente gli in-segnamenti geografici da sempre adatti a utilizzare categorie anali-tiche volte a lsquoinferiorizzarersquo lrsquoAltro50 Cosigrave nella sua tesi di geografia fisica e sociale il giagrave citato studente Roberto Gmneir poteva conclu-dere la sua disamina sul comportamento da tenere nei confronti del-le popolazioni somale

Conoscere lo spirito di un popolo significa aver trovato lrsquoarma di conquista assoluta incontrastata e duratura Cosigrave di fronte a un popolo ribelle e predone di razza impura e bassa privo di una sto-ria propria di una propria intelligenza che non sa ammirare altro che la forza lrsquoarma di conquista saragrave il pugno di ferro continua

48 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 programma del corso demo-grafia generale e demografia comparata delle razze senza data49 ASCF serie rettorato scatole lignee b 23 fasc 4 comunicazione dattiloscritta diretta al Cav Fusco 17 luglio 39 50 Oltre al corso di Geografia economica dallrsquoAnno Accademico 1939-1940 il Con-siglio Accademico di Carsquo Foscari avviograve lrsquoinsegnamento complementare di Storia delle esplorazioni geografiche tenuto probabilmente dallrsquoassistente di Ricci Candida (An-nuario 1939-40)

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dimostrazione della propria superioritagrave su di esso e noi vedremo questo popolo fare da principio come il cane ringhioso ma che fi-niragrave poi col leccare la mano del padrone [Al contrario] Se un po-polo egrave fiero non selvaggiamente ma della nobiltagrave sua che non tol-lera padrone la nazione conquistatrice srsquoimporragrave soltanto con il commercio con lrsquoedilizia con le opere di civiltagrave in genere facendo diffusione non forzata delle sue idee e dei suoi elementi di civiltagrave51

Il dispositivo razzista inoltre a partire dal 1939 era alimentato an-che dal GUF locale il quale seguendo le direttive provenienti dalla segreteria nazionale svolse la sua attivitagrave culturale esclusivamente sui temi laquoImpero Razza e Autarchiaraquo come pare preannunciare il monito lanciato ai suoi pari etagrave dal segretario Dorigo durante la ce-rimonia inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1938-1939

Sulla questione ebraica [hellip] voi dovrete essere allrsquoavanguardia per ortodossia ed intransigenza Non intendo addentrarmi nella trat-tazione del problema che viene quotidianamente ed eloquentemen-te illustrato ma se qualcuno di voi avesse ancora qualche forma di sentimentalismo fuori posto saragrave bene che questo qualcuno ricordi che una fede che si abbraccia non si discute e che non si puograve dimenti-care il giuramento che lega a questa fede (Annuario 1938-39 38-9)52

Tralasciando per il momento la diffusione della laquocoscienza razzialeraquo allrsquointerno del corpo docente e studentesco si puograve constatare come a Carsquo Foscari fra il 1938 e il 1940 lrsquoargomento coloniale fosse anco-ra una volta un oggetto di studio caro principalmente al professore Ricci le tesi di laurea discusse nello stesso periodo di tempo denota-no come lrsquoEtiopia la Libia la Somalia ndash ma anche Rodi ndash suscitasse-ro il vivo interesse degli allievi del docente di Geografia economica La stessa cosa invece non si puograve affermare per il corso di Economia coloniale per via del fatto che il Magistero diversamente dal corso di laurea non prevedeva la stesura di una tesi bensigrave una prova scrit-ta da concludere entro 6 ore una prova orale e una lezione pubblica tutti documenti dei quali non egrave rimasta alcuna traccia tra gli scaffa-li dellrsquoarchivio universitario

Una volta terminata lrsquouniversitagrave il laureato era pronto a inoltrar-si nel mondo del lavoro Nella bacheca di Carsquo Foscari e in quella del

51 Anche se non specificato probabilmente il relatore era Ricci ATCF R Gmneir laquoSomalia italiana meridionaleraquo 1936 8-9 52 Rispetto ai Littoriali della Cultura e dellrsquoArte organizzati a Venezia nel 1936 che misero in luce la difficile penetrazione del GUF a Carsquo Foscari tre anni dopo gli iscrit-ti allrsquoassociazione goliardica locale erano 810 su 1684 studenti totali ASCF serie ret-torato scatole lignee b 282 fasc 4 parte integrativa riferentesi ai quesiti di cui al questionario B annesso alla circolare ndeg 2069 del 21 maggio 1939

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GUF solitamente venivano affissi bandi di concorso o offerte lavora-tive Molto spesso queste ultime provenivano da societagrave commercia-li con sede allrsquoestero che consideravano lrsquoIstituto veneziano la scuo-la ideale per la formazione del profilo professionale richiesto Il 28 gennaio 1938 la Societagrave Italiana Coloniale di Roma unrsquoorganizza-zione commerciale fondata nel 1899 e avente moltissime agenzie in diverse colonie italiane e estere richiese al rettore Lanzillo di indi-care dei laquogiovani laureati di solida preparazione di robusta costitu-zione fisica volenterosi e naturalmente inclinati allrsquoattivitagrave mercan-tileraquo al fine di poterli contattare per offrirgli laquounrsquoottima pratica di perfezionamentoraquo Circa due mesi dopo allrsquoappello rispose Nazzare-no Paoletti laureatosi il 26 ottobre 1937 in Economia e Commercio discutendo la tesi di laurea laquoLa politica demografica del fascismoraquo grazie alla quale ottenne addirittura la lode Pur non conoscendo lrsquoe-sito della vicenda si suppone che lrsquoex studente di Carsquo Foscari abbia ottenuto lrsquoimpiego poicheacute nei pochi dati che consegnograve alla segrete-ria di Carsquo Foscari sottolineograve non solo il fatto di esser iscritto al PNF ma anche di poter laquoservire qualsiasi localitagraveraquo53

