Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 74 (48.398) Città del Vaticano mercoledì 1 aprile 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"![!z!#! la buona notizia Il Vangelo della Domenica delle Palme e della Passione del Signore Il fiuto dell’a u ro r a TEMPORE F AMIS Al vescovo di Pinerolo malato di coronavirus Un abbraccio ecumenico Un ponte tra la torre civica e il campanile Nella messa a Santa Marta il Papa invita la Chiesa e tutta la società ad accogliere i più bisognosi Per le persone senza dimora In segno di solidarietà con l’Italia la Santa Sede espone bandiere a mezz’asta Diecimila contagi e oltre 800 morti in 24 ore Spagna, virus fuori controllo Libro digitale con le parole del Pontefice in continuo aggiornamento Forti nella tribolazione Il dinamismo turco in Africa GIULIO ALBANESE A PAGINA 3 Dante e i Papi - I Il cenacolo di Ravenna e l’umanesimo cristiano GABRIELLA M. DI PAOLA A PAGINA 5 ALLINTERNO di GIUSEPPE MARINO I nsieme nella cripta del duomo di Pavia. Insieme rivolti alla Madonna delle Grazie a Città di Castello. In- sieme nella cattedrale ad Ascoli. Insie- me in un video congiunto a Fano. In- sieme per l’estremo saluto ai morti nei cimiteri di Siracusa, Terni, Mazara del Vallo svuotati in ossequio alla prudenza che il virus esige. Da tutta Italia arriva- no testimonianze di preghiere congiun- te: il vescovo della diocesi e il sindaco, o primi cittadini e parroci. Il video gi- rato in collegamento ognuno dal pro- prio posto di lavoro da monsignor Ar- mando Trasarti, vescovo di Fano, e dal sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si- to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e rincuo- rare, ringraziare gli “angeli della salute” che combattono in prima linea, soste- nere gli amministratori locali, a favore dei quali il vescovo Trasarti ha chiesto l’aiuto di Dio «perché illumini la vostra mente e sostenga la vostra coscienza nell’arduo compito di individuare e di scegliere tra contrastanti esigenze, per il bene della popolazione». Nella provincia italiana l’emergenza fa riscoprire una comunanza di intenti che ha radici antiche. «La mia presenza qui — ha spiegato il sindaco di Città di Castello dopo la preghiera con il vesco- vo Domenico Cancian — si innesta in una tradizione plurisecolare che vede la Chiesa e il comune gestire insieme il culto alla Madonna delle Grazie. Fin da quando venne dipinta, nel 1456, l’immagine della Madonna fu concepita con un significato di protezione sulla città». E oggi di nuovo la torre civica e il campanile si uniscono nella prova più dura che l’Italia si trovi ad affrontare dall’ultima guerra. La politica non c’en- tra, ma in quelle preghiere c’è la polis perché i primi cittadini intervengono a testimoniare per tutti gli altri concitta- dini. È una presenza civica che prescin- de dalle appartenenze ideologiche. E a testimoniarlo c’è la trasversalità del fe- nomeno, che coinvolge amministrazioni comunali di tutti i colori politici. Nei cimiteri di tutta Italia, dove una malat- tia che colpisce anche lo spirito vieta perfino di piangere i propri cari, i sin- daci diventano simbolo di tutta la po- polazione che non può esserci, in osse- quio al “lockdown”. Succede ovunque, senza polemiche e senza strumentaliz- zazioni. In fondo anche Peppone e Don Camillo sapevano collaborare nei momenti difficili, mettendo da parte diffidenze e differenze. Peppone anda- va in chiesa borbottando e Don Camil- lo ascoltava il buon senso del crocifis- so, suo perenne interlocutore. E alla fi- ne sindaco e parroco si incontravano e, sbuffando, allargavano le braccia. «Al- largare le braccia, magari scuotendo la testa, per far spazio alle ragioni dell’al- tro — come ha scritto Paolo Pegoraro —. È il segno della loro conversione, è imitare le braccia infinitamente aperte di quel Crocifisso inchiodato alla sua eterna missione eppure sempre sorri- dente». Un simbolo capace di unire, mai di dividere, così attuale di fronte a un male che colpisce nel fisico chi ne viene contagiato e nello spirito chi cer- ca di sfuggirgli costringendosi a evitare il contatto con l’altro. Giovannino Guareschi, aspramente anticomunista ma anche critico verso il fascismo, tanto da venire deportato nei campi di concentramento tedeschi do- po il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò, raccontava così, da spirito libe- ro, il «Mondo piccolo» dell’Italia che usciva dalla Guerra, quella con la G maiuscola della Storia. Un Paese in cerca di pace, di riconciliazione, perfet- tamente simboleggiato dai protagonisti dei racconti di Guareschi. Il sindaco e il parroco eterni rivali, ma capaci di combattere insieme con generosità per il bene dei compaesani. Per raccontarlo ci voleva il coraggio di «uno scrittore scomodo, intelligente, antiretorico, con- solatorio», come lo descrive la biografia di Guido Conti. Chissà che, finita l’emergenza, l’Italia che cercherà di ri- partire dopo il lutto e il dolore non possa fare tesoro anche di questo co- raggio e di questo anticonformismo. di PATRIZIO RIGHERO È un abbraccio ecumenico quello che sta avvolgendo il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero. Lo scorso giovedì 19 marzo era stato ricoverato nell’Ospedale Agnelli. Positi- vo al tampone del coronavirus, le sue condizioni inizialmente stabili sono progressivamente peggiorate fino a che, la scorsa settimana, i medici hanno de- ciso di intubarlo. La diocesi di Pinerolo e quella di Fossano, dove monsignor Olivero è sta- to parroco, vicario generale e docente presso lo Studio teologico interdiocesa- no, si sono incontrate in due veglie di preghiera trasmesse sul web. Centinaia i messaggi di vicinanza e solidarietà giunti in Curia e postati sui social. E non solo da parte cattolica. Primi tra tutti i fratelli valdesi storicamente pre- senti nel pinerolese e protagonisti, con la chiesa cattolica, di un fruttuoso cam- mino di ecumenismo e di amicizia. Il pastore di Pinerolo Gianni Genre ha ricordato il vescovo in uno dei vi- deomessaggi che invia alla sua comuni- tà in questo tempo di chiese ma anche di templi chiusi. «Sono stato in contat- to con il vescovo di Pinerolo — ha det- to prima che monsignor Olivero fosse trasferito in terapia intensiva —. Ho scambiato alcuni messaggi con questo mio fratello nella fede che mi ha detto: “ogni respiro è una fatica ma piano pia- no andiamo avanti”». Da parte sue Ge- nre ha risposto: «Tutti mi chiedono tue notizie. Sappi che tutti gli “eretici” di questa regione pregano per te. E ti vo- gliono bene!». «In questo momento difficile — è il pensiero di Debora Michelin Salomon, portavoce delle Chiese Valdesi del I Circuito — la pensiamo nelle nostre preghiere: che il Signore la sostenga nel momento della difficoltà e nella tribola- zione. Preghiamo per una pronta guari- gione, confidando che le difficoltà sa- ranno superate e che potremo presto ri- prendere insieme il nostro comune cammino al servizio della Parola». Valeria Tron, un’artista valdese con la quale monsignor Derio collabora spesso per progetti pastorali, ha scritto al vescovo: «“Solo la tua mano ci colti- va”. Parto da questa frase scelta per creare insieme il simbolo della Quaresi- ma, per augurarti pronta guarigione. Dopo mesi di cammino condiviso, caro Derio, oggi so che quella mano tiene in palmo un uomo prezioso per queste Valli, per chi ti incontra, per chi ha fi- ducia nella bellezza condivisa. Un con- tadino di relazioni e fede. Un semina- tore della Parola. Quella mano saprà coltivare il tuo spirito e darti la forza necessaria per tornare presto, con la spinta di un germoglio, che, attraversa- to il deserto, troverà acqua per rifiorire e occhi di gratitudine verso il giardino che condivideremo camminando: senza dubitare, come dici sempre tu». «Spero che tutto questo passi in fret- ta e che riesca presto a tornare a casa — è infine l’augurio di Cyprian Ghizila, pope della parrocchia rumena ortodos- sa di Pinerolo —. Un forte abbraccio e una preghiera. Il Signore protegga Lei e il suo gregge. Il nostro vescovo e i nostri sacerdoti pregano per lei». E ora tutti — cattolici, valdesi e orto- dossi — attendono buone notizie dai medici. È stata per quanti «sono senza fis- sa dimora, in questo momento in cui ci si chiede di essere dentro ca- sa» — perché la società si accorga di loro e aiuti questi uomini e queste donne, e perché «la Chiesa li accolga» — la preghiera di Papa Francesco durante la messa di martedì mattina, 31 marzo, nella cappella di Santa Marta. Fin dall’inizio della pandemia provocata dal coronavirus il Pon- tefice ha esortato a non dimentica- re le tante persone che vivono per strada, e la rete di carità messa in piedi dall’Elemosineria apostolica ne è concreta testimonianza con la distribuzione del “sacchetto del cuore” contenente viveri di prima necessità e con la scelta di tenere aperti i servizi di accoglienza ac- canto al colonnato di San Pietro. Intanto, nella stessa giornata, la Santa Sede ha deciso, in solidarie- tà con l’Italia, di esporre a mezzo- giorno le bandiere a mezz’asta in segno di lutto, per esprimere vici- nanza alle vittime della pandemia, in Italia e nel mondo, alle loro fa- miglie e a quanti generosamente lottano per porvi fine. Si tratta di una risposta all’appello lanciato dall’Associazione nazionale Comu- ni italiani (Anci), «per abbracciar- ci idealmente tutti» e «per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci», hanno spiegato i primi cittadini, ripren- dendo un’iniziativa del presidente della Provincia di Bergamo. PAGINA 8 Un libro che viene aggiornato costantemente, alla lu- ce dei nuovi interventi del Papa nel contesto della grave situazione in cui tanti Paesi del mondo sono precipitati a causa della pandemia del covid-19: è questa la caratteristica fondamentale di Forti nella tri- bolazione, volume digitale curato dal Dicastero per la Comunicazione e disponibile gratuitamente dal 30 marzo sul sito internet della Libreria Editrice Vatica- na (http://www.libreriaeditricevaticana.va). Basta un click per poterne scaricare le pagine e avere a portata di mano un compendio — il cui sottotitolo è «La co- munione della Chiesa sostegno nel tempo della pro- va» — articolato in tre sezioni: nella prima vi sono preghiere, riti, suppliche per i momenti difficili, testi che provengono da diversi contesti ecclesiali e appar- tengono a diverse epoche storiche; nella seconda so- no raccolte le indicazioni della Chiesa per continuare a vivere e ad accogliere la grazia del Signore, il dono del perdono e dell’Eucaristia, la forza delle celebra- zioni pasquali, sebbene non sia possibile fisicamente partecipare ai sacramenti. Infine la terza parte racco- glie le parole che Papa Francesco ha pronunciato a partire dal 9 marzo nelle omelie quotidiane della messa a Santa Marta e negli Angelus domenicali. «In copertina c’è un’immagine dell’arcangelo Mi- chele, che protegge la Chiesa contro il male — scrive Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero, nell’introduzione — affinché questo male non riesca a ledere la nostra fiducia nel Padre e la solidarietà tra noi, ma diventi un’occasione per guardare a ciò che è davvero essenziale per le nostre vite e per condividere l’amore accolto da Dio fra noi tutti e in modo particolare con chi oggi ne ha più bisogno». di GIOVANNI CESARE PAGAZZI N ell’ora buia e triste della Passione di Cristo, un unico personaggio svolse bene il suo compito, ono- rando il motivo per cui era stato creato. Fu così importante da essere menzionato in tutti e quattro i Vangeli. Si tratta di un gallo. Preciso come sempre, orgoglioso di essere il primo a cogliere le cose nuove, vestito del suo piumaggio colorato e so- lenne, a testa alta, con voce di petto, an- che dalle profondità di quella notte il pic- colo animale fece sentire il suo canto. Se- condo Ambrogio di Milano, il Creatore plasmò il gallo in vista di quella notte, in vista di Pietro. Non deve stupire tanta at- tenzione, tanta finezza in Dio. Al pescato- re di Galilea che si preparava ad abbando- narlo come tutti gli altri, il Signore dà il gallo come segnale, offrendogli lo spunto per il pentimento e aprendo il varco alle lacrime. Perché proprio un gallo, e non qualcu- no o qualcosa più all’altezza del dramma che si andava consumando una volta per tutte in quella notte? Innanzitutto perché quell’animale non teme il buio; l’oscurità non lo blocca, anzi lo risveglia come un’opportunità, quasi che ci fosse qualco- sa da scoprire perfino là dove non ci sa- rebbe nulla da vedere. Perciò si muove a suo agio anche nella notte. Inoltre, il delicato ministero fu affidato al gallo perché fiuta l’aurora. Nel pieno della notte, mentre regnano le tenebre, lui sente già il profumo del mattino. Per nulla avaro, non tiene per sé la buona notizia, ma la grida a tutti. Anche a Pietro. Ciò che fa piangere il pescatore di Cafarnao è che perfino nella sua notte qualcuno fiuta già l’aurora; addirittura nella sua tristezza sta albeggiando. Perché non se ne accorge? Che lo Spirito di colui che creò il gallo, lo Spirito di colui che lo inviò a Pietro, susciti uomini e donne che cantano nella notte. MADRID, 31. Picco delle vittime in Spagna, insieme all’Italia l’epi- centro della pandemia in Europa. Nelle ultime 24 ore sono stati re- gistrati 849 decessi a causa del coronavirus. Il bilancio comples- sivo — reso noto questa mattina da «El País» parla di 8189 morti. I contagi complessivi sono 94.417. Dopo cinque giorni di ral- lentamento, in poche ore si sono registrati fino a diecimila contagi, hanno detto le autorità. «Speriamo che Italia e Spagna siano quasi arrivate alla stabiliz- zazione, ma il virus non se ne an- drà da solo e serve uno sforzo ul- teriore» ha detto Mike Ryan dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «La questio- ne è non solo come stabilizzare i contagi, ma è come ridurre i con- tagi» ha aggiunto. «Per far que- sto non è solo una questione di lockdown: andare giù con i con- tagi significa rafforzare lo sforzo sanitario pubblico per spingere giù il virus. Su questo bisogna concentrarsi, su quale strategia adottare per spingere giù il vi- rus». Il lockdown in Italia è in atto da 2-3 settimane e quindi «dovremmo iniziare a vedere una stabilizzazione dei nuovi contagi. E se si contano nuovi casi ogni giorno, bisogna sempre conside- rare che quelli che si registrano oggi sono il risultato di una espo- sizione avvenuta due settimane fa. Speriamo di vedere una stabi- lizzazione». Nel frattempo, l’allerta nel mondo non cala: oggi è stata su- perata la soglia degli 800000 con- tagi, secondo la Johns Hopkins University. I sindaci di tutta Italia hanno esposto sulla facciata del loro Co- mune la bandiera a mezz’asta os- servando un minuto di silenzio. «Sarà il nostro modo per ricorda- re le vittime del coronavirus, per onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, per ab- bracciarci idealmente tutti, per es- sere di sostegno l’uno all’altro» ha detto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci (l’associazione nazionale comu- ni). Sostegno all’Italia è intanto giunto dagli Stati Uniti. Il presi- dente Donald Trump ha annun- ciato di aver inviato all’Italia 100 milioni di dollari di materiale sa- nitario. Trump ha spiegato che gli Usa stanno già fornendo re- spiratori alla Francia, alla Spagna e all’Italia. Da segnalare anche l’apertura al dialogo di Usa e Russia. Ieri, al termine di un lungo colloquio telefonico, il presidente Trump e il presidente russo Vladimir Putin hanno concordato «sulla possibi- lità di una più stretta cooperazio- ne fra i due paesi nel contrasto della pandemia di coronavirus» si legge in una nota della Casa Bianca. Putin e Trump si sono scambiati informazioni sulle mi- sure adottate nei rispettivi paesi. NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 7

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 74 (48.398) Città del Vaticano mercoledì 1 aprile 2020

.

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izia Il Vangelo della Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Il fiuto dell’a u ro r a

TEMPORE FAMIS

Al vescovo di Pinerolo malato di coronavirus

Un abbraccio ecumenico

Un ponte tra la torre civicae il campanile

Nella messa a Santa Marta il Papa invita la Chiesa e tutta la società ad accogliere i più bisognosi

Per le persone senza dimoraIn segno di solidarietà con l’Italia la Santa Sede espone bandiere a mezz’asta

Diecimila contagi e oltre 800 morti in 24 ore

Spagna, virus fuori controllo

Libro digitale con le parole del Pontefice in continuo aggiornamento

Forti nella tribolazione

Il dinamismo turcoin Africa

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 3

Dante e i Papi - I

Il cenacolo di Ravennae l’umanesimo cristiano

GABRIELLA M. DI PAOLA A PA G I N A 5

ALL’INTERNO

di GIUSEPPE MARINO

Insieme nella cripta del duomo diPavia. Insieme rivolti alla Madonnadelle Grazie a Città di Castello. In-

sieme nella cattedrale ad Ascoli. Insie-me in un video congiunto a Fano. In-sieme per l’estremo saluto ai morti neicimiteri di Siracusa, Terni, Mazara delVallo svuotati in ossequio alla prudenzache il virus esige. Da tutta Italia arriva-no testimonianze di preghiere congiun-te: il vescovo della diocesi e il sindaco,o primi cittadini e parroci. Il video gi-rato in collegamento ognuno dal pro-prio posto di lavoro da monsignor Ar-mando Trasarti, vescovo di Fano, e dalsindaco della cittadina marchigianaMassimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi-ni, un appello per rassicurare e rincuo-rare, ringraziare gli “angeli della salute”che combattono in prima linea, soste-nere gli amministratori locali, a favoredei quali il vescovo Trasarti ha chiestol’aiuto di Dio «perché illumini la vostramente e sostenga la vostra coscienzanell’arduo compito di individuare e discegliere tra contrastanti esigenze, per ilbene della popolazione».

Nella provincia italiana l’e m e rg e n z afa riscoprire una comunanza di intentiche ha radici antiche. «La mia presenzaqui — ha spiegato il sindaco di Città diCastello dopo la preghiera con il vesco-vo Domenico Cancian — si innesta inuna tradizione plurisecolare che vede laChiesa e il comune gestire insieme ilculto alla Madonna delle Grazie. Finda quando venne dipinta, nel 1456,l’immagine della Madonna fu concepitacon un significato di protezione sullacittà».

