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Spinn - Servizi per l’impiego network nazionale - è il progetto che Italia Lavoro realizza, nell’ambito del PON 2000 - 2006, per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali « » Coordinamento editoriale Alessandro Vaccari e Anna Elisa Carbone Si ringrazia per i contributi: Anna Elisa Carbone (Isfol), capitolo 1; Fondazione Censis, capitolo 2; Gruppo di lavoro Isfol, diretto da Claudio Tagliaferro, composto da Francesca Criscuolo, Giuseppina Ferraro, Giada Giovannini, Anna Tito, capitolo 3, Appendice; Gruppo di lavoro Italia Lavoro, diretto da Maurizio Sorcioni, coordinato da Mauro Di Giacomo, composto da Leopoldo Mondauto, Alfio Luca Nicotra, Lorenzo Piazza, Roberto Turi, capitolo 4; Tommaso Cumbo e Dimitri Stefanini (Italia Lavoro), capitolo 5.

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Spinn - Servizi per l’impiego network nazionale - è il progetto che Italia Lavoro realizza, nell’ambito del PON 2000 - 2006, per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali« »

Coordinamento editorialeAlessandro Vaccari e Anna Elisa Carbone

Si ringrazia per i contributi:

Anna Elisa Carbone (Isfol), capitolo 1;Fondazione Censis, capitolo 2;Gruppo di lavoro Isfol, diretto da Claudio Tagliaferro, composto da Francesca Criscuolo,Giuseppina Ferraro, Giada Giovannini, Anna Tito, capitolo 3, Appendice;Gruppo di lavoro Italia Lavoro, diretto da Maurizio Sorcioni, coordinato daMauro Di Giacomo, composto da Leopoldo Mondauto, Alfio Luca Nicotra, Lorenzo Piazza,Roberto Turi, capitolo 4;Tommaso Cumbo e Dimitri Stefanini (Italia Lavoro), capitolo 5.

IRREGOLARI AL LAVORO

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a cura diAnna Elisa Carbone

Evidenze e scenari di una politica attiva

I edizione dicembre 2005

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Prefazione di Lea Battistoni 91 Il lavoro irregolare. Strategie di emersione1.1 Definizione/misurazione: il dilemma

del fenomeno sommerso 151.2 Il contesto europeo: linee

evolutive e provvedimenti 211.3 L’Italia: norme e riforme tra

prevenzione, conciliazione, repressione 251.4 Le attività della Direzione Generale

del Mercato del Lavoro per l’emersionedel lavoro irregolare. Un esempiodi strategia integrata 28

2 Un nuovo ciclo del sommerso2.1 L’ambigua attrazione del sommerso 372.2 L’evoluzione del sommerso 412.3 L’indagine 2005: il sommerso in Italia

fra nuove e vecchie fenomenologie 47

»Indice«

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3 Emersione: le ricerche effettuatenel contesto nazionale e locale 73

3.1 Il monitoraggio della DeliberaCIPE n.138 del 2000 74

3.2 Emersione, sistemi locali, riformadel mercato del lavoro. Tre studidi caso: Benevento, Lecce e Venezia 86

3.3 Emersione e politiche di genere: un’analisi 1044 Lavoro irregolare: lo scenario italiano

nel contesto europeo4.1 Verso una politica europea per il

contrasto al lavoro irregolare 1174.2. Lavoro irregolare ed economia sommersa

in Europa: le interpretazioni condivise 120 4.3 La misura del lavoro irregolare in Europa 1214.4 Il lavoro irregolare in Italia 1244.5 I soggetti a rischio irregolarità:

donne, giovani, immigrati 1324.6 Il lavoro irregolare:

un’analisi per settori economici 1474.7 La disaggregazione per province

sulla base dei dati Istat 1544.8 La nuova riforma del mercato del lavoro

per il contrasto del lavoro irregolare 1575 Progetto SPINN: intervento in tema

di emersione del lavoro non regolare5.1 I Centri per l’impiego e l’emersione

del lavoro non regolare 1675.2 L’articolazione dell’intervento 168

AppendiceLe politiche per l’emersione del lavoro nero:analisi del fenomeno e quadroistituzionale-normativo 176

Schede regionali 190

L’accresciuto interesse che il tema della regolarità e della traspa-renza delle forme di lavoro è arrivato ad assumere a livelloeuropeo, testimonia la consapevolezza di come l’economia som-

mersa sia un fenomeno con tendenza a estendersi sempre più oltre i con-fini tradizionali del Mediterraneo, per investire anche le aree più forti inEuropa.È del resto ampiamente riconosciuto e documentato come i recenticambiamenti strutturali – che hanno investito i paesi dell’Europa occi-dentale – hanno contribuito non poco all’accrescimento del fenomeno:il rallentamento dei tassi di crescita, la pressione della competizione pro-veniente dalle aree emergenti del mercato globale, l’indebolimento deisistemi di protezione sociale, l’afflusso di quote crescenti di manodoperaimmigrata hanno determinato l’estendersi di tutta quell’area di lavorogrigio, all’interno della quale coesistono le più svariate situazioni di irre-golarità. Il legame tra immigrazione ed economia sommersa non riguarda,ovviamente, soltanto i paesi dell’Europa del Sud. In molti sostengono chenon sarebbe il fenomeno immigratorio a generare, o ad alimentare, l’e-conomia sommersa; quest’ultima si radicherebbe, invece, per causeendogene alle economie dei paesi avanzati, e cioè trarrebbe originedalla ristrutturazione organizzativa e produttiva legata al passaggiodalla produzione manifatturiera all’economia dei servizi. D’altra parteil fenomeno del lavoro irregolare è precedente, certamente per quantoriguarda il nostro Paese, al fenomeno dell’immigrazione transnazionaledegli ultimi decenni.Si assiste così ad un peculiare nesso di causa/effetto tra economia post-fordista ed ampliamento dell’economia sommersa e informale nelle suediverse componenti. Altre ipotesi interpretative tendono a sottolineare

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»Prefazione«

Oltre il sommerso

l’inesauribilità dei flussi di immigrazione che alimentano l’economiainformale, le cui scelte di insediamento sono più condizionate da legamisociali e familiari presenti nel luogo di approdo, che da un favorevolecontesto normativo od economico. In sintesi, le indagini sociologicheindicano che la presenza di una quota più o meno ampia di economiairregolare è un tratto costitutivo del funzionamento dei sistemi economi-ci contemporanei, e il lavoro immigrato – specialmente se impedito diimmettersi regolarmente nel mercato – sembra funzionale a questo tipodi domanda. Il mondo sommerso del lavoro irregolare può essere consi-derato l’ambito per eccellenza in cui gli immigrati rispondono in manie-ra paradossalmente efficace alle esigenze generate dalle trasformazionidei sistemi produttivi. Se ciò è vero in linea generale, appare altrettantoverosimile che nei paesi del Sud Europa quali l’Italia, il circuito viziosotra immigrazione illegale ed economia informale sia particolarmenteevidente e alimentato da nessi di ancor più stretta e reciproca correla-zione. La tenaglia dell’aumento costante di flussi dell’immigrazione daipaesi dell’emisfero Sud e dai paesi ex comunisti, e il contemporaneo irri-gidimento delle normative di legalizzazione dell’immigrazione, ha pro-dotto come effetto che l’economia sommersa è stata sempre più alimen-tata dall’immigrazione clandestina o irregolare, che trova oltretutto“opportunità” nell’aumento della domanda di lavori, poveri, insicuri, abassa remunerazione e dequalificati nell’occidente sviluppato. Risultatoevidente sono estese sacche di economia sommersa alimentate dall’im-migrazione irregolare o clandestina, la cui dimensione è incomparabilea quella dei paesi del Centro e del Nord Europa.

Nell’esperienza italiana, soprattutto negli ultimi anni, l’economia som-mersa e il lavoro non regolare si configurano sempre più in una formaregressiva che non ha più nulla a che vedere con la “vitalità non ordina-ta” che contribuì in passato a realizzare il processo di industrializzazio-ne. Il sommerso perde di peso su scala nazionale, ma si concentra eaccresce la sua portata strutturale nelle aree che non riescono ad aggan-ciare i processi di modernizzazione. È strettamente correlata ai fenome-ni di immigrazione clandestina – tanto che a detta del Censis la sanato-ria ha rappresentato una delle principali iniziative di trasparenza edemersione – fino ad alimentare veri e propri circuiti criminali.Si riduce l’economia in nero, ma rischia di aumentare l’“opacità” delle

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Introduzione

forme di lavoro, con l’espansione delle forme di lavoro più ambigue esemi-sommerse delle imprese che ricorrono al lavoro irregolare.Inoltre, la natura territoriale e settoriale del fenomeno comporta unavera e propria distribuzione a macchia di leopardo tra i diversi conte-sti di riferimento. Si tratta di valori ampiamente al di sopra della mediaeuropea che definiscono non solo la natura patologica del fenomenonella realtà italiana, ma indicano inequivocabilmente quale fardellopesi sulle spalle della nostra economia, un peso non più sopportabile checondiziona l’evoluzione stessa dei fattori di competitività del sistemapaese. Appare quindi necessario sviluppare un insieme differenziato distrategie riconducibili a quattro grandi ambiti di intervento:• la qualificazione dei servizi e delle politiche del lavoro, dalla cui effi-

cacia ed efficienza deriva un rafforzamento delle condizioni di occu-pabilità soprattutto per le fasce più deboli del mercato, che natural-mente risultano più a rischio;

• la semplificazione amministrativa e procedurale sia nelle fasi di costi-tuzione delle imprese sia nell’accessibilità ai benefici previsti dallalegge, aspetto che la stessa Commissione Europea tende a sottolinearee che indubbiamente può facilitare i processi di emersione e consolida-mento dell’economia regolare, soprattutto per quanto riguarda le pic-cole medie imprese;

• il monitoraggio, il controllo e il contrasto dei fenomeni di irregolarità– anche attraverso un’azione sanzionatoria, come previsto recente-mente dal Ministero – interventi da potenziare che possono generareun decisivo effetto di scoraggiamento;

• la territorializzazione e l’accompagnamento dei processi di emersio-ne, aspetto importante per rafforzare il ruolo degli attori nel connette-re le politiche di emersione con quelle di sviluppo locale e nel trasferi-re le buone prassi tra i diversi contesti territoriali.

L’estrema complessità del fenomeno “sommerso” – la varietà di forme cheesso assume in funzione delle caratteristiche delle economie locali, degliambiti produttivi e dei soggetti che coinvolge – induce a ritenere che nonsia più possibile pensare ad una strategia di lotta al sommerso a prescin-dere dalla specificità delle sue singole dimensioni e dal coinvolgimentoattivo di tutti i soggetti – istituzionali, economici e sociali – che operanosul territorio.

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Introduzione

Inoltre, alla luce anche delle indicazioni comunitarie contenute nellarisoluzione del Consiglio del 29 ottobre 2003 “Trasformazione del lavoronero in lavoro legale” lo sviluppo di una strategia complessa di interven-to per favorire l’emersione deve contemplare azioni di condivisione, discambio d’informazioni e di prassi tra i diversi paesi dell’Unione che per-mettano di contestualizzare le iniziative. In particolare si può operareattraverso:• interventi mirati sulle specificità territoriali;• selezione e scambi di buone pratiche e di soluzioni innovative;• attività di valutazione degli effetti delle politiche;• azioni finalizzate alla trasferibilità degli strumenti e delle prassi in

contesti che, per caratteristiche e vocazione, possano essere considera-ti compatibili.

In questa prospettiva, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Socialiattraverso la Direzione Generale Mercato del Lavoro si è fatto promoto-re nel corso del 2005, della Rete Europea per l’emersione del lavoro nonregolare. Il progetto, che oggi coinvolge anche la Francia, il Belgio, laGermania e la Spagna, prevede varie forme di cooperazione e inter-scambio tra i partner nazionali e si colloca nell’ambito delle iniziativeitaliane dedicate alla tematica del “sommerso” o, più precisamente, del-l’economia sommersa e del lavoro irregolare. Nel corso del semestre ita-liano di Presidenza, il nostro Paese aveva avviato una forte iniziativa disensibilizzazione sulla tematica in oggetto, cui aveva fatto seguito laRisoluzione del Consiglio sulla trasformazione del lavoro non dichiara-to in occupazione regolare. La creazione di una rete europea, insieme alla razionalizzazione dellefunzioni ispettive (D.Lgs 124/04) in applicazione della Legge 30/03, cheaffida al Ministero un ruolo di coordinamento delle politiche di emersio-ne, rappresenta un ulteriore ambito di sviluppo per le politiche di contra-sto e prevenzione del lavoro irregolare. Numerosi, inoltre, i segnali dicrescente attenzione a questi temi anche da parte dell’Unione europea,che di recente li ha fatti entrare in agenda, come evidenziano – tra l’al-tro – alcuni espliciti riferimenti ed indicazioni contenuti nelle Lineeguida proposte dalla Commissione europea a partire dal 2000 come indi-rizzo per la redazione dei Piani nazionali per l’occupazione (NAP)Inoltre nel documento della Commissione, dedicato al futuro della

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Introduzione

Strategia Europea dell’Occupazione, è stata esplicitata la previsione, nelcontesto di una complessiva razionalizzazione/concentrazione delleLinee guida ridotte a 11, della già citata linea guida – la quarta – dedi-cata a “trasformare il lavoro non dichiarato in lavoro regolare”.L’obiettivo di promuovere tra gli stati membri uno spazio comune diriflessione e confronto per lo scambio di informazioni, conoscenze edesperienze rappresenta dunque un’occasione di grande rilevanza pertre ragioni:• in primo luogo perché la convergenza delle strategie di intervento in

materia di lavoro irregolare nei diversi stati membri rappresenta unobbiettivo primario sia per la garanzia dei principi di concorrenza siaper la coesione sociale. La risoluzione del Consiglio infatti sollecita ipaesi a “cooperare” e la rete europea rappresenta una prima iniziati-va che va in questa direzione;

• in secondo luogo perché, proprio grazie allo scambio di informazionie soluzioni, il nostro Paese ha l’opportunità di approfondire la cono-scenza delle diverse fenomenologie del sommerso presenti nei diversicontesti nazionali e regionali e di apprendere metodi e strategie diintervento altrettanto differenziati. Lo scenario europeo presenta infat-ti un’ampia gamma di tipologie di lavoro irregolare alcune delle qualiassai sofisticate. La possibilità di apprendere metodi di stima innovati-vi, modelli di intervento settoriali, politiche preventive e tecniche dicontrasto più avanzate, costituisce quindi una formidabile opportu-nità per migliorare la qualità degli interventi a livello nazionale,regionale e provinciale;

• in terzo luogo perché l’Italia rappresenta uno dei paesi con la maggio-re “esperienza” in materia di sommerso. Un’esperienza maturata inun contesto sociale complesso in cui il lavoro irregolare ha rappresen-tato storicamente, soprattutto nelle regioni meridionali, una primariaforma di sussistenza.

Ma proprio per questa forte caratterizzazione sociale l’Italia è stata tra iprimi paesi europei ad analizzare in profondità il fenomeno, a sviluppa-re metodi di stima tra i più evoluti portando alla luce le specificità terri-toriali e puntando a promuovere politiche di concertazione e di azionesu scala locale. La nostra esperienza può dunque risultare preziosa nelcontesto europeo, sia per i paesi che condividono la diffusione del feno-

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Introduzione

meno sia per quelli che a lungo hanno sottovalutato la reale incidenzadel lavoro irregolare e che oggi, a fronte di una congiuntura economicanon favorevole, ne scoprono con stupore le aumentate dimensioni.Per parte italiana, il Ministero ha costituito una Task Force – che oltre arappresentare le Regioni coinvolge l’ISTAT, l’Isfol, Italia Lavoro, l’INPS,l’INAIL, Tecnostruttura ed il Censis – con il compito di sostenere la parte-cipazione italiana alla rete contribuendo ad alimentare gli scambi, leattività di approfondimento ed i partenariati previsti.Una rete nazionale, quindi, che si propone un duplice obiettivo:• promuovere all’interno della rete europea le esperienze, le conoscenze

e le buone prassi realizzate in Italia soprattutto in ambito locale;• veicolare, verso le istituzioni nazionali, e soprattutto locali, una visio-

ne europea del sommerso, proponendo metodologie di analisi, buoneprassi e soluzioni maturate in altri contesti nazionali ma trasferibili,utili a migliorare l’efficacia delle politiche di intervento.

Solo di recente, è stata avviata una prima strategia di interventi che apartire dal coordinamento tra le istituzioni di rilevazione statistica, con-sente di contrastare, secondo un visione comune, i fenomeni di irregola-rità nel mercato del lavoro e nell’economia. Ovviamente si tratta di unlavoro difficile, considerando che le fenomenologie del sommerso sonomolteplici e mutanti ed hanno una stretta corrispondenza con le carat-teristiche territoriali e settoriali dell’ambiente in cui si collocano. Pensareal sommerso come fenomeno unitario è quindi fuorviante e rischia diirrigidire quelle strategie di intervento che invece non possono che avereuna natura locale e settoriale.Questo volume è un primo, significativo, risultato di un lavoro sinergicotra diversi attori, con la speranza che possa essere un efficace punto dipartenza sia per gli operatori sia per gli studiosi che – in ambito nazio-nale ed europeo – si cimentano con la complessa e variegata realtà delsommerso.

Lea BattistoniDirettore Generale della DG Mercato del Lavoro

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Introduzione

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»1 Il lavoro irregolare.Strategie di emersione«

*1.1 Definizione/misurazione:il dilemma del fenomeno sommerso

Le definizioniGeneralmente i termini sommerso, nero, grigio, non ufficiale, informa-le, irregolare, associati a quelli dell’economia e del lavoro, sono utilizzatiindistintamente e impropriamente, senza tener conto delle differenze,anche significative, che li caratterizzano.Le attività svolte in quest’ambito, e in anni recenti, dalla Direzione delMercato del Lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Socialihanno, opportunamente, fornito alcuni chiarimenti propedeutici all’ana-lisi dei dati e delle metodologie di rilevazione, in quanto trattasi di unfenomeno complesso, che presenta una natura eterogenea ed altamentedifferenziata, e, dopo aver fatto chiarezza sui distinguo, hanno scelto difocalizzare l’attenzione sul lavoro irregolare.Questo Quaderno si inserisce in tale contesto.

Una prima generale suddivisione, adottata sin dai primi anni ’90 dagli istitu-ti nazionali di statistica dei paesi dell’OCSE, riconduce a tre tipologie diver-se l’economia non osservata: quella informale; quella criminale; quella

sommersa. Quella informale, si differenzia da quella formale in quanto ibeni e i servizi in essa prodotti e la loro distribuzione sfuggono in tutto oin parte alla contabilità nazionale. L’economia criminale comprende leattività di produzione e di distribuzione di beni e servizi illegali, svolteanch’esse in maniera illegale. L’economia sommersa, infine, coincide conl’insieme di tutte quelle attività di produzione e distribuzione di beni e ser-vizi di per sé leciti, ma che vengono svolte violando le normative lavoristi-che, fiscali, contributive, amministrative e così via. I confini tra le diversetipologie non sono sempre così netti e possono mutare nel tempo e nellospazio: ossia, un’attività può essere illegale in un paese e legale in un altro,può essere legale oggi e non esserlo più domani o viceversa. Il lavoro sommerso o irregolare comprende al suo interno modalità disvolgimento dell’attività lavorativa molto eterogenee che vanno distintesulla base della parziale o totale violazione delle normative di riferimento.Il lavoro nero comprende sia i lavoratori che forniscono la loro prestazio-ne al di fuori di un qualsiasi rapporto di lavoro formalizzato, perchédipendenti da aziende completamente sommerse o da aziende emerseche non rispettano gli obblighi di registrazione; sia i lavoratori autonomiche non dichiarano la propria attività. Il lavoro grigio, invece, si riferisce atutte le irregolarità parziali, le cosiddette sottodichiarazioni, che riguarda-no lavoratori, dipendenti ed autonomi, le cui attività sono dichiarate inmodo distorto e non completo rispetto alla realtà. Anche in questo caso,i confini tra regolarità e non regolarità, tra lavoro nero e lavoro grigio,sono fluidi e possono addirittura coesistere come nel caso dei doppiola-voristi, con primo lavoro regolare.A queste si aggiunge la distinzione tra sommerso d’impresa o di doman-da di lavoro e sommerso di lavoro o di offerta. I criteri generali di ripar-tizione e definizione sono tre: quello economico; quello giuridico; quellostatistico. Anche la Banca d’Italia propone una ripartizione del sommerso:in fisiologico, per arretratezza sociale o produttiva, per riduzione dei costi.Nel tentativo di trovare definizioni sempre più esaustive e comprensivedella complessità del fenomeno, due ulteriore contributi alla conoscenzadel fenomeno, sono stati dati, in anni recenti, dall’indagine conoscitivapredisposta dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e dalCNEL, in particolare, dalla Commissione Politiche del Lavoro e PoliticheSociali. La Camera distingue “l’impresa sommersa”, dove restano scono-sciuti alle istituzioni tanto l’azienda quanto il lavoratore, dal “lavoro

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Primo capitolo

sommerso o nero”, dove l’impresa è regolarmente registrata ma tende adoccultare parte del lavoro utilizzato omettendo la denuncia obbligatoria.Nel primo caso, l’impresa è totalmente sommersa, non esiste come figu-ra giuridica, non produce reddito visibile, non ha un bilancio, usa lavora-tori subordinati esclusivamente in nero. Nell’altro caso, l’impresa ha unapersonalità giuridica, produce un reddito visibile, ha una contabilità for-malizzata, occulta una parte del lavoro utilizzato. Il CNEL, compie unpasso ulteriore, indicando con il termine “economia sommersa” quegliaspetti dell’economia del Paese che, pur essendo legali nei fini, non sonodichiarati, in tutto o in parte, ai pubblici poteri.

Le misurazioniLe difficoltà di definire etimologicamente il fenomeno del sommerso siestendono ai metodi di quantificazione dello stesso. La natura del feno-meno e la difficoltà di osservarlo direttamente influenzano il processo dimisurazione e di calcolo del suo “peso” sui conti economici nazionali. Apartire dagli anni ’70, i tentativi di definire metodi e strumenti di ricercain grado di offrire stime sempre più attendibili sulla portata del fenome-no, sono stati notevoli. Al di là dei limiti e delle opportunità offerte daidiversi approcci metodologici è evidente che dal loro utilizzo possonoessere tratte informazioni che, dando conto delle forme di irregolarità,aiuterebbero a inquadrare le caratteristiche del fenomeno e dei suoi atto-ri. Gli approcci che si sono affermati nel tempo si suddividono in duegrandi categorie: approcci diretti e approcci indiretti. Quelli diretti si basano su indagini campionarie condotte presso nucleifamiliari e imprese mediante la somministrazione di questionari a rispo-sta volontaria o attraverso i controlli fiscali e previdenziali effettuati dagliorganismi di vigilanza. Gli approcci indiretti sono, invece, di tipo macroenomico e stimano l’en-tità dell’economia sommersa e del lavoro irregolare utilizzando modellieconometrici o effettuando integrazioni tra fonti statistiche ed ammini-strative. I primi, prendono in considerazione uno o più indicatorimacroeconomici e sociali e ricorrendo ad un modello matematico, per-vengono alla stima della quota del Prodotto Interno Lordo derivante dal-l’economia informale. Tra questi, l’approccio della domanda di moneta èquello che ha avuto maggiore risonanza a livello internazionale: le transa-zioni dell’economia sommersa avverrebbero esclusivamente in contanti,

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Primo capitolo

per non lasciare tracce osservabili, per cui una crescita di domanda dimoneta non spiegabile con fattori convenzionali (crescita dei redditi,variazioni dei tassi di interessi, etc.) sarebbe direttamente correlata ad unincremento di economia sommersa. Il livello di sommerso è dato dalladifferenza del rapporto tra moneta circolante e depositi in un datomomento e quello che si verificherebbe allorché le cosiddette variabiliesplicative fossero nulle o quasi. Molto utilizzati sono anche i metodiindiretti basati sulle integrazioni di fonti statistiche ed amministrativediverse: ad esempio, il metodo della discrepanza tra reddito prodotto espesa nazionale (che secondo la contabilità nazionale dovrebbe essereuguale a zero); il metodo della discrepanza tra la stima del lavoro regola-re e il livello di occupazione rilevato (stima del lavoro irregolare).Entrambi i metodi scontano il limite dell’attendibilità delle rilevazionisvolte presso le famiglie. Più recentemente, infine, sono stati sviluppatimetodi di misurazione dell’economia sommersa che si basano sull’anali-si di alcuni indicatori fisici di attività economica, ad esempio le utenzedell’energia elettrica.

La misura dell’economia sommersasecondo le statistiche ufficiali1

L’Istat diffonde le stime, aggiornate al 2003, del Pil e dell’occupazioneattribuibile alla parte di economia non osservata, costituita dal sommer-so economico, che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che,pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa alfenomeno della frode fiscale e contributiva. Tale componente è già com-presa nella stima del prodotto interno lordo e negli aggregati economicidiffusi annualmente dall’Istat. Secondo i criteri dell’Ue, solo una misura esaustiva del Pil rende taleaggregato confrontabile fra i vari paesi e utilizzabile come: uno degli ele-menti per il calcolo dei contributi che gli Stati membri versano all’Unione;una delle misure di riferimento per il controllo dei parametri di Mastricht;uno degli indicatori per l’attribuzione dei fondi strutturali. Fornire unastima esaustiva del Pil significa valutare non soltanto l’economia diretta-mente osservata attraverso le indagini statistiche sulle imprese e gli archi-vi fiscali e amministrativi, ma anche quella non direttamente osservata.

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Primo capitolo

1 Le informazioni contenute in questo paragrafo sono estrapolate dalla pubblicazione Istat “ContiNazionali – Statistiche in breve” del 22 settembre 2005.

La contabilità nazionale italiana nella misurazione dell’occupazione irre-golare e dell’economia sommersa segue le definizioni adottate a livellointernazionale e riportate nel Sistema Europeo dei Conti Economici: ilSEC95 (il quale deriva dal Sistema dei Conti Nazionali delle Nazioni Unite:SNA93). L’Eurostat, l’Istituto statistico dell’Unione europea, vigila sulrispetto del SEC e sulla bontà delle metodologie adottate dagli Stati mem-bri, accertandone e certificandone la validità. La conoscenza del comples-so fenomeno dell’economia sommersa è condizione necessaria per assi-curare l’esaustività delle stime del prodotto interno lordo, misurarne l’im-patto sulla crescita del sistema economico, studiare le forme che talefenomeno assume nel nostro mercato del lavoro.

Allo stesso modo, l’Istat, fornisce stime sul lavoro non regolare. Definisceregolari le prestazioni lavorative registrate e osservabili sia dalle istituzio-ni fiscali-contributive sia da quelle statistiche e amministrative. Invece,definisce, non regolari le prestazioni lavorative svolte senza il rispettodella normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osserva-bili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative.Rientrano in tale categoria le prestazioni lavorative: continuative svoltenon rispettando la normativa vigente; occasionali svolte da persone che sidichiarano non attive in quanto studenti, casalinghe o pensionati; svoltedagli stranieri non residenti e non regolari; plurime, cioè le attività ulterio-ri rispetto alla principale e non dichiarate alle istituzioni fiscali.L’input di lavoro non regolare, a sua volta, viene scomposto in ulterioritipologie occupazionali, che emergono sia dal confronto e dall’integrazionetra le diverse fonti informative usate (è il caso, ad esempio, degli irregolariin senso stretto) che dall’utilizzo di fonti informative specifiche o metodiindiretti di stima (ad esempio, gli stranieri non residenti e non regolari):• gli irregolari in senso stretto residenti, ossia gli occupati a tempo pieno

che si dichiarano nelle indagini presso le famiglie ma che non risultanopresso le imprese;

• i residenti che si dichiarano occupati, ma che nelle indagini statisticherivolte alle famiglie si dichiarano appartenenti alla popolazione non atti-va pur svolgendo delle ore di lavoro;

• gli stranieri non regolari e non residenti che, in quanto tali, non sonovisibili al fisco e sono esclusi dal campo di osservazione delle indaginipresso le famiglie;

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Primo capitolo

• le attività plurime non regolari, stimate con metodi indiretti che tenta-no di cogliere il lavoro degli indipendenti in settori sensibili alla nondichiarazione dell’attività produttiva (trasporti, costruzioni, alberghi epubblici esercizi).

In sintesi, nella “Nota metodologica”, l’Istat aggiunge che l’economia nondirettamente osservata pone dei problemi di stima degli aggregati econo-mici che possono essere compresi in due tipologie principali: mancanzatotale d’informazione e distorsione dell’informazione disponibile.Rientrano nel primo gruppo l’esistenza di attività produttive non registra-te, il mancato aggiornamento dei registri delle unità produttive, la nonrisposta delle imprese alle indagini statistiche, l’occultamento di occupa-zione da parte delle imprese (lavoro nero) e il conseguente occultamen-to di grandezze economiche (produzione, valore aggiunto, retribuzioni);rientra nel secondo gruppo la sottodichiarazione da parte delle impresedella produzione e del valore aggiunto, ottenuti con occupazione regolar-mente iscritta nei libri paga.Concludendo, la valutazione che l’Istat fornisce dell’economia sommersaindividua quanta parte del Pil italiano è certamente ascrivibile al sommer-so economico (ipotesi minima); e quanta parte dello stesso prodotto èpresumibilmente derivante dallo stesso fenomeno, andandosi ad aggiun-gere alla parte certa (ipotesi massima), ma su di essa persistono incertez-ze di attribuzione, data la commistione di problematiche di natura statisti-ca e di natura economica da cui essa trae origine.

Il dilemma e… la moraleL’economia sommersa o irregolare, proprio perché tale, è difficilmentequantificabile. Molto spesso è anche difficile individuare il confine tra ciòche è sommerso e ciò che non lo è. Il concetto di irregolare non si puòriferire esclusivamente all’evasione di tipo fiscale e contributivo, anche seè così nella maggior parte dei casi, ma può anche essere associato al man-cato rispetto di norme contrattuali, urbanistiche, ecologiche, di sicurezzae così via. Le metodologie tradizionali di indagine si sono spesso concentrate sull’a-spetto quantitativo del sommerso non rilevando le cause e le ragioni percui si ricorre al sommerso, oppure, riconducendolo a quei fenomeni chepresumibilmente lo causano (in primo luogo il carico fiscale), si concen-

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Primo capitolo

trano sulle cause più evidenti e misurabili trascurando gli altri fattori. Negliultimi anni, i risultati di alcune ricerche empiriche hanno stimolato lamessa a punto di politiche di emersione che integrano le agevolazionifiscali con processi di incentivazione all’emersione, di animazione istituzio-nale e di rafforzamento delle strutture economiche locali. “Rendere visibi-le l’invisibile”, come evidenziato e sottolineato da molti istituti autorevoliin materia, è la sfida per continuare a “sezionare” il sommerso e rappresen-ta, in Italia e in Europa, probabilmente la metodologia più opportuna perindagare a fondo un fenomeno così poliedrico e cangiante da non poteressere ricondotto a matrici univoche. In questi giorni, questa ipotesi dilavoro si è maggiormente rafforzata. Durante lo svolgimento dei lavori diun seminario bilaterale Italia/Spagna, più precisamente di scambio delleesperienze tra i rispettivi Dicasteri del Lavoro e delle Politiche Sociali, dedi-cato “all’Emersione del lavoro irregolare” è emersa, dagli interventi deipartecipanti alle due delegazioni, la crescita di interesse che il tema dellaregolarità e della trasparenza delle forme di lavoro ha assunto a livellocomunitario. I cambiamenti strutturali, che hanno investito complessiva-mente l’economia dei paesi dell’Ue, hanno contribuito al rafforzamentodel fenomeno e ad un ampliamento delle sue manifestazioni. Le causesono difficilmente individuabili in modo esauriente. Stessa difficoltà inte-ressa l’individuazione delle tipologie delle motivazioni e dei possibilimodelli interpretativi. Il fenomeno è influenzato, inoltre, da una serie dialtri elementi come il rallentamento dei tassi di crescita, la pressione dellacompetitività del mercato globale, il venir meno dei sistemi di protezionesociale e, non ultimo, l’aumento notevole di manodopera immigrata.

*1.2 Il contesto europeo: linee evolutive eprovvedimenti

Negli anni ’80 e ’90, la Commissione europea promosse alcuni studi pio-nieristici sul lavoro irregolare e sommerso in Europa, che rappresentanoil primo tentativo di sviluppare un approccio comparativo di analisi quan-ti-qualitativa del fenomeno. Tali studi rivestono, nel contempo, un’impor-tante valenza scientifica e politica in quanto hanno esercitato un’enormeinfluenza nell’indirizzare la strategia europea di contrasto al lavoro irrego-lare e di emersione.

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Primo capitolo

Dai risultati a cui sono pervenuti, appare subito evidente come il lavoroirregolare si presenti in modo differenziato nelle singole realtà nazionali.Innanzitutto, perché il sommerso esiste solo nel caso in cui è presenteuna qualche forma di regolazione dei rapporti di lavoro e delle attivitàeconomiche e, quindi, sono gli stessi sistemi normativi nazionali a definir-ne i confini. In secondo luogo, perché la diffusione del lavoro irregolaredipende da una serie di fattori socio-economici, storici e culturali che sisono evoluti in modo eterogeneo sia a livello nazionale che locale. Al riguardo, il caso italiano è significativo. Nonostante le difficoltà di defi-nire univocamente il lavoro sommerso sia dal punto di vista degli attoricoinvolti e del tipo di irregolarità predominanti, sia dal punto di vistadelle sue cause e delle politiche più adeguate a farlo emergere, le analisipromosse dalle istituzioni europee hanno avuto il grande merito di averavviato un dialogo intellettuale comunitario, al di fuori dei ristretti confi-ni nazionali e locali, ponendo le basi per il miglioramento quantitativo equalitativo della ricerca scientifica comparata sul tema.Questo cammino continua con il Libro Bianco “Crescita, competitività, occu-pazione”, lanciato dalla Commissione europea alla fine del 1993, che inaugu-ra in Europa, e incoraggia gli Stati membri a perseguire gli stessi obiettivi,una scia di interventi prioritari finalizzati a creare e a mantenere l’occupazio-ne e ad agevolare “la reintegrazione nel mercato del lavoro ufficiale di moltepersone che svolgono attualmente forme marginali di lavoro o lavorano innero”. Successivamente, con il Programma d’azione sociale a medio termi-ne 1995-1997 la Commissione avvia un dibattito sul lavoro nero e rinforza ilprogetto degli studi sulle caratteristiche e sulle tipologie del lavoro sommer-so. Così nel 1998, prendendo le mosse dalle informazioni raccolte sullediverse misure sviluppate per combattere il lavoro sommerso, laCommissione pubblica la Comunicazione sul lavoro sommerso (COM (98)– 219) definendolo “alla stregua di qualsiasi attività retribuita lecita di persé ma non dichiarata alle autorità pubbliche, tenendo conto delle diver-sità dei sistemi vigenti negli stati membri”. Si escludono così le attività ille-gali e quelle a carattere familiare ed informale. La comunicazione avvia uffi-cialmente un dibattito allargato sul modo in cui gli Stati membri possonoaffrontare con maggiore efficacia il problema mediante scambi di buoneprassi o ricorrendo, qualora se se ne ravvisasse la necessità, ad un’azionecoordinata a livello comunitario da promuovere e sostenere nel contestodella Relazione congiunta 1998 e degli Orientamenti per l’occupazione 1999.

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Primo capitolo

In questi ultimi, infatti, il riferimento al lavoro sommerso trova spazio indi-rettamente all’interno del II Pilastro - Imprenditorialità, laddove si considerache le misure volte a facilitare l’avvio e la gestione delle imprese, quali ilsostegno dello spirito imprenditoriale, l’alleggerimento e la semplificazionedegli oneri amministrativi e fiscali, potranno “aiutare gli Stati membri adaffrontare il problema del lavoro sommerso”. Tuttavia, occorre pervenire agliOrientamenti del 2001 per assistere all’affermarsi della lotta al lavoro som-merso e della sua trasformazione in posti di lavoro regolare, attraversoincentivi e riforme fiscali e previdenziali, come politica indispensabile perincoraggiare l’avvio di attività imprenditoriali.

Nel 2003 la Commissione europea vara alcuni provvedimenti importantiin relazione alla nostra tematica. Il 14 gennaio approva la Comunicazione al Consiglio, al ParlamentoEuropeo, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni su“Il futuro della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO)” che, in lineacon l’Agenda di Lisbona, inagura la nuova generazione di orientamentieuropei volti al pieno impiego e a creare posti di lavoro migliori per tutti.Obiettivi generali del nuovo provvedimento: la piena occupazione, la qua-lità e la produttività, la coesione e la promozione di un mercato del lavoroinclusivo. Tra le priorità: “trasformare il lavoro nero in occupazione rego-lare”. Il lavoro nero è un problema comune, a vari livelli, a tutti gli Statimembri. Implica posti di lavoro di bassa qualità, senza o con poca sicurez-za per il lavoratore, talvolta coinvolge l’immigrazione clandestina, compro-mette il finanziamento e l’erogazione della protezione sociale e dei servizipubblici. La lotta al fenomeno richiede una combinazione di politiche:azioni preventive e applicazione di sanzioni. Le iniziative politiche dapromuovere in questo senso comprendono la semplificazione delle proce-dure e delle normative, la maggiore sensibilizzazione agli effetti negativiprodotti dal lavoro nero e dall’economia sommersa, lo scambio di infor-mazioni, la cooperazione fra autorità, la riduzione degli oneri fiscali sullavoro, l’avvio di azioni di sorveglianza e sanzionatorie efficaci, la pienaattuazione del piano d’azione per la lotta all’immigrazione clandestina.È essenziale, in questo quadro, che gli Stati membri migliorino la raccoltadei dati e procedano al monitoraggio dei progressi nel settore, compresala valutazione d’impatto delle iniziative adottate.Il 3 giugno segue la Comunicazione della Commissione al Consiglio, al

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Primo capitolo

Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e alComitato delle Regioni “su immigrazione, integrazione e occupazione” e, il22 luglio dello stesso anno, la Decisione del Consiglio relativa “agli orienta-menti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione” chedefinendo il lavoro nero o sommerso “ogni attività retribuita di natura lega-le ma non dichiarata alle autorità pubbliche ” prevede che “gli Stati membridovrebbero sviluppare e mettere in atto azioni e misure di ampia portata pereliminare il lavoro nero che prevedano la semplificazione del contesto in cuioperano le imprese, rimuovendo i disincentivi e fornendo incentivi adattinel quadro dei sistemi fiscale e previdenziale, dotandosi di una maggiorecapacità di far rispettare le norme e applicare sanzioni. Essi dovrebberointraprendere gli sforzi necessari a livello nazionale ed europeo per misura-re le dimensioni del problema e i progressi conseguiti a livello nazionale”.Il Consiglio informale del Ministri del Lavoro e degli Affari Sociali tenuto-si, infine, nel luglio 2003, testimonia che i progressi registrati sul lavorosommerso, il dibattito sul tema e le conoscenze del fenomeno, hannoproceduto lentamente e costantemente nell’ultimo decennio.Nell’incontro emerge un consenso generale sulla rilevanza che il fenome-no ha assunto in Europa e sulla necessità, anche in vista dell’imminenteallargamento ai paesi dell’est europeo, di definire una strategia europeacomune basata sulla prevenzione e sulla valorizzazione delle politichevolte a promuovere la trasformazione del lavoro sommerso in lavororegolare di concerto con le Parti Sociali. Infine, si definisce il quadro diriferimento per le azioni di contrasto per gli Stati membri, le Parti Socialie le altre istituzioni comunitarie.

Gli Stati Membri sono invitati:• a sviluppare strategie globali di contrasto al lavoro irregolare attraverso

il ricorso ad azioni preventive che incoraggino sia i datori di lavoro chei lavoratori ad operare all’interno dell’economia ufficiale;

• a rafforzare la vigilanza e le sanzioni; • a rafforzare la cooperazione transnazionale tra gli organi competenti a

lottare contro la frode ai danni della previdenza sociale e contro il lavo-ro non dichiarato;

• a sensibilizzare i cittadini sulle conseguenze negative del lavoro sommerso; • a migliorare la conoscenza delle dimensioni del fenomeno a livello

nazionale e nello stesso tempo a contribuire allo sviluppo della quanti-

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Primo capitolo

ficazione del sommerso a livello UE, promovendo la collaborazione tragli istituti di statistica nazionale.

Le Parti Sociali sono invitate:• ad affrontare a livello europeo la questione del lavoro non dichiarato

sia nell’ambito del loro programma di lavoro generale, sia nell’ambitodei comitati settoriali di dialogo sociale;

• a promuovere a livello nazionale la regolarizzazione di attività sommer-se attraverso azioni che, nel rispetto delle prassi nazionali, possanocontribuire a semplificare l’ambiente economico.

La Commissione, infine, è invitata a monitorare lo sviluppo delle azionidei singoli Stati membri nella lotta al lavoro sommerso e i progressi sullemodalità di definizione e quantificazione dello stesso.

In sintesi, la lotta contro il lavoro sommerso diventa un elemento dellastrategia complessiva per l’occupazione. La Commissione auspica e siattende che gli Stati membri, le istituzioni comunitarie e le Parti Socialipartecipino attivamente a questo dibattito per accrescere la consapevo-lezza delle cause e della dimensione del lavoro sommerso, identificareesempi di prassi ottimali per combatterlo e sostenere un’azione europeacoordinata. D’altronde, aggiunge tra le sue considerazioni, si tratta di unfenomeno che, da un lato, rischia di erodere il finanziamento dei servizisociali, già esposto a pressioni, riducendo il livello di protezione socialedelle persone e le loro prospettive sul mercato del lavoro e può, dall’altrolato, influire sulla competitività del “sistema Europa”. Il lavoro sommerso è, pertanto, contro gli ideali europei di solidarietà e digiustizia sociale.

*1.3 L’Italia: norme e riforme traprevenzione, conciliazione, repressione

Coerentemente alle indicazioni europee l’Italia predispone, a partire dal1989, degli interventi legislativi miranti ad incentivare le aziende all’emersionee a potenziare l’attività ispettiva e di controllo. Un esempio, in tal senso,è rappresentato dai contratti di riallineamento e dalla legge n. 448/1998

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Primo capitolo

istitutiva del Comitato per l’emersione del lavoro non regolare a cui hafatto seguito l’emanazione di un provvedimento di natura fiscale leggen.383/2001, che ha introdotto una procedura di “emersione automatica”,oggi conclusa, di agevolazioni finalizzate ai datori di lavoro e la possibi-lità di effettuare una sanatoria delle irregolarità contributive, fiscali,ambientali. Inoltre, quest’ultima ha il merito di essere riuscita a catalizza-re l’attenzione pubblica e a dare un nuovo impulso alla volontà di coo-perazione e di dialogo delle pubbliche amministrazioni.

Quest’ultima norma è stata poi integrata dalla legge 266/2002 cheaggiungeva la possibilità di un’emersione cosiddetta “progressiva” gesti-ta dai CLES (Comitati per il Lavoro e l’Emersione), istituiti d’ufficio inogni capoluogo di provincia e operanti in collaborazione con leCommissioni provinciali. A questi Comitati, composti da 16 membri, dicui 8 nominati pariteticamente dalle OOSS più rappresentative dei dato-ri e dei lavoratori – l’imprenditore avrebbe potuto presentare il pianoindividuale di emersione per irregolarità anche diverse da quelle fiscali econtributive, impegnandosi a produrre apposita dichiarazione di emer-sione successivamente all’approvazione del piano (entro 60 giorni dalladata di presentazione) da parte degli stessi CLES. Il provvedimento segnail passaggio di competenza della strategia per l’emersione dal Ministerodell’Economia al Ministero del Lavoro. La normativa è caratterizzatadalla semplicità delle procedure e dalla capacità di attivare sia il datore dilavoro, prevedendo pesanti sanzioni in caso di mancata regolarizzazione,sia il lavoratore, messo in grado di legalizzare la propria situazione.

In tal senso, interviene la legge 30/2003 che subordina il riconosci-mento di benefici normativi e contributivi per le imprese artigiane,commerciali e del turismo all’integrale rispetto degli accordi e con-tratti collettivi nazionali, regionali, territoriali o aziendali stipulatidalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori com-parativamente più rappresentative sul piano nazionale. In questosenso, deve essere senz’altro migliorata la collaborazione, sul territo-rio, delle strutture fino ad oggi coinvolte. Nella prospettiva delineata,nonostante le difficoltà rappresentate dall’esistenza di più organi divigilanza ciascuno con una propria tradizione e dall’orientamentorepressivo, le indicazioni riportate dalla legge 30 potrebbero rivelarsi

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Primo capitolo

un’occasione da non perdere per definire il coordinamento dellavigilanza da più parti richiesto, nel tentativo di realizzare il raccor-do tra l’anima preventiva e l’anima repressiva dell’emersione. Aqueste due anime va, comunque, affiancata e potenziata l’attivitàconciliativa.Queste considerazioni, nell’ottica degli impegni assunti a livelloeuropeo, inducono a pensare2 che il problema dell’economia som-mersa vada affrontato predisponendo una strategia complessiva chefaccia leva sulla vigilanza, su interventi di semplificazione della nor-mativa e di incentivazione e, soprattutto sullo sviluppo locale. Su unmix di strumenti o di fattori chiave, dunque, che puntino a potenzia-re il sistema infrastrutturale del Paese, a promuovere dinamiche dicrescita “dal basso”, a migliorare la qualità dei sistemi produttivi, adinnovare il sistema fiscale e a rendere più funzionale la pubblicaamministrazione. Alla luce di queste considerazioni, appare importante gestire con ocu-latezza questa fase di passaggio da una normativa “eccezionale”,caratterizzata dal susseguirsi di interventi nati per fronteggiare l’e-mergenza, ad una strategia in cui i provvedimenti a favore dell’emer-sione siano inseriti in un più ampio contesto di riforma del mercatodel lavoro e di sviluppo dell’economia.La consistenza del fenomeno del lavoro irregolare, soprattutto inalcuni contesti territoriali, ha indotto a porre la tematica dell’emer-sione al centro dell’agenda politica del Governo italiano che, negliultimi anni, ha attivato politiche che hanno contribuito a ridurne laportata, attraverso l’adozione di specifici provvedimenti in materia.La principale fonte normativa che ha regolato questa attività è rappre-sentata dalla legge 383/2001, caratterizzata da incentivi all’emersionee da una maggiore severità nell’adozione di strumenti di repressionedel fenomeno. Rispetto alle iniziative più direttamente connesse all’a-zione di contrasto al lavoro sommerso, va sottolineato che il Governoha pianificato, tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003, un’intensificazio-ne degli accessi ispettivi attraverso la predisposizione di un pianostraordinario di accertamento in materia di lavoro e legislazionesociale, in raccordo fra tutte le amministrazioni competenti. Preso

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Primo capitolo

2 CNEL, “Rapporto sull’economia sommersa”, Roma, 2001; CNEL, “L’esperienza della L. 18ottobre 2001 n. 383 e le prospettive future per l’emersione del lavoro irregolare: osservazioni eproposte”, Roma, 2003.

atto dei risultati conseguiti, l’azione che il Governo ha attualmentemesso in atto è caratterizzata da un approccio basato su quattropilastri:

• la riforma del mercato del lavoro. Il processo intrapreso con l’appro-vazione della Legge Biagi consentirà un accrescimento dell’adattabilitàe dell’occupabilità regolare;

• la riforma della vigilanza, mirata a razionalizzare, aggiornare e arric-chire le attività dei diversi Istituti competenti, anche attraverso la crea-zione di una Direzione Generale ad hoc;

• la bilateralità. Attraverso il coinvolgimento diretto delle parti sociali econ un’ottica di tipo settoriale, le politiche di contrasto al sommersosaranno orientate all’individuazione di specifiche misure e azioni voltea favorire l’utilizzazione di manodopera regolare attraverso strumentiincentivanti di natura premiale e con conseguenti penalizzazioni per leimprese che non operano nell’ambito della regolarità;

• la territorialità. Per intervenire efficacemente sul fenomeno del lavoronon dichiarato occorre creare servizi e in generale un ambiente socialefavorevole alla regolarità dei rapporti d’impiego. Per tale ragione sononecessari: il supporto dei Servizi per l’impiego; la creazione di reti di coo-perazione interistituzionali; il rafforzamento del dialogo sociale.

*1.4 Le attività della Direzione Generaledel Mercato del Lavoro per l’emersione del lavoro irregolare.Un esempio di strategia integrata

Il tema dell’economia sommersa e del lavoro irregolare è stato, pertanto,in questi ultimi anni, al centro dell’attività nazionale ed internazionale delMinistero del Lavoro e delle Politiche Sociali sia riguardo alla riforma dellefunzioni ispettive e di vigilanza, sia mediante lo sviluppo di partenariati adhoc, sia attraverso la progettazione e il sostegno di interventi finalizzatialla prevenzione del lavoro irregolare. Infatti, proprio nell’ottica della pre-venzione, si pone l’esigenza di sviluppare azioni specifiche che mirano afar acquisire al Ministero una puntuale conoscenza del fenomeno su scalaeuropea, nazionale e territoriale per consentirgli di mettere a punto poli-

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Primo capitolo

tiche funzionali alle diverse intensità e caratteristiche che il fenomenoassume, in primo luogo; e, favorendo, altresì la cooperazione e l’interazio-ne tra i diversi attori istituzionali ed i diversi soggetti sociali impegnatinelle politiche di emersione in ambito territoriale. Il Ministero, sul piano internazionale, nel corso del semestre italiano di pre-sidenza dell’Ue, ha avviato un’azione di sensibilizzazione per lo sviluppo diuna politica europea di contrasto e di prevenzione del lavoro irregolare tra-dotta nella Risoluzione del Consiglio sulla trasformazione del lavoro nondichiarato in occupazione regolare (2003/C 260/01). Parallelamente, hasiglato protocolli di intesa con alcuni importanti partner europei (Francia,Spagna, Regno Unito) con i quali il Ministro del Lavoro ha promosso degliincontri bilaterali che hanno permesso di avviare una serie di iniziative, fun-zionali alla realizzazione delle attività di partenariato e di scambio sul temadel sommerso e del lavoro irregolare. Da questi seminari è scaturita l’esi-genza di realizzare programmi ed interventi coordinati tesi a rafforzare l’im-pegno europeo transnazionale, ma nel contempo, a promuovere su scalanazionale le raccomandazioni maturate dall’azione del Ministero 3.A riscontro dell’impegno politico assunto dall’Italia durante il semestre diPresidenza Italiana del Consiglio dell’Ue, la Direzione Generale delMercato del Lavoro del Ministero ha realizzato e sta realizzando molte-plici attività, tra loro integrate, finanziate da fondi nazionali e comunitari,tra cui:• un progetto di analisi e approfondimento delle politiche tese a

favorire l’occupazione regolare e l’emersione del lavoro non rego-lare in alcune regioni del Sud (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania,Lazio). Le ricerche, commissionate a cinque università italiane nel2002, nascono dalla necessità di acquisire maggiori informazionisul tema del sommerso e dell’economia irregolare nel contestoterritoriale meridionale; per comprendere la natura e le dinamichedei fenomeni; per individuare alcuni strumenti di regolarizzazioneper micro-realtà produttive sommerse; e, infine, per avviare azionidi sostegno utili a rafforzare la “cultura della legalità”. Le regioni

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Primo capitolo

3 In ordine cronologico il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano ha promosso un“Seminario bilaterale Italia - Francia per la lotta contro il lavoro illegale” svoltosi il 10 febbraio del2004 a Parigi e un secondo “Seminario bilaterale Italia - Spagna per l’emersione del lavoro nondichiarato” tenutosi il 3 - 4 novembre 2005 a Madrid. È doveroso rammentare che il ciclo deiSeminari bilaterali tra gli Stati dell’Ue è stato inagurato dalla “Conferenza Europea sulle politichedel lavoro e l’emersione: dalla segmentazione all’integrazione dei mercati del lavoro” che si èsvolta a Catania l’11 e il 12 dicembre del 2003, a conclusione del semestre di Presidenza italianadell’Unione europea.

interessate sono il Lazio (Università “La Sapienza”), la Campania(Università di Napoli), la Puglia (Università di Bari), la Calabria(Università di Reggio) e la Sicilia (Università di Messina). Dalle ricer-che è emerso “un quadro double face del Meridione: per un versole arretratezze infrastrutturali, i nodi burocratici, la scarsa propen-sione all’associazionismo e il crimine ostacolano le imprese esisten-ti e visibili; per l’altro un substrato socio-economico nascosto ècapace di adattarsi alle difficoltà ambientali e di trovare la via dellasopravvivenza attraverso l’autoimpiego e la micro-impresa. Le duedimensioni non sono isolate e si presentano strettamente connessenegli scambi economici e nel contesto comunitario”4;

• Alcune ricerche finalizzate al supporto conoscitivo dei Servizi perl’impiego nell’ambito delle politiche per la trasparenza dellenuove forme di lavoro e per l’emersione del lavoro non regolare5;

• l’ideazione e lo sviluppo di tre attività di analisi sul tema dell’emer-sione finalizzate alla6: •ricostruzione del quadro normativo nazionale riguardante le

misure e gli strumenti volti a consentire la regolarizzazione deilavoratori “sommersi” e a contrastare la diffusione di forme dilavoro irregolare. Identificazione dei principali strumenti diintervento diretti e indiretti. Particolare attenzione alle iniziativefinanziate nelle sei regioni del Sud con i fondi previsti dalla deli-bera CIPE n. 138 del 2000 che ha privilegiato azioni quali: l’infor-mazione, la sensibilizzazione, la formazione, il sostegno alleimprese, l’animazione territoriale7.

•Ricerca su Emersione, sistemi locali, riforma del mercato dellavoro è stata svolta in tre province italiane (Benevento, Leccee Venezia) al fine di individuare le tipologie e le determinan-ti dell’irregolarità, del sommerso e dell’informalità attraversouna valutazione riferita a specifiche situazioni territoriali e a

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Primo capitolo

4 “Realizzazione di un progetto di studio sulle politiche per favorire l’occupazione regolare el’emersione del lavoro non regolare nelle regioni Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Lazio”, MLPS,2003.5 Due ricerche sono state realizzate dalla Fondazione Censis: “Capire il sommerso. Supportoconoscitivo ai Servizi per l’impiego”, MLPS, 2003; “Il nuovo ciclo del sommerso”, MLPS, 2005. 6 Queste attività sono state realizzate da ISFOL, Piano di Attività 2004 e 2005.7 Deliberazione CIPE 138/2000 “Riparto risorse aree depresse per il triennio 2001 – 2003”. Inparticolare, la parte dedicata al finanziamento delle iniziative nei settori della ricerca, dellaformazione e delle politiche del lavoro prevedeva fondi disponibili alle regioni del Sud del Paesefinalizzati ad attività formative ed emersione dal sommerso.

specifiche tipologie di impresa. Particolare attenzione è statadedicata all’utilizzo delle tipologie contrattuali previste dalla L30/03 di riforma del mercato del lavoro.

•Analisi del sommerso al femminile. È stato ricostruito il quadronormativo comunitario nazionale e regionale in relazione alle poli-tiche per il lavoro nero e alle politiche di genere. La ricerca ha inte-ressato alcuni specifici contesti territoriali e ha portato a unaprima individuazione di profili-tipo di lavoro sommerso: “da sussi-stenza”, “da integrazione del reddito”, “occasionale/di attesa”.