Per altre opportunitagrave lavorative gli studenti dovettero probabil-mente sfruttare le borse di studio e di viaggio che molte societagrave pro-muovevano per condurre delle ricerche allrsquoestero in grado di aprire nuovi canali commerciali o ribadire una volta di piugrave il legame seco-lare che intrecciava Venezia allrsquoOriente Il mito della Serenissima infatti continuava ad aggirarsi fra i banchi cafoscarini tantrsquoegrave che la porta drsquoingresso dellrsquoIstituto veneziano ricordava agli studenti la laquoSublime Portaraquo ottomana54

36 Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale

La costituzione dellrsquoImpero italiano in Africa non distolse Carsquo Fosca-ri dalle sue vere ambizioni creare degli operatori commerciali capa-ci di allargare lrsquoinfluenza economica italiana nellrsquoAdriatico e nel Me-diterraneo orientale Del resto il mito della Serenissima continuava a fungere da riferimento per quanti volevano comprendere le nuo-

53 ASCF serie rettorato scatole lignee b 13 fasc 1 comunicazione dattiloscritta della Societagrave Coloniale Italiana al rettore Lanzillo 28 gennaio 1938 Nello stesso fa-scicolo comunicazione dattiloscritta del rettore Lanzillo con indicazione dello studen-te prescelto 18 marzo 1938 biglietto manoscritto da Paoletti Nazzareno senza data54 Per quanto riguarda le borse di studio e di viaggio si veda lrsquoesempio dei finanzia-menti elargiti in favore dei laureati di Economia e Commercio dalla SADE e dal laquomu-nifico spirito di venezianitagrave del Conte Volpi di Misurataraquo (Annuario 1939-1940 26) Il termine laquoSublime Portaraquo compare spesso nelle pagine di diario di Teresa Petracco in riferimento alla porta drsquoentrata di Carsquo Foscari

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ve ambizioni imperiali dellrsquoIstituto cosigrave come pare indicare il retto-re Lanzillo nel discorso inaugurale dellrsquoAnno Accademico 1937-1938

Il nostro Istituto nacque quando lrsquoItalia stava per esaurire il fati-coso sforzo della sua ricostruzione unitaria Sorse a Venezia allrsquoin-domani del plebiscito come pegno e presagio di rinascita dellrsquoA-driatico verso lrsquoantica grandezza ad opera di un grande Siciliano economista sommo ed assertore eroico delle piugrave alte qualitagrave del-lo spirito umano Francesco Ferrara Oggi lrsquounitagrave egrave granitica in confini insormontabili e lrsquoItalia guarda al suo Impero come ad un retaggio piugrave vasto e mentre il mondo egrave inquieto e l lsquoOriente che fu di Venezia egrave percorso da profonde scosse a noi piace immagi-nare che in questa ora fremano nei loro avelli con gli antichi Im-peratori di Roma i grandi Dogi di Venezia come per incoraggiare e rafforzare lrsquoerculeo sforzo del Capo che in Roma tesse la gran-de tela e da Roma dirige lrsquoItalia nella sua sicura ed inarrestabile ascensione (Annuario 1937-38 28)

Nonostante lrsquoItalia intera guardasse allrsquoAfrica orientale da Carsquo Fo-scari lrsquoattenzione era rivolta anche a quellrsquoOriente laquopercorso da pro-fonde scosseraquo situazione ideale per poter allargare la propria in-fluenza economica-commerciale In questrsquoottica professori e studenti riversarono grande importanza sulla laquotesta di ponteraquo Rodi la colo-nia italiana protesa verso mercati appetibili come quello turco si-riano palestinese ed egiziano55 Infatti come convenne lo studente Gustavo Trevisan nella sua tesi di laurea laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo (1938) sotto lrsquoa-bile guida del relatore Ricci lrsquoarcipelago laquosi presta ad assolvere una molteplicitagrave di funzioni importantissime funzione commerciale fun-zione culturale e funzione politico-militareraquo56 Per questa ragione a livello giuridico quella di Rodi avrebbe dovuto essere denominata non tanto colonia economica e di sfruttamento comrsquoerano invece i possedimenti drsquoOltremare bensigrave colonia laquostrategicaraquo Drsquoaltra parte nellrsquoorganizzazione dello spazio vitale del Mediterraneo lrsquoarcipela-go svolgeva una duplice funzione allargare lrsquoinfluenza italiana e fa-scista in Oriente in modo tale da destabilizzare lrsquoegemonia inglese e francese e allo stesso tempo ricoprire il suo ruolo storico di laquosen-tinella avanzata dellrsquoitalianitagraveraquo57

