Per il buon governo delle città

112
NUMERO APRILE 2012 8 Per il buon governo delle città contributi di Marc Augè • Lorenzo Bellicini • Gianluca Bocchi • Franco Cardini • Sergio Chiamparino Alessandro Coppola • Paolo Corsini • Fabrizio Di Mascio • Andrea Emiliani • Paolo Fontanelli • Maria Grazia Guida Maria Fortuna Incostante • Anna Lazzarini • Massimo Livi Bacci • Gianfranco Marrone • Roberto Morassut Paolo Perulli • Walter Tocci • Jean-Léonard Touadi • Davide Zoggia

description

contributi di Marc Augè • Lorenzo Bellicini • Gianluca Bocchi • Franco Cardini • Sergio Chiamparino Alessandro Coppola • Paolo Corsini • Fabrizio Di Mascio • Andrea Emiliani • Paolo Fontanelli • Maria Grazia Guida Maria Fortuna Incostante • Anna Lazzarini • Massimo Livi Bacci • Gianfranco Marrone • Roberto Morassut Paolo Perulli • Walter Tocci • Jean-Léonard Touadi • Davide Zoggia

Transcript of Per il buon governo delle città

Page 1: Per il buon governo delle città

NUMERO APRILE 20128

Per il buon governo delle città

contributi di Marc Augè • Lorenzo Bellicini • Gianluca Bocchi • Franco Cardini • Sergio ChiamparinoAlessandro Coppola • Paolo Corsini • Fabrizio Di Mascio • Andrea Emiliani • Paolo Fontanelli • Maria Grazia Guida

Maria Fortuna Incostante • Anna Lazzarini • Massimo Livi Bacci • Gianfranco Marrone • Roberto MorassutPaolo Perulli • Walter Tocci • Jean-Léonard Touadi • Davide Zoggia

Page 2: Per il buon governo delle città
Page 3: Per il buon governo delle città

3

Stefano Di TragliaDirettore responsabile

Franco MonacoDirettore editoriale

Alfredo D’AttorreCoordinatore del Comitato editoriale

Valentina SantarelliSegretaria di redazione

COMITATO EDITORIALE

Massimo AdinolfiMauro CerutiPaolo CorsiniStefano FassinaChiara GeloniClaudio GiuntaMiguel GotorRoberto GualtieriMarcella MarcelliEugenio MazzarellaAnna Maria ParenteFrancesco RussoWalter TocciGiorgio Tonini

SITO INTERNETwww.tamtamdemocratico.it

[email protected]

Tam Tam Democraticospazio di approfondimentodel Partito Democratico

Proprietario ed editore Partito DemocraticoSede Legale - Direzione e RedazioneVIa Sant’Andrea delle Fratte n. 16, 00187 RomaTel. 06/695321Direttore Responsabile Stefano Di TragliaRegistrazione Tribunale di Roma n.270del 20/09/2011I testi e i contenuti sono tutelati da una licenza CreativeCommons 2.5 CC BY-NC-ND 2.5 Attribuzione - Noncommerciale - Non opere derivate

COMUNICAZIONEprogetto grafico/sito internetdol - www.dol.it

5 Pensare la cittàPaolo Corsini

13 Crisi e futurodel riformismo urbanoWalter Tocci

19 Lo spazio urbanoattraverso i secoliFranco Cardini

26 Metamorfosi della cittàcontemporaneaAnna Lazzarini

31 Urbanizzazione emobilitàMassimo Livi Bacci

35 Etnos e urbs, la tramadel dialogoJuan Luise Touadì

41 Le nuove politichedelle città, uno stranocontratto comunitarioPaolo Perulli

45 La casa nell'era del debitoe della crisi finanziariaLorenzo Bellicini

49 Le autonomie localie la UeFabrizio Di Mascio

54 Città e museoAndrea Emiliani

58 Città d’arte. Il caso pisanoPaolo Fontanelli

63 Fare politica in città,dopo la sezioneAlessandro Coppola

68 Il governo urbano: i casidi Roma, Torino, Milano,Bologna, Napoli, PalermoDavide Zoggia

73 Roma, il governo urbanodopo gli anni novantaRoberto Morassut

79 Torino tra crisi emetamorfosiSergio Chiamparino

84 Milano, dilatare lacittadinanzaMaria Grazia Guida

88 Come fare Grande NapoliMaria Fortuna Incostante

93 Palermo tra locale e globaleGianfranco Marrone

99 La rinascita di Berlino,una città tra due secoliGianluca Bocchi

105 La città ideale tra luoghie non luoghida Marc Augè, Futuro, Bollati Boringhieri, in uscita

DOCUMENTI

SOMMARIO

FOCUS

Page 4: Per il buon governo delle città
Page 5: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

5

Alle origini della civiltà occidentale un mitopresiede all’idea di città, della polis, dunquedella politica che, a sua volta, rimanda apolemos, la guerra.

Una polarità, quella polis-polemos, da non perdere di vista, alfine di sottrarre polis ad una lettura irenica, edulcorata,sottratta a tensioni, a contrasti, sino al conflitto. Già GiovanBattista Vico, in modo forse eterodosso, coglieva questaambiguità, la fatica per il governo equo della città e la“guerra” per il potere di governo della polis.

Ma torniamo pure a città-polis. Qui vale la narrazione diPlatone nel Protagora. I Titani Epimeteo (“colui che vededopo”) e Prometeo (“colui che vede prima”) sono incaricatidi distribuire a ciascuna stirpe mortale le “facoltà naturali”che consentono la sopravvivenza associata. Il primo, con unainversione di ruolo rispetto al proprio etimo, provvede alladistribuzione, il secondo ne controllerà il risultato.

Purtroppo Epimeteo esaurisce la riserva dei donidisponibili, elargendoli agli “esseri privi di ragione”,lasciando così l’uomo “nudo, scalzo, privo di giaciglio e diarmi”. Per rimediare a Prometeo non resta che un gestosacrilego: il furto ad Efesto ed Atena del fuoco e delsapere tecnico da portare agli uomini. Essi, però, purvenuti in possesso della perizia tecnica, restano sprovvistidell’ “arte politica” senza la quale vivono dispersi, “allamercè delle fiere”.

È necessario, dunque, l’intervento di Zeus, che, timorosoper la loro sopravvivenza, invia Ermes con due doni divini: ilrispetto dell’altro (aidos) e il senso della giustizia (diche). I

Pensarela città Paolo Corsiniè deputato del Partito Democratico, già sindaco di Brescia

1

Page 6: Per il buon governo delle città

FOCUS

vincoli di legamento e di obbligazione insiti nei doni di Zeusconsentiranno, dunque, di instaurare quell’ordine (kosmos)che è a fondamento della città .

La costituzione della polis, peraltro, rappresenta lapremessa per lo sviluppo dell’arte politica, quella disciplina,fatta di sapere e di pratica, superiore alla tecnica per il tramitedella quale l’uomo “inventò [sì] abitazioni, vesti, calzari, lettie trasse gli alimenti dalla terra”, ma non fu in grado diassicurare la convivenza associata della polis che qui assurgepertanto a cominciamento, principio di civilizzazione.

La città, suggerisce Platone, necessita pertanto di unavirtù: il pudore, vale a dire il rispetto dell’altro, il sentimentodella prossimità, nonché il senso della giustizia da intendersicome condizione di ordine, di armonia, di possibilità cheaccada ciò che deve eticamente accadere.

L’idea della città come struttura ordinata, retta su unfondamento di organizzazione, dunque governabileattraverso la legge, si conserva e si amplia successivamentepresso il mondo romano. Sdoppiandosi. Qui, infatti, la cittànon è solo urbs, configurazione urbana, forma urbis, strutturaurbanistica in perenne evoluzione su di un territorio, maanche e soprattutto civitas, cittadinanza.

Non solo, dunque, agglomerato urbano, ma cittadinicostituiti in una totalità, partecipi, pur nei limiti dello jusromano, della sfera del diritto, cittadini che convivono noncome moltitudine dispersa in ragione di un insediamento e diuna presenza, ma in base allo “stare insieme e vicino” cheevoca socievolezza, comunità, appartenenza.

Uno slargamento della raffigurazione originaria destinatoad ampliarsi sino alla pienezza del moderno. Come haosservato Paolo Perulli polis e mercato, ambiente umano erete tecnica, società locale e nodo globale, centro e confine,urbs e orbis: fino dalle sue origini la città ha sempre mantenutoquesto significato duplice, ambivalente, in grado di esprimereal tempo stesso la nostra radice e la nostra mobilità, il nostrostare e il nostro andare oltre.

Sino alla metropoli contemporanea, alle forme inediteassunte sullo scorcio del ‘900, sino alla città-regione, allacittà-arcipelago, alla città-rete, alla città-globale allorquando –questo l’approdo di uno sviluppo storico – la città“socialdemocratica”, fordista, viene rimodellata, vivendoprocessi di progressiva verticalizzazione e diventandoepicentro di trasformazioni dovute, da un lato, allaconcentrazione delle funzioni più avanzate del capitalismo e

6

La costituzione dellapolis rappresenta la

premessa per losviluppo dell’arte

politica, quelladisciplina, fatta disapere e di pratica,

superiore alla tecnicaper il tramite della

quale l’uomo“inventò [sì]

abitazioni, vesti,calzari, letti e trasse

gli alimenti dallaterra”, ma non fu in

grado di assicurarela convivenza

associata della polische qui assurge

pertanto acominciamento,

principio dicivilizzazione

Per il buon governo delle città

Page 7: Per il buon governo delle città

FOCUS

del mercato, dall’altro a precipitosi flussi di popolazione, aprofonde redistribuzioni del reddito, a modificazionipersino radicali dei diversi fattori di integrazione culturale esociale.

Sino ad una trasformazione del volto urbano che – così lodescrive Steven Flusty, un critico americano dell’urbanisticacontemporanea – finisce con l’annoverare “spazi viscidi eirraggiungibili”, “spazi scabrosi e nervosi” che alludono apreclusione e disintegrazione.

Quasi il farsi concreto delle “visioni” di Italo Calvino,quando, a proposito della città di Moriana, annota che “dauna parte all’altra la città sembra continui in prospettiva,moltiplicando il suo repertorio di immagini: invece non haspessore, consiste solo in un diritto e in un rovescio, comeun foglio di carta, con una figura di qua ed una figura di làche non possono staccarsi né guardarsi”.

La città come coordinata spaziale in cui la vitadi ciascuno è immersa, in cui tutti gli eventicoinvolgevano la cittadinanza in un unicovissuto e si svolgevano nell’ambito dello stessoperimetro urbano, non esiste più.

Già Lewis Mumford, il classico storico della città,avvertiva come essa si potesse configurare soprattutto qualeinsieme di nodi di una rete di rapporti, “luogo in cuil’esperienza umana si trasforma in segni validi”.

In stagioni in cui lo Stato nazionale è entrato in crisisottoposto, da un lato, a pressanti richieste di cessionisovranitarie nei confronti di istituzioni sovranazionali ed èinvestito, dall’altro, da un oneroso sovraccarico di istanzeterritoriali e locali nel segno del decentramento e delfederalismo, la città amplia la propria sfera conl’internazionalizzazione degli scambi economici, con losviluppo della comunicazione, con l’affermarsi di unadimensione in cui i diversi fenomeni diventano sempre piùinseparabili, interconnessi.

E pur tuttavia la città resta l’ambito in cui rimangonoinsediate e sono fruibili le fondamentali funzioni del vivereassociato – dell’amministrazione, del servizio sanitario eassistenziale, dello scambio, della giustizia, del culto, dellasociabilità nei luoghi di incontro e di cultura, del tempo dellavoro e del tempo libero, della memoria – fulcri e fori di unavita urbana che si deve altresì misurare con i molteplici “non

7

Non soloagglomerato urbano,ma cittadinicostituiti in unatotalità, partecipi,pur nei limiti dellojus romano, dellasfera del diritto,cittadini checonvivono non comemoltitudine dispersain ragione di uninsediamento e diuna presenza, ma inbase allo “stareinsieme e vicino” cheevoca socievolezza,comunità,appartenenza

Per il buon governo delle città

2

Page 8: Per il buon governo delle città

FOCUS

luoghi” – così li definisce Marc Augé – della modernità, dalcentro commerciale, all’aeroporto, dalla multisalacinematografica alle stazioni della metropolitana.

Una città in cui si abita ed in cui l’abitare all’incrocio di unsistema di relazioni multiple costituisce – come sostenevaMartin Heidegger – un “tratto fondamentale dell’essere (Sein)”.

“Forse – scriveva il filosofo tedesco - cercando di rifletteresull’abitare ed il costruire, mettiamo un po’ meglio in lucecome il costruire faccia parte dell’abitare e come riceva daesso il suo essere (Wesen)”.

Da qui la necessità, per lui ineludibile, di considerarequesta dimensione “fra le cose che meritano che ci siinterroghi a loro proposito e che restino nel novero di quelleche meritano vi si pensi”. Vivere la città significa, infatti,situarsi nel “punto di massima concentrazione dell’energia edella cultura di una comunità”. Nel nostro Paese, l’Italia dellecento città, la tradizione storica documenta in effetti unpeculiare e permanente carattere urbano.

Da Cattaneo a Theodor Schneider – lo storico tedesco cheha dedicato pagine illuminanti alla traiettoria delle nostre città– comune è il riscontro di una centralità oggi in crisi, crisicome valico, passaggio, transizione il cui polo dialettico è ilterritorio, l’area vasta, una geografia virtuale senza limiti efrontiere. Prevalentemente di origine urbana sono state lanostra cultura, l’organizzazione economico-produttiva efinanziaria, nonché gli assetti istituzionali, lo stessosedimentarsi delle esperienze civili proprie di un civismo pre-politico.

Riferito alla struttura urbana è pure il modello ideale,l’immaginario a lungo inseguito e coltivato nella elaborazioneletteraria, filosofica, iconografica – valga l’esemplareraffigurazione del “buon governo” del 1357, dovuta adAmbrogio Lorenzetti nella sala dei Nove del palazzomunicipale di Siena – della forma più avanzata sviluppata,progredita di convivenza.

Urbano è pure il percorso di formazione delle correntiideali e politiche, dalle ideologie rinascimentali, a quelleilluministiche, a quelle risorgimentali fino alla nascita dellanostra coscienza nazionale. Urbano è stato l’habitat dellosviluppo industriale, urbano, ancora, il modellopreponderante di scambio culturale e di relazioni pubbliche.Dunque l’idea, la cultura della città che un’amministrazioneesprime ed in nome della quale opera – non si governa,infatti, una città senza un’idea della città – offre la misura più

8

Urbano è pure ilpercorso di

formazione dellecorrenti ideali epolitiche, dalle

ideologierinascimentali, a

quelle illuministiche,a quelle

risorgimentali finoalla nascita dellanostra coscienza

nazionale

Per il buon governo delle città

Page 9: Per il buon governo delle città

FOCUS

veritiera e probante dell’effettivo grado di rispondenza delleambizioni di governo coltivate e perseguite in un tempo direpentini mutamenti.

Valga il caso di una leva di programmazione del territorio,cruciale per la città, qual’è rappresentata dall’urbanistica.Essa non nasce – l’osservazione va ricondotta ad unostudioso della levatura di Leonardo Benevolo –contemporaneamente ai processi tecnici ed economici chefanno sorgere e trasformano la città moderna, ma si formain un periodo successivo, “quando gli effetti quantitativi delletrasformazioni in corso sono divenuti evidenti ed entrano inconflitto tra loro, rendendo inevitabile un interventoriparatore”. Presupponendo, dunque, un’idea, una culturaper il governo della città.

La città di oggi, come riconoscono osservatoridi diverse scuole, è il luogo più intenso dellecontraddizioni della nostra organizzazionesociale. Da una parte il concentrato delledifferenze e disparità che la nostra societàproduce (di reddito, di cultura, di consumo, diopportunità), dell’altra è il luogo deputato alrisarcimento equitativo, al riscatto umano ecivile. Il sistema delle sicurezze sociali acarattere redistributivo è prevalentementeurbano; la cultura urbana è, in senso generaleaperta, multipla, fruibile all’accesso; il sistemadegli spazi pubblici compensa le ristrettezze esopperisce alle diverse esigenze di quelli privati.

Eppure la città rappresenta un habitat non facile,un’identità composta da contrasti, da concorrenza econflitti per l’occupazione degli spazi fisici el’appropriazione di quelli simbolici.

Spesso viene descritta come luogo della solitudine dove piùdrammatica, persino irrimediabile, può essere l’emarginazione.In città forte è la tentazione dell’esilio e troppo di frequente sitrascura il contatto, il rapporto con gli altri in nome di unadisposizione solitarista, di una libertà solipsistica, a-relazionale,finendo con lo scoraggiare il rapporto colloquiale, diconvivialità, diretto, non mediato tra i cittadini.

Un luogo in cui – ha scritto Thomas Maldonado – “tuttipresi dalla paura di esporsi cercano affannosamenteprotezione nella dimora-rifugio, in cui tutti sono in un certo

9

La città di oggi,come riconosconoosservatori didiverse scuole, è illuogo più intensodelle contraddizionidella nostraorganizzazionesociale

Per il buon governo delle città

3

Page 10: Per il buon governo delle città

FOCUS

senso esuli, scultori inconsapevoli della ‘emigration intérieure’, incui le differenze sono brutalmente ghettizzate”.

Ma c’è pure l’altra anta perché, di converso, la città è anchel’ambito entro il quale più intensi sono la percezione el’esercizio dei diritti di cittadinanza, dove il processo diistituzionalizzazione può essere interiorizzato econcretamente agito dai cittadini.

Per cui la città dovrebbe essere l’espressione dellemultiformi esigenze di una comunità aperta e inclusiva e,insieme, reale opportunità di realizzazione, attraverso unadeguato sistema di servizi, di chances e strategie di vita. Nellarealtà è certamente meno, talora molto meno di questo,perché vive nella contraddizione tra quello che è e quello chepotrebbe essere, quello che le forze politiche, sociali,economiche, culturali, spirituali realizzano fino a lasciare unsegno, impronte riconoscibili.

Non è certamente il frutto di una singola volontàdemiurgica, né il merito unico o la colpa esclusiva di unaclasse politica, bensì l’esito di un’immateriale, ma operantee concreta logica sistemica che, pur nei contrasti, nellecontraddizioni, nelle vischiosità, negli stessi conflitti, siafferma.

Da qui la necessità di un “municipalismo responsabile” alquale non servono come, alla luce della sua assai feliceesperienza amministrativa torinese, ha ammonito SergioChiamparino, “palingenetiche reinvenzioni dello Stato subasi che non appartengono alla storia nostra, quantopiuttosto le concrete possibilità per i governi locali diesercitare la discrezionalità propria di ogni vera funzione digoverno e sul piano delle risorse materiali e su quellodell’adattamento delle regole alle domande specifiche chesalgono dal territorio”.

La città vive e progredisce se si alimenta dicondivise e riconoscibili virtù pubbliche e civiche,di un’etica fatta di storia e memoria, d’identità eappartenenza, di senso di responsabilità e diregole da rispettare. Quell’etica a prescinderedalla quale chi si ritiene sodale e affine, proprioperché civis e quindi portatore insieme di comunidiritti e doveri di reciprocità, rischia di ritrovarsiestraneo ed ostile.

Le virtù della cittadinanza, all’incrocio tra tradizione

10

La città è anchel’ambito entro ilquale più intensi

sono la percezione el’esercizio dei diritti

di cittadinanza, doveil processo di

istituzionalizzazionepuò essere

interiorizzato econcretamente agito

dai cittadini

Per il buon governo delle città

4

Page 11: Per il buon governo delle città

FOCUS

classica e affermazione del moderno, tra principid’ispirazione cristiana e valori connaturati allo spiritolaico-repubblicano, presuppongono una città viva,innervata da presenze attive ed evocano, dopo stagionicaratterizzate da invasività dello Stato ed esorbitante ruolodei partiti, un rapporto tra istituzioni pubbliche e civitasche riconsegni all’impegno della politica l’espressione diuna volontà generale, la valorizzazione di un interesse, diun bene comune.

Virtù civiche – quelle virtù di cui teorizza Salvatore Natoli– praticate ed agite, di nuovo riscoperte, dopo stagioni diregressione, di deriva incivile, assunte nella loro essenzialità.Quanto al “bene comune” è un bene che precede,assiologicamente, il “bene pubblico” e che non coincide conla sommatoria dei beni dei singoli in quanto è quel bene ditutti da cui i singoli possono attingere e trarre beneficio.

Come del resto comprova l’etimologia del termine –valgono qui puntualizzazioni anche recentemente offerte daGiacomo Canobbio – che rimanda sia a “cum munus (munere)cioè a compito condiviso, assunto insieme, sia a cum moenia(moenibus) cioè ad abitazione entro le stesse mura” – torna iltema dell’abitare – e quindi a solidarietà. Insomma unacondizione comunitaria che consente di vivere, di convivere,per una causa che trascende gli interessi individuali.

Una siffatta prospettiva potrebbe restituire motivazioni esperanza di fronte ad un futuro della città sempre più incertoe meno favorevole per effetto di trasformazioni convulse edinusitate a motivo dell’affermarsi dell’egoismo dei singolicontro l’esercizio dei diritti di cittadinanza e, nei tempirecenti, soprattutto per le difficoltà insite nel rapporto trauna pluralità di culture.

La città non necessita solo, dunque, di una valorizzazionedegli spazi pubblici, ma della restituzione di quel senso civilee sociale, di quelle esperienze di interrelazione che sonoandate perse e la cui riconquista pretende una curaparticolare, un’iniziativa costante da parte degli attori chefanno e producono cittadinanza.

Per altro intendere la città come specializzazione di spazi,secondo la modellistica della sociologia urbana classica,certamente non basta. La città non è tale solo in funzionedell’estensione o densità dei suoi luoghi e nemmeno in sensoweberiano come “insediamento di mercato”, centro diproduzione di beni e di servizi, tantomeno autosufficiente.Essa infatti in quanto comunità vivente si qualifica sempre

11

Le virtù dellacittadinanza,all’incrocio tratradizione classica eaffermazione delmoderno, traprincipid’ispirazionecristiana e valoriconnaturati allospirito laico-repubblicano,presuppongono unacittà viva, innervatada presenze attive

Per il buon governo delle città

Page 12: Per il buon governo delle città

FOCUS

più come ambito di relazioni sociali, di partecipazione, diautonomia, come luogo, in definitiva, in cui ne vadell’essenza dell’uomo, se alla dirompente frammentazione saopporre una paziente, tenace ricomposizione in nome di unpartecipe sentire civico.

Non si tratta di evocare ansie di omogeneità o improbabiliomologazioni, né di inseguire appiattimento di differenze oassenza di diversità, ma di promuovere la percezione diappartenenza ad un comune vissuto in vista di una cittàcooperativa e solidale, consapevole del proprio “patrimoniosociale” che consiste in un insieme di luoghi, di relazioni, dimemorie, di affetti, di cultura, di ethos, di corresponsabilità.

Una città che raccoglie la sfida della trasformazione, che siimpegna a ridisegnare il proprio “statuto di convivenza”,“promuovendo – così ha scritto Giuseppe Samonà – losviluppo adeguato degli apparati per i servizi dell’uomo dioggi desideroso di urbanizzarsi in modo corrispondente allesue molteplici esigenze di vita”.

Il riferimento è ad una societas di persone chelegittimamente aspirano all’espansione e crescita individuale,ma che dalla colleganza agli altri e all’altro, da questa “umanacompagnia”, derivano non una limitazione, piuttostoguadagnano una valorizzazione di sé, un potenziamento, unpiù alto grado di libertà secondo un equilibrato rapporto trapubblico e privato, tra etica comunitaria e interesseindividuale, fra le passioni dei singoli e il vantaggio di tutti.

12

Promuovere lapercezione di

appartenenza ad uncomune vissuto invista di una città

cooperativa esolidale, consapevole

del proprio“patrimonio sociale”

Per il buon governo delle città

Page 13: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

13

l riformismo urbano ha esaurito la spintapropulsiva. Certo, non mancano le iniziativebrillanti di tanti amministratori ma non si vedeancora una capacità inventiva di policies almenoparagonabile a quella che si espresse nella rottura

di Tangentopoli: rapporto diretto elettori-sindaco, l'aperturainternazionale, le politiche della mobilità, le iniziative culturali,l'avvento dell'architettura contemporanea, l'introduzione delmercato nei servizi, le riforme del New Public Managment,ecc. Questi sono ancora oggi i capitoli fondamentali delleagende di governo delle amministrazioni locali - con l'unicaaggiunta delle politiche della sicurezza - ma vengono attuatecon fatica crescente a causa dei patti di stabilità e della bulimicaproduzione normativa statale.

Oggi ci troviamo ad un punto di rottura del sistemapolitico non meno significativo di quello del '93 e dovrebberoesserci le condizioni per un ripensamento delle politicheurbane. Soprattutto il PD dovrebbe essere protagonista diquesta innovazione non solo in quanto forza centraledell'alternativa, ma perché altrimenti la sua funzione digoverno ne risulterebbe appannata. I segnali si sono vistinello smacco dei suoi candidati sindaci in città importanticome Milano, Napoli, Genova e Cagliari.

Se ne è data una lettura superficiale, mettendo in rilievo levicende del ceto politico e le regole delle primarie. Ma si è fattasentire anche la crisi della cultura riformista.

Innovare significa anche dimenticare. Per scoprire nuovepiste di ricerca bisogna mettere in discussione la stagione deglianni Novanta. Essa è stata una grande politica riformatrice eproprio per questo tende a conservare un primato teorico epratico anche quando viene smentita dai fatti. Di tale difficoltàindico tre esempi.

Crisi e futurodel riformismo urbanoWalter Tocciè deputato del Partito Democratico, già vicesindaco di Roma

I

Page 14: Per il buon governo delle città

FOCUS

Con la scusa del debito – Ai tagli dei bilanci si è rispostogonfiando i diritti edificatori per ottenere in cambio qualcheopera pubblica. Si è inventata una zecca immobiliare che stampauna sorta di carta moneta attraverso la creazione di renditaurbana. I suoi plusvalori vengono scambiati tra imprese ebanche anche a prescindere dalla effettiva realizzazione, comeappunto una moneta circolante. Non solo, la ristrutturazione digrandi gruppi finanziari e la stessa solvibilità di molte banchedipendono dalla possibilità di esigere in futuro l’attuazione diquelle potenzialità edificatorie. Questa economia di carta e dimattone trova spesso giustificazione e impulso proprio nellascarsità di risorse delle amministrazioni comunali.

Ma perché le città si sono impoverite? Eppure negli ultimiventi anni c’è stato un boom edilizio paragonabile a quello deldopoguerra con una fortissima crescita dei valori immobiliari,non solo nelle nuove edificazioni ma soprattutto nel giàcostruito. Questo incremento di ricchezza è andato quasi tuttoa vantaggio dei proprietari che lo hanno inserito nel circuitofinanziario senza restituire granché in termini di investimenticollettivi.

Anzi, si è trattato spesso di un arricchimento immeritato,poiché frutto di una rendita di posizione che aumenta non inbase alle iniziative del proprietario, ma solo in ragione delmiglioramento generale della vita urbana. La ricchezza prodottadalla cittadinanza operosa viene acquisita dal ceto parassitario.E tutto ciò introduce un fattore pesantemente distorsivonell’economia urbana. Rispetto al profitto industriale la renditaimmobiliare offre plusvalori di gran lunga superiori, senzaneppure l'onere di organizzare un ciclo produttivo.

L’acqua va dove trova la strada e in queste condizioni lerisorse disponibili vengono attratte dagli usi speculativi adiscapito delle attività produttive. La città diventa un’idrovoradi rendite e per le innovazioni tecnologiche rimangono solole retoriche dei convegni.

Nel contempo la diseguale appropriazione di valore che haprodotto il debito si perpetua proprio con la scusa del debito.Infatti, le amministrazioni che non hanno saputo o potutoacquisire una parte significativa della ricchezza immobiliare -spesso determinata proprio dal loro buongoverno - sonocostrette a mettere in circolazione ulteriore rendita perottenere in cambio le opere pubbliche.

Ciò sembra un guadagno per l'interesse collettivo, ma i valoridi quelle opere, spesso presentate come regali alle città, sono

14

La ristrutturazionedi grandi gruppi

finanziari e la stessasolvibilità di moltebanche dipendono

dalla possibilità diesigere in futurol’attuazione di

quelle potenzialitàedificatorie. Questaeconomia di carta e

di mattone trovaspesso giustificazione

e impulso proprionella scarsità di

risorse delleamministrazioni

comunali

Per il buon governo delle città

Page 15: Per il buon governo delle città

FOCUS

inferiori ai costi di gestione e di investimento che le nuovecostruzioni autorizzate scaricano sulle casse comunali ecostituiscono solo una briciola della valorizzazione acquisita dalproprietario. In questo modo la trasformazione urbanaproduce arricchimento privato e povertà pubblica in uncircuito che crea il debito mentre sembra volerlo risolvere.

