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Porta a porta senza inciampi: oltre 22 mila opportunità 0- 6-2# (' Buona Scuola, contro il Miur boom di contenziosi %$ '$&! "# Affari ona Scuola, Legali b Fisco/1 - Beni strumentali in leasing, locazioni parificate all’acquisto. La Cassazione sui presupposti del rimborso Iva Ricca da pag. 6 Fisco/2 - Sull’obbligo gene- ralizzato del contraddittorio preventivo l’armonizzazione delle norme Ue-nazionali è spartiacque. E avvocati e com- mercialisti scendono in campo in difesa del confronto Bongi-Stroppa da pag. 8 Codice della strada - Sanzioni pesanti per l’omi- cidio stradale. Scatta sempre la revoca della patente. Legge al rush finale Manzelli-Santi a pag. 12 Proprietà intellettuale - La Cina dal regno dei falsi diventa quello dei brevetti. Intanto in Italia sul piatto 7,5 mln per mar- chi e disegni Cerne-Pagamici da pag. 14 Impresa/1 - Sempre meno soffe- renze per l’economia italiana. La fotografia scattata da Abi e Cerved sui crediti deteriorati Grigolon a pag. 17 Impresa/2 - Le agevolazioni im- prese a tasso zero si aprono agli extracomunitari. I chiarimenti degli esperti di Invitalia De Stefanis a pag. 18 Ambiente - Trac- ciamento rifiuti a rischio: salvo pro- roghe, dall’1/1 via al registri/formu- lari per imprese non obbligate al Sistri Dragani a pag. 19 Affari in Piazza - Riparte il bal- letto delle valute. La strategia per decifrare le dinamiche dei cambi e investire al meglio dell’Olio a pag. 20 Spendere Meglio - Sforbiciata ai costi di luce e gas. Risparmi con i comparatori online o pas- sando al libero mercato Di Santo a pag. 35 Documenti - I testi delle sentenze tri- butarie commenta- te nella Selezione www.italiaoggi.it/docio7 I N E VIDENZA * * * NELL’INSERTO/2 M inimi vs forfettario, la partita volge al termine, ma con un ri- sultato di parità. Non esistono formule magiche né soluzioni preconfezionate in grado di far propendere la scelta per uno dei due regimi senza fare valutazioni ad hoc sulle effettive e concre- te modalità di esercizio dell’attività. Sono troppe le varianti e le variabili in gioco per fidarsi di soluzioni e scelte dettate da argo- mentazioni che prescindono da un’analisi approfondita al caso specifico. Tuttavia il tempo per il test di convenien- za è agli sgoccioli. Per chi avvia una piccola attività imprenditoriale o di lavoro autono- mo dal 1° gennaio 2016 non ci saranno più opzioni possibili, l’unico regime di favore sarà quello forfettario, così come modifica- to dalla legge di Stabilità 2016. Solo da qui al 31 dicembre, dunque, per chi intende avviare una nuova attività in forma individuale che prevede l’apertura della partita Iva sarà ancora possibile ef- fettuare calcoli di convenienza fra il regi- me dei c.d. minimi disciplinato dai commi 1 e 2 dell’articolo 27 del dl n. 98 del 2011, e il regime forfettario introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n.190 del 2014 (legge di Stabilità 2015). Bongi a pag. 2 NELL’INSERTO/1 21 Dicembre 2015 Selezione di Sentenze tributarie a CURA DELLOSTUDIOFUOCO 1. OMESSI CONTRADDITTORI, ATTI NULLI A METÀ 2. DETENTORE DI FATTO, LOCAZIONE INEFFICACE 3. CONTANTI NON TRACCIABILI, LA PROVA È INDIZIARIA 4. RIQUALIFICAZIONE FISCALE, AVVIAMENTO DEDUCIBILE 5. SOTTOSCRIZIONE RUOLO, PROVA AL CONCESSIONARIO 6. NOTIFICA PER POSTA, RICEVUTA ESSENZIALE 7. EDIFICABILITÀ CONDIZIONA LE IMPOSTE LOCALI I testi integrali delle sentenze sul sito www.italiaoggi.it/docio7 21 Dicembre 2015 Le cattive notizie, si dice, non arrivano mai da sole. Sarà solo un detto, ma in tema di pensioni sembra azzec- carci in pieno; infatti, il nuovo anno riserva (almeno) due brutte notizie a tutti i lavoratori: la prima è che ci voglio- no quattro mesi in più per andare in pensione; la seconda è che chi ha la fortuna di andarci, riceverà una pensio- ne più magra rispetto a chi è andato prima all’incirca di un 2%. Le novità sono contenute in due decreti ministe- riali che entrano in vigore dal 1° gennaio 2016: il dm 16 dicembre 2014 che adegua tutti i requisiti di tutte le pen- sioni alla c.d. «speranza di vita»; il dm 22 giugno 2015 che fissa i coefficienti di calcolo delle pensioni validi nel triennio 2016/2018. Come se ciò non bastasse, c’è poi da aggiungere il nuovo step di aumento dei requisiti per la pensione già program- mato dalla riforma Fornero (la legge n. 214/2011): una batosta vera e propria per le lavoratrici donne, autonome e dipendenti del settore privato. Per loro, infatti, il requi- sito d’età per mettersi a riposo, dal prossimo 1° gennaio 2016, sale di 1 anno e 4 mesi (autonome) e di 1 anno e 10 mesi (dipendenti del privato), sommando gli effetti della riforma Fornero e quelli della nuova speranza di vita. A conti fatti, per mettersi in pensione dal 2016, la lavoratri- ce dipendente di un’azienda dovrà avere 65 anni e 7 mesi d’età (bastano 63 anni e 9 mesi fino al 31 dicembre), men- tre la commerciante dovrà avere 66 anni e 1 mese (64 anni e 9 mesi fino al 31 dicembre). Carta e calamaio, vediamo dunque quando e con quanto si può andare in pensione dal prossimo anno. LE NOVITÀ DEL 2015 Il cantiere delle pensioni non chiude mai. Lo abbiamo visto nella caldissima estate scorsa, con la consegna di numerose novità. La sentenza della corte costituzionale n. 70/2015, per esempio, che ha riconosciuto il diritto ai pensionati a ricevere arretrati per la mancata rivaluta- zione del biennio 2012/2013 (a dire il vero si è trattato del «ridimensionamento» del diritto a ricevere in «pieno» la mancata rivalutazione); o l’anticipo al 1° giorno del mese del pagamento delle pensioni o ancora la «sterilizzazione» degli effetti negativi della crisi sul calcolo delle pensioni. Vediamo le principali. Pensioni pagate il primo del mese Dal 1° luglio (doveva essere 1° giugno), tutte le pen- sioni sono pagate dall’Inps il primo giorno del mese. È l’art. 6 del decreto legge n. 65/2015, convertito dalla leg- ge n. 119/2015 (il decreto sulla sentenza della Consulta n. 70/2015) ad aver disposto che, dal 1° giugno 2015, pensioni, assegni, indennità di accompagnamento e al- tro erogato agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Inail erogate dall’Inps vanno messi a pagamento il primo giorno di ciascun mese. Nel caso il giorno 1 cada in giorno festivo oppure non bancabile, l’erogazione slitta al giorno successivo, fatta eccezione per il mese di gen- naio 2016 in cui il pagamento avverrà il secondo giorno bancabile; mentre a decorrere dall’anno 2017 i paga- menti saranno effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese. Le (povere) pensioni del 2016 Adeguamenti e riforma Fornero tagliano gli assegni e alzano l’età pensionabile di DANIELE CIRIOLI DI MARINO LONGONI [email protected] I n pensione più tardi, e con meno soldi in tasca. Dal 1° gennaio 2016 scatterà uno scalone previdenziale che penalizza i lavoratori, soprattutto donne, che non riescono a maturare i requisiti per maturare il diritto all’as- segno previdenziale prima della mez- zanotte del 31 dicembre. È l’effetto dell’applicazione degli in- dicatori legati all’aumento della spe- ranza di vita, che allunga di quattro mesi la data del pensionamento, ma anche della entrata in vigore di alcune norme contenute nella legge Fornero che penalizzano le donne lavoratrici allungando la permanenza al lavoro di un anno e quattro mesi per le au- tonome e un anno e dieci mesi per le dipendenti. La misura dell’assegno previdenziale è invece ridotta a causa dei nuovi coefficienti di trasformazio- ne del montante contributivo, fissati tenendo conto di alcuni parametri statistici come l’aumento della vita media e alcuni indicatori economici. Se è vero che il taglio nella maggior par- te dei casi si aggira intorno al 2%, ci sono anche decurtazioni che arrivano fino all’8%. Un meccanismo che negli ultimi anni ha falcidiato le rendite dei neopensionati: basti pensare che un lavoratore andato in pensione a 65 anni nel 1996 ha applicato un coefficiente di trasformazione del mon- tante contribuivo pari a 6,136. Per chi andrà in pensione dal 2016 lo stesso coefficiente sarà del 5,326. Da solo fa il 13% di pensione in meno. In realtà le modifiche al regime previden- ziale che entrano in vigore allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre sono molto più numerose e complesse (si veda l’insertino pubblicato su questo numero di ItaliaOggi Sette da pagina 37). Resta il fatto che negli ultimi vent’anni praticamente tut- ti i governi sembrano aver spinto sull’acceleratore della ri- duzione delle (future) pensioni e dell’innalzamento dell’età pensionabile. Chi ha iniziato a lavora- re nel 1996 poteva aspettarsi, a certe condizioni, di andare in pensione dopo soli cinque anni con il sistema contri- butivo. Lo stesso lavoratore, oggi, con 19 anni di lavoro non ha ancora ma- turato il diritto alla pensione, perché gradualmente il numero minimo di versamenti contributivi è stato innal- zato a 20 anni. Non ha tutti i torti se si sente come il classico asino con la carota davanti al muso, che non riesce mai a raggiungere. E non è infondato il sospetto che lui non entrerà mai nella magica atmosfera dei diritti quesiti, e rischia di passare tutta la sua vita a in- seguire diritti di altri senza mai poterli raggiungere. Facile comprendere perché diventi sempre più pressante la questione del conflitto intergenerazionale. Il punto critico è che chi è già in pensione ha un trattamento nettamente migliore di chi è ancora al lavoro. E tanto maggiore è la discriminazione quanto più grande è la differenza di età. La conseguenza concreta di questo stato di cose è cer- tificata dal raffronto tra la ricchezza delle famiglie più giovani e più anzia- ne. Secondo un recentissimo rapporto Bankitalia, tra il 1995 e il 2014 la ric- chezza netta media delle famiglie con a capo chi ha meno di 34 anni è scesa verticalmente, da 100 a 40. Quella con capofamiglia sopra i 65 anni è salita invece da 100 a 160. Vent’anni fa la ricchezza media delle famiglie an- ziane era di poco inferiore a quella delle giovani. Oggi, è tre volte e mezzo superiore. Prima o poi scoppierà il bubbone. © Riproduzione riservata Pensioni più povere e lontane Dal primo gennaio 2016 scatta una riduzione media dell’assegno del 2%. Ma in alcuni casi si arriverà fino all’8%. E si andrà a riposo anche 22 mesi dopo • I PROFESSIONISTI IN CRESCITA • da pag. 49 Con il libro «Gestione e amministrazione delle società in Cina» a € 6,80 in più; con guida «Crediti d’imposta e patent box » a € 6,00 in più; con guida «Bail In» a € 6,00 in più * Offerta indivisibile con Affari Legali (ItaliaOggi Sette € 2,50 + Affari Legali € 0,50) Ultima chiamata per i calcoli di convenienza tra i due regimi: da gennaio 2016 addio all’opzione Minimi vs forfettario: un pareggio D D d b te www ital 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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Fisco/1 - Beni strumentali in leasing, locazioni parificate all’acquisto. La Cassazione sui presupposti del rimborso Iva