55 ATCF R Buseghin laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Mediterraneo Orienta-leraquo 1937 24 Relatore Ricci 56 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 1-2 Relatore Ricci57 ATCF G Trevisan laquoLa funzione geografica ed economica di Rodi e delle Isole ita-liane dellrsquoEgeoraquo 1938 45-46 Relatore Ricci

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Malgrado la soppressione della sezione diplomatico-consolare dunque la tradizione accademica cafoscarina sembra confluire nel corso di laurea in Economia e commercio una riappropriazione iden-titaria ndash seppur sotto altre spoglie ndash che il Consiglio Accademico por-tograve avanti con forza soprattutto dopo la conquista italiana dellrsquoAlbania In questo senso emblematica appare lrsquoinserimento nel piano studi dellrsquoAnno Accademico 1939-1940 degli insegnamenti di Lingua ara-ba Lingua albanese e Lingua serbo-croata (Annuario 1939-40 42) Come si egrave visto anche nella parte finale del terzo capitolo il rilancio dellrsquoimperialismo orientale rimise in moto la macchina mitopoietica di Venezia desiderosa ora piugrave che mai di ripercorrere i propri fasti passati Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale lrsquoimpegno di formare una classe dirigente capace di governare il nuovo ordine me-diterraneo che si stava prospettando si rese alquanto urgente Infat-ti almeno secondo quanto sosteneva la propaganda fascista il nuovo conflitto europeo rappresentava unrsquooccasione per la redenzione dei Balcani dallrsquoegemonia inglese e francese portandoli di conseguen-za sotto lrsquoinfluenza economica e culturale italiana Per questa ragio-ne come riferigrave il nuovo rettore DellrsquoAgnola questa laquoguerra di libe-razioneraquo laquodiretta a spezzare una volta per sempre le catene che per troppo tempo hanno tenuto lrsquoItalia prigioniera nel suo mareraquo era vis-suta intensamente da Venezia laquoche nei mari fu per secoli dominatri-ceraquo (Annuario 1940-41 19 Rodogno 2003)

Con la vittoria delle potenze dellrsquoAsse che si faceva via via sempre piugrave probabile il progetto fascista di rifondare gli equilibri europei e mediterranei sembrava concretizzarsi delineando una situazione fa-vorevole alle aspirazioni imperiali di Venezia Lrsquoannessione allrsquoItalia della Slovenia della Dalmazia e del Montenegro infatti convinsero il vicepresidente dellrsquoISA Mocenigo e il prorettore Alfonso de Pietri-To-nelli a dar vita in seno a Carsquo Foscari nellrsquoottobre del 1942 alla Scuola di perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgi-mento dellrsquoattivitagrave economica nellrsquoEuropa Sud-orientale e nel Levante (IESOL) un biennio di perfezionamento a cui sarebbero stati ammes-si i laureati delle discipline scientifiche inerenti il campo economico sociale diplomatico e agrario (Annuario 1941-42 1942-43 27)58 Mi-rando ad assicurare a laquoVenezia industriale e marinararaquo un ruolo di primo piano laquonellrsquoEuropa di Domaniraquo lrsquoiniziativa si poneva lrsquoobietti-vo laquodi preparare per il dopoguerra i dirigenti dellrsquoespansione econo-mica veneziana ed italiana nellrsquoEuropa sud-orientale e nel Levanteraquo (Bollettino gennaio-aprile 1943 7) Il piano di studi sembra conferma-

58 Il progetto IESOL in realtagrave prese piede giagrave tra il 1940 e il 1941 allrsquointerno dellrsquoI-SA Successivamente per accelerarne i tempi Volpi presentograve lrsquoiniziativa direttamen-te al ministro dellrsquoEducazione Bottai e a Mussolini ricevendo lrsquoapprovazione e assicu-randosi anche il finanziamento della Confederazione degli Industriali (Bollettino gen-naio-aprile 1943)

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re questrsquointenzione Gli insegnamenti fondamentali che si sarebbero tenuti a partire dallrsquoAnno Accademico 1943-1944 nelle aule di palaz-zo di Rio Novo erano i seguenti Merceologia applicata ai prodotti di scambio Geografia economica Tecnica della produzione dellrsquoimpor-tazione e dellrsquoesportazione industriale Tecnica della banca Tecnica del commercio interno ed internazionale Tecnica dei sistemi e dei re-golamenti monetari Tecnica dei trasporti e delle istituzioni ausiliare del commercio Politica economica applicata Statistica economica e demografica Regimi costituzionali e pubbliche amministrazioni Di-ritto privato Tutela del credito e diritto cambiario Sistemi tributari e doganali A questi la cui denominazione completa prevedeva lrsquoaggiun-ta della specifica laquodellrsquoEuropa sud-orientale e del Levanteraquo lo studente doveva aggiungere un corso di lingua a scelta fra lrsquoalbanese lrsquounghe-rese il rumeno il serbo-croato il bulgaro lo sloveno il russo lrsquoara-bo il turco e il greco moderno piugrave uno dei corsi pratici di lingua fra il tedesco lrsquoinglese e il francese (Bollettino maggio-agosto 1943 27-8)