Una nuovo riformismo urbano deve invertire questo ciclo.La rendita prodotta dal buongoverno deve tornare in unaquota significativa nella disponibilità collettiva in termini diinvestimenti pubblici. Questi renderanno più bella edefficiente la città e di conseguenza aumenterà anche il suovalore, in un ciclo virtuoso che migliorerà sia la vita pubblicasia le opportunità private. Se la rendita viene ripartitaequamente non solo non determina debito ma contribuisceal benessere della città.

La retorica competitiva – Ogni sindaco ha raccontato unastoria di sviluppo alla propria città. Si è favoleggiato sulla new-economy, sulle classi creative, sulle innovazioni tecnologichecome se fossero processi reali e direttamente dipendentidall'azione dei Comuni. Ma era solo un omaggio alla retoricaeconomicistica del tempo. In realtà quasi tutte le città italianehanno partecipato passivamente al declino della produttivitàdeterminato dalla difficoltà del Paese a misurarsi con le nuovedinamiche mondiali. Semmai, alle imprese che si ritiravanodalla competizione internazionale il tessuto urbano ha offerto ilrifugio non solo della rendita ma anche dei monopoli pubbliciprivatizzati male (aeroporti, telefoni, energia ecc.).

Nella sfera del consumo, invece, il contributo delle città èstato significativo, in particolare con la diffusione dei grandicentri commerciali che hanno avuto effetti marcati sullastruttura urbanistica a favore dell'abbandono di vecchiquartieri e della diffusione dello sprawl a grande scala. Anchei modelli di consumo si sono fortemente divaricati - dallivello massificato a quello del loisir - fino a diventare quasi gliunici caratteri distintivi dei luoghi: dal mall dell'hinterland, alnail-shop della periferia, al loft dell'ex zona industriale. Inoltre,c'è stata un'azione molto positiva delle amministrazioni nellaqualificazione dei consumi culturali e nell’attrazione deiflussi turistici.

Tutto ciò ha modificato gli stili di vita urbani ed haconferito alle città immagini suadenti che sono state raccontatedai sindaci sul lato della produzione pur essendo maturate suquello del consumo. Oggi, però la crisi economica ha svelato

15

La rendita prodottadal buongovernodeve tornare in unaquota significativanella disponibilitàcollettiva in terminidi investimentipubblici. Questirenderanno più bellaed efficiente la città edi conseguenzaaumenterà anche ilsuo valore,

Per il buon governo delle città

Page 16: Per il buon governo delle città

FOCUS

l'insostenibilità di quel modello dei consumi. L'impoverimentodei ceti medi e dei lavoratori indebolisce la domanda e nelcontempo l'ossessione dell'offerta consumistica approda ad unasovrapproduzione di merci.

È saltato quindi il rapporto tra produzione e consumo. Uncontributo a ritrovare l'equilibrio potrebbe venire da nuovepolitiche urbane, non solo nel campo già positivamentefertilizzato delle iniziative culturali, ma in diversi altri settori:la mobilità sostenibile, il recupero urbanistico, il prendersicura delle persone, la comunicazione digitale, la filiera cortadell'agricoltura, il ciclo dei rifiuti, la green economy, ecc. In talsenso le aziende dei servizi pubblici andrebbero ripensatecome strumenti di politica economica proprio per stimolarenuovi modelli di consumo e di produzione, per creare lavorocurando i servizi della città.

Anche qui però bisogna liberarsi dalle dottrine del ventennioche per realizzare la mitica concorrenza hanno imposto unaperenne e inconcludente riforma delle aziende locali. Almenouna volta l'anno il legislatore ha modificato le norme diriferimento ma i monopoli non sono stati scalfiti.

Tutto ciò ha distorto l'attenzione dei Comuni che si è rivoltapiù agli asset proprietari che alla qualità del servizio, più alleprocedure che agli investimenti, più alle nomine che ai dirittidegli utenti. E il paradigma competitivo è stato estesoaddirittura all'intera città sempre più interpretata comeun'impresa esposta alla concorrenza internazionale, anche senessuna analisi ha mai dimostrato un’evidenza empirica di talefenomeno. La competizione tra le città è una delle tanteideologie degli anni Novanta che rientrano nella categoriadefinita da Paul Krugman del Pop Internationalism (trad. it.Un'ossessione pericolosa, Etas).

Ma le retoriche politiche non sono mai senza conseguenzepratiche. Quel paradigma ha rappresentato la città come unattore unico che si muove nel teatro economico ed è servitoalle classi dirigenti per raccontare il proprio primato, ma haoscurato le differenze sociali e culturali che attraversano etalvolta lacerano la vita urbana. Spesso il risveglio è stato amaro,ad esempio, quando è finito il Modello Roma abbiamoscoperto improvvisamente una città frammentata dal disagiosociale e dalle tensioni dell'immigrazione.

Occorre tornare a vedere la città eterogenea, le sue striaturecivili, le sue mura invisibili, le sue ineffabili esclusioni. E lacoesione sociale non può essere una retorica nuova chesostituisce la vecchia senza ripensare le politiche. Bisogna

16

La crisi economicaha svelato

l'insostenibilità diquel modello dei

consumi.L'impoverimento dei

ceti medi e deilavoratori indebolisce

la domanda e nelcontempo l'ossessione

dell'offertaconsumistica

approda ad unasovrapproduzione di

merci

Per il buon governo delle città

Page 17: Per il buon governo delle città

FOCUS

riscrivere le agende di governo portando al primo posto - perl'impegno di risorse economiche, amministrative e culturali - ilcompito di costruire un moderno welfare che è prima di tuttouna questione urbana.

La solitudine dei sindaci – Non a caso il ciclo ventennaleè iniziato con la stagione dei sindaci. Questa figura è uscita dallariforma elettorale del '93 come il perno di qualsiasi interventoriformatore e nella transizione incompiuta di Tangentopoli hasvolto una funzione molto positiva, in gran parte di surroga deipartiti. Tutto ciò ha alimentato un sovraccarico di aspettative edi responsabilità che alla lunga rischiano di sfiancare la stessafunzione istituzionale. Qualche segnale di stanchezza si èpalesato nell'ultima tornata amministrativa con un improvvisocalo del tasso di conferma dei sindaci uscenti che invece inpassato si era attestato sempre su alti livelli.

Bisogna aiutare i sindaci a uscire dalla perniciosa solitudinein cui sono stati rinchiusi a causa dei nodi irrisolti nel sistemapolitico italiano. E si deve uscirne sia in alto sia in basso. Inalto, mettendo in discussione tutta l'impostazionedell'intervento statale che ha abbandonato i contenuti perdedicarsi soltanto alle procedure. I tagli lineari, le vacuepromesse federaliste e l'ossessione normativa hanno dominatoil campo portando quasi al collasso le amministrazioni locali.Nel contempo sono state abrogate le politiche pubbliche che sioccupano della vita concreta della gente, dai trasporti,all'istruzione, ai servizi sociali. E le poche eccezioni hannoseguito indirizzi dannosi o inutili: la legge sulla casa è unparavento per nuove speculazioni edilizie mentre altri paesieuropei si danno leggi per diminuire il consumo di suolo; ipoteri ai sindaci sull'immigrazione sono indirizzati solo allasicurezza, con risultati peraltro modesti, nella totale assenza diuna strategia nazionale di integrazione dei migranti.

Si è affermata una malintesa autonomia locale che hasignificato da un lato caduta di responsabilità dello Statoverso la condizione urbana e dall'altro un suo ipertroficointervento legislativo sui bilanci e sulle amministrazioni degliEnti Locali. Fino al delirio dell'attuale governo che è arrivatoa eliminare livelli istituzionali per risparmiare sui gettoni dipresenza, senza avere alcuna idea sul modello di governo delterritorio. Occorre rimettere in agenda grandi politichenazionali per migliorare la condizione di vita urbana, comefanno tanti paesi europei e la stessa Unione con priorità neiprogrammi strutturali. Sarebbe curioso che non lo facesse

17

Si è affermata unamalintesaautonomia localeche ha significatoda un lato cadutadi responsabilitàdello Stato versola condizioneurbana e dall'altroun suo ipertroficointervento legislativosui bilanci e sulleamministrazionidegli Enti Locali

Per il buon governo delle città

Page 18: Per il buon governo delle città

FOCUS

proprio la nazione che più di altre ha sempre fatto scorrere lapropria linfa vitale nelle reti delle città.

Ma la solitudine dei sindaci va superata soprattutto in bassoverso nuove forme di democrazia cittadina. L'uomo solo alcomando non ha funzionato nel Paese e ne abbiamo preso attoin modo traumatico. Ma non funziona neppure nelle forme piùdolci del governo comunale. I vantaggi iniziali della fortepersonalizzazione si sono tramutati spesso in evidenti difetti.Doveva assicurare stabilità di lungo periodo, ma il sindaco quasisempre spreca il secondo mandato pensando a cosa farà dagrande. Doveva conferire potenza decisionale, ma quasi semprequesta viene spesa per interventi di corto termine e di sicuroimpatto mediatico. Doveva assicurare una relazione diretta coni cittadini, ma più facilmente l'amministratore unico delComune viene catturato dalle reti dell'establishment urbano.

Si riapre il problema di una democrazia governante, di unamediazione nel corpo sociale, di una influenza reale dei cittadinisulla cosa pubblica. I nuovi sindaci di Milano, Napoli e Cagliarisono stati eletti proprio con questa domanda di superamentodell'uomo solo al comando e i primi passi di quelle giuntehanno cercato di dare risposte concrete alle aspettative. Dallaprossima tornata elettorale potranno affermarsi altreamministrazioni decise intraprendere strade nuove.

18

Per il buon governo delle città

Page 19: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

19

a città, come fatto civile e come realtàinsediativa, è una presenza antichissima nellastoria del genere umano. Negli ultimi tempi, si èparlato di nuovo molto di world history, di“storia universale”: e si è sottolineato quanto

difficile sia il reperire categorie concettuali e realtà concreteche si possano trovare in tutte le culture che si sonoavvicendate da quando gli esseri umani hanno imparato aconvivere fra loro.

Una illustre studiosa, Nathalie Zemon-Davis, ha propostodi organizzare i dati che dovrebbero costituire il “comunedenominatore” di tutte le civiltà su un sistema di coordinatecartesiane costituito da un asse verticale che collega ai suoidue estremi i valori contrapposti di Potere e di Resistenza alPotere, e da uno orizzontale che rappresenta i due connotatifondamentali dello scambio, il Dare e il Ricevere.

Quindi, da una parte tutto quel che si collega (dallareligione al governo politico alle espressioni intellettuali eartistiche) con il potere e le sue forme di espressione e diricezione, dall'altra tutto quel che riguarda i beni e la lorocircolazione.

Ebbene: al centro di questo sistema, là dove ascissa eordinata s'incrociano, si ha appunto la città, nella quale siconfrontano le funzioni della manipolazione del Sacro e delsapere, della gestione decisionale e dell'amministrazione dellagiustizia e infine delle attività legate al lavoro e allaproduzione (le “tre funzioni” che Georges Dumézil hariassunto, studiando le culture indoeuropee, in quella dellaregalità, del sacerdozio e della produzione: quelle che, per lasocietà medievale europea, Georges Duby ha qualificato,riprendendo appunto la nomenclatura nel medioevo usuale,come dei bellatores, degli oratores e dei laboratores).

Lo spazio urbano attraverso i secoli Franco Cardini insegna Storia medievale presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze

L

Page 20: Per il buon governo delle città

FOCUS

Dalle più antiche civiltà del mondo, fiorite millenni falungo i grandi fiumi e sul bordo dei mari in Cina, in India ein Egitto (un'altra caratteristica: la città si situaordinariamente là dove terra ed acqua s'incontrano: l'acquapuò essere un oceano o un pozzo al centro di un oasi, maessa è comunque indispensabile alla vita cittadina nellamisura in cui è cellula fondamentale della vita stessa, fin dallescaturigini biologiche) fino alle megalopoli odierne, la città èl'espressione più intensa della civiltà (e del resto laprossimità filologico-semantica dei due termini, ”città” e“civiltà”, ce li fa sentire come tautologici).

Vivere in città, abitare in città, pensare la città. Molti oggila fuggono, nel nostro Occidente: quelli che possonopermettersi ampi e liberi spazi, prati ben pettinati, profumatigiardini, salubri boschi. La fuggono a un patto: di vivere a unpasso da essa, di poterci tornare come e quanto vogliono.Altrimenti, il loro diventa un esilio.

Città-cittadino-civiltà (in latino, civitas-civis-civilitas): treconcetti strettamente connessi, il campo semantico dei qualitende ad intrecciarsi e a sovrapporsi. La città è l'insieme distrutture insediative e di edifici destinati a usi governativi,amministrativi, religiosi, culturali, scientifici, sportivi, nonché diinfrastrutture destinate a servirle, come strade, piazze,acquedotti, fontane, depositi, stazioni, sistemi vari di trasportoper passeggeri e per merci, muraglie difensive e via discorrendo.

Il cittadino è chi abita la città ma altresì, in senso piùampio, chi si riconosce in una realtà istituzionale alla gestionedella quale in vario modo contribuisce, con diritti e doverivolta per volta precisati e precisabili; la civiltà è l'insieme deivalori espressi dalla convivenza dei cittadini e dalla loroautocoscienza comunitaria, dal loro senso – come oggi siama dire – identitario.

Negli idiomi neolatini, questi campi semantici entrano incorrelazione con altri, derivanti dalla parola urbs e derivati(urbs, urbanus, urbanitas), che si riferisce, almeno nel mondolatino, alla città non tanto come insieme di abitanti quantopiuttosto alle strutture e agli edifici.

Ma che cosa fa la città? Non certo la densità degli abitanti,né l’estensione del perimetro urbano, né gli edifici o iltraffico o la ricchezza. Fino dall’Alto Medioevo, un vescovoiberico, Isidoro di Siviglia, proclamava che esiste la città dipietra (o di legno, o di fango, o di mattoni, o di paglia, o dicemento armato, o di vetro e acciaio...) e la città degliuomini; che sono gli abitanti, cioè i cittadini, a far la città.

20

Al centro di questosistema, là dove

ascissa e ordinatas'incrociano, si haappunto la città,

nella quale siconfrontano lefunzioni della

manipolazione delSacro e del sapere,

della gestionedecisionale e

dell'amministrazionedella giustizia e

infine delle attivitàlegate al lavoro ealla produzione

Per il buon governo delle città

Page 21: Per il buon governo delle città

FOCUS

Nella misura in cui si sentono, appunto, città.Lo aveva già detto, del resto, il vecchio Aristotele nella

Politica: “L’associazione di più villaggi è la città, che basta a sestessa, cioè si forma per perseguire la perfezionedell’esistenza... L’uomo è un essere politico, cioè fatto pervivere in città”.

È partendo da Aristotele e considerando la polis greca e ilcomune medievale come fenomeni tipici ed esclusividell’Occidente nel loro porsi quali centri autonomi, che MaxWeber in un celebre saggio uscito postumo – ma compostotra 1909 e 1912 – delinea la specificità esclusiva della cittàoccidentale come capacità di porsi quale centro autonomo atalora autocefalo di potere.

Città come sinonimo peraltro di sedentarietà, quindicorrelativa ad attività che richiedono una qualche stanzialità– come l'agricoltura e la manifattura/industria – laddovepastorizia e commercio si organizzano piuttosto sull'asse chealla città è parallelo, quello delle vie terrestre o marittime (dalXX secolo anche aeree) dicomunicazione.

Ma una strutturainsediativa pensata comemobile, può avere con ladimensione urbana soloun rapporto in fondo

21

Per il buon governo delle città

Page 22: Per il buon governo delle città

FOCUS

precario e transitorio: si parla di accampamenti di nomadicome di “città”, ma solo e nella misura in cui il nomadedecide di optare per l'abbandono almeno parziale del suostato passando dall’accampamento alla città carovaniera. Iromani, che ostruivano “città mobili” per le loro esigenzemilitari, i castra, impiantavano spesso nuove città sul loroorientamento fondato sui quattro punti cardinali, ma allora icastra divenivano castrum, disposti a evolversi nelle formeurbanistico-istituzionali dell'urbs o dell'oppidum.

È proprio sulla misura della fondazione della città chesedentari e nomadi si confrontano e si scontrano: lo si vedebene nei miti che presentano l'inimicizia mortale di contadinie di allevatori. Il contadino Caino uccide il pastore Abele e isuoi discendenti fondano le città, che la stirpe nomade diAbele non conosce; il contadino Romolo uccide il pastoreRemo che ha violato il”sacro tracciato” dell'aratrodelimitante lo spazio urbano. La città nasce su un rito difondazione ch'è un sacrifizio, un atto di violenza.

Nel tempo presente, caratterizzato dall’eclisse degli stati edall’emergere “puntiforme” di centri di forza, di produzione,di know how tecnologico, la città si ripropone come un luogoideale d’irradiazione di nuovi valori e di nuove esperienze inun mondo che - com’è stato detto - si muove in terminiinformatico-telematici, come cioè se i centri fosserodappertutto, infiniti, simultanei, e non vi fossero più néperiferie, né circonferenze. Ciò, quanto meno, nell’esperienzadi chi questi centri gestisce o quanto meno di chi vi risiedecontribuendo attivamente alla loro conduzione.

Ma è davvero la città occidentale la “madre” esclusiva especifica di tutto ciò? O non si tratta, invece, di una condizionestrutturale, senza la quale la città come fenomeno civile eculturale – e non solo urbanistico – neppure esisterebbe?

Torniamo all’antico conflitto (in gran parte mitico) trasedentari e agricoltori, ben caratterizzato da due “miti difondazione”: quello pagano etrusco-italico di Roma e quelloebraico di Caino e Abele. La coppia Romolo e Remo è deltutto simmetrica a quella Caino e Abele: e, in entrambi i miti,il nomade pastore soccombe al contadino agricoltore. Ma dalmaledetto Caino nascerà la stirpe dei costruttori di città, deifabbri, dei musici, il che configura un originario tabù biblicodel vivere in agglomerati sedentari e di servirsi dellatecnologia: i caratteri che renderanno la città di Roma, conRomolo, candidata a un grande destino.

Ben conscia di questo suo carattere irradiatore di cultura,

22

Una strutturainsediativa pensata

come mobile, puòavere con la

dimensione urbanasolo un rapporto in

fondo precario etransitorio: si parladi accampamenti di

nomadi come di“città”, ma solo e

nella misura in cui ilnomade decide di

optare perl'abbandono almeno

parziale del suostato passando

dall’accampamentoalla città carovaniera

Per il buon governo delle città

Page 23: Per il buon governo delle città

FOCUS

la città ha sempre cercato di affermare questa sua vocazione.Città-capitali, città-tempio, città-reggia, città-simbolo, dove leistituzioni e le funzioni civili potevano presentarsi in variomodo. Se si resta fedeli alla vecchia visione duméziliana delletre funzioni-base (la sacrale-religiosa, la politico-giuridico-militare, la produttiva), vediamo ad esempio come poleisgreche e città romane tendano a valorizzare i centri urbanidella religiosità e della politica – acropoli, campidoglio,agorà, forum – e a nascondere in quanto “meno nobili” imercati, cioè il ventre cittadino.

Per contro le città medievali, che non sono più centriamministrativi dove si consumano i beni bensì centri diproduzione, pongono tranquillamente le piazze del mercatoaccanto a quelle del duomo e del palazzo comunale.

Nell’Apocalisse di Giovanni, l’Agnello sta al centro dellaCittà di Dio, la Nuova Gerusalemme. Sembra che legrandi civiltà si siano tutte e sempre espresse in terminicittadini: e che, attraverso la forma e il decoro della città,abbiano voluto definire ed esprimere il centro concettualedel loro messaggio civile.

Non a caso, molte città avevano alla base della loroispirazione planimetrica una volontà di compendiarel’universo e al tempo stesso di rappresentarlo: cosìBabilonia, Roma, Baghdad, ma anche Cuzco e Pechino.Alessandro scelse Babilonia come centro del suo imperoeurasiatico e una città di nuova fondazione, la marittimaAlessandria, come autorappresentazione del suo potere.

L’Atene di Pericle e, secondo il suo modello, la Roma diAugusto intendevano, nello splendido equilibrio delle loroaree dedicate al culto, alla vita politica e a quella intellettualee fisica, suggerire una misura d’equilibrio interiore cui ilcittadino doveva ispirarsi.

Il carattere normativo della città di Roma quale capitaled’impero presiedette, a sua volta, al costruirsi di quelle che,nelle rispettive civiltà, vollero imitarla proponendosi a lorovolta come caput mundi: la Costantinopoli di Giustiniano,l’Istanbul di Solimano, la Mosca di Ivan il Terribile, la Parigidel Re Sole, la Pietroburgo di Pietro I, la Vienna di Carlo VI edi Maria Teresa, la Berlino di Federico II, la Washingtondall’impianto massonico e neoclassico di P.-Ch. L’Enfant, laLondra di Vittoria, la Parigi di Napoleone III e di Haussmann.

Sono le “capitali dell’impero”: alle quali avrebbe dovutoaggiungersi, nella fantasia dominata da sogni demiurgici etitanici di Adolf Hitler e sostenuta dall’abilità di Albert Speer,

23

La coppia Romolo eRemo è del tuttosimmetrica a quellaCaino e Abele: e, inentrambi i miti, ilnomade pastoresoccombe alcontadinoagricoltore. Ma dalmaledetto Cainonascerà la stirpe deicostruttori di città,dei fabbri, deimusici, il checonfigura unoriginario tabùbiblico del vivere inagglomeratisedentari e diservirsi dellatecnologia

Per il buon governo delle città

Page 24: Per il buon governo delle città

FOCUS

la nuova “Germania” (tale il nome che Berlino avrebbedovuto assumere, all’indomani dell’Immancabile Vittoria).

Le “capitali d’impero” si alimentano sovente,inglobandolo, dell’utopia già antica, ma soprattuttorinascimentale, della “città ideale”: che, al di là dellaplanimetria del Filarete e di Leonardo (in parte tradotte inrealtà, da Urbino a Rimini a Pienza a Palmanova), hannogenerato piuttosto emuli contemporanei di pur differentevalore: si pensi ad esempi pur tanto diversi tra loro, quali lecittà fasciste dell’Agro Pontino e Brasilia.

Accanto al modello “romano”, importante quellogerosolimitano. E’ l’impianto delle nostre città del medioevo,che spesso nella letteratura statutaria si definiscono “figlie diGerusalemme” e che ripetono forme e dimensioni dellabasilica del Santo Sepolcro in molti loro monumenticittadini: lo si vede nella Piazza dei Miracoli a Pisa e in SantoStefano a Bologna.

In queste città, prevale d’altronde una forma urbis ispirataalle grandi famiglie aristocratiche e/o imprenditoriali, dovechiese, palazzi e case risentono della compresenza e dellerivalità dei casati riuniti attorno alle chiese monumentali nellequali hanno sepoltura. Così la Firenze prima dei Medici; cosìBologna; così Venezia e Genova aristocratico-mercantili;così la stessa Roma, città dei papi ma – non bisognadimenticarlo – soprattutto dei cardinali che l’adornerannodei loro palazzi nell’età in cui i pontefici si serviranno diMichelangelo e del Bernini.

La New York di Manhattan, la Sidney dalle arduearchitetture, la Hong Kong e la Shangai attuali, hanno saputointerpretare bene le caratteristiche del nostro tempo: l’ansiadi sperimentazione, la ricerca della novità nel Bello, l’unionetra forme classiche e rivisitazioni moderne, il trionfo dellaforza attraverso non più i modelli di potenza politico-militare, ma quelli di potenza economico-tecnologica (lebanche, un tempo costruite a forma di cattedrale...), lacontaminazione degli stili (si pensi a due soli esempinewyorkesi: lo stile “reggia” della Central Station el’ispirazione del Chrysler Building alle forme della gioielleriae della bigiotteria newenglander del primo XX secolo).

Come leggere il fatto che, oggi, molte nuovesperimentazioni architettoniche urbanistiche vengonocompiute all’interno della progettazione di grandi moschee?Ogni città dei tempi passati, ogni grande città, ha sempreobbedito a un suo criterio di marketing urbano: ha saputo

24

La New York diManhattan, la

Sidney dalle arduearchitetture, la

Hong Kong e laShangai attuali,

hanno saputointerpretare bene le

caratteristiche delnostro tempo: l’ansiadi sperimentazione,

la ricerca dellanovità nel Bello,

l’unione tra formeclassiche e

rivisitazionimoderne, il trionfo

della forza

Per il buon governo delle città

Page 25: Per il buon governo delle città

FOCUS

cioè “vendersi” nell’atto stesso in cui si proponeva comemodello. Il punto consiste nel messaggio paradigmatico chela città del passato ha offerto, e che quella del presente puòancora offrire.

Anni fa, un architetto disse che le Twin Towers di NewYork non veicolavano valori meno intensi del Partenone diAtene. Un’osservazione tuttavia che, riletta dopo l'11settembre 2001, non manca di mettere i brividi.

D'altronde, lo stesso Partenone – guarda caso... – saltò inaria nel corso di una guerra che alcuni considerano dotata dicaratteristiche di “scontro di civiltà” tra Occidente e Islam:esplose perché i turchi ne avevano fatto una polveriera sullaquale caddero alla fine del Seicento, durante la “guerra diMorea”, le bombe esplose dai cannoni delle navi venezianeassedianti la città di Atene allora in potere degli ottomani.Corsi e ricorsi storici?

25

Per il buon governo delle città

Page 26: Per il buon governo delle città

FOCUS Per il buon governo delle città

26

a città contemporanea è travolta dacambiamenti inediti e repentini. Si ridisegna lospazio, si modificano le modalità dell’essereinsieme, si ridefiniscono i confini. La città sidiffonde e si fa evanescente, disegnando forme

ancora impensate. Oggi, nel contesto globale, soprattutto per il declino

delle funzioni tradizionali dello stato nazionale, le cittàsono l’epicentro della riorganizzazione delle dinamicheeconomiche, sociali e culturali, nonché dell’articolazionedello spazio e del tempo.

Per questo la città costituisce uno spazio privilegiato diosservazione e di analisi. È il “laboratorio” più interessantein cui queste dinamiche prendono forma: rappresenta la

Metamorfosidella città contemporanea Anna Lazzarini è ricercatrice presso l’Università di Bergamo

L

Page 27: Per il buon governo delle città

FOCUS

società per intero, diventa il luogo in cui mobilità, flussi,reti prendono corpo.

La città europea moderna, sia pure con tensioni econtraddizioni, presentava un disegno politico coerente, unforte isomorfismo tra funzioni, saperi, poteri e territori:aveva saputo organizzare al proprio interno individui,gruppi, attività e servizi secondo i principi integratori dellostato nazionale e secondo una logica spaziale funzionalealla fabbrica manifatturiera.

Certo, tale razionale organizzazione non ha saputo evitarel’insorgere di contraddizioni vistose che riguardano l’ordineterritoriale e l’ordine sociale: l’accentuarsi delle diseguaglianzee l’affiorare di gravi sofferenze sociali, con effetti dighettizzazione ed emarginazione; la forte dissipazione dellerisorse; la riduzione delle potenzialità autopropulsive deiterritori; la congestione spazio-temporale; una sostanzialeperdita di abitabilità dei luoghi.

Certo, i cambiamenti sono stati numerosi e rapidi. Ma finoa qualche decennio fa non avevano sconvolto il disegnourbano e la sua logica di fondo: le istituzioni dello statonazionale e la fabbrica costituivano il perno concettuale espaziale della configurazione urbana, articolando il rapportofra aree residenziali, produttive, di transito.

Tuttavia, con la crisi del sistema incentrato sulla grandefabbrica, e con il decentramento e la disseminazione dellaproduzione al di fuori del tessuto urbano, si è assistito alrapido declino della città moderna. E contemporaneamente,la nascita della rete globale, in modo sempre più indipendentedai confini nazionali, ha attivato relazioni e scambi cheriorganizzano spazi e funzioni dei territori e delle città.

La rete modifica profondamente i processi diproduzione, di diffusione e di scambio, così come le formedell’esperienza, della comunicazione e della cultura stessa. Iprocessi globali trasformano non solo la vita economica,sociale, politica e culturale della città: essi generano ancheprecise configurazioni spazio-temporali, incidono sulleforme stesse della città.

Nel contesto globale, le città cambiano ruolo e natura. Lacittà costituisce oggi il punto di intersezione fra locale eglobale, fra luoghi e flussi: ripensare la città e il suo governo,significa interrogare criticamente questa relazione.

I confini urbani si trasformano. La città si diffonde sulterritorio, si espande, si dissemina: rispetto alla città modernamutano gli assi tradizionali di espansione; le relazioni fra

27

La città europeamoderna, sia purecon tensioni econtraddizioni,presentava undisegno politicocoerente, un forteisomorfismo trafunzioni, saperi,poteri e territori

Per il buon governo delle città

Page 28: Per il buon governo delle città

FOCUS

centro e periferia; il significato dei luoghi simbolicitradizionali.

Nella dispersione spaziale delle attività economiche,politiche e culturali, la città continua a svolgere attività efunzioni “centrali” (produttive, commerciali, terziarie).Tuttavia, tali funzioni sono sempre meno riconducibili alocalizzazioni precise e a immagini riconoscibili, come quelleche in passato si esprimevano nella dialettica centro-periferia.

