Per non sofferenza nella Il fil di...

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CRONACA INTERNA 2 CRONACA ESTERNA 4 CULTURA E SPETTACOLO 6 SPORT 10 VIAGGI 12 SPECCHIO DEI TEMPI 14 METAMORFOSI 18 GIOCHI 20 SOMMARIO: Data 31/07/13 Anno IX Numero 2 Per non perdersi nella sofferenza REDAZIONE COORDINATORI: dott.sa A.Velardi dott.sa S.Trabucchi CONTROLLO QUALITA’: dott.sa S.Trabucchi PROGRAMMAZIONE: dott.sa A.Velardi REDATTORI: Patrizia S., Patrizia B, Claudio P., Stefano M., Claudio Pr., Samuela B. Il fil di arianna CANOA CANOA CANOA CANOA BONSAI BONSAI BONSAI BONSAI LOURDES LOURDES LOURDES LOURDES

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CRONACA

INTERNA

2

CRONACA

ESTERNA

4

CULTURA E

SPETTACOLO

6

SPORT 10

VIAGGI 12

SPECCHIO DEI

TEMPI

14

METAMORFOSI 18

GIOCHI 20

SOMMARIO:

REDAZ IO NE

• Notizia 1

• Notizia 2

• Notizia 3

• Notizia 4

Data 31/07/13

Anno IX Numero 2

P e r n o n p e r d e r s i n e l l a

s o f f e r e n z a

REDAZIONE

COORDINATORI:

dott.sa A.Velardi

dott.sa S.Trabucchi

CONTROLLO QUALITA’:

dott.sa S.Trabucchi

PROGRAMMAZIONE:

dott.sa A.Velardi

REDATTORI:

Patrizia S., Patrizia B, Claudio P., Stefano M., Claudio Pr.,

Samuela B.

Il fil

di arianna

CANOACANOACANOACANOA

BONSAIBONSAIBONSAIBONSAI

LOURDESLOURDESLOURDESLOURDES

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ANNO IX NUMERO 2

Con l’avvicinarsi (speriamo!…) del bel tempo

le persone degenti e del DH, hanno iniziato a

utilizzare lo spazio comune del cortile interno

che è sempre molto frequentato; PERCHE’???

E’ l’unico posto in cui si può respirare aria fre-

sca per potersi, riunire tutti a fare 4 chiacchie-

re senza parlare sempre di ospedale e bersi

anche un caffè.

Il nostro cortile purtroppo attualmente è poco

curato, sotto tutti i punti di vista: arredi e ar-

redo verde, che danno un’ immagine non piace-

vole agli occhi di tutti.

Vorremmo avere un posto confortevole e

accogliente dove poter trascorrere il tempo

in armonia dopo tutti questi giorni bui!

Ci piacerebbe proporre alcune soluzioni om-

breggiate per migliorare il cortile, ad esempio

vorremmo avere dei gazebo o quattro o cin-

que ombrelloni per riparare dal sole cocente

estivo noi e i nostri parenti, e possibilmente

qualche aiuola con dei fiori, se possibile ci pia-

cerebbe anche una macchinetta con gelati vi-

sto che non tutti possono uscire!

Sotto i gazebo e gli ombrelloni magari disporre

dei tavoli adeguati per chi è in carrozzina e di-

sporre un numero adeguato di sedie, possibil-

mente uguali visto che quelle che ci sono ora

sono tutte spaiate…e anche l’occhio vuole la

sua parte.

Nonostante fra noi ci siano fumatori ci dà fasti-

dio vedere per terra delle cicche, sarebbe op-

portuno posizionare dei portacenere da terra

(cilindrici dove la sigaretta, se buttata dentro,

scompare).

Per dare un decoro a tutto lo spazio sarebbe

bello vedere qualche pianta verde e fiorita per

dare un tocco di colore… ma che soprattutto

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CRONACA INTERNA

IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...

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ANNO IX NUMERO 2 Pagina 3

CRONACA INTERNA

non vengano abbandonate a sé in quanto le

piante secche danno una immagine di incuria.

Questo comporterà una persona che accudi-

sca il cortile per i fiori la pulizia e tutto ciò ine-

rente al cortile.

Dato che siamo quasi tutti in carrozzina la pa-

vimentazione ci crea delle difficoltà special-

mente per chi ha dolore!