Tuttavia i preparativi per lrsquoavvio della Scuola andavano a rilento complice la morte di uno dei principali promotori Mocenigo Infine con la caduta del fascismo il 25 luglio e la conseguente interruzione del canale diretto fra Volpi e lrsquoestablishment politico e industriale na-zionale vennero meno le condizioni ideologiche economiche e geopo-litiche sulle quali era nata lrsquointenzione di fondare una Scuola di profes-sionisti nel settore commerciale e industriale per lrsquoarea sud-orientale

Col finire della guerra per Carsquo Foscari non era piugrave il tempo di guar-dare al di lagrave dellrsquoAdriatico Nel cortile di quella che doveva essere la sede del museo e della biblioteca dello IESOL Carsquo Giustinian dei Ve-scovi lrsquo11 novembre del 1946 il rettore Luzzatto da poco reintegra-to nel corpo docente inaugurograve il laquoSacrario ai caduti in guerra e nel-la lotta partigianaraquo tuttora presente Al centro della composizione artistica si erge la figura di una donna sofferente la Niobe La sua storia parla di una madre talmente orgogliosa dei suoi figli da con-siderarsi piugrave feconda della dea Leto la madre di Artemide e Apollo A causa della sua superbia perograve la Niobe fu punita con lrsquouccisione di tutta la sua prole un dolore immenso che la trasformograve in pietra e per il quale non smise mai di piangere Le lacrime versate vengo-no raccolte simbolicamente da una vasca collocata alla base della statua scolpita da Napoleone Martinuzzi Mentre si copre il volto e gli occhi con le braccia il corpo della donna dagrave le spalle al muro do-ve sono apposte le lapidi con incisi i nomi dei docenti e degli studen-ti dellrsquoIstituto caduti in tutte le guerre e nella laquolotta partigianaraquo la Prima guerra mondiale la guerra drsquoEtiopia la guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale (Paladini 2002)

Agli occhi di chi aveva vissuto la stagione imperiale di Carsquo Fosca-ri quel Sacrario significava lrsquoinfrangersi di un sogno e la separazio-ne da un mito che fino a quel momento aveva guidato le aspirazioni dellrsquoIstituto e di Venezia

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Figura 1 Ascari e Schiavoni il razzismo coloniale e Venezia 19 gennaio-12 febbraio 2017 Venezia Carsquo Foscari Zattere Cultural Flow Zone

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Figura 2 Gagliardetto offerto dal Fascio di Mestre al 51mo Battaglione Eritreo Ficeacute (Scioa) 28 febbraio 1937 Venezia Il Gazzettino Illustrato

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Figura 3 Pubblicitagrave della Societagrave Adriatica di navigazione 1937-38 Guida commerciale della cittagrave e della provincia di Venezia

Venezia Soc Editr Mutilati e Combattenti

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Figura 4 Monumento ai Marinai drsquoItalia Colonna rostrata 1876 Venezia Giardini Napoleonici

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Figura 5 laquoUnioni Steriliraquo laquoPagina colonialeraquo 9 22 gennaio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 6 laquoLa resa dei contiraquo laquoPagina colonialeraquo 12 19 marzo 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 7 laquoLa mostra dellrsquoImperoraquo laquoPagina colonialeraquo 16 14 maggio 1939 Venezia Gazzetta di Venezia

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Figura 8 Lrsquoinserzione pubblicitaria delle Assicurazioni Generali Venezia 1936 Venezia OND ICF (a cura di) Giornata coloniale della Sezione

veneziana dellIstituto coloniale fascista

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Figura 9 Mario SIroni Venezia lrsquoItalia e gli studi 1935-36 Affresco Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia Aula Baratto

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Figura 10 Stele ai cafoscarini caduti laquoper la fondazione dellrsquoImperoraquo 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Annuario 1936-37

Illustrazioni

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Figura 11 Olga Manente 1937 Venezia Universitagrave Carsquo Foscari Venezia ASCF serie studenti fascicoli personali Olga Manente

Illustrazioni

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

4 Contrappunti in conclusione

Recentemente sulle pagine del quotidiano locale La Nuova Venezia (14 gennaio 2018 fig 11) egrave stata pubblicata la storia della ndash probabi-le ndash prima studentessa afro-italiana iscritta a Carsquo Foscari Olga Ma-nente La sua vicenda personale fuoriuscita dalle carte dellrsquoArchivio Storico dellrsquoUniversitagrave obbliga a riflettere sopra alcuni dei silenzi a cui non si egrave potuto dar voce in questa indagine storica come un con-trappunto di una storia che molte volte appare senza increspature1

Olga nacque a Saganegraveiti nel sud dellrsquoEritrea nellrsquoottobre del 1917 Suo padre Virginio Manente originario di Spinea nelle vesti di offi-ciale dei carabinieri srsquoimbarcograve per la colonia italiana nei primi an-ni del Novecento Della madre invece non si conosce il nome come per gran parte delle donne africane che si unirono con i soldati ita-liani in relazioni di madamato durante il periodo coloniale Un trat-to di penna sbarrando lo spazio dovrsquoera necessario inserire le gene-ralitagrave della madre sembra voler cancellare questa lsquoscomodarsquo origine allrsquointerno del fascicolo personale della studentessa laquometicciaraquo iscrit-tasi a Lingue e Letterature moderne nel novembre 1937 pochi me-si dopo la decisione del regime fascista di varare la prima legge raz-ziale2 Un primo silenzio dunque che ricorda come la ricerca che ho condotto e presentato nelle pagine precedenti prenda in esame so-lo il discorso degli invasori e dei colonizzatori pur decostruendolo e

