PER UNA CITTÀ-GIARDINO · 2016-09-29 · Diversi progetti hanno favorito il di- ... Per esempio?...

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4 CITTÀ-GIARDINO PER UNA Quali sono i problemi con i quali Mendrisio si deve misurare? Diversi progetti hanno favorito il di- sordinato insediamento di industrie con posti di lavoro a basso reddito e con il conseguente degrado del ter- ritorio, che non ha fruito di una pia- nificazione seria. Il risultato è lì da vedere, a San Martino fin dentro il quartiere di Mendrisio. I paesi ag- gregati non sono per ora toccati in modo così importante e bisognerà evitar loro uno sviluppo altrettanto sconsiderato, operando con progetti coerenti, a vantaggio di tutti. Il Mu- nicipio non ha una posizione chiara per la valorizzazione di aree pre- ziose per la qualità della vita, il benessere sociale e cul- turale. Penso al comparto di Valera e al Parco del Laveggio ma pure al San Giorgio e al Generoso. Nel pre- ventivo 2013 non si accenna ad alcun piano di sviluppo complessivo! Invece uno sviluppo urbano sostenibile deve essere visto come una priorità assoluta, che ci fac- cia spostare dagli interessi commerciali ai temi del be- nessere delle cittadine e dei cittadini e dei legami sociali nella comunità, per il bene comune. Dunque come dovrebbe essere la Città? Vista dall’alto e mascherando il comparto San Martino, Mendrisio apparirebbe come una grande città-giardino. Dovremmo poterla pensare come un immenso spazio verde arricchito da paesi-quartiere, isole abitate in ar- monia. Dopo questa seconda tappa aggregativa la re- sponsabilità aumenta enormemente e l’occasione di sviluppare un progetto a misura di cittadine e cittadini è finalmente da cogliere senza tentennamenti. Isole collegate fra loro, presumo. Collegate, certo. E qui arriviamo ai temi della viabilità, del traffico e dell’inquinamento. Prendi il cantiere dello svincolo autostradale: si sposterà una parte del traffico pendolare, ma l’impatto sul paesaggio è esagerato. Mancano progetti articolati e l’impressione è che si stia rispondendo alle sole emergenze, che peraltro Insieme a Sinistra aveva già segnalato da tempo, come il cosid- detto «turismo dello shopping». Di’ la verità: alludi al Fox Town. Non ho un’opinione negativa su chi lavora al Fox Town. Penso invece al modo in cui non è stato pianificato il comparto e non sono stati considerati gli interessi ge- nerali. Ci sono ancora margini di manovra… anche se contano molto i gruppi che preferiscono i facili compromessi al posto della legalità. Gettiamo uno sguardo più ampio: che cosa mi dici del Mendrisiotto? Mendrisio ci deve preparare alla prossima città-regione. Per questo penso all’insieme del distretto e ai servizi che gli servono per mante- nere uno standard di vita di qualità, nonostante il degrado ambientale. Ad esempio, un problema del mo- mento è il rischio di perdere un ser- vizio sanitario di qualità. Cioè l’ospedale. Esatto. La scelta di definire Lugano e Bellinzona quali poli ospedalieri cantonali sta mettendo a rischio la me- dicina di prossimità, per la quale l’OBV resta centrale. L’ospedale dà la garanzia agli ammalati di poter fruire di un servizio domiciliare agganciato a una struttura di qualità. Venissero meno queste condizioni, la sensa- zione d’insicurezza aumenterebbe di sicuro, insieme ai costi della salute. Già, l’insicurezza. Che però non è solo sociosanitaria. Eh sì, la sicurezza è un tema ben più ampio e partico- larmente sensibile in una zona di frontiera. Per questo occorre potenziare il coordinamento fra le polizie co- munali, le guardie di frontiera e le forze di polizia ita- liane, considerando la diminuita presenza sul territorio della polizia cantonale. Di fatto, però, nella popolazione si riscontra una generale sensazione di sicurezza. La ri- cerca svolta durante la prima fase aggregativa indica che più dell’80% della popolazione si sente sicura. Tut- tavia è vero che ci sono dei problemi, compreso quello di chi fa propaganda giocando su questo tema. Noi dob- biamo pensare anche ad altro. Per esempio? Per esempio dobbiamo valorizzare il territorio come luogo da abitare e non solo da attraversare. Sono con- vinto che laddove i cittadini abbiano occasioni per vi- vere il territorio, senza lasciarlo alla mercé di chi approfitta del vuoto, si stia meglio, gustando il bene co- mune. Occorre però pensare a tutti i cittadini, anche ai più giovani. Dispiace vedere che spesso si usano misure soprattutto repressive. Per chi arriva da nord con l’autostrada, l’in- gresso nel Mendrisiotto non è esaltante: in sostanza, si vede poco o niente. Fra agglo- merati, case, capannoni, centri commerciali e casinò, non ti assale una gran voglia di fermarti. A far che, poi, se non cercare l’af- fare al Fox Town? Sicché tiri dritto e basta. Risultato: il Mendrisiotto è quasi solo un territorio di transito. I più lo associano ai centri commerciali, al consumismo, perfino alle rapine transfrontaliere. Ma c’è molto di più: dalle piccole perle preziose di na- tura e di bellezza ancora incontaminata, fino agli esperimenti sociali e culturali. Nell’attesa delle prossime elezioni comu- nali, ne abbiamo parlato con Giorgio Comi, capolista di Insieme a Sinistra. di Marco Cagnotti

Transcript of PER UNA CITTÀ-GIARDINO · 2016-09-29 · Diversi progetti hanno favorito il di- ... Per esempio?...

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CITTÀ-GIARDINOPER UNA

Quali sono i problemi con i qualiMendrisio si deve misurare?