• la costituzione di una Task Force consulenziale impegnata nell’attivitàdi sensibilizzazione e sostegno all’emersione dal lavoro non regolare,implementando la funzione di consulenza orientativa degli operatoridei Servizi per l’impiego e definendo buone prassi da trasferire

8;

• l’avvio di azioni pilota sperimentali di metodologie e di strumentiper l’emersione del lavoro non regolare per valutarne l’impatto sulsistema economico ed occupazionale, per definire progetti di inter-vento a favore dell’offerta di lavoro regolare, per rinforzare le com-petenze professionali, per promuovere l’avvio di microimprese eper facilitare l’ingresso regolare nel mercato del lavoro. La strategiaalla base delle sperimentazioni e degli incontri tra comunità profes-sionali è orientata a supportare la rete dei Servizi per l’impiego nel-l’adozione di politiche di incentivazione di nuova occupazione checonsentano di fare diventare il lavoro regolare più convenienterispetto a quello nero e sommerso. In tale contesto l’obiettivo del-l’intervento di SPINN è quello di accompagnare Regioni, Province eServizi per l’impiego lungo un percorso che va dalla lettura delfenomeno fino all’individuazione e realizzazione degli interventi piùopportuni. Al percorso proposto da SPINN hanno aderito finora leregioni Liguria, Toscana e Molise. Tuttavia, sono state avviate speri-mentazioni locali in accordo con le province di Genova, Imperia,Firenze, Arezzo, Siena, Massa Carrara e Isernia9;

• la predisposizione di campagne informative, seminari e work-shop territoriali specifici per i soggetti a rischio di esclusione;

• la progettazione e l’implementazione del “Progetto IES - Iniziative

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Primo capitolo

8 “Attività di consulenza a sostegno dei Servizi per l’impiego per l’emersione del lavoro nonregolare”, RTI Solco - MLPS, 2004. 9 “Progetto SPINN: intervento in tema di emersione del lavoro non regolare”, a cura di ItaliaLavoro SpA, MLPS, 2001 - 2006.

per l’Emersione del Sommerso” finalizzato a rispondere a 5 obietti-vi operativi10: •attivare un sistema di monitoraggio continuo dei progetti e delle

azioni realizzate sul territorio a sostegno dell’emersione del lavo-ro non dichiarato, con l’obiettivo di supportare le istituzioni pre-poste ed i decisori nella definizione di politiche mirate;

•agevolare la diffusione dell’informazione sulle azioni e sulle pras-si adottate, in Italia ed in Europa, in tema di contrasto al lavoronon dichiarato, con l’obiettivo di fornire supporto alla progetta-zione e alla realizzazione di nuove iniziative a livello territoriale;

•affermare la centralità dei Servizi per l’impiego nella proposizionee nell’attuazione di iniziative di sviluppo locale, affinché, attraver-so il rafforzamento della capacità di incontro domanda/offerta nelmercato del lavoro si possano rimuovere parte dei vincoli cheancora impediscono l’emersione del lavoro e dell’economia locali;

•porre il tema del lavoro e dell’economia sommersi quale elementotrasversale a tutte le politiche di sviluppo socio-economico ed occu-pazionale e a tutte le azioni che in tale contesto vengono realizzate;

•creare una sezione dedicata al tema nel sito istituzionale delMinistero. Il progetto ha creato una rete nazionale di soggetti edi attori che operano nell’ambito delle politiche per l’emersione,quindi, una comunità di operatori in grado di condividere risor-se informative, conoscenze ed esperienze.

• Dal progetto IES ha preso l’avvio la “Rete Europea per l’emersione dellavoro irregolare”. Sulla base della risoluzione del Consiglio dei Ministridel Lavoro e delle Politiche Sociali dell’Unione europea riguardante latrasformazione del lavoro nero in lavoro regolare, la DirezioneGenerale si è attivata a livello internazionale per favorire la costruzionedi una rete di scambio e di cooperazione tra i diversi Stati membri.La Rete europea, nello specifico, prevede la realizzazione di una seriedi attività tra cui:•incontri seminariali periodici per lo scambio di informazioni e per

progettare le diverse attività di partenariato tra esperti ed operatoridei diversi Stati membri coinvolti nel network;

•monitoraggio, classificazione e condivisione continua dei modelli

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Primo capitolo

10 Questo progetto è stato realizzato da Italia Lavoro SpA, Piano di Attività 2004 e 2005.

classificatori dei progetti e delle azioni, con l’obiettivo di supportare idecisori centrali e locali, nonché gli operatori, nella definizione dipolitiche mirate, rendendo disponibili attraverso banche dati e siste-mi di knowledge management le conoscenze esistenti nei diversi Statimembri;

•comunicazione e sensibilizzazione sociale sui temi del sommerso,puntando a diffondere verso ed attraverso la rete degli operatori, leazioni di prevenzione e contrasto nonché le buone prassi adottate inEuropa, con l’obiettivo di fornire supporto alla progettazione e realiz-zazione di nuove iniziative a livello territoriale;

•analisi e promozione di alcune tematiche particolari e non troppoconosciute (nella prospettiva di genere e di età, per esempio), qualielementi trasversali a tutte le politiche di sviluppo socio-economicoed occupazionale;

•realizzazione di un’area web multilingua (italiano, inglese, francese etedesco) per la costruzione della rete di interscambio e cooperazionetra i diversi Stati membri, con strumenti di community per gli opera-tori (forum) e di comunicazione di tipo push (newsletter).

• La partecipazione e l’aggiudicazione, nel 2005, per la DirezioneGenerale, del Progetto europeo Apprendimento reciproco e divulga-zione: la rete europea contro il lavoro sommerso nell’ambito del pro-gramma comunitario Follow up and dissemination activities to demutual learning programme of the european employment strategy. Ilpiano di lavoro, che vede in partenariato transnazionale l’Italia, laFrancia, il Belgio, la Spagna e la Romania, prevede lo sviluppo nel corsodel 2006 di tre linee di azione: •favorire lo scambio di conoscenza e di esperienze, pianificare la rea-

lizzazione di eventi europei rivolti ai decisori politici, agli operatori, airicercatori. Saranno individuati circa 40 partecipanti provenienti daipaesi partner: rappresentanti dei governi centrali, decisori politiciresponsabili di contrastare il lavoro non regolare nei paesi membri,decisori politici locali, responsabili dei servizi e iniziative direttamen-te o indirettamente coinvolte nella lotta al lavoro non regolare, rap-presentanti e ricercatori di istituti statistici ed enti specializzati nelcontrasto del fenomeno nei diversi paesi coinvolti;

•promuovere lo scambio di metodologie di analisi, di modelli diintervento, di best practices e soluzioni innovative per contrastare il

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Primo capitolo

fenomeno del lavoro non regolare e del lavoro non dichiarato, secon-do le indicazioni comunitarie. Si procederà ad un’analisi generale delfenomeno del lavoro non regolare, delle metodologie di analisi e dimisurazione, quindi ad una definizione e scelta degli indicatori piùadatti per la rilevazione e individuazione del fenomeno del lavoro nonregolare, con particolare attenzione all’articolazione su base territo-riale e per settori economici. Si vuol realizzare un glossario, un dizio-nario dei thesauri in materia di lavoro non regolare al fine di costrui-re una base semantica comune. Saranno realizzati dei casi-paese(politiche e strategie, buone pratiche e sperimentazioni) finalizzatiall’individuazione dei punti di forza e dei punti critici delle diversesoluzioni testate per far fronte al problema sia in termini di prevenzio-ne che di vigilanza. Questi ultimi saranno presentati e condivisi dalpartenariato. Un passo successivo è rappresentato dall’individuazionedei modelli di analisi per l’individuazione delle buone pratiche e con-divisione degli strumenti atti a evidenziarle.

•diffondere i risultati del progetto e promuovere delle Linee Guidaindirizzate ai diversi stakeholders per contrastare il lavoro non dichia-rato. Realizzazione di workshop tecnici finalizzati a trarre dai lavorisvolti nei singoli paesi partecipanti e negli incontri di condivisione le“Linee Guida strategiche per contrastare il lavoro non regolare” dasottoporre all’attenzione e al vaglio della Commissione Europea. Unaconferenza stampa presenterà i risultati ottenuti. È prevista, inoltre,l’organizzazione di due seminari europei, uno a Roma e l’altro a Parigie la definizione di una strategia comune per la comunicazione e la dif-fusione dei prodotti e dei risultati: pubblicazione di reports interme-di e finali, pubblicazione delle Linee Guida, pagine internet imple-mentate sui portali dei paesi partner, produzione di CD Rom con the-saurus/glossario sul lavoro non regolare, realizzazione e distribuzionedel video dell’evento finale a Roma attraverso internet.

• L’istituzione, infine, di una Task Force di esperti sul sommerso. Tenutoconto degli stimoli derivanti dalle azioni su descritte, la DirezioneGenerale del Mercato del Lavoro, ha istituito una Task Force istituzio-nale incaricata di definire i contenuti tecnici, di effettuare scambi e ana-lisi sulle diverse fonti statistiche appartenenti ai diversi istituti, di indi-viduare gli indicatori relativi al lavoro non dichiarato, di realizzare deidossier statistici con indicatori regionali, di esaminare e modellizzare le

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Primo capitolo

buone pratiche, di implementare l’Osservatorio sul lavoro irregolare.Il gruppo di lavoro è così composto: Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali, Coordinamento delle Regioni per la F.P. e il Lavoro,Tecnostruttura, ISFOL, Italia Lavoro Spa, Fondazione Censis, INAIL,INPS, ISTAT11.

In sintesi, tutte le attività e i progetti descritti, voluti e fortemente diretti,in questi anni, dalla Direzione Generale, sono funzionali al raggiungimen-to di un obiettivo generale: quello di indirizzare le potenzialità e le part-nership, europee e nazionali, verso la creazione di un OsservatorioEuropeo sull’Emersione del Lavoro Irregolare, dedicato alle tematiche dellavoro irregolare e dell’economia sommersa, che svolga attività di moni-toraggio e di documentazione on line e che consenta di condividere lediverse conoscenze disponibili tra gli stati membri partecipanti alla ReteEuropea ma coinvolgendo sia la Commissione Europea sia altri stati mem-bri (in particolare paesi di nuovo ingresso), mettendo tale conoscenza adisposizione della comunità allargata di operatori che, in Europa, sonoimpegnati su tale aspetto delle politiche per il lavoro.

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Primo capitolo

11 Nei prossimi mesi si prevede l’allargamento della Task Force alle parti sociali.

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»2 Un nuovo ciclodel sommerso«

*2.1 L’ambigua attrazione del sommerso12

Un prologo di metodoFenomeno ambiguo per eccellenza, il sommerso continua ad attirare l’at-tenzione degli specialisti e dell’opinione pubblica. In un momento di sta-gnazione come l’attuale, viene piegato a tutte le tesi, anche opposte: sin-tomo di pauperismo e arretratezza, ma anche componente effettiva delbenessere diffuso, nascosto e non rilevato dalle statistiche; componentedell’infedeltà fiscale, ritenuta legittima difesa rispetto a un’eccessiva pres-sione di imposte e contributi, ma anche causa della contrazione del getti-to erariale; fonte di una quota consistente della liquidità che ha portatogli italiani a patrimonializzarsi acquistando immobili, ma anche causa diinstabilità lavorativa, incertezza pensionistica e di insicurezza rispetto allastessa incolumità fisica. Per tutte queste implicazioni l’interesse a quantifi-care il fenomeno è elevato, poiché la quota di prodotto interno e di occupa-zione con varie tipologie di irregolarità, si immagina sia da aggiungere aquella regolare, con indubbi effetti salutari per ridare smalto all’umore del

12 Si ringraziano per la collaborazione le strutture nazionali e territoriali di Inail, Inps, Cgil, Cisl,Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confindustria, Uil, Ugl e le Camere di Commercio, i Serviziper l’impiego, gli Ordini Provinciali dei Consulenti del Lavoro e l’Ordine Nazionale dei DottoriCommercialisti.

Paese. Tuttavia, nella contabilità nazionale non compare solo l’Economianon osservata, ma verrebbe incluso anche parte del prodotto “sommerso”.Quindi, l’operazione rischia di essere efficace solo mediaticamente, senzaoffrire elementi di comprensione e suggerimenti per la gestione di una talecomplessa fenomenologia che ha certamente origine in una dimensionesociale e culturale, ma si propaga e ha impatti significativi sul piano econo-mico e istituzionale. Innanzitutto, è opportuno premettere entro qualipaletti definitori ha operato il Censis nell’indagare il fenomeno, facendoriferimento alle attività economiche legali, realizzate attraverso processiorganizzativi e comportamenti concreti che non rispettano, parzialmenteo totalmente, il complesso di regolamentazioni cui è soggetta l’azienda, illavoro autonomo, il rapporto di lavoro dipendente. Una tale elementaredefinizione fa capire come le articolazioni abbiano un notevole rilievoqualitativo in questo campo, essendoci una concreta differenza fra undipendente che lavora in un’impresa fantasma senza alcun contratto(lavoro sommerso) o chi, avendo un regolare contratto di lavoro puòricevere parte del compenso in nero (lavoro irregolare). Più che volersiostinare a formulare stime univoche, da considerarsi, anche nel miglioredei casi, inevitabilmente approssimative, vale piuttosto la pena leggere gliandamenti nel tempo e le novità strutturali. Da questo punto di vista ilvantaggio della metodologia utilizzata dal Censis è duplice. Innanzitutto sibasa sulla valutazione diffusa di testimoni locali appartenenti a una plura-lità di organismi, con punti di vista diversi, ma interni al mondo del lavo-ro e dell’impresa in un territorio ristretto, che hanno pertanto una cono-scenza diretta delle diverse situazioni lavorative; questa metodologia èstata peraltro validata in sede OCSE e Eurostat, tramite l’appositoManuale sull’Economia non osservata realizzato dalle due agenzie. Laricerca inoltre, ha caratteristiche di continuità essendo ormai giunta allaterza edizione (1998, 2002, 2005) e fornisce elementi di tipo qualitativocomplementari alle stime quantitative che effettua l’Istat sulla base deidati della Contabilità Nazionale.

Da strutturale a ciclico, il sommerso d’impresa si riduce masi cronicizzaDal 1998 al 2005 il sommerso riduce una sua presenza “diffusa e struttura-le” nell’economia locale; anche nel Sud, dove tuttavia resta un fattore deci-sivo in particolare in Campania e in Calabria. Oltre alla pressione fiscale e

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al cuneo contributivo sul costo del lavoro, le cause principali del fenome-no sono l’esistenza di un vasto tessuto di microimprese legate al decentra-mento di funzioni, alla sub-fornitura e all’outsourcing, a una cultura assi-stenzialistica, a un cattivo funzionamento delle istituzioni locali che noncontribuiscono a determinare un ambiente favorevole alle attività d’impre-sa e allo svilupparsi di una responsabilità individuale nel lavoro.Un dato rilevante in questa destrutturazione del sommerso è la segnalatariduzione delle imprese sommerse che scendono dal 22,3% del 2002 al9,7% del totale delle unità produttive italiane. Una riduzione che riguardasoprattutto il Centro-Nord con un valore di poco superiore al 5%, macoinvolge anche il Mezzogiorno che dimezza la quota di imprese total-mente sommerse dal 34% al 17%. Cresce, seppur di poco, la quota diimprese regolari che hanno lavoratori senza contratto.Per quanto riguarda l’irregolarità nel mercato del lavoro, il più significati-vo incremento è dato dalla crescita dell’occupazione – totalmente irrego-lare – presso aziende totalmente in nero che passa sul piano nazionale dal12,9% del 2002 al 14,2% del 2005, con l’effetto combinato di un aumentonel Nord-Est e nel Mezzogiorno, e di una riduzione nel Nord-Ovest e nelCentro Italia.È il sintomo di una crescita dimensionale dell’impresa sommersa, non piùesclusivamente legata alla sub-fornitura e agli intermediari, ma diretta-mente proiettata sul mercato.Cresce, seppur meno, il lavoro totalmente irregolare in imprese emerse,sintomo di una precaria resistenza alle difficoltà del momento che, in casodi un aumento della domanda, portano all’impiego non contrattualizzatodi lavoratori immigrati.

Gli immigrati e l’impresa etnica, nuovi protagonisti delsommersoDa molti punti di vista, la vera novità è l’affermarsi di un’autonoma pre-senza nell’universo dell’impresa e del lavoro irregolare degli immigrati,indicata dal 60% dei testimoni come il più importante fenomeno di irre-golarità in crescita: gli immigrati restano i soggetti maggiormente coinvol-ti nell’irregolarità e dimostrano una capacità di generare imprese etniche,assimilando un processo di graduale emersione così tipico dell’“econo-mia sommersa delle origini”.Vi sono naturalmente spiegazioni di tipo socio-demografico, ma questa lenta

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mutazione deriva dal passaggio – anche del sommerso – dai settori manifat-turieri a quelli terziari, da una ripresa dell’edilizia e del settore agro-industria-le, da un’espansione delle strutture turistiche e per il tempo libero.La maggiore incidenza di lavoro irregolare riguarda proprio tali settori. Danotare che il 60% di questi lavoratori in nero non sono clandestini mahanno un permesso di soggiorno.Una quota significativa di testimoni locali reputa elevata la presenza di impre-se immigrate irregolari soprattutto nel Veneto, in Emilia Romagna eLombardia. A differenza dei lavoratori singoli che rimpiazzano gli italiani nel-l’assistenza, nei lavori domestici e in altri comparti terziari, le imprese etnicheoperano per il 65,5% in settori industriali. Più di un quarto sono concentraterispettivamente in edilizia e nel comparto tessile, abbigliamento, calzature.Una sorta di decentramento interno, ma anche una ripetizione del per-corso già compiuto dagli italiani. Il contesto nazionale evidentementefavorisce solo la prima tappa di un percorso di sviluppo spontaneo (lacreazione d’impresa), mentre tutto diviene difficile quando la piccolaimpresa si afferma e deve trovare le motivazioni per un’ulteriore crescita.

Non facili ricette, ma continuità e specificitàDi fronte ad una situazione che coinvolge grandi numeri, molteplici settorie territori ci sono sempre due tentazioni opposte: rivalutare il PIL per laquota non inclusa nei conti nazionali (è stato fatto più volte) ovvero conta-bilizzare, come realistici nei tempi brevi, recuperi significativi dell’evasione.Come più volte dimostrato dal Censis in passato, il sommerso permane,si modifica, è presente in molte economie avanzate e quindi va continua-mente monitorato e orientato, come fa il Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali italiano, stimolando anche altri Paesi europei e laCommissione.Sono necessarie azioni mirate e specifiche per tipologie di sommerso, set-tori di attività e territori, come ad esempio offrire, nei modi consentitidalle normative comunitarie, incentivi all’occupazione legati alla crescitadi competitività dell’impresa e del territorio dove essa è localizzata, in unquadro di controlli che impedisca il ricorso a forme spinte di irregolarità.In parte il sommerso è destinato a estinguersi, a fronte di processi di ordi-nato sviluppo, in parte va aiutato a regolarizzarsi. È questa la partita cheandrebbe giocata, con una visione di futuro per il Paese e non di sempli-ce appiattimento sui fenomeni spontanei o di astratto appello rigorista.

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*2.2 L’evoluzione del sommerso

Una visione di sintesiNell’attuale contesto economico, il sommerso ritorna a pieno titolo neldibattito sul rallentamento della crescita, non più come motore invisibiledello sviluppo ma, per alcuni, come risorsa di riserva per garantirci unseppur “sgangherato” benessere, per altri come rischio di dispersionedelle energie necessarie a provocare cambiamento.Certo è che, nell’ambiguo e complesso legame tra economia formale edinformale, gli ultimi anni hanno segnato un passaggio di fase importante peril sommerso italiano, condizionato da un mutato scenario internazionale.È quanto emerge dall’indagine condotta dal Censis per il Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali – la terza dal 199813 – presso 747 testimo-ni provinciali, individuati tra i rappresentanti del mondo dell’impresa edel lavoro (Cisl, Cgil, Confartigianto, Confcommercio, Confindustria, Cna,Ugl e Uil), delle Istituzioni (Inps, Inail, Camere di Commercio, Servizi perl’impiego) e del mondo delle professioni (Consigli Provinciali deiConsulenti del Lavoro e Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti).Rispetto ai precedenti Rapporti, il quadro è segnato da una netta accele-razione di quei processi che già da tempo si intravedevano sottotracciacome terziarizzazione ed etnicizzazione del sommerso ma anche danuove fenomenologie generate da una difficile congiuntura che i datiufficiali disegnano come una delle più critiche dell’ultimo decennio.Si tratta di due processi i cui effetti appaiono per certi versi anche contrad-dittori, e sicuramente non d’immediata lettura, ma che tuttavia fotografa-no le ambiguità dell’attuale fase, a cavallo tra la chiusura del ciclo storico,quello del sommerso propulsivo, motore del Paese, e lo stato nascente, informa ancora del tutto embrionale di un nuovo paradigma, che si presen-ta con tratti inediti di tipo economico, culturale e perfino antropologico.

L’evoluzione del sommerso: perdita di strutturalitàIl ciclo di lunga deriva che sta per chiudersi è quello legato alla terziariz-zazione del sommerso, modalità cresciuta di pari passo con l’ingrandirsidel nostro sistema economico. Quel ciclo ha visto progressivamente

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13 Le precedenti indagini sono state condotte nel 1998 per conto di IG, presso un campione dicirca 180 testimoni locali, e successivamente nel 2002 per la Direzione Generale Impiego delMinistero del Lavoro e delle Politiche Sociali, presso un campione di 502 testimoni locali.

trasmigrare l’irregolarità – d’impresa e di lavoro – dall’industria al terzia-rio, affievolendo il contributo dell’economia irregolare al sistema e,soprattutto, ridefinendo le stesse forme del fenomeno, che hanno teso adassumere i tratti tipici del terziario, adeguandosi alle logiche di outsour-cing, flessibilità e individualità tipiche di una società di servizi.In quest’ottica il sommerso:• si presenta come una realtà sempre più legata a fenomeni di stagio-

nalità. Cresce infatti la quota di intervistati che considerano il fenome-no legato a settori caratterizzati da elevata ciclicità, passata dal 7,0% del1998, al 13,1% del 2002, al 24,4% del 2005;

• si concentra prevalentemente nei servizi, non solo in quelli a bassovalore aggiunto (nei servizi domestici e di assistenza alla persona sistima che siano occupati in nero 37 lavoratori su 100) o tradizional-mente ad alta intensità di irregolarità, come bar e ristoranti (22,3%),nei piccoli esercizi commerciali (17,4%), agriturismi e campeggi(17,3%), ma anche in quelli a più alto contenuto professionale, chehanno peraltro registrato un notevole incremento occupazionale nel-l’ultimo triennio: intermediazione immobiliare (12,4%), servizi di con-sulenza alle imprese (9,5%), servizi informatici (8,8%) e intermediazio-ne finanziaria (8,8%);

• tende a presentarsi sotto forma di evasione diffusa e di irregolaritàdi lavoro, comprendendo anche l’utilizzo improprio degli strumentidi flessibilità. Evasione contributiva, evasione fiscale da parte dei singo-li e delle imprese, fuori busta e doppie buste paga, utilizzo impropriodei contratti a progetto sono infatti, dopo il lavoro irregolare prestatodagli immigrati, i fenomeni di irregolarità, a detta dei testimoni locali,più diffusi nel Paese.

Nell’ultimo decennio, l’altro potente vettore di trasformazione del som-merso, di carattere più sociale, è stato l’incremento dei flussi migratori nelPaese, che hanno prodotto una sorta di ricambio antropologico del som-merso stesso, tanto che non solo gli immigrati risultano, a giudizio una-nime degli intervistati, i soggetti più coinvolti dai processi di irregola-rità, ma in testa alle fenomenologie di irregolarità più diffuse a livellolocale ben il 97,5% degli intervistati indica il lavoro immigrato.Per avere un’idea meramente impressiva di quanto sia cambiato, in pochianni, il sommerso dal punto di vista antropologico, basti solo pensare che

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proprio nei comparti a più alta densità di irregolarità e di immigrazione –servizi domestici e di assistenza ed edilizia – si è registrato nell’ultimotriennio l’incremento occupazionale più significativo.Un fenomeno che nemmeno gli ultimi provvedimenti di legge, pure salu-tati positivamente all’indomani della regolarizzazione/emersione di oltre700.000 clandestini, sembrano in grado di frenare se solo si considera chestando alle stime emerse dall’indagine:• ben il 36,7% degli immigrati, sia clandestini che regolari, occupati in

Italia lavorerebbe in nero: il 40,4% da clandestini, il 32,1% con un per-messo di soggiorno per motivi di lavoro diverso da quello realmentesvolto e il 27,5% con permesso di soggiorno diverso da quello per moti-vi di lavoro;

• quasi la metà dei testimoni locali (ma nel Nord-Est il dato sale al 62,3%),pensa che proprio l’insufficienza delle previsioni sui flussi rispetto alreale fabbisogno delle aziende rappresenti uno dei principali fattori dicrescita del lavoro irregolare nel Paese;

• oltre ad essere il più diffuso, quello del lavoro irregolare prestato dagliimmigrati è anche il fenomeno di sommerso in maggiore crescita nel-l’ultimo triennio, come indicato dal 59,4% del campione.

Gli elementi di crisi congiunturaleIn questo quadro, la difficile congiuntura in cui si è incagliato il sistemaItalia da due anni a questa parte, ha costituito un ulteriore forte vettore ditrasformazione, accelerando ancora di più i processi di lungo corso elasciando emergere nuove fenomenologie.La crisi dei comparti tradizionali del manifatturiero, in particolare quellilegati al made in Italy, le delocalizzazioni verso paesi a basso costo, chespecie al Nord-Est e lungo la dorsale Adriatica hanno inciso profondamen-te sul tessuto produttivo, unitamente alla congiuntura internazionale,hanno infatti messo a dura prova l’impresa italiana e in particolare tuttoquel sottobosco di imprese contoterziste, cresciute e alimentatesi peranni all’ombra dell’irregolarità.Il calo delle commesse che avrebbe interessato secondo il 71,3% dei testi-moni provinciali, le imprese sub-fornitrici italiane, ha di fatto operato unasorta di selezione naturale:• espellendo dal mercato il segmento di imprese sommerse marginali,

incapaci di sostenere anche a costi ridotti, l’accresciuta competitività

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Secondo capitolo

internazionale, come testimoniato dalla riduzione significativa dellaquota di imprese totalmente sommerse, passate nell’arco di soli treanni dal 22,3% al 9,7%;

• come pure consolidando sia a livello dimensionale che di mercato,quella piccola fetta di imprenditoria totalmente sommersa (il 9,7%delle imprese italiane) che è in parte uscita dal nanismo, ed ha vistocrescere il numero degli occupati (gli occupati nelle imprese sommer-se sono passati dal 12,9% al 14,2%). Cresce anche il numero di testimo-ni locali (dal 28% al 38%) che reputa prevalentemente rivolta alla ven-dita diretta la produzione delle imprese sommerse.

Si tratta di un fenomeno da mettere in collegamento con la crescita ditutta un’area di imprenditoria etnica sommersa, per molti versi similea quanto caratterizzò lo sviluppo dei distretti industriali italiani negli anniSessanta, connotata da una pronunciata concorrenzialità dei costi di lavo-ro rispetto alle stesse imprese sommerse italiane e da livelli di produtti-vità ben più elevati, base per un consolidamento duraturo.La crescita delle imprese immigrate sommerse è un fenomeno che, malgra-do le cronache, sembrerebbe relegato al “sottoscala”, alle case-laboratoriodei cinesi, con le loro 18 ore di lavoro giornaliero a ciclo continuo, all’am-bulantato abusivo, alle contraffazioni, di fatto alimentando nuovi circuiticapaci di integrare lentamente i percorsi di crescita dell’economia formale.È emblematica da questo punto di vista l’esperienza di Prato, dove l’emer-sione – tale è stata – dell’imprenditoria cinese (dal 1996 al 2002 le impre-se cinesi sono passate da 332 a 1.328) si è accompagnata a una riorganiz-zazione della filiera produttiva del Distretto, con una specializzazione“etnica” dei cinesi sul versante del pronto moda e delle confezioni: unfenomeno che sottintende evidentemente l’esistenza di scambi relaziona-li di lunga data tra imprese pratesi e imprese straniere. Il tentativo è quel-lo di recuperare quote di competitività tramite una “delocalizzazioneinterna” che, scaricando sulle imprese gestite da immigrati i costi di pro-duzione, è riuscita in parte ad arginare gli effetti di un processo di decen-tramento verso l’estero che avrebbe potuto essere molto più esteso etraumatico di come si è verificato nella realtà. La sfavorevole congiunturaha spinto ad intervenire con l’irregolarità sul costo del lavoro, infatti:• ha continuato a crescere tutto quell’alone di lavoro grigio, al confi-

ne tra la regolarità e l’irregolarità, fatto di un uso improprio del

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Secondo capitolo

lavoro flessibile, e in particolare delle collaborazioni a progetto, indica-te al secondo posto dal 58,6% dei testimoni privilegiati, come il feno-meno più in crescita nell’ultimo triennio;

• si sono consolidati ulteriormente quei fenomeni di microevasionediffusa, in particolar modo quella contributiva (indicata in crescita dal48,5% del campione).

A farne le spese, è stata la qualità del lavoro italiano: l’insieme dei feno-meni descritti, da quelli di lungo corso, a quelli di carattere congiuntura-le, hanno infatti prodotto un incremento dei livelli complessivi di irrego-larità del lavoro. Stando alle stime dei testimoni locali, i dipendentisenza regolare contratto o occupati presso imprese sommerse passanodal 26% del 2002 al 27,9% del 2005.

La segmentazione territoriale: un paradigma ancora attualeNel quadro di evoluzione descritto, l’unico paradigma a restare immutatoè la forte caratterizzazione territoriale del sommerso italiano.Sebbene possa apparire superfluo e ridondante, vale la pena sottolineareancora una volta come il sommerso al Sud continui a rappresentare unelemento strutturale del tessuto produttivo e come le stesse fenomeno-logie che lo caratterizzano – l’elevata presenza di imprese sommerse,lavoro totalmente sommerso, sommerso criminoso ecc. – ne definisconodi fatto un profilo distante dai processi finora descritti (evasione, cattivoutilizzo della flessibilità contrattuale e gestione dei flussi di immigrazio-ne): anzi, proprio questi aspetti risultano al Sud del tutto marginali, secomparati al peso che ancora ha il sommerso d’impresa e di lavoro.Vale la pena soffermarsi su questa realtà non foss’altro perché la fotogra-fia fatta dai testimoni locali tratteggia uno scenario segnato da una nettacrescita, nell’ultimo triennio, del lavoro irregolare, la cui incidenza sultotale degli occupati sarebbe passata nel Sud dal 72,3% del 2002 all’83%del 2005. Un dato che stupisce solo in parte, se si considera che la cattivafase congiunturale, oltre a mettere definitivamente in crisi le poche realtàmanifatturiere esistenti, si è tradotta al Sud non nella delocalizzazionedelle imprese, ma in quella del suo capitale umano: la ripresa dei flussidi emigrazione in altre aree del Paese per motivi di lavoro, ha rappre-sentato infatti il fenomeno che più ha caratterizzato il Meridione nell’ulti-mo triennio, assieme all’aumento del lavoro irregolare e alla crescita del-

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l’ingerenza dell’illegalità diffusa sull’attività d’impresa – fenomeni sin-tomatici di un disagio economico che inizia evidentemente ad avere seririflessi anche dal punto di vista sociale. Non serve ricordare ancora unavolta dove affondano le radici di un malessere antico, ormai congenito alMeridione, ma è indicativo che da più parti del mondo dell’impresa, del sin-dacato e delle Istituzioni, si segnali, tra i fattori che rendono quella sommer-sa una realtà così pervasiva dopo l’insostenibilità della pressione fiscale edel costo del lavoro (indicata al primo posto dal 54,1%), l’elevato livello diassistenzialismo che spinge alla ricerca di lavoro irregolare quanti nonvogliono perdere i sussidi (di disoccupazione, di mobilità, o di altranatura) che percepiscono (40,7%). Un’indicazione questa, che non alleg-gerisce il peso che pure hanno l’ingerenza della criminalità (la indica il16,9% come causa del sommerso), il cattivo funzionamento della pubblicaamministrazione, e la carenza infrastrutturale; ma che certo getta una lucedi chiarezza in più sulla pluralità degli interventi oggi necessari al contrastodi un fenomeno, che si presenta così proteiforme e articolato nelle suefenomenologie e cause.

Ripensare gli strumentiL’avere a che fare con un sommerso, che da un lato ha assistito ad un rapi-do mutamento genetico che ne ha ridefinito le caratteristiche soggettuali,rendendolo fenomeno sempre più globale, e dall’altro tende sempre più aliquefarsi, a dematerializzarsi, perché trasferitosi in settori ad alta invisibilitàe perché sempre più nascosto sotto la parvenza della regolarità formale,pone l’esigenza di un serio ripensamento anche degli strumenti finalizzatial contrasto. Alla luce di ciò, gli stessi strumenti d’intervento devono esse-re ricalibrati, perché finalizzati a contrastare un fenomeno molto diversorispetto a tre anni fa. Fra quelli finora predisposti hanno registrato interes-se gli incentivi alle assunzioni, alla nascita di nuova imprenditorialità, ilDURC, e la recente riforma dei Servizi Ispettivi. L’operato degli organi cheavrebbero dovuto agevolare i processi di emersione – Commissioni perl’Emersione e CLES – raccoglie i giudizi più negativi. Sostanzialmente stabi-le è anche il giudizio sulla flessibilità, giudicato fino a qualche anno fa unostrumento utile a contrastare il sommerso: la sua rilevanza come strumen-to per ridurre il sommerso passa infatti dal 57,5% del 2002 al 54,8% del2005. Su cosa è opportuno lavorare per identificare proposte efficaci? Itestimoni locali continuano a chiedere quello che hanno sempre chiesto:

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agevolazioni che consentano, riducendo il costo del lavoro almeno in fasedi ingresso, di procedere ad assunzioni regolari (lo indica il 40,3% degliintervistati) e, quasi a pari merito, l’incremento dei controlli sul territorio(39,3%), che tuttavia al Nord risulta di gran lunga l’opzione numero uno; alSud, invece, la stragrande maggioranza vorrebbe, indicandolo al primoposto, la fiscalizzazione del costo del lavoro in aree a forte densità di som-merso (55,3%). Un mix di misure di premialità e sostegno da un lato e atti-vità ispettiva dall’altro; con un’attenzione crescente però al tema dellaresponsabilità individuale, un aspetto trasversale, che ritorna nel giudiziopositivo dato all’introduzione del DURC (che di fatto chiama le imprese acertificare la propria responsabilità) e nella possibilità di scaricare l’Iva sualcune tipologie di spesa oppure accrescere la gamma delle spese detrai-bili, indicata al quarto posto dal 31,2% degli intervistati: una scelta che va indirezione della responsabilizzazione diretta dei singoli nella lotta ad unfenomeno, che senza un coinvolgimento globale della popolazione, rischiain questa fase di assumere proporzioni ancora maggiori. Un’opzione chedel resto risponde alle caratteristiche di un fenomeno che è sempre piùarticolato e multiforme, che si muove, cambia pelle, diventa sempre piùrarefatto, e proprio per questo vanifica ogni sforzo normativo che vogliaimbrigliarlo in un’unica logica omnicomprensiva. E che da anni continua afondarsi sulla solidità di quegli ingranaggi di reciproca utilità, tra imprendi-tori e lavoratori, tra utenti e professionisti, tra commercianti e acquirenti,che trovano il loro anello di congiunzione in una generale e collettiva dere-sponsabilizzazione sugli effetti sociali che produce.

*2.3 L’indagine 2005: il sommerso in Italiafra nuove e vecchie fenomenologie

La lunga deriva di destrutturazione del sommersoIl rapido mutamento di scenario avvenuto nell’ultimo triennio ha avutonon pochi riflessi sul sommerso, già da tempo interessato da un lentoprocesso di mutamento strutturale.L’indagine mette infatti in luce come:• il sommerso riveste un ruolo sempre meno centrale nello sviluppo del

nostro sistema produttivo e ha teso, negli ultimi anni, a presentarsi comeuna realtà meno strutturata e sempre più legata a fenomeni di stagiona-

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lità: basti da questo punto di vista considerare che negli ultimi sette annila quota di testimoni privilegiati che considerano il sommerso una realtàmolto diffusa e strutturale nell’economia locale è progressivamente pas-sata dal 64,2% del 1998, al 52,9% del 2002, fino al 43,5% del 2005; men-tre è cresciuta parallelamente quella di chi giudica il fenomeno ciclico elegato prevalentemente a settori caratterizzati da elevata stagionalità (ter-ziario in particolare, ma anche agricoltura ed edilizia) passata dal 7% del1998, al 13,1% del 2002, al 24,4% del 2005. Tendenzialmente stabile(passa dal 28,8% del 1998, al 34% del 2002, al 32,2% del 2005) è invecerimasta la percentuale di testimoni che pensa che il fenomeno sia pre-sente solo marginalmente o sia del tutto irrilevante;

• anche il Sud, dove il sommerso riveste un ruolo molto più centralenelle dinamiche di sviluppo, segnala per la prima volta un’inversionedi tendenza, con un decremento della percentuale di intervistati chepensa che il fenomeno sia strutturale (passati dall’82% del 1998, al86,6% del 2002, al 71,2% del 2005) ed un aumento di quanti lo reputa-no più ciclico (dal 5,5% del 2002, al 23% del 2005): un dato questo chetrova probabilmente ragione da un lato, nel maggiore impatto che inquest’area del Paese può avere avuto la crisi di alcuni comparti delmanifatturiero, in particolare abbigliamento e calzaturiero, che hamesso sotto sforzo numerose realtà produttive, molte delle quali irre-golari, che lavoravano in sub-fornitura; dall’altro, anche in un incre-mento delle attività di servizio (in particolare legate al turismo e al com-mercio) caratterizzate da maggiore stagionalità.

Si tratta ovviamente di una valutazione di tendenza generalizzata in tutte learee del Paese, ma che al Sud non rappresenta un fattore sufficiente per scal-fire il peso ancora ragguardevole ricoperto dall’economia sommersa. Ciò chefa la differenza, nel determinare maggiore o minore ricorso al sommerso,sono le condizioni di sviluppo delle economie locali. Dopo l’insostenibilitàdel carico fiscale, al secondo posto, infatti, il 42,7% degli intervistati dichiarache il sommerso trova origine dall’esistenza di un tessuto imprenditorialepoco autonomo, che vive essenzialmente di sub-forniture: un dato questoche risulta peraltro particolarmente rilevante al Centro (lo indica il 63,3%,contro il 52,1% del Nord-Ovest, il 44,4% del Nord-Est e il 32,6% del Sud).Come abbiamo già detto, a ciò si aggiunge un altro fattore – il terzo ingraduatoria – particolarmente presente al Sud (40,7%), ovvero il livel-

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lo di assistenzialismo, che spingerebbe molti disoccupati fruitori disussidi pubblici (pensione d’invalidità, disoccupazione, cassa integra-zione, mobilità) alla ricerca di impieghi irregolari per non perdere idiritti acquisiti.Pesa sul sommerso anche il livello di infrastrutturazione del territorio, sesi considera che ben il 13,3% dei testimoni privilegiati indica la carenza diinfrastrutture e il 9,5% l’assenza di aree industriali come fattori determi-nanti. Non meno importante è il cattivo funzionamento delle istituzionilocali, indicato dal 12%.Infine, un peso rilevante, ma comunque non decisivo, lo ha l’ingerenzadella criminalità sulle attività economiche: un fenomeno più presente alSud, dove il 16,9% dei testimoni locali lo indica all’origine del sommerso.

Fenomeni e tipologie del sommersoGuardando ai singoli fenomeni il quadro che emerge è quello di un som-merso essenzialmente di natura fiscale, caratterizzato più dall’evasio-ne che dalla presenza di fenomeni di irregolarità totale, sul fronte del-l’attività d’impresa e del lavoro.Se si eccettua infatti il lavoro nero prestato dagli immigrati, indicato dal97,5% dei testimoni privilegiati come il fenomeno più diffuso nel Paese –da ricondurre evidentemente alla specifica tipologia di soggetti che coin-volge, dal momento che il lavoro totalmente sommerso è indicato al dodi-cesimo posto – il sommerso italiano è fatto prevalentemente di evasione,nelle sue tante fattispecie: di evasione contributiva innanzitutto (lo indi-ca il 97,4%), di evasione fiscale da parte dei commercianti (96%), diimprese che evadono (95,8%), di fuori busta e doppie buste paga(94,8%), di utilizzo improprio delle collaborazioni a progetto (93,2%) e,infine, di evasione fiscale da parte dei professionisti (92,4%). Insomma,di tutte quelle formule, più o meno sofisticate, che nella forma della falsadichiarazione (la doppia busta paga) o della mancata dichiarazione (lealtre forme di evasione), mirano alla tutela dei redditi – di lavoro autono-mo, dipendente o d’impresa – di fronte ad un fisco che risulta per impre-se e lavoratori insostenibile.A seguire, una linea invisibile di demarcazione sembra distinguere tutta unaserie di fenomenologie che, al contrario, risultano ascrivibili all’area delsommerso totale. All’ottavo posto, gli intervistati indicano infatti il lavorosommerso autonomo, seguito dal secondo lavoro irregolare, le imprese

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emerse con lavoro irregolare, il commercio ambulante abusivo, il lavorodipendente totalmente sommerso, la ricerca di lavoro irregolare da partedi disoccupati che ricevono sussidi pubblici (pensioni, cassa integrazione,mobilità, disoccupazione) e le imprese totalmente sommerse.Prima di queste ultime, vengono indicati l’utilizzo improprio delle parti-te Iva e delle associazioni in partecipazione, strumenti più sofisticati diirregolarità del lavoro, che consentono alle aziende di contenere il costodel lavoro, pur nel rispetto formale delle regole.Al confronto sono ancora poco rilevanti, secondo i testimoni privilegiati,altri fenomeni, che presentano peraltro una marcata caratterizzazione ter-ritoriale, come le imprese sommerse gestite dagli immigrati (indica che ilfenomeno è rilevante il 60,1% dei testimoni locali nel Nord-Est, contro il50% circa del Centro e del Nord-Ovest e il 40,7% del Sud), le imprese vit-time della criminalità diffusa (78,7% al Sud contro una media nazionaledel 45,4%) e il sommerso legato alle attività di tipo criminoso (71,3% alSud contro una media del 43,6%).La lettura del dettaglio territoriale mostra, infatti, ancora una volta unasituazione estremamente eterogenea: mentre al Centro-Nord, il fenome-no evasivo risulta di gran lunga più diffuso rispetto ad altre forme di irre-golarità più gravi, al Sud, salvo rarissime eccezioni, non c’è praticamentealcuna distinzione e i fenomeni di irregolarità totale, d’impresa e di lavo-ro, tendono ad essere presenti almeno quanto quelli legati all’evasione. Inparticolare:• al Nord-Ovest e Nord-Est, dopo il lavoro irregolare prestato dagli immi-

grati, le forme più diffuse di sommerso sono i fuori busta e l’evasionecontributiva. Seguono, per il Nord-Est, le imprese che evadono, l’utiliz-zo improprio dei contratti a progetto e l’evasione fiscale dei commer-cianti; per il Nord-Ovest, l’evasione dei commercianti, il secondo lavo-ro irregolare, le imprese che evadono;

• al Centro, è invece l’evasione delle imprese il fenomeno più diffuso,seguito da evasione contributiva, dal lavoro irregolare degli immigrati,l’evasione fiscale dei commercianti, i fuori busta e il secondo lavoroirregolare;

• al Sud, dopo l’evasione contributiva (al primo posto), seguono l’evasio-ne fiscale dei commercianti, il lavoro irregolare degli immigrati cheassieme al lavoro autonomo totalmente sommerso e alla ricerca di lavo-ro irregolare da parte di quanti percepiscono sussidi sono indicati, a pari

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merito, al terzo posto; a seguire, il lavoro totalmente sommerso, il com-mercio ambulante abusivo, fino alle imprese totalmente sommerse;

• fenomeno giudicato presente nelle realtà locali dal 93,2% dei testimoniinterpellati (contro il 73,5% del Centro, il 67,6% del Nord-Ovest e il57,5% del Nord-Est). Relativamente meno diffuse che nel resto d’Italiasono invece l’utilizzo improprio delle partite Iva e delle associazioni inpartecipazione.

Le dinamiche di breve periodoDiminuisce il sommerso d’impresa, aumenta il lavoro irregolareIl peso del sommerso nel nostro Paese, secondo le valutazioni fornite daitestimoni locali, è ancora molto elevato, sebbene negli ultimi tre anni i pro-cessi descritti abbiano inciso profondamente su alcune sue componenti.Il confronto infatti con l’indagine condotta nel 2002, evidenzia tre signifi-cativi processi che hanno interessato il sommerso, d’impresa e di lavoro:• si è ridimensionato significativamente il peso del sommerso d’impre-

sa e, in particolare, delle imprese totalmente sommerse: tra il 2002 eil 2005, l’incidenza delle imprese irregolari (da quelle totalmente som-merse a quelle che ricorrono sistematicamente all’evasione fiscale econtributiva) è passata dal 66% al 53%. Una tendenza imputabile allanetta contrazione delle imprese totalmente sommerse, passate dal22,3% al 9,7%; mentre è rimasta tendenzialmente stabile l’incidenzadelle imprese che hanno manodopera irregolare (23,4%) e di quelleche ricorrono sistematicamente all’evasione fiscale (20%). Si tratta diun fenomeno presente in modo omogeneo su tutto il territorio, su cuipuò avere impattato la crisi recente, che ha evidentemente penalizzatotutto quel sottobosco di microimprese sommerse, laboratori familiari,unità di lavorazioni in conto terzi;

• parallelamente, c’è stato un consolidamento strutturale delle impresetotalmente sommerse, che hanno assistito ad una crescita dimensiona-le degli occupati (l’incidenza dei lavoratori impiegati in imprese total-mente sommerse è passata dal 12,9% al 14,2%) e ad una crescita diposizionamento sul mercato: sale infatti dal 27,5% del 2002 al 37,9% del2005 la percentuale di testimoni privilegiati che reputa che le impresesommerse lavorino prevalentemente in proprio, con vendita diretta sulmercato, sebbene per la maggioranza, quello del sommerso d’impresacontinui a restare un fenomeno prevalentemente legato alle attività di

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sub-fornitura. L’uscita dal nanismo delle imprese sommerse può esserein parte ricondotta ad un processo di sostituzione del sommerso d’im-presa, che ha visto nell’ultimo biennio crescere significativamente laquota di imprenditori stranieri, specie nelle costruzioni, che tendonopresumibilmente ad organizzarsi su dimensioni più strutturate;

• vi è stata infine una crescita complessiva dei livelli di irregolarità dellavoro, particolarmente significativa al Sud, che ha portato l’inciden-za del lavoro irregolare autonomo dal 15,7% al 16,2%, e di quello dipen-dente dal 26,0% al 27,9%: un dato quest’ultimo che fotografa situazio-ni estremamente eterogenee, essendo composto da un 13,7% di occu-pati in nero presso aziende emerse (dato che peraltro risulta uguale allastima Istat sull’incidenza del lavoro irregolare) e da un 14,2% di occu-pati presso imprese totalmente sommerse.

Al di là delle tendenze generali, l’analisi territoriale presenta una situazio-ne decisamente più articolata. Per quanto attiene al sommerso di impre-sa, il Mezzogiorno, pur registrando una decisa diminuzione, si confermacome l’area a maggiore densità di sommerso. Lavora infatti irregolarmen-te il 76,7% delle imprese che operano sul territorio: il 16,8% sono total-mente sommerse (nel 2002 tale quota si attestava al 33,6%), il 33,5% sonoimprese emerse che occupano lavoratori irregolari e il 26,4% impreseche, pur regolari sotto il profilo del lavoro, ricorrono sistematicamenteall’evasione fiscale e contributiva.Man mano che si risale la Penisola, ovviamente il fenomeno tende a pre-sentarsi con minore intensità. Al Centro le imprese irregolari rappresen-tano il 48,5% del totale (nel 2002 erano il 60%), e tra queste, quelle total-mente sommerse il 6,8%; al Nord il dato scende ulteriormente, attestan-dosi al 36,2% nel Nord-Est (nel 2002 erano il 41,2%) e al 35,4% nel Nord-Ovest (nel 2002 erano il 46,6%), con un’incidenza di imprese totalmentesommerse decisamente più bassa che nel resto del Paese (intorno al 5%).Ma quello che cambia è anche il diverso posizionamento nel mercatodelle imprese che operano in nero. A fronte infatti di una situazione gene-rale che vede le imprese totalmente irregolari impegnate soprattutto nel-l’attività di sub-fornitura (così la pensa il 46,6% dei testimoni privilegiati),più per conto di imprese che hanno sede nello stesso territorio (35,6%),che non di aziende fuori regione (11%), mentre poco più di un terzo(37,9%) opera autonomamente nel mercato, con vendita diretta, al Sud,

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la quota di imprese sommerse che stanno sul mercato con loro prodottirisulta più elevata (47,4%): un dato questo riconducibile all’esistenza nelMezzogiorno di una rete di economia sommersa che si sviluppa parallela-mente a quella regolare, anche in fase di commercializzazione e di vendi-ta dei prodotti. D’altro canto, le imprese del Sud che svolgono attività disub-fornitura, lo farebbero essenzialmente per aziende che hanno sede aldi fuori del territorio regionale (17,2% contro l’11,1% del Centro, il 7,2%del Nord-Ovest e il 5,1% del Nord-Est), mentre nel resto del Paese, leaziende sommerse risultano più integrate nel sistema produttivo locale,operando prevalentemente per aziende committenti con sede nel territo-rio regionale. Anche rispetto ai fenomeni di irregolarità del lavoro, ilquadro che emerge dalla lettura dei dati per ripartizione geografica rendeuno spaccato estremamente diversificato del fenomeno, sia per quantoattiene al peso che riveste, sia con riferimento alle dinamiche di breveperiodo. Il Sud, presenta, sotto questo profilo, una situazione decisamen-te critica, se stando alle stime effettuate dai testimoni locali, ben il 47,7%della forza lavoro occupata alle dipendenze nel Meridione è interessatoda irregolarità: il 22,2% lavora in nero presso imprese emerse, e addirittu-ra il 25,5% sarebbe occupato presso imprese totalmente sommerse.Si tratta evidentemente di un dato allarmante, se si considera non soloche l’incidenza del sommerso di lavoro al Sud risulta quasi doppia rispet-to al Centro (dove la percentuale di lavoratori irregolari è valutata pari al21,3%) e circa tripla rispetto al Nord (al Nord-Est il valore si colloca al16,8% e al Nord-Ovest al 14,4%). Rispetto al 2002, il dato nel Mezzogiornoè cresciuto di 6,5 punti percentuali: un fenomeno questo riconducibile inlarga misura alla cattiva congiuntura che assieme alla ripresa dei flussiemigratori per motivi di lavoro ha evidentemente influito profondamen-te sulla qualità dell’occupazione locale.Anche nel Nord-Est, il lavoro irregolare ha registrato un incremento, di 5punti percentuali: un dato questo collegabile alla dinamicità dei fenomenidi ristrutturazione produttiva che hanno investito quest’area, e all’inade-guatezza delle previsioni di ingresso di manodopera straniera, fortementesottodimensionate al reale fabbisogno delle aziende. Al Centro, al contrario,l’incidenza del lavoro irregolare è rimasta pressoché stabile, mentre alNord-Ovest è addirittura diminuita, passando dal 18,4% al 14,4%. Seppurcon maggiore difficoltà, i testimoni hanno valutato l’incidenza dell’irrego-larità anche per il lavoro autonomo, che risulta pari al 16,2% del totale

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lavoratori indipendenti (era il 15,6% nel 2002). Con tale stima l’inciden-za dell’irregolarità sul complesso degli occupati risulta dall’indagineCensis pari al 24,6%.

Il peso dei settori ed il ruolo dei soggettiLa crescita del lavoro irregolare, a fronte di una diminuzione del sommer-so di impresa, trova in parte anche spiegazione nel fatto che il sommersoè in larga parte uscito dai settori tradizionali di sviluppo, dalla dimen-sione dell’impresa in senso stretto, e si è progressivamente terziarizza-to, andando a concentrarsi sempre più nelle attività di servizio, sia ad altoche a basso contenuto professionale.Le aree infatti che presentano la più alta incidenza di lavoro irregolaresono i servizi di assistenza alla persona (badanti, baby-sitter) e quellidomestici in senso stretto, dove il peso del lavoro totalmente sommersosi attesta, stando alle stime dei testimoni privilegiati, attorno al 37%.Seguono altre due aree, dove da sempre il sommerso rappresenta un ele-mento strutturale dell’organizzazione del lavoro: l’agricoltura (25,9%) ele costruzioni (24%), settori in cui la stagionalità delle attività, unitamen-te ad un uso spesso troppo disinvolto e distorto degli ammortizzatorisociali e alla presenza massiccia di manodopera immigrata, contribuisco-no a determinare un ricorso al nero.Non molto inferiore è tuttavia l’incidenza del lavoro in altre attività di ser-vizio: in particolare i pubblici esercizi, che risentono evidentemente dellapresenza di un sommerso stagionale (22,3%), ma anche i piccoli esercizicommerciali (17,4%), gli agriturismo e i campeggi (17,3%), dove la pre-senza di sommerso risulta decisamente più significativa che negli alberghi(12,1%); con l’eccezione ovviamente della grande distribuzione, dove alcontrario il tasso di irregolarità del lavoro si attesterebbe al 6%.E tuttavia tutto il comparto dei servizi presenta un’elevata attitudine allavoro irregolare, anche in quei settori a più alto valore aggiunto ed ele-vata professionalità, dove l’invisibilità dell’attività svolta e l’assenza di unasede di produzione alimentano la spirale del sommerso. Si tratta delleattività d’intermediazione mobiliare, dove l’incidenza del lavoro irregola-re arriverebbe al 12,4%, dei servizi sociali (10,3%), dei servizi di consu-lenza alle imprese e ai privati (9,5%) e infine dei servizi informatici e diintermediazione finanziaria (8,8%).Al confronto nell’industria il peso del sommerso è decisamente più ridot-

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to, se si considera che nel tessile/abbigliamento/calzaturiero, il compar-to tradizionalmente più toccato da fenomeni di irregolarità, i testimonilocali indicano un’incidenza del 12,8%, che scende al 9,2% nel settore dellegno e mobilio e all’8,8% nell’industria meccanica.La concentrazione di irregolarità in specifici settori, come visto quelli apiù basso valore aggiunto, definisce anche il profilo dei soggetti oggi piùcoinvolti dal fenomeno. Da questo punto di vista, non stupisce che sianogli immigrati il gruppo più interessato dal sommerso, (lo dichiara il27,2% dei testimoni locali), di poco distanziati dai giovani in cerca diprima occupazione (24,1%): i due segmenti più fragili dell’offerta di lavo-ro presente oggi sul mercato. Seguono, in seconda battuta, i lavoratori inmobilità, i cassaintegrati, i percettori di sussidi di disoccupazione (12,9%)e i pensionati (12,5%): quanti insomma, lavorano in nero per non rinun-ciare ai vantaggi derivanti da trasferimenti di diverso tipo. Al quinto posto(10%), gli intervistati indicano i disoccupati di lunga durata, mentre rap-presentano un segmento del tutto marginale del mercato del lavoro som-merso gli studenti (6,7%), gli occupati regolari che svolgono un secondolavoro in nero (3,6%) e le casalinghe (2,8%).Al Sud, la maggiore pervasività del fenomeno e le maggiori difficoltà diinserimento al lavoro fanno sì che i giovani in cerca di prima occupazio-ne (indica l’item il 35,3% degli intervistati), i disoccupati di lunga durata(18,3%) e i lavoratori in mobilità/cassaintegrati (17,2%) siano i soggettipiù direttamente colpiti dall’irregolarità, prima ancora che gli immigrati,indicati al quarto posto dal 15,3% del campione. Al Nord-Est, di contro,dopo gli immigrati, a lavorare irregolarmente sono soprattutto i pensio-nati (19,4%); ed anche al Nord-Ovest, tale gruppo risulta decisamente piùcoinvolto (lo indica al terzo posto, dopo immigrati e giovani in cerca diprima occupazione, il 14,9% del campione).