1 Alla metafora musicale del contrappunto ricorse per la prima volta Edward Said per spiegare come al discorso del colonizzatore si affianchino sempre contro-narrazio-ni resistenziali in una storia dunque simultanea e polifonica A tal proposito Culture and Imperialism rappresenta un esempio lrsquointellettuale palestinese oltre allrsquoanalisi dei romanzi inglesi e francesi otto-novecenteschi conduce lo studio degli scritti di Aimeacute Ceacutesaire Frantz Fanon e William Butler Yeats 2 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente

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depotenziandolo criticamente sottolineandone molte volte parados-si e forzature Inoltre come sembra suggerire il silenzio obbligato della madre e la mancanza di ego-documenti in grado di dare la pa-rola a Olga il passato veneziano irredentista nazionalista colonia-lista e imperialista fu una storia lsquofattarsquo da maschi esclusivamente bianchi dove alla donna era concesso solo il ruolo di testimone Ma-ria Damerini e Teresa Petracco ne sono un esempio

Il fascicolo personale di Olga dopo anni di anonimato egrave stato por-tato alla luce durante alcune ricerche drsquoarchivio che volevano indaga-re in quale modo le leggi razziali vennero applicate allrsquointerno di Carsquo Foscari Dallo spoglio delle carte egrave emerso un foglio ndash datato febbra-io 1938 ndash in cui egrave stilata una lista dei nomi di laquoallievi probabilmente ebreiraquo Nellrsquoelenco compare il nome anche della giovane studentessa afro-italiana fu forse un modo per i burocrati cafoscarini di lsquoatten-zionarlarsquo per via del colore della sua pelle3 Malgrado la stessa Olga si dichiarasse cattolica giagrave nellrsquoottobre di quellrsquoanno egrave presumibile che la schedatura per motivi razziali rappresentasse uno dei motivi che rallentarono la sua carriera universitaria visto che riuscigrave a lau-rearsi solo a conflitto terminato il 13 novembre 19454 Quel giorno infatti Olga discusse la sua tesi orale laquoLe malade imaginaire eacutetude des caracteacuteresraquo argomento previamente concordato con il relatore Italo Siciliano storico professore cafoscarino di letteratura france-se5 In calce al verbale di laurea compaiono i nomi dei docenti che in quellrsquooccasione formarono la commissione esaminatrice fra cui quello di Leonardo Ricci vero e proprio cultore della materia colo-niale a Carsquo Foscari durante gli anni Trenta

Questo incontro alquanto paradossale apre a un secondo silen-zio su un altro tema che non si egrave potuto affrontare in questrsquoindagi-ne storica lrsquoattivismo e la propensione filo colonialista imperialista e talvolta razzista dei professori cafoscarini ndash e percheacute no degli stu-denti ndash sembra non aver intaccato minimamente le carriere accade-miche di coloro che avrebbero continuato a sedere dietro la cattedra nel secondo dopoguerra Drsquoaltronde scorrendo gli Annuari degli an-ni accademici posteriori al 1945 egrave possibile notare come i professo-ri Lanzillo Uggeacute e Ricci ad esempio continuarono a tenere confe-renze lezioni e a pubblicare ricerche di carattere rispettivamente economico statistico e geografico Tuttavia tale considerazione non

3 ASCF serie rettorato scatole lignee b 31B fasc 2 documento dattiloscritto laquoI seguenti allievi sono probabilmente ebreiraquo febbraio 1938 4 ASCF serie studenti fascicoli personali studenti Olga Manente verbale di Laurea Occorre precisare che gli studenti lsquofuori corsorsquo allrsquoepoca erano moltissimi Uno dei mo-tivi principali era sicuramente legato al procedere della guerra 5 La tesi orale molto probabilmente venne ampiamente utilizzata negli ultimi anni della guerra quando le comunicazioni fra studenti e professori si facevano sempre piugrave difficili Purtroppo di queste dissertazioni non egrave restata alcuna traccia in archivio

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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vuole presentarsi come un tentativo delatorio bensigrave come unrsquoocca-sione per comprendere se il sostegno e il contributo scientifico dato ai progetti coloniali e imperiali italiani primo-novecenteschi fosse vissuto dai docenti con nostalgia indifferenza oppure con vergogna in unrsquoItalia che seppur non direttamente stava partecipando alla stagione della decolonizzazione Attraverso lo studio delle carriere personali dei docenti inoltre sarebbe opportuno indagare se e in che modo gli stessi professori continuarono a far circolare allrsquointer-no delle aule cafoscarine nozioni o discorsi legati alle ndash oramai ndash ex colonie nonostante la scomparsa dei corsi Economia coloniale e De-mografia comparata delle razze dai piani di studio di Carsquo Foscari Un approfondimento adeguato porterebbe difatti a individuare perma-nenze o elementi di discontinuitagrave nel discorso scientifico

Riassumendo in quanto afro-italiana donna e studentessa lo sguardo intersezionale di Olga Manente permette di individuare allrsquointerno dellrsquoindagine storica alcuni limiti e al contempo diver-si orizzonti di ricerca che potrebbero essere affrontati in un prossi-mo futuro

