Per la nostra madre terra Gruppo preado che ci dona fiori ... · alla sera della vita. RIT (X4) Per...
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24
Per la nostra madre terra
che ci dona fiori ed erba:
su di lei noi fatichiamo
per il pane di ogni giorno.
Per chi soffre con coraggio
e perdona nel tuo amore:
tu gli dai la pace tua
alla sera della vita. RIT (X4)
Per la morte che è di tutti,
io la sento ogni istante:
ma se vivo nel tuo amore
dona un senso alla mia vita.
Per l'amore che è nel mondo
tra una donna e l'uomo suo;
per la vita dei bambini
che il mondo fanno nuovo. RIT (X4)
Io ti canto , mio Signore,
e con me la creazione
ti ringrazia umilmente
perché tu sei il Signore. RIT (X4)
Benedici, o Signore
Nebbia e freddo, giorni lunghi e amari
mentre il seme muore. Poi il prodigio
antico e sempre nuovo del primo filo d'erba
e nel vento dell'estate ondeggiano le spighe:
avremo ancora pane.
Benedici, o Signore, questa offerta che portiamo a Te.
Facci uno come il pane che anche oggi hai dato a noi.
Nei filari, dopo il lungo inverno fremono le viti.
La rugiada avvolge nel silenzio i primi tralci verdi,
poi i colori dell'autunno coi grappoli maturi:
avremo ancora vino.
Benedici, o Signore, questa offerta che portiamo a Te.
Facci uno come il vino che anche oggi hai dato a noi.
1
Gruppo preado
Oratori di Bresso
2
Sabato 7
h 7.00 partenza
h 9.30 visita a Valdocco
h 12.00 circa pranzo al sacco
Trasferta a Colle Don Bosco, sistemazione,
h 16.30 ritiro
Cena
Serata
Domenica 8
h 8.00 colazione
h 9.30 Visita al Cottolengo + testimonianza
h 11.30 circa Messa
h 13-13.30 pranzo a Valdocco
...visita città...
h 17.00-17.30 ritorno a Bresso
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Con te faremo
Con Te faremo cose grandi,
il cammino che percorreremo insieme.
Di Te si riempiranno sguardi,
la speranza che risplenderà nei volti.
Tu la luce che rischiara,
Tu la voce che ci chiama,
Tu la gioia che dà vita ai nostri sogni.
Parlaci, Signore, come sai,
sei presente nel mistero in mezzo a noi;
chiamaci col nome che vorrai
e sia fatto il tuo disegno su di noi.
Tu la luce che rischiara,
Tu la voce che ci chiama,
Tu la gioia che dà vita ai nostri sogni. RIT
Guidaci, Signore, dove sai,
da chi soffre e chi è più piccolo di noi;
strumenti di quel regno che tu fai,
di quel regno che ora vive in mezzo a noi.
Tu l’amore che dà vita,
Tu il sorriso che ci allieta,
Tu la forza che raduna i nostri giorni. RIT
Canto della creazione
Laudato sii, Signore mio.
Laudato sii, Signore mio.
Laudato sii, Signore mio.
Laudato sii, Signore mio.
Per il sole d'ogni giorno
che riscalda e dona vita:
egli illumina il cammino
di chi cerca te , Signore. Per la luna e per le stelle,
io le sento mie sorelle:
le hai formate su nel cielo
e le doni a chi è nel buio. RIT (X4)
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Servo per amore
Una notte di sudore sulla barca in mezzo al mare
e mentre il cielo s'imbianca già tu guardi le tue reti vuote.
Ma la voce che ti chiama un altro mare ti mostrerà
e sulle rive di ogni cuore le tue reti getterai.
Offri la vita tua come Maria ai piedi della croce
e sarai servo di ogni uomo, servo per amore,
sacerdote per l'umanità.
Avanzavi nel silenzio fra le lacrime e speravi
che il seme sparso davanti a te cadesse sulla buona terra.
Ora il cuore tuo è in festa perché il grano biondeggia ormai,
è maturato sotto il sole, puoi deporlo nei granai. RIT
Vocazione
Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò,
era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò.
Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello
come mai volesse proprio me nella sua vita, non lo so.
Era un giorno come tanti altri,
e quel giorno mi chiamò.
Tu, Dio, che conosci il nome mio
fa’ che ascoltando la tua voce
io ricordi dove porta la mia strada
nella vita all’incontro con te.
Era un’alba triste e senza vita, e qualcuno mi chiamò
era un uomo come tanti altri, ma la voce quella no.
Quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato
una volta sola l’ho sentito pronunciare con amore. Era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò. RIT
3
4
Qui a Valdocco don Bosco portò il suo Oratorio nel
1846, fondò i salesiani e maturò la sua santità fino al
giorno della morte, 31 gennaio 1888.
La seconda do-
menica di qua-
resima, 15
marzo 1846,
don Bosco con i
300 ragazzi
del suo Orato-
rio percorren-
do la strada
che abbiamo fatto per arrivare qui, si trovò davanti a
una casupola con pian terreno e primo piano. Il padro-
ne, Francesco Pinardi indicò a don Bosco una tettoia
bassa, rannicchiata in fondo agli edifici: da qui nacque
tutta l’opera di don Bosco.
La cappella Pinardi.
Entrando nella cappella, vediamo sulla destra la statua
di Maria. È la prima statua che don Bosco comprò per
la sua Chiesa. Non è né di legno né di metallo, troppo
cara! È di cartapesta.
La chiesetta di san Francesco di Sales
Diventata la cappella Pinardi troppo piccola, don Bosco
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Unidos unidos podemos avanzar
Unidos unidos podemos amar
La La La.....
Senza cuore e senza dignità
Senza pane che ci sfamerà
Dio della Gente che danzi per le vie
Dacci coraggio perché. RIT
Resta qui con noi
Le ombre si distendono scende ormai la sera
e si allontanano dietro i monti
i riflessi di un giorno che non finirà,
di un giorno che ora correrà sempre
perché sappiamo che una nuova vita
da qui è partita e mai più si fermerà.
Resta qui con noi il sole scende già,
resta qui con noi Signore è sera ormai.
Resta qui con noi il sole scende già,
se tu sei fra noi la notte non verrà.
S'allarga verso il mare il tuo cerchio d'onda
che il vento spingerà fino a quando
giungerà ai confini di ogni cuore,
alle porte dell'amore vero;
come una fiamma che dove passa brucia,
così il Tuo amore tutto il mondo invaderà. RIT
Davanti a noi l'umanità lotta, soffre e spera
come una terra che nell'arsura
chiede l'acqua da un cielo senza nuvole,
ma che sempre le può dare vita.
Con Te saremo sorgente d'acqua pura,
con Te fra noi il deserto fiorirà. RIT
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Fuoco e fiamme
In un mare calmo e immobile, con un cielo senza nuvole,
non si riesce a navigare, proseguire non si può.
Una brezza lieve e debole,
poi diventa un vento a raffiche,
soffia forte sulle barche e ci spinge via di qua.
Come il vento da la forza per viaggiare in un oceano
così Tu ci dai lo Spirito che ci guiderà da Te.
SEI COME VENTO CHE GONFIA LE VELE,
SEI COME FUOCO CHE ACCENDE L’AMORE,
SEI COME L’ARIA CHE SI RESPIRA LIBERA
CHIARA LUCE CHE IL CAMMINO INDICA. (x2)
Nella notte impenetrabile, ogni cosa è irraggiungibile,
non puoi scegliere la strada se non vedi avanti a te.
Una luce fioca e debole,
sembra sorgere e poi crescere,
come fiamma che rigenera e che illumina la via.
Come il fuoco scioglie il gelo e rischiara ogni sentiero Così Tu riscaldi il cuore di chi Verbo annuncerà.
RIT: (X2)
Unidos
Vieni amico e canta insieme noi
Per la pace, e per la libertà
Mai più violenza né guerre per le vie.
Il Regno è vicino ormai.
Quel sogno di giustizia cambierà
La paura di questa città
E l’oppressione è finita perché
C’è un Dio che lotta con noi
Unidos unidos podemos caminar
Unidos unidos podemos triunfar
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inizio e completò la costruzione di questa chiesa. Ecco
che cosa possiamo ricordare qui dentro:
Nel 1854 ci fu in Torino il grande colera che ucci-
se più di tremila persone. Un ragazzo, che non a-
veva più nulla con cui coprire i suoi malati, chiese
qualcosa a Margherita, mamma di don Bosco, e
Margherita lo portò in questa chiesa e gli diede la
tovaglia dell’altare: “Portala al tuo malato. Non
credo che il Signore si lamenterà”.
8 dicembre 1854: Domenico Savio, ragazzo santo
di don Bosco, entrò in questa chiesa, si inginocchiò
con alcuni suoi compagni all’altare dell’Immacolata
fondando la “Compagnia dell’Immacolata”. Si era
chiesto: “Perché dobbiamo cercare di fare bene
agli altri da soli? Perché non unirsi, tutti i giovani
più volenterosi, in una società segreta, per diven-
tare un gruppo di piccoli apostoli tra gli altri?”