Il fenomeno migratorio come serbatoio di lavoro neroCome sottolineato, quindi, la presenza diffusa di lavoro sommerso è dariconnettersi in buona misura anche all’intensificarsi del fenomeno migra-torio, che ha generato un contesto sociale più favorevole all’irregolarità,che finisce per configurarsi spesso e volentieri come un’esigenza e uninteresse comune di tutte le parti coinvolte: da un lato, dei datori di lavo-ro, che, sempre più rispetto al passato, hanno difficoltà a reperire mano-dopera; dall’altro, degli immigrati, perché spesso senza possibilità di

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occupazione alternativa, soprattutto se privi di permesso di soggiorno, operché interessati alla possibilità di massimizzare il guadagno immediato,laddove ci sia il progetto di ricongiungersi con i propri familiari.Secondo le stime fornite dai testimoni privilegiati, attualmente gli immi-grati che lavorano in nero in Italia costituirebbero il 36,7% del totale degliimmigrati occupati. Essi risultano concentrati per lo più nel Sud e nelleIsole (50,4%), dove si mimetizzano fra le difficoltà di un territorio a bassotasso di sviluppo, l’atavica carenza di infrastrutture che costringe ilMezzogiorno a una posizione di perenne svantaggio concorrenziale neiconfronti del Nord, la presenza, più o meno latente, di una cultura dell’il-legalità che disconosce gli obblighi verso lo Stato. Nello specifico, sono laCampania (58,6%) e la Calabria (57,2%) le aree del Meridione più proble-matiche, che fanno registrare la più alta presenza di immigrati che lavora-no in nero, seguite da Sicilia (51,9%) e Puglia (51,6%). Ma anche al Centro,vi sono Regioni – l’Umbria (44,5%), il Lazio (39,9%) – dove il tasso di irre-golarità si attesta su livelli più critici.La maggior parte degli immigrati che lavorano irregolarmente (40,4%) èsenza permesso di soggiorno: segno che l’essere disponibile al lavoro irre-golare è una condizione legata prevalentemente all’eventuale stato di clan-destinità, che obbliga di fatto ad alimentare una sorta di circolo vizioso, per-petrando una condizione di illegalità anche sul piano dell’occupazione lavo-rativa. È soprattutto al Nord che lavorano gli stranieri clandestini (il 46,5%nel Nord-Ovest e il 42,2% nel Nord-Est), e in particolare in Lombardia(51,7%) e Veneto (49%). E ciò può essere ricondotto al fatto che, in questaarea del territorio italiano, i flussi migratori non sono sufficienti a soddisfa-re la domanda di manodopera da parte delle imprese, le quali, pertanto,finiscono per supplire ricorrendo a immigrati senza permesso.I settori in cui si concentrano gli immigrati che lavorano irregolarmentesono i servizi domestici ed assistenza alla persona (colf, badanti, ecc.),dove secondo le stime dei testimoni locali, si addenserebbe il 26,6% degliextracomunitari “sommersi”, l’edilizia (24,4%) e il settore agricolo(22,8%): quest’ultimo assorbirebbe nel Mezzogiorno addirittura il 34,7%della manodopera straniera irregolare.Quanto agli altri settori, il commercio recluta l’8,4% degli immigrati irre-golari, distribuiti più o meno omogeneamente in tutto il territorio nazio-nale, l’industria il 7,5%, con punte dell’8,5% nel Nord-Ovest e dell’8,9%nel Centro, il turismo il 6,9% e, da ultimo, il settore dei servizi (trasporti,

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intermediazione immobiliare, ecc.) che, attualmente, interessa solo il3,4% degli immigrati irregolari.Nell’ampia fenomenologia del lavoro sommerso, e delle sue implicazionicon il problema dell’immigrazione, sta acquisendo sempre più rilevanzal’incremento delle imprese sommerse gestite da extracomunitari. Si trattadi un fenomeno, come già sottolineato, ancora contenuto, ma sempremeno di nicchia: ben il 30,4% dei testimoni locali pensa che nella propriaarea di riferimento ci sia una presenza significativa di imprese immigratetotalmente sommerse, percentuale che tuttavia al Nord-Est e al Centro salerispettivamente al 38,8% e 33,6%, con punte del 45,2% in Veneto, 38,1% inFriuli Venezia Giulia, 38,8% in Emilia Romagna e 35,6% nelle Marche.Si tratta, nella maggioranza dei casi, di imprese che operano nel campodell’edilizia (indica l’edilizia come settore prevalente di attività il 26%) edel manifatturiero legato al tessile e abbigliamento (27,3%), di cui unabuona fetta in sub-fornitura (6,3%). Ma risulta significativa la presenzaanche in altri comparti del manifatturiero (12,1%), legati alla lavorazionedel legno, fabbricazione di articoli per l’edilizia, e nel commercio.

Imprese etniche, precarietà ed evasione: le frontiere del sommersoche avanzaAl di là del dato di tendenza generale che ha visto nella crescita dei livellidi irregolarità complessiva del lavoro il principale traino dell’evoluzionedel sommerso nell’ultimo triennio, il dettaglio delle dinamiche delle sin-gole fenomenologie mostra un quadro molto più articolato delle tenden-ze in corso e dei canali di crescita del sommerso, individuabili in almenotre importanti fenomeni:• una crescita rapida e continua di tutta l’area di irregolarità legata

all’immigrazione, sia con riferimento al lavoro dipendente, che allanascita dell’imprenditoria etnica: un fenomeno quest’ultimo, come giàaccennato, ancora fortemente contenuto, ma che tuttavia sta rapida-mente imponendosi come una delle principali dinamiche di sviluppodel sommerso, aprendo un nuovo ciclo che tende a ricalcare per moltiversi, quello che caratterizzò la nascita del sommerso distrettuale sulfinire degli anni Settanta in Italia. Basti considerare che tra le singolefenomenologie che compongono il mondo dell’economia irregolare,ad essere considerate in maggiore aumento sono, al primo posto, illavoro irregolare prestato dagli immigrati (ritiene che sia in aumento

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il 59,4% del campione), al terzo, le imprese sommerse gestite dagliimmigrati (57,7%) e al quinto il commercio ambulante abusivo(47,7%), fenomeno dietro cui si nasconde evidentemente un fetta con-sistente di attività clandestine;

• l’incremento dell’irregolarità connessa ad un utilizzo improprio deglistrumenti contrattuali di flessibilità: un dato che denuncia l’inerzia delsistema e la sua bassa permeabilità al cambiamento, a fronte di una predile-zione per un continuo adattamento delle normative alle proprie esigenze;

• un ulteriore consolidamento dei fenomeni di microevasione diffusache come già ampiamente sottolineato, costituiscono il nocciolo durodel sommerso italiano: il 48,4% del campione dichiara in crescita (alquinto posto) l’evasione contributiva e il 46,3% (al settimo posto) leimprese che evadono.

Più stazionarie appaiono invece tutta quella serie di fenomenologie lega-te a forme di irregolarità più consistenti, sia d’impresa che di lavoro(imprese sommerse, lavoro totalmente irregolare, la ricerca di occupazio-ne irregolare da parte di soggetti che percepiscono dei sussidi, il secon-do lavoro irregolare), il sommerso legato alle attività di tipo criminoso, el’evasione fiscale di commercianti e professionisti, che tuttavia veniva giàindicato come uno dei fenomeni più capillarmente diffusi.Tali dinamiche, calate nei diversi contesti territoriali, si presentano estre-mamente eterogenee. Il Sud, dove come precedentemente descrittorisultavano estremamente diffuse tutte le forme di sommerso, quasisenza distinzione tra i fenomeni evasivi e l’irregolarità totale di lavoro ed’impresa, ha visto crescere nell’ultimo triennio soprattutto il lavoro irre-golare immigrato (64,3%), l’utilizzo improprio dei contratti a progetto(58,5%) – due fenomeni in precedenza meno diffusi in quest’area delPaese – e, a seguire, l’evasione contributiva e quella fiscale delle impre-se, i fuori busta e la doppia busta paga (48,8%), la ricerca di occupazio-ne irregolare da parte di cassa integrati, lavoratori socialmente utili, lavo-ratori in mobilità (48,1%).Al Centro, al contrario, il fenomeno che si è in assoluto presentato conmaggiore dinamicità è stata la crescita dell’irregolarità di lavoro connessaad un utilizzo distorto della flessibilità: al primo posto infatti il campioneindica l’uso improprio dei contratti a progetto (66,2%), seguita, al terzo,dall’utilizzo improprio delle partite Iva (53,6%); parallelamente, è risulta-

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ta in forte crescita anche la nascita di imprese irregolari gestite da immi-grati, indicata al secondo posto (61,6%), e, inaspettatamente, anche leimprese emerse che utilizzano lavoro irregolare (indicato al settimo postodal 47,1% degli intervistati).Al Nord-Est, è stata invece la nascita di imprese immigrate totalmente innero a trainare lo sviluppo del sommerso (indica l’item al primo posto il61,5%), seguito dal lavoro irregolare immigrato (60,4%), dall’utilizzoimproprio dei contratti a progetto (52,5%) e dal commercio ambulanteabusivo (51,1%). Da segnalare è anche la crescita di altre forme di flessi-bilità che si sono prestate a generare situazioni diffuse di irregolarità,come l’utilizzo improprio delle partite Iva (indicato al quinto posto), maanche delle associazioni in partecipazione (al sesto).Chiude infine la panoramica il Nord-Ovest, l’area che più rispecchia letendenze emerse a livello nazionale, con un accento particolare sul temadel lavoro flessibile, che compare non solo al secondo posto comeaumento delle irregolarità nell’utilizzo delle collaborazioni a progetto (loindica il 58,5%), ma anche al quarto come utilizzo improprio delle partiteIva (51,7%) e al quinto, sotto forma dell’uso/abuso delle associazioni inpartecipazione (45,8%).

Le politiche di emersioneNell’ultimo decennio la lotta al sommerso, all’evasione, al lavoro irregola-re hanno rappresentato una delle priorità dell’agenda di Governo, stimo-lando la messa in campo di strumenti di varia natura i cui effetti, tuttavia,raramente sono risultati all’altezza delle aspettative.Della lunga lista di interventi sottoposta all’attenzione dei testimonilocali, i più efficaci sono risultati gli incentivi alle assunzioni (l’80,6%degli intervistati pensa che abbiano avuto un impatto positivo ai fini del-l’emersione) e il Documento unico di regolarità contributiva (ne dàun giudizio favorevole il 76,4%), vale a dire la convenzione che rendeoperativo il sistema di certificazione delle imprese edili, le quali, essen-do tenute a testimoniare l’effettivo pagamento degli oneri assicurativi,forniscono un prezioso strumento di controllo in un settore fortemen-te esposto al lavoro nero.Al terzo posto (75,6% di consensi favorevoli) sono indicate le agevolazio-ni alla nascita di nuova imprenditorialità: strumenti che finalizzati a stimo-lare l’avvio d’impresa, si sono nella prassi rivelati efficaci percorsi di emer-

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sione di realtà imprenditoriali già esistenti in nero o a rischio di estinzio-ne. Ed una buona valutazione è stata effettuata anche rispetto alla recen-te riforma dei servizi ispettivi (58,8%).Gli strumenti contrattuali introdotti dalla Legge Biagi raccolgono un con-senso del 51,6% come strumenti efficaci a contrastare il fenomeno dellavoro irregolare; il 29% reputa che siano ininfluenti, e il 12,2% addirittu-ra negativi: un giudizio che evidentemente risente della specifica naturadi un intervento pensato più per ammodernare l’organizzazione del lavo-ro nel Paese, che per contrastare il sommerso.Più defilate sono invece le valutazioni fornite rispetto ad altri strumenti nor-mativi che l’autorità di Governo ha predisposto recentemente, come glistudi di settore e la Legge Bossi-Fini, che raccolgono rispettivamente il giu-dizio positivo del 40,3% e del 35,9% degli intervistati. E può decisamenteessere considerato negativo il giudizio su tutta un’altra serie di provvedimen-ti che un’ampia maggioranza del campione valuta per lo più ininfluente. Traquesti, figurano i contratti di riallineamento retributivo (li giudica ininfluen-ti il 61,7% degli intervistati contro il 32,8% di coloro che, al contrario, espri-me una valutazione positiva), a cui restano comunque da ricondurre signifi-cative esperienze di emersione territoriale (è il caso di Lecce); la leggeTremonti per l’emersione (il 55,1% pensa che sia stata ininfluente e il 14,8%addirittura negativa), i cui magri risultati sono del resto la testimonianza piùevidente; e infine, l’attività delle strutture individuate come soggetti chiavenei processi di emersione: il Comitato per il Lavoro e l’Economia Sommersa(CLES) e le Commissioni per l’Emersione, il cui operato è stato giudicatoininfluente rispettivamente dal 65,1% e 63,6% degli intervistati.L’analisi dei dati disaggregati per ripartizione geografica rileva che, soprat-tutto al Sud e nelle Isole, l’impatto di questi strumenti viene valutato piùpositivamente che altrove, almeno per quanto riguarda il riallineamentocontrattuale, le Commissioni per l’Emersione e i CLES (è qui, infatti, chesi registrano, in termini percentuali, i consensi maggiori, rispettivamentedel 44,0%, del 35,8% e del 33,3% degli intervistati).Ma quali sono gli strumenti più efficaci per contrastare il sommerso?Premialità e sostegno, da un lato, attività ispettiva, dall’altro rappresentanole principali strade da intraprendere. A tutt’oggi, infatti, tra gli interventifunzionali per contrastare il lavoro irregolare figurano al primo posto,quasi a pari merito, la crescita delle agevolazioni alle assunzioni e l’au-mento di efficacia dei controlli (indicate rispettivamente dal 40,3% e

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Secondo capitolo

39,3% del campione); seguite, a distanza dalla fiscalizzazione sul costo dellavoro in aree a forte densità di sommerso, indicata dal 32,9%, assiemealla possibilità di scaricare l’Iva su alcune tipologie di spesa, oppure accre-scere la gamma delle spese detraibili (31,2%).Si tratta di indicazioni che tuttavia non tengono conto delle diverse esi-genze che provengono dai territori. Mentre infatti al Centro-Nord il vet-tore della lotta al sommerso è rappresentato dall’incremento dell’effica-cia del controllo e dell’azione di repressione (con una percentuale diconsensi pari al 46,4% nel Nord-Ovest, del 43,5% nel Nord-Est e del39,3% nel Centro), al Sud risulta di gran lunga prioritario intervenire sulfronte della fiscalizzazione sul costo del lavoro (lo indica il 55,3% degliintervistati contro 23,8% degli intervistati del Nord-Ovest, il 15,8% diquelli del Nord-Est e il 26,7% di quelli del Centro). Segno, quest’ultimo,della maggiore sofferenza in cui versa l’impresa del Sud, su cui grava evi-dentemente un surplus di costi, indotto dalla carenza di infrastrutture,dal maggiore rischio di impresa (connesso alla diffusione della crimina-lità e all’ingerenza sulle attività economiche) e dalla lontananza, fisica elogistica, dai mercati di sbocco.L’altro tassello fondamentale per la lotta alle attività sommerse è rappre-sentato dall’impegno ad accrescere le agevolazioni alle assunzioni, cheviene indicato al secondo posto nel Sud e nelle Isole (46,8%), nel Nord-Est (36,2%) e nel Centro (37,3%), con la sola eccezione del Nord-Ovest,che, al secondo posto, colloca la possibilità di scaricare l’Iva su alcunespese o di estendere la gamma delle spese detraibili (38,4%), solo al quar-to posto della scala delle preferenze degli intervistati del Sud e le Isole(20,3%) e al terzo di quelli del Nord-Est (35,0%) e del Centro (36,7%).Meno consensi riscuotono infine una serie di altri interventi che purepotrebbero risultare funzionali a contrastare il sommerso, come il riordi-no degli ammortizzatori sociali, che trova più convinti gli intervistati delNord-Est e del Centro (rispettivamente il 18,1% e 18,7% contro il 16,9%registrato per il Sud e le Isole e l’11,9% relativo al Nord-Ovest): un inter-vento che potrebbe risultare efficace soprattutto in quei settori (come,per esempio, l’agricoltura o l’edilizia) in cui il sommerso si alimenta, inbuona parte, della convenienza dei lavoratori a non essere regolarizzati,per usufruire dei sussidi di disoccupazione, che vengono cumulati al red-dito da lavoro irregolare.

[ 61 ]

Secondo capitolo

Nota metodologicaL’indagine di campo è stata realizzata presso un campione di 747 testimo-ni locali, individuati tra i responsabili provinciali delle associazioniimprenditoriali (Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, CNA),dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) e del mondo delle istituzioni (Inail,Inps, Camere di Commercio e Servizi per l’impiego).La rilevazione è stata effettuata attraverso la somministrazione, con il con-tributo delle stesse organizzazioni nazionali, via e-mail e fax di un questio-nario strutturato, tra dicembre 2004 e febbraio 2005. La fase di supporto,sollecito, raccolta dei questionari e successiva imputazione ed elaborazio-ne dei dati è stata curata direttamente dal Censis.Il campione dei testimoni locali è risultato distribuito in modo omogeneosul territorio nazionale: per il 32,7% nel Sud, il 21,3% nel Centro, il 25%nel Nord-Est e il 21% nel Nord-Ovest. Le Regioni da cui si è registrato ilpiù alto “ritorno” di questionari sono Lombardia (11,6%), Veneto (10,2%),Emilia Romagna (9,5%), Toscana (8,2%) e Sicilia (7,8%).Con riferimento all’organizzazione di appartenenza, invece, il 19,4%appartiene ad associazioni imprenditoriali e il 17% ai sindacati. I respon-sabili dei Servizi per l’impiego rappresentano il 18% del campione, segui-ti dai consulenti del lavoro (15,5%), dai responsabili provinciali dell’Inps(14,6%) e dell’Inail (11,3%) e, in ultimo, dai direttori o responsabili degliuffici delle Camere di Commercio (4,2%).

[ 62 ]

Secondo capitolo

Fonte: Indagine Censis, 2005.

1998 2002 2005

28,834,0

13,1

52,9 43,5

24,4

32,2

7,0

64,2

Fenomeno diffuso e strutturale

Fenomeno ciclico

Fenomeno presente marginalmente

Grafico 1 - Il giudizio dei testimoni provinciali sul sommerso, con riferimentoall'economia locale (val. % sul totale testimoni), 1998, 2002 e 2005

»«

[ 63 ]

Secondo capitolo

Tabella 1 – Il giudizio dei testimoni provinciali sul sommerso con riferimentoall’economia locale, per ripartizione geografica (val. % sul totale dei testimoni), 1998, 2002 e 2005

»«

Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud

e IsoleTotale

2005

Molto diffusa e strutturale 31,2 20,4 40,0 71,2 43,5

Ciclica, legata solo agli andamenti stagionali 22,7 21,5 31,6 23,0 24,4

Presente solo marginalmente 46,1 58,1 28,3 5,8 32,2

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

2002

Molto diffusa e strutturale 37,3 28,8 42,5 86,6 52,9

Ciclica, legata solo agli andamenti stagionali 15,9 14,4 21,8 5,5 13,1

Presente solo marginalmente 46,8 56,8 35,6 7,9 34,0

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

1998

Molto diffusa e strutturale 40,9 38,5 60,9 82,0 64,2

Ciclica, legata solo agli andamenti stagionali 4,5 3,8 4,3 7,2 7,0

Presente solo marginalmente 54,6 57,7 34,7 10,8 28,8

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Molto diffusa e strutturale

Ciclica, legata solo agli andamenti stagionali

Presente solo marginalmente

Cal

abria

Cam

pani

a

Emili

a-R

omag

na

Friu

li V

enez

ia G

iulia

Lazi

o

Ligu

ria

Basi

licat

a

Lom

bard

ia

Mar

che

Pugl

ia

Sard

egna

Sici

lia

Tosc

ana

Tren

tino

Alto

Adi

ge

Um

bria

Abr

uzzo

e M

olis

e

Pie

mon

te V

alle

díA

osta

Ven

eto

64,7 61,3 56,5 54,2 53,5 51,2 33,3 32,2 27,3

21,2 17,514,3 9,1 7,17,1

3,4 2,4 1,7

19,6

80,4

22,4

75,9

9,5

88,1

13,8

82,8

50,0

42,9

50,0

40,9

28,6

57,1

27,5

55,0

39,4

39,4

18,2

54,5

33,9

33,9

35,6

31,1

19,0

29,8

23,9

22,5

16,7

29,2

8,7

34,8

20,0

18,7

35,3

Grafico 2 - Il giudizio dei testimoni provinciali sul sommerso con riferimentoall'economia locale, per regione (val.% sul totale dei testimoni), 2005

» «

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 64 ]

Secondo capitolo

Tabella 2 – Fattori che, secondo i testimoni provinciali, rendono il sommerso unarealtà strutturale (val.% sul totale dei testimoni)*, 2005

» «Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud

e IsoleTotale

Insostenibilità della pressione fiscale,elevato costo lavoro

56,3 52,8 45,0 54,1 52,5

La presenza di un tessuto imprenditorialeche vive di outsourcing

52,1 44,4 63,3 32,6 42,7

Elevato assistenzialismo che spinge alla ricercadi lavoro irregolare per non perdere i sussidi

20,8 27,8 23,3 40,7 32,9

La carenza di infrastrutture 14,6 11,1 13,3 13,4 13,3

Cattivo funzionamento delle istituzioni locali 10,4 11,1 8,3 14,0 12,0

Ingerenza sulle attività economichedella criminalità

2,1 8,3 1,7 16,9 10,8

L'assenza di aree industriali 10,4 2,8 8,3 11,0 9,5

*Il totale non è uguale a 100, in quanto sono previste più risposte

Grafico 3 - Caratteristiche del sommerso: i fenomeni più rilevanti a livello localesecondo i testimoni provinciali (val.% sul totale testimoni), 2005

» «

Fonte: Indagine Censis, 2005.

43,6

45,4

49,6

75,0

77,1

80,4

88,1

88,8

90,0

91,3

91,3

91,8

92,4

93,2

94,8

95,8

96,0

97,4

97,5

Sommerso legato alle attività criminose

Imprese vittime della criminalità diffusa

Imprese totalmente sommerse gestite da immigrati

Imprese totalmente sommerse

Utilizzo improprio delle associazioni a partecipazione

Utilizzo improprio delle partite Iva

Lavoro irregolare da parte di chi percepisce sussidi

Lavoro totale sommerso

Commercio ambulante abusivo

Imprese emerse con lavoro irregolare

Secondo lavoro irregolare

Lavoro sommerso autonomo

Evasione fiscale da parte dei professionisti

Utilizzo improprio dei contratti a progetto (ex cococo)

Fuori busta/la doppia busta paga

Imprese che evadono

Evasione fiscale da parte dei commercianti

Evasione contributiva

Lavoro irregolare prestato dagli immigrati

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 65 ]

Secondo capitolo

Grafico 4 - Incidenza delle imprese irregolari, per tipologia, secondo le stime deitestimoni locali (val.% sul totale imprese), 2002-2005

»«

0

10

20

30

40

50

60

70

Imprese sommerse Imprese emerse chehanno anche

manodopera irregolare

Imprese emerseche ricorrono

sistematicamenteall’evasione fiscale

e contributiva

Totale

2002 2005

22,3

9,7

21,5 23,4 22,320,0

66,0

53,1

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Tabella 3 – Incidenza delle imprese irregolari, per tipologia e ripartizione geografica,secondo le stime dei testimoni locali (val.% sul totale imprese), 2002-2005

»«

2002 2005

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

100

18,411,8

22,2

41,2

26,0

14,4 16,821,3

47,7

27,9

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e isole Totale

Grafico 5 - Incidenza dei lavoratori dipendenti irregolari, secondo le stime deitestimoni locali (val. % sul totale occupati alle dipendenze), 2002-2005

» «

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e

Isole Totale

2005

Imprese sommerse 5,8 4,9 6,8 16,8 9,7Imprese emerse che hanno anche

manodopera irregolare14,8 15,9 22,7 33,5 23,4

Imprese emerse che ricorrono sistematicamenteall'evasione fiscale e contributiva

14,9 15,4 19,0 26,4 20,0

Totale imprese con irregolarità ed evasione 35,4 36,2 48,5 76,7 53,1

2002

Imprese sommerse 13,8 13,0 19,5 33,6 22,3Imprese emerse che hanno anche

manodopera irregolare16,5 13,7 19,9 30,6 21,5

Imprese emerse che ricorrono sistematicamenteall'evasione fiscale e contributiva

16,4 14,5 20,6 31,7 22,3

Totale imprese con irregolarità ed evasione 46,6 41,2 60,0 95,9 66,0

[ 66 ]

Secondo capitolo

Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud

e IsoleTotale

Direttamente per aziende committenti 48,6 47,1 56,3 39,2 46,6

- di cui con sede nella stessa regione 41,3 42,0 45,1 22,0 35,6

-di cui con sede fuori regione 7,2 5,1 11,1 17,2 11,0

Per conto proprio con vendita diretta sulmercato

33,3 35,0 29,9 47,4 37,9

Per intermediari che distribuiscono il prodottopresso altre aziende

18,1 17,8 13,9 13,4 15,5

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Tabella 4 – Modalità prevalenti di produzione delle aziende sommerse, secondo itestimoni locali (val. % sul totale dei testimoni), 2005

» «

Tabella 5 – Incidenza del lavoro dipendente irregolare, secondo le stime dei testimonilocali, per tipologia di irregolarità (val.%), 2002-2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud

e IsoleTotale

2005

Lavoratori occupati presso imprese sommerse 6,1 8,5 9,8 25,5 14,2

Lavoratori presso imprese emerse senza rego-lare contratto di lavoro

8,3 8,3 11,5 22,2 13,7

Totale lavoro irregolare 14,4 16,8 21,3 47,7 27,9

Lavoratori presso imprese emerse con tratta-menti effettivi difformi

13,1 13,8 20,8 35,2 22,5

2002

Lavoratori occupati presso imprese sommerse 8,3 5,4 10,7 21,3 12,9

Lavoratori presso imprese emerse senza rego-lare contratto di lavoro

10,1 6,4 11,5 19,9 13,1

Totale lavoro irregolare 18,4 11,8 22,2 41,2 26,0

Lavoratori presso imprese emerse con tratta-menti effettivi difformi

14,6 13,2 19,7 31,2 21,3

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 67 ]

Secondo capitolo

Tabella 6 – Incidenza del lavoro irregolare sull’occupazione complessiva, per settore,secondo le stime dei testimoni locali (val.% sul totale occupati)

»«

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud

e Isole Totale

Servizi domestici 31,9 34,7 36,2 42,2 37,1

Assistenza alla persona (badanti, baby sitters) 28,9 34,2 38,1 42,9 37,0

Agricoltura 14,3 18,1 25,0 38,6 25,9

Costruzioni (sub appalti) 19,3 19,1 24,9 31,2 24,5

Costruzioni (ristrutturazioni) 19,5 17,9 24,2 32,1 24,4

Pubblici esercizi (bar, ristoranti) 16,9 17,3 21,7 29,3 22,3

Piccoli esercizi commerciali 10,2 9,9 15,0 28,5 17,4

Agriturismo, campeggi 10,4 13,5 16,6 24,4 17,3

Tessile/abbigliamento/manifatturiero 5,5 8,1 13,1 20,1 12,8

Intermediazione immobiliare 9,2 9,0 11,0 17,5 12,4

Alberghi 8,0 10,8 13,2 14,8 12,1

Servizi sociali 7,2 5,8 9,1 16,3 10,3

Servizi di consulenza alle imprese e ai privati 6,2 5,4 7,9 15,3 9,5

Legno/mobilio 4,1 6,0 9,2 14,4 9,2

Meccanica 5,1 5,2 8,2 14,0 8,8

Servizi informatici 6,3 5,1 7,6 13,7 8,8

Intermediazione finanziaria 5,8 6,1 7,1 13,5 8,8

Trasporti 5,5 6,3 7,8 12,5 8,6

Grandi esercizi commerciali 2,0 3,2 3,5 11,9 6,0

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Tabella 7 – Soggetti più coinvolti nell’irregolarità (val.% sul totale dei testimoni), 2005

» «

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e

Isole Totale

Immigrati 35,9 33,3 30,2 15,3 27,2

Giovani in cerca di prima occupazione 19,3 14,8 22,1 35,3 24,1

Lavoratori in mobilità, cassa integrazione,LSU, percettori sussidi

12,5 7,7 12,8 17,2 12,9

Pensionati 14,9 19,4 14,4 4,7 12,5

Disoccupati di lunga durata 6,4 4,8 6,7 18,3 10,0

Giovani studenti 4,4 12,0 7,0 4,0 6,7

Occupati regolari 3,7 3,7 4,7 2,8 3,6

Casalinghe 2,7 4,3 2,0 2,3 2,8

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

[ 68 ]

Secondo capitolo

0

10

20

30

40

50

60

70

58,6 57,251,9 51,6

44,5 42,939,9

36,7 36,6 36,532,1

28,7 28,0 28,0 27,4 27,0 25,3

16,9

41,2C

alab

ria

Cam

pani

a

Emilia

-Rom

agna

Friu

li Ven

ezia

Giu

lia

Lazio

Ligu

ria

Basil

icata

Lom

bard

ia

Mar

che

Pugl

ia

Sard

egna

Sicil

ia

Tosc

ana

Tren

tino

Alto

Adi

ge

Um

bria

Abr

uzzo

e M

olise

ITA

LIA

Pie

mon

te V

alle

d’A

osta

Vene

to

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale

Senza permesso di soggiorno 46,5 42,2 37,9 37,0 40,4

Con permesso di soggiorno per motivi di lavorodiverso da quello svolto

30,0 30,2 32,2 34,6 32,1

Con permesso di soggiornodiverso da quello per lavoro

23,4 27,6 29,8 28,3 27,5

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Grafico 6 – Incidenza stimata dai testimoni locali degli occupanti immigrati “senzacontratto” sul totale degli occupanti immigrati,per regione (val. %), 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Tabella 8 – Distribuzione dei lavoratori immigrati “in nero” per tipologia eripartizione geografica secondo le stime dei testimoni locali(val.% sul totale immigrati sommersi), 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Tabella 9 – Distribuzione per settori di attività dei lavoratori immigrati irregolarisecondo le stime dei testimoni locali per ripartizione geografica(val.% degli immigrati sommersi), 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale

Servizi domestici ed assistenza alla persona 27,2 29,5 25,4 24,9 26,6

Costruzioni 32,0 25,7 27,1 17,1 24,4

Agricoltura 12,4 17,8 19,6 34,7 22,8

Commercio 8,5 8,0 8,6 8,7 8,4

Industria 8,5 7,0 8,9 6,5 7,5

Turismo 7,5 7,9 7,1 5,6 6,9

Altri servizi(trasporti, intermediazione immobiliare, ecc.)

3,9 4,1 3,5 2,4 3,4

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

[ 69 ]

Secondo capitolo

Nord-Ovest

Nord-Est Centro Sud e Isole Totale

Edilizia 37,0 34,4 26,2 6,3 26,0

Tessile, abbigliamento, calzaturiero 15,1 28,8 33,0 28,4 27,3

di cui attività di sub-fornitura 4,1 6,4 4,9 9,5 6,3

Altre attività manifatturiere(lavorazione del legno, fabbricazione

di articoli per l'edilizia, macchine, ecc.)12,3 15,2 10,7 9,5 12,1

Commercio 8,2 10,4 15,6 38,9 18,1

Trasporti, turismo 9,6 4,8 8,7 4,2 6,6

Agricoltura e pesca 5,5 2,4 4,9 10,5 5,6

Altri servizi 12,3 4,0 1,0 2,1 4,3

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Cal

abria

Cam

pani

a

Emilia

-Rom

agna

Friu

li Ve

nezi

a G

iulia

Lazi

o

Ligu

ria

Basil

icat

a

Lom

bard

ia

Mar

che

Pugl

ia

Sard

egna

Sici

lia

Tosc

ana

Um

bria

Abr

uzzo

e M

olise

Pie

mon

te V

alle

d’A

osta

Vene

to

0 5

10 15 20 25 30 35 40 45 50

45,2

38,8 38,4 38,1

33,330,0 29,4

27,3 25,022,6 21,7 20,9

15,8 14,3 14,0

35,0 35,0

Tabella 10 – Settore prevalente di attività delle imprese straniere sommerse, perripartizione geografica (val.% sul totale imprese straniere sommerse)

»«

Grafico 7 – Testimoni locali che reputano significativa la presenza di impreseimmigrate irregolari nel territorio, per regione(val. % sul totale testimoni), 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 70 ]

Secondo capitolo

48,4

59,5 35,1

3,6

5,4

57,9

58,7

42,8

38,6

27,7 13,6

8,7

44,0

46,3

47,2

47,6

48,7

47,0

47,2

7,3

7,0

5,9

5,2

46,6

35,6

37,6

40,3

40,5

41,0

41,8

50,7

5,6

4,4

4,4

5,6

4,5

6,0

38,9

35,3

35,7

47,0

55,2

53,5

55,5

58,0

59,9

58,7

53,6

11,2

11,1

8,3

28,5

4,935,1 59,9

64,1 7,4

In aumento Stabile In diminuzione

Imprese totalmente sommerse

Evasione fiscale da parte dei professionisti

Lavoro totale sommerso

Imprese vittime della criminalità diffusa

Sommerso legato alle attività criminose

Evasione fiscale da parte dei commercianti

Lavoro irregolare da parte di chi percepisce sussidi

Lavoro sommerso autonomo

Secondo lavoro irregolare

Imprese emerse con lavoro irregolare

Utilizzo improprio delle associazioni a partecipazione

Fuori busta/la doppia busta paga

Imprese che evadono

Utilizzo improprio delle partite Iva

Commercio ambulante abusivo

Evasione contributiva

Imprese totalmente sommerse gestite da immigrati

Utilizzo improprio dei contratti a progetto

Lavoro irregolare prestato dagli immigrati

Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud eIsole

Totale

Incentivi alle assunzioni 74,6 77,9 79,2 87,2 80,6

DURC 75,0 76,6 77,5 76,5 76,4

Agevolazioni per la nascitadi nuova imprenditorialità

67,6 69,9 76,2 84,4 75,6

Riforma servizi ispettivi 50,8 55,7 60,3 64,6 58,8

Legge Biagi 55,0 53,0 50,3 49,3 51,6

Studi di settore 40,7 44,9 41,1 36,0 40,3

Legge Bossi-Fini 45,9 36,9 38,9 26,8 35,9

Contratti di riallineamento 28,6 17,6 34,7 44,0 32,8

Legge Tremonti per l'emersione 35,8 28,2 24,8 31,5 30,1

Commissioni per l'Emersione 29,0 21,2 28,2 35,8 29,5

CLES 25,7 20,1 31,5 33,3 28,2

Grafico 8 - Giudizio dei testimoni locali sull'andamento dei fenomeni di sommerso,rilevanti a livello locale (val.%) 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

Tabella 11 – Testimoni locali che valutano positivamente l’impatto dei provvedimentifinalizzati a contrastare il lavoro irregolare,per ripartizione geografica (val.% sul totale dei testimoni)

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 71 ]

Secondo capitolo

Nord-Ovest

Nord-Est CentroSud eIsole

Totale

Accrescere le agevolazioni per le assunzioni 37,7 36,2 37,3 46,8 40,3

Aumentare l'efficacia del controllo e dell'azio-ne di repressione

46,4 43,5 39,3 31,6 39,3

Fiscalizzazione sul costo del lavoro in aree aforte densità di sommerso

23,8 15,8 26,7 55,3 32,9

Possibilità di scaricare l'Iva su alcune tipologiedi spesa o accrescere gamma spese detraibili

38,4 35,0 36,7 20,3 31,2

Riordino del sistema degli ammortizzatorisociali

11,9 18,1 18,7 16,9 16,5

Incentivi alla crescita dimensionale delleimprese (fusioni, consorzi)

13,9 13,6 22,0 16,5 16,4

Aumentare la possibilità di licenziamento daparte delle imprese

14,6 18,6 8,7 3,8 10,8

Arginare la delocalizzazione delle imprese ita-liane all'estero

6,0 10,7 4,73,8

6,2

Val. %

Associazioni imprenditoriali 19,4

Servizi per l’impiego 18,0

Sindacati 17,0

Consulenti del lavoro 15,5

Inps 14,6

Inail 11,3

Camere di Commercio 4,2

Totale 100,0

Tabella 12 – Interventi che, secondo i testimoni locali, potrebbero risultare piùefficaci per contrastare il sommerso, per ripartizione geografica (val.%sul totale dei testimoni)*

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Tabella 13 – Composizione del campione, per tipologia di organizzazione(val.%), 2005

»«

Fonte: Indagine Censis, 2005.

*Il totale non è uguale a 100, in quanto sono previste più risposte

Fonte: Indagine Censis, 2005.

[ 73 ]

»3 Emersione: lericerche effettuatenel contestonazionale e locale«

L’economia non regolare si caratterizza per la molteplicità di formeche può assumere in base ai settori economici e/o ai contesti terri-toriali di riferimento. Attuare politiche di contrasto efficaci nei con-

fronti di un fenomeno così complesso, frastagliato e ricco di gradazioni – inquanto spazia dal lavoro totalmente sommerso (lavoro nero) a quello par-zialmente irregolare (lavoro grigio) – presenta notevoli difficoltà. Nel corsodel 2004, la Direzione Generale Impiego del Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali in collaborazione con l’Area Studi Istituzionali e Normatividell’ISFOL, ha avviato alcune attività sul tema dell’emersione.In particolare ha provveduto a una prima ricostruzione e analisi del qua-dro normativo-istituzionale e ha effettuato il monitoraggio delle azionipromosse e finanziate dalla delibera CIPE n. 138 del 21 dicembre del 2000.Ha realizzato un’indagine in tre province italiane (Benevento, Lecce eVenezia), Emersione, sistemi locali, riforma del mercato del lavoro, cheha consentito di individuare le tipologie e le determinanti dell’irregola-rità, del sommerso e dell’informalità attraverso una valutazione riferita aspecifiche situazioni territoriali e/o specifiche tipologie di impresa. Èstato verificato l’utilizzo del ricorso alle tipologie contrattuali previstedalla Legge n. 30 del 2003, con la finalità di mettere in rapporto l’impattoatteso dalla riforma del mercato del lavoro sull’emersione.

La ricerca Politiche di genere: analisi delle politiche di genere, è invecefinalizzata alla ricostruzione del quadro istituzionale e normativo comuni-tario, nazionale e regionale in relazione alle politiche per l’emersione dallavoro nero e alle politiche di genere. Si è, inoltre, proceduto allo studiodell’interconnessione tra i dispositivi di intervento volti a favorire l’emer-sione e sono stati ricostruiti i ritratti socio-economici della componentefemminile coinvolta nel lavoro sommerso.

*3.1 Il monitoraggio della Delibera CIPEn.138 del 2000

La delibera CIPE n. 138 del 21 dicembre del 2000 prevedeva il “riparto dellerisorse per le aree depresse per il triennio 2001-2003” per attività formativee di emersione del sommerso, attraverso il rifinanziamento degli interventinelle aree dell’Obiettivo 1 per 10.034,76 milioni di euro, ripartiti fra creditod’imposta, agevolazioni in base alla Legge n. 488 del 1992, programmazio-ne negoziata, ricerca, formazione e lavoro, interventi infrastrutturali. Lostanziamento di 442,91 milioni di euro per iniziative a forte impatto occu-pazionale nei settori della ricerca e della formazione, si prefiggeva l’obietti-vo di: favorire l’emersione del lavoro nero; monitorare i lavori socialmenteutili (LSU); realizzare attività formative per disoccupati di lunga durata.

Il provvedimento è stato modificato dalla delibera CIPE n. 48 del 4 aprile2001 che, per favorire il superamento delle situazioni di emergenza idro-geologica, ha ridotto le risorse assegnate per il credito d’imposta per glianni 2001-2002. Tuttavia, la delibera CIPE 138/2000 ha consentito di porrein essere politiche e azioni volte all’emersione dal lavoro nero/irregolare.Le considerazioni che seguono sono frutto dei primi risultati emersi daun’attività di monitoraggio ed analisi che l’ISFOL ha avviato sul tema del-l’emersione e in particolare sugli effetti dell’applicazione della deliberaCIPE n. 138/2000 nelle sei regioni dell’Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria,Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia).La rilevazione ha ricostruito le tipologie di interventi realizzati e il lorostato di attuazione (Tab. 14), i primi risultati ottenuti – rispetto ai qualisono stati approfonditi diversi aspetti quali le modalità di attuazione, lecriticità riscontrate – e, infine, gli elementi e i fattori di successo delle ini-

[ 74 ]

Terzo capitolo

ziative. È emersa, inoltre, l’importanza dell’attività di sensibilizzazione,informazione e animazione territoriale che ha reso possibile portare avan-ti iniziative di integrazione tra gli interventi varati a valere sulla 138/2000con altre tipologie di interventi per i quali le Regioni hanno competenza(ad esempio Misure dei POR).

[ 75 ]

Terzo capitolo

Problemi riscontrati nella realizzazione dei progetti finanziati dalla delibera CIPE*

Calabria

1) Problemi legati al modello organizzativo adottato nella gestione del progetto. Illegame tra Regione (titolare del progetto) con la Commissione Nazionale e laCommissione Regionale per l'Emersione, e con partner internazionali, come laFondazione Jacocca, ha rappresentato il punto di forza ma anche di debolezza delprogetto (problemi organizzativi e amministrativi vista la complessità e l'articola-zione dei partner).

2) I ritardi di approvazione dei Decreti Ministeriali: slittamento dei tempi Inizialerevoca del finanziamento avvenuta in corso d'opera (abbattimento leggeTremonti) successivamente recuperata.

CampaniaRiserve, preoccupazioni e paure delle imprese e dei lavoratori interessati. Necessarioun grosso lavoro di coinvolgimento per rassicurare la popolazione che temeva inumerosi controlli.

SardegnaLe risorse previste non sono sufficienti alla realizzazione di tutte le attività. Di fattoper quanto riguarda il bando per l'autoimpiego, si hanno risorse per 500 partecipan-ti, mentre le richieste sono pari a 1200.

Sicilia

1) Difficoltà organizzative di gestione interventi numerosi(4124 tirocini formativi: è la prima volta che la Regione li adotta nell'incrocio traformazione e mondo imprenditoriale)

2) Problemi organizzativi a livello regionale legati al decentramento delle funzioni tragli uffici provinciali.

3) Problemi finanziari dovuti dall'iniziale revoca del finanziamento avvenuta in corsod'opera (abbattimento legge Tremonti) successivamente recuperata.

Tabella 14 - Iniziative attivate dalle regioni dell’Obiettivo 1 in temadi politiche di lotta al sommerso*

»«

* La tabella presenta le informazioni rilevate presso le Regioni sulle questioni poste dall’attività dimonitoraggio

[ 76 ]

Terzo capitolo

C'è stata una sensibilizzazione delle imprese e dei lavoratori

Calabria

Sì, sicuramente delle imprese. Il progetto FIELD ha inteso privilegiare il rapporto conle imprese e con i nuovi imprenditori. Si è puntato sull'integrazione di tre elementiconsiderati innovativi per creare quelle condizioni di cambiamento che genera emer-sione di lavoro irregolare: animazione territoriale, sostegno delle imprese e rinnovogenerazionale.

Campania

Attività per promuovere l'iniziativa:1) attività di consulenza mediante sportello informativo presso gli uffici della

Regione;2) incontri con i responsabili dei Centri per l’impiego e con le Parti Sociali;3) pubblicati inserti pubblicitari sui quotidiani per stimolare i potenziali richiedenti e

condurli a presentare una domanda.

Attività ex-post di diffusione risultati:La regione ha organizzato un convegno e ha pubblicato un dossier completo sull'in-tervento.

PugliaGrazie alle risorse CIPE ed alle molteplici campagne informative si è riusciti a sensibi-lizzare il territorio.

SardegnaSi è impegnato quanto previsto nel POR misura 3.11 (risorse umane), ma è certoche l'impegno vada a buon fine.

Sicilia

1) Imprese/datori di lavoro: hanno partecipato a tavoli informativi sul tema“Emersione è sviluppo” a cura delle associazioni datoriali firmatarie delle conven-zioni di tirocinio.

Si offre l'opportunità ai datori di lavoro partecipanti di attivare esperienze formativeche facilitano l'incontro tra le esigenze proprie e quelle delle persone impegnatenelle esperienze di tirocinio, favorendo altresì l'occupabilità di questi soggetti.

2) Lavoratori: non si è intervenuto, a livello strategico si è mirato a sensibilizzarel'imprenditore.

[ 77 ]

Terzo capitolo

L’impatto che hanno avuto gli interventi realizzati sul territorio

Basilicata

Sono state realizzate attività per supportare ed integrare interventi già avviati o pro-grammi per incrementare l'occupazione attraverso misure volte a favorire l'emersio-ne del lavoro sommerso e a sostenere i lavoratori. Sono stati istituiti percorsi forma-tivi finalizzati ad occupazione certa e finanziate Borse lavoro per 29.000 richieste.

Calabria

1) Creazione di net-work di cooperazione economica tra le imprese coinvolte, sia alivello regionale sia di cooperazione con i partner americani.

2) Il progetto PEC inoltre ha creato a favore delle imprese un fondo di garanzia perl'accesso al credito agevolato delle imprese che fanno emergere e regolarizzare illavoro nero.

Campania

Arrivate 1.000 domande per la creazione d'imprese individuali (bando relativo aiprestiti d'onore). Selezionate 518 imprese individuali. Per questo bando, solamentela formazione delle persone che richiedevano di uscire dall'emersione, con la crea-zione di imprese individuali, è stata finanziata con le risorse CIPE. La creazione veraa propria delle imprese è stata finanziata con le risorse del POR (misura 3.12).

Puglia 800 dichiarazioni di emersione e 2.000 regolarizzazioni di dipendenti.

Sardegna Le dichiarazioni di emersione hanno avuto un esito negativo.

Sicilia

Previsti:attivazione di 4.124 tirocini formativi (è la prima volta che la Regione li adotta nel-l'incrocio tra formazione e mondo imprenditoriale).È presto per dare una risposta di questo tipo.

[ 78 ]

Terzo capitolo

Rete di contatti che è venuta a crearsi tra la Regione, la Provincia ed altreAmministrazioni locali. Con previsione di eventuali miglioramenti

Calabria

Sono stati creati contatti tra Regione, Province, Camere di Commercio, la rete diCLES (Comitati locali emersione) e le Università. Un ruolo forte è svolto dalla rete dipartenariati con la Fondazione Jacocca e con la rete dei tutori per l'emersione delComitato nazionale per l'emersione del lavoro irregolare. Pensa che tale rete potreb-be essere migliorata? Come? Il progetto prevede il consolidamento e l'implementa-zione entro il 2005 delle reti di partner e la costituzione di un'apposita Fondazione acapitale regionale per la gestione degli interventi per l'emersione.

Campania

I tutor hanno fatto da ponte di collegamento tra le varie strutture/organismi che sioccupano di sommerso (Comitato emersione, Commissione provinciale e dellaCommissione regionale. Di conseguenza egli fa da collegamento tra l'Università, ilComune, la Provincia e la Regione) creando connessioni anche con altre iniziativecollaterali (ad esempio, il Progetto CUORE finanziato dal Comune di Napoli). Anchese il tutor non ha permesso la realizzazione di una vera e propria rete di connessioni,ha contribuito allo sviluppo di contatti tra amministrazioni.

PugliaCoinvolte tutte le Amministrazioni locali, e questo coinvolgimento ha portato buonirisultati. Per tale motivo l'integrazione deve essere rinvigorita e migliorata.

Sardegna

C'è stata collaborazione fra Regione, Province e Comuni, tant'è che gli sportelliinformativi per l'autoimpiego sono strati aperti presso gli uffici dei singoli Comuni.L'integrazione fra Amministrazioni pubbliche è basilare per la realizzazione delmedesimo obiettivo, pertanto va incrementata. Sono state istituite le Commissioniprovinciali e regionale, le medesime hanno interagito fra loro ma devono essereulteriormente potenziate. I tutor non sono stati ancora nominati.

SiciliaSi è creata una rete di contatti tra le Associazioni datoriali e gli Uffici Provinciali delLavoro.

[ 79 ]

Terzo capitolo

Utilizzo di altri fondi

BasilicataPOR, misura 3.12, per il finanziamento di percorsi e tirocini formativi finalizzati adeventuale occupazione.

Calabria Parzialmente ai fondi delle misure 3.12 del POR.

Campania

Nuovi interventi previsti nell'ambito del POR. Elaborato un programma che ha loscopo di sviluppare iniziative che permettano l'emersione del lavoro nero. Il pro-gramma è basato su tre misure del POR:- misura 3.12 (imprenditorialità, lavoro regolare e emersione attività non regolari);- misura 3.11 (sviluppo e consolidamento imprenditorialità);- misura 3.9 (competitività imprese).Il programma, che non è ancora stato approvato, dovrebbe essere il perno dellapolitica regionale per l'emersione. Il programma sarà finanziato sulle risorse finanzia-rie del POR.

Puglia

Nuovi interventi previsti nell'ambito del POR. Elaborato un programma che ha loscopo di sviluppare iniziative che permettano l'emersione del lavoro nero. Il pro-gramma è basato su tre misure del POR:- misura 3.12 (imprenditorialità, lavoro regolare e emersione attività non regolari);- misura 3.11 (sviluppo e consolidamento imprenditorialità);- misura 3.9 (competitività imprese).Il programma, che non è ancora stato approvato, dovrebbe essere il perno dellapolitica regionale per l'emersione. Il programma sarà finanziato sulle risorse finanzia-rie del POR. Si è preventivato l'uso della misura del POR 3.11, ma non si sa quale sarà il risulta-to; tuttavia la stessa misura è inadeguata e poco sufficiente perché prevede solo for-mazione, e la sola formazione non è sufficiente a risolvere il problema emersione.Per tale motivo sono necessari finanziamenti simili a quelli erogati mediante deliberaCIPE.

Sicilia Solo fondi annualità 2001 della delibera CIPE.

[ 80 ]

Terzo capitolo

Differenziazione tra l'attuale politica per l'emersione e quella iniziale

BasilicataLe politiche per l'emersione sono state inserite all'interno delle politiche per l'occu-pazione.

Calabria

Si è privilegiato l'aspetto di animazione territoriale delle imprese rispetto alla logicadelle sanatorie fiscali e previdenziali iniziali. Attualmente sono stati avviati alcunitavoli di concertazione con le Parti Sociali per attribuire finanziamenti di premialitàad imprese di settori individuati come l'edilizia, che attuano il DURC (documentounico di regolarità contributiva) per la partecipazione alle gare come strumento diregolarità contro l'emersione.

Campania

Politica di lotta contro il lavoro sommerso. Oggi la Regione Campania non intendepiù realizzare gli interventi a pioggia, così tanto sollecitati dalla piazza, ma si orientaverso interventi mirati alla risoluzione di problemi settoriali (nautica, trasporti, sport,lavori artistici) e/o regionali. Gli interventi previsti non includono più la semplice for-mazione di disoccupati ma riguardano esclusivamente le problematiche legateall'emersione del lavoro nero.

Sardegna

La Regione ritiene che il modo migliore per combattere il fenomeno del sommerso èdato da interventi per lo sviluppo locale, concertati fra Regione, Province e Comuni.Gli interventi di sviluppo locale dovrebbero essere simili ai Piani di Azione per il lavo-ro, con una cabina di regia presso la Regione, mentre Province e Comuni rispettiva-mente si assumo l'onere afferente la realizzazione di quanto preventivato. Lo scam-bio costante fra Regioni implica stimolo e sviluppo.

SiciliaLa chiave di volta è legata al passaggio da una politica di carattere repressivo a unache mira a creare una cultura di legalità.

L’analisi delle iniziative realizzate ha posto in evidenza alcuni aspetti.Più che interventi finalizzati alla “regolarizzazione” dei lavoratori sommer-si, visti dalle imprese con sospetto, sono state privilegiate, e sembranoavere avuto maggiore successo, quelle forme di intervento volte a:

• promuovere la diffusione di conoscenzein materia di sommerso

• promuovere l’accrescimento delle compe-tenze manageriali e imprenditoriali (con-tratti di lavoro, adempimenti fiscali e pre-videnziali, organizzazione aziendale, crea-zione di impresa)

• creare percorsi formativi e lavorativi indivi-duali (tirocini, borse lavoro, work experience)

• incentivare il consolidamento e la creazio-ne di sviluppo delle imprese

[ 81 ]

Terzo capitolo

Spunti ulteriori di riflessione per un miglioramento delle politiche

Calabria

La strategia per l'emersione ha visto la sovrapposizione di interventi specifici e disanatoria. Dovrebbero essere previsti interventi più organici accompagnati da azionidi Assistenza Tecnica per il potenziamento produttivo delle imprese.L'impatto della normativa nazionale in termini di emersione è stato debole per cui èintuibile che le imprese non trovano conveniente questa normativa, sulla base di talemotivazione la Regione Calabria ha operato in due direzioni:- utilizzo della misura 3.12 del POR per creare una rete di agenti per l'emersione

distribuiti sul territorio per l'Assistenza Tecnica alle imprese;- progetto FIELD-PEC che punta sull'animazione territoriale per le imprese e lo svi-

luppo locale.

Puglia

Sono più efficaci interventi in politiche attive del lavoro e creazione di cultura all'e-mersione, finalizzati ad una maggiore sensibilizzazione del territorio, nonché occupa-zione subordinata alla regolarizzazione. Proposte: - specializzazioni post-universitarie tecnico-legali; - politiche attive nei confronti dei giovani, mediante PIP o strumenti assimilabili,

nonché stage, condizionati alla revoca del finanziamento in caso di mancataoccupazione.

La premialità non ha avuto alcun esito

[ 82 ]

Terzo capitolo

Attività di animazione sul territorio

Calabria

Creazione di una short-list di consulenti senior ejunior per attività di formazioneAnimazione sul territorio in materia di emersionee sviluppo locale

Campania

Incontri con Centri per l’impiego e Parti SocialiInserzioni pubblicitarie su quotidianiAttività di informazione e consulenza mediantesportelli informativiRete dei tutor

Sicilia Tavoli informativi rivolti alle imprese

Sardegna Seminari provinciali e regionali

Attività formative

Basilicata Work experience / Borse di lavoro

CalabriaCorso “Professione Impresa”Formazione alle figure professionali operative nel-l'ambito dell'emersione del lavoro non regolare

Campania Formazione a disoccupati per la creazione di impresa

Sicilia Tirocini formativi

Sostegno alle imprese

Nella generalità dei casi sono state previste forme di incentivi alla creazione di lavoro autonomoe sostegno alla microimprenditorialità

Tra le scelte operate dalle Regioni interessate per realizzare gli interventiinformativi, formativi e di sostegno all’emersione sono da segnalare:Tra i risultati sono da registrare:• in Basilicata: 29.000 richieste di Borse lavoro e 2.700 quelle attivate.• In Campania: 1.000 domande pervenute a valere sul bando per la crea-

zione di impresa e 540 circa le imprese “emerse”.• In Puglia: 800 dichiarazioni di emersione e 2.000 regolarizzazioni di

dipendenti.• In Sicilia: previsti 4.124 tirocini.

È risultata di fondamentale importanza l’attività di sensibilizzazione,informazione ed animazione territoriale. Tale attività è stata realizzatasecondo le linee del seguente modello:• mediante il coinvolgimento di soggetti istituzionali

e strutture già esistenti sul territorio(Comuni, Associazioni imprenditoriali, ecc.);

• la creazione di strutture, e/o organismi ad hoc(scuole di formazione, centri territoriali, networkdi agenti/tutor operanti sul territorio).

Destinatari: le azioni di sensibilizzazione sono staterivolte principalmente alle imprese ed ai datori di lavoro.

Modalità di realizzazione degli interventi:• comunicazione sui media/pubblicazioni

/opuscoli informativi;• tavoli informativi/seminari /convegni.

Tra le motivazioni e le strategie alla base delle scelte degli strumenti di comu-nicazione e sensibilizzazione emerge la capacità di integrare le iniziativerealizzate a valere sulla Delibera n. 138 del 2000 con altre tipologie di inter-venti per i quali le Regioni hanno competenza (ad esempio, Misure delPOR). In alcuni casi tale capacità di integrazione ha consentito di:• superare alcune criticità derivanti dall’attuazione dei programmi finan-

ziati con la delibera CIPE (principalmente di tipo finanziario);• integrare fra loro azioni complementari (es. formazione alla cultura di

imprese ed incentivi alla creazione di impresa).

[ 83 ]

Terzo capitolo

Ulteriori spunti di riflessione per il proseguimento degli interventi:• concentrare gli interventi verso settori specifici, dove maggiore è la

presenza di lavoro sommerso (es. edilizia, trasporti, nautica ecc.).• Creare un legame più forte tra occupazione e regolarizzazione, ad

esempio: interventi formativi/tirocini/Borse lavoro/stage condizionatialla revoca del finanziamento in caso di mancata occupazione regolare.

• Predisporre interventi integrati costituiti da misure politiche attive dellavoro, creazione di una cultura all’emersione, azioni di sensibilizzazio-ne e animazione territoriale.

• Coinvolgere gli attori del territorio in azioni concertate di sviluppo locale.• Promuovere lo scambio di esperienze e la condivisione di risultati (ad

esempio, confronto sulla “premialità” alle imprese).

In conclusione le iniziative realizzate, le strutture e gli organismi pre-senti sul territorio mostrano una forte propensione alla collaborazio-ne e all’integrazione per il raggiungimento degli obiettivi.

Questo lascia prevedere la possibilità di inserire gli interventi per l’e-mersione nella logica delle politiche di sviluppo locale. Le struttureoperative presenti sul territorio o create in funzione della realizza-zione delle iniziative previste, dovrebbero essere coinvolte comepartner o promotori di politiche e interventi di sviluppo locale.In questa ottica gli stessi Servizi per l’impiego dovrebbero partecipa-re attivamente alla pianificazione dello sviluppo locale, in funzionedella loro conoscenza del mercato del lavoro per far sì che gli inter-venti di politiche attive del lavoro e di aiuto all’occupazione diventi-no interventi di sostegno specifico alla lotta al sommerso.