Marco Donadon4 Contrappunti in conclusione

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Per una dimensione imperialeCarsquo Foscari e Venezia di fronte al colonialismo e imperialismoitaliano (1868-1943)Marco Donadon

Fonti e bibliografia

Le tesi di laurea

In ordine cronologico sono riportate di seguito le tesi di laurea di ar-gomento coloniale eo imperiale discusse a Carsquo Foscari a partire dal 1914 fino al 1941 La ricerca egrave stata condotta a partire dagli Annua-ri e dai Bollettini Si considera lrsquoelenco incompleto

Frangioni Mario (aa 1914-15) laquoI regimi fondiari delle terre di nuova coloniz-zazioneraquo

Valenza Giovanni (aa 1914-15) laquoGli interessi italiani in Tunisiaraquo Bignamini Cristoforo (aa 1914-16) laquoLrsquoevoluzione commerciale e coloniale de-

gli Stati moderniraquo Franich Elia (aa 1915-16) laquoLa colonizzazione dellrsquoEritrea nei suoi aspetti eco-

nomici principaliraquoMorselli Guido (aa 1917-18) laquoLe condizioni economiche della Libia riguardo

alla colonizzazioneraquoGiletta Alberto (aa 1919-20) laquoLrsquoagricoltura nella Tripolitania Settentrionaleraquo Tonini Angelo (aa 1919-20) laquoLrsquoItalia nel futuro assetto dellrsquoAnatoliaraquoRosito Leonardo (aa 1920-21) laquoLrsquoAdriatico ldquoMare Nostrumrdquo e la funzione dei

suoi maggiori porti commercialiraquo Catalani Giacomo (aa 1920-21) laquoZavia (Garbiacutea) TripolitaniaraquoGalli Filippo (aa 1920-21) laquoLrsquoAlbania e la sua importanza economica e com-

merciale per lrsquoItaliaraquoSonetti Francesco (aa 1922-23) laquoLrsquoirrigazione e lo sviluppo dellrsquoagricoltura

nella Somalia Italiana MeridionaleraquoPellizzon Ferdinando (aa 1922-23) laquoIl mandato colonialeraquo Albuzio Andrea (aa 1923-24) laquoLe condizioni naturali della coltivazione asciut-

ta nella Tripolitania settentrionaleraquoBertoli Domenico (aa 1923-24) laquoLa dottrina dellrsquooccupazione ed il sistema

dei mandati colonialiraquo Pavcovich Vincenzo (aa 1923-24) laquoLa Jugoslavia e lrsquoAdriaticoraquo

Studi di storia 10 158Per una dimensione imperiale 157-168

Giordano Pasquale (aa 1924-25) laquoLe condizioni politiche ed economiche dellrsquoAnatolia e lrsquoespansione commerciale italiana in quella regione attra-verso Rodi ed il Dodecanesoraquo

Scagnolari Alfredo (aa 1924-25) laquoLe relazioni commerciali italo-jugoslaveraquoGuelpa Ferruccio (aa 1924-25) laquoSaggio di monografia geografico-economi-

ca sul Dodecaneso (Rodi)raquoMaltini Roberto (aa 1925-26) laquoIl regime coloniale disciplinato dallrsquoart 22 del

Patto della Societagrave delle Nazioniraquo Tito Mario (aa 1925-26) laquoLrsquoordinamento giuridico e la colonizzazione della

Tripolitania Appendice ldquoRaccolta delle principali leggi riguardanti la Tri-politaniardquoraquo

Cainazzo Michele (aa 1926-27) laquoItalia e MediterraneoraquoSettembrini Arnaldo (aa 1926-27) laquoIl porto di Venezia dal 1850 in poiraquo Poloni Luigi (aa 1926-27) laquoColonia Eritrea agricoltura e commercioraquo Re Gerolamo (aa 1927-28) laquoIl porto di Venezia e lrsquoimportanza economica del

suo retroterraraquo Renna Ismaele (aa 1927-28) laquoIl problema cotoniero nelle colonie italiane

drsquoAfricaraquoMarino Fernando (aa 1928-29) laquoCrispi e la Somalia Italianaraquo Azzolini Emilio (aa 1928-29) laquoDati e idee sulla valorizzazione della Soma-

lia meridionaleraquoLuchese Giuseppe (aa 1929-30) laquoLa riconquista della Libia dopo la guerra

mondiale (1918-1928)raquoMonti Giovanni (aa 1929-30) laquoLa Dalmazia negli ultimi cinquantrsquoanniraquoBolognini Manlio (aa 1930-31) laquoLa rinascita dellrsquoAlbaniaraquoCamerino Guido (aa 1930-31) laquoIl porto di Venezia dal 1849 al 1913raquoCasagrandi Erberto (aa 1930-31) laquoLa Dalmazia e la sua storia dal 1797 ai gior-

ni nostriraquoCoppetti Armando (aa 1930-31) laquoIl mediterraneo e la politica europea (Dal

congresso di Berlino sino ad oggi)raquoLucich Luigi (aa 1930-31) laquoLa DalmaziaraquoCucchini Achille (aa 1931-32) laquoIl porto di VeneziaraquoGentilucci Loreto (aa 1931-32) laquoLa Tripolitania e la Cirenaica ed il problema

