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REGIONI SII ILI I V I COMUNE DI ITALA />//'IKiniI.STO DELLA PROTEZIONECl\ ILE

SEM EZIO RECIONA LE PER LA PRO] INCIA DI MESSINA

E D I L P R D F

Piano Comunale di Protezione Civile

COMUNE DI ITALA Provincia di Messina

RELAZIONE TECNICA

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C O M U N E D I I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

COMUNE D I I T A L A PROVINCIA DI MESSINA

C.F. 80007400833 - P. I V A 01200850830 - C.C.P. N. 13989983 - C.A.P. 98025 Tel. 090 952155 - F A X : 090 952116-E-MAIL : info@,comuneitala.it.

I l presente Piano Comunale di Protezione Civile è stato realizzato dall'Ufficio Tecnico del Comune di I T A L A in collaborazione con l'associazione EdilProf - Progetto Professionale Edile con sede a Messina.

Hanno collaborato alla stesura del piano:

Bastino Giuseppe

De Grazia Grazia

Dolfin Sergio

Fabio Salvatore

Mondello Carmelino

Navarra Crisostomo

Raineri Salvatore

Spadaro Antonino

Sposito Annalisa

Ufficio Tecnico Comunale telefax 090.952393 Architetto M I C H E L E GIUNTA

email [email protected]

posta certificata [email protected]

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

I N D I C E

S c o p o E lenco cronolog ico atti amministrativi r i lasciato in mater ia di protezione civi le da l c o m u n e di Itala C a m p o di app l i caz ione Riferimenti legislativi Legislazione Nazionale ; Atti Circolar i , ordinanze, document i rilevanti di livello naz ionale 7 Legislazione Reg iona le 7 Ruolo degl i organi e degl i enti coinvolti „ 9 Obiettivi strategici de l p iano 10 Distribuzione 11 Revisioni 1} Destinatari 11 Carat ter is t iche general i de l territorio e de l la polazione 12 Autol inee di co l l egamen to esterno 13 Insediamenti residenziali 13

RISCHIO SISMICO 14 General i tà 14 Definizione di rischio 15 Definizione di Pericolosità sismica 15 Carat ter izzazione s ismica di ITALA 15 Lineament i de l la piani f icazione 16 RISCHIO I D R O G E O L O G I C O 18 Conce t t i genera l i 18 Legislazione 18 Il territorio c o m u n a l e •. 19 Carat ter is t iche morfologiche e idrograf iche 20 Quadro di sintesi de l dissesto,della pericolosità e del rischio 21 Geomor fo log ia agg iornament i dei dissesti 24 Analisi d e l l ' a r e a territoriale tra il bac i no del torrente Fiumedinisi e C a p o Peloro 24 Analisi dei territori distinti per c o m u n e - c o m u n e di I tala 25 Dissesti censit i nel c o m u n e di Itala 2 7

Piano degl i interventi per la mitigazione del rischio residuo 27 Priorità degl i interventi 2 8

Elenco a r e e indiv iduate sulla c a r t a pericolosità idraul ica 3 1 • Piano degl i interventi per la mitigazione del rischio residuo -pr ior i tà interventi 32 E lenco fenomeni franosi 3 3

Analisi e va lu taz ione rischio geomorfo logico 3 6

Coord inamento operat ivo c o m u n a l e 4 u

Ripristino viabi l i tà e trasporti , RISCHIO TSUNAMI Piani f icazione e model lo di intervento ^ Procedure di e m e r g e n z a rischio tsunami RISCHIO INCENDIO Incendi civili 4 5

Incendi di bosco , Att ività di c o m p e t e n z a del s indaco

AREE DI PROTEZIONE CIVILE, PERCORSI E CANCELLI 4 7

Aree di a t t esa 4 8

Percorsi 4 g Cance l l i 4 8

Aree di a m m a s s a m e n t o Q .. . 48 A ree di r icovero

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale eli Prolezione Civile

Carat ter is t iche del terreno 49 Carat ter is t iche de l la rete viabi le 49 Criteri genera l i di al lestimento di un insediamento abi tat ivo di e m e r g e n z a 49. 50 Carat ter is t iche dei moduli tende 50 Carat ter is t iche dei moduli di servizio 50 Carat ter is t iche dell ' intero modulo, comprens ivo di tende e servizi 50 Carat ter is t iche degli impianti per il servizio mensa 50 Carat ter is t iche dei moduli t enda d a adibire a d uffici 50 C o n c l u s i o n i - S t i m a del la popolazione ospitabile 50

A L L E G A T I : Rego lamento C o m u n a l e per l 'organizzazione del le att iv i tà inerenti a l la Protezione Civi le ALLEGATI C A R T O G R A F I C I

Ali. n. 1 - Inquadramento territoriale

Ali. n. 2 - Viabilità e Risorse Intercomunali

Ali. n. 3 - Rischio idrogeologico

Ali. n. 4 - Pericolosità e Rischio Geomorfologico

Ali. n. 5 - RISCHIO SISMICO-Vulnerabilità dell'edificato

Ali. n. 6 - RISCHIO SISMICO-Esposizione dell'edificato

Ali. n. 7 - RISCHIO SISMICO-Rischio dell'edificato

Ali. n. 8 - RISCHIO SISMICO-Percors i ed are d'attesa

Ali. n . 9 a RISCHIO SISMICO - Edifici sensibili e strategici (frazioni ITALA CENTRO - BORGO

MANNELLO -QUARTARELLO )

Ali. n . 9 b RISCHIO SISMICO - Edifici sensibili e strategici ( frazioni CROCE - CASALELLO )

Ali. n . 9 c RISCHIO SISMICO - Edifici sensibili e strategici ( frazioni ITALA MARINA )

Ali . n. 1 0 - RISCHIO TSUNAMI i

RISCHIO INCENDI

1 - Incendi - Pericolosità

2 - Incendi - Vulnerabii l i tà

3 - Incendi - Rischio

ALLEGATO A - A rma tu ra terr i tor ia le - Edifici Strategici - Edifici tatt ici -Ed i f i c i Sensibi l i

ALLEGATO B - Elenco dei mater ial i e mezzi a disposizione del l 'amminis t raz ione comuna

ALLEGATO C - Elenco dei d ipendent i Comunal i - Centro Operat ivo comunale

Squadra Presidio Operat ivo

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

P R E M E S S A

Il presente Piano di Protezione Civile, redatto ai sensi della legge del 24/02/1992 n°225, è volto all'individuazione del rischio sismico presente sul territorio comunale e alla programmazione di procedure di attuazione che coinvolgono sia la popolazione che gli organi istituzionali attraverso misure di coordinamento programmate.

Il piano si suddivide in una parte generale in cui vengono descritte le caratteristiche del territorio,

studio e analisi del rischio sismico e una parte riguardante le procedure operative e l'elaborazione

dei rispettivi modelli d'intervento.

La metodologia impiegata è stata quella di raccogliere i dati in tabelle excel per poi essere gestite

dal software Gis che consente l'incrocio e l'interrogazione dei dati raccolti per la successiva

realizzazione di tavole tematiche, grafiche o di progettazione. Tale metodologia consente di

apportare eventuali modifiche dei dati e, di conseguenza, aggiornare gli elaborati grafici.

1.1 Scopo

L'amministrazione comunale del Comune di I T A L A , nel rispetto della legislazione nazionale e

regionale sulla Protezione Civile, col presente documento si dota di un Piano di Emergenza

Comunale di Protezione Civile redatto secondo le linee guida Augustus elaborate dal Dipartimento

Regionale di Protezione Civile della Sicilia con i tecnici del Comune di Itala in collaborazione con

Edilprof.

Il Piano Comunale di Protezione Civile è primariamente orientato alla salvaguardia della vita

umana e secondariamente alla protezione dei beni e dell'ambiente.

La redazione del Piano di P.C. non esaurisce tutti gli adempimenti dell'amministrazione comunale

ed in particolare del Sindaco in materia di protezione civile.

E ' quindi necessaria una struttura comunale (Ufficio comunale di protezione civile) in grado di

supportare il Sindaco in tali compiti e che curi tutti gli adempimenti atti a garantire una risposta alle

emergenze di protezione civile quali:

- l'aggiornamento del piano comunale e la gestione dello stesso nella fase di emergenza;

- i rapporti con le varie strutture operative di cui il piano prevede il coordinamento;

- i rapporti con le associazioni di volontariato operanti sul territorio;

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

- le procedure amministrative per l'organizzazione e lo svolgimento delle attività di addestramento

e formazione tecnico-operativa dei volontari di protezione civile;

- le attività di formazione e aggiornamento del personale addetto ai servizi di protezione civile.

Per la gestione dell'emergenza, nell'ambito dell'ufficio di protezione civile, deve essere prevista la

costituzione di un Centro Operativo Comunale (C.O.C.) o Sala Operativa adeguatamente attrezzato,

in cui possono confluire i rappresentanti delle vari funzioni di supporto e che rappresenterà il vero e

proprio centro di coordinamento dell'emergenza, che si colleghi con gli altri centri operativi del

Modello integrato nazionale nelle emergenze di livello sovracomunale.

Elenco cronologico degli atti amministrativi rilasciati in materia di protezione civile dal

comune di Itala

• Delibera di G.M. n° 188 del 30.08.1986 - Costituzione Piano di Protezione Civile ;

• Delibera di G.M. n° 19 del 09.02.1998 Individuazione personale dipendente reperibile in

casi di calamità naturali ;

• Determina sindacale n° 25 del 24.12.1998 - Individuazione del responsabile dell"Ufficio

Comunale di Protezione civile ( arch. Michele Giunta );

• Delibera del Commissario Regionale in sostituzione del Consiglio Comunale n. 53 del

10.03.1995 - Approvazione piano comunale di protezione civile ;

• Delibera di G.M. n° 17 del 04.03.1999 - Costituzione Ufficio Comunale di protezione

civile;

• Delibera di G.M. n° 22 del 29.03.1999 - Approvazione regolamento comunale di

protezione civile;

• Delibera di Consiglio Comunale n° 59 del 01.12. 2005 approvazione regolamento

comunale di protezione civile;

• Delibera di Consiglio Comunale n° 60 del 01.12. 2005 approvazione regolamento del

gruppo comunale di protezione civile

• Determina sindacale n° 8 del 14.11.2006 istituzione del gruppo comunale volontari di

Protezione Civile ; • Determina Sindacale n° 5 del 16.04.2008 costituzione del Centro Operativo Comunale

• Determina Sindacale n° 9 del 21.10.2008 variazione della costituzione del Centro

Operativo Comunale ;

• Determina Sindacale n° 6 del 05.06.2008 adozione della pianificazione di emergenza rischio incendi

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

di interfaccia

• Delibera di Consiglio Comunale n° 55 del 28.10.2008 approvazione Piano Comunale di

Protezione Civile

1. 2 Campo di applicazione

I l campo di applicazione è definito dagli elementi esposti al rischio presenti sul territorio e dai

soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza, per i quali il Piano prevede attività.

Il Piano si riconduce:

- allo studio e analisi del rischio sismico descritto in termini di entità delle conseguenze dell'evento

temuto, di area interessata da tali conseguenze, nonché della probabilità che l'evento si verifichi;

- allo studio del territorio interessato con individuazione della popolazione in esso residente, di

eventuali centri di vulnerabilità quali scuole, chiese, edifici comunali, ecc., della viabilità e

quant'altro potrebbe rendere necessario un intervento di salvaguardia in caso di emergenza;

- all'individuazione delle potenzialità operative da mettere in campo in caso di emergenza sia di

tipo istituzionale che volontario.

Necessariamente i l piano è dimensionato alle possibili situazioni di rischio individuate al momento

dell'analisi ed alle potenzialità operative al momento disponibili.

Il Piano rappresenta il punto di partenza per una graduale azione di prevenzione tendente a ridurre i

rischi individuati nell'analisi ed a migliorare la capacità di risposta della struttura comunale

all'evento calamitoso.

1. 3 Riferimenti Normativi

Si ritiene necessario accennare al quadro normativo vigente in materia di Protezione Civile. L'art.

15 della legge n° 225 del 24/02/1992 e l'art. 108 del D. Lgs. N. 112 del 31 marzo 1998 danno

pieno potere al Sindaco per la definizione di una struttura comunale di Protezione Civile che possa

fronteggiare situazioni di emergenza nell'ambito del territorio comunale.

Le fonti non-native che regolano lo sviluppo organico delle azioni di Protezione Civile sono al

momento le seguenti:

1.3.1 Legislazione Nazionale

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

• Decreto del Presidente della Repubblica n° 194/2001 ;

• Legge n° 401/2001.

• Legge.n0. 353/2000;

• Legge n° 265/1999;

• Decreto Legislativo n° 112/1998;

• Decreto del Presidente della Repubblica n° 613/1994;

• Legge n° 225/1992;

• Legge n° 266/1991;

• Legge n° 996/1970;

1.3.2 Atti, circolari,ordinanze, documenti rilevanti di livello nazionale

• Ordinanza di Protezione Civile 3606/2007;

• Consiglio Superiore del LL.PP.- Assemblea Generale del 21.07.2006 prot. n.66;

• Ordinanza di Protezione Civile 3360/2004;

• Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004

• Ordinanza di Protezione Civile PCM 3274/2003;

• Circolare del 16/11/1994;

• Ordine di Servizio 27/04/1992 n. 1.

1.3.3 Legislazione Regionale

T A B E L L A 1 A R C H I V I O TIPO DATA NUMERO T I T O L O

(L.R.S.) Decrt.Comm 23/06/04

Individuazione del dipartimento regionale di

p.c. quale ufficio cui i l Commissario delegato

ai sensi dell'art. 1 dell'ordinanza di protezione

civile 21/05/2004, n° 3360, intende avvalersi

per l'attività amministrativo-contabile.

(L.R.S.) D.A.- PRES. 09/12/2003

Modalità di riconoscimento e di impiego dei

coordinamenti locali, provinciali e regionali

delle organizzazioni di volontariato di

protezione civile.

(L.R.S.) D.A.- PRES. 05/12/2002

Caratteristiche tecniche e modalità d'impiego

del logo di p.c. della Regione Siciliana da parte

delle associazioni di volontariato di protezione

civile iscritte al registro regionale.