E oggi di nuovo la torre civica e ilcampanile si uniscono nella prova piùdura che l’Italia si trovi ad affrontaredall’ultima guerra. La politica non c’en-tra, ma in quelle preghiere c’è la polisperché i primi cittadini intervengono atestimoniare per tutti gli altri concitta-dini. È una presenza civica che prescin-de dalle appartenenze ideologiche. E atestimoniarlo c’è la trasversalità del fe-nomeno, che coinvolge amministrazioni

comunali di tutti i colori politici. Neicimiteri di tutta Italia, dove una malat-tia che colpisce anche lo spirito vietaperfino di piangere i propri cari, i sin-daci diventano simbolo di tutta la po-polazione che non può esserci, in osse-quio al “lo ckdown”. Succede ovunque,senza polemiche e senza strumentaliz-zazioni. In fondo anche Peppone eDon Camillo sapevano collaborare neimomenti difficili, mettendo da partediffidenze e differenze. Peppone anda-va in chiesa borbottando e Don Camil-lo ascoltava il buon senso del crocifis-so, suo perenne interlocutore. E alla fi-ne sindaco e parroco si incontravano e,sbuffando, allargavano le braccia. «Al-largare le braccia, magari scuotendo latesta, per far spazio alle ragioni dell’al-tro — come ha scritto Paolo Pegoraro—. È il segno della loro conversione, èimitare le braccia infinitamente apertedi quel Crocifisso inchiodato alla suaeterna missione eppure sempre sorri-dente». Un simbolo capace di unire,mai di dividere, così attuale di fronte aun male che colpisce nel fisico chi neviene contagiato e nello spirito chi cer-ca di sfuggirgli costringendosi a evitareil contatto con l’a l t ro .

Giovannino Guareschi, aspramenteanticomunista ma anche critico verso ilfascismo, tanto da venire deportato neicampi di concentramento tedeschi do-po il rifiuto di aderire alla Repubblicadi Salò, raccontava così, da spirito libe-ro, il «Mondo piccolo» dell’Italia cheusciva dalla Guerra, quella con la Gmaiuscola della Storia. Un Paese incerca di pace, di riconciliazione, perfet-tamente simboleggiato dai protagonistidei racconti di Guareschi. Il sindaco eil parroco eterni rivali, ma capaci dicombattere insieme con generosità peril bene dei compaesani. Per raccontarloci voleva il coraggio di «uno scrittorescomodo, intelligente, antiretorico, con-solatorio», come lo descrive la biografiadi Guido Conti. Chissà che, finital’emergenza, l’Italia che cercherà di ri-partire dopo il lutto e il dolore nonpossa fare tesoro anche di questo co-raggio e di questo anticonformismo.

di PAT R I Z I O RIGHERO

È un abbraccio ecumenico quelloche sta avvolgendo il vescovo diPinerolo, Derio Olivero.

Lo scorso giovedì 19 marzo era statoricoverato nell’Ospedale Agnelli. Positi-vo al tampone del coronavirus, le suecondizioni inizialmente stabili sonoprogressivamente peggiorate fino a che,la scorsa settimana, i medici hanno de-ciso di intubarlo.

La diocesi di Pinerolo e quella diFossano, dove monsignor Olivero è sta-to parroco, vicario generale e docentepresso lo Studio teologico interdiocesa-no, si sono incontrate in due veglie dipreghiera trasmesse sul web. Centinaiai messaggi di vicinanza e solidarietàgiunti in Curia e postati sui social. Enon solo da parte cattolica. Primi tratutti i fratelli valdesi storicamente pre-senti nel pinerolese e protagonisti, conla chiesa cattolica, di un fruttuoso cam-mino di ecumenismo e di amicizia.

Il pastore di Pinerolo Gianni Genreha ricordato il vescovo in uno dei vi-deomessaggi che invia alla sua comuni-tà in questo tempo di chiese ma anchedi templi chiusi. «Sono stato in contat-to con il vescovo di Pinerolo — ha det-to prima che monsignor Olivero fossetrasferito in terapia intensiva —. Hoscambiato alcuni messaggi con questomio fratello nella fede che mi ha detto:“ogni respiro è una fatica ma piano pia-no andiamo avanti”». Da parte sue Ge-nre ha risposto: «Tutti mi chiedono tuenotizie. Sappi che tutti gli “e re t i c i ” diquesta regione pregano per te. E ti vo-gliono bene!».

«In questo momento difficile — è ilpensiero di Debora Michelin Salomon,portavoce delle Chiese Valdesi del ICircuito — la pensiamo nelle nostrepreghiere: che il Signore la sostenga nelmomento della difficoltà e nella tribola-zione. Preghiamo per una pronta guari-gione, confidando che le difficoltà sa-ranno superate e che potremo presto ri-prendere insieme il nostro comunecammino al servizio della Parola».

Valeria Tron, un’artista valdese conla quale monsignor Derio collaboraspesso per progetti pastorali, ha scrittoal vescovo: «“Solo la tua mano ci colti-va”. Parto da questa frase scelta percreare insieme il simbolo della Quaresi-ma, per augurarti pronta guarigione.Dopo mesi di cammino condiviso, caroDerio, oggi so che quella mano tiene inpalmo un uomo prezioso per questeValli, per chi ti incontra, per chi ha fi-ducia nella bellezza condivisa. Un con-tadino di relazioni e fede. Un semina-tore della Parola. Quella mano sapràcoltivare il tuo spirito e darti la forzanecessaria per tornare presto, con laspinta di un germoglio, che, attraversa-to il deserto, troverà acqua per rifioriree occhi di gratitudine verso il giardinoche condivideremo camminando: senzadubitare, come dici sempre tu».

«Spero che tutto questo passi in fret-ta e che riesca presto a tornare a casa —è infine l’augurio di Cyprian Ghizila,pope della parrocchia rumena ortodos-sa di Pinerolo —. Un forte abbraccio euna preghiera. Il Signore protegga Leie il suo gregge. Il nostro vescovo e inostri sacerdoti pregano per lei».

E ora tutti — cattolici, valdesi e orto-dossi — attendono buone notizie daimedici.

È stata per quanti «sono senza fis-sa dimora, in questo momento incui ci si chiede di essere dentro ca-sa» — perché la società si accorgadi loro e aiuti questi uomini equeste donne, e perché «la Chiesali accolga» — la preghiera di PapaFrancesco durante la messa dimartedì mattina, 31 marzo, nellacappella di Santa Marta.

Fin dall’inizio della pandemiaprovocata dal coronavirus il Pon-tefice ha esortato a non dimentica-re le tante persone che vivono perstrada, e la rete di carità messa inpiedi dall’Elemosineria apostolicane è concreta testimonianza con ladistribuzione del “sacchetto delc u o re ” contenente viveri di primanecessità e con la scelta di tenereaperti i servizi di accoglienza ac-canto al colonnato di San Pietro.

Intanto, nella stessa giornata, laSanta Sede ha deciso, in solidarie-tà con l’Italia, di esporre a mezzo-giorno le bandiere a mezz’asta insegno di lutto, per esprimere vici-nanza alle vittime della pandemia,in Italia e nel mondo, alle loro fa-miglie e a quanti generosamentelottano per porvi fine. Si tratta diuna risposta all’appello lanciatodall’Associazione nazionale Comu-ni italiani (Anci), «per abbracciar-ci idealmente tutti» e «per esseredi sostegno l’uno all’altro, comesappiamo fare noi sindaci», hannospiegato i primi cittadini, ripren-dendo un’iniziativa del presidentedella Provincia di Bergamo.

PAGINA 8

Un libro che viene aggiornato costantemente, alla lu-ce dei nuovi interventi del Papa nel contesto dellagrave situazione in cui tanti Paesi del mondo sonoprecipitati a causa della pandemia del covid-19: èquesta la caratteristica fondamentale di Forti nella tri-bolazione, volume digitale curato dal Dicastero per laComunicazione e disponibile gratuitamente dal 30marzo sul sito internet della Libreria Editrice Vatica-na (http://www.libreriaeditricevaticana.va). Basta unclick per poterne scaricare le pagine e avere a portatadi mano un compendio — il cui sottotitolo è «La co-munione della Chiesa sostegno nel tempo della pro-va» — articolato in tre sezioni: nella prima vi sonopreghiere, riti, suppliche per i momenti difficili, testiche provengono da diversi contesti ecclesiali e appar-tengono a diverse epoche storiche; nella seconda so-no raccolte le indicazioni della Chiesa per continuare

a vivere e ad accogliere la grazia del Signore, il donodel perdono e dell’Eucaristia, la forza delle celebra-zioni pasquali, sebbene non sia possibile fisicamentepartecipare ai sacramenti. Infine la terza parte racco-glie le parole che Papa Francesco ha pronunciato apartire dal 9 marzo nelle omelie quotidiane dellamessa a Santa Marta e negli Angelus domenicali.

«In copertina c’è un’immagine dell’arcangelo Mi-chele, che protegge la Chiesa contro il male — scriveAndrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero,nell’introduzione — affinché questo male non riescaa ledere la nostra fiducia nel Padre e la solidarietàtra noi, ma diventi un’occasione per guardare a ciòche è davvero essenziale per le nostre vite e percondividere l’amore accolto da Dio fra noi tutti e inmodo particolare con chi oggi ne ha più bisogno».

di GI O VA N N I CESARE PAGAZZI

Nell’ora buia e triste della Passionedi Cristo, un unico personaggiosvolse bene il suo compito, ono-

rando il motivo per cui era stato creato.Fu così importante da essere menzionatoin tutti e quattro i Vangeli. Si tratta di ungallo. Preciso come sempre, orgoglioso diessere il primo a cogliere le cose nuove,vestito del suo piumaggio colorato e so-lenne, a testa alta, con voce di petto, an-che dalle profondità di quella notte il pic-colo animale fece sentire il suo canto. Se-condo Ambrogio di Milano, il Creatore

plasmò il gallo in vista di quella notte, invista di Pietro. Non deve stupire tanta at-tenzione, tanta finezza in Dio. Al pescato-re di Galilea che si preparava ad abbando-narlo come tutti gli altri, il Signore dà ilgallo come segnale, offrendogli lo spuntoper il pentimento e aprendo il varco allelacrime.

Perché proprio un gallo, e non qualcu-no o qualcosa più all’altezza del drammache si andava consumando una volta pertutte in quella notte? Innanzitutto perchéquell’animale non teme il buio; l’oscuritànon lo blocca, anzi lo risveglia comeun’opportunità, quasi che ci fosse qualco-sa da scoprire perfino là dove non ci sa-

rebbe nulla da vedere. Perciò si muove asuo agio anche nella notte.

Inoltre, il delicato ministero fu affidatoal gallo perché fiuta l’aurora. Nel pienodella notte, mentre regnano le tenebre, luisente già il profumo del mattino. Per nullaavaro, non tiene per sé la buona notizia,ma la grida a tutti. Anche a Pietro. Ciò chefa piangere il pescatore di Cafarnao è cheperfino nella sua notte qualcuno fiuta giàl’aurora; addirittura nella sua tristezza staalbeggiando. Perché non se ne accorge?

Che lo Spirito di colui che creò il gallo,lo Spirito di colui che lo inviò a Pietro,susciti uomini e donne che cantano nellanotte.

MADRID, 31. Picco delle vittime inSpagna, insieme all’Italia l’epi-centro della pandemia in Europa.Nelle ultime 24 ore sono stati re-gistrati 849 decessi a causa delcoronavirus. Il bilancio comples-sivo — reso noto questa mattinada «El País» — parla di 8189morti. I contagi complessivi sono94.417. Dopo cinque giorni di ral-lentamento, in poche ore si sonoregistrati fino a diecimila contagi,hanno detto le autorità.

«Speriamo che Italia e Spagnasiano quasi arrivate alla stabiliz-zazione, ma il virus non se ne an-drà da solo e serve uno sforzo ul-teriore» ha detto Mike Ryandell’Organizzazione mondialedella sanità (Oms). «La questio-ne è non solo come stabilizzare icontagi, ma è come ridurre i con-tagi» ha aggiunto. «Per far que-sto non è solo una questione dilockdown: andare giù con i con-tagi significa rafforzare lo sforzosanitario pubblico per spingere

giù il virus. Su questo bisognaconcentrarsi, su quale strategiaadottare per spingere giù il vi-rus». Il lockdown in Italia è inatto da 2-3 settimane e quindi«dovremmo iniziare a vedere unastabilizzazione dei nuovi contagi.E se si contano nuovi casi ognigiorno, bisogna sempre conside-rare che quelli che si registranooggi sono il risultato di una espo-sizione avvenuta due settimanefa. Speriamo di vedere una stabi-lizzazione».

Nel frattempo, l’allerta nelmondo non cala: oggi è stata su-perata la soglia degli 800000 con-tagi, secondo la Johns HopkinsU n i v e r s i t y.

I sindaci di tutta Italia hannoesposto sulla facciata del loro Co-mune la bandiera a mezz’asta os-servando un minuto di silenzio.«Sarà il nostro modo per ricorda-re le vittime del coronavirus, peronorare il sacrificio e l’imp egnodegli operatori sanitari, per ab-

bracciarci idealmente tutti, per es-sere di sostegno l’uno all’a l t ro »ha detto Antonio Decaro, sindacodi Bari e presidente dell’Anci(l’associazione nazionale comu-ni). Sostegno all’Italia è intantogiunto dagli Stati Uniti. Il presi-dente Donald Trump ha annun-ciato di aver inviato all’Italia 100milioni di dollari di materiale sa-nitario. Trump ha spiegato chegli Usa stanno già fornendo re-spiratori alla Francia, alla Spagnae all’Italia.

Da segnalare anche l’ap erturaal dialogo di Usa e Russia. Ieri,al termine di un lungo colloquiotelefonico, il presidente Trump eil presidente russo Vladimir Putinhanno concordato «sulla possibi-lità di una più stretta cooperazio-ne fra i due paesi nel contrastodella pandemia di coronavirus» silegge in una nota della CasaBianca. Putin e Trump si sonoscambiati informazioni sulle mi-sure adottate nei rispettivi paesi.

NOSTREINFORMAZIONI

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Page 2: Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 1 aprile 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Critiche dall’Unione europea che chiede di rivedere la legge approvata dal parlamento

Nell’emergenza coronavirus l’Ungheriaconferisce pieni poteri a Orbán

Nello Zimbabwe i medici incrociano le braccia

Misure in Sud Africacontro il covid-19

CITTÀ DEL CA P O, 31. In Africa salea 146 il numero dei morti a causadel coronavirus e il Sud Africa —paese africano maggiormente colpi-to dalla pandemia — corre ai ripari,dispiegando 10 mila persone con ilcompito d’individuare chi presentii sintomi della malattia. Lo ha an-nunciato il presidente, Cyril Rama-phosa, in un discorso televisivo.«Gli incaricati si recheranno nelle

case, nei villaggi e nelle città, perpassare al setaccio i residenti e in-dividuare i sintomi del covid-19»ha spiegato il presidente sudafrica-no. Le persone che presentano sin-tomi saranno inviate negli ospedali,per essere sottoposte al test. I datigovernativi hanno registrato finora1326 casi di contagio e tre decessi.

Nello Zimbabwe, intanto, doveda ieri è stato disposto il lockdowntotale per 21 giorni, i camici bian-chi temono per la propria incolu-mità. Infatti centinaia di operatorisanitari hanno deciso di incrociarele braccia, perché sprovvisti di at-trezzature adeguate per proteggersidal contagio. È quanto ha dichiara-to alla Bbc il segretario generaledell’Associazione dei medici ospe-dalieri dello Zimbabwe, EmmanuelMasosota. I sanitari, ha precisato,chiedono l’equipaggiamento neces-sario conforme alle linee guidadell’Organizzazione mondiale dellasanità (Oms), cioè dispositivi perproteggere gli occhi, guanti e abitiapp ositi.

Preoccupa anche l’Algeria, dovesono stati confermati circa 600 casie 35 decessi. Lo ha riferito il mini-stero della Sanità di Algeri in uncomunicato della Commissionespeciale per monitorare il diffon-dersi della malattia, precisando chei nuovi casi nelle ultime 24 ore so-no stati 73 e che 37 sono gli amma-lati ufficialmente guariti.

Il Senato brasilianoa favore

dell’isolamentoso ciale

BRASÍLIA, 31. Tra i paesi dell’Ameri-ca latina, il Brasile continua ad esse-re quello con il maggior numero dicontagi, con 4579, seguito da Cile(2449), Ecuador (1962), Messico(1094), Panama (989), Perú (950),Argentina (820) e Colombia (798).Ed è pure quello con il maggior nu-mero di vittime legate al coronavi-rus, con più di 160 decessi.

Ieri a Brasília i capigruppo dellemaggiori formazioni politiche al Se-nato, inclusi i responsabili dei partitidi governo, hanno sottoscritto undocumento comune a favore dell’iso-lamento sociale come misura neces-saria per controllare la diffusione delcoronavirus, seguendo così le indica-zioni dell’Organizzazione mondialedella sanità e in palese contrasto conle dichiarazioni, nonché le azioni,del presidente Jair Bolsonaro.

In Messico il governo, dopo il su-peramento dei 1000 contagi, ha di-chiarato l’emergenza sanitaria nelpaese. È stata così prorogata fino al30 aprile la sospensione delle attivitànon essenziali al fine di mitigare ladiffusione e il contagio.

Accorato appello di Andrew Cuomo a tutti i professionisti sanitari degli Stati Uniti

«Veniteci ad aiutare a New York»

Il Brooklyn Hospital Center (Epa)

Anche se la curva dei contagi è in discesa non bisogna abbassare la guardia

L’Oms avverte: in Asia l’epidemia non è finita

Le conseguenzeper i Paesipiù poveri

NEW YORK, 31. Le ricadute del-l’emergenza sanitaria globale po-trebbero causare nei Paesi in via disviluppo mancati redditi per 220miliardi di dollari e la perdita diquasi la metà dei posti di lavoro inAfrica. È il monito del Programmadi Sviluppo delle Nazioni Unite(Undp), che in un rapporto appe-na pubblicato rende noto come lacrisi sanitaria internazionale provo-cata dal coronavirus non potrà chedanneggiare gravemente i già pre-cari sistemi sanitari dei Paesi delsud del mondo e di conseguenza leloro economie.

Si tratta spesso di Paesi partico-larmente a rischio, perché già incrisi a causa di conflitti, catastrofinaturali e cambiamenti climatici.«Per vaste aree del globo la pande-mia lascerà cicatrici profonde», hadichiarato il dirigente dello Undp,Achim Steiner. «Senza il supporto— ha aggiunto — della comunità in-ternazionale, rischiamo di perdereun’intera generazione oltre a unaconsiderevole inversione dei profittiguadagnati negli ultimi due decen-ni». Saranno poi necessari diversianni per recuperare quanto perdu-to, specialmente per quelle fasce dipopolazione più vulnerabili, dovel’effetto a lungo termine della pan-demia sarà avvertito maggiormente.

WASHINGTON, 31. Un quinto deltotale dei contagi di coronavirus so-no stati registrati negli Stati Uniti.Dai dati elaborati dalla John Hop-kins University risulta che i casi ne-gli States abbiano superato abbon-dantemente le 161.000 unità. Il nu-mero delle vittime per il covid-19ha raggiunto e oltrepassato quotatremila, con oltre 500 decessi nelleultime 24 ore, di cui la metà (253)nel solo stato di New York, l’epi-centro della pandemia negli Usa,con oltre 1200 morti in totale.

In questi giorni l’immagine delgovernatore dello stato AndrewCuomo è al centro dell’attenzionedei media nazionali e internazionalialmeno quanto quella del presiden-te Donald Trump. Cuomo ieri, nelsuo briefing quotidiano, ha rivoltoun accorato appello a tutti i profes-sionisti che operano nel sistema sa-nitario statunitense. «Se non aveteuna crisi nella vostra comunità, perfavore veniteci ad aiutare a NewYork adesso» le parole del governa-tore. Intanto una nave ospedaledella Marina militare americanacon mille posti letto è arrivata alporto di New York per aiutare gliospedali della metropoli a far fron-te alla drammatica crisi dettata dalcoronavirus. La Usns Comfort ac-coglierà a bordo i pazienti malatinon di coronavirus perché lascinoliberi i posti letto negli ospedaliper la cura dei pazienti covid-19 einoltre evitino il contagio.

