Serramanna L’archivio Mossa sarà ora a disposizione di ... · Alessandra, parlaci...

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15 marzo 2016 22 Alessandra Mocci è l’archivista che si è occupata di catalo- gare l’archivio di Vico Mossa, ed ora ha l’incarico di guidare i bambini di Serramanna alla scoperta dell’illustre personag- gio che fa parte della storia del paese. Alessandra, parlaci dell’archivio Vico Mossa. La comunità di Serramanna ha ricevuto dagli eredi Mossa, con atto di donazione siglato nel 2014, l’archivio dell’ar- chitetto. Tra le carte è presente un gran numero di disegni originali su lucido condizionati in rotoli, relativi ai numerosi proget- ti elaborati da Mossa, a questi sono strettamente correlate le cartelle progetto che contengono le pratiche, le stampe dei disegni su carta, i carteggi e atti vari relativi alla realiz- zazione di ciascun progetto. Sono presenti circa 4000 scatti: immagini di famiglia, gite e momenti conviviali, paesaggi, monumenti architettonici e archeologici, foto di cantieri e di plastici, mostre e allesti- L’architetto Vico Mossa, illustre personalità isolana, nasce a Serramanna nel 1914, la sua passione per l’architettura e per le tradizioni della Sardegna l’hanno guidato negli studi e nella professione. Valente architetto, fu anche un abile e acuto scrittore di ar- chitettura sarda e un fotografo attento delle realtà architetto- niche dell’isola. Oltre alle sue straordinarie capacità in cam- po tecnico la sua opera ci ha lasciato dei veri e propri capola- vori nei volumi da lui scritti e curati che raccontano con di- segni, immagini e parole “tratti” di Sardegna che talvolta non esistono più. Le sue opere sono un documento straordinario del patrimonio architettonico isolano, fondamentali per rac- contare la storia dell’architettura e del paesaggio, e non solo, in Sardegna. Fu il terzo architetto sardo in ordine cronologico e la sua opera è stata fondamentale per capacità innovativa, di analisi e di elaborazione progettuale; diede impulso allo sviluppo di un nuovo modo di fare architettura nel rispetto del paesaggio e del contesto. Fu il primo ad affrontare nelle sue opere te- matiche, oggi fondamentali, come il rapporto esistente fra il paesaggio e i segni che l’uomo vi ha lasciato, la necessità di adottare una politica attenta e accorta finalizzata alla tutela del patrimonio ambientale e culturale dell’isola. Numerosi gli incarichi affidatigli dagli Enti locali e regionali e altrettanto numerosi i progetti da lui realizzati: chiese, pa- lazzi, teatri, piani urbanistici, alberghi, centri turistici, piaz- ze e fontane, allestimenti, padiglioni fieristici in occasione di grandi eventi nazionali, ville, case e conventi; altrettanto si può dire della sua produzione letteraria fervida e di indi- scutibile interesse e della sua attività di giornalista, costella- ta da numerosissimi articoli, comparsi sui quotidiani isolani e non solo. A lui fu affidata, al momento della sua istituzio- ne, la prima sezione di architettura d’Italia, creata a Sassari presso l’Istituto d’Arte: il costante e attento lavoro condotto con gli studenti, all’interno della scuola, gli diede notevole visibilità e prestigio. Vico Mossa muore nel 2003 a Sassari, dove visse gran parte della sua vita senza mai dimenticare il profondo legame con Serramanna. Alessandra Mocci “Scopriamo l’Archivio Mossa”è il nuovo progetto di pro- mozione della lettura patrocinato e finanziato dal Comune di Serramanna. Gli alunni di seconda e terza elementare del- l’Istituto Comprensivo di Serramanna, attraverso interessanti visite guidate, avranno l’opportunità di visionare e cono- scere i preziosi documenti donati dagli eredi dell’illustre ar- Un nuovo modo di fare architettura menti, feste tradizionali, artigianato e arredi, interni ed ester- ni di case tradizionali in terra cruda, ecc. Le oltre 1000 lettere dell’Epistolario raccontano una vita ricchissima di rilevanti rapporti con i personaggi più im- portanti del mondo culturale, artistico e politico regionale e nazionale. I volumi della rassegna stampa raccolgono articoli e ritagli provenienti da testate regionali, locali, nazionali e interna- zionali relativi a svariati argomenti: archeologia, architet- tura, artigianato, arte, turismo, sviluppo dli territorio, ecc. Non mancano gli articoli scritti dallo stesso Mossa pubbli- cati su varie testate giornalistiche. Dalla documentazione emerge la poliedricità di Mossa e dei suoi interessi e la profonda attenzione adoperata nel trattare e custodire con cura le sue carte. I bambini sono i primi ad avere accesso all’archivio. In futuro sarà aperto al pubblico? Che progetti ci sono a questo proposito? La decisione di iniziare a promuovere l’archivio e far co- noscere la figura di Vico Mossa tra i ragazzi della scuola scaturisce dalla volontà dell’amministrazione comunale di mettere a disposizione della comunità un bene tanto rile- vante pur nel totale rispetto della sua tutela. Cominciare dai ragazzi è sembrata la strategia migliore. Perché l’archivio sia totalmente fruibile ai fini della ricer- ca, attraverso la consultazione delle carte, sarà necessario attendere che si concludano i lavori di riordino archivisti- co. Ad oggi sono stati eseguiti, grazie ad un finanziamento della Soprintendenza archivistica della Sardegna, i lavori di censimento analitico, i quali hanno permesso di cono- scere nel dettaglio i contenuti e la consistenza della docu- mentazione e di produrre elenchi e strumenti di consulta- zione. Sono ora in corso, finanziate dall’Amministrazione Comu- nale, attività specifiche di ricondizionamento e messa in sicurezza di una parte dei documenti ed il caricamento dei dati su software archivistico. Francesca Murgia L’archivio Mossa sarà ora a disposizione di bambini e adulti perchè possano conoscere meglio l’illustre concittadino Serramanna Un progetto di promozione riservato alle scuole chitetto Vico Mossa alla comunità di Serramanna. La Bi- blioteca “G. Solinas”, quindi, ancora una volta si animerà delle voci e della spensieratezza dei bambini che, accolti dalla bibliotecaria Fabiola Onnis e guidati dall’esperta ar- chivista Alessandra Mocci, potranno scoprire le opere del- l’architetto Mossa. (f. m.) Le passioni nascono quasi per caso, basta una piccola scintilla per far crescere un desiderio trasformando così nel tempo un sogno in realtà. Se poi c’è di mezzo un battito, che sia del cuore, di un paio d’ali o di una batteria, allora un suono può tra- sformarsi in musica. Le bacchette di Gior- gio Erdas, giovane batterista di Pabillo- nis, emanano passione e talento, grazie ad anni di studio, di applicazione e determi- nazione. “L’amore per la musica e in par- ticolare per la batteria è nata quando ero bambino”, racconta Giorgio, “ricordo che restavo ore a guardare un mio zio che suo- nava la batteria, ero affascinato da tutti quei suoni. Poi è arrivata la mia prima batteria, mi divertivo a riprodurre tutta la musica che sentivo nelle musicassette che trovavo in casa, musica rock e pop italiana. Iniziai poi ad approfondire la mia passione comin- ciando a studiare seriamente, grazie anche alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e creduto in me. Cominciai dap- prima privatamente con maestri isolani, che mi hanno inse- gnato le basi, come il solfeggio ritmico, il controllo delle bac- chette, la coordinazione e la disciplina, fondamentale sia nel- lo studio che nel quotidiano”. Nel 2006 Giorgio ha partecipa- to a dei seminari a Nuoro, vincendo una borsa di studio, a diverse Masterclass, ovvero lezioni tenute da professionisti di altissimo livello, e dopo due anni di batteria jazz al Con- servatorio di Cagliari e a Milano con i migliori insegnanti Pabillonis Giorgio Erdas, talento e passione per la batteria nazionali, comincia a calcare i palco- scenici. “A 18 anni ho iniziato a la- vorare nell’ambito musicale, suonan- do in tutta l’isola con diverse orche- stre di musica folk, popolare e can- tautorale, poi ho deciso di partire per fare esperienza anche fuori Sardegna. Ho vissuto e lavorato come musicista per tre anni nel nord Italia, ho suona- to con diverse band in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino e Friuli”. Nel 2014 Giorgio rientra in patria e collabora per un anno con la band Isola Song, gruppo che nel 2000 vinse il prestigioso pre- mio nella categoria Nuove Proposte per l’Europa “Mia Martini” e che partecipò al Festival di Sanremo l’anno successivo. Ora Giorgio Erdas collabora con diverse associazioni musicali come insegnante, ed è inoltre il batterista della Etno-Rock Band Sulcitana i Gola- Seca, gruppo che nel 2013 ha vinto all’Academy di Sanre- mo, ha partecipato al live in piazza San Giovanni a Roma davanti a 100 mila persone e nel 2015 vince il premio Am- nesty International. “Il mio sogno” confessa Giorgio “è quello di raggiungere il maggior numero di persone e tra- smettere loro tutta l’energia positiva che la musica riesce a regalare”. Quell’energia che il talentuoso batterista di Pa- billonis sa regalare ogni volta che sale sul palco. Stefano Cruccas Testo.................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ................................................................................. ........................................................................... .......................................................................... .......................................................................... ........................................................................... Cognome e nome........................................................ Indirizzo............................................................. Cap..................Città............................................ Prov ..................... Tel......................................... Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, di non operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annun- cio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003. Firma.................................................................. BONUS ANNUNCIO GRATUITO La azzett ffari @ G E-mail: [email protected] Fax 0709785036 via Matteotti, 28 09036 - Guspini Scrivere in stampatello. Max 15 parole Documento n°. .......................... del.................. Cod. Fiscale èèèèèèèèèèèèèèèè PDF Compressor Pro

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Alessandra Mocci è l’archivista che si è occupata di catalo-gare l’archivio di Vico Mossa, ed ora ha l’incarico di guidarei bambini di Serramanna alla scoperta dell’illustre personag-gio che fa parte della storia del paese.Alessandra, parlaci dell’archivio Vico Mossa.La comunità di Serramanna ha ricevuto dagli eredi Mossa,con atto di donazione siglato nel 2014, l’archivio dell’ar-chitetto.Tra le carte è presente un gran numero di disegni originalisu lucido condizionati in rotoli, relativi ai numerosi proget-ti elaborati da Mossa, a questi sono strettamente correlatele cartelle progetto che contengono le pratiche, le stampedei disegni su carta, i carteggi e atti vari relativi alla realiz-zazione di ciascun progetto.Sono presenti circa 4000 scatti: immagini di famiglia, gitee momenti conviviali, paesaggi, monumenti architettonicie archeologici, foto di cantieri e di plastici, mostre e allesti-

L’architetto Vico Mossa, illustre personalità isolana, nasce aSerramanna nel 1914, la sua passione per l’architettura e perle tradizioni della Sardegna l’hanno guidato negli studi e nellaprofessione.Valente architetto, fu anche un abile e acuto scrittore di ar-chitettura sarda e un fotografo attento delle realtà architetto-niche dell’isola. Oltre alle sue straordinarie capacità in cam-po tecnico la sua opera ci ha lasciato dei veri e propri capola-vori nei volumi da lui scritti e curati che raccontano con di-segni, immagini e parole “tratti” di Sardegna che talvolta nonesistono più. Le sue opere sono un documento straordinariodel patrimonio architettonico isolano, fondamentali per rac-contare la storia dell’architettura e del paesaggio, e non solo,in Sardegna.Fu il terzo architetto sardo in ordine cronologico e la suaopera è stata fondamentale per capacità innovativa, di analisie di elaborazione progettuale; diede impulso allo sviluppo diun nuovo modo di fare architettura nel rispetto del paesaggioe del contesto. Fu il primo ad affrontare nelle sue opere te-matiche, oggi fondamentali, come il rapporto esistente fra ilpaesaggio e i segni che l’uomo vi ha lasciato, la necessità diadottare una politica attenta e accorta finalizzata alla tuteladel patrimonio ambientale e culturale dell’isola.Numerosi gli incarichi affidatigli dagli Enti locali e regionalie altrettanto numerosi i progetti da lui realizzati: chiese, pa-lazzi, teatri, piani urbanistici, alberghi, centri turistici, piaz-ze e fontane, allestimenti, padiglioni fieristici in occasionedi grandi eventi nazionali, ville, case e conventi; altrettantosi può dire della sua produzione letteraria fervida e di indi-scutibile interesse e della sua attività di giornalista, costella-ta da numerosissimi articoli, comparsi sui quotidiani isolanie non solo. A lui fu affidata, al momento della sua istituzio-ne, la prima sezione di architettura d’Italia, creata a Sassaripresso l’Istituto d’Arte: il costante e attento lavoro condottocon gli studenti, all’interno della scuola, gli diede notevolevisibilità e prestigio. Vico Mossa muore nel 2003 a Sassari,dove visse gran parte della sua vita senza mai dimenticare ilprofondo legame con Serramanna.