Diversi progetti hanno favorito il di-sordinato insediamento di industriecon posti di lavoro a basso reddito econ il conseguente degrado del ter-ritorio, che non ha fruito di una pia-nificazione seria. Il risultato è lì davedere, a San Martino fin dentro ilquartiere di Mendrisio. I paesi ag-gregati non sono per ora toccati inmodo così importante e bisogneràevitar loro uno sviluppo altrettantosconsiderato, operando con progetticoerenti, a vantaggio di tutti. Il Mu-nicipio non ha una posizione chiaraper la valorizzazione di aree pre-ziose per la qualità della vita, il benessere sociale e cul-turale. Penso al comparto di Valera e al Parco delLaveggio ma pure al San Giorgio e al Generoso. Nel pre-ventivo 2013 non si accenna ad alcun piano di sviluppocomplessivo! Invece uno sviluppo urbano sostenibiledeve essere visto come una priorità assoluta, che ci fac-cia spostare dagli interessi commerciali ai temi del be-nessere delle cittadine e dei cittadini e dei legami socialinella comunità, per il bene comune.

Dunque come dovrebbe essere la Città?

Vista dall’alto e mascherando il comparto San Martino,Mendrisio apparirebbe come una grande città-giardino.Dovremmo poterla pensare come un immenso spazioverde arricchito da paesi-quartiere, isole abitate in ar-monia. Dopo questa seconda tappa aggregativa la re-sponsabilità aumenta enormemente e l’occasione disviluppare un progetto a misura di cittadine e cittadiniè finalmente da cogliere senza tentennamenti.

Isole collegate fra loro, presumo.

Collegate, certo. E qui arriviamo ai temi della viabilità,del traffico e dell’inquinamento. Prendi il cantiere dellosvincolo autostradale: si sposterà una parte del trafficopendolare, ma l’impatto sul paesaggio è esagerato.Mancano progetti articolati e l’impressione è che si stiarispondendo alle sole emergenze, che peraltro Insiemea Sinistra aveva già segnalato da tempo, come il cosid-detto «turismo dello shopping».

Di’ la verità: alludi al Fox Town.

Non ho un’opinione negativa su chi lavora al Fox Town.Penso invece al modo in cui non è stato pianificato ilcomparto e non sono stati considerati gli interessi ge-

nerali. Ci sono ancora margini dimanovra… anche se contano moltoi gruppi che preferiscono i facilicompromessi al posto della legalità.

Gettiamo uno sguardo più ampio:che cosa mi dici del Mendrisiotto?

Mendrisio ci deve preparare allaprossima città-regione. Per questopenso all’insieme del distretto e aiservizi che gli servono per mante-nere uno standard di vita di qualità,nonostante il degrado ambientale.Ad esempio, un problema del mo-mento è il rischio di perdere un ser-vizio sanitario di qualità.

Cioè l’ospedale.

Esatto. La scelta di definire Lugano e Bellinzona qualipoli ospedalieri cantonali sta mettendo a rischio la me-dicina di prossimità, per la quale l’OBV resta centrale.L’ospedale dà la garanzia agli ammalati di poter fruiredi un servizio domiciliare agganciato a una struttura diqualità. Venissero meno queste condizioni, la sensa-zione d’insicurezza aumenterebbe di sicuro, insieme aicosti della salute.

Già, l’insicurezza. Che però non è solo sociosanitaria.

Eh sì, la sicurezza è un tema ben più ampio e partico-larmente sensibile in una zona di frontiera. Per questooccorre potenziare il coordinamento fra le polizie co-munali, le guardie di frontiera e le forze di polizia ita-liane, considerando la diminuita presenza sul territoriodella polizia cantonale. Di fatto, però, nella popolazionesi riscontra una generale sensazione di sicurezza. La ri-cerca svolta durante la prima fase aggregativa indicache più dell’80% della popolazione si sente sicura. Tut-tavia è vero che ci sono dei problemi, compreso quellodi chi fa propaganda giocando su questo tema. Noi dob-biamo pensare anche ad altro.

Per esempio?

Per esempio dobbiamo valorizzare il territorio comeluogo da abitare e non solo da attraversare. Sono con-vinto che laddove i cittadini abbiano occasioni per vi-vere il territorio, senza lasciarlo alla mercé di chiapprofitta del vuoto, si stia meglio, gustando il bene co-mune. Occorre però pensare a tutti i cittadini, anche aipiù giovani. Dispiace vedere che spesso si usano misuresoprattutto repressive.

Per chi arriva da nord con l’autostrada, l’in-gresso nel Mendrisiotto non è esaltante: insostanza, si vede poco o niente. Fra agglo-merati, case, capannoni, centri commercialie casinò, non ti assale una gran voglia difermarti. A far che, poi, se non cercare l’af-fare al Fox Town? Sicché tiri dritto e basta.Risultato: il Mendrisiotto è quasi solo unterritorio di transito. I più lo associano aicentri commerciali, al consumismo, perfinoalle rapine transfrontaliere. Ma c’è moltodi più: dalle piccole perle preziose di na-tura e di bellezza ancora incontaminata,fino agli esperimenti sociali e culturali.Nell’attesa delle prossime elezioni comu-nali, ne abbiamo parlato con Giorgio Comi,capolista di Insieme a Sinistra.

di Marco Cagnotti

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Parli dei fatti avvenuti alla Scuola Media di Mendrisio,immagino.

Sì. Crediamo che non si possa attuare solo lo sgomberodegli spazi occupati, recintando e posando telecamere.Quei giovani si sono trasferiti, ma dove? La richiesta ditranquillità è più che legittima, ma l’autorità deve oc-cuparsi anche dei bisogni di incontro di ragazze e ra-gazzi. E il centro giovanile è solo un primo passo, che,sull’esempio di Stabio e Chiasso, dovrà facilitare nuoveoccasioni per i giovani di ogni età. Facendo diminuiregli atti di vandalismo e favorendo il concretizzarsi diprogetti, sogni, utopie.

Come ogni altro luogo, Mendrisio ha problemi maanche risorse. Quali?

Beh, per cominciare direi che, almeno sulla carta, Men-drisio è una città universitaria.

Sulla carta?

Sì, perché in realtà deve ancora consolidare una politicadi sviluppo in questo senso. Il previsto nuovo insedia-mento dell’istituto della SUPSI incrementerà il numerodi studenti. Dobbiamo accompagnare sin d’ora questoprocesso con un’attenzione particolare a occasioni estrutture d’incontro e per la cultura.

Come i musei.