Nel frattempo ieri Ford e Gene-ral Electric hanno annunciato per il20 aprile l’inizio della produzionedi 50.000 respiratori in 100 giorninel tentativo di sopperire alle ca-renze negli ospedali travoltidall’emergenza coronavirus.

Il presidente Trump, ieri, durantela solita conferenza stampa insiemecon i membri della task force peraffrontare l’emergenza coronavirusha fatto sapere che gli Stati Unitisono pronti ad affrontare una even-tuale nuova ondata di casi di covid-

19 dopo l’estate. «Speriamo non ac-cada, ma siamo pronti» ha dettol’inquilino della Casa Bianca dopoche il dr Anthony Fauci, capo im-munologo nella lotta al covid-19, haprospettato l’ipotesi di un ritornodel virus in autunno. «Potrebbedavvero accadere, ma sarebbe tuttaun’altra cosa grazie alla maggiorecapacità di fare i test e alla possibi-lità di arrivare a un vaccino», haspiegato l’esperto virologo.

Intanto ieri uno studio della Feddi New York ha sottolineato comel’emergenza coronavirus rischi ditradursi nella perdita del proprioposto di lavoro negli Usa per quasi50 milioni di persone entro giugno.Il tasso di disoccupazione potrebbecosì raggiungere il 32,1 per cento,superando il picco del 25 per centocirca della Grande Depressione del1929. I primi dati sull’o ccupazionehanno già mostrato con evidenza leprime ferite riconducibili al corona-virus. Nella settimana che si è chiu-sa il 21 marzo gli statunitensi chehanno chiesto sussidi per la disoc-cupazione hanno raggiunto la cifrarecord di 3,3 milioni. I nuovi datiufficiali riguardanti il mercato dellavoro sono attesi per venerdì pros-simo. Numeri che sono destinati asalire vista l’estensione fino al 30aprile annunciata nelle linee guidasul distanziamento sociale stabilitedomenica dal presidente Trump. Almomento i settori più coinvolti so-no quelli della vendita al dettaglio,dagli outlet ai grandi magazzini.

PE C H I N O, 31. «L’epidemia è tutt’al-tro che finita in Asia e nel Pacifico.Questa sarà una battaglia a lungotermine e non possiamo abbassarela guardia». Lo ha detto oggi Take-shi Kasai, direttore regionaledell’Organizzazione mondiale dellasanità (Oms) per il Pacifico occi-dentale in un briefing in videocon-ferenza. «Anche nei paesi e nellearee di questa regione in cui la cur-va dei contagi si è appiattita, conti-nuano a comparire nuovi focolaidovuti a casi importati che conti-nuano a destare preoccupazione»

ha aggiunto il consigliere tecnicoMatthew Griffith, citando Singapo-re e Corea del Sud.

Affermazioni, queste, che non so-no esattamente in linea con l’atteg-giamento del governo cinese, cheinvece parla già di riapertura. Nona caso domenica scorsa il presiden-te Xi Jinping ha fatto visita, senzaportare la mascherina protettiva, aNingbo-Zhoushan, nella provinciaorientale dello Zhejiang, una zonamolto colpita dall’epidemia.

La Cina ha registrato ieri solo 48nuovi casi di infezione da coronavi-

rus, tutti importati. La Commissio-ne sanitaria nazionale (Nhc), ag-giornando il numero dei contagi diritorno a 771, ha menzionato un ul-teriore decesso nell’Hubei, la pro-vincia epicentro della pandemia. Icasi gravi continuano ad assotti-gliarsi, essendo scesi di 105 unità a528. I contagi certi complessivi so-no ora 81.518: 2161 sono i pazientiin cura, 3305 i decessi e 76.052 i di-messi dagli ospedali, pari a un tas-so di guarigione del 93,2 per cento.

Sul piano economico, da segna-lare l’avvertimento della Banca

mondiale. Le ricadute economichedella pandemia — ha fatto saperel’istituto di Washington — «p otreb-bero portare a un arresto dell’eco-nomia cinese mettendo a rischio dipovertà oltre 11 milioni di personedell’est asiatico». Secondo il capoeconomista della Banca Mondialeper la regione, Aaditya Mattoo, an-che nel migliore degli scenaril’espansione della Cina rallentereb-be al 2,3 per cento dal 6,1 del 2019.Questo significa una netta battutad’arresto anche per tutta l’Asia.

BU D A P E S T, 31. Il parlamento unghe-rese ha conferito ieri sera pieni pote-ri a tempo indeterminato al premierViktor Orbán «per combattere piùefficacemente il coronavirus». Duris-sime critiche dall’opp osizione.L’Unione europea ha chiesto di ana-lizzare la legge. «La Commissionesta valutando le misure di emergen-za adottate dagli Stati membri in re-lazione ai diritti fondamentali. Inparticolare per il caso della legge vo-tata oggi in Ungheria sullo stato diemergenza e le nuove sanzioni pena-li per la diffusione di informazionifalse» ha avvertito il commissario al-la Giustizia Didier Reynders.

La legge è passata con i voti dellamaggioranza (Fidesz, il partito delpremier) e di alcuni deputati diestrema destra: 138 sì contro 53 no.Ma ovviamente, come detto, anchein Ungheria c’è un grande allarme:una parte dell’opinione pubblica e ipartiti dell’opposizione ritengono ilprovvedimento sproporzionato ri-spetto alla situazione sanitaria delPaese. L’opposizione ha anche cerca-to di far inserire nel testo un limitetemporale di 90 giorni per lo statodi emergenza in cambio dell’app og-gio in aula, ma Orbán ha rifiutato.«Oggi inizia la dittatura senza ma-schera» ha detto il leader socialistaBertalan Toth. «Chi non vota perquesta legge sta dalla parte del vi-rus» ha detto Orbán durante la di-scussione in parlamento.

Il ministro della Giustizia, JuditVarga, ha assicurato che l’unico sco-po del governo «è la tutela della sa-lute dei cittadini». Tuttavia — comehanno fatto notare molti esponentidell’opposizione — per ora in Un-gheria sono stati registrati soltanto447 contagiati e 15 decessi: tutte per-sone anziane con altre malattie. An-che se il numero reale potrebbe esse-re ben diverso: si fanno infatti pochitamponi, fino ad ora ne sono statieffettuati circa 13 mila. Negli ospe-dali ungheresi mancano tute, guanti,mascherine protettive e ci sono sol-tanto 2560 ventilatori in tutto il Pae-se. Il servizio sanitario — dicono ac-creditati analisti — non ha la capaci-tà di gestire un flusso massiccio diammalati.

Critica l’Unione europea. «L’Un-gheria ha approvato la legge checonsente al governo Orbán di gover-nare per decreto senza limiti di tem-po. Questa è una svolta pericolosarispetto agli standard democratici edà carta bianca al premier unghere-se»: così in un tweet il gruppo deiVerdi al Parlamento Ue. «Chiedia-mo alla Commissione e ai Paesidell’Ue di essere vigili e garantire

che i valori dell’Unione siano rispet-tati durante la crisi del coronavirus».Leggermente diversa la linea dei po-polari: «Sulla scelta ungherese i par-lamenti sono sempre sovrani. Servi-vano norme comuni europee. La re-sponsabilità più grande è dei paesimembri, questa strategia è distrutti-va. Per superare le emergenze serveunità e leader capaci» ha detto il vi-

cepresidente del partito popolare eu-ropeo, Antonio Tajani.

Nel frattempo, in Europa l’emer-genza continua a essere elevata. So-no saliti a 1408 i morti registrati percoronavirus nel Regno Unito, con-centrati soprattutto in Inghilterra(1284) e a Londra, secondo i dati ag-giornati a ieri del ministero della Sa-nità britannico. I contagi sono inve-ce passati dai 19.522 censiti due gior-

ni fa a 22.141, circa 2600 in più. Se-condo il governo, le misure di loc-kdown decise nei giorni scorsi «stan-no avendo un grande impatto, stan-no facendo la differenza».

Drammatica la situazione in Fran-cia, dove i morti sono più di 3000:nelle ultime 24 ore, 418 nuovi deces-si hanno portato il totale a 3024. Sa-le anche il numero di pazienti in ria-nimazione, con 424 nuovi malati perun totale di 5056. I ricoverati sonoin tutto 20.946, con un incrementoda ieri di 1592. I rientri a casa di pa-zienti guariti sono aumentati di 792unità e sono ora in totale 7923.

Ieri l’Austria ha deciso un inaspri-mento delle misure restrittive. «È laquiete prima della tempesta. Per ren-dersi conto quanto crudele possa es-sere questa tempesta basta unosguardo verso i nostri vicini in Ita-lia» ha detto il premier SebastianKurz. Il governo ha stabilito tam-poni a campione, esonero dal lavoroobbligatorio di persone a rischio,chiusura totale di alberghi e pen-sioni e, soprattutto, l’obbligo di in-dossare la mascherina nei supermer-cati e, in un secondo momento, intutti i luoghi a rischio affollamento,come i mezzi pubblici. L’annuncioè stato fatto nel giorno in cui l’Au-stria ha superato la soglia dei 100decessi.

Page 3: Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 1 aprile 2020 pagina 3

Riflessioni sulle strategie del governo di Ankara per rafforzare i rapporti economici e politici nel continente

Il dinamismo turcoin Africa

Al di là della propria influenzanello scacchiere siriano, laTurchia ha accresciuto il suo

coinvolgimento nella crisi libica; unconflitto che, alla prova dei fatti, siè trasformato in una sorta di guerraper procura tra vari attori regionali einternazionali. È comunque evidenteche il ruolo politico del governo diAnkara nel continente africano, sispinge molto più a meridione e me-rita un’attenta disamina. Infatti, ilpresidente turco Recep Tayyip Er-doğan ha messo in atto negli ultimi

Il presidente Erdoğan non perde oc-casione per visitare l’Africa che con-sidera una vera e propria priorità.Nel gennaio scorso, ad esempio, si èrecato in quattro paesi africani: Al-geria, Gambia (la sua prima volta),Tunisia e Senegal. Questa determi-nazione gli ha consentito di elevarenel continente sia i rapporti politici,sia l’interscambio commerciale maanche la realizzazione di importantiinfrastrutture. La società turca Tavha costruito due aeroporti in Tuni-sia, mentre la compagnia Summa harealizzato l’aeroporto nella capitaledel Niger, Niamey, collaborandocon la connazionale Limak nella co-struzione dello scalo di Dakar in Se-negal. Da rilevare che la Summa,fondata dal suo presidente onorarioMete Bora, è una delle realtà im-prenditoriali più importanti dellaTurchia, e in questi anni ha realizza-to anche complessi residenziali ecommerciali, hotel, centri congressi,stadi sportivi, centri commerciali eospedali nel continente africano.

Un’altra grande impresa di co-struzioni del calibro della Yapi Mer-kezi ha completato tre grandi pro-getti in Sudan: il ponte El Mek Ni-mir sul Nilo, il ponte Al Halfaia e ilcentro commerciale Al Wahat nellacapitale, Khartoum. La Yapi Merke-zi ha anche collaborato con un’asso-ciata portoghese alla prima fase diuna linea ad alta velocità da 1,2 mi-liardi di dollari in Tanzania, per poivincere in solitario un contratto perla seconda fase del lavoro. Un altroprogetto ferroviario verrà prossima-mente realizzato in Mali dalla Ka-lyon Insaat, altra società turca benaccreditata a livello internazionale.Molto singolare, perché caratteristi-co del modello di espansione turcoin Africa, è il ruolo rivestito dallacompagnia di bandiera, la TurkishAirlines (Thy).

Ogni accordo politico stipulatodal governo di Ankara in questi ulti-mi anni è stato accompagnatodall’apertura di un collegamento ae-reo che ha certamente favorito glisviluppi commerciali in Africa crean-do nuovi sbocchi. La Thy è stata tral’altro la prima compagnia non afri-cana a ripristinare i collegamenticon la capitale somala, Mogadiscio,nel 2012. Ed è proprio la Somalia,oltre alla Libia, che sta sempre piùacquisendo un ruolo centrale, nellapolitica che Ankara sta perseguendoin Africa. Non a caso la più impo-nente ambasciata turca nel continen-te è proprio a Mogadiscio, dove pe-raltro sorge la più grande base mili-tare all’estero di Ankara. Una strut-tura costata 50 milioni di dollari eche copre una superficie di 4 chilo-metri quadrati.

Interessante notare come il gover-no turco si sia fatto promotore atti-vo della pacificazione, anche se nonha sottovalutato il problema della si-curezza e della lotta al terrorismo.Accanto all’approccio inclusivo, ba-sato sulla soft power, infatti, il gover-no turco contribuisce alla missioneAmisom e collabora attivamente alparallelo processo di consolidamen-to delle forze di sicurezza locali. Anovembre 2012 è cominciata l’imple-mentazione di un accordo turco-so-malo per la cooperazione nel campodell’addestramento militare i cuiobiettivi sono il rafforzamento dellacooperazione nei settori della logi-

stica militare e il mantenimento del-la pace. Non v’è dubbio che la Tur-chia in Somalia, come in altri paesiafricani, rispetto ai governi occiden-tali abbia il vantaggio di possedereun’identità musulmana che le con-sente di interloquire più facilmentecon le varie componenti di matriceislamica presenti, non solo in Soma-lia, ma nel continente in generale.

La regione del Sahel non è estra-nea a questo. Ad esempio, nel suorecente viaggio in Gambia, il presi-dente Erdoğan ha inaugurato unamoschea e diverse scuole finanziatedall’Agenzia di cooperazione e disviluppo turca (Tika) che ha lo sco-po di promuovere investimenti neipaesi in via di sviluppo. E proprionella regione saheliana, Ankara hadeciso di allestire un nuovo disposi-tivo militare congiunto con i governidel Mali, della Mauritania, del Bur-kina Faso, del Niger e del Ciad. Èdunque evidente che la Turchia miraad affermarsi in Africa, soprattuttoin quelle zone di forte interesse geo-politico come il Corno d’Africa e ilSahel, altamente strategiche per gliequilibri del Medio Oriente edell’intero scacchiere africano.

Un tratto distintivo dell’azioneturca in Africa deriva dal fatto che ilsuo governo viene percepito dalleleadership africane come slegato dal-le logiche che hanno caratterizzatol’approccio degli altri attori rilevanti,in particolare occidentali, nello stes-so scacchiere. Vi è negli stakeholderafricani una percezione sostanzial-mente “p ositiva” della Turchia, con-siderata come un possibile nuovopunto di riferimento del Sud delmondo. Certamente le attenzioni diAnkara si fondano in parte — comeinevitabile — anche sugli stessi pianid’interesse degli attori tradizionali,come ad esempio nel caso delle com-m o d i t y. La dice lunga l’offerta soma-la, rivolta recentemente alle autorità

turche, di avviare operazioni di ri-cerca di greggio al largo delle suecoste.

Inoltre, è evidente che gli interessidella Turchia sono anche motivatidalle difficoltà di dialogo conl’Unione europea (Ue) e dunquedall’esigenza di individuare nuovimercati. Venendo meno l’attrazioneeuropeista e volgendo l’attenzionedella propria politica estera versol’Asia Centrale, il Medio Oriente, laTurchia guarda all’Africa certamentecome a una grande opportunità. In-dubbiamente, lo scenario africanoconcede oggi molti spazi alla Tur-chia ma vi sono comunque altri at-tori, quali Pechino, Washington,Mosca o Bruxelles, che hanno dallaloro la possibilità di far valere sulmedio/lungo periodo una dimensio-ne economica complessiva che nonpuò essere certo sottovalutata. Se-condo alcuni osservatori, essendo laRussia diventata un interlocutoreimprescindibile per Ankara nei prin-cipali teatri di crisi internazionali edessendo le relazioni tra i due gover-ni già solide sul piano economico,energetico e militare, questa partner-ship potrebbe consolidarsi anche sulversante africano.

La vera incognita è comunquerappresentata, alla prova dei fatti,dalla capacità del nuovo mercato co-mune africano — l’African Continen-tal Free Trade Area (AfCFTA) entra-to in vigore il 30 maggio dello scor-so anno — di interagire in modo co-struttivo, evitando che si procrastininon solo la parcellizzazione dellearee d’interesse africane, ma lacoesione politica del continente,fondamentale per garantire pace estabilità. Un atto di responsabilitàche riguarda tutti, non foss’a l t roperché, come pertinentemente affer-ma Papa Francesco: «Per la pace civuole coraggio, molto più che per laguerra».

Difendere il pianeta con un nuovo modello di sviluppo

L’Europa ha bisognodi alzare lo sguardo

Pubblichiamo la Prefazione del volumedi Francesco Occhetta, Le politichedel popolo. Volti, competenze emetodo (Cinisello Balsamo, SanPaolo, 2020).

di DAV I D SASSOLI*

Non è mai troppo chiaroquando finisce un’epoca ene inizia un’altra. Per siste-

mare la vita degli uomini e delle so-cietà abbiamo sempre utilizzato ar-tifizi utili a misurare il tempo. Fasistoriche e cicli economici, regni edinastie, guerre e rivoluzioni cihanno consentito di capire e gover-nare le cose nuove e comprendere ilvalore delle influenze che si produ-cono e riproducono costantemente.Tempi lenti, spesso, in un mondomolto grande e dalle grandi distan-ze. Un mondo che non c’è più. Perconoscerlo oggi, più che percorrerloserve penetrarlo. Ho trovato questospirito nel libro di padre FrancescoOcchetta e della comunità di perso-ne che con lui cercano di capire letrasformazioni in cui siamo immer-si.

Parlare di politica è farsi tantedomande, cercare di cogliere lo spi-rito del tempo, immaginare rispostenuove, avere dimestichezza con lacomplessità dei meccanismi. Quan-do da ragazzo chiesi al professorGiorgio La Pira cosa intendesse per“escatologia del profondo”, lui mirispose che la storia è come unoceano in cui tutti sono in grado dicogliere le correnti quando affiora-no, ma in profondità altre si prepa-rano, si gonfiano, e scoprirne la for-za prima che si manifestino è operadella politica. Della grande politica.Le contraddizioni che pone la glo-balizzazione ci raccontano di di-stanze che si accorciano e ferite cheinvece di rimarginarsi diventano piùprofonde. Che rendono più vicinigli uomini, ma in cui i prodotti del-la scienza si propongono come ele-menti di unificazione in grado diimporre nuovi modelli e valori. Isegni dei tempi ci dicono anche disocietà pervase da forti ondate didisgusto, colpite da immense delu-sioni, da istituzioni traballanti chefanno fatica a essere riconosciuteutili a garantire le nostre libertà.Sono sentimenti che ci attraversano,dentro e fuori lo spazio europeo, eche nascono dal disagio, dall’esclu-sione, dalle ingiustizie, ma che sonoanche facilmente manipolabili dacoloro che oggi vogliono difendere

i propri interessi. In troppi, adesempio, hanno paura che l’E u ro p apossa essere un competitor esigenteperché ancorato a regole, valori eumanità.