La diffusione della città si manifesta in una sorta dicontinuum urbanizzato e nella densificazione attorno ad alcuninodi. Si assiste a una “specializzazione” di aree del territorio(commercio, tempo libero, sanità, cultura): il territorio si famultipolare. Queste caratteristiche richiedono una capacità diintegrazione nuova dei territori, una nuova reticolarità.

Le città, così come l’intero pianeta, sono percorse da flussiininterrotti di capitali, beni, merci, informazioni, persone,simboli…Tuttavia, per quanto entro uno spazio diattraversamento, di mobilità incessante e di scambi, le cittàreali continuano a essere costruite sui luoghi.

I flussi sono trasferimenti da un luogo a un altro luogo: lamobilità contemporanea, per quanto “fluida” o “liquida”, nonè in antitesi all’esistenza dei luoghi, poiché tale mobilitàprende corpo e accade proprio dentro i luoghi, fra i luoghi.

In particolare, alcuni luoghi sembrano concentrare inmodo emblematico le metamorfosi che si rendono visibili sulcorpo delle città. Sono gli spazi pubblici urbani: “pubblici”perché non hanno solo significato funzionale, ma esprimonoanche valore sociale, quali luoghi di incontro e diaggregazione.

Lo spazio pubblico è uno spazio fisico e relazionale altempo stesso: è costituito da forme costruite, da spazinaturali e artificiali; ma anche da forme sociali, da persone,gruppi e dalle loro interazioni. Per questo, pensare lospazio pubblico è pensare insieme gli spazi e chi li abita,comprendere il rapporto fra le forme di socialità e learticolazioni spaziali e architettoniche.

La sfera pubblica, nonostante gli straordinari sviluppitecnologici, necessita di configurazioni materiali, di luoghi,in cui l’interazione sociale e politica possa svolgersi erendersi visibile.

Oggi assistiamo a un processo ambivalente. Da una parte,la città cerca di regolamentare gli spazi pubblici attraverso laloro privatizzazione (alcuni luoghi sono diventati semplicipercorsi di transito, o sono stati consegnati a funzioni di tipo

28

Alcuni luoghisembrano

concentrare in modoemblematico le

metamorfosi che sirendono visibili sul

corpo delle città.Sono gli spazi

pubblici urbani:“pubblici” perché

non hanno solosignificato

funzionale, maesprimono anche

valore sociale, qualiluoghi di incontro e

di aggregazione

Per il buon governo delle città

Page 29: Per il buon governo delle città

FOCUS

prettamente economico) e attraverso l’omogeneizzazioneprogressiva dei gruppi (per culture, stili di vita, redditi) finoalla segregazione sociale e funzionale.

In questo senso la città sembra avere perso la sua capacitàdi dare corpo alla società, di mostrare le diversità e leinterdipendenze, di rendere le differenze meno minacciose epiù familiari. Dall’altra parte, negli spazi pubblici, nelle zonedi confine, materiali e immateriali, si generano interazioni,significati, rappresentazioni, narrazioni, negoziazioni. Si trattadi pratiche molteplici, un proliferare disseminato di attività emodi di fare spesso creativi, pur se provvisori, che in generehanno a che fare con l’uso dello spazio, con la possibilità dimuoversi, di trasformarlo, di occuparlo con i corpi.

La città oggi si trova di fronte alla sfida di ricercare punti diincontro, di mediazione fra vissuti e fra mondi culturali esimbolici differenti: essa diventa lo spazio privilegiato dellatraduzione. Tutte queste trasformazioni interrogano lapolitica e chiedono forme rinnovate di governo.

La città è oggi il contesto dove la politica riesce ancora aresistere alla crisi di senso, di linguaggio e di motivazione cheda molti anni la attraversa. Certo, nel contesto globalepossibilità e strumenti stessi di governo cambiano. Neglispazi urbani si esprime una gerarchia di scale diverse, chearticolano spazi di governo e giurisdizioni: le città sono attoriin grado di giocare decisivi ruoli multi-livello, dalla scalaregionale e nazionale alla scala europea e globale.

Inoltre i cambiamenti morfologici e strutturalicomportano inedite problematiche sociali, demografiche,economiche e politiche. Se le città contemporanee sisviluppano all’intreccio tra flussi e luoghi, la struttura delgoverno urbano territoriale, nazionale e internazionale, coni suoi linguaggi, le sue pratiche, i suoi confini, i suoi organiistituzionali, i suoi riti, non funziona più, perché ha ormaipoco a che fare con la natura integrata, simultanea etransnazionale delle reti e dei flussi.

È necessario assumere un modello di governo deiprocessi incentrato su forme di coordinamento,autorganizzazione e capacità di gestire complesse reti diattori, di interessi e di linguaggi. Questa è la governance, lacapacità di articolare e coordinare interessi, attori,organizzazioni locali, di rappresentarli all’esterno, disviluppare strategie di relazione con lo stato, il mercato, lealtre città e gli altri livelli di governo.

Nel tessuto urbano l’intreccio tra flussi, reti, luoghi e corpi

29

La città sembraavere perso la suacapacità di darecorpo alla società, dimostrare le diversitàe le interdipendenze,di rendere ledifferenze menominacciose e piùfamiliari

Per il buon governo delle città

Page 30: Per il buon governo delle città

FOCUS

prospetta forme inedite di convivenza. La città manifesta unaintrinseca matrice relazionale, una possibilità/capacità distabilire relazioni, nei luoghi e nel territorio, come anche nellarete dei flussi. Questa capacità è la cifra peculiare per definireforme spaziali e simboliche, ma anche forme di socialità. Lacittà si struttura in base alle relazioni che stabilisce, alleinterdipendenze che attiva e alle funzioni che ospita: allacapacità di mantenere e valorizzare le connessioni interne, diarricchire quelle esterne.

Per queste ragioni la città è un laboratorio politico digrande interesse. Malgrado le incessanti metamorfosi cui èsottoposta, la città può continuare a generare forme materialie simboliche, a plasmare le relazioni sociali, a offrire allapolitica contenuti, linguaggi e pratiche. Una politica che tornia essere l’arte preziosa di “fare città”.

30

La città manifestauna intrinseca

matrice relazionale,una possibilità

capacità di stabilirerelazioni, nei luoghi

e nel territorio,come anche nella

rete dei flussi

Per il buon governo delle città

Page 31: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

31

in dal tardo medioevo, l'Italia è stata di granlunga il paese più urbanizzato d'Europa.All’inizio del Trecento, prima della peste,Firenze, Venezia e Milano erano tra le città piùpopolose, assieme a Cordoba, Siviglia e Parigi.

Fino alla chiusa del Seicento – quando lo sviluppo deipaesi dell'Europa centrale e settentrionale si fece piùrapido e l'Italia perse il suo primato economico – la reteurbana di piccole, medie e grandi città era la più densa epopolosa del continente, ad eccezione di quella delleFiandre e dei Paesi Bassi, che peraltro insisteva su unterritorio molto più piccolo.

La rivoluzione industriale tolse definitivamente il primatourbano all'Italia, col sorgere dei grandi agglomeratiindustriali, l'ampliarsi dei mercati, il sorgere di importantiattività terziarie. Alla proclamazione del Regno d’ItaliaNapoli era la città più grande d'Italia, e la terza più popolosad'Europa, dopo Londra e Parigi. E oggi Roma ha poco piùdel doppio degli abitanti che contava al culmine della suaespansione in epoca classica, mentre Venezia (la città, non ilcomune) ha oggi meno abitanti di quanti ne avesse all’iniziodel Trecento.

Non inganni, allora, il ricordo di un'Italiaprevalentemente rurale del secondo dopoguerra, quandoancora non era iniziato il vivace processo di migrazioneinterna degli anni '50 e '60.

Un paese che era uscito con le ossa rotte dal ventenniofascista, che aveva tentato – con l'ideologia ma anche conle politiche contro l'urbanesimo – di frenare o invertire unprocesso di urbanizzazione che percorreva l'intera Europa

Urbanizzazione

e mobilità Massimo Livi Bacci è demografo e senatore del Partito Democratico

F

Page 32: Per il buon governo delle città

FOCUS

e che aveva riguardato anche l'Italia fino alla prima guerramondiale.

Gli Italiani di sessant'anni fa, benché in maggioranza legatiai modi di vita delle campagne, erano fortementecondizionati dalla tradizione urbana. Chi viveva nellecampagne riconosceva il "predominio" della città – unpredominio di civiltà, oltreché economico, politico e sociale.

Gli emigranti che dagli anni '80 dell'Ottocento agli anni'20 del Novecento avevano abbandonato le campagne, sierano riversati in Europa e oltreoceano, e prevalentementenelle grandi metropoli.

Da New York, Filadelfia, Boston, Chicago, Buenos Aires,San Paolo, mantennero una fitta rete di contatti e relazionicon familiari, parenti e amici nelle aree rurali di partenza.

Con la fine del secondo conflitto, il ritorno alla normalità,la rapida crescita, riprende un processo di urbanizzazione cheera stato solo interrotto e che aveva antiche radici.

Il paese si industrializza, le migrazioni interne accelerano,l'assetto insediativo muta rapidamente: via dalle areemontane e isolate verso le pianure e le città; via dalMezzogiorno e dalle Venezie verso il "triangolo industriale";via dalla dorsale appenninica verso Roma o altre aree insviluppo. Un processo che si esaurisce negli anni '70.

Si può avere una rapida idea della velocitàdell'urbanizzazione, considerando la crescita delle città(comuni capoluogo, generalmente) che al censimento del2001 avevano più di 150.000 abitanti. Si tratta di 24 città(Roma la più grande, Foggia la più piccola, appena sopra illimite), 11 al Nord, 4 al Centro e 9 nel Mezzogiorno.

Ebbene, queste 24 città contavano circa 3 milioni diabitanti nel 1861, 4,4 milioni nel 1901, 9,3 nel 1951, 13 nel1971 – anno nel quale è stato toccato il massimo storico –per poi scendere a 11 milioni nel 2001.

Una lieve ripresa si ha nel 2011 (11,4 milioni secondo idati anagrafici, non essendo disponibili quelli di censimento)dovuta alla componente straniera che ha più che compensatol'esodo degli italiani.

Nel 1861, circa un italiano su nove viveva nelle "grandicittà", nel 1971 – allo zenith del processo di urbanizzazione –uno su quattro, nel 2001 uno su cinque, proporzioneinvariata nel 2011. Storicamente, la rete urbana delMezzogiorno è meno densa e articolata di quella del CentroNord e la debolezza delle infrastrutture si riflette in unaminore interazione tra le città.

32

La rete urbana delMezzogiorno è menodensa e articolata di

quella del CentroNord e la debolezzadelle infrastrutture si

riflette in unaminore interazione

tra le città

Per il buon governo delle città

Page 33: Per il buon governo delle città

FOCUS

Tuttavia il processo di urbanizzazione è stato assai piùcomplesso di quanto appaia dai dati sopra riportati, che siriferiscono solo ai territori comunali.

A partire dagli anni '70, infatti, la popolazione dei grandicomuni, soprattutto nel centro-nord, imbocca un rapidodeclino: tra il 1971 e il 2001 Milano perde mezzo milione diabitanti, Torino 300.000, Genova 200.000, Bologna120.000, Firenze 100.000: si tratta di arretramenti tra il 20 eil 30 per cento.

Assai minore è stata la flessione dei grandi centri delMezzogiorno. Lo svuotamento delle grandi città – unprocesso simile era iniziato nell'Europa industriale qualchedecennio prima – non significa un arretramento, ma alcontrario un rafforzamento del ruolo delle città.

Aumentano i costi delle abitazioni, peggiorano lecondizioni ambientali e questo genera spinteall'insediamento suburbano, con un nuovo pendolarismoperiferia-centro facilitato dalla diffusione del trasportoprivato e dal miglioramento dei collegamenti. Si spopola ilcentro urbano, ma si popolano le prime e leseconde cinture, e oltre, fortementeintegrate col centro.

Si generano poiconnessioni migliori conaltri centri minori e sigenerano sistemimetropolitani piùestesi. Si annullaquella che erastata la dicotomiasecolare tra cittàe contado.

La grandecittà mantiene ilsuo predominio –ci sono le sedidistaccate delloStato, le Università, icentri direzionali, glihub del trasporto – masi scolorano quellediscontinuità che dividevanoil modo di vivere urbano daquello rurale.

33

Per il buon governo delle città

Page 34: Per il buon governo delle città

FOCUS

34

Nella realtà le carte si sono mischiate e i modi di vita sisono fatti più complessi che in passato. Si è smarritogradualmente quel centro di gravità del vivere attorno alquale ruotava la vita di un tempo. Quando – semplificando almassimo – c’era sovrapposizione tra il luogo delle relazionifamiliari, degli affetti e del privato, il luogo dello studio, dellaproduzione del reddito e del lavoro, il luogo del consumo.

La mobilità era bassa, il pendolarismo infrequente. Cosìera ancora nell’immediato dopoguerra. L’identificazione conil luogo dove tutte le complesse funzioni si concentravano,molto forte. Ma oggi si può aver casa e famiglia in un luogo,lavorare in un secondo, fare acquisti in un terzo.

E, ancora, le famiglie possono essere frammentate, illavoro parcellizzato, i consumi diffusi. Non c’è un solo luogo“del vivere” ma tanti diversi luoghi e la comune domanda:“di dove sei?” ha risposte sempre meno precise e nette.

Il discorso sulla città – e su ciò che essa ancora significanelle società contemporanee – è stato offuscato dal dibattitosulla natura, sulla definizione, sulle funzioni delle areemetropolitane.

Si tratta di un dibattito di natura tecnocratica – uso questotermine non in senso spregiativo – che sorge dallaconstatazione che le infrastrutture, le reti, molti servizi siaffrontano con maggiore razionalità ed efficienza se ilterritorio è più esteso e la popolazione più grande.

Cosicché la definizione di “città metropolitana” restaelusiva e tutt’al più strumentale. Non esiste un consenso suquale sia l’area ottimale: per quanto riguarda l’areametropolitana con baricentro a Milano, la Svimez leattribuisce 4360 kmq. e 6,4 milioni di abitanti; il Censisparla di “megaregione lombarda” con 8362 kmq e 8milioni di abitanti; l’Institute of Regional and MetropolitanStudies di Barcellona definisce una “area funzionalemilanese” di 5169 kmq e 5,2 milioni di abitanti; le NazioniUnite infine attribuiscono all’agglomerazione urbanamilanese 3 milioni di abitanti.

Studi ed analisi esistono in abbondanza: quel che manca,semmai, è la capacità politica di dar vita e gambe alle areemetropolitane.

Si è smarritogradualmente quel

centro di gravità delvivere attorno al

quale ruotava la vitadi un tempo.

Quando –semplificando almassimo – c’era

sovrapposizione trail luogo delle

relazioni familiari,degli affetti e del

privato, il luogo dellostudio, della

produzione delreddito e del lavoro,il luogo del consumo

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 35: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

35

na volta le città si proteggevano dall’arrivo dei“barbari” e i confini erano molto netti e visibilitra “noi” – chi era dentro – e gli altri – chiviveva fuori. I “barbari” potevano attentareall’incolumità fisica della città espugnandone le

mura; oppure rappresentavano un’insidia mortale perl’identità culturale di cui la lingua era un veicolofondamentale.

Oggi le città sono spazi aperti, luoghi in cui la sicurezzafisica è tutta da costruire e l’identità culturale non è piùriconducibile – se mai lo fosse stato – ad una purezza unicada salvaguardare. Lo spazio cittadino è sempre più unterreno di confronto, di scontro e d’incontro possibili tramondi identitari eterogenei.

Le città stanno diventando sempre più dei laboratorid’innovazione, contenitori di mutamenti profondi chetoccano lo spazio fisico, la creatività culturale, la dinamicadelle relazioni interpersonali, la costruzione stessa delleindividualità.

All’interno di questa dinamica, l’immigrazione rappresentaun potente fattore di configurazione delle nuove complessitàurbane. Ci sono quasi 5 milioni di persone straniereregolarmente residenti in Italia. Un dato che evidenzia inmodo plastico il cambiamento di status dell’Italia da paese diemigrazione a paese di immigrazione.

Negli ultimi dieci anni il numero degli immigrati èaumentato del 150% incidendo anche sullo sviluppoproduttivo e demografico. Più del 9% del Pil è prodotto dalavoratori stranieri; il loro contributo al gettito fiscale èstimato a più di 6 miliardi di euro. Lentamente, ma inmaniera irreversibile, la presenza dei cittadini stranieri inalcune metropoli come Milano e Roma sfiora il 10%

Etnos e Urbs:la trama di un dialogoJean-Luise Touadi è deputato del Partito Democratico

U

Page 36: Per il buon governo delle città

FOCUS

d’incidenza rispetto alla popolazione indigena e ovunque lamedia supera il 7%. Una presenza stabile, organica, destinata amodificare in profondità non solo la struttura sociologica, mail volto fisico e l’anima culturale delle comunità metropolitane.

Una presenza ricca di premesse positive, ma anche densad’incognite. Proprio per questo riteniamo che la sfidadell’integrazione dei nuovi cittadini nelle nostre cittàmisurerà la qualità e l’adeguatezza della proposta politicacomplessiva delle forze politiche.

L’immigrazione genera molti aspetti del governo dellecittà: dall’urbanistica agli spazi culturali; dall’accesso ai servizialla sicurezza; dalla questione giovanile alla promozione deiservizi dedicati alle donne.

Ecco come l’ex sindaco di Torino Chiamparino affrontavanel 2009 il tema della presenza degli stranieri nella sua città:«In molti comuni, specie al Nord, siamo sopra il 20% dipersone in rapporto alla popolazione.

La stampa, giustamente dal suo punto di vista, parlasoprattutto delle emergenze legate ad alcuni quartierisimbolo. Però i problemi con i quali dobbiamo misurarcisono molti altri e spesso non hanno lo stesso rilievo dicronaca: l’abbandono di alcuni spazi pubblici da parte deiresidenti storici; il rischio che nei quartieri, non soltanto in

36

Per il buon governo delle città

Page 37: Per il buon governo delle città

FOCUS

quelli più noti, si formino delle sorti di cittadellemonoetniche chiuse nei confronti di altre popolazioni; ledifficoltà nel supporto alle scuole che hanno inserimenti diminori stranieri.

Non nascondiamoci dietro a un dito: fenomeni isolatifinché si vuole, ma fenomeni di xenofobia e razzismo che inmodo più o meno evidente ci sono e che vanno capiti perpoter essere contrastati. Non vanno, come dire,“esorcizzati”. Difficoltà di convivenza con le comunità, inparticolare rom, ci sono in tutte le grandi città, come ci sonomolti problemi; alcuni li ho già citati prima parlando dellavoro nero, dello sfruttamento del lavoro nero, degliincidenti sul lavoro».

Un quadro realistico, con luci e ombre, quello tracciatodall’ex sindaco di Torino, per molti anni presidenti dell’Anci.Mi permetterei solo di aggiungere la grande vivacità culturaledei cittadini stranieri che esprime attraverso la proliferazionedi gallerie d’arte dedicate alle produzioni dei paesi d’origine;il moltiplicarsi d’iniziative culturali come scuole di danza,stage di animazione teatrali destinati sia alle scuole che algrande pubblico; l’esistenza di libreria e di biblioteche cheoffrono pubblicazioni di culture non europee in italiano e inlingue originali.

Un mosaico di opportunità culturali dove quello che unavolta era l’esotico diventa vicino, si fa offerta culturale, unponte di conoscenza e di allargamento degli orizzonti.

Come far convivere tutta questa ricchezza ? Per primacosa bisogna evitare la formazione dei ghetti. Quest’ultimiprendono vita attraverso un processo di auto-ghettizzazionedelle comunità che – di fronte a quello che viene vissuto opercepito a torto o a ragione come un rifiuto della comunitàospitante – tendono a chiudersi e a intensificare le reticapillari di comunicazione interne alla stessa comunità inmodo da escludere non solo gli italiani, ma anche le altrecomunità straniere.

Al tempo stesso, la nascita dei ghetti è anche il frutto diuna marginalizzazione diretta o indiretta della comunitàospitante italiana. Rifiuto di affittare a stranieri, costi troppoelevati delle residenze, luoghi accuratamente evitati perchépercepiti dagli italiani come “insicuri”. Ma l’insicurezzaspesso è solo insofferenza, paura del diverso nella città.

Gli altri sono percepiti e vissuti come “persone inesubero” come dice Z. Bauman: «I Essere in esuberosignifica essere in soprannumero, non necessari, inutili,

37

Mi permetterei solodi aggiungere lagrande vivacitàculturale deicittadini stranieriche esprimeattraverso laproliferazione digallerie d’artededicate alleproduzioni dei paesid’origine

Per il buon governo delle città

Page 38: Per il buon governo delle città

FOCUS

indipendentemente dai bisogni e dagli usi che fissano lostandard di ciò che è utile e indispensabile. Gli altri nonhanno bisogno di te, possono stare senza di te, possono staresenza di te e cavarsela altrettanto bene, anzi meglio» (Vite discarto, Ed. Laterza).

Occorre un nuovo piano regolatore che tenga conto delladimensione interculturale della città. Evitare di concentrarein un solo pezzo di città tutti gli esercizi commercialicosiddetti “etnici”. Lo strumento della concezione dellelicenze commerciali, lungi dall’essere un mero attoburocratico, diventa uno strumento di pianificazioneurbanistica, tanto per fare un esempio. Perché la formazionedei ghetti urbani è il fallimento dell’intercultura. Essasignifica pensare l’integrazione come una mera coesistenzaspazio-temporale tra comunità che si ignorano.

La città, invece, è un organismo vivente con un rapportosi supporto strumentale, di fecondità relazionale tra imembri. La città è il luogo dove gli spazi di condivisionedevono crescere per favorire la conoscenza, la risoluzione deiconflitti, la nascita di utopie condivise.

La scuola nella città interculturale è il luogo della“formazione dell’uomo e del cittadino”. Sono 750.000 glialunni con cittadinanza non italiana seduti sui banchi discuola nell’anno scolastico 2011/2012.  Sono l’8,5% sultotale della popolazione scolastica. Una palestra dicittadinanza è anche la parte più visibile e promettente delcambiamento delle nostre città. Dentro le mura di scuola sitrova la linfa vitale della città futura.

La scuola deve perciò essere accogliente nel doppio sensodi fare spazio ai nuovi cittadini e, con loro, il bagaglioculturale, religioso e spirituale di cui sono portatori; nellostesso tempo aiutare i nuovi cittadini ad essere pienamenteitaliani. La pedagogia interculturale ha questo di pregevole:essa aiuta l’osmosi dei mondi verso una conoscenza piùricca. Ma la scuola è anche un potente fattore d’integrazioneper i genitori che – grazie ai loro figli – entrano a fare partedella comunità formata dagli insegnanti e dagli altri genitori.

Infine, possiamo puntare sulla mediazione interculturaleche è insieme un approccio complessivo più apertoall’alterità e una dinamica relazionale che mette in circuitole diversità. Le biblioteche, gli sportelli sociali, i centri diaggregazione giovanili, i teatri e le ludoteche diventanoquei spazi di contaminazione interculturale di cui si nutrela città plurale. Sono gli spazi della costruzione di un

38

Occorre un nuovopiano regolatore che

tenga conto delladimensione

interculturale dellacittà

Per il buon governo delle città

Page 39: Per il buon governo delle città

FOCUS

alfabeto comune della città di tutti. La città di domani avrà bisogno di mediatori culturali, ma

è tutta la comunità che deve assimilare una forma mentisinterculturale per riconoscere la diversità, valorizzarla,risolvere i conflitti e offrire soluzioni che renda la vitacollettiva più serena e riconciliata. Le politichedell’intercultura sono una pedagogia di accompagnamentodei territori e delle comunità verso la leggibilità e vivibilità diuna società complessa.

39

La pedagogiainterculturale haquesto di pregevole:essa aiuta l’osmosidei mondi verso unaconoscenza più ricca.Ma la scuola èanche un potentefattored’integrazione per igenitori

Per il buon governo delle città

Page 40: Per il buon governo delle città
Page 41: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

41

e città per essere strategiche hanno bisogno disviluppare relazioni, di giocare ruoli e di tesserealleanze a scale molto diverse da quellemunicipali. Eppure la nostra cultura politica èancora localista, la nostra visione è

amministrativa, le politiche urbane sono-anche nei casimigliori-confinate al quartiere, al comune.

Nelle considerazioni che seguono, e che sono tratte da unlibro appena uscito cui rimando il lettore che volesseapprofondire1, inquadro invece il tema della città nelle nuovepolitiche europee.

Si tratta di un tema cruciale ma poco esplorato,soprattutto del tutto assente nel dibattito politico italiano. Inesso le città appaiono sempre come soggetti cui “destinare”politiche centrali (siano esse fiscali, assistenziali o altro), maicome soggetti strategici a partire dai quali “ristrutturare” lagovernance multi-livello dalla scala locale a quella europea.

Se si capovolgesse il modo corrente di vedere e siguardasse così a partire dalle città, si potrebbe allora agire conun nuovo tipo di sperimentalismo istituzionale. Essoaiuterebbe-starei per dire: obbligherebbe tutti i livelli(europeo, nazionale, regionale, locale) a ristrutturarsi.

Nelle politiche europee ci troviamo sempre più di fronte adegli strani contratti scritti tra i partner europei e nazionali,fatti da un numero indefinito di attori: “contratti” travirgolette, appunto.

Rispetto alla tradizione giuridica, politica ed economicache pensa a contratti “a due”(nel diritto civile) o “uno a

Le nuove politichedelle città, uno stranocontratto comunitario Paolo Perulli insegna Sociologia economica presso l'Università del Piemonte Orientale

L

1. P.Perulli, Il dio Contratto, Einaudi, Torino 2012.

Page 42: Per il buon governo delle città

FOCUS

molti”(nel contratto sociale), questi sono contratti “molti amolti”, ove i “molti” entrano in campo durante il percorsonelle varie fasi del processo di definizione: essi entrano edescono dall’arena contrattuale.

Tutti questi attori sono consapevoli di non avere pienaconoscenza della situazione, tanto meno di averne unaconoscenza ‘completa’. A volte si è colpiti dall’impressione disprovvedutezza che gli attori, ad esempio i partecipanti aivertici europei, alle varie commissioni tecniche ecc., suscitano.

La loro conoscenza è chiaramente parziale eframmentaria. E ciò nonostante, essi interagiscono, simuovono, intraprendono azioni e relazioni, pianificanostrategicamente i propri comportamenti.

In questo singolare tipo di contratti, l’idea della conoscenza ètutto sommato innovativa: essa è più una possibilità,un’eventualità che non una dotazione, è largamente frutto delprocesso, è piuttosto esplorazione di potenzialità da sviluppareche messa in pratica di doti di conoscenza acquisita.

Quindi, conoscenza come possibilità e non come direzionenecessaria dell’azione. In un simile contesto, che cosa fannoquesti “molti a molti”? Per spiegarlo, è utile ricorrere al“Rapporto Barca”, scritto dall’attuale ministro della coesioneterritoriale nel 2009 per la Commissione europea, e dedicatoalla riforma delle politiche europee di coesione.

Esso mescola teorie del contratto, teorie della governancebilaterale e multilaterale, ed anche gestione gerarchica di unprocesso di policy. Tre aspetti tendenzialmente separatinell’elaborazione delle politiche e che nel Rapporto Barca,invece, si ritrovano insieme.

Ma come funziona il tutto? I molti attori europei,nazionali, locali che si ritrovano nelle politiche europeepartecipano ad uno sforzo innovativo, istituzionale e sociale,che prevede incentivi e finanziamenti condizionati (conditionalgrants): inoltre viene loro indicato quali sono i costi dasostenere per uscire dal processo, nel caso voglianosganciarsene. I costi del fallimento virtuale del processo sonomostrati chiaramente.

A tenere insieme questi attori è quindi una sostanza alquantodiversa da quella dei contratti tradizionali. Si può parlare aquesto riguardo di reti di contratti interconnessi: networks asconnected contracts. Reti di impegni “molti-a-molti”, in cui ci siacontinua possibilità di verificare gli avanzamenti e gliscostamenti di percorso da parte di ciascun attore.

Ma anche reti in cui i diversi partners siano in qualche

42

L’idea dellaconoscenza è tutto

sommato innovativa:essa è più una

possibilità,un’eventualità che

non una dotazione, èlargamente frutto delprocesso, è piuttosto

esplorazione dipotenzialità da

sviluppare che messain pratica di doti di

conoscenza acquisita

Per il buon governo delle città

Page 43: Per il buon governo delle città

FOCUS

misura obbligati a cooperare, anziché a scegliere in modoopportunistico e a creare per sé situazioni di rendita (rent-seeking è quel processo attraverso cui gruppi di interessemonopolizzano la loro posizione e ne traggono vantaggio,imponendo costi improduttivi ai processi economici).