demografico italianoraquo Antonelli Giuseppe (aa 1932-33) laquoLa Libia e il suo sviluppo economico dallrsquo

occupazione italiana ad oggiraquo Albanese Norina (aa 1932-33) laquoLrsquoAfrique du Nord dans les ouvrages et dans

le roman francaisraquoPaulin Luigi (aa 1932-33) laquoLa Dalmazia economica dal 1815 al 1915raquo Bertoli Augusto (aa 1933-34) laquoLrsquoinfluenza della colonizzazione sui popoli

colonizzatoriraquoCasale Lorenzo (aa 1933-34) laquoIl problema idraulico e la cotonicoltura in So-

maliaraquo Kirchmayr Alberto (aa 1933-34) laquoLrsquoAfrica orientale geografica ed economica

e le possibilitagrave di sviluppo del commercio italianoraquoNandi Italo (aa 1934-35) laquoLrsquoitalianitagrave dellrsquoIstria nel millenario delle sue re-

lazioni con Veneziaraquo Valentini Giuseppe (aa 1935-36) laquoAvvaloramento della SomaliaraquoZannini Alfredo (aa 1935-36) laquoLa valorizzazione zootecnica in LibiaraquoGrisan Bruno (aa 1936-37) laquoLrsquoIstria fedele di Roma e di Venezia nella storia

del risorgimento nazionaleraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 159Per una dimensione imperiale 157-168

Terboievich Bruno (aa 1936-37) laquoLa slavizzazione austriaca della DalmaziaraquoGmneir Roberto (aa 19336-37) laquoSomalia italiana meridionaleraquo Brardinelli Mario (aa 1937-38) laquoColonizzazione della Somaliaraquo Buseghin Renato (aa 1937-38) laquoGli interessi economici dellrsquoItalia nel Medi-

terraneo Orientaleraquo Martina Enzo (aa 1937-38) laquoConsiderazioni politico economiche sul com-

mercio estero in Italia dalla marcia su Roma alla costituzione dellrsquoImperoraquo Quintarelli Idalgo (aa 1937-38) laquoRecenti ricerche e prospettive dellrsquoindustria

cotoniera italianaraquo Ravida Ernesto (aa 1937-38) laquoLa coltivazione del cotone in Egitto nel Sudan

Anglo Egiziano nelle colonie italiane e negli Stati Uniti drsquoAmericaraquoBonybadi Vittorio (aa 1938-39) laquoStoria demografica di Pola dal secolo 16 ai

giorni nostriraquo Cesco Frare Mario (aa 1938-39) laquoLrsquoEtiopia e le sue possibilitagrave economiche in

funzione dei suoi valori geograficiraquo Domenighini Leoniola (aa 1938-39) laquoPolitica coloniale fascistaraquo Lucich Bruno (aa 1938-39) laquoProvvedimenti politici e sviluppo della produ-

zione elettrica nella regione Veneto-Adriaticaraquo Ptacek Carlo (aa 1938-39) laquoIl Porto di Venezia nellrsquoultimo quindicennioraquo Trevisan Gustavo (aa 1938-39) laquoLa funzione geografica ed economica di Ro-

di e delle Isole italiane dellrsquoEgeoraquo Venditti Ernesto (aa 1938-39) laquoFondamenti geografici della valorizzazione

economica della Tripolitaniaraquo Vicel Alberto (aa 1938-39) laquoRegime agrario nello sguardo storico e la rifor-

ma agraria nella Jugoslaviaraquo Vuk Stanko (aa 1938-39) laquoLa Jugoslavia e le sue minoranzeraquoZerilli Francesco (aa 1938-39) laquoAspetti geografici ed economici dellrsquoIsola

di RodiraquoBrambati Pierino (aa 1938-39) laquoLa politica coloniale italiana dalla costitu-

zione del Regno drsquoItalia alla conquista della Libiaraquo Sango Edoardo (aa 1939-40) laquoRisorse e promesse delle terre dellrsquoImperoraquo Sarzi Amade Carlo (aa 1939-40) laquoLrsquooccupazione di guerraraquo Vannutelli Mario (aa 1939-40) laquoLrsquoItalia potenza marittima in Mediterraneo

e nelle sue colonie dal 1866 alla fondazione dellrsquoImpero (9 maggio 1936)raquo Vucusa Riccardo (aa 1939-40) laquoLrsquoimportanza economica del porto di ZararaquoGuelfi Oreste (aa 1940-41) laquoIl cotone e le possibilitagrave dellrsquoImperoraquo Trevisini Alfredo (aa 1940-41) laquoLa colonizzazione italiana in Africa compara-

ta a quella delle altre potenze europeeraquo Petrei Italo (senza data) laquoLe colonie italiane nel dopo guerraraquo Lumia Cristoforo (senza data) laquoLrsquoambiente geografico - economico della Tri-

politaniaraquo Gallana Sergio (senza data) laquoValorizzazione economica della Cirenaicaraquo Manzelli Arrigo (senza data) laquoLa politica economica coloniale dal 1905 al