In questa chiesa, dietro l’altare maggiore, Dome-
nico Savio ebbe un’estasi davanti al tabernacolo
che durò sei ore.
La basilica di Maria ausiliatrice
È il cuore di Valdocco e della Famiglia Salesiana; è la
chiesa madre da cui sono partiti, nel 1875, i primi mis-
sionari salesiani e da cui ancora, ogni anno, partono per
tutto il mondo.
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Proclamano lo splendore della tua gloria * e raccontano i tuoi prodigi.
Dicono la stupenda tua potenza * e parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, * acclamano la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore, * lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti, * la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
IL VANGELO DELLA DOMENICA Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina le-gata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcu-no poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito". Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: Dite alla figlia di Sion: “Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”
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PER PREGARE…
CANTICO dei tre fanciulli (Dio visiterà il suo popolo)
Benedetto sei tu Signore, Dio dei nostri Padri
Degno di lode e di gloria nei secoli
Benedetto il tuo nome glorioso e santo Degno di lode e di gloria nei secoli
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo e glorioso
Degno di lode e di gloria nei secoli
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno
Degno di lode e di gloria nei secoli
Benedetto sei tu, Signore, che scruti nel cuore dell’uomo
Degno di lode e di gloria nei secoli
Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo, Degno di lode e di gloria nei secoli
Salmo 144 (cori alternati)
O Dio, mio re, voglio esaltarti * e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno, * lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare. Una generazione narra all'altra le tue opere, *
annunzia le tue meraviglie.
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Per qualche riflessione…
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Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.
Parlino della tua terribile potenza:
anch’io voglio raccontare la tua grandezza.
Diffondano il ricordo della tua bontà immensa, acclamino la tua giustizia.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Gloria.
IL SOGNORE E’ LA MIA SALVEZZA
IL SIGNORE E’ LA MI SALVEZZA, E IO SPERO IN LUI.
IL SIGNOR E’ IL SALVATOR,
IN LUI CONFIDO NON HO TIMOR (X2)
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DIO E NOI!
Canto iniziale
Nel nome del Padre…
Amen
L: In questa “due giorni” così impor-
tante, vogliamo fermarci a riflettere
un po’ su di noi, sulla nostra vita e sul-
le nostre scelte. Ci faremo aiutare da
due semplici racconti: uno tratto pro-
prio dalla vita di don Bosco, l’altro
tratto dalla “storia di Nico”. Ci lascia-
mo interrogare da queste due esperienze e poi ci ragioniamo
su…
LEGGIAMO “UN SOGNO… CHE ORIENTA LA VITA!” A quell'età ho fatto un sogno. Sarebbe rimasto profondamente im-
presso nella mia mente per tutta la vita.
Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si
divertiva una grande quantità di ragazzi. Alcuni ridevano, altri gioca-
vano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, mi slanciai in
mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole.
In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente. Un
manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così lumi-
nosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò
di mettermi a capo di quei ragazzi. Aggiunse:
- Dovrai farteli amici con bontà e carità, non picchiandoli. Su, parla,
spiegagli che il peccato è una cosa cattiva, e che l'amicizia con il Si-
gnore è un bene prezioso.
Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignoran-
te, che non ero capace a parlare di religione a quei monelli.
In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le be-
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stemmie, e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza
sapere cosa dicessi gli domandai:
- Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?
- Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili - rispose - do-
vrai renderle possibili con l'obbedienza e acquistando la scienza.
- Come potrò acquistare la scienza?
- Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si diventa sapienti, ma sen-
za di lei anche chi è sapiente diventa un povero ignorante.
- Ma chi siete voi?
- Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte
al giorno.
- La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco,
senza il suo permesso. Perciò ditemi il vostro nome. - Il mio nome do-
mandalo a mia madre.
In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di
un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci
fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fe-
ce cenno di andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse:
- Guarda.
Guardai, e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro
posto c'era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi
altri animali. La donna maestosa mi disse:
- Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e ro-
busto, e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai
fare per i miei figli.
Guardai ancora, ed ecco che al posto di animali feroci comparvero al-
trettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano, fa-
cevano festa attorno a quell'uomo e a quella signora.
A quel punto, nel sogno, mi misi a piangere. Dissi a quella signora che
non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi
disse: - A suo tempo, tutto comprenderai.
Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni cosa
era scomparsa.
Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male
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Alcune domande che possono aiutare a capire
Quali sono i difetti di questo PreAdolescente? E i suoi pregi?
Si notano i “sintomi” della sua preadolescenza?