La letteratura sul rent-seeking è fiorente. Essa è arrivata astimare il costo improduttivo delle posizione di rendita inpercentuale del prodotto nazionale, dal 3% dagli Stati Unitial 15% di un paese come la Turchia. L’Italia sta certamentepiù vicina alla Turchia che agli Stati Uniti.

Nell’idea di contratti tra molti livelli qui proposta, siritrova la suggestione di un testo di Jacques Derrida sullaTorre di Babele in cui i costruttori della Torre ben presto sirendono conto che la loro impresa era impossibile, nonsarebbero arrivati a toccare il cielo; e tuttavia i legami, lerelazioni, gli scambi di conoscenza che si erano costruiti nelfrattempo avevano finito col tenerli assieme in uno “stranocontratto comunitario”.

Esso è basato sull’incompletezza, anzi: sull’incompiutezza,sulla consapevolezza che la Città continuamente si trasformain vista di generazioni future. Quindi l’incompletezza,l’incompiutezza non creano distacco tra gli uomini ma anziobbligazioni reciproche.

C’è una coincidenza, una chiara affinità elettiva tra questariflessione filosofica e la ricerca contenuta nelle proposte direvisione delle politiche europee. Passando alle arene diquesto contratto, ciò che rileva dal punto di vista degli attoriche operano per lo sviluppo dei loro territori è la scoperta

43

I costruttori dellaTorre ben presto sirendono conto che laloro impresa eraimpossibile, nonsarebbero arrivati atoccare il cielo; etuttavia i legami, lerelazioni, gli scambidi conoscenza che sierano costruiti nelfrattempo avevanofinito col tenerliassieme in uno“strano contrattocomunitario”

Per il buon governo delle città

Page 44: Per il buon governo delle città

FOCUS

che questi territori non si possono definire a priori. Il Rapporto Barca dice in maniera esplicita che non vi

sono confini predefiniti, tanto meno i confiniamministrativi, mettendo così in crisi – con implicazionipolitiche forti – tutto il discorso delle regioni amministrativecome attori di un territorio i cui confini non sono definibiliex ante sul piano sostanziale.

I confini sono definibili volta per volta, nel processo edal processo, riferendosi alle diverse politiche e ai diversiattori. Sono confini totalmente mobili. Vi sono esempieuropei di notevole interesse di combinazioni territoriali, diaggregati territoriali che potrebbero derivare da questanuova cornice di riferimento.

Tutto si sposterebbe dal rapporto gerarchico Unioneeuropea-Stati-regioni ad un rapporto “molti a molti” il cui esitoè la connessione tra nuovi attori territoriali che formerebberonuovi assemblaggi, nuove combinazioni. Rendendo reali,realizzando quello che la teoria sociale ha solo prefigurato.

Assemblaggi ed amalgama infatti sono bene individuatidalle recenti scienze sociali. Il mondo è presentato non piùcome un mosaico di Stati nazionali ma come oramai unassemblaggio di global city regions, nuovi amalgama territorialiche si distendono sulla superficie del pianeta. Questo è ilcampo verso cui orientarsi.

L’auspicabile ruolo di un centro (globale, europeo, sempremeno nazionale) in questi processi è altamente problematicoma essenziale. Pena la pura anarchia del mondo. Ma il centroè ormai piuttosto un arbitro, anzi forse solo un play-maker:dovrebbe agire per fare giocare tra loro i territori in unarelazione che contemperi coesione e competizione.

Un ruolo ben diverso dalla vecchia pretesa dell’attorecentrale di prendere le distanze per vedere meglio dall’alto,perché sappiamo ormai che il centro non vede affatto megliodegli altri. Sta piuttosto all’intelligenza delle istituzioni dicapire che bisogna dare vita politica ad ogni parte dei territori.

Allo scopo di creare una situazione in cui siano infinite leoccasioni per i diversi attori, tutti partecipanti al giococomunitario, di comprendere che essi stessi sono cittadiniche hanno bisogno gli uni degli altri. Attori collettiviportatori ciascuno di un pezzo di conoscenza che possanomettere in gioco, anziché tenerla ciascuno per sé.

L’intelligenza istituzionale sta nel creare infinite occasioniperché si sviluppi questa particolare “cooperazioneinteressata” in cui consiste in buona sostanza la democrazia.

44

Assemblaggi edamalgama infatti

sono beneindividuati dalle

recenti scienzesociali. Il mondo èpresentato non piùcome un mosaico diStati nazionali ma

come oramai unassemblaggio di

global city regions

Per il buon governo delle città

Page 45: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

45

he mortgage scam”, la truffa dei mutui diinizio millennio, secondo Stiglitz sta allabase della crisi finanziaria che stiamovivendo. Una truffa, come ormaisappiamo da molte voci, basata su un

rischio volutamente, “scientificamente” mal valutato, cheavrebbe retto solo se il meccanismo euforico di continuarivalutazione del valore dell’abitazione non si fosse interrotto ese i tassi dei mutui fossero rimasti bassi.

Ma se la bolla immobiliare è la “miccia” della crisi finanziariadel 2008, la questione vera che con il 2011 è venuta alla luce, stanel crescente ruolo che ha assunto la speculazione finanziarianel ciclo di accumulazione del capitale tra l’ultimo decennio delXX e il primo decennio del XXI. Se l’immobiliare e i mutuisubprime sono stati la miccia della crisi, gli elementi divulnerabilità – come ha sostenuto recentementericonvertendosi anche Bernanke – hanno carattere strutturale esi trovano nelle fondamentali debolezze del sistema finanziariodegli anni 2000: una leva finanziaria eccessiva; una eccessivadipendenza da instabili finanziamenti a breve termine;valutazioni del rischio mal gestite; strumenti finanziari in gradodi oscurare i livelli e le concentrazioni dei rischi .

Non è la prima volta che il sistema economico mondialeentra in crisi così pesantemente e che si innescanodrammatici fallimenti finanziari , e del resto, come bensappiamo, sulla funzionalità della crisi nella riproduzione erigenerazione del modello capitalistico parlano i classicidell’economia da Marx a Schumpeter. Quali equilibri siristabiliscono è la vera questione da analizzare.

Grazie agli studi di Braudel e Arrighi, sappiamo che nei ciclidi accumulazione del capitale arriva, storicamente, una fase incui la speculazione finanziaria prevale sui processi, e, sappiamoche ogni speculazione finanziaria necessita di una leva su cuiappoggiarsi. Sappiamo anche che ci sono soprattutto, unacomponente tecnica, anzi potremmo dire tecnologica, e una

La casa nell'era del debitoe della crisi finanziariaLorenzo Bellicini è direttore del CRESME

“T

Page 46: Per il buon governo delle città

FOCUS

componente normativa che determinano le dimensioni dellaleva. Ora l’eccezionalità della fase storica che stiamo vivendosembra proprio essere nel combinato di innovazione tecnico-matematica degli strumenti di leva finanziaria, con politichemonetarie in grado di inondare di liquidità il mercato eprodurre debito, e abbattere molte regole sull’assunzione delleresponsabilità di rischio, applicato agli eccezionali processi divalorizzazione immobiliare degli anni 2000 nelle economieavanzate (e alle commodities e al petrolio e a molte altre tipologiedi prodotti, compresi i tassi di interesse). Questo caratteristicomodello ha prodotto un risultato che differenzia,oggettivamente, la crisi che stiamo vivendo dalla altre vissutesino ad oggi: la dimensione del debito che si è generato .

Ma se la dimensione della crisi è certo un elemento didifferenziazione rispetto al passato, la eccezionale fasefinanziaria che l’economia mondo sta vivendo va inseritanell’ambito delle teorie che si occupano dei cicli storici diaccumulazione del capitale.

Giovanni Arrighi, riprendendo l’intuizione di Braudelsecondo cui la fase di maturità e crisi di ciascun principalesviluppo dell’economia-mondo è preannunciata da uncaratteristico passaggio da transazioni commerciali a transazionifinanziarie , ha descritto con eccezionale qualità la storia dei ciclisistemici di accumulazione che hanno caratterizzato l’economiaoccidentale dal “secolo dei genovesi” ai giorni nostri…

La dimensione del conflitto finanziario

In ogni caso, comunque la si voglia mettere, è evidente checi troviamo in una fase eccezionale di cambiamento , dove lacrisi finanziaria e la debolezza economica delle economieavanzate e degli Stati Uniti sono indicatori dell’ingresso inuna fase nuova dello sviluppo del capitale. Una fase ditransizione storica che, come tutte quelle che abbiamovissuto produce un profondo innalzamento dei conflitti trasistemi di potere vecchi e nuovi e una profonda selezione:sociale, territoriale, tipologica e imprenditoriale. La base diquesto conflitto è in primo luogo finanziaria.

I nuovi strumenti finanziari sviluppatesi nella seconda metàdegli anni ’90, ma applicati su base mondiale negli anni 2000,nella sostanza, hanno avuto un obiettivo preciso: consentire aicrediti bancari, nella tradizione illiquidi di trasformarsi in attivinegoziabili E’ la cartolarizzazione dei crediti ( mutui ipotecari,crediti alle imprese, prestiti al consumo, scoperti delle carte dicredito, ecc.) che così possono essere acquistati da fondi

46

Ci troviamo in unafase eccezionale di

cambiamento , dovela crisi finanziaria e

la debolezzaeconomica delle

economie avanzate edegli Stati Uniti

sono indicatoridell’ingresso in una

fase nuova dellosviluppo del capitale

Per il buon governo delle città

Page 47: Per il buon governo delle città

FOCUS

pensione, hedge founds , compagnie di assicurazioni, grandiimprese, enti locali e Stati, casse previdenziali, ecc. Sisviluppano così titoli costruiti sulle ipoteche (MBS – Mortgage-Backed Security) e titoli garantiti da crediti (CDO – ColletarisedDebt Obbligations) “frullati” con altri strumenti finanziari. Ma ilvero protagonista del nuovo mercato finanziario è il creditdefault swaps: CDS.

Il CDS è, in breve, “un contratto il cui oggetto èrappresentato dalla protezione rispetto al rischio: l’acquirentecerca di premunirsi contro il default di un certo titolo, ilvenditore si impegna a risarcirlo della perdita subita, in cambiodi un versamento periodico”.

Nel 2007 MBS, CDO e CDS, valevano 65.800 miliardi didollari. Più dell’intero mercato azionario mondiale, più delPIL mondiale che nel 2007 vale 55.000 miliardi di dollari.Nel 2000 questo insieme di strumenti finanziari non arrivavaa 1.000 miliardi di dollari. I derivati scambiatipericolosamente, non solo come abbiamo visto con “leobbligazioni “collaterali”, hanno permesso al mercatoimmobiliare di trascinare sul fondo una pletora di investitoriche avevano scommesso sui mutui subprime”, ma con icontratti di futures sulle materie prime, “fanno esplodere ilprezzo del petrolio o scatenano emergenze umanitariequando prendono di mira le commodities alimentari.

Per farla breve, nel 1990 il giro d’affari dei derivati, chevengono definiti come scommesse in attesa di scadenza, erairrilevante, se non nullo; nel 1998 ammontava a 81.000miliardi di dollari; alla fine del 2004, secondo la Banca per iregolamenti internazionali (BIS), ammontavano a 295 milamiliardi di dollari.

Per avere una idea delle dimensioni con le quali ci stiamoconfrontando, basterà ricordare che nel 2010 il PIL mondialeera stimato dal Fondo Monetario Internazionale in 62.900miliardi di euro, e che nel 2008 era pari a 61.300 miliardi dieuro. Nel 2007 tutto il valore del mercato borsistico mondialeammontava a 65.000 miliardi di dollari (dopo la crisi era sceso a30.000 miliardi di dollari).

I crediti ipotecari negli Stati Uniti nel 2006 valevano 9.800miliardi di dollari. Nel 2000 valevano 4.800 miliardi di dollari.Le perdite legate ai mutui subprime negli USA (valutati in 3.000miliardi di dollari) sui 9.800 totali, nel 2008 sono state stimate,sempre da Orléan, in ‘solo’ 400 miliardi di dollari. Per Morris imutui subprime insoluti ed altre insolvenze ad alto rischioammontavano a 830 miliardi di euro. Da questo punto di vista

47

Per il buon governo delle città

Page 48: Per il buon governo delle città

FOCUS

l’effetto della “leva finanziaria sistemica” è stato fuori scalasoprattutto nella fase negativa . La nuova ingegneria finanziarianon ha ridotto il rischio lo ha diffuso ingenerando incertezza,poi sfiducia e poi panico. E come se non bastasse, una nuovaclasse di arcani derivati creditizi , ben al di fuori del campovisivo dei regolatori, fa sì che quasi tutti i portafogli delle banchesiano “tightly coupled”, come dicono gli ingegneri: un guasto inqualsiasi parte del sistema è destinato a propagarsi in un balenoin tutte le altre. Neanche un genio del male – scrive Morris –avrebbe potuto concepire una struttura più incline al collasso”.

Ora non è noto quanta parte dei CDS-OTC sia a rischio, mai caratteri e le dimensioni della speculazione finanziaria gettanouna evidente luce nuova sulla fase di transizione che staattraversando l’economia mondo, e sul rischio che la pesantepiramide finanziaria rovesciata corre, a causa della possibileinsolvenza delle singole partite di debito su cui poggia. Glianni 2000 sono gli anni in cui gestione del rischio,intermediazione finanziaria, e leva sono stati i veri protagonistidella fase di mercato delle economie avanzate insieme ad unafase espansiva eccezionale del mercato immobiliare e delsettore delle costruzioni. Le dimensioni sono quelle di “unordine gigante”, di un fuori scala.

Ma vi è una ultima considerazione da fare che incide sultema dell’edilizia, del mercato immobiliare e dei processi diinvestimento insediativo: l’interesse all’equilibrio e ‘alla realtà’degli investitori finanziari in questo scenario. “Lungi dall’avergiocato un qualsiasi ruolo regolatore, gli attori finanziari hannopartecipato attivamente all’euforia speculativa. Anzi, sarebbe piùesatto dire che ne sono stati i principali promotori oltre che iprincipali beneficiari, arrivando in certi casi a spingere all’errorele famiglie che non chiedevano nient’altro che informazioni econsigli. Senza un credito facile da ottenere a bassi tassi diinteresse ed emesso in grande quantità, la bolla immobiliarenon avrebbe potuto raggiungere una tale ampiezza” . Unaanalisi questa che vede concordi i già citati Harvey, Stiglitz ,Roubini, Mihn, Akerloff e Schiller, Morris, Orlèan.

La finanza guida oggi le sorti dell’economia mondialenell’ambito di uno scenario che potremmo definire, per leeconomie avanzate, di “riduzione” e di profonda“riconfigurazione”. La “spada di Damocle” di una speculazionefinanziaria fuori scala evidenzia da un lato una eccezionalequestione di debito e dall’altro di insolvenza che potremmodefinire sistemiche, e rende le posizioni di chi è indebitato, pervarie ragioni, molto deboli.

48

La finanza guidaoggi le sorti

dell’economiamondiale nell’ambito

di uno scenario chepotremmo definire,

per le economieavanzate, di

“riduzione” e diprofonda

“riconfigurazione”

Per il buon governo delle città

Page 49: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

49

egli ultimi decenni il decentramento dicompetenze, funzioni e risorse dal centro allaperiferia ha rappresentato una delle tendenzedi riforma più pronunciate nei paesi europei.

Ciò ha suscitato l’interesse degli studiosidell’europeizzazione dei processi di governo i quali nonhanno potuto non affrontare lo sviluppo di relazioni dimutua dipendenza tra livelli europeo e locale, soprattutto

Le autonomielocali e la UeFabrizio Di Mascio è dottore di ricerca in Scienza Politica presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze

N

Page 50: Per il buon governo delle città

FOCUS

nell’ambito delle politiche di coesione, e il crescenteimpatto dei processi decisionali comunitari sulleautonomie territoriali, considerato che in media circa il 70-80% delle politiche formulate a livello comunitarionecessita di implementazione a livello locale.

Per i fautori della multi-level governance i processi dieuropeizzazione tenderebbero addirittura a scalzare lasupremazia del governo centrale agevolando l’instaurarsi direlazioni di ascolto e scambio diretto tra istituzionicomunitarie e autonomie locali. Larga parte degli studicondotti sul tema, però, ha evidenziato come lapartecipazione degli enti locali ai processi decisionalicomunitari continui a essere incastonata all’interno direlazioni istituzionali multi-livello andatesi consolidandonel corso del tempo in cui i governi centrali fungonoancora da snodo e filtro dei processi decisionali checoinvolgono i livelli comunitario e locale.

In linea con quanto ipotizzato da questa tradizione distudi, in Italia è stato il livello di governo centrale a regolarei profili relativi alla formazione del diritto comunitario (c.d.fase ascendente) e al recepimento della normativa comunitaria(c.d. fase discendente) affrontando il tema della scansioneprocedurale della partecipazione degli enti locali al processonormativo comunitario con alcune previsioni contenutenella Legge 11/2005 (c.d. Legge Buttiglione).

L’allestimento di molteplici canali di partecipazione daparte della Legge Buttiglione, però, non è stato sufficientead attivare l’iniziativa delle autonomie locali.

Non solo in fase ascendente, ma anche in fasediscendente, alle associazioni rappresentative delleautonomie, infatti, manca quella capacità di esame eapprofondimento delle implicazioni di proposte e atticomunitari necessaria per alimentare la governance multi-livello che la legge Buttiglione ha imperniato attorno alsistema delle Conferenze.

Inoltre, le associazioni rappresentative delle autonomienon hanno sviluppato strumenti per l’informazione e lasensibilizzazione degli enti locali ai temi e agli oggettidell’agenda normativa comunitaria né tantomenopromosso attività di consultazione delle autonomie sulleiniziative di policy dell’Unione Europea.

Allo scarso protagonismo delle realtà associative va adaggiungersi la carenza di risorse di cui soffre il ComitatoInterministeriale per gli Affari Comunitari Europei (CIACE)

50

I processi dieuropeizzazione

tenderebberoaddirittura a

scalzare lasupremazia delgoverno centrale

agevolandol’instaurarsi di

relazioni di ascolto escambio diretto tra

istituzionicomunitarie e

autonomie locali

Per il buon governo delle città

Page 51: Per il buon governo delle città

FOCUS

presso il Dipartimento per le Politiche Comunitarie, cui lalegge Buttiglione ha affidato le attività di impulso nelladefinizione della posizione italiana relativamente alleproposte di atti normativi di fonte europea.

Infine, a causa del deficit di approfondimento tecnicoesibito dalle attività di valutazione dei Ministeri, ilGoverno non appare in grado di fornire alle Camereun’adeguata informazione sui contenuti relativi alleproposte di atti comunitari.

Il deficit di attuazione della Legge Buttiglione induceinevitabilmente a guardare oltre i confini nazionali allaricerca di soluzioni che possano ispirare una nuovariforma in Italia.

In Olanda, ad esempio, l’organismo associativo delleautonomie locali (VNG) e Ministero dell’Interno hannostabilito un patto di collaborazione che ha portatoall’istituzione di Europadecentraal quale centro studi cheoffre agli enti locali consulenza giuridica, iniziative diformazione e occasioni di dibattito sulle principaliquestioni inserite nell’agenda comunitaria.

Anche nel Regno Unito l’organismo associativo deglienti locali (LGA) ha esibito un certo attivismo tanto dadotarsi di una apposita struttura, la LGA European andInternational Unit, che offre alle autonomie una ampiagamma di informazioni su stato dell’arte e prospettive diriforma della normativa comunitaria.

I dipartimenti di settore della LGA conducono ancheuna attività di studio delle implicazioni a livello locale dellenorme comunitarie, animando una rete composta dadirigenti locali che offrono ritorno informativo rispettoalle proposte comunitarie partecipando a surveys diopinione oppure a case studies quale approfondimentoqualitativo delle ripercussioni del diritto comunitario,

A distinguere il caso inglese non è solo il protagonismodelle autonomie locali ma anche l’attenzione prestata dalgoverno centrale all’introduzione di uno strumento comel’analisi di impatto quale strumento di scrutinio preventivodelle proposte normative, finalizzato a valutarne costi ebenefici sotto una pluralità di aspetti.

In particolare, con l’avvento del governo di coalizioneguidato da Cameron il rafforzamento del legame tra ImpactAssessment e processo legislativo comunitario è stato postoal centro della nuova agenda inglese di better regulation tantoche progetti di atti e norme emanati dal livello comunitario

51

Un patto dicollaborazione cheha portatoall’istituzione diEuropadecentraalquale centro studiche offre agli entilocali consulenzagiuridica, iniziativedi formazione eoccasioni di dibattitosulle principaliquestioni inseritenell’agendacomunitaria

Per il buon governo delle città

Page 52: Per il buon governo delle città

FOCUS

sono oggetto di impact assessment sia in fase ascendente chein fase discendente.

In fase ascendente, però, alle proposte normative dellaCommissione Europea si applicano analisi di impatto lacui bassa profondità analitica è strettamente proporzionalealla incertezza degli esiti dei negoziati e ai limiti di tempoed evidenze empiriche che caratterizzano l’elaborazionedomestica delle ipotesi di provvedimento comunitarie.

In fase discendente, invece, il Governo Cameron haintrodotto l’obbligo di abbinare alla norma di recepimentouno “statutory duty for Ministerial Review” che impone aiMinisteri l’obbligo di svolgere entro cinque anni una post-implementation review chiamata a identificare almeno il gradodi raggiungimento degli esiti attesi dalla norma e lacomparsa di eventuali effetti inattesi/perversi.

I Ministeri sono tenuti a pubblicare e a depositare inParlamento un report sulla review che costituisca la base dievidenza empirica per l’elaborazione della posizionenegoziale in Europa.

Lo scrutinio di tali reports non fa che rafforzare ilcontrollo parlamentare sull’elaborazione del dirittocomunitario che nel Regno Unito trovaistituzionalizzazione in alcune specifiche commissioni cheoperano tanto in fase ascendente (European ScrutinyCommittee presso la Camera dei Comuni e European UnionCommittee presso la Camera dei Lord) quanto in fasediscendente (Joint Committee on Statutory Instruments e Houseof Lords Merits of Statutory Instruments Committee).

Nel Regno Unito, però, il ricorso a uno strumento comel’Impact Assessment non ha contribuito a razionalizzare lerelazioni tra livelli di governo nel processo legislativocomunitario risultando affetto da limiti di tempestività earticolazione dei costi rispetto ai livelli di governo.

L’esperienza inglese suggerisce pertanto di far ricorso auno strumento di analisi dei costi associati alle propostecomunitarie più flessibile rispetto all’analisi d’impatto.L’esempio più significativo di analisi dei costi flessibile èofferto dagli Stati Uniti che hanno sviluppato la tecnicadell’ “Unfunded Mandates” per governare le relazioni tralivelli di governo.

Si tratta di una tecnica tesa a individuare i costi di unprovvedimento rispetto alle competenze dei diversisoggetti destinatari. Offrendo un quadro efficace dellaripartizione dei costi, tale attività di valutazione stimola la

52

Il Governo Cameronha introdotto

l’obbligo di abbinarealla norma di

recepimento uno“statutory duty for

Ministerial Review”che impone ai

Ministeri l’obbligo disvolgere entro cinque

anni una post-implementation

review chiamata aidentificare almeno il

grado diraggiungimento degli

esiti attesi dallanorma

Per il buon governo delle città

Page 53: Per il buon governo delle città

FOCUS

comunicazione tra livelli di governo e consente diindividuare opzioni per la riduzione dei costi imposti ailivelli subnazionali.

In conclusione, nonostante i limiti dello strumento dibetter regulation adottato, dal caso inglese vengono offertispunti di sicuro interesse per il caso italiano quali:l’esigenza di irrobustire, soprattutto tecnicamente, loscrutinio parlamentare; la necessità, evidenziataulteriormente dall’esperienza olandese, di sprigionarel’attivismo degli organismi associativi degli enti locali;l’opportunità di condurre revisioni ex-post dell’attuazionedelle proposte normative comunitarie.

L’esperienza inglese, però, insegna che senza ladefinizione di un assetto di governance che distribuiscacompiti di indirizzo, controllo e sostegno metodologico,definendo al contempo una cornice per l’interazione traGoverno, Parlamento e organismi associativi, i progetti dicambiamento sono destinati a rimanere annunciati a livellonormativo, come già accaduto con la legge Buttiglione. Èdunque dalla definizione dei perni organizzativi dellariforma e del patto tra governo ed enti locali che qualsiasiiniziativa di cambiamento credibile è destinata a prendereavvio in Italia.

53

Per il buon governo delle città

È dunque dalladefinizione dei perniorganizzativi dellariforma e del pattotra governo ed entilocali che qualsiasiiniziativa dicambiamentocredibile è destinataa prendere avvio inItalia

Page 54: Per il buon governo delle città

FOCUS Per il buon governo delle città

54

a città, e cioè la più straordinaria opera chel’arte italiana ha creato negli ultimi duemilaanni, è anche la sola che per secoli e secoli hamostrato di poter nutrire nelle sue proporzionicosì materiali che culturali una comunità

socialmente “equilibrata”. Dalla perfetta misura degli insediamenti, della loro osmosi

con la campagna circostante, della straordinaria umanitàcontenuta nel rapporto tra individuo e città, si vengonosmarrendo, oggi, non solo la cultura ma anche l’esatta citazione.

Un gigantismo falsamente economico ha stravoltospesso, con l’aria del protagonista salvatore d’ogni società(e invece con il peso della condanna irreversibile), questodestino così italiano, così miracoloso, da apparirci –specialmente oggi – irripetibile.

La misura della città italiana è argomento fondamentaleche l’urbanistica ha forse riconosciuto (penso a Giedion, aLucio Gambi, a P.Luigi Cervellati ) ma non più studiato afondo; e che oggi si viene perdendo sotto l’istigazione prima,dell’urbanistica industriale; e più tardi sotto il peso delladestituzione di una cultura progettuale, e meglio ancora nelpieno dramma della caduta di un modello italiano del vivere.

Da dieci anni almeno, anche il modello sociale ha infattiperso per strada la guida possibile di un’idea del vivere; cosìcome, analogamente, smarrita la possibile difficile ancoradell’idea della cultura, su questa strada si è perso anche unriconoscibile concetto di bene culturale ed artistico.

Che un forte liberismo abbia giovato a disconnetteretracciati e steccati tradizionali è forse vero anche se –insieme a Gailbraith – siamo dell’opinione che una cattivagestione del “sociale” è capace di inquinare anche ogniliberta di iniziativa.

Tra i frantumi, tuttavia, della modellistica ideologicaantica e recente, in questo ultimo decennio poco giacobinoe molto reazionario quanto a dibattito sulla cultura, ha

Città e museo Andrea Emiliani è storico dell’arte, già Soprintendente per il patrimonio storico e artistico dell’Emilia Romagnae direttore della Pinacoteca nazionale

L

Page 55: Per il buon governo delle città

FOCUS

brillato più intensamente una capacità che forse è nuova,comunque diversa.

Ed è la capacità ormai effettiva di dare veste economica adalcune, a molte imprese dell’arte e della cultura. Non c’è nulladi miracoloso, d’accordo: il benessere più diffuso ha creatospazi consistenti per nuove esigenze, più dilatate rispetto alpassato. La dinamica del turismo di massa ha assunto davverodelle proporzioni che gli anni ’60 avevano solo pronosticatocome una dinamica di “occupazione”. Dietro le massicceproporzioni del fenomeno, nuovi servizi e vecchie sostanzevengono riprendendo il ruolo che già avevano rivestito nellaprima loro individuazione, nel XVIII secolo.

Tutta l’Europa nasce, del resto, nel XVIII secolo, eproprio allora la sua cultura , l’architettura e l’arte vengonoaccuratamente registrate e organizzate. La vita e l’operaduttile, curiosa e sensibile degli innumerevoli viaggiatori èuna costante presa d’atto dello sforzo operato dalla societàitaliana – tra Rinascimento e quel Barocco che Braudelchiamerà, per questo, seconda Rinascenza – per “piegare” lanatura ad una costruzione minuziosa, millimetrica, quale gliartisti e gli architetti la desideravano e la realizzarono.

Questo è il capolavoro che ci è stato consegnato, quasisempre perfetto: e dentro questa misura e quelle proporzioniè necessario travasare vita moderna e socialità positiva. Finoad oggi, a partire dal dibattito post-unitario di più di centoanni fa, è stata l’estetica a difendere noi e le “belle pietre”dell’Italia dall’invadenza dei distruttori, da quella dei

55

Per il buon governo delle città

Dalla perfettamisura degliinsediamenti, dellaloro osmosi con lacampagnacircostante, dellastraordinariaumanità contenutanel rapporto traindividuo e città, sivengono smarrendo,oggi, non solo lacultura ma anchel’esatta citazione

Page 56: Per il buon governo delle città

FOCUS

ricostruttori, come pure dalla violenza degli stessi reazionari. I risultati non sono altissimi, ma è miracoloso constatare

che molte parole d’ordine che sono volate alte sulle barricatedella difesa, e che sono filtrate silenziosamente tra le pieghedei piani regolatori, sono parole antiche, ispirate allastraordinaria qualità della bellezza. Eternità delneoplatonismo greco-latino-cristiano! La nostra difesa è stataancora per decenni e decenni, nonostante l’ormai lungopercorso della secolarizzazione, la soglia del bello.