Dalle interviste realizzate viene positivamente valutata la capacità dicreare reti di soggetti e integrazione di interventi al fine di ottenererisultati concreti. Gli interventi non si dovrebbero sovrapporre, maandrebbero invece coordinati tutti gli strumenti, utilizzate maggioririsorse anche ricorrendo alle diverse politiche finalizzate al territorio(animazione territoriale, formazione al sostegno di impresa, incenti-vazione alla creazione di impresa, assistenza tecnica, ecc.), adattatealle specificità settoriali e locali del sommerso.

[ 84 ]

Terzo capitolo

[ 85 ]

Terzo capitolo

Attività di sensibilizzazione e promozione delle iniziative da realizzare1) Elaborazione e pubblicazione di materiale informativo cartaceo, multimediale, on-line.2) Partecipazione a fiere e manifestazioni.3) Realizzazione di seminari, tavoli informativi per imprenditori, lavoratori e tirocinanti (anche riferiti a particolari settori), incontri territoriali tra esperti e addetti ai centri territoriali per l’emersione.

Attività di diffusione delle attività e dei risultati ottenuti1) Conferenza regionale di presentazione dei risultati del progetto.2) Organizzazione e realizzazione di seminari provinciali e/o regionali.

Attività collaterali e di supporto1) Raccolta di leggi e norme di settore regionali, nazionali, comunitari, acquisizione di dati statistici forniti da soggetti istituzionali.3) Creazione di database e di bibliografie regionali e nazionali sui temi del lavoro e dell’emersione.

1) Formazione e aggiornamento professionale diretto ad operatori impegnati in attività di lotta al sommerso, professionisti, docenti, formatori, personale PA e EE.LL, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria.

2) Work experience, Borse di lavoro, tirocini rivolti a varie fasce di disoccupati e finalizzati a costruire percorsi formativi e lavorativi individuali coerenti con i propri fabbisogni e le opportunità offerte dal territorio.

3) Formazione a disoccupati:- Formazione volta a creare cultura d’impresa (sicurezza nell’ambiente di lavoro, mercato del lavoro, organizzazione aziendale, creazione d’impresa, comunicazione, ecc.).- Formazione professionalizzante (attività artigianali e operaie, attività legate ai nuovi bacini per l’impiego, terziario).

4) Formazione ad imprenditori al fine di adeguare le conoscenze in materia di contratti di lavoro, adempimenti fiscali e previdenziali, contabilità, finanza, marketing.

1) Assistenza normativa, fiscale, previdenziale e contributiva.

2) Aiuti ai datori di lavoro che emergono (voucher formativi, incentivi all’innovazione tecnologica, all’innovazione organizzativa all’esternalizzazione dei processi e spin off, per la stabilizzazione dei lavori socialmente utili).

3) Aiuti all’emersione del lavoro femminile (nidi d’infanzia, allungamento congedi parentali, incentivi nuove forme di lavoro, creazione di imprese di servizi in favore di donne lavoratrici).

4) Aiuti per la creazione di nuovi posti di lavoro Contributo a favore delle PMI che procedano a nuove assunzioni a tempo indeterminato.

5) Creazione di lavoro autonomo e della microimprenditorialità Contributo a favore dei soggetti che intraprendano ex novo un’attività di lavoro autonomo.

SOSTEGNOALLíE MERSIONE

AZIONIFORMATIVE

AZIONIINFORMATIVE

Linee di intervento Tipologia azioni Obiettivi

Promuovere una maggiore conoscenza delle problematiche di gestione aziendale.

Migliorare la conoscenza degli strumenti e delle politiche attivedel lavoro.

1) Favorire le condizioni per lo sviluppoe conseguente emersione deltessuto produttivo locale2) Aumentare il prestigio e lefunzioni manageriali e imprenditorialinel contesto regionale3) Verificare le esigenze delleimprese implementando unanuova logica dell’agire pubblico.

Contribuire in maniera diretta all’emersione.

Sintesi delle linee di intervento previste nei programmi di lotta all’emersionefinanziati con la delibera CIPE 138/2000

»«

*3.2 Emersione, sistemi locali, riforma delmercato del lavoro. Tre studi di caso:Benevento, Lecce e Venezia

Obiettivo della ricerca e metodologie di indagine Obiettivo della ricerca definire, a livello provinciale e in diverse circoscrizio-ni territoriali italiane, anche in relazione a particolari settori o distretti/siste-mi locali di produzione individuati, la situazione attuale in termini di caren-ze e difficoltà rispetto a tre fattori: capitale sociale, capitale umano, regole. Siintende, pertanto, individuare tipologie e determinanti dell’irregolarità, delsommerso e dell’informalità attraverso una valutazione riferita a specifichesituazioni territoriali. In questo ambito una particolare attenzione è dedica-ta all’analisi dell’utilizzo (regolare e irregolare) delle tipologie contrattuali dilavoro esistenti, con la finalità di mettere in rapporto questo con le riformedel mercato del lavoro (dal pacchetto Treu alla Legge n. 30 del 2003, la cosid-detta Riforma Biagi). Sono state individuate tre province – Venezia, Lecce eBenevento – in modo da verificare eventuali differenze o similarità in situa-zioni che, in partenza, appaiono lontane tra di loro e rappresentative didiversi contesti territoriali e socio economici (Nord-Est, Sud interno, Sudcostiero; grande città, media città, piccola città; urbano e rurale). È nota ladifficoltà di reperire informazioni e dati in merito a irregolarità e sommerso:in questo caso si è inteso procedere in modo indiretto, attraverso, cioè,inchieste condotte facendo ricorso a testimoni privilegiati. Oltre alle catego-rie solitamente interpellate per questo genere d’indagine (esponenti dell’as-sociazionismo imprenditoriale, Sindacati, esperti, rappresentanti delleIstituzioni, Commissioni Provinciali per l’emersione e dei CLES), si è fattoparticolare riferimento alle figure dei consulenti aziendali (commercialisti,fiscalisti, consulenti del lavoro). Per quanto riguarda in particolare la partedella ricerca dedicata all’approfondimento delle tematiche della riforma delmercato del lavoro e dei primi passi della Legge Biagi, il consulente del lavo-ro è, infatti, la figura che, conoscendo il funzionamento reale e le determi-nanti dell’irregolarità delle imprese, riesce a fornire una serie di informazio-ni e valutazioni difficilmente reperibili per altra via. La ricerca ha utilizzato leseguenti tecniche:• interviste individuali (basate su un questionario semi-strutturato)

somministrate a un gruppo di testimoni privilegiati composto da

[ 86 ]

Terzo capitolo

professionisti (commercialisti, fiscalisti, consulenti del lavoro),Parti Sociali (Sindacati, Associazioni imprenditoriali, Enti bilatera-li), Istituzioni (Enti locali, Commissioni per l’Emersione, CLES) ealtri attori locali;

• questionari on-line (condotti utilizzando il metodo della web sur-vey, attraverso, cioè, la compilazione on-line di un questionariostrutturato cui il professionista aveva accesso in una zona riserva-ta di un sito web appositamente costruito) somministrati all’uni-verso dei consulenti del lavoro delle tre Province.

Le argomentazioni poste alla base dell’indagine hanno riguardato perentrambe le rilevazioni:• la percezione del fenomeno economia sommersa/irregolare;• le principali tipologie e determinanti dell’irregolarità e dell’informalità,

anche in riferimento a contesti specifici (di tipo territoriale-distrettualee settoriale);

• criticità e fabbisogni.

Il contesto delle tre ProvinceLe tre Province oggetto di analisi mostrano caratteristiche sostanzialmentediverse dal punto di vista del mercato del lavoro e della struttura produttiva,determinanti per la definizione e per la comprensione dell’impatto delle prin-cipali politiche del lavoro. Se, infatti, la Provincia di Venezia fa parte di unadelle zone più ricche e produttive del Paese, la Provincia di Lecce è sicura-mente una delle più dinamiche tra quelle meridionali e si caratterizza per unastruttura produttiva specializzata in alcuni settori (tessile, ad esempio); la pro-

[ 87 ]

Terzo capitolo

Panel dei testimoni privilegiati

Parti sociali Soggetti istituzionali Professionisti Esperti

Benevento 5 5 2

Lecce 5 5 5 1

Venezia 7 5 2 4

TOTALE 17 15 9 5

Numero questionari inviati ai consulenti del lavoro e rispediti una volta compilati

Benevento Lecce Venezia Totale

INVIATI (= I) 61 176 240 477

ARRIVATI (= A) 17 39 106 162

% A/I 28% 22% 44% 34%

vincia di Benevento, invece, presenta molte delle caratteristiche delle pro-vince meridionali più in ritardo di sviluppo. Come si può evincere dallatabella 15, la Provincia con il valore aggiunto più elevato è quella di Venezia,seguita da quella di Lecce e quindi di Benevento. Il calcolo del valoreaggiunto per occupato conserva questa gerarchia. Il valore aggiunto diBenevento è in gran parte posizionato nel settore dei servizi, con una quotanon trascurabile in agricoltura, mentre risulta basso nei settori industriali.Ci troviamo di fronte a un’economia fortemente ‘terziarizzata’ e per alcuniaspetti legata al mondo rurale e agricolo, con un settore produttivo sostan-zialmente debole. Un quadro analogo si riscontra nella Provincia di Lecce,sia pure con un peso maggiore del settore manifatturiero e un’incidenzaminore del settore agricolo. La componente agricola è, invece, minimanella Provincia di Venezia che vanta un settore industriale più robusto e unpeso prevalente dei servizi. I dati sugli occupati divisi per settore, comemostrato dalla tabella 16, confermano ulteriormente questo quadro.

[ 88 ]

Terzo capitolo

Tabella 15 – Valore aggiunto ai prezzi base, valori a prezzi correnti(milioni di euro), 2002

»«

Industria Servizi

VENEZIA 455,2 3.556,9 923,0 4.479,9 6.157,6 4.532,6 3.392.6 14.082.8 19.017.9 791.8 18.226.1

VENETO 2.964,9 29.350,7 6.022,7 35.373,4 26.271,5 25.529,4 15.949.5 67.750.5 106.088.8 5.157.9 100.930.9

BENEVENTO 270,3 432,4 218,9 651,3 880,9 924,0 1.123.3 2.928.2 3.849.8 76.01.00 3.773.8

CAMPANIA 2.524,9 11.876,9 4.137,3 16.014,2 18.606,5 19.882,0 20.597.4 59.086.0 77.625.1 2.252.2 75.372.9

LECCE 334,4 1.331,4 637,6 1.968,9 2.226,9 2.979,0 2.631.0 7.837.0 10.140.3 322.01.00 9.818.2

PUGLIA 2.739,8 8.445,1 2.867,5 11.312,5 12.307,3 14.691,5 14.005.0 41.003.8 55.056.1 1.665.5 53.390.6

ITALIA 30.521,8 260.651,5 58.351,1 319.002,5 278.833,9 318.138,6 231.810.1 828.782.6 1.178.306.9 50.297.6 1.128.009.3

Fonte: Istat.

Prov

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Le tabelle 17, 18 e 19 mettono in evidenza le caratteristiche del mercatodel lavoro così come emergono dall’analisi del tasso di occupazione e deltasso di disoccupazione.Il primo dato degno di nota è la differenza, nei tre contesti, fra il tasso didisoccupazione dei maschi, per i quali si può parlare di piena occupazio-ne in provincia di Venezia (con un 3,1% di disoccupazione), il tasso è piùelevato in provincia di Benevento (8,5%), anche se molto inferiore allamedia regionale, mentre è abbastanza elevato (12,1%) in provincia diLecce. La disoccupazione femminile segue gli stessi andamenti, anche seper Lecce e Benevento assume valori preoccupanti.

[ 89 ]

Terzo capitolo

Tabella 16 – Occupati interni totali (media annua in migliaia), 2002» «

Tabella 17 – Tasso di occupazione e di disoccupazione per classe d’età. Dati 2002» «

Industria Servizi

VENEZIA 10.0 71.3 24.7 96.0 117.7 43.3 90.5 251.5 357.5

VENETO 81.8 663.8 151.6 815.4 539.3 234.9 466.7 1.240.9 2.138.1

BENEVENTO 19.1 12.5 7.4 19.9 22.7 11.0 31.8 65.5 104.5

CAMPANIA 115.3 280.1 125.7 405.8 452.3 250.7 616.0 1.319.0 1.840.1

LECCE 15.5 45.1 22.3 67.4 60.5 36.6 77.3 174.4 257.3

PUGLIA 142.5 221.3 104.5 325.8 315.2 176.0 397.4 888.6 1.356.9

ITALIA 1.113.1 5.375.1 1.624.2 6.999.3 5.955.0 3.258.6 6.682.7 15.896.3 24.008.7

Fonte: Istat.

REGIONI E PROVINCETasso di occupazione Tasso di disoccupazione

15-24 25-29 30-64 15-64 Totale 15-24 15-29 30-64 15-64 Totale

MASCHI

VENETO 43,0 84,9 80,0 75,0 63,6 5,6 4,4 1,6 2,2 2,2

Venezia 44,2 79,0 79,1 74,3 62,1 5,6 5,9 2,5 3,2 3,1

CAMPANIA 15,8 53,1 75,6 59,9 51,9 53,6 40,8 9,5 16,7 16,5

Benevento 17,3 57,6 81,9 68,2 57,0 30,9 28,2 4,2 8,7 8,5

PUGLIA 25,0 61,3 75,8 63,2 53,7 31,9 24,9 6,4 10,8 10,7

Lecce 26,0 58,7 73,4 61,8 51,8 32,5 25,7 8,1 12,2 12,1

ITALIA 29,6 71,8 77,6 68,8 57,4 24,0 17,2 4,3 7,1 7,0

Fonte: Istat.

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L’indagine sui testimoni privilegiati e sui consulenti del lavoro

Settori, sistemi locali e categorie interessateUna prima conclusione che può essere formulata, a partire dalla compa-razione dei tre territori, consiste in quella che si può definire la non mar-ginalità del fenomeno dell’irregolarità (di lavoro e di impresa), sia in ter-mini statici che come andamento percepito. Non sembra verificarsi, inaltri termini, quella tendenza alla scomparsa o alla riduzione a fenomeno

[ 90 ]

Terzo capitolo

Tabella 18 – Tasso di occupazione e di disoccupazione per classe d’età. Dati 2002» «

Tabella 19 – Tasso di occupazione e di disoccupazione per classe d’età. Dati 2002»

REGIONI E PROVINCETasso di occupazione Tasso di disoccupazione

15-24 25-29 30-64 15-64 Totale 15-24 15-29 30-64 15-64 Totale

Femmine

VENETO 35,8 74,7 50,1 50,7 39,0 10,0 7,8 4,2 5,2 5,2

Verona 34,8 72,3 48,6 49,0 37,8 14,1 8,9 4,1 5,5 5,5

Venezia 29,4 68,0 47,2 47,0 36,6 7,4 9,6 5,9 6,8 6,8

CAMPANIA 8,1 24,5 29,0 24,1 19,7 67,7 56,1 20,0 30,8 30,6

Benevento 16,3 27,7 48,4 39,8 30,9 43,4 44,4 10,6 18,8 18,4

PUGLIA 12,9 30,1 31,4 27,5 22,1 47,1 41,3 12,0 20,8 20,6

Lecce 14,7 37,7 32,1 29,3 23,4 48,1 42,5 17,2 25,2 25,0

ITALIA 21,3 52,5 45,1 42,0 32,3 31,4 23,9 8,3 12,3 12,2

REGIONI E PROVINCETASSO DI OCCUPAZIONE TASSO DI DISOCCUPAZIONE

15-24 25-29 30-64 15-64 Totale 15-24 15-29 30-64 15-64 Totale

Maschi e femmine

VENETO 39,5 79,9 65,2 63,0 50,9 7,6 6,0 2,6 3,4 3,4

Venezia 36,8 73,2 63,1 60,6 48,8 6,3 7,6 3,8 4,6 4,6

CAMPANIA 12,0 38,8 52,0 41,9 35,2 59,5 46,8 12,7 21,3 21,1

Benevento 16,8 42,2 65,2 53,7 43,3 38,1 35,8 6,7 12,8 12,5

PUGLIA

Lecce 20,2 48,0 51,6 44,8 36,6 39,3 33,3 11,3 17,1 17,0

ITALIA 25,5 62,2 61,3 55,4 44,4 27,2 20,1 5,8 9,1 9,0

Fonte: Istat.

Fonte: Istat.

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interstiziale che molti osservatori, fin dagli anni Settanta, preconizzavanoin relazione all’informalità e all’irregolarità. È fuori dubbio che il “nero”,inteso come totale disapplicazione di regole e assoluta assenza di forma-lizzazione, è un fenomeno in forte calo, non percepito come prevalentein tutti e tre i territori. Considerando, quindi, l’irregolarità sostanziale, lapercezione prevalente nelle tre Province è di un’economia irregolare“molto diffusa”, con un’accentuazione, per Venezia, della componentestagionale. Ai primi posti sono indicati i settori delle costruzioni, dell’agri-coltura, del commercio, dei servizi alla persona/domestici e del tessile,con scarsissime differenze nei tre territori. Dal punto di vista delle con-centrazioni interne ai territori, oltre ai classici riferimenti dei distretti deltessile-abbbigliamento-calzature, presenti in tutte le Province considera-te, è interessante l’indicazione proveniente da Benevento, secondo laquale buona parte delle piccole imprese si concentrano nel settore mec-canico e dei cablaggi elettrici, mentre per Venezia si impone la presenzadi un polo cantieristico con un utilizzo di lavoro irregolare molto diffuso.Accanto a settori che non sembrano destare sorpresa – come l’agricol-tura (con dimensioni aziendali medie molto ridotte, come aBenevento), o come il tessile-abbigliamento-calzature (esposto alla for-tissima concorrenza asiatica)14 o come, ancora, l’edilizia o i servizi dome-stici – si possono notare alcuni elementi, riscontrati pressoché unifor-memente nelle tre Province, che fanno pensare al sorgere di nuovi pro-fili e nuove caratteristiche:• Edilizia – se il settore era tradizionalmente interessato al fenomeno,

oggi vive una stagione caratterizzata da:• tendenza alla regolarizzazione formale con buste paga regolari ma

non corrispondenti al lavoro erogato, e rispetto alla nascita e pro-liferazione di microimprese e ditte individuali, che mascheranorapporti di dipendenza con aziende più grandi e non applicanoappieno la normativa;

• elevata mobilità territoriale data da piccole aziende edili che daSud si spostano a Nord-Est come subappaltatori di aziende edilimedio-grandi.

• Terziario – se, anche in questo caso, l’informalità e l’irregolarità sem-

[ 91 ]

Terzo capitolo

14 Lecce, peraltro, che da sempre ha visto un forte protagonismo del tessile-abbigliamento-calzature, sia dal punto di vista dell’irregolarità che da quello della sperimentazione di strumentidi emersione (i contratti di riallineamento), restituisce, oggi, una sensazione di calo di interesseper il TAC, non percepito più, dagli osservatori locali, come in passato, quale elementorappresentativo dell’irregolarità.

bravano appannaggio di situazioni quali i servizi domestici e alla perso-na, le riparazioni, il piccolo commercio, la ristorazione, si riscontraattualmente una forte accelerazione del fenomeno per quanto riguarda:• la ristorazione, i pubblici esercizi e l’entertainment, dove sembra dif-

fusissima l’irregolarità, in qualche modo correlata a una sostanzialeassenza di controlli nelle fine settimana (momenti di massimo utiliz-zo della forza lavoro);

• il terziario avanzato concernente le aziende di consulenza, di softwa-re, di servizi collegati a nuove tecnologie, che appare formalmenteregolare ma che maschera, attraverso l’utilizzo delle ex collaborazio-ni coordinate e continuative (che ora sembrano essere soppiantateda una sorta di collaborazione a progetto “iterativa”) e delle partiteIva, rapporti di lavoro di dipendenza.

• Industria – anche per il manifatturiero, come per l’edilizia, sembranooperare delle logiche di filiera o, meglio, di strutturazione temporaneae non concentrata territorialmente di costellazioni di imprese, aventi ariferimento dei grandi capofila, spesso protagonisti del mercato globa-le, i quali intrattengono con le piccole imprese delle relazioni non piùassimilabili a quelle tipiche del distretto industriale15. Sembra operareuna serie di meccanismi che, attraverso tecniche di elusione ed evasio-ne (spesso definite “eleganti” dai testimoni privilegiati), insieme a irre-golarità effettive mascherate (il “grigio” dei piccoli), configura un insie-me sostanzialmente irregolare e di difficile individuazione.

Sia in riferimento all’ultimo caso considerato, come anche per le conside-razioni fatte a proposito del settore edile, la piccola dimensione d’impre-sa, pur se continua a costituire una determinante significativa dell’irrego-larità16, appare un fattore da considerare con molta cautela, in quanto,sempre più spesso, identifica solo una parte del fenomeno “irregolarità”:costituisce una componente in stretta relazione funzionale a configurazio-ni in cui convivono grandi e piccoli, regolari e irregolari, irregolari “ele-ganti”, irregolari “grigi” e, sempre meno frequenti, irregolari “neri”.Per quanto riguarda le categorie sociali interessate, si nota, nelle tre situa-zioni territoriali, una forte incidenza degli immigrati e dei giovani in cerca

[ 92 ]

Terzo capitolo

15 Che, attraverso l’operare dei meccanismi di cooperazione e competizione, riusciva a produrre,a livello locale, forti esternalità di tipo cognitivo, competitivo e positive relazioni pubblico-privato.16 Grazie a fattori quali un più facile occultamento della presenza, una migliore possibilità diaccordo informale e fiduciario tra le parti o la possibilità di un controllo più diretto ed efficace.

di prima occupazione, laddove appare evidente una situazione generaliz-zata che vede il lavoro irregolare come una sorta o di periodo di prova, odi momento di attesa, in vista dell’opportunità di un lavoro “vero” (cioèpienamente confacente alle proprie potenzialità percepite e alle proprieaspettative).

Forme e cause dell’irregolaritàCome già ricordato, nei tre territori analizzati prevalgono – accanto alla dif-fusa non applicazione delle normative su igiene e sicurezza (quest’ultimain particolare nell’edilizia), fisco (sottofatturazione ed evasione) e ambien-te – forme di irregolarità sostanziale nascoste, spesso, nelle fasi iniziali, inun contesto di complicità/acquiescenza nei rapporti lavoratore/azienda.Per quanto riguarda Venezia, assumono una valenza più significativa lemotivazioni al lavoro irregolare riconducibili a un incremento del reddito(straordinario, doppio lavoro, buste paga multiple) e alla flessibilità rispet-to ai tempi e agli impegni della vita familiare; nelle Province meridionaliprevalgono invece, nettamente, quelle motivazioni che si riferiscono auna generalizzata offerta di lavoro che, in misura diffusa, si caratterizzacome offerta di lavoro irregolare. I testimoni privilegiati di tutte e tre leProvince indicano che esiste una larga diffusione dell’utilizzo di forme dilavoro irregolari (anche “nero” completo) come prima esperienza diapprendimento e prova.Rispetto alle motivazioni dell’irregolarità per le imprese, in tutti i ter-ritori indagati prevalgono considerazioni riconducibili, in sostanza, auno stato di necessità (alto costo del lavoro, per la parte contributiva,competitività/prezzo ed esposizione alla concorrenza globale). Leindicazioni in tal senso provenienti dai testimoni privilegiati tradisco-no un’attenzione focalizzata su settori manifatturieri maturi e facil-mente delocalizzabili.Le motivazioni riconducibili a difficoltà normative, insieme alla scarsasensibilità alla cultura della regolarità e alla percezione di inefficaciadella vigilanza, sono anch’esse presenti in misura significativa sia aNord sia a Sud.Appare evidente che, in proposito, si aprono due macro-indicazioni dipolicy, con possibili relazioni reciproche: da una parte le azioni da intra-prendere in direzione di un efficace supporto alla riconversione o almiglioramento delle performance di settori industriali maturi, unitamente

[ 93 ]

Terzo capitolo

a una progressiva riduzione del cuneo fiscale-contributivo, dall’altra unattento uso della regolazione, da rendere facilmente applicabile e coeren-te con le situazioni concrete.

La regolamentazione del mercato del lavoroSia per i consulenti del lavoro, sia per i testimoni privilegiati, il periodo disvolgimento dell’indagine e il relativo stato di applicazione/applicabilitàdelle riforme, può rivelare lo stato delle percezioni dei testimoni in meri-to alle potenzialità di utilizzo dei nuovi strumenti introdotti dalla riformae i loro possibili effetti in termini di emersione.In generale, tra i testimoni privilegiati prevale un atteggiamento di cautelanella valutazione di efficacia della nuova regolamentazione proposta, e ciòal di là di prese di posizione che rivelano un atteggiamento più “negativo”tra i rappresentanti sindacali, più “positivo” tra gli esponenti delle associa-zioni datoriali e più “neutro” tra i rappresentanti delle istituzioni pubbliche.Oltre, quindi, a un atteggiamento maggiormente influenzato da situazioni diruolo, si può notare, in questo caso, una generalizzata prevalenza di incer-tezza nelle Province meridionali riguardo alle possibilità di utilizzo, a fini diemersione, della strumentazione normativa della Legge n. 30: qui prevale laconsiderazione che sono non fattori determinanti della fuoriuscita dal som-merso e dall’irregolarità la possibilità di maggiore flessibilità, o quella di pre-vedere e controllare i costi del lavoro (entrambe caratteristiche riconosciutealle nuove norme); in situazioni di ritardo di sviluppo, o caratterizzate daforte esposizione alla concorrenza internazionale in settori maturi o ancoralegati alla competitività/prezzo, si teme che la nuova normativa, oltre a nonessere risolutiva, possa condurre a situazioni di diffusa applicazione impro-pria17. Si ritiene, inoltre, che essa possa risultare di più facile applicazione incontesti caratterizzati dalla presenza di imprese medio-grandi. I testimoni diVenezia restituiscono preoccupazioni leggermente minori, intravvedendopositivi risultati derivanti dal ricorso al lavoro a progetto e ai voucher peri lavori occasionali. In tutte e tre le province è unanime la valutazione diuso improprio della normativa precedente l’ultima riforma, con particola-re riferimento alle collaborazioni coordinate e continuative e ai soci dicooperativa come forme di mascheramento di lavoro subordinato.

[ 94 ]

Terzo capitolo

17 D’altra parte, vengono fornite indicazioni interessanti in merito alla buona potenzialità che illavoro intermittente può rappresentare, come strumento di regolarizzazione, per quelle situazioni(pubblici esercizi, ristorazione, entertainment), per le quali può risultare determinante unaregolamentazione più congrua con le concrete possibili modalità di prestazione lavorativa.

L’indagine presso i consulenti del lavoroL’80% dei clienti dei consulenti intervistati ha meno di 10 addetti (quasi il90%, per i consulenti delle Province meridionali). Sono rappresentati tuttii settori di attività, con netta prevalenza del terziario (commercio in par-ticolare) e, a seguire, costruzioni, meccanica, TAC, legno-mobilio e agri-coltura-agroalimentare. Anche da parte dei consulenti del lavoro, con unabuona uniformità nei vari territori, prevale un giudizio di diffusionemedio-alta del fenomeno dell’economia irregolare. Per Venezia e, in misu-ra leggermente minore, Lecce, pesa in modo più consistente la caratteri-stica della stagionalità.

Rispetto all’individuazione dei principali motivi di irregolarità per l’im-prenditore, sembra che questi siano prevalentemente riconducibili alladifficoltà a sostenere i costi economici della regolarità, il che lascia pensa-re a un giudizio, comune alle tre Province, di non piena sostenibilità dellenormative in relazione a dimensioni, produttività e capacità tecnica delleimprese. I tre territori mostrano, attraverso gli intervistati, una preoccu-pante comune valutazione di significatività del fatto che le strutture pro-duttive tendono a competere per mezzo dei prezzi/costi e non della qua-lità dei prodotti offerti. È interessante notare come al Nord non si attribui-sca importanza eccessiva al mancato supporto delle Associazioni o dellaPubblica Amministrazione, laddove le Province meridionali valutano talefattore come più significativo quale causa di irregolarità. Lo stesso si può

[ 95 ]

Terzo capitolo

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BeneventoLecceVeneziaTotale

TUTTO L'ANNO STAGIONALE

Grafico 9 – Giudizio sul grado di diffusione dell’economia irregolare» «

Fonte: Isfol.

dire per il fattore indicato come “mancanza di efficace concertazione dellosviluppo”. Tali indicazioni sembrano mostrare che le problematiche relati-ve al capitale sociale, sulle quali a Sud si è molto investito18, non siano anco-ra avviate a piena soluzione.

Utili indicazioni possono essere tratte anche dalle risposte in merito all’at-tuale applicazione delle varie forme contrattuali da parte dei propri clien-ti e, a seguire, da una stima degli usi futuri del nuovo panorama contrat-tuale/regolativo, insieme a una valutazione di potenziale impatto sull’e-mersione delle nuove forme contrattuali. Quasi il 90% di quanti hannorisposto, in misura omogenea nei tre territori, indica il rapporto di lavoroa tempo indeterminato a tempo pieno una fattispecie con grado attuale diapplicazione medio-alto. Il 60% indica lo stesso grado di applicazione peril part-time a tempo indeterminato. Seguono, come significatività di appli-cazione, i rapporti di lavoro a tempo determinato (sia part-time sia tempopieno), con prevalenza di applicazione a Nord, e il rapporto di apprendi-stato. Le collaborazioni coordinate e continuative e quelle “a progetto”

[ 96 ]

Terzo capitolo

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Difficoltà di gestione (start-up, settori maturi, pass. gen.)

Difficoltà a sostenere i costi economici della regolarità

Attività stagionali

Competitività legata al prezzo e non alla qualità

Inadeguatezza delle condizioni infrastrutturali

Scarsa sensibilità e attenzione alla cultura della regolarità

Sensazione di impunità e di inefficacia della vigilanza

Mancato supporto da associazioni e/o da P.A.

Mancanza di efficace concertazione dello sviluppo

Insostenibilità normativa rispetto capacità tecnico-prod.

Insostenibilità normativa rispetto condizioni di mercato

Scarsa informazione sulla normativa d'incentivo occupaz.

Inadeguatezza della normativa d'incentivo all'occupazione

Tendenza ad assumere in modo irregolare persone fiducia

% dei rispondenti che ritengono "mediamente" o "altamente" importanti le varie cause

BeneventoLecceVeneziaTotale

Grafico 10 – Principali cause di irregolarità dal punto di vista dell’impreditore» «

18 Si considerino, ad esempio, i patti territoriali, nazionali ed europei, o i programmi di sviluppobasati sulla creazione di partnership pubblico-private locali.

Fonte: Isfol.

sono indicate da poco più del 20% come significative, e in misura maggio-re a Benevento e a Venezia che a Lecce. Per quanto riguarda i settori, il tempopieno indeterminato risulta molto applicato nella meccanica, nel commercio enelle costruzioni. Il part-time indeterminato si concentra, invece, nei servizi,con maggiore significatività per Venezia. Il contratto di apprendistato appareapplicato in maniera rilevante a Sud nel manifatturiero (meccanica, TAC),nel commercio e nelle costruzioni, a Nord nel commercio e nel turismo,mentre il lavoro a progetto appare applicato in maniera significativa nelterziario avanzato e, meno comprensibilmente, nel commercio e turismo.Il panorama dell’applicazione attuale (ultimi mesi del 2004) mostra unaprevalenza di strumenti tradizionali (tempo indeterminato), con una dif-ferenziazione Nord-Sud per quanto attiene ai rapporti a tempo determi-nato o a tempo parziale.Ciò, insieme all’indicazione di diffusione medio-alta dell’economia irrego-lare, appare coerente con la tendenza, già mostrata dai testimoni privile-giati, a un sempre crescente ricorso all’irregolarità mascherata, sia attra-verso l’uso di contratti e buste paga regolari nella forma ma irregolarinella sostanza, sia tramite la sempre più alta diffusione di ditte individua-li, microimprese e partite IVA che nascondono un rapporto di lavorosubordinato. La risposta al quesito riguardante il possibile impatto sull’e-mersione delle nuove forme contrattuali previste dalla Legge n. 30 con-sente una classificazione degli strumenti contrattuali in base, appunto, alloro possibile e ipotizzato effetto. Pur con qualche differenziazione terri-toriale, si osserva una tripartizione di questo genere:• contratti con possibile alto impatto sull’emersione: part-time e apprendistato;• contratti con possibile medio impatto sull’emersione: contratto di inserimen-

to, lavoro a progetto, lavoro intermittente, lavoro occasionale/accessorio;• contratti con possibile basso impatto sull’emersione: lavoro ripartito,

somministrazione, staff leasing.

Nonostante la scarsa conoscenza della nuova strumentazione e la manca-ta emanazione, all’epoca dell’indagine, di molti regolamenti e norme diattuazione, si nota come gli istituti contrattuali maggiormente innovativisiano quelli rispetto ai quali i professionisti ipotizzano un possibile mino-re impatto sull’emersione. In generale, comunque, è evidente che si intra-vedono positivi effetti derivanti dall’applicazione di fattispecie che vengo-no considerate adatte a facilitare percorsi di regolarizzazione.

[ 97 ]

Terzo capitolo

I consulenti, peraltro, prevedono, per i prossimi anni, da parte dei propriclienti, un’alta applicazione di contratti a tempo indeterminato e a tempodeterminato, sia a tempo pieno sia a tempo parziale, seguiti dai contrattidi apprendistato e dal lavoro a progetto. Si ripropone, anche in questocaso, una sensazione di incertezza rispetto alle fattispecie maggiormenteinnovative introdotte dalla riforma, mentre si conferma un grande inte-resse verso la nuova normativa sul part-time e sull’apprendistato.

[ 98 ]

Terzo capitolo

BeneventoLecceVeneziaTotale

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0

% dei rispondenti che dichiarano un impatto "medio" o "alto"

Somministrazione staff leasing

Somministrazione t.det.-interinale

Lavoro ripartito (job sharing)

Lavoro occasionale-accessorio

Lavoro intermittente

Lavoro a progetto

Contratto inserimento

Apprendistato

Part time

Grafico 11 – Impatto sull’emersione delle nuove forme contrattuali dalla Legge Biagi» «

BeneventoLecceVeneziaTotale

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Altro contratto

Somministrazione (tempo indeterminato)

Somministrazione (determinato interinale)

Lavoro ripartito (job sharing)

Lavoro occasionale-accessorio

Lavoro intermittente

Lavoro a progetto

Contratto di inserimento

Apprendistato

Co.Co.Co.

Tempo determinato a tempo parziale

Tempo determinato a tempo pieno

Tempo indeterminato a tempo parziale

Tempo indeterminato a tempo pieno

% dei rispondenti che dichiarano un grado di applicazione "medio" o "alto"

Grafico 12 – Potenziale applicazione delle varie forme contrattuali da parte dei clienti» «

Fonte: Isfol.

Fonte: Isfol.

Il part-time, a tempo indeterminato e a tempo determinato, è indicatocome un contratto con alte potenzialità di applicazione futura nei setto-ri del terziario (specie nel commercio), dove prevalgono le indicazionidel Nord, e nella meccanica e in altri settori, dove, invece, sono leProvince meridionali a presentare una frequenza maggiore. Anche perl’apprendistato si nota una simile polarizzazione: al Nord si prevedeun’alta applicazione nel commercio e negli altri ambiti del terziario, alSud nella meccanica, costruzioni, TAC e legno-mobilio. Un ragionamen-to simile appare valido anche in relazione al contratto di inserimento.Per quanto riguarda il lavoro a progetto, le differenze territoriali sonomeno accentuate: prevale l’indicazione di alta potenziale applicazionenel terziario avanzato e, con un grado leggermente minore, nella mec-canica e TAC. Sorprende, ancora una volta, l’indicazione di significativapotenzialità di applicazione (pari o superiore a quella riferita alla mec-canica) nel commercio e nel turismo; si potrebbe intravedere, nell’idea(e nella pratica) dei consulenti, molto semplicemente, una mera tra-sformazione delle vecchie collaborazioni coordinate e continuative incollaborazioni a progetto, con un’inevitabile applicazione impropria eirregolare del nuovo istituto contrattuale, nato proprio per eliminarequelle forme di collaborazione che mascherano un rapporto di lavorosubordinato.

Un’analisi dei datiIl primo dato che emerge è quello di un sostanziale ritardo nell’introduzio-ne delle forme contrattuali previste dalla Legge Biagi: il contratto di lavororimane bloccato alle tipologie tradizionali con i contratti a progetto chesostituiscono i co.co.co tradizionali. Pertanto, l’impatto sull’emersione dellanuova normativa risulta sostanzialmente basso in tutte e tre le Province, siapur con qualche differenza in relazione ai diversi strumenti. Questo va pre-sumibilmente imputato ai ritardi nell’applicazione della Legge.È stato rilevato un pessimismo di fondo in relazione al possibile coinvol-gimento positivo di soggetti istituzionali nella lotta al sommerso, mentreun relativo ottimismo si riscontra per quanto riguarda le misure ispettivepreviste dalla Legge Biagi, poiché è diffusa la convinzione che questanuova strategia di lotta al sommerso possa fornire risultati positivi.La tabella seguente mette in evidenza le diverse cause del sommerso,oltre ad alcune differenze territoriali.

[ 99 ]

Terzo capitolo

I problemi maggiormente sentiti concernono i costi della regolarità e laparticolare insostenibilità della normativa rispetto alla capacità tecnicoproduttiva, oltre all’inadeguatezza degli incentivi. E viene fortementesentita anche una competizione legata ai costi più che alla qualità. I datidi Venezia appaiono, inoltre, molto diversi da quelli di Lecce eBenevento, segno di una forte diversità territoriale in relazione alle causedel sommerso ma anche alla percezione del grado di diffusione dell’eco-nomia sommersa.Un’ulteriore differenza che si evince fra Sud e Nord riguarda i profes-sionisti o lavoratori qualificati, per i quali al Nord si verifica il fenome-no dell’irregolarità, mentre al Sud prevale ancora il lavoro nero tradi-zionale. Appare che l’impatto della Biagi è stato molto più forte e dif-

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Terzo capitolo

Benevento Lecce Venezia Totale

Difficoltà di gestione (start-up, settori3 maturi, pass. gen.) 64,7 58,8 40,4 47,9

Difficoltà a sostenere i costi economicidella regolarità

94,1 100,0 92,9 94,8

Attività stagionali 52,9 61,1 58,2 58,3

Competitività legata al prezzo e non alla qualità 70,6 88,9 84,2 83,8

Inadeguatezza delle condizioni infrastrutturali 70,6 63,9 36,7 47,6

Scarsa sensibilità e attenzione allacultura della regolarità

64,7 64,9 44,2 51,7

Sensazione di impunità e di inefficaciadella vigilanza

41,2 55,6 39,6 43,6

Mancato supporto da Associazionie/o da Pubbliche Amministrazioni

64,7 56,8 23,9 37,0

Mancanza di efficace concertazionedello sviluppo

70,6 62,2 34,4 45,8

Insostenibilità normativa rispetto capacitàtecnico-prod.

100,0 81,1 58,9 69,1

Insostenibilità normativa rispetto condizionidi mercato

94,1 83,3 68,4 75,0

Scarsa informazione sulla normativad’incentivo occupaz.

58,8 47,2 41,9 45,2

Inadeguatezza della normativa d’incentivoall’occupazione

87,5 89,2 67,4 75,2

Tendenza ad assumere in modo irregolarepersone di fiducia

58,8 48,6 43,0 46,3

Tabella 20 – Principali cause delle irregolarità d’impresa o nei rapporti di lavoro:i motivi dell’imprenditore (val. %)

»«

Fonte: Isfol.

fuso al Sud rispetto al Nord: part-time, apprendistato e contratto diinserimento vedono al primo posto Lecce, seguita da Benvenuto, men-tre per Venezia particolarmente rilevante risulta l’applicazione del lavo-ro a progetto. Al Sud, sono state riscontrate altre criticità: la mancanzadi efficace concertazione dello sviluppo, che ha un tasso molto elevatoa Benevento e Lecce, tanto da superare il 60%, mentre a Venezia nonraggiunge il 30%. Anche l’inadeguatezza della normativa di incentivoall’occupazione evidenzia la differenza fra Nord e Sud: Benevento rag-giunge una percentuale pari al 100%, Lecce l’ 81,1% e Venezia il 58,9%.Un altro elemento di differenziazione è dato dal mancato supporto daAssociazioni e/o da Pubblica Amministrazione, tanto che la percentualeè pari al 65% per Benevento, 62% per Lecce, e solo del 24% per Venezia.Da ciò scaturisce che il Sud rispetto al Nord ha necessità di una mag-giore concertazione tra i partner dello sviluppo, nonché di una maggio-re e più efficace assistenza da parte delle associazioni di categoria edelle Pubbliche Amministrazioni interessate al settore. L’inadeguatezza,l’insostenibilità e la conseguente inapplicabilità delle norme sancite inmateria è un problema maggiormente avvertito nelle Province del Sud.Viene a caratterizzare ulteriormente le differenze fra Nord e Sud il fatto-re culturale: ciò che al Nord viene percepito come regolare e corretta-mente applicabile, appare al Sud come uno strumento inadeguato rispet-to al problema. In tal senso i dati confermano le difficoltà strutturali,infrastrutturali e socio-economiche del Sud del Paese.

Nuove e vecchie forme di sommersoIl sommerso e l’irregolarità nel mercato del lavoro si confermano comefenomeni complessi e multidimensionali.L’indagine smentisce la tipizzazione del “lavoratore sommerso” come dicolui che non viene regolarizzato e quindi sfruttato dal datore di lavoro.Accanto a questa forma di sommerso, si possono individuare almeno altretre categorie ugualmente diffuse: un sommerso di necessità (o di soprav-vivenza), un sommerso di convenienza, un sommerso che deriva dallaricerca di flessibilità.• Il sommerso di necessità si manifesta in quelle imprese, in particolare

piccole e piccolissime, che non si trovano nelle condizioni oggettive dipoter operare regolarmente, poiché, a causa dei costi enormi per lasicurezza o per gli adempimenti, verrebbero messe fuori dal mercato.

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Terzo capitolo

• Il sommerso di convenienza, invece, si verifica quando conviene, sia aldatore di lavoro sia al lavoratore, non formalizzare il rapporto di lavo-ro: il primo ha un più basso costo del lavoro e il secondo può benefi-ciare di sussidi, di indennità o di benefici indiretti che altrimenti non glispetterebbero, o, più semplicemente, svolgere un doppio lavoro o per-cepire una retribuzione fuori busta. Questa tipologia di sommerso èparticolarmente difficile da combattere, in quanto si basa su un accor-do forte fra i soggetti. Sono ad esempio interessate a questo genere disommerso tutte quelle imprese, generalmente artigianali, che svolgonoattività in particolari settori, come l’edilizia o il settore informatico, eche preferiscono applicare tariffe più basse agli utenti finali, in cambiodi una invisibilità nei confronti del fisco. Si tratta di un sommerso “tute-lato dal mercato”, che trova la sua forza e la sua ragion d’essere in unforte potere contrattuale del soggetto che tenta di sfuggire alla regola-rizzazione.

• Il sommerso che deriva dalla ricerca di una maggiore flessibilità puòconsiderarsi sia dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta. Dallato della domanda si ritrova in imprese che in determinati periodi oin determinate congiunture non riescono, pena l’uscita dal mercato,a sostenere un certo livello occupazionale regolare. Dal lato dell’offer-ta, invece, questa ricerca di flessibilità del lavoratore consiste nell’im-possibilità a sostenere un orario lavorativo predefinito, e nella ricerca,quindi, di una maggiore autonomia contrattuale. Si vedano ad esem-pio le donne lavoratici che, soprattutto in particolari contesti in cui iservizi alla persona sono più carenti o hanno un costo più elevato, sonoportate a utilizzare forme di lavoro non regolare, sicuramente più fles-sibili in termini temporali.

Le politiche hanno in generale diversi impatti sui diversi tipi di sommerso e,di conseguenza, affinché risultino efficaci, gli interventi devono essere diffe-renziati. Misure per aumentare la flessibilità in relazione all’orario lavorativo,così come politiche sociali e di aiuto alla famiglia, sono molto utili per l’ulti-ma tipologia di sommerso presentata, mentre contro il sommerso di conve-nienza appare prioritario un controllo che renda meno attrattivo quel com-portamento. Politiche d’aiuto all’impresa, fornitura agevolata di servizi realie strutturazione in termini meno restrittivi di particolari normative sonodegli interventi che possono contribuire all’emersione delle imprese quan-

[ 102 ]

Terzo capitolo

do queste sono costrette a rimanere sommerse.

Alcune considerazioni di policyPer affrontare la natura complessa del problema del lavoro nero e del som-merso, è necessario attivare un mix di politiche, al tempo stesso di genere,di sviluppo e di emersione.Gli interventi più importanti possono essere suddivisi in tre gruppi:• le politiche per l’occupabilità;• le politiche tese a migliorare la quantità, le forme e le modalità di eroga-

zione del lavoro;• le politiche tese a potenziare i servizi.

Per quanto riguarda l’occupabilità, i principali strumenti sono basati suinterventi formativi, di orientamento, di analisi delle competenze, con par-ticolare attenzione a misure personalizzate e finalizzate all’inserimento lavo-rativo. Tra le politiche formative, particolare rilevanza assume la formazio-ne extrascolastica, con le attività di riqualificazione professionale.Particolare attenzione, in questo senso, va data alle varie forme di appren-distato, ai tirocini formativi e alla work experience.L’introduzione di forme di flessibilità volontaria dell’orario di lavoro è unostrumento fondamentale per ridurre l’incidenza dell’economia non regola-re soprattutto nel suo segmento femminile. Dare maggior spazio alla volon-tarietà nella riduzione dell’orario di lavoro sembra sicuramente una stradada seguire e una innovazione contrattuale da introdurre. Per evitare dellericadute negative sulle imprese, occorre elaborare delle misure compensa-tive che evitino che questo strumento di flessibilità danneggi l’impresa. Perquanto riguarda, infine, gli interventi sui servizi, si evince che, dal lato delladomanda di lavoro, non sono sufficienti interventi puntuali, quanto piutto-sto una politica complessiva che, attraverso la fornitura di servizi reali, possaabbassare i costi delle imprese, permettendo una competizione non basataesclusivamente sul costo del lavoro. Dal lato dell’offerta, invece, la fornitu-ra di tutti quei servizi utili (trasporti, gestione degli orari degli uffici pub-blici, scuola, servizi per gli anziani, ecc.), comprendendo anche i serviziprivati (commercio, servizi privati alla persona, ecc.) e per quanto riguar-da le donne quelli legati alla maternità (asili, asili nido, ecc.), può essereun utile strumento di lotta al sommerso e al lavoro non regolare per par-ticolari segmenti della forza lavoro.

[ 103 ]

Terzo capitolo

In conclusione, questo quadro mostra come siano praticamente inuti-li delle politiche dell’impiego indifferenziate, sia quelle basate su mec-canismi di incentivazione che quelle basate unicamente sulla forma-zione. Servono, piuttosto, delle innovazioni di tipo istituzionale, con-trattuale e formativo, congiunte a servizi innovativi rivolti alla personae alle imprese.

*3.3 Emersione e politiche di genere:un’analisi

Obiettivo e metodologia della ricercaL’Obiettivo della ricerca è quello di fornire un contributo conoscitivo sultema del sommerso in un’ottica di genere, sotto diversi punti di vista: isti-tuzionale, normativo, economico-sociale e degli strumenti d’intervento.L’analisi è stata articolata in tre fasi che hanno permesso di accostarsi alsommerso femminile unendo le informazioni ottenute dalle indagini dicampo a quelle ricavate dall’analisi desk:• ricostruzione del quadro normativo e istituzionale delle politiche per

l’emersione del lavoro irregolare con riferimento ai provvedimenticomunitari, nazionali e regionali;

• individuazione e analisi sia dei principali strumenti di emersione siadelle caratteristiche socio-economiche maggiormente riscontrate nelsommerso femminile;

• individuazione e analisi di tre studi di caso distribuiti settorialmente egeograficamente.

L’approccio metodologico è stato prevalentemente di tipo qualitativo,con analisi della letteratura disponibile sull’argomento e realizzazione dicinquanta interviste a esperti, testimoni privilegiati, operatori e lavoratri-ci impiegate nel sommerso.La ricerca è stata impostata su una serie di presupposti ormai convalidati:• il confine fra occupazione regolare ed occupazione irregolare è molto

sfumato: fra i due estremi esiste un’ampia gamma di situazioni interme-die, costituenti un’area “grigia”;

• le irregolarità variano per forma, livello e intensità: possono essere epi-sodiche e marginali, ma anche sistematiche, programmate e razionali;

[ 104 ]

Terzo capitolo

• il lavoro sommerso di tipo sistematico e programmatico cresce attual-mente più del sommerso tradizionale perché è volontariamente sceltonon solo da datori di lavoro, ma anche da lavoratori appartenenti afasce deboli della forza lavoro in quanto senza altra fonte di guadagno;

• le donne sono molto esposte al mercato irregolare, sia perché debolicontrattualmente, sia perché la segregazione per sesso in molti mestie-ri rende il mercato del sommerso adatto proprio al doppio ruolo dilavoratrici e responsabili delle attività di cura.

Considerato che l’oggetto della ricerca è quello di individuare le caratteristicheeconomiche, sociali e culturali delle donne coinvolte in attività non regolari, siè affrontata l’indagine ponendosi sia dal lato della domanda di lavoro nero siada quello dell’offerta ma tralasciando quanto ricade nell’ambito dell’illegalità.Si è così scelto di indagare su un universo il più ampio possibile, partendodalle diverse variabili che caratterizzano il lavoro sommerso femminile (tempopieno/parziale, tempo indeterminato/determinato, occupazione totalmentesommersa/parzialmente sommersa, ecc.) e combinandole insieme.

Caratteristiche del sistema sommersoTra le cause principali che alimentano la diffusione del lavoro sommersosi evidenziano:• la presenza di un gran numero di piccole imprese, che spesso puntano

al contenimento dei costi di produzione a favore di una maggiore com-petitività fondata sul prezzo e sono caratterizzate da una scarsa capacitàdi innovazione;

• l’isolamento nel quale opera l’imprenditore (ad esempio, la propensio-ne a violare le regole è maggiore per le imprese che non aderiscono anessuna organizzazione sindacale);

• le anomalie e le specificità che derivano dal funzionamento del merca-to del lavoro o dalla situazione economica generale (tassi di disoccupa-zione molto elevati);

• la destrutturazione della grande impresa che si trasforma in organizzazio-ni complesse con integrazione di unità produttive diverse, outsourcing eflessibilità del lavoro;

• le difficoltà di accesso al credito per le imprese in difficoltà;• la disponibilità di manodopera immigrata, a cui le imprese spesso

ricorrono.

[ 105 ]

Terzo capitolo

Come si è già avuto modo di sostenere nelle pagine precedenti chi svol-ge un’attività al lavoro nero lo fa perché ha un potere contrattuale debo-le. Pochi e circoscritti sono i casi in cui è il lavoratore a chiedere di esse-re pagato in nero (professionalità molto specifiche e ricercate o casi didoppio lavoro), mentre è molto diffusa la situazione nella quale il lavora-tore è costretto ad accettare, suo malgrado, un rapporto di lavoro irrego-lare in mancanza di reali alternative.Queste circostanze sono molto frequenti se il lavoratore ha un percorsoformativo e/o lavorativo professionalmente poco qualificato. Il poterecontrattuale è particolarmente debole:• quando la mansione non richiede né abilità né conoscenze particolari

e l’offerta di lavoro è grande;• dopo una lunga assenza dal posto di lavoro (una o più maternità o l’as-

sistenza di un parente anziano);• in seguito a un’espulsione dal mercato del lavoro (cessazione di attività

da parte di un’impresa);• quando il lavoratore non si è aggiornato e ha per lunghi periodi sem-

pre eseguito la stessa mansione poco qualificata.

Le persone che si affacciano per la prima volta sul mercato del lavoro hannoanch’esse poteri contrattuali deboli. Sebbene il loro titolo di studio sia spes-so di buon livello (diploma, laurea), possono essere invogliate ad accettareun impiego irregolare in attesa di un’occupazione più conforme alle proprieaspettative e al proprio percorso di studi. Il rischio è che tale circostanza siprolunghi nel tempo. È possibile che la situazione d’irregolarità non sia tota-le, ma parziale. Un uso improprio delle nuove forme di flessibilità contrat-tuale può portare a circostanze in cui i rapporti di lavoro dipendente venga-no configurati come collaborazioni occasionali e contratti di lavoro atipico.In tali situazioni il lavoratore non è del tutto “scoperto” da prestazioni previ-denziali e assicurative ma lo è in forma maggiore rispetto a un lavoratoredipendente. Un elemento aggiuntivo, che complica ulteriormente il quadrodel lavoro irregolare femminile, può essere correlato alla carenza di serviziper la gestione della famiglia (asili nido, assistenza anziani) e alla scarsa dif-fusione di pratiche del lavoro innovativo (telelavoro, per esempio). L’assenzadi servizi di conciliazione può infatti ostacolare l’accesso al mercato del lavo-ro della donna e frenare l’incentivo alla ricerca di un’occupazione regolare,alimentando il ricorso al lavoro nero, spesso più flessibile.

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Terzo capitolo

Risultati dell’analisi nell’ottica di genere:un’ipotesi interpretativaIl percorso logico seguito per la sistematizzazione degli aspetti più rile-vanti del fenomeno del lavoro irregolare in ottica di genere ha prodotto,come risultato finale, l’individuazione di profili-tipo. Sono state costruitecategorie che consentono una lettura del fenomeno del lavoro sommer-so in cui ricade la componente femminile, con tutti i limiti che un talelavoro di astrazione e interpretazione comporta.Considerati i limiti intriseci dei dati statistici, i punti di forza del lavoro diricerca sono costituiti dalle indagini di campo e dalle interviste a testimo-ni privilegiati, tutti appartenenti a contesti differenti (università, associa-zioni sindacali, mondo della ricerca, vigilanza, Servizi per l’impiego,ecc.). La diversità delle conoscenze e degli approcci degli intervistati èstata fonte di ricchezza per l’indagine poiché ha permesso a ogni intervi-sta di portare una luce nuova sul lavoro sommerso femminile chiarendo-ne e specificandone alcuni aspetti. Ha inoltre portato all’individuare direlativi profili-tipo che ne permettono una lettura trasversale.Dalle interviste e dall’analisi della documentazione risulta che le compo-nenti contrattualmente deboli della forza lavoro rappresentano la quotamaggiore dell’offerta di sommerso nel lavoro. Sono individui che accet-tano il lavoro in nero o non lavorano.In questo contesto, la componente femminile rappresenta sicuramenteuna delle categorie a rischio. Infatti, le donne incontrano maggiori diffi-coltà di ingresso nel mercato del lavoro regolare perché sono penalizza-te dalla segregazione professionale e settoriale che ancora si perpetua,costituendo una barriera all’entrata nel mercato del lavoro o almeno undisincentivo alla permanenza.Gli elementi ostativi che concorrono a determinare tale situazione(come anche nel mercato del lavoro regolare) riguardano:• la carenza o la poca visibilità di un’offerta di servizi di sostegno alla

ricerca del posto di lavoro;• la carenza o la mancanza di servizi di cura che permetterebbero di

superare le difficoltà legate alla conciliazione dei tempi lavorativi efamiliari (ad esempio, grandi difficoltà per inserire i bimbi negli asilonido comunali);

• il basso livello delle remunerazioni femminili che spesso determinanella donna una propensione a non entrare nel mercato del lavoro;

[ 107 ]

Terzo capitolo

• la scarsa flessibilità degli orari di lavoro, in parte riconducibile alla scar-sa diffusione del part-time, ma soprattutto alla sua rigida applicazione;

• la bassa diffusione del telelavoro, soprattutto nel settore dei servizi.