Alessandra Mocci

“Scopriamo l’Archivio Mossa”è il nuovo progetto di pro-mozione della lettura patrocinato e finanziato dal Comunedi Serramanna. Gli alunni di seconda e terza elementare del-l’Istituto Comprensivo di Serramanna, attraverso interessantivisite guidate, avranno l’opportunità di visionare e cono-scere i preziosi documenti donati dagli eredi dell’illustre ar-

Un nuovo modo di fare architettura

menti, feste tradizionali, artigianato e arredi, interni ed ester-ni di case tradizionali in terra cruda, ecc.Le oltre 1000 lettere dell’Epistolario raccontano una vitaricchissima di rilevanti rapporti con i personaggi più im-portanti del mondo culturale, artistico e politico regionalee nazionale.I volumi della rassegna stampa raccolgono articoli e ritagliprovenienti da testate regionali, locali, nazionali e interna-zionali relativi a svariati argomenti: archeologia, architet-tura, artigianato, arte, turismo, sviluppo dli territorio, ecc.Non mancano gli articoli scritti dallo stesso Mossa pubbli-cati su varie testate giornalistiche.Dalla documentazione emerge la poliedricità di Mossa edei suoi interessi e la profonda attenzione adoperata neltrattare e custodire con cura le sue carte.I bambini sono i primi ad avere accesso all’archivio. Infuturo sarà aperto al pubblico? Che progetti ci sono aquesto proposito?La decisione di iniziare a promuovere l’archivio e far co-noscere la figura di Vico Mossa tra i ragazzi della scuolascaturisce dalla volontà dell’amministrazione comunale dimettere a disposizione della comunità un bene tanto rile-vante pur nel totale rispetto della sua tutela. Cominciaredai ragazzi è sembrata la strategia migliore.Perché l’archivio sia totalmente fruibile ai fini della ricer-ca, attraverso la consultazione delle carte, sarà necessarioattendere che si concludano i lavori di riordino archivisti-co. Ad oggi sono stati eseguiti, grazie ad un finanziamentodella Soprintendenza archivistica della Sardegna, i lavoridi censimento analitico, i quali hanno permesso di cono-scere nel dettaglio i contenuti e la consistenza della docu-mentazione e di produrre elenchi e strumenti di consulta-zione.Sono ora in corso, finanziate dall’Amministrazione Comu-nale, attività specifiche di ricondizionamento e messa insicurezza di una parte dei documenti ed il caricamento deidati su software archivistico.

Francesca Murgia

L’archivio Mossa sarà ora a disposizione di bambini e adultiperchè possano conoscere meglio l’illustre concittadino

Serramanna

Un progetto di promozione riservato alle scuolechitetto Vico Mossa alla comunità di Serramanna. La Bi-blioteca “G. Solinas”, quindi, ancora una volta si animeràdelle voci e della spensieratezza dei bambini che, accoltidalla bibliotecaria Fabiola Onnis e guidati dall’esperta ar-chivista Alessandra Mocci, potranno scoprire le opere del-l’architetto Mossa. (f. m.)

Le passioni nascono quasi per caso, bastauna piccola scintilla per far crescere undesiderio trasformando così nel tempo unsogno in realtà. Se poi c’è di mezzo unbattito, che sia del cuore, di un paio d’alio di una batteria, allora un suono può tra-sformarsi in musica. Le bacchette di Gior-gio Erdas, giovane batterista di Pabillo-nis, emanano passione e talento, grazie adanni di studio, di applicazione e determi-nazione. “L’amore per la musica e in par-ticolare per la batteria è nata quando erobambino”, racconta Giorgio, “ricordo cherestavo ore a guardare un mio zio che suo-nava la batteria, ero affascinato da tuttiquei suoni. Poi è arrivata la mia primabatteria, mi divertivo a riprodurre tutta la musica che sentivonelle musicassette che trovavo in casa, musica rock e popitaliana. Iniziai poi ad approfondire la mia passione comin-ciando a studiare seriamente, grazie anche alla mia famigliache mi ha sempre sostenuto e creduto in me. Cominciai dap-prima privatamente con maestri isolani, che mi hanno inse-gnato le basi, come il solfeggio ritmico, il controllo delle bac-chette, la coordinazione e la disciplina, fondamentale sia nel-lo studio che nel quotidiano”. Nel 2006 Giorgio ha partecipa-to a dei seminari a Nuoro, vincendo una borsa di studio, adiverse Masterclass, ovvero lezioni tenute da professionistidi altissimo livello, e dopo due anni di batteria jazz al Con-servatorio di Cagliari e a Milano con i migliori insegnanti

Pabillonis

Giorgio Erdas, talento e passione per la batterianazionali, comincia a calcare i palco-scenici. “A 18 anni ho iniziato a la-vorare nell’ambito musicale, suonan-do in tutta l’isola con diverse orche-stre di musica folk, popolare e can-tautorale, poi ho deciso di partire perfare esperienza anche fuori Sardegna.Ho vissuto e lavorato come musicistaper tre anni nel nord Italia, ho suona-to con diverse band in Veneto, EmiliaRomagna, Lombardia, Piemonte,Trentino e Friuli”. Nel 2014 Giorgiorientra in patria e collabora per unanno con la band Isola Song, gruppoche nel 2000 vinse il prestigioso pre-mio nella categoria Nuove Proposte

per l’Europa “Mia Martini” e che partecipò al Festival diSanremo l’anno successivo. Ora Giorgio Erdas collaboracon diverse associazioni musicali come insegnante, ed èinoltre il batterista della Etno-Rock Band Sulcitana i Gola-Seca, gruppo che nel 2013 ha vinto all’Academy di Sanre-mo, ha partecipato al live in piazza San Giovanni a Romadavanti a 100 mila persone e nel 2015 vince il premio Am-nesty International. “Il mio sogno” confessa Giorgio “èquello di raggiungere il maggior numero di persone e tra-smettere loro tutta l’energia positiva che la musica riesce aregalare”. Quell’energia che il talentuoso batterista di Pa-billonis sa regalare ogni volta che sale sul palco.

Stefano Cruccas

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Cognome e nome........................................................Indirizzo.............................................................Cap..................Città............................................Prov..................... Tel.........................................

Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, dinon operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annun-cio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003.

Firma..................................................................

BONUS ANNUNCIOGRATUITOLa azzett ffari@G

E-mail: [email protected] Fax 0709785036via Matteotti, 28 09036 - Guspini

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15 marzo 2016 23

DIVERSAMENTE ONOREVOLI

Peste e cornadi Edmunduburdu

di Rinaldo RuggeriIL COMMENTO

AIUTATECI RAGAZZI

Se tutto va bene non avremo ulteriori solleciti europei a farequelle norme che in mezzo mondo praticano da tempo e nonsentiremo più gli inviti dei vari Bagnasco e Alfano a votarecontro. Perché quel passo in avanti, secondo questi ultimi, ècontro i dettami religiosi e pure contro natura, dato che l’uo-mo e la donna sono fatti così e non si può permettere chealtri pensino di essere fatti cosà. È stata approvata la legaliz-zazione delle unioni omosessuali, con i diritti di reciprocaassistenza, eredità e reversibilità della pensioni. Ma nienteadozioni da parte di un partner dei figli dell’altro, dove per ilmomento può decidere solo il giudice. I bimbi sono come leciliege e, se proprio non se ne può fare a meno, esiste lapossibilità di andare all’estero, dove con qualche soldo sipossono comprare i nove mesi della vita di una donna perfarle fare un figlio su commissione, cosa che potrebbe fare lagioia dei molti che si ostinano a lamentare la decrescita de-mografica e a predicare che, andando avanti così, il nostropaese diventerà sempre più vecchio e sarà impossibile raci-molare i soldi per pagare le pensioni a quanti entrano ora nelmondo del lavoro.Adottare un bimbo abbandonato o senza genitori è un atto disolidarietà e d’amore quanto quello che si fa quando si va alcanile alla ricerca di un cane senza padrone. È dal nostropunto di vista la cosa più sensata, ma forse quanti ricorronoalla maternità surrogata hanno bisogno di metterci lo zampi-no, cioè il proprio seme. Quanto è stato approvato al Senatonon è tutto, perché ora toccherà alla Camera, ma si è andatiavanti rispetto a tempi non molto lontani, quando c’era chiconsiderava le donne alla stregua di serve o di oggetti ederano di moda i delitti d’onore. Forse ci sarà pure il referen-dum, perché purtroppo c’è ancora chi ritiene di essere unportatore della luce del cielo e si ostina a credere che il suomodo di pensare debba essere universale. Referendum checosterà qualche centinaio di milioni, che si potrebbero uti-lizzare diversamente nella ricerca, nell’assistenza o magariper creare qualche posto di lavoro in più.La questione dell’adozione del figlio del partner, stralciataper evitare l’affossamento della riforma sui diritti delle fa-

miglie diverse, porterà ancora guerre di parole, onorevoli con-tro onorevoli con i loro distinguo o i loro poco cordiali vaf-fanculo, e onorevoli che propongono emendamenti che nien-te hanno a che fare con l’argomento in ballo. C’è da deciderese nella libera autonomia della persona rientrano le possibili-tà di fare cose che non ledono le libertà altrui o se bisognadire di no in nome di certi precetti o di convenienze che nonsi possono esprimere pubblicamente.I tempi del berlusconismo sono definitivamente svaniti, bastisolo pensare alle chiacchiere e agli inconcludenti incontri perla scelta di un candidato sindaco a Roma, e molti dei vecchifedeli hanno abbandonato il partito padronale. Anche Verdinisi è stancato, ha creato un proprio gruppo disposto ad assu-mersi certe responsabilità e ha votato per esempio a favoredella legge sulle unioni civili, cosa che non è piaciuta a moltidella sinistra pd e agli alfaniani che contestano Renzi e chenon hanno voluto comprendere che quella legge, forse noncome loro l’avrebbero voluta, chiede un briciolo di rispettoper quanti hanno tendenze o abitudini diverse e vengono eti-chettati malati. Per gli oppositori di Renzi non è facile accet-tare che uno con un passato berlusconiano possa votare unanorma proposta e voluta dal governo in carica. I marchi difabbrica non sono eterni, e il dubbio che la partecipazione diVerdini significhi un cambiamento di alleanze e di cariche èvissuto come un pericolo imminente. E a noi, che qualchevolta attraverso i telegiornali vediamo quanto succede nelleaule parlamentari, vengono in mente le parole dei bambini dipochi anni quando litigano: sei brutto, no, sei brutto tu, mihai rotto la macchinina, l’hai rotta tu, la matita è mia, no,questa è la mia, e via dicendo. La politica è il luogo dove ildialogo facilita le decisioni. Gli anni fanno crescere, ma pareche per molti parlamentari, che in aula dovrebbero cercare senon accordi totali almeno compromessi anziché dibattere suconvenienze e presunte norme etiche, pare che gli anni passi-no senza lasciare traccia di crescite responsabili. E allora intanti continuiamo a ritenere che la loro sia un’attività utile aguadagnare soldi e incarichi futuri e da consigliare ai nostrifigli disoccupati.