Oggi non più: chiunque accetta, infatti, di assolvere agliimperativi estetici. La trincea del bello viene colmata daimprenditori e da intellettuali, da proprietari e da funzionaridelle belle arti. È importante restaurare, è utile recuperare, ènecessario salvare la qualità: è indispensabile che l’oggetto diquesta ansietà comune e collettiva (che continua a chiamarsivenustà e bellezza) giunta fino ai nostri passi in buonecondizioni, e che, almeno in superfice, proprio il già aborritometodo del restauro ne possa salvare la faccia… edammentare il prezzo.

La bellezza si paga, e anzi soltanto chi la paga puòimpossessarsene, possederla, goderla. È proprio attraversoquesto possesso che transita il nuovo tradimento, lostravolgimento delle finalità e dei regimi spietati di quegliantichi equilibri di cui dicevamo all’inizio.

Chiunque accetta ora di vivere entro le forme restaurate,recuperate all’uso, di un edificio storico ammirevole. Tuttinutriamo, ora, l’ambizione di vivere in un quartiere diperfetta forma urbanistica storica.

La tragedia conservativa di città come Napoli o comePalermo sembra paleo-storica, ed essa certamenteappartiene ad un’economia che l’Europa non conosce più.Laggiù, sopravvive lo sfascio e la distruzionedell’importante spessore artistico e d’abbandono del centrodella città è il premio per chi si avvia a vivere nellespaventevoli periferie che saranno il vero obiettivo d’ogniragionevole restauro urbanistico.

Questa, invece, è la trincea dalla quale difendere lasopravvivenza di centri ben conservati, di porzioni urbaneperfino agghindate e per questo ormai esanimi. Costituiteda pareti e pareti di agenzie, banche, negozi filiali, da ufficidi rappresentanze, mostre, hotel oppure residence; abitateda luci serali, da spettrali week-end balordi, da micidialifestività prive d’ogni soccorso fosse anche solo quello diun bar , l’abbeveratoio industrioso del terziario maturo e

56

È importanterestaurare, è utile

recuperare, ènecessario salvare la

qualità

Per il buon governo delle città

Page 57: Per il buon governo delle città

FOCUS

del quaternario avanzato. Questa trincea è l’esame puntiglioso del fine d’uso, delle

finalità per le quali se non è nata, certo è sopravvissuta fino anoi questa città, e come lei queste strade, questi quartiericongelati: questo museo Grèvin dell’antica fantomatica cittàitaliana. Ostinatamente bellissima.

È dentro questo panorama spettrale, d’altronde tipico ditutte le città “specializzate” e ricche, che può prendereforma piena, volume sbalzato, una moderna “economiadella cultura”. La domanda che si impone subito è antica:può, questa città congelata e violenta, essere rianimata damotori culturali?

La gestione effettivamente attiva, producente, di musei, edi biblioteche, librerie, teatri archivi; la trama suadente deimodelli storici di organizzazione, dalla chiesa al grandeconvento, dal palazzo nobiliare al giardino e alla prospettiva;potranno riattivare un flusso sociale ed economico che haattraversato un tempo queste stesse strade come inquilino eche ora pretende di ripercorrerle come padrone? In ognicaso, è il modello di vita, è l’idea di cultura che occorreriprendere a discutere ancora.

Ma non vorremmo sembrare innovatori assoluti conquesta storia della necessità di dare alla città nuovi“motori” capaci di sviluppare opportune energieurbanistiche. Credo che chiunque abbia messo qualcheattenzione alla storia, avrà facilmente rilevato – magari nelcorso di una gita scolastica ai Fori Imperiali di Roma,sbadigliando insieme con gli scolastici colleghi – di qualifunzioni simboliche si caricasse già la città romana.

La città italiana storica rappresenta la misura perfettad’ogni possibile vita associata. Occorre recuperarla alla vita ealla attività, procedendo poi al vero restauro di correzione diconfuse periferie e insieme cessare dal corrompere ilterritorio agricolo. E cessare in tal modo il fenomenoimpressionante dello ‘spreco’ del territorio.

57

Chiunque abbiamesso qualcheattenzione allastoria, avràfacilmente rilevato diquali funzionisimboliche sicaricasse già la cittàromana. La città italianastorica rappresentala misura perfettad’ogni possibile vitaassociata

Per il buon governo delle città

Page 58: Per il buon governo delle città

FOCUS Per il buon governo delle città

58

i è stato chiesto di parlare delle città d’artemuovendo dalla mia esperienza di Sindaco diPisa dal 1998 al 2008. Indubbiamente il temadelle città rappresenta un punto centrale dellariflessione sulla convivenza e sul senso civico del

tempo che viviamo, e allo stesso tempo costituisce il terrenoprincipale su cui rilanciare l’idea di uno sviluppo sostenibile.

Soprattutto per un Paese come l’Italia che ha unpatrimonio artistico, monumentale, architettonico epaesaggistico unico, senza confronto nel mondo. E le cittàitaliane, che sono quasi tutte città d’arte perché hanno storia ela portano con sé, sono una parte rilevantissima di questopatrimonio. Purtroppo la consapevolezza di questa enormericchezza culturale, con le sue potenzialità e con le sue

Città d'arte, il caso pisanoPaolo Fontanelliè deputato del Partito Democratico, già Sindaco di Pisa

M

Page 59: Per il buon governo delle città

FOCUS

esigenze di tutela, non è così forte come dovrebbe, tra icittadini come nelle amministrazioni pubbliche.

La capacità di attrazione turistica e culturale del nostroPaese è alta, ma ha evidenti carenze sul piano qualitativo siasul piano dell’offerta che soffre di concentrazione e,talvolta, di congestionamento, e sia sul piano dei servizi. Sifa fatica a valorizzare la diffusa e articolata sul territorio diun’ampia presenza di beni culturali. Tanto che, conapparente sorpresa, l’Italia ha perso posizioni nellegraduatorie del turismo internazionale.

Nel caso di Pisa, certamente una delle città più conosciutenel mondo grazie alla celebre Torre pendente e alla Piazza deiMiracoli, la “forza” di questi suoi monumenti ha oscurato deltutto, per lungo tempo, l’importanza e l’originalità di moltiaspetti della storia medievale, dalle mura alle case-torre, finoalle opere d’arte del Museo Nazionale di S.Matteo. E ha fattosì che i percorsi di fruizione turistica si concentrassero solo suuna parte della città, quasi isolando la medievale Piazza deiMiracoli dal resto del centro storico, come se non ci fossealcuna relazione.

Nel contempo il centro cittadino si era organizzato infunzione della città universitaria, attraverso una notevoleespansione degli spazi ad uso delle facoltà e una ampiautilizzazione del patrimonio immobiliare da parte del mondouniversitario. Tanto che all’inizio del nuovo millennio la metàdegli edifici residenziali del centro storico risultava abitata dastudenti fuori sede.

Queste due realtà, quella dei turisti e quella degli studi,vivevano – e in parte tutt’ora vivono – in totale separazione,ed entrambe in netto distacco dalla realtà dei cittadini pisani.Qualcuno ha definito questa realtà come “tre città in una elontane fra loro”, con l’aspetto paradossale di uno scollamentocosì grande tra la cultura dell’arte e quella della formazione.

Certamente vi sono sovrapposizioni e intrecci che le fannoconvivere, sulla base di specifiche convenienze economiche,ma ciò che manca è una ricomposizione storica della città, ingrado di rendere leggibile l’insieme del tessuto urbano, la suaevoluzione e le sue connessioni paesaggistiche e ambientali(l’Arno, il mare, il parco di San Rossore).

Ed è per questa ragione che alla fine degli anni novanta cisiamo posti il problema di elaborare e definire un’idea di cittàda proporre ai pisani e sulla quale indirizzare le scelte e gli attidel governo comunale, puntando anche ad unacorresponsabilizzazione degli altri Enti della città e del

59

Due realtà, quelladei turisti e quelladegli studi, vivevano– e in parte tutt’oravivono – in totaleseparazione, edentrambe in nettodistacco dalla realtàdei cittadini pisani

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 60: Per il buon governo delle città

FOCUS

territorio. Questo obiettivo è stato reso più forte dalla straordinaria

scoperta archeologica dell’antico porto, con i resti di diverseimbarcazioni di epoca romana cariche di materiali, seppellitosotto otto metri di terra a poca distanza dalle mura. Una“Pompei del mare”, la definì allora il Ministro dei BeniCulturali Giovanna Melandri.

Una scoperta che portò ad uno sviluppo di quella idea dicittà che si fondava sulla ricerca di asse portante su cuicostruire un processo di trasformazione e di riunificazionedella città e della sua identità. Fu necessario pensare subito adun luogo adatto per l’esposizione museale e ad un disegnoche la rendesse funzionale con la città.

Partendo da questa esigenza furono individuati gli ArsenaliMedicei lungo l’Arno e si pensò subito alla possibilità diriconvertire, nelle vicinanze, gli spazi occupati da strutturemilitari per riorganizzare i servizi e le strutture di accesso deiflussi turistici alla città. Da lì nacque l’Accordo di Programmasottoscritto dal Comune con il Governo e i Ministeri dellaDifesa, dei Beni Culturali e delle Finanze.

Accordo che conteneva le previsioni e l’impegno per larealizzazione, al fine della liberazione degli spazi citati, didue nuove caserme per il Battaglione Logistico e per laGuardia di Finanza. Contestualmente il Comune portòavanti l’intesa con la Regione per la costruzione di tutto ilnuovo polo ospedaliero pisano a Cisanello, fuori dal centrostorico e ai margini del quartiere più recente della città,liberando così anche l’area del vecchio ospedale S.Chiarache è contigua alla Piazza dei Miracoli.

A seguire è stato realizzato un concorso internazionale peril recupero del S.Chiara vinto dall’architetto DavidChipperfield, pensato in un’ottica di riordino e di integrazionetra le diverse funzioni della città, a cominciare dalcollegamento con il sistema museale dei Lungarni che hapreso corpo con la scelta delle “navi romane” agli Arsenali.

In sostanza l’idea di città è diventata un disegno ditrasformazione urbana che si muove sul reimpiego e sullaristrutturazione di grandi spazi pubblici: Arsenali Medicei, trecaserme dell’esercito collocate in città, il comando provincialedella finanza, il vecchio ospedale S.Chiara.

Spazi connessi tra loro attraverso un’idea che ha al centrola proposta di percorsi culturali e turistici, collegati da unlungo asse pedonale, in armonia e in equilibrio con i valoristorici, architettonici e monumentali della città.

60

Partendo da questaesigenza furonoindividuati gli

Arsenali Mediceilungo l’Arno e sipensò subito alla

possibilità diriconvertire, nelle

vicinanze, gli spazioccupati da strutture

militari perriorganizzare i

servizi e le strutturedi accesso dei flussi

turistici alla città

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 61: Per il buon governo delle città

FOCUS

Questo disegno, che ha portato ad una compiutapredisposizione degli strumenti urbanistici, sta procedendocon le positive implementazioni attuate dalla nuovaAmministrazione in questi ultimi anni, attraverso importantiinvestimenti di riqualificazione urbana. Tuttavia non mancanoproblemi e difficoltà, dovuti soprattutto alle lentezze e airitardi con cui si muovono i Ministeri interessati.

Talvolta viene da dubitare sul fatto se siano o noconsapevoli del danno che certi ritardi provocano allavalorizzazione dei beni pubblici di loro competenza, oltre chealla economia nazionale. Sta di fatto che per rendere fruibile e“mettere a frutto” una scoperta archeologica di grande valoreda noi, in Italia, ci vogliono più di dodici anni.

E forse ancora di più per arrivare ad una decisionedefinitiva sul progetto della nuova caserma da parte degliuffici del Ministero della Difesa. Eppure oggi per rilanciare ilPaese avremmo bisogno di una politica creativa sul recuperodel territorio e degli spazi proprio a cominciare dalle città edalla loro storia.

Un importante urbanista come Leonardo Benevolo hascritto che le città sono allo stesso tempo un motore perandare verso il futuro e un’ancora per non perdere illegame con il passato.

È un concetto giusto, che non si esaurisce nel ragionare diurbanistica e di progetti per le città, ma che richiama anchel’esigenza di guardare ai processi civici e sociali che investonole nostre comunità. Ho accennato in precedenza a una “ideadi città” per Pisa collegata al recupero di identità. Non erasolo in ragione delle “separatezze” che la caratterizzano.

È anche, in primo luogo, in relazione alle difficoltà e alleframmentazioni che segnano la realtà sociale dei nostri grandicentri urbani. I segni del disagio e del malessere sono molti, enon sono solo il traffico o il disordine che genera degrado.Crescono le intolleranze e i conflitti di giorno e di notte, tra econ i residenti. I rumori e i locali notturni sono motivo diprotesta in quasi tutte le città.

Per non parlare della percezione di insicurezza. Tuttociò è presente a Pisa in forma assai marcata. Una città dinovantamila abitanti, con circa ventimila studenti fuorisede, con un pendolarismo che porta ogni giorni acentocinquantamila presenze, e caratterizzata da una fortemobilità residenziale. Con in più l’individualismoesasperato dell’ultimo ventennio.

È evidente che per tenerla insieme, per determinare le

61

Finalmente Sud, per crescere insieme

Per rendere fruibile e“mettere a frutto”una scopertaarcheologica digrande valore danoi, in Italia, civogliono più didodici anni

Page 62: Per il buon governo delle città

FOCUS

condizioni di una convivenza accettabile, è necessario undiscorso sul senso civico e sul valore di una comunità che parlianche di storia e di futuro. I monumenti, i musei, la cultura,possono creare nuove opportunità di lavoro e di occupazione,purchè non si perda di vista il senso dell’equilibrio.

Bisogna affrontare anche i problemi che riguardano lepossibilità di sviluppo guardando senza false ipocrisie alle“convenienze”. Quasi sempre sono queste a determinareconcretamente i processi. Penso, a Pisa, all’abbandono delcentro storico da parte di moltissimi nuclei familiari. Il fattoreprincipale è senza dubbio la convenienza della rendita.

Il mercato degli affitti agli studenti è molto redditizio, cosìcome spesso appare più conveniente lasciare appartamentivuoti anziché affittarli a famiglie. Per questo sarebberonecessari adeguati e efficaci strumenti d’intervento nellemani dei Comuni.

C’era la possibilità. Era quella di far diventare unacompetenza e una responsabilità piena dei Comuni lagestione del Catasto e della tassazione sugli immobili. Verariforma federalista.

In questo modo diventerebbe possibile una seria politica digestione del territorio finalizzata al riuso e al recupero, perchésarebbe possibile ridurre le convenienze per la renditaimmobiliare penalizzando l’inutilizzato e favorendo il pienoimpiego del costruito e del recuperato.

Ma per ora un centralismo miope, accompagnato da unlocalismo accecato e distorto dalla mancanza di risorse, hannoreso impossibile un ragionamento costruttivo su questo tema.Tuttavia non ci possiamo fermare.

Allora bisogna parlare delle “convenienze” possibili peruna comunità, che sono quelle che guardano al futuro. È quiche sta il valore di una idea, di un “progetto di città” che miraa creare le condizioni per uno sviluppo capace di promuovereoccupazione e reddito, che faccia leva sulle risorse delproprio territorio, che non sono nel consumo del suolo manella valorizzazione delle proprie risorse culturali.

62

Creare le condizioniper uno sviluppo

capace dipromuovere

occupazione ereddito, che faccia

leva sulle risorse delproprio territorio,che non sono nel

consumo del suoloma nella

valorizzazione delleproprie risorse

culturali

Per il buon governo delle città

Page 63: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

63

ccorre fare un ragionamento sui soggetti di unanuova stagione politica urbana, sugli attoriterritoriali che dovrebbero rappresentarli einfine sull’agenda urbana che ne dovrebbediscendere.

Mi soffermerò esclusivamente sui primi due punti. Perquanto riguarda il terzo, mi riferisco all’impianto analitico diun contributo di Walter Tocci e pubblicato di recente suDialoghi Internazionali: dall’incapacità della sinistra diintervenire sui meccanismi dell’economia della rendita e dellasua politica e?disceso il fallimento della sua azioneriformatrice a livello nazionale.

Fare politica in città,

dopo la sezione Alessandro Coppola è ricercatore presso il Politecnico di Milano

O

Page 64: Per il buon governo delle città

FOCUS

Ancor di più, nella politica locale, la scelta – e anche lanon scelta – dei soggetti, attori e dell’agenda urbana è statacondizionata da quel fallimento. Si tratta di un fallimentoparticolarmente doloroso: in un quadro di forte espansionedel settore immobiliare, una regolazione più adeguata delmercato avrebbe potuto infatti creare vantaggi collettiviassolutamente rilevanti, avvicinando le nostre aree urbaneagli standard europei. Ma veniamo ad alcuni temi relativi aiprimi due punti: soggetti e attori.

Il problema della democrazia Il primo è quello della democrazia urbana e del suo

allargamento. Una delle funzioni fondamentali delle forzeprogressiste nella storia anche italiana è stata l’inclusionepolitica a l’ampliamento del potere dei gruppi socialisubalterni. Un processo che per molti versi è avvenuto alcuore delle società urbane: basti pensare alle stagioni delsocialismo municipale prima e quella delle amministrazioni disinistra fra gli anni 70 e 80 dello scorso secolo. In entrambi icasi la sinistra si è fatta veicolo del protagonismo di gruppisubalterni.

Un vero capolavoro Negli ultimi vent’anni, nonostante ci si sia trovati di fronte

a imponenti trasformazioni sociali e demografiche, la sinistranon ha messo a tema l’allargamento delle nostre democrazieurbane, limitandosi a contendere il consenso dei soggetti giàpoliticamente inclusi. Lungi da me pensare che questidifferenti contesti storici siano fra loro paragonabili: il cetopolitico della sinistra, per tutti quei cambiamenti strutturaliche conosciamo, è da quasi un trentennio orfano di forze chenella società spingano per il suo rinnovamento.

Nonostante questo, la colpevole timidezza con cu è statotrattato il tema dei diritti politici e civici delle popolazioniimmigrate si è rivelato un errore strategico di primagrandezza.

È come se il Pci romano degli anni 60 avesse rinunciatoalla battaglia sulla libertà di residenza per i protagonistidell’immigrazione interna rinunciando di fatto alla suapolitica di radicamento strategico fra le masse immigrate chein quegli anni gonfiavano la popolazione della capitale: con iltimore di impaurire i propri referenti sociali tradizionali, lasinistra ha rinunciato al tentativo di allargare la torta delconsenso urbano.

64

Una delle funzionifondamentali delleforze progressistenella storia anche

italiana e?statal’inclusione politica

a l’ampliamento delpotere dei gruppisociali subalterni

Per il buon governo delle città

Page 65: Per il buon governo delle città

FOCUS

Si è così realizzato il capolavoro politico perfetto: ilcarattere indistinto della sua offerta politica ha contribuitocontestualmente al declino della sua presa elettorale suireferenti tradizionali, impedendo un investimentosull’emergere di nuovi referenti sociali di cui promuoverel’inclusione politica.

E il discorso, seppure su un piano molto diverso, valeanche per altre soggettività emergenti nelle nostre areneurbane: l’incapacità per esempio di investire sull’estensionedei diritti civili ha senza dubbio indebolito il rapporto fra lasinistra e i soggetti che di questo allargamento si sarebberoavvantaggiati.

Complessivamente, in un’epoca di grandi trasformazioniurbane, la sinistra ha abdicato al suo compito di generarenuovi diritti che incrementassero il potere di soggetti socialiemergenti: questi soggetti sono rimasti così nell’ombra –oggetto e mai soggetto della politica urbana, come nel casodegli immigrati – oppure hanno voltato le spalle alla sinistra.Al di là di qualche guizzo edonista e cosmopolita dei modelliRoma e Torino, la sinistra urbana si è rivelata moltoconservativa nella sua visione della composizione dellasocietà urbana.

Il secondo tema rimanda alla capacità di riconoscere leasimmetrie di potere. Anche in questo caso, l’idea che non sipotessero cercare nella società forze con le quali determinareun esito del confronto con i grandi interessi organizzati – apartire da quelli che dominano il ciclo immobiliare – piùfavorevole all’interesse pubblico discendevadall’indifferentismo sociale dei gruppi dirigenti.

Più complessivamente, fondata è l’impressione chenell’arena urbana siano cresciute non solo le asimmetrie dipotere ma anche la marginalizzazione politica dei gruppisociali subalterni: se anche nel recente passato la città si èrivelata un formidabile strumento di inclusione collettiva, lasituazione oggi è profondamente cambiata.

Si afferma un modello individualistico di inclusione,mentre declina l’ipotesi dell’integrazione collettiva dei gruppisubalterni e quindi anche l’idea che possa essere l’azionecollettiva il mezzo legittimo per perseguire obiettivi dipromozione sociale del soggetto. La stessa stagione dellademocrazia partecipativa e delle politiche urbane ad essacollegate – ignorata, come prevedibile, dalla gran parte delleamministrazioni in cui la sinistra era presente – non haaffrontato adeguatamente questo problema: è certo lodevole

65

La sinistra haabdicato al suocompito di generarenuovi diritti cheincrementassero ilpotere di soggettisociali emergenti:questi soggetti sonorimasti cosi?nell’ombra – oggettoe mai soggetto dellapolitica urbana,come nel caso degliimmigrati – oppurehanno voltato lespalle alla sinistra

Per il buon governo delle città

Page 66: Per il buon governo delle città

FOCUS

inaugurare nuove arene pubbliche di trattazione dei problemie di deliberazione collettiva.

Ma occorre essere coscienti di come questo non siasufficiente: bisogna anche includere nei modelli analitici dacui queste muovono quelle asimmetrie di potere checaratterizzano le popolazioni coinvolte. Qualcosa che lastessa cultura della pianificazione, permeata da modellianglosassoni del tutto inadeguati a trattare le realtàmediterranee, non ha saputo fare.

La ricerca internazionale dimostra come molti dei percorsidi democrazia partecipativa abbiano visto la paradossaleriproduzione degli equilibri di potere precedenti. Lo si vedeoggi nella politica di quartiere: nella borgata di Torre Maura,come nel nuovo complesso del Parco Ravizza a Milano,quando si aprono opportunità di protagonismo locale adecidere è chi il potere già ce l’ha.

La sussidiarietà aumenta questa tendenza con asimmetrieche si strutturano attorno a cleavage generazionali, etnici,sociali e culturali. La partecipazione collettiva tende comenon mai a restare nelle mani di chi ha il capitale culturalesufficiente per controllarne i codici. Questo problemacostituisce un’occasione non per buttare a mare le idee dellademocrazia partecipativa e di una pratica democratica disussidiarietà, ma per riflettere su quali strategie vadanoperseguite per rafforzare il potere dei soggetti più debolinell’ambito delle arene locali.

Da Dewey a Dewey La terza questione è quella del come costruire nuovo

capitale sociale e politico a livello locale. La presenzaterritoriale della sinistra si è oggettivamente estinta in granparte del nostro paese: non basta avere sezioni e Camere dellavoro, se queste sono meri contenitori cetuali e non piùvitali terminali territoriali.

Il concetto di capitale sociale è scientificamente assaicontroverso, esso si presta tuttavia ad un uso molto efficaceper la sua auto-evidenza quando si parla di società e politicalocali. John Dewey sottolineava all’inizio dello scorso secolocome l’urbanizzazione si stesse risolvendo in unamonumentale distruzione di capitale sociale ereditato quelloin via di rarefazione nella Chicago e nella New York dellafine dell’800 era un capitale sociale largamente“obsolescente” che occorreva sostituire con del capitalesociale adatto ai tempi.

66

Per il buon governo delle città

Page 67: Per il buon governo delle città

FOCUS

Passato e presenteAnche nelle nostre concentrazioni urbane le trasformazioni

si stanno risolvendo in una colossale distruzione di capitalesociale e politico ereditato. Non è di questo che occorrepreoccuparsi, ma del fatto che poco o nulla sembra prenderneil posto, soprattutto in campo progressista.

Non ci si può limitare certo a piangerne la scomparsa e illogoramento: viceversa, con una certa dose di volontarismooccorre pensare strategicamente alla costruzione di nuovocapitale sociale che sia all’altezza dei tempi. Il punto dipartenza deve però essere chiaro: il funzionamento ordinariodi partiti, sindacati e associazioni ha cessato da tempo diessere generativo di nuovo radicamento; occorre passare adun nuovo paradigma, quello dei “progetti territoriali per cosìdire straordinari”.

Da questo punto di vista possiamo attingere ad un vastocampo di tecniche e di tradizioni: da quelle del communityorganizing di matrice nordamericana – che hanno avuto unruolo significativo nell’allargamento del Partito democraticoamericano anche per mezzo della realizzazione di alcuniinteressanti esperimenti sindacali fra i soggetti più marginali– a quelle dello sviluppo di comunità sperimentati ormai inun lontano passato nel nostro paese. I lacerti della presenzaterritoriale della sinistra si stanno scomponendo a grandevelocità: occorre intervenire ora e strategicamente percostruire su quanto si può salvare del passato la presenzaterritoriale del futuro.

67

Occorre pensarestrategicamente allacostruzione di nuovocapitale sociale chesia all’altezza deitempi. Il punto dipartenza deve peròessere chiaro: ilfunzionamentoordinario di partiti,sindacati eassociazioni hacessato da tempo diessere generativo dinuovo radicamento

Per il buon governo delle città

Page 68: Per il buon governo delle città

FOCUS Finalmente Sud, per crescere insieme

68

l primo motivo per il quale non mi sono maiimpegnato direttamente in favore di un sindaco, èche fino ad oggi i sindaci venivano scelti dai partiti enon dai cittadini”. Norberto Bobbio, 1993, alla manifestazione

di sostegno per Valentino Castellani sindaco di Torino.La portata rivoluzionaria della legge 81 del 1993, che

introdusse l’elezione diretta dei sindaci, è tutta qui: primasolo l’1% degli organi di governo locale riusciva araggiungere la scadenza fisiologica della legislatura. Da allorapiù stabilità, più certezza di programmi, più durata dellecoalizioni, hanno caratterizzato il governo delle città italiane,grandi e medie. Si guardi alla tabella qui sotto riportata:

ROMA: 93 – 2001 Rutelli, 2001– 08 Veltroni, 2008AlemannoMILANO: 93 – 97 Formentini, 97 – 2006 Albertini,2006 – 11 Moratti, 2011 PisapiaTORINO: 93 – 2001 Castellani, 2001 – 2011Chiamparino, 2011 FassinoVENEZIA: 93 – 2000 Cacciari, 2001 – 05 Costa,2005 – 11 Cacciari, 2011 OrsoniBOLOGNA: 93 – 99 Vitali, 99 – 2004 Guazzaloca,2004 – 09 Cofferati, 2009 – 10 Delbono, 2011 MerolaFIRENZE: 95 – 99 Primicerio, 99 – 09 Dominici,2009 RenziPALERMO: 93 – 2000 Orlando, 2001 – 12 CammarataNAPOLI: 93 – 2001 Bassolino, 2001 – 11 Jervolino,2011 De Magistris GENOVA: 93 – 97 Sansa, 97 – 2007 Pericu, 2007 –Vincenzi

Il governo urbano: i casi diRoma, Torino, Milano,Bologna, Napoli, Palermo

Davide Zoggia è Responsabile Enti Locali del Partito Democratico, già Presidente della Provincia di Venezia

“I

Page 69: Per il buon governo delle città

FOCUS

La legge nasceva al culmine della crisi della primarepubblica e nell’ambito di una crescente centralità del ruolodelle città, intese sempre più come luoghi di attrazione dirisorse intellettuali, centri di attività economiche innovative,vere e proprie terre di frontiera delle sfide della societàcontemporanea, dall’integrazione delle comunità immigratealle diverse declinazioni del disagio e della povertà.

Il sindaco eletto direttamente dai cittadini, chiamato asvolgere una pluralità di funzioni – ufficiale di governo,vertice dell’amministrazione locale e capo di unamaggioranza politica – diviene la figura centraledell’amministrazione. E come tale si pone sia rispetto aisoggetti politici e al Consiglio comunale, sia nei confrontidella città.

I sindaci si identificano sempre più con la propriacomunità: c’è un desiderio forte di farsi carico dei suoiproblemi e delle sue esigenze. Ma si scontrano subito con ilproblema finanziamenti: i soldi sono pochi, l’Italia è appenauscita da una crisi economica epocale (1992) e ai comuniviene chiesto di farsi carico di tutte le nuove esigenze delvivere quotidiano.

Per questo scelgono come vie di fuga, grandi occasioni dirilancio: è il caso delle Olimpiadi di Torino, del G7 di Napoli,del Giubileo del 2000 per Roma, e poi in tempi più recentidell’Expo di Milano. Ognuno declina a suo modo come farcrescere il proprio territorio, coglierne le potenzialità,sfruttare gli interessi, interni ed esterni.