La forza contrattuale della componente femminile del mercato dellavoro varia in funzione della professionalità e del grado di istruzioneconseguito. Il lavoro non regolare incide in modo più significativo trale donne meno istruite e qualificate che tra le altre. Le prime vengonoprevalentemente impiegate in settori tradizionali e labour-intensivequali il manifatturiero, i servizi e la filiera agricola. Le caratteristicheanagrafiche delle lavoratrice incidono invece sulla durata della per-manenza nel mercato del lavoro irregolare: tendenzialmente le giova-ni, in particolare, accettano lavori in nero in attesa di un impiego ade-guato al loro profilo o alle loro aspettative, per cui si trovano in unostato di potenziale transizione verso posizioni lavorative regolari.Tuttavia, tale condizione può divenire definitiva, soprattutto nei casi incui la lavoratrice non riesca a intraprendere un percorso di qualificazio-ne professionale che le permetta di ottenere una specializzazione.Il lavoro nero coinvolge anche le lavoratrici in possesso di alti titoli distudio o fortemente qualificate. In questi casi si tratta di donne chehanno tempi e condizioni reali di lavoro che non corrispondono a quel-le del loro contratto effettivo e di donne che integrano le attività svol-te in maniera regolare con attività irregolare. Queste fattispecie si rile-vano in particolare nei comparti che impiegano persone con un altogrado di specializzazione e che utilizzano in modo improprio le molte-plici forme di flessibilizzazione introdotte recentemente dalla normati-va nazionale. Con riferimento alla domanda di lavoro le richieste dilavoro irregolare provengono da parte delle imprese e delle famiglie.Ricorrono particolarmente al lavoro irregolare le aziende di medie pic-cole e piccolissime dimensioni, indistintamente a ogni livello professio-nale e a ogni funzione mentre le famiglie italiane richiedono un nume-ro sempre maggiore di donne immigrate, anche con formazione cultu-rale elevata, per svolgere attività di cura e compiere mansioni domesti-che. I servizi di cura alla persona (“badantato”) vengono svolti dadonne provenienti prevalentemente da Paesi dell’Est europeo19 (come

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Terzo capitolo

19 Cfr. A. Fabris (a cura di) Badanti in Veneto, emersione e governo del fenomeno, gennaio 2003

Ucraina, Polonia, Moldavia, Bulgaria, Romania) o dall’America latina.Queste persone sono giunte in Italia soprattutto per trovare un lavo-ro. In altri casi, venute per studiare o per seguire il marito, si sono tro-vate nell’esigenza di dover lavorare. Tutte si muovono spinte dal desi-derio di accumulare capitali per costruirsi un futuro nel proprio Paese.È raro che vi sia un interesse a trasferirsi definitivamente in Italia.Queste lavoratrici vengono impiegate in attività non regolari per dueprincipali ragioni:• l’atteggiamento delle famiglie restie a sostenere i costi aggiuntivi

legati al pagamento dei contributi di varia natura;• la convenienza da parte delle donne straniere a percepire immedia-

tamente una quota dei contributi, puntando a soddisfare le necessitàimmediate e cercando di ridurre al minimo i costi.

Il mancato versamento dei contributi, totale o parziale, avviene pertan-to con l’accordo della lavoratrice, ma accade anche che questa si trovidi fronte all’impossibilità di rifiutare l’offerta per necessità economica,trovandosi suo malgrado in una situazione di irregolarità20. In terminigenerali, la principale motivazione che spinge le donne a ricercareun’occupazione irregolare è quella di trovare e di integrare un reddito21

mentre mirano a un reddito di sussistenza quando le condizioni socioe-conomiche si fanno particolarmente critiche.Accettano redditi di inserimento in attesa di un contratto regolare; infi-ne, quando esercitano già un’attività regolare possono impiegarsi inattività irregolare per un’esplicita convenienza economica.L’occupazione, regolare e irregolare, della componente femminile siarticola pertanto in una pluralità di tipologie, ciascuna delle quali espri-me diversi gradi di marginalità sociale e si intreccia in forme diversecon fenomeni di marginalità economica, presentando le proprie conve-nienze alla “sommersione”.La mappa delle tipologie in cui si manifesta l’occupazione irregolare èpertanto ampia e diversificata, e chiama in causa ulteriori moltepliciaspetti, come ad esempio la localizzazione territoriale, lo sviluppo del-l’economia locale e i tassi di occupazione, strettamente collegati tra

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Terzo capitolo

20 Cfr. Rapporto Provincia di Pisa, IRPET 2002. 21 Cfr. G. Signorino, Università degli Studi di Messina, Povertà e best practices locali di contrasto– Un contributo all’analisi della povertà e alle politiche economiche regionali, A. Giuffrè editore,Milano, 1999.

loro. Per quanto riguarda la localizzazione territoriale la ricerca hamesso in evidenza alcune tendenze: nel Centro-Nord il mercato dellavoro irregolare femminile è soprattutto legato ai servizi di cura o alavori caratterizzati da alta stagionalità (ad esempio nei settori del turi-smo e del commercio), con una forte proliferazione di forme di occu-pazione irregolare nei servizi privati (colf immigrate a tempo pieno,baby-sitter, ripetizioni private, ecc.).Al Sud, invece, il lavoro sommerso risulta maggiormente diffuso nel-l’ambito dei settori tradizionali ad alta partecipazione femminile (adesempio, settore tessile) e in lavori caratterizzati da alta stagionalità(in particolare, agricoltura), per rispondere ad una logica di integra-zione del reddito familiare.Tuttavia, queste tendenze non riflettono appieno le realtà di ciascunaarea territoriale: il lavoro irregolare femminile, infatti, può trovarsi –con tutte le caratteristiche precedentemente descritte – tanto in areetradizionalmente arretrate quanto in aree con buoni tassi di sviluppo,in cui però sono localizzate imprese in difficoltà.

I profili-tipoLa definizione di profili-tipo di donne occupate nel sommerso rappre-senta un’ipotesi interpretativa attraverso cui sono stati sistematizzati gliaspetti più rilevanti del fenomeno del lavoro irregolare in ottica digenere.È stato possibile delineare quattro differenti profili di lavoratrici impiega-te in attività completamente o parzialmente irregolari operando suiseguenti elementi:• caratteristiche delle lavoratrici nel sommerso;• condizioni di accesso al mercato del lavoro regolare;• cause e/o motivazioni che portano a fare ricorso a un impiego irregolare.

Di seguito sono descritti i quattro profili individuati: a) lavoratrici più fra-gili che possono rimanere anche un’intera vita nel lavoro nero; b) giova-ni donne in entrata nel mercato del lavoro che rischiano di rimanere alungo sommerse, se non si adottano strategie che portano alla regolariz-zazione; c) donne che sono al limite tra sommerso e lavoro regolare; d)donne che svolgono un doppio lavoro.

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Terzo capitolo

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Terzo capitolo

Le più fragili

Caratteristichedelle lavoratrici

Donne di tutte le fasce d’età con bassi titoli di studio,bassa qualifica professionale e con ridotto potere contrattuale:- donne espulse dal mercato del lavoro o che tentano di rientrarvi

dopo un lungo periodo di assenza, fuoriuscite per cause non imputabilialla loro volontà (ad esempio per fenomeni di ristrutturazione aziendale);

- immigrate con o senza permesso di soggiorno;- donne che tentano di ritornare al lavoro dopo la maternità ed i primi anni

di vita dei figli.È questa la situazione prevalente di donne con poche opportunitàdi inserimento regolare, che svolgono impieghi anche a bassaprofessionalità e in settori ad alta intensità di lavoro manuale.

Condizioni diaccesso al

mercato dellavoro regolare

Le donne in questa categoria sono tendenzialmente costrette ad accettare una condizione lavorativa irregolare in assenza di reali e migliori alternative(tale situazione, tuttavia non è tipicamente femminile e accomuna spessoanche gli uomini). Il grado di accesso al mercato del lavoro risulta difficile a causa dell’elevata offerta di lavoratrici con scarsa specializzazione professionale. I settori interessati sono quelli “tradizionali” – servizi alla persona, filiera agricola, manifatturiero nei settori “tipici”, servizi, ad esempio commercio, turismo, ristorazione. La situazione più critica riguarda le aree caratterizzate da tassi di disoccupazione elevati e basso tasso di partecipazione (soprattutto Mezzogiorno). Il periodo di permanenza nel mercato del lavoro irregolare di tali lavoratrici tendead essere medio-lungo.

Cause e/omotivazionidel ricorsoall’attivitàirregolare

Reddito di sussistenzaLa motivazione principale del ricorso al lavoro sommerso “da sussistenza”è riconducibile allo stato di necessità. Le lavoratrici che rientrano in talecategoria possono anche essere l’unica fonte di reddito per il proprionucleo familiare. La necessità di “accontentarsi” di attività irregolari talvolta imputabile al fatto che le donne lavorano in setto ad alto turn over.

Integrazione del reddito familiareSi tratta di donne occupate in lavori irregolari per rispondere ad una strate-gia di integrazione del reddito familiare (non rappresentano, infatti, il riferi-mento economico principale della famiglia). La situazione di irregolarità puòanche essere legata al mantenimento dei sussidi pubblici di disoccupazione(ad esempio, assegni familiari).

[ 112 ]

Terzo capitolo

Le giovani in entrata

Caratteristichedelle lavoratrici

Donne anagraficamente giovani, senza o con sporadica esperienzalavorativa e in attesa di un impiego corrispondente alle proprie aspettativedi ruolo; hanno concluso con successo un percorso formativo di livellosuperiore – diploma o laurea – e sono in attesa di un impiego adeguato(preferibilmente un rapporto di lavoro dipendente piuttosto chin attività autonoma). Tale profilo non è espressamente femminilema accomuna tendenzialmente tutti i giovani.

Condizioni diaccesso al

mercato dellavoro regolare

La disponibilità ad essere impiegate in modo irregolare in attività anchenon coerenti con il proprio percorso formativo e l’innalzamento generaledel livello formativo dell’offerta di lavoro – che permette, sovente,al datore di lavoro di selezionare collaboratrici con titoli di studio più elevatirispetto alle mansioni da svolgere – sono le due caratteristiche più comuni.I settori produttivi in cui è facile essere impiegate sono diversificati, mariguardano soprattutto i servizi. In generale, si tratta di situazioni chenascono come transitorie, tuttavia possono trasformarsi in situazioni duratu-re a causa dello scarso matching tra percorso di studi e domanda di lavoro.

Cause e/omotivazionidel ricorsoall’attivitàirregolare

Le giovani accettano un impiego non regolare in virtù del fatto che non percepiscono quell’impiego come definitivo: sono pertanto in attesa e alla ricerca di un’occupazione migliore, in linea con le loro aspettative, ovvero disponibili a lavorare in nero pur di acquisire esperienza.

Le parzialmente regolari

Caratteristichedelle lavoratrici

Donne, spesso in possesso di titolo di studio medio-alto, con rapporti di lavoro regolari dal punto di vista formale, a fronte di effettive condizioni di lavoro diverse da quelle contrattuali. Il periodo di permanenza è indefini-to: la situazione può evolversi in rapporti più stabili e regolari o rimanere stazionaria a lungo.

Condizioni diaccesso al

mercato dellavoro regolare

In tale fascia non vi sono rilevanti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro ma di entrarvi con contratti regolari, non soltanto dal punto di vista formale ma anche sostanziale. Il rispetto delle normative in materia di lavoro dipendente è spesso eluso da forme di flessibilità contrattuale applicate in modo improprio (collaborazioni a progetto o occasionali) o grazie all’utilizzo da parte dell’impresa di forme fittizie di lavoro autonomo (Partita Iva).

Cause e/omotivazionidel ricorsoall’attivitàirregolare

La possibilità da parte del datore di lavoro di aggirare le normative e ridurre così il costo del lavoro è dovuta a una larga disponibilità di lavoratrici,sia in termini numerici – è sensibilmente aumentato il numero di diplomati elaureati – sia in termini di adattabilità. Sono tanti coloro che, pur di lavorare,sono inizialmente disposti ad accettare qualche irregolarità.

I casi di studioNell’ottica di rafforzare il percorso di osservazione del lavoro sommersofemminile e consolidare il processo di definizione dei profili e delle policyspecifiche e dirette sono stati realizzati due approfondimenti su esperienzerealizzate sul territorio nazionale: a) un intervento provinciale per l’applica-zione dei contratti di riallineamento nel settore tessile-abbigliamento nell’a-rea del frusinate; b) un intervento incentrato sull’emersione del lavoro dicura attraverso la concessione di contributi per l’assunzione di AssistentiFamiliari per persone non autosufficienti, realizzato nella provincia di Siena.I casi osservati sono stati selezionati perché specificamente volti a inter-venire sulla rimozione dei fattori individuali e di contesto che determina-no la presenza del lavoro nero per la componente femminile del mercatodel lavoro, a differenza della maggior parte dei dispositivi attivati in Italiache sono indifferenziati nell’approccio di genere.

Considerazioni conclusiveIl lavoro sommerso occupa ampio spazio nella letteratura specialistica, siaessa di tipo economico o incentrata sui fenomeni sociali, e un posto pri-mario tra gli interessi dei soggetti di policy.Il tema ha priorità di intervento in tutti i Paesi europei, al punto tale darappresentare una delle linee guida della Strategia Europea perl’Occupazione.Il livello di riconoscimento di tale fenomeno è ampio e consolidato ele statistiche ufficiali ne delineano le dimensioni e l’intensità per areageografica, per settore economico, per tipologia di rapporto di lavoro.

[ 113 ]

Terzo capitolo

Le donne con doppio lavoro

Caratteristichedelle lavoratrici

Donne in possesso di una qualifica professionale, un’adeguata esperienzalavorativa, che svolgono impieghi qualificati e che hanno giàun’altra occupazione regolare o fonte di entrata (pensione).

Condizioni diaccesso al

mercato dellavoro regolare

Si tratta di lavoratrici che sono già inserite nel mercato del lavoro esono ricercate dalle imprese per secondi lavori a causa delle lorocompetenze (si pensi alle prestazioni specialistiche nelle case di cura).Tuttavia, tale profilo è poco diffuso tra le donne e caratterizzamaggiormente le attività degli uomini, soprattutto nel settore artigiano.

Cause e/omotivazionidel ricorsoall’attivitàirregolare

Le motivazioni sono riconducibili a una esplicita convenienza economicanell’esercitare un doppio lavoro e nel non dichiarare al fisco le entrateprovenienti dall’attività “accessoria”.

Parimenti ne sono note – sempre in generale – le cause, e speri-mentati risultano oggi anche i dispositivi di intervento previsti dallanormativa.Tra tutte – ed è il paradosso da cui muove l’indagine condotta per contodell’ISFOL – le informazioni su chi siano i lavoratori esposti al lavorosommerso sono le più carenti, a partire dalla distinzione per genere.Quest’ultimo aspetto non risulta infatti affrontato in modo sistematico,se non con riferimento a studi territorialmente delimitati e fino a ogginon ricondotti all’interno di una cornice unitaria e organica.L’assenza di ipotesi di lavoro che potessero supportare un’analisi nazio-nale che facesse il punto sull’intensità del lavoro sommerso e sulle con-dizioni dei lavoratori coinvolti, in particolare donne, ha richiesto chequeste stesse divenissero un obiettivo finale della ricerca. La denomina-zione e le caratteristiche distintive dei quattro profili-tipo individuati rap-presentano pertanto il momento di sintesi di un’ampia ricognizione il cuiesito, non scontato, è stato quello dell’estrema differenziazione tra lelavoratrici irregolari.Elementi più comuni e maggiormente condivisi di altri, individuatiseguendo un percorso basato sulla gradazione del rischio di rimanere cro-nicamente nel sommerso, hanno comunque consentito di tracciare iquattro minimi comuni denominatori sopra delineati.Il primo profilo è quello che appare più problematico. La precarietà dellasituazione professionale è spesso associata a difficoltà oggettive (si trattadi immigrate senza permesso di soggiorno, donne espulse dal mercatodel lavoro dopo molti anni di impiego nella stessa impresa).Al tempo stesso, è preoccupante la situazione delle giovani (in entrata)che lavorano in maniera stagionale e/o transitoria e che in molte circo-stanze non sono regolarizzate, nonostante l’esistenza di numerose formecontrattuali flessibili.Assume invece toni meno critici la situazione di coloro che rientrano sol-tanto in parte in una situazione di regolarità, genericamente chiamatelavoratrici “in grigio”. Per questi soggetti vi è spesso la speranza di entra-re completamente nel mercato del lavoro regolare, con tutto ciò che neconsegue (il riconoscimento di malattia, ferie, trattamento di fine rappor-to, pensione, maternità). Tuttavia, a favorire un uso improprio delle formedi lavoro flessibile rimane il divario contributivo esistente tra i lavoratoridipendenti tradizionali e i lavoratori atipici.

[ 114 ]

Terzo capitolo

Rispetto alle donne che svolgono un doppio lavoro, e quindi rispetto alladifficoltà delle imprese di reperire sul mercato alcune professionalità spe-cifiche, si dovrebbe riflettere sulle errate valutazioni dei fabbisogni delmercato. È singolare verificare, nel panorama del mercato del lavoro ita-liano, come vi siano alcune figure professionali più rare di altre dopo inumerosi interventi formativi realizzati negli ultimi anni, che avrebberodovuto colmare dei vuoti.Dunque, si tratta di situazioni che possono presentarsi in forma ampia evisibile, coinvolgendo un gran numero di soggetti, o in forma ridotta, alpunto tale da interessare anche una sola persona all’interno delle stratifi-cazioni dei tessuti produttivi dei diversi contesti territoriali.Per quanto sussista una prevalenza delle forme di sommerso femminiledovute alle condizioni di contesto, proprio in termini di distribuzione ter-ritoriale dei profili, non emerge una netta polarizzazione per zone geogra-fiche: le lavoratrici irregolari possono trovarsi sia in aree tradizionalmen-te arretrate sia in aree con buoni tassi di sviluppo in cui però sono, adesempio, localizzate imprese in difficoltà (si pensi ai processi di riconver-sione industriale che il più delle volte vedono l’espulsione, in primoluogo, dei lavoratori meno qualificati); e in tali contesti la posizione delladonna “sommersa” si può manifestare nella forma più fragile così come inquella di piena determinazione delle condizioni per la prestazione delproprio lavoro (scelta del doppio lavoro).I profili, nonostante siano perfettibili e/o integrabili, hanno rappresentatoil punto di riferimento continuo dell’indagine condotta. Si ribadisce che siera in assenza di dati per genere e di chiavi di lettura preconfezionate chepotessero utilmente guidare un’azione ambiziosa come quella di coniuga-re tratti distintivi di un fenomeno (il sommerso), problematiche specifichedi un segmento della popolazione (le donne), indirizzi di policy ai diversilivelli di governo (comunitario, nazionale, regionale e locale), interventispecifici (progetti mirati al tema dell’emersione al femminile).È per questa ragione che rappresentano il punto di partenza e il punto diarrivo e soprattutto la base di nuovi approcci alla lettura di informazioni,alla comprensione delle dinamiche economiche e sociali, alla definizionedi strategie e di politiche rivolte alla riduzione del lavoro sommerso chefino ad oggi hanno scontato il limite della indifferenziazione per genere.In sostanza, oltre al contributo conoscitivo e di ricomposizione del qua-dro informativo del rapporto tra donne e lavoro sommerso offerto dal-

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Terzo capitolo

l’indagine, la definizione dei profili offre uno stimolo nuovo per conosce-re, interpretare e affrontare le problematiche del lavoro nero al femmini-le, soprattutto laddove si attivino interventi su ampia scala sia essa terri-toriale che settoriale.Appare, in tal senso, un buon banco di prova la prima applicazione (expost) dei profili-tipo effettuata proprio nel corso della presente indaginesui due casi di studio osservati (applicazione dei contratti di riallineamen-to nel settore tessile della provincia di Frosinone e interventi per l’emer-sione nel settore del lavoro di cura della Provincia di Siena):• nel primo caso, una maggiore cognizione sulle caratteristiche delle

donne destinatarie degli interventi avrebbe potuto migliorare i risultatiattraverso l’opportuna declinazione delle azioni in base ai profili-tipo(sono almeno tre le tipologie di lavoratrici sommerse presenti) e larimozione dei fattori di freno;

• nel secondo caso, proprio la ricerca delle differenze tra destinatarie –pur non avendo raggiunto un elevato grado di formalizzazione – si puòconsiderare come uno dei fattori decisivi per il buon esito dell’iniziativa.

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Terzo capitolo

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»4 Lavoro irregolare:lo scenario italianonel contestoeuropeo«

*4.1 Verso una politica europea per ilcontrasto al lavoro irregolare

Il contrasto al lavoro irregolare quale ambito di intervento prioritariodelle politiche comunitarie è emerso in Europa solo a partire dai primianni Novanta con la pubblicazione del Libro Bianco, su “Crescita,Competitività, Occupazione” della Commissione guidata da JacquesDelors (1993). La Commissione, con quel documento, poneva l’obiettivoa livello degli Stati membri, della “reintegrazione nel mercato del lavoroufficiale” di quei lavoratori impegnati in attività marginali o in vero e pro-prio lavoro irregolare.La questione del lavoro irregolare si afferma nel dibattito comunitario,tuttavia, solo nel 1998, dopo l’avvio del cosiddetto processo diLussemburgo, con la Comunicazione della Commissione “sul lavorosommerso”, finalizzata ad avviare la discussione sulle cause e sulleopzioni politiche per combatterlo e a porre la lotta contro il lavoroirregolare come un elemento della strategia complessiva per l’occupa-zione. L’anno successivo con una Risoluzione ad hoc del Consiglio, laprospettiva di adottare misure specifiche di contrasto al fenomeno a

livello di UE nel contesto degli interventi per l’occupazione, divienefinalmente sostanziale; mentre a partire dal 2000 entra anche a farparte degli orientamenti per l’occupazione, sia pure in maniera indi-retta, e cioè nell’ambito del cosiddetto secondo “pilastro”, quelloriguardante l’imprenditorialità, dove si sottolineava come le misurevolte a stimolare l’imprenditorialità in termini di semplificazioniamministrative e riduzioni dei carichi fiscali e previdenziali, avrebberopotuto “aiutare gli Stati membri ad affrontare il problema del lavorosommerso”.Sempre dal 2000 gli Stati membri, considerata l’incidenza del fenome-no in tutti i Paesi europei (messa in luce chiaramente dallaCommissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali nell’agosto di quel-l’anno), e visto l’imminente allargamento ai paesi dell’Est europeodove il lavoro irregolare si presenta ovunque a livelli assai elevati,hanno cominciato a comprendere l’importanza di dotarsi di una strate-gia europea comune che comprendesse come linee guida la prevenzio-ne e la trasformazione del lavoro sommerso in lavoro regolare, seguen-do una logica concertativa con le Parti Sociali.Si deve, tuttavia, arrivare al luglio del 2003 con il Consiglio informaledei Ministri del Lavoro e degli Affari Sociali per vedere riconosciuta l’e-mersione del lavoro irregolare, per la prima volta a livello europeo,come priorità assoluta per raggiungere gli obiettivi della piena occupa-zione e del miglioramento della qualità del lavoro, previsti dallaStrategia di Lisbona.La Decisione del Consiglio del 22 luglio 2003 (orientamenti per le poli-tiche occupazionali del 2003), fortemente sollecitata dal Governo ita-liano, stabilisce, così, quale obiettivo di azione, quello di “Trasformareil lavoro nero in occupazione regolare” in tutti gli Stati membri. Tuttociò attraverso la rimozione dei disincentivi e fornendo incentivi adat-ti, nel quadro dei sistemi fiscali e previdenziali, e dotandosi di unamaggiore capacità di far rispettare le norme e applicare sanzioni.Con la stessa decisione il Consiglio invitava, inoltre, gli Stati membriad “intraprendere gli sforzi necessari a livello nazionale ed europeoper misurare le dimensioni del problema e i progressi conseguiti alivello nazionale”.La successiva Risoluzione del 29 ottobre 2003 del Consiglio definiscepuntualmente, infine, il quadro di riferimento per le azioni di contrasto

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Quarto capitolo

del lavoro sommerso e della sua trasformazione in lavoro regolare pergli Stati membri, le Parti Sociali e le altre istituzioni comunitarie, invi-tando in particolare gli Stati membri:• ad intraprendere azioni preventive e sanzionatorie per contrastare il

lavoro non regolare;• a sviluppare sistemi di misurazione del fenomeno nelle sue diverse

manifestazioni;• a monitorare e valorizzare i risultati nell’azione di sostegno all’e-

mersione.

Nello specifico gli indirizzi comunitari fanno riferimento ad unagamma di azioni che i diversi Paesi possono declinare su scala locale,seguendo un approccio globale basato sia su azioni preventive di tipofiscale, previdenziale e amministrativo, per incoraggiare datori di lavo-ro e lavoratori a operare all’interno dell’economia ufficiale e nel con-testo dell’occupazione regolare, sia rafforzando la sorveglianza ed ilsistema sanzionatorio – segnatamente nei confronti di coloro cheorganizzano o traggono profitto dal lavoro non dichiarato, pur garan-tendo un’adeguata tutela alle vittime del lavoro non dichiarato – sia,infine, aumentando la consapevolezza sociale per incrementare l’effi-cacia di questa combinazione di misure, fornendo informazioni ai cit-tadini sulle implicazioni negative del lavoro non dichiarato per la sicu-rezza sociale e sulle conseguenze del lavoro non dichiarato per la soli-darietà e l’equità.L’insieme delle azioni e degli interventi indicate dalla Risoluzione dellaCommissione implicava tre condizioni:

• attribuire alla lotta al lavoro irregolare un ruolo chiave nella strategiaeuropea dell’occupazione;

• considerare il contesto nazionale e territoriale delle fenomenologie dellavoro irregolare come elemento centrale di tutte le strategie per l’e-mersione del lavoro non regolare;

• sviluppare politiche capaci di incidere sia sul versante dell’offerta dilavoro sia su quello della domanda di lavoro, puntando su azioni pre-ventive verso i datori di lavoro ed i lavoratori, incentivandoli a opera-re all’interno dell’economia ufficiale e nel contesto dell’occupazioneregolare.

[ 119 ]

Quarto capitolo

*4.2 Lavoro irregolare ed economia sommersa in Europa: le interpretazioni condivise

Nell’affrontare il tema “sommerso”– nella nuova prospettiva indicata dallaCommissione – è necessario rifarsi alle definizioni condivise in sedecomunitaria22, così da caratterizzarne e quantificarne la rilevanza in modounivoco. Sino ad oggi, infatti, il tema si è distinto per una proliferazionedi definizioni e di modelli di analisi. La tassonomia che va emergendo insede comunitaria fa riferimento oggi a:• Non-Observed Economy (NOE);• Exhaustiveness (E);• Undeclared Work (UW ).

La prima definizione (NOE) indica l’economia non osservata che a suavolta contiene:• Underground production (produzione sommersa) ossia attività pro-

duttive che sfuggono ad ogni controllo;• Informal sector production (produzione settoriale informale) ossia le atti-

vità produttive non completamente regolari in termini di lavoro regolare;• Production by households for own final use (produzioni proprie non

dichiarate) ossia produzioni consumate o capitalizzate dagli stessiproduttori.

Parte dell’economia non dichiarata può oggi essere rappresentata.Con il termine Exhaustiveness23 (E), appunto, l’Eurostat indica le c.d.stime di esaustività, ossia una serie di misure tratte dalla contabilitànazionale che consentano di includere anche quella parte dell’economiadifficile da rappresentare statisticamente. Un’interessante rappresentazio-ne proposta da Kazemier24 mostra le relazioni presunte tra le diverse areedell’economia sommersa da cui si intuiscono gli incerti confini tra lediverse aree di misurazione (graf.13).

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Quarto capitolo

22 Le definizioni sono tratte da Handbook for measuring the NOE (2002) OECD e System ofnational accounts (SNA´93). 23 L’Italia è tra i primi Paesi ad adottare una metodologia di stima puntuale dell’economiainformale a tale proposito si veda M. Calzeroni, The exhaustiveness of production estimates: newconcepts and methodologies – Istat.24 Kazemier – Paper presentato al seminario di Malmö, nov. 2003 (Kazemier 2003).

Infine, il Lavoro non dichiarato (Undeclared Work), la cui definizioneassunta è “productive activities that are lawful as regards to their nature,but are not declared to the public authorities, taking into account the dif-ferences in the regulatory system between Member States”. La definizionemigliora la precedente nel senso che estende il concetto di attività produt-tive anche non pagate ma che pesano economicamente. La definizione dilavoro non dichiarato quindi fa riferimento anche a tutte quelle posizioniirregolari legate a vario titolo ad attività produttive che generano ricchezza.

*4.3 La misura del lavoro irregolare in Europa

In Europa, anche da quanto emerge dall’ultima indagine svolta dallaCommissione Europea25, il lavoro irregolare costituisce una delle aree

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Quarto capitolo

Grafico 13 - Relazioni tra economia informale, economia illegale, exhaustiveness(esaustività) ed economia sommersa

»«

Economia illegale

Esaustività

Economia Informale Economia sommersa

Attività checontribuiscono allaformazione del PIL

Fonte: CE – Undeclared work in an enlarged Union. An Analysis of Undeclared Work:An In-Depth Study of Specific Items-DG Employment and Social Affairs - May 2004.

25 CE – Undeclared work in an enlarged Union. An Analysis of Undeclared Work: An In-DepthStudy of Specific Items. Final report. Piet Renooy Staffan Ivarsson Olga van der Wusten-GritsaiRemco Meijer European Commission Directorate-General for Employment and Social AffairsManuscript completed in May 2004.

meno studiate nel campo delle politiche per il lavoro. In sintesi i datidisponibili sono tra loro molto differenti e verosimilmente difficilmentecomparabili, poiché riferiti ad anni molto diversi. La tabella 21 – tratta dal-l’indagine Undeclared work in an enlarged Union – propone stime rea-listiche del lavoro non dichiarato in relazione alla sua incidenza percen-tuale sul PIL e, soprattutto, in base alla disponibilità del dato.Decisamente più chiaro, ma contemporaneamente più problematico,appare il quadro fenomenologico per i paesi di nuovo ingresso: come sievince, infatti, in questo gruppo di paesi l’incidenza del lavoro irregolareè decisamente maggiore che nell’Europa dei 15 e si attesta su valori simi-li a quelli riscontrati in Italia ed in Grecia.

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Quarto capitolo

Tabella 21 - Lavoro irregolare sul PIL nell’Europa a 15 Paesi e negli Stati membri dinuovo ingresso

»«

Fonte: CE – Undeclared work in an enlarged Union – May 2004.

Nazione Anni Stima (% PIL) Austria 1995 1,5 Belgio 1995 3 - 4

Danimarca 2001 5,5 Finlandia 1992 4,2 Francia 1998 4 - 6,5

Germania 2001 6 Gran Bretagna 2000 2

Grecia 1998 > 20 Irlanda - n.a.Italia 1998/2002 16 -17

Lussemburgo - n.a. Paesi Bassi 1995 2 Portogallo 1996 5

Spagna - n.a. Svezia 1997 3

Bulgaria 2002/03 22-30 Estonia 2001 8-9 Lettonia 2000 18 Lituania 2003 15-19 Polonia 2003 14

Repubblica Ceca 1998 9-10 Romania 2001 21

Slovacchia 2000 13-15 Slovenia 2003 17 Ungheria 1998 18

Come mostrano le diverse indagini condotte dagli Stati membri, esistein realtà un’ampia gamma di tipologie di sommerso. Oltre alla distinzio-ne tra forme di lavoro irregolare ed economia sommersa, la pervasivitàdei fenomeni interessa non solo i settori ‘tradizionali’ come l’agricoltu-ra, l’edilizia, i servizi domestici, ma anche nuove figure professionalialtamente qualificate. Attualmente è possibile riscontrare in quasi tuttigli Stati membri tre macro gruppi di settori in cui il rischio di sommer-so è elevato, ossia:• i settori tradizionali quali l’agricoltura, l’edilizia, il commercio al det-

taglio, la ristorazione o i servizi domestici (caratterizzati da una produ-zione ad alta intensità di manodopera e da circuiti economici locali). Ilsettore delle costruzioni, ad esempio fa spesso ricorso al subappaltoirregolare; nel settore alberghiero e della ristorazione numerose pic-cole imprese difficili da controllare ricorrono spesso a forme di lavoroirregolare. I servizi alla persona e quelli domestici sono anch’essi arischio proprio per la difficoltà a garantire controlli e forme contrattua-li coerenti;

• il settore manifatturiero e i servizi commerciali, in cui i costi sono ilprincipale fattore di concorrenza. Nell’Europa meridionale, il settoretessile, con le sue opportunità di lavoro a domicilio pare essere parti-colarmente esposto al lavoro sommerso;

• alcuni settori innovativi del terziario (essenzialmente contraddistintida lavoro autonomo), in cui l’uso delle comunicazioni elettroniche edei computer agevolano la contrattazione e l’esecuzione di servizi inlocalità diverse, il che consente di non dichiarare tali attività.

Le informazioni di origine nazionale sul sommerso negli Stati membriindicano, inoltre, una sostanziale differenziazione delle categorie di lavo-ratori esposti alle fenomenologie del sommerso:• nei paesi Scandinavi, nei Paesi Bassi, in Belgio, Francia e nel Regno

Unito, ad esempio, i lavoratori del sommerso sono prevalentementeuomini, giovani e qualificati;

• nell’Europa meridionale sono per lo più giovani donne che lavorano adomicilio, ma è rilevante la presenza di immigrati clandestini;

• in Germania e in Austria è significativo il numero di immigrati clande-stini che svolgono lavoro nero.

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Quarto capitolo

Un ulteriore importante fattore di differenziazione è rappresentato dallanormativa e conseguentemente dall’organizzazione del mercato del lavo-ro; ciò rende ancora più complessa una delimitazione concettuale delsommerso in Europa.

La forte differenziazione delle tipologie e delle forme attraverso le quali ilsommerso si manifesta, indica che non esistono modelli facilmente gene-ralizzabili né soluzioni e risposte univoche. Al contrario le diverse tipolo-gie e fenomenologie si compongono e si intersecano nella dimensioneterritoriale e locale dando vita a specifiche condizioni di lavoro irregolaree di economia sommersa.In relazione a tale scenario sono state indicate nei Piani nazionali per l’oc-cupazione una serie di interventi tesi a rispondere alle specificità nazionali.

*4.4 Il lavoro irregolare in Italia

Tutti i più recenti studi condotti dall’Istat, dal Comitato Nazionale perl’Emersione e dal Censis26 mostrano l’eterogeneità del fenomeno del lavo-ro irregolare in Italia (ossia la manifestazione spesso simultanea di tuttele varie forme di lavoro non regolare considerate in ambito europeo), lastretta connessione tra lavoro irregolare e contesto territoriale e, infine,la specificità del lavoro irregolare in relazione alla natura delle economiee dei mercati del lavoro locali.Volendo rappresentare il fenomeno del lavoro irregolare come compo-nente rilevante ma non esaustiva dei fenomeni di undergroungd eco-nomy, seguendo l’impostazione sviluppata in sede europea, l’attenzione sisposta verso le diverse forme del lavoro irregolare tutte presenti nelnostro Paese. Del resto, rispetto a tutte le condizioni individuate in sedeeuropea, considerando i diversi fattori di rischio, l’Italia presenta condizio-ni problematiche che sono cause dei fenomeni di lavoro irregolare, e cioè:

• livelli dell’imposizione fiscale e dei contributi sociali sul lavoro eccessi-vi: oneri fiscali o contributi sociali elevati costituiscono un incentivo, siaper i lavoratori sia per gli imprenditori, ad entrare nel sommerso che

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Quarto capitolo

26 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Programma IES. Sistema di documentazioneAtlantide. Studi e ricerche.

permette al lavoratore di aumentare il suo reddito e al datore di lavorodi ridurre le spese;

• volume di oneri regolamentari e amministrativi eccessivi: il sussistere dicosti eccessivi e di procedure amministrative troppo onerose può sco-raggiare la formalizzazione dell’attività, se entrambe le parti trovanovantaggio a non dichiararla;

• carente legislazione in materia di mercato del lavoro: ciò è dovuto siaad una domanda crescente di servizi ad alta intensità di manodopera,“di tipo personale”, sia alla creazione di nuove forme organizzativedella catena industriale di valore aggiunto e all’esigenza di maggioreflessibilità aziendale (ad esempio i lavorativi atipici, il lavoro part-time oi contratti temporanei);

• strutture industriali di dimensioni ridotte: nelle economie locali chesono costituite da una miriade di piccole imprese, non solo è più proba-bile che si manifesti il fenomeno del lavoro sommerso, ma sono anchepiù elevate le probabilità che esso avvenga su base organizzata piuttostoche su base individuale. Tuttavia, laddove i lavoratori sono coscienti deiloro diritti, il lavoro sommerso tende ad essere meno diffuso;

• bassa innovazione del sistema produttivo: il ricorso al lavoro sommer-so, con la riduzione dei costi che esso comporta, può costituire unriflesso di autoconservazione da parte di imprese in settori in declino,che altrimenti non sarebbero in grado di sopravvivere in un mercatocompetitivo;

• accettazione culturale del fenomeno: vi è una certa comprensione oaccettazione culturale dell’economia informale. Il fatto di partecipareall’economia informale a livello locale viene spesso concepito qualescambio di servizi o mutua assistenza che non occorre dichiarare (puli-zia, lavori agricoli stagionali, ecc.);

• esistenza di facili opportunità: quanto più una persona ha l’opportunitàdi esercitare un’attività sommersa a basso rischio (ad esempio per il las-sismo dei controlli o perché tale persona è già coperta dall’assicurazio-ne del datore di lavoro principale o di un coniuge), tanto più probabi-le sarà che se ne avvantaggi.

Si tratta di punti di debolezza che richiedono politiche mirate. Nello specifi-co delle politiche per il lavoro, le aree su cui sembra oggi possibile inciderepiù profondamente sono quelle relative alla semplificazione delle procedu-

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Quarto capitolo

re amministrative ed alla prevenzione, puntando soprattutto sulla moderniz-zazione dei servizi per il lavoro e su politiche attive e di welfare mirate.Tale obbiettivo è perseguibile attraverso un’analisi territoriale del fenome-no del lavoro irregolare, analisi che oggi l’Istat fornisce su scala regionale.

Le misure del lavoro irregolare in Italia: le stime IstatL’Istat, insieme alle stime del Valore Aggiunto Sommerso, che indicano la partedi PIL attribuibile all’area del sommerso economico, fornisce stime sull’occu-pazione regolare e non regolare. Tali stime fanno riferimento alle Unità diLavoro (ULA) che rappresentano una misura di quanto il fattore lavoro con-tribuisce alla produzione del Paese in un determinato periodo. Le ula sonocalcolate attraverso la trasformazione ad unità a tempo pieno delle posizionilavorative ricoperte da ciascuna persona occupata nel periodo di riferimento.Il concetto di occupazione regolare e non regolare è strettamente con-nesso a quello di attività produttive osservabili e non osservabili compre-se nei confini della produzione del sistema di contabilità nazionale.Sono definite regolari le prestazioni lavorative registrate e osservabili, siadalle istituzioni fiscali-contributive sia da quelle statistiche e amministrati-ve. Sono, invece, definite non regolari le prestazioni lavorative svoltesenza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva,quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e lefonti amministrative.Rientrano in tale categoria le prestazioni lavorative:• continuative svolte non rispettando la normativa vigente;• occasionali svolte da persone che si dichiarano non attive in quanto

studenti, casalinghe o pensionati;• svolte dagli stranieri non residenti e non regolari;• plurime, cioè le attività ulteriori rispetto alla principale e non dichiara-

te alle istituzioni fiscali.

La stima del lavoro irregolareNel 2003 risultano occupate nel complesso dell’economia circa 24 milioni e238 mila Unità di Lavoro, di cui 3 milioni e 237 mila non regolari (cfr. tab.22).I dati evidenziano come nel 2003 lo sviluppo occupazionale sia ancoraintenso per effetto della crescita del lavoro dipendente regolare, in parteincoraggiata dallo sviluppo di nuove forme occupazionali più flessibili. Apartire dal 2001, infatti, l’input di lavoro regolare passa da circa 20 milio-

[ 126 ]

Quarto capitolo

ni e 235 mila Unità di Lavoro nel 2001 a 21 milioni di unità nel 2003(+766 mila unità, di cui circa 300 mila nell’ultimo anno). Tale crescita hainteressato quasi esclusivamente l’occupazione dipendente regolare cheraggiunge, nel 2003, 14 milioni e 478 mila unità (13 milioni e 741 milaunità nel 2001). Come detto sopra, la tendenza alla flessibilizzazione deirapporti di lavoro, in termini di orario, durata e attivazione di nuoveforme di contratti (come, ad esempio, il lavoro interinale) ha contribuitosensibilmente ad accrescere, nel periodo considerato, il livello dell’occu-pazione regolare. Le nuove forme di flessibilità, unitamente ad azioni spe-cifiche di contrasto all’impiego di lavoratori senza contratto (come, adesempio, la sanatoria di legge nei confronti dei lavoratori immigrati extra-comunitari), hanno inoltre frenato l’aumento del lavoro sommerso: sono3 milioni e 237 mila le Unità di Lavoro non regolari nel 2003 a fronte di 3milioni e 602 mila unità nel 2001 (circa 364 mila unità in meno).

[ 127 ]

Quarto capitolo

Tabella 22 – Unità di lavoro regolari e non regolari (in migliaia) per posizione nellaprofessione, 1999-2003

»«

Fonte: Istat – La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali - settembre 2005.

Anni Regolari Non regolari Totale Tasso regolarità Tasso irregolarità

Totale

1999 19.602,3 3.446,6 23.048,9 85,0 % 15,0 %

2000 19.922,6 3.529,0 23.451,6 85,0 % 15,0 %

2001 20.234,9 3.601,8 23.836,7 84,9 % 15,1 %

2002 20.698,0 3.437,3 24.135,3 85,8 % 14,2 %

2003 21.000,7 3.237,8 24.238,5 86,6% 13,4 %

Dipendenti

1999 13.221,8 2.883,4 16.105,2 82,1 % 17,9 %

2000 13.462,8 2.949,4 16.412,2 82,0 % 18,0 %

2001 13.741,4 3.018,4 16.759,8 82,0 % 18,0 %

2002 14.204,4 2.851,7 17.056,0 83,3 % 16,7 %

2003 14.478,8 2.664,5 17.143,3 84,5% 15,5 %

Indipendenti

1999 6.380,5 563,2 6.943,7 91,9 % 8,1 %

2000 6.459,8 579,6 7.039,4 91,8 % 8,2 %

2001 6.493,5 583,4 7.076,9 91,8 % 8,2 %

2002 6.493,7 585,6 7.079,3 91,7 % 8,3 %

2003 6.521,9 573,3 7.095,2 91,9 % 8,1 %

Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle Unità di Lavoro nonregolari sul totale delle Unità di Lavoro, risulta pari al 13,4% nel 2003(14,2% nel 1992), quasi un punto percentuale in meno rispetto all’annoprecedente. Il tasso di irregolarità delle Unità di Lavoro dipendenti siriduce tra il 2001 e il 2003, passando dal 18% al 15,5%, mentre risultasostanzialmente stabile quello delle Unità di Lavoro indipendenti (8,1%).I settori maggiormente coinvolti dall’irregolarità del lavoro sono l’agricol-tura e le costruzioni, dove il carattere frammentario e stagionale dell’atti-vità produttiva consente l’impiego di lavoratori stranieri non residenti enon regolarizzati. Nel 2003, il tasso di irregolarità del settore agricolo èpari al 32,9% contro il 25,5% del 1992 (cfr.tab.23). Al netto del settoreagricolo, il tasso di irregolarità per l’intera economia risulta di un puntopercentuale più basso (12,3%).

L’industria in senso stretto sembra non utilizzare in modo consistente per-sonale irregolare. Nel 2003 il tasso di irregolarità è pari al 5,4% rispetto al5,7% del 1992. Nel settore delle costruzioni l’incidenza percentuale delleUnità di Lavoro non regolari sul totale delle Unità di Lavoro è in netta dimi-nuzione, collocandosi intorno al 13,9% (14,2% nel 1992).

[ 128 ]

Quarto capitolo

Tabella 23 – Tasso di irregolarità delle Unità di Lavoro per settore di attivitàeconomica, 1992-2003

» «

Fonte: Istat – La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali - settembre 2005.

Settore di attività 1992 1997 2002 2003

Agricoltura 25,5 % 28,7 % 33,7 % 32,9 %

Industria: 7,7 % 7,9 % 7,6 % 7,1 %

• Industria in senso stretto 5,7 % 5,4 % 5,5 % 5,4 %

• Costruzioni 14,2 % 16,2 % 13,9 % 12,5 %

Servizi: 14,5 % 16,6 % 15,5 % 14,5 %

• Commercio e riparazioni; trasporti 15,6 % 18,3 % 17,1 % 15,2 %

• Intermediazione monetaria e finanziaria, attività imprenditoriali e immobiliari

13,9 % 14,4 % 13,9 % 14,1 %

• Altri servizi 13,7 % 15,8 % 14,8 % 14,0 %

Totale 13,4 % 14,8 % 14,2 % 13,4 %

Nei servizi, il fenomeno è maggiormente diffuso nel comparto del com-mercio, degli alberghi, dei pubblici esercizi e dei trasporti (15,2% nel2003); sono le attività di trasporto che, nell’ambito dell’intero comparto,presentano il tasso di irregolarità più elevato (33,9%) per effetto dell’uti-lizzo del lavoro non regolare nel trasporto di merci su strada per contoterzi. La quota di Unità di Lavoro non regolari è leggermente più bassa estabile nel tempo in altri comparti, come in quello dell’intermediazionemonetaria e dei servizi alle imprese (14,1% nel 2003) leggermente cre-sciuta rispetto al 2002 (+0,2%).

Nel comparto degli altri servizi sono compresi, oltre che le attività produt-tive svolte dalle Pubbliche Amministrazioni, immuni dal fenomeno dell’ir-regolarità lavorativa, anche quelle che offrono servizi ricreativi, culturali edomestici alle famiglie; queste ultime, nel corso del tempo, hanno fattosempre più ricorso a prestazioni lavorative non regolari: nel 2003 le ULAnon regolari di tali attività rappresentano il 37,1% delle Unità di Lavorocomplessive (38,1% nel 1992).

L’input di lavoro non regolare può essere a sua volta scomposto in ulte-riori tipologie occupazionali, che in parte emergono sia dal confronto edall’integrazione tra le diverse fonti informative usate (è il caso, ad esem-pio, degli irregolari in senso stretto), sia dall’utilizzo di fonti informativespecifiche o metodi indiretti di stima (ad esempio, gli stranieri non resi-denti e non regolari):• gli irregolari in senso stretto residenti, ossia gli occupati a tempo pieno

che si dichiarano nelle indagini presso le famiglie ma che non risultanopresso le imprese;

• i residenti che si dichiarano occupati, ma che nelle indagini statisticherivolte alle famiglie si dichiarano appartenenti alla popolazione non atti-va pur svolgendo delle ore di lavoro;

• gli stranieri non regolari e non residenti che, in quanto tali non sonovisibili al fisco e sono esclusi dal campo di osservazione delle indaginipresso le famiglie;

• le attività plurime non regolari, stimate con metodi indiretti che tenta-no di cogliere il lavoro degli indipendenti in settori sensibili alla nondichiarazione dell’attività produttiva (trasporti, costruzioni, alberghi epubblici esercizi).

[ 129 ]

Quarto capitolo

I residenti che non si dichiarano occupati rappresentano una quotamodesta dell’occupazione non regolare e nella tabella 24 sono stati inclu-si nell’unica categoria degli irregolari residenti, insieme agli irregolari insenso stretto residenti. Gli irregolari residenti tendono a crescere neltempo, passando da 1 milione e 996 mila Unità di Lavoro nel 1992 a circa2 milioni e 228 mila unità nel 2003. In particolare, tra il 2001 e il 2003aumenta la loro importanza nell’ambito del lavoro non regolare (dal 58%al 68,8%) per effetto di un minor ricorso da parte delle imprese al lavorodegli stranieri non residenti. Nel 2003 sono circa 150 mila le Unità diLavoro straniere non regolari; il loro peso sulle Unità di Lavoro comples-sive si attesta al 4,6% rispetto al 18,5% del 2001. La diminuzione di questatipologia di occupazione deriva per effetto della sanatoria di legge che, apartire dal 2002, ha consentito a molti lavoratori di regolarizzare la loroposizione fiscale-contributiva.Le attività plurime non dichiarate registrano un ritmo di crescita menosostenuto e nel 2003 raggiungono le 860 mila unità circa (746 mila nel 1992).

La dimensione territoriale del lavoro irregolare: le stime regionaliIl lavoro non regolare ha caratteristiche differenziate all’interno del terri-torio nazionale. L’intensità del fenomeno è più elevata al Sud rispetto alresto del Paese (graf.14): nel 2003 è pari al 22,8%, contro l’8,3% dell’Italiadel Nord-Ovest, il 10,9% del Nord-Est e il 12,3% del Centro (cfr.tab.25).

[ 130 ]

Quarto capitolo

Tabella 24 - Unità di lavoro (in migliaia) non regolari per tipologia di occupazione,1992-2003

» «

Fonte: Istat – La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali - settembre 2005.

Anni Irregolari residenti Posizioni plurime Stranieri non residenti Totale economia1992 1.995,8 746,3 395,7 3.137,81999 2.067,7 809,8 569,1 3.446,62000 2.098,3 833,4 597,3 3.529,02001 2.090,6 845,6 665,6 3.601,82002 2.156,9 888,7 391,7 3.437,32003 2.227,7 860,4 149,7 3.237,8

Composizione %1992 63,6 23,8 12,6 100,01999 60,0 23,5 16,5 100,02000 59,5 23,6 16,9 100,02001 58,0 23,5 18,5 100,02002 62,7 25,9 11,4 100,02003 68,8 26,6 4,6 100,0

In tutte le Regioni del Sud, tranne che in Sardegna e in Molise, il tasso diirregolarità supera il 20%, raggiungendo il livello più elevato in Calabria(31,0%). Nelle Regioni del Nord, la presenza di lavoro sommerso è circo-scritta in Lombardia (7,3% il tasso di irregolarità) e più diffusa in Valled’Aosta (14,7%). Tali risultati sono il riflesso della struttura produttiva pro-pria di ciascuna Regione. In Valle d’Aosta, è il settore dei servizi che attraemanodopera non regolarizzata, mentre in Calabria la diffusione di taletipologia di occupazione caratterizza tutti i settori produttivi. L’analisi set-toriale evidenzia, una diffusione del lavoro non regolare a livello regionalepiù articolata rispetto alla media nazionale. In agricoltura, tassi di irregola-rità superiori alla media nazionale (32,9%) si hanno nel Lazio (35,6%) e indiverse Regioni del Sud, con l’eccezione di Molise (28,7%) e Sardegna(25,6%). Nell’industria in senso stretto l’irregolarità lavorativa è diffusa pre-valentemente al Sud; lo stesso accade nelle costruzioni, settore in cuianche il Lazio ha tassi di irregolarità particolarmente elevati. Nei servizi ilfenomeno si rileva in tutte le Regioni, con punte di irregolarità superiorialla media nazionale, oltre che in Valle d’Aosta, anche in Friuli VeneziaGiulia (15,7%), Umbria (15,2%) e, ancora una volta, nelle Regioni del Sud.La matrice dei dati regionali e le stime delle ULA irregolari per bacino regio-nale sono un importante strumento di programmazione nel campo delle

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Quarto capitolo

Grafico 14 - Distribuzione del tasso di irregolarità sul totale economia per regioni, 2003» «

2 5 , 0 % a 3 1 , 0 % ( 2 ) 1 9 , 1 % a 2 5 , 0 % ( 4 ) 1 3 , 2 % a 1 9 , 1 % ( 3 ) 7 , 3 % a 1 3 , 2 % ( 1 1 )

Media Italia = 13,4

Fonte: elaborazione Italia Lavoro su dati Istat.

politiche per il lavoro. La possibilità di disporre di una rappresentazione del-l’incidenza del lavoro irregolare nei diversi settori economici costituisce unelemento chiave per la definizione delle priorità di intervento.

*4.5 I soggetti a rischio irregolarità:donne, giovani e immigrati

Laddove si registrano dati ufficiali di bassa partecipazione al lavoro e di carenzadi posizioni di lavoro, si ritrae necessariamente un’indicazione significativa emisurabile della presenza di una quota elevata di popolazione esclusa dai cir-cuiti socialmente ed economicamente “sani” di partecipazione alla produzione

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Quarto capitolo

Tabella 25 – Tasso d’irregolarità delle Unità di Lavoro per regione e settore di attivitàeconomica (val. % e v.a.), 2003

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Fonte: Istat – La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali - settembre 2005.

Regioni AgricolturaIndustria

Servizi TotaleIn sensostretto Costruzioni Totale

Piemonte 20,4 3,3 2,6 3,1 11,7 9,2Valle d’Aosta 26,9 1,4 5,9 3,5 17,5 14,7Lombardia 19,9 1,2 3,7 1,6 10,2 7,3Trentino-Alto Adige 22,2 8,1 4,9 6,9 11,3 10,9Veneto 27,6 1,1 4,5 1,8 11,6 8,7Friuli-Venezia Giulia 33,0 2,4 7,0 3,3 15,7 12,8Liguria 26,1 6,1 8,7 7,0 12,2 11,5Emilia-Romagna 24,2 2,8 1,4 2,5 10,5 8,6Toscana 20,1 3,9 5,2 4,2 11,8 9,8Umbria 25,9 5,8 7,0 6,1 15,2 12,8Marche 28,4 2,7 2,6 2,6 14,3 10,7Lazio 35,6 9,5 20,1 13,8 13,8 14,4Abruzzo 27,4 4,7 19,4 8,6 13,0 12,6Molise 28,7 16,5 15,9 16,3 19,4 19,2Campania 42,6 16,6 24,3 19,0 22,6 232Puglia 41,7 14,2 26,1 18,1 18,3 20,9Basilicata 34,9 27,1 22,4 25,4 16,4 20,8Calabria 50,8 34,3 41,8 38,2 24,3 31,0Sicilia 42,4 24,7 33,1 28,0 23,4 26,0Sardegna 25,6 11,8 15,0 13,1 18,9 18,3ITALIA 32,9 5,4 12,5 7,1 14,5 13,4Nord-Ovest 20,8 2,0 3,9 2,4 10,9 8,3Nord-Est 25,9 2,2 3,7 2,5 11,6 9,3Centro 28,4 5,3 12,3 7,2 13,3 12,3Mezzogiorno 41,1 17,1 27,0 20,6 20,9 22,8

e distribuzione del reddito attraverso il lavoro, e quindi della potenziale presen-za di lavoro irregolare. L’analisi della correlazione27 degli indicatori Istat di irre-golarità regionale con le altre variabili socio economiche, consente di valutarecome il fenomeno del lavoro irregolare sia relazionato in maniera diretta einversa con un’ampia serie di indicatori di esclusione/inclusione dal mercatodel lavoro. Nella tabella 26, si osserva come la variabile socio-economica che sidimostra essere più direttamente correlata con il tasso di irregolarità è, come cisi attendeva, il tasso di disoccupazione nelle sue diverse componenti, soprat-tutto quella femminile e quella legata all’universo giovanile sia maschile chefemminile. Anche il diagramma a dispersione28 (cfr. graf.15) evidenzia la forteassociazione tra le due variabili prese in considerazione. In generale, all’aumen-tare del tasso di disoccupazione aumenta il tasso di irregolarità relativo al tota-le dell’economia. Le regioni in cui il tasso di disoccupazione assume valori piùelevati sono le stesse in cui il tasso di irregolarità è sensibilmente più alto.

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Quarto capitolo

Tabella 26 - Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità, totale economiacon i principali indicatori del mercato del lavoro, 2003

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Tasso di disoccupazione (femmine) 0,95 %

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,95 %

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni 0,95 %

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,95 %

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (femmine) 0,95 %

Tasso di disoccupazione 0,95 %

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (maschi) 0,94 %

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (maschi) 0,94 %

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni 0,94 %

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (femmine) 0,93 %

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (maschi) 0,93 %

Tasso di disoccupazione in età 15-24 anni (femmine) 0,91 %

Tasso di disoccupazione in età 15-24 anni 0,91 %

Tasso di disoccupazione in età 15-24 anni (maschi) 0,91 %

Stranieri residenti per 1.000 abitanti -0,85 %

Donne occupate per 100 occupati -0,88 %

Tasso di attività in età 25-29 anni (femmine) -0,88 %

Tasso di occupazione -0,88 %

Tasso di occupazione (femmine) -0,88 %

Donne occupate alle dipendenze per 100 occupati alle dipendenze -0,88 %

Tasso di occupazione in età 30-64 anni -0,89 %

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (femmine) -0,89 %

27 L’analisi della correlazione ha l’obiettivo di stabilire se esiste un’associazione fra variabili e dimisurarne l’intensità. Si dice che tra due o più variabili vi è un’associazione quando si manifestauna sistematicità tra i valori da esse assunte.28 Distribuzione congiunta delle due variabili.