Sì, ma non solo. Occorrono progetti in cui trovino spaziole varie forme d’espressione. E quest’anno, ad esempio,potremo dedicarci ai contenuti del progetto della Fi-landa, vera occasione per una Mendrisio quale attrat-tore culturale a 360 gradi.

E si torna sempre lì: l’attrazione. Cheperò significa movimento… e quinditraffico.

Mendrisio è collocata in posizione stra-tegica rispetto alle vie di comunicazionee ai servizi. Pensa alla ferrovia che ci col-legherà con Varese e che potrà essere unvettore per i pendolari. La Città deve pro-porsi come coordinatrice di un progettoche coinvolga le aziende ma anche i Co-muni di residenza dei frontalieri. E poi,soprattutto, c’è il nostro territorio.Mendrisio può diventare un attrattoredi qualità, una vera città slow dove ilturismo non sia un’altra scusa percostruire di più, ma un’occasione disviluppo culturale sostenibile.

Mendrisio non è isolata. Come vedi i rap-porti con il resto del Cantone?

Solo se si arriverà a un’aggregazione piùampia la città potrà assumere un ruolo impor-tante accanto ai poli di Lugano e di Bel-linzona. L’aggregazione mira adassicurare la qualità della vita dellapopolazione, con un’amministrazionesnella e attenta alle esigenze dei cittadini. Maoccorre pazienza, per consentire a tutti di costruirsiuna nuova immagine di spazio nella quale riconoscerele proprie radici e la propria storia.

Nel contesto cantonale il polo di Mendrisio si dovràconfrontare con un’ingombrante vicina: Lugano.

Lugano è percepita spesso come il luogo del potereeconomico e politico, ma penso sia necessario guar-dare anche in casa nostra. Le connivenze malsane eal limite della legalità devono essere denunciate ecombattute anche a Mendrisio. In una pianificazionecantonale di poli cittadini potremo trovare forme dicollaborazione vantaggiose per tutti. L’importante ènon abbassare la guardia e continuare a valutare leazioni politiche con criteri etici trasparenti. Preferiscodunque pensarci in termini di buon vicinato. A nordcome a sud. Il Mendrisiotto è incuneato nella Lombar-dia: una regione di parecchi milioni di abitanti con cuidobbiamo continuare a collaborare per costruire il be-nessere di tutti.

Se tu fossi eletto, di quale dicastero vorresti occu-parti?

La mia professione mi avvicina ai temi della forma-zione e del mondo del lavoro. In politica continuerei aoccuparmi di ambiente e territorio ma anche di poli-tiche sociali, sulla strada di chi ha lavorato finora.

Per chiudere, due domande fastidiose. A parte i tuoicolleghi nella lista socialista, chi vorresti trovare inMunicipio? E chi invece non vorresti assolutamente?

Guarda, io la metto sul piano della politica più che suquello delle persone, anche perché chi sarà in Muni-cipio avrà ricevuto il pieno appoggio popolare e ilprimo compito sarà quello di dare risposta alle attesedelle cittadine e dei cittadini. Trovando il consenso suigrandi temi, penso di poter lavorare con chiunque.

Non a ogni costo, però: sui principi che caratteriz-zano il nostro schieramento politico e il mio mododi vivere non c’è molto spazio per compromessi.

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UN BENE CHIAMATO

COMUNEdi Rezio Sisini *

Le donne e gli uomini che scendonoin campo per le elezioni comunalidel 14 aprile 2013 si prefiggono didare voce a un programma politicoambizioso, innovativo, concreto esoprattutto profondamente condi-viso. «Un bene chiamato Comune»non è un semplice slogan, bensì unprogetto politico che coniuga igrandi principi e i preziosi valoridella Sinistra con le esigenze e lepreoccupazioni delle cittadine e deicittadini.Stare bene Insieme a Sinistra signi-fica promuovere la politica del vi-vere bene, vale a dire la realiz-zazione personale, le relazioni in-terpersonali e il senso della comu-nità. Oggi per viver bene non si puòcertamente prescindere dal benes-sere materiale, ma si può rifiutarel’idea secondo cui il progresso siraggiunge attraverso l’accumula-zione dei beni. Benessere infatti si-gnifica qualità della vita, nonquantità di beni.La politica del vivere bene aspirapertanto al benessere affettivo, fi-sico e morale della persona e a unrafforzamento della solidarietà ascapito dell’egoismo. La politica delvivere bene combatte chi esasperale fratture, le paure e gli odii, ali-mentando estremismi spesso peri-colosamente semplificati con l’eti-chetta del populismo. La politicadel vivere bene punta sulla cultura(ne sostiene il potenziamento delleistituzioni) e la realtà associativa,perno di un’integrazione che nonesclude nessuno.

Anche la sicurezza è un bene ditutti nel Comune che vuole Insiemea Sinistra. Non bastano i sistemi divideosorveglianza e la polizia: dob-biamo mettere in opera una politicadi umanizzazione e partecipazioneche, attraverso il ricono-scimento della dignità di ogni per-sona, contribuisca a minimizzare ladelinquenza. Insieme a Sinistra in-tende un bene chiamato Comunecome un luogo in cui vivere che vaamministrato come un valore pre-zioso, un luogo in cui all’esasperatacompetitività si preferisce la co-struttiva collaborazione, in cui iltempo e lo spazio non sono più va-riabili di costo e profitto.Giovani, famiglie, anziane/i, stra-niere/i sono il perno di questo benechiamato Comune. Sono l’anima, latesta e il cuore di un concetto di cit-tadinanza partecipativa, doveognuno ha qualcosa da dire percontribuire, con spirito critico e inmodo attivo, alla gestione politica

della città. Promuove pertanto unasocietà in cui le cittadine e i cittadinisiano responsabili e solidali, capacidi tessere relazioni libere da pregiu-dizi.La politica del vivere bene per unbene chiamato Comune vigila atten-tamente su quelle straordinarie ri-sorse che sono l’ambiente, l’energiae il territorio. In quest’ottica sostieneuna pianificazione equilibrata e ri-spettosa della natura (per il com-parto Valera) e progetti come ilParco del Laveggio e l’ampliamentodel Parco di Villa Argentina. Tute-lare l’ambiente significa anche con-trastare il traffico, l’inquinamento,puntando sui trasporti pubblici e lamobilità aziendale. Insieme a Sini-stra crede inoltre che un’economiadel territorio abbia bisogno di unapolitica turistica attenta ai valoriculturali e locali e aperta sul mondo.E non incentrata sullo shopping:Mendrisio non si riduce al FoxTown. Insieme a Sinistra è del restocontraria all’apertura domenicaledei centri commerciali di grandi su-perfici e critica ogni forma di dere-golamentazione degli orari dilavoro. Un bene chiamato Comune sibasa anche su un’economia socialee solidale, sulla valorizzazione del-l’economia del territorio e sul pro-movimento dell’occupazione.Combatte pertanto ogni forma dipressione verso il basso dei salari eogni forma di precariato.