Infatti il fondo è in molti tratti sconnesso e pas-

sarci sopra crea difficoltà a chi sta incomincian-

do a fare qualche passo e non è facilmente agi-

bile a chi è in carrozzina.

Lavoriamo molto sull’autonomia, ma poi quan-

do siamo fuori in cortile non riusciamo a muo-

verci.

Vorremmo una pavimentazione liscia o almeno

una corsia liscia dove poter transitare senza

fatica sia per noi che per chi arriva in barella.

Saremmo anche disposti a fare una raccolta

fondi a offerta libera per partecipare alle spese

da voi sostenute per le migliorie da noi propo-

ste.

Siamo disposti a fare questo perché per noi è

molto importante questa area ed è un vero

bisogno visto che stiamo tutto il giorno in un

ambiente fatto di letti di ospedale, flebo, malati.

Speriamo vivamente che accogliate questa

nostra richiesta ringraziandovi anticipatamente,

ci teniamo a sottolineare che queste migliorie

darebbero non solo un sollievo a noi, ma sareb-

bero un guadagno anche per l’immagine della

struttura.

P.B, C.P, P.S, C.S

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ANNO IX NUMERO 2

Nel medioevo, la festa di san Giovanni coin-

cideva con il ‘’rito pagano del solstizio d’

estate’’, un rito che portava la terra dal predo-

minio lunare a quello solare, il rito serviva per

esorcizzare la paura del cambiamento, in quella

notte breve, ma carica di energie, sulle colline

e sui monti accendevano fuochi per cacciare

demoni, streghe e prevenire le malattie.

Nel 602 d.C. esisteva in città una chiesa in

onore di san Giovanni fondata dal duca Agilufo

e la regina Teodolinda

L’usanza particolare della festa era il ‘’dono

della carità’’ cioè un pane benedetto condito

con pepe e zafferano, simbolo della semplicità e

umiltà della civiltà cittadina che veniva offerto a

tutte le autorità.

Finita la messa ci si preparava alla processio-

ne che coinvolgeva tutti i cittadini e i perso-

naggi più influenti con a capo il vescovo.

Nel diciannovesimo secolo si trascorreva la fe-

sta pregando e cantando inni in onore del san-

to, in piazza Castello si ergeva il farò, ancora

adesso si accende il farò e tutti attendono con

ansia che cada il trespolo, infatti se cade verso

Porta Nuova sarà un anno fortunato e se cade

dall’ altra parte sarà sfortunato.

La festa di san Giovanni fa parte delle celebra-

zioni dei giorni sostiziali insieme alla festa di

san Giovanni Evangelista (27 Dicembre), si

pensava che l’uno fosse guardiano dei giorni

sostiziali d’inverno mentre l’altro dei giorni esti-

vi; la data del 24 Giugno è stata scelta per via

della testimonianza di Luca scritta sul Vangelo

secondo il quale

Maria andò a tro-

vare Elisabetta nei

giorni dell’ An-

nunciazione ed è

così che fu stabili-

ta la nascita di san

Giovanni Battista,

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CRONACA ESTERNA

STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI

SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO

DI TORINO DI TORINO DI TORINO DI TORINO

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che è l’unico santo di cui si festeggia la nascita

a differenza degli altri di cui si festeggia la morte

cioè la nascita al cielo.

Tra i riti propiziatori più curiosi c’era quello di

bruciare nel farò erbe vecchie e raccoglierne

di nuove per conoscere il futuro ed assicurarsi

buoni raccolti, proteggere dalle malattie il be-

stiame.

Per le donne che non riuscivano ad avere figli,

dovevano sdraiarsi sull’erba e farsi bagnare dalla

prima rugiada di quella notte capace di guari-

re.

In conclusione questa festa si può considerare

un intreccio tra la tradizione cristiana e quella

pagana ed è molto considerata dai torinesi per-

ché san Giovanni è patrono della città.

A Torino si festeggia in questo modo: i negozi

del centro e di via Po sono aperti e tra le vie

ci sono le bancarelle, a mezzanotte sul fiume si

possono ammirare i fuochi d’ artificio accom-

p a g n a t i

dalle più

belle co-

l o n n e

sonore,

per ve-

derli si

riunisco-

no tan-

t i s s i m e

persone

tanto che non si trova lo spazio per passare e si

è costretti ad usare i mezzi pubblici, la gente

mangia nei chioschi o nei numerosi bar e ri-

storanti lungo il fiume, qualcuno preferisce spo-

starsi in collina e vedere la festa dall’ alto.