La legge sulle unioni civili, se pur mutilata, passa al Senato..Dopo il voltafaccia del Movimento Cinque Stelle, il PartitoDemocratico è stato costretto ad un compromesso al ribassocon i cattolici conservatori. Senza questo compromesso, pro-babilmente la legge sarebbe ancora ferma al Senato, come èsuccesso in passato per provvedimenti analoghi. Si è fattoun passo avanti nel cammino della estensione dei diritti. Cer-tamente si poteva fare di più se i Grillini avessero mirato allasostanza e non a fare lo sgambetto al PD. La lotta al PD e aisuoi elementi conservatori non si fa con le tattiche parla-mentari, ma promuovendo una cultura democratica nel pae-se. Non vale nemmeno la logica: o tutto, o niente, tanto caraanche ad amici di sinistra. Se si è disponibili al compromes-so non si commette nessun delitto politico, si prende atto deirapporti di forza, si fa un passo avanti e si continua la batta-glia.C’è ancora molta strada da fare perché la cultura omofobicae razzista, che se ne dica, ha profonde radici nel popolo. Nona caso il ministro Alfano cavalca queste posizioni rilascian-do la seguente dichiarazione: “Sulle unioni civili ha vinto ilbuonsenso, abbiamo bloccato ciò che non è permesso innatura”. Il riferimento è alla step-child adoption (adozionedi un bambino in una coppia omosessuale) presente nel dise-gno di legge Cirinnà. Ha ragione il Ministro, in natura nonesistono regole o leggi riguardo alle adozioni o i matrimoni,sono gli esseri umani, in base ai loro convincimenti culturalio religiosi, che si sono dati certe norme. Come direbberoquelli che parlano bene, le leggi sulle adozioni o i matrimonisono una sovrastruttura politica, sono un prodotto degli uo-mini. Ministro Alfano, al contrario di quello che lei pensa, innatura è permesso quello che le religioni o i falsi moralismivietano. In natura, per stare nel regno animale, compresi gliuomini, esistono una varietà di forme di unione e di compor-tamenti sessuali. Le lumache posseggono i due organi, quel-lo maschile e quello femminile, sono ermafrodite. Fra alcu-ne specie di pesci si cambia sesso nella fase di crescita. Lacernia nasce femmina e dopo diversi anni diventa maschio,

invece per l’orata succede l’inverso, nasce maschio e diven-ta femmina. Fra gli animali il comportamento omosessuale èdiffuso, avviene fra i tori e i bisonti rappresentati semprecome campioni di virilità maschile. Succede in tante specieselvatiche ma anche in quelle domestiche, come fra cani.Accade fra le scimmie antropomorfe, quelle che hanno 98%del nostro patrimonio genetico come il bonobo e lo scimpan-zé. Nel regno animale anche le forme di unione sono le piùvariegate. Esiste la monogamia stabile e non, la poligamia eil cambiamento di branco. Non di rado si vedono forme diadozione apparentemente innaturali, leoni che adottano cani,cani che adottano gatti e viceversa.Questa è la natura, una varietà di forme, un arcobaleno dicolori. Gli esseri umani non differiscono affatto da questomosaico multicolore che è la vita, nel loro Dna sono presentitutti gli elementi di un processo evolutivo. Infine, la storiadell’uomo, non solo storia di eterosessuali è anche storia diomosessuali, è storia di unioni monogamiche e poligamiche.Come testimonia la Bibbia (genesi 29), nella notte dei tem-pi, esisteva la poligamia: il patriarca Giacobbe sposò le duesorelle Rachele e Lia. Sempre dalla Bibbia (genesi 16) ab-biamo un esempio di maternità surrogata ante litteram: Abra-mo, essendo la moglie Sara, sterile, concepisce il figlio Isma-ele con la schiava Agor con il consenso della moglie. Se tut-to ciò era naturale per i padri fondatori delle tre religionimonoteistiche non si capisce perché oggi, da esseri liberi enon da schiavi, sia innaturale avere una maternità surrogata.Ero e sono favorevole affinché l’adozione sia concessa a tut-te le coppie come disponeva il disegno di legge Cirinnà. Ilrifiuto a concederla nasconde una cultura profondamenteomofobica e razzista. Si continua a ritenere, secondo unacultura religiosa dominante, il sesso, in certe forme e espres-sioni, peccato, devianza. Per alcuni risulta difficile capireche come esseri umani siamo fatti così: un po’ eterosessualie un po’ omosessuali. La natura ci ha fatti così. Nessuna so-vrastruttura politica o religiosa può cancellare il nostro pa-trimonio genetico.

SECONDO NATURA

È significativo che il Maestro, che per tutta la sua vita predicò l’amoredel Padre e la misericordia, abbia usato tanta durezza. Ritengo che laparola maledetti venga pronunciata proprio contro chi si picca diessere buono, devoto e religioso, ma poi nel quotidiano accumulacase e vestiti, sfrutta i deboli, non paga le tasse e passa indifferenteaccanto a chi è in stato di bisogno, […] senza pane e senza lavoro.(Andrea Gallo, Campo Ligure 1928-Genova 2013, partigianocomunista, e anche prete. Da marciapiede)

Ma il compagno prediletto della sedia, del nostro, popolare, comune,piccolo e traballante scannixeddu, è nostro! Smettetela di usarlo a vostropiacimento, voi che il vostro lo tenete ben caro, e soprattutto poggiato edebordante su poltrone rivestite di pelle umana, la nostra.Ma è impossibile confondersi, voi non siete umani, almeno non partecipatedella vecchia idea di Umanità, che oltre ad essere una categoria linguistico-concettuale che definisce e demarca una tipologia zoologica particolare,frutto evolutivo comune della stessa scimmia, o chissà quale altra bestia,indica, o indicava fino a qualche tempo fa, anche particolari caratteristicheetico-morali, quali solidarietà, simpatia, empatia, verso i consimili, senso, e/o desiderio di dare un senso, alla parola giustizia. Il nostro agente all’Avana,il nostro fiero, e di cui noi non sempre andiamo fieri, (forse solo per invidia),rappresentante villacidrese del Popolo Sovrano a Roma, in quel Parlamentoche ha presentato in fretta e furia una proposta di legge scippa casa aglisfigati, a proposito: cosa ha votato? Se si è già votato, quando ho speditoall’editore l’articolo, o quando sarà pubblicato, e se non ancora: cosa voterà?A favore, o ha lottato/lotterà come un leone, strenuamente, contro l’aviditàdegli altri rappresentanti che invece la ritengono una norma giusta? È con-sentito, a noi mandanti di saperlo, è dovere suo, del mandatario, dircelo,rispondere alla domanda? Dovere etico, politico, giuridico-istituzionale, dicortesia? Perché, se avesse votato/voterà contro, decisamente e convinta-mente, e lottato/lotterà per questa nobile causa con tutte le sue forze, magaripensando a tutti gli italiani in difficoltà economica, ma in particolare pensan-do alle facce, ai visi dei suoi compaesani, quelli, com’è naturale che sia, checonosce! Il loro sembiante può affiorare dal ricordo, dall’esperienza di averlivisti, ma forse non guardati con la dovuta attenzione, tante volte, non solo maanche quando, sorridente, guardandoli, allora sì, negli occhi, ha chiesto loroil voto. Gli occhi con cui lo guarderebbero parenti e amici di Nino, siriempirebbero di lacrime, di commossa gioia, nel vederlo, in tv, o incon-trandolo nelle vie del nostro disgraziato paese, più di buio fitto che d’om-bre oramai. E se fosse vero Dio e inferni, depuratori di peccatucci, e para-disi, Nino in cielo in mezzo ai santi, tra le braccia del Padre, come ha scrittomeglio di tutti Faber, ché Nino ha vissuto con la coscienza pura, anche luilo guarderà con affetto e gli dirà grazie per averci tentato. Ma è a voi che mirivolgo ragazzi, a voi figli carnali o per appartenenza generazionale. Aiu-tateci, per pietà. Siamo una generazione in difficoltà.Dobbiamo aiutarvi nelle vostre difficoltà, ma spesso, (non lo diciamo), ab-biamo bisogno anche noi del vostro aiuto. Un aiuto vero, cioè politicamenteconsapevole: ché queste cose, non nascono da situazioni, o da problemi,personali. Sono una condizione esistenziale, politica, che qualcuno vuole ealtri non riconoscono, patiscono ma non riconoscono, o non sono abbastan-za allenati a riconoscere. Quindi la soluzione dovrà per forza essere politica,consapevolmente politica. Questa responsabilità dovete assumerla voi su divoi. Voi ragazzi, non bambini, ragazzi, ovvero donne e uomini, di venti,trenta, quarant’anni.E quando se no, comincerete a prendere in mano ilvostro destino, per dare anche a noi, vecchi più di quanto non dica attual-mente l’anagrafe della vecchiaia, e stanchi, il giusto riposo in vita, non l’eter-no, prima del tempo? Non credo di essere la persona più adatta, per dareconsigli ai cristiani, tra l’altro ne conosco pochini, qualcuno tra ministri eamministrati, ma pochi. È soprattutto ai cattolici che mi riferisco, se è veroche siamo un Paese a diffuso sentimento cattolico. Mi pare di ricordare cheGesù considerasse la preghiera un atto intimo, solitario, pudico, nascostoagli occhi del mondo, un colloquio col mistero della notturnità dell’Essere.In pubblico, sempre, sia chiaro il mi pare, fosse invece più per l’azione,mettendo a rischio di botte il suo corpo, che pure aveva, almeno anche,mortale, quando cacciava i mercanti dal tempio, ché quelli non sloggianomai pacificamente. Mi pare, ancora, che sfidasse i sassi dei fanatici per difen-dere una prostituta. O no? E allora ragazzi, non basta pregare, con la preghie-ra possiamo parlare veramente solo a noi stessi, è un atto importante masolipsistico. Alle scelleratezze dei politicanti di oggi bisogna rispondere conatti politici consapevoli. Consapevoli del significato sociale della parola po-litica. Perché politica vuol dire città. E fare politica consapevolmente signifi-ca prendere coscienza di come viviamo, di come moriamo, e di tutto quelloche c’è in mezzo. Significa chiarirci se vogliamo ancora vivere così comestiamo vivendo, morire così come stiamo morendo, o vivere e morire diver-samente. In questo senso cattolico, (cattolico vuol dire, ALLA LETTERA,universale, cioè di tutti, e di nessuno in particolare) la morte di Nino è un atto,un fatto, un accadimento politico.Come agire politicamente, sarebbe volgare, dirvelo in questa mia, che vuoleessere il ricordo di un fabbro, nel senso greco e profondo della parola, a cuiin qualche modo l’ingordigia del mondo ha distrutto, dis-fatto il lavoro, cioèciò che aveva con fatica, passione, tenacia e sapienza, fabbricato. E in ognicaso, il come spetta a voi trovarlo e deciderlo. O cominciate a fare la storia daprotagonisti, o la storia mangerà anche voi, se la vivrete solo come tempoesterno alle vostre anime, tempo d’orologio, e non lascerete come segnoeffettivo della vostra presenza nel mondo, un ponte, gettato tra le vostre vitevissute nel vostro tempo, e l’eternità dell’Essere. Chi vuol comprenderecomprenda.

Antonio Loru

Complimenti a voi politici, e all’Europa che ce lo chiede

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15 marzo 201624

A CHI PISCIA PAGA!COS’È UN NUOVO GIOCO?

di Antonio LoruIL MIO PUNTO DI VISTAdi Giovanni Luigi Zedda Dimmi cosa leggi

OGGI PARLIAMO DI...LA GUERRA DEMOCRATICA

Ma non era, con traduzione assolutamente immediata dal sar-do campidanese, a chi perde, paga? Cagliari, giovedì, 28 gen-naio, AD 2016, (e anche di giubileo straordinario), alle ore16,15 mi dirigo verso i bagni della Stazione ARST, che peresteso significa, per chi l’avesse scordato o mai saputo, AGEN-ZIA REGIONALE SARDA TRASPORTI, cioè un ENTE pub-blico, pagato da noi cittadini con le tasse. In attesa del pull-man, o postale di nostalgica memoria, che mi riporti dallametropoli sarda al natio borgo malvagio, ombroso e scuro, ilpaese d’ombre celebrato da Giuseppe Dessì, penso di eserci-tare i miei diritti di minzione, e mi dirigo verso quegli acqui-trini che chiamiamo WC, abbreviazione dall’inglese water clo-set, che in italiano, più o meno corrisponde ad acqua chiusa, einvece queste latrine o cessi, quasi sempre ne sconfessano ilnome, costringendo i bisognosi, costretti a farne uso, ad adat-tare, alla bisogna, la lunghezza dei pantaloni, per non asciuga-re con le estremità inferiori del capo, un tempo maschile pereccellenza, oggi maschi e femmine, grandi e piccoli tutti ve-stenti, il pavimento, da un liquido che non è propriamente, osolamente, acqua, (tantomeno chiusa), insomma a trasforma-re il nostro capo d’abbigliamento indispensabile in pubblico,in culotte simili a quelle usati dagli arsellari che in questo modosi procàcciano di che vivere, nelle lagune.Vabbè, mi accingo all’impresa. E invece no. Un cerbero, di-pendente di una multinazionale del pasto veloce che ha sedeall’interno della stazione, rifiuta di consegnare la chiave achiunque, o di aprire perché si possa accedere alla ritirata ogabinetto, chiuso a doppia mandata, se prima il/la bisognoso/a non consuma, solidi o liquidi, il che in quei frangenti equi-vale a gettar benzina sul fuoco. Suppongo, immagino, chequesti per ammannire i loro prodotti genericamente, e genero-samente, definiti alimentari, paghino un affitto, per l’uso deilocali all’interno della stazione, e sarebbe interessante, e forseanche diritto dei cittadini, sapere quanto pagano, nel caso chepaghino. E i locali, sono di proprietà di chi? Del Comune diCagliari? Della Regione Sardegna? Dell’Azienda RegionaleSarda Trasporti? Non credo della multinazionale americana!O si? Magari la RAS li ha venduti a questi signori, pardon,Mister del panino multistrato? I (cui) poveri dipendenti, presiin mezzo tra le giuste esigenze di bottega dei viaggiatori aserbatoio stracolmo e le bieche imposizioni padronali, devo-no custodire e consegnare, di volta in volta, le chiavi d’acces-so al cesso, luogo dove finalmente, l’utente: aaaaahhscc-chhaasss!! giusto un pelo, e avrebbe sentito il calor del liquorefatto in casa, scendere lungo la coscia, dalla sorgente, (chi sa,traduca nel prepotentemente visivo modo di dire sardo-cam-pidanese). Consegnano, e poi riprendono, (100? 200? o anchepiù? volte al giorno), da mani che hanno estratto e rinfilato, (oda più gentili mani di signore, che in ogni caso lì sono, persoddis-fare i bisogni), e immediatamente dopo preparano ham-burger, pani caldi, servono bevande, calde e fresche, gelati equant’altro, alla faccia del bicarbonato di sodio, e dell’igiene!Cari politici, non abbiate paura di combattere queste battaglie