* Capogruppo di Insieme a Sinistra in Con-siglio comunale

Il programma di Insieme a Sinistra si arti-cola sostanzialmente in quattro capitoli –ambiente e territorio, economia e lavoro,benessere, cittadinanza attiva – all’internodei quali vengono illustrate le linee guidadell’azione politica. Dando ampio spazioall’altra metà del cielo – unica formazionepolitica ad avere una maggioranza di donnesulla lista del Municipio (4 su 7) e unabuonissima presenza su quella del Consi-glio comunale (26 su 60) – Insieme a sini-stra coltiva davvero l’idea che ladimensione di genere sia importante perun modo diverso di fare politica.

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La cultura è prima di tutto conte-nuto, sostanza. È il pane della co-scienza e della conoscenza. È lospecchio in cui si riflettono visioni eprogettualità dell’ente pubblico, chedeve indicare una linea. E deve so-prattutto credere nella cultura,come i Comuni di Chiasso e Lugano,che ne hanno compreso il valore,anche attraverso una coraggiosapolitica di investimento.Se Mendrisio vuole un centro cultu-rale davvero di qualità, occorreanche un personale qualificato, in-novativo, con una buona rete dicontatti (locali, nazionali e interna-zionali) all’altezza del compito efuori da logiche clientelari. Nonbasta un animatore a tempo par-ziale. Ci vogliono maggiori risorse.Ci vuole ambizione. La creazione

LA CULTURA, IL SALE E IL LIEVITO

a cura di Insieme a Sinistra

del ruolo professionale dell’opera-tore culturale è dunque importante,come è indispensabile creare unaCommissione culturale e un comi-tato scientifico che possano coadiu-vare l’operatore culturale nelledecisioni riguardanti gli aiuti finan-ziari. Per evitare che gli obiettivi diredditività economica abbiano il so-pravvento su quelli della politicaculturale, è necessario promuoverelo sponsoring culturale attraverso ilmodello della partnership pubblico-privato. Vale la pena ricordare chela cultura è anche una forma – vera– di attrazione turistica, quindi unaricchezza economica.Tuttavia l’attuale crisi congiuntu-rale incide sul consenso che colpi-sce la cultura, considerata dabuona parte della classe dirigente

La cultura occupa un posto importante nel programma politico di Insieme a Sinistra (IaS).Uno dei progetti che andrà seguito con molta attenzione è quello della ex Filanda, stabileche ospiterà un centro culturale con biblioteca, ludoteca, emeroteca, videoteca, spazi perassociazioni. A nostro avviso dovrà anche accogliere l’archivio comunale, un patrimoniodocumentario che deve essere conservato in base a seri criteri (comprese le condizioniambientali). L’annullamento della decisione del Consiglio comunale (che aveva stanziatoun credito di 6 milioni di franchi per la prima tappa della ristrutturazione dello stabile)da parte del Consiglio di Stato – secondo cui spetta al Legislativo che uscirà dalle urne ilprossimo 14 aprile esprimersi sul credito – ci offre l’occasione di fare maggiore chiarezzasu un progetto per il quale mancano i contenuti.

un inutile orpello. Errore fatale! Pernoi la cultura è un elemento essen-ziale di una coscienza civica fon-data sui valori della partecipazione,del pensiero critico, dell’approfon-dimento. Contestiamo l’idea se-condo cui la cultura sarebbe uncosto improduttivo, in cui investiresolo con il contagocce o, peggio, datagliare in nome di una non meglioprecisata idea del risparmio. La cul-tura non è solo un servizio reso allacittadinanza, bensì un bene comuneche rafforza la collettività e l’iden-tità. Noi crediamo nel valore pub-blico della cultura, nella suacapacità di produrre senso e benes-sere, nella sua funzione di com-prensione del presente e diapertura verso gli altri e il mondo,nel suo ruolo di stimolo per lo svi-luppo dei saperi.Riteniamo fondamentale promuo-vere e riconoscere il lavoro giova-nile nella cultura, perché lacreatività e l’innovazione sono indi-spensabili per progettare il futuro.È pertanto fondamentale promuo-vere una politica di sostegno allenuove leve, attraverso concorsi conpremi in denaro che permettano aigiovani artisti di dedicare un certoperiodo alla creazione, senza pre-occuparsi degli aspetti finanziari(pari opportunità a parità di ta-lento).Garantire la libertà dell’arte è unpunto essenziale. Nessuno può in-tervenire su contenuti, metodi otendenze dell’attività artistica, re-stringere lo spazio d’interventodell’artista o addirittura sottoporrequesto processo creativo a regola-mentazioni vincolanti per tutti.Insieme a Sinistra promuove ancheil concetto di coesione culturale in-teso in senso moderno, dove risultaimportante preservare le peculia-rità culturali del paese e nellostesso tempo promuovere gliscambi culturali fra le diverse co-munità presenti sul territorio (plu-ralismo culturale).La cultura è essenziale per una so-cietà equa, solidale, libera e aperta.