Nello spazio del vecchio zoo vengono fatti gio-

chi per i bambini, palloncini e teatro dei buratti-

ni, i bambini si divertono a guardare i palloncini

trasformati dai clawn .

La festa di san Giovanni è un evento che con-

sente di passare una giornata fuori casa in alle-

gria rompendo gli schemi abitudinari.

P.S

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CRONACA ESTERNA

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ANNO IX NUMERO 2

Origini del ferragosto

Se guardiamo sul calendario al 15 agosto, tro-

veremo l’Assunzione della Santissima Vergine.

Quel giorno la chiesa festeggia Maria madre

di Gesù.

Passiamo ora al significato di questa data estiva,

che per molti di noi è il culmine delle vacanze.

Ferragosto è parola di origine latina, deriva

infatti da “Feriae Augusti” che significa ”riposo

di Agosto”.

Già nell’antica Roma esistevano i “Consualia”

periodo di festa e riposo in onore di Conso,

divinità protettrice dell’agricoltura.

Nel 18 a.C. i Consualia divennero Augustali, in

onore dell’imperatore Ottaviano Augusto,

per celebrare i raccolti e la fine dei principali

lavori agricoli.

L’antico Ferragosto aveva lo scopo di fornire un

adeguato periodo di riposo, dopo le grandi fa-

tiche delle settimane precedenti.

Nel corso dei

festeggiamen-

ti, in tutto

l’impero si

organizzava-

no corse di

cavalli e gli

animali da

tiro, buoi,

asini e muli,

venivano di-

spensati dal lavoro e agghindati a festa con fiori.

Queste antiche tradizioni rivivono oggi, quasi

immutate nella forma e nella partecipazione,

durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge

il 16 Agosto a Siena.

La denominazione “Palio” deriva dal “Pallium” il

drappo di stoffa pregiata che era il premio per

i vincitori delle corse di cavalli nell’antica Roma.

Nel giorno di Ferragosto i lavoratori riceveva-

no una mancia dal padrone, gratifica che nel

rinascimento venne resa obbligatoria per decre-

to pontificio.

La tradizione popolare della gita di ferragosto

nasce invece durante il periodo fascista.

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CULTURA E SPETTACOLO

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Il regime organizzava nel periodo di Ferragosto,

gite popolari, grazie all’istituzione dei “treni

popolari di ferragosto” con prezzi scontati.

Questa iniziativa offriva la possibilità alle classi

sociali meno abbienti, di visitare le città italiane,

o di raggiungere le località marine o montane.

L’offerta era limitata ai giorni 13-14-15 Agosto.

Siccome queste gite non comprendevano il vit-

to, nacque anche la tradizione del pranzo al

sacco.

Al giorno d’oggi Ferragosto è per definizione la

giornata della vacanza, dell’escursione, del week

-end lungo.

L’impronta religiosa della festività si fa sentire

nelle tante processioni che si svolgono un po’

ovunque.

Solitamente la statua della Madonna viene por-

tata in spalla per le vie di paesi e città.

A Torino, fino alla metà del XX secolo, molti

cittadini si recavano per pranzare nel ristorante

o al sacco nel parco in riva al Po adiacenti alla

“chiesa della Madonna del Pilone”.

Tale uso era denominato “Festa delle pento-

le alla Madonna del Pilone”.

Questa giornata di festa viene conclusa con

grandi e spettacolari fuochi pirotecnici.

Vi raccontiamo la nascita dei fuochi

d’ artificio.

L’ arte di fabbricare i fuochi d’ artificio, è

molto antica, essa ha origine in Cina, da dove

fu importata, nell’ area del Mediterraneo, ver-

so il XII Secolo dagli Arabi.

Nel Secolo XVII vi furono due scuole di fuochi

d’ artificio, quella di Norimberga e quella Ita-

liana, che si specializzò, ben presto, nella fab-

bricazione di fuochi artisticamente elaborati,

capaci di produrre effetti scenografici molto

spettacolari.

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CULTURA E SPETTACOLO

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Agli inizi del XVIII secolo, ebbero grande rino-

manza i Ruggieri, padre e figlio, di Bologna, i

quali eseguirono a Parigi i fuochi pirotecnici più

belli e splendenti che si siano mai visti.