Venuto da molto lontano/A convertire bestie e gente/Non si può dire non sia servito a niente/Perché prese laterra per mano/Vestito di sabbia e di bianco/Alcuni lodissero santo/Per altri ebbe meno virtù/Si faceva chia-mare Gesù./(Fabrizio de Andrè, Si chiamava Gesù, Volume I,1967)

Un po’ di tempo fa, esattamente 921 anni fanno al 27 dinovembre, il capo della chiesa cattolica di allora, papaUrbano II, a Clermont-Ferrand, in Francia, su indica-zione dello Spirito Santo, (così dicono, che sono i por-tavoce di Dio in Terra), durante uno dei tanti conciliconvocati per comunicare, con bulla sigillata, in goti-

co e in latino, alla cristianità di allora, cioè praticamen-te a oltre la metà degli abitanti di tutto il mondo alloraconosciuto dagli eredi dei babilonesi, egiziani, greci, ma-cedoni e romani,che non si potevapiù sopportare l’or-ma e il lezzo delpiede infedele, tur-co musulmano, sulsuolo che videGesù camminare,in lungo e in largo,a convertire bestiee gente, al verbodell’amore, comedice de Andrè, inuna bellissima can-zone, (Si chiamavaGesù). Dunque bi-sognava muover aiferoci successoridel profeta Mao-metto, guerra! Manon una guerracosì, che è l’Altis-simo che lo chiede:la guerra Santa! E dunque, mentre Gesù, che è Dio per icattolici, invita a fare l’amore, Urbano, poco civilmen-te, Goffredo di Buglione, Boemondo il tarantino, Bal-dovino e Roberto delle Fiandre, il suo omonimo di Nor-mandia, Stefano di Blois, Ugo di Vermandois, e Tancre-di d’Altavilla, e altri rappresentanti della bella nobiltàcristiana di allora, partono per l’impresa contro i turchi,che se riesce, (come effetto collaterale, non previsto),magari da Gerusalemme, Edessa e Antiochia, ripartonoi commerci, che porteranno la rozza Europa cattolicadella fine dell’Alto Medioevo, a dominare, economica-mente, politicamente, culturalmente, il Mondo Moder-no.Più di recente, dopo il Secondo dopoguerra, a partiredagli anni Sessanta del secolo ultimo scorso, gli ameri-cani, custodi dell’ordine imposto al mondo ancora pri-ma che la guerra terminasse, (in diversi Concili, tra cuiYalta, nel febbraio del ’45) si sono inventati la GuerraDemocratica. Tutti quelli che non vestono jeans, masti-cano chewing gum, ascoltano blues o Rock & Roll, tuttele donne che non mettono la coscia fuori, e, orrore degliorrori, nascondono il viso come le donne di Sardegnafino a poco tempo, non bevono succo d’acero e non man-giano le torte di Nonna Papera, s’ingozzano di agnello oporcetto a Natale, invece che desinar col tacchino, de-vono essere liberati dal loro erroneo e diabolico mododi vivere.Però la guerra democratica non si chiama guerra, nooo!si chiama missione di pace, arrivano i nostri, peacekee-ping! E i morti civili, non sono veramente morti, noooo!sciocchini: sono effetti collaterali della libertà regalata,a questi rozzi popoli, non cristiani e non capitalisti, al-meno secondo il modello OCCIDENTALE, e che spes-so, ingrati, neanche dicono grazie.Se volete saperne di più, leggete questo libro del grandeMassimo Fini.Come effetto collaterale, (benefico) qualcuno magari co-mincia a capire cosa significa essere un vero giornali-sta, e non un pennivendolo di regime.Buona lettura.Massimo Fini, La guerra democratica, chiarelettere,MI, 2012.

civili, il Vallo di Adriano e Adriano stesso, chi li conosce?Invece Il Vespasiano ha reso eternamente e universalmentenoto quell’imperatore che fece ai romani di allora utilissimodono, lasciando ai posteri in perpetua eredità il concetto dipubblica latrina, bagni o toilette che dir si voglia, in ogni casopubbliche, demaniali, du peuple! For all the people! Dunque:noi sardi, in Sardegna, nel suo capoluogo, per poter espellerel’ammoniaca in eccesso, e quant’altro, dobbiamo, per vie tra-verse, pagare dazio alle multinazionali americane? Ebbene sì!Sghignazzi pure chi vuole, per questa mia battaglia, ma io mibatto pei diritti della patta.E voglio vincer, non m’accontenterò di fare pari patta. E invi-to la politica, in questi giorni che tra l’altro son di preparazio-ne a importanti elezioni locali, in primis quelle del capoluogosardo nella cui stazione si perpetra la negazione all’eserciziodel diritto di cui trattasi in questa lamentazione, a prender condecisione partito a favore della libera, garantita, e se possibilepulita, minzione del cittadino, nei locali adibiti a servizi dipubblica utilità, non escluse le stazioni, dove anzi la sosta delviaggiatore spesso si prolunga, in attesa dell’arrivo dei mezziche lo porteranno fuori sede, o in sede lo riporteranno. E noncredano i rappresentanti del popolo sovrano, che questa siauna battaglia di retroguardia, qualche volta magari sì, ma mol-to più spesso è d’avanguardia, che lì il bisogno è più frequen-te, e che non valga la pena impegnarsi a favorirne il dirittosacrosanto. Innanzitutto è una questione di principio e la poli-tica ogni tanto dovrebbe mettere da parte i calcoli e gli inter-venti strumentali e difendere anche i principi, che paghi o nonpaghi nell’immediato, in termini di consenso elettorale!Che se non riescono a garantir queste bazzecole, come possia-mo davvero credere che sapranno darci ospedali, presidi disicurezza e giustizia, adeguata formazione etica, scientifica,professionale ai nostri giovani? E, senza por tempo in mezzo!che ne abbiamo le tasche piene di promesse che saranno man-tenute, candu infrori sa figu, o a candu proi fa cun lardu, o eus

a podi accappiài is canis a sartizzu. Immòi immòi, como como,illuegus, ca non funti cosas chi si podinti lassai a crasi, e, cu-menti narat su dìcciu, malas e no bonas, e melus a unu a du biripisciendu chi no pisciau. E chi, poi, subisce questo ulteriorebalzello? Pendolari, che si alzano all’alba e rientrano a casuc-cia a tarda sera, badanti e domestiche extracomunitarie e neo-comunitarie, studenti. Tutte categorie ricche. E se poi, qualcu-no/a, non avendo denaro per la consumazione obbligatoria allasoddisfazione dell’esigenza, maglio che, anche sano, si doti diun catetere: che non gli passi per la testa di farla magari alriparo delle fronde di un albero o cespuglio, potrebbe, se di-pendente dello Stato, o pubblico in genere, ritrovarsi, dieci oventi anni dopo, licenziato dall’impiego. Bei tempi, quandosull’argomento, così, per ridere, si citava solo la legge di Toti-la, quella che imponeva dopo il fattaccio un’igienica scrollata,per non riportare nell’indumento intimo, a casa, parte del gial-lognolo umore. Viviamo in un Paese che un baffo gli fa quellomeraviglioso di Alice.

La Riforma degli Enti locali richiama tutti i comuni del- l’isola ad un profondo mutamento di pensiero ed ope-

ratività. Bisogna superare l’individualismo e guardare allacooperazione tra comuni contigui per la gestione dei servi-zi e per i progetti di sviluppo. Le nuove istituzioni articola-te sulle Unioni di Comuni rappresentano l’ossatura portan-te della riforma. In Sardegna si sono già costituite 34 Unio-ni e queste, qualunque sia il numero degli abitanti associa-ti, verranno mantenute. Quei pochi territori rimasti ancorafuori dalle Unioni dovranno obbligatoriamente scegliere traistituire una Unione dei Comuni con non meno di 10 milaabitanti o unirsi ad Unioni già esistenti, purché contermini.Nel nostro territorio della vecchia provincia del Medio Cam-pidano sono presenti già le tre Unioni di “Marmilla”, “AltaMarmilla” e “Le Terre del Campidano”, mentre restano fuorii quattro comuni del “Linas”: Arbus, Guspini, Gonnosfa-nadiga e Villacidro. La loro “libertà” li ha già esclusi dadiversi programmi europei che affidavano le risorse, in di-versi settori, solo alle Unione dei Comuni; ora il tempo strin-ge, perché la riforma obbliga tutti i comuni ad unirsi. Alcu-ni dei comuni ancora “liberi” sono già stati aggregati dallanorma, come la Città Metropolitana che ingloba il capo-luogo Cagliari ed altri 16 comuni dell’hinterland; così pure

la Rete Metropolitana che unisce Sassari ed i 6 comunicontermini.L’ulteriore entità prevista in legge sono le Reti Urbane, com-poste da uno e più comuni, con una popolazione che superii 50 mila abitanti.Questo nuovo assetto istituzionale dà vigore agli Enti Lo-cali, perché su di esso si fonda e ad essi trasferisce servizi efunzioni, costituendo così il futuro istituzionale da cui ri-partire. I nostri comuni ancora “liberi” dovranno presto de-cidere il da farsi e costituire una Unione fra i quattro, oformare due unioni, oppure ancora aggregarsi all’Unionecontermine delle “Terre del Campidano”.Ma se la dialettica politica riuscisse a volare alto, lasciandoal margine i campanili per perseguire il “Bene Comune”, ilvasto patrimonio ambientale, sociale, culturale ed econo-mico, di cui dispone il territorio, potrebbe essere la chiavedi volta per chiedere la costituzione di un’altra Rete Urba-na. Sarebbe sufficiente l’unione di un altro comune limi-trofo per raggiungere i 50 mila abitanti necessari, che ciconsentirebbe non solo la gestione integrata dei nostri ser-vizi, ma anche di quelli relativi alla ex provincia del MedioCampidano e in particolare agricoltura, industria, energia,beni culturali, sport, cultura e lingua sarda e istruzione.

di Tarcisio Agus

La Riforma Istituzionale: strumento di riscatto sociale del territorio?

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15 marzo 2016 25

EMOZIONI E DEPRESSIONE

EMOTIVAMENTE di Alice Bandinopsicologa

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ODONTOIATRIA E SALUTE di Andrea Lampis

medico [email protected]

L’UTILIZZO DEL LASER IN ODONTOIATRIA

Mentre nello scorso articolo abbiamo descritto i principi delfunzionamento del laser e l’azione che ha sui tessuti orali, inquesto articolo tratteremo dei campi di applicazione in odon-toiatria.ENDODONZIAL’endodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa del-la salute della polpa del dente. Rientrano in questo campo leterapie canalari (conosciute come devitalizzazioni). Il laserin questi trattamenti ha dimostrato di essere un valido sup-porto per la sterilizzazione dei canali radicolari. Inoltre trovaapplicazioni nelle pulpotomie, interventi nei quali viene eli-minata la polpa infetta dalla camera pulpare, vaporizzandolae sterilizzandola.CHIRURGIAIl laser ad alta energia può essere utilizzato per tagliare i tes-suti molli negli interventi chirurgici. Ricordiamo che il laseroltre ad avere una funzione di taglio stimola la coagulazionedel sangue. In questo modo durante gli interventi non solo sirisolve il problema del sanguinamento, ma allo stesso tempoil dentista potrà svolgere l’intervento in maniera molto piùrapida e con una maggiore visibilità. Si utilizza inoltre unaminore dose di anestesia. Può essere utilizzato per le gengi-vectomie, le frenulectomie e per l’eliminazione di fibromi.PARODONTOLOGIALa parodontologia è la branca dell’odontoiatria che studia lasalute dei tessuti di sostegno del dente (ossa e gengiva). Irisultati degli ultimi decenni confermano la migliore riuscitanella terapia della parodontite (la comune piorrea) con la com-binazione di trattamenti tradizionali e laser. Quest’ultimo trovala sua applicazione nel trattamento delle recessioni gengivalie nella decontaminazione delle tasche infette.IMPLANTOLOGIAL’implantologia si occupa di sostituire i denti mancanti conprotesi fisse dotate di radici artificiali (impianti). Talvolta sipossono verificare dei processi infiammatori nei tessuti cir-costanti all’impianto, tale fenomeno prende il nome di pe-

rimplantite. Grazie al laser c’è la possibilità di sterilizzare ilsito in cui è stato inserito l’impianto, portando così ad unmaggiore successo della protesi.COSMETICAIl laser trova applicazione anche in piccoli interventi esteti-ci. Trova infatti importanti campi di utilizzo negli sbianca-menti dentali, fungendo da attivatore della sostanza sbian-cante. Se il paziente mostra uno smile gengivale (sorriso chemostra le gengive in evidenza) si può utilizzare il laser permodellare il profilo delle gengive. Si può inoltre usare perl’eliminazione di emangiomi e macchie cutanee.TERAPIAInfine il laser in virtù delle sue proprietà antinfiammatoriepuò essere utilizzato per la terapia di alcune patologie deitessuti molli come afte ed herpes simplex. In quest’ultimocaso si utilizza per vaporizzare e sterilizzare le bollicine por-tandole a guarigione entro 3 giorni. Infine è stato dimostratoche l’utilizzo di agenti desensibilizzanti in concomitanza collaser può migliorare l’efficacia del trattamento della sensibi-lità dentinale.Con oggi è tutto, appuntamento al prossimo articolo doveparlerò della nuova era dell’odontoiatria digitale.