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FUSIONELA VERA

di Milena Garobbio

L’esperienza di questi ultimi diecianni ha indicato la necessità di rive-dere la legge sulle aggregazioni, fo-calizzando la modifica su un punto:la definizione di un piano cantonaledelle aggregazioni. Si tratta di undocumento che indicherà gli indi-rizzi della politica cantonale in ma-teria, con l’obiettivo principale dicostituire dei comprensori aggrega-tivi che dovranno rispondere a di-versi criteri legati alla coerenzaterritoriale, alla dimensione demo-grafica e alla sostenibilità econo-mico-finanziaria. Il Cantone, incollaborazione con i Comuni, defi-nirà lo scenario della futura pianifi-cazione aggregativa.Tra poche settimane si concretiz-zerà la terza tappa aggregativadella grande Mendrisio, con l’ade-sione di Besazio, Ligornetto e Me-ride, che segna un importantetraguardo: una città-polo di 14 milaabitanti. Tuttavia, per motivi legati

Di aggregazioni nel Mendrisiotto si è iniziato a parlare dagli anni 2000, con l’entrata in vi-gore della Legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni. Una legge voluta in primoluogo per incoraggiare le periferie ad affrontare le sfide del futuro con la formazione diistituzioni locali allargate: nuovi Comuni in grado di amministrarsi in modo autonomo, diassicurare agli abitanti migliori servizi e qualità di vita, di promuovere progettualità, possi-bilmente rispettando e valorizzando le caratteristiche locali. Ciò ha effettivamente favoritoe incoraggiato diverse aggregazioni in tutto il Cantone. La regione del Mendrisiotto, in questolasso di tempo, ha elaborato e votato ben sette progetti. Alcuni sono andati a buon fine: trelegati all’agglomerato di Mendrisio e due alla Valle di Muggio (sponda destra con CastelSan Pietro e sponda sinistra con Breggia). Invece sono stati abbandonati i progetti aggre-gativi del Basso Mendrisiotto (Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo) e di Stabio-Ligornetto.

prevalentemente a un contributo fi-nanziario cantonale inferiore alleaspettative, alcuni Comuni coinvoltivi hanno rinunciato, posticipandocosì la fine del processo aggregativodell’alto Mendrisiotto.Le aggregazioni non vanno però pro-mosse valutando solo gli aspetti fi-nanziari e la gestione del presente.Occorre piuttosto stimolare un ripen-samento del ruolo dell’ente locale,nella prospettiva di uno sviluppo re-gionale, di una nuova organizzazionedel territorio e, non da ultimo, dellapromozione delle pari opportunità.Questo serve affinché anche la popo-lazione si senta parte di una nuovacomunità. Non basta ingrandire unComune aggiungendo territorio. Lavera fusione si concretizza in unasintesi di progetti, aspirazioni e vi-sioni a medio-lungo termine, chedeve produrre consenso e condivi-sione, proiettandoci verso il futuro:questo è il valore vero della nuova

comunità a cui dobbiamo aspirare enella quale vogliamo riconoscerci,così da produrre una nuova identitàterritoriale.L’agglomerato del Mendrisiotto ap-profitta della presenza di due centri,Mendrisio e Chiasso, con funzioni eruoli complementari tra loro (pre-senza di svariate attività legate al-l’economia, alla cultura, all’istru-zione, ai servizi sociali e sanitari). Sitratta di una regione dinamica, chepresenta però degli squilibri. Ilbasso Mendrisiotto si dovrà prestodedicare alla sua riorganizzazionese vuole acquisire forza contrattualee rimanere competitivo in termini disviluppo economico e sociale.Un processo aggregativo rappre-senta certamente un’opportunitàper razionalizzare e riqualificare inmodo intelligente il nostro compren-sorio, per offrire servizi uniformi sututto il territorio, per favorire lacreazione di opportunità economi-che, per promuovere progetti chenascono direttamente nella nostraregione. Tuttavia il solo cambia-mento di una forma istituzionalenon garantisce di per sé progresso ebenessere: questi ultimi derivanosempre dalla volontà e dall’entusia-smo che tutti noi dobbiamo metterenell’azione politica, credendo in unprogetto condiviso.

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a cura del Coordinamento PS Mendrisiotto

Il Mendrisiotto nell’ultimo ventennio ha assunto unadimensione urbana. Le aggregazioni avvenute e incorso stanno delineando la presenza di tre poli eco-nomicamente forti, Chiasso, Mendrisio e Stabio, at-torno a cui rimangono comunque dei nucleiperiurbani relativamente importanti. Nonostanteciò, le problematiche da affrontare sempre più ol-trepassano i confini comunali, anche per cittadinecome Chiasso e Mendrisio. Per indirizzare lo svi-luppo regionale dei prossimi anni, prima che si ar-rivi, come è auspicabile che sia, a un unico Comunedel Mendrisiotto, bisogna dare risposte politicheconcrete. Vista la mancanza di un ente intermedioregionale, oggi sono i consorzi a doversi occuparedi questioni intercomunali, ma le modalità di costi-tuzione di questi enti penalizzano i partiti di mino-ranza, che spesso non sono rappresentati e perdonol’opportunità di dare il proprio contributo.Come Coordinamento PS Mendrisiotto, da qualcheanno ci chiniamo su temi regionali cercando di tes-sere una rete di contatti tra i vari rappresentantisocialisti nei Municipi e nei Consigli comunali deldistretto. Un coordinamento regionale forte nonsolo permette di affrontare per tempo l’agenda po-litica, ma crea anche quel legame personale di so-lidarietà reciproca fra persone che hanno messo illoro tempo a disposizione della cosa pubblica e chea volte possono sentirsi sole a difendere principi cheinvece sono comuni. In quest’ottica è fondamentaleun ruolo politico oltre che organizzativo del Coordi-namento, perciò auspichiamo un contributo attivoda parte di tutti gli eletti, in primis dei municipalidei tre poli.Se pensiamo alle problematiche da affrontare, nonpossiamo che ribadire la necessità di un coordina-mento anche politico. Per quanto riguarda l’acque-dotto a lago, sarà di fondamentale importanzapartecipare al costituendo consorzio per ribadire lanecessità di mantenere anche le fonti locali di ap-provvigionamento. Bisognerà poi affrontare il temadello sviluppo economico del distretto, sempre piùspostato verso un’industria logistica e manifattu-riera che non riesce a dare posti di lavoro per i re-sidenti. Inoltre sta arrivando alla saturazione la reteviaria, ma i progetti pendenti, influenzati da sceltenazionali e internazionali, rischiano di avere un im-patto devastante per il Mendrisiotto: si vedano ilraddoppio del tunnel del Gottardo e la continua-zione della superstrada da Stabio fino al Gaggiolo.Abbiamo pure la questione degli scarti vegetali, chestanno tappezzando l’alto Mendrisiotto e la cui ge-stione secondo noi dovrebbe essere pubblica e nonprivata. Infine c’è la realtà delle case per anziani,che dovrebbe essere coordinata a livello regionale,ipotizzando addirittura un ente distrettuale nellostile dell’Ente Ospedaliero Cantonale. E queste sonosolo alcune delle sfide che ci aspettano.