Quali sono i difetti degli adulti intorno a Nico? E i loro pregi?
Ti ritrovi un po’ in questo racconto? Dove in particolare?
Secondo te, di cosa ha davvero bisogno un PreAdolescente in
questo momento della sua vita?
Canto d’esposizione: LAUDATE OMNES GENTES
LAUDATE OMNES GENTES,
LAUDATE DOMINUM.
LAUDATE OMNES GENTES,
LAUDATE DOMINUM!
Durante questo momento di silenzio e adorazione, non ti è chiesto di fare tante cose, ma solo di STARE davanti a Gesù, dedicandogli del tempo! Potresti tentare di rispondere alle domande oppure rileggere i due racconti… l’importante è che non sprechi questi preziosi minuti. Ricorda che il tempo passato con LUI è tempo che serve anzitutto a TE!
Recitiamo questo salmo a cori alterni
Salmo 145
O Dio, mio re,
voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza.
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prende in giro e ti ride in faccia se non sai le cose! E quello di fisica,
ce l'ha su con me per ogni cosa che faccio”. Intanto cercava e pensa-
va, e prendeva gusto nel cercare funghi e pensare. “Che mi sta succe-
dendo? Prima facevo quello che dicevano i genitori, le zie, le maestre
e le catechiste. E tutto andava bene. Adesso non mi va più bene nien-
te. Ma tu guarda mia madre! Non è mai contenta di quello che faccio.
I miei amici devono piacere a me, mica a lei. E i prof devono essere
simpatici a me, mica a mia madre. E i programmi che vedo alla Tv de-
vono piacere a me, mica a lei! Beh, è vero che anch'io non so bene co-
sa mi piace e cosa no. Quello che mi piaceva ieri, oggi mi dà sui nervi.
Ah, se fossi libero e contento come questi uccelli del bosco che can-
tano volano e fanno tutto il casino che gli pare e piace!”
A questo punto Nico si era sentito chiamare dalla voce lontana
del padre e aveva raggiunto di corsa la macchina. “Ma dove ti eri cac-
ciato? Ma..dove hai trovato tutti quei funghi?” Solo in quel momento,
di fronte agli occhi sbarrati del padre e del meccanico giunto con lui,
Nico si era accorto di averne raccolti davvero tanti. “E sono tutti
buoni” aveva confermato Anselmo, che in quei boschi ci era cresciuto.
Il danno alla macchina era minore di quello previsto: solo una
guarnizione spezzata e con molta prudenza, questa volta, padre e fi-
glio erano scesi fino alla strada asfaltata. “Oh, a mamma non si dice
niente del danno!” aveva ammiccato papà. “E' meglio. E ci farà le ta-
gliatelle?” “Come no?! Tua madre la devi ancora conoscere. E' un po'
nervosa, ma è una grande donna. Mica la sposavo, senno”.
Nico sorride. Ma aggiunge subito: “E' che si
preoccupa troppo”. “E' vero, solo il pensiero di
parlare coi prof la agita. Tu prova a capirla un
po' di più Non è facile essere genitori di un
tredicenne”.
“Solo se mi fa fare indigestione di tagliatelle ai
funghi!” conclude Nico tra l'asciutto e il sorri-
dente. Papà capisce che non è il caso di andare
avanti. Intanto Nico tace e pensa. Sa che oltre
i funghi oggi ha trovato qualche altra cosa.
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per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi
ricevuti.
Al mattino ho subito raccontato il sogno, prima ai fratelli [che si mi-
sero a ridere], poi alla mamma e alla nonna. [Ognuno diede la sua in-
terpretazione. Giuseppe disse: «Diventerai un pecoraio». Mia madre:
«Chissà che non abbia a diventare prete». Antonio malignò: «Sarai un
capo di briganti». L'ultima parola la disse la nonna, che non sapeva
niente di teologia, che non sapeva né leggere né scrivere: «Non biso-
gna credere ai sogni».
Io ero del parere della nonna. Tuttavia quel sogno non riuscii più a to-
gliermelo dalla mente].
NON CI CAPISCO PIÙ NIENTE La storia di Nico
Calmo, obbediente, studioso fino a pochi mesi fa, ora
Nico non si riconosceva più: era diventato nervoso, ir-
requieto, scontento. Sua madre passava da una predi-
ca all'altra e una volta che a Nico era scappato un in-
felice “Non rompermi il c..z..!”, era fiondato, infallibi-
le, un solenne ceffone.