Fonte: elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Per quanto riguarda la correlazione inversa, la variabile maggiormentecorrelata, con segno negativo, riguarda il tasso di occupazione femminile:si registra infatti una relazione inversa tra l’andamento del lavoro irrego-lare e quello dell’occupazione femminile (cfr. graf.16). Si tratta di duefenomeni che ovviamente non stupiscono, ma vale la pena osservare cheproprio gli indicatori ufficiali dell’occupazione/disoccupazione rappre-sentano meglio la dimensione di inclusione sociale, intesa come parteci-pazione (o mera volontà di partecipazione nel caso di disoccupazione) allavoro in condizioni legalmente e contrattualmente considerate regolari.

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Quarto capitolo

Grafico 15 – Andamento tasso di irregolarità rispetto al tassodi disoccupazione, 200329

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1,8

1,9

2,3

2,5

2,6

2,7

2,8

3,0

3,3

3,6

4,3

6,5

8,5

10,2

10,7

13,0

15,9

16,4

17,7

7,3

8,6

8,7

9,2

9,8

10,7

10,9

11,5

12,6

12,8

14,4

14,7

18,3

19,2

20,8

20,9

23,2

26,0

31,0

Tasso di disoccupazione

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BA

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Tasso

irreg

olarit

à eco

nomi

a

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

AB -AbruzzoBA - BasilicataCA - CampaniaCAL - CalabriaER - Emilia RomagnaFVG - Friuli Venezia GiuliaLA - Lazio

LI - LiguriaLO - LombardiaMA - MarcheMO - MolisePI - PiemontePU - PugliaSA - Sardegna

SI - Sicilia

TAA - Trentino Alto Adige

TO - Toscana

UM - Umbria

VA - Valle d’Aosta

VE - Veneto

29 I grafici sono riferiti al solo anno 2003, ma l’analisi è stata effettuata per gli anni dal 1999-2003, la stessa Regione valutata negli anni ha rappresentato quattro unità statistiche differenti.

Le donneIn questa prospettiva è proprio la componente femminile degli indi-catori di disoccupazione/occupazione, alla luce dell’alta correlazioneindividuata con il fenomeno del lavoro irregolare, ad evidenziaremeglio la rilevanza dei fenomeni di inclusione/esclusione sociale,intesa come partecipazione o meno al mercato del lavoro legalmen-te riconosciuto. Più che in altri Paesi europei, in Italia, la conciliazio-ne tra responsabilità familiari e partecipazione al mercato del lavororesta un problema che ricade principalmente sulla componentefemminile dell’offerta di lavoro: il lavoro di cura familiare e parenta-le che grava soprattutto sulle donne riduce il tempo da dedicare allavoro remunerato, ma è soprattutto l’insieme delle attività che pos-sono essere prese in considerazione in termini di orari di lavoro (edi tempi di spostamento) ad indebolire la posizione delle donne sulmercato del lavoro. Il risultato è che, in assenza di correttivi ingrado di favorire la partecipazione femminile, viene meno la possi-bilità stessa per molte donne di accedere o permanere nei circuiti dilavoro legalmente e contrattualmente contemplati come regolari o

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Quarto capitolo

19,0

20,1

21,2

22,8

26,0

26,2

31,6

32,9

33,3

35,0

37,5

38,4

39,5

39,7

39,8

40,4

43,4

43,9

7,3

8,6

8,7

9,2

9,8

10,7

10,9

11,5

12,6

12,8

14,4

14,7

18,3

19,2

20,8

20,9

23,2

26,0

31,0

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ia

Tasso di occupazione - Femminile

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Grafico 16 – Andamento tasso di irregolarità rispetto al tasso di occupazionefemminile, 2003

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ammissibili. La tabella 26 mostra, dunque, un alto coefficiente dicorrelazione tra il tasso di irregolarità e la disoccupazione femmini-le. È stato possibile mettere in evidenza l’effetto dell’alta correlazio-ne (+0,95) tra le due variabili utilizzando un modello di regressio-ne30 in cui si è ipotizzato il tasso di irregolarità come la variabiledipendente dal tasso di disoccupazione femminile: in questo modosi è potuto stabilire che la variabilità di quest’ultimo sia in grado diriprodurre il 90% di quella dell’irregolarità del lavoro.È stato quindi possibile ricavare l’espressione esplicita della retta diregressione:Tasso di irregolarità = 6,85+0,62*tasso disoccupazione femminilein età 15-64 anni.L’espressione rappresenta l’equazione della retta in un piano. Essaconsente di prevedere, con sufficiente approssimazione, i valoridella variabile dipendente (tasso di irregolarità femminile), notiquelli assunti dalla variabile indipendente (tasso di disoccupazionefemminile 15-64). Per approfondire l’analisi si è provato ad individua-re un unico nuovo indicatore capace di descrivere la “partecipazionefemminile al mondo del lavoro”, considerando quindi tutte le variabi-li a disposizione riguardanti la componente femminile e correlandolosuccessivamente con il lavoro irregolare. La tecnica utilizzata è quelladell’analisi in componenti principali31 (brevemente, acp). Il grafico che segue ordina le venti Regioni italiane su un asse chenella parte positiva presenta le variabili relative all’occupazione e altasso di attività femminile, sul lato opposto la variabile tasso di disoc-cupazione. L’Emilia Romagna è la Regione con la più alta partecipa-zione femminile al lavoro, Campania e Sicilia quelle con la più bassa.Appare evidente la spaccatura tra il Nord e il Sud.Umbria e Marche presentano una situazione analoga a quella delleRegioni settentrionali, mentre ancora una volta, come già osservatoin precedenza, Calabria, Sicilia e Campania formano un blocco unico,distaccato dal resto. Il grafico di dispersione (cfr. graf.18) che offre ladistribuzione congiunta della componente principale che rappresen-ta la partecipazione femminile, e del tasso di irregolarità mostra, in

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Quarto capitolo

30 Data una distribuzione congiunta di due variabili, il modello di regressione in esame consentedi tracciare una retta che ha la proprietà di rendere minime le distanze da essa di ciascun puntodella distribuzione.31 L’acp è una tecnica statistica che a partire da un insieme di variabili, tra loro correlate, consentedi ricavare un numero inferiore di variabili (dette fattori) che sintetizzano quelle di partenza.

maniera netta, come nelle Regioni in cui vi è un’alta partecipazionefemminile al lavoro vi si riscontrino valori del tasso di irregolaritàpiù bassi.

I giovaniPassando alla componente giovanile dell’offerta di lavoro risulta evidentecome le variabili relative a questo segmento del mercato del lavoroappaiono anch’esse fortemente correlate sia positivamente che negativa-mente, all’andamento del lavoro irregolare per l’economia in generale.In linea di massima, all’aumentare del tasso di disoccupazione giovanileaumenta il tasso di irregolarità relativo al totale economia. Per quantoriguarda la correlazione inversa, risultano essere fortemente correlati(quindi con segno negativo) i tassi di occupazione giovanile (25-29 anni)e quelli dell’occupazione femminile giovanile (25-29 anni).Dall’analisi del periodo 1999-2003 emerge come le correlazioni tra levariabili socio-economiche del lavoro femminile ed i tassi di lavoro irrego-lare siano nel 2003 più marcate per le ragazze, rispetto a quanto accade-

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Quarto capitolo

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1,00000

0,00000

-1,00000

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Grafico 17 – Distribuzione lungo la componente “partecipazione femminile”per regione, 2003

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va nel 1999 dove invece erano i ragazzi a mostrare i coefficienti più elevati:questo sta ad indicare come la partecipazione femminile al lavoro delleragazze sembra riuscire oggi a spiegare meglio l’intensità del fenomenodel lavoro irregolare (cfr. tabelle 27 e 28).L’osservazione dei dati riferita sia al 1999 che al 2003 evidenzia come le varia-bili occupazionali dei giovani dopo i 25 anni continuano ad essere più cor-relate con i tassi di irregolarità del lavoro rispetto ai giovani sino a 25 anni.In pratica la scelta di prestare lavoro non regolare al crescere dell’età si tra-sforma sempre più in scelta obbligata, soprattutto quando i giovani comincia-no a cercare un’occupazione stabile e fuoriescono dal circuito dell’istruzione.Per scandagliare ulteriormente il fenomeno del lavoro irregolare rispet-to all’universo giovanile, ci si è avvalsi della stessa tecnica di analisi incomponenti principali già utilizzata rispetto alle donne. Considerandoquindi tutte le variabili a disposizione riguardanti la componente giova-nile è stata estratta la “componente principale”, provando a sintetizzareun unico nuovo indicatore denominato “partecipazione giovanile almondo del lavoro”.Nel grafico 19, abbiamo posizionato le venti Regioni su tale componentemisurata sulla fascia di popolazione compresa tra i 15 ed i 24 anni: questo

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Quarto capitolo

Grafico 18 – Distribuzione congiunta del tasso di irregolarità e del fattore“partecipazione femminile all’attività lavorativa”, 2003

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7,3

8,6

8,7

9,2

9,8

10,710,9

11,5

12,6

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14,4

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19,220,8

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26,0

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o irr

egol

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eco

nom

ia

Partecipazione femminile al lavoro

-1,00000 0,00000 1,00000

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

ci ha consentito di individuare i territori nei quali è più alta la “partecipa-zione giovanile al lavoro”.Come si può vedere, occupano le prime posizioni le Regioni tradizional-mente più dinamiche rispetto alle occasioni occupazionali, come ilTrentino Alto Adige, la Valle d’Aosta, l’Emilia Romagna e il Veneto.Seguono le Regioni del Centro Italia e si confermano nelle ultime posizio-ni i territori tradizionalmente più in sofferenza dal punto di vista occupa-zionale, come la Campania, la Calabria e la Sicilia.

[ 139 ]

Quarto capitolo

Tabella 27 – Matrice di correlazione 1999» «Irregolaritàeconomia

Irregolaritàagricoltura

Irregolaritàindustria

Irregolaritàindustria

in ss

Irregolaritàcostruzioni

Irregolaritàservizi

Tasso di attività totale15-24 anni -0,69 -0,69 -0,76 -0,70 -0,81 -0,42

Tasso di attività totale25-29 anni -0,86 -0,80 -0,87 -0,82 -0,89 -0,61

Tasso di attività 15-24anni 2 (maschi) -0,59 -0,60 -0,68 -0,62 -0,73 -0,33

Tasso di attività 25-29anni (maschi) -0,81 -0,73 -0,83 -0,76 -0,84 -0,60

Tasso di attività 15-24anni (femmine) -0,75 -0,74 -0,81 -0,75 -0,84 -0,49

Tasso di attività 25-29anni (femmine) -0,84 -0,80 -0,85 -0,81 -0,88 -0,59

Tasso occupazionetotale 15-24 -0,82 -0,77 -0,86 -0,82 -0,91 -0,56

Tasso occupazionetotale 25-29 -0,89 -0,82 -0,92 -0,86 -0,92 -0,64

Tasso occupazionemaschi 15-24 -0,81 -0,77 -0,88 -0,81 -0,91 -0,54

Tasso occupazionemaschi 25-29 -0,91 -0,83 -0,93 -0,87 -0,92 -0,68

Tasso occupazionefemmine 15-24 -0,83 -0,75 -0,88 -0,81 -0,90 -0,57

Tasso occupazionefemmine 25-29 -0,89 -0,80 -0,90 -0,85 -0,91 -0,60

Tasso disoccupazionetotale 15-24 0,90 0,80 0,93 0,87 0,93 0,65

Tasso disoccupazionetotale 25-29 0,93 0,84 0,95 0,91 0,93 0,68

Tasso disoccupazionemaschi 15-24 0,90 0,82 0,93 0,88 0,93 0,65

Tasso disoccupazionemaschi 25-29 0,94 0,86 0,95 0,90 0,93 0,62

Tasso disoccupazionefemmine 15-24 0,89 0,78 0,92 0,86 0,92 0,64

Tasso disoccupazionefemmine 25-29 0,90 0,83 0,94 0,90 0,92 0,64

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

Nel grafico 20 (sempre relativo alla la fascia di età 15-24 anni), le Regionivengono invece distribuite considerando congiuntamente il loro tasso diirregolarità totale e il tasso di partecipazione al mercato del lavoro: comesi può vedere chiaramente, la correlazione che intercorre fra i due dati èfortemente negativa (-0,884) e, nella sostanza, viene riproposta l’ipotesi dibase, che evidenzia come nei territori in cui è più alta la partecipazionegiovanile al lavoro, risulti più basso il tasso di irregolarità.La distribuzione presenta, comunque, alcune anomalie (cosiddettioutliers): si nota infatti che regioni come la Valle d’Aosta e il Trentino AltoAdige, pur avendo tassi di partecipazione al mercato del lavoro molto alti,

[ 140 ]

Quarto capitolo

Tabella 28 – Matrice di correlazione 2003» «Irregolaritàeconomia

Irregolaritàagricoltura

Irregolaritàindustria

Irregolaritàindustria

in ss

Irregolaritàcostruzioni

Irregolaritàservizi

Tasso di attività totale15-24 anni -0,68 -0,61 -0,68 -0,63 -0,77 -0,62

Tasso di attività totale25-29 anni -0,87 -0,77 -0,89 -0,86 -0,90 -0,78

Tasso di attività 15-24anni (maschi) -0,58 -0,55 -0,62 -0,56 -0,69 -0,52

Tasso di attività 25-29anni (maschi) -0,78 -0,70 -0,84 -0,81 -0,85 -0,66

Tasso di attività 15-24anni (femmine) -0,74 -0,64 -0,72 -0,66 -0,80 -0,69

Tasso di attività 25-29anni (femmine) -0,88 -0,78 -0,88 -0,86 -0,88 -0,80

Tasso occupazionetotale 15-24 anni -0,83 -0,73 -0,82 -0,77 -0,86 -0,77

Tasso occupazione totale 25-29 anni -0,92 -0,79 -0,91 -0,89 -0,92 -0,84

Tasso occupazionemaschi 15-24 anni -0,78 -0,71 -0,79 -0,75 -0,84 -0,73

Tasso occupazionemaschi 25-29 anni -0,91 -0,79 -0,91 -0,88 -0,92 -0,83

Tasso occupazione femmine 15-24 anni -0,86 -0,73 -0,83 -0,78 -0,87 -0,81

Tasso occupazionefemmine 25-29 anni -0,91 -0,79 -0,90 -0,88 -0,90 -0,83

Tasso disoccupazionetotale 15-24 anni 0,91 0,79 0,89 0,87 0,88 0,86

Tasso disoccupazionetotale 25-29 anni 0,94 0,81 0,92 0,89 0,90 0,88

Tasso disoccupazionemaschi 15-24 anni 0,91 0,81 0,89 0,86 0,89 0,85

Tasso disoccupazionemaschi 25-29 anni 0,93 0,81 0,91 0,88 0,90 0,88

Tasso disoccupazionefemmine 15-24 anni 0,91 0,77 0,89 0,87 0,87 0,86

Tasso disoccupazionefemmine 25-29 anni 0,93 0,80 0,92 0,90 0,90 0,87

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

presentano tassi di irregolarità non esattamente speculari, e quindi supe-riori a quelli di Regioni come Lombardia ed Emilia Romagna, che invecehanno tassi di partecipazione al lavoro leggermente inferiori.

Le caratteristiche peculiari dei mercati del lavoro delle due Regioni pos-sono probabilmente spiegare tali anomalie: la stagionalità di alcune atti-vità, come il turismo e alcune lavorazioni agricole fortemente concentra-te nelle due Regioni alpine, e la connessa propensione di questi settoriall’impiego di lavoro non regolare appaiono riuscire a fornire una signifi-cativa spiegazione dell’andamento anomalo. I grafici 21 e 22, relativi allafascia di età compresa fra i 25 e i 29 anni, confermano le ipotesi già esposte,e cioè che nei territori in cui è più alta la partecipazione giovanile al lavororisulta più basso il tasso di irregolarità: in questo caso il coefficiente di cor-relazione ottenuto è pari a -0,905, e confermando ulteriormente il segnonegativo, risulta più alto di quello della fascia di età 15-24 anni.Per quanto riguarda le differenze di genere, la tabella 29 conferma come, fra

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Quarto capitolo

Grafico 19 – Distribuzione regionale sull’asse di partecipazione giovanile15-24 anni, 2003

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15-

24

1,00000

-1,00000

0,00000

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

i giovani, siano le ragazze ad evidenziare la maggiore correlazione con il lavo-ro non regolare, e che questa tendenza si sia accentuata ed affermata soprat-tutto negli ultimi due anni presi in considerazione, il 2002 e il 2003.L’indicatore, ottenuto rapportando i corrispondenti coefficienti di correla-zione relativi ai tassi di partecipazione al mercato del lavoro delle donne aquelli degli uomini, assume infatti valori quasi sempre superiori all’unitànegli ultimi due anni, mentre nel 1999 la situazione appare capovolta e il2000 segna in un certo senso l’inversione di tendenza. In particolare il setto-re dei servizi risulta essere il più predisposto all’impiego di personale fem-minile giovane non regolare.

Gli immigratiL’esame delle correlazioni evidenzia dati di particolare interesse anche perquanto riguarda la componente degli stranieri residenti, che si dimostra cor-relata con gli andamenti del lavoro irregolare. Se il legame tra immigrazioneclandestina ed economia sommersa è per certi versi scontato (poiché per gliimmigrati “clandestini” lavorare irregolarmente costituisce l’unica possibilitàdi sostentamento e per le imprese “irregolari” una opportunità per realizza-re maggiori profitti attraverso forme gravi di sfruttamento), è in un certo

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Quarto capitolo

Grafico 20 – Distribuzione congiunta fattore di regressione “partecipazione giovanile15-24 anni” – tasso di irregolarità economia, 2003

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7,3

8,68,79,29,8

10,710,9

11,512,612,814,414,718,3

19,220,820,923,226,031,0

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egol

arità

eco

nom

ia

Partecipazione giovanile 15+24 anni

-1,00000 0,00000 1,00000

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

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Quarto capitolo

Grafico 21 – Distribuzione regionale sull’asse di partecipazione giovanile25-29 anni, 2003

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Part

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azio

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nile

25-

29

anni

-1,00000

0,00000

1,00000

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

7,3

8,68,79,29,8

10,710,9

11,512,612,814,414,718,3

19,220,820,923,226,031,0

PI

VA

LO

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VE

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LI

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LA

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Tass

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egol

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eco

nom

ia

Partecipazione giovanile 25-29 anni

-1,00000 0,00000 1,00000

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Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

Grafico 22 – Distribuzione congiunta fattore di regressione “partecipazione giovanile25-29 anni” – tasso di irregolarità economia, 2003

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senso meno evidente il legame tra lavoro irregolare e numero di immigratiresidenti (con permesso di soggiorno regolare) per 1.000 abitanti. Visto intermini nazionali il fenomeno presenta una correlazione negativa: al cresce-re della presenza di immigrati regolari sulla popolazione residente, diminui-sce il tasso di irregolarità del lavoro (cfr. graf. 23). Le sanatorie del 2002 sugliimmigrati e la capacità di attrazione delle economie regionali più forti e quin-di più “sane” spiegano l’andamento della correlazione laddove è evidenteche al crescere degli immigrati regolarmente assunti (attraverso la sanatoria)diminuisce il peso dell’irregolarità e cresce la quota di immigrati con per-messo di soggiorno sul totale della popolazione.

[ 144 ]

Quarto capitolo

Tabella 29 – Confronto tra i coefficienti di correlazione per genere, irregolarità economia, irregolarità agricoltura, irregolarità industria,irregolarità ind ss, irregolarità costruzioni, irregolarità servizi, 1999

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Irregolaritàeconomia

Irregolaritàagricoltura

Irregolaritàindustria

Irregolaritàind ss

Irregolaritàcostruzioni

Irregolaritàservizi

1999

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 15-24 femmine su maschi 1,27 1,23 1,19 1,20 1,15 1,47

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 25-29 femmine su maschi 1,05 1,10 1,03 1,06 1,04 0,98

Rapporto correlazioni tassioccupazione anni15-24 femmine su maschi 1,02 0,97 1,00 1,00 0,99 1,05

Rapporto correlazioni tassi occupazione anni25-29 femmine su maschi 0,96 0,97 0,97 0,98 0,98 0,88

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 15-24 femmine su maschi 0,99 0,95 0,99 0,99 0,99 0,98

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 25-29 femmine su maschi 0,96 0,96 0,99 1,00 0,98 0,90

2000

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 15-24 femmine su maschi 1,43 1,33 1,34 1,43 1,21 1,64

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 25-29 femmine su maschi 1,02 1,00 1,03 1,06 1,01 1,01

Rapporto correlazioni tassioccupazione anni15-24 femmine su maschi 1,05 1,00 1,03 1,06 1,00 1,09

Rapporto correlazioni tassi occupazione anni25-29 femmine su maschi 0,98 0,97 1,00 1,01 0,99 0,93

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 15-24 femmine su maschi 1,00 0,96 1,00 1,00 0,99 1,01

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 25-29 femmine su maschi 1,00 1,01 1,01 1,01 1,01 0,95

2001

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 15-24 femmine su maschi 1,21 1,08 1,15 1,25 1,06 1,24

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 25-29 femmine su maschi 1,04 1,01 1,05 1,08 1,02 1,02

Rapporto correlazioni tassioccupazione anni15-24 femmine su maschi 1,04 0,98 1,03 1,07 0,99 1,02

Rapporto correlazioni tassi occupazione anni25-29 femmine su maschi 0,98 0,97 1,02 1,05 1,01 0,93

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 15-24 femmine su maschi 0,99 0,95 1,01 1,04 0,98 0,96

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 25-29 femmine su maschi 1,03 1,02 1,07 1,10 1,05 0,98

Questo andamento sembra valere soprattutto all’interno di unafascia di Regioni geograficamente collocate al Centro e al Nord-Ovest(per la presenza in questo gruppo di Liguria e Piemonte) nelle qualila presenza di immigrati sul totale della popolazione oscilla tra il 12ed il 46 per mille.Nelle Regioni del Sud la capacità di attrazione di immigrati regolari èinvece bassa, con una quota di popolazione immigrata che non supe-ra il 12 per mille rispetto alla popolazione residente.In questo caso si evidenzia che nel gruppo di Regioni in esame, vi èuna correlazione positiva tra lavoro irregolare e quota di immigratiregolari sul totale della popolazione, come a dire che le economiemeridionali non sono riuscite a ridurre lo stock di lavoro irregolareimmigrato con la sanatoria del 2002 e non riescono ad offrire occa-sioni regolari attraendo lavoratori con permesso di soggiorno. Inquesto ambito macroregionale, quindi, la difficoltà di attrazione delmercato del lavoro “sano” genera, all’aumentare della pressionemigratoria, una crescita della presenza di lavoro irregolare.

[ 145 ]

Quarto capitolo

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

Irregolaritàeconomia

Irregolaritàagricoltura

Irregolaritàindustria

Irregolaritàind ss

Irregolaritàcostruzioni

Irregolaritàservizi

2002

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 15-24 femmine su maschi 1,20 1,10 1,13 1,16 1,09 1,26

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 25-29 femmine su maschi 1,20 1,13 1,11 1,19 1,04 1,32

Rapporto correlazioni tassioccupazione anni15-24 femmine su maschi 1,06 1,02 1,03 1,04 1,02 1,07

Rapporto correlazioni tassi occupazione anni25-29 femmine su maschi 1,03 1,00 1,02 1,04 1,01 1,03

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 15-24 femmine su maschi 1,01 1,01 1,01 1,01 1,01 1,01

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 25-29 femmine su maschi 1,02 1,02 1,05 1,04 1,06 0,97

2003

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 15-24 femmine su maschi 1,27 1,16 1,17 1,17 1,17 1,33

Rapporto correlazioni tassi attivitàanni 25-29 femmine su maschi 1,12 1,12 1,05 1,06 1,03 1,21

Rapporto correlazioni tassioccupazione anni15-24 femmine su maschi 1,09 1,02 1,05 1,05 1,04 1,12

Rapporto correlazioni tassi occupazione anni25-29 femmine su maschi 0,99 0,99 0,99 1,00 0,98 0,99

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 15-24 femmine su maschi 1,01 0,96 1,00 1,01 0,97 1,02

Rapporto correlazioni tassi disoccupazioneanni 25-29 femmine su maschi 1,00 0,98 1,02 1,03 1,00 0,99

Allo stesso modo nelle Regioni dell’asse Nord-Est (Lombardia, EmiliaRomagna e Veneto), dove la quota della popolazione straniera risultaassai elevata superando il 51 per mille, si riscontra una correlazionepositiva tra presenza di lavoratori immigrati e tasso di irregolarità. Inquesti sistemi, dove l’economia genera un surplus di domanda di pro-fili tecnici ed esecutivi rispetto ai quali i lavoratori immigrati sembra-no poter meglio aderire, mostrando un’evidente complementarietàrispetto all’offerta italiana ridotta (operai con medie basse specializza-zioni in settori manifatturieri tradizionali), il fenomeno del lavoro irre-golare si esplica non tanto sotto forma di lavoro completamente irre-golare quanto nelle varie sfaccettature di lavoro parzialmente regolareo “lavoro grigio” (che comprende assunzioni a tempo parziale o tem-poraneo per nascondere un rapporto a tempo pieno o indeterminatoo altre forme di occultamento del salario reale e riduzione dei contri-buiti previdenziali).In questi ambiti regionali le cause della presenza di lavoro irregolare ali-mentato da lavoratori stranieri possono essere differenti:• da un lato il lavoro immigrato può, di fatto, godere di una ridotta pro-

tezione sindacale e di conseguenza, disporre di un minor potere con-

[ 146 ]

Quarto capitolo

Grafico 23 – Distribuzione congiunta del tasso di irregolarità e del numerodi stranieri residenti per 1.000 abitanti, 2003

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8,638,75

9,8910,64

11,3512,57

13,6325,25

29,7933,72

39,3340,78

43,3144,34

46,2146,89

50,8851,55

51,5651,79

7,38,68,79,29,8

10,710,911,512,612,814,414,718,319,220,820,923,226,031,0

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Stranieri residenti per 1.000 abitanti

Fonte: elaborazione Italia Lavoro sui dati Istat 2005.

trattuale rispetto alla forza lavoro locale. Anche la scarsa conoscenzadella normativa in materia di lavoro e dei diritti può incentivare il ricor-so al lavoro immigrato irregolare, anche tra quei lavoratori stranieriregolarmente residenti;

• dall’altro la circostanza di lavorare in nero anche in presenza di unvalido permesso di soggiorno può scaturire dalla volontà dello stessolavoratore immigrato di ricercare la massimizzazione del guadagnoimmediato (soprattutto nell’ipotesi in cui non intenda trovare unastabile collocazione in Italia e non abbia quindi neppure interesse adaccumulare contributi sociali a fini previdenziali ed assicurativi). Lasola retribuzione netta spiegherebbe quindi le scelte lavorative, indi-pendentemente dalla regolarità o meno del lavoro;

• infine i lavoratori immigrati possono essere incentivati ad intra-prendere un’occupazione irregolare di tipo indipendente, non soloper massimizzare i loro profitti immediati attraverso l’eliminazionedegli oneri contributivi e del carico fiscale, ma anche per avviare unprogetto imprenditoriale evitando vincoli amministrativi o sempli-cemente godendo di vantaggi competitivi immediati legati all’ab-battimento dei costi.

*4.6 Il lavoro irregolare:un’analisi per settori

L’agricolturaPer quanto riguarda il settore agricolo l’esame delle correlazioni è beneevidenziato dai grafici a dispersione e dalla tabella 30, che presenta tuttigli indicatori del mercato del lavoro confrontati con il tasso d’irregolaritànell’agricoltura. In questo caso le variabili direttamente correlate sono,chiaramente, quelle relative alla distribuzione percentuale delle Unità diLavoro dipendenti e degli occupati nel comparto dell’agricoltura; se con-sideriamo la correlazione inversa notiamo che anche in questo caso levariabili coinvolte sono quelle relative all’occupazione (maschi e femmi-ne) soprattutto giovanile.La percentuale di stranieri residenti, in questo caso, al contrario diquanto emerso per l’economia in generale, non presenta un valoresignificativo.

[ 147 ]

Quarto capitolo

Le relazioni evidenziate sottolineano il dato secondo cui la dimensionedell’irregolarità in agricoltura scaturisce dalla dimensione stessa dell’oc-cupazione dipendente agricola. Vale la pena osservare che il dato non stu-pisce, se si osserva come il sistema di assistenza sociale, decisamente pro-tettivo nei confronti degli occupati in agricoltura, crei un meccanismodistorsivo, in base al quale il lavoratore può rendersi disoccupato e cumu-lare al sussidio stesso il reddito aggiuntivo derivante da lavoro irregolare.

In altre parole l’esistenza di un elevato sussidio di disoccupazione (che èconnesso allo status di lavoratore agricolo alle dipendenze), aumentereb-be il reddito disponibile per gli occupati irregolari.Allo stesso tempo anche il datore trova nel sussidio l’opportunità diabbattere i costi del lavoro regolare, utilizzando manodopera irregolare erisparmiando quindi sul costo del lavoro.Questo meccanismo si completava tradizionalmente con un’interposizio-ne di persona: il bracciante/lavoratore agricolo garantiva lavoro irregolareal datore in cambio del diritto all’indennità di disoccupazione per sé (ospesso anche per un proprio congiunto), facendosi registrare il minimodelle giornate lavorate utili per conseguire il diritto all’indennità.

[ 148 ]

Quarto capitolo

Grafico 24 – Distribuzione congiunta del tasso di irregolarità in agricoltura e deltasso di occupazione, 2003

» «

34,0

34,3

35,4

36,3

36,9

39,1

43,5

43,7

45,0

45,2

47,7

48,2

49,0

49,2

51,4

51,6

52,4

53,1

54,7

19,9

20,1

20,4

22,224,2

25,6

25,9

26,1

26,927,4

27,628,4

28,733,0

34,935,6

41,742,4

42,6

50,8

PI

VA

LO

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TO

UM

MA

LA

AB

MO

CA

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Tass

o irr

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agr

icol

tura

Tasso di occupazione

Fonte: elaborazione Italia Lavoro su dati Istat.

Oggi, assieme al meccanismo tradizionale, emergono nuovi fenomeni divero e proprio arbitraggio illegale, alimentato dalla presenza di immigratisoprattutto clandestini. In pratica il datore di lavoro concorda con il pro-prio fittizio lavoratore di fargli assegnare una indennità di disoccupazioneagricola, facendo figurare a suo carico il minimo delle giornate lavorativeutili. Il lavoratore fittizio riceve così l’intera indennità, ma ne trattiene persé solo una quota restituendo l’ammontare residuo al datore di lavoro ilquale può così disporre di danaro per occupare manodopera irregolare asalario minimo, la quale sarà reperita dall’ampio bacino di immigrazioneirregolare presente sul territorio o comunque disposta a spostarsi per rag-giungere il luogo di lavoro.

In questo scenario non stupisce che il lavoro irregolare in agricoltura nonoffra evidenti correlazioni con gli immigrati regolarizzati residenti, dalmomento che il nuovo sistema per funzionare deve necessariamente ali-mentarsi su un esercito agricolo di riserva a bassissimo costo, non in con-dizioni di trattare sul salario o sulle condizioni di lavoro: il che equivale adire che si deve disporre di un circuito di lavoratori clandestini o comun-que di immigrati impossibilitati ad accettare lavori regolari.

[ 149 ]

Quarto capitolo

Grafico 25 – Distribuzione congiunta del tasso di irregolarità in agricoltura e del numerodi donne occupate nei servizi per 100 occupati nei servizi, 2003

»«

33,95

35,25

36,67

37,62

41,83

43,14

43,50

43,75

44,64

48,03

48,34

48,85

48,95

49,43

50,14

50,60

50,86

51,92

52,05

52,77

19,9

20,1

20,4

22,224,2

25,6

25,9

26,1

26,927,4

27,628,4

28,733,0

34,935,6

41,742,4

42,6

50,8

_

_

_

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Tass

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agr

icol

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Donne occupate nei servizi per 100 occupati nei servizi

Fonte: elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Le costruzioniLa tabella 11 mette a confronto tutti gli indicatori del mercato del lavorocon il tasso d’irregolarità nel comparto delle costruzioni; le variabili diret-tamente correlate sono soprattutto quelle relative alla disoccupazionegiovanile femminile mentre la correlazione inversa come nel caso illustra-to precedentemente, coinvolge l’occupazione (sia maschile che femmini-le) soprattutto giovanile.Le relazioni evidenziate indicano dunque come l’irregolarità nell’edili-zia si accompagna alla presenza di tassi elevati di disoccupazione fem-minile giovanile. In pratica, l’irregolarità nell’edilizia cresce in quelleeconomie meno in grado di assorbire manodopera femminile giovanee quindi più scolarizzata. In altre parole, proprio in quei contesti dovel’edilizia registra una maggiore propensione all’utilizzo di lavoro irrego-lare e quindi laddove si rileva un sistema produttivo edile meno strut-turato e più polverizzato, si osserva anche una debolezza del tessutoproduttivo in generale, con una economia che appare orientata a rea-lizzare soprattutto produzioni tradizionali a scarsa capacità di assorbi-mento di capitale umano qualificato, dove il mercato scambia lavorosolo per quei segmenti più strutturati rappresentati dagli uomini adul-

[ 150 ]

Quarto capitolo

Tabella 30 – Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità - Agricoltura con iprincipali indicatori del mercato del lavoro, 2003

» «

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (maschi) 0,82

Tasso di disoccupazione 0,82

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (maschi) 0,81

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,81

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni 0,81

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (maschi) 0,81

Tasso di disoccupazione (femmine) 0,81

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,81

Stranieri cittadini di Paesi a forte pressione migratoria residenti al 31.12 per 1.000 abitanti -0,63

Stranieri residenti per 1.000 abitanti -0,64

Donne occupate per 100 occupati -0,79

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (maschi) -0,79

Tasso di occupazione in età 25-2 anni -0,79

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,80

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,80

Donne occupate nei servizi per 100 occupati nei servizi -0,85

ti, penalizzando i giovani e le donne e dove l’offerta tende a razionarsiautonomamente.In contesti del genere alti tassi di disoccupazione femminile in tutte leclassi di età, a partire da quelle più giovani, si accompagnano al lavoroirregolare diffuso a partire dal settore edile, che tende peraltro ad assor-bire pressoché esclusivamente forza lavoro maschile.Per il settore edile valgono gli stessi ragionamenti sviluppati per il settoreagricolo sugli effetti distorsivi prodotti dall’esistenza di un sistema di assi-stenza sociale a copertura del rischio disoccupazione, che prevede ogni39 settimane di lavoro regolare almeno 3 e sino a 6 mesi di indennità didisoccupazione.L’indennità tende a divenire una fonte di reddito aggiuntiva rispetto allavoro irregolare.Va detto tuttavia che in questo ambito non si raggiungono quei fenome-ni di illegalità diffusa legata al mercato delle indennità di disoccupazionecome accade in alcuni contesti agricoli.Il sistema delle assicurazioni sociali viene sfruttato a pieno dosando tempidi lavoro alle dipendenze con fasi di “disoccupazione”, coperta da inden-nità, durante i quali gli edili ricercano lavoro nel settore informale inmodo da aumentare il reddito disponibile.Altri fattori contribuiscono del resto ad alimentare il circuito del lavoroirregolare: dal carico contributivo e assicurativo maggiore rispetto ad altrisettori, alla discontinuità del lavoro edile, che disincentiva il lavoratorealla ricerca di occasioni di lavoro regolare, sino al sistema di aggiudicazio-ne degli appalti pubblici, basati sull’abbattimento dei costi a scapito dellaregolarità dei rapporti di lavoro. Le correlazioni inverse tra le variabili delmercato del lavoro ed i tassi di irregolarità del lavoro nel settore edileconfermano le osservazioni precedenti. Laddove l’economia manifestauna propensione ad assorbire anche le componenti più deboli del merca-to del lavoro, evidenziando tassi di occupazione più alti rispetto ai giova-ni in generale ed alle giovani donne in particolare, si assiste ad una ridu-zione dei fenomeni di irregolarità proprio in quel settore più sensibile allairregolarità stessa qual è appunto l’edilizia. Strutture produttive più soli-de ricorrono quindi al lavoro irregolare in misura più circoscritta alimen-tando soprattutto forme di lavoro grigio o parzialmente irregolare. Stessodiscorso per quanto riguarda la correlazione inversa con il tasso di occu-pazione femminile nei servizi, che può considerarsi come un indicatore

[ 151 ]

Quarto capitolo

della qualità generale del lavoro. Al crescere dell’occupazione femminilenei servizi, cresce lo spessore del sistema economico e la qualità comples-siva dell’offerta di beni e servizi, con un terziario caratterizzato da servizialle imprese più avanzati, una presenza più netta della grande distribuzio-ne e servizi alle famiglie organizzati. In questi contesti ancora una volta sinota un assottigliamento della quota di edilizia marginale, formata soprat-tutto da piccole imprese da cui promana come già osservato una parteconsistente di domanda di lavoro edile irregolare. La ridotta correlazionecon la quota di dipendenti del settore dell’edilizia sembra, invece, deriva-re soprattutto dal profilo del lavoro irregolare che, in questo comparto,appare duale: da un lato si evidenzia una quota importante di lavorodipendente, inserito nel circuito delle indennità e in grado quindi di con-trattare con le imprese maggiori sia il salario sia l’ottenimento delle inden-nità di disoccupazione; dall’altro si evidenzia la presenza di squadre dicottimisti totalmente in nero, e cioè lavoratori individuali specializzati cheoperano in mercati di subappalto autonomamente o con imprese occul-te a cui i main contractor esternalizzano parti di lavoro anche rilevanti(cfr. tabella 31).

L’industria, l’industria in senso stretto e il commercioLe tabelle 32 e 33 sono relative al confronto con il tasso d’irregolarità del-l’industria in senso stretto e dell’industria; le variabili direttamente corre-late sono, per entrambi i comparti, quelle relative ai diversi tassi di disoc-cupazione femminile. Se consideriamo la correlazione inversa notiamoche le variabili interessate sono quelle relative all’occupazione (maschi efemmine) soprattutto giovanile (cfr. graf.25). Il dato conferma l’assuntoche tutto ciò che fa aumentare l’occupazione nel settore regolare fa dimi-nuire quella nel settore irregolare, e come quindi valga la considerazioneche debbano essere sviluppate riforme che mirino a facilitare i processi diincontro domanda e offerta nel mercato del lavoro o che facilitino leassunzioni anche attraverso fasi di deregolamentazione e flessibilità, sem-pre nell’ottica di contrasto al lavoro irregolare. La componente femmini-le appare il miglior indicatore della qualità inclusiva del mercato del lavo-ro regolare. In mercati caratterizzati da elevate quote di irregolarità siriscontra sempre una forte penalizzazione della componente femminile.Anche nel caso dell’industria, la percentuale di stranieri residenti apparecorrelata al tasso di irregolarità. Valgono ancora le stesse considerazioni

[ 152 ]

Quarto capitolo

svolte nel caso dell’economia in generale, dove gli immigrati legalmenteresidenti si correlano a valori elevati di irregolarità, evidenziando la pro-pensione all’uso di lavoro immigrato nell’ambito delle attività irregolari oparzialmente regolari. Infine, per quanto attiene la tabella 34, si confron-tano tutti gli indicatori del mercato del lavoro con il tasso d’irregolaritànei servizi; le variabili direttamente correlate sono quelle relative alladisoccupazione femminile; se consideriamo la correlazione inversa notia-mo che le variabili coinvolte sono quelle relative all’occupazione. La per-centuale di stranieri residenti anche in questo caso presenta un valoresignificativo. In pratica l’industria, compresa l’industria in senso stretto eil commercio, presenta correlazioni analoghe a quelle dell’economia ingenerale (si rimanda al commento ivi svolto).

[ 153 ]

Quarto capitolo

Tabella 31 – Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità - Costruzioni con i principali indicatori del mercato del lavoro, 2003

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Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,91

Tasso di disoccupazione (femmine) 0,91

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,90

Tasso di disoccupazione 0,90

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (maschi) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (femmine) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (femmine) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (maschi) 0,90

Stranieri cittadini di Paesi a forte pressione migratoria residenti al 31.12 per 1.000 abitanti -0,79

Stranieri residenti per 1.000 abitanti -0,79

Tasso di attività in età 25-29 anni -0,90

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (maschi) -0,90

Tasso di occupazione (femmine) -0,90

Donne occupate alle dipendenze per 100 occupati alle dipendenze -0,90

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (femmine) -0,90

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (femmine) -0,91

Donne occupate nei servizi per 100 occupati nei servizi -0,91

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,91

Tasso di occupazione in età 25-29 anni -0,92

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (maschi) -0,92

*4.7 La disaggregazione per province sullabase dei dati Istat

Nel luglio di quest’anno, l’Istat ha pubblicato le stime relative ai tassi diirregolarità provinciali dell’anno 2003. La difficoltà oggettiva di misura-re fenomeni che non sono direttamente osservabili da un punto di vistastatistico ha indotto l’Istituto Nazionale di Statistica all’identificazioneper singolo territorio di una misura per intervallo avente per estremiun’ipotesi di stima minima ed una di stima massima della dimensionedel fenomeno. Sono stati così presentati quattro cartogrammi relativi aisettori dell’agricoltura, dell’industria, dei servizi privati e del totale econo-mia. A partire da essi abbiamo ricostruito la tabella 35 che raccoglie le pro-vince per intervalli e che fornisce una lettura certamente più immediatadella distribuzione dell’irregolarità. Le 103 province sono, dunque, raccol-te in sei gruppi per ogni settore economico.

[ 154 ]

Quarto capitolo

Tabella 32 – Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità – Industria in sensostretto con i principali indicatori del mercato del lavoro, 2003

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Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (femmine) 0,92

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni 0,90

Tasso di disoccupazione (femmine) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,88

Percentuale degli stranieri residenti sul numero di Unità di Lavoro totali 0,79

Tasso di occupazione (maschi + femmine) -0,85

Donne occupate per 100 occupati -0,86

Tasso di occupazione in età 25-29 anni -0,86

Tasso di occupazione (femmine) -0,86

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (femmine) -0,86

Donne occupate alle dipendenze per 100 occupati alle dipendenze -0,87

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (maschi) -0,87

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (femmine) -0,87

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,87

[ 155 ]

Quarto capitolo

Tabella 33 - Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità - Industriacon i principali indicatori del mercato del lavoro, 2003

»«

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Grafico 26 – Distribuzione congiunta del tasso di irregolarità in industria e del tassodi occupazione femminile in età 25-29 anni, 2002

»«

Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (femmine) 0,93

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (femmine) 0,93

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni 0,92

Tasso di disoccupazione (femmine) 0,92

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,92

Tasso di disoccupazione 0,92

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,92

Percentuale degli stranieri residenti sul numero di Unità di Lavoro totali 0,75

Donne occupate per 100 occupati -0,89

Tasso di occupazione (maschi + femmine) -0,89

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (maschi) -0,89

Donne occupate alle dipendenze per 100 occupati alle dipendenze -0,89

Tasso di occupazione (femmine) -0,90

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (maschi) -0,90

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (femmine) -0,90

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,91

Tasso di occupazione in età 25-29 anni -0,91

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (femmine) -0,91

Abbiamo provato infine a classificare simultaneamente le province(tab.36), rispetto al tasso di irregolarità del lavoro sull’economia comples-siva e al tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 25-29 anni. Una pri-missima osservazione, in linea con quanto già precedentemente osserva-to a livello regionale, riguarda il posizionamento di un foltissimo gruppodi province sulla diagonale secondaria (in giallo) della matrice (il 50% deltotale): si nota un’altissima correlazione tra il tasso di disoccupazione gio-vanile e il tasso di irregolarità. Un restante 33% dei territori in esame èposizionato immediatamente al di sopra e al di sotto della diagonale. Il17% non segue questa logica: province come quella di Aosta, Lodi ePesaro-Urbino nonostante presentino bassi tassi di disoccupazione giova-nile (2,5%-10,8%) registrano un tasso di irregolarità tra il 14,7% e il 19,3%,fascia alla quale appartengono le province di Caltanissetta ed Enna chepresentano una disoccupazione giovanile ai massimi livelli nazionali.

[ 156 ]

Quarto capitolo

Tabella 34 – Coefficienti di correlazione tra il tasso di irregolarità - Servizi con iprincipali indicatori del mercato del lavoro, 2003

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Fonte: Elaborazione Italia Lavoro su dati Istat 2005.

Tasso di disoccupazione 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (maschi) 0,90

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni 0,89

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni (maschi) 0,89

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni (maschi) 0,88

Tasso di disoccupazione (femmine) 0,88

Tasso di disoccupazione in età 15-64 anni (femmine) 0,88

Tasso di disoccupazione in età 25-29 anni 0,88

Tasso di disoccupazione in età 30-64 anni 0,88

Stranieri cittadini di Paesi a forte pressione migratoria residenti al 31.12 per 1.000 abitanti -0,80

Stranieri residenti per 1.000 abitanti -0,81

Tasso di occupazione -0,82

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (femmine) -0,82

Tasso di occupazione in età 30-64 anni -0,82

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (femmine) -0,83

Tasso di occupazione in età 25-29 anni (maschi) -0,83

Tasso di occupazione in età 25-29 anni -0,84

Tasso di occupazione in età 15-64 anni -0,84

Tasso di occupazione in età 15-64 anni (maschi) -0,87

*4.8 La nuova riforma del mercato dellavoro per il contrasto del lavoroirregolare

Gli strumenti della Riforma Biagi per la riduzione del lavoroirregolareLa prevenzione ed il contrasto al fenomeno del lavoro non regolare e l’av-vio di politiche per l’emersione in Italia costituisce da anni oggetto dellaattività normativa.Gli strumenti di cui le istituzioni si sono dotate per contrastare questofenomeno sono stati – soprattutto negli ultimi 15 anni – numerosi ediversificati e spaziano dal miglioramento delle attività ispettive, all’ina-sprimento delle sanzioni del fenomeno (inteso come violazione della legi-

[ 157 ]

Quarto capitolo

Tavola 35 – Classificazione provinciale per intervalli relativi al tasso di irregolarità(totale economia e settori economici), 2003

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Totale economia – Anno 2003 Agricoltura – Anno 2003 Industria – Anno 2003 Servizi privati – Anno 2003 5,5%-10,1% 17,6%-23,3% 1,1%-8,7% 11,0%-12,9%

Alessandria, Ancona,Arezzo, Asti, Belluno,Bergamo, Biella, Bologna,Brescia, Como, Cremona,Cuneo, Firenze, Forlì,Lecco, Lucca, Macerata,Mantova, Milano, Modena,Novara, Padova, Parma,Pisa, Pistoia, Prato,Ravenna, Reggio Emilia,Sondrio, Treviso, Varese,Vercelli, Verona, Vicenza.

Torino, Vercelli, Novara,Cuneo, Asti, Alessandria,Biella, Verbania, Varese,Como, Sondrio, Milano,Bergamo, Brescia, Pavia,Cremona, Mantova, Lodi,Bolzano, Trento, La Spezia,Piacenza, Massa, Lucca,Pistoia, Firenze, Livorno,Pisa, Arezzo, Siena,Grosseto, Prato, Oristano.

Torino, Vercelli, Novara,Cuneo, Asti, Alessandria,Biella, Verbania, Aosta, Varese,Como, Sondrio, Milano,Bergamo, Brescia, Pavia,Cremona, Mantova, Lecco,Lodi, Bolzano, Trento, Verona,Vicenza, Belluno, Treviso,Venezia, Padova, Rovigo,Udine, Gorizia, Trieste,Pordenone, Savona, Genova,La Spezia, Piacenza, Parma,Reggio Emilia, Modena,Bologna, Ravenna, Forlì,Rimini, Massa, Lucca, Pistoia,Firenze, Pisa, Arezzo, Siena,Grosseto, Prato, Perugia,Terni, Pesaro-Urbino, Ancona,Macerata, Ascoli Piceno,Roma, L’Aquila, Chieti.

Vercelli, Cuneo, Asti,Alessandria, Biella, Varese,Como, Milano, Bergamo,Mantova, Lecco, ReggioEmilia, Modena, BolognaRavenna, Forlì, Lucca,Arezzo, Prato.

10,1%-14,7% 23,3%-29,0% 8,7%-16,3% 12,9%-15,1%Ascoli Piceno, Bolzano,Chieti, Ferrara, Genova,Gorizia, Grosseto, Imperia,Isernia, Massa, Pavia,Perugia, Pescara, Piacenza,Pordenone, Rimini, Roma,Rovigo, Savona, Siena,Taranto, Terni, Torino,Trento, Trieste, Udine,Venezia, Verbania.

Aosta, Lecco, Verona,Vicenza, Belluno, Treviso,Padova, Rovigo, Imperia,Savona, Genova, Parma,Reggio Emilia, Modena,Bologna, Ferrara, Ravenna,Forlì, Rimini, Perugia, Terni,Pesaro-Urbino, Ancona,L’Aquila, Teramo, Pescara,Chieti, Sassari, Nuoro, Cagliari.

Imperia, Ferrara, Livorno,Teramo, Pescara, Isernia,Benevento, Salerno, Bari,Brindisi, Matera, Sassari,Nuoro, Cagliari.

Novara, Brescia, Cremona,Bolzano, Verona, Vicenza,Treviso, Padova, Imperia,Genova, Parma, Rimini,Pistoia, Firenze, Ancona,Teramo, Pescara, Chieti.

[ 158 ]

Quarto capitolo

Fonte: Elaborazione Italia lavoro su dati Istat 2005.

Totale economia – Anno 2003 Agricoltura – Anno 2003 Industria – Anno 2003 Servizi privati – Anno 2003 14,7%-19,3% 29,0%-34,7% 16,3%-23,9% 15,1%-17,9%

Aosta, Bari, Cagliari,Caltanisetta, Enna,Frosinone, La Spezia,L’Aquila, Lecce, Livorno,Lodi, Oristano, Pesaro-Urbino, Rieti, Viterbo.

Venezia, Udine, Gorizia,Trieste, Pordenone,Macerata, Ascoli Piceno,Rieti, Frosinone,Campobasso, Isernia.

Frosinone, Campobasso,Caserta, Napoli, Avellino,Foggia, Lecce, ViboValentia, Trapani,Caltanissetta, Oristano.

Torino, Sondrio, Pavia,Trento, Venezia, Savona,Piacenza, Ferrara, Pisa,Siena, Macerata, AscoliPiceno, Viterbo, Roma.

19,3%-23,9% 34,7%-40,4% 23,9%-31,5% 17,9%-22,4%Agrigento, Avellino,Benevento, Campobasso,Caserta, Matera, Nuoro,Potenza, Salerno, Sassari,Trapani.

Viterbo, Roma, Latina,Caserta, Potenza, Matera,Caltanissetta, Enna.

Viterbo, Rieti, Latina,Potenza, Palermo, Messina,Agrigento, Enna, Catania,Ragusa.

Verbania, Belluno, Rovigo,Udine, Gorizia, Trieste,Pordenone, Massa, Grosseto,Perugia, Terni, Rieti, Isernia,Bari, Caltanissetta, Oristano,Enna.

23,9%-28,5% 40,4%-46,1% 31,5%-39,1% 22,4%-28,0%Brindisi, Foggia, Latina,Messina, Napoli, Palermo,Ragusa, Siracusa, Taranto,Vibo Valentia.

Benevento, Napoli,Avellino, Salerno, Foggia,Bari, Taranto, Brindisi,Lecce, Trapani, Palermo,Messina, Agrigento,Catania, Ragusa, Siracusa.

Taranto, Reggio Calabria,Siracusa.

Aosta, Lodi, La Spezia,Livorno, Pesaro-Urbino,Frosinone, L’Aquila,Caserta, Benevento,Avellino, Lecce, Potenza,Matera, Crotone,Agrigento, Ragusa,Siracusa, Cagliari.

28,5%-33,0% 46,1%-51,8% 39,1%-46,6% 28,0%-42,9%Catania, Catanzaro,Cosenza, Crotone, ReggioCalabria.

Cosenza, Catanzaro,Reggio Calabria, Crotone,Vibo Valentia.

Cosenza, Catanzaro,Crotone.

Latina, Campobasso,Napoli, Salerno, Foggia,Taranto, Brindisi, Cosenza,Catanzaro, Reggio Calabria,Vibo Valentia, Trapani,Palermo, Messina, Catania,Sassari, Nuoro.

Tavola 36 – Esame congiunto del tasso di irregolarità del lavoro nell’economia etasso di disoccupazione giovanile 25-29 anni

»«

Fonte: Elaborazione Italia lavoro su dati Istat 2005.

2003Tasso di irregolarità - Economia totale

5,5-10,1 10,1-14,7 14,7-19,3 19,3-23,9 23,9-28,5 28,5-33,0

44,0-52,3Caltanissetta,

Enna.Caserta,

Agrigento.Vibo Valentia,

Palermo, Napoli.Cosenza, Crotone,Reggio Calabria.

35,7-44,0Cagliari,Oristano.

Salerno, Matera. Messina,Taranto.

Catanzaro,Catania.

27,4-35,7

Isernia. Frosinone,Lecce.

Potenza, Nuoro,Campobasso,Benevento,

Avellino.

Foggia,Ragusa,Siracusa.

19,1-27,4Roma. Bari, Rieti,

Viterbo.Sassari, Trapani. Brindisi,

Latina.

10,8-19,1

Lucca, Pisa. Chieti, Genova,Grosseto, Imperia,Massa, Perugia,Pescara, Savona,Teramo, Terni,

Torino.

La Spezia,L’Aquila,Livorno.

2,5-10,8

Alessandria, Ancona,Arezzo, Asti, Belluno,

Bergamo, Biella,Bologna, Brescia, Como,

Cremona, Cuneo,Firenze, Forlì, Lecco,Macerata, Mantova,

Milano, Modena,Novara, Padova, Parma,Pistoia, Prato, Ravenna,Reggio Emilia, Sondrio,Treviso, Varese, Vercelli,

Verona, Vicenza.

Ascoli Piceno,Bolzano, Ferrara,Gorizia, Pavia,

Piacenza,Pordenone, Rimini,

Rovigo, Siena,Trento, Trieste,Udine, Venezia,

Verbania.

Aosta, Lodi,Pesaro-Urbino.

Tass

o di

dis

occu

pazi

one

25-2

9 an

ni

slazione del lavoro e della fiscalità), alle misure tese alla regolarizzazionedelle imprese che in diversa misura fanno uso di lavoro irregolare, per-mettendo a questi soggetti di rientrare gradualmente in un ambito dicompleta legalità.Con la Riforma Biagi (Legge 30/03 e Decreto Legislativo 276/03) gli stru-menti indiretti di lotta al sommerso fanno leva oggi su:• la flessibilità contrattuale come strumento di emersione del lavoro, gra-

zie alla quale viene legalizzata una prassi corrente dei rapporti di lavo-ro attraverso le molteplici tipologie contrattuali riconosciute;

• la liberalizzazione dei Servizi per l’impiego, che consente di coinvolge-re numerosi soggetti, pubblici e privati (Enti Locali, Agenzie per il lavo-ro, Camere di Commercio e organizzazioni sindacali e datoriali), nellepolitiche attive per il lavoro.