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

(L.R.S.) D.P. 03/12/2002

Individuazione del dipartimento regionale di

p.c. quale ufficio di cui avvalersi per tuti gli

adempimenti amministrativi scaturenti

dall'ordinanza di p.c. della Presidenza del

Consiglio dei Ministri 8/11/2002, n° 3250.

(L.R.S.) D.A.- PRES. 15/03/2002

Istituzione della sezione speciale del Registro

regionale del volontariato di protezione civile

(L.R.S. ) Cir.As.PRES. 02/11/2001

1

Regolamento regionale concernente la

disciplina delle attività di volontariato di p.c-

Attuazione dell'art.7 della legge regionale n°

14 del 31/08/1998. Note esplicative

(L.R.S.) D.P. 15/06/2001

12 Regolamento esecutivo dell'art.7 della legge

regionale 31/08/1998, n° 14, concernente la

disciplina delle attività di volontariato di p.c.

(L.R.S. ) Dispos. e Com.

Prtesidenza 28/02/2001 13 Istituzione del comitato regionale di p.c.

(L.R.S. ) D.A.-Agr. 11/10/1999

Istituzione di un nucleo speciale di soccorso

montano e p.c. nell'ambito Corpo forestale

della Regione Siciliana.

(L.R.S. ) Cir.As-

T E R : A M B 10/12/1998 22824

Decreto legge 11/06/1998,n° 180, convertito

con modificazioni dalla legge 3/08/1998, n°

267. Individuazioni aree ad elevato rischio

idrogeologico e adozione misure di

salvaguardia.

(L.R.S.) Cir. As.

P R E S . 24/09/1998 5794

L.R. 31/08/1998, n° 14, D.Legs. 31/03/1998, n°

112- nuove norme in materia di p.c. Prime

disposizioni attuative.

(L.R.S. ) Cir. As.

PRES. 24/09/1998 5793

L.R. 31/08/1998, n° 14, D.Legs. 31/03/1998, n°

112- nuove norme in materia di p.c. Prime

disposizioni attuative.

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

(L.R.S. ) L .R . 31/08/1998 14 Norme in materia di protezione civile.

(L.R.S. ) L .R . 31/08/1998 14 Norme in materia di protezione civile.

Tratto da DataBase dbi - "LEGISLAZIONE REGIONALE SICILIANA"

1. 4 Ruolo degli organi e degli enti coinvolti

I l Servizio Nazionale di Protezione Civile, istituito ai sensi della L.225/92, la cui organizzazione è

stata aggiornata sulla base del Decreto Legislativo n° 343 del 7/09/2001, convertito nella Legge n°

401 del 09/11/2001, è coordinato dal Presidente del Consiglio e per delega di quest'ultimo al

Ministro degli Interni e quindi al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.

Le istituzioni coinvolte ai differenti livelli sono:

• Il Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha

un ruolo primario per la gestione delle emergenze nazionali, ovvero degli eventi denominati

di tipo " C " * , ma può essere attivata dal Prefetto dal Presidente della Provincia e dalla

Regione, per eventi di tipo " B " e in casi particolari anche di tipo "A" .

• I l Dipartimento Regionale di Protezione Civile che ha un ruolo primario per la gestione

delle emergenze sul territorio regionale, per eventi di tipo " B " e in casi particolari anche di

tipo "A" .

• I l Prefetto che, in ambito provinciale ovvero per le emergenze definite di tipo " B " ,

rappresenta tuttora la figura istituzionale di riferimento del sistema operativo della

Protezione Civile, unitamente alle Province e alle Regioni, istituzioni a cui la legislazione

attribuisce un ruolo,determinante della gestione degli eventi, con grande autonomia

d'intervento.

• Il Sindaco che, a livello comunale, ovvero per gli eventi di tipo "A" , è la figura istituzionale

principale della catena operativa della Protezione Civile, dall'assunzione delle responsabilità

connesse alle incombenze di Protezione Civile, all'organizzazione preventiva delle attività

di controllo e di monitoraggio, fino all'adozione dei provvedimenti d'emergenza indirizzati

soprattutto alla salvaguardia della vita umana.

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

*Legge 225/92 art. 2 tipologia di eventi : tipo " A " comunale, tipo " B " regionale, tipo " C "

nazionale.

Il sistema normativo esistente determina, quindi, una cronologia operativa molto chiara:

1- alle emergenze classificabili come eventi di tipo A è i l Comune, ed in prima persona i l

Sindaco, che deve dare una risposta con mezzi e strutture proprie;

2- se la dimensione dell' evento lo rende necessario, i l Sindaco richiede l'intervento del

Prefetto, del Presidente della Provincia e della Regione Sicilia;

3- nel caso in cui l'evento sia così importante e rilevante da richiedere un intervento

straordinario, il Prefetto e la Regione richiedono l'ausilio dello Stato attraverso il

Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.

1. 5 Obiettivi strategici del piano

In generale l'obiettivo strategico è garantire una adeguata risposta di protezione civile ad una

emergenze (art. 5, L . 225/92), mentre obiettivi specifici riguardano i diversi aspetti della gestione

dell'emergenza quali:

• organizzazione e gestione degli interventi di soccorso;

• nomina della commissione tecnico/scientifica e coordinamento operativo delle strutture

comunali;

• realizzazione e gestione degli interventi di salvaguardia e assistenza alla popolazione;

• realizzazione e gestione degli interventi di consolidamento e sgombero urgenti;

• monitoraggio dell'andamento del fenomeno;

• valutazione degli effetti di danni subiti dal territorio;

• realizzazione e gestione degli interventi in particolare per la salvaguardia del sistema

produttivo locale, il ripristino della viabilità e dei trasporti, la funzionalità delle

telecomunicazioni e dei servizi essenziali, la salvaguardia dei beni culturali;

• acquisizione di materiali e attrezzature per gli interventi;

• trasmissione delle informazioni ai livelli di coordinamento più elevati (COM, CCS,

DICOMAC);

• informazione alla popolazione;

• valutazione tecnico-economica;

• continuità amministrativa;

• progressivo ripristino delle attività sociali,economiche e produttive;

• ritorno alla normalità.

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

Ciò premesso, sono identificati come obiettivi specifici anche i supporti gestionali quali

modulistica, software, nonché la rappresentazione su base cartografica delle indicazioni utili alla

caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l'attuazione delle strategie di intervento per il

soccorso e il superamento dell'emergenza.

Uno dei più importanti pregi del Piano è l'operatività, cioè l'attuazione coordinata e sicura delle

attività finalizzate alla gestione e al superamento dell "emergenza stessa.

Affinché un Piano sia ben congegnato e realmente capace di mettere in pratica procedure di

mitigazione del rischio, sono indispensabili attività di supporto, da comprendere come obbiettivi

strategici specifici, quali:

• predisposizioni di schemi informativi diretti alla popolazione;

• individuazione della struttura operativa;

• verifica delle strutture comunali che individuino, con il supporto di esercitazioni,

l'operatività del piano;

• aggiornamento dei dati di base ad intervalli temporali regolari e ravvicinati;

• mantenimento della operatività, comprendente l'aggiornamento dello scenario, delle

procedure e l'effettuazione di esercitazioni;

• verifica continua delle connessioni tra gli Enti territoriali competenti nella gestione

dell'emergenza e del soccorso.

• Gli obiettivi qui definiti, che i l Sindaco, in qualità di Autorità di protezione civile, deve

conseguire per garantire la prima risposta ordinata degli interventi (art. 15 L . 225/92),

costituiscono la base di riferimento per il Modello di intervento, le cui procedure sono

finalizzate al raggiungimento degli stessi obiettivi sopra descritti.

1.6 Distribuzione

1.6.1. Revisioni

Il Piano di Protezione Civile del Comune di Itala può essere oggetto di revisioni ed

aggiornamenti al fine di adeguarlo alla evoluzione del territorio, inteso come insieme di

elementi naturali ed antropici e dunque delle condizioni di rischio.

1.6.2 Destinatari

Il Piano è destinato agli Enti e/o Organismi preposti al coordinamento delle emergenze. Potrà

pertanto essere comunicato a:

• Dipartimento di Protezione Civile Presidenza del Consiglio dei Ministri;

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

• Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Servizio Sicilia Nord Orientale;

• U T G Prefettura di Messina- Ufficio di Protezione Civile;

• Coordinamenti di emergenza (COM, CCS, DICOMAC).

C A R A T T E R I S T I C H E G E N E R A L I D E L TERRITORIO E D E L L A POPOLAZIONE

2.1 Inquadramento Territoriale

I l territorio del Comune di Itala si ubica nella parte nord della Sicilia centro-orientale in area

morfologica definita quale "comune collinare interno'", confina con i Comuni di

L'estensione territoriale misura Kmq 10,68 e comprende gli abitati di Itala Centro , Mannello

Borgo ,Croce , contrada Casalello , Quartiere del Medico e Itala Marina. Esso confina a nord con

Messina a nord est con Scaletta Zanclea a nord ovest con Ali e Fiumedinisi , a sud con Ali

Terme. COORDINATE GEOGRAFICHE sono Latitudine 38° 3' 7" 92N Longitudine 15° 26 ' 19"

68 E

La rappresentazione dell'area è individuata dalla seguente cartografia fornita dall'Ufficio gestione

emergenze del Dipartimento regionale di Protezione Civile, dall'Assessorato Territorio e Ambiente

della Regione Siciliana .

- Carta tecnica del territorio di Itala aggiornata all'anno 2010 (scala 1:10.000 e 1:5.000)

- Carta di delimitazione del territorio comunale (scala 1:25.000);

- Carta geologica (scala 1:10.000);

- Carta geomofologica (scala 1:10.000);

- Carta litologica (scala 1:50.000)

- Carta dell'uso del suolo (scala 1:25.000);

- Carta della pericolosità geologica (scala 1:10.000);

- Carta del rischio idraulico Bacino Idrografico (scala 1:10.000)

- Carta della pericolosità Bacino Idrografico (scala 1:10.000)

- Carta della rete viaria e ferroviaria (scala 1: 200.000);

.22. Rete viaria

Il territorio è collegato alle principali vie di comunicazione [ferrovia (stazione ferroviaria del

comune di Scaletta Zanclea a distanza di km 1,00 da Itala Marina Autostrada A 18 (svincolo Messina Sud Tremestieri circa km 14 e svincolo di Roccalumera a circa

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

km. 9,5 );

strada Orientale SS 114.a doppia corsia

SP 29 Itala - Croce .Si innesta dalla SS114 nella Marina di Itala sino a giungere alla

frazione Croce . E ' ad una corsia a doppio senso di marcia di larghezza variabile da mt.12 a

mt. 8 sino a restringersi non appena attraversa la frazione di Itala centro a mt. 2,00 ed in alcuni

tratti a circa mt. 1,50.

Autolinee di collegamento esterno

AST Azienda Siciliana Trasporti - Via Caduti senza Croce, 28 Palenno

telefono. 091 - 6208111 F A X 091 - 6703974

JONICA Trasporti e Turismo via 1° settembre 156 98122 Messina Tel 090 771400 -090.6415946

Il territorio del comune di Itala (ME) ha una estensione di circa 10 kmq ed è ubicato nella parte

orientale dei monti peloritani, sul versante Ionico della Provincia di Messina.Ricade nella tavoletta

in scala 1:25.000 " A l i Terme /F . 253 I S.E.) della carta d'Italia edita dall'I.G.M. ed in particolare si

estende dalla dorsale M. Pietralunga (790 m sl.m.), Pizzo Scapola (904 m s.l.m.), Puntale Lazzaro

(1056 m s.l.m.), Puntale Cimmaro (1097 m s.l.m.), M. Scuderi (1253 m s.l.m.) fino alla fascia

costiera, ove sorge l'abitato di Itala Marina.L'area territoriale compresa tra il bacino idrografico

del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro è ubicata nella porzione nord-orientale estrema della 9

Sicilia e si estende per una superfìcie complessiva di 174,50 Km

La vocazione naturale del territorio è principalmente agricola con coltivazioni di diversa specie per

le varie fasce di altitudine, quali: noccioleto, oliveti sparsi ed aree boschive.

Nel corso degli anni le aree boscate, a tratti, sono state percorse da incendi che hanno interessato

anche aree limitrofi all'abitato.

Insediamenti residenziali

I l tessuto urbano del territorio di Itala è caratterizzato da varie frazioni Itala Centro , Mannello

Borgo ,Croce , contrada Casalello , Quartiere del Medico e Itala Marina.

Si riportano di seguito, la tabella e i l grafico relativi ai dati della popolazione del Comune di Itala

desunti dai censimenti ed elaborati dall'Ufficio Elettorale del Comune di Itala aggiornato ad

APRILE 2016

Totale popolazione maschile 796 Totale popolazione femrninile 855

Totale 1680

13

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

RESIDEN TI

FA

da 0 a 13 anni

S C E DI E

da 14 a 64 anni

TA

>64 anni

NUCLEI FAMILIARI

RESIDEN TI

FA

da 0 a 13 anni

S C E DI E

da 14 a 64 anni

TA

>64 anni

NUCLEI FAMILIARI

ITALA C E N T R O 186 89 FRAZIONE Mannello 145 66 FRAZIONE Borqo 111 51

FRAZIONE Croce 84 36 CONTRADA C A S A L E L L O 66 23 ITALA MARINA 867 359 ITALA MARINA 867 359

C O N T R A D E V A R I E 155

175 1079 372

55 C O N T R A D E V A R I E 155

175 1079 372

55

T O T A L E popolazione R E S I D E N T E 1621 359 T O T A L E popolazione R E S I D E N T E 1621 359

1 R I S C H I O S I S M I C O

3. 1 Generalità

L'analisi di rischio sismico, è condotta a livello nazionale dal Servizio Sismico Nazionale SSN,

unitamente a enti di ricerca scientifica quali il Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (GNDT) e

l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Quest'ultimo ha la funzione di

monitoraggio sismico del territorio nazionale, attraverso la Rete Sismica Nazionale Centralizzata ed

altre reti a carattere locale.