La realtà del Mendrisiotto

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Ancora oggi una forte azione educa-tiva passa attraverso la conoscenza.Bisogna parlare dei nostri luoghi, delnostro territorio. Bisogna portare lepersone a visitarlo, anche là dove èterra desolata. A volte il solo vederecome questa terra è stata abusata fanascere riflessioni forti, che possonoportare a dire «Basta, così non puòpiù continuare». Riprendo voluta-mente uno degli slogan a favoredella votazione sulla revisione dellaLegge sulla Pianificazione del Terri-torio (LPT), del 3 marzo scorso, perevidenziare come oggi in Svizzerasiamo arrivati a un punto di rottura.Il cittadino svizzero non si riconoscepiù nel paesaggio che ha creato negliultimi anni, si sente un estraneo inmezzo al cemento. E questo non gliva bene. Quella del 3 marzo è statauna votazione importantissima, chepermetterà di riqualificare aree ur-bane e periurbane dove la relazionetra progresso e qualità di vita nonregge più. Questa revisione è statasostenuta da un fronte molto ampio:Consiglio federale, Consiglio di Stato,associazioni ambientaliste, associa-zioni professionali, associazioni deiComuni, politici nazionali e locali diogni schieramento. Peccato che aMendrisio eminenti politici si sianoschierati contro, nonostante il Men-drisiotto e Mendrisio stesso possanotrarre benefici enormi da questa re-visione della legge.

Lo sviluppo è visto ancora comedato di accumulazione economica,a vantaggio di élite locali che pro-muovono interventi di speculazioneedilizia e non solo. Pensiamo adesempio al significato della parola«alto standing». Il punto di vistadei cittadini è trascurato: si fannoprogetti già definiti e per questo ri-tenuti «necessari». È il contrario diquanto avviene in alcune democra-zie del Nord Europa, dove prima si

Thomas S. Eliot ha intitolato unodei suoi più famosi poemi «La terradesolata». Uscire da un pensierosolo tecnico porta a riflettere sullanostra condizione e consapevo-lezza interiore e quanto si realizza,visibilmente, fuori di noi. In altreparole, tra etica ed estetica. Le duecose hanno a che fare, non credi?

Certo. Una società basata sul con-sumo non può che produrre unamecca degli acquisti come il FoxTown. Una società basata sul pro-fitto a breve termine non può che in-terpretare il territorio come un beneda sfruttare. Questo ci ha portato aperdere il rispetto dell’ambiente incui viviamo, e lo vediamo quotidia-namente nel paesaggio che ci cir-conda. Passeggiando lungo ilLaveggio ci troviamo spesso in una«terra di nessuno», dove discaricheabusive e zone industriali disordi-nate si alternano costeggiando ilfiume da Riva San Vitale fino a Sta-bio. Quello che ci circonda nutre inostri pensieri. Se siamo circondatidal caos, finiremo per produrre perforza ulteriore caos. Non ha nessunsenso andare a cercare il «bello» incima alle montagne: dobbiamo col-tivarlo nel giardino di casa nostra.Per questo motivo i Cittadini per ilterritorio hanno promosso un pro-getto di Parco del Laveggio: forseuna provocazione dal punto di vista«tecnico», ma una rivoluzione, per icittadini del Mendrisiotto, dal puntodi vista culturale.

Il rapporto tra paesaggio e personanon è definibile genericamente,perché integra la dimensione com-plessiva del territorio: natura, re-lazioni umane, condizioni di vita.Come favorire una community sen-sibile, se non con un’azione politicadi base, promossa in senso educa-tivo?

Tanto quotidiano da essere invisibile per i nostri occhi distratti, il territorio è però lospazio la cui conoscenza è imprescindibile per sviluppare riflessioni forti, per essere attorie non più comparse. Non farlo significa lasciare lo sviluppo alla mercé della logica delprofitto. Ci siamo fermati a discuterne con Ivo Durisch.

E PAESAGGIOPERSONA, POLITICA

di Massimo Daviddi

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colgono le esigenze e le propostedei cittadini e poi si valuta e si de-cide. Da noi la persona non è at-tore, ma comparsa.

Se pensi alle villette che hanno in-vaso la pianura dell’alto Mendri-siotto e un po’ tutto il Ticino, haiperfettamente ragione. Questa ca-setta chiavi in mano è stata vendutaalle famiglie come una condizionenecessaria per avere una buonaqualità di vita. Il cittadino nella no-stra realtà compra la casa o l’appar-tamento così come compra i vestitial Fox Town. Imitare oggi il modellonordico non è ancora possibile, per-ché le persone non sono più abituatea sentire le proprie esigenze, masono abituate ad acquisirle. È inevi-tabile, allora, che a decidere i destinidel nostro territorio siano gli immo-biliaristi che interpretano la logicadel profitto. Bisogna che primanasca una consapevolezza diversa dispazio privato e di spazio comune.Vorrei fare ancora un altro esempioper capire cosa è successo e cosa staancora succedendo. I politici locali ciripetono continuamente che ab-biamo assolutamente bisogno dinuove zone industriali perché la ri-chiesta di terreni liberi è enorme.Alla fine crediamo anche noi che sidebba sacrificare ulteriore terrenoagricolo all’industria. Ma chi diceche zone industriali con posti di la-voro a basso costo e a basso valoreaggiunto, produttrici di un trafficoindotto insostenibile, facciano benealla nostra economia, al nostro ter-ritorio e alla nostra qualità di vita?Evidentemente lo dice chi ne trae unprofitto. E spesso i politici locali nonsono privi di conflitti d’interesse.

Pensi che la politica, trovandoanche alleanze trasversali laddovepossibile, per essere credibile edefficace debba cogliere, promuo-vere un’idea di cittadinanza attiva,«dal basso»?