Comincia Valentino Castellani che, riformista convintosconfigge un ex sindaco della città operaia Diego Novelli. Equella vena riformista in una Torino che vede stravolgere lasua natura – nel decennio 80’- 90’ Torino perde 100 milaposti di lavoro – trova piena continuità nell’opera di SergioChiamparino che diventa candidato “per caso” dopo lamorte improvvisa di Carpanini, una vita dedicata alla politicae il sogno di diventare sindaco.

La sfida delle Olimpiadi prima e delle celebrazioni per i150 anni dell’Unità d’Italia diventano l’occasione per cercareuna nuova vocazione che le consenta di uscire dalla crisi: farconvivere la città industriale con un centro moderno diterziario e servizi.

Rutelli con un martello pneumatico impegnato nei lavoriper il Giubileo – fino a 1000 cantieri aperticontemporaneamente in città – diventa protagonista dellamigliore satira televisiva di quegli anni. Una Roma uscita

69

La legge nasceva alculmine della crisidella primarepubblica enell’ambito di unacrescente centralitàdel ruolo delle città,intese sempre piùcome luoghi diattrazione di risorseintellettuali, centridi attivitàeconomicheinnovative, vere eproprie terre difrontiera delle sfidedella societàcontemporanea

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 70: Per il buon governo delle città

FOCUS

finalmente dagli anni del “sacco” e degli speculatori, accogliequasi due milioni di pellegrini, senza stravolgimenti e anzicon qualche apprezzabile vantaggio.

Ne raccoglie l’eredità Veltroni, che punta soprattutto allavocazione internazionale di Roma capitale: non solo grandieventi, ma sguardo rivolto a mondo (summit dei PremiNobel, Festival del Cinema, notti bianche, grandi mostre) epartecipazione (primo piano regolatore della solidarietà). Èun messaggio che la città accoglie e rilancia, ma nonapprezza la staffetta con Rutelli: la città è un’entità viva con isuoi umori, malesseri e difficoltà, premia e boccia papi egoverni. La candidatura di Rutelli viene vissuta come unascelta “di casta” e punita severamente.

Oltre settanta imprese, tremila operai all'opera, appalti atempo di record e contratti all'insegna della trasparenza. Ilavori per il restyling in vista del G7 di luglio inaugurano aNapoli l'era post-Tangentopoli. Bassolino ha rimesso inmoto la macchina dei lavori pubblici, ma la musica ècambiata. Il rinascimento parte da qui: sembra una stagionedestinata a durare perché il patto stretto tra Bassolino e i suoiconcittadini poteva sconfiggere il malaffare e il brutto (leVele di Scampia e l’area ex Bagnoli).

L’idea di chiudere con la Napoli dei Lauro e dei CirinoPomicino, ma anche col populismo nero di Alessandra

70

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 71: Per il buon governo delle città

FOCUS

Mussolini, ha dato speranza alla città. Ma il percorso èimpervio e tutti i problemi che Bassolino non riesce asuperare con volontà e carisma passano a Rosa RussoJervolino. Otto anni di assedi e polemiche, si chiudono conuna brutta pagina per la democrazia: l’annullamento delleprimarie per sospette infiltrazioni.

Non è andata meglio a Palermo dove era nata laPrimavera di Orlando: chiudere con i Ciancimino e gliassessori all’urbanistica “non vedenti” (nel vero senso dellaparola). La “spinta propulsiva” si interrompe davanti alledifficoltà economiche e sociali del capoluogo siciliano, allepromesse e alle false speranze riversate dalla destra dopo il61 a 0 sei seggi conquistati nelle Politiche del 2001. È bastatauna faccia nuova e ben introdotta come quella di Cammarataper spazzare via la Primavera e i cento fiori.

A fine anni ’90 c’è già aria nuova, a sud come a nord. ABologna il mito della "città rossa", durato 54 anni, sidissolve in una notte d'inizio estate: il 27 giugno del 1999Giorgio Guazzaloca, l' ex macellaio adottato dal Polo,affonda la diessina Silvia Bartolini e, con lei, l' interacorazzata rossa. È un colpo terribile per l' intera sinistra, unamazzata che va ben oltre i confini bolognesi.

È la fine di un ciclo, la necessità di ripensare il modelloemiliano, forse di farlo uscire dai confini dei migliori esempidelle amministrazioni socialdemocratiche del nord Europa .È la sfida che viene affidata e vinta da Sergio Cofferati, eoggi affidata a Vincenzo Merola: uomini di partito chehanno sempre guardato oltre gli schemi.

E poi c’è Milano. Stravolta da tangentopoli, la capitalemorale ha bisogno di una fase di “ripulitura” leghista. Sceglieforse il più posato dei leghisti: Marco Formentini. Metteinsieme una maggioranza litigiosa e poco coesa che ne segnaanche la fine e la riscossa di Albertini e Moratti. Èquest’ultima che scopre il valore dei grandi appuntamenti epunta tutto sull’Expo del 2015. Ma al di là degli impegni perottenere la scelta – in questo sostenuta dal governo Prodi –la gestione è stata disastrosa e causa della sua mancatarielezione. Sta ora a Pisapia coniugare trasformazione urbanae sviluppo sostenibile.

A diciotto anni di distanza, la “stagione dei sindaci” cilascia il tentativo, in alcuni casi riuscito di innescare dal bassoun circuito virtuoso, rendere i comuni efficaci palestre per lefuture leadership nazionali, determinare una dinamica di

71

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 72: Per il buon governo delle città

FOCUS

voto genuinamente basata sulla piattaforma programmatica esui risultati conseguiti.

In alcuni casi lo sterile binomio berlusconismo –antiberlusconismo ha finito per travolgere e polarizzareanche il voto amministrativo, mentre la competizione sulgoverno concreto ha troppo spesso lasciato il passo allaconsueta propaganda fine a se stessa.

Ora quello che a noi interessa capire è come quellastagione si sia evoluta e che cosa abbia veramente prodotto.Ha sicuramente avuto il merito di creare una classe dirigentecapace di rispondere direttamente del proprio operato, dinon avere più alibi di coalizioni e imposizioni di partito, diessere in genere prodotto di un area geografica definita.

Questo ha dato molto potere ai sindaci, ma anche agliassessori e ai consiglieri comunali, che a un certo puntohanno pensato di poter dare vita a una rivoluzione dal basso:fu la stagione del partito dei sindaci. Il tentativo fallì per unaresistenza centralistica, ma aveva alle sue origini motivazionibuone e serie. Fallì per un eccessiva personalizzazione che sifaceva scudo della debolezza dei partiti.

Le molte liste civiche divennero più partito del sindacoche partito della città. Insomma alla fine rimane il dubbio sela forza dei sindaci possa essere un antidoto o un effettodell’antipolitica.

Ancora di più al sud, dove le maggiori difficoltà dei partitihanno prodotto un ottimo ambiente per sindaci-condottieri,uomini capaci ma pur sempre contenuti e limitati dalquotidiano e dagli scarsi strumenti, dalle poche risorse.

Per le prossime amministrative in molti comuni gli elettoritroveranno la lista del Pd; in molti altri il partito ha svoltouno ruolo aggregatore, dando vita a liste civiche legate adesperienze politiche o amministrative locali. Un po’ ovunqueinvece troveranno un centrodestra che ha portato il paese aldisastro e che ora è diviso o confuso, e non solo non è statoin grado di rinnovare l’alleanza Pdl-Lega, ma non è riuscitoneanche ad individuare candidati comuni.

72

Gli elettoritroveranno la lista

del Pd; in molti altriil partito ha svolto

uno ruoloaggregatore, dandovita a liste civiche

legate ad esperienzepolitiche o

amministrativelocali. Un po’ovunque invecetroveranno un

centrodestra che haportato il paese al

disastro e che ora èdiviso o confuso

Finalmente Sud, per crescere insieme

Page 73: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

73

ra il 1993 ed il 2008 si è sviluppato il più lungociclo politico di governo della Capitale da partedi una coalizione di forze politiche riformistedalla proclamazione di Roma Capitale inpoi.Nel corso di questo quindicennio, spesso

richiamato con la simbolica espressione di “modelloromano”, la Capitale ha conosciuto una trasformazionesignificativa non solo sul piano politico ma soprattuttoeconomico e sociale.

In modo altrettanto sintetico si può dire che in queglianni Roma ha vissuto sempre più intensamente la suatrasformazione in “metropoli”, superandoprogressivamente la dimensione di “città”. Il termine“metropoli” deve, per quanto vago ed insufficiente, riferirsiad aspetti più estesi e generali al solo concetto territoriale erelativi alla crescente dimensione multietnica, allainternazionalizzazione della città, ad aspetti di costume, stilidi vita, modalità della fruizione urbana, all’ingresso dinuovi protagonisti economici e finanziari nelle gerarchiedell’agone metropolitano.

Uomini come Ennio Flaiano o Alberto Moravia, pur conle loro diverse sensibilità e caratteristiche letterarie,definivano ancora Roma – a cavallo tra gli anni 70 e 80 –una “grande città di provincia”. Moravia, in particolare,sottolineò come la crescita territoriale di Roma verso laprovincia non avesse comportato una estensione delcarattere di “Capitale” ai nuovi territori urbanizzati neltempo bensì il contrario, un assorbimento di Roma daparte della provincia.

Il contenuto fondamentale dell’azione del centrosinistra

Roma,il governo urbanodopo gli anni novanta Roberto Morassut è deputato del Partito Democratico, già assessore all’Urbanistica del Comune di Roma

T

Page 74: Per il buon governo delle città

FOCUS

romano alla guida del Campidoglio tra il 1993 ed il 2008,prima con Rutelli e poi con Veltroni, si può dunqueriassumere nel tentativo – solo in parte riuscito – di invertirequesta tendenza secolare e collocare Roma in una nuovadimensione più internazionale e moderna.

Le due parole chiave dell’esperienza politico-amministrativa del cosiddetto “modello romano” si possonorisolvere in “modernizzazione” e “solidarietà”. A distanzaormai di qualche anno dalla conclusione di quel ciclo politicosi può svolgere qualche considerazione più libera daldibattito politico e dire che seppur parzialmente, l’obiettivodi una modernizzazione di sistema dell’area romana e anchedi una crescita economica fu raggiunto – anche se lasuccessiva esperienza di governo con Alemanno sindaco hacompromesso molti risultati – grazie a tre fattori essenziali.In primo luogo le risorse disponibili per sostenere gli oneridi Capitale della Repubblica derivanti dalla approvazione nel1990 della legge 396/90.

In secondo luogo la riforma del sistema politico edelettorale che dal 1993 dette stabilità all’istituzione comunale– a Roma come in tutti i grandi Comuni – e tempi certi didurata del mandato elettorale e di attuazione del programma.Infine l’affermazione di una nuova classe dirigente che sifece spazio nel naufragio del precedente sistema politicodedicandosi con passione ed umiltà al miglioramento dellacittà e al tentativo di restituire fiducia ai romani, dopo ilterremoto di Tangentopoli che spazzò via in pochi mesidecine di amministratori e dirigenti politici di governo.

Il ciclo operativo della legge per Roma Capitalecoincise fatalmente con il periodo di governo delcentrosinistra romano, dal momento che i primi fondifurono erogati a partire dal 1992 per essere poi azzerati nel2006 con il terzo governo Berlusconi ed avere un ultimorifinanziamento nel 2007 con Prodi. A queste risorsevanno aggiunti inoltre i circa 1500 miliardi di lire di cui laCapitale beneficiò grazie alla legge per lo svolgimento delGiubileo del 2000 – la 651 del 1996 – .

Tali risorse furono impiegate per portare a compimentoopere importantissime ed attese da tempo nel campo delleinfrastrutture, del recupero urbano, degli interventi sulle areearcheologiche, della valorizzazione ambientale, delrisanamento di ampi settori di periferia urbana e dellarealizzazione di numerose opere pubbliche tra le quali: ilnuovo complesso dell’Ara Pacis, il nuovo Centro Congressi,

74

La riforma delsistema politico ed

elettorale che dal1993 dette stabilità

all’istituzionecomunale – a Romacome in tutti i grandi

Comuni – e tempicerti di durata del

mandato elettorale edi attuazione del

programma

Per il buon governo delle città

Page 75: Per il buon governo delle città

FOCUS

la nuova Stazione Tiburtina, la ristrutturazione del Palazzodelle Esposizioni, il recupero dell’ex Mattatoio di Testaccio,la riqualificazione delle aree basilicali, il sottopasso di CastelS’Angelo solo per ricordare una piccola parte dellerealizzazioni.

Con la legge 81 del 1993, inoltre, e con la elezione direttadel Sindaco e del Consiglio comunale attraverso il doppioturno con ballottaggio, si legò saldamente e per la primavolta il primo cittadino agli elettori e alla sua maggioranza.Oggi tutto questo sembra normale ma allora non era cosìperché questa novità rovesciò completamente le modalità difunzionamento delle istituzioni comunali e dette stabilità almandato elettorale consentendo per la prima volta allapolitica di generare progettualità e contare su tempi adeguatie certi per attuare programmi e realizzazioni

Il rinnovamento della classe dirigente fu il terzo fattoredecisivo di quella stagione. Fu a Roma che, va ricordato, sigenerarono per la prima volta in Italia le condizioni per unoschieramento di alleanze che raccoglieva gli eredi dellasinistra storica di tradizione comunista e socialista – il PDS,Rifondazione Comunista e le frazioni socialiste rimasteoperanti – i Verdi e successivamente il Partito popolare e chefu anticipatore dell’Ulivo.

75

Per il buon governo delle città

Page 76: Per il buon governo delle città

FOCUS

Rutelli e Veltroni interpretarono pienamente nelsentimento popolare questo cambiamento. In questoquadro anche la politica urbanistica potè aprirsi ad unanuova fase e pensare in grande. Dopo tanti anni si decisefinalmente di affrontare il problema di fondo che Roma sitrascinava ormai da molto tempo: quello di superare unPiano regolatore ormai obsoleto e ampiamente tradito,nella sua originaria ispirazione, forse addirittura finodall’atto di nascita nel lontano 1962.

Non era facile. Occorreva definire un nuovo quadro diregole senza bloccare tuttavia la trasformazione urbana el’economia cittadina. Da qui nasce la famosa definizione di“pianificar facendo”, che tanto ha fatto discutere neglianni più recenti e che spesso è stata travisata da alcunifrettolosi osservatori, come un approccio debole allapianificazione urbana.

È vero il contrario: mentre si definivano le nuove regoledella trasformazione urbana – in un percorso progressivoche avrebbe richiesto alcuni anni - il Comune adeguava levecchie previsioni ormai superate variandole, attraversoaccordi di programma, al nuovo disegno.

Il passato aveva lasciato in eredità oltre 120 milioni dimetri cubi di previsioni edificatorie prevalentementeresidenziali e non ancora attuate, un drammatico deficit didotazioni infrastrutturali, in particolare per il trasporto dimassa e le metropolitane, una città abusiva enorme concentinaia di migliaia di romani senza piani particolareggiatied opere di urbanizzazione primaria e secondaria, solo perricordare le questioni principali.

Il Nuovo Piano Regolatore Generale, che sarebbe statoapprovato nel 2008 con Veltroni, fu la conclusione, quindi diun lungo percorso di elaborazione e di azione politicaispirato ad alcuni obiettivi di fondo.

Primo: ridurre il dimensionamento residuo eccessivo,compatibile con una città di 5 milioni di abitanti mentreRoma, ancora oggi, non supera i 3 milioni. Secondo:riequilibrare le destinazioni d’uso, accrescendo le previsioniper servizi ed attività e riducendo quelle residenziali privateincompatibili con il mercato medio basso, vera emergenzaper la casa. Terzo: rendere coerenti le nuove previsioniedificatorie con lo sviluppo del sistema della mobilitàsubordinando il rilascio delle concessioni edilizie allarealizzazione delle infrastrutture ed al contributo dei privatialla loro realizzazione. Quarto: spostare in periferia funzioni

76

Occorreva definireun nuovo quadro diregole senza bloccare

tuttavia latrasformazione

urbana e l’economiacittadina. Da qui

nasce la famosadefinizione di

“pianificar facendo”,che tanto ha fatto

discutere negli annipiù recenti e che

spesso è statatravisata da alcuni

frettolosi osservatori

Per il buon governo delle città

Page 77: Per il buon governo delle città

FOCUS

di sviluppo e servizi pubblici e privati di rango, creandonuove centralità urbane e nuovi quartieri misti e nonmonofunzionali – dormitori o solo di uffici - e sollevando ilcentro storico da un eccessivo carico di funzioni terziarie.Quinto: attuare un progressivo programma di risanamentodella periferia ex abusiva completando i pianiparticolareggiati ancora sospesi e perimetrando i nuclei dipiù recente generazione. Sesto: valorizzare l’eredità storicaarcheologica, paesaggistica e monumentale di Roma e dellasua area metropolitana.

Lungo queste direttrici furono dunque cancellati oltre 65milioni metri cubi di vecchie previsioni edificatorie,riconvertiti a nuove destinazioni d’uso e ricollocati concompensazioni oltre 6 milioni di metri cubi, rimodellata larete del trasporto urbano prevedendo circa 550 km diinfrastrutture tra metropolitane, ferrovie concesse eregionali, corridoi del trasporto pubblico, definite 18 nuovecentralità di sviluppo urbano misto in periferia, perimetratioltre 80 nuclei ex abusivi, tutelato a verde pubblico o a suoloagricolo i due terzi del territorio romano – 88 mila ettari suun totale di 129 mila – e definite 15 aree di tutela ambientaletra Parchi regionali e Riserve naturali e salvaguardato unimmenso patrimonio agricolo, esteso il concetto di “Cittàstorica” a 7000 ettari di territorio, varcando il perimetro delleMura Aureliane pari a 1700 ettari e ampliando l’orizzontetemporale della tutela al Novecento con un autonomosistema di classificazione dei beni chiamato “Carta dellaQualità” che va ben oltre i vincoli di Stato e aiuta l’azionedelle Sopraintendenze.

Questo processo non mancò di incontrare ostacoli eanche di conflitti politici e sociali ma d’altro canto leriforme, quando sono vere, non sono passeggiate. Adistanza ormai di qualche tempo si deve ricordare che peruna piena efficacia delle previsioni scaturite da quellastagione mancarono – e mancano ancora – alcuni elementiassai importanti. Una più moderna legislazione urbanisticae di governo del territorio nazionale ed in particolareregionale, avendo il Lazio una delle leggi urbanistiche piùarretrate d’Italia ed un quadro di poteri del Campidogliopiù chiaro e definito rispetto ad un normale Comune invirtù della funzione di Capitale che Roma onora.

Questi limiti hanno reso, in quegli anni, molto faticosal’azione di riforma suggellata dall’approvazione del NuovoPRG anche se i risultati raggiunti sono preziosi e non

77

Attuare unprogressivoprogramma dirisanamento dellaperiferia ex abusivacompletando i pianiparticolareggiatiancora sospesi eperimetrando inuclei di più recentegenerazione

Per il buon governo delle città

Page 78: Per il buon governo delle città

FOCUS

vanno dispersi.Recentemente, con l’approvazione da parte del Governo

Monti di nuove misure per Roma Capitale, sembra muoversiqualcosa per quanto riguarda le prerogative del Campidogliomentre ancora incerto è il destino della Città Metropolitana,la nuova dimensione istituzionale che dovrebbe unire, inqualche modo, il Comune di Roma e la Provincia di Roma.

Nel frattempo i quattro anni di gestione capitolina diRoma da parte della destra e di Alemanno hanno prodottoguasti gravissimi i cui effetti sono ancora da valutare nellaloro portata complessiva. Il centro sinistra può riproporsiefficacemente nel 2013? Penso di si e lo spero con ognienergia. Ma a due condizioni che poi sono la stessa cosa.

Innovare la propria idea di città ed aprirla a nuove energieciviche – come fece nel 1993 e nel 2001 – ma traendo daquella stagione le tante energie che essa ancora conserva, nonfosse altro per il fatto che molte delle opere finanziate,progettate ed avviate tra il 2001 ed il 2008 e abbandonate daAlemanno, saranno inaugurate da quello che sarà il futuroSindaco di Roma dopo il 2013.

78

Nel frattempo iquattro anni di

gestione capitolina diRoma da parte della

destra e diAlemanno hanno

prodotto guastigravissimi i cui

effetti sono ancorada valutare nella

loro portatacomplessiva. Il centro

sinistra puòriproporsi

efficacemente nel2013? Penso di si e

lo spero con ognienergia

Per il buon governo delle città

Page 79: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

79

ll'inizio degli anni '90 Mirafiori, lo storicostabilimento Fiat di Torino, impiegavaancora circa 50 mila dipendenti; oggi ve nesono circa 12 mila includendo i cosiddetti"terzisti", cioè persone che lavorano a

Mirafiori dipendendo da altre aziende. Sempre in quelperiodo a Torino il turismo era pressoché sconosciutomentre oggi raggiunge circa 3 milioni di presenze annue,e  nelle ultime vacanze invernali Torino è risultata la cittàpiù prenotata dopo Roma.

Torino tra crisi e metamorfosi Sergio Chiamparino già Sindaco di Torino

A

Page 80: Per il buon governo delle città

FOCUS

Questi due insieme di dati sono, al tempo stesso, indicatividi una traiettoria che la città ha compiuto ed ingannevoli sulfuturo della medesima. Sono indicativi perché segnalanol'ormai irreversibile superamento di quello che era stato perdecenni lunghi quasi un secolo il modello di crescita dellacittà, quella "one company town" che, sia sotto il profiloeconomico sociale e sia su quello culturale e spesso anchepolitico postulava una dipendenza del territorio dalle vicendedella " casa madre" Fiat.

Se, come si diceva allora, quel che era bene per Fiat erabene per l'Italia, per Torino era ancora meglio! Soprattutto,se poi consideriamo che nel corso di quest'ultimo ventennio,è la struttura industriale torinese che si è diversificata, sia dalpunto di vista dei settori merceologici, per esempio con lacrescita di un tessuto significativo di circa 5 mila imprese,prevalentemente piccole, che nel campo della informationcommunication technology, hanno recuperato, almenoparzialmente, lo sciagurato dissolvimento non tanto distanteda Torino, ad Ivrea, di quell' Olivetti che era stata solo finoad un decennio prima leader mondiale nell'informatica.

O come il settore aerospaziale, che ha arricchito ilpatrimonio storico che la città aveva nel campo aeronautico.Diversificazione forse ancora più significativa è poi avvenutasul piano del mercato, in particolare per l'automotive, che dapropaggine del gruppo Fiat ha saputo trasformarsi in unplayer globale ed in alcuni casi è divenuto parte integrante dialtri grandi gruppi automobilistici.

A ben vedere è stato questo il processo che più di ognialtro ha permesso di assorbire la forza lavoro che venivaespulsa dal ciclo Fiat. Oggi, naturalmente, la crisi stasottoponendo a dura prova questo assetto industriale, che,come un po’ ovunque, tiene bene in quei campi dove laproduzione è fortemente orientata all' export, mentre,viceversa, segna il passo laddove è ancora troppo domestica,italiana ed europea.

Se la città complessivamente ha retto e sta reggendodurante un ventennio in cui i periodi di crisi sono forse statipiù ampi di quelli di crescita, ciò è dovuto oltre ai percorsi didiversificazione industriale ancora fragile accennati prima, adinvestimenti significativi sulla trasformazione urbana che,utilizzando credo sapientemente alcuni grandi eventi, adiniziare dalle Olimpiadi invernali 2006, ha affermato unasorta di keynesismo strutturale che ha stimolato l'economiaattraverso investimenti in opere pubbliche che hanno

80

Investimentisignificativi sulla

trasformazioneurbana che,

utilizzando credosapientemente alcuni

grandi eventi , adiniziare dalle

Olimpiadi invernali2006, ha affermato

una sorta dikeynesismo

strutturale che hastimolato l'economia

attraversoinvestimenti in operepubbliche che hanno

cambiato l'aspettodella città

Per il buon governo delle città

Page 81: Per il buon governo delle città

FOCUS

cambiato l'aspetto della città, dalla metropolitana al passanteferroviario, dal recupero dei vuoti urbani al raddoppio diPolitecnico ed Università al potenziamento del sistemamuseale alla riqualificazione delle principali piazze cittadine,alla edilizia sociale ed universitaria sviluppata con latrasformazione dei villaggi costruiti per i giochi olimpici.

Certo tutto ciò è costato, si è incrementatol'indebitamento ma si è trattato di un debito perinvestimenti  che restano nel tempo e che non solo èinevitabile ma è anche giusto finanziare a debito, in quanto sitratta di realizzazioni che utilizzeranno maggiormenteproprio le generazioni future.

Ho definito prima queste tendenze significative delcammino che la città sta compiendo ma anche ingannevolisul suo futuro. Per la semplice ragione che sbaglieremmo sepensassimo che la trasformazione sia già avvenuta,sbaglieremmo se pensassimo che il grado didiversificazione/modernizzazione dell'industria siasufficiente, consolidata e competitiva, sbaglieremmo sepensassimo che il traino dell'industria dell'intrattenimentopossa sostituirsi in qualche modo a quello dellamodernizzazione manifatturiera.

Ciò significa che Torino deve continuare ad investire suquei fattori che possono concorrere a creare un ambientepiù attrattivo nei confronti degli investimenti industriali.Per queste ragioni è strategica un’opera come la Tav , noncerto perché può ridurre di qualche tempo il viaggio fraTorino e Lione, ma perché, completando una rete europeadi trasporto moderno per merci e persone mette Torino incondizioni di attrarre investimenti oltre che di consolidarequelli esistenti.

Analogamente ovviamente vale per il potenziamento dellaricerca e della formazione ed in generale per tutte quellepolitiche di sostegno all'innovazione  su cui le autorità localihanno un minimo di margine di intervento.

Ma il cambiamento forse più significativo che èavvenuto  nel ventennio trascorso è quello nello spiritopubblico della nostra comunità. Con una sintesi si potrebbedire che siamo passati dalla comunità del lamento a quelladell'orgoglio. Da quelli che si piangono addosso perché tuttoè stato inventato a Torino e tutto è andato via a quelliorgogliosi di appartenere ad una comunità consapevole diavere grandi risorse da investire nella sfida della modernità edella globalizzazione e fiduciosa di poterlo fare in modo

81

È strategicaun’opera come laTav , non certoperché può ridurredi qualche tempo ilviaggio fra Torino eLione, ma perché,completando unarete europea ditrasporto modernoper merci e personemette Torino incondizioni diattrarre investimentioltre che diconsolidare quelliesistenti

Per il buon governo delle città

Page 82: Per il buon governo delle città

FOCUS

vincente.Volendo andare un po’ più a fondo in questo che mi pare

un punto cruciale, si potrebbe dire che processi che in altrerealtà hanno appiattito lo spirito comunitario (si pensi adesempio a Detroit), qui non hanno intaccato le radici disolidarietà sociale e di solidità culturale eredità di una storiain cui le reinvenzioni del futuro non sono mai avvenuteazzerando il passato.

La profondità e la pesantezza della trasformazioneeconomica e sociale non hanno distrutto quegli elementi dicomunità che resistono solidi, sia nella cultura laica che inquella cattolica a ricordare il primato della persona sulle cose.

Gli stessi grandi eventi non si sono ridotti ad unaspettacolarizzazione separata dal contesto sociale e non sisono esauriti in se stessi proprio perché hanno saputoinnervarsi materialmente nel funzionamento della società,traendo da essa risorse per la loro realizzazione e lasciandoad essa risorse preziose per andare avanti. L'esempio delleOlimpiadi, del loro svolgimento e del loro lascito materiale eimmateriale è da questo punto di vista significativo.

C'è qualcosa di più profondo, su cui vale la penariflettere, di quelle che pure sono state delle buone gestioniamministrative della nostra città. Alla base vi era e vi è unavisione del futuro della città che non è appartenuta e chenon appartiene a questa o quella amministrazione, ma che ènata da un confronto che fin dall'inizio ha attraversato nonsolo i diversi campi politici ma anche le diverse forzeeconomiche e sociali.

Quella visione di una città capace di guardare oltre la "onecompany town", di andare oltre la Fiat con la Fiat per usare unafelice semplificazione, nasce, a ben vedere, negli anni difficiliimmediatamente successivi alle vicende degli anni '80 con lasconfitta del movimento sindacale davanti ai cancelli diMirafiori, in cui esponenti del mondo imprenditoriale, dellacultura, del sindacato e della politica hanno il coraggio diprovare a dialogare e di costruire quasi sempre conquell’informalità che permetteva di guardare al di la deirispettivi recinti di appartenenza, ipotesi che sono divenute,passo dopo passo, patrimonio comune di larga parte delleprincipali forze politiche economiche e sociali della città,gestite poi al governo cittadino da quelle componenti chehanno saputo esprimere le persone più credibili per attuarle.

Una visione insomma che non si afferma comepatrimonio di una parte politica che la proietta sulla città, ma

82

Proprio a Torino,con le elezioni del '93, nasce la prima

esperienza politica digoverno basatasull'incontro e,

contemporaneamente,sulla scomposizione,

di forze dellasinistra di

formazionecomunista e

socialista con forzedel centro liberale e

cattolico

Per il buon governo delle città

Page 83: Per il buon governo delle città

FOCUS

che, al contrario, nasce per assimilazioni successive dalla cittàper poi  diventare patrimonio comune gestito da quelle forzeche riescono a renderlo credibile ai cittadini.