Ricca da pag. 6

Fisco/2 - Sull’obbligo gene-ralizzato del contraddittorio preventivo l’armonizzazione delle norme Ue-nazionali è spartiacque. E avvocati e com-mercialisti scendono in campo in difesa del confronto

Bongi-Stroppa da pag. 8

Codice della strada - Sanzioni pesanti per l’omi-cidio stradale. Scatta sempre la

revoca della patente. Legge al rush finale

Manzelli-Santi a pag. 12

Proprietà intellettuale - La Cina dal regno dei falsi diventa quello dei brevetti. Intanto in Italia sul piatto 7,5 mln per mar-chi e disegni

Cerne-Pagamici da pag. 14

Impresa/1 - Sempre meno soffe-renze per l’economia italiana. La fotografia scattata da Abi e Cerved sui crediti deteriorati

Grigolon a pag. 17Impresa/2 - Le agevolazioni im-prese a tasso zero si aprono agli extracomunitari. I chiarimenti degli esperti di Invitalia

De Stefanis a pag. 18

Ambiente - Trac-ciamento rifiuti a rischio: salvo pro-roghe, dall’1/1 via al registri/formu-lari per imprese

non obbligate al SistriDragani a pag. 19

Affari in Piazza - Riparte il bal-letto delle valute. La strategia per decifrare le dinamiche dei cambi e investire al meglio

dell’Olio a pag. 20Spendere Meglio - Sforbiciata ai costi di luce e gas. Risparmi con i comparatori online o pas-sando al libero mercato

Di Santo a pag. 35

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NELL’INSERTO/2 Minimi vs forfettario, la partita volge al termine, ma con un ri-sultato di parità. Non esistono formule magiche né soluzioni

preconfezionate in grado di far propendere la scelta per uno dei due regimi senza fare valutazioni ad hoc sulle effettive e concre-te modalità di esercizio dell’attività. Sono troppe le varianti e le variabili in gioco per fidarsi di soluzioni e scelte dettate da argo-mentazioni che prescindono da un’analisi approfondita al caso specifico.

Tuttavia il tempo per il test di convenien-za è agli sgoccioli. Per chi avvia una piccola attività imprenditoriale o di lavoro autono-mo dal 1° gennaio 2016 non ci saranno più opzioni possibili, l’unico regime di favore sarà quello forfettario, così come modifi ca-to dalla legge di Stabilità 2016.

Solo da qui al 31 dicembre, dunque, per chi intende avviare una nuova attività in forma individuale che prevede l’apertura della partita Iva sarà ancora possibile ef-fettuare calcoli di convenienza fra il regi-me dei c.d. minimi disciplinato dai commi 1 e 2 dell’articolo 27 del dl n. 98 del 2011, e il regime forfettario introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n.190 del 2014 (legge di Stabilità 2015).

Bongi a pag. 2

NELL’INSERTO/1

21 Dicembre 2015

Selezione di Sentenze tributarie

a CURA DELLO STUDIO FUOCO

1. OMESSI CONTRADDITTORI, ATTI NULLI A METÀ

2. DETENTORE DI FATTO, LOCAZIONE INEFFICACE

3. CONTANTI NON TRACCIABILI, LA PROVA È INDIZIARIA

4. RIQUALIFICAZIONE FISCALE, AVVIAMENTO DEDUCIBILE

5. SOTTOSCRIZIONE RUOLO, PROVA AL CONCESSIONARIO

6. NOTIFICA PER POSTA, RICEVUTA ESSENZIALE

7. EDIFICABILITÀ CONDIZIONA LE IMPOSTE LOCALI

I testi integrali delle sentenze sul sito www.italiaoggi.it/docio7

21 Dicembre 2015

Le cattive notizie, si dice, non arrivano mai da sole. Sarà solo un detto, ma in tema di pensioni sembra azzec-carci in pieno; infatti, il nuovo anno riserva (almeno) due brutte notizie a tutti i lavoratori: la prima è che ci voglio-no quattro mesi in più per andare in pensione; la seconda è che chi ha la fortuna di andarci, riceverà una pensio-ne più magra rispetto a chi è andato prima all’incirca di un 2%. Le novità sono contenute in due decreti ministe-riali che entrano in vigore dal 1° gennaio 2016: il dm 16 dicembre 2014 che adegua tutti i requisiti di tutte le pen-sioni alla c.d. «speranza di vita»; il dm 22 giugno 2015 che fissa i coefficienti di calcolo delle pensioni validi nel triennio 2016/2018.

Come se ciò non bastasse, c’è poi da aggiungere il nuovo step di aumento dei requisiti per la pensione già program-mato dalla riforma Fornero (la legge n. 214/2011): una batosta vera e propria per le lavoratrici donne, autonome e dipendenti del settore privato. Per loro, infatti, il requi-sito d’età per mettersi a riposo, dal prossimo 1° gennaio 2016, sale di 1 anno e 4 mesi (autonome) e di 1 anno e 10 mesi (dipendenti del privato), sommando gli effetti della riforma Fornero e quelli della nuova speranza di vita. A conti fatti, per mettersi in pensione dal 2016, la lavoratri-ce dipendente di un’azienda dovrà avere 65 anni e 7 mesi d’età (bastano 63 anni e 9 mesi fino al 31 dicembre), men-tre la commerciante dovrà avere 66 anni e 1 mese (64 anni e 9 mesi fino al 31 dicembre). Carta e calamaio, vediamo dunque quando e con quanto si può andare in pensione dal prossimo anno.

LE NOVITÀ DEL 2015Il cantiere delle pensioni non chiude mai. Lo abbiamo

visto nella caldissima estate scorsa, con la consegna di numerose novità. La sentenza della corte costituzionale n. 70/2015, per esempio, che ha riconosciuto il diritto ai pensionati a ricevere arretrati per la mancata rivaluta-zione del biennio 2012/2013 (a dire il vero si è trattato del «ridimensionamento» del diritto a ricevere in «pieno» la mancata rivalutazione); o l’anticipo al 1° giorno del mese del pagamento delle pensioni o ancora la «sterilizzazione» degli effetti negativi della crisi sul calcolo delle pensioni. Vediamo le principali.

Pensioni pagate il primo del meseDal 1° luglio (doveva essere 1° giugno), tutte le pen-

sioni sono pagate dall’Inps il primo giorno del mese. È l’art. 6 del decreto legge n. 65/2015, convertito dalla leg-ge n. 119/2015 (il decreto sulla sentenza della Consulta n. 70/2015) ad aver disposto che, dal 1° giugno 2015, pensioni, assegni, indennità di accompagnamento e al-tro erogato agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Inail erogate dall’Inps vanno messi a pagamento il primo giorno di ciascun mese. Nel caso il giorno 1 cada in giorno festivo oppure non bancabile, l’erogazione slitta al giorno successivo, fatta eccezione per il mese di gen-naio 2016 in cui il pagamento avverrà il secondo giorno bancabile; mentre a decorrere dall’anno 2017 i paga-menti saranno effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese.