Definizione di Rischio - Il rischio è definito dalla relazione R = f (P. V. E ) , dove P è la

Pericolosità intrinseca del territorio, ovvero la probabilità che un evento sismico di una certa

intensità avvenga con un determinato tempo di ritorno; V è la Vulnerabilità delle costruzioni e del

territorio in genere e rappresenta la propensione a resistere al fenomeno; E è l'Esposizione, cioè

entità e valore relativo del bene esposto, inteso come vite umane, come bene ambientale e come

strutture abitative o produttive presenti nel sito; R è il Rischio, inteso quale risultante della

combinazione dei tre fattori precedenti in un arco di tempo predeterminato. L'obiettivo è quello di

mitigare il Rischio sismico. La Pericolosità P, come si evince dalla relazione sopra descritta, è un

valore non influenzabile, pertanto dovendo ridurre il valore di R, non resta che ridurre il valore V,

aumentando la capacità del territorio a resistere agli eventi critici (aumento della resistenza degli

edifici). Per garantire ciò, serve un forte impegno pubblico, supportato dallo sforzo dei privati, teso

all'avvio di una politica di prevenzione. Tale impegno si configura nella identificazione e controllo

di PUNTI C R I T I C I per il rischio sul territorio comunale. I punti critici sono identificati sia in fase

di pianificazione, in cui

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

dovranno essere posti in essere interventi di prevenzione e previsione e sia anche ad emergenza in

corso. Comunque in tutti i punti critici identificati saranno necessarie attività di controllo in

emergenza che possono consistere in un vero e proprio monitoraggio a vista, nel corso delle fasi di

allerta, oppure in un censimento delle condizioni a seguito dell'evento sismico volto a identificare

la necessità di eventuali interventi urgenti.

3. 3 Definizione di Pericolosità sismica

La Pericolosità sismica è, in senso lato, qualunque effetto fisico diretto o indotto, capace di causare

conseguenze avverse sulle attività umane, riconducibile ai terremoti. Pertanto essa, si può definire

come una misura dell'entità del fenomeno fisico atteso nel sito stesso in un assegnato periodo di

tempo (T) . La pericolosità è dunque una caratteristica del territorio indipendente dai beni e dalle

attività umane eventualmente presenti.

Secondo il metodo probabilistico la pericolosità legata ad un sito, considera tutte le possibili

sorgenti che possono influenzare i l moto del territorio in quel sito, sintetizzate in aree che

costituiscono potenziali sorgenti di un sisma, dette "sismogenetiche".

3. 4 Caratterizzazione sismica del comune di I T A L A

La Sicilia è tra le regioni italiane in cui si ha maggiore probabilità di terremoti ad elevata magnitudo

(M>7; Barbano et al.,1891), e quindi ad elevato rischio sismico. Per l'intera regione si sono stimati

periodi di ricorrenza (T, in anni) mediante la "Legge di Gumbel"(1958) , ottenendo M=4.0 per

T=0.7, M=5.0 per T=5.5, M=6 per T042 e M=6.6 per T=143. Gli studi sismotettonici hanno

dimostrato che l'area nebrodico-peloritana risulta sismicamente attiva, e all'interno della quale i

settori di Patti-Mistretta possiedono il numero più elevato di terremoti per unità di superficie.

L'analisi statistica degli eventi sismici definisce un'attività data da un numero elevato di scosse a

bassa magnitudo, intervallate da rilasci energetici di maggiore intensità (magnitudo epicentrale,

Mw=6). In generale, l'attività sismica mostra un allineamento di massimi nella direzione NE-SO, e

laddove il gradiente dell'anomalia isostatica assume minimi relativi; qui si ha la massima

propagazione dell'energia.

Nel 1996 il Dipartimento della Protezione Civile ha promosso uno studio i l cui obiettivo era di

definire una carta del rischio per tutta la nazione. Lo studio, pubblicato con l'ordinanza n°

2788 del 12 giugno 1998, ha riguardato il patrimonio abitativo, per il quale era disponibile una

base dati costituita dal censimento ISTAT 1 1991. Per il raggiungimento dell'obiettivo in tempi

brevissimi, è stata utilizzata la classificazione sismica ufficiale dei comuni e la carta

dell'intensità massima osservata prodotta da un gruppo di lavoro misto.Per il comune di Itala,

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

indicato con i l codice ISTAT sono stati riportati:

- Grado di sismicità S = 9 ( 2 a categoria )

- Intensità massima osservata in scala MCS = 7 ( 6,5 < I < 7 )

- Indice di rischio = 0,0024

Nota - L'indice di rischio utilizzato è stato calcolato come media pesata della percentuale

di popolazione coinvolta in crolli e della percentuale di patrimonio danneggiato ed ha un

campo di variazione compreso fra 0 e 0,8 circa.

La predetta classificazione sismica è stata confermata dalla Ordinanza P.C.M. del 20/03/2003

(G.U. n° 72 del 08/05/03) e dalla Deliberazione di recepimento della Giunta Regionale siciliana n°

408 del 19/12/03, emanata ai sensi dell'art. 94, comma 2, lettera a) del D.Lgs. 31 marzo 1998,

Tutte le stime effettuate sono affette da un intervallo di incertezza legato a vari fattori tra cui un

limitato grado di conoscenza della vulnerabilità dell'edificato, l'aleatorietà intrinseca del

fenomeno, l'utilizzo di grandezze che, per loro stessa natura, sono caratterizzate da una

forte variabilità, come i l numero di persone presenti ali 'interno degli edifici al momento

dell'evento. Le stime effettuate, pur affette da incertezze, conservano, comunque, una loro validità

dal momento che il problema che si pone nella gestione dell'emergenza degli eventi sismici non è

molto sensibile ad una valutazione "precisa" delle perdite.

LINEAMENTI D E L L A PIANIFICAZIONE

Gli obbiettivi prioritari da perseguire immediatamente dopo i l verificarsi dell'evento sismico

sono la Direzione e coordinamento di tutti gli interventi di soccorso attraverso il COC;

Raggiungimento delle aree di attesa da parte della popolazione attraverso percorsi pedonali preventivamente conosciuti ed opportunamente segnalati con colore verde. La presente operazione verrà diretta da apposite squadre composte da volontari e forze di Polizia Municipale, coordinate dal responsabile della funzione di supporto "strutture operative locali, viabilità" attivata all'interno del C O C ;

Ispezione e verifica di agibilità delle strade

per consentire, nell'immediato, l'organizzazione complessiva dei soccorsi. Per lo svolgimento

delle operazione sarà dato mandato all'ufficio tecnico comunale, in collaborazione con altri

soggetti, sotto il coordinamento della funzione di supporto "censimento danni a persone e

cose" attivata all'interno del C O C . In particolare la verifica sarà eseguita in corrispondenza

delle opere d'arte stradali, che potenzialmente possono aver subito danni tali da inficiare la

percorribilità normale delle strade, come pure in corrispondenza degli edifici danneggiati che

prospettano sulla sede viaria, i quali possono provocare interruzioni per caduta di parti

pericolanti anche in occasione di successive repliche; altresì va condotta indagine sulle aree

soggette a fenomeni franosi, indotti dal sisma, che abbiano causato, ovvero rappresentino,

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

minaccia di riduzione della percorribilità dell'asse viario. Ciò diventa fondamentale per

l'accesso dei soccorsi, per i necessari collegamenti tra le varie strutture d'intervento. Assistenza ai feriti

Gravi o comunque con necessità di interventi particolari di urgenza medico infermieristico che

si può realizzare attraverso il preliminare passaggio per il P.M.A. (Posto Medico Avanzato),

preposto in una struttura precedentemente individuata (se possibile all'interno del territorio

comunale o facendo riferimento a strutture consortili), ove saranno operanti medici ed

infermieri professionali con il coordinamento della funzione di supporto"sanit à,

assistenza sociale e veterinaria" attivata all'interno del C.O.C.. Nel P.M.A. verranno prestate le

prime cure possibili, effettuate le prime valutazioni diagnostiche insieme alla stabilizzazione

dei pazienti da smistare, secondo le esigenze mediche, verso i più vicini nosocomi; Assistenza a persone anziane, bambini e soggetti portatori di handicap.

Tali soggetti troveranno ospitalità e prima accoglienza presso l'area di ricovero indicata

sulla cartellonistica in colore rosso, e già precentemente segnalata alla popolazione anche con

iniziative di formazione ed informazione. Il coordinamento dell'operazione

è affidato alla funzione di supporto "assistenza alla popolazione" attivata all'interno del C.O.C.. Riattivazione delle comunicazioni e/o installazioni di una rete alternativa .

che dovrà essere immediatamente garantita per gli u ffici pubblici e per i Centri Operativi e le

strutture sanitarie dislocate nell 'area colpita attraverso l'impiego necessario di ogni mezzo o

sistema T L C . Il coordinamento è affidato alla funzione di supporto "telecomunicazioni **

attivata all'interno del C.O.C. Successivamente bisognerà provvedere a:

Ispezione degli edifici al fine di appurare l'agibilità e quindi accelerare, ove possibile, il rientro

della popolazione. Il coordinamento spetta alla funzione di supporto "censimento danni a persone e

cose" attivata all'interno del C.O.C.;

Ispezione e verifica delle condizioni delle aree soggette a fenomeni franosi

(crolli, scivolamenti, etc.) con particolare riguardo a quelle che insistono su centri abitati, sistemi

di rete, etc.; anche in questo caso, dovranno essere eseguiti da parte dell'Autorità di

protezione civile gli interventi urgenti (eventualmente provvisori) atti ad evitare danni a persone

e a cose o a ridurre il progredire dei dissesti; il coordinamento spetta alla funzione di supporto

"censimento danni a persone e cose";

Ripristino della funzionalità dei servizi essenziali, al fine di assicurare l'erogazione di

acqua, elettricità, e servizi telefonici, oltre a garantire lo smaltimento dei rifiuti. Tutto quanto

sopra va effettuato sia provvedendo a riparazioni urgenti e provvisorie, sia mediante l'utilizzo

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

. di apparecchiature di emergenza (per es. gruppi elettrogeni, autoclavi, etc), sia provvedendo

con mezzi alternativi di erogazione (per es. autobotti, etc) avvalendosi per questo di personale

specializzato addetto alla reti di servizi secondo specifici piani particolareggiati

elaborati da ciascun ente competente nell'ambito della

funzione di supporto "servizi essenziali";

Mantenimento della continuità dell'ordinaria amministrazione Comune

(anagrafe, ufficio tecnico, etc.) provvedendo, con immediatezza, ad assicurare i collegamenti

con la Regione, la Prefettura, la Provincia,;

Censimento e tutele dei beni culturali, predisponendo specifiche squadre di tecnici per la messa

in sicurezza di reperti, o altri beni artistici, in aree sicure, facendo riferimento alle competenti

Sovrintendenze e ove necessario al Comando Tutela del Patrimonio Artistico dell'Arma dei

Carabinieri.

RISCHIO I D R O G E O L O G I C O

Concetti Generalil RISCHIO IDROGEOLOGICO può essere inteso come "qualsiasi situazione di

squilibrio o di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi", owero'Tinsieme di quei

fenomeni connessi al rovinoso defluire delle acque libere in superficie e all'interno del suolo,

producendo effetti che possono portare alla perdita di vite umane, ad alterazioni delle attività e delle

opere dell'uomo e dell'ambiente fisico".

I.eggp n. I R ' * H P I 18 maggio 1Q8Q: Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo;

D.L. n. 180 del 11 giugno 1998: "Misure urgenti per la prevenzione del rischio

idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania",

convertito nella Legge n. 267 del 3 agosto 1998: reca disposizioni inerenti

l'individuazione delle aree caratterizzate dalla presenza di rischio idrogeologico;

° D.L. n. 132 del 13 maggio 1999, convertito in legge, con modificazioni, in

data 13 luglio 1999 con legge n. 226;

Atto di indirizzo e coordinamento, previsto dal 2° comma dell'art 1 del D.L. n. 180/98 e

adottato con D.P.C.M. del 29 settembre 1998: fornisce i criteri generali per

l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio

idrogeologico. Visto, in particolare, il comma 1 bis dell'art. 1 del predetto D.L. n. 180/98,

inserito con l'art. 9 della richiamata legge n. 226/99;

18

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

Direttive Assessorato del territorio e dell'ambiente n. 13488 del 14

luglio 1998, n. 13450 del 14 luglio 1998 e n. 22824 del 10 dicembre 1998;

Decreto Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente 4 luglio 2000 n. 298: Piano

straordinario per l'assetto idrogeologico;

Decreto Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente 4 aprile 2002 :

Individuazione dei bacini prioritari per la redazione del Piano stralcio per l'assetto

idrogeologico;

Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004.

Piano stralcio di Bacino per l'assetto Idrogeologico ( P.A.I . ) ( art. 1 D.legge 180/ 98

Convertito con modifiche con la legge 267/ 98 e successive modifiche ed integrazioni )

Area territoriale tra il bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro ( 102 )

1° aggiornamento Relazione anno 2010

3.1 .b - Il Territorio

Gli aspetti generali del territorio comunale (superficie, confini, popolazione, abitazioni, altimetria,

etc.) sono stati riportati nella parte introduttiva del piano.