Non è casuale, credo, che proprio a Torino, con le elezionidel ' 93 , nasca la prima esperienza politica di governo basatasull'incontro e, contemporaneamente, sulla scomposizione,di forze della sinistra di formazione comunista e socialistacon forze del centro liberale e cattolico, ognuna delle quali sidivide al proprio interno e trova ragioni di nuove alleanzeesattamente sul progetto amministrativo per la città.

Una visione che con i passaggi politici ed amministratividiventa progetto che si incardina in atti di governo decisivicome sono stati il Piano Regolatore del '95 ed il Pianostrategico del '99 aggiornato poi con la seconda edizione nel2006, in cui trovano operatività le trasformazioni urbane dicui si è sommariamente parlato all'inizio.

Un progetto amministrativo di governo che cominciaconcretamente a realizzarsi alla fine degli anni '90 e che staandando avanti. È capitato spesso di riconoscere nellacapacità di cooperazione istituzionale una delle chiavi disuccesso delle esperienze amministrative torinesi.

A ben vedere la base di ciò non risiede soltanto e forsenemmeno principalmente nella soggettività di chi hagovernato ma in quel retroterra di condivisione di unpercorso che si è affermato come il solo credibile pertraghettare la città nel futuro.

Certo, contano le modalità di gestione di un processo ditale complessità. L'ascolto, il coinvolgimento dei cittadini edelle forze protagoniste della vita cittadina, la responsabilitàdelle decisioni da assumere che non possono essere delegatead un confronto infinito.

Ma vi è da chiedersi se questo esercizio di leadershipcollettiva sarebbe stato possibile senza quello sforzo inizialecon cui forze e persone diverse hanno avuto la voglia e lacapacità  di contaminarsi, di andare oltre alle loroappartenenze, di inoltrarsi in territori per certi aspetti pococonosciuti , che apparivano densi di insidie.

Vi è da domandarsi, in altri termini, se il cambiamentonon sia sempre e non possa che essere prodotto dalla rotturadi quelle certezze tranquillizzanti che le appartenenzeculturali e politiche garantiscono. Da questo punto di vistal’esperienza torinese forse può rappresentare qualcosa di piùdi un semplice racconto locale sul passato.

83

Questo eserciziodi leadershipcollettiva sarebbestato possibilesenza quello sforzoiniziale con cuiforze e personediverse hanno avutola voglia e lacapacità dicontaminarsi,di andare oltrealle loroappartenenze,di inoltrarsi interritori per certiaspetti pococonosciuti, cheapparivano densidi insidie?

Per il buon governo delle città

Page 84: Per il buon governo delle città

FOCUS Per il buon governo delle città

84

nterrogarsi oggi sulla questione della cittàsignifica affrontare una visione di città nelcontesto dei processi di globalizzazione.Secondo i dati diffusi dall'Onu, una persona sudue, cioè circa 3,3 miliardi di persone, (in

previsione 4 miliardi nel 2020), oggi vive nelle città. È evidente dunque che dire città significa affrontare una

questione di rilevante complessità.Anche per chi come me sta collaborando a governare una

città in profonda trasformazione, avverte subito che ci sonodifficoltà connesse alla crisi che stiamo vivendo, ma anchealla debolezza del pensiero culturale e programmatorio chedeve caratterizzare una città moderna e globalizzata comepuò essere Milano che si appresta a vivere l’Expo 2015.

Milano,dilatare la cittadinanzaMaria Grazia Guida è Vicesindaco di Milano

I

Page 85: Per il buon governo delle città

FOCUS

Culture diverseMilano per tanti anni è stata una città amministrata male,

affidata a una cultura e a un linguaggio politico debole e incontrasto con una visione della città globale. Basti pensare acome finora si è creduto di affrontare la realtàdell’immigrazione con stereotipi di rifiuto e di chiusura.

Certamente amministrare una città significa affrontare laquestione della sostenibilità delle scelte e misurarsi con unadifficoltà di far convergere dinamiche partecipative easpettative crescenti con i limiti del possibile politico chenon mortifichi, ma valorizzi comunque la spinta che(diciamo in termini sloganistici) nasce dal “basso”.

Milano oggi vive questa stagione partecipativa che haimposto di voltare pagina.

Tutto questo rende ancor più urgente elaborare una culturae un’amministrazione della città che possa mantenere lamemoria e la tradizione di chi vi ha abitato e vi abita, ma che alcontempo si confronti con chi proviene da altri Paesi con illoro grande bagaglio di culture, oppure semplicemente usa e“consuma “ la città perché vi lavora pur non abitandovi.

Il fenomeno migratorioEmerge in tutta la sua gravità l’assenza di una politica da

area metropolitana sempre più urgente. È evidente che ilfenomeno migratorio non è una questione da affrontare nelcapitolo emergenze o in quello dell’assistenza, ma è unfenomeno strutturale che cambia e innova la qualità dellavita della città.

La popolazione straniera a Milano (secondo la statistica2010) era ormai di 220.000 unità con la nazionalità filippinacome maggiore presenza fra le dieci prevalenti, prima di quellaegiziana, cinese, peruviana, equadoregna, dello Sri Lanka, dellaRomania, del Marocco, dell’Ucraina e dell’Albania.

L'Italia è il quarto Paese europeo dopo Germania, Spagnae Regno Unito per numero assoluto di residenti stranieri.Bastano questi dati per rendere evidente l'immigrazionecome fenomeno non esterno alla visione di città, mastrutturalmente presente. Ecco perché diventa centrale ildibattito attorno alla cittadinanza. Il sociologo ingleseThomas Humphrey Marshall nel 1950 ha avuto il grandemerito di mettere al centro dell'analisi della cittadinanza(vista sino ad allora soltanto come status giuridico-politico) ilsuo carattere multidimensionale, espresso dai diversi sistemidi diritti, oltre a quello civile e a quello politico esiste anche

85

Il fenomenomigratorio nonè una questioneda affrontarenel capitoloemergenzeo in quellodell’assistenza,ma è un fenomenostrutturale checambia e innovala qualitàdella vitadella città

Per il buon governo delle città

Page 86: Per il buon governo delle città

FOCUS

quello sociale. Si tratta cioè non soltanto di riconoscere unacittadinanza di natura formale, ma di esprimere la dinamicapartecipativa, quella dei diritti sociali che promuove evalorizza pratiche sociali, mette in moto socialità e legami.

Il valore della cittadinanzaUna città non può essere senza legami, senza sentimento

diffuso di appartenenza. Ecco perché la centralità dellequestioni sociali, delle relazioni tra le persone diventastrategica anche come priorità nelle scelte e nella costruzionedelle esigenze primarie. Quindi dire città significa partiredalla cittadinanza e da lì alimentare lo sviluppo economico,urbanistico, culturale e spirituale.

È un concetto necessariamente multidimensionale, cheesprime contemporaneamente uno status, un’attività,un’identità che si traduce non solo nell’avere il passaporto,ma nell’acquisizione dei diritti sociali. Il valore dellacittadinanza come elemento propulsivo per una qualità delvivere urbano diventa allora sempre più decisivo.

Questa è la grande sfida che anche l'amministrazione dellanostra città deve portare avanti voltando pagina anche sulpiano della decisionalità non più affidata a logiche spartitorie.

È una Giunta, la nostra, scelta dal sindaco che proponeun'autonomia del governo della città che valorizza e siarricchisce del contributo determinante dei partiti chesostengono la maggioranza, ma che si rivolge a tutta la città eche vorrebbe avere anche il contributo di chi non si vorrebbefacesse solo opposizione ostruzionistica, come purtroppostiamo constatando.

Amministrare una metropoli richiederebbe un modo dipensare e operare politicamente che non riproduca in terminipedissequi lo scontro tra partiti di maggioranza eopposizione. Il paradosso da noi è che mentre parrebbeattutirsi a livello nazionale con il cosiddetto governo tecnicoquesta conflittualità schematica e pregiudiziale, assistiamonella città di Milano a un’opposizione strumentale eostruzionistica che non è all’altezza delle sfide e dei tempi diazione che una città dovrebbe avere.

Il “rovescio della città”Certamente il vivere urbano è un vivere complesso dove

abitano plurali identità che modificano radicalmente le formedella convivenza sino ad ora conosciute. Si tratta di tenersempre presente quello che alcuni studiosi chiamano” il

86

Il valore dellacittadinanza come

elemento propulsivoper una qualità del

vivere urbanodiventa allora

sempre più decisivo

Per il buon governo delle città

Page 87: Per il buon governo delle città

FOCUS

rovescio della città”. La questione stessa della sicurezza nonè solo legata alle necessarie misure di polizia o al decorourbano da salvaguardare, ma è legata soprattuttoall'integrazione o se si preferisce alla convivenza.

E qui allora la questione del multiculturalismo diventaimportante. Il multiculturalismo spesso visto come problemaè comunque un veicolo di una richiesta di inclusione e dipartecipazione alla piena realizzazione sostanziale deiprincipi di uguaglianza e di equità e mette spesso indiscussione le regole della convivenza. È un principiodinamico che rende la città non un luogo asettico, ma unlaboratorio vivo di cambiamento.

Quanto sto proponendo, anche come Assessoreall’Istruzione, rispetto alle scuole dell’infanzia: l’impegno acoinvolgere tutta la città nell’attenzione ai bimbi da zero a seianni evidenzia questa visione dinamica, di futuro nelguardare alla città. Una città senza futuro è una città chiusa.A maggior ragione questa scelta va fatta nella nostra città cheha più di 400.000 anziani over 65 e più di 220.000 stranierisu un totale di 1milione e 200.000 abitanti.

Il compito della scuolaEcco allora che emergono in relazione agli aspetti culturali

sociali umani del vivere in città il compito della scuola, delleistituzioni impegnate nella formazione che diventano semprepiù fondamentali. Vorrei qui ricordare quanto il cardinalMartini ha voluto consegnando alla città quella Fondazioneche chiamò Casa della Carità che ho avuto la gioia e lafortuna di dirigere fin dagli inizi con don Virginio Colmegna.

Il cardinale ha voluto, partendo dall’ospitalità e gratuità,che la Casa diventasse un laboratorio culturale da doveguardare alla città con uno sguardo nuovo. Ecco perchéquello che sta succedendo a Milano anche con l'apertura diun dialogo con le comunità religiose presenti sul territoriosta portando a un superamento di visioni miopi di chiusura.

Queste scelte strategiche riguardano anche lo sviluppoeconomico. Si pensi che a Milano sono oltre 18.000 leimprese gestite con grande senso di imprenditorialità dagliextracomunitari. Si chiede dunque un'immissione di capacitàculturale, formativa, di strategie partecipative. È quantoabbiamo avvertito crescere a Milano, uno straordinariomovimento che si sta vivendo nella nostra città.

87

Si pensi che aMilano sono oltre18.000 le impresegestite con grandesenso diimprenditorialitàdagli extracomunitari

Per il buon governo delle città

Page 88: Per il buon governo delle città

FOCUS Per il buon governo delle città

88

apoli sembra attraversare una delle sue fasi dideclino, trascinata dalle difficoltà economichee sociali dall’ aumentato peso delle attivitàcriminali in campo economico, da mancatepolitiche di sviluppo del mezzogiorno. Come

guardare al futuro, come governare oggi da Napolipuntando al suo sviluppo?

Occorre partire da qui, dalle sue contraddizioni, dalle suedifficoltà ma anche dalle sue potenzialità. Napoli soffre di unmancato governo metropolitano, assorbe in modo massiccio ledisfunzionalità di un area di oltre 3 milioni di abitanti le cuicontraddizioni si scaricano sul capoluogo.

Per questo occorre un forte impulso istituzionale e politicoper la costruzione della città metropolitana e, comunque,

Come fare grande Napoli Maria Fortuna Incostante è senatrice del Partito Democratico, già assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli

N

Page 89: Per il buon governo delle città

FOCUS

iniziare a stringere accordi con i comuni periferici per lagestione di servizi di area vasta che possono rappresentare, serazionalizzati e resi efficienti, asset produttivi di un certointeresse.

Napoli deve progettare il suo futuro come capitale del sud,capitale economica e direzionale, altrimenti non realizzerà maiil risanamento del suo tessuto urbano; deve ripensarsi come la“Grande Napoli” fuori e oltre il suo spazio di governo.

Pensarsi come “Grande Napoli” fuori di Napoli, comeGoverno della grande metropoli, solo a questa dimensioneesistono spazi fisici, risorse umane, infrastrutture presenti epotenziali in grado di generare/attrarre un flusso di nuovaricchezza.

Napoli metropoli di quasi quattro milioni di abitanti forniscele risorse “direzionali” indispensabili per crescere. Cittàmetropolitana “porta” di accesso al Mezzogiorno, ai Balcani ealla costa Nord Africana e all’Oriente, che concentra in sé lefunzioni finanziarie, logistiche e culturali per innervare l’interazona di libero scambio nel Mediterraneo, cogliendo leopportunità del suo progressivo ritorno nella dimensione delmercato globale.

Dentro questa impostazione c’è l’idea di una città moderna,funzionale e civile; una città che si muove per rendereproduttive le sue principali risorse individuando le priorità ecapace di attrarre risorse esterne determinando una relazionepositiva tra pubblico e privato.

Fondamentale è liberare tutte le energie e le risorse dellacittà, rompendo steccati e spinte conservatrici, contrastandotentazioni di scambio politico elettorale tra pezzi di mondopolitico e settori del mondo economico.

Il passaggio dalla presente crisi di “vocazione” della città alfuturo di Capitale del Sud non si disegna a tavolino, il futuro diuna grande comunità deve essere il risultato del liberointeragire di forze economiche, sociali e culturali, dentro uncontesto fornito dalla politica, cui spetta l’onere di individuareuna meta condivisa, attivando processi e dando corpo adorganizzazioni capaci di favorirne il conseguimento.

Napoli da sola non è in grado di farcela, è necessario perciòattrarre capitali e competenze è indispensabile cambiaremodello culturale e di riferimento e dunque orientare le sceltesecondo valutazioni di vantaggio competitivo rispetto a realtàconcorrenti, valutare i progetti in funzione della loro capacità dicambiare profondamente sia l’identità sia la percezione dellacittà rispetto ai cittadini e agli interlocutori esterni, agire

89

Napoli metropoli diquasi quattromilioni di abitantifornisce le risorse“direzionali”indispensabili percrescere. Cittàmetropolitana“porta” di accesso alMezzogiorno, aiBalcani e alla costaNord Africana eall’Oriente, checoncentra in sé lefunzioni finanziarie,logistiche e culturaliper innervarel’intera zona dilibero scambio nelMediterraneo

Per il buon governo delle città

Page 90: Per il buon governo delle città

FOCUS

secondo traiettorie in grado di modificare equilibri consolidatiche invece ingessano il tessuto socio economico cittadino.

Napoli può giovarsi di alcune opportunità o trend di sviluppoglobali: lo spostamento verso est degli assi di sviluppo sia per l’imporsi della Cina e dell’ India sulla scena del commerciomondiale, sia per l’allargamento della Unione Europea; unaposizione preferenziale per il rapporto con i paesi della spondadel mediterraneo desiderosi di nuovi protagonismi; ilcambiamento dei modelli e dei flussi turistici dall’est europeo edall’ oriente; gli interessi di numerosi operatori economici(nazionali e internazionali) a realizzare (purché si determininomigliorate condizioni di contesto) i loro investimenti.

Napoli ha dei suoi punti di forza, può contare su alcuniasset strategici: gli spazi fisici di grandi dimensioni interessatiattualmente o potenzialmente da trasformazioni urbane digrande portata; le grandi infrastrutture di mobilità dell’areametropolitana (che prevedono una capacità di trasporto suferro, nel 2015, superiore a quella di Parigi), la connessionedell’alta velocità che associa Napoli-Roma in un continuumsenza pari di potenzialità culturali economiche e turistiche,l’aeroporto cittadino e un sistema portuale di eccezionalidimensioni capace di gestire collegamenti di rete dal“sistema golfo” al mediterraneo e oltre; centri di eccellenzae di competenze, centri di ricerca, 5 università, teatri dilivello internazionale, centro di produzione RAI,conservatorio, accademie e istituzioni di notevole prestigio;un capitale umano con elevati tassi di scolarizzazione eelevati tassi di disoccupazione.

Napoli dovrebbe sviluppare strategie specifiche per ilposizionamento della città, le opportunità su scala globale e ipunti di forza consentono di aspirare a quattro posizionamenticompetitivi e tra loro complementari e contestuali.

Napoli può imporsi definitivamente come uno dei principaliterminal crocieristici del mediterraneo proponendosi come hubper gli operatori internazionali. Può essere uno dei più grandicentri del mediterraneo per lo scambio culturale, sia a livellocongressuale che di leisure. Può affermarsi come un luogo dieccellenza europea e internazionale di sperimentazione eproduzione di arte e cultura legate anche alle nuove tecnologiee ai nuovi media. Può dimensionarsi a livello sovranazionalecome polo di ricerca in alcuni settori strategici per il futuro (labiologia molecolare, la tecnologia dei materiali, l’ICT…);un’area che accoglie cervelli soprattutto dai paesi emergenti.

Occorre scegliere quindi un modello di sviluppo aperto

90

Può essere uno deipiù grandi centri delmediterraneo per loscambio culturale,

sia a livellocongressuale che di

leisure. Puòaffermarsi come unluogo di eccellenza

europea einternazionale disperimentazione e

produzione di arte ecultura legate anchealle nuove tecnologie

e ai nuovi media

Per il buon governo delle città

Page 91: Per il buon governo delle città

FOCUS

verso l’ esterno con idee chiare, semplici e coerenti, bencomunicabili e scandite nel tempo per attrarre grandi investitori(che esigono certezze e garanzie) e per realizzare accordiinteristituzionali capaci di rimuovere in modo tempestivo gliostacoli e agire con trasparenza ed efficienza.

Il Comune può diventare un centro motore di attivazione dirisorse, di sinergie, di composizione di interessi, di regolazionesecondo i criteri propri di una pubblica amministrazione chepersegue il prioritario interesse della città.

Napoli deve essere “Città Matrice di sviluppo”. Le istituzionidevono operare per liberare le energie dell’economia sana,determinare le condizioni per nuovi investimenti: questo èquello che il Comune può fare per contribuire a creare nuoveopportunità di lavoro. insieme a un quadro di norme e diregole capaci di dare certezza e sistema agli investitori.

Occorre sfuggire alla forte pressione sociale del bisogno ealle pratiche di avviamento al lavoro condizionate dalla violenzadi gruppi organizzati, e tantomeno rendere improduttivi edinefficienti strumenti o asset pubblici per rispondere adomande di assistenza mascherata. Occorre separarenettamente le politiche attive del lavoro dall’assistenza.

Occorre puntare per Napoli ad un Comune regolatore enon imprenditore, contro ogni possibile suggestione dineostatalismo municipale. Le partnership pubblico/privatepossono costituire anche a Napoli, in linea con le miglioriesperienze europee, realtà gestionali di servizi pubblici ove siaconiugato l’interesse ed il controllo pubblico con l’efficienza, latrasparenza e il rispetto regole.

È fondamentale agire secondo una traiettoria in grado dimodificare equilibri consolidati che rischiano di ingessare iltessuto cittadino. Per far questo debbono essere superate,con vigile apertura alla innovazione, la tentazione e la praticaiperpubblicista sin qui dominanti a Napoli, collegandosi conl’orientamento prevalente registrato nelle stesse significativecittà governate dal centrosinistra, da Bologna a Torino percitare solo alcuni casi.

Orientamento seguito con successo in altre grandi cittàeuropee, come Barcellona, che hanno saputo assurgere aesempio internazionale puntando sulla propria trasformazione.Napoli può puntare sulla sua trasformazione urbana sullepotenzialità che queste rappresentano per le sinergie con altreazioni che queste potenzialità possono determinare si può faredi tutto questo un’ occasione di sviluppo, per riposizionarsi nelquadro nazionale e internazionale.

91

È fondamentaleagire secondo unatraiettoria in gradodi modificareequilibri consolidatiche rischiano diingessare il tessutocittadino. Per farquesto debbonoessere superate, convigile apertura allainnovazione, latentazione e lapraticaiperpubblicista sinqui dominanti aNapoli

Per il buon governo delle città

Page 92: Per il buon governo delle città
Page 93: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

93

etropoli, megalopoli, sprawl urbano,schiuma metropolitana, città fantasma, cittàpanico, città creative, città morte, città diquarzo, slums, favelas, fine delle città…EPalermo? Non rientra in nessuna di queste

categorie, né può essere eletto a caso di studio per discuterle,interpretarle, decostruirle. Sta sotto il livello di percezione. E, aparte la ciclica eco mediatica per questo e quel malaffaremafioso, magari condito con tanto sangue atroce e qualchetonnellata di spazzatura per le strade, perché dovremmooccuparcene?

Perché forse – digeriti, o almeno aggirati, gli stereotipi chel’assillano – Palermo si avvia a diventare una città normale, incui le stabilità e le variazioni vengono dettate da istanze chetrascendono le piccole realtà politiche e amministrative, purcoinvolgendole; istanze che sono di carattere economico eculturale, antropologico forse. Oggi Palermo conosce una seriedi trasformazioni, sia su grande sia su piccola scala, le qualimolto probabilmente non dipendono esattamente o soltantoda speculazioni o da volontà politiche, ma da una logica altra,da flussi semiotici, discorsivi, da forme di contagio, da processidi imitazione di altri centri urbani, da quella dialettica insommafra locale e globale che in una città come questa, forse, simanifesta in modo più interessante ed evidente che in altre. Èquesta logica altra, tanto profonda quanto inconsapevole, chevorrei provare qui a esplicare.

Per farlo, ripercorriamo quattro tappe evidenti nella recentetrasformazione storica della città di Palermo. Per comodità, leindicheremo con le sigle Pa1, Pa2, Pa3, Pa4.

Pa1 è la città antica tradizionale, quella che emerge nelladialettica fra memoria e narrazione, fra mitologia e

Palermotra locale e globaleGianfranco Marroneinsegna Semiotica nell'Università di Palermo

M

Page 94: Per il buon governo delle città

FOCUS

documentazione. È la Palermo panormus, tutto-porto, la grandeinsenatura naturale circondata dai monti che costituisce quellache è stata chiamata Conca d’oro. C’è tutto un mitismo inquesto racconto delle origini naturali dell’insediamento urbano:il mare, le montagne, la terra a poco a poco conquistatadall’uomo, assoggettata ai suoi bisogni, le sue necessità, i suoicapricci. Da cui gli agrumeti dei giardini arabi, e poi lo sfarzodel barocco spagnolo, le civiltà che si accavallano, ledominazioni straniere che si succedono, la meta d’obbligo nelgrand tour dei viaggiatori esotizzanti, la terra dove fiorisce illimone, in un odiamato tourbillon che – si dice – istituiscel’identità ferrea della città, la sua memoria storica, il suoirredimibile immaginario. Giù giù sino alle più recentinarrazioni mitologiche di una fiorente industria d’inizioNovecento, sorta di ritrovata età dell’oro, epoca bella e, mancoa dirlo, sparita ed eternamente rimpianta.

Pa2 è la città moderna, quella posteriore alla seconda guerramondiale, in cui l’ideologia consumistica del modernismorapace e avventuriero, in uno con le smanie della speculazioneedilizia e le violenze della mafia rampante, ha provocato il notodissesto della Conca d’oro, invasa dal cemento, e il conseguenteabbandono dell’immenso centro storico. Dagli anni 50 in poiPalermo è diventata una città in cui, a differenza delle areeurbane – grandi e piccole – europee, il centro tradizionale nonè né zona residenziale né luogo degli affari, degli uffici o delcommercio ma, progressivamente con un ritmo sempremaggiore, luogo degradato: affidato alle incurie obbligatoriedelle classi meno abbienti (prima) e alla cura pietosa deglistranieri immigrati (dopo). Esso diviene zona di studentifuorisede e disperati extracomunitari che, abitando le dimorenobiliari d’un tempo, le preservano da una fatidica rovina.Palermo si sposta e si ingrandisce, ma ha perduto la propriaidentità, quella che nel bene o nel male era inscritta nei suoimonumenti storici, nel suo lungomare, nei suoi luoghi di cultoe di pellegrinaggio. La Palermo moderna è una città senz’anima,se non quella dura e nera delle violenze, delle guerre e dellestragi mafiose, che nessun governo sa o vuole combattere.

Pa3 è il passo successivo, che chiameremo ‘postmoderno’.Palermo postmoderna significa molte cose, non del tuttocoerenti fra loro: significa – ingenua e irritante estetica per lerovine del centro storico (“struggente” è aggettivo che i turistiesotizzanti e i rampolli illuminati della nuova borghesia usanoper descrivere la città decaduta); dalla quale discende una seriedi operazioni artistiche compiute fra le macerie delle case

94

C’è tutto unmitismo in questo

racconto delle origininaturali

dell’insediamentourbano: il mare, le

montagne, la terra apoco a pococonquistatadall’uomo,

assoggettata ai suoibisogni, le sue

necessità, i suoicapricci

Per il buon governo delle città

Page 95: Per il buon governo delle città

FOCUS

crollate per il degrado, e poi il sorgere di qualche locale allamoda (gallerie, pub, ristoranti), qualche timida rassegna dispettacoli e concerti, pochi tentativi di recupero urbanistico.Agli immigrati di varie nazionalità che ormai abitano il centrostorico, rivitalizzando i suoi mercati arabi, si mescolano cosìnuove frotte di parvenus che, sfruttando le prime speculazioniedilizie di ritorno, usano gli appartamenti restaurati alla menopeggio per esibire la loro sedicente jeunesse dorée. Il centrostorico è adesso très chic, come colgono benissimoimmobiliaristi e costruttori, e come pagano sulla loro pelle glistranieri, progressivamente cacciati dagli edifici decadutibarocchi per raggiungere forzatamente il ghetto delle periferiepiù tristi e tradizionali. Così, Pa3 conosce l’arrivo sghembo diquello sviluppo che Pa2 non aveva saputo pensare altrimenti, diquella affrettata ricostruzione che il modernismo avevasoffocato in tutti i modi possibili, assassinî compresi.

Pa4 è la Palermo che verrà – se vorrà – quando le modepasseranno di moda, quando gli entusiasmi dovranno cedere ilpasso a una politica urbanistica globale e condivisa, a unapianificazione razionale che si faccia carico delle istanze socialie culturali più diverse, quali possono esistere in una città che,senza essere né metropoli né paese, è comunque ampia evariegata al suo interno. Se Pa3 è il futuro anteriore, Pa4 è unamassa di segni e di flussi dati ancora a livello virtuale, che iluoghi da noi analizzati esprimono in modo più o menosurrettizio, più o meno evidente.

È la spiaggia di Mondello che, dopo cent’anni esatti (1909-2009) di concessione a una società a capitale parzialmenteestero, deve pensare e ripensare alla propria identità, dandosiuna qualche destinazione funzionale e simbolica. È il Santuariodi Santa Rosalia a Monte Pellegrino, dove masse di immigratiesibiscono i loro pantheon politeisti, in cui la patrona della cittàtrova pacifico posto accanto a dèi ben più antichi eparzialmente nomadi. È il prato del Foro Italico, unicaoperazione urbanistica progettata a monte, a partire comunqueda pratiche non regolamentate, e nel continuo incubo di unnuovo degrado. È la recente apparizione dei grandi mall inperiferia, che ridistribuiscono non solo la mappa degli esercizicommerciali ma anche i flussi e le forme della socialità.

È la scommessa del web, che deve riuscire a indirizzare lapotenza delle sue nuove tecnologie di comunicazione verso deicontenuti che non rinvanghino sempre e soltanto unneoetnicismo di ritorno, tanto più pericoloso quanto più sinasconde dietro le maschere di una critica sociale da senso

95

Il centro storico èadesso très chic,come colgonobenissimoimmobiliaristi ecostruttori, e comepagano sulla loropelle gli stranieri,progressivamentecacciati

Per il buon governo delle città

Page 96: Per il buon governo delle città

FOCUS

comune blandamente mediatico. Forse, la Palermo attuale – fra Pa3 e Pa4 – non è, e non ha,

ancora un tessuto urbano, nel senso di un testo coerente eleggibile, ma soltanto un mosaico di zone felici senza alcuncollegamento fra loro, ognuna delle quali dà adito a formediverse di socializzazione, e con moltissime tessere mancanti:aree vuote e prive di significati, zone densissime ma senzaidentità, spazi aperti verso il nulla, forme di socializzazionedegradate e violente che mal si mescolano con atteggiamentiregressivi e una cultura provinciale che dalle periferie e dai paesidell’interno in abbandono si urbanizza come sa e come può.