I fuochi pirotecnici che bruciano a terra e che

non vengono lanciati in aria, sono chiamati co-

munemente, con un termine improprio:” BAT-

TERIE” sono entrati a far parte delle tradizioni

delle nostre feste religiose e in particolar modo

della nostra festa Patronale che si svolge il 24 di

giugno per San Giovanni.

Anche l’usanza dei fuochi pirotecnici e delle

così dette batterie, è un’ usanza molto antica,

durante le processioni sacre .

Abbiamo notizia da un antico documento di

tale usanza e leggiamo: “in quell’anno medesi-

mo, 1619 un tale Filippo Urbano, mentre

faceva la solita processione della Vergine di

Stignano e ri-

tornava la statua

alla sua chiesa,

uscì con gli altri

compagni, scari-

c a n d o

l’archibugio in

onore di Maria”

quindi antica-

mente l’usanza era quella di sparare dei colpi a

salve con armi da fuoco durante le feste.

In varie parti d’Italia a Ferragosto si svolgono

spettacoli pirotecnici.

Partiamo da Milano, dove al Castello Sforze-

sco si tiene il tradizionale concerto

dell’orchestra sinfonica Verdi.

A punteggiare l’esecuzione ci saranno i fuochi

d’artificio.

Uscendo da Milano verso il lago Maggiore, sulle

sue rive si affaccia Laveno ,la cittadina ospita

dall’11 al 15 agosto il campionato mondiale

di fuochi d’artificio .

Per l’occasione è possibile fare una mini crocie-

ra per seguire lo spettacolo a pelo d’acqua .

Ci spostiamo sul lago d’Iseo a Sarnico (BG)

dove è possibile vedere lo spettacolo di fuochi

pirotecnici navigando sul lago.

La Liguria si prepara per Ferragosto , con tra-

dizioni e riti popolari, accompagnati dagli im-

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CULTURA E SPETTACOLO

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mancabili fuochi pirotecnici che illumineranno i

cieli di tutta la regione.

Da questo patrimonio culturale sono nate le

“città dei fuochi“ per la valorizzazione delle

tradizioni laiche e religiose che hanno in comu-

ne l’utilizzo del fuoco e delle antiche sparate di

mortaretti ai grandi spettacoli pirotecnici.

Si inizia dal 10 agosto, festa di San Lorenzo

per terminare il 18 a Dolce Acqua sotto il

castello Doria.

P.B., C.P.

Sanremo: i fuochi d’artificio ve li raccon-

to come li ho vissuti personalmente

Tutti gli anni a Sanremo e penso in tanti altri

paesi, il 14 Agosto si sparano i fuochi di

Ferragosto, sono tutti gli anni diversi per

quanto possibile, e sempre più belli!

Vengono sparati in mare dai pescherecci poco

fuori dal porto.

Io li guardavo dalla finestra di casa mia, prima

di abitare li andavamo al porto o vicino

all’ospedale dove abito ora, o in spiaggia.

I nostri amici

v e n i v a n o

sempre a casa

nostra visto che

si vedevano

benissimo!

Non vedevo quelli bassi, cascate o fontanelle

perché li fanno sul Porto Vecchio!

Per più anni consecutivi si sono svolti i

campionati mondiali di fuochi d’artificio.

A giorni alterni, cosi belli non ne avevamo mai

visti!

C’erano cuori con dentro una stella, cerchi con

dentro le più svariate figure geometriche e

non, tanti con le più svariate scritte per

esempio “I love you”, “Happy Christmas”,

“Happy Birthday” e tante altre frasi!

Erano veramente mondiali!

Ma a lungo andare per noi di Sanremo, che al

mattino andavamo a lavorare, sono diventati

una seccatura perché prima di mezzanotte

non si poteva dormire!

Io ci ho provato ma ai primi botti mi

svegliavo!!!

Comunque vederli è stato bello lo stesso !

P.B.

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CULTURA E SPETTACOLO

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ANNO IX NUMERO 2

Eccoci anche in questo numero, amici, per rac-

contarvi di uno sport estivo che anche noi disa-

bili possiamo praticare…

La prima società italiana, la Canottieri Limite

sull'Arno, venne fondata nel 1861 anche se vera

antesignana del canottaggio moderno in Italia

resta la Canottieri Cerea che fu costituita

proprio qui a Torino due anni dopo.

La capitale sabauda e il Po furono i poli aggre-

ganti del canottaggio italiano: a Torino, infatti,

il 31 marzo 1888 venne fondato il Rowing Club

Italiano che varò il primo "Codice delle Rega-

te".