1930raquoMarchiori Gino (senza data) laquoI protettorati europei sui sultanati di Zanzibar e

della Somalia in diritto internazionaleraquo Tesi Guglielmo (senza data) laquoPotenzialitagrave economica della Cirenaica in rap-

porto alle condizioni geograficheraquo

Marco DonadonFonti e bibliografia

Studi di storia 10 160Per una dimensione imperiale 157-168

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Annuari e Bollettini

Annuario = Annuario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia (dal 1922 Annuario del R Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia per gli anni accademici dal 1936 Annuario del R Istituto Superio-re di Economia e Commercio di Venezia per gli anni Accademici dal 1940 An-nuario per gli anni accademici) Venezia Annate 1897-1947 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48373 (2019-04-07)

Bollettino = Bollettino dellrsquoAssociazione degli antichi studenti della R Scuola su-periore di commercio di Venezia (dallrsquoottobre 1921 Associazione ldquoPrimo Lan-zonirdquo fra gli antichi studenti della R Scuola superiore di commercio di Vene-zia) Venezia Annate 1899-1943 URL httpsphaidracabunipditdetail_objecto48371 (2019-04-07)

Eraclit = Eraclit Piastre per lrsquoedilizia e rivestimenti isolanti Venezia Annate 1930-1936

Marco DonadonFonti e bibliografia

Con la conquista dei primi territori coloniali sul finire dellrsquoOttocento la retorica imperiale prese a circolare non solo fra le calli veneziane ma anche tra i banchi di Carsquo Foscari Il discorso pubblico cosigrave come quello scientifico-accademico interagendo con il bagaglio storico-culturale dellrsquoex Dominante contribuirono a ridefinire lo spazio urbano e quello universitario lasciando tracce ancora oggi visibili Proprio a partire da queste ultime si tenteragrave di descrivere le vicende e individuare gli interpreti di una pagina di storia locale ancora poco conosciuta

Marco Donadon (1992) egrave dottorando di ricerca in Studi storici presso le Universitagrave di Padova Venezia e Verona Ha studiato allrsquoUniversitagrave Carsquo Foscari Venezia dove ha conseguito la laurea magistrale Si occupa di Storia del colonialismo e dellrsquoimperialismo italiano rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo di questi fenomeni durante il fascismo

UniversitagraveCarsquoFoscariVenezia

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  • 11Introduzione
  • 117Il ritorno della Dominante
    • Carsquo Foscari nei piani espansionistici di Venezia fra la fine dellrsquoOttocento e lrsquoinizio del Novecento
      • 251Tracce imperiali a Venezia
        • La cultura coloniale nella quotidianitagrave cittadina degli laquoanni ruggentiraquo
          • 397Un calendario accademico imperiale
            • Carsquo Foscari nellrsquoImpero italiano
              • Illustrazioni
                  • 4155Contrappunti in conclusione
                  • 159Fonti e bibliografia
                  • 11Una Scuola funzionale Lrsquoatto di nascita e la prima organizzazione della Scuola Superiore di Commercio di Venezia
                  • 12In classe Le scienze commerciali fra esperienze irredentiste e prime conoscenze coloniali
                  • 13Studiare le colonie a Venezia Dalla geografia alle scienze storiche un percorso curriculare
                  • 14Intenti comuni Il network commerciale e coloniale nella Scuola
                  • 15Sul campo LrsquoEscursione Nazionale in Tripolitania nei laquoricordiraquo e nelle laquoimpressioniraquo di Lanzoni
                  • 16Dalla parte degli studenti lsquoSaperirsquo e convinzioni imperiali fra le pagine delle tesi di laurea durante gli anni Venti
                  • 21Prospettive imperiali a Venezia Primi tentativi per una coscienza coloniale diffusa
                  • 22Notizie dallrsquoImpero LrsquoOltremare nelle cronache dei giornali locali
                  • 23Educare alle colonie Una laquogiornata colonialeraquo a Venezia
                  • 24Itinerari imperiali La Riva dellrsquoImpero e i laquoluoghi della memoriaraquo a Venezia
                  • 25Il lsquonuovo impero venezianorsquo in vetrina Lrsquooperato della sezione provinciale dellrsquoIFAI e la Mostra Coloniale del 1939
                  • 26Il ritorno della Dominante egrave realtagrave Dalla costituzione dellrsquoIstituto di Studi Adriatici al IV congresso nazionale di Arti e tradizioni popolari
                  • 31Fermenti imperiali Lrsquoespansione commerciale italiana e gli studi di Carsquo Foscari nei primi anni Trenta
                  • 32Prepararsi allrsquoImpero Lrsquoattivitagrave del GUF e i Littoriali della Cultura e dellrsquoArte a Venezia
                  • 33La grande occasione Le aspirazioni imperiali di Carsquo Foscari subito dopo la conquista dellrsquoEtiopia
                  • 34Lrsquouniversitagrave nella cittagrave imperiale Lrsquoattivitagrave accademica e la produzione scientifica di Carsquo Foscari subito dopo la fondazione dellrsquoImpero
                  • 35Specializzazioni e opportunitagrave lavorative I primi saperi coloniali a Carsquo Foscari
                  • 36Un sogno infranto Lrsquoimperialismo orientale di Carsquo Foscari e lo scoppio della Seconda guerra mondiale
                  • Pagina vuota
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