Il territorio del comune di Itala (ME) ha una estensione di circa 10 kmq ed è ubicato nella parte

orientale dei monti peloritani, sul versante Ionico della Provincia di Messina.Ricade nella tavoletta

in scala 1:25.000 "Al i Terme /F . 253 I S.E.) della carta d'Italia edita dall'I.G.M. ed in particolare si

estende dalla dorsale M. Pietralunga (790 m sl.m.), Pizzo Scapola (904 m s.l.m.), Puntale Lazzaro

(1056 m s.l.m.), Puntale Cimmaro (1097 m s.l.m.), M. Scuderi (1253 m s.l.m.) fino alla fascia

costiera, ove sorge l'abitato di Itala Marina.L'area territoriale compresa tra il bacino idrografico

del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro è ubicata nella porzione nord-orientale estrema della

2

Sicilia e si estende per una superficie complessiva di 174,50 Km circa.Le sezioni della Carta

Tecnica Regionale 1:10.000 nelle quali ricade l'Area di interesse sono: 588110, 588120, 588140,

588150, 588160, 601020, 601030, 601060, 601070,601090, 601100, 601130, 601140.L'intera

area ricade all'interno della provincia di Messina. I cinque territori comunali che rientrano

all'interno dell'area sono: Al i , Al i Terme, Itala, Messina, Scaletta Zanclea

19

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Proiezione Civile

C A R A T T E R I S T I C H E M O R F O L O G I C H E E I D R O G R A F I C H E

L'assetto morfologico è strettamente legato alla natura delle rocce affioranti, alla giacitura, alle

strutture tettoniche, all'azione modellatrice da parte degli agenti esogeni, all'acclività, alle

condizioni fitoclimatologiche e all'esposizione dei versanti; fattori che conferiscono al paesaggio

una conformazione collinare-pianeggiante nel tratto mediano e di valle e caratteristiche montuose in

corrispondenza dei rilievi impervi ed accidentati di M. Scuderi, Puntale Cimmaro e Puntale

Lazzaro.Infatti, dove affiorano le alluvioni, lungo la fascia costiera e ai bordi del torrente Itala il

territorio si presenta dolcemente ondulato e/o sub-pianeggiante; invece gli affioramenti di rocce

metamoriche di epigona (filladi, filladi quarziferi) e di mesozona (gneiss occhialini) sviluppomo

lineamenti collinari-montuosi, mentre gli affioramenti calcarei, dati scarpate e pareti subverticali,

generano morfologie montuose.Il torrente Itala rappresenta un tipico corso d'acqua a regime

torrentizio del versante Ionico dei monti Peloritani.il Bacino idrografico presenta una forma

allungata in direzione ONO-ESE coprendo una superfìcie di circa 12.60 kmq. Essenzialmente il

torrente Itala presenta le fenomenologie tipiche dei torrenti e delle fiumare Siciliane, essendo

caratterizzato da elevata erosione nella parte distale del bacino, trasporto ed erosione nella parte

mediana e deposito in quella terminale.

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Regione Siciliana

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Arca Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro ( A r e a 102) 1° Aggiornamento

D E L D I S S E S T O , Q U A D R O D I S I N T E S I

D E L L A P E R I C O L O S I T À E D E L R I S C H I O

Tabella 1 : dissesti distinti per Comune con relativa superficie e indice di franosità.

D A T I D I S I N T E S I P E R C O M U N E D I S S E S T I

C O M U N E N. Area (Ha) I d . (%)

« S D R » A l i 39 38,37 3,63%

AH Terme 28 19,96 3,88%

Itala 45 63,03 5,84%

Messina 406 467,49 3,27%

Scaletta Zanclea • 47 15.30",,

T O T A L E S6S 665,19 3 ,81%

Tabella 2: aree a pericolosità distinte per territorio comunale con relativa superficie.

D A T I D I S I N T E S I P E R C O M U N E P E R I C O L O S I T À G E O M O R E O L O G I C A

D A T I D I S I N T E S I P E R C O M U N E P2 T O T A L E

C O M U N E n. Area (Ha)

n. Area (Ha)

n. Area (Ha)

n. A r e a (Ha)

n. Area (Ha)

n. Area (I la)

A L I 3 3,07 7 5,37 13 26,3') 16 5,47 - - 39 40.3M

A L I T E R M E 5 17,91 17 13,13 4 1,16 2 1,27 - - 28 33.4"

I T A L A 11 29,70 14 20,28 1 1 16,05 9 4.(14 - - 45 70.07

M E S S I N A •34 J t r ' 5 , 5 7 17° cr 132.14 1 14 237,30 74 41,74 6 10,14 406 496,89

S C A L E T T A Z A N C L E A 16 31,66 14 25,75 9 23,37 7 3,97 1 1,06 47 85.81

T O T A L E 69 157,91 230 196,67 151 304,27 108 56,49 7 11,20 565 726,54

Tabella 3: aree a rischio distinte per territorio comunale con relativa superficie.

D A T I D I S I N T E S I P E R C O M U N E

R I S C H I O

D A T I D I S I N T E S I P E R C O M U N E R2 R I T O T A L E

N. Area (Ha)

N. Area (Ha)

N. Area (Ha)

N. A r e a (Ha)

N. Area (Ha)

A L I r r A

7

„ 1,23 1- 0,17 20 1,55 11 0,33 42 3.28

A L I T E R M E r A

7 2,34 12 0,50 5 0,21 - - 24 3.05

I T A L A jM 1,85 40 2,40 9 0,57 - - 44 4,82

M E S S I N A 38 17,00 i 8 \

5,23 100 6,63 35 2,35 362 31,21

S C A L E T T A Z A N C L E A 25 4,05 26; 1,66 16 0,70 7 0,69 74 7.1(1

T O T A L E J95 26,47 148 9,96 150 9.66 53 3,37 546 49,46

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Q U A D R O D I S I N T E S I D E L L A PERICOLOSITÀ I D R A U L I C A D I S T I N T A P E R T E R R I T O R I O C O M U N A L E

PERICOLOSITÀ' IDRAULICA

Dati di sintesi per comune

Siti di

attenzione _ • PI T O T A L E

N . AAH

[ha] N .

A P 3

[ha] N .

A P 2

[ha] N .

A P I

[ha] N .

A P

[ha]

Ali 0 0,00 6 7,54 0 0.00 0 0,00 6 7,54

Ali Terme 2 2,51 2 2,57 0 0,00 0 0,00 4 5,08

Itala 0 0,00 3 1,94 0 0,00 0 0,00 3 1,94

Messina 42 77,72 54 82,76 11 2,26 0 0,00 107 162,74

Scaletta Zanclea 0 0,00 9 7.1() 0 0,00 0 0,00 9 7,19

T O T A L E 44 80,23 74 102,00 11 2,26 0 0,00 129 184,49

Q U A D R O D I S I N T E S I D E L R I S C H I O I D R A U L I C O D I S T I N T O P E R T E R R I T O R I O C O M U N A L E

RISCHIO IDRAULICO Dati di sintesi per R3 R2 R I T O T A L E

comune A R 4 A R 3 A R 2 A R I AR

N . A R 4

N . A R 3

N . N . N . [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Ali 8 1,91 0 0,00 8 0,44 0 0,00 16 2,35

AH Terme 4 3,46 0 0,00 5 0,63 0 0,00 9 4,09

Itala 4 0,43 • 0 •0,00 0 0,00 0 0,00 4 0,43

Messina 69 67,69 10 2,34 51 4,67 3 0,04 133 74,74

Scaletta Zanclea 9 4,22 0 0,00 1 0,02 0 0,00 10 4,24

T O T A L E 94 77,71 10 2,34 65 5,76 3 0,04 172 85,85

22.

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Uno dei bacini oggetto di numerose segnalazioni e di proposte di aggiornamento a seguito di nubifragi che hanno colpito la zona di interesse nell'ottobre 2007 e nell'ottobre 2009, è l'area intermedia tra il bacino del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro il cui Piano per l'Assetto Idrogeologico è stato approvato con Decreto del Presidente della Regione n. 813 del 15 dicembre 2006 e pubblicato il 9 febbraio 2007 sulla GURS n. 7.

Le indicazioni pervenute evidenziano prevalentemente novità intervenute all'interno delle aree urbane, ma quando necessario l'aggiornamento è stato esteso anche alle zone extraurbane dei territori comunali.

Le variazioni sulla base di segnalazioni prodotte, adeguatamente verificate con opportuni sopralluoghi congiunti con i funzionari dei comuni, riguardano tutti i territori comunali ricadenti nell'Area tra il bacino del T. Fiumedinisi e Capo Peloro.

A seguito di quanto detto e per le continue segnalazioni ricevute in merito alla particolare situazione in cui è venuta a trovarsi l'Area di interesse, si è reso necessario aggiornare il Piano anzidetto.

Le modifiche prodotte sono contenute nelle seguenti cartografìe C.T.R. in scala 1:10.000:

• Carta dei dissesti: 588150 n. 4, 601030 n. 6, 601070 n. 8, 601100 n. 10,

601130 n. 11, 601140 n. 12;

• Carta della pericolosità e del rischio geomorfologico: 588150 n. 4, 601030

n. 6, 601070 n. 8, 601100 n. 10, 601130 n. 11, 601140 n. 12;

• Carta della pericolosità idraulica: 588110 n. 1, 588120 n. 2, 588150 n. 4,

601030 n. 6, 601060 n. 7, 601070 n. 8, 601100 n. 10, 601130 n. 11, 601140 n.

12;

• Carta del rischio idraulico: 588110 n. 1, 588120 n. 2, 588150 n. 4, 601030

n. 6, 601060 n. 7, 601070 n. 8, 601100 n. 10, 601130 n. 11,601140 n. 12.

Di seguito si analizzano gh j|^iornamenti relativi agli aspetti geomorfologici ed idraulici del Piano Stralcio di Bacino.

23

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2 GEOMORFOLOGIA

2.1 Aggiornamento dei dissesti

L'individuazione delle aree a rischio geomorfologico è rappresentata su cartografia in scala 1:10.000, elaborata dopo avere definito i livelli di pericolosità e rischio conseguenti alle variazioni proposte. Infine, facendo riferimento ai contenuti del Capitolo 9 "Programma degli interventi" par. 9.11 "Individuazione delle priorità di intervento per il rischio geomorfologico" della Relazione Generale, a ciascun dissesto è stato attribuito un grado di priorità necessario al fine della programmazione degli interventi.

2.1.1 Analisi dell'area territoriale tra il bacino del T. Fiumedinisi e Capo Peloro

A seguito delle segnalazioni pervenute a questo Assessorato da parte degli enti locali relativamente all'Area di interesse, sono stati censiti altri 291 dissesti che sommati ai 274 del precedente Piano diventano 565, distinti come appresso nella Tabella 2.1.

Tabella 2.1 - Numero e superficie dei dissesti nell'area intermedia, distinti per tipologia e stato di attività.

T I P O L O G I A

A T T I V I I N A T T I V I Q U I E S C E N T I S T A B I L I Z Z A T I T O T A L E

T I P O L O G I A N. A r e a | l l a | N. Area |Ha] IN. Area | H a | N . Area | H a | N. Area | H a |

Crollo/ribaltamento 107 51,23 2 0,72 109 51.95

Colamento rapido 157 119,64 12 3,57 169 123,21

Scorrimenti 31 10,02 3 2,43 4 5,36 5 9,96 43 27,77

Frane complesse 61 132,80 2 1,58 4 5,73 2 1,24 69 141,35

Aree a franosità diffusa 21 45,62 1 2,60 22 48,22

Creep 34 44,13 34 44,13

Calanchi 3 18,93 3 18,93

Dissesti dovuti ad erosione accelerata 116 209,63 116 2U9.63

T O T A L E 530 632 9 13,69 9 11,92 565 665,19

Dall'osservazione dell'istogramma rappresentato nella Figura 2.1 si ottiene una immediata interpretazione dei risultati riportati in Tabella 2.1

24

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2.1.2 Analisi dei territori distinti per comune

Nella Tabella 2.2 viene riportata una sintesi (numero totale dei dissesti e loro superficie) dei risultati sviluppati analiticamente per ogni singolo comune.

Tabella 2.2 - Numero e superficie dei dissesti per Comune.

Comune n. dissesti Area (Ha)

Al i , - r " " * 39 38,37

Al i Terme 28 19,96 Itala 45 63,03

Messina 406 467,49

Scaletta Zanclea 47 76,34

T O T A L E 565 665,19

Comune di Itala

I l nubifragio dell'ottobre 2007 ha colpito il territorio comunale di Itala, i danni maggiori si sono avuti nei pressi del cimitero e in contrada Casaleddo dove si è riattivata una frana che era stata già censita nel precedente Piano. L'evento dell'ottobre 2009 ha attivato dei colamenti rapidi che hanno investito il centro abitato e la rete viaria in più punti in corrispondenza degli impluvi*. *< In totale sono stati censiti 20 nuovi dissesti.

Figura*2.8: dissesto 102-5IT-026 Cimitero di Itala (2007)

25

Figura 2.9: dissesto 102-5IT-025 C/da Casaleddo (2007)

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Regione Siciliana

Figura 2.10 - Colate su Mannello (2009)

Figura 2.11 - Colate su Borgo (2009)

Tabella 2.5 - Numero e superfìcie dei dissesti neMerritorio comunale di I T A L A distinti per tipologia e stato di attività.

T I P O L O G I A A T T I V I I N A T T I V I Q U I E S C E N T I S T A B I L I Z Z A T I T O T A L E

T I P O L O G I A

N. A r e a | H a | N.

A r e a | H a | N.

Area [Ha| N.

A r e a [Ha | N.

Area | H a |

Crollo/ribaltamento 8 5,27 _ _ _ _ - - 8 5.27

Colamento rapido 13 1 1,65 3 1,65 _ - - 16 13.30

Scorrimenti 1 0,26 1 0,19 - - - 2 0.45

Frane complesse 6 26,36 _ _ _ - - 6 26.36

Aree a franosità diffusa 1 0,78 _ - •Wr: - - 1 0.78

Creep 3 4,02 - - - - 3 4,02

2.6

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Regione Siciliana

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Area Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (Area 102) 1 ° Aggiornamento

T I P O L O G I A A T T I V I I N A T T I V I Q U I E S C E N T I S T A B I L I Z Z A T I T O T A L E

T I P O L O G I A

N. A r e a | H a | N.

Area |Ha] N.

A r e a [Ha] N.

A r e a | H a | N.

Area | H a |

Dissesti dovuti ad erosione accelerata 9 12,85 9 12,85

T O T A L E 41 61,19 4 1,84 - - - - 45 63,03

Comune di Itala

Nel territorio Comunale di Itala, per 1" 45 dissesti censiti, sono state individuate quattro classi di pericolosità. In particolare:

• N. 11 aree ricadono nella classe a pericolosità molto elevata (P4) per una superficie complessiva di 29,70 Ha;

• N. 14 aree ricadono nella classe a pericolosità elevata (P3) per una superficie complessiva di 20,28 Ha;

• N. 11 aree ricadono nella classe a pericolosità media (P2) per una superficie complessiva di 16,05 Ha;

• N. 9 aree ricadono nella classe a pericolosità moderata (PI) per una superficie complessiva di 4,04 Ha.