Nell’ottica del contrasto al lavoro irregolare il nuovo contratto di lavorointermittente (o lavoro a chiamata, job on call) introdotto dalla riforma,che consente ad un lavoratore di percepire un compenso minimo per lapropria disponibilità, aumentando poi l’effettiva retribuzione in ragionedell’orario effettivamente richiesto, ha la finalità di contrastare alcuneforme fittizie di lavoro a chiamata, (consistenti in prestazioni svolte condiscontinuità pur nell’ambito dell’aspettativa datoriale di poter contaresulla disponibilità del prestatore, quindi nell’ambito dello schemanegoziale del lavoro subordinato), assai diffuse nel mercato del lavoroirregolare, così come il fenomeno, diffuso soprattutto nel terziario, deglistand-by workers, vale a dire lavoratori titolari di partita Iva inquadraticome parasubordinati, che costituiscono di fatto una tipologia di job oncall (il cosiddetto “lavoro a fattura”, con l’emissione di semplici note o fat-ture a titolo di lavoro autonomo da parte di soggetti a cui è in realtàrichiesta una prestazione lavorativa intermittente come dipendenti).Allo stesso modo il contratto di lavoro a progetto che costituisce unaforma di lavoro autonomo parasubordinato in cui risulta centrale il fatto-re della realizzazione di un progetto avente precisi requisiti in termini diquantificazione temporale ma anche di qualità della prestazione individuaquei rapporti, in base ai quali il lavoratore assume stabilmente, senza vin-colo di subordinazione, l’incarico di eseguire, con lavoro prevalentemen-te od esclusivamente proprio, un progetto o un programma di lavoro, ouna fase di esso, concordando direttamente con il committente modalità

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Quarto capitolo

di esecuzione, durata, criteri e tempi di corresponsione del compenso.Nell’ottica della Riforma Biagi, un contratto del genere serve soprattuttoad abbattere le numerose irregolarità e ambiguità derivanti dai vecchico.co.co., che spesso camuffavano, sotto la veste formale di lavoro auto-nomo, di fatto situazioni di lavoro subordinato.Rispetto agli strumenti diretti la Riforma Biagi interviene (Articolo 8 dellaLegge 30/03) prevedendo una delega al Governo riguardante “la razionaliz-zazione delle funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro”,per una riorganizzazione del sistema ispettivo e sanzionatorio. La delegapunta al “riassetto della disciplina vigente sulle ispezioni in materia di previ-denza sociale e di lavoro” e alla “ridefinizione di un quadro regolatorio fina-lizzato alla prevenzione delle controversie individuali di lavoro in sede con-ciliativa, ispirato a criteri di equità e efficienza”.L’approccio legislativo al fenomeno s’ispira alla promozione del principioconciliativo. Si inasprisce la funzione ispettiva, ma si premia la volontà dilegalizzare e regolarizzare. Si punta, in buona sostanza, a un equilibrio tra lafunzione ispettiva e quella conciliativa delle controversie; alla ridefinizionedell’istituto della prescrizione; alla semplificazione del procedimento sanzio-natorio con la possibilità di ricorrere alla Direzione Regionale del Lavoro; allapromozione di soluzioni conciliative per la soddisfazione dei crediti di lavo-ro; alla riorganizzazione dell’attività ispettiva del Ministero del Lavoro attra-verso l’istituzione di una Direzione Generale che abbia compiti di direzionee coordinamento delle strutture periferiche (regionali e provinciali). IlDecreto legislativo 124 del 2004 (con le integrazioni della Circolare n. 24 del24 giugno 2004), attuativo della Legge 30 all’articolo 8, ha reso operativi iprincipi sopra indicati. Si istituisce presso il Ministero del Lavoro laDirezione Generale per l’Ispezione al Lavoro, che dirige e coordina le atti-vità ispettive nel territorio in materia di rapporti di lavoro, per la tutela deidiritti civili e sociali garantiti sul tutto il territorio nazionale e nel rispettodella legislazione sociale. Il Decreto prevede che il Ministero del Lavoro,qualora ciò si renda opportuno, convochi la Commissione Centrale di coor-dinamento dell’attività di vigilanza per coordinare a livello nazionale l’attivitàdi tutti gli organi impegnati nel contrasto al lavoro sommerso e irregolare: sitratta della Direzione Regionale del Lavoro (DRL) che coordina le attività divigilanza sul territorio e di legislazione sociale e la Direzione Provinciale delLavoro (DPL) che coordina e fornisce direttive sull’attività di vigilanza anchegrazie ai Comitati per il Lavoro e l’Emersione del Sommerso (CLES) che

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Quarto capitolo

diventano così organi consultivi per l’elaborazione di direttive nell’attività dicontrasto al sommerso e per lo studio e l’analisi del fenomeno sul territorio.

La Borsa Continua Nazionale del Lavoro e le funzionirelative all’emersioneLa Legge 30/03 ha introdotto la Borsa Continua Nazionale del Lavoro(BCNL): un sistema telematico di incontro domanda–offerta di lavorogestito dal Ministero del Lavoro d’intesa con le Regioni e le Province auto-nome, all’interno del quale lavoratori, disoccupati, persone in cerca dilavoro, soggetti autorizzati e datori di lavoro possono decidere di incon-trarsi in maniera libera inserendo nuove candidature o richieste di perso-nale direttamente senza ricorrere ad intermediari.Nella misura in cui la Borsa riuscirà a ridurre il mismatch tra domanda eofferta di lavoro regolare potrà contribuire a ridurre il fenomeno del lavo-ro irregolare. Per quanto riguarda gli strumenti dedicati agli operatori,anche in relazione ad una loro capacità di intervento in termini di contra-sto al lavoro irregolare, la BCNL rappresenterà una formidabile banca datiin grado di evidenziare, sulla base delle dettagliate informazioni anagraficheed occupazionali registrate per ciascun lavoratore, un profilo in grado dievidenziarne anche il rischio di irregolarità. Analisi statistiche sui datidella BCNL potranno essere effettuate per avviare, inoltre, studi diretti sulmercato del lavoro a partire dai microdati relativi a ciascun individuo e subase aggregata anche di tipo longitudinale.Il portale della Borsa Continua Nazionale del Lavoro potrà costituire infi-ne una infrastruttura importante per l’attività ispettiva. Per razionalizzaree coordinare gli interventi ispettivi dei diversi organi di vigilanza sul terri-torio, la banca dati telematica della BCNL sarà in grado di dialogare con leinformazioni concernenti i datori di lavoro ispezionati, e restituireapprofondimenti e informazioni sul mercato del lavoro e sulle materieoggetto di formazione permanente del personale ispettivo.

Funzioni e compiti istituzionali per il governo del mercato dellavoro nella prospettiva del contrasto al lavoro non regolareCon il decentramento amministrativo delle politiche attive del lavoro,attuato attraverso il Decreto legislativo 469/97, sono state ripartite lecompetenze tra Stato, Regioni e Province. Lo Stato mantiene i compitidi vigilanza di gestione dei Servizi per l’impiego limitatamente alla

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Quarto capitolo

Pubblica Amministrazione centrale, ai lavoratori dello spettacolo e, invia transitoria, alla gestione delle eccedenze di personale e svolge fun-zioni di raccordo con gli organismi internazionali e con l’UE, come purela vigilanza in materia di flussi in entrata dei lavoratori non appartenen-ti all’Unione Europea.Le Regioni hanno il compito di integrare i Servizi per l’impiego, le politi-che attive del lavoro e le politiche formative, di gestire e monitorare lepolitiche attive del lavoro, inclusi l’orientamento e la formazione profes-sionale se la legislazione regionale non ne prevede il conferimento alleProvince, di gestire della concertazione sulle politiche del lavoro di com-petenza regionale e pluriregionale.Le Province devono occuparsi della gestione dei Servizi per l’impiego(gestione del collocamento) e della gestione di politiche attive del lavoro,inclusi l’orientamento e la formazione professionale, se la legislazioneregionale prevede tale conferimento.

Le Regioni, titolari a loro volta della funzione legislativa, si sono dotate diapposite strutture di intervento (Enti o Agenzie regionali del lavoro) e diuno specifico quadro normativo che individua e disciplina, nelle singolerealtà territoriali, funzioni e competenze delle Regioni stesse, delleProvince, dei Comuni degli Enti o Agenzie regionali per il lavoro, degliorganismi di coordinamento istituzionale e di concertazione tra le PartiSociali, dei sistemi informativi e degli Osservatori del mercato del lavoro,del sistema decentrato costituito dai Centri per l’impiego.Le leggi regionali disciplinano altresì il collegamento del sistema decen-trato con le strutture di coordinamento centrali, le funzioni di vigilanzae controllo, le modalità di predisposizione dei programmi di politica atti-va del lavoro e per l’incontro tra domanda e offerta, sia a livello centraleche decentrato.

In alcune regioni cominciano ad evidenziarsi azioni specifiche per ilcontrasto al lavoro irregolare e sommerso, con apposite leggi regionalicome quelle adottate dalla Calabria, dalla Campania, dall’EmiliaRomagna, dalla Liguria e dalla Sicilia e misure ad hoc contenute nei PORregionali tanto dell’Obiettivo 1, quanto dell’Obiettivo 3.Si tratta quasi sempre di misure che agiscono sulla creazione di impre-sa o sul consolidamento dell’economia locale (specialmente con riferi-

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Quarto capitolo

mento alle piccole imprese), ma vi sono anche misure dedicate in modoesclusivo all’obiettivo della promozione dell’emersione del lavoro nonregolare (è il caso della Sicilia e della Campania).Le Regioni possono agire per il contrasto del lavoro irregolare ancheattraverso gli Enti e le Agenzie regionali per il lavoro che svolgono, quasiovunque, funzioni di osservatorio del mercato del lavoro e attraverso laCommissione regionale tripartita di concertazione per il lavoro, compo-sta da rappresentanti dall’Amministrazione e delle Parti Sociali, con ilcompito di proposta, valutazione e verifica delle linee programmatichee delle politiche regionali per il lavoro, per la formazione professionalee per l’istruzione. Anche i sistemi informativi regionali e locali per illavoro, di norma gestiti dagli enti e dalle agenzie regionali per il lavoroche registrano i flussi di domanda e offerta di lavoro e le dinamichedella popolazione che studia o che si forma professionalmente nel ter-ritorio della Regione possono costituire una valida fonte informativa perl’analisi del rischio sommerso.Un ruolo può essere assegnato anche agli osservatori regionali dellepolitiche per il lavoro, per la formazione e per l’istruzione, quale stru-mento tecnico a supporto delle attività della Regione e degli Enti Locali inrelazione alle funzioni di programmazione e di valutazione in materia diistruzione, formazione e politiche per il lavoro.

Per quanto riguarda le Province la delega ad esse attribuita dalle Regioniapre spazi di iniziativa per il contrasto al lavoro irregolare ampi, in parti-colare attraverso la elaborazione e realizzazione di progetti mirati.Ai fini della gestione operativa dei Servizi per l’impiego alle Province èstato, poi, demandato il compito di determinare la distribuzione territo-riale e la sede dei Centri per l’impiego sulla base dei bacini di utenza daloro determinati. I Centri per l’impiego rappresentano la struttura di basedei Servizi per l’impiego e svolgono i seguenti compiti:• i servizi di collocamento e di quelli a loro connessi;• i servizi connessi alle funzioni e ai compiti conferiti alle Province in

materia di politica attiva del lavoro;• i servizi di informazione, di orientamento e di consulenza individuale e

i servizi rivolti all’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro;• i servizi rivolti alla promozione di strumenti che agevolino l’inserimen-

to nel mercato del lavoro e sviluppino nuove imprenditorialità.

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Quarto capitolo

Queste strutture di base possono svolgere un ruolo non secondarionella promozione degli interventi che favoriscono l’emersione dellavoro non regolare, attraverso l’apporto che possono dare sul territo-rio per la realizzazione di progetti regionali e provinciali mirati a talescopo. Inoltre il buon funzionamento dei Centri per l’impiego, soprat-tutto nella gestione del collocamento, rappresenta un elementoimportante per scoraggiare il ricorso a pratiche di assunzione illegali.I Centri per l’impiego, operando nella direzione degli ultimi Nap perl’occupazione (2003-2004), che indicano la necessità di “favorire ladimensione territoriale delle politiche per l’emersione”, anche attra-verso il supporto dei Servizi per l’impiego, possono agire, quindi, sutre livelli diversi:• possono contribuire alla conoscenza del fenomeno utilizzando stru-

menti di indagine che li valorizzino quali sensori del sommerso territo-riale, anche avvalendosi dei nuovi strumenti informativi disponibili conla BCNL;

• possono contribuire alla progettazione di interventi mirati, attivan-do risorse sui POR ed inserendo la propria attività di pianificazioneall’interno della programmazione provinciale e regionale;

• possono attivare specifiche azioni, coordinandosi opportunamentecon la rete degli attori locali.

I Comuni, infine, per la loro conoscenza del territorio e delle attivitàche insistono sul territorio, potrebbero dare un apporto qualificantealla lotta contro il lavoro irregolare, quanto meno nella fase di indivi-duazione delle situazioni e di valutazione dei fenomeni.

Altri soggetti coinvoltiAltri organismi che, a vario titolo, sono coinvolti nell’emersione dellavoro non regolare sono: Inps, Inail, Istat, ISFOL, Censis eTecnostruttura.Se Inps e Inail hanno come obiettivo principale l’attività di vigilanza,cioè cercare di eliminare il fenomeno dell’evasione contributiva intutte le sue manifestazioni (l’evasione fiscale e l’evasione parziale),contribuendo a ridurre il fenomeno del lavoro irregolare legato al set-tore infortunistico, il contributo offerto dall’Istat e ISFOL come puredal Censis è quello di produrre e diffondere dati e informazioni capa-

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Quarto capitolo

ci di descrivere le dimensioni sociali, economiche, demografiche eambientali del fenomeno del lavoro non regolare.Tecnostruttura garantisce, invece, una raccolta di conoscenze in gradodi alimentare posizioni condivise di interesse regionale in tutte quellesedi nazionali e comunitarie rilevanti per la gestione del FSE e dellepolitiche della formazione e del lavoro.

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Quarto capitolo

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»5 Progetto SPINN:intervento in temadi emersione dellavoro non regolare«

*5.1 I Centri per l’impiego e l’emersionedel lavoro non regolare

Nell’ambito delle attività sperimentali del Progetto SPINN riferite all’anno2005, sono state avviate iniziative sul tema dell’emersione del lavoro nonregolare che si propongono di contribuire a contrastare a livello locale ilfenomeno.Tali azioni muovono dal presupposto, peraltro sancito dai recenti indiriz-zi comunitari e nazionali32, che i Servizi per l’impiego possano svolgere unruolo rilevante nella conoscenza del lavoro sommerso e contribuire all’in-dividuazione (e realizzazione) delle politiche di emersione più opportu-ne da adottare a livello territoriale.Proprio le dinamiche tipiche del fenomeno mostrano, infatti, come illavoro irregolare interessi spesso lavoratori che entrano ed escono dalmercato del lavoro regolare. Si potrebbe pertanto affermare che vi siauna sorta di “permeabilità” tra il mercato del lavoro regolare e quelloirregolare.

32 Strategia Europea per l’Occupazione e PAN 2005.

Tale peculiarità permette di proporre un’analisi del fenomeno che, inte-grando l’osservazione dei due tipi di mercato del lavoro, trovi spunti perdefinire con maggiore precisione quali siano i profili/target di personeappartenenti all’area del lavoro non regolare (e le cause che conduconotali lavoratori all’irregolarità).I Centri per l’impiego occupano una posizione privilegiata per individua-re e intervenire sui flussi tra i due mercati, sia attraverso azioni autonome,sia attivando la rete territoriale degli attori istituzionali e sociali impegna-ti nelle politiche per l’emersione33.Tale approccio, si fonda pertanto sull’idea che i CPI possano divenire sen-sori del fenomeno, attraverso lo sviluppo di strumenti che forniscano unadescrizione delle tipologie di sommerso esistenti e delle loro cause, for-nendo ai decisori politici utili elementi per la programmazione e realizza-zione di iniziative coerenti con le peculiarità del territorio.In tale contesto l’obiettivo dell’intervento di SPINN è quello di accompa-gnare Regioni, Province e Servizi per l’impiego lungo un percorso che vadalla lettura del fenomeno fino all’individuazione e realizzazione degliinterventi più opportuni. Rispetto a tale obiettivo, la metodologia propo-sta prevede lo sviluppo delle tre seguenti fasi:• analisi territoriale;• individuazione della soluzione di intervento;• realizzazione della soluzione.

*5.2 L’articolazione dell’intervento

Riguardo al percorso proposto, la fase di analisi costituisce la necessariapremessa alla realizzazione di iniziative coerenti con il contesto territoria-le. In tal senso essa rappresenta uno strumento i cui risultati sono imme-diatamente spendibili nel quadro della programmazione regionale e pro-vinciale in tema di politiche del lavoro.Nell’ambito di tali competenze, la definizione delle iniziative individuate

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Quinto capitolo

33 A tal proposito, si osserva che la permanenza nella regolarità delle imprese e dei lavoratori èun processo necessariamente correlato alla capacità dei sistemi territoriali di affrontare il nododella competitività delle imprese, dei processi di sviluppo locale, e in generale di tutti quegliaspetti strutturali delle dinamiche socio-economiche di un territorio. Rispetto a ciò lasperimentazione di SPINN mira a fornire alcuni strumenti di lettura del fenomeno e di interventocon i quali i Servizi per l’impiego possano dare un contributo, nell’ambito delle propriecompetenze istituzionali e all’interno della rete locale per l’emersione, a interventi finalizzatiall’emersione del lavoro non regolare.

nella successiva fase mira a inserire i Servizi per l’impiego all’interno dellarete dei soggetti istituzionali e sociali che si occupano a vario titolo delleproblematiche legate al lavoro irregolare. Proprio tali forme di coordina-mento sono valorizzate nella fase di realizzazione dell’intervento con l’o-biettivo di incrementarne l’efficacia e la coerenza nel contesto territoriale.Per quanto riguarda la fase di analisi, l’approccio proposto prevede la let-tura preliminare dei dati istituzionali e l’utilizzo di eventuali ricerche con-dotte sul territorio al fine di delineare un primo quadro di contesto nel-l’ambito del quale sono poi utilizzati specifici strumenti di indagine dicarattere quantitativo e qualitativo34.Gli strumenti di indagine sono:• un questionario da somministrare agli utenti dei Centri per l’impie-

go. Considerata la permeabilità tra mercato del lavoro regolare e nonregolare l’intervento individua quale fonte di informazione sul feno-meno il bacino degli utenti dei Centri per l’impiego. Ciò in quantonon necessariamente tali persone si trovano in una posizione regola-re: basti pensare all’eventualità in cui chi è formalmente disoccupatosvolga attività lavorative irregolari. Inoltre, una ricostruzione dellaloro storia lavorativa potrebbe mettere in luce precedenti esperienzelavorative in nero35. Il questionario, in forma anonima, ha pertantolo scopo di raccogliere informazioni utili a definire il profilo/la tipo-logia del lavoratore sommerso e/o a rischio sommerso (età, sesso,titolo di studio, settori in cui sono – o sono state – svolte attività lavo-rative irregolari, dimensioni dell’azienda etc.) e ad individuare lecause che determinano lo svolgimento di attività irregolari. Occorresottolineare che l’impiego del questionario non è collegato ad alcunainiziativa repressiva e che le informazioni raccolte mirano semplice-mente a ricostruire i profili dei lavoratori che svolgono attività nonregolari (o che rischiano di entrare a far parte del fenomeno), al finedi attivare specifici interventi di emersione.

• Un’intervista ai testimoni privilegiati. La finalità dell’intervista a testi-moni privilegiati è quella di fornire un quadro informativo approfondi-to ed articolato delle caratteristiche principali del sommerso nel terri-

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Quinto capitolo

34 Occorre tuttavia evidenziare che, in presenza di indagini territoriali che abbiano già raggiuntorisultati metodologicamente coerenti con il percorso proposto dal progetto SPINN, la fase diindagine potrebbe limitarsi al recepimento degli stessi, risultando superflua una loro duplicazione. 35 Tale ipotesi ha trovato riscontro nelle indagini condotte nelle Province di Genova e Imperia: gliutenti si sono dimostrati disponibili a fornire informazioni in forma anonima sulle proprie esperienzeirregolari e, tra gli intervistati, circa la metà ha dichiarato di aver svolto lavoro nero o grigio.

torio preso in considerazione per l’analisi (settori produttivi e aree ter-ritoriali interessati, forme dell’irregolarità, caratteristiche dei soggetticoinvolti, cause del fenomeno ecc.). Si precisa che con l’espressione“testimoni privilegiati” si intendono quei soggetti che, in virtù del ruoloistituzionale o di rappresentanza ricoperto, hanno maturato una speci-fica conoscenza delle modalità con cui prendono forma le attività pro-duttive e il lavoro non regolari. A titolo esemplificativo, tali sono gliispettori dell’Inail, dell’Inps, delle Direzioni Provinciali del Lavoro, irappresentanti delle Associazioni datoriali e dei Sindacati dei lavorato-ri, altri funzionari della Pubblica Amministrazione (ad esempio delleASL), funzionari delle forze dell’ordine (Guardia di Finanza, PoliziaMunicipale ecc.).

• La realizzazione di focus group. L’impiego del focus group come stru-mento di rilevazione è determinato dall’esigenza di creare un momen-to di discussione e di confronto tra i vari rappresentanti territoriali diEnti, organizzazioni e associazioni sindacali e datoriali che, per ruolo ospecifiche competenze e attribuzioni, rappresentano dei testimoni pri-vilegiati del fenomeno del lavoro sommerso locale. La finalità del focusè quella di approfondire la conoscenza delle principali caratteristichedel lavoro irregolare mediante l’attivazione di dinamiche di gruppo. Sitratta pertanto di cogliere le percezioni e le considerazioni dei parteci-panti riguardo a: settori economici maggiormente interessati, aree ter-ritoriali a rischio o che presentano situazioni di irregolarità, professio-ni/mansioni più interessate al fenomeno, forme di lavoro irregolare,caratteristiche personali/anagrafiche dei soggetti maggiormente inte-ressati, cause del fenomeno e rimedi/interventi per favorire la riduzio-ne del fenomeno del lavoro non regolare.

L’uso incrociato delle informazioni acquisite grazie a tali strumenti di indagi-ne, eventualmente integrata dall’analisi dei dati amministrativi in possessodei Centri per l’impiego36, può così fornire un quadro conoscitivo articolatosulle caratteristiche del sommerso nel territorio di svolgimento delle speri-mentazioni, che i soggetti istituzionali competenti, in primo luogo le Regionie le Province, possono utilizzare come base di partenza per l’attivazione diiniziative volte a favorire l’emersione del lavoro non regolare.

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Quinto capitolo

36 L’analisi dei dati amministrativi dei CPI si propone l’obiettivo di pervenire alla definizione di unquadro d’insieme delle caratteristiche degli iscritti che sia correlato con gli obiettivi diindividuazione dei target interessati al lavoro non regolare.

Nella seconda fase i risultati dell’analisi territoriale, sono valutati al fine diindividuare e progettare una soluzione che nell’ambito delle rispettivecompetenze, Regione, Province e Servizi per l’impiego possono adottaree promuovere sul territorio.Fermo restando che una definizione degli specifici interventi può avvenire sol-tanto sulla base dei risultati dell’analisi, l’ambito delle iniziative attivabili puòcomunque essere suddiviso, per comodità espositiva, in tre macro categorie:• Azioni di politica attiva. Ai sensi della normativa vigente, non sono

rinvenibili nell’Ordinamento specifici incentivi destinati all’emersionedel lavoro non regolare. Da ciò deriva l’opportunità di utilizzare stru-menti destinati a categorie di soggetti che il Legislatore definisce a pre-scindere dall’eventualità che essi svolgano attività lavorative sommerse,“adattandoli”, di volta in volta, così da impiegarli quali strumenti diemersione indiretta.

A titolo esemplificativo, prendendo in considerazione lo strumento deltirocinio formativo, il percorso logico alla base della progettazione opera-tiva può essere rappresentato come segue:

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Quinto capitolo

Grafico 27 - Esemplificazione percorso di individuazione soluzionedi emersione indiretta

» «

Fonte: Italia Lavoro.

Tale modalità di intervento si basa, come emerge dal grafico 27, su unaricognizione delle caratteristiche dei lavoratori coinvolti nel lavoro nonregolare grazie alla quale è possibile ricondurre il lavoratore a rischiosommerso ai target di riferimento (giovani, donne, ecc.) e che meglio siadattano a soluzioni percorribili alla luce della normativa vigente. A segui-to dell’individuazione del target di appartenenza sarà possibile destinarefondi all’azione di emersione indiretta mediante l’impiego degli strumen-ti rivolti al target stesso (normativa nazionale, regionale, POR ecc.).Al di fuori dello schema esemplificativo proposto, è chiaro che il percor-so di emersione può vedere il tirocinio come un momento di un proces-so più ampio che coinvolge i soggetti territoriali che, a vario titolo, con-tribuiscono alle politiche del lavoro e dello sviluppo locale. Si tratta per-tanto di progettare soluzioni che si inseriscano a pieno titolo nella pro-grammazione regionale e/o provinciale e che coinvolgano gli attori istitu-zionali e sociali valorizzando la rete pubblico-pubblico, pubblico-privato,al fine di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro regolare di queisoggetti che sono “a rischio sommerso”.

• Azioni di comunicazione. Agli strumenti di emersione indiretta si affian-cano altri due insiemi di soluzioni che possono essere adottate. Il primoricomprende l’attivazione di campagne informative destinate agli utentidei CPI o all’intera comunità locale. Queste sono finalizzate a informaresulle opportunità di accesso al lavoro regolare. Coerentemente con le atti-vità informative promosse dai SPI, tali campagne si propongono l’intentodi colmare eventuali deficit conoscitivi riscontrati nei lavoratori in meritoalle tipologie contrattuali previste dal nostro Ordinamento (ed in partico-lare sulle novità apportate dalla Riforma del mercato del lavoro).Evidenziando le forme di rapporti di lavoro caratterizzate da agevolazionie flessibilità, ci si propone di fare luce sulla reale adattabilità delle formecontrattuali alle esigenze del lavoratore e del datore di lavoro. A tale insie-me di soluzioni appartengono altresì campagne volte a sensibilizzare il tar-get di riferimento individuato sui danni sociali arrecati dal lavoro nonregolare. Entrambi tali insiemi di soluzioni si basano principalmente sudue ordini di dati reperibili sul territorio attraverso la metodologia di ana-lisi proposta: atteggiamento dell’utente nei confronti del fenomeno;fondi disponibili (eventualmente attivati attraverso il meccanismo descrit-to per gli strumenti di emersione indiretta).

[ 172 ]

Quinto capitolo

• Servizi ad hoc. La terza macrocategoria di intervento riguarda l’attiva-zioni di servizi ad hoc presso le strutture dei CPI, o di altri soggetti chepartecipano alla rete dell’emersione locale (Camere di Commercio,Associazioni datoriali, Sindacati dei lavoratori ecc.). Tali servizi (definitialla luce delle esperienze provinciali pregresse “Sportelli per l’emersio-ne del lavoro non regolare”) si caratterizzano:• per la strutturazione di un servizio di accoglienza destinato ai sogget-

ti a rischio sommerso che facciano esplicita richiesta di assistenza;• per l’erogazione di un servizio individuale di informazione e di con-

sulenza sulle concrete modalità attraverso cui accedere a percorsi dilavoro regolare;

• per lo svolgimento di tale attività nel rispetto dell’anonimato dell’utente;• per la capacità di individuare i bisogni dell’utente e proporre soluzio-

ni coerenti con il contesto territoriale;• per la valorizzazione delle capacità individuali, anche attraverso la

predisposizione di percorsi che accompagnino il soggetto dalla pre-stazione di lavoro dipendente irregolare allo svolgimento di attivitàdi lavoro autonome regolari (in tal caso, beneficiando degli incentiviriservati all’avvio di nuove attività economiche).

Al percorso proposto da SPINN hanno fino ad oggi aderito le RegioniLiguria, Toscana e Molise, e sono state avviate sperimentazioni locali inaccordo con le Province di Genova, Imperia, Firenze, Arezzo, Siena, MassaCarrara e Isernia.

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Quinto capitolo

»Appendice«

Caratteristiche del sistema sommerso

I motivi che spiegano l’ampia diffusione in Italia delle forme di lavoro nonregolare sono molteplici e talvolta risultano anche fortemente differenziatia seconda del contesto economico-territoriale di riferimento. Non vi è dub-bio che l’eccessivo costo del lavoro è, in prima battuta, considerato la prin-cipale causa e al tempo stesso la più immediata spiegazione della diffusio-ne del lavoro sommerso. Anche se il cuneo fiscale e contributivo in Italianon è diverso da quello in Francia e Germania, vi sono comunque numero-se altre motivazioni che incidono in maniera profonda sul lavoro irregola-re. La caratteristica di fondo più evidente del lavoro sommerso è quella cheil fenomeno si alimenta di un insieme di irregolarità: inadempienze contrat-tuali, contributive o fiscali che possono essere parziali o totali.La struttura del sistema economico è uno degli elementi che può essere

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Appendice

»Le politiche per l’emersionedel lavoro nero:analisi del fenomenoe quadro istituzionalenormativo*«

*Isfol – Area Sviluppo Locale e Integrazione delle Politiche.

correlato alla diffusione dell’economia sommersa. La realtà economica ita-liana è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di piccole impresenelle quali è molto importante guardare al contenimento dei costi di pro-duzione a favore di una maggiore competitività fondata sul prezzo. Di con-seguenza, in molte circostanze sono proprio le imprese di piccole dimen-sioni a utilizzare manodopera in modo irregolare. Le motivazioni per cuiquesto avviene sono connesse ad aspetti di organizzazione del lavoro econtenimento dei costi legati certamente alle dimensioni delle aziende,ma anche ai livelli di regolamentazione e controllo da parte delle autorità,come pure al modello di competitività dei sistemi produttivi.Spesso inoltre non conta solo la dimensione dell’impresa ma anche l’iso-lamento nel quale opera l’imprenditore stesso: ad esempio, la propensio-ne a violare le regole è maggiore per le imprese che non aderiscono a nes-suna organizzazione sindacale. Le associazioni datoriali, infatti, svolgonouna serie di servizi importanti per i loro associati: ormai ogni associazionedi categoria offre un’ampia gamma di servizi integrati per l’impresa (forma-zione e aggiornamento addetti, paghe e contributi, consulenza fiscale epersino uno sportello che informa su agevolazioni di varia natura).Per queste ragioni non è così ovvio supporre che tutte le violazioni dellenormative vigenti avvengano consapevolmente da parte dell’imprendito-re: si pensi alla complessità delle normative in tema di igiene e sicurezzadei luoghi di lavoro o degli impianti; in altri casi ancora le violazioni relati-ve ai lavoratori irregolari possono essere frutto della non conoscenza dellenumerose forme di flessibilità contrattuale applicabili. Inoltre, l’evoluzionedella normativa lavoristica ha creato differenti agevolazioni in termini dicosto del lavoro a favore delle imprese che assumono giovani alla primaesperienza lavorativa: malgrado ciò, il ricorso a tali forme contrattuali èancora molto basso. Va rilevata poi nelle imprese di piccole dimensioniuna scarsa capacità di innovazione. Alcuni imprenditori, per esempio afronte di una impennata della domanda, sono di fronte a un bivio: aumen-tare la produzione con un incremento di addetti dell’impresa o investire innuovi macchinari e nuove tecnologie che consentono di migliorare il cicloproduttivo dell’impresa. Ebbene, in condizioni di incertezza sul futuro maanche con una certa “miopia imprenditoriale” molti scelgono la primasoluzione, talvolta cercando di risparmiare sulle unità aggiuntive di lavora-tori e quindi inventandosi soluzioni che possono anche sfociare nel lavo-ro irregolare o nell’aggiramento di norme vigenti. Al contrario, vi è chi

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Appendice

guarda all’attività della propria impresa non soltanto con un’ottica di lungoperiodo ma anche con attenzione ai processi di ricapitalizzazione dell’im-presa stessa. La capacità di innovare non è solo dovuta a una scarsa pro-pensione dell’imprenditore al rischio di impresa ma anche alla difficoltà diottenere aperture di credito da parte di istituti bancari. Inoltre, relativa-mente alla struttura del sistema economico si evidenziano:• anomalie e specificità riscontrabili nel funzionamento del mercato del

lavoro, o derivate dalla situazione economica generale (tassi di disoccu-pazione molto elevati);

• una destrutturazione della grande impresa che comporta la formazio-ne di organizzazioni complesse che integrano unità produttive diverse,utilizzano l’outsourcing e la conseguente flessibilizzazione della produ-zione legandola ai mutevoli andamenti della domanda;

• aspetti di tipo tecnologico, per cui le imprese del sommerso, pur con-centrandosi prevalentemente nelle produzioni e nei settori che nonregistrano consistenti aumenti di produttività, operando nelle fasi ausi-liarie o finali del processo e avendo scarsa innovazione, riesconocomunque ad essere competitive, mantenendo un differenziale di pro-duttività inferiore al cuneo fiscale;

• la segmentazione e la scarsa trasparenza dei mercati: laddove esistonoposizioni di rendita, spesso protette dal sistema amministrativo attra-verso la concessione di licenze, permessi, autorizzazioni, è facile che unimprenditore, incontrando difficoltà nel superare tali vincoli, li aggirioperando nel sommerso.

Per spiegare le ragioni della diffusione del lavoro nero si può inoltre guar-dare alle caratteristiche del sistema fiscale; le imprese e i lavoratori – inpresenza di una pressione fiscale e contributiva giudicata tropo elevata –possono trovare reciproca convenienza ad entrare nell’area del sommer-so. Non va trascurato il fatto che il numero di lavoratori è uno dei para-metri utilizzati dal fisco per calcolare le imposte sul reddito delle impre-se. Le imprese che dichiarano un numero di addetti inferiore a quellieffettivamente impiegati no si adeguano agli Studi di Settore. Infine, seuno dei fattori produttivi viene acquistato in nero ne deriva che anchealcuni prodotti o servizi dell’impresa sono venduti in nero. Viene dunquea crearsi una vera e propria contabilità parallela a quella ufficiale.Le caratteristiche del sistema amministrativo possono aumentare la

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Appendice

diffusione del fenomeno: l’esistenza di procedure burocratiche edamministrative complesse e la difficoltà dei sistemi legislativi di rispon-dere repentinamente ai rapidi mutamenti del mercato del lavoro posso-no indurre l’impresa a avviare rapporti di lavoro non regolamentati(Barbieri e Fullin, 2001).Le caratteristiche del sistema legislativo, ovvero le norme che regolanola procedure degli appalti e dei subappalti hanno un ruolo: capitasovente che l’impresa che si aggiudica un appalto non sia la stessaimpresa che esegue materialmente i lavori, ma decida di affidare insubappalto a una o più imprese una parte dei lavori stessi: è ovvio cheil prezzo corrisposto alle imprese a valle del processo produttivo è infe-riore al valore di aggiudicazione dell’appalto. Mediante questo meccani-smo, tuttavia, l’impresa a monte del processo non è tenuta a garantire ilrispetto delle normative vigenti e scarica sulle imprese subappaltantigran parte delle responsabilità.Ulteriori fattori che aiutano a fare luce sul fenomeno emergono se si spo-sta l’attenzione al sistema di accesso al credito: una delle difficoltà mag-giori, in particolare in corrispondenza di congiunture negative, è la possi-bilità per un impresa di ottenere aperture di credito da parte degli istitu-ti bancari. Il paradosso sta nel fatto che è più facile per le imprese solideaccedere a fonti di finanziamento esterne mentre è molto difficile per chideve affrontare momenti critici.Per studiare il lavoro irregolare occorre, inoltre, guardare al rapportoesistente tra le imprese e gli organi di vigilanza. Generalmente l’im-prenditore deve interagire con molti enti, ciascuno competente peruno aspetto specifico (Inps, Inail, Direzione provinciale del lavoro,Agenzia delle Entrate). Le amministrazioni addette alle funzioni di vigi-lanza hanno compiuto negli ultimi anni un profondo percorso di inno-vazione sia in termini di servizi offerti che in termini di riorganizzazio-ne del personale: il processo di innovazione è stato accompagnatoanche da modificazioni nei criteri utilizzati per eseguire l’attività di vigi-lanza. La direzione verso cui si sta andando è infatti una vigilanza inte-grata, ossia un’attività di controllo del sistema economico costituita daispettori che siano in grado di guardare alla regolarità di ogni aspettoin un solo momento.Tuttavia, è abbastanza frequente che siano le imprese più deboli a presen-tare irregolarità sotto diversi profili: in molti casi una forte sanzione ammi-

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Appendice

nistrativa dovuta ad accertamento ne pregiudica l’esistenza e quindi lacapacità di continuare a operare. Per queste ragioni, nel lungo periodo cheha accompagnato la campagna per l’emersione collegata alla Legge 383 siè fatto strada un duplice approccio da parte degli organi di vigilanza: da unlato, individuare gli operatori economici a rischio sommerso e dall’altrooffrire un aiuto che permettesse alle imprese stesse di entrare nella rego-larità in maniera graduale ma definitiva. L’attività di vigilanza ha avuto, nonsoltanto una funzione sanzionatoria ma anche una funzione di accompa-gnamento all’emersione, praticando in prima istanza una diffida e al tempostesso una spiegazione sulle possibilità di emersione.Strettamente connesso al rapporto con gli organi di vigilanza è il tema del-l’incrocio delle banche dati: vi sono alcuni lavoratori che hanno copertu-ra assicurativa ma non previdenziale o viceversa; oppure, alcune impreseche versano contributi fiscali ma non previdenziali né assicurativi. Ciòaccade in quanto non esiste ancora una condivisione delle informazioniregistrate in ciascuna delle banche dati degli organi di vigilanza. È ovvioche l’incrocio delle banche dati tra gli organi di vigilanza costituirebbe unimportante deterrente e un utile strumento per la riduzione del lavoroirregolare. Non è una novità dire che un maggior dialogo tra enti potreb-be solo portare benefici. Infatti, un’impresa per esercitare un’attivitàtende a lasciare sempre qualche traccia del suo operato presso qualcunodegli organi competenti. Infine, non tutto ciò che è irregolare è totalmen-te occultato agli organi competenti: quando si parla di lavoro grigio si fariferimento a irregolarità parziali, che assumono diversi livelli di gravità aseconda delle normative che violano. Il “lavoro grigio” si manifesta sottomolteplici forme: lavoratori che formalmente hanno un contratto part-time ma lavorano effettivamente a tempo pieno oppure ore di straordina-rio non retribuito; salari costituiti da una parte retribuita al livello minimosindacale, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale, e il resto fuoribusta; ma sono molti i metodi scoperti dagli enti di vigilanza per aggirarele normative: per esempio, in alcune imprese cooperative i lavoratori chesvolgono a tutti gli effetti i lavoro da dipendenti vengono assunti come socilavoratori – ovvero proprietari di una quota della cooperativa – evitandoin tal modo di aver diritto a tutte le spettanze che invece sono dovute alpersonale dipendente (trattamento di fine rapporto, tredicesima, livellosalariale minimo previsto da CCLN, numero fisso di ore di lavoro settima-nali e così via). Per quanto concerne il legame tra sommerso e attività di tipo

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Appendice

criminale, il legame è particolarmente forte nei contesti in cui vi sia la pre-senza di elementi strutturali non favorevoli che, unita alla maggiore diffusio-ne della criminalità organizzata e comune, induce a ricorrere al sommersoper sopperire alla minore produttività media. Anche il ricorso a lavoratoriimmigrati rappresenta un aspetto che influisce sulla diffusione del lavorosommerso. L’evidenza empirica disponibile sembra suggerire l’esistenza diun rapporto diretto tra immigrazione (soprattutto illegale) e sviluppo dell’e-conomia irregolare. Il lavoro immigrato tende a diffondersi maggiormentein sistemi già contraddistinti dall’esistenza di forme irregolari e di economiasommersa; per converso, può anche accadere che l’immigrazione stranierarivitalizzi certe attività informali e alimenti alcuni segmenti del sommerso,come è successo per l’agricoltura e le costruzioni. Le dinamiche del merca-to del lavoro irregolare immigrato sono determinate oltre che dai fattori cheinfluiscono sul lavoro sommerso nazionale (elevata tassazione e costo dellavoro, cuneo fiscale tra costo del lavoro e retribuzione netta per i lavorato-ri, ecc.) anche da ragioni legate allo status etnico e residenziale dell’immigra-to. Dal lato della domanda, le imprese spesso ricorrono all’impiego, in modonon regolare, di lavoratori extracomunitari per coprire mansioni che l’offer-ta di lavoro locale non è disposta ad accettare. Tuttavia, lo scarso potere con-trattuale che contraddistingue i lavoratori immigrati, la possibilità di eluderele norme che regolano il rapporto di lavoro e, non ultimo, i bassi salari paga-ti, possono incentivare il ricorso al lavoro immigrato irregolare anche in pre-senza di lavoratori stranieri regolarmente residenti. Dalla parte dell’offerta,per il lavoratore l’irregolarità residenziale implica, quasi sempre necessaria-mente, anche quella occupazionale. In conclusione, se le imprese utilizzanomanodopera irregolare non soltanto violano le normative vigenti ma fannoconcorrenza sleale alle imprese che invece osservano le normative. In altreparole, le imprese irregolari rischiano di mettere a repentaglio anche l’esi-stenza delle imprese regolari, soprattutto nelle realtà in cui la solidità dell’im-presa è molto debole. Questo è un aspetto da non sottovalutare, soprattut-to se si guarda alle implicazioni del fenomeno e alle contromisure da adot-tare per ridurne l’entità. Oltre a una leva fiscale – agevolazioni del costo dellavoro – e a una leva sanzionatoria, può essere innescato un meccanismo diincentivi, ossia un regime premiale per gli operatori che scelgono la regola-rità. Questo percorso virtuoso può condurre fino alla certificazione etica (SA8000) che impegna le imprese a garantire il rispetto delle regole non solonell’ambito della propria attività ma anche nella catena di fornitura e di

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Appendice

distribuzione dei propri prodotti. In sintesi, con la certificazione etical’impresa garantisce l’osservanza delle norme rispetto all’intero ciclo diproduzione.

Il non-potere contrattuale dei lavoratori in nero:il caso delle donneCome anticipato, un aspetto rilevante del fenomeno è costituito dalladebolezza delle imprese che si rivolgono a manodopera irregolare: l’altrafaccia della medaglia però è costituito dai lavoratori che finiscono a lavo-rare in quelle imprese. Analizzando i tratti comuni ai lavoratori irregolari,emerge che uno degli elementi ricorrenti dei lavoratori in nero è rappre-sentato dalla loro debolezza in termini di potere contrattuale. Sono dav-vero pochi e circoscritti i casi in cui è il lavoratore a chiedere di esserepagato in nero (professionalità molto specifiche e ricercate o casi di dop-pio lavoro) mentre è molto diffusa la situazione nella quale il lavoratore ècostretto ad accettare, suo malgrado, un rapporto di lavoro irregolare inmancanza di reali alternative. Queste circostanze sono molto frequentiquando il lavoratore ha un percorso formativo e/o lavorativo professional-mente poco qualificato. In pratica, queste situazioni si verificano quandoil lavoro richiesto può essere svolto da chiunque e non richiede grandiabilità o conoscenze: per di più, se vi è una grande offerta di lavoro pocoqualificata, ossia un numero elevato di individui disposti ad accettare quellavoro, colui che domanda lavoro può anche dettare le condizioni.Purtroppo, in alcune circostanze, le condizioni che vengono impostesono al di fuori dei dispositivi normativi e spesso sono proprio le donnea rientrare in questa categoria di lavoratori particolarmente deboli. La fra-gilità della forza contrattuale può essere legata a una lunga assenza dalposto di lavoro (una o più maternità o l’assistenza di un parente anziano),o ancora peggio all’espulsione dal mercato del lavoro. Si pensi a un’impre-sa che ha cessato l’attività in quell’area (chiusura, fallimento, trasferimen-to della produzione in Paesi in via di sviluppo) e che quindi non ha piùbisogno di manodopera. Ancora, la situazione di debolezza può esseredovuta al fatto che gli addetti di un’impresa non hanno effettuato alcunpercorso formativo e/o di aggiornamento: se per lunghi anni si è sempreeseguita la stessa mansione – peraltro poco qualificata – è difficile trova-re una nuova occupazione in tempi rapidi in un’impresa che opera in unsettore diverso da quello in cui si è lavorato per lungo tempo. Una secon-

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Appendice

da tipologia di lavoratori sostanzialmente deboli, sia uomini che donne,sono coloro che non hanno mai – o solo sporadicamente – avuto espe-rienze lavorative e che si affacciano, pertanto, per la prima volta nel mer-cato del lavoro. In questi casi, sebbene il titolo di studio di chi cerca lavo-ro sia spesso di buon livello (diploma, laurea) può capitare di accettare unimpiego irregolare in attesa di un’occupazione più conforme alle proprieaspettative e al proprio percorso di studi. Il rischio in questi casi è che talecircostanza si prolunghi nel tempo a causa del fatto che il lavoro di qua-lità tardi ad arrivare. Infine, è possibile che la situazione di irregolarità nonsia totale, ma parziale. Un uso improprio delle nuove forme di flessibilitàcontrattuale può portare a circostanze in cui i rapporti di lavoro dipen-dente vengono configurati come collaborazioni occasionali e contratti dilavoro atipico. In questi casi il lavoratore non è del tutto “scoperto” daprestazioni previdenziali e assicurative ma lo è in forma minore rispetto aun lavoratore dipendente. Un elemento aggiuntivo, che complica ulte-riormente il quadro del problema del lavoro irregolare femminile, puòessere correlato alla carenza di servizi di conciliazione dei tempi per lagestione della famiglia (asili nido, assistenza anziani) e alla scarsa diffusio-ne di pratiche del lavoro innovativo (telelavoro, per esempio): ciò incidenegativamente sul tasso di partecipazione femminile nel mercato regola-re del lavoro. L’assenza di servizi di conciliazione può infatti ostacolarel’accesso al mercato del lavoro della donna e frenare l’incentivo alla ricer-ca di un’occupazione regolare, alimentando il ricorso al lavoro nero, spes-so più flessibile.

Quadro istituzionale-normativocomunitario e nazionale in relazionealle politiche per l’emersione dal lavoro nero

I temi del lavoro irregolare e dell’economia sommersa sono già da diver-si anni oggetto di particolare attenzione da parte delle Istituzioni comuni-tarie, nazionali, e regionali che si sono impegnate, e si stanno impegnan-do, nella definizione di proposte e misure finalizzate a contrastare talifenomeni e, quindi, a favorire l’emersione.Al fine di rispondere all’esigenza – avvertita a tutti i livelli istituzionali – dicontrastare il lavoro sommerso, il quadro normativo per le tre istituzioni

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Appendice

risulta molto articolato. Di seguito si riporta la ricostruzione del quadronormativo comunitario, nazionale, nonché regionale riguardante le misu-re e gli strumenti volti sia a consentire la regolarizzazione della posizionedei lavoratori sommersi sia a contrastare – in via preventiva ma ancherepressiva – la diffusione di forme di lavoro irregolare.

Ricostruzione del quadro istituzionale e normativo comunitarioGli orientamenti e le indicazioni assunte a livello comunitario, risultanoindispensabili per individuare e inquadrare l’approccio adottato a livellonazionale. Il box seguente presenta la principale normativa comunitaria diriferimento.

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Appendice

Quadro comunitario istituzionale e normativo inerente il lavoro non regolare

Comunicazionedella Commissioneeuropea sul lavorosommerso [COM(98) – 219]

Individua in una strategia mirata globale, che contemperi interventi preventivi ed interventi sanzionatori, variamente modulata in base allesituazioni presentate dai diversi Stati membri, lo strumento essenziale percombattere il lavoro non dichiarato definito come “qualsiasi attività retri-buita lecita di per sé ma non dichiarata alle autorità pubbliche, tenendoconto delle diversità dei sistemi giuridici vigenti negli Stati membri”.

Risoluzione delConsiglio e deiRappresentanti degliStati membri, riunitiin sede di consiglio;22 aprile 1999(1999/C 125/01)

Adottato un codice di condotta per una più efficace cooperazione traAmministrazioni Pubbliche degli Stati membri nella lotta contro l’abuso diprestazioni e contributi sociali a livello transnazionale ed il lavoro sommer-so, oltre che in materia di temporanea messa a disposizione transnaziona-le di lavoratori.

Decisione delConsiglio del 22luglio 2003 –Adozione dellenuove linee guidaper l’occupazione

La Linea-guida n. 9 esorta gli Stati membri a:- promuovere la semplificazione del contesto in cui operano le imprese,

rimuovendo i disincentivi e fornendo incentivi adatti nel quadrodei sistemi fiscale e previdenziale;

- dotarsi di una maggiore capacità di far rispettare le norme e di applicaresanzioni;

- misurare le dimensioni del problema e i progressi conseguiti a livellonazionale.

Risoluzione delConsiglio sullatrasformazionedel lavoro nondichiarato inoccupazione regola-re del 20 ottobre2003 (2003/C260/01)

Sancisce l’impegno comune degli Stati membri a:- sviluppare un approccio basato su azioni preventive, che incoraggino

tutti i datori di lavoro ed i lavoratori a operare all’interno dell’economiaufficiale e nel contesto dell’occupazione regolare;

- sviluppare il rafforzamento della sorveglianza e provvedere all’applicazione di adeguate sanzioni;

- migliorare la conoscenza delle dimensioni quantitative del lavoro nondichiarato, così da poter valutare i progressi verso l’obiettivo di trasformare il lavoro non dichiarato in occupazione regolare.

Ricostruzione del quadro normativo nazionaleIn relazione al piano legislativo nazionale, si ripercorrono i momenti piùsignificativi che hanno caratterizzato la lotta al lavoro irregolare e all’eco-nomia sommersa A tal fine per avere un’idea chiara dei dispositivi legisla-tivi e degli strumenti utilizzati nella lotta contro il lavoro irregolare sonoriportati, sotto forma di una tabella sintetica e cronologica, i principaliprovvedimenti nazionali adottati nell’ambito dell’emersione.

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Appendice

Leggi, decreti e direttive in materia di emersione a livello nazionale

Leggi 389/89,210/1990, 608/96,196/1997, 488/99e 388/2000Disciplina deicontratti di riallinea-mento retributivo

La legge 389/89, integrata da norme successive, prevede la possibilità alleaziende operanti in determinati contesti di usufruire dei benefici dellafiscalizzazione e degli sgravi contributivi anche nelle situazioni in cui non èapplicata la retribuzione prevista dai Contratti collettivi. Ciò a condizionedi aderire ad un programma graduale di riallineamento contributivo aiCCNL, stipulando degli accordi provinciali per attraverso le organizzazionisindacali.

Legge 608/96Disposizioni urgentiin materia di lavorisocialmente utili, diinterventi a sostegnodel reddito e nelsettore previdenziale

Le legge offre la possibilità alle aziende operanti in determinaticontesti di stipulare degli accordi provinciali per il riallineamentocontributivo attraverso le organizzazioni sindacali.

Legge 448/98Misure di finanzapubblica per lastabilizzazionee lo sviluppo

L’articolo 78 istituisce il Comitato per l’emersione del lavoro non regolare,le Commissioni regionali e provinciali ed i tutori. L’articolo 79 ha permessola costituzione a livello locale di Unità operative integrate, nell’ambito delle“misure organizzative intese alla repressione del lavoro non regolare esommerso”.

Legge 383/01 e s.m.i. Primiinterventi peril rilanciodell’economia

La legge 383, scaduta nel maggio 2003, rappresenta un importante stru-mento di contrasto all’economia sommersa. Con essa sono stati costituiti iCLES a livello provinciale.Integrata con le modifiche apportate da:- Legge 23 novembre 2001 n. 409;- Legge 28 dicembre 2001, n. 448 (Finanziaria 2002), art. 9, comma 15;- Legge 23 aprile 2002 n. 73;- Legge 22 novembre 2002, n. 266.

La disciplina si articola su tre distinti complessi normativi:- sistema di agevolazioni fiscali e previdenziali per i datori di lavoro ed i

lavoratori che aderiscono al programma di emersione (cosiddetta auto-matica);

- avvio di un piano straordinario di accertamento, predisposto dal CIPE emirato ad individuare le priorità di intervento coordinato ed integratodegli organi di vigilanza del settore;

- definizione di una procedura di emersione progressiva incentrata sullapresentazione di un piano individuale da parte del datore di lavoro inte-ressato e mirata alla regolarizzazione complessiva, al di là dei pur rilevan-ti profili fiscali e previdenziali, dell’attività imprenditoriale esercitata(legge 266/02).

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Appendice

Leggi, decreti e direttive in materia di emersione a livello nazionaleDirettiva delPresidente delConsiglio deiMinistri,23 novembre 2001

La direttiva, firmata il 23 novembre 2001 dal Presidente del Consiglio,disciplina l’operato dei tutori per l’emersione, previsti ex lege 448/98 art.78.

Legge 189/02Modifica allanormativa inmateria di immigra-zione e di asilo

Regolamenta l’ingresso di extracomunitari nel territorio dello Stato italia-no e prevede, in particolare, il rilascio del permesso di soggiorno permotivi di lavoro, previa stipula del contratto di soggiorno per lavoro.

Legge 222/02Conversione inlegge, con modifica-zioni, del decreto-legge 9 settembre2002, n. 195, recan-te disposizioniurgenti in materia dilegalizzazione dellavoro irregolare diextracomunitari

Indica la procedura per la compilazione e la presentazione della dichiara-zione per la legalizzazione di lavoro irregolare di extracomunitari addettial lavoro subordinato da parte dei datori di lavoro.

D.lgs. 343/03Modifiche edintegrazioni aldecreto legislativo30 luglio 1999,n. 303,sull’ordinamentodella Presidenzadel Consiglio deiMinistri, a normadell’art. 1 della legge6 luglio 2002, n.137

Con tale decreto si ufficializza il trasferimento del Comitato perl’emersione del lavoro non regolare dalla Presidenza del Consiglioal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (art. 5 comma 2).D.lgs. 276/03“Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 (Legge Biagi).Introduce, tra le altre innovazioni, schemi e regole flessibili e adattabili, tali da consentire l’emersione del lavoro nero e una più equaripartizione delle tutele del lavoro a favore di tutti coloro che si affacciano sul mercato.D.lgs. 124/04 “Razionalizzazione delle funzioni ispettive in materia diprevidenza sociale e di lavoro, a norma dell’articolo 8 della legge 14 feb-braio 2003, n. 30”.Il decreto legislativo ridefinisce in modo organico la vigilanza in materia dilavoro, identificando l’ambito di intervento dell’attività ispettiva e valoriz-zandone la funzione a tutela delle garanzie che caratterizzano la disciplinadel rapporto di lavoro, del trattamento economico e degli obblighi previ-denziali.

D.lgs. 276/03Attuazione delle

deleghe in materia dioccupazione

e mercato del lavoro,di cui alla legge 14

febbraio 2003, n. 30(Legge Biagi)

Introduce, tra le altre innovazioni, schemi e regole flessibili e adattabili, talida consentire l'emersione del lavoro nero e una più equa ripartizione delletutele del lavoro a favore di tutti coloro che si affacciano sul mercato.

D.lgs. 124/04Razionalizzazione

delle funzioni ispetti-ve in materia di pre-videnza sociale e dilavoro, a norma del-

l'articolo 8 dellalegge 14 febbraio

2003, n. 30

Il decreto legislativo ridefinisce in modo organico la vigilanza in materia dilavoro, identificando l'ambito di intervento dell'attività ispettiva e valoriz-zandone la funzione a tutela delle garanzie che caratterizzano la disciplinadel rapporto di lavoro, del trattamento economico e degli obblighi previ-denziali.

Le Istituzioni, centrali e periferiche, maggiormenteinteressate dalle politiche per l’emersione

Tali istituzioni sono aiutate nello svolgimento delle loro funzioni da strut-ture organizzative e figure professionali, create dalle Leggi 448/98 e266/2002 al fine di interagire più facilmente con il territorio, percependo-ne sia le esigenze sia le potenzialità. Queste, sommariamente descrittenella tabella successiva, fungono da tramite tra gli attori locali e il livellocentrale. Ne riportiamo di seguito la composizione e il ruolo, a partire dalComitato Nazionale per l’Emersione.

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Appendice

Organismi a livellocentrale e periferico

Funzioni

Ministero del Lavoroe delle PoliticheSociali

Funzione di indirizzo, programmazione e coordinamento- indirizzo e programmazione per stabilire le principali linee di intervento

in materia di lavoro irregolare- coordinamento tra le varie strutture territoriali al fine di garantire l’u-

niformità delle iniziative da intraprendere e l’omogeneità dei risultati- coordinamento delle varie politiche per l’emersione con quelle dello svi-

luppo economico

Comitato Nazionaleper l’EmersioneCommissioniRegionali perl’EmersioneCommissioniProvinciali perl’Emersione

Funzione di analisi del territorio e promozione di iniziative locali per l’e-mersione del lavoro sommerso- analisi del lavoro irregolare- animazione territoriale per promuovere iniziative per l’emersione del

lavoro sommerso che procedano di pari passo con gli obiettivi di svilup-po locale

- promozione di collaborazione ed intese istituzionali- assistenza alle imprese

Direzione Generaleattività ispettiveDirezioni Regionalidel LavoroDirezioni Provincialidel LavoroAgenzia delle EntrateGuardia di Finanza

Funzione di controllo e vigilanza- vigilanza sull’applicazione di tutte le leggi in materia di lavoro e di pre-

venzione sociale obbligatoria ovunque è prestata una attività lavorativa- vigilanza sull’osservanza dei contratti collettivi di lavoro- consulenza per l’applicazione di tutti gli istituti di legislazione del lavoro- vigilanza sul lavoro nero e sulle omissioni contributive

Camere diCommercio

Funzione amministrativa e di certificazione- emanazione di provvedimenti di natura autorizzativa, abilitativa, certifi-

cativa, di ricognizione ed istruzione- predisposizione e gestione di banche dati per raccogliere e fornire infor-

mazioni dettagliate sulle aziende operanti sul territorio

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Appendice

Commissioniper l’Emersione(regionali eprovinciali)

Le commissioni, nominate dal compe-tente organo regionale, sono composteda quindici membri:- sette, dei quali uno con funzioni di

presidente, designati dalle amministra-zioni pubbliche aventi competenza inmateria;

- otto designati, in maniera paritetica,dalle organizzazioni sindacali dei datoridi lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Le commissioni, possono avvalersi diesperti e coordinarsi, per quanto con-cerne il lavoro irregolare, con le direzioni provinciali del lavoro, tenendoconto delle disposizioni di cui all’articolo5 della legge 628/61, e dell’articolo 3del decreto-legge 463/83, convertito,con modificazioni, dalla legge 638/83.