Sempre a Torino, il 25 giugno 1892, fu creata la

Federazione Internazionale (FISA).

Grazie ad un apposito Protocollo d’Intesa,

sottoscritto tra il Comitato Italiano Paralimpico

e la Federcanottaggio, la disciplina del canottag-

gio per le persone disabili, l’adaptive rowing,

è passata sotto le dirette competenze e re-

s p o n s a b i l i t à

della Federa-

zione Olimpi-

ca.

Il canottaggio è lo sport più giovane,

all’interno dei giochi Paralimpici.

E’ stato introdotto nel programma agonistico

dei Giochi nel 2005, e ha fatto il suo debutto

nel 2008, a Pechino.

Gli atleti disabili che praticano il canottaggio si

rifanno alle regole fissate per l’Adaptive Ro-

wing, il canottaggio adattato, appunto, alle

esigenze delle varie disabilità.

In particolare, è l’equipaggiamento che si

adatta all’utilizzatore, al canottiere.

La FISA (Federazione Internazionale Canottag-

gio) è l’unico organismo che si occupa

dell’Adaptive Rowing.

La pratica del canottaggio, ovviamente, è aperta

a uomini e donne, ed è divisa in quattro cate-

gorie, incluse nel programma gara dei Campio-

SPORT

IL CANOTTAGGIO

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ANNO IX NUMERO 2

nati Mondiali

di Canottag-

gio: LTA 4+

(ad equipag-

gio misto

donne-uomini), TA 2x (ad equipaggio misto

donne-uomini), AW 1x, AM 1x.

La prima categoria, LTA (Leg-Trunk - Arm), è

riservata ad atleti che possono usare tutto il

corpo, per esempio non vedenti, amputati ad

un arto o altre minime disabilità fisiche: a que-

sta categoria partecipano anche i disabili intel-

lettivo-relazionali.

La seconda categoria, TA (Trunk- Arms), è ri-

servata ad atleti che possono usare solo il tron-

co e le braccia: ad esempio chi non ha l'uso del-

le gambe o chi abbia gli arti inferiori amputati.

La terza categoria, A (Arms), è dedicata a colo-

ro che possono usare solo le braccia, o che ab-

biano subito lesioni alla colonna vertebrale con

conseguente danno nell'uso delle gambe e del

tronco.

Per ogni categoria vengono utilizzati speciali

tipi di imbarcazioni, lo scafo ha specifiche ca-

ratteristiche imposte dal regolamento della FI-

SA, le barche più piccole sono equipaggiate con

sistemi di galleggianti chiamati "pontoons"

Pagina 11

SPORT

che agiscono da stabilizzatori e vengono fissati

agli scalmi per garantire un incremento della

stabilità di forma dello scafo.

I remi usati, invece, sono uguali a quelli del ca-

nottaggio standard.

Le imbarcazioni hanno sedili speciali che va-

riano a seconda della disabilità dell'atleta.

Le imbarcazioni sono diverse a seconda della

specialità: 4+ quattro con timoniere a poppa;

con scafo standard e sedile scorrevole per LTA;

2x doppio: imbarcazione più leggera, con galleg-

gianti supplementari anti-ribaltamento e sedile

fisso con alcune precauzioni legate alla sicurez-

za, come delle cinghie facilmente sganciabili (per

esempio in caso di ribaltamento) per TA; 1x

singolo: munita di sedile fisso offre un appoggio

posturale affinchè l'atleta possa usare per la re-

mata solo le braccia; ha inoltre una cinghia con

un gancio rapido azionabile con la bocca in caso

di ribaltamento.

Tutte e quattro le specialità si corrono sulla

distanza dei 1.000 m.

Al momento, il canottaggio adattato è praticato

in circa 24 paesi.

S.B.

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ANNO IX NUMERO 2

Avrò avuto circa vent’anni, lavoravo in un

albergo a Sanremo, gestito da un prete e da

suore laiche.

Un bel giorno decisero di organizzare un

viaggio a Lourdes, dato che volevano tanti

giovani, mi chiesero di partecipare.

Io, che non sono molto religiosa, tanto che una

suora laica mi chiamava comunista, accettai per

curiosità! Così partimmo per il viaggio.

Cominciò con una nottata in bianco, non so se

avete mai viaggiato in una cuccetta, è molto

scomodo!