Sulla base delle classi di pericolosità precedentemente individuate e delle infrastrutture presenti all'interno del perimetro deljg.trelative aree, sono stati perimetrati i singoli elementi a rischio con relativo livello d'attenzione da R2 a R4. Complessivamente sono state individuate:

• n. 16 aree a rischio molto elevato (R4) per una superficie complessiva di 1,85 Ha;

• n. 19 aree a rischio elevato (R3) per una superficie complessiva di 2,40 Ha; • n. 9 aree a rischio medio (R2) per una superficie complessiva di 0,57 Ha.

3 PIANO D E G L I INTERVENTI PER LA MITIGAZIONE D E L RISCHIO GEOMORFOLOGICO

La mitigazione del rischio, obiettivo prioritario del Piano, può conseguirsi attraverso le azioni di seguito sintetizzate:

• attenuazione della vulnerabilità delle zone in dissesto attraverso la realizzazione di opere di sostegno e rinforzo o la realizzazione di opere di protezione di tipo passivo;

• realizzazione di opere di consolidamento e sistemazioni idraulico-forestali finalizzate alla riduzione della pericolosità delle aree in dissesto censite;

• riduzione delle condizioni di rischio attraverso limitazioni dell'attività edilizia e\o il trasferimento di edifici e centri abitati.

Sulla scorta dei dati fomiti dagli organi di competenza a seguito della circolare ARTA n. 1/03, della nota prot. 53277 del 07/07/2008 e dell'Avviso Pubblico dell'A.R.T.A. pubblicato sulla G.U.R.S. n°34 del 20/07/2009, sono stati distinti gli interventi realizzati e/o in itinere da quelli proposti e da quelli da programmare nelle aree a rischio elevato e molto elevato (R3 ed R4) perimetrale mediante l'analisi condotta. Nelle tabelle esplicative, riportate in seguito, l'intervento è stato associato al codice del dissesto corrispondente, in fede all'obiettivo finale "che'è quello di eliminare le cause legate alla presenza dello stesso. * Nel capitolo è stato altresì definito l'ordine di priorità e il fabbisogno finanziario degli interventi proposti, in aree caratterizzate da livello di rischio R3 ed R4.

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Regione Siciliana

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Area Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinis i e Capo Peloro ( A r e a 102) 1 0 Aggiornamento

3 PIANO D E G L I INTERVENTI PER LA MITIGAZIONE D E L RISCHIO GEOMORFOLOGICO

L a mitigazione del rischio, obiettivo prioritario del Piano, può conseguirsi attraverso le azioni di seguito sintetizzate:

• attenuazione della vulnerabilità delle zone in dissesto attraverso la realizzazione di opere di sostegno e rinforzo o la realizzazione di opere di protezione di tipo passivo; T T ^ B , , ^

• realizzazione di opere di consolidamento e sistemazioni idraulico-forestali finalizzate alla riduzione della pericolosità delle aree in dissesto censite;

• riduzione delle condizioni di rischio attraverso limitazioni dell'attività edilizia e\o il trasferimento di edifici e centri abitati.

Sulla scorta dei dati fomiti dagli organi di competenza a seguito della circolare ARTA n. 1/03, della nota prot. 53277 del 07/07/2008 e dell'Avviso Pubblico dell'A.R.T.A. pubblicato sulla G.U.R.S. n°34 del 20/07/2009, sono stati distinti gli interventi realizzati e/o in itinere da quelli proposti e da quelli da programmare nelle aree a rischio elevato e molto elevato (R3 ed R4) perimetrate mediante l'analisi condotta. Nelle tabelle esplicative, riportate in seguito, l'intervento è stato associato al codice del dissesto corrispondente, in fede all'obiettivo finale che è quello di eliminare le cause legate alla presenza dello stesso. ^ Nel capitolo è stato altresì definito LÓlSine di priorità e il fabbisogno finanziario degli interventi proposti, in aree caratterizzate da livello di rischio R3 ed R4.

3.1 Priorità degli interventi

In base alle verifiche tra lo stato di dissesto individuato, la conseguente valutazione della pericolosità e dei rischi da essi determinati e lo stato della progettazione proposta da ciascuna Amministrazione Comunale, si è definito un elenco ordinato dei rischi R3 e R4, in base alle indicazioni definite nel capitolo sul programma degli interventi della Relazione Generale del P.A.I., che determina una gradualità delle priorità in base al valore dell'elemento a rischio ed alla pericolosità (vedi Tabella 9.1 della Relazione Generale). Nella tabella 3.1 viene riportato l'elenco dei rischi R3 ed R4 inerente l'intera area territoriale; nella tabella a seguire viene riportato l'elenco stesso diviso per singolo territorio comunale.

Tabella 3.1-: Elenco dei rischi R3 e R4 con relativo Grado di priorità (G.P.) e fabbisogno finanziario inerente l'area territoriale.

i

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Regione Siciliana

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

ATea Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (Area 102) 1 ° Aggiornamento

G . P .

Codice Dissesto Rischio Ut'mento a

rischio Per ico los i tà Comune Local i tà stato Progetto

Importo previsto da progetto (C)

Importo previsto nella

scheda ( C i r c . A R T A

n.1/03) (€)

1 102-5IT-015 R4 E4 - Abitato P3 Itala Quartarello Preliminare (Compi.)

1.840.000,00 ' 102-5IT-016 R4 E4 - Abitato P3 Itala Borgo -Mannello

Preliminare (Compi.)

1.840.000,00

1 102-5IT-028 R4 E4 - Abitato P4 Itala Mannello

1 102-5IT-029 R4 E4 - Abitato P4 Itala Mannello

1 102-5IT-030 R4 E4 - Abitato Itala ., t .Borgo

1 102-5IT-033 R4 E4 - Abitato P3 Itala Itala Centro

1 102-5IT-034 R4 E4 - Abitato P3 Itala Quartarello

1 102-5IT-039 R4 E4 - Abitato P3 Itala Quartarello

_ 1 102-5IT-042 R4 E4 - Abitato P3 Itala Itala Centro

3 102-5IT-019 R4 E3 - Via Di Fuga P3 Itala C/Da Casaleddo Esecutivo 1.500.000,00

3 102-5IT-020 R4 E3 - Via Di Fuga P4 Itala C/Da Pietra

Rossa

3 102-5IT-031 R4 E3 - Via Di Fuga P3 Itala Quartarello

3 102-5IT-032 R4 E 3 - V i a D i£ Fuga

PS-rxKa ItalarsS- Itala Centro — , .

4 102-5IT-017 R3 E3 - Via Di Fuga P2 Itala

S.P. F R A Z . CROCE -

I T A L A

Scheda Tecnica

300.000.00

4 102-5IT-035 R3 E3 - Via Di Fuga P2 ' Itala Pantano

4 102-5IT-036 R3 E3 - Via Di Fuga P2 Itala Casaleddo

4 102-5IT-O43 R3 E3 - Via Di Fuga P2 Itala C/DA Pietra

Rossa

4 102-5IT-045 R3 E3 - Via Di Fuga P2 Itala Casaleddo

2 102-5IT-018 R4 E4 - Chiesa P2 Itala C/Da Badia Preliminare 985.000,00

5 102-5IT-001 R3 E2 - Viab. Second. P3 Itala Portella Salice Scheda

Tecnica 150.000,00

5 102-5IT-021 R3 E 2 -Acquedotto P4 Itala

— • * •

Belvedere Scheda Tecnica 350.000,00

5 102-5IT-037 R3 E 2 -Acquedotto P3 Itala Falega

5 102-5IT-038 R3 E2 - Viab. Second. P3 Itala Falega

6 102-SIT-026 R3 E l -Cimitero P4 Itala CIMITERO D I

I T A L A t

lv

" " * - - s o ­

Z < 9

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Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Area Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (Area 102) 1° Aggiornamento

Nel territorio comunale di Itala, a seguito dei danni provocati dall'evento alluvionale del 01 ottobre 2009, l'area lungo il torrente Franco, già perimetrata nel P.A.I. (codice 102-E007), viene allargata comprendendo anche l'adiacente torrente Acquicella; oltre alla suddetta area ne vengono perimetrate altre due: una in località Mannello (102-E135) e un'altra in località Borgo (102-E136), entrambe a seguito delle colate di fango che hanno investito l'abitato durante l'alluvione dell'ottobre 2009 (vedi figure 4.3 e 4.4). A tutte e tre le aree menzionate si è assegnato un livello di pericolosità P3.

Figura 4.3 Itala - frazione Mannello: colata di fango verificatasi a seguito dell'alluvione del 1 ottobre 2009.

Figura 4.4 Itala - frazione Borgo: rotaia: di fango verificatasi a seguito dell'alluvione del 1 ottobre 2009.

4' • -

30

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All'interno dell'area territoriale tra il bacino idrografico del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro sono complessivamente 129 le aree individuate nella carta della pericolosità idraulica di cui 85 quelle a cui risulta assegnato un livello di pericolosità e 44 i "siti di attenzione". Allo scopo di consentire una più agevole individuazione delle aree delimitate sulla carta della pericolosità si è ritenuto utile elencarle sinteticamente nella tabella 4.1, riportando in corsivo le aree che non hanno subito modifiche.

Tabella 4.1Elenco d Codice Comune Local i tà Pericolos i tà

Area (ha)

Bacino idrografico C T R

102-E007 Itala T.ti Franco, Acquicella, Itala P3 1,56 41-Itala 601100 102-E135 Itala Itala - l.tà Mannello P3 0.22 41-Ilala 601100 102-E136 Itala Itala - l.tà Borgo P3 0,15 41-Itala 601100

i_ r r v . —-,.

Nella tabella 4.2 si rappresenta la pericolosità idraulica distinta per territori comunali.

Tabella 4.2 Pericolosità idraulica distinta per territorio comunale

Dati di sintesi per

comune

PERICOLOSITÀ' LDRAULICA

Dati di sintesi per

comune

Siti di

attenzione P3

VX V

P2 PI T O T A L E Dati di sintesi per

comune

N . Aatt

[ha] N .

A P 3

[ha] N .

Ap3

[ha] N .

A P 3

[ha] N .

ATOT

[ha]

Ali 0 0,00 6 7,54 0 0,00 0 0 ,00 6 7,54

Ali Terme 2 2 , 5 1 2 2 ,57 0 0,00 0 0,00 4 5,08

Itala 0 0,00 3 1,94 0 0,00 0 0,00 3 1,94

Messina 4 2 77 ,72 5 4 82 ,76 1 1 2 ,26 0 0,00 107 162,74

Scaletta Zanclea 0 0,00 9 7 , 1 9 0 0,00 0 0,00 9 7 , 1 9

T O T A L E 44 80,23 7 4 102,00 1 1 2 ,26 0 0 ,00 12') 184,49

Tabella 4.5 Definizione delle classi di rischio R.

DESCRIZIONE DEL RISCHIO CLASSE

RISCHIO MODERATO: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali. R I

RISCHIO MEDIO: per il quale sono possibili danni minori agli edifìci, alle infrastrutture a al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche.

R2

RISCHIO ELEVATO: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale.

R3

RISCHIO MOLTO ELEVATO: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi (ajj*fi .persone, danni gravi agli edifici, alle infrastmttare^c"̂ 3 patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche.

R4

3-1

Nella tabella 4.6 sono riportate sinteticamente le aree a rischio perimetrate nella carta del rischio idraulico, riportando.^ corsivo ̂ e ape che non hanno subito modifiche.

Tabella 4.6 Elenco delle aree individuate sulla carta del rischio idraulico.

Itala 102-E007 E4 R4 0,14 41-Itala 601100

Itala 102-E135 E4 R4 0,14 41-Itala 601100

Itala 102-E136 E4 R4 0,15 41-Itala 601100

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Regione Siciliano

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Area Territoriale tra il bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (Area 102) 1 ° Aggiornamento

5 PIANO D E G L I INTERVENTI PER LA MITIGAZIONE D E L RISCHIO IDRAULICO

La mitigazione del rischio, obiettivo prioritario del Piano, può conseguirsi attraverso le azioni di seguito sintetizzate:

• la riduzione della pericolosità e, quindi, dell'estensione delle aree inondabili, mediante interventi quali la realizzazione o il rialzo degli argini, la realizzazione di vasche di espansione, la pulizia manutentiva del cavo fluviale consistente nella rimozione di vegetazione (canneti, arbusti, ecc.), di eventuali occlusioni e/o interrimenti, soprattutto nel tratto in prossimità della foce, e dell'allargamento delle sezioni per il normale deflusso delle acque;

• la riduzione della condizione di rischio degli elementi coinvolti attraverso il loro trasferimento in altro luogo oppure attraverso l'adeguamento stmtturale degli stessi alle condizioni idrauliche del sito.

Sulla scorta dei dati fomiti dagli organi di competenza a seguito della Circolare A.R.T.A. n.1/03, della nota prot. 53277 del 07/07/2008 e dell'Avviso Pubblico dell'A.R.T.A. pubblicato sulla G.U.R.S. n°34 del 20/07/2009, sono stati distinti gli interventi realizzati e/o in itinere da quelli proposti e da quelli da programmare nelle aree a rischio elevato e molto elevato (R3 e R4) perimetrate mediante l'analisi condotta. Nella tabella esplicativa, riportata in seguito, l'intervento è stato associato al codice del dissesto corrispondente, in fede all'obiettivo finale che è quello di eliminare le cause legate alla presenza dello stesso. Nel presente capitolo è stato altresì definito l'ordine di priorità e il fabbisogno finanziario degli interventi proposti, in aree caratterizzate da livello di rischio R3 e R4.

5.1 Priorità degli interventi

In base alle verifiche tra lo statoci d ig i to individuato, la conseguente valutazione della pericolosità e dei rischi da essi determinati e lo stato della progettazione proposta da ciascuna Amministrazione Comunale, si è definito un elenco ordinato dei rischi R3 e R4, in base alle indicazioni definite nel capitolo sul programma degli interventi della Relazione Generale del P.A.I., che determina una gradualità delle priorità in base al valore dell'elemento a rischio, alla pericolosità ed al livello di rischio (vedi tabella 9.2b della Relazione Generale). Nella tabella 5.1 viene riportato l'elenco dei rischi R3 e R4 inerente l'intero bacino.