Seconda parte

IL PUNTO DELLA SITUAZIONEdi Maurizio Onidi

Alcuni giorni fa la Ministra della P. A. Marianna Madia ha presentato al parlamento la relazione 2015 sui dati

dell’anagrafe delle prestazioni per monitoraggio e la traspa-renza della spesa pubblica per quanto attiene l’affidamentodi incarichi e consulenze all’esterno dei 3 milioni di dipen-denti pubblici. I dati riferiti al 2014 crescono del 61% rispet-to al 2013. Si è passati da 737 milioni a 1 miliardo e 190milioni, esattamente 453 milioni in più rispetto all’anno pre-cedente. Regioni e Autonomie hanno fatto la parte del leonecon un +113%. Gli altri comparti più “parsimoniosi” viag-giano tra un + 56% della Ricerca ed un +32% dei Ministeri,Presidenza del Consiglio ecc. Tutto ciò in barba alla famosae tanto invocata revisione della spesa (spending review), perla quale paradossalmente abbiamo pagato i commissari perpoi cacciarli regolarmente o peggio ancora ridicolizzarli.Mi considero un mediocre osservatore di ciò che mi accadeattorno e per questo mi sorge un dubbio: ma se è necessariorivolgersi all’esterno con una frequenza così alta (+15% sul2013) e costosa, significa che tra i già citati 3 milioni di di-pendenti della P. A. non ci sono figure a qualunque livello ingrado di risolvere queste necessità ? Ma se così fosse biso-gnerebbe mandare a casa gli attuali dirigenti e sostituirli conaltri che abbiamo profili più adeguati, o no? Non voglio pen-sare minimamente che sia così perché altrimenti o si è sba-gliato prima o stanno sbagliando qualcosa adesso. A me qual-che dubbio viene e proprio come diceva quel tale “a pensarmale si fa peccato, ma ogni tanto ci si azzecca”.Un altro tema che mi appassiona molto come contribuente/osservatore è quello sulle opere incompiute e il relativo co-sto a carico del cittadino. Ebbene, come rilevato recentementedal Codacons, nel 2014, ultimo dato disponibile, ne sono statecensite 868 per un totale di 4 miliardi circa, su tutto il territo-rio nazionale. Costo pro ca-pite per ogni famiglia italia-na 166 euro. Questa tristeclassifica è capeggiata dallaSicilia che vanta 215 opere,seguita dalla Calabria con 93,la Puglia con 81 e finalmentela nostra amata Sardegna con67. Mica male. A proposito della Sardegna, per restare intema, ho apprezzato molto la notizia che finalmente anche lanostra regione avrà una flotta ferroviaria al passo coi tempi(non sto parlando di freccia rossa, però è già qualcosa). Ilcosto dell’operazione 50 milioni. Con lo stesso stupore peròci si è accorti che che la rete ferroviaria sarda non è adatta afar circolare i nuovi treni. Per renderla operativa bisogneràapportare delle modifiche il cui costo è stato stimato in circa49 milioni. Altra domanda: ma è mai possibile che non siriesca a fare una progettazione degna di questo nome? Mavuoi vedere che forse ha ragione la Ministra Madia quando ècostretta a rivolgersi all’esterno per le consulenze? La noti-zia dei treni sardi fa pari e patta con il famoso Airbus A 340recentemente acquistato in leasing dall’Italia per la modicacifra di 175 milioni, per “esigenze istituzionali” del nostro“parsimonioso” Primo Ministro (argomento da me già tratta-to qualche mese fa sul nostro giornale). Ebbene il nuovo ae-reo, più grande anche di quello di Papa Francesco, è fermo inun hangar perché nessun pilota dell’Aeronatica Militare, de-putato a pilotarlo, ha l’abilitazione per tale macchina. Nonsolo questo, sembrereb-be che nemmeno la pi-sta dell’Aeroporto mili-tare di Ciampino, dovesono di stanza i velivolidi stato, sia in grado diospitare il nuovo super-jet. Un aereo sicuramen-te sovradimensionato edel quale si sarebbe potuto fare a meno tenuto conto dellanostra situazione, ma a quanto pare non certamente per la“grandeur” renziana.Ancora una volta mi sembra di vedere la famosa nuvoletta difantozziana memoria. Per dirla con Marzullo, vorrei conclu-dere: è più importante la forma della sostanza o la sostanzadella forma? Alla luce dei fatti credo che non ci siano dubbi.

SPERPERO

DEL DENARO

PUBBLICO

QUESTIONE DI FORMA E DI SOSTANZA

Una delle domande più ricorrenti dei lettori riguarda la de-pressione. La depressione è un disturbo dell’umore. Chi pre-senta i sintomi della depressione mostra e prova frequenti eintensi stati di insoddisfazione e tristezza e tende a non pro-vare piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone chesoffrono di depressione vivono in una condizione di costan-te malumore e con pensieri negativi e pessimisti circa séstessi e il proprio futuro.Un’alta percentuale di persone che soffrono di depressione(circa il 70%) risponde positivamente ai trattamenti farma-cologici quando le cure sono prescritte in dosi corrette e perla durata necessaria dell’intervento; in alternativa si può ri-correre a un percorso di psicoterapia o di terapia integratapsicofarmaco psicoterapica, la terapia elettro convulsionan-te e la terapia con luce bianca, in base a specifiche prescri-zioni.Il trattamento farmacologico e quello psicoterapico integra-ti fra loro hanno mostrato un tasso di successo dal 60 all’80%.Questa modalità integrata ha una sua particolare indicazio-ne nelle forme di depressione protratte, che mostrano la per-sistenza di sintomi residui tra un episodio e l’altro e nelleforme in cui farmaci o psicoterapia da sola non si siano di-mostrati efficaci (fonte dati :”Depressione, quello che bi-

sogna conoscere”). La scelta di molti medici di base è in-tervenire sui sintomi con l’invio dal neurologo o dallo psi-

chiatra; ultimamente si sta diffondendo la collaborazione trala medicina generale, la farmacia e lo psicologo (o lo psico-logo psicoterapeuta), nella fase di prevenzione e nell’inter-vento multidisciplinare al malessere psico-emotivo.La depressione ha alla base un vissuto reale o fantastico dilutto, di perdita, di ingiustizia, di impotenza, di ineluttabili-tà, di abbandono, di tradimento, di attacco all’autostima, dimala gestione delle proprie emozioni che anziché tendere al-l’altro, alla pro-socialità, tendono alla sottomissione e allasolitudine, non sempre sociale, ma certamente emotiva. Cisi può sentire soli emotivamente pur circondati da tante rela-zioni. I dati oggettivi ci riportano vissuti depressivi in casiclinici incapaci di dare un nome alle proprie emozioni, adintegrarsi nell’ambiente in cui si vive per passività e non perscelta. Ci si abitua al “socialmente accettato” reprimendospesso le proprie emozioni; non ci si riesce a esprimere ade-guatamente. Se riuscissimo a dare un nome alle nostre aspet-tative, alle nostre volontà, alle nostre passioni potremmoanche imparare a trovarvi modalità adeguate e costruttive congli altri, senza isolarsi dagli affetti. Uniformarsi alle richie-ste dell’ambiente può dare una sicurezza sociale, ma repri-mere le proprie emozioni per non scegliere una soluzionealternativa che potrebbe darci benessere personale, causamalessere e peggiora se vissuto in correlazione con altri di-sagi associati.

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15 marzo 201626

Ingredienti

Preparazione

di Roberto Loddide Santu ’Engiu MurriabiL’ISOLA IN CUCINA

GESMINUS DE IS SOS SPOSUS

In caso di decesso del lavoratore, i familiari superstiti hannodiritto ad una pensione detta di reversibilità, sempre che si-ano a suo carico al momento della morte.La vivenza a carico è presunta per il coniuge ed i figli mino-ri, mentre è subordinata alla prova per gli altri familiari.A seconda che il lavoratore deceduto sia pensionato o meno,la pensione ai superstiti assume denominazione e caratteri-stiche differenti.Si parla di pensione di reversibilità, se il deceduto era pen-sionato (vecchiaia, anzianità, inabilità).Mentre, se il deceduto era ancora lavoratore (con 780 setti-mane di contributi, oppure 260 settimane di contributi di cuialmeno 156 nel quinquennio antecedente la data del deces-so) si parla di pensione indiretta.Se poi il lavoratore è deceduto per causa di servizio, ai super-stiti spetta la pensione privilegiata indiretta (indipenden-temente dal numero dei contributi versati).Se non può essere concessa alcuna delle prestazioni viste fi-nora, al coniuge, o in mancanza ai figli, spetta l’indennità dimorte, una attribuzione una tantum basata sull’entità dei con-tributi versati dall’assicurato.

A CHI SPETTA LA PENSIONE DI REVERSIBILITÀLa pensione di reversibilità può essere elargita in favoredel coniuge, i figli, i genitori, i fratelli e le sorelle.In particolare, la pensione spetta a: Coniuge superstite, anche se è legalmente separato. Sepoi è separato con addebito, la pensione ai superstiti spetta acondizione che il Tribunale gli abbia riconosciuto il dirittoagli alimenti. La pensione spetta anche al coniuge divorzia-to, però solo se titolare di “assegno divorzile” e sempre chenon si sia risposato. Qualora il defunto avesse contratto duematrimoni, la pensione di reversibilità viene ripartita tra ilconiuge superstite e l’ex coniuge divorziato. figli del lavoratore o del pensionato deceduto. Lo stessovale per i figli legittimati o naturali, i figli adottivi o affiliati,i figli riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, ifigli nati da precedente matrimonio del coniuge del lavorato-re deceduto.Nello specifico, per avere diritto alla pensione, i figli alladata della morte del lavoratore o pensionato devono essere:- minorenni;

- studenti fino a 21 anni di età che frequentino determinatescuole;- studenti universitari per la durata del corso legale di laureae comunque non oltre i 26 anni; inabili di qualsiasi età, che risultino a carico del deceduto;

INVALIDI & DISABILIdi Valentino Pitzalis

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nipoti minori, anche se non formalmente affidati, qualo-ra siano a carico degli ascendenti (quindi nonno o nonna)alla data della rispettiva morte; genitori (in mancanza del coniuge, dei figli e dei nipoti),d’età non inferiore a 65 anni, non titolari di pensione, chealla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a cari-co del deceduto. fratelli celibi e sorelle nubili (in mancanza del coniuge, deifigli, dei nipoti e dei genitori), che siano inabili al lavoro enon titolari di pensione, devono essere a carico del deceduto.