All’ arrivo ci aspettò una bella scarpinata fino

all’ albergo.

Dimenticavo di dirvi che fummo obbligate a

portare la divisa: tailleur azzurro e camicia

bianca della famiglia dell’Ave Maria, ma visto

che ci offrivano il viaggio accettammo tutte di

buon grado!

I giorni seguenti li passammo tutti a visitare

Lourdes: il santuario, la grotta con la Madonni-

na e il bagno nell’acqua che si asciuga subito e vi

assicuro che è vero!

Il paese offriva moltissimi negozi di souvenir,

bar e ristoranti.

L’atmosfera era veramente mistica e anche io

venni rapita!

Un’altra cosa che mi fece rimanere a bocca

aperta furono le due processioni che

facemmo, una di giorno e una di sera, nel

grande viale davanti alla maestosa chiesa,

soprattutto quella serale, che fu una

fiaccolata.

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VIAGGI

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ANNO IX NUMERO 2

Io vi partecipai con le mie amiche tutte in

divisa e vi assicuro che da poco credente mi

avvicinai molto a Dio.

Vi racconto un episodio particolare: una

signora con un figlio gravemente malato accese

una candela che costava ben cinque franchi,

che allora erano tanti, e si inginocchiò per

pregare per il figlio poi si alzò e andò via.

Una suora appostata nelle vicinanze si recò al

candeliere, spense la candela, pulì lo stoppino

e rimise la candela nel posto delle nuove!

Questo episodio mi convinse sempre di più che

Dio esiste e che la Chiesa sia poco obbiettiva.

Ho conosciuto sia preti che suore valorosi che

credevano veramente in quello che facevano, e

spero che siano la maggioranza, ma per quelle

poche persone che sbagliano alcuni possono

perdere la fiducia nella Chiesa.

P.B.

La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e

di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.

G.PG.PG.PG.P

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VIAGGI

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ANNO IX NUMERO 2

“NON SOTTOSTIMARE

MAI IL CUORE DEI CAMPIONI”

PAROLA DI RUDY T., RUDY TOMJANO-

VICH

Questa è una frase pronunciata da un allena-

tore di basket americano, Rudy Tomjano-

vich; che nel 1995 allenava una squadra non più

giovanissima, gli Houston Rockets, che poi in

quella stagione avrebbero vinto il titolo, sottoli-

neando come l’aspetto motivazionale a volte

riesce a supplire a delle carenze anagrafiche.

Trasferiamo questo concetto, in situazioni diffe-

renti, a quello che mi è accaduto; vediamo co-

me.

Il 27 maggio 2004, data che ha radicalmente

cambiato la mia

vita, visto che ho

dovuto abbando-

nare tutti i pro-

getti che avevo

elaborato, infatti

ero laureato in

scienze motorie

e per hobby arbi-

tro nazionale di

pallacanestro e cicloturista, sono stato ca-

tapultato in una realtà che non mi appartene-

va ed in qualche modo dovevo trovare delle

risorse per rimanere legato ad un mondo che

fino a quel momento era stato il filo conduttore

della mia vita.

Confrontiamo la mia situazione con alcuni argo-

menti presi dalla letteratura sportiva; vediamo

quali.

Perché vi sia una positiva realizzazione di un

c o m p i t o , f o n d a m e n t a l e è

l’AUTOEFFICACIA, cioè la fiducia che una

persona possiede nella capacità di affrontare un

compito specifico.

Ho notato dopo l’evento traumatico, che men-

tre per i compiti già conosciuti in preceden-

za, ad esempio tornare a guidare o a nuotare,

dovevo solamente ri-oliare il motore, i compi-

ti nuovi, per esempio quelli in ambito lavorati-

vo, legati alle buste paga, mi hanno creato una

tensione molto grande, una paura di non riu-

scire a portare a termine i compiti proposti,

rischiando a volte di non intraprenderli.

Infatti la percezione di autoefficacia è basata su

esperienze personali positive, perché consoli-

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SPECCHIO DEI TEMPI

“NON SOTTOSTIMARE MAI IL

CUORE DEI CAMPIONI”

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ANNO IX NUMERO 2

dano le aspettative future, mentre le aspettative

negative producono l’effetto opposto; io in

quell’ambito non potevo fare nessun confronto

con il passato, era un enorme punto interroga-

tivo.

Le esperienze vicarie si basano sul desiderio di

poter agire come coloro che si osservano.