A metà fra tendenze globali e logiche semiotiche stacertamente un fenomeno curioso. Contrariamente a quanto sidice e si pratica in altre zone del Nord d’Italia e d’Europa, lamassiccia presenza di diverse etnie d’immigrati non staportando a una perdita dell’identità locale ma a una sua ri-acquisizione, a una sua risemantizzazione, ma una sua ripresaforse per certi versi anche ironica. Ironia della storia.

Laddove molte note tendenze federaliste o autonomiste chehanno la meglio nel Nord d’Italia, usano gli immigrati comeforza lavoro ma non riconoscono loro alcun diritto civile ealcuno spazio funzionale e simbolico di sussistenza, a Palermo,e in molte altre zone della Sicilia a dir il vero, il regime dideregulation lascia a essi molta più autonomia.

Sarà per una migliore tolleranza verso lo straniero che destinistorici millenari avrebbero regalato alla psicologia locale, sarà –come molti pure sostengono – perché la debolezza politica èfunzione del dominio mafioso sulla società, sarà per entrambele cose insieme, in ogni caso è abbastanza palese come gliimmigrati, a Palermo, siano portatori di identità etnica: non laloro, si badi, né una ibrida e bastarda, ma proprio l’identitàpalermitana, dinamica, cangiante, eteroclita, certo, ma pursempre palermitana.

A ridare identità a Palermo, fra Pa 3 e Pa4, non sono né lagrandeur da archistar né strategie da città creativa, né espansioniimperialistiche e globalizzanti né ritorni religiosi più o menofondamentalisti. Sono gli immigrati.

Gli stranieri non hanno confuso le identità, formandone unaplurale, ma hanno fatto ritrovare ai palermitani la loro,ovviamente in modo diverso dal passato. A dirlo, a ripeterlo, asbandierarlo, sono i luoghi di socializzazione della città, oquanto meno alcuni dei suoi siti e le pratiche che in essi, peressi, si svolgono. Lo dice il centro storico, i cui edifici barocchie vicoli tortuosi hanno finalmente abbandonato le mitiche

96

La Palermoattuale non è,

e non ha, ancoraun tessuto

urbano, nel sensodi un testo coerente

e leggibile, masoltanto un mosaicodi zone felici senzaalcun collegamento

fra loro

Per il buon governo delle città

Page 97: Per il buon governo delle città

FOCUS

euforie tardo-gattopardesche per farsi alloggi, commerci epercorsi di etnie diverse, nel senso di portatrici di differenza, dimolteplicità di valori, di pluralità di forme di vita.

Grazie all’occupazione forzosa e fortunata del centro storicoda parte degli stranieri non solo molti edifici, non piùabbandonati, hanno meglio resistito al degrado, ma in generaletutta l’area ha sottolineato la sua abitabilità, il suo senso, la suamemoria.

In esso, fra l’altro, stanno tornando a rifiorire i vecchimercati arabi, che arabi sono tornati a essere per inconsapevoleastuzia della storia. Ma lo dicono luoghi a prima vista menosensibili come il Foro Italico e il suo prato, giardino in riva almare che, usandolo come tale, gruppi diversi di immigratihanno indirettamente designato come ‘normale’ sito per lasocializzazione e il tempo libero. Per non parlare di un’altragrande area verde cittadina come la Favorita, che grazie aglistranieri potrebbe progressivamente diventare non più oscuro einforme confine fra la città e la spiaggia, mèta di loschi affari e

97

Per il buon governo delle città

Page 98: Per il buon governo delle città

FOCUS

sport dilettanteschi, ma un vasto parco dove improvvisarepicnic domenicali, far correre i bimbi, riunirsi con gli amici,giocare al pallone.

E lo ripete a gran voce il Monte Pellegrino che la grossacomunità di Tamil sta trasformando da icona visiva della cittàin spazio frequentabile, luogo di culto soprattutto, restituendoall’ormai dimenticato Santuario di Santa Rosalia tutto il suovalore sacrale.

Così, per caso, ma forse per necessità storica e tendenzaglobale, l’intrusione degli immigrati nella società palermitana,nei suoi spazi urbani, nei suoi luoghi topici, è stata al tempostesso un po’ meno e un po’ di più di un’agognata integrazionesociale. Di meno: perché il conflitto etnico permane, enemmeno così surrettiziamente: come mostra per esempiol’assenza pressoché totale di stranieri da luoghi come la spiaggiadi Mondello (da essi frequentata solo come luogo di lavorosaltuario e ambulante) o il centro cittadino di piazza Politeama(vissuta, soprattutto il sabato pomeriggio, ancora come spaziosocializzante degli indigeni adolescenti).

Ma anche di più: perché gli immigrati, a Palermo, non sisono limitati a imporre la loro presenza, esigendo unarinegoziazione degli spazi urbani, e, con essa, della identitàcittadina locale. Diversamente, rivitalizzando determinati sitidella città e rifacendone luoghi attivi di socialità, essi hannoripreso le tradizioni, gli usi, i riti, i valori della città storica ehanno ridato loro un’importanza, un peso, un significato.

98

L’intrusione degliimmigrati nella

società palermitana,nei suoi spazi

urbani, nei suoiluoghi topici, è stata

al tempo stesso unpo’ meno e un po’ di

più di un’agognataintegrazione sociale

Per il buon governo delle città

Page 99: Per il buon governo delle città

FOCUSPer il buon governo delle città

99

u di un muro del quartiere berlinese diKreuzberg è affissa una lapide. Essa indica chein quell’edificio, nel 1941, Konrad Zuse avevacostruito il primo computer al mondo. Il muroè diroccato, perché l’edificio venne distrutto alla

fine della guerra, da uno fra i tanti bombardamenti chedevastarono la capitale tedesca. Konrad Zuse sopravvissealla guerra, ed ebbe anchesuccessivamente fortuna comeproduttore di strumenti di altatecnologia (computer compresi) nellaGermania occidentale.

Ma il fronte avanzato della ricercaera ormai diventato appannaggio dellacomunità scientifica e tecnologicastatunitense, che a sua volta avevaindipendentemente creato il computer,per poi perfezionarlo ecommercializzarlo.

Questa storia esprime l’indissolubilegroviglio di creazione e di distruzionenella Berlino del novecento, a suavolta un microcosmo emblematico delgroviglio di creazione e di distruzionedel novecento in Europa e nel mondo.

Da un lato, a Berlino hanno avutoluogo tanti episodi decisivi della primae della seconda guerra mondiale, diquei tornadi storici che portaronol’Europa ad un passo dalla suacancellazione dalla faccia della Terra.E da Berlino, nell’età oscura delnazismo, partirono gli ordini della

La rinascita di Berlino,una città tra due secoliGianluca Bocchi insegna Filosofia della scienza presso l'Università di Bergamo

S

Page 100: Per il buon governo delle città

FOCUS

guerra di annientamento contro l’Unione Sovietica e subitodopo dell’Olocausto, che segnarono un’escalation di unabarbarie inaudita in un secolo già cosparso di tante barbarie.

D’altra parte, Berlino ha vissuto anche un’escalation ditutt’altro tipo, assolutamente pacifica, la notte in cui la cadutadel muro è stata la svolta decisiva verso un nuovo ordinemondiale. E, oltre al computer, qui hanno avuto originetante altre invenzioni e idee decisive nel mondo moderno: latelevisione, il treno elettrico, la teoria dei quanti, la relativitàgenerale, il design, l’urbanistica, il marxismo…

Che “quel mucchio di macerie vicino a Potsdam”, comeBertolt Brecht definì Berlino nel 1949, sia tornata a essereuna metropoli vitale e pulsante, capace di esercitare unpotere d’attrazione su vasta scala, non è stato un processoscontato e indolore. Anzi, nei decenni di un durodopoguerra questa rinascita poteva apparire sommamenteimprobabile.

Berlino, nel corso del novecento, aveva sperimentato nelsuo tessuto urbano le ondate di una quadruplicedistruzione che hanno alterato e scosso alle radici i suoifondamenti non solo materiali, ma anche identitari.

La prima è la devastazione conseguente alla secondaguerra mondiale, sotto l’azione combinata deibombardamenti occidentali e della successiva irruzionedell’esercito sovietico. La seconda è la divisione impostadall’edificazione del muro, una lunga ferita che per decenniha reso spopolate e inedificabili aree fra le più centrali estrategiche della città.

La terza è una de-industrializzazione estrema, che hascosso il tessuto economico di quello che era stato il centroindiscusso dell’Europa della seconda rivoluzione industriale.La quarta è dovuta all’impoverimento culturale allorchél’avvento del nazismo, nel 1933, impose l’emigrazioneforzata di coloro che avevano reso Berlino una capitalemondiale della scienza, del cinema e delle arti.

Dopo il crollo del muro una “nuova Berlino” è venuta inessere e si è evoluta, grazie a una particolare mescolanza ditre componenti che il più delle volte, negli sviluppi urbani,erano stati separati o addirittura contrapposti, e di cuisoltanto ora si inizia a comprendere la loro indissolubilità ecomplementarità.

Il primo è la memoria: l’impossibilità di passare sottosilenzio quello che è stato, nel bene e nel male, continua agenerare opinioni, visioni, controversie del presente e per il

100

Berlino, nel corso delnovecento, aveva

sperimentato nel suotessuto urbano le

ondate di unaquadruplice

distruzione chehanno alterato e

scosso alle radici isuoi fondamenti non

solo materiali, maanche identitari

Per il buon governo delle città

Page 101: Per il buon governo delle città

FOCUS

futuro. Così il continuo richiamo degli orrori del passatoimpone uno spirito di vigilanza, in grado a sua volta dialimentare democrazia e tolleranza.

D’altro lato la persistenza dei focolai culturali e dei tessutiarchitettonici materialmente scomparsi ispira e orienta, inmaniera controversa ma feconda, la progettualità delpresente. Non è in gioco un’impossibile ricostruzioneletterale, bensì una selezione di ciò che rimane vivo inun’eredità spesso dispersa.

Il secondo è l’innovazione. Oggi gli architetti di tutto ilmondo arricchiscono Berlino delle loro proposte e dei lorointerventi, e molti giovani in fase di apprendistato lapongono come propria sede elettiva.

Ciò, a dire il vero, è stato reso possibile dalla lungimiranzadei decisori della Berlino ovest del dopoguerra i quali, nellostato d’assedio conseguente dalla costruzione del muro,avevano compreso che una delle chances a disposizione dellacittà agonizzante poteva essere una sua reinvenzione qualevero e proprio museo all’aria aperta dell’innovazione urbana.

Di tale intuizione fu espressione l’esposizionearchitettonica (IBA) degli anni ottanta, che produsse indiverse aree soluzioni originali ed eterogenee al temadell’abitazione privata in un’ambiente di qualità. E lo fuanche e soprattutto l’idea del Kulturforum: nella fasciadesolata immediatamente prospiciente al muro venneroinsediati edifici ad alto valore architettonico e culturale (laFilarmonia, la Biblioteca di Stato, la Galleria Nazionalededicata alle mostre dell’arte novecentesca), nellaprospettiva di una città futura sperabilmente riunificata, enuovamente ricca di flussi e di transiti.

Oggi, allorché una tale prospettiva è diventata reale, ilKulturforum si salda, in un paesaggio del tutto inaspettato, coni nuovi edifici di Potsdamer Platz che nella città riunificatahanno avuto il compito di battistrada per sanare la ferita delmuro, per riconnettere le città divise.

Il terzo è il riuso, e la conseguente risignificazione. Leintrecciate vicende della guerra, della divisione e della de-industrializzazione hanno reso disponibili aree dall’immensaestensione, anche in zone centrali del tessuto urbano. Essenon ospitavano soltanto edifici non più ricostruiti dopo levicende belliche e post-belliche, ma anche fabbriche, macelli,panifici, centrali elettriche, torri dell’acqua, stazioni, depositiferroviari, scali merci, porti fluviali e persino due aeroporti(Tempelhof e, a partire dal prossimo giugno, anche Tegel).

101

L’impossibilità dipassare sottosilenzio quello che èstato, nel bene e nelmale, continua agenerare opinioni,visioni, controversiedel presente e per ilfuturo. Così ilcontinuo richiamodegli orrori delpassato impone unospirito di vigilanza,in grado a sua voltadi alimentaredemocrazia etolleranza

Per il buon governo delle città

Page 102: Per il buon governo delle città

FOCUS

Queste aree in genere non sono completamente vuote, espesso sono anzi dotate di edifici di un notevole valoreestetico, in buona parte agevolmente riadattabili a nuovefunzioni, una volta sottratti ad anni o a decenni di degrado.Due strategie convergenti hanno reso queste aree una vera epropria ricchezza.

La prima ha reso una parte di esse il nucleo di nuoviparchi, in una città già molto ricca di verde, animati daimpianti sportivi, bar, caffè, attrezzature per bimbi,mercatini, addirittura spiagge per la stagione estiva. Laseconda ha insediato in aree ancora più ampie teatri, cinema,luoghi di mostre e di eventi culturali, esposizioni permanenti,discoteche e soprattutto atelier per artisti.

D’altra parte la cultura non è separata dalle professioni,giacché queste stesse aree ospitano studi di design o diarchitettura, sedi di istituti di alta istruzione e incubatoritecnologici: l’aeroporto di Tegel oggi in fase di dismissione sivuole porre come il più importante centro europeo in temadi green economy. Il fatto che il più delle volte le tipologie sianomiste, le rende aree ricche di relazioni sociali, certamente unarisorsa assai importante nella nostra società della conoscenza.

Negli ultimi anni Berlino è sede di una scommessaeconomica e sociale, difficile e nello stesso tempo esemplaredi un mondo in transizione. Come reinventare un’economiapost-industriale vivibile in una metropoli di punta dell’etàindustriale? Si tratta di fare di necessità virtù, creando nuovisviluppi economici dalla qualità e dall’eccellenza di tutti gliaspetti trainanti della società post-industriale, e dalle loropossibili combinazioni.

Si tratta così della politica e dell’indotto della politica,giornalismo, televisioni e conferenze internazionali. Berlino èpoi la città del cinema, dei telefilm, della musica, dei musei,dei trasporti, dei teatri, degli artisti impegnati socialmente,dei progettisti dei giardini, degli scrittori migranti, degliscienziati, degli ingegneri, delle fiere, dei traduttori, dellegrandi manifestazioni sportive, della multiculturalità, dellecoppie di nazionalità miste, di una nuova ondata di natalitàche porta alla proliferazione di nuove asili, di un turismo chevuole essere selettivo senza essere elitario.

Tutto questo forse non basta all’autosufficienza sulpiano delle nude cifre economiche, né basta a compensarevari disagi sociali, nonché quel senso di emarginazione cheaveva colpito molti cittadini della disciolta DDRall’indomani della caduta del muro. E tuttavia la parola

102

La cultura non èseparata dalle

professioni, giacchéqueste stesse areeospitano studi di

design o diarchitettura, sedi di

istituti di altaistruzione e

incubatoritecnologici:

l’aeroporto di Tegeloggi in fase di

dismissione si vuoleporre come il piùimportante centro

europeo in tema digreen economy

Per il buon governo delle città

Page 103: Per il buon governo delle città

FOCUS

d’ordine degli anni venti, “tenere una valigia a Berlino”, ètornata d’attualità. Per molti cittadini dell’Europa d’oggiBerlino è divenuta una città alla quale ci si affaccia e si faricorso spesso, per esplorare le novità del tempo earricchire le proprie esperienze personali e professionali.

Non solo i visitatori più o meno transitori, ma anche gliabitanti stessi percepiscono spesso Berlino come un’oasi discarso controllo sociale in un mondo in cui il controllosociale continua a essere pesante. Per questo è divenuta unpalcoscenico dell’innovazione sociale, in cui vieneproclamato il diritto di ognuno di cercare di vivere a modosuo, senza per questo rinunciare a integrazioni e a supporticomunitari.

La posta in gioco di questo palcoscenico è la stessascommessa sociale e ambientale che tutti noi, cittadinid’Europa e del mondo, siamo spinti ad affrontare in questadifficile età: svincolare la qualità della vita associata daimperativi di profitto troppo rigidi e unilaterali. Speriamoche un nuovo intreccio fra politica e cultura possa delineareuna prospettiva di sviluppo umano in grado di dettare nuoveregole a un’economia che ha bisogno di una sua compiutarigenerazione.

103

La parola d’ordinedegli anni venti,“tenere una valigia aBerlino”, è tornatad’attualità. Permolti cittadinidell’Europa d’oggiBerlino è divenutauna città alla qualeci si affaccia e si faricorso spesso, peresplorare le novitàdel tempo earricchire le proprieesperienze personalie professionali

Per il buon governo delle città

Page 104: Per il buon governo delle città
Page 105: Per il buon governo delle città

Documenti

Page 106: Per il buon governo delle città

106

Il linguaggio corrente ciriserva sorprese. Spesso si usaoggi il privativo «senza».Parliamo dei «senza fissadimora» o dei «senzadocumenti»; e poichésappiamo senza alcun dubbioche la loro situazione è moltoproblematica siamoindirettamente invitati acredere, come se fosse unacosa ovvia, che avere undomicilio fisso e deidocumenti sia la condizionesufficiente della felicità.

Altri esempi ci potrebberofacilmente convincere delcontrario. I più ricchi di questomondo accumulano domicili.Hanno residenze secondarie indiversi continenti, yacht,soggiornano negli alberghi dilusso di tutto il mondo. Hannoovviamente dei documenti, masono così sicuri di sé e dellaloro identità che si rendonoconto a malapena di mostrarlise devono farlo. Potrete dirmiche in effetti accumulano ivantaggi: i domicili fissi, leprove d’identità e le carte di

credito.Avrete ragione, ma mi

permetterei di insistere: ilcumulo delle residenze e lasicurezza di sé dei più agiatiprovano che l’ideale della vitaindividuale non ènecessariamente l’attaccarsi aun luogo fisso, come la cozzaalla sua roccia, e neppure ilfatto di poter declinare leproprie generalità surichiesta, mostrando idocumenti, ma, al contrario,risiede nella libertà effettivadi circolare e di restarerelativamente anonimi.

L’attrazione cheesercitavano le città nel XIXsecolo su coloro cheabbandonavano le campagnee che esercitano oggi le grandicittà del nord sui migrantivenuti dal sud, è nata dallastessa rappresentazione.

Il suo carattere nettamenteillusorio è certo, ma per chi siinterroga sull’ideale della vitaurbana ai nostri giorni èessenziale prenderla inconsiderazione. La città

continua ad allargarsi. Unamaggioranza dellapopolazione mondiale vive incittà e questa tendenza èirreversibile. Ma di che città sitratta?

Ho proposto alcuniconcetti per descrivere quellache potremo chiamarel’urbanizzazione del pianeta,che corrisponde più o meno aquella che chiamiamoglobalizzazione per designarela generalizzazione delmercato, l’interdipendenzaeconomica e finanziaria,l’estensione delle vie dicircolazione e di sviluppo deimezzi di comunicazioneelettronica.

Da questo punto di vista sipotrebbe dire che il mondo ècome un’immensa città. PaulVirilio ha utilizzato a questoproposito l’espressione«métacité virtuale». Il «mondocittà», come lo ho chiamato, ècaratterizzato dalla mobilità edall’uniformizzazione. Da unaltro lato le grandi metropolisi estendono e vi troviamo

La Citta’ ideaLe tra

Luoghi e NoN LuoghiMarc Augèè etnologo e antropologo

tratto da Futuro, Bollati Boringhieri, in uscita

Per il buon governo delle cittàDOCUMENTO

Page 107: Per il buon governo delle città

107

ogni tipo di diversità (etnica,religiosa, sociale, economica)ma anche ogni tipo dibarriera.

Così possiamocontrapporre la «cittàmondo», le sue divisioni, i suoipunti di riferimento e i suoicontrasti al «mondo città» chene costituisce il contestoglobale e che appone in modospettacolare su alcuni puntiforti del paesaggio il suomarchio estetico e funzionale:torri, aeroporti, centricommerciali o parchi deidivertimenti.

Più la grande città siestende, più si «decentra». I«centri storici» diventanomusei visitati dai turisti venutida altrove e luoghi scelti di

consumi di ogni genere. Iprezzi sono alti e il centrodelle città è sempre più abitatoda una popolazione agiata,spesso di origine straniera.L’attività produttrice si sposta«extra muros». I trasportisono il problema principaledell’agglomerato urbano.

Le distanze sono spessoconsiderevoli tra il luogo diabitazione e il luogo di lavoro.Il tessuto urbano si estendelungo le vie di circolazione, ifiumi e le coste. In Europa le«periferie» urbane sicosteggiano tra loro, sisaldano, si confondono e puònascere la sensazione che conla generalizzazionedell’«urbano» stiamoperdendo la «città».

Torno un istante allacontrapposizione, che avevofatto tempo fa, tra luogo enon-luogo. Si basa su unadefinizione teorica; un luogoè uno spazio dove si possonodecriptare le relazioni socialiche vi sono iscritte (peresempio, in alcuni villaggitradizionali, a partire dalladivisione in quartieri, dalleregole di residenza e dallacollocazione dei simbolivisibili della storia e dellacultura condivise); un non-luogo è uno spazio in cuiquesto decriptaggio èimpossibile.

Empiricamente non c’è maiun luogo o un non-luogo nelsenso assoluto del termine, masi può caratterizzare il mondo

Per il buon governo delle città DOCUMENT0

Page 108: Per il buon governo delle città

108

globale attuale attraverso lamoltiplicazione degli spazi dicircolazione, di consumo e dicomunicazione, «luoghi dipassaggio» in cui questodecriptaggio è generalmentemeno evidente, non-luoghi inquesto contesto.

Ora il luogo non sicontrappone al non-luogo,come il bene al male o il benvivere al mal vivere. Il luogoassoluto sarebbe uno spazio incui ognuno sarebbe confinatoin funzione dell’età, del sesso,del suo posto nella filiazione edelle regole del contrattomatrimoniale: uno spazio incui il senso sociale, intesocome l’insieme delle relazionisociali autorizzate o vietate,sarebbe al suo apice, lasolitudine impossibile e lalibertà individuale impensabile.

Il non-luogo assolutosarebbe uno spazio senzaregole né vincoli collettivi disorta: uno spazio senzaalterità, uno spazio disolitudine infinita. L’assolutodel luogo è totalitario,l’assoluto del non luogo è lamorte. Evocare questi dueestremi significa definire allostesso tempo ilfunzionamento di ognipolitica democratica: comesalvare il senso (sociale) senzauccidere la libertà(individuale) e viceversa?

Nel mondo globale larisposta deve essere data intermini spaziali: ripensare illocale. Nonostante le illusioni

diffuse dalle tecnologie dellacomunicazione, dallatelevisione a Internet, viviamolì dove viviamo. L’ubiquità el’istantaneità restano metafore.L’importante con i mezzi dicomunicazione è di prenderliper quello che sono: mezzi chepossono semplificare la vitama non sostituirsi a questa. Daquesto punto di vista ilcompito da svolgere èimmenso. Si tratta di evitareche la sovrabbondanza diimmagini e di messaggi porti anuove forme di isolamento.Per frenare questa deriva chegià ora notiamo, le soluzionisaranno necessariamentespaziali, locali e, addirittura, nelsenso lato del termine,politiche.

Come conciliare nellospazio urbano il senso delluogo e la libertà del non-luogo? È possibile ripensarela città nel suo insieme el’alloggio nei suoi dettagli?Una città non è un arcipelago.L’illusione creata da LeCorbusier di una vita centratasull’alloggio e sull’unità diabitazione collettiva ha avutocome conseguenza le «sbarre»delle nostre periferie, benpresto disertate dai commercie dai servizi, che dovevanorenderle vivibili al massimo.

Si è trascurata la necessitàdella relazione sociale e delcontatto con l’esterno; ed ècosì che lo interpretano a loromodo i «giovani di periferia»quando, per esempio

nell’agglomerato parigino, sispostano regolarmente dalfondo dei loro quartieri versoi quartieri che sono ad untempo il cuore della cittàstorica e dei simboli dellasocietà dei consumi: gliChamps Elysées o il quartieredi Châtelet-Les Halles.

Che cosa nelle città realievoca qualcosa di quello chepotremmo considerare la cittàideale? Mi tornano a mentedue esempi. Certamente liidealizzo, ma è proprio questoche vogliamo fare: scoprire letracce dell’ideale. Il primoesempio, di gran lunga il piùconvincente, è quello dellecittà di media grandezzadell’Italia del nord, comeParma o Modena. Al centro diqueste città la vita è intensa, lapiazza pubblica rimane unluogo di incontro, si circola inbicicletta, si passa accanto ailuoghi eccelsi della storia.

Il visitatore di passaggio hal’impressione che ci sipotrebbe introdurrenell’intimità di questo mondogentile senza farsi notare,stabilire delle relazioni senzaesservi obbligato e passare dauna città all’altra per ilsemplice piacere degli occhi.Ma, si potrà obbiettare,bisogna proprio chiuderli gliocchi, per ignorare tuttoquello che si oppone a questavisione del turista miope: lapovertà, la migrazione, icomportamenti di rifiuto…Ancora una volta, mi limito

Per il buon governo delle cittàDOCUMENTO

Page 109: Per il buon governo delle città

109

all’ideale, che esige, infatti, unaforma di miopia.

Un altro esempio: la vita diquartiere in un municipioparigino; si potrebbero citaremolti altri esempi e sappiamobene che nelle più grandimetropoli del mondo(Messico, Chicago) sonoestremamente attive le formedi vita locale. La vita diquartiere, è quella chepossiamo osservare in strada,dai commercianti, nei caffè…

A Parigi, città in cui da varianni la vita è più difficile,vediamo che è proprio a livellomolto piccolo che ci sono dei

legami fragili che resistono aldisincanto: le conversazioni albancone di zinco del “bistro”,le battute scambiate tra unapersona anziana e la giovanecassiera del supermercato, lechiacchiere dal droghieretunisino: tutte forme modestedi resistenza all’isolamento chesembrerebbero provare chel’esclusione, il rinchiudersi insé stessi e il rifiutodell’immaginazione non sonouna fatalità.

Ma che cosa possiamoconcludere praticamente daquesti segnali frammentati?Che ogni programmad’insieme e ogni progetto didettaglio dovrebbero associare

diversi tipi di riflessione: unariflessione di un urbanistasulle frontiere e gli equilibriinterni del corpo di una città;una riflessione di un architettosulle continuità e le rotture distile; una riflessioneantropologica sull’alloggio dioggi, che deve conciliare lanecessità di moltepliciaperture verso l’esterno e ilbisogno di intimità privata.

Vasto cantiere di «ripresa»(nel senso in cui le sarte, untempo e le «rammagliatrici»riprendevano i vestiti strappatie le calze smagliate). Sidovrebbe, ovviamente per

quanto possibile, ridisegnaredelle frontiere tra i luoghi, tral’urbano e il rurale, tra il centroe le periferie. Frontiere, cioèsoglie , passaggi, porte ufficiali,per far saltare le barriereinvisibili dell’esclusioneimplicita. Si deve ridare laparola al paesaggio.

Potremmo assegnarci alungo termine il compito dirimodellare un paesaggiourbano moderno, nel senso diBaudelaire, dove gli stili e leepoche si mescolerebbero inmodo cosciente, come leclassi sociali – i comuni e imunicipi delle città in Franciahanno l’obbligo di una certapercentuale di «alloggi sociali»,

ma a parte il fatto che questoobbligo è spesso aggirato,molto spesso accade che siproduca un effetto distigmatizzazione attraverso lostile e il materiale.

Ancora uno sforzo versol’ideale… Questo idealedovrebbe ritrovarsi nelladisposizione interna degliappartamenti più modestidove dovrebbero riunirsi supiccola scala le tre dimensioniessenziali della vita umana: ilprivato individuale,eventualmente il pubblico ( inquesto caso familiare) e larelazione con l’esterno. Così

formulato l’ideale è utopico enon è evidentemente di solacompetenza dell’architettura.

Ma la materia dell’ideale odell’utopia è già presente.Questo mi porta a concluderecome la sarta e larammagliatrice. Non èesclusiva dei grandi progettiche possono offrire bellezzain tutti i sensi e neppure“remodelage” dei grandipaesaggi dove ciascuno si puòperdere e ritrovare. Vuolsolamente ricordare che tuttocomincia e tutto finisce conl’individuo più modesto e chele più grandi imprese sonovane se non lo riguardanoalmeno un po’.

NoNostaNte Le iLLusioNi diffuse daLLe teCNoLogie deLLa

ComuNiCazioNe, daLLa teLevisioNe a iNterNet, viviamo La’ dove

viviamo. L’ubiquita’à e L’istaNtaNeita’ restaNo metafore

Per il buon governo delle città DOCUMENT0

Page 110: Per il buon governo delle città
Page 111: Per il buon governo delle città

NUMERI PRECEDENTI

111

NUMERO 2

OTTOBRE 2011

NUMERO 5

GENNAIO 2012

NUMERO 1

AGOSTO/SETTEMBRE 2011

NUMERO 4

DICEMBRE 2011

NUMERO 7

MARZO 2011

NUMERO 0

LUGLIO 2011

NUMERO 3

NOVEMBRE 2011

NUMERO 6

FEBBRAIO 2012

Page 112: Per il buon governo delle città

www.tamtamdemocratico.it