A QUANTO AMMONTALa pensione di reversibilità è determinata in percentuale suquella in pagamento al lavoratore o al pensionato secondo leseguenti quote (previste dalla L. 335/95):1. il 60% della pensione esclusivamente se c’è il coniuge;2. il 70% per un figlio;3. il 80% per il coniuge e un figlio oppure due figli senzaconiuge;4. il 100% per il coniuge e se i figli sono più di tre;5. il 15% per ogni altro familiare, diverso dal coniuge, figlie nipoti.Per le pensioni ai coniugi superstiti, con decorrenza dal 1°gennaio 2012, vi è una riduzione dell’aliquota percentuale,rispetto alla disciplina generale, qualora il deceduto abbiacontratto matrimonio ad un’età superiore a 70 anni, qualorala differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni o ilmatrimonio sia stato contratto per un periodo di tempo infe-riore ai dieci anni. La decurtazione della pensione ai super-stiti non opera qualora vi siano figli minori, studenti o inabi-li.RIDUZIONE DELLA PENSIONELa pensione di reversibilità è ridotta se il beneficiario pos-siede altri redditi; in particolare se tale reddito è superiore a3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni la-voratori dipendenti l’importo è ridotto del 25%; se il redditoè superiore a 4 volte il trattamento minimo annuo del Fondopensioni lavoratori dipendenti, l’importo è ridotto del 40%;se il reddito è superiore a 5 volte il trattamento minimo an-nuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, l’importo è ri-dotto del 50%. Tale incumulabilità delle prestazioni però nonsi applica in presenza di contitolari della prestazione di re-versibilità.CAUSE CESSAZIONE DELLA PENSIONE DI REVERSIBILI-TÀIl diritto alla pensione di reversibilità cessa nei seguenti casi: - per il coniuge, se contrae nuovo matrimonio. In questo

caso al coniuge spetta solo l’una tantum pari a 2 annualitàdella sua quota di pensione, compresa la tredicesima mensili-tà, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio.Qualora la pensione risulti erogata, oltre che al coniuge, an-che ai figli, la pensione deve essere riliquidata in favore diquesti ultimi applicando le aliquote di reversibilità previste inrelazione alla mutata composizione del nucleo familiare;- per i figli minori, al compimento del 18° anno di età;per i figli studenti di scuola media o professionale che termi-nano o interrompono gli studi e comunque al compimento del21° anno di età. Invece, la prestazione di un’attività lavorati-va da parte dei figli studenti, il superamento del 21° anno dietà e l’interruzione degli studi non comportano l’estinzione,ma solo la sospensione del diritto alla pensione; - per i figli studenti universitari che terminano o interrom-pono gli anni del corso legale di laurea e comunque al compi-mento del 26° anno di età. Lo svolgimento di un’attività lavo-rativa da parte dei figli universitari e l’interruzione degli stu-di non comportano l’estinzione, solo la sospensione del dirit-to alla pensione;- per i figli inabili qualora venga meno lo stato di inabilità;- per i genitori qualora conseguano altra pensione;- per i fratelli e le sorelle qualora acquisiscano altra pensio-ne, o contraggano matrimonio, ovvero venga meno lo stato diinabilità;- per i nipoti minori, equiparati ai figli legittimi, valgono lemedesime cause di cessazione e/o sospensione del diritto allapensione ai superstiti previste per i figli.DECORRENZA DELLA PENSIONELa pensione di reversibilità decorre dal 1° giorno del mesesuccessivo a quello del decesso del lavoratore ovvero del pen-sionato, indipendentemente dalla data di presentazione delladomanda.PRESENTAZIONE DELLA DOMANDALa domanda relativa alla pensione di reversibilità si presentatelematicamente, utilizzando i servizi telematici del-l’INPS attraverso il relativo sito internet, per il cittadino chedispone di codice PIN, altrimenti è possibile rivolgersi adun patronato.

LA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ

È un dolce molto antico, tipico del paese di Atzara e Noeli nelnuorese, che si preparava e ancora oggi si prepara come untempo in occasione di matrimoni. Il nome gesminus o gelmi-nus ma anchegerminus e gar-minos, cosivengono chia-mati in diversipaesi della Sar-degna, derivadal gelsomino.Infatti in passa-to per confezionarli si usava l’essenza di gelsomino e con l’ini-zio del Medioevo è stata sostituita con l’acqua ai fiori d’aran-cio. I maghi specializzati nell’arte di fabbricare pozioni del-l’epoca chiamavano il nettare dei fiori dopo distillato “àquavitae”, ovvero acqua della vita. Questo procedimento comun-que pare sia stato introdotto in Sardegna dagli spagnoli e ainsegnarci il modo e l’uso in cucina dagli arabi.I gesminus si preparano con le mandorle scelte fra le più grandi,ridotte a lamelle o a filetti, poi tuffate in una miscela scirop-posa a base di zucchero, scorze d’agrumi grattugiate e l’im-mancabile acqua ai fiori d’arancio. Una volta assorbito lo sci-roppo, si prelevano delle cucchiaiate di mandorle e si fannocadere dentro a dei pirottini di carta, formando così delle spe-cie di rose del deserto, quindi si cospargono con dei confetti-ni argentati, tragera - tragea - dragea, e si lasciano raffredda-re completamente prima di servirli.

g 750 di filetti o lamelle di mandorle già tostati, g 750 di zuc-chero al velo, g 150 d’acqua di fonte, la scorza grattugiata di2 limoni non trattati, 1 cucchiaino di polvere d’agrumi, 1 bic-chierino di liquore all’anice, acqua ai fiori d’arancio, confet-tini argentati (tragera) q.b.

Come prima operazione, versa in un capace recipiente lo zuc-chero e l’acqua che hai in dotazione, poi mettilo sul fuoco afiamma moderata e, sempre mescolando, lascialo cuocere finoa quando, prendendone una goccia fra pollice e indice e allar-gandole si formerà un leggero filamento. Fatto, tuffaci le man-dorle, il liquore, la buccia di limone, un cucchiaio di acqua alfior d’arancio e sempre mescolando prosegui a cuocere ilcomposto sino a quando si sarà asciugato, prestando parec-chia attenzione a non far caramellare lo zucchero. Solo alloraallontana il recipiente dal fuoco, poi velocemente con l’aiutodi un cucchiaio preleva parte del composto e fallo scivolaredentro a dei pirottini, dandogli una forma simile a una rosadel deserto, quindi con abile maestria cospargi immediata-mente i mucchietti (l’impasto non deve asciugarsi) con i con-fettini e subito dopo spolverali con la polvere d’agrumi. Unavolta terminato, lasciali asciugare bene prima di servirli.Vino consigliato: Nasco di Cagliari liquoroso riserva, ben fred-do, dal sapore gradevole con punta lievemente amarognola,tipico e dolce.

Si sono cimentate a realizzare un fuori-porta pasqua-le le partecipanti al primo corso di cucito creativocondotto dall’artista autodidatta belga Isabel nellamerceria di Paola Manca a Guspini.Con l’obiettivo di riprodurre e modernizzare l’am-biente accogliente del negozio storico avviato dallanonna Margherita Onidi, la titolare mette a disposi-zione il locale per laboratori artistici e consentire aicittadini del territorio di acquisire tecniche di baseper taglio del cartamodello, assemblaggio pezzi ecuciture a mano o a macchina, ricamo e lavoretti amaglia.

Marisa Putzolu

Guspini

Corso di cucito creativonella Merceria Manca

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15 marzo 2016 27

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Mi chiamo Lucia Floris,sono di Arbus e risiedo nella frazio-ne di S. Antonio di Santadi, presto servizio in una ditta ester-na che fornisce servizi al Poligono e ritengo che le dichiara-zioni del vice sindaco rilasciate ad un quotidiano sardo nonsiano veritiere, ma demagogiche. ln particolare quando siriferisce ai posti di lavoro, ci vorrebbero sicuramente più diuna mano per poter contare quante persone hanno lavorato avario titolo presso la Base contribuendo a maturare e matu-rando la loro pensione che poi consumano presso Arbus epaesi limitrofi. Se poi il Vice Sindaco dichiara che attual-mente la Base non offre posti di lavoro ai residenti nel Co-mune, devo pensare che neanche prende in considerazionel’esistenza della Frazione di S. Antonio di Santadi conside-rato che la sottoscritta ed altre persone vi lavorano con con-tratto a tempo indeterminato e che una Cooperativa alleva-tori sempre di Santadi detiene in affitto i terreni per pascoloe colture. Non credo che il vice Sindaco abbia programmatoin caso di dismissione della Base come far lavorare stabil-mente i suoi concittadini. In un periodo di gravissima crisiin cui versa la Sardegna credo proprio che la perdita anchedi un solo posto di lavoro sia da considerarsi una sconfittaper tutti, una tragedia per chi la subisce per cui ci si dovreb-be impegnare di più per cercare di sviluppare il lavoro e nonper farlo mancare. Forse I’emergente e giovane vice sinda-co non è a conoscenza che spesso i militari sono intervenutinel territorio per soccorsi emergenze e vari aiuti e che gliabitanti del paese di Arbus poco hanno avuto a che fare conle assordanti esercitazioni considerato che gli aerei che arri-vano sul Poligono provengono dal mare e non certo dal Pa-ese.È la prima volta che vengo a conoscenza che il Poligonocrea un tappo di arresto interrompendo la continuità costierafra Arbus ed Oristano. Il Poligono è situato su una piccolapenisola e l’interruzione è data dal mare che separa le dueterre. Il mancato o modesto sviluppo turistico della costa ar-burese non è certo dovuto alla causa che il vice sindaco hadichiarato ma sicuramente alla totale mancanza di servizidato che la costa si trova in uno stato di completo abbando-no totale. Nei 47 bellissimi km. di costa non esiste un bagnopubblico, una doccia , una sosta per camper, le strade sonosconnesse e senza manutenzione da anni.

Attraversiamo una molto complicata e difficile fase di tran- sizione dell’agricoltura europea. Per tentare di ridurre i

rallentamenti in atto da decenni, dovremo muoverci in dire-zione di modelli operativi più efficienti, in grado di coniu-gare al meglio la capacità di produrre per il mercato lequalità richieste a costi compatibili; la possibilità per glioperatori agricoli ed agroindustriali di ricavare redditi di-gnitosi dalle attività svolte; la utilizzazione di tecnologierispettose dell’ambiente, assicurando ai consumatori pro-duzioni di qualità a prezzi abbordabili: si tratta di equazio-ni a più incognite che richiederanno un impegno rilevantedi risorse umane di elevata qualificazione.Occorre sviluppare strategie che consentano di equilibrareinnovazioni tecnico scientifiche, assetti organizzativi e ca-pacità di stare sul mercato in grado di superare dispersio-ne delle attività, individualismo e localismo esasperati, elinee di politica agraria più proiettate sulla conservazione-stagnazione che sulla crescita e lo sviluppo, ove possibili.Di fatto, la globalizzazione, la concorrenza di realtà agri-cole meglio organizzate o che possono produrre a costipiù contenuti e che utilizzano in modo compiuto le inno-vazioni strategiche messe a punto da scienza e tecnica,hanno ridotto le possibilità di continuare a mantenere infase di galleggiamento sistemi produttivi che non hannosaputo o potuto o voluto ristrutturarsi e riorganizzarsi.In Italia ed in Sardegna, nello specifico, vi sono vaste areeagricole abbandonate, dove gli operatori agricoli non rie-scono ad ottenere risultati economici positivi, ma i model-li del passato dovrebbero essere superati dal segmento diagricoltura orientata a competere; l’impresa agricola avan-zata dovrebbe far parte di reti di imprese che programma-no le coltivazioni per il mercato, gestiscono al meglio lepossibilità di innovazione offerte da scienza e tecnica, ga-rantiscono un buon equilibrio tra qualità delle produzioni,costi e prezzi, in alternativa rimane la piccola operativitàlocale, peraltro meritoria, ma che difficilmente potrà crea-

IL POLIGONO DI CAPO FRASCA

CREA POSTI DI LAVORO

Anche per quanto riguarda le vettovaglie il vice sindaco èmale informato e documentarsi prima di asserire sarebbe sta-to sicuramente più saggio. Le vettovaglie non vengono ac-quistate né a Terralba né ad Oristano come sicuramente sabene il vice sindaco ma vengono approvvigionate tramite re-golari gare di appalto, aggiudicate al miglior offerente.ll vice sindaco dovrebbe sapere che il territorio occupato dalPoligono è continuamente bonificato da ditte specializzate eche i materiali di esercitazione vengono regolarmente smalti-ti tramite ditte specializzate e personale dell’Aeronautica, sepoi vuole delle conferme può chiedere alle competenti auto-rità di andare a verificare personalmente i fondali del mare econoscerne così la reale situazione. Gli indennizzi che il Mi-nistero della Difesa versa al Comune di Arbus dovrebbero ingran parte essere utilizzati per il miglioramento di vita degliabitanti della Frazione adiacente al Poligono, che quotidia-namente vive a contatto con il personale che presta servizionella Base.