Quel pomeriggio il clima in casa si era di
nuovo surriscaldato. La prof di lettere aveva
scritto sul diario di Nico che voleva parlare con
Alcune domande che possono aiutare a capire
«Cercai di farli tacere usando pugni e parole». Come ti poni
con gli altri? Ti è mai capitato di essere preso in giro perché
vai a messa o perché vai a catechismo? Come reagisci?
«L’amicizia con il Signore è un bene prezioso». Sei d’accordo
con questa frase? Come coltivi questa amicizia?
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urgenza ai suoi genitori. “Cosa hai combinato stavolta?!” aveva urlato
sua madre alzando la mano. Nico si era coperta la testa con il
braccio ed era rimasto muto come un pesce. A cena la mamma aveva
ripreso la questione, papà presente, per chiarire cosa avesse combi-
nato Nico: ma lui non sapeva proprio cosa rispondere. “Ma che cavolo
ne so di quello che mi sta succedendo? Anch'io ci sto male di brutto!”
pensava Nico e non parlava.
Il papà, un tipo tranquillo e paziente ('Fin troppo!' gli rimprove-
rava la moglie) tentava di calmare le acque. “Sarà la preadolescenza!
Stai calma!” “Ma che preadolescenza e preadolescenza! Tutti i suoi
compagni hanno la stessa età e non sono come lui. Guarda sua cugina:
tua sorella non fa che lodarla davanti a tutti. L'altro giorno dalla par-
rucchiera…”. “Lascia stare la parrucchiera. Piuttosto, senti una cosa
Nico; domani mi prendo un giorno di ferie (che se no non me le pagano
nemmeno): perché non andiamo a cercare funghi insieme? Un salto in
montagna, in quel posto dove quest'estate ne abbiamo visti tanti…e
poi diciamo a tua madre di farci fare un'indigestione di tagliatelle!”.
Ce n'era voluto di tempo convince-
re la madre che saltare un giorno di
scuola non era poi la fine del mon-
do. E la mattina prestissimo la mac-
china del papà di Nico s'arrampica-
va sui tornanti della valle che ospi-
tava da anni la loro famiglia per le
vacanze.
Nico, falsamente insonnolito,
era elettrizzato dal fatto che i
suoi compagni erano a scuola e lui la
bigiava: e il suo complice era nien-
temeno che suo padre! Arrivati ad un bivio, la strada saliva sterrata
in un ampio sentiero: “Si va a piedi, adesso!” aveva detto papà. “Ma no,
non vedi che ci sono segni di gomme? Si può andare avanti ancora! Dai,
che è come al rally della play! Non avrai mica paura?” aveva insistito
Nico. E suo padre, che non voleva iniziare la giornata con una batta-
13
glia, né tanto meno mostrare che
aveva paura di uno sterrato, aveva
ingranato la seconda. Ma non era-
no andati lontano. Una buca più
profonda delle altre, un gran ru-
more. “Porca di quella zozza...qui è
saltato un giunto!” papà era sceso
tesissimo: toccategli tutto ma non
la sua macchina. Nico, che lo sape-
va bene si era affrettato a dire:
“Mi spiace, papà, è tutta colpa
mia” “Lascia perdere sono stato
un somaro a non vedere la buca”
“E adesso che facciamo?” “ Non ci sono mica tante possibilità: tu ri-
mani qui, mentre io scendo giù sperando di trovare qualche macchina
che mi porti da Anselmo, il meccanico, che ci conosce bene”. L'idea di
rimanere solo non piaceva per niente a Nico, ma si vergognava ad ave-
re paura a 13 anni. E poi non era neanche il caso di obiettare, vista la
situazione.
Partito il padre, Nico si era seduto per terra. “Chissà la mamma,
appena lo sa. Speriamo che papà torni presto”. Ma il tempo passava e
dopo un'ora non era ancora tornato. Così si era messo a girovagare
per i boschi, e intanto raccoglieva nel cesto i funghi che trovava.
“Senti che casino 'sti uccelli! Basta!!! Eh, figurati se mi obbediscono.
Proprio come me a scuola. Casino!” Poi, nella magia del bosco d'autun-
no, le sue riflessioni erano diventate più serie. “Chissà perché a scuo-
la faccio tutto quel casino? Perché sono così strano e nervoso? Per-
ché ce l'hanno tutti con me?”
In effetti, il cambio di sezione a causa di uno smembramento
della classe, era stato un motivo di sofferenza per Nico. Molti dei
suoi migliori amici erano finiti nella D e lui era nella E. Alcuni nuovi
compagni proprio non li sopportava, e non erano certo stati accoglien-
ti con l'ultimo arrivato. “E quelle sceme di ragazze, con quei diari da
schifo pieni di lustrini e di cavolate! E la prof di matematica che ti