Livelli di attivazione troppo bassi o troppo ele-

vati sono incompatibili per raggiungere una si-

tuazione ottimale.

Questo aspetto fa riferimento ad un aspetto più

complicato da superare: l’ANSIA, che si tra-

muta in condizioni di timori, nevrosi e panico.

Il costrutto d’ansia si riferisce a complessi pro-

cessi psicobiologici organizzati secondo sequen-

ze di eventi ordinati in modo temporale.

La percezione e la valutazione di un determina-

to evento interno o esterno, l’abilità individuale

a fronteggiare situazioni nuove, determinano

l’affermazione di una condizione di ansia di sta-

to.

Uno stimolo valutato come minaccioso deter-

mina una reazione d’ansia di stato d’intensità

proporziona-

ta alla perce-

zione della

minaccia che

può essere eliminata grazie all’intervento di

meccanismi difensivi o di strategie efficaci

a gestire lo stress.

Ancora adesso, dopo diverso tempo trascorso

dal trauma, il grosso tarlo che mi è rimasto è

pensare a quello che facevo nella vita preceden-

te più che valorizzare gli obiettivi che sono riu-

scito a raggiungere e superare positivamente e

questo incide negativamente sul mio stato

d’animo; l’unico rimedio è porsi più obiettivi

fattibili possibili, riuscendo così a portarli a ter-

mine e avendo un riscontro emotivo positivo.

Concludiamo per valorizzare il percorso da me

effettuato con una frase di un scrittore austra-

liano di origini peruviane S. Bamberen:

“La chiave di tutto è rendersi conto di essere

ancora vivi, ricordandosi che non è mai troppo

tardi per voltarsi a guardare il sole….ancora

una volta.”

S.M.

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SPECCHIO DEI TEMPI

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Achille, dopo aver preso coscienza della pro-

pria ‘fragilità umana’, scopre l’importanza di

essere parte intrinseca di un universo che tra-

valica il singolo essere umano, in una armonia

che accoglie in sé tutti gli esseri viventi…

E questa scoperta avviene addentrandosi, in un

vagabondaggio quasi onirico, in un bosco un

po’ strano…

Addentrandosi nel folto del boschetto che

costeggia il fiume all’improvviso i rumori si atte-

nuano lasciando spazio ad un reverenziale si-

lenzio, a tratti appena interrotto dal melodico

canto del merlo o da passetti furtivi del sotto-

bosco che invisibili si muovono tra gli arbusti.

Un soffice tappeto ininterrotto di muschio

brillante ricopre terra e sassi attutendo sì il

passo che par di procedere quasi a mezz’aria.

Tra i cespugli scuri, alti si ergono gli alberi del

bosco, schiudendo verso il cielo le loro fitte

chiome, mentre ricchi drappeggi d’edera, avvin-

ghiata ai loro tronchi, per poi ricaderne dai ra-

mi, paion delimitare labirintiche stanze che si

susseguono senza fine.

Ed in quel labirinto di lucido fogliame verdene-

ro regna una penombra quasi perenne, tanto

che anche in pieno giorno ben poca è la luce

che riesce a filtrare fino ai recessi nascosti dal-

le foglie: allora chiazze dorate fremono sul ter-

reno e ragnatele argentate luccicano per po-

chi istanti contro uno sfondo di oscurità…

Ora intuisco il pericolo che incombe su chi i-

nerte s’abbandona alla struggente beltà di que-

sto paesaggio.

E’ come per i viandanti di un’antica leggenda,

che inavvertitamente si erano avventurati nel

regno dei maghi: calò su di loro una fitta neb-

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SPECCHIO DEI TEMPI

IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO

INCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATO

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bia, dimenti-

carono il

mondo e per-

fino il proprio

nome.

Così è per i

miei sensi,

che reagisco-

no con una

intensità mai provata ad ogni impressione: for-

ma, suono e colore qui dimorano assoluti.

E io, l’uomo, non sono più il centro, ma sola-

mente una piccola parte della creazione!

E non posso fare a meno di invidiare l’eterea

libellula che, saettando avanti e indietro in un

cono di luce solare, sicuramente riesce a prova-

re un godimento che io non conoscerò mai; o

l’intrepida formica, incessantemente proiettata

verso un preciso obiettivo; e perfino i ragni,

che tessono con lucida crudeltà le loro tele; o

gli uccelli, dal canto spensierato.