Le “politiche del popolo”, primache le politiche per il popolo, chie-dono condivisione. I temi sviluppa-ti in questo volume, così come leesperienze raccontate, sono il puntodi partenza per sviluppare una ri-flessione sulla necessità di mettereinsieme dinamiche locali e interna-zionali. Il confronto con l’altro, laconoscenza e il rispetto delle diver-sità sono elementi necessari per go-vernare le trasformazioni. L’E u ro p a ,dopo anni di crisi e stordimento, habisogno di alzare lo sguardo. Lalotta ai cambiamenti climatici ci of-fre opportunità straordinarie: difen-dere il pianeta promuovendo unnuovo modello di sviluppo. Ma co-me diventare leader nella lotta aicambiamenti climatici senza dimi-nuire la nostra capacità economicae gli standard di vita? Come irrobu-stire il nostro modello sociale? Ilmodello di sviluppo su cui ancoraci basiamo non ce la fa più e, senon imboccheremo la strada giusta,l’impalcatura non sarà in grado disorreggere quello che abbiamo. Senon saremo capaci, poi, di legareancora una volta crescita e diritti,sviluppo e solidarietà non saremmonemmeno in grado di avere unpunto di vista europeo sul mondo.

La sfida lanciata da Papa France-sco non solo va presa sul serio, mapermetterà di misurare il valore del-le nuove classi dirigenti. Il lavorodi formazione è essenziale per lacomplessità delle prove a cui sare-mo sollecitati. Per avere sguardinuovi la parola deve andare ai gio-vani che affollano le nostre città echiedono rispetto per le persone eper il pianeta. Utile allora tornare aGiorgio La Pira, quando scrivevache «le generazioni nuove sono co-me le rondini: sentono il tempo,sentono la stagione: quando vienela primavera essi si muovono ordi-natamente, sospinti da un invincibi-le istinto vitale — che indica loro larotta e i porti — verso la terra ove laprimavera è in fiore».

E qui c’è l’intuizione di questo li-bro: connettere le persone alle espe-rienze, condividere le competenze esostenere i giovani ad assumersi re-sp onsabilità.

* Presidente del Parlamento europeo

Ma il governo accoglie l’annuncio con cautela

Colombia, soddisfazione di Guterresper il cessate il fuoco dell’Eln

BO GOTÁ, 31. Il segretario generaledelle Nazioni Unite, António Gu-terres, nella serata di ieri, ha espres-so grande soddisfazione per l’an-nuncio dell’Esercito di liberazionenazionale della Colombia (Eln), ar-rivato in giornata, di un cessate ilfuoco unilaterale per il mese diaprile. I guerriglieri dell’Eln hannocosì aderito alla richiesta, arrivataproprio dal Palazzo di Vetro lascorsa settimana, di fermare tutti iconflitti armati in corso per permet-tere ai vari stati di affrontare al me-glio l’emergenza sanitaria mondialelegata al coronavirus.

Guterres, attraverso una dichiara-zione diffusa dal proprio portavoce,ha detto di sperare che anche altrigruppi armati colombiani «faccianolo stesso», dicendosi «fiducioso»che questo gesto porti benefici allecomunità più vulnerabili del paese.

L’annuncio dell’Eln è stato accol-to però con cautela da parte del go-

verno del presidente Iván Duque.Sulla questione è infatti intervenutoieri l’Alto commissario per la pacein Colombia, Miguel Ceballos, di-chiarando l’iniziativa «tardiva» e di«corto respiro», poiché l’epidemiadurerà sicuramente più del mese diaprile. Secondo Ceballos, l’iniziati-va dell’Eln non è sufficiente peruna ripresa dei negoziati. Questi ri-partiranno solo con la cessazionedelle azioni armate e il rilascio dellepersone sequestrate.

La conferenza episcopale di Co-lombia, attraverso un comunicato,ha dichiarato di ricevere l’annunciodell’Eln come «speranza di sollievoper coloro che soffrono in modopiù forte le conseguenze del conflit-to armato», e ha invitato anche tut-te le altre organizzazioni armate il-legali a cessare gli atti violenti inquesto momento delicato per i co-lombiani.

Attaccodi al-Shabaab

in Somalia

MO GADISCIO, 31. Ucciso in Soma-lia il governatore locale di una re-gione nordorientale in un attaccosuicida avvenuto domenica scorsa.L’attentato è stato rivendicatodall’organizzazione somala di al-Shabaab. Lo rendono noto i me-dia locali. Abdisalan Hassan Her-si, governatore della regione diNugaal, è deceduto per le feriteriportate nell’ospedale di Garowe,capitale della regione del Pun-tland, dove è avvenuta l’esplosio-ne. Nell’attacco sono rimasti feritianche un ex comandante dellapolizia e un civile. Secondo alcunitestimoni un uomo avrebbe rin-corso il veicolo del governatore,facendosi esplodere nelle sue vici-nanze. Al-Shabaab — o rg a n i z z a -zione fondata nel 2006 e affiliataad al-Qaeda — si è resa responsa-bile di molti attentati jihadisti inSomalia. Scacciata da Mogadiscionel 2011, continua a controllareancora vaste aree del Paese.

Morto Glezoseroe della resistenza

g re c a

ATENE, 31. È morto ieri ManolisGlezos, eroe simbolo della resi-stenza greca. Passò alla storiaperché nel 1941 ammainò la ban-diera con la svastica che era stataissata sull’Acropoli dagli occu-panti nazisti. La sua morte, all’etàdi 89 anni, è stata annunciata daiprincipali media greci. Impegna-to in politica a sinistra per tuttala vita, Glezos è stato a lungo incarcere durante la dittatura deicolonnelli. Con il ritorno dellademocrazia era stato eletto neglianni ottanta come indipendenteper il partito socialista Pasok. Poisi è impegnato a lungo nella poli-tica locale del suo villaggio diApeiranthos, sull’isola di Naxos.Nel 2012 era stato nuovamenteeletto deputato con il partito del-la sinistra radicale Syriza, per ilquale è diventato due anni dopoeurodeputato. «È stato un com-battente coraggioso» ha detto ilpremier greco Alexis Tsipras.

di GIULIO ALBANESE

anni un’articolata strategia volta arafforzare i rapporti economici e po-litici del suo governo con i paesiafricani. Si tratta di un indirizzoparticolarmente interessante nelloscenario delle relazioni internaziona-li, sia per quanto concerne le moda-lità con cui si sta sviluppando, as-surgendo peraltro a modello per al-tri attori, sia per le implicazioni epossibili conseguenze nel medio ter-mine, tanto per i partner africaniquanto per la stessa Turchia.

Le direttrici attorno alle quali si èmossa l’azione politica del presiden-te Erdoğan sono molteplici, dall’in-tensificazione delle visite nei paesiafricani, all’ampliamento della retediplomatica e all’impegno nel cam-po commerciale, dell’aiuto umanita-rio e della cooperazione militare.Un esempio emblematico dell’imp e-gno turco in Africa è quello del re-cente voto parlamentare, espresso loscorso 19 marzo, che ha portato a800 milioni di dollari, dai preceden-ti 358, la quota di partecipazioneturca alla Banca africana di sviluppo(Adb), con una previsione di au-mento fino a 4 miliardi. Tutto que-sto è avvenuto mentre è in corso lapandemia di coronavirus che sta ge-nerando grande apprensione a livel-lo planetario. Da rilevare che sullabase del Piano di attuazione congiuntoTurchia-Africa 2015-2019 e in confor-mità con la Dichiarazione di Istanbuldel primo vertice di cooperazione Afri-c a - Tu rc h i a del 19 agosto 2008, laTurchia ha promosso una lunga se-rie di partenariati con i paesi africa-ni nella cooperazione e nel commer-cio, e investimenti negli ambiti piùsvariati: dalla sanità, alle infrastrut-ture; dal settore energetico, all’agri-coltura; dallo sviluppo rurale allapromozione di piccole e medie im-p re s e .

Le cifre parlano chiaro: gli inve-stimenti e gli scambi commercialidella Turchia con l’Africa sono pas-sati dai 5,4 miliardi di dollari nel2003 a 26 miliardi di dollari nel2019, con l’obiettivo ambizioso diraggiungere i 50 miliardi entro il2023. Il dinamismo turco nel conti-nente africano, che come abbiamovisto si caratterizza per un approcciomultisettoriale, non sarebbe statopossibile se non fosse stato profusoun costante e intenso sforzo diplo-matico. Ankara ha proceduto adampliare in Africa la propria rete di-plomatica, aprendo 42 ambasciatenel continente, con l’impegno diraggiungere quota 54 in tempi brevi.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 1 aprile 2020

«Murder Most Foul» di Bob Dylan

Il coraggio di cantarela desolazione

Cronache della vita «alla finestra» nei testi di Niccolò Fabi - I

I giorni dello smarrimento

Bob Dylan

Niccolò Fabi nella copertina del suo album «Ecco»

La voce del vecchio cantautoretorna per raccontare una storiae la Storia con la maiuscolaIn questo caso l’assassiniodel presidente Kennedya Dallas nel novembre 1963

di MAU R I Z I O RA M PA

La notte di giovedì 27 marzoè apparsa sulla rete M u rd e rMost Foul, la prima canzo-ne inedita di Bob Dylandai tempi di Te m p e s t l’ulti-

mo album di brani originali uscito nel2012. È arrivata all’improvviso, senzadare spiegazioni e cogliendo tutti dis o r p re s a .

«Fu un giorno nero a Dallas, no-vembre ’63, / giorno d’infamia perl’eternità / il presidente Kennedy ave-va il vento in poppa, / un bel giornoper vivere, un bel giorno per morire».La voce del vecchio cantautore, che amaggio compirà 79 anni, scandisceogni parola del testo come se fossel’ultima, sembra arrivare da un luogolontano, fuori dal tempo e al di làdella memoria, distante milioni di chi-lometri e di anni, anzi più esattamen-te, «a 36 ore dal giorno del Giudi-zio».

Dylan torna a cantare per racconta-re una storia e la Storia, in questo ca-so quella dell’assassinio di John Fitz-gerald Kennedy, che definisce come«il delitto più efferato» capace di la-

cerare l’anima di una nazione interamorta proprio lì, a «Dealey Plaza a si-nistra devi svoltare. / Vado all’i n c ro -cio, farò l’autostop / fede, speranza ecarità, è lì che sono morte».

Il brano, della durata record diquasi diciassette minuti, ha il tono diun lamento funebre e suona come unanota stonata tra i tanti messaggi di so-lidarietà e d’incoraggiamento trasmes-si in questi giorni sul web da parte dinumerosi esponenti della musica.

Eppure l’intento del cantante pre-mio Nobel è ancora una volta quellodi non trattare l’episodio come un fat-to di cronaca, di non fermarsi alla su-perficie dei fatti ma di andare all’es-senza delle cose attraverso il racconto.Canzone fluviale, ipnotica, in cui lavoce di Dylan appare quella di unvecchio cantore attorno al quale si ra-duna un popolo (in ossequio alla na-tura profonda della musica folk).

Per certi versi si tratta di una can-zone unica, diversa da tutte le altre(centinaia? migliaia?) composte daDylan, eppure è anche una summa,un concentrato della sua arte visiona-ria. Forse c’è un brano che può essereaccostato a questa Murder most foul ed

che si trovano in mezzo, in questi 55anni) Dylan ha dato vita a un mito,perché egli ha sempre avuto il biso-gno di creare miti, di andare oltre ilcrònos, e avvicinarsi al cuore nascostodelle cose: «Un uomo che indossauna maschera è molto più probabileche ti dica la verità» afferma nel do-cumentario Rolling Thunder Revue: ABob Dylan story diretto da MartinScorsese. Ed è probabile che sia lastessa ricerca di questo mito a farglidire di essere nato lontano da casa edi vedere la propria esistenza comeuna sorta di Odissea, un ritorno.

Dylan ha sempre saputo che «daqualche parte nell’universo c’è un po-sto che potrai chiamare casa» (cosìcantava nel 1978) e ora sembra averlotrovato; forse coincide con il Vicolodella Desolazione. Ed è da lì che cimanda la sua lettera, lunga diciassetteminuti che, come Desolation Row, è a

è Desolation Row, del1965. In quell’anno,all’apice del successo,Dylan concludevacon queste paroleuna delle sue canzonipiù lunghe, belle emisteriose, un mera-viglioso affresco dipersonaggi storici,letterari, teatrali e ci-nematografici, trasfi-gurati in una grandesfilata carnevalesca:«Tutta questa gentedi cui parli, la cono-sco, sono un po’ deicasi persi / ho dovutoriarrangiare i loro visie dare a tutti loro unaltro nome / Al mo-mento non leggomolto bene, non mimandare nessun’altralettera / no, a menoche non me la mandidal Vicolo della Desolazione».

In entrambe lecanzoni (e pratica-mente in tutte quelle

metà tra un film di Fellini e un qua-dro di Bosch e per tutta la secondaparte si rivela una lunga galoppata trale canzoni (ci sono un po' tutti, da El-vis ai Beatles, dai grandi del jazz aiQueen) in cui convivono senso del-l’identità, consolazione, speranza. Allaferita mortale inferta quel giorno aDallas, Dylan risponde con l’arte delracconto, consapevole che è proprio ilraccontare la base da cui ripartire perricostruire tessuti lacerati. Ecco perchénella seconda parte del brano si rivol-ge al “mitico” disk-jokey WolfmanJack, che i cinephiles ricordano nel filmAmerican Graffiti, chiedendogli di suo-nare una lunghissima serie di altribrani musicali (e alla fine anche lastessa Murder most foul): le canzonicostruiscono un tessuto, un patrimo-nio condiviso, la memoria di un po-polo, che per Dylan sono la stradaper il riscatto e la salvezza.

Le parole e le note dell’ultimo album di Niccolò Fabi,«Tradizione e Tradimento», pur concepite in un altrotempo, si rivelano oggi incredibilmente attuali. Da of-frire quindi come una carezza che accompagna il rias-setto di emozioni ferite, in un trittico che riconosce ildramma di questo tempo pandemico, lo attraversa ene predice la fine. Apriamo con l’ascolto de «I giornidello smarrimento» e «Prima della Tempesta».

di SERGIO VENTURA

«I tempi stanno cambiando»: sono«i giorni dello smarrimento».«Senza un movimento» o una«destinazione», forse già «senzadesideri». «Prima della tempesta»

abbiamo indugiato «alla finestra» o perseveratonella «festa» — quasi a “provo care” il mare delcontagio, ma ora «il gioco si fa serio / e si smettedi giocare». Stop al calcio, alle corse nei parchi, aiflash mob sui balconi: troppi i positivi, gli intuba-ti, i morti. Aspettando un picco e una discesa, cheperò sono «eventi in controtempo».

Cresce la paura di finire «nelle grotte / a dise-gnare sopra i muri», mentre già vediamo ritornare«gli animali / ad occupare il loro posto». «Cer-cheranno i miliardari / di sfuggire al camposan-to», nelle case di vacanza o fuori dalla loro patria,ma «uno scherzo del destino / li accomuna aimendicanti»: son finiti «i tempi accesi / degli al-lori sbandierati / a sfregio in faccia agli indifesi».Risorgono in Europa le frontiere nazionali e si de-cide di allentare il rigore di bilancio, ma tuttoquesto basterà per evitare che «i mercanti come è

giusto / affogheranno in un pantano / di acqua,truffe ed oro fuso / dalla loro stessa mano»?

Nel frattempo si sospendono i lavori. In molti,tra laici e preti, sono «senza un ruolo nel reale».Con il “digiuno” dalla domenica, capita anche dinon ricordare il giorno corrente: viviamo «giornifuori tempo», costretti dentro noi stessi, là dove«il vuoto ti assale». Nelle case «sono giorni com-plicati», per «l’amore che non si inventa (…)quando non senti più calore», e «capirsi è compli-cato» se «guardi il riflesso di quello che non ti homai detto». Esposti alla continua presenza d’altri,«ti cerchi in una sola persona / e ti perdi in altrecento».

Se distanziarsi socialmente vuol dire che «l’in-nocente diventa un assassino», allora si rischia diessere «cittadino di un bel niente / straniero dap-pertutto». Sì, è tutta una salita fino a sera / finoal sonno che ristora» — se ristora, perché «il mat-tino è così stanco di illuminare / che mi ripeteall’infinito buonanotte».

«Così sia, disse l’uomo» rassegnato, ma nellatempesta, non solo a lui oppongo il mio «sentirmicome mi sento»: un «vagabondo» dell’interioritàche si pone le domande di sempre — «dov’è / lastrada per tornare? dov’è / la stella da seguire?».

Veramente «non c’è tempo»: viene l’ora — el’ora è questa (Giovanni 4, 23) — in cui «l’unicacosa che conta / è amare quello che ho intorno».«Insegnare / la gentilezza nelle scuole», anche intempi di didattica a distanza. E per i molti che re-stano soli a casa, spesso senza il conforto della fe-de, è ancora possibile porsi con «gli occhi chiusicontro il Sole / in attesa di un barlume», di «sen-tire in faccia il vento».

di MASSIMO GRANIERI

L’inglese Bill Fay è un cantau-tore sui generis, quasi scono-sciuto e di nicchia, lo stesso

famoso. Il pianista vive con estremalentezza, non cerca la popolarità escrive canzoni senza preoccuparsi dipubblicarle. Non fa promozione nési esibisce dal vivo. La musica non ètutta la sua vita. Ha inciso pochi al-bum in cinquant’anni di carriera, ap-pena sette dischi. La sua ridotta di-scografia è da considerarsi tra le piùimportanti riguardo le corrisponden-ze con la spiritualità. Rammenta latensione religiosa di Patti Smith e iltimoroso rispetto di Eric Clapton neiriguardi di Dio. I primi tre albumdal 1970 al 1976 furono un flop e pre-sto dimenticati. La stampa lo attaccòbrutalmente per alcuni testi conside-rati catastrofici. Espresse le sue ideepolitiche utilizzando il linguaggioprofetico del libro di Daniele e il les-sico dell’Apocalisse, tra i più simbo-lici e complessi della Bibbia. Deluso,si ritirò a vita privata. Per viveresvolse lavori umili come custode diun parco, garzone in una pescheria aincartare baccalà surgelati.

Gli ultimi quattro dischi prodottitra il 2010 e il 2020 sono pacificato-ri, non privi di critiche verso i gover-ni guerrafondai presi di mira nei pri-mi due album. Bill canta di uominiche lottano per vivere, offrendo l’op-zione della fede come risposta almale. A gennaio pubblica CountlessB ra n c h e s , a cinque anni di distanzada Who is The Sender?. Raccoglietracce inedite e alcuni brani rivisitatio esclusi dalle precedenti produzio-ni. I temi sono la solitudine dei sem-plici, il desiderio della libertà e il bi-sogno di un riscatto sociale. In LoveWill Remain canta l’inno alla caritàdi san Paolo apostolo, interpretan-done due versi: «L’amore rimarrà ele profezie scompariranno».

Per cogliere la sua religiosità biso-gna abbozzare un parallelo con letre cantiche della Commedia diDante. Descrisse l’inferno e l’anticri-sto in Time of the Last Persecution in

cui affrettava l’avvento definitivo delSignore, sollecitando l’inizio di unmondo nuovo e la distruzione delvecchio. Il disco Tomorrow, Tomorrowand Tomorrow del 1976 lo condusse

dolore. L’incessante accadere eternodella guerra e della piaga della fame,nel desiderio che venga il giorno incui Dio farà rotolare via la pietra se-p olcrale».

valle di lacrime, il levare lo sguardoverso una collina, una luce.