Tabella 5.1: - Elenco dei rischi R3 e R4 con relativo grado di priorità (G.P.) e fabbisogno finanziario di massima inerente l'area territoriale tra il torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (102).

G . P . Codice

Dissesto Rischio

Elemento a rischio

Pericolos i tà Comune Local i tà Stato Progetto Importo previsto

da progetto |( ]

Importo previsto nella scheda |€]

1 102-E007 R4 E4 P3 Itala T.ti Franco, Acquicella, Itala

1 102-E135 R4 E4 P3 Itala L.tà Mannello 1 102-EI36 R4 E4 P3 Itala L.tà Borgo

M I I \ ni

22

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Regione Siciliana

Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico

Area Territoriale tra i l bacino del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (Area 102) 1 ° Aggiornamento

6 E L E N C O DEI FENOMENI FRANOSI

Nel presente allegato viene fornito l'elenco completo dei dissesti geomorfologici relativo ai Comuni che ricadono all'interno dell'Area compresa tra il Bacino del T. Fiumedinisi e Capo Peloro, con l'indicazione del livello di pericolosità derivante dalla valutazione dell'attività e tipologia di ogni singolo dissesto. Quando sono presenti elementi a rischio, all'interno dell'area di pericolosità, viene riportato i l corrispondente livello di rischio a cui tale elemento è soggetto, in base all'incrocio tra il suo valore e la pericolosità presente nell'area. Si forniscono, inoltre, i dati relativi alla località e alla sezione della Cartografia Tecnica Regionale a scala 1:10.000, in cui ricade il dissesto. Nell'elenco, per semplicità di lettura, i dati relativi alla tipologia, attività, pericolosità e rischio sono espressi con numeri e lettere secondo la seguente legenda.

TIPOLOGIA 1 = Crollo e/o ribaltamento 2 = Colamento rapido 3 = Sprofondamento 4 = Scorrimento 5 = Frana complessa 6 = Espansione laterale - DPGV 1

7 = Colamento rapido 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) 10 = Calanchi 11= Dissesti dovuti a processi erosivi intensi

STATO DI ATTIVITÀ' A = Attivo I = Inattivo Q = Quiescente S = Stabilizzato artificialmente o naturalmente

PERICOLOSITÀ' 0 = Bassa 1 = Moderata 2 = Media 3 = Elevata 4 = Molto elevata S A . = Sito di attenzione

RISCHIO 1 = Moderato 2 = Medio 3 = Elevato 4 = Molto elevato

33

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Sigla Bacino Idrografico Provincia Comune Località CTR 1:10000 Tipologia Attività Pericolosità Rischio

102-5IT-001 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Cann Peforn r-in9i Messina Itala Portella Salice 601090 5 1 3 3

102-5IT-002 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 1 1 4

102-5IT-003 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 11 1 1

102-5IT-004 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 11 1 1

102-5IT-005 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina - . I J g l a Monte Scuderi 601090 1 1 4

102-5IT-006 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 11 1 1

102-5IT-007 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 9 1 2

102-5IT-008 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala M. Scuderi 601090 1 1 4

102-5IT-009 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Monte Cappedano 601090 5 1 4

102-5IT-010 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Puntale Monni 601090 2 2 1

102-5IT-011 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Puntale Monni 601100 9 1 1

102-5IT-012 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Monte Cappedano 601100 2 2 1

102-5IT-013 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Monte Cappedano 601100 5 1 3

102-5IT-014 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Culma Caravagi 601100

601140 1 1 4

102-5IT-015 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Quartarello 601140 1 1 3 4

102-5IT-016 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Borgo - Mannello 601140 1 1 3 4

102-5IT-017 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala S . P . Fraz. Croce - Itala 601140 5 1 2 2 - 3

102-5IT-018 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Badia 601140 4 1 2 4

102-5IT-019 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Casaleddo 601140 2 1 3 4

102-5IT-020 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Pietra Rossa 601140 1 1 4 4

102-5IT-021 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Belvedere 601100 1 1 4 3

102-5IT-022 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Belvedere 601140 4 2 1

102-5IT-023 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Caoo Peloro (102) Messina Itala C/Da Noriteddo 601140 9 1 2 2

Sigla Bacino Idrografico Provincia Comune Località CTR 1:10000 Tipologia Attività Pericolosità Rischio

102-5IT-024 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Pietralunga 601140 2 1 2

102-5IT-025 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C7Da Casaleddo 601140 11 1 1

102-5IT-026 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Cmitero Di Itala 588110 2 1 4 3

102-5IT-027 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Sud-Est Cimitero 588110 2 2 2 2

102-5IT-028 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Mannello 588110 2 1 4 4

102-5IT-029 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Mannello 588110 2 1 4 4

102-5IT-030 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Borgo 588110 2 1 4 4

102-5IT-031 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Quartarello 588120 2 1 3 4

102-5IT-032 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Itala Centro 588120 2 1 3 4

102-5IT-033 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Itala Centro 588150 2 1 3 4

102-5IT-034 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Quartarello 588150 2 1 3 4

102-5IT-035 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina - ^ t a l a Pantano 588150 11 1 2 2 - 3

102-5IT-036 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Casaleddo 588150 11 1 2 2 - 3

102-5IT-037 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Falega 588150 5 1 3 3

102-5IT-038 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Falega 588150 5 1 3 3

34

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Sigla Bacino Idrografico Provincia Comune Località C T R 1:10000 Tipologia Att ività Pericolosità Rischio

102-5IT-039 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala n * C R a r -Q U ar ta re l l o 588150 2 1 3 4

102-5IT-040 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Nw Quartarello 588150 2 1 3

102-51T-041 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Nw Quartarello 588150 8 1 2

102-5IT-042 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Itala Centro 588150 2 1 3 4

102-5IT-043 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Pietra Rossa 588150 11 1 2 3

102-5IT-044 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala C/Da Pietra Rossa 588150 11 1 1 2

102-5IT-045 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Itala Casaleddo 588150 11 1 2 3

102-5MS-001 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Campo Italia 588150 11 1 2

102-5MS-002 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Campo Italia 588150 11 1 2

102-5MS-003 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Campo Italia 588150 11 1 2

102-5MS-004 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Campo Italia 588150 11 1 2

102-5MS-005 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Maratta Superiore 588150 11 1 1 1

102-5MS-006 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina Ficarazzi 588150 8 1 1

102-5MS-007 Area Intermedia T . Fiumedinisi -Capo Peloro (102)

Messina Messina Fica razzi 588150 9 1 1 1

102-5MS-008 Area Intermedia T. Fiumedinisi -Capo Peloro (102) Messina Messina M. Roccazzo 588150 9 1 1

3.5"

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

ANALISI E VALUTAZIONE D E L RISCHIO GEOMORFOLOGICO Metodologia operativa e stato delle conoscenze

Per l'individuazione delle aree a rischio geomorfologico si è effettuata preliminarmente la raccolta

di tutte le informazioni disponibili, quindi è stata condotta in via prioritaria l'analisi sui centri

urbani, sulle frazioni abitate, sulle principali vie di accesso; successivamente le analisi

sono state estese alle infrastrutture principali (autostrade, strade e ferrovie) e per ultimo ai

versanti collinari compresi entro il bacino idrografico. In quest'area è stata condotta una

verifica con sopralluoghi effettuando rilievi fotografici.E' stato quindi definito l'inventario

delle aree in frana individuandone la tipologia e lo stato di attività. L'inventario dei dissesti è

stato effettuato con la compilazione di un elenco e la rappresentazione cartografica in scala

1:10.000.Si è passati successivamente alla definizione dei livelli di pericolosità e di rischio.

La base dati relativa ai dissesti si è fatto riferimento per le attività condotte nell'ambito del

P.A.I. , è stata molto varia sia per quanto riguarda le informazioni desumibili dalle carte

geologiche di base, sia per quelle relative ai specitici dissesti.Le tónti utilizzate per la definizione

del quadro conoscitivo riguardo ai fenomeni franosi presenti nel bacino in studio sono molteplici:

si sono presi in esame i dati bibliografici riguardanti pubblicazioni scientifiche, nonché gli

studi di carattere geologico e geomorfologico disponibili presso Assessorati Regionali, Uffici

del Genio Civile, vari Enti Locali. In particolare, per l'area di studio, i dati acquisiti provengono

dalle seguenti fonti:

• Segnalazioni da parte degli Enti Locali agli Organi Regionali e Nazionali

(Protezione Civile, Ass.to Terr. e Amb., Geni Civili) di fenomeni avvenuti;

• Studi geologici a supporto dei Piani Regolatori Generali dei comuni ricadenti

all'interno dell'Area;

• Piano Straordinario per l'Assetto Idrogeologico, pubblicato con Decreto

A.R.T.A. n.498/41 del 04/07/2000 e successivi Decreti di aggiornamento;

• Carta dell'uso dei suoli (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente);

• Dati forniti dall'Ufficio del Genio Civile di Messina e dal Dip. Reg. di

Protezione Civile relativi a progetti di somma urgenza, consolidamenti, bonifiche

e sistemazioni idrauliche in fase di progettazione e/o programmati, nonché ordinanze di

sgombero o demolizioni;

• Dati forniti dalle Amministrazioni Comunali circa i programmi di intervento

progettati, ove presenti; • Dati bibliografici di natura scientifica o tecnica provenienti da studi e pubblicazioni di vari

3<f

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

Autori;

Per quanto riguarda gli aspetti geologici nell'ambito del bacino idrografico, inoltre, si sono

utilizzati:

• Carta geologica della Provincia di Messina, scala 1:50.000, di LENTINI E T A L I ,

• Carta della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi dell'Area

Peloritana (Sicilia N.E.), scala 1:50.000, di F E R R A R A E T A L I I , 1999.

Ai dati acquisiti dalle fonti sopracitate sono da aggiungere, infine, gli ulteriori dati

acquisiti mediante foto interpretazione e rilievi e verifiche in sito.Di seguito si riporta la tabella

riassuntiva delle fonti, da cui provengono i dati acquisiti ed utilizzati per la perimetrazione

dei dissesti, nei singoli comuni ricadenti all'interno dell'Area di studio.

controllo a Palermo, dotato di apparecchiature hardware e software, visualizza i dati e

parametri idrometereologici raccolti ed esegue la elaborazione delle variabili acquisite per la

produzione di cartografia tematica.il sistema prevede la trasmissione dei dati ad intervalli

programmati, oppure a richiesta del Centro di controllo, tramite una linea dedicata.D Centro di

controllo dispone, altresì, di una stazione ricevente-trasmittente satellitare, al fine di rendere

sempre disponibile una connessione che non impieghi reti fisse.l vari parametri idrologici

vengono validati, organizzati in un database e resi disponibili per il Dipartimento Servizi Tecnici

Nazionali e Protezione Civile. Con direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio

2004 sono stati emanati gli indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del

sistema di allenamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di

Protezione Civile.

Finalità e compiti generali della direttiva sono:

° individuare le autorità a cui compete la decisione e la responsabilità di allertare il

sistema della Protezione Civile;

° definire i soggetti istituzionali e gli organi territoriali coinvolti nelle attività di previsione e

prevenzione del rischio e di gestione dell'emergenza, nonché i loro legami funzionali ed

organizzativi;

° stabilire gli strumenti e le modalità con cui le informazioni devono essere raccolte,

analizzate e rese disponibili alle autorità;

organizzare il servizio di allerta.

Seppure, in fase di redazione del presente piano, la direttiva non risulta attuata nel suo

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

complesso si ritiene opportuno tracciarne le linee fondamentali.

Sostanzialmente la gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal

Dipartimento della Protezione Civile, dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali nonché le strutture regionali ed i Centri di Competenza.

Un Centro Funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, assolve ai compiti

ed alle funzioni di:

indirizzo e coordinamento generale delle reti dei Centri Funzionali

Regionali;

generale sorveglianza idropluviometrica e radarmetereologica regionale,

provinciale e comunale;

promozione di studi e ricerche;

mantenimento di rapporti operativi con gli organi internazionali competenti in materia e

con i Centri di Competenza.

Sono definiti Centri di Competenza quei soggetti, pubblici e privati, che forniscono

servizi, informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici in ambiti specifici attraverso

la stipula di convenzioni.Sono Centri di Competenza nazionale l'Agenzia per la

protezione dell'ambiente e dei servizi tecnici ed il servizio meteorologico dell

'Aeronautica Militare.

D compito di un Centro Funzionale decentrato, che in Sicilia ha sede nell'Istituto Tecnico

Idrografico Regionale, è quello di fare confluire, concentrare ed integrare:

i dati qualitativi e quantitativi rilevati dalle reti meteo-idro -pluviometriche e dalla rete

radannetereologica;

i dati territoriali idrologici, geologici e geomorfologici;

° le modellazioni meteorologiche, idrogeologiche ed idrauliche. Ciascun Centro Funzionale

decentrato è organizzato in tre aree:

° La 1 a area è dedicata alla raccolta, concentrazione, elaborazione, archiviazione e

validazione dei dati rilevati nel territorio di competenza;

° la 2 a area è dedicata alla interpretazione nonché all'utilizzo integrato dei dati rilevati;

° la 3 a area è dedicata alla gestione del sistema di scambio informativo tra i Centri

Funzionali ed i Centri di Competenza.