La cittadinanza attiva è un tentativodi tornare a pensare in maniera piùlibera e svincolata a quello che po-tremmo chiamare il bene della col-lettività. La cittadinanza attivapermette al cittadino di riappro-priarsi della sua funzione. Anche ilpolitico, quando si rende conto chenon riesce più ad afferrare i bisognidella collettività, deve ritornare allacittadinanza attiva superando lebarriere partitiche. A Mendrisio, aproposito del comparto Valera, vistele difficoltà nell’avere un dialogo conil Municipio, i Cittadini per il territo-rio insieme alla Società agricola delMendrisiotto hanno dovuto lanciare

CHI ÈIvo Durisch è coordinatore del PS Men-drisiotto e dell’associazione Cittadini per ilterritorio. È membro della direzione del PSTicino. Vive aRiva San Vitale,dove è vicesin-daco e dovesvolge l’attivitàdi consulente in-formatico.

una petizione dal nome «Resti-tuiamo Valera all’agricoltura» cheha raccolto 6’850 firme. Speriamoche i politici si facciano finalmenteinterpreti anche di questa evidentevolontà. Operazioni così, oggi, sononecessarie e dovrebbero indurre ipolitici a riflettere sulle propriescelte. Se guardiamo le propostedell’attuale Consiglio federale, pos-siamo dire che interpretano con co-raggio quello che hanno vistovenire «dal basso»: pensiamo allamoratoria sul nucleare e alla già ci-tata revisione della LPT.

Andrea Zanzotto, uno dei grandipoeti italiani del Novecento, an-dava bambino per i campi con suopapà pittore, dunque stava nelpaesaggio, come lui dice «ricavan-done una forza di bellezza e tran-quillità». La distruzione di questo,dice Zanzotto, «è stata per me unacosa atroce, perché satura delpassato più caro». Un progettopolitico locale dovrebbe dire aogni persona che non c’è futurosenza memoria o, meglio, senza lememorie. Cosa ne pensi?

Zanzotto è stato fortunato perchédentro di sé porta un paesaggio chenei ricordi gli comunica bellezza etranquillità. Noi viviamo in un pae-saggio che ci comunica disarmoniae agitazione. La mia generazione ècresciuta come il poeta, in un Men-drisiotto ancora parzialmente ru-rale, e oggi vive una realtàperiferica molto vicina alla «terradesolata» di Eliot. Ma cosa porte-ranno dentro gli adulti di domani?Dobbiamo poter avere dei luoghiinteriori che ci comunicano pace etranquillità, altrimenti diventiamouna società malata. In questo sensoè nostro dovere conservare questispazi là dove ancora esistono e so-prattutto là dove viviamo. Tu diciche «non c’è futuro senza memo-ria». Ebbene, dobbiamo anche ri-cordare cosa è successo per nonripeterlo. La zona di San Martino èuno scempio urbanistico e viario dicui i politici dicono di non essereresponsabili: «È stata una svistache non si ripeterà». I cittadini de-vono ricordarsi San Martino comeera prima e come è adesso, per evi-tare che lo stesso disastro capiti al-trove. Non dimentichiamo che neiprossimi anni si giocherà il futurodella Campagna Adorna.

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CHI ÈLisa BosiaQuand’ero piccola m’innamoravo di tutto e correvo dietro ai cani.Più di ogni dato anagrafico mi rappresenta la musica di Fabrizio DeAndré, la sua curiosità per il diverso, l’inesplorato, per la ricchezzadell’umanità dolente, fuori e dentro di sé.Per me, fare attività politica significa lottare per assicurare a tuttidignità e partecipazione alla vita sociale, per costruire una societàche sia la realizzazione di un sogno collettivo e non appannaggiodei consigli di amministrazione delle grandi banche. Credo ferma-mente in una società multiculturale, aperta e solidale, ed è per que-sto principio che mi batto.

Sono nata in montagna, in Valle di Blenio, e sono cresciuta sul mare,a Cesenatico. Da 16 anni vivo in campagna a Mendrisio, nel quartieredi Genestrerio. Le mie passioni, oltre all’umano, sono la politica, lanatura, i viaggi e l’educazione in senso lato.Ho studiato lavoro sociale alla SUPSI e dopo20 anni di lavoro, per festeggiare l’entratanegli «anta», mi sono regalata un anno dicongedo per riposare, riflettere, studiare,fare volontariato e viaggiare un po’.Mi si può trovare su Facebook sotto lopseudonimo di Sun Scià Mii.

CHI ÈDaniele StangaVivo a Besazio da 17 anni e sono in Consigliocomunale dal 1999, membro della commis-sione della gestione per le tre legislature epresidente del Consiglio comunale nel 2007.Sono sposato e ho tre figli. Di formazione in-fermiere, lavoro dal 1996 presso il CentroDiurno Terapeutico di Pro Senectute Ticino eMoesano a Balerna.Collaboro da anni con l’Associazione Giullari diGulliver nell’organizzazione di colonie per ado-lescenti (Lazzi di Luzzo) e del Festival Inter-nazionale di Narrazione dei paesi dellaMontagna che si svolge ad Arzo. Faccio partedel gruppo Confabula. Sono pure nella com-pagnia teatrale UHT, che, in collaborazione conl’ufficio di prevenzione dei maltrattamenti dellaPro Senectute Ticino e Moesano, presenta unTeatro Forum sui maltrattamenti nei confrontidelle persone anziane (sia in istituto sia a do-micilio).Dal 1994 ho la possibilità di lavorare a tempoparziale, così da condividere con mia moglie,che pure non lavora a tempo pieno, la respon-sabilità e soprattutto l’opportunità di crescerei nostri figli riuscendo a conciliare al meglio l’at-tività professionale con quella di «casalingo».Gli aspetti della po-litica che mi stannopiù a cuore sono,da sempre, quellilegati alla gestionedel territorio e allasocialità.