Il protagonista della canzoneguarda al Calvario, verso quella Lu-ce cha appare in cima a un colleaspro: «C’è una valle dove l’alb erosvetta alto e soffia un vento gelido...C’è una collina vicino a Gerusalem-me dove crescono fiori selvatici. Ifiori non parlano, ma raccontano diuna Crocifissione». Canta del doloreinchiodato su quel legno. Il branoC’è una valle così chiude: «Ognicontesa in città, ogni rissa, ogniproiettile sparato da una pistola, èscritto sui palmi delle mani di Cri-sto». Nell’Inferno di Dante comenella canzone di Bill Fay leggiamoin controluce il cantico di Isaia: «Fa-rò camminare i ciechi per vie chenon conoscono, li guiderò per sen-tieri sconosciuti; trasformerò davanti

a loro le tenebre in luce, i luoghiaspri in pianura».

L’album è memoria della passionee morte degli uomini, un sacrificioche l’artista associa al Signore croci-fisso. Adorante ai piedi della Croce,lo ringrazia in una canzone che èpreghiera, Thank You Lord: «GrazieSignore per l’amore che mi hai mo-strato. Tuo figlio sulla croce è sem-pre davanti a me. Non chiedo nullaper me stesso, ma per quelli cheamo. Proteggili, tienili vicini al tuocuore. Se dovessero allontanarsi date, accoglili di nuovo tra le tue brac-cia. Grazie Signore, per avermi datola vita». Parole che lasciano senzafiato.

La musica è una trincea per difen-dersi dalla morte. La diffusione suscala mondiale di un virus letale e lafragilità dei sistemi sanitari ha messoa dura prova la nostra fede. Morire

ci spaventa, bisogna resistere e l’artesi presta a questo t ra i n i n g spirituale.Citando Franco Battiato, converreb-be ascoltare i grandi del passato o le12 sonate da chiesa del violinista Ar-cangelo Corelli per meravigliarci delcreato e augurarci il meglio. Le can-zonette non sono all’altezza dei piùnobili desideri. Le giudichiamo allastregua di un mero prodotto di con-sumo, passano subito quando nonplacano l’ansia del vivere. Il dubbio,l’angoscia e l’inquietudine che brac-cano l’anima rimangono sospesi tramente e cuore. Quanta musica lascial’amaro in bocca... quella di Bill Fayno.

Promette che, presto o tardi,Qualcuno verrà a rigenerarci e lomostra in The Healing Day, branocentrale del disco. Tradotto vuol dire«Il giorno della guarigione». Quitroviamo un esercizio di scritturaformidabile che coinvolge l’a u t o re ,l’ascoltatore e i testi biblici: Giobbee il Magnificat del vangelo di Luca.La vita di Giobbe che sembra finiresenza un filo di speranza è il prelu-dio al cantico della Beata VergineMaria. Un passo più in là del dolorec’è sempre la gioia. Il giorno dellaguarigione è la summa in versi delleattese che si realizzano: «Verrà ilgiorno della guarigione, il tirannonon potrà più nuocere e il torturatoverrà liberato dalla sua sofferenza. Echi sta in alto sarà caduto a terra, echi sta in basso sarà sollevato».

The Healing Day riprende lo sche-ma promessa-compimento del Ma-gnificat perché recita che «non è co-sì lontano il giorno della guarigione,sta arrivando per sempre il giornodella riconciliazione». E aggiunge:«Andrà tutto bene nel giorno dellaguarigione, non andremo più alladeriva». Andrà tutto bene, ripeteBill Fay. Quell’incitamento che ricor-da la consegna di Giuliana di Nor-wich, quel «Ogni cosa andrà bene»che ci consola in questo tempo. Oc-corre pregare, affidarsi e ascoltare unbuon disco di risurrezione per conti-nuare a sperarlo.

fuori dal pericolo di malattie e di-pendenze, in Purgatorio. Difficilenon commuoversi ascoltando la lita-nica We Are Raised: «Noi siamo ri-sorti. Ci sediamo accanto a Lui ora,siamo cresciuti. Grazie per la vitache ci hai donato». Il tema dellagratitudine ritorna nell’album Life isPeople, il suo capolavoro artisticopubblicato nel 2012, in cui sconfinacon più convincimento sul terrenoreligioso. Un disco che è gioia per leorecchie e il cuore di chi lo ascolta.

La figura del Risorto appare comein trasparenza nei suoi testi. C’è unbrano pasquale che squarcia le tene-bre dell’ascoltatore, The Never En-ding Happening (“L’incessante acca-d e re ”): «L’incessante accadere deiquattro venti che cambiano direzio-ne... il sole che sorge ancora, il can-to degli uccelli prima che il giornocominci. Per qualcuno è come cam-minare su di una corda tesa, bendatie tremanti. Dall’altra parte paura e

Dopo aver attraversato l’inferno epurgato le colpe, volge lo sguardo alsole che è il Signore. Un raggio loraggiunge da Lassù e lo racconta.Bill è conquistato da Cristo. Indicala via per uscire dalla selva oscura.Basta alzare la testa e guardare nellasua stessa direzione.

Guardare, vedere, non abbassarelo sguardo è soprattutto l’esp erienzanarrata da Dante e spiegata da Fran-co Nembrini nel commento al primocanto dell’Inferno, edito da Monda-dori: «Dante riesce ad arrivare almargine della selva e si ritrova aipiedi di una collina, alza la testa evede il sole. In questo gesto di alza-re lo sguardo c’è tutta l’umana di-gnità: siamo tutti ciechi, preda di unmale che sembra invincibile; ma chialza la testa può intuire un benepossibile». Nella canzone There is aVa l l e y c’è lo stesso intendimento, lamedesima scena. Un gemente, una

Una trinceaper difendersi dalla morte

Croce e risurrezione nella musica di Bill Fay

«Per qualcuno è come camminaresu di una corda tesa bendati e tremanti— grida in “The Never Ending Happening” —Dall’altra parte paura e dolore. L’incessante accadere eternodella guerra e della piaga della fame»

Bill Fay

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 1 aprile 2020 pagina 5

Pietro Giardini e Dino Perini, gliscienziati e medici Fiduccio de’ Mi-lotti e Guido Vacchetta.

Dante fornisce così ai posteri unmodello culturale in cui il patrimo-nio letterario e filosofico degli Anti-chi è esaltato dai valori trascendentiche la Rivelazione ha donato agliuomini. È un ideale di civiltà in cuifides religiosa e studia umanistici, af-fermazione di cristianità e culto dellaclassicità, trovano un nuovo equili-brio nella forma linguistica del vol-gare, la lingua della Commedia. Èuna mirabile sintesi estetico-teologi-ca che si esprime nelle ultime opere:le due Egloghe, riguardanti la corri-spondenza poetica con Giovanni delVirgilio, la Quaestio de aqua et terra,e la conclusione del P a ra d i s o : ecco lospecimen dell’umanesimo cristiano, lacifra che connota il cenacolo di Ra-venna, una dimensione della cono-scenza in cui l’interpretazione delleFonti Mistiche medievali trova nellaforma del Poema Classico, quello diOmero e di Virgilio l’approdo finale.

Il “processo unitivo con Dio” ri-chiama la raggiunta consapevolezzadelle ragioni morali della vita e dellaconoscenza umana, onde la conclu-sione della Commedia esalta sia ilteocentrismo cristiano che l’omo cen-trismo umanistico: «Quella circula-zion che sì concetta (...) dentro dasé, del suo colore stesso, / mi parvepinta della nostra effige, / per che ‘ìlmio viso in lei tutto era messo» (Pa-ra d i s o XXXIII, 127 e sgg.); sarà pro-prio questa l’eredità raccolta da Papicultori dell’umanesimo cristianodantesco.

Mentre Dante si spegne e comin-cia la diffusione delle sue opere, lacorte papale è ad Avignone, sotto ilpontificato di Giovanni XXII (1316-1334). Qui aveva preso l’avvio la bi-blioteca papale, il cui primo inven-tario generale venne redatto nel1369; in essa erano già presenti leopere di umanisti italiani tra cui

smondo, fu poi costretto alla fugaper un tumulto provocato dai Co-lonna e si rifugiò a Firenze.

La scelta ebbe conseguenze im-portanti nell’apertura del papato allanuova temperie culturale dell’uma-nesimo che, in Firenze, stava trovan-do il suo principale centro di diffu-sione. Già dalla seconda metà delTrecento, era attivo un gruppo didotti e scrittori, i quali avevano im-postato gli studia humanitatis comestrumento di ricerca filologica maanche di formazione etica e civile.

re ” il testo originale della Commedia(vedi lettera da Roma del 24 aprile1368), argomento su cui ritorna inun’altra lettera al Tuderano, del 23aprile 1400: Tandem autem iterum at-que iterum de Dante rogo.

A Firenze l’opera del Salutati èproseguita da Leonardo Bruni (1374-1444), anche lui cancelliere, e daPoggio Bracciolini (1380-1459), scrit-tore pontificio e poi, dal 1453, can-celliere della signoria fiorentina.

cardinale Giordano Orsini. Puravendo convocato un nuovo concilioa Basilea, nel 1431, Martino V nonpoté parteciparvi perché morì primadell’inizio dell’assemblea, che invecefu seguita dal suo successore Euge-nio IV (1431-1447). Questi, tornato aRoma per l’incoronazione di re Sigi-

biblioteca diviene il fulcro della suarinnovata missione di guida cultura-le della cristianità. Quando Cosimode’ Medici aveva aperto a Firenze,intorno al 1440, la prima bibliotecapubblica moderna, proprio al Paren-tucelli era stato chiesto di preparareun elenco di libri che avrebbero do-vuto essere raccolti per completare ladotazione di partenza.

Nacque così il suo famoso Canoneb i b l i o g ra f i c o , un lista divisa per argo-

menti nella quale egli trasfuse tuttala sua conoscenza diretta dei libri ela sua ampia cultura, non solo teolo-gica o giuridica, ma anche letterariae scientifica. Con Niccolò V la Vati-cana diviene una grande bibliotecacon oltre 1.230 codici, latini e greci,censiti nell’inventario del 1455. Ilbreve pontificato di Callisto III(1455-1458) separa Niccolò V da PioII (1458-1464), Enea Silvio Piccolo-mini, primo grande papa dantista.

Niccolò V ritratto dal Beato Angelicoin «Consacrazione di San Lorenzo come diacono» (XV secolo)

Il primo aprile 1920 nasceva l’attore giapponese Toshiro Mifune

Il samurai antieroe

L’Alighieri persegue un alto ideale di civiltàin cui l’affermazione della cristianitàe il culto della classicitàtrovano un nuovo equilibrionella forma linguistica del volgareOvvero la lingua della «Commedia»

di GABRIELLA M. DI PAOLADOLLORENZO

Nell’ultimo periodo del-la vita di Dante nasceil cenacolo ravennate,culla dell’umanesimocristiano; al suo inter-

no compie i primi passi la tradizionedantesca, che allunga le radici su unterreno non dissimile dalle tradizionig re c o - l a t i n e .

A Ravenna Dante ha intorno a séuna piccola cerchia di discepoli, una“scuola” in cui i molteplici interessie le diverse competenze professiona-li, giurisprudenza, medicina, scienza,filosofia, letteratura, teologia, riman-dano specularmente all’enciclop edi-smo dantesco e, contemporaneamen-te, si inscrivono in una sodalitas, cul-turale e personale, pubblica e priva-ta, di cui Dante è protagonista emodello. Essi disegnano la tracciasuccessivamente seguita da GiovanniBoccaccio e, per suo tramite, da Fi-lippo Villani e, nel Quattrocento, daColuccio Salutati, Leonardo Bruni eBiondo Flavio. Il cenacolo ravennatecomprende, oltre Pietro e JacopoAlighieri, figli del Poeta, il notaioMenghino Mezzani, il magistratoBernardo Scannabecchi, i giuristi

Dante. Il ritorno del papato a Ro-ma (1377), coincise con lo scismad’Occidente, che, per quasi qua-rant’anni, avrebbe visto papi di di-verse obbedienze contendersi la gui-da della Chiesa. Alla fine, il conciliodi Costanza del 5 novembre 1414 de-pose i contendenti delle obbedienzepisana e avignonese, mentre il papadell’obbedienza romana rinunciòvolontariamente al pontificato.

ta da un dialogo di Leonardo Bruni,Salutati riuscì ad assicurare la conti-nuità, proporzionata al nuovo conte-sto umanistico, della tradizione dan-tesca, proprio perché rifiutarla signi-ficava anche rifiutare la tradizionecristiana e la lingua volgare. Il lega-me col cenacolo di Ravenna, da par-te di Coluccio, nei suoi anni giova-nili, si nota nel desiderio di incon-trare Menghino Mezzani per “t ro v a -

Bruni e Bracciolini coinvolgono pa-pa Eugenio IV nelle vicende culturaliumanistiche (si veda la discussionesulla natura del latino, avvenutanell’anticamera papale nel marzo1435, tra i segretari della Curia pon-tificia, Biondo, Bracciolini, Bruni eriguardante l’origine del volgare). Latesi del Biondo legittimava la fun-zione degli scrittori nell’elevare lalingua volgare alla qualità letteraria,creando i presupposti per la rivaluta-zione delle tre corone e, in primoluogo, di Dante. Prima di Biondo,Leonardo Bruni, nel secondo deiDialogi ad Petrum Paulum Histrum,del 1401, aveva ritrattato le accusemosse a Dante, Petrarca e Boccaccio,presenti nel primo dialogo, esaltan-do i tre Poeti sia per l’inventio cheper l’elocutio, e ammirando di Dantela grande dottrina e la perfetta elo-quenza.

In questi anni dunque, tutta laCuria papale acquisisce ed accoglieil culto degli Umanisti per Dante ela biblioteca si arricchisce di nume-rosi manoscritti. Pertanto il successo-re di Eugenio I V, Niccolò V (1447-1455), Tommaso Parentucelli da Sar-zana, prosegue ed esalta gli interessiculturali del suo predecessore, per-ché, nel suo pontificato, l’ideale del-la renovatio Urbis, si affianca allaconsapevolezza di una missione cul-turale, coincidente con quella spiri-tuale e pastorale. Per Niccolò V la

Toshiro Mifune nel film «I sette samurai» (1954)

di EUSEBIO CICOTTI

Era forse destinato a diventa-re un predicatore quel bam-bino che il I° aprile 1920 na-

sceva in una modesta casetta di le-gno, in Cina, figlio di genitorigiapponesi, metodisti, trasferitisinella provincia dello Shandong,per motivi missionari. Il padre,Tokuzo Mifune, di mestiere foto-grafo, successivamente trasferì lafamiglia in Manciuria, e il piccoloToshiro, oltre che frequentare lascuola e divenire perfetto bilingue,il pomeriggio si tratteneva nel la-boratorio paterno per scoprire imisteri della fotografia.

Il secondo conflitto mondiale,con la repentina invasione nippo-nica della Cina orientale, vede ilventenne fotografo Toshiro Mifu-ne cooptato dall’aviazione militareoccupante, con il grado di capora-le, a scattare foto dall’alto. A fineguerra la famiglia è rimpatriata inGiappone, e Toshiro conosce unPaese dilaniato dalle atomiche,dalla crisi economica e dalla ver-gogna nazionale per la sconfittadell’“impero dove il sole non tra-monta mai”. Tramite un amico ar-riva agli studi cinematografici diToho, a Tokio, e lavora saltuaria-mente come assistente operatore.

Un giorno si presenta a un pro-vino per attori, ma viene scartato.Si dice che il regista Akira Kuro-sawa, presente, invece rimanessecolpito dalla performance. Alcunesettimane dopo lo chiamava per ilsuo L’angelo ubriaco (1947): segne-rà l’esordio di Toshiro Mifune nelruolo di co-protagonista. Il secon-do film, per la regia di Akira Ku-rosawa, con il quale Mifune iniziaun sodalizio che durerà pervent’anni è Rashomon (1950). Am-bientato nel medioevo nipponico,in un’atmosfera di post guerra edevastazione (rimando al Giappo-ne coevo), Rashomon è un giallonon risolto tra un bandito e un sa-murai, che rimarrà ucciso nel bo-sco, e la moglie di questi: tre testi-moni raccontano tre “verità” diver-se. Rashomon è forse il più riuscitoesempio di racconto con “punto divista mobile” all’interno della die-gesi novecentesca, e non solo cine-matografica, autentica “op eraap erta”. Il Leone d’Oro a Venezia1951, grazie alla nipponista Giulia-

na Stramigioli, che lo segnalò allaMostra, ne decreterà il successointernazionale, cui seguirà l’O scar,segnando al contempo il riscattoculturale di un popolo sconfitto.Qui Mifune è il bandito Tajoma-ru, che pare assalti, armato di spa-da, i viandanti mentre attraversanoil bosco. Così accade a un mite sa-murai e alla sua bella moglie.

La recitazione di Mifune con-quistò il pubblico mondiale: elo-quio minaccioso dal tono alto, ri-sata sarcastica, movenze plastichee feline nelle radure e tra gli alberie i sentieri del bosco; il grattarsi lacorta e rada barba prima di una ri-soluzione; lo sguardo fisso sul ne-mico o sulla vittima. Tajomaru, divolta in volta, coraggioso o sbruf-fone o codardo, secondo il testi-mone che racconta, inauguraval’antieroe anticipando molto cine-ma occidentale.

Quattro anni dopo Kurosawarealizza, secondo alcuni, uno deimaggiori capolavori “di tutti itempi”, I sette samurai (1954). Sia-mo sempre nel medioevo nipponi-co. I contadini di un villaggio, perdifendersi dalle continue scorreriedei banditi, assoldano, con le po-che monete rimediate, sei samuraiper difendersi. Un ex contadino,armato di spada, con falso certifi-cato di nobiltà, Kikuchiyo (Mifu-ne) cerca in tutti modi di farsi ac-cettare dal maestro samurai capodel gruppo, volendo sì combattere

ma, soprattutto, entrare poi nelrango dei samurai. Memorabile ilmonologo di Mifune nella scenain cui, quasi da avvocato, perorala causa dei contadini, muovendo-si nel piccolo interno di legno co-me un animale in gabbia, con lacamera che lo segue in ppp, incontrocampo sui samurai sedutisul pavimento: «Voi non vi fidatedei contadini, ma per anni loro so-no stati aggrediti, hanno bruciatole loro case, hanno violentato le

moglie (finirà pazza), anche il suoamico del cuore, il capitano Wiki,per diventare il Signore di tutta laProvincia: Trono di sangue (1957,tratto liberamente dal Ma c b e t h diShakespeare), sempre di ambienta-zione medievale. Memorabile lascena in cui Mifune sguaina laspada e, preso dalla follia, cerca dicolpire lo spirito (ma è un fanta-sma), che lo sta mettendo in guar-dia denunciando la sua vana setedi potere, fendendo colpi nel vuo-

loro donne (…) da voi samurai alservizio dei nobili». Improvvisa-mente, dopo il tono forte ecco chesi accascia e inizia, inaspettata-mente, a piangere.