Le (povere) pensioni del 2016Adeguamenti e riforma Fornero

tagliano gli assegni e alzano l’età pensionabile

di DANIELE CIRIOLI

DI MARINO LONGONI [email protected]

In pensione più tardi, e con meno soldi in tasca. Dal 1° gennaio 2016 scatterà uno scalone previdenziale

che penalizza i lavoratori, soprattutto donne, che non riescono a maturare i requisiti per maturare il diritto all’as-segno previdenziale prima della mez-zanotte del 31 dicembre.

È l’effetto dell’applicazione degli in-dicatori legati all’aumento della spe-ranza di vita, che allunga di quattro mesi la data del pensionamento, ma anche della entrata in vigore di alcune norme contenute nella legge Fornero che penalizzano le donne lavoratrici allungando la permanenza al lavoro di un anno e quattro mesi per le au-tonome e un anno e dieci mesi per le dipendenti. La misura dell’assegno previdenziale è invece ridotta a causa dei nuovi coeffi cienti di trasformazio-ne del montante contributivo, fi ssati tenendo conto di alcuni parametri statistici come l’aumento della vita media e alcuni indicatori economici. Se è vero che il taglio nella maggior par-te dei casi si aggira intorno al 2%, ci sono anche decurtazioni che arrivano fi no all’8%. Un meccanismo che negli ultimi anni ha falcidiato le rendite dei neopensionati: basti pensare che un lavoratore andato in pensione a 65 anni nel 1996 ha applicato un coeffi ciente di trasformazione del mon-tante contribuivo pari a 6,136. Per chi andrà in pensione dal 2016 lo stesso coeffi ciente sarà del 5,326. Da solo fa il 13% di pensione in meno. In realtà le modifi che al regime previden-

ziale che entrano in vigore allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre sono molto più numerose e complesse (si veda l’insertino pubblicato su questo numero di ItaliaOggi Sette da pagina 37).

Resta il fatto che negli ultimi vent’anni praticamente tut-ti i governi sembrano aver spinto sull’acceleratore della ri-duzione delle (future) pensioni e dell’innalzamento dell’età

pensionabile. Chi ha iniziato a lavora-re nel 1996 poteva aspettarsi, a certe condizioni, di andare in pensione dopo soli cinque anni con il sistema contri-butivo. Lo stesso lavoratore, oggi, con 19 anni di lavoro non ha ancora ma-turato il diritto alla pensione, perché gradualmente il numero minimo di versamenti contributivi è stato innal-zato a 20 anni. Non ha tutti i torti se si sente come il classico asino con la carota davanti al muso, che non riesce mai a raggiungere. E non è infondato il sospetto che lui non entrerà mai nella magica atmosfera dei diritti quesiti, e rischia di passare tutta la sua vita a in-seguire diritti di altri senza mai poterli raggiungere.

Facile comprendere perché diventi sempre più pressante la questione del confl itto intergenerazionale. Il punto critico è che chi è già in pensione ha un trattamento nettamente migliore di chi è ancora al lavoro. E tanto maggiore è la discriminazione quanto più grande è la differenza di età. La conseguenza concreta di questo stato di cose è cer-tifi cata dal raffronto tra la ricchezza delle famiglie più giovani e più anzia-ne. Secondo un recentissimo rapporto Bankitalia, tra il 1995 e il 2014 la ric-chezza netta media delle famiglie con a

capo chi ha meno di 34 anni è scesa verticalmente, da 100 a 40. Quella con capofamiglia sopra i 65 anni è salita invece da 100 a 160. Vent’anni fa la ricchezza media delle famiglie an-ziane era di poco inferiore a quella delle giovani. Oggi, è tre volte e mezzo superiore. Prima o poi scoppierà il bubbone.

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Pensioni più povere e lontaneDal primo gennaio 2016 scatta una riduzione media dell’assegno del 2%. Ma in alcuni casi si arriverà fino all’8%. E si andrà a riposo anche 22 mesi dopo

• I PROFESSIONISTI IN CRESCITA • da pag. 49 Con il libro «Gestione e amministrazione delle società in Cina» a € 6,80 in più; con guida «Crediti d’imposta e patent box » a € 6,00 in più; con guida «Bail In» a € 6,00 in più

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Ultima chiamata per i calcoli di convenienza tra i due regimi: da gennaio 2016 addio all’opzione

Minimi vs forfettario: un pareggio

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2 Lunedì 21 Dicembre 2015 LEGGE DI STABILITÀ 2016Ultima chiamata per i calcoli di convenienza tra i regimi: da gennaio addio all’opzione

Minimi vs forfettario, la partitadella convenienza finisce pari

Pagina a curaDI ANDREA BONGI

Minimi vs forfettario, la partita volge al termine. Per chi avvia una piccola

attività imprenditoriale o di lavoro autonomo dal 1° genna-io 2016 non ci saranno più op-zioni possibili, l’unico regime di favore sarà quello forfetta-rio, così come modifi cato dalla legge di Stabilità 2016.

Da qui al 31 dicembre, dun-que, per chi intende avviare una nuova attività in forma individuale che prevede l’aper-tura della partita Iva sarà an-cora possibile effettuare calcoli di convenienza fra il regime dei c.d. minimi disciplinato dai commi 1 e 2 dell’articolo 27 del dl n. 98 del 2011, e il regime forfettario introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n.190 del 2014 (legge di Stabilità 2015).

Nella tabella in pagina sono riprodotte le principali varian-

ti che possono condizionare la scelta fra l’uno e l’altro regi-me.

Non esistono formule magi-che né soluzioni preconfeziona-te in grado di far propendere la scelta per uno dei due regi-mi senza fare valutazioni ad hoc sulle effettive e concrete modalità di esercizio dell’atti-vità. Sono troppe le varianti e le variabili in gioco per fi darsi di soluzioni e scelte dettate da argomentazioni che prescindo-no da un’analisi approfondita al caso specifi co.

Certo, la differente modali-tà di determinazione del red-dito può essere uno dei fattori determinanti nella scelta del regime dei minimi in luogo del forfetario. La possibili-tà di determinare il reddito imponibile su base analitica (ricavi conseguiti meno i co-sti sostenuti) potrebbe esse-re molto più appetibile della determinazione dello stesso sulla base di un coeffi ciente moltiplicatore da applicare al

totale dei ricavi annui. Anche qui non esistono però soluzioni valide per tutti.

Ognuno dovrà verifi care e stimare la propria redditività e vedere se il coeffi ciente di de-terminazione del reddito pre-visto per l’attività svolta nel regime forfetario, conduca a risultati più o meno favorevoli rispetto alla differenza anali-tica tra ricavi e costi prevista dal regime dei minimi.

Altra variabile dalla quale può dipendere la scelta del re-gime è quella previdenziale. Mentre per i forfettari sono previsti sconti e riduzioni sulla contribuzione minimale di artigiani e commercianti, nessuna agevolazione in tal senso è concessa dal regime dei minimi.

Dal punto di vista soggettivo invece i due regimi si equival-gono. Possono accedervi unica-mente gli imprenditori e i libe-ri professionisti che esercitano l’attività in forma individuale, con l’unica eccezione, valevo-

le però in entrambi i regimi, dell’impresa familiare.

Notevoli invece sono le diffe-renze in relazione ai requisiti necessari per l’accesso ai due regimi a imposta sostitutiva dedicati alle piccole partite Iva.

Mentre nei minimi è neces-sario il requisito della novità dell’attività che non deve mai essere la continuazione di quella precedentemente svolta anche sotto forma di lavoro di-pendente, nel regime forfetario non vi sono limiti in tal senso. Sempre nel regime forfettario è possibile accedere anche se si è già posseduto una partita Iva negli ultimi tre anni pre-cedenti che invece costituisce causa ostativa per l’accesso al regime dei minimi.

Inoltre nel regime forfe-tario, al contrario di quello dei minimi, è possibile anche sostenere spese per l’impiego di lavoratori o collaboratori, a patto che l’importo delle stes-se non sia superiore a 5 mila

euro lordi annui.Anche la dotazione di beni

strumentali è più ampia nel regime forfettario rispetto a quello dei minimi.

Nel primo gli stessi non de-vono superare quota 20 mila euro al 31 dicembre dell’eser-cizio precedente a quello di ingresso nel regime, mentre per i minimi tale quota è ri-dotta a 15 mila euro e si de-termina quale media mobile su base triennale.

Quanto alla durata di per-manenza nel regime mentre quello dei minimi si presenta comunque a scadenza, o per il raggiungimento del 35° anno di età o per compimento del quinquennio dall’ingresso, il regime forfettario potrebbe avere invece anche una du-rata indeterminata qualora non si verifichino cause di esclusione, quali in primis il superamento del limite dei ricavi su base annua previsto per l’attività svolta.