Il servizio svolto dalle reti dei centri funzionali assume in se, sia la fase di previsione che la

fase di monitoraggio e sorveglianza.In particolare, la fase di monitoraggio e sorveglianza ha lo

scopo, tramite la trasmissione, la raccolta e la concentrazione nel centro dei dati rilevati per le

diverse finalità dalle diverse tipologie di sensori, di rendere disponibili informazioni che

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

consentono sia di formulare e/o di confermare gli scenari previsti che di aggiornarli a seguito

dell'evoluzione dell'evento in atto.I Centri Funzionali decentrati trasferiscono "in prima

istanza", nel Centro Funzionale centrale almeno i dati meteo-idro-pluviometrici della rete

nazionale integrataUn Gruppo Tecnico, costituito presso il Dipartimento della Protezione Civile,

Ufficio pianificazioni, valutazione e prevenzione dei rischi, predispone e comunica formalmente

al Capo Dipartimento della Protezione Civile entro le ore 12:00 di ogni giorno le previsioni

metereologiche a scala sinottica ai fini della Protezione Civile per le successive 21, 48 e 72 ore .D

Dipartimento della Protezione Civile rende disponibili alle Regioni le previsioni, predisposte

nei modi e nelle forme tali da consentire ai Centri Funzionali decentrati di produrre ed

interpretare efficacemente le proprie previsioni ad area limitataA tale scopo, in ciascuna

Regione, sono state individuate nell 'ambito dei bacini idrografici di propria competenza,

aree significativamente omogenee per l'atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e

della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti.Tali ambiti territoriali sono

denominati "Zone di allerta".

In ogni zona e per ciascuna tipologia di rischio le Regioni devono identificare adeguate

grandezze e relativi valori, quali precursori ed indicatori del probabile manifestarsi di

prefigurati scenari di evento, nonché dei conseguenti effetti sull'integrità della vita, dei beni, degli

insediamenti e dell'ambiente (scenario di rischio).

Ciascun Centro Funzionale decentrato:

° valuta gli scenari di rischio probabili e, anche sulla base della classificazione del territorio

regionale in "Zone di allerta" e delle relative soglie, si esprime sui livelli di criticità

raggiungibili in ciascuna di esse, rispetto alle diverse tipologie di rischio;

° dichiara le proprie valutazioni in un "Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica"

regionale, in cui riporta per ciascuna zona di allerta il tipo di rischio, il livello di criticità,

nonché se possibile, le previsioni sintetiche relative ad alcuni indicatori di criticità per lo

scenario di evento atteso per le successive 24 ore;

trasmette l'avviso di criticità alla Presidenza della Giunta Regionale o al soggetto da

questa delegato che, dopo averlo adottato lo dirama agli Uffici Territoriali del Governed

ai soggetti interessati.

Le procedure devono contemplare le azioni da pone in atto quando il livello di criticità atteso e/o

riconosciuto dal Centro Funzionale stesso sia stimato moderato o elevato.Attivata la "Fase di

Attenzione", che può ritenersi relativa ad uno scenario di criticità ordinaria, si procede ad una

generale sorveglianza dell'evento, nel caso di natura idrologica. Nel caso in cui la criticità cresca

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

rapidamente verso livelli moderati e/o sia stata dichiarata aperta una "Fase di Pre-allarme", si

devono avviare le attività di ricognizione di sopralluogo delle aree esposte al rischio soprattutto

molto elevato.Nel caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati e/o sia stata

dichiarata aperta una "Fase di Allarme", dovranno essere intensificate le attività di presidio delle

aree a rischio idraulico.

Coordinamento operativo comunale

Il Sindaco,al verificarsi dell'emergenza,assumela personalmente la direzione e il coordinamento

dei servizi d i soccorso in ambito comunale e ne dà comunicazione al Presidente della Giunta

Regionale, al Prefetto e al Presidente della Provincia.IL Sindaco per l'espletamento delle proprie

funzioni si avvale del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), già istituito in ambito di

pianificazione ed attivato in emergenza.

Salvaguardia della popolazione

Le misure di salvaguardia per la popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate

11'allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo;

particolare riguardo deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili,

bambini).

Occorre predisporre un piano di evacuazione con l'apporto congiunto di tutte le strutture

operative e del volontariato.

Continuità amministrativa comunale

Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del

proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, etc.) provvedendo, con immediatezza, ad assicurare i

collegamenti con la Regione, la Prefettura e la Provincia, avvalendosi della Sala Operativa Comunale.

Informazione alla popolazione

E ' fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate all'evento conosca

preventivamente:

caratteristiche del rischio che insiste sul proprio territorio;

il piano comunale di emergenza;

comportamenti da assumere, prima, durante e dopo l'evento;

i mezzi ed i modi attraverso i quali verranno diffuse informazioni ed allarmi.

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

•Ripristino della viabilità e dei trasporti

Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione dei

trasporti; l'ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di tuga e l'accesso dei mezzi di soccorso

nell'area colpita. Al raggiungimento di tale obiettivo provvedere una specifica funzione di supporto

che redigerà un piano di viabilità alternativa per l'emergenza.

Funzionalità delle telecomunicazioni

La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gli uffici

pubblici e per i Centri Operativi dislocati nell'area colpita attraverso l'impiego necessario di ogni

mezzo o sistema TLC.Si dovrà mantenere la funzionalità delle reti radio delle varie

strutture operative per garantire i collegamenti fra i vari Centri Operativi anche con

associazioni di volontariato - radioamatori. Funzionalità dei servizi essenziali

La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al

verificarsi dell'evento, mediante l'utilizzo di personale addetto secondo specifici piani

particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.

La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti dovrà prevedere l'impiego degli

addetti agli impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato.

Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali

E ' da considerare fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.Si

dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali,

predisponendo specifiche squadre di tecnici per la messa in sicurezza di reperti, o altri beni

artistici, in aree sicure.

RISCHIO TSUNAMI

Secondo una direttiva in data 08/03/2004 del Dipartimento Regionale della Protezione Civile -

Servizio Emergenza - le zone costiere che si trovano a quota inferiore a 6,00 m s.l.m.,

debbono ritenersi interessate dal rischio maremoti, denominati anche con il termine giapponese

Tsunami .In relazione alle caratteristiche altimetriche del territorio comunale, riportate nella

Sezione I I , emerge che gran parte dell'abitato di Itala Marina, si trovano a quota inferiore a6,00

m s.l.m. e quindi a rischio tsunami. Sono onde marine provocate da eruzioni vulcaniche

sottomarine, da forti tenemoti o da grosse frane sottomarine.Al verificarsi dei predetti fenomeni,

però, non sempre ne consegue la formazione di tsunami: da ciò l'assoluta imprevedibilità del

fenomeno.Il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ha in progetto l'installazione di

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alcune stazioni di monitoraggio in punti sensibili delle coste siciliane, ma in assenza di tali

apparecchiature la possibilità di previsione dell 'evento sostanzialmente è riposta nel "sesto

senso".In Sicilia si hanno i seguenti precedenti storici riportati nel Catalogo dei maremoti dal

79 d.C. al 2002:

04/02/1169 - Catania - A seguito di forte terremoto

11/01/1693 - Val di Noto - A seguito di tenemoto disastroso

01/09/1726 - Palenno - Dopo un violento terremoto che ha provocato 200 vittime

20/02/1818 - Catania

05/03/1883 - Palermo - Terremoto in mare con danni alla fascia costiera di Cefalù

908 - Stretto di Messina - Forte terremoto con migliaia di vittime delle quali un centinaio da attribuire al

maremoto

Una serie di eventi nel corso del secolo scorso hanno interessato l'isola di Stromboli, l'ultimo

risalente al 30 dicembre 2002, è stato provocato da due distacchi di frana nel mare Tirreno,

lungo la "Sciara del fuoco", nel corso di una intensa attività eruttiva del vulcano. L'onda

generatasi, alta fino a 10 metri, ha distrutto parte delle zone costiere abitate di Stromboli, con un

massimo ingresso nell 'entroterra di circa 135 metri, ed ha causato danni e disagi alla

popolazione. Scenario di evento - L'onda dello tsunami si propaga con una velocità proporzionale alla profondità del mare in quel punto e negli oceani può superare la velocità di un jet di linea (circa

800 km/h). Con buona approssimazione la velocità è data da: V = C x p dove c = costante di gravità = 9,81 m/sec^ p = profondità (m)

La loro lunghezza d'onda, misurata da cresta a cresta, va da alcune decine fino ad alcune centinaia

di km, con un periodo di oscillazione che può andare da 5 a 60 minuti e con una altezza da

qualche centimetro ad 1 metro: per questo motivo le onde dello tsunami che si propagano in

mare aperto non sono percepibili dai marinai a bordo delle navi. Quando le onde di tsunami

raggiungono le acque poco profonde dei litorali, rallentano la loro velocità di propagazione

ma aumentano di altezza, superando anche i 10 metri.

Scenario di rischio - Le onde dello tsunami sono di una potenza straordinaria: abbattendosi sulla costa, sono capaci di distruggere gli edifici, mentre le correnti generate dall'acqua, dell'ordine di 10-20 m/s, possono facilmente trasportare massi di parecchie tonnellate ed erodere le fondazioni degli edifici. In genere l'inondazione penetra solo per qualche centinaio di metri, ma può interessare tratti di costa di migliaia di km. E' proprio questa una caratteristica peculiare degli tsunami, quella cioè di potersi propagare su distanze di migliaia di km senza attenuarsi e di portare distruzione in luoghi anche molto lontani dalla zona di origine.il maggiore e più recente episodio è legato al maremoto dell'Oceano Indiano del 26 settembre 2004 a seguito di un forte tenemoto sottomarino.Per le notevoli distanze che qualche volta deve percorrere per arrivare sulla

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terra-ferma sarebbe importante una informazione preventiva e tempestiva.Alla assoluta imprevedibilità del fenomeno, però, si aggiunge una notevole difficoltà ad infonnare la popolazione.Infatti, anche se esistesse un impianto di monitoraggio, i segnali provenienti dalla zona dovrebbero essere necessariamente elaborati da Centri di sorveglianza che trasmetterebbero i dati ad una Struttura Centrale quale, ad esempio, la Protezione Civile. Quest'ultima, a sua volta dovrebbe provvedere alla trasmissione di un bollettino ufficiale e da questo momento le A utorità locali di Protezione Civile potrebbero attivarsi per informare la popolazione. Se poi, a tutto ciò, si aggiungono i tempi necessari per una evacuazione di massa, risulta fondata la perplessità circa la possibilità di una informazione preventiva e tempestiva.L'argomento dello tsunami, di grande interesse per le problematiche vissute in questi ultimi tempi nel Sud-Est Asiatico, è in discussione da parte della 1 a Commissione legislativa all'A.R.S. per la preparazione di una legge specifica sul tema dei maremoti.Naturalmente, al verificarsi di uno dei fenomeni possibili generatori di tsunami, rimane validissima la possibilità della popolazione interessata di spostarsi cautelativamente e preventivamente in zona più sicura.Poiché l'altezza delle onde tsunami è un dato variabile, normalmente compreso tra I m e 15 m, ed eccezionalmente fino a 50 m, in particolare risulta interessata tutta la fascia costiera comprendente l'abitato di Marina di Itala e la linea ferroviaria che costeggia l'intero nucleo abitato .e trovasi a quota di circa 4,00 m s.l.m.. .

PIANIFICAZIONE E MODELLO DI INTERVENTO

Nel caso di rischio tsunami il Sindaco attiverà il Centro Operativo Comunale con le strutture e le

funzioni di cui è detto nei Lineamenti della Pianificazione. Nel caso particolare dovrà essere

diramato immediatamente l'allarme per consentire l'allontanamento in zona sicura delle

persone e dei mezzi in transito evietare l'accesso alle zone esposte al rischio. Inoltre,dovrà

essere immediatamente informato l'Ente Ferrovia perché disponga i l fermo dei treni provenienti

da Messina e da Catania .Si riporta, comunque testualmente,quanto previsto dalla direttiva del

Dipartimento Regionale della Protezione Civile circa gli adempimenti del Sindaco nella fase di

allarme e di cessato allarme.

PROCEDURE DI EMERGENZA RISCHIO TSUNAMI

D Sindaco ricevuta la segnalazione di allarme provvede a: suonare l'allarme

assicurare la presenza dei soggetti attuatoti

attivare l'istituzione dei cancelli ed il loro presidio da parte della Polizia

Municipale e delle Forze dell'Ordine previste

ordinare il divieto di accesso alle zone esposte al rischio

provvedere all'allontanamento in zona sicura delle persone e dei mezzi in transito nell'area a

rischio curare l'assistenza alla popolazione

Il Sindaco avuta la comunicazione di cessato allarme dispone:

< il rientro della popolazione tramite il previsto segnale acustico ad intervalli

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< rapertura dei cancelli, di concerto con le Forze dell'Ordine

< l'informazione alla popolazione ed ai mass-media sull'evento accaduto

< la comunicazione alla Prefettura, alla S.O.R.I.S. ed alla Provincia in merito agli eventuali

danni subiti

< il raccordo con gli Enti competenti per il ripristino dei servizi eventualmente interrotti

< il censimento della popolazione che non può rientrare per effetto dei danni

< il censimento della popolazione sfollata da sistemare nelle strutture ricettive precedenza predisposte

RISCHIO INCENDIO

INCENDI C I V I L I

Premessa

Una imponente attività di prevenzione incendi, operata su scala nazionale, ha sicuramente

permesso di diminuire un certo numero di rischi d'incendio.D'altra parte, però, lo sviluppo

notevole dei trasporti e della motorizzazione negli ultimi decenni, la crescente richiesta di

sempre nuove fonti energetiche in quantità mai conosciute in passato, l'impiego generalizzato di

elettricità, di gas, di prodotti chimici e di beni di consumo hanno portato a creare attività

commerciali, costruire grandi magazzini di vendita, depositi, autorimesse, edifici sia pubblici che

privati, sempre più numerosi e di proporzioni sempre più importanti.Queste nuove dimensioni,

insieme ai nuovi ritrovati, hanno amplificato i rischi già conosciuti, introducendone dei nuovi e

moltiplicando quindi le cause di incendio.

Misure di prevenzione e repressione

Per il conseguimento di un livello optimum di sicurezza antincendio occorre fare pratico riferimento

a due distìnti gruppi di misura: il primo è quell'azione intesa a prevenire l'incendio, cioè a

diminuire la probabilità di insorgenza; il secondo è quell'insieme di interventi volti a limitare

i danni conseguenti ad un sinistro per qualsiasi ragione verificatosi. Ambedue tali misure tendono

ad ottenere un duplice scopo: assicurare l'incolumit à e ridurre al minimo la perdita dei beni

materiali

D4.2.C - Competenza e normativa di riferimento

Il conseguimento di entrambi gli obiettivi rientra nei compiti di istituto e di soccorso affidati

al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dalle seguenti

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fondamentali norme:

- Legge 13 maggio 1940, n° 690 - Organizzazione e funzionamento del servizio antincendio

nei porti.