Lucia Floris

QUANDO LA SCUOLA

NON VUOL COMUNICARENella società della “conoscenza”, la comunicazione è fonda-mentale. Ma le scuole sono sempre più autoreferenziali e in-capaci di rispondere alle precise domande che vengono lorofatte dalla stessa società. Ed è così che nella Scuola Elemen-tare di TUILI il Dirigente Scolastico ha voluto dare un girodi vite contro i genitori che non osservano – con puntualità –l’orario di ingresso dei propri figli a scuola.Atto coraggioso ma necessario e sicuramente apprezzato nonsolo dalle insegnanti ma anche dagli stessi genitori che vo-gliono sempre una scuola migliore per i loro figli, non soltan-to dal punto di vista didattico ma anche dal punto di vistadella funzionalità.Ed è così che, con l’andar del tempo, alcuni genitori (tra iquali lo scrivente) ci siamo accorti che, nelle giornate inver-nali e piovose, il portone della scuola veniva aperto agli alun-ni alle 8.30 in punto, come nelle giornate primaverili, lasciandofuori molti bambini (.... guarda caso quelli più puntuali!!!)sotto la pioggia e il freddo invernale durante l’attesa; sarebbepiù giusto aprire il portone qualche minuto prima ….Idem succede che tanti bambini continuano a lamentarsi comenon sia possibile usufruire dei servizi igienici nelle ore post-

ricreazione; tutti sanno che, durante la ricreazione i bambinicorrono, saltano, mangiano e bevono; sembra del tutto nor-male che dopo qualche ora, a turno, abbiano necessità di usu-fruire dei servizi igienici!!! Sono stati riscontrati alcuni casidi bambini che sono arrivati a casa dopo le ore di lezionecompletamente “bagnati” ....Basta d’altronde un po’ di flessibilità e buon senso …. Ed ècosì che mi sono permesso - con l’appoggio di tanti altri ge-nitori - di segnalare, per iscritto, tali inconvenienti al Diri-gente Scolastico al fine (se possibile) di trovare insieme una(difficile?) soluzione .Dopo trenta giorni, secondo voi il dirigente si è degnato diuna risposta? ….. bravi, avete indovinato.È vero che il mestiere del dirigente scolastico non è del tuttosemplice, in quanto, oltreché rapportarsi con i propri inse-gnanti e con gli alunni, deve avere a che fare anche con igenitori che a differenza dei primi e dei secondi non hannotimori reverenziali e chiedono soprattutto dialogo e rispetto.Poiché non esiste una tipologia di genitore chiara ed esporta-bile, non può neppure esistere una relazione-tipo da tenerecon i genitori; l’atteggiamento è però fondamentale: è neces-sario non essere né troppo accomodanti, né spicci ma neppu-re liquidatori. Dopotutto i genitori affidano alla scuola il lorobene maggiore: sia che lo si valuti in senso affettivo, sia chelo si valuti come un “investimento”; il figlio è, per tutti, ilprimo obiettivo della propria vita.In fondo, i genitori chiedono poco e come nel caso della scuolaelementare di Tuili, chiedevano solo una risposta (bastavaun semplice “NO”), un segno di rispetto reciproco e un se-gno di collaborazione.Dispiace che alle proposte di possibile coinvolgimento civi-le delle famiglie (accanto ai docenti), in iniziative che avreb-bero accresciuto comunemente la forza dell’unità nel per-corso scolastico e la consapevolezza delle giuste ragioni del-la stessa, sia stata preferita una forma di chiusura quasi cor-porativa e non dialogante da parte del Direttore Scolastico. Èstata purtroppo prescelta la strada dell’interruzione del dia-logo che dovrebbe essere l’elemento principale di una scuo-la moderna.Il Dirigente scolastico rappresenta la pubblica istituzione chedeve anche (e soprattutto) dare risposte a chi “gli paga lostipendio” nell’interesse della scuola e della collettività, sen-za proteggere alcuno o danneggiare qualcun altro: rispostenegative o positive, giuste o sbagliate, discutibili o indiscuti-bili ma pur sempre …. RISPOSTE.

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re possibilità di sostanzioso sviluppo.L’indice di invecchiamento degli addetti ai lavori nel set-tore primario è un ulteriore segnale delle difficoltà che ca-ratterizzano una grande parte della nostra agricoltura, chenon potranno essere superate, almeno in parte, con lineeproduttive elitarie e di alta qualificazione che possono avereuno spazio mercantile limitato. Vorrei rammentare che inItalia ed in Sardegna non siamo riusciti ad organizzare leOrganizzazioni Interprofessionali, che in altri paesi del-l’Unione gestiscono con successo i sistemi agricoli e dispecifici territori.L’innovazione genetica avanzata (O G M e successive evo-luzioni) bloccata in Italia e rallentata in altri paesi europei,secondo il parere di una parte importante del mondo scien-tifico, tecnico ed operativo, avrebbe potuto concorrere allaevoluzione dei modelli di coltivazioni, al contenimento deicosti ed alla riduzione della utilizzazione della chimica inagricoltura. Su questo tema vi è una novità positiva, infattiil Ministero delle risorse agricole ed alimentari ha decisodi finanziare un programma di ricerca biotecnologica avan-zata (DNA editing, cisgenetica) in diversi comparti agri-coli di produzioni vegetali: si tratta di un segnale positivo,che può concorrere a far fronte alla necessità di innova-zione del settore primario.Anche in questo specifico segmento di attività, la rappre-sentanza della vivaistica viticola europea, Comitato Inter-

nazionale dei vivaisti viticoli- CIP, che ho avuto il l’onoredi presiedere, nei primi anni 2000 si era espresso a favoredella possibilità di commercializzare le barbatelle OGMdi vite, una volta superati i controlli previsti, come il buonsenso suggeriva.Occorre sottolineare che negli ultimi decenni, in agricol-tura e nell’agroalimentare, dopo un lungo periodo di cre-scente utilizzo dei mezzi tecnici, concimi, antiparassitari,diserbanti etc, è prevalso un orientamento, particolarmen-te mirato alla qualificazione delle produzioni, alla sosteni-bilità ambientale, alla riduzione dell’utilizzo dei mezzi tec-nici. Tali iniziative talvolta hanno messo in secondo pianole necessità di equilibrare i nuovi modelli di coltivazionecon la sostenibilità economica degli stessi, indispensabileal buon esito delle attività.In conclusione possiamo considerare che la sommatoriadei vantaggi derivati da organizzazioni produttive più effi-caci e adeguatamente raccordate con il mercato, dalla ulte-riore evoluzione dei modelli di coltivazione e dei processiproduttivi, da una più incisiva utilizzazione delle innova-zioni più performanti, da una burocrazia più “soave”, dapolitiche e da sostegni specificamente mirati alla riorga-nizzazione ed alla modernizzazione delle filiere , potreb-bero concorrere alla costruzione di attività più competiti-ve.Gli agricoltori ed i produttori di alimenti, per parte loro,potrebbero lavorare per ridurre le incrostazioni e le vischio-sità dei sistemi in essere che ostacolano le possibilità e lepotenzialità di competere. Le parole d’ordine utili per con-seguire gli obiettivi dovrebbero essere: innovare con giu-dizio per poter difendere le posizioni e crescere se possibi-le.

Salvatore Spada Agronomo

Past Presidente C.I.P.

Comitato Internazionale

Vivaisti Viticoli

ANNOTAZIONI SULLA TRANSAZIONE AGRICOLA

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15 marzo 201628

Sport

Il derby con Villacidro vinto dagli allievi della Villacidrese.Il risultato non lascia nessuno spazio all’immaginazione. Èstato giocato con grande agonismo il tanto atteso derby delgirone di ritorno perché tutti i ragazzi sono in stretta amiciziatra loro. Il primo tempo si conclude sotto di un gol per laVillacidrese, ma la mentalità cambia nel secondo tempo: i

ragazzi di Mister Sabiu cambiano la totale veduta della gara,considerata anche l’inferiorità numerica del Villacidro.Luca Muscas mette a segno il gol del pareggio seguito daaltri gol di fila sino a collezionare un poker. Villacidrese an-cora in rete prima con Federico Muscas e Enrico Cabua edinfine Nicola Aru ,con l’incarico di capitano per quasi tutto

il secondo tempo, è stato bravo a chiudere la gara realizzandoil gol del sette a uno. Una serata comunque ricca di sportivitàcon diverse situazione che meritano essere segnalate: “Gliavversari apprezzabili - spiega il direttore sportivo Luca Vac-cargiu - e che gli rende sicuramente onore, la voglia di gio-care nonostante l’inferiorità numerica fin dal primo minuto,in più un’ottima cornice con pubblico numeroso, molto cor-retto e ben organizzato. Alla fine il solito e ricco rinfresco abase di frittelle con la partecipazione di tutti i ragazzi.Intanto un altro bel successo per la categoria Allievi che han-no vinto di misura la sfida con la formazione Othoca Capuc-cini. Un primo tempo sotto di un gol non lascia demordere iragazzi che riprendono subito in mano la gara pareggiandocon Enrico Cabua. Diverse grandi occasioni non hanno tro-vato la conclusione ma finalmente il bomber Luca Muscasinsacca la rete del vantaggio che chiude la gara con un’altrameritata vittoria.Da segnalare l’evidente compattezza del gruppo numerosograzie alle ormai consuete disponibilità, che tra l’altro in oc-casione di questa gara, pur di non rinunciare alla sfilata dicarnevale, alcuni ragazzi hanno prima disputato la gara e dopola doccia hanno indossato l’abbigliamento carnevalesco di-rettamente negli spogliatoi per poi proseguire con i festeg-giamenti in maschera.

Gian Luigi Pittau

Successo anche con Othoca Capuccini per 2 a 1

Anacleto Cabua e Antonello Ollargiu

Una nuova realtà sportivasi affaccia a Tuili: lo scor-so ottobre è nata la scuoladi pallavolo su iniziativadell’A.S.D. Tuili che pren-de ispirazione dalla oramaiaffermata Scuola CalcioTuili.Dopo pochi mesi di attivitàla squadra conta già quindi-ci atlete iscritte con la pre-senza di due bambini. Lostaff tecnico è gestito dal-l’esperto Giannetto Monti-sci (coadiuvato dalle duecollaboratrici Federica Pod-da e Cristina Mura) allena-tore con un passato ricco disuccessi fra gli adulti, macon grossa esperienza anchecon gli atleti più piccoli.L’ideatore e dirigente re-sponsabile della squadra èValentino Pitzalis che, dopoquesti primi mesi di attivi-tà, può già dire di aver vintola sua prima scommessa cheè quella di aver costituitouna squadra con dei buoninumeri di partecipanti: perora infatti vi sono due cate-gorie di atlete (dai 6 agli 8anni e dai 9 ai 12 anni), masi sta programmando per ilfuturo anche una categoriaunder 14. Rimane ora dacompletare l’opera, un per-corso che presumibilmenterichiederà tempo e passione:amalgamare ulteriormenteun gruppo che ha comeobiettivo principale quellodi far crescere e maturare gliatleti più piccoli.«Siamo molto soddisfatti -sottolinea Pitzalis - per que-sti primi mesi di attività con

gli allenamenti che si svol-gono, assiduamente, pressola palestra comunale di Tui-li nelle giornate di mercole-dì e sabato. Il nostro obiet-tivo è ovviamente crescerecome società; per farlo ab-biamo deciso di puntare suun allenatore che può van-tare una buona esperienzanel mondo del volley. È no-stra premura, infatti, chechiunque decida di iscriver-si nella nostra società possatrovare, oltre che un am-biente sicuro dove potersiallenare, anche uno staff tec-nico di prim’ordine: sul-l’esperienza della scuolacalcio abbiamo mantenutole iscrizioni con quote mol-

to basse e accessibili a tutti.Con questi ingredienti vo-gliamo stimolare la passio-ne per questo bellissimosport e insegnare i primi ru-dimenti del gioco nel segnodel fair play e del rispettodell’avversario.Vorremmo quindi aiutare igiovani e soprattutto le ra-gazze e le bambine ad avvi-cinarsi sempre di più almondo della pallavolo fa-cendo in modo che lo sportdiventi occasione di incon-tro, di confronto, di dialogoe di amicizia fra i ragazzi ele ragazze della stessa età nelsegno del rispetto di sé edegli altri».

Simone Muscas

Grande entusiasmoper la nuova scuola

di pallavoloLa storica scuola di arti marziali ‘Dojo Sen No Sen’ di San Gavino del maestro AntonelloCorona, nella sua nuova struttura ampliata, ha incoronato due nuove cinture nere di Ju-Jitsu.Dalla filosofia e dalla tecnica di questa arte derivano Judo, Aikido, il Kendo e il Karate. Lasevera commissione d’esame, composta dallo stesso Antonello Corona e dal maestro AngeloSanna, ha giudicato la bravura dei neo ‘primo-dan’. Da Serramanna, classe 85 e già cinturanera di Karate, l’atleta Mauro Cannas e da San Gavino Giorgio Serra, classe 69 ex pugile egià in possesso di cintura marrone di Judo. «Credo non esista un’età giusta per raggiungereuna tappa – afferma Giorgio Serra – Con dedizione mi sono preparato e, con i miei compagnidi dojo, ho perfezionato il mio lavoro». «Sono contento del traguardo simbolico della cintu-ra – dice Cannas – ma sarò più felice se ad ottant’anni praticherò ancora lo dojo».