La consapevolezza di essere io, uomo - grazie

proprio alla più infinita complessità del mio or-

ganismo - la creatura più inquieta e meno ar-

moniosa sotto le stelle, non fa che rafforzare

questo mio desiderio di perdermi totalmente

nella perfezione di questa natura che ammalia-

trice mi circonda.

Il pericolo di questo magico luogo è celato nel

dolce veleno che si respira tra il muschio e le

felci: un desiderio di sparire come singolo per

far parte della bellezza che è immortale, per

essere eterno come le nubi e la luce del sole,

per vivere il ricambio e il ritorno della linfa vita-

le con la tranquillità delle piante.

E chi osserva con uno sguardo reso più acuto

da tale desiderio, vede come subentri ad ogni

istante una condizione nuova, diversa da tut-

to ciò che è venuto prima e sostanzialmente

diversa da tutto ciò che seguirà.

Un’ombra non gioca mai due volte nello stesso

modo su una foglia o sul terreno…

C.Pr.

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SPECCHIO DEI TEMPI

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Che cosa è un Bonsai?!

E’ un albero coltivato in vaso con un’altezza

che raramente supera i 70\80 cm.

Bonsai, tradotto alla lettera significa: Bon =

VASO, Sai = ALBERO.

La parola Bonsai equivale all’ideogramma cine-

se “PUN SAI” che significa “pianta coltivata

in vaso”, e non è altro che un’interpretazione

bellissima degli alberi che vediamo in natura.

Per gli orientali è il simbolo dell’armonia fra

cielo e terra , uomo e natura .

Alla base della concezione di vita asiatica c’è

l’armonia fra

l’uomo e la

natura, che si

m a n i f e s t a

nell’evento

della cresci-

ta e dello svi-

luppo.

Il bonsaista si

prende del

tempo per la

cura e la con-

templazione dei suoi alberelli, rivivendo ogni vol-

ta il ritmo delle stagioni.

Dà ai suoi alberelli una forma, usando le pro-

prie capacità creative.

Per mantenere questi capolavori, curarli, è ne-

cessaria un po’ di abilità, che state tranquilli si

ottiene man mano che interiormente in ognuno

di noi si sviluppa l’ammirazione e l’amore del

proprio alberello.

A piantare gli alberelli nei caratteristici vasi furo-

no i cinesi più di 2000 anni fa, essendo origina-

riamente delle popolazioni migratorie, portava-

no con loro

anche le

piante crea-

te che ricor-

davano così

i luoghi visi-

tati, o nei

quali aveva-

no vissuto

per un peri-

odo della

loro vita.

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METAMORFOSI

ANNO IX NUMERO 2

Ci dedichiamo all’arte del

BONSAI

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Circa 500/600 anni dopo la nascita di

questa meravigliosa creazione di opere

d’arte, furono i giapponesi ad appro-

priarsene, creando tutti gli schemi, e le

regole di creazione, mantenimento e

presentazione che conosciamo ai gior-

ni nostri.

Secondo un’antica leggenda, Jiang-

Feng, aveva il potere magico di ridurre

per incantesimo, interi paesaggi roccio-

si, alberi, fiumi, animali, case, persone, e di porli

su di un vassoio.

Da lì iniziarono ad esserci delle varianti

nell’arte bonsai, chiamati “ PENJING” che

significa (albero con paesaggio dentro un vaso

o su di un vassoio) .

L’arte bonsai arrivò in Giappone all’incirca nel

1600, e fu un funzionario statale cinese “ CHU

SHUN-SUI”, rifugiatosi in Giappone prima che i

MANDUCH prendessero il potere, a comin-

ciarla portando con sé tutta la letteratura Bon-

sai che possedeva .

Grazie a questa, la cultura del Bonsai progredì

in Giappone, prima era tutta riservata alla no-

biltà ed ai samurai, poi diventò un passatempo

della popolazione fino ad arrivare ai nostri

tempi.

Sperando, di non aver annoiato, ringrazio tutti

per avere letto il mio articolo, mi riservo, se vi

farà piacere, di creare e mantenere nel tempo,

una guida per conoscere gli stili, la creazione, la

crescita, la formazione, la cura e il mantenimento

del Vostro o Vostri Bonsai.

C.S

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METAMORFOSI

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Il filo di arianna

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GIOCHI

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INDOVINELLO Grazie al cielo ha lavoro. Chi è?

L’ASTRONOMO

QUANTI VOLTI VEDETE?