CHI ÈGrazia BianchiHo studiato a Zurigo, dove tra l’altro ero attivain gruppi di donne per la parità dei diritti econtro la violenza. Insegno tedesco e francesealla Scuola Media di Morbio. Dal 2000 militoin SOS Mendrisiotto Ambiente e dal 2003sono nel comitato dell’Associazione Traffico eAmbiente (ATA). Nel 2010, assieme a ungruppo di persone accomunate dalla preoc-cupazione per il progressivo degrado di pae-saggio e ambiente del Mendrisiotto, hocontribuito a dar vita all’associazione Cittadiniper il territorio. Dal 2003 sono consigliera co-munale a Besazio.Mi stanno dunque a cuore le problematichelegate alla scuola, ai giovani, alla questionefemminile. Negli ultimi anni il mio impegno siè focalizzato in particolare sulla necessità diconservare e recuperare quanto di naturalerimane sul fondovalle del Mendrisiotto, con-vinta che la qualità della vita delle persone di-penda in gran parte dalla qualità del territorioin cui vivono.Da indipendente, condivido pienamente il pro-gramma di Insieme a Sinistra, che pone alcentro la politica del vivere bene, intesa comeopportunità per ognuno di aspirare a una vitasociale, affettiva, lavorativa dignitosa, in unComune che assi-curi formazione, oc-cupazione, buonecure, alloggio, am-biente sano, acco-glienza per tutti/e.

LA SQUADRACHI ÈGiorgio ComiDa sempre nel Mendrisiotto, con la mia famiglia vivo da 30 formazione di adulti e di nuove tecnologie e progetto azion fatto di tutto, con le mani e con la testa. Dall’Associazione IN Svizzera e all’estero, fino alla vigna da curare, dal progetto e la nostra simpatica auto elettrica, fino alla vendita di libri d moglie Delia, per finanziare progetti di aiuto, e alla fondazione di persone alla ricerca di un lavoro e di riqualifica. Facendo, del mondo in cui viviamo e di dare una mano come posso p Utopie? Perché no? Una spinta ideale mi aiuta a gestire la qu

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CHI ÈFrançoise GehringSono nata a Mendrisio. Ho studiato Lettere all’Università di Ginevra,dove ho visto nascere la prima libreria per donne, L’Inédite. Femmini-sta, lotto da sempre per le pari opportunità. Mi porto appresso originibizantine e cime tempestose. Irrequieta, fatico a trovare terra ferma…e si vede dalla mia mobilità professionale.Sono nata con una matita in mano. Forse per questo sono diventatagiornalista. Presumo che la voglia di combattere ingiustizie e discri-minazioni mi abbia spinto a lavorare anche come sindacalista. Ho solouna certezza: non c’è vita senza poesia.Mi candido per Insieme a Sinistra perché mi riconosco nei suoi valori e negli obiettivi: il benecomune, che mette al centro relazioni umane, rispetto del territorio e dell’ambiente, qualitàdel lavoro e cultura. Diverse le mie guide femminili. Ne cito solo alcune: Emily Dickinson, LuceIrigaray, Virginia Woolf, Rosa Luxemburg, che non ha mai smesso di rivendicare la propriaumanità e il diritto alla felicità. Amo il suo slogan «Vogliamo il pane e le rose»: i diritti primarida soli non bastano, ci vogliono dignità, rispetto, amore, libertà, poesia. Presiedo il Gruppodonne dell’USS Ticino e Moesa e sono membro di comitato del Soccorso Operaio Svizzero.Vivrei circondata da peonie, rose e gelsomini.

CHI ÈVera Bueller CavadiniMi sono diplomata in arti grafiche e sonotitolare di un ufficio «Media» a Ligornetto.Da 20 anni sono la responsabile della gra-fica per le campagne nazionali dell’UnioneSindacale Svizzera. Da 30 anni lavoroanche come giornalista per la televisione eper alcune testate della Svizzera tedesca,come la «Weltwoche» (prima di Blocher), il«Beobachter» e altri.Sono cresciuta a Lucerna, dove ho vintouna borsa di studio per la letteratura, con-ferita dalla Città e dal Cantone. Quale do-cente di Marketing e comunicazione pressola «Hochschule Luzern - Design &Kunst/FMZ», cerco di trasmettere le mieconoscenze ed esperienze professionalialle giovani generazioni.Sono nel Consiglio comunale di Ligornettodal 2008, come rappresentante degli Indi-pendenti nel gruppo Unità della Sinistra, esono membro della commissione edilizia,della pianificazione e dell’Azienda acquapotabile e gas. Come rappresentante delgruppo Unità della Sinistra e Indipendentidi Ligornetto, mi sono fatta garante di unapolitica dei fatti, indipendentemente dagliinteressi particolari e mantenendo una miaautonomia di giudizio. Per me sono impor-tanti i bisogni, lepreoccupazioni ele paure dei citta-dini, per esempioquando subi-scono i problemidel traffico.

CHI ÈTito MaffiorettiSono nato nel 1956 e sono cresciuto a Ruvigliana, sulla collina del Bré. Dal 1988 vivo con miamoglie, una momò, e mia figlia nel Mendrisiotto, e da oltre 20 anni siamo domiciliati ad Arzo.Dopo 10 anni a Ginevra per gli studi di pedagogia e le prime esperienze lavorative, nel 1985sono tornato in Ticino e da allora lavoro presso la Fondazione Amilcare, prima come educatoree dal 1989 in qualità di responsabile di un foyer per adolescenti.Da sempre sono interessato e immerso nella politica, grazie a mio padre, municipale socialistanell’allora Comune di Castagnola. Politica che pratico dal mio arrivo ad Arzo, dove sono statoattivo per nove anni in Consiglio comunale, nella commissione opere pubbliche, e negli ultimicinque anni come capogruppo. Nell’ultimo quadriennio ho rappre-sentato Insieme a Sinistra nella commissione di quartiere di Arzo.Prioritaria per me è l’idea del bene comune, ben espressa nel pro-gramma politico del gruppo. Credo sia sempre più urgente tornarea pensare a quanto ci circonda in termini di comunità, recuperandoconcretamente il concetto che lo stare bene della collettività favorisceil benessere di ognuno.

anni a Mendrisio. Mi occupo di ni di incontro interculturale. Ho

Noltre per sostenere progetti in Swiss2Grid, con i pannelli solari

di seconda mano insieme a mia di Labor Transfer, per occuparmi

cerco di leggere la complessità per una maggior comprensione.

uotidianità.