Successo planetario, tanto dacostringere Hollywood a realizzareil remake western, I magnifici sette( J. Sturges, 1960), anch’esso filmdi successo.

Altro indimenticabile personag-gio di Mifune è il capitano Washi-zu. Accecato dal potere, non esitaa uccidere, istigato da una perfida

to, nella sala di fronte ai suoi uffi-ciali attoniti.

La quadrilogia medievale idealesi può far chiudere con Yo j i n b o(“La sfida del samurai”, 1961).Ambientato nel 1860, periodo incui i samurai non sono più ricerca-ti dai nobili, narra di un samuraidisoccupato che tenta di venderela sua abilità nel combattere a unao all’altra delle due fazioni avver-se, di un villaggio. I personaggi ela struttura narrativa, nonché ilset, rinviano al modello del pisto-lero solitario del western, come delresto la musica. L’incipit, legger-mente parodistico, di Yo j i n b o cheattraversa il villaggio, a piedi, nel-la via centrale, per affrontare unabanda di avversari anticipa, in par-te, addirittura Sergio Leone.

Mifune recita nei film di Kuro-sawa sino al 1965 (ricordiamo an-che B a r b a ro s s a , 1965), poi tra i duel’amicizia s’interrompe, per gelosiereciproche, per riprendere dopot re n t ’anni.

Sino agli anni Ottanta il pub-blico vedrà Mifune sia nel cinemagiapponese sia in produzioni este-re: da Duello nel pacifico (J. Boor-man, 1968) a Allarme a Hollywood-1941 (1979) di Steven Spielberg.Ma Toshiro Mifune, per tutti, ri-mane il samurai antieroe dei capo-lavori del cinema nipponico deglianni Cinquanta.

Un giorno si presentò per un provino ma fu scartatoEra presente il regista Akira Kurosawache rimase colpito dalla sua performanceTra i due nacque un sodalizio artistico destinatoa segnare alcuni capolavori del cinema mondiale

Sotto Niccolò V

alla «renovatio Urbis»si affiancò la missione culturaleche aspirava a coniugaredimensione spirituale e pastorale

Era la “scuola” di Coluccio Salutati(1331-1406), cancelliere della signoriafiorentina, scopritore delle lettere fa-miliari di Cicerone, autore di trattati,grande umanista. In lui il dantismofiorentino della seconda metà delTrecento, avviato dall’opera di Gio-vanni Boccaccio, trova l’anello dicongiunzione con il dantismo dellaprima metà del Quattrocento. Conl’opera De Tyranno, Salutati, lodan-do Dante, interviene nella polemicadei giovani umanisti fiorentini, suoialunni, che prendevano le distanzeda Boccaccio e da Petrarca, ribellan-dosi addirittura al culto di Dante.

Già nel 1383, quando Benvenutoda Imola gli aveva mandato il primosaggio del suo commento dantesco,e nel 1395, quando usa quasi le stesseparole rivolte al Petrarca, Salutati lo-da l’Alighieri e ancora nell’op eramaggiore, De Laboribus Herculis,Dante è definito: vir optimum lau-dandi vituperandi peritus. Come risul-

Il cenacolo di Ravennae l’umanesimo cristiano

Tra cultura classica e valori trascendenti della Rivelazione

DANTE E I PAPI - I

Il concilio elesseOddone Colonna,Martino V (1417-1431), il quale si de-dicò al riordinodella Curia romana.Sotto il suo pontifi-cato arrivarono aRoma Poggio Brac-ciolini, Masaccio eGentile da Fabria-no, mentre la bi-blioteca fu poten-ziata dall’opera del

Page 6: Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 1 aprile 2020

Immedesimarsiin un popolo

«Querida Amazonia» con sguardo di donna

di GIORGIA SA L AT I E L L O

L’esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazoniaè tutta costruita intorno a

quattro grandi sogni — quello socia-le, quello culturale, quello ecologi-co, quello ecclesiale — e tocca inprofondità tutte le dimensioni dellavita della regione, con le sue trage-die, le sue tensioni, le sue aspirazio-ni e le sue speranze. Alcuni para-grafi sono esplicitamente dedicati alruolo e alla missione delle donne(99-103), ma qui non ci si vuole sof-fermare esclusivamente su di essi,quanto, piuttosto, operare una rilet-tura dell’intero documento, vistocon gli occhi di una donna che siaccosta a esso muovendo dalla pro-pria identità e dalla personale sensi-bilità, poiché quest’ultima trova unrilevante riscontro nello spirito chene anima le pagine. Innanzi tutto,all’Amazzonia non è rivolto unosguardo distaccato, dall’esterno, mai problemi sono visti dal di dentro esi può sicuramente parlare di una“immersione” in essi, senza tracciarealcuna netta linea di demarcazionetra i soggetti che li vivono e altriche si collochino come spettatorisenza un reale coinvolgimento cheincida sulle loro vedute.

Dialogo, incontro, comunità:queste tre idee attraversano l’esorta-zione di Papa Francesco, taloraesplicitamente espresse con le paro-le corrispondenti, altre volte sotteseall’argomentazione e capaci di ispi-rare un pensiero che va al di là del-le analisi per farsi condivisione eaprire prospettive aderenti all’esp e-rienza delle persone che in Amaz-zonia vivono la propria esistenzasegnata da immense sofferenze. Intale prospettiva è centrale l’atten-zione alle relazioni tra gli esseriumani e con la natura, e l’antrop o-centrismo della tradizione cristianaè declinato come responsabilità deisoggetti tra di loro e verso una na-tura che è madre, ma che attende, asua volta, di essere tutelata e preser-vata da comportamenti che sono,appunto, la negazione della respon-sabilità.

Come lo sguardo non può essereesterno, così anche le misure chedevono essere assunte, pur interpel-lando l’intero pianeta, non possonoessere calate dall’alto, dal di fuori,ma è l’intera vita dell’Amazzoniache deve crescere dal suo interno,in piena fedeltà allo spirito che laanima. In tal senso, sia sotto il pro-filo ecologico che culturale, si puòdire che tutti noi siamo Amazzoniae che la corrente che deve essere at-tivata ha una duplice direzione checomporta non solo la protezione diquel territorio, ma anche l’arricchi-mento di tutti sui piani spirituale eculturale.

L’ultimo dei quattro sogni deldocumento, quello ecclesiale, costi-tuisce il vertice dell’intero scritto esi dipana intorno a tre temi impre-scindibili: l’inculturazione, le comu-nità, la convivenza. All’inculturazio-ne è dedicata una particolare atten-zione che si declina in tutte le di-mensioni della vita ecclesiale, chie-dendo risposte che l’Amazzonia,all’interno della Chiesa, sappia trar-re da se stessa, dal suo antico e ric-co patrimonio spirituale. Toccandola vita concreta delle comunitàamazzoniche, è dedicato un signifi-cativo spazio, come si accennava,

alle donne e al loro ruolo insostitui-bile che richiede un sempre più am-pio e incisivo riconoscimento, capa-ce di rispettare la specificità di queicontesti.

La centralità della vita interna al-la Chiesa amazzonica non fa tutta-via dimenticare la necessità del dia-logo e della cooperazione ecumeni-ci e interreligiosi, animati costante-mente dalla volontà di costruireponti e non muri che dividono e ri-schiano di vanificare sforzi che ve-drebbero fortemente ridotta la loroefficacia.

All’inizio ci si è soffermati sullo“sguardo di donna” e ora quel rife-rimento risulta confermato perchél’esigenza di incontro e di relazioni,senza entrare nel falso dibattito sunatura o cultura, costituisce sicura-mente un tratto privilegiato dellasensibilità delle donne. Si potrebbequi parlare, seguendo Edith Stein,di capacità di “empatia” e tale ca-pacità, a noi donne così congeniale,è forse uno dei principali fili con-duttori del documento, capace didargli calore, oltre ad autentica vici-nanza ai popoli amazzonici.

I vescovi brasiliani per la tradizionale Campagna quaresimale di fraternità in tempi di pandemia

Tutti impegnati contro l’i n d i f f e re n z a

L’esempio dei popoli aborigeni nella cura responsabile della natura

Maestri di felice sobrietà

L’annuale Campagna di fraternità è ispirata alla figura di santa Dulce dos Pobre s

Nomine episcopali

Le nomine di oggi riguardanoAfrica ed Europa.

Luís MiguelMuñoz Cárdaba

nunzio apostolicoin Sudan e in Eritrea

Nato a Vallelado, Spagna, il 25agosto 1965, è stato ordinato sa-cerdote il 28 giugno 1992. Incardi-nato a Toledo, Spagna, è laureatoin teologia, diritto canonico e giu-risprudenza. Entrato nel serviziodiplomatico della Santa Sede il 1°aprile 2001, ha prestato successiva-mente la propria opera nelle rap-presentanze pontificie in Grecia,Messico, Belgio, Italia, Australia,Francia e Turchia.

Marek Mendykvescovo di Świdnica

(Polonia)

Nato il 18 marzo 1961 inGłuszyca, oggi diocesi di Świdni-ca, dopo la maturità nel 1981 è en-trato nel seminario maggiore diWro cław e ha seguito i corsi di fi-losofia e di teologia presso la Fa-coltà teologica. Ordinato sacerdo-te il 23 maggio 1987 per il clero diWro cław, per quattro anni è statovicario parrocchiale di San Gior-gio a Dzierżonów. Nel 1992 è statoincardinato nella nuova diocesi diLegnica. Ha completato la forma-zione all’Università cattolica diLublino, conseguendo il dottoratoin teologia pastorale. Dal 1995 èstato direttore dell’ufficio catechi-stico della curia diocesana e do-cente di catechetica presso la Pon-tificia facoltà teologica diWro cław - sezione di Legnica. Dal1999 al 2000 ha frequentato l’uni-versità di Eichstätt e dal 2001 èstato professore aggiunto presso laPontificia facoltà teologica aWro cław. Dal 2001 al 2005 è statovicerettore del seminario maggioredi Legnica e nel 2004 è stato no-minato membro del collegio deiconsultori, del consiglio presbite-rale e canonico del capitolo catte-drale. Il 24 dicembre 2008 è statonominato vescovo titolare di Ru-succuru ed ausiliare di Legnica.Nella Conferenza episcopale èmembro del consiglio permanentee del consiglio per la pastoralegiovanile, e presiede la commissio-ne per l’Educazione cattolica.

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Świdnica (Po-lonia), presentata da Sua Ec-cellenza Monsignor IgnacyD ec.

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in Sudan ein Eritrea il Reverendo Monsi-gnore Luís Miguel MuñozCárdaba, Consigliere di Nun-ziatura, elevandolo in paritempo alla sede titolare di Na-sai, con dignità di Arcivescovo.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Świdnica (Polonia)Sua Eccellenza MonsignorMarek Mendyk, trasferendolodalla Sede titolare di Rusuccu-ru e dall’ufficio di Ausiliaredella Diocesi di Legnica.

Il Santo Padre ha nominatoMembro del Pontificio Comi-tato di Scienze Storiche il Re-verendo Padre Marek AndrzejInglot, S.I. (Polonia), Decanodella Facoltà di Storia e BeniCulturali della Chiesa presso laPontificia Università Gregoria-na in Roma.

Dal numero di aprile di «Vita Pasto-rale» anticipiamo l’articolo a firma delfondatore di Slow Food, uditore al re-cente sinodo dei vescovi sull’Am a z z o -nia.

di CARLO PETRINI

A ottobre scorso, ho avuto lafortuna di essere partecipe diun’esperienza straordinaria

che ha «arricchito, sfidato e ispira-to», nonché coinvolto e, per certiversi, sconvolto molta gente. Controtutti i pronostici che io stesso a v re ipotuto fare sulla mia vita, sono sta-to invitato in Vaticano a prendereparte al Sinodo panamazzonico.Una grandissima assise che ha ospi-tato un’umanità molto varia: dai pa-dri sinodali che, per la maggior par-te, vivono e lavorano in terre amaz-zoniche, a indigeni e indigene,esperti ed esperte della questioneecologica, fino ad arrivare a uditorinon prettamente usuali in dinami-che ecclesiali come me, «agnosticopio», così come mi ha definito Ber-goglio.

A invitarmi è stato proprio lui,Papa Francesco, che nel suo pontifi-cato continua a stupire proprio perquesta capacità incredibile di co-struire ponti e aprirsi al diverso.L’appuntamento dello scorso autun-no credo non abbia deluso le aspet-tative di nessuno, o per lo menonon quelle bergogliane: sono stategiornate intense, dove a regnare èstata una moltitudine di voci e colo-ri in dialogo tra loro e in reciprocoascolto, dove — nonostante la serietàdi tutti, l’urgenza dei temi trattati —l’aria che si respirava era di gioia,vitalità e armonia. Un bellissimopalcoscenico di discussioni delicatee dibattiti più che mai attuali;un’inaspettata ventata di buona po-litica, così come non ne vedevo datemp o.

Ora, a distanza di quattro mesi,Francesco ci consegna un documen-to che ancora una volta è stato ca-pace di entusiasmarmi e insegnarmimolto: l’esortazione p ostsino daleQuerida Amazonia. A partire dal tito-lo, si intende quanto questo scrittorappresenti un vero atto di amoreper quella terra ferita e per quellepopolazioni in sofferenza: una pre-ziosa riflessione sui lavori sino dalidove la poesia ci coinvolge e ci ispi-ra. Questo documento non prevari-ca i lavori del Sinodo, ma li affiancacon grande rispetto e ci invita a

continuare a sognare e camminareinsieme sulla strada verso l’ecologiaintegrale. Un documento che esaltala riflessione e apre a nuovi e ulte-riori approfondimenti.

L’elemento poetico è dirompentee ancora una volta è esempio diumiltà e amore per il bello: per po-ter spiegare la complessità di alcunitemi, infatti, il Papa non solo nonutilizza la sua prosa, ma fa sue leparole in versi di chi, ogni giorno,vive sulla propria pelle le difficoltàcreate dall’ingiustizia sociale e daldepauperamento delle risorse del-l’Amazzonia. Per la prima volta inun’esortazione apostolica vengonocitati sedici poeti amazzonici, met-tendo così al centro i protagonistiveri: gli indigeni e la loro incredibilesensibilità verso il circostante, spo-stando il baricentro occidentale e fa-cendo parlare direttamente una terradove vivono contraddizioni di carat-tere sociale, politico, economico edecologico. Tutto questo, da un latodimostra la capacità di non darespazio solo alla propria voce,dall’altro la virtù di comprenderequanto la bellezza — anche in lette-ratura — sia fondamentale per veico-lare messaggi forti e concetti com-plessi che la Chiesa e la società tut-ta hanno difficoltà a metabolizzare.Del resto, in tutto il testo, la sensi-bilità estetica e l’importanza della

contemplazione trapela in ogni pa-ragrafo e viene vista come chiaveper non trasformare in oggettod’uso e abuso ciò che la terra ci of-fre, e per rendere possibile quel“buon vivere” tipico dei popoli indi-geni che «si manifesta nella capacitàdi trovare gioia e pienezza in unavita austera e semplice, come p u renella cura responsabile della naturache preserva le risorse per le genera-zioni future. I popoli aborigeni po-trebbero aiutarci a scoprire che cos’èuna felice sobrietà e in questo senso“hanno molto da i n s e g n a rc i ”. Sannoessere felici con poco, godono deipiccoli doni di Dio senza accumula-re tante cose, non distruggono senzanecessità, custodiscono gli ecosiste-mi e riconoscono che la terra, men-tre si offre per sostenere la loro vita,come una fonte generosa, ha unsenso materno che suscita rispettosatenerezza» (Querida Amazonia 71).Ma non c’è solo poesia: questa esor-tazione ha anche un valore forte-mente politico poiché tocca questio-ni di rilevanza globale. Ancora unavolta l’Amazzonia è parte per il tut-to, metafora di quella parte delmondo sofferente, occasione perparlare della necessaria lotta al so-vranismo populista, all’appro cciopredatorio del sistema capitalista,all’integralismo religioso e del pen-siero, al dramma ecologico che stia-mo vivendo e che interessa tutti.Querida Amazonia è una riflessioneche è una saldatura di quel fenome-nale “tutto è connesso” della Lauda-to si’, un altro passo importante delcammino di Papa Francesco e di unprocesso che sta andando avanti datanto tempo, non solo nella Chiesa.

Il vero capolavoro, infine, è il si-lenzio dell’attesa questione del celi-bato sacerdotale: qualsiasi parolaavrebbe spostato l’attenzione risp et-to a questioni più rilevanti. In Italiaun vecchio detto ci ricorda che «unbuon tacer non fu mai scritto». Main questa esortazione il silenzio par-la eccome, e le legittime parti incausa trovano nel Papa e nelle sueazioni l’invito alla riflessione e aldialogo. Insomma, un’esortazioneche è molto più di una sintesi. Fac-cio mia la massima di Agostino«Verba movent, exempla trahunt» (“leparole muovono all’azione, ma sonogli esempi a trascinare”): oggi ab-biamo bisogno di grandi esempi, equesto scritto e questo Papa ne sonola chiara testimonianza.

BRASÍLIA, 31. Una quaresima a di-stanza a causa del diffondersi del co-ronavirus ma non per questo menosentita. La Conferenza episcopalebrasiliana (Cnbb), nell’ambito dellatradizionale Campagna di fraternità,ha reso disponibile in rete il testoper le celebrazioni liturgiche in fami-glia. Un modo, ha spiegato padrePatriky Samuel, segretario esecutivodella Campagna, per offrire la Paroladi Dio a nuclei familiari in quarante-na e supporto spirituale in un perio-do così drammatico. Ma ancheun’ulteriore realizzazione dell’auspi -cio espresso dalla Cnbb nel presenta-re la Campagna 2020, dal tema«Fraternità e vita: dono e impegno».Nel tempo quaresimale — sottolinea -no i vescovi — possa ogni persona,gruppo pastorale, movimento, asso-ciazione, Chiesa particolare, in breve,tutto il Brasile, vedere rafforzata lacura, lo zelo, la preoccupazione degliuni per gli altri, e, quindi, la fraterni-tà. Un richiamo che i presuli hannoavvertito ancora come più urgente difronte alla sfida della pandemia, met-tendo in guardia dai pericoli delladisinformazione e facendo appelload affrontare l’emergenza «con luci-dità, responsabilità e solidarietà».

Anche quest’anno Papa Francescoha inviato un messaggio nel quale sirallegra «del fatto che, da oltre cin-quant’anni, la Chiesa in Brasile rea-lizzi, nel periodo quaresimale, laCampagna di fraternità, annuncian-do l’importanza di non separare laconversione dal servizio ai fratelli ealle sorelle, soprattutto ai più biso-gnosi». Il Papa ha anche ricordatoche quest’anno il tema della campa-gna «riguarda proprio il valore dellavita e la nostra responsabilità diprendercene cura in tutte le sueistanze, poiché la vita è dono e im-pegno; è presenza amorevole di

Dio, di cui dobbiamo continuamen-te prenderci cura».