Legge 27 dicembre 1941. n° 1570 - Norme per l'organizzazione dei servizi antincendi.

- Legge 13 maggio 1961. n° 469 - Ordinamento dei servizi antincendi e del Corpo

Nazionale dei Vigili del fuoco.

- Legge 23 dicembre 1980. n° 930- Servi/i antincendio negli aeroporti.

D.P.R. 29 luglio 1982. n° 577 - Regolamento concernente l'espletamento dei servizi di

prevenzione e vigilanza antincendio.

D4. 2 - INCENDI DI BOSCO

D4.2.a - Premessa

D progresso, lo sviluppo della tecnologia, alcuni importanti mutamenti di strutture, costume

e di mobilità hanno anche aggravato il rischio di incendio boschivo con il depauperamento,

in maniera consistente, del patrimonio forestale.!] bosco, come noto, è un elemento

importantissimo per la vita dell'uomo: fornisce materie prime e prodotti alimentari, assicura

la stabilità dei versanti e purifica l'aria.Alcune cause che hanno contribuito ad aggravare il

problema degli incendi di bosco sono di origine antropica accidentale e cioè per l'aumento del

tempo libero, l'accresciuta mobilità, la maggiore esigenza di svago e di ricreazione. Le più alte

frequenze degli incendi si hanno, infatti, la domenica, il sabato e nelle altre festività

infrasettimanali, con punte massime nelle ore centrali della giornata.Altra causa di incendio di bosco

non infrequente è quella di origine dolosa. Infine, in numero molto limitato, sono da annoverare

gli incendi di origine naturale (per esempio i fulmini), escludendo i l fenomeno

dell'autocombustione in quanto nei nostri boschi non ci sono le condizioni perché il processo si

verifichi.il territorio del comune di I t a l a ha un discreto coefficiente di boscosità e, quindi, il

rischio e la gravità potenziale reale degli incendi boschivi sono alquanto alti.

Misure di prevenzione e repressione

Anche la lotta contro gli incendi di bosco si sviluppa nella prima fase di prevenzione che

tende alla eliminazione delle cause che provocano gli incendi e nella seconda fase di

repressione che tende a minimizzare i danni conseguenti agli incendi.Tra le attivit à di

prevenzione rientrano i l contrasto alle azioni determinanti anche solo potenzialmente l'innesco

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di incendi nelle aree e nei periodi a rischio, la consistenza e la locazioni delle vie di accesso e

dei tracciati spartifuoco nonché adeguate fonti di approvvigionamento idrico, le operazioni

silviculturali di pulizia e manutenzione del bosco, la formazione, la programmazione e l'attività

informativa.La rapidità e 1 'efficacia dell 'intervento di spegnimento, invece,dipende

dall'efficienza con la quale è gestita la rete di ricognizione-sorveglianza- avvistamento-allarme,

dalla disponibilità di mezzi, strumenti e risorse umane, e dalla possibilità di impiego di mezzi aerei

di supporto all'attività delle squadre a terra e dal coordinamento delle operazioni.

Competenze e normative di riferimento

L'attività di prevenzione e lotta contro gli incendi dei boschi e della vegetazione è affidata

al Corpo Forestale della Regione siciliana ai sensi delle seguenti norme:

Legge regionale 1 marzo 1975, n° 4 7 - Nonne integrative per la difesa dei boschi dagli incendi.

Legge regionale 6 aprile 1996, n° 16 - Riordino della legislatura in

materia forestale e di tutela della vegetazione.

Lo Stato con legge 21 novembre 200, n° 353, modificata dalla legge 9 novembre 2001

n° 401, ha emanato la "Legge-quadro in materia di incendi boschivi", mentre il Ministro

dell 'Interno, delegato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, con dispositivo registrato alla

Corte di Conti in data 02/02/2002 ha fissato le linee guida relative ai piani regionali per la

programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi.

Il modello organizzativo che si delinea prevede un'azione di coordinamento tra le varie

realtà interessate (Amministrazioni centrali, Regione, Province, Comuni, Comunità montane,

Volontariato) affinché l'azione di contrasto agli incendi risponda ai principi dell*efficienza,

dell'efficacia e dell'economicità.

ATTIVITÀ' DI COMPETENZA D E L SINDACO

Ferme restando le attribuzioni in materia di incendi civili e boschivi previste dalla normativa

vigente, nel caso di evento rilevante, con conseguenze gravi o di eventi che si prolungano nel

tempo con particolari difficoltà di intervento da parte degli Organi competenti, il Sindaco dovrà:

gestire le eventuali problematiche relative agli aspetti socio-sanitari

dell'emergenza (Sanità Locale e organizzazione di Volontari che operano nel settore sanitario);

° predisporre l'elenco degli occupanti e dei nuclei familiari di eventuali edifici dichiarati

inagibili a seguito dell'incendio e prevedere la loro sistemazione logistica;

° predisporre il posizionamento degli uomini e mezzi per indirizzare e regolare gli afflussi

dei soccorsi;

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C O M U N E DI I T A L A Piano comunale di Protezione Civile

effettuare la vigilanza degli accessi interdetti ed il divieto di accesso nella zona a

rischio da parte di personale non autorizzato;

assicurare il fabbisogno di acqua potabile, latte e caffé caldo per soccorritori e volontari;

stabilire i collegamenti con le imprese, già individuate in tempo di pace, per assicurare

le prestazioni necessarie per i l pronto intervento (smassamento, trasporto macerie, puntellamenti,

et ce);

assicurare eventuale fabbisogno di rifornimento idrico ai soccorritori con autobotti del

Comune;

inviare nella zona i tecnici e le maestranze per verificare la funzionalità e la messa in

sicurezza delle reti dei servizi comunali (elettricità, acquedotto, gas, telefoni, etee);

ripristinare la viabilità ordinaria, oppure individuare una viabilità d'emergenza alternativa;

provvedere al censimento dei danni riferito a persone, edifìci, servizi,

agricoltura, etec.

I

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COMUNE DI ITALA Piano comunale di Protezione Civile

4. A R E E DI PROTEZIONE C I V I L E , P E R C O R S I E C A N C E L L I

Uno degli obiettivi fondamentali della pianificazione d'emergenza è quello di individuare gli spazi necessari alla gestione di una situazione in crisi connessa al verificarsi di un evento calamitoso. Tutte le informazioni, riportate nel presente documento, sono state informatizzate con l'ausilio di ArcView, quindi inserite in tabelle appositamente elaborate e adattate. Allegato cartosrafico n. 9 e 10 Aree di Protezione Civile-Edifici Strategici e Sensibili

4.1 Aree di Attesa

Le aree di attesa sono zone sicure all'aperto in cui la popolazione si dirige a piedi senza utilizzare auto, dopo l'evento per ricevere le prime informazione e le direttive sul comportamento da adottare per partecipare in modo attivo al superamento dell'emergenza. Nella cartografia a supporto del piano sono riportate le aree utilizzabili dalla popolazione a seguito di una evacuazione preventiva subito dopo l'evento sismico. I l territorio di I T A L A è stato diviso in settori all'interno dei quali sono state identificate le aree di attesa. Conoscendo il numero di persone residenti all'interno di tali settori, i mq delle aree, si è potuto verificare il valore della ricettività massima che risulta essere superiore a quella effettivamente necessaria. Le aree di attesa vengono elencate e descritte nel presente Piano. ( Parcheggio spiazzo Mannello antistante Asilo - sagrato chiesa Madonna del Piliero - piazza Garibaldi fraz. Borgo - piazzetta S.Lucia fraz. Croce - spazi antistanti e sagrato chiesa SS Pietro e Paolo )

4.2 Percorsi

Per raggiungere le aree di attesa, in cartografia vengono indicati percorsi più sicuri cioè quelli in cui il rischio è ridotto attraverso una colorazione di linee verdi e arancioni mentre le linee rosse indicano la viabilità a rischio cioè quella che non deve essere percorsa. Per tale motivo, all'inizio e alla fine di ogni tratto rosso, vengono posizionati i cancelli.

I cancelli hanno la funzione di regolamentare la circolazione. Le Forze dell'Ordine, affiancate dalle Organizzazioni di Volontariato avranno cura di controllare, nell'ambito delle proprie competenze, l'effettivo allontanamento dalle zone a rischio della popolazione ed i l divieto d'accesso ai non addetti mediante il posizionamento di posti di blocco denominati cancelli.

4.4 Aree di ammassamento

Per l'individuazione di tali aree, necessarie per ricevere le forze e le risorse di Protezione Civile, occorrono delle caratteristiche tecniche precise quali:

Ubicazione nelle vicinanze di vie di comunicazione agevolmente raggiungibili da mezzi di grosse dimensioni;

Disponibilità di risorse idriche ed elettriche; Accertamento delia sicurezza in riferimento ai possibili rischi presenti nel territorio.

Per quanto riguarda il territorio di I T A L A è stata individuata un'area di ammassamento nel campo sportivo di Itala Marina in contrada Livito, una seconda area sulla piazza sul torrente Itala ( Itala Centro ) .

4.3 Cancelli

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COMUNE DI ITALA Piano comunale di Protezione Civile

4.5 Aree di ricovero

Tali aree sono quelle adibite all'istallazione di strutture idonee a garantire l'assistenza abitativa alla popolazione. Esse dovranno adempiere a caratteristiche tecniche precise quali:

- Disponibilità di risorse idriche ed elettriche; - Accertamento della sicurezza in riferimento dei possibili rischi presenti nel territorio; - Idonea morfologia del terreno.

Dovranno inoltre assicurare: - Efficiente dislocazione delle tende e dei servizi; - Semplice distribuzione dei percorsi interni; - Spazi per parcheggio; - Idonea accessibilità.

Dalla carta della vulnerabilità e dall'esposizione si ipotizza che, un'area di ricovero è stata individuata nei pressi del campo di calcio accanto allo spogliatoio.

4.6 Norme per la realizzazione di tendopoli.

Si riportano le linee guida per la realizzazione di tendopoli, desunti dalla circolare del Ministero dell'interno - Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi adattandole alle esigenze di piano.

4.6.1 Obiettivi da perseguire.

• Funzionale dislocazione delle tende e dei servizi; • uso omogeneo di tutta l'area a disposizione; • semplice distribuzione dei percorsi all'interno della tendopoli; • creazioni di itinerari di afflusso delle merci distinta dalla normale viabilità.

4.6.2 Caratteristiche del terreno :

E ' necessario distinguere le aree dal punto di vista morfologico e strutturale, tenendo conto sia dell'andamento del terreno (piano, da spianare, e/o sbancare) che dalla presenza di infrastrutture di servizio ( strade, elettricità).

4.6.3 Caratteristiche della rete viabile:

pochi percorsi carrabili principali di attraversamento dell'area, protetti, se possibile con materiali (piastre, palanche e simili) che impediscano lo sprofondamento delle ruote dei mezzi;

• spazi di accumulo o magazzini tenda situati a bordo del campo, per ridurre al minimo i l transito dei mezzi pesanti;

• spazi esterni al campo per il parcheggio dei mezzi privati evitandone l'accesso direttamente al campo;

• l'accesso carrabile dentro i l campo solo a piccoli mezzi e medi, proteggendo, se possibile, anche questi passaggi con materiali idonei.

4.6.4 Criteri generali di allestimento di un insediamento abitativo di emergenza

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COMUNE Dì ITALA Piano comunale di Protezione Civile

• Lo spazio tra una tenda/piazzola, deve essere di almeno un metro, onde permettere i l passaggio di un uomo, la pulizia ed il passaggio di eventuali tubazioni.

• I l corridoio principale tra le tende deve essere almeno di due metri per permettere l'agevole movimentazione delle merci;per i containers è consigliabile un corridoio di 3 metri in considerazione deKminor grado di temporaneità dell'insediamento.

4.6.5 Caratteristiche dei moduli tende:

Ogni modulo è generalmente composto da 6 tende complete di picchetti, corde, etc. Ciascuna tenda occupa una piazzola delle dimensioni di 5.30x8 metri. Considerando che una tenda può contenere otto posti letto, ospitare una o due famiglie, ne consegue che ciascun modulo può garantire il ricovero di 48 persone.

4.6.6 Caratteristiche dei moduli di servizio:

Sono realizzati con padiglioni mobili per servizi igienici, costituiti con pennellature coibentate in lamiera zincata preverniciata e isolati con l'utilizzo di poliuterano espanso. Ogni unità e suddivisa in due parti (uomini e donne), ciascuna fornita di 3 wc, 3 lavabi, 1 doccia. Le dimensioni dei box sono: lunghezza 6,50ml, larghezza 2,70ml, altezza 2,50 mi. Per una tendopoli che debba ospitare 500 persone saranno necessarie almeno 10 unità di servizio.

4.6.7 Caratteristiche dell'intero modulo, comprensivo di tende e servizi:

L a distanza fra moduli tenda e quelli destinati ai servizi non dovrebbe andare oltre i 50,00 mi. Sarebbe preferibile che sia prevista una fascia di rispetto di almeno 2,00 metri attorno ai moduli di servizio ad uso esclusivamente pedonale.

4.6.8 Caratteristiche degli impianti per il servizio mensa

I l padiglione mensa si può realizzare con 2 tende delle dimensioni di 12x15 mi ciascuna, disposte in posizione centrale rispetto al campo, affiancate da un cucina da campo.

4.6.9 Caratteristiche dei moduli tenda da adibire ad uffici

Le attività a carattere amministrativo legate alla gestione della tendopoli andrebbero svolte in un modulo tende come già descritto in cui sarà ospitato i l personale della polizia, dell'anagrafe, delle radiocomunicazioni e di assistenza del cittadino. Tale modulo sarà posto ai bordi del campo, come pure i l centro di smistamento merci.

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