A livello regionale e provinciale sonoistituite le Commissioni per l’emersioneper svolgere attività di analisi del lavoroirregolare a livello territoriale, di promozione, di collaborazioni ed intese istituzionali, di assistenza alle imprese, anche attraverso la presenza di un apposito tutore. Sono da considerarsi organi tecnici che coadiuvano l’autorità politica.

Istituzionicentrali e

periferiche apresidio dellepolitiche diemersione

Composizione Ruolo

Comitato perl’emersionedel lavoronon regolare(nazionale)

Il Comitato è composto da novemembri nominati con decreto delPresidente del Consiglio dei ministri.I membri vengono designati,rispettivamente, dai Presidenti/Ministridelle seguenti strutture:- Consiglio dei ministri (con funzionidi presidente);- Ministero del tesoro, del bilancio e

della programmazione economica;- Ministero del lavoro e della previdenza

sociale;- Ministero delle finanze;- Ministero per le politiche agricole;- Inps;- Istituto nazionale per l’assicurazione

contro gli infortuni sul lavoro (Inail);- Unione italiana delle camere di com-

mercio, industria, artigianato e agricol-tura (Unioncamere);

- Conferenza unificata Stato – Regioni -Città e Autonomie locali (art. 8 Dlgs.281/97).

Il Comitato, che riceve direttive dalPresidente del Consiglio dei ministri cui risponde e riferisce:- attua tutte le iniziative ritenute utili a

conseguire una progressiva emersionedel lavoro irregolare, anche attraversocampagne di sensibilizzazione e diinformazione tramite i mezzi dicomunicazione e nelle scuole;

- valuta periodicamente i risultati delleattività degli organismi locali di cui al comma 4;

- esamina le proposte contrattuali diemersione istruite dalle commissionilocali per la successiva trasmissioneal CIPE per le deliberazioni del caso.

[ 189 ]

Appendice

Comitatiper il lavoroe l’economiasommersa

I Comitati per il lavoro e l’emersione del sommerso (CLES) sono composti da 16 membri nominati dal prefetto.Nello specifico:- otto membri sono designati

rispettivamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalMinistero dell’ambiente, dall’Inps,dall’Inail, dalla ASL, dal comune, dalla regione e dalla Prefettura-Ufficioterritoriale del Governo;

- otto sono designati in maniera paritetica dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro.

Il componente designato dal Ministerodel lavoro e delle politiche sociali assu-me le funzioni di presidente.Sono integrati dai Comitati provincialiper l’emersione di cui all’articolo 78della legge n. 448/1998.

I CLES sono istituiti presso le direzioniprovinciali del lavoro, in ogni capoluogodi provincia. I CLES operano in collabo-razione con le Commissioni provinciali.I Comitati sono gli organi competenti alricevimento dei piani di emersione delleaziende interessate all’emersione progressiva. Oltre al ricevimento delpiano, i CLES sono competenti per lavalutazione ed eventuali proposte dimodifica dello stesso, nonché per lavalidazione della sua fattibilità tecnica.La loro funzione di esame delle domande di emersione progressiva si èconclusa a maggio 2003, termine entroil quale potevano essere presentate ledichiarazioni di emersione.Subentra nel ruolo e nelle funzioni precedentemente attribuite al Sindaco del Comune ove è situatal’unità produttiva da regolarizzare.

Tutori perl’emersione

I tutori per l’emersione vengononominati dalle commissioni ma nonsono ad esse subordinati. Sono esperti conoscitori delle realtà locali in cui operano fungendo da anello di raccordo fra le imprese e l’amministrazione, il Comitato per l’emersione e le Commissioni territoriali.

I tutori per l’emersione collaborano conle Commissioni regionali e provinciali ed il Comitato nazionale per il raggiungimento di obiettivi comuni.Svolgono un’importante attività di colle-gamento e di promozione delle politicheper l’emersione sia con le imprese checon gli enti e le istituzioni locali.In particolare, l’attività dei tutori per l’emersione si articola nell’analisi dellavoro irregolare a livello territoriale,nella promozione di collaborazioni edintese istituzionali e con le Parti Sociali ela consulenza agli imprenditori per favorire l’emersione, finalizzata in particolare all’accesso al credito agevolato, nella formazione ovveronella predisposizione di aree attrezzate,nell’ausilio alla stipulazione di contrattidi riallineamento retributivo, nonché alledichiarazioni di emersione secondo le"norme per incentivare l’emersione dall’economia sommersa", e nella partecipazione alla progettazione, applicazione e valutazione di eventualiiniziative programmate di zona per losviluppo locale e l’emersione.

Analisi normativa e istituzionaledelle politiche regionali per l’emersione

[ 190 ]

Appendice

REGIONE BASILICATA

Politiche di emersione

Istituzioni Commissione Regionale per l’Emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Programma di attività relative alle “attività formative e di emersione dellavoro sommerso” – Decreto 15/09/2003 del Ministero del Lavoro (annua-lità 2002-2003-2004). L’obiettivo principale delle azioni messe in essere daquesto proagramma è quello di ridurre il disagio sul mercato del lavoro e diattuare degli interventi in favore di soggetti deboli, riducendo l’area delsommerso e promuovendo l’estensione dei diritti e delle garanzie del lavoroin favore del precariato attraverso degli interventi formativi.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D3 “Sviluppo e consolidamento della imprenditorialità ed emersio-ne del lavoro irregolare”. Questa misura, attraverso le azioni di orienta-mento e formazione, mira al rafforzamento del sistema delle piccole impre-se ed alla creazione di nuove imprese soprattutto nei settori dei nuovi baci-ni d’impiego quali: l’assistenza alle persone, la valorizzazione dei beni cultu-rali, la tutela dell’ambiente, il recupero del territorio ed il risanamento deicentri urbani, il commercio, l’artigianato artistico e di servizio, la societàdell’informazione.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

»Schede regionali«

Isfol Area Sviluppo Locale e Integrazione delle Politiche.

[ 191 ]

Appendice

REGIONE CALABRIA

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Calabria• Osservatorio Regionale sul lavoro non regolare in Calabria

Normativa

Legge Regionale n. 7 del 2-05-2001 “Disposizioni per la formazione delbilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003 della Regione Calabria”(Legge Finanziaria), che prevede modifiche alla Legge Regionale 19 febbraio 2001, n. 5. In particolare, è inserito l’articolo 23 ter (Osservatoriosul lavoro sommerso) Nell’ambito dell’Azienda è istituito l’Osservatorio sul lavoro sommerso. L’Osservatorio, quale organismo tecnico a supportodegli organismi nazionali e regionali, ha compiti di documentazione, ricerca e monitoraggio, nonché di proposte idonee a realizzare l’emersione del lavoro sommerso.

Legge Regionale n.8 del 26-06-2003 “Provvedimento generale recantenorme di tipo ordinamentale e finanziario, collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2003 (art. 3, comma 4, della legge regionale n. 8/2002)”. “La Regione Calabria, in attuazione dei principi statutari e nel rispetto delle proprie competenze, promuove la costituzionedi una Fondazione, denominata FIELD, che opera nell’ambito delle politichedella formazione per l’emersione del lavoro irregolare, aperta alla partecipazione dei soggetti pubblici e privati. La Fondazione ha lo scopo diattuare e sostenere le politiche per l’emersione del lavoro irregolare attraversoattività di formazione, studio, ricerca ed osservatorio anche attraverso l’attua-zione di progetti finanziati con risorse nazionali e comunitarie”(artt. 1 e 2).

Interventi

FIELD – Formazione Innovazione Emersione Sviluppo Locale e Disegno delTerritorio (appr. con DGR n. 642 del 17 luglio 2002). Il progetto FIELD sipropone di attivare un complesso di iniziative (ricerca, formazione, informazione, animazione, elaborazione e sperimentazione di strumenti emetodologie innovative, studio di proposte legislative, ecc.) al fine di agevolare l’emersione del lavoro non regolare nelle sue diverse manifestazioni e di costruire contestualmente, un meccanismo virtuoso di impatto positivo sia sul sistema occupazionale dell’area di riferimento sia sull’intero sistema socio-economico, portando allo sviluppo complessivo del territorio.

PEC – Progetto Emersione Calabria: iniziative a sostegno dell’emersione(appr. con DGR n. 642 del 17 luglio 2002). Il PEC si pone come obiettivoprincipale quello di contribuire al superamento dello squilibrio tra offerta e domanda di sviluppo locale, attraverso l’avvio di un processo di dialogocon il territorio e con le istituzioni.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.3 “Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del lavoro da più di sei o dodici mesi”. Tra gliinterventi della Misura si prevedono incentivi alle imprese per favorire l’occupazione con particolare riferimento alla emersione lavoro nero.

Misura 3.12 “Sostegno all’imprenditorialità, al lavoro regolare e all’emersione delle attività non regolari”. La Misura è finalizzata a favorire l’emersione del lavoro irregolare nella regione attraverso un insieme integrato di strumenti informativi, formativi e normativi.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

[ 192 ]

Appendice

Normativa

Legge regionale n. 7 del 2-05-2001 Disposizioni per la formazione delbilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003 della Regione Calabria(Legge Finanziaria).

Osservatorio sul lavoro femminile – Nell’ambito dell’Azienda è istituitol’Osservatorio sul lavoro femminile. L’Osservatorio ha compiti di documentazione, ricerca, studio sulle questioni relative al lavoro delledonne in Calabria e deve in particolare monitorare, verificare ed elaborareproposte idonee a favorire l’inserimento lavorativo, l’autoimprenditorialità e la creazione di imprese a beneficio delle donne.

Interventi

Provincia di Cosenza, costituzione di Task force per l’emersione del lavorofemminile. Il progetto è finanziato dal Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali e realizzato dal Centro per l’Impiego di Cosenza ed è finalizzato apromuovere la parità di accesso al mercato del lavoro in contesti territorialicritici.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.13 “Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro”: nessun riferimento specifico.

Misura 3.12 “La questione del sommerso si intreccia notevolmente con la questione del non-lavoro femminile e del lavoro femminile nascosto o anch’esso sommerso. Da analisi preliminari appaiono spazi per far emergere il lavoro di cura e favorirne così la qualificazione attraverso strumenti di sostegno della domanda; maggiori informazionisulle opportunità e utilizzo di strumenti aperti (come la consulenza itinerante o a sportello) appaiono idonei sia a attrarre verso la regolaritàpiccole iniziative di impresa, sia a prestare sostegno all’impresa femminile”.

REGIONE CAMPANIA

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Campania

Normativa

Legge regionale n. 2 del 19-02-2004 “Istituzione in via sperimentale delreddito di cittadinanza”. Art 6: “Progettazione degli interventi: misure tesea promuovere l’emersione del lavoro irregolare o l’avvio all’auto-impiegoattraverso percorsi che permettono l’utilizzo di risorse regionali”.

Interventi

Delibera C.I.P.E. n.138/00 – Regione Campania (annualità 2001-2003). La Delibera CIPE mette a disposizione della Regione Campania i fondi per la realizzazione di attività a favore dell’emersione del lavoro sommerso,anche con la realizzazione di attività formative. In particolare, sono statesvolte attività formative rivolte ai disoccupati di lunga durata (85 progettirealizzati) e attività di accompagnamento all’emersione di ditte individuali(progetti ancora in corso).

Progetto Solco Campania – Affidamento di attività di consulenza e sostegno dei Servizi Pubblici per l’Impiego per l’Emersione del lavoro non regolare. Il progetto realizzato da Solco S.r.l. e Stampa S.c.r.l. nelle province di Napoli e Avellino, si pone l’obiettivo di realizzare servizi consulenziali a sostegno dei Servizi per l’impiego per implementarelinee metodologiche e procedurali comuni per favorire l’emersione del lavoro sommerso.

Appendice

Interventi

Progetto Centri Urbani Operativi per la Riqualificazione Economica(CUORE) – Il progetto è nato dalla collaborazione del CentroInterdipartimentale Urban/Eco dell’Università di Napoli “Federico II” con il Comune di Napoli e ha previsto indagini sul campo nelle aree Nord,Est, Ovest e Centro del Comune di Napoli, attraverso cui sono stati messiin luce gli ostacoli incontrati dagli imprenditori. I CUORE sono stati ideati e progettati proprio per rispondere ai bisogni evidenziati nel corso di taliricerche. L’elemento innovativo del progetto è rappresentato da un conti-nuo coinvolgimento delle imprese, inteso a stabilire un clima di fiducia e cooperazione, che agevoli l’emersione e lo sviluppo. Gli animatori deiCentri, adeguatamente formati, hanno cioè il compito di interagire con la realtà produttiva locale, attraverso una promozione sul territorio delleopportunità legislative. Lo sportello CUORE, inoltre, rappresenta un vero e proprio “laboratorio di animazione istituzionale” che funge da interfacciatra gli imprenditori e la Pubblica Amministrazione, porta alla luce le eventuali incongruenze del sistema e ne sollecita il cambiamento.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.1 “Organizzazione dei Servizi per l’impiego”. Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attività irregolari.

Misura 3.2 “Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovanie adulti”. Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attivitàirregolari.

Misura 3.4 “Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati”.Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attività irregolari.

Misura 3.11 “Sviluppo e consolidamento della imprenditorialità con prioritàai nuovi bacini di impiego”. Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attività irregolari.

Misura 3.12 “Promozione dell’emersione del lavoro irregolare”. La misura intende promuovere l’emersione del lavoro irregolare attraversouna migliore circolazione delle informazioni e alla sensibilizzazione in meritoagli incentivi previsti (contratti di riallineamento, incentivi fiscali, ecc.) e alle azioni promosse dal Programma per il rafforzamento della competitività delle imprese e la crescita imprenditoriale. Si prevedono inoltre azioni di accompagnamento ai percorsi di emersione per gli imprenditori e servizi di supporto per l’applicazione degli strumenti di emersione (Servizi alle persone).

Misura 3.13 “Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico”. Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attività irregolari.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto DAPHNE “Laboratorio di strategie locali per l’occupabilità femminile” (in corso di realizzazione) – Il progetto è finanziato a valere sulla Misura 3.14 del POR Campania 2000/6 “Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro” ed è stato promosso dall’ATS costituito da: CNA New ServiceSrl (capofila), Consorzio EURISKO, ERFES Campania, Pianeta Terra, Universitàdegli Studi Suor Orsola Benincasa, EBAC, Ires Campania, Uil Campania. L’azione è rivolta a donne che hanno maturato un’idea di lavoro autonomo/impresa o chesvolgono attività professionali precarie e che necessitano di un percorso integratodi orientamento, formazione e di accompagnamento per la creazione di impresanell’ambito dei settori dei beni culturali e dell’artigianato. Inoltre, si rivolge principalmente a donne che vogliono trasformare e consolidare il loro lavoroinformale, precario e sommerso.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.14 “Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavo-ro”. Indica tra le priorità trasversali anche l’emersione delle attività irregolari.

[ 193 ]

[ 194 ]

Appendice

REGIONE MOLISE

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Molise

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Bando Misura D.3 L’intervento prioritario nell’ambito della Misura è il“Sostegno all’emersione dl lavoro irregolare”. In particolare, nell’ambito di questa attività, i progetti ammessi a finanziamento prevedono l’attivazione delle seguenti azioni: brevi seminari rivolti a disoccupati, occupati ed imprese; creazione di servizi di orientamento e consulenza sulle problematiche legate al lavoro sommerso rivolti a lavoratori ed aziende; creazione di reti tra diverse istituzioni, pubbliche e private; ricerche ed analisi sul fenomeno in ambito regionale; sensibilizzazione e formazione in riferimento alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3 “Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d’impiego e sostegno all’imprenditorialità, al lavoro regolare ed all’emersione delle attività non regolari”. Nell’ambito della Misura si prevedono i seguenti interventi:– formazione per interventi di emersione del lavoro nero. Si avvieranno

specifici interventi informativi, formativi e di consulenza, sia per i datori di lavoro che per gli addetti di imprese coinvolte in processi di emersione;– sensibilizzazione ed accompagnamento all’emersione del lavoro nero.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE PUGLIA

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione• CESL• Commissioni Provinciali per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Puglia e tutori provinciali

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Protocollo d’intesa regionale (settembre 2002) per la sperimentazione di forme di coordinamento tra l’attività repressiva degli organi di vigilanza e quella di supporto e induzione delle Commissioni per l’Emersione. La sottoscrizione del protocollo è stata promossa dall’Ufficio Territoriale del Governo di Bari e dall’Assessorato regionale alla formazione e al lavoro.

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Appendice

Interventi

Programma Sperimentale di attività ELP – Emersione Lavoro Puglia - ProgrammaSperimentale di attività ELP – Emersione Lavoro Puglia. Il Programma E.L.P. prevedeun quadro integrato di interventi che, a partire da una Campagna regionale di sensi-bilizzazione e comunicazione, si articola in una serie di azioni di sostegno del tessutoimprenditoriale pugliese. In particolare, è prevista la formazione di un Polo formativoper la qualità del lavoro e di un set di servizi e incentivi alle imprese. Recentemente, ilProgramma E.L.P. ha provveduto a finanziare la realizzazione dei programmi delleCommissioni provinciali.

C.E.S.L. – Centro Emersione e Sviluppo Locale, impegnato in un’attività continua e iti-nerante a diretto contatto con le imprese proponendosi come interlocutore capace diascoltare e comprendere i bisogni di crescita e sviluppo delle piccole e microattivitàproduttive del territorio. Il C.E.S.L. è il braccio operativo della Commissione e, insie-me, il nucleo di impulso e coinvolgimento della stessa. Ha promosso i progetti PRESSe Timone, che coinvolgono attori locali, a cominciare da quelli facenti parte dellaCommissione, e attori esterni quali i Centri per l’impiego, i Comuni e gli Ordini pro-fessionali.

Il programma PR.E.S.S. (Programma per l’Emersione del Sommerso e lo SviluppoLocale) ha teso a rafforzare la visibilità del ruolo istituzionale e della mission dellaCommissione, ad avviare una mobilitazione di risorse (professionali, culturali, finanzia-rie e organizzative), e ad innescare un percorso partecipato e concertato di individua-zione dei metodi d’azione e delle problematiche locali specifiche su cui intervenire.

Il progetto-laboratorio TIMONE (Progetto-laboratorio per l’emersione e lo sviluppodelle piccole e medie imprese), raccoglie i frutti maturati con il primo programma ecanalizza le energie verso la realizzazione di microazioni sperimentali dirette ad areeterritoriali e criticità attentamente circoscritte.

Protocolli d’intesa per la realizzazione di azioni pilota di emersione e sviluppo inalcune aree del territorio provinciale di Lecce. I Comuni capo-fila coinvolti sonoTaviano, Casarano, Maglie e Tricase, i quali hanno siglato i Protocolli con laCommissione provinciale, la Commissione regionale e il Comitato nazionale per l’emer-sione. Con la firma dei Protocolli, i Comuni si impegnano a supportare l’attività itine-rante di ricerca, animazione e microprogettazione degli Agenti di emersione e sviluppodella Commissione provinciale.

Progetto SOLCO Bari - Affidamento di attività di consulenza a sostegno dei ServiziPubblici per l’Impiego per l’Emersione del lavoro non regolare.

Collegamento tra attività di vigilanza e azioni di induzione-supporto. Con la regiadell’Ufficio Territoriale del Governo di Bari e dell’Assessorato regionale alla formazionee al lavoro, è stato siglato nel settembre 2002 un protocollo d’intesa regionale volto asperimentare forme di coordinamento tra l’attività repressiva degli organi di vigilanzae quella di supporto e induzione delle Commissioni per l’Emersione. Una prima azionesperimentale è stata realizzata in occasione della Campagna per l’emersione collegataalle agevolazioni della L. 383/2001, laddove il personale della vigilanza si è impegna-to a orientare le imprese interessate dalle ispezioni verso i servizi di supporto delleCommissioni per l’Emersione. Ulteriori sviluppi operativi del Protocollo sono in fase distudio, con particolare riferimento allo strumento della diffida e alle nuove funzioni diconsulenza previste dall’art. 8 della L. 30/2003 (Legge Biagi).

CNA Brindisi - Contratti provinciali di riallineamento per il settore TessileAbbigliamento

Confapi Lecce 1 - Accordi provinciali di adeguamento retributivo al CCNL di riferi-mento ex L. 383/2001, per i settori: TAC (Tessile, Abbigliamento e Calzaturiero),Metalmeccanico, Legno e Arredamento, Alimentare/Panificatore, Edilizia.

Confapi Lecce 2 - Contratti provinciali di riallineamento retributivo ex art.5 D.L.510/96, e successive modificazioni e integrazioni, per i settori: TAC (Tessile,Abbigliamento e Calzaturiero), Metalmeccanico, Gomma e Plastica, Legno eArredamento, Alimentare/Panificatore, Cartotecnico, Grafica ed Editoria, Chimica,Lavanderia

Confapi Lecce 3 - Procedure sperimentali agevolate di iscrizione all’albo degli artigia-ni: autoriparatori, impiantisti e addetti al settore termo idraulico

Confapi Lecce 4 - Innovazione e flessibilità nel T.A.C.

[ 196 ]

Appendice

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.9 “Sviluppo della competitività delle imprese e formazione conti-nua con priorità alle PMI”. Nell’ambito della Misura si prevede l’incentiva-zione dei contratti di riallineamento retributivo (emersione del lavoro nero.

Misura 3.10 “Potenziamento e sviluppo dei profili professionali della P.A.”ha tra gli obiettivi quello della formazione per gli operatori dei servizi divigilanza e controllo operanti sul territorio a sostegno di interventi per con-trastare il lavoro sommerso. è inoltre prevista l’Azione b) “Formazione peroperatori dei servizi pubblici di vigilanza e controllo per contrastare il lavoronero”.

Misura 3.11 “Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità, emersionedel lavoro non regolare”. In particolare, l’Azione b) “Sostegno all’imprendi-torialità e all’emersione delle attività non regolari” prevede:– sostegno alla progettazione e implementazione di iniziative formative di

accompagnamento e ai percorsi di emersione nelle imprese non regolari;– azioni formative finalizzate all’emersione del lavoro non regolare;– sostegno ai contratti di riallineamento;– sostegno ad iniziative di sensibilizzazione, di studio e ricerche per l’indivi-

duazione di percorsi di emersione di lavoro non regolare; informazione epubblicizzazione sulle opportunità esistenti.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.14 “Promozione della partecipazione femminile al mercato dellavoro”: nessun riferimento specifico.

REGIONE SARDEGNA

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Commissione Provinciale per l’Emersione, Provincia di Cagliari• Tutore per l’emersione della Regione Sardegna

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto P.R.E.S. - Programma Regionale Emersione Sardegna - Iniziativevolte all’emersione dell’economia e del lavoro sommerso. Attuazione deli-bera CIPE 138/00. Il progetto PRES vuole creare una rete informativa econsulenziale che possa assistere ed accompagnare le imprese ed i lavora-tori in nero nella scelta di regolarizzare le loro posizioni attraverso un per-corso guidato; il progetto prevede la possibilità di incentivare l’emersionecon un contributo parzialmente a fondo perduto.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Nell’ambito della strategia di intervento, con riferimento agli obiettivi glo-bali dell’Asse IV “Sistemi locali di sviluppo” si precisa che si intende pro-muovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi inclusequelle nel settore turistico, e l’emersione di imprese dall’area del sommerso.Ci si riferisce, nello specifico, al patrimonio ricettivo sommerso costituitodalle seconde case utilizzate per vacanze e non ufficialmente censite.

[ 197 ]

Appendice

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Nessun riferimento specifico

REGIONE SICILIA

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione• Commissioni Provinciali per l’Emersione• Tutori per l’emersione della Regione Sicilia• Tutori provinciali per l’emersione della Regione Sicilia

NormativaLegge regionale n. 9 del 9-08-2002 “Norme in materia di lavoro, culturaed istruzione. Disposizioni varie. Lavoro irregolare. Processi di emersione.Funzionamento apposita Commissione regionale”.

Interventi

Protocollo d’intesa tra la Commissione Regionale per l’Emersionedel lavoro non regolare della Sicilia e le Istituzioni pubbliche e privatedirette o indirettamente coinvolte nelle azioni di contrasto all’economiasommersa. Il protocollo si propone di implementare la rete territoriale composta da istituzioni pubbliche e private al fine di ottimizzare i risultatidelle attività singolarmente svolte dalle parti firmatarie, nonché di promuovere sinergicamente una vasta opera di sensibilizzazione sociale e culturale volta a prevenire il fenomeno del “lavoro nero” e le sueinfluenze sul piano dell’ordine della sicurezza pubblica.

Tirocini professionali rivolti a giovani disoccupati. La Regione ha utilizzato i fondi messi a disposizione della delibera n. 138 del 21 dicembre 2000, modificata dalla delibera CIPE n. 48 del 4 aprile 2001 per attivare, tramite l’Agenzia Regionale per l’impiego, 2151 tirocini professionali rivolti a giovani disoccupati, in possesso di un diploma discuola media superiore e residenti nell’isola. Per favorire la regolarizzazionedell’economia, la Regione ha posto la condizione che i datori di lavoro privati che ospitano i tirocini, debbano partecipare ad attività informativedi diffusione e promozione degli strumenti normativi (Tavoli informativi sul tema “Emersione è sviluppo”).

Il progetto EMERGENDO (Provincia di Caltanisetta) e il progetto ORONERO (Provincia Palermo), intendono favorire i processi di emersione del lavoro non regolare attivando azioni dirette a favore di individui oimprese sommersi o a rischio di immersione, attraverso: azioni di analisi del territorio; azioni di ascolto sistematico del territorio; servizi reali di consulenza in grado di disseminare gli strumenti contrattuali e regolamentari per l’emersione.

Progetto Catania - Accordo tra la Commissione provinciale di Catania per l’emersione del lavoro irregolare e il Centro Servizi Amministrativi di Catania del M.I.U.R. per la realizzazione di progetti d’alternanza scuola-lavoro.

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Appendice

Interventi

Progetto Messina 1 - Razionamento del credito come vincolo allo sviluppo:Il caso della provincia di Messina

Progetto Messina 2 - Diffusione delle nuove misure per l’emersione del lavoro non regolare.

Progetto Messina 3 - Economia Sommersa a Messina: Un’indagine sul campo. L’obiettivo del progetto è quello di analizzare le caratteristichedel fenomeno del lavoro non regolare ed individuare le problematiche e le manifestazioni del fenomeno al fine di prospettare delle ipotesi di fuoriuscita dal sommerso attraverso lo studio della realtà economica locale e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica locale verso i temi della regolarità e della sicurezza sul lavoro; i risultati del progetto sono l’istituzione del tavolo settoriale sull’edilizia, come strumento operativo chedallo studio conducesse alle azioni concrete. Parole chiave: regolarità, sicu-rezza sul lavoro, tavolo settoriale sull’edilizia, analisi di realtà economiche

Progetto Messina 4 - Economia Sommersa/Economia Criminale: Un’analisidi questi due fenomeni in provincia di Messina

Progetto Messina 5 - Consulenza tecnico-finanziaria alle imprese perl’emersione del lavoro non regolare

Progetto Trapani - Emersione lavoro irregolare. L’obiettivo del progetto è quello di migliorare la capacità di conoscere e contrastare il sommersoattraverso la realizzazione di contesti, strumenti e metodologie per la promozione dello sviluppo locale partecipato.

Delibera CIPE n. 138/00 - Risorse per la prevenzione e la lotta al fenome-no del sommerso. Interventi a favore dell’emersione e del lavoro irregolaree dell’occupabilità in Sicilia. Il progetto intende sostenere la prevenzionee l’emersione del lavoro sommerso, mediante la diffusione sul territorioregionale di tavoli informativi sul tema “Emersione è sviluppo” e di incoraggiare, allo stesso tempo, la realizzazione di esperienze formative e di orientamento.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.09 “Sviluppo della competitività delle imprese con priorità allePMI”. Tra le finalità si indica: “favorire i processi di emersione del lavoronero attraverso formazione e consulenza specifica”

Misura 3.11 “Sostegno al lavoro regolare e all’emersione delle attività nonregolari”. Nell’ambito della Misura sono previste le seguenti azioni:- percorsi di formazione imprenditoriale e manageriale per i piccoliimprenditori e i lavoratori autonomi;- consulenza al territorio per l’individuazione e disseminazione degli

strumenti contrattuali e regolamentari per l’emersione;- interventi formativi specifici per imprese in percorso di emersione;- partecipazione finanziaria a iniziative di erogazione di servizi reali alle

piccolissime imprese e ai lavoratori autonomi (organizzazione di eventi per la conoscenza dei prodotti; contatti con mercati esterni);

- azioni di accompagnamento e assistenza alle imprese; facilitazione nell’accesso al credito; promozione di forme di associazionismo tra imprese(consorzi, joint ventures, ecc.); promozione dell’internazionalizzazione;promozione di percorsi di certificazione (con particolare attenzione a quella etica);

- azioni a favore di particolari segmenti di lavoratori a rischio di assoggettamento al sommerso.

Per l’attuazione della misura si prevede una stretta sinergia con altre azionidel Programma, in particolare con le misure 4.03 e 4.04 dell’Asse Sistemilocali e con le misure 3.09 “Sviluppo della competitività delle imprese conpriorità alle PMI” e 3.12 “Promozione della partecipazione femminile almercato del lavoro” dell’asse Risorse umane.

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Appendice

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Comune di Catania – Istituzione tavolo tecnico (protocollo) per avvioCentri C.U.O.R.E.. Gli obiettivi che i centri intendono perseguire sono:- studiare la realtà socioeconomica territoriale;- sostenere, con azioni specifiche, percorsi di riqualificazione, crescita

e miglioramento delle performances e della presenza sul mercato relativamente a singoli lavoratori, realtà microimprenditoriali, individuati come segmenti deboli e a rischio di esclusione (uscita dal mercato, immersione, subordinazione nelle reti, nelle filiere e nei rapporti di lavoro);

- diffondere informazione, formazione, orientamento attraverso azioni dipushing nei confronti delle imprese;

- monitorare in via continuativa lo stato della situazione (mercato del lavoro, sommerso, sviluppo) e valutare l’efficacia delle azioni poste in essere.

Il target che il centro CUORE andrà a sensibilizzare include, tra gli altri,donne lavoratrici, facenti parte dei distretti e dei sistemi locali di piccola emedia impresa.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura 3.11 “Sostegno al lavoro regolare e all’emersione delle attività non regolari”. Nell’ambito degli interventi previsti si rileva il forte intrecciotra sommerso, questione del non-lavoro femminile e lavoro femminilenascosto o anch’esso sommerso. Appaiono spazi per far emergere il lavorodi cura e favorirne così la qualificazione attraverso strumenti di sostegnodella domanda; maggiori informazioni sulle opportunità e utilizzo di strumenti aperti (come la consulenza itinerante o a sportello) appaiono idonei sia a attrarre verso la regolarità piccole iniziative di impresa, sia a prestare sostegno all’impresa femminile.

REGIONE ABRUZZO

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore regionale per l’emersione• Osservatorio sul lavoro non regolare

Normativa

Legge regionale n. 15 del 26-04-2004 Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2004 e pluriennale 2004 - 2006 dellaRegione Abruzzo (legge finanziaria regionale 2004). Articolo 18 Sicurezzanei luoghi di lavoro: la Regione Abruzzo è promotrice di un’azione di sensibilizzazione sistematica e coordinata sul territorio, di concerto conItalia Lavoro, Abruzzo Lavoro e i servizi di medicina del lavoro delle AASSLL tesa a favorire la diffusione delle migliori prassi sull’emersione del lavoro irregolare e sulla prevenzione della salute nei luoghi di lavoro.

Interventi

Progetto RISE. Il progetto “Ricerca – Intervento su Sviluppo locale eEmersione” ha come mission la progettazione di percorsi di sviluppo locale ed emersione prettamente “tarati” sulle specificità settoriali e locali delle reti d’imprese (e dei lavoratori) da analizzare della Regione; l’ideaazione di microsoluzioni ed interventi basati sull’interazione pubblico-privato (facendo leva sulle Istituzioni presenti nel territorio, sulle Commissioni per l’Emersione, sulle Università, ma anche sulle Parti Sociali, sulle imprese, sui lavoratori).

[ 200 ]

Appendice

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

Politiche di emersione

Istituzioni Commissione Provinciale per l’Emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura B1.39 - indagine sul lavoro nero e irregolare tra i soggetti svantaggiati per lo sviluppo di azioni di informazione e consulenzadei servizi per il lavoro

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura E.1: azione indirettaCreazione di un Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione degli effetti delle azioni del FSE lavoro e dell’insieme dei provvedimenti e promossi dalla Provincia rispetto alle donne nel mercato del lavoro

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3. Nell’ambito degli aiuti alle persone figura l’intervento relativoalla “Formazione e consulenza per interventi di emersione dal lavoro nero”.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE EMILIA ROMAGNA

Politiche di emersione

Istituzioni • Commissione Regionale per l’Emersione presieduta dall’Assessore al lavoro

Normativa

Legge regionale n. 14 del 25-02-2000 “Promozione dell’accesso al lavorodelle persone disabili e svantaggiate”. Art. 4 “…costituisce titolo di prioritàper i datori di lavoro pubblici e privati, nell’ambito dei processi di valutazione relativi alla concessione di finanziamenti e contributi da partedella Regione ed alla fornitura di servizi alla stessa, il rispetto, dimostrabiletramite autocertificazione da parte del legale rappresentante, dellalegislazione relativa alla tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, al lavoroirregolare e al lavoro minorile. A tale fine la Giunta adotta appositi criteri.”

[ 201 ]

Appendice

Interventi

Progetto SPINNER – Sovvenzione globale Spinner “Servizi per laPromozione dell’Innovazione e della Ricerca”. La Regione, al fine di sostenere l’imprenditorialità innovativa e il trasferimento di competenze dal sistema della ricerca alle imprese, ha provveduto alla definizione ed all’attuazione tramite un organismo intermediario - Consorzio Spinner -dello strumento innovativo della Sovvenzione globale nell’ambito delleMisure D3 e D4. Nello specifico, le attività si articolano in tre azioni strategiche di intervento: economia della conoscenza; risorse a sostegno del ricambio generazionale; emersione del lavoro sommerso.

Progetto “Chiaro-Sicuro-Regolare” (CSR) si propone di “promuovere edaccrescere la qualità delle condizioni e delle prestazioni di lavoro in EmiliaRomagna”, tale programma è stato approvato con Delibera di Giuntan.733/2001. Gli ambiti di intervento principali sono:- diffusione e promozione di condizioni di sicurezza sul lavoro (Sicuro);- l’emersione del sommerso ed il supporto alla politiche per l’emersione

(Regolare);- la qualità del lavoro (Chiaro).

Progetto INSEREG (I.C. Equal cod. IT-G-EMI-002) Provincia di ParmaLa Provincia ha realizzato il progetto INSEREG (finanziato dal ProgrammaEqual) finalizzato alla formazione, all’inserimento lavorativo e all’occupazio-ne in un’ottica di sviluppo locale per le fasce più deboli del mercato dellavoro attraverso la sperimentazione di metodologie, strumenti e organizzazioni innovative nell’approccio al problema del lavoro non regolare.

Progetto “Il nuovo mercato del lavoro: programmi di sviluppo e di adeguamento per il miglioramento dei servizi all’utenza” Provincia diForlì/Cesena. L’obiettivo del progetto ha riguardato realizzazione di unaserie di servizi rivolta all’utenza in tema di mercato del lavoro.

Progetto “Il lavoro irregolare ed il mercato del lavoro locale: indagine empirica nel contesto della Provincia di Forlì-Cesena”.L’obiettivo del progetto e l’acquisizione di un patrimonio di informazioniaggiornate e approfondite sul fenomeno del lavoro non regolare e la conseguente divulgazione delle informazioni ai soggetti competenti sul territorio.

Progetto Lavoro Legalità e Sicurezza - Provincia di Forlì-Cesena. L’obiettivo del progetto consiste nella sensibilizzazione del contesto scolastico e formativo sulle tematiche inerenti la legalità attraverso opportuni laboratori scolastici.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.2 “Adeguamento delle competenze della P.A”. Nell’ambito dellaMisura è prevista la “Formazione per gli operatori dei servizi di vigilanza econtrollo operanti sul territorio delle diverse P.A. a sostegno di interventiintegrati per contrastare il lavoro nero”.

Misura D.3. La misura indica tra le finalità il consolidamento del tessutodelle piccole e medie imprese, in particolare con interventi di sostegnoall’emersione del lavoro nero, al ricambio generazionale e alla promozionedell’impresa sociale, attraverso attività di:- interventi di formazione e consulenza per interventi di emersione

dal lavoro nero;- sensibilizzazione, informazione e pubblicità;- interventi di innovazione tecnologica e organizzativa rivolti alle PMI

finalizzati a favorire il ricambio generazionale.

Misura B.1 inserisce tra le azioni di ricerca l’indagine sul lavoro nero e irregolare tra i soggetti svantaggiati per lo sviluppo di azioni di informazione e consulenza nei servizi per il lavoro.

[ 202 ]

Appendice

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto "DonneIn: un modello di crescita professionale per le donne".finanziato dal F.S.E. e dalla Regione Emilia Romagna. L’obiettivo del progetto è di realizzare una azione di sostegno ai percorsi di carrieradelle donne, attraverso la diffusione della Legge 53/2000, dei servizi edegli strumenti per il supporto all’imprenditorialità e di strumenti di formazione e aggiornamento sul territorio regionale. Il progetto comprende nove micromoduli formativi nel campo della net-economy e del marketing digitale, realizzati attraverso metodologie di ODL (Open and Distance Learning) che permettono un sistema di formazione flessibile e personalizzato. Si tratta di un metodo formativo particolarmente adatto alle dinamiche di apprendimento delle donne, che sempre più richiedono sistemi conciliativi, flessibili e auto-valutativi. Il progetto si conclude ad aprile 2005.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA

Politiche di emersione

Istituzioni Commissione Regionale per l’Emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto Imprenderò. L’intervento è finalizzato a mettere a punto strategie, strumenti e reti di cooperazione per favorire l’emersione dal lavoro nero sia delle imprese sia dei lavoratori che intendonoavviare attività produttive nel rispetto della legalità. Tale progetto

è finanziato dalle Misure D.3 ed E.1.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3. Tra gli obiettivi indicati vi è quello di favorire l’emersioneùdel lavoro sommerso ed il ricambio generazionale.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto Imprenderò - L’intervento è finalizzato a mettere a punto strategie, strumenti e reti di cooperazione per favorire l’emersione dal lavoro nero sia delle imprese sia dei lavoratori che intendono avviareattività produttive nel rispetto della legalità. Tale progetto è finanziato dalle Misure D.3 ed E.1.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico nel POR riprogrammato.

[ 203 ]

Appendice

REGIONE LAZIO

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Lazio

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

CNA Frosinone - Contratti provinciali di riallineamento per il settoreAbbigliamento. Il progetto si è posto l’obiettivo di far emergere le imprese del settore dell’abbigliamento le quali non erano in regola conil pagamento di stipendi e contributi ai propri dipendenti. L’obiettivo èstato raggiunto mediante un accordo sindacale tra CNAFrosinone–Federlazio (Confapi)–Unione Industriale FR e FILTEA CGILFR–FILTA (oggi FEMCA) CISL FR–UILTA UIL FR in base al quale ogniimpresa interessata si è impegnata a sottoscrivere accordi aziendali per il progressivo riallineamento dei contratti al CCNL.

Progetto SOLE - Soluzioni per l’Orientamento del lavoro per l’emersione. Il progetto S.O.L.E. si è posto l’obiettivo di conoscere il fenomeno del lavoro irregolare in maniera approfondita in zone territoriali delimitate especifiche e di individuare efficaci strategie per l’emersione e lo sviluppo. La ricerca presenta un studio del sistema produttivo locale e propone un’azione di animazione territoriale sulle imprese con l’obiettivo di avviarepercorsi di regolarizzazione (realizzato nel quartiere San Basilio di Roma).

Progetto Frosinone Edilizia - Ricerca intervento nel settore dell’edilizia in Provincia di Frosinone. La ricerca intervento si pone l’obiettivo di conoscere a fondo il settore con particolare attenzione al problema dellavoro nero, di costruire alcuni strumenti utili all’emersione del lavoro nonregolare e di favorire una cultura della legalità nella provincia di Frosinone.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura B.1 “Inserimento lavorativo e reinserimento dei gruppi svantaggia-ti”. In relazione alla questione dell’immigrazione, nel Lazio si rileva una presenza relativamente maggiore di irregolari rispetto alla media nazionale. Si pone pertanto la necessità di dedicare maggiore attenzione al lavorosommerso svolto dai clandestini di provenienza extracomunitaria.

Misura D.3 “Sviluppo e consolidamento della imprenditorialità con prioritàai nuovi bacini di impiego”. Tra gli obiettivi della Misura vi è quello di favo-rire l’emersione del lavoro nero e dell’impresa sommerso. Inoltre, tra gliAiuti alla persona, sono previsti degli “Interventi di prevenzione finalizzati acontrastare fenomeni di economia sommersa” (inclusa la formazione ed ilsostegno a forme di flessibilità contrattuale).

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto Frosinone “Contratti provinciali di riallineamento per il settoreAbbigliamento”. I progetto è rivolto alle donne in reinserimento lavorativo, prevede la realizzazione di campagne di informazione, la costituzione di assemblee periodiche e accordi aziendali di emersione. Il progetto è finanziato dal Fondo nazionale per l’Occupazione.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura E.1. Benché nella parte introduttiva di descrizione della Misura siindichi che è consistente il numero delle donne, soprattutto provenienti daipaesi extracomunitari, occupate nell’economia sommersa - in particolarenell’ambito dei servizi di prossimità - a livello di azioni/interventi non è pre-sente alcun riferimento specifico.

[ 204 ]

Appendice

REGIONE LOMBARDIA

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Work-Shop su dati “dell’Osservatorio sul lavoro nero, elusione edevasione contributiva nella Regione Lombardia”. L’Osservatorio è statocostituito con un protocollo d’intesa nel 2000 a cui hanno partecipatoInps e Inail regionale, associazioni datoriali e sindacali ed altri soggettiistituzionali. Il protocollo d’intesa aveva durata biennale e nel 2003,in luogo della sua riproposizione, è stata istituita la CommissioneRegionale per l’Emersione che, tra i suoi compiti, ha quello di predisporreulteriori indagini sul fenomeno.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3. Tra le Azioni di accompagnamento è prevista la consulenzanell’ambito della stipula dei contratti di riallineamento per favorireil riemergere del lavoro nero.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura E.1 “Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro”. Tra le priorità d’azione è previsto: “Sostenere le politiche attive del lavoro (welfare to work), con le quali si intende incoraggiare e sostenere le donne nel loro inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro. Le priorità riguardano in particolare: l’aumento del tasso di occupazione femminile e degli over 55, l’emersione del lavoro nero, l’incoraggiamento ai processi di adattabilità e mobilità.

REGIONE LIGURIA

Politiche di emersione

IstituzioniCommissione Regionale per l’Emersione (la Commissione è presiedutadall’Assessore regionale all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Giovani)

Normativa

Predisposizione di una legge regionale in materia di sicurezza negli ambiti di lavoro e per l’emersione del lavoro non regolare. La Regione sta predisponendo una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che riguarda anche iniziative a favore dell’emersione. In particolare, gli interventi saranno rivolti a: salvaguardare l’integrità del lavoratore in tutti i suoi aspetti, anche contrattuali; dare uniformità all’azione di vigilanza mediante un raccordo tra i soggetti a ciò adibiti.

Interventi Nessun riferimento specifico

[ 205 ]

Appendice

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3 “Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d’impiego”. Nell’ambito della mIsura si prevede che: “la politica per l’emersione del lavoro sommerso può interagire conla presente Misura in quanto la creazione di un’impresa, nella forma più adeguata, può garantire le minime tutele sociali anche negli ambiti che più facilmente si prestano al sommerso”.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE MARCHE

Politiche di emersione

Istituzioni• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto inerente attività di ricerca e analisi sul fenomeno del lavoroirregolare e sommerso nella Regione Marche (ancora in corso di realizzazione). Con il progetto, finanziato a valere sulla Misura A.1, si intende promuovere la realizzazione di politiche ed interventi per l’emersione ed il contrasto al lavoro irregolare al fine di accrescere gli strumenti conoscitivi atti a sostenere la trasparenza e la regolarità dell’economia regionale.

Progetto Pesaro-Urbino, nell’ambito del quale è stata realizzata, nella omonima provincia, un’indagine sul lavoro sommerso, partendo dai datiresi disponibili dall’Istat, in particolare per quantificare il fenomeno nellaprovincia e fornire le varie tipologie di sommerso presenti sul territorio.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura B.1 Sono indicati tra i dispositivi e strumenti a supporto della qualificazione del sistema l’indagine sul lavoro nero ed irregolare.

Misura D.2. Formazione per gli operatori dei servizi di vigilanza e controllooperanti sul territorio delle diverse Pubbliche Amministrazioni a sostegnodegli interventi per contrastare il lavoro nero: interventi di formazione difunzionari e operatori pubblici di amministrazioni esplicanti servizi di vigilanza e controllo (Inps, Inail, Ispettorato del lavoro, ecc.) al fine diaggiornare e approfondire le competenze adeguate per ridurre il fenomenodel lavoro nero e irregolare; interventi di formazione volti a favorire processi integrati tra servizi afferenti ad aree diverse della PubblicaAmministrazione al fine di una efficace lotta al lavoro nero.

Misura D.3. Tra le Azioni di accompagnamento è prevista la formazione e consulenza per interventi di emersione del lavoro nero.

[ 206 ]

Appendice

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE PIEMONTE

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione• Tutore per l’emersione della Regione Piemonte• CLES• Osservatorio regionale Inps sul Lavoro Nero, Elusione ed Evasione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

La Commissione regionale Piemontese ha presentato una serie di proposte di modifica al Programma Operativo Regionale Ob.3 FSE finalizzate ad attivare azioni specifiche e più incisive in favore dell’emersione. In particolare, considerando che "tra le pieghe del POR si può, tra le altre cose, operare per incentivare la cultura della legalità, anche attraverso strategie premianti per gli operatori che rappresentano buone pratiche o ancora mediante l’avvio di percorsi di certificazione etica delle imprese locali da parte dei soggetti pubblici", la Regione Piemonte ha manifestato l’intenzione di promuovere un progetto di studio e di sensibilizzazione sugli effetti dei processi di certificazione etica e di adozione di comportamenti socialmente responsabili sull’emersione del lavoro irregolare.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

[ 207 ]

Appendice

REGIONE TOSCANA

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione (La Commissione Regionale perl’Emersione del lavoro non regolare è stata nominata con Decreto delPresidente della G.R. del 2 febbraio 2002, n. 44 e successivamente modi-ficata e integrata con Decreto del Presidente della G.R. del 19 dicembre2002, n. 307)

• Tutore per l’emersione• CLES• Osservatorio regionale sul lavoro nero

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto “Conoscere l’emersione per intervenire” promosso Comitatoscientifico dell’ Unioncamere regionale e la Commissione Regionale perl’Emersione istituisce una banca dati congiunta nella quale confluisconotutte le analisi e le rivelazioni territoriali;

Certificazione Etica delle imprese. La Commissione Regionale perl’Emersione, di concerto con il tutore per l’emersione regionale, ha appoggiato formalmente e sostanzialmente l’iniziativa dell’ Assessorato alla attività produttive inerente alla Certificazione Etica delle imprese (ispirata alla normativa SA 8000) che ha fatto della Toscana la regione“pioniera” nell’utilizzo di tale strumento.

Progetto Arezzo1Progetto Ricerca-azione a supporto dell’attività di orientamento e forma-zione professionale per favorire la lotta al sommerso Provincia di Arezzo,realizzato dall’Università di Siena, si è posto l’obiettivo di realizzare azionivolte a consolidare il tessuto delle PMI, in particolare con interventi disostegno all’emersione del lavoro sommerso. Il progetto si concretizza nellosvolgimento di una ricerca sul mercato del lavoro nella Provincia mediantel’utilizzo di metodi quali-quantitativi dell’entità del lavoro sommerso; edin proposte di politiche attive di emersione presumibile in Provincia.

Progetto sportello per l’emersione Provincia di Arezzo, costituito con protocollo d’intesa con la CCIAA locale, l’Agenzia dell’Entrate, I’Inps, I’Inail e le principali OOSS e OO.DD. Iniziative di carattere formativi/informativo (tavole rotonde gestite a livello provinciale).

Progetto “Il sommerso nell’economia della Provincia di Lucca”. Si tratta di un progetto dalle quattro Associazioni di categoria Artigiani eCommercianti di Lucca in convenzione con la Provincia di Lucca e finanziato con risorse del FSE per studiare il sommerso nell’economia della Provincia attraverso uno studio sondaggio che coglie in maniera dettagliata le caratteristiche del fenomeno e la sua evoluzione nei vari settorie le modalità di intervento per favorire l’emersione del lavoro irregolare.

Progetto “Attivazione servizi per imprese gestite da immigrati” promossodalla Confartigianato della Provincia di Prato, che ha predisposto un progetto allo scopo di favorire processi di integrazione economico-sociale a favore dello sviluppo territoriale. Le azioni intraprese sono state: la costituzione di uno sportello per le imprese gestite da immigrati; collaborazione con le altre iniziative locali finalizzate alla comprensione del fenomeno ed alla promozione di iniziative di sviluppo collettivo; l’attivazione di servizi dedicati per l’emersione ed il riallineamento (sanatoria).≤

[ 208 ]

Appendice

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

La Misura D.3 prevede tra le azioni attività di consulenza per interventi di emersione dal lavoro irregolare (seminari di sensibilizzazione, interventi di consulenza sulle opportunità, strumenti e vantaggi della riduzione del fenomeno del lavoro nero, da rivolgere sia agli imprenditori che ai lavoratori, in vista del consolidamento delle piccole e medie imprese).

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Progetto “Un euro all’ora”, Provincia di Siena. Il progetto si pone comeobiettivo principale quello di favorire l’emersione dal lavoro nero delle/degliassistenti domiciliari (badanti) attraverso la realizzazione di corsi di formazione professionale per il lavoro di cura per le/gli assistenti domiciliari.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Politiche di emersione

Istituzioni Commissione provinciale per l’emersione

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi

Coordinamento dei servizi ispettivi. La P.A. di Trento esercita per delega, dal 1981, le competenze attribuite dalla legge statale agli ispettorati al lavoro, tramite il proprio Assessorato al Lavoro. Quest’ultimo ha inteso conformare le attività di vigilanza all’obiettivo dell’integrazione delle stesse con le competenze proprie della Provincia, istituendo un legame diretto tra vigilanza e impostazione delle politiche del lavoro provinciali.

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura B.1 “Inserimento lavorativo e reinserimento dei gruppi svantaggiati”. La Misura stabilisce che una certa attenzione operativa dovrà essere dedicata al lavoro sommerso effettuato dai clandestini di provenienza extracomunitaria

Misura D.3. Tra le azioni di accompagnamento sono previsti interventi di sensibilizzazione e consulenza in materia di emersione de lavoro nero (inseriti nel CDP).

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

[ 209 ]

Appendice

REGIONE UMBRIA

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione• Commissioni provinciali per l’emersione• Osservatorio Regionale per l’Umbria sul lavoro nero, economia

sommersa, elusione ed evasione contributiva• CLES

Normativa

Legge regionale n. 11 del 23-07-2003 “Interventi a sostegno delle politiche attive del lavoro, modificazioni ed integrazioni della legge regionale 25 novembre 1998, n. 41 e disciplina del fondo regionale per l’occupazione dei disabili”. Art. 6, h) “sostenere il percorso di emersione e di contrasto del lavoro nero, anche in collaborazione con i Comitati per il Lavoro e l’Emersione del Sommerso(CLES), la Direzione Regionale del Lavoro, l’Osservatorio Regionale per l’Umbria sul lavoro nero, economia sommersa, elusione ed evasione contributiva, attraverso attività di assistenza tecnica e consulenza alle imprese per l’utilizzo dei benefici previsti dalle normative nazionali e/o regionali e promuovendo la realizzazione di accordi tra le Parti Sociali, da sostenere anche attraverso il ricorso a progetti mirati di formazione”.

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura B.1 Ricerche e indagini: indagine sul lavoro nero e irregolare tra i soggetti svantaggiati per lo sviluppo di azioni di informazione e consulenza nei servizi per il lavoro.

Misura D.3 indica tra le finalità il consolidamento del tessuto delle piccole e medie imprese, in particolare con interventi di sostegno all’emersione del lavoro nero. Tra le azioni (aiuti alle persone) è prevista la formazione per interventi di emersione dal lavoro nero; tra le azioni di accompagnamento la consulenza per interventi di emersione dal lavoro nero: consulenza su opportunità, strumenti e vantaggi dell’emersione dal lavoro irregolare, per il consolidamento delle PMI.

Nel POR riprogrammati queste parti sono state eliminate.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

[ 210 ]

Appendice

REGIONE VALLE D’AOSTA

Politiche di emersione

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3 “Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d’impiego”. Nell’ambito della Misura si prevede il sostegnoa sperimentazioni volte ad indirizzare verso il sistema delle imprese ladomanda di servizi soddisfatta normalmente da prestazioni irregolari, inparticolare nell’ambito dei servizi alla persona ed a favorire la progressivatrasformazione dei trasferimenti destinati ai servizi sociali:- interventi di sensibilizzazione, formazione e consulenza sulle opportunità,

strumenti e vantaggi della riduzione del lavoro irregolare;- studi di fattibilità, analisi di settore, assistenza tecnica e formazione,

incentivazione all’attivazione di sperimentazioni ad esempio in tema divoucher di servizi, ecc.

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico

REGIONE VENETO

Politiche di emersione

Istituzioni

• Commissione Regionale per l’Emersione – in via di costituzione• Tutore dell’emersione• Osservatorio sul lavoro nero, elusione ed evasione contributiva della

Regione Veneto

Normativa

Legge regionale n. 2 del 17-01-2002 “Legge finanziaria regionale per l’esercizio 2002”. Art. 18 “Osservatorio Regionale Veneto sul Lavoroirregolare, elusione ed evasione contributiva”: “L’Ente regionale VenetoLavoro è autorizzato, nell’ambito delle risorse trasferite, a provvedere alle spese necessarie per l’attivazione e il funzionamento dell’OsservatorioRegionale Veneto sul Lavoro irregolare, elusione ed evasione contributiva,già costituito in conformità al protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione del Veneto il 23 gennaio 2001”.

Interventi

Progetto Emersione Veneto. La finalità del progetto è quella di raccogliereinformazioni relative al lavoro sommerso in Veneto e diffondere i risultatiottenuti così da essere di aiuto ai servizi ispettivi dell’Inps. A questo scopo èstato costituito l’Osservatorio sul lavoro nero, elusione ed evasione contribu-tiva della Regione Veneto che ha raccolto i dati e ha predisposto un primorapporto di ricognizione del fenomeno. Inoltre l’Osservatorio è punto di riferimento per lo scambio di informazioni tra Inps Inail e Centri per l’impiegoconsentendo incroci per un’analisi del mercato del lavoro nel Veneto.

[ 211 ]

Appendice

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006

Misura D.3 - Creazione e consolidamento di piccole imprese e dinuovi lavori, in particolare nei nuovi bacini d’impiego e nel quadrdelle politiche per favorire l’emersione del lavoro nero (non più presente nel POR riprogrammato).

Politiche di emersione al femminile

Istituzioni Nessun riferimento specifico

Normativa Nessun riferimento specifico

Interventi Nessun riferimento specifico

Elementi relativi alle politiche di emersione contenuti nel

POR/CDP 2000- 2006Misura E.1: nessun riferimento specifico