Nel corso della messa di aperturadell’evento, celebrata nel santuario diAparecida che ospita l’immagine del-la patrona del Brasile, il presidentedell’episcopato e arcivescovo di BeloHorizonte, monsignor Walmor Oli-veira de Azevedo, aveva illustrato lenumerose azioni e pratiche propostein occasione di questo importanteappuntamento quaresimale: creareoccasioni per condividere la vita el’esperienza di fede; valorizzare ilruolo dei laici; promuovere attivitàdi evangelizzazione in giorni, orari eluoghi accessibili alle persone; favo-rire il dialogo tra generazioni e conla società e iniziative di formazioneper una convivenza basata sui valoriumani; promozione di gruppi di dia-logo sulla realtà locale; attività in-centrate sull’ecologia integrale. Lacomunità è quindi chiamata a diven-tare una casa di accoglienza, di ami-cizia, di cura fraterna, con la sfida diarrivare alla domenica di Pasqua conla formazione di nuove comunità.Per la società, l’appello è a riscoprirela speranza come forza aggregantedel significato della vita, con i laici

che assumono un impegno di parte-cipazione nel campo sociale e politi-co. Sfide che, nel contesto ineditodel contrasto alla pandemia, assumo-no adesso un significato tutto parti-colare. La Campagna di fraternità —ha sottolineato il segretario generaledella Cnbb, monsignor Joel PortellaAmado, vescovo ausiliare di Rio deJaneiro — vuole mettere in guardiada due atteggiamenti, l’indifferenza ela convinzione che la morte sia supe-rata solo dalla morte stessa». Il ve-scovo ha citato il Santo Padre perparlare dell’importanza di non consi-derare inevitabile l’indifferenza e laviolenza. «Il Papa ci chiede un’altradirezione nella Laudato si’», ha det-to.

Secondo il presule, la Campagnadi fraternità indica quest’altra dire-zione prendendo spunto dalla para-bola del buon samaritano. «In tem-pi di indifferenza globalizzata, lasoluzione ai problemi della vita nonverrà mai attraverso la violenza e lamorte. Verrà dalla cura dell’uno perl’altro e di tutti per la società e ilpianeta».

Prendendo spunto dal tema diquest’anno, il cardinale Odilo PedroScherer, arcivescovo di San Paolo,

ha sottolineato che «la vita è ungrande dono ma richiede anchel’impegno a prendersi cura della vi-ta». Significa — prosegue il porpo-rato — prendersi cura «della vitafragile, della vita esposta a rischi,della vita sottoposta a violenza, alleingiustizie sociali, prendersi curadella vita ancora nel grembo dellamadre ma anche della vita dei mala-ti, delle persone che sono in situa-zioni di rischio, prendersi cura dellepersone anziane», gesto di fratellan-za e anche di immensa carità. Fon-damentale d’altra parte — ha prose-guito il porporato — prendersi curaanche dell’ambiente, la vita dellanostra casa comune, la vita che vacurata, e prendersi cura veramentecon un atteggiamento non semplice-mente naturalistico, ma anche a par-tire dalla fede e dalla morale cristia-na, guardando la natura come donodi Dio per noi e per tutti gli altri».

Prima della messa di presentazio-ne della campagna una reliquia disanta Dulce dos Pobres è stata in-tronizzata sull’altare da alcuni bam-bini. La religiosa di Bahia (1914-1992), delle suore missionarie del-l’Immacolata Concezione della Ma-dre di Dio, canonizzata il 13 ottobre2019 e ricordata per le sue opere dicarità e di assistenza a poveri e bi-sognosi, è stata infatti la fonted’ispirazione per la campagna diquest’anno. «Ciò che sperimentere-mo in questo periodo di quaresima,suor Dulce lo ha vissuto tutta la vi-ta: ha visto, provato compassione. Eripeteva: l’importante è fare la cari-tà, non parlare della carità. Unapersona umile e semplice che nonha mai cercato di far sapere ciò chefaceva, ma era sempre vicina a chiaveva più bisogno» ha detto la ni-pote di suor Dulce, Maria RitaPontes.

Page 7: Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 1 aprile 2020 pagina 7

OSPEDALE DA CAMPO«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi

è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità.

Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia...

Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso»

Detenuti impegnati nella raccolta fondi, nella donazione di sangue e nella realizzazione di mascherine

Dal carcerela solidarietà che non ti aspetti

di DAV I D E DIONISI

Di fronte ad emergenze comequesta, ogni persona ha ilpreciso dovere di aiutare chi

si sforza di alleviare i bisogni delprossimo. Avranno pensato questo itanti detenuti che, all’indomani delladiffusione del coronavirus, hannodato il via ad una gara di solidarietàche ogni giorno si arricchisce dinuove iniziative e progetti in aiutoalla comunità che fuori è alle presecon un nemico invisibile. Una garaper confermare che non è tutto ne-gativo quello che c’è nel carcere edimostrare che i percorsi di ravvedi-mento sono più evidenti quando glieventi esterni sono tanto straordina-ri, quanto nefasti.

La buona notizia è che da nord asud dell’Italia la gente si sta rimboc-cando le maniche per aiutare, anchea distanza, gli ospedali, le famiglieche hanno perso i cari e persino lepersone bisognose di aiuti che, intempi ordinari, troverebbero ovun-que ma che, oggi, non vengonoascoltate. Si va dalla raccolta fondi,alla donazione del sangue, dalla rea-lizzazione di striscioni colorati conmessaggi di incoraggiamento, finoalla trasformazione dei laboratorisartoriali in piccole fabbriche di ma-scherine e dispositivi di protezioneindividuale.

Domenico Schiattone del Provve-ditorato regionale dell’amministra-zione penitenziaria della Campaniaspiega che: «Se si parla di carcere, sidicono sempre cose negative. Inquesta fase, ma anche in tanti altriperiodi dell’anno, c’è un’attenzioneparticolare di detenute e detenuti re-sponsabili che, dissociandosi aperta-mente dalle forme di protesta regi-strate in alcuni istituti di pena, han-no deciso di promuovere una seriedi iniziative virtuose. A Pozzuoli,per esempio, sono stati raccolti fondida destinare all’Ospedale Cotugnoche, come sappiamo, è in prima li-nea nella cura dei malati».

Sempre a Pozzuoli, continuaSchiattone, «una detenuta è stata as-segnata ad una onlus che si occupadi Africa e coronavirus. Altre hannodeciso di manifestare la loro vicinan-za alla comunità locale esponendoun maxi striscione con lo slogan“Andrà tutto bene”».

Iniziative frutto di una particolareattenzione da parte delle singole di-rezioni o maggiore sensibilità causa-ta dal timore per il futuro? «È unp o’ quello che sta accadendo anche

nel mondo cosiddetto libero» ri-sponde il dirigente del Provveditora-to regionale dell’amministrazione pe-nitenziaria della Campania: «Questoci dimostra che i detenuti non sonodiversi da noi. Sono persone chehanno sbagliato ma mantengono laloro umanità. Bisogna altrettanto di-re che le amministrazioni stanno fa-cendo la loro parte da Salerno aSanta Maria Capua Vetere, Sant’An-gelo dei Lombardi, Benevento fino aSecondigliano. C’è una vera e pro-pria gara a far sentire la propria vici-nanza».

Dalla Campania al Veneto, la soli-darietà non conosce sosta. Qui le 71donne del carcere femminile dellaGiudecca sono riuscite a mettere in-

sieme 110 euro e le hanno donate alreparto di terapia intensiva del-l’ospedale dell’Angelo di Mestre, unaltro presidio di trincea. «Non è unagrande cifra, ma è un gesto altamen-te simbolico» osserva Liri Longo,che presiede la cooperativa Rio Teràdei Pensieri, realtà storica degli isti-tuti veneziani. «Le ospiti della Giu-decca hanno voluto così dire che,pur nella difficoltà che stiamo viven-do, non è necessario ricorrere allaforza e alla violenza. Il loro messag-gio è più o meno il seguente: siamospaventate per quello che sta succe-dendo, ma vogliamo aiutare, perquanto e come possiamo, la sanitàpubblica» prosegue Liri Longo, spe-cificando però che: «Ciò si verifica

quando la gestione degli istituti av-viene dentro le regole. Ovvero all’in-terno delle norme di capienza, nelrispetto degli standard di sicurezzasia da una parte che dall’altra. Il chefa sentire le persone recluse non inpericolo. C’è da dire che qui nonesistono problemi di sovraffollamen-to, perché la struttura è piccola e diconseguenza è più facile la gestione.In un contesto così non ci si senteabbandonati e quindi si può daremaggiore spazio alla creatività e allaproposta costruttiva».

Iniziative di solidarietà anche adAvellino, dove il direttore della Casacircondariale Bellizzi, Paolo Pastena,è molto vicino agli ospiti della suastruttura e ha consentito fin da subi-to il proseguimento dei contatti coni familiari attraverso le videochiama-te. «Il legame con i cari è fonda-mentale — chiarisce —. La loropreoccupazione è tanta, ma finorahanno mostrato un alto senso di re-sponsabilità, rispettando le distanzedi sicurezza e le norme che tutti noiabbiamo imparato a rispettare pernon infettarci». Ma «la vera sorpresaè stata — aggiunge — quando hannochiesto di donare il sangue, dopoaver appreso della carenza soprattut-to in questo periodo. Una settantinadi ospiti hanno aderito e, devo dire,che assistere ad uno slancio di gene-rosità come questo, soprattutto ora,è un fatto eccezionale. Il carcere, percome lo intendo io, deve cercare ditirar fuori tutte le qualità positivedelle persone ristrette. Episodi comequesti dimostrano che ci si può riu-scire e, aggiungo, che dentro esisto-no tanti elementi di umanità chefuori troppo spesso sfuggono. Noivogliamo valorizzarli nella manieramigliore possibile. Donando il san-gue i detenuti si sentiranno protago-nisti, nella tutela della salute pubbli-ca, al fianco di medici ed infermieriche stanno rischiando la vita ognigiorno».

E nella categoria degli eroi cheogni giorno rischiano la vita per as-sistere i malati, l’arcivescovo Vincen-zo Paglia, presidente della PontificiaAccademia per la vita, inserisce apieno titolo i cappellani: «Oggi so-no l’avanguardia della Chiesa», sot-tolinea e chiarisce: «Sono gli angelidella prima frontiera, al pari del per-sonale sanitario impegnato in questasfida epocale. Hanno una analogaresponsabilità e svolgono una straor-dinaria opera di misericordia. Dob-biamo sostenerli costantemente conla nostra preghiera».

A colloquio con il presidente del Circolo San Pietro

La campagna #iononho casaa favore dei poveri di Roma

di MARC0 CHIANI

I l covid-19 non ferma la mine-stra del Papa. A Roma le Cuci-ne economiche del Circolo San

Pietro proseguono senza sosta, e inpiena sicurezza, la distribuzione dipasti completi al di fuori dellemense di via della Lungaretta e divia Adige. Soci e volontari non sitirano indietro e tra le iniziativepromosse in questo periodo dipandemia hanno lanciato la cam-pagna #Iononhocasa, attraverso laquale è possibile aiutare gli assistitidel sodalizio romano. Ne abbiamoparlato con il presidente NiccolòSacchetti.

Com’è la situazione in questi giornicosì difficili?

È certamente complessa, quasisurreale, ma è in momenti comequesti che si fa più evidente ilgrande “c u o re ” di questa meravi-gliosa città e, direi, di tutta l’Italia.Istituzioni, associazioni, volontari ecittadini si sono subito resi dispo-nibili per aiutare in ogni modopossibile e sotto qualsiasi forma,con spirito di grande collaborazio-ne e generosità scevra da personali-smi o secondi fini. Mi piace ripete-re che il “b ene” è meravigliosamen-te contagioso, mai come ora credoche questa frase sia calzante.

In che modo prosegue il lavoro delCircolo San Pietro al servizio dei piùpoveri?

Siamo nati 150 anni fa proprioper dare da mangiare ai romani nelmomento del bisogno e in un con-testo come questo davvero non po-tevamo tirarci indietro. “La Mine-stra del Papa”, così hanno chiama-

to per anni il nostro servizio, nonsi è fermata malgrado le oggettivedifficoltà che si erano create. Pur-troppo abbiamo dovuto sospenderealcune attività, principalmente surichiesta degli ospedali di riferi-mento, ma è ancora attivo ungruppo ristretto di volontari per leemergenze presso il nosocomio pe-diatrico Bambino Gesù. E rimaneaperta, con tutta una serie di pre-cauzioni, la Casa famiglia San Gio-vanni Paolo II”, dove ospitiamoproprio le famiglie dei bambini ri-coverati al Bambino Gesù; così co-me è in funzione l’Asilo notturnoper i senza fissa dimora finché nonriusciremo a trasferirli in una casapiù adatta ad una permanenza ven-tiquattr’ore su ventiquattro.

Come vi state organizzando viste le li-mitazioni del decreto del Governo?

Le due storiche mense di via del-la Lungaretta e via Adige possonocontinuare ad offrire il loro serviziograzie all’impegno dell’assessore al-le Politiche sociali del comune diRoma, Veronica Mammì, e soprat-tutto grazie agli amici del Corpoitaliano di soccorso dell’Ordine diMalta (Cisom) che, svolgendo fun-zioni di Protezione civile presso lenostre strutture, garantiscono il ri-spetto delle regole vigenti. A ciò siè poi aggiunta anche la delegazio-ne di Roma dell’Ordine melitenseche ha messo a disposizione alcunivolontari e ben mille pasti. La col-laborazione spontanea e naturaletra storiche realtà caritative dellanostra città, come la Comunità diSant’Egidio, è davvero una grandegioia in un momento di bisognocom’è quello attuale. Venerdì scor-so, il Santo Padre ci ha ricordatoche «siamo tutti nella stessa barca»e non possiamo e non dobbiamopensare che sia possibile fare dasoli! Anche queste collaborazionidanno il senso di una realtà eccle-siale e cittadina coesa e tesa soltan-to al bene comune.

È possibile fare qualcosa in più peraiutare i bisognosi di Roma?

È possibile contribuire all’azionedi carità del Circolo San Pietro,aderendo alla nostra nuova campa-gna a sostegno dei senza fissa di-mora, #Iononhocasa, e diffonden-dola il più possibile. Essa ci per-mette infatti di continuare a distri-buire pasti a quanti non hanno lapossibilità di proteggersi, rimanen-do a casa, e hanno più difficoltà diprima a trovare un pasto caldo.

Cosa si augura come presidente delCircolo San Pietro?

Naturalmente che questa emer-genza finisca presto e che in quan-to soci e volontari del sodalizio,ispirati dal nostro motto «preghie-ra, azione e sacrificio», possiamotornare quanto prima a misurarcicon l’«azione», perché non c’èdubbio che il «sacrificio» ora siaaccettare docilmente di rinunciare aquel servizio che continuiamo a so-stenere, con ancora maggiore forza,attraverso la «preghiera». Ci tengoa ringraziare di cuore tutti quelliche direttamente o indirettamentepartecipano al nostro impegno e cisostengono oltre a chi vorrà aderireall’iniziativa #Iononhocasa.

Il viaggio di Francesco di Paola in Francia al tempo della peste

Al suo passaggio rifioriva la vita

La peste flagellava paesi e città della Pro-venza in quello scorcio finale del XV se-colo. Niente e nessuno sembrava poter

arrestare l’epidemia. La cittadina di Fréjus,sulle rive del Mediterraneo, stava pagando unprezzo altissimo: metà della popolazione eramorta, molti erano fuggiti e quelli rimasti era-no chiusi in casa terrorizzati dalla morte im-minente. In questo scenario di profonda deso-lazione si inserisce l’arrivo di una speranzainaspettata, quello di san Francesco di Paola,di cui il 2 aprile si celebra la memoria liturgi-ca. Il fraticello, il 2 febbraio 1483, aveva la-sciato a malincuore la sua Calabria alla voltadella Francia, perché re Luigi XI, gravementemalato, voleva vicino a sé questo taumaturgodel quale si narravano miracolose guarigioni.

Francesco non voleva partire, ma non potet-te resistere a lungo alle richieste di un sovranocosì potente. Dapprima riuscì a declinare le in-sistenze del re di Napoli, Ferrante d’Aragona,che appoggiava la richiesta del sovrano france-se, ma le sue speranze di rimanere in Calabriacrollarono quando il re Luigi XI si rivolse a Si-sto I V. Il Papa non era in condizioni di rifiutaretale richiesta. Fu così, che l’umile frate, coin-volto in un gioco diplomatico più grande di luie, nonostante la fragile salute, dovette abban-donare la propria terra e mettersi in viaggio.

La prima tappa fu Napoli, dove venne rice-vuto con tutti gli onori da re Ferrante, che vo-

leva conoscere quel frate di cui tanto si parla-va. Incuriosito, si narra che un giorno, il so-vrano si mise a osservarlo di nascosto mentreera assorto in preghiera nella sua cella e, congrande meraviglia, lo vide levitare da terra.Convinto della sua santità, il monarca cercò difarselo amico e gli offrì un piatto di moneted’oro per la costruzione di un convento nellacittà partenopea. La tradizione vuole che ilsanto ne prese una e la spezzò. Subito ne uscìdel sangue, quindi si rivolse al re dicendo:«Sire questo è il sangue dei tuoi sudditi cheopprimi e che grida vendetta al cospetto diDio», e gli predisse la fine della monarchiaaragonese. Giunse poi a Roma, dove venneaccolto calorosamente dal Pontefice, che gliaffidò il compito di difendere la causa dellaSanta Sede presso il re di Francia. In quelcontesto, Francesco espresse a Papa Sisto leproprie preoccupazioni per la riforma dellaChiesa.

Ripreso il cammino verso la Francia, il san-to si imbarcò alla volta di Marsiglia. In quelleterre l’attendeva la peste che stava imperver-sando, tanto che sbarcato a Bormes-les-Mimo-sas, dovette subito confrontarsi con l’e m e rg e n -za, liberando gli abitanti dall’epidemia. Era ilmarzo del 1483: la strada per Plessis-lès-Tours,dove risiedeva il re, era ancora lunga. Nel pri-mo villaggio incontrato Francesco venne a sa-pere della triste situazione della città di Fréjus

e volle recarvisi per salvare quegli sfortunati.La gente era allo stremo, ma il santo rese lagioia di vivere, semplicemente benedicendo eliberando tutti dal morbo. Da allora, gli abi-tanti ricordano con riconoscenza quell’inter-vento e, ogni anno, la sesta domenica di Pa-squa, in suo onore organizzano una maestosaprocessione. Prima di girare per le strade cit-tadine, la statua del fondatore dell’ordine deiminimi viene collocata su una barca che vienefatta approdare al porto. La festa è conosciutacon il nome di b ra v a d e , perché al sacro si mi-schia il profano. Infatti, alla processione par-tecipano diversi corpi militari che con rulli ditamburi e raffiche di spari a salve accompa-gnano il corteo.

Il viaggio di Francesco verso la corte del redi Francia proseguì. Era guardato a vista dalleguardie reali che temevano potesse ripensarcie scappare in Italia. Giunto a Plessis-lès-Tours, il santo non guarì il sovrano fisicamen-te, ma lo salvò spiritualmente, convertendoloa Dio. Al suo capezzale, Francesco promise dirimanere in Francia fino a quando il delfinoCarlo avrebbe raggiunto la maggiore età pergovernare. Per riconoscenza, il re dispose chele richieste diplomatiche di cui Francesco siera fatto latore fossero accolte. Dopo la mortedi Luigi XI, avvenuta il 30 agosto 1483, il nuo-vo sovrano Carlo VIII non volle privarsidell’aiuto del santo.