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Confronto regime dei minimi e regime forfettario

REGIME DEI MINIMIFINO AL 31/12/2015

REGIME DEI MINIMIFINO AL 31/12/2015

5 anni ovvero i no al compimento di 35 anni

di età

Persone fi siche: ditte individuali

o lavoratori autonomi

L’attività non deve risultare la continuazione

di un’attività precedente, svolta anche sotto forma

di lavoro subordinato

Il contribuente non deve aver avuto una partita Iva

negli ultimi tre anni

L’attività deve essere svolta senza l’ausilio di altri

collaboratori

Il contribuente non deve superare i 15.000 euro

di spese in beni strumentali in tre anni (si parla a questo

proposito di «criterio mobile» poiché i tre anni sono considerati a ritroso

rispetto al periodo di imposta considerato)

Ricavo meno costi

Imposta sostitutiva al 5%

L’imposta sostitutiva sostituisce Irpef, addizionali

comunali e regionali

L’Irap e l’Iva non sono dovute

L’Irap e l’Iva non sono dovute

Non si applica la ritenuta alla fonte a titolo

d’acconto

Non si applica la ritenuta alla fonte a titolo

d’acconto

Nessun obbligo di tenuta dei libri contabili e i scali

obbligatori salvo l’obbligo di conservazione e numerazione delle fatture

emesse e ricevute

Liberi professionisti: Gestione separa Inps

professionisti senza cassa ovvero Cassa professionale.

Ditte individuali: gestione Inps artigiani

e commercianti con pagamento minimale

contributivo

Liberi professionisti: Gestione separa INPS

professionisti senza cassa ovvero Cassa professionale.

Ditte individuali: gestione Inps artigiani

e commercianti con pagamento del minimale

contributivo ridotto al 35%

Nessun obbligo di tenuta dei libri contabili e i scali

obbligatori salvo l’obbligo di conservazione

e numerazione delle fatture emesse e ricevute

Ricavi moltiplicati per un coefi ciente di reddito stabilito

dalla Legge sulla base del tipo di attività svolta

Imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni;

dal sesto si passa al 15%

L’imposta sostitutiva sostituisce Irpef, addizionali

comunali e regionali

Persone fi siche: ditte individuali

o lavoratori autonomi

I compensi dell’anno precedente non devono

risultare superiori alla soglia massima di

ricavi annua, a sua volta collegata al codice Ateco relativo all’attività consi-

derata

Le spese per collaboratori non devono essere

superiori a 5.000 euro per periodo d’imposta

Il costo complessivo, al lordo

degli ammortamenti, dei beni strumentali

alla chiusura dell’esercizio precedente non deve

superare quota 20.000 euro

A tempo indeterminato (nel rispetto di tutti i requisiti previsti)

DURATA

DI PERMANENZA

NEL REGIME

SOGGETTI

AMMESSI

AL REGIME

REQUISITI

PER L’ACCESSO

AL REGIME

REQUISITI

PER L’ACCESSO

AL REGIME

IMPOSTE

E TASSE

SEMPLIFICAZIONI

CONTABILI

E FISCALI

REGIME

PREVIDENZIALE

REGIME FORFETTARIODAL 1° GENNAIO 2016

REGIME FORFETTARIODAL 1° GENNAIO 2016

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Elaborazione ItaliaOggi Sette su fontee

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Page 3: per commercialisti - Abruzzo e il regime forfettario introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n.190 del 2014 (legge di Stabilit 2015). Bongi a pag. 2 NELLINSERTO/1 21 Dicembre

3Lunedì 21 Dicembre 2015LunedLEGGE DI STABILITÀ 2016Part time con premio esentasse a chi compie l’età per la vecchiaia entro il 2018

In pensione poco per voltaPagine a cura

DI DANIELE CIRIOLI

In pensione si può andare anche metà per volta. Ar-zilli 64enni e avvenenti 63enni possono decidere,

dal prossimo anno, di assa-porare il gusto della rendita, incrociando le braccia per metà dell’orario di lavoro. In-tascheranno lo stipendio di-mezzato, ma pure un premio: un terzo della riduzione dello stipendio, esentasse, proprio per abituarsi all’esperienza della rendita. La nuova op-portunità è prevista dalla legge di Stabilità 2016 che disciplina la trasformazione del rapporto da tempo pieno e indeterminato a part-time e a termine. La facoltà è a dispo-sizione dei lavoratori che ma-tureranno il requisito di età per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018. Un esempio, il lavoratore che guadagna 2 mila euro mensili e decida di aderire all’opzio-ne per il part-time in misura del 50% dell’orario di lavoro, riceverà una busta paga men-sile di 1.330 euro anziché di mille euro come dovrebbe es-sere in seguito alla riduzione a metà dell’orario di lavoro. E non è tutto. Perché, per tutto il periodo di part time, otterrà anche la copertura dei contri-buti fi gurativi per la pensione con riferimento al periodo di non lavoro, così da non com-promettere la carriera contri-butiva.

I lavoratori interessati. Non tutti i lavoratori potran-no accedere alla nuova oppor-tunità, ma soltanto quelli del settore privato e, di questi, i dipendenti, cioè quelli che sono titolari di un contratto di lavoro di tipo subordinato a tempo pieno e indeterminato. Quindi non ne potranno bene-fi ciare i lavoratori dipenden-ti che, pur appartenendo al settore privato, siano titolari di un contratto di lavoro a termine e/o già a part time; e neppure i dipendenti pubblici e statali e i lavoratori autono-mi (artigiani, commercianti, professionisti).

Due condizioni. La legge di Stabilità fi ssa le condizioni per avvalersi dell’opzione per il part time, ma rinvia a un de-creto ministeriale la fi ssazione delle modalità operative. Le condizioni fondamentali sono due e richiedono che il lavora-tore:

1. sia già in possesso del requisito minimo di contributi previsto per il diritto alla pen-sione di vecchiaia; da notare che la legge fa espresso rife-rimento alla «pensione di vec-chiaia», con la conseguenza che l’opzione per il part time non è esercitabile con riferimento alla pensione anticipata (l’ex pensione di anzianità);

2. maturi il diritto alla pensione di vecchiaia entro il

31 dicembre 2018; il che signi-fi ca che entro la predetta data deve maturare solo il requisito dell’età per la pensione di vec-chiaia, posto che il requisito contributivo è già posseduto (in virtù della condizione pre-cedente).

Per soddisfare la prima con-dizione, al lavoratore si aprono due possibilità, perché due sono le possibili vie per ottenere la pensione di vecchiaia (salvo le deroghe e salvaguardie previ-ste da particolari e specifi che

normative che bisognerà vede-re se valgono o meno in questo caso):

1) che sia in possesso di almeno 20 anni di contributi, considerando qualsiasi contri-buzione versata o comunque accreditata;

2) oppure che sia in possesso di almeno 5 anni di contributi, considerando solo i contributi «effettivi», cioè solo quelli effettivamente versati all’Inps (contributi obbligato-ri, contributi volontari e contri-

buti da riscatto, con esclusione della contribuzione figurati-va).

In corrispondenza a queste due vie per soddisfare la pri-ma condizione (requisito con-tributi) si individuano, con-seguentemente, anche le due vie per soddisfare la seconda condizione, che è il raggiungi-mento dell’età per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicem-bre 2018:

1) se il lavoratore è in possesso di almeno 20 anni

di contributi, potrà avvalersi dell’opzione per il part-time se entro il 31 dicembre 2018 raggiunge l’età di 66 anni e 7 mesi; se donna, invece, qualo-ra negli anni 2016 e 2017 rag-giunga l’età di 65 anni e 7 mesi o raggiunga l’età di 66 anni e 7 mesi nell’anno 2018;

2) se il lavoratore è in possesso di almeno 5 anni di contributi, potrà avvalersi dell’opzione per il part-time se entro il 31 dicembre 2018 rag-giunge l’età di 70 anni e 7 mesi (uomo o donna).

Vale la pena segnalare che, nel caso di lavoratori senza anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 (lavoratori, cioè, che rientrano in pieno nel «regime contributivo» delle pensioni), per maturare il di-ritto alla pensione è richiesto, oltre all’età (66 anni e 7 mesi) e ai contributi (non meno di 20 anni), che l’importo della pen-sione risulti pari ad almeno 644,12 euro al mese; in caso contrario, non si ha diritto di andare in pensione. Sarà il mi-nistero del lavoro e l’Inps a dire se tale condizione si applicherà o meno anche alla nuova opzio-ne per il part time.

L’opzione per il part time. In presenza di entrambe le pre-dette condizioni, il lavoratore ha la possibilità di optare per il part time. Attenzione, però. La decisione non è solo sua, ma va presa d’accordo con il datore di lavoro, nel vero senso della parola (accordo), che riguarde-rà tutti i termini dell’opzione, vale a dire la trasformazione del rapporto di lavoro che da «tempo pieno e indetermina-to» diventa a «tempo parziale e determinato», con la cessa-zione già prefi ssata al giorno del compleanno dell’età per la pensione di vecchiaia che do-vrà cadere necessariamente entro il 31 dicembre 2018 (cioè in uno degli anni 2016, 2017 oppure 2018).

La trasformazione del rapporto. La trasformazione del rapporto a part time potrà avvenire nelle seguenti misure e durate:

a) misura = la riduzio-ne dell’orario di lavoro potrà essere compresa tra il 40 e il 60 per cento del normale ora-rio di lavoro; non sono previsti vincoli alla tipologia di part time, per cui è plausibile che la riduzione possa essere di tipo orizzontale (tutti i giorni lavo-rativi) oppure verticale (alcuni giorni della settimana, mese o anno) oppure misto (per alcuni periodi);

b) durata = la durata del part time sarà pari al periodo che va dal giorno dell’opzione (ossia dalla trasformazione del rapporto di lavoro) fi no al giorno del compleanno dell’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia, data a cui corrispon-derà la cessazione del rapporto di lavoro.

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31 dicembre 2018; il che signi- normative che bisognerà vede- buti da riscatto con esclusione

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L’opzione part-time premia il lavoratore con un doppio bonus. Il primo è il ricono-scimento di un premio in busta paga che an-drà parzialmente a rimediare la perdita di stipendio per via della ridotta prestazione di lavoro. Tale bonus, a carico del datore di lavoro (il quale benefi cia della ridotta re-tribuzione da erogare al lavoratore per via del part-time), è equivalente ai contributi a fi ni pensionistici che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare per il lavoratore (e che invece non versa per via del part-time). Il bonus (i contributi) ammonta al 33% del-la retribuzione non erogata al lavoratore in virtù del ridotto orario di lavoro. Tale importo, sebbene fi nisca in busta paga, è escluso dal reddito da lavoro dipendente e non è assoggettato ai contributi previden-ziali, non per la quota a carico del datore di lavoro e né per la quota a carico del la-voratore. Su esso, quindi, il lavoratore non paga né tasse, né subisce altre trattenute. Il secondo bonus è di tipo contributivo. Per tutto il periodo di lavoro a part-time, al la-voratore vengono riconosciuti i contributi fi gurativi per la quota di orario di lavoro non lavorata, così da conservare quasi in misura integra la costituzione nel tempo della sua futura pensione (carriera contri-butiva).

Serve una domanda. L’opzione per il part-time viene concessa a domanda, previa autorizzazione della direzione territoriale del lavoro. Il datore di lavoro, a tal fi ne, con riferimento al lavoratore che intende

avvalersi dell’opzione, dovrà dare comuni-cazione all’Inps e alla stessa direzione ter-ritoriale del lavoro della stipulazione del contratto di lavoro a termine e a part-time, secondo le modalità che verranno stabilite da apposito decreto. L’opzione per il part-time, con tutti i relativi benefi ci, sarà ri-conosciuta dall’Inps una volta verifi cata la ricorrenza di presupposti e requisiti.

Il vincolo di «bilancio». L’opzione per il part-time potrà essere riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per l’anno 2016, 120 milioni di euro per l’anno 2017 e 60 milioni di euro per l’anno 2018. Se fi niscono i soldi, fi nisce anche la facol-tà di opzione. A tal fi ne, è affi dato all’Inps il compito di provvedere a monitorare le domande man mano presentate dai dato-ri di lavoro. Qualora dovesse risultare il raggiungimento del limite delle risorse, anche in via prospettica, l’Inps bloccherà le richieste e non prenderà più in esame ulteriori domande.

Due mesi per l’attuazione. La misura non è ancora operativa (perché la legge di Stabili-tà non è ancora in vigore) e non lo sarà pri-ma di qualche mese, perché per la concreta attuazione è necessaria l’emanazione di un decreto da parte del ministro del lavoro, di concerto con quello dell’economia, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di Stabilità (quindi entro i primi gior-ni di marzo 2016, atteso che la legge di Sta-bilità entra in vigore il 1° gennaio 2016).

Doppio bonus: retributivo e contributivo

L’opzione per il part-time

Chi può fruirneLavoratori dipendenti del settore privato, assunti a tempo pieno indeterminato

Condizioni

Essere in possesso del requisito minimo di contributi • previsto per il diritto alla pensione di vecchiaia Maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro il 31 • dicembre 2018 (quindi il requisito di età)

Il part time

La trasformazione del rapporto a part time potrà avvenire:misura = compresa tra il 40 e il 60% del normale orario • di lavoro; durata = pari al periodo che va dal giorno dell’opzione al • giorno del compleanno dell’età per l’accesso alla pensio-ne di vecchiaia, data a cui corrisponderà la cessazione del rapporto di lavoro.

Il premio

Chi opta per il part-time riceve:un bonus in busta paga, esentasse, pari al 33% della • retribuzione non erogata in virtù del ridotto orario di lavoro;la copertura con contributi i gurativi della quota di orario • di lavoro non lavorata

Operatività Triennio 2016/2018

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Page 4: per commercialisti - Abruzzo e il regime forfettario introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n.190 del 2014 (legge di Stabilit 2015). Bongi a pag. 2 NELLINSERTO/1 21 Dicembre

4 Lunedì 21 Dicembre 2015 LEGGE DI STABILITÀ 2016

Prorogata e prorogabi-le la «opzione donna». Per adesso è garanti-ta fi no al 31 dicembre

2015; poi, se dovessero avan-zare «risorse fi nanziarie», po-trà essere ulteriormente pro-rogata. A stabilirlo è la legge di Stabilità 2016 che scioglie i dubbi sull’operatività anche per il 2015 della facoltà offerta alle lavoratrici donne di anda-re in pensione prima, cioè con almeno 35 anni di contributi e un’età non inferiore a 57 anni e tre mesi (58 anni e tre mesi se lavoratrici autonome), op-tando per il calcolo contribu-tivo della pensione.

Donne in pensione pri-ma. L’opzione donna è una misura prevista, come detto, a esclusivo favore delle lavora-trici donne, sia appartenenti al settore pubblico sia al privato, e sia dipendenti sia autonome. Fu introdotta in via sperimen-tale dalla legge n. 243/2004 (la c.d. riforma delle pensioni Maroni) prevedendo che, fi no al 31 dicembre 2015, le donne appartenenti al c.d. regime «misto» di calcolo della pen-sione potessero ancora conti-nuare a conseguire il diritto all’(ex) pensione di anzianità, in presenza di almeno 35 anni di contributi e di un’età non inferiore a 57 anni se lavora-trici dipendenti ovvero 58 se lavoratrici autonome, all’uni-ca condizione di optare per il calcolo e liquidazione della pensione («tutta» la pensio-ne) in base al criterio «contri-butivo». Essendo rivolta alle lavoratrici donne in regime «misto», la facoltà interessa esclusivamente le lavoratrici che si sono occupate prima del 1° gennaio 1996 e che al 31 dicembre 1995 possano far valere contributi inferiori a 18 anni (cosa che, invece, avrebbe consentito la permanenza nel regime retributivo, almeno per le anzianità fi no al 31 di-cembre 2011).

L’Inps chiude i rubinet-ti. L’opzione donna integra le successive riforme delle pen-sioni, inclusa quella Fornero che la salva espressamente (art. 24, comma 14, del dl n. 201/2011, convertito dalla leg-ge n. 214/2011), ma si scontra con le interpretazioni dell’In-ps. Nella circolare n. 35/2012, infatti, l’istituto precisa che le lavoratrici che potevano av-valersi di tale opzione erano solo quelle che, entro il ter-mine del 31 dicembre 2015, riuscivano a ottenere la liqui-dazione della pensione (cioè la decorrenza) e non soltanto la maturazione dei requisi-ti (cioè il diritto); requisiti i quali, peraltro, andavano adeguati alla «speranza di vita», cominciando pertanto a considerare tre mesi in più dal 1° gennaio 2013. In prati-ca, secondo l’Inps, nel calcolo del termine per l’opzione (31 dicembre 2015), doveva tener-si conto anche della «fi nestra mobile» che è di 12 mesi nel caso dei lavoratori dipendenti e 18 mesi degli autonomi. Ra-

gion per cui l’ultima occasio-ne (la scadenza) per esercita-re l’opzione veniva a fi ssarsi tempo prima del 31 dicembre 2015 e, cioè, al:

• 31 maggio 2014 per le lavoratrici autonome;

• 30 novembre 2014 per le lavoratrici dipendenti del settore privato;

• 30 dicembre 2014 per le lavoratrici dipendenti del settore pubblico.

Infatti, le predette date rappresentano i termini en-tro cui maturando sia l’età (57 anni e 3 mesi oppure 58 anni e 3 mesi) che i contributi (35 anni), ne scaturiva la de-correnza della pensione entro il 31 dicembre 2015.

Il termine del 31 dicembre

2015, però, sopravviveva solo quale scadenza entro cui le lavoratrici possono esercitare l’opzione (e andare in pensio-ne prima), cioè fare domanda, fermo restando la maturazio-ne dei requisiti (57/58 anni e tre mesi di età e 35 anni di contributi) doveva avveni-re entro il 2014 come prima indicato (Inps, messaggio n. 9231/2014).

Domande prorogate. L’in-terpretazione dell’Inps susci-ta polemiche, perché molte donne vedono privarsi di una chance di anticipo della pensione divenuta assai più appetibile all’indomani della riforma Fornero che, si sa, ha elevato molto i requisiti (età

e contributi) per la pensione. A risentirne, in particolare, sono le donne che, entro il 31 dicembre 2015, maturano i requisiti di pensione, ma non la decorrenza (per via della fi -nestra). Si accende il dibattito anche in Commissione lavoro tra parti politiche, ministeri (economia e lavoro) e Inps, in seguito al quale l’istituto di previdenza si vede costretto a una prima parziale marcia indietro. Con messaggio n. 9304/2014, in particolare, con-sente la presentazione delle domande per l’opzione donna anche alle lavoratrici che, en-tro il 31 dicembre 2015, ma-turano i requisiti (età e con-tributi) ma non la decorrenza della pensione (per via della

fi nestra), in attesa di svilup-pi sulla vicenda. Domande tuttavia che non vengono trattate, ma soltanto tenute in «apposita evidenza», fi no a nuovi chiarimenti che l’In-ps, a seguito dell’emergere di ulteriori perplessità (ci sono due risoluzioni del Parlamen-to e una Class Action contro l’Inps), richiede al ministe-ro del lavoro in merito agli aspetti operativi dei termini di accesso alla pensione.

La parola «fi ne». La paro-la fi ne, dunque, arriva dalla legge di Stabilità 2016 che, al fi ne di portare a conclusio-ne la sperimentazione della riforma Maroni, l’opzione «è estesa anche alle lavoratrici che maturano i requisiti pre-visti, adeguati agli incremen-ti della speranza di vita, entro il 31 dicembre 2015 ancorché la decorrenza del trattamento pensionistico sia successiva a tale data, fermi restando il regime delle decorrenze e il sistema di calcolo delle pre-stazioni applicati al pensiona-mento di anzianità di cui alla predetta sperimentazione». In altre parole, allora, per poter andare prima in pensione, le lavoratrici devono poter di-sporre dei seguenti requisiti maturati entro il prossimo 31 dicembre 2015:

a) lavoratrici dipen-denti del settore privato e del settore pubblico = età non inferiore a 57 anni e tre mesi e almeno 35 anni di contribu-ti;

b) lavoratrici autonome = età non inferiore a 58 anni e tre mesi e almeno 35 anni di contributi.

È sufficiente far valere i predetti requisiti entro – si ripete – il 31 dicembre 2015 per poter invocare l’opzione donna e mettersi in pensio-ne, ricevendo una pensione calcolata tutta con il sistema contributivo e liquidata (ero-gata) una volta decorsa la «fi nestra», anche nel 2016 o 2017, ossia:

• dal 1° giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti a cui aggiungere altri 12 mesi per effetto della fi nestra nel caso di lavoratrici dipen-denti del settore privato (la decorrenza, in altre parole, è fi ssata al 1° giorno del 13mo mese successivo a quello du-rante il quale si perfeziona la maturazione di entrambi i requisiti);

• dal giorno successivo a quello di maturazione dei requisiti più 12 mesi di fi ne-stra, alle impiegate pubbliche (ex Inpdap);

• dal 1° giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti a cui aggiungere altri 18 mesi per effetto della fi nestra nel caso di lavoratrici autonome (la decorrenza, in altre parole, è fi ssata al 1° giorno del 19mo mese successivo a quello du-rante il quale si perfeziona la maturazione di entrambi i requisiti).

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Misura garantita i no al 31/12 ma ulteriormente prorogabile se ci saranno risorse

Opzione donna, c’è più tempo

gion per cui l’ultima occasio- 2015 però sopravviveva solo e contributi) per la pensione

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Vale la pena ricordare che, dopo la ri-forma Fornero (quindi a partire dai contributi accreditati dal 1° gennaio 2012), il requisito dell’anzianità con-tributiva deve risultare maturato per intero: se servono 20 anni, vanno matu-rati tutti e 20 gli anni per intero, senza possibilità di arrotondare all’eventuale frazione di mese, cosa che avveniva nel passato (l’arrotondamento era previsto all’art. 59, comma 1, lett. b, della legge n. 449/1997). Lo stop agli arrotondamenti, in particolare, opera dal 1° maggio 2015 per i dipendenti pubblici, i soli ai quali i contributi erano ancora calcolati in anni, mesi e giorni e, tra questi nello specifi co gli iscritti al fondo speciale del personale dipendente dalle ferrovie dello stato e al fondo di poste. Pertanto, dal 1° maggio 2105, nel determinare l’anzianità di con-tribuzione necessaria al conseguimento del diritto alla pensione con i nuovi re-quisiti della riforma Fornero, non si deve

operare alcun arrotondamento per ec-cesso o per difetto alla frazione di mese, dal momento che l’anzianità stessa va interamente maturata. L’arrotondamen-to, invece, continua a operare solo nelle seguenti predeterminate ipotesi: regime sperimentale «opzione donna» (servono 35 anni, ma basta maturare 34 anni, 11 mesi e 16 giorni); 40 anni al 31 dicembre 2011 (basta maturare 39 anni, 11 mesi e 16 giorni); «salvaguardati» che rag-giungono il diritto alla pensione con 40 anni di contributi a prescindere dall’età (bastano 39 anni, 11 mesi e 16 giorni); pensioni d’inabilità (fatta eccezione di quella dell’art. 2, comma 12 della legge n. 335/1995).Quindi per avvalersi dell’opzione donna, alle lavoratrici è suffi ciente maturare 34 anni, 11 mesi e 16 giorni di contributi (oltre, ovviamente, all’età) entro il 31 dicembre 2015, se sono occupate nel set-tore pubblico.

Bastano 34 anni, 11 mesi e 16 giorni

Opzione donna

Lavoratrici

dipendenti (privato)

dipendenti (pubblico)

autonome

Requisiti

Età minima 57 anni e tre mesi 57 anni e tre mesi 58 anni e tre mesi

Contributi Almeno 35 anni Almeno 35 anni Almeno 35 anni

Maturazione requisiti

Vecchiotermine

30 novembre 2014 30 dicembre 2014 31 maggio 2014

Nuovo termine (1) 31 dicembre 2015 31 dicembre 2015 31 dicembre 2015

Liquidazione della pensione

Effetto «Finestra»

Dal 13mo mese successivo a quello di maturazione dei requisiti

Dal giorno succes-sivo a quello di maturazione dei re-quisiti più 12 mesi

Dal 19mo mese successivo a quello di maturazione dei requisiti

(1) Art. 24, comma 1, bozza di disegno di legge Stabilità per il 2016

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5Lunedì 21 Dicembre 2015LunedLEGGE DI STABILITÀ 2016L’Autorità per l’energia spiega le novità operative a partire dal 1° gennaio 2016

Bollette light ma canone inclusoPagina a cura

DI CINZIA DE STEFANIS

Da gennaio 2016 le vec-chie bollette lasceran-no il passo alla bollet-ta 2.0, che promette

un format più snello, chiaro e trasparente. Un solo foglio con tutti gli elementi essenziali di spesa e di fornitura ben eviden-ziati, per renderla più chiara, moderna e comprensibile. Da tale data entrerà in bolletta la «voce del canone di abbo-namento Rai». Per i titolari di utenza di fornitura di energia elettrica, il pagamento del ca-none avverrà in dieci rate men-sili, esposte contestualmente alle fatture per la fornitura di energia elettrica aventi sca-denza di pagamento succes-siva alla scadenza delle rate. La «rivoluzione della bolletta», una novità che riguarda fami-glie e piccole imprese, è stata approvata dall’Autorità per l’energia con la delibera dell’11 dicembre 2015 610/R/COM con la quale è stata quantifi cata l’entità di sconto della bolletta 2.0 e anche il canone di abbo-namento Rai.

Canone abbonamento Rai. Con l’articolo 1 del Ddl stabilità 2016, commi da 71 a 79, come approvato in pri-ma lettura dal senato, è stato disciplinato il canone Rai in bolletta elettrica. In parti-colare il ddl stabilità 2016, relativamente al canone di abbonamento alla televisione per uso privato di cui al regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880 prevede, tra l’altro che la detenzione o l’utilizzo di un apparecchio si presumono nel caso in cui esi-sta una utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua resi-denza anagrafi ca. Gli stessi do-vranno indicare nelle bollette contenenti la voce del canone abbonamento Rai i mesi cui si riferiscono le rate esposte in ciascuna bolletta. L’impor-to delle rate del canone sarà

oggetto di distinta indicazione nel contesto della fattura e non sarà imponibile ai fi ni fi scali. In sede di prima applicazione, avuto riguardo ai tempi tecnici necessari all’adeguamento dei sistemi di fatturazione, nella prima fattura successiva al 1º luglio 2016 saranno cumulati-vamente esposte tutte le rate del canone scadute. I venditori da tale data dovranno esporre nelle bollette dei clienti dome-stici del settore elettrico dopo il totale risultante dalla bolletta, la voce canone di abbonamento Rai. Le rate del canone di abbo-namento Rai, ai fi ni dell’inseri-mento in fattura, s’intenderan-no scadute il primo giorno di ciascuno dei mesi da gennaio a ottobre.

Le modalità di sconto in bolletta elettronica. Lo sconto per la bolletta elettro-nica verrà applicato a tutti i clienti serviti in regime di tutela che, al 1° gennaio 2016, avranno già attivato una modalità di addebito automatico dell’importo fat-turato e avranno già attiva la modalità di emissione della bolletta in formato elettro-nico nonché ai clienti che, successivamente a tale data, soddisferanno entrambi i suddetti requisiti. Peraltro lo sconto dovrà essere ricono-sciuto in modo continuativo al cliente fi nale che ha i sud-detti requisiti, anche qualo-ra uno o entrambi i requisiti risultino non soddisfatti per motivi non dipendenti dalla volontà del medesimo cliente. In tutte le bollette sintetiche emesse in formato elettroni-co, nelle quali verrà applicato lo sconto l’esercente informe-rà il cliente che la voce spesa per la materia energia/gas naturale comprenderà l’ap-plicazione dello sconto. In fase di prima applicazione delle nuove regole relative alla bolletta 2.0, l’esercente i regimi di tutela potrà indi-care lo sconto anche successi-vamente alla prima bolletta emessa in formato elettroni-

co, purché tale sconto verrà indicato entro e non oltre la sesta bolletta emessa succes-sivamente al 1° gennaio 2016 in caso di fatturazione con

periodicità mensile ed entro e non oltre la quarta bollet-ta emessa successivamente al 1° gennaio 2016, nel caso di fatturazione con periodi-

cità diversa da quella men-sile e sia comunque applicato con decorrenza dal 1° gennaio 2016.

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La semplificazione riguarderà in particolare i contenuti e i termini utilizzati nella bolletta sintetica, che sarà quella inviata a tutti, fon-damentali per capire la spesa fi na-le: per esempio gli attuali servizi di vendita si chiameranno «spesa per la materia energia/gas naturale», i servizi di rete «spesa per il traspor-to e gestione del contatore». Nella prima pagina della bolletta sarà indicato anche il costo medio unitario del kilowattora/standard metro cubo, come rapporto tra la spesa totale e i consumi fatturati.Chi volesse approfondire le diver-se voci di spesa potrà comunque richiedere al proprio fornitore gli elementi di dettaglio, ovvero le diverse pagine con la descrizione analitica delle componenti che de-

terminano la spesa complessiva. Gli elementi di dettaglio saranno sempre forniti in caso di risposta ai reclami. Nella bolletta 2.0, inol-tre, verrà data evidenza anche alla «spesa oneri di sistema», una voce che oggi viene pagata all’interno dei servizi di rete ma non evidenziata nelle bollette. Nel settore elettrico sono, per esempio, gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate e alle imprese manifatturiere energivore, i fondi necessari alla messa in sicu-rezza delle centrali nucleari o per la ricerca, tutte voci che incidono per oltre il 22% sulla spesa fi nale del cliente tipo servito in maggior tute-la. Le nuove bollette garantiranno anche una maggiore chiarezza in caso di eventuali ricalcoli, ovvero i conguagli, che avranno particolare

evidenza in un apposito box in caso di modifi che dei consumi misurati, per esempio per errori di fattura-zione. A regime infatti chi sceglierà il pagamento con domiciliazione su conto corrente bancario, postale o su carta di credito (per l’elettricità circa la metà dei clienti domestici e più di un terzo dei non domesti-ci) avrà come metodo principale di emissione quello digitale/elettro-nico, con la possibilità comunque di poter richiedere la forma carta-cea.Il modello della bolletta sinteti-ca, pubblicato sul sito internet dell’Autorità, conterrà una breve descrizione degli elementi minimi che costituiranno il contenuto della bolletta sintetica, un collegamento ai contenuti della guida alla lettura

delle voci di spesa e i prezzi unitari che concorreranno alla determina-zione degli importi fatturati nella bolletta sintetica. Poiché il Modello non sarà un facsimile della bolletta, saranno escluse soluzioni che po-tranno indurre i clienti fi nali a rite-nere che tale strumento riprodurrà la struttura delle bollette effetti-vamente emesse dagli esercenti i regimi di tutela. I termini della guida relativi alla voce di spesa, alle articolazioni dei prezzi unitari e alle componenti di prezzo e tariffarie saranno asso-ciati, mediante opportuno collega-mento ipertestuale, a testi descrit-tivi sintetici, che consentano una migliore comprensione dei termini medesimi.

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Costi in chiaro per tutti

Bolletta 2.0

Foglio singolo

Addio alla vecchia bolletta elettrica, dal 1° gennaio 2016 arriverà la bolletta 2.0. Un solo foglio con tutti gli elementi essenziali di spesa e di fornitura ben evidenziati, format più semplice, snello, per renderla più chiara, moderna e comprensibile

Consegna Novità anche per le modalità di invio della bolletta per i clienti «in tutela», all’insegna della promozione delle moda-lità digitali di consegna

Prima pagina

Nella prima pagina della bolletta sarà indicato anche il co-sto medio unitario del kilowattora/standard metro cubo, come rapporto tra la spesa totale e i consumi fatturati.Chi volesse approfondire le diverse voci di spesa, potrà co-munque richiedere al proprio fornitore gli elementi di detta-glio, ovvero le diverse pagine con la descrizione analitica delle componenti che determinano la spesa complessiva. Gli elementi di dettaglio saranno sempre forniti in caso di risposta ai reclami

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Come cambia la bolletta

Voce canone Rai

Dal 1° gennaio 2016 «voce del canone di abbonamento Rai» in bolletta elettrica. I venditori da tale data dovranno esporre nelle bollette dei clienti domestici del settore elet-trico dopo il totale risultante dalla bolletta, la voce canone di abbonamento Rai

Scadenza rate canone Rai

Le rate, ai i ni dell’inserimento in fattura, s’intenderanno scadute il primo giorno di ciascuno dei mesi da gennaio a ottobre. L’importo delle rate del canone sarà oggetto di distinta indicazione nel contesto della fattura e non sarà imponibile ai i ni i scali. In sede di prima applicazione, avu-to riguardo ai tempi tecnici necessari all’adeguamento dei sistemi di fatturazione, nella prima fattura successiva al 1º luglio 2016 saranno cumulativamente esposte tutte le rate del canone scadute

Modalità pagamento canone Rai

Per i titolari di utenza di fornitura di energia elettrica, il pagamento del canone avverrà in dieci rate mensili, espo-ste contestualmente alle fatture per la fornitura di energia elettrica aventi scadenza di pagamento successiva alla scadenza delle rate

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6 Lunedì 21 Dicembre 2015 F I S C OSentenza della Suprema corte, sulla scia della Corte Ue, sui presupposti del rimborso Iva

Beni strumentali in leasing, locazioni parificate all’acquisto

Pagine a curaDI FRANCO RICCA

L’Iva assolta dal con-duttore sui canoni di beni strumentali in leasing è rimbor-

sabile, in quanto l’utilizzo dei beni in forza di un contratto di locazione fi nanziaria è as-similabile all’acquisto di beni ammortizzabili, presupposto per la richiesta di rimborso. Lo stabilisce una recente sen-tenza della Corte di cassazio-ne, che, basandosi sulla ratio della disposizione e sull’evo-luzione della giurisprudenza della Corte di giustizia Ue, ha respinto la tesi contraria dell’amministrazione fi nan-ziaria.

La sentenza è interessante anche perché richiama l’at-tenzione sull’orientamento dei giudici di Lussemburgo in ordine alla problematica qualifi cazione della locazio-ne fi nanziaria tra le cessioni di beni e non tra le presta-zioni di servizi agli effetti dell’Iva.

Con un’altra recentissima pronuncia, il giudice di legit-timità ha invece condiviso la posizione dell’amministrazio-ne in merito alla non rimbor-sabilità dell’Iva sulle spese relative alla costruzione di beni strumentali su terreni altrui.

Gli interventi della Corte suprema offrono l’occasione per fare il punto sull’argo-mento.

Il presupposto del rim-borso dell’Iva. Il contri-buente che non sia in pos-sesso di uno dei requisiti che danno diritto al rimborso dell’intera eccedenza d’Iva detraibile risultante dalla dichiarazione annuale (ali-quota media, operazioni non imponibili per oltre il 25% del fatturato, prevalenza di operazioni extraterritoriali ecc.), può comunque chiede-re il rimborso limitatamente all’imposta riferibile all’ac-quisto di beni ammortizza-bili o all’acquisto di beni e servizi per studi e ricerche, purché superiore a 2.585,28 euro, come previsto dall’art. 30, terzo comma, lett. c) del dpr n. 633/72.

L’imposta relativa all’ac-quisto di beni ammortizza-bili, inoltre, può essere chie-sta a rimborso anche con riferimento al trimestre, ai sensi dell’art. 38-bis, comma 2, qualora l’importo degli ac-quisti o importazioni di beni ammortizzabili sia superiore ai due terzi dell’ammontare complessivo degli acquisti di beni e servizi imponibili effettuati nel periodo di rife-rimento.

Nel corso del tempo, queste disposizioni sono state ogget-to di numerosi chiarimenti da parte dell’amministrazio-ne fi nanziaria, resi necessari anche dalla circostanza che esse assumono una nozione (quella di beni ammortizzabi-li) che ai fi ni dell’Iva non tro-

va una defi nizione generale a livello normativo (esiste sol-tanto una defi nizione ai soli fini dell’applicazione delle disposizioni dell’art. 19-bis2, dpr 633/72, in materia di ret-tifi ca della detrazione).

Al riguardo, nella circolare n. 73 del 19 dicembre 1984,

con riferimento alla discipli-na allora vigente, che accor-dava ai produttori agricoli la detrazione dell’Iva assolta per l’acquisto di beni ammor-tizzabili, è stato affermato che «ai fi ni dell’individuazio-ne dei beni ammortizzabili occorre fare riferimento alle

corrispondenti disposizioni previste in materia di imposi-zione diretta, con particolare riguardo ai beni strumentali ammortizzabili, materiali e immateriali». Di conseguen-za, rientrano nella nozione di «beni ammortizzabili» quelli per i quali la predetta disci-plina prevede la deduzione di quote di ammortamento. In ordine alla corretta inter-pretazione di tale nozione, la circolare ha però precisato che, attese le peculiari ca-ratteristiche dell’imposizio-ne diretta nei confronti degli imprenditori agricoli, non obbligati agli adempimenti connessi all’ammortamento fi scale dei beni strumentali, il rinvio alle norme previste in materia di imposte sul red-dito deve intendersi limitato alla individuazione oggettiva dei beni per i quali è ammes-so il recupero dell’Iva e, quin-di, senza alcuna connessione con l’effettivo ammortamento dei beni stessi.

Sembra di poter dire che la nozione di «beni ammortizza-bili» equivale, nella sostanza, alla nozione di «beni d’inve-stimento» rinvenibile nella direttiva Iva.

In merito al presupposto in esame, la Corte di cassa-zione, nella sentenza n. 4 del 7 gennaio 2004, dopo avere ricordato che, in via di prin-cipio, i concetti di «ammortiz-zabilità» e di «strumentalità» non coincidono, in quanto non tutti i beni ammortizza-bili sono anche strumentali e viceversa, ha affermato che, pur limitandosi la legge a prevedere il diritto al rim-borso dell’imposta sui beni ammortizzabili, è altresì in-dispensabile che si tratti di beni strumentali, nel senso che la loro utilizzazione sia funzionale allo svolgimento dell’attività svolta dall’im-presa.

Il diritto al rimborso è sta-to riconosciuto anche in rela-zione ai costi afferenti beni acquisiti in forza di contratto d’appalto (per esempio, fab-bricati in corso di realizza-zione), purché sia possibile attribuire inconfutabilmente al bene «in fi eri» la qualifi ca di bene ammortizzabile (cir-colare n. 2/1990 e risoluzione n. 353998/1983).

Con la risoluzione n. 11 del 9 gennaio 2009 l’Agenzia ha riconosciuto, ai fi ni delle im-poste sui redditi, che possono essere considerati beni stru-mentali ammortizzabili, fi n dal momento della consegna e della conseguente entrata in funzione nell’impresa lo-cataria, ai sensi dell’art. 109, comma 2, lett. a) del Tuir, i

continua a pag. 7

I chiarimenti dell’amministrazione

Beni immateriali: diritti di pesca

Con la risoluzione n. 20 del 22 febbraio 2011, l’agenzia ha chiarito che i diritti «quota tonno rosso», attinenti alla pesca contingentata del tonno rosso, si inquadrano nella categoria dei beni immateriali, al pari delle licenze, con-cessioni e simili. Il trasferimento di tali diritti tra soggetti passivi costituisce pertanto prestazione di servizi relativa a cessione di un «bene immateriale» dell’impresa, strumentale all’esercizio dell’attività di pesca professionale, da assoggettare all’Iva con l’aliquota ordinaria. L’imposta assolta dal com-mittente in relazione all’acquisizione di un diritto immateriale che, ai sensi dell’articolo 103, comma 2, del Tuir, rientra tra i beni immateriali ammor-tizzabili, può essere chiesta a rimborso ai sensi dell’art. 30, terzo comma, lettera c), del dpr 633/72

Valore dei terreni

L’articolo 36, comma 7, del dl 223/2006, stabilisce che «ai i ni del calcolo delle quote di ammortamento deducibili il costo complessivo dei fabbricati strumentali è assunto al netto del costo delle aree occupate dalla costru-zione e di quelle che ne costituiscono pertinenza». Il comma 7-bis estende la disposizione, che in pratica qualii ca non ammortizzabile il costo del terreno (e dunque non rimborsabile l’Iva relativa), anche alla quota capitale dei canoni dei contratti di leasing degli stessi fabbricati. Con la circolare n. 8 del 13 marzo 2009 l’Agenzia delle entrate ha precisato che, in relazione agli acquisti di fabbricati strumentali, è esclusa la possibilità di rimborsare, in base al presupposto in esame, l’Iva riferibile al valore del terreno.

Pagamenti in acconto per beni acquistati o costruiti

Con risoluzione n. 111 del 9 aprile 2002, l’agenzia ha chiarito che l’Iva relativa ai pagamenti in acconto per acquisti di beni ammortizzabili, come pure quella pagata sulle fatture per stati di avanzamento lavori concernenti la realizzazione di beni ammortizzabili mediante contratti d’appalto, è rim-borsabile in base al presupposto qui in esame.

Contratti preliminari

Con risoluzione n. 179 del 27 dicembre 2005, l’agenzia ha invece ritenuto non rimborsabile l’Iva gravante sugli acconti pagati in base a un contratto preliminare per l’acquisto di beni ammortizzabili, in quanto il promissario acquirente non acquisisce la titolarità del bene, neppure qualora sia stata convenuta tra le parti l’anticipata esecuzione delle obbligazioni, compresa la consegna immediata della cosa. In proposito, sembra logico ritenere ammis-sibile la possibilità di ottenere il rimborso dell’Iva sugli acconti nel momento in cui sarà stipulato il contratto dei nitivo, ancorché in anni successivi, in base al principio per cui il rimborso dell’Iva sui beni ammortizzabili può essere richiesto anche per quelli acquistati in anni precedenti (ovviamente per la quota d’imposta che non abbia già formato oggetto di rimborso o compensazione in tali anni).

Società di gestione del risparmio e fondi immobiliari

Ai sensi dell’art. 8 del dl n. 351/2001, gli immobili costituenti patrimonio del fondo immobiliare e le spese di manutenzione ad essi relative si con-siderano beni ammortizzabili ai i ni del rimborso dell’Iva; il rimborso deve essere eseguito nei confronti della società di gestione entro sei mesi e senza prestazione di garanzie. Riferendosi genericamente agli immobili, la dispo-sizione speciale parrebbe riguardare anche i terreni, che in via di principio non sono beni ammortizzabili.

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7Lunedì 21 Dicembre 2015 7Lunedì 21 Dicembre 2015F I S C O

La controversa questio-ne della rimborsabilità o meno dell’Iva sui ca-noni di leasing di beni

strumentali fa registrare una recente sentenza della Corte di cassazione, con la quale il giudice di legittimi-tà abbandona il precedente orientamento e perviene a una soluzione favorevole ai contribuenti, basandosi sui principi affermati dalla giu-risprudenza della Corte di giustizia Ue.

Va ricordato anzitutto che con la circolare n. 2/1990 il ministero delle fi nanze aveva chiarito che, per quanto con-cerne i beni ammortizzabili, «il rimborso è ammissibile quando il relativo ammon-tare riguarda l’Iva afferente l’acquisizione di tali beni, anche in esecuzione di con-tratti di appalto o di locazio-ne fi nanziaria. La successiva risoluzione n. 445585/1991 ha riconosciuto il diritto al rimborso anche all’impresa locatrice, sul presupposto che i beni da essa acquistati per essere concessi in locazione fi nanziaria sono soggetti alla procedura di ammortamento ai sensi dell’art. 67 (ora art. 102) del Tuir. La risoluzione n. 122/2011 ha poi precisato che il rimborso spetta anche nel caso in cui l’impresa lo-catrice, adottando i principi contabili internazionali, non rilevi l’ammortamento del bene dato in locazione fi nan-ziaria, ma utilizzi un diverso criterio di ripartizione dell’in-vestimento per la durata del contratto.

A parziale modifi ca delle indicazioni fornite con la cir-colare n. 2/1990, tuttavia, la risoluzione n. 392/2007 ha af-fermato che la possibilità di considerare ammortizzabili i beni oggetto di contratti di locazione fi nanziaria riguar-da solo l’impresa concedente e non l’impresa utilizzatrice. L’Agenzia delle entrate ha così escluso la rimborsabilità dell’Iva al conduttore, a mo-tivo del fatto che i canoni di leasing di beni strumentali non sono riconducibili alla nozione di acquisto di beni ammortizzabili.

Nella sentenza n. 20951 del 16 ottobre 2015, la Corte su-prema, dopo avere dato conto delle opposte tesi al riguardo, ha ritenuto preferibile quella che riconosce il diritto al rim-borso anche all’utilizzatore del bene ammortizzabile.

Osserva la Corte che la nor-

ma, nel prevedere il rimborso dell’imposta relativa all’ac-quisto di beni ammortizzabili, richiede la duplice condizione che si sia in presenza di un «bene» ammortizzabile e che tale bene sia stato «acqui-stato». In ordine alla prima condizione, «è pacifi co che si sia in presenza di un bene ammortizzabile dall’impresa utilizzatrice». Riguardo alla seconda, sulla quale l’ammi-nistrazione obietta che l’uti-lizzatore, prima del riscatto, non ha acquistato il bene, ma se ne serve in base alla pre-stazione di servizio fornita dal locatore, la Corte premette che non è determinante, di per sé, l’uso da parte del legislatore

del termine «acquisto», trat-tandosi di termine «neutro», impiegato per l’acquisizione sia di un titolo di proprietà sia di servizi resi dall’obbligato.

È invece decisivo valutare se, nel sistema dell’Iva, il lea-sing di un bene strumentale sia qualifi cabile come acquisto di beni (art. 2 del dpr 633/72) oppure di servizi (art. 3), posto che il rimborso è previsto solo per l’acquisto di beni.

A tale proposito, dopo avere ricordato che la Corte supre-ma ha più volte ricondotto il leasing immobiliare tra le prestazioni di servizi e che analoga posizione è stata adottata dalla giurisprudenza comunitaria in relazione al le-

asing in generale, la sentenza espone le considerazioni che legittimano una conclusione diversa.

In primo luogo, si osserva, la funzione del leasing, gene-