Saimen Piroddi

Si terrà il prossimo 12 e 13 marzo, nel Park Cross Villamar, un corso con “l’University ofMotocross” di Claudio Federici, un ex pilota motociclistico italiano che ha corso nel Campio-nato del Mondo di Motocross per dodici anni vincendo ben sette gran premi.La pista villamarese, in questa full immersion di due giorni, sarà luogo a chiunque fosseinteressato per poter effettuare uno stage che insegnerà diverse tecniche del motocross: sipartirà dall’impostazione di guida dei motocicli nei circuiti sterrati, per poi passare per latecnica a settori sino all’insegnamento del salto. Uno staff composto da professionisti seguirài partecipanti. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi al numero 388 9239514.(s.m.)

Due nuove cinture nere di Ju-Jitsu

Villamar

Park Cross: stage di motocross

TuiliSerramanna - San Gavino

Mauro Cannas Giorgio Serra

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15 marzo 2016 29

Arbus Piazza Mercato.................................sabato 2 aprile

Furtei Piazza Municipio.......................domenica 23 aprile

Gonnosfanadiga Via Mameli 1.................sabato 26 marzo

Guspini Via Don Minzoni 107....................sabato 19 marzo

Samassi Piazza Italia.............................domenica 20 marzo

Sanluri Piazza Porta Nuova.......................sabato 12 marzo

San Gavino Ospedale ................martedì - giovedì - sabato

Sardara Via Oristano..............................sabato 28 maggio

Serramanna Poliamb. C.so Europa......domenica 13 marzo

Serrenti Via A. Gramsci............................sabato 19 marzo

Siddi- Pauli Arbarei Piazza Europa... ....sabato 5 marzo

Tuili Locali ex scuola media.....................sabato 11 giugno

Villacidro Via Guido Rossa ..................domenica 6 marzo

Villamar Via Roma 207.................................sabato 9 aprile

Villanovafranca Piazza Martiri................sabato 12 marzo

D ov e D ov e D ov e D ov e D ov e e qu ando e qu ando e qu ando e qu ando e qu ando d on a r ed on a r ed on a r ed on a r ed on a r edalle ore 8.00 alle 12.00

PABILLONIS 2 MARZO 2016

SERRAMANNA

Che l’Istituto dei Padri Sco-lopi abbia avuto una solida eantica tradizione sportiva ècosa risaputa. Oggi vogliamoriproporre all’attenzione deinostri lettori una testimonian-za di ciò che fu una delle tan-te esperienze maturate nelcontesto delle Scuole Piesanluresi. Si tratta della Squa-dra Sportiva “Pallavolo Ca-lasanzio”, costituita e allena-ta dall’allora insegnante diEducazione Fisica AndreaGarau e militante durantel’anno scolastico 1984-1985nel campionato FIPAV di 1°divisione.Quella calasanziana è stata latappa di una crescita comin-ciata qualche anno prima. LaPallavolo SANLURI nasceesattamente negli anni 1981/82 e partecipa il primo annoal campionato “ANSPI” conle finali nazionali a MisanoAdriatico. Si giocava al-l’aperto in un campo prepa-rato da atleti e allenatori, inquello che allora era una sor-ta di spazio ginnico polifun-

Sanluri

Pallavolo Calasanzio:Un glorioso passato sportivo

zionale. Sitrovava die-tro il fabbri-cato scola-stico. Era inasfalto mamolto ver-satile perquanto ri-guarda lepotenzialitàdi impiego.A n c o r aoggi dopola riedificazione si può rico-noscere una porzione intatta,preziosa per i nostalgicicome un reperto archeologi-co. Da allora la società, oggiPALLAVOLO SANLURI,costantemente affiliata allaFederazione Italiana Pallavo-lo, ancora partecipa ai cam-pionati FIPAV con la SDM,SDF, 1°divisione, under 16,under 12 femminile e mini-volley maschile e femminile.Nonostante le difficoltà esi-stenti - ormai da tre anni lasquadra gioca le partite incasa lontano da Sanluri a cau-

sa della chiusura per ristrut-turazione della palestra del-l’Istituto Tecnico - l’asso-ciazione sportiva del setto-re pallavolo oggi intendeproseguire questa tradizio-ne e partecipare ai campio-nati regionali con la passio-ne e l’impegno che semprecontraddistingue i dirigen-ti, allenatore e atleti, tuttieredi virtuali di una nobileesperienza maturata perqualche tempo nella coortedel secondo castello diSanluri.

Giovanni Contu

Franco Cossu

ha compiuto

50 anni

per i suoi bellissimi 41 anni.

Con stima le ragazze e i ragazzi

della seconda G del Marconi-Lussu.

I migliori auguri anche da tutti

i collaboratori della Gazzetta.

Auguroni al nostro prof.

Giovanni ContuGiovanni ContuGiovanni ContuGiovanni ContuGiovanni Contu

Tantissimi Auguri

da Mondina, Flavio, Melania,mamma, suocera, amici

e parenti tutti.

di buon compleanno

Caro papà, oggi è un giorno piùspeciale degli altri, perché sono50, ma quando giochiamo insie-me torni bambino come noi.

È nata nel 2000 e da oltre 15 anni la “Com-pagnia d’Armi Medioevali” di Sanluri sioccupa della ricostruzione storica da am-bientarsi nel periodo tardo giudicale dellaSardegna. Un lungo lavoro di ricerca cheha dato i suoi frutti grazie all’impegno deisuoi 40 soci, come ricorda il presidenteMario Piscedda nel sito istituzionale del-l’associazione: «La prima fase ci ha vistiimpegnati nella ricerca storica svoltasi congrande difficoltà perché le fonti scritte e so-prattutto quelle iconografiche medioevali pre-senti in Sardegna sono decisamente scarse;d’altro canto, non volevamo prescindere daun certo rigore nel lavoro di ricostruzione. Ciè stato di grande aiuto l’Istituto per i “Rap-porti Italo-Iberici” del C.N.R. di Cagliari, che,venuto a conoscenza del nostro intento, ci hadato molti utili consigli e ci ha messo a dispo-sizione molti dei testi di cui dispone fra cui lepubblicazioni dei loro studi. Abbiamo inizia-to con la ricostruzione di un gruppo di arcierie uno di fanti, successivamente siamo passatiai costumi civili».MOSTRE E LABORATORI L’attività è ini-ziata partecipando a sfilate: «Ben presto - ag-giunge il presidente - ci siamo ritrovati quasitrascinati a collaborare nell’allestimento dimostre, organizzazione di convegni, attivitàdidattiche e allestimento di botteghe per la fab-bricazione di armi. Ci occupiamo infatti diricostruire noi stessi archi, cotte in maglia diferro, elmi, spade e armi in asta, attività chemostriamo al pubblico utilizzando attrezzi ri-costruiti fedelmente e allestendo una oppor-tuna ambientazione. I bambini trovano il lorospazio esibendosi in attività tipicamente in-

La Compagniad’Armi Medioevalidi Sanluriprotagonistain Ogliastra

fantili e nell’utilizzo della ricostruzione ditamburi medievali sardi. Oltre a questo sia-mo riusciti ad attivare alcune sarte perché sicalassero nella mentalità medioevale e die-tro nostre indicazioni effettuassero delle ri-costruzioni degli abiti decisamente vicineagli originali presenti sui dipinti che abbia-mo modo di osservare».DA SANLURI ALL’OGLIASTRA. Feli-cissima della partecipazione della Compa-gnia d’Armi Medioevali di Sanluri alla ma-nifestazione “Pane, olio e culurgioni” l’as-sessore alla cultura, istruzione e spettacolodi Ilbono Agnese Stochino: «Possiamo trac-ciare un bilancio più che positivo della ma-nifestazione. La nostra amministrazione haaccolto la proposta della Pro Loco di Ilbo-no che ha curato il gemellaggio con Sanluried ha permesso di concretizzare ben 16 la-boratori artigiani tutti molto apprezzati apartire da quello del pane che è stato offertoin degustazione insieme a molti altri pro-dotti a km zero. La manifestazione non hapesato sulle casse del bilancio regionale:abbiamo ottenuto un finanziamento regio-nale all’interno di un’azione legata al rifa-cimento del corso».

Gian Luigi Pittau

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15 marzo 201630

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Quando chi amiamo lascia questa vita,

ed il tempo che passa

non colma il vuoto che ci resta nel cuore,

affrontiamo il cammino che ancora resta da fare

tenendo per mano i ricordi dei momenti felici insieme

e sorridendo ai bei giorni che ancora devono venire.

Francesca Murgia

Don Antonio Onnis, noto ai più come Don Nino, ci ha lascia-ti poco tempo fa ed è più che doveroso ripercorrere la suavita per non dimenticare l’esempio che è stato per tutti noi.Don Nino nacque a Samassi nel 1932, fu ordinato sacerdo-te il 4 agosto del 1957 e fino al 1959 è stato vice parroco diSan Giorgio martire a Sestu (Ca), poi, fino alla fine del 1974fu direttore spirituale del seminario diocesano di Cagliari.È nel gennaio del 1975 che raggiunge come fidei donum ilBrasile, e lì si dedica con amore alla parrocchia di San Se-bastiao a Bacurî nel Maranhao, nord est del Brasile, fino al1991, rivelandosi il parroco della diocesi di Cagliari conl’esperienza missionaria più lunga.È venuto a mancare nella notte fra il 16 e il 17 febbraio inseguito ad una dolorosa malattia. Della missione don Anto-nio aveva fatto la sua ragione di vita, prima come fidei do-num, poi come direttore del Centro Missionario Diocesanodi Cagliari. Dopo i suoi sedici anni in Brasile, ha continua-to le sue opere missionarie in giro per il mondo e ha poiprestato servizio come parroco a Sanluri Stato per una quin-dicina d’anni, la malattia non lo ha piegato e fino alla fineha continuato la sua missione nel prestare aiuti ai più biso-gnosi, a tutti quelli che necessitavano di consigli e aiuti eco-nomici intorno a lui.Un uomo semplice che le comunità samassese e sanluresericordano con affetto e trasporto. Quando rientrava dai suoiviaggi in giro per il mondo non mancava di venire a trovarenoi bambini, a messa, e ci regalava tante pillole di saggez-za, ma, soprattutto, ricordo con emozione quando ci mo-strava gli oggetti in legno che ci portava da parte dei bam-bini del Terzo Mondo: bambini poveri che pensavano a noi,nati e cresciuti nel benessere, don Onnis ci diceva con ungrande sorriso che quelle figure intagliate nel legno le ave-vano realizzate come doni per i suoi amici sardi. Piangevaquando veniva a conoscenza degli episodi spiacevoli chestanno caratterizzando la Chiesa negli ultimi tempi, stavamale a sentir parlare di pedofilia e delle ricchezze che preti,vescovi e personaggi di spicco del Pontificato hanno accu-mulato vessando i fedeli.Lui ha portato gli insegnamenti di Dio ovunque, li ha messiin pratica, ha vissuto in povertà e con umiltà fino alla fine enon ha mai vissuto fra gli agi, nonostante avesse potutofarlo, perché il compito fondamentale del missionario perlui era quello di dedicarsi appieno agli altri, a chi avevabisogno di una guida, di consigli e di aiuti concreti. Ha fi-nanziato l’istruzione di tanti giovani in Brasile e non si èmai tirato indietro nell’aiutare nessuno dall’Africa, all’Ame-rica Latina e alla sua patria.Con una freddezza invidiabile, una volta appreso del suomale, ha programmato le sue ultime volontà in solitudine,non ha lasciato che lo si accudisse ma ha provveduto a luistesso fino alla fine avendo come solo pensiero quello difare del bene agli altri, anche dopo la sua morte. Tutti i suoiaveri andranno, infatti, come da lui voluto, ai poveri delTerzo Mondo, ai suoi cari figliocci, ai piccoli che ha cre-sciuto a Bacurî, dove ha contribuito a portare l’irrigazione,costruire la parrocchia e occuparsi dell’istruzione della co-munità. Ha chiesto di essere sepolto con funzione sempli-ce, come lui è stato semplice in vita.Un prete come pochi di questi tempi, che ha dedicato la suaintera esistenza al soccorso di chi aveva più bisogno e chenon si è mai fatto tentare dai beni materiali, ma in possessodi tanto lo ha donato agli altri insegnando che l’umiltà el’altruismo sono due delle virtù più ricche di cui un indivi-duo possa beneficiare.Ciao Don Nino, non ci dimenticheremo mai dei tuoi inse-gnamenti, ci hai resi delle persone migliori con ciò che cihai tramandato.

Carola Onnis

Don Antonio Onnis,

il prete missionario

Marcello

Pisu

È passato un anno da quando ci hai lasciati, dopo una vitadedita al sacrificio e all’amore per la tua famiglia. Sei statoun marito attento e premuroso, un padre esemplare e gene-roso, un nonno tenero e affettuoso, e anche un dirigente spor-tivo competente e apprezzato. Il tuo ricordo resterà indelebi-le per sempre. Grazie di tutto Marcello.

Con amore, la tua famiglia

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15 marzo 201632

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