Sebbene immerso nella vita di corte, Fran-cesco non abbandonò mai l’austerità, la pre-ghiera e la penitenza, al punto da suscitareammirazione tra la nobiltà. Molti seguirono ilsuo esempio e Tours divenne un centro di ir-radiazione del carisma dei minimi. Passaronogli anni e nella domenica delle Palme del 28marzo 1507 Francesco venne colpito da unafebbre insistente che non lo abbandonò più. IlGiovedì santo, nonostante la debolezza e i 91anni di età, si fece condurre in chiesa per par-tecipare alla messa in cena Domini. Il Venerdìsanto, chiamò a sé i suoi discepoli e li esortòad osservare la Regola, la carità e il voto di vi-ta quaresimale. Poi, dopo avere indicato comesuo successore alla guida dell’ordine, padreBernardino Otranto da Cropalati, chiese glivenisse letta la Passione secondo l’evangelistaGiovanni. Morì mentre guardava il crocifisso,e al termine della recita della preghiera: «OSignore Gesù Cristo, buon pastore delle ani-me nostre, conserva i giusti, converti i pecca-tori, porta in cielo le anime dei defunti e siipropizio a me miserabilissimo peccatore».Erano le 10 del 2 aprile 1507. Venne sepolto aTours nella chiesa conventuale. Purtroppo, nel1562 durante le guerre di religione, gli ugonot-ti per vendetta contro i minimi, impegnatinella difesa della Chiesa cattolica, profanaronoil corpo del santo e lo bruciarono con il legnodi una croce. (nicola gori)

Page 8: Per le persone senza dimora...sindaco della cittadina marchigiana Massimo Seri è stato pubblicato sul si-to del Comune. Parole rivolte ai cittadi- ni, un appello per rassicurare e

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 1 aprile 2020

Via Crucisin metropolitana

Linea A e Ferrovia Roma-Viterbo

UNDICESIMA S TA Z I O N EGesù è inchiodato sulla Croce

FE R M ATA CIPRO - MUSEI VAT I C A N I

Il treno riprende il cammino e ci mette un minuto per correreall’altra fermata.Riprendo a osservare la gente e vedo due giovani mano per mano.Si amano forse da poco: si nota dal tono di voce,dal limpido sguardo di lei.Avran forse vent’anni.Quanto durerà quest’unione? Sarà vera, profonda, arricchente?O sarà solamente una prova tra tante, destinata a finire?Non fu prova da poco quella che portò il Signoread esser trafitto dai chiodi.Penso a quelle tre grida, al dolore,quando tre ferri segnaron per sempre le sue mani e i suoi piedi.Ma non furono i chiodi a tenere Gesù sulla croce.Non fu neanche la terra, non furon le pietre, nemmeno i soldati.A tenerLo fermo, fisso e inchiodato, innalzato da terra,fu solo l’A m o re .Amore vero, profondo e arricchente.Sento il martello che batte. Immagino il sangue che scorre.I due innamorati non sanno l’amore sgorgato dal Corpo trafitto.Non sanno che è innamorato di noi, Qualcuno che pure ci attira.Non sanno che uomini e donne hanno trovato in quei segnila risposta vitale, la gioia più bella di ogni gioia terrena,perfino di quella nuziale.Forse un giorno vedranno che la vera passione d’a m o reè l’amore di un Dio appassionato per noi.E sapranno insieme tender le mani alla Mano divina che crea,che chiama e che manda. È una mano trafitta da un ferroche luccica ancora di gocce vermiglie.

di PAOLO RICCIARDI

Ve s c o v oausiliare di Roma

Nella messa a Santa Marta il Papa invita la Chiesa e tutta la società ad accogliere i più bisognosi

Per le persone senza dimora«Preghiamo oggi per coloro che so-no senza fissa dimora, in questo mo-mento in cui ci si chiede di esseredentro casa: perché la società» si ac-corga della realtà e aiuti questi uo-mini e queste donne, e perché «laChiesa li accolga». È l’intenzionecon cui Papa Francesco ha celebratomartedì mattina, 31 marzo, la messa— trasmessa in diretta streaming —nella cappella di Casa Santa Marta.Rilanciando subito l’invito alla spe-ranza attraverso il verso 14 del salmo27, letto come antifona d’i n g re s s o :«Sta’ in attesa del Signore, prendiforza e coraggio; tieni saldo il tuocuore e spera nel Signore».

Fin dall’inizio della pandemia ilvescovo di Roma ha invitato a nondimenticare le tante persone che vi-vono per strada. E la rete di caritàmessa prontamente in piedi dall’Ele-mosineria apostolica ne è concretatestimonianza: in particolare con ladistribuzione del “sacchetto del cuo-re ” con i viveri di prima necessità econ la scelta di tenere aperti i servizidi accoglienza accanto al colonnatodi San Pietro.

Nell’omelia Francesco ha offertouna meditazione scaturita dall’ascol-to delle letture proposte dalla litur-gia del giorno e tratte dal libro deiNumeri (21,4-9) e dal Vangelo diGiovanni (8,21-30).

«Il serpente certamente non è unanimale simpatico, è associato sem-pre con il male» ha affermato ilPontefice riferendosi al passodell’Antico Testamento. «Anche nel-la rivelazione — ha continuato — il

serpente è proprio l’animale che usail diavolo per indurre al peccato».Tanto che, ha spiegato, il diavolo«nell’Apocalisse lo si chiama il ser-pente antico, quello che dall’iniziomorde, avvelena, distrugge, uccide».E «per questo non può uscire. Sevuoi uscire come uno che proponecose belle, queste sono fantasie: noile crediamo e così pecchiamo».

Ed è proprio questo, ha fattopresente il Papa, «che è successo alpopolo d’Israele: “non sopportò ilviaggio”, era stanco». Così «il popo-lo disse contro Dio e contro Mosè —è sempre la stessa musica, no? —“Perché ci avete fatto usciredall’Egitto per farci morire in questodeserto? Perché qui non c’è né panené acqua e siamo nauseati di questocibo così leggero”», cioè «lamanna».

Dunque, ha insistito Francesco,«l’immaginazione, l’abbiamo lettonei giorni scorsi, va sempre all’Egit-to: “Lì stavamo bene, mangiavamob ene”». Ma, ha proseguito, «sembraanche che il Signore non sopportò ilpopolo in questo momento. Si ar-rabbiò: l’ira di Dio si fa vedere, avolte». Ed ecco, si legge nel librodei Numeri, «allora il Signore man-dò tra il popolo serpenti brucianti iquali mordevano la gente, e un grannumero di israeliti morì».

«In quel momento il serpente èsempre l’immagine del male» haspiegato il Pontefice. E «il popolovede nel serpente il peccato, vedenel serpente quello che ha fatto ilmale». Per questo, si legge nella

Scrittura, «il popolo venne da Mosèe disse: “Abbiamo peccato, perchéabbiamo parlato contro il Signore econtro di te; supplica il Signore cheallontani da noi questi serpenti”».Insomma, il popolo «si pente».

«Questa è la storia nel deserto»ha affermato il Papa, rileggendo ilpasso del libro dei Numeri: «Mosèpregò per il popolo. Il Signore dissea Mosè: “Fatti un serpente e mettilosopra un’asta — di metallo —; chiun-que sarà stato morso e lo guarderà,resterà in vita”».

«A me viene da pensare: ma que-sta non è un’idolatria?» ha suggeritoFrancesco. «C’è il serpente, lì, unidolo — ha detto — che mi dà la sa-lute. Non si capisce, logicamentenon si capisce perché questa è unaprofezia, questo è un annuncio diquello che accadrà». Del resto, hafatto notare, «abbiamo sentito an-che, come profezia vicina, nel Van-gelo: “Quando avrete innalzato il Fi-glio dell’uomo, allora conoscereteche Io Sono e che non faccio nullada me stesso”».

Dunque, ha detto Francesco, que-sta è la profezia di «Gesù innalzatosulla croce: Mosè fa un serpente e loinnalza» e «Gesù sarà innalzato, co-me il serpente, per dare la salvezza».Ma «il nocciolo della profezia è pro-prio che Gesù si è fatto peccato pernoi. Non ha peccato: si è fattopeccato», come dice san Pietro nellasua Lettera: «Portò i nostri peccatisu di sé».

«Quando noi guardiamo il croci-fisso, pensiamo al Signore che sof-

fre: tutto quello è vero» ha afferma-to il Pontefice. «Ma — ha aggiunto— ci fermiamo prima di arrivare alcentro di quella verità: in questomomento tu sembri il più grandepeccatore, ti sei fatto peccato». Il Si-gnore «ha preso su di sé tutti i no-stri peccati, si è annientato fino adadesso».

«La croce, è vero, è un supplizio»ha riconosciuto il Papa: «C’è la ven-detta dei dottori della Legge, diquelli che non volevano Gesù, tuttoquesto è vero. Ma la verità che vieneda Dio è che Lui è venuto al mondoper prendere i nostri peccati su disé, al punto di farsi peccato. Tuttopeccato. I nostri peccati sono lì».

«Dobbiamo abituarci — è l’indica-zione di Francesco — a guardare ilcrocifisso su questa luce, che è la piùvera, è la luce della redenzione: inGesù fatto peccato vediamo la scon-fitta totale di Cristo. Non fa finta dimorire, non fa finta di non soffrire,solo, abbandonato, “Padre, perchémi hai abbandonato?”». Torna inmente l’immagine del «serpente: iosono alzato come un serpente, comequello che è tutto peccato». In real-tà, ha riconosciuto il Pontefice, «nonè facile capire questo e, se pensiamo,mai arriveremo a una conclusione».Possiamo, ha detto, «soltanto, con-templare, pregare e ringraziare».

Come già aveva fatto in altre oc-casioni, con la preghiera di sant’Al-fonso Maria de’ Liguori il Ponteficeha invitato «le persone che non pos-so comunicarsi» a fare la comunionespirituale. E ha concluso la celebra-

OnlineUN SITO ALLA SETTIMANA

a cura di FABIO BO L Z E T TA

Tour virtuali ai Musei Vaticani

Dalla Cappella Sistina al Museo Pio Clementino, dal-le Stanze di Raffaello al Museo Chiaramonti, dallaCappella Niccolina sino al Braccio Nuovo e alla Saladei Chiaroscuri. Un viaggio, attraverso le nuove tec-nologie, per raccogliere un respiro di fede, arte e bel-lezza. I Musei Vaticani, seppur chiusi temporanea-mente alle visite, spalancano le porte digitali ai visita-tori di tutto il mondo. Sette tour virtuali, nati da unprogetto architettonico di ricognizione dati, offronosul sito internet dei Musei la possibilità di passeggia-re, clic dopo clic, passo dopo passo, sotto la voltadella Cappella Sistina o ammirare, ruotando sino a360 gradi, gli affreschi delle Stanze di Raffaello perpoi immergersi nelle immagini ad alta risoluzione dicento capolavori selezionati.

Come ha sottolineato Papa Francesco nell’udienzadel 28 settembre 2018 ai dirigenti dei Patrons of thearts in the Vatican Museum: «Contemplare la grandearte, espressione della fede, ci aiuta in particolare a ri-trovare ciò che conta nella vita». Dal sito internet deiMusei Vaticani è sufficiente cliccare su “Collezioni” e,in seguito, “Musei” per accedere ai nuovi percorsi vir-tuali.

w w w. m u s e i v a t i c a n i .v a

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Primo incontro mondiale della gioventù promosso in rete da Scholas Occurrentes al tempo dell’emergenza sanitaria

È la speranza il vaccino contro il covid-19Il cardinale De Donatispositivo al coronavirus

«Vivo questo momento come un’occasione che la Provvidenza midona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro lamia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gliabitanti della città di Roma». Ricoverato al policlinico Gemelli dalunedì 30 marzo, dopo essere risultato positivo al test del coronavi-rus, il cardinale Angelo De Donatis, vicario di Roma, descrive cosìlo spirito «sereno e fiducioso» con cui sta affrontando questa diffi-cile prova. Sottoposto al tampone dopo la manifestazione di alcunisintomi, il porporato ha iniziato una terapia antivirale. Ha la feb-bre, ma le sue condizioni generale sono buone. «Mi affido al Si-gnore e al sostegno della preghiera di tutti voi» dice rivolgendosi ai«carissimi fedeli della Chiesa di Roma». Intanto i suoi più stretticollaboratori si sono posti in autoisolamento in via preventiva.

zione con l’adorazione e la benedi-zione eucaristica. Quindi, accompa-gnato dal canto dell’antifona Av eRegina Caelorum, ha affidato la suapreghiera alla Madre di Dio sostan-do davanti all’immagine marianadella cappella di Santa Marta.

A mezzogiorno, poi, nella basilicaVaticana, il cardinale arciprete Ange-lo Comastri ha rilanciato la preghie-ra del vescovo di Roma con la recitadell’Angelus e del rosario.

In sintonia con l’appello odiernodel Pontefice per i senza fissa di-mora, il cardinale Rainer MariaWoelki, arcivescovo di Colonia,attraverso un tweet ha annunciatol’apertura del seminario diocesanoa quanti non hanno un tetto.Avendo appreso dai media e daisuoi collaboratori della Caritas ledrammatiche notizie riguardantichi non ha una casa — p ersoneche hanno fame e che da giorninon riescono nemmeno a lavarsiperché a causa del coronavirus so-no state chiuse mense e attivitàdelle organizzazioni assistenziali— il porporato tedesco si è affida-to all’aiuto di seminaristi e giova-ni sacerdoti. «In questo momento— ha spiegato in un’intervista aVatican News — non so quantiverranno a chiedere di essereospitati. Spero però che tuttiquelli che sono nel bisogno rie-scano a trovare la strada per veni-re da noi. Penso che potremo ac-cudirne fino a 100-150». Inoltre,ha aggiunto, la cucina, che nor-malmente prepara ogni giornoper i collaboratori assicurerà «piùpasti» anche per i clochard. «Cre-do che questo sia un modo peraiutare le persone a usciredall’isolamento, dalla solitudine edalla paura», ha concluso.

Come realizzare il primo radunomondiale di giovani al tempo delcovid-19, quando per antonomasiagli incontri personali sono limitati o,in alcuni Paesi, praticamente assenti?Scholas occurrentes ci è riuscita uti-lizzando i nuovi mezzi di comunica-zione sociale.

Ragazze e ragazzi di tutto il mon-do si sono ritrovati, lunedì 30 marzo,davanti a computer, a smartphone etablet e si sono collegati attraverso larete internet: un arcobaleno di salutie di volti giovanili che si sono in-contrati virtualmente per risponderealle sfide dell’emergenza sanitariaglobale.

Giovani appena svegliatisi nelContinente americano hanno incro-ciato gli sguardi con quelli che vivo-no in Asia e in Oceania, dove ilgiorno era ormai tramontato: in piùdi centoventi hanno accolto l’invitodi Papa Francesco al dialogo, allafraternità, alla solidarietà. E hannorisposto a quelli che sono, al con-tempo, appello e invocazione delPontefice: «Nessuno si salva da so-lo». Su un immaginario mappamon-do, a poco a poco, le luci delle con-nessioni si sono accese su 60 città:da Miami a Maputo, da Santo Do-mingo a Roma, da Madrid a Port-

au-Prince, da Lisbona ad Asuncióndel Paraguay; e poi ancora a Barran-quilla, Buenos Aires, Tokyo, Cittàdel Messico, Barcellona, Setagaya-

ku, Porto, La Plata, Napoli, Tampa,Vigo, Panama, Bucarest, Cascais,Monterrey, Medellín. Immagini difacce sorridenti, di adolescenti cattu-rati dalla videocamera nei momentipiù usuali e comuni della giornata:chi beveva, chi suonava la chitarra,chi accarezzava il gatto, chi mostra-va la cameretta, chi faceva colazionee chi augurava buongiorno o buona-notte nelle varie lingue. Parole comecoraggio, incontro, sacrificio, fami-glia, unità, condivisione, fraternità,empatia, sono echeggiate attraverso ivari monitor.

I ragazzi si sono confrontati suuna realtà completamente nuova: lapandemia del covid-19 che pone in-terrogativi e problematiche inedite egetta nella paura e nel disagio milio-ni di famiglie. È per questo che lacultura dell’incontro, anche se a di-stanza per motivi di prevenzione, èquanto mai necessaria. I ragazzi sisono scambiati le esperienze chestanno vivendo in questo momentodi epidemia, non nascondendo lapaura e il senso di impotenza, macercando di progettare il dopo equello che verrà. Con la certezza cheniente sarà più come prima. Moltis-simi sono stati gli appelli alla re-sponsabilità e alla solidarietà verso i

malati e quanti soffrono per la per-dita dei loro cari. Diverse le sensibi-lità e i contesti a seconda o menodella presenza del covid-19 in misuramarginale o esponenziale nei Paesidi appartenenza. Dalle loro paroletraspariva la consapevolezza di do-ver affrontare l’emergenza attraversola prevenzione, come ha detto Cele-stino dal Mozambico: «Dobbiamorestare nelle nostre case e prendercicura di noi stessi. Anche se qui il vi-rus non è ancora arrivato, dobbiamoproteggerci. Ci sono molte personeche vogliono uscire... Sembra chenon ci sia consapevolezza di ciò chesta accadendo, ma è perché non co-noscono la gravità» della situazione.

Altro elemento evidenziato, il ti-more che le strutture sanitarie e so-ciali non possano reggere all’ondatadi possibili contagi, come ha affer-mato Dominique, di Haiti: «Qui sia-mo preoccupati. Se stanno soffrendoi paesi che in genere sono pronti aresistere a questo tipo di crisi, imma-ginando Haiti, crediamo di non es-ser pronti. Quindi se hai l’opp ortu-nità di aiutare qualcuno, fallo. Que-sto è il momento della solidarietà».

Anche Bryan, di Panamá, è sullastessa linea: «Vedo sempre qualcosadi positivo in tutto, ed è ciò chestiamo condividendo; non abbiamoperso la rete di comunicazione, equesta è la cosa più importante.Sebbene siamo in un momento dicrisi, siamo ancora in piedi; non co-me amici o conoscenti, ma come lagrande famiglia di Scholas».

Molto coinvolti emotivamente iragazzi che vivono nelle terre in cuila pandemia sta facendo diverse vit-time: come Sonia, di Palermo, cheha definito l’iniziativa di Scholas«una boccata d’aria che in questomomento unisce pezzi di cuore spar-si in tutto il mondo. È speciale. Gra-zie per continuare a farmi vivereemozioni che non potrò mai tra-smettere a parole», ha aggiunto.

Il primo appuntamento virtualeglobale ha avuto come attività con-clusiva la condivisione di parole eidee attorno alle quali continuare asviluppare il dialogo e il contattovirtuale continuo. Due sono stati itermini guida ripetuti da più parti:“sp eranza” e “i n c o n t ro ”. Giunta l’oradi chiudere i collegamenti è stato co-me interrompere il momento piùpiacevole della giornata e per qual-cuno quello più simpatico vissuto dasettimane. A quel punto, è interve-nuto José María del Corral, co-fon-datore della rete mondiale Scholasoccurrentes insieme a Enrique Pal-meyro che, rivolgendosi ai ragazzi,ha detto loro: «Oggi avete creato ilmiglior vaccino, e gli avete dato unnome: “sp eranza”». (n.g.)

Nel seminariodi Colonia

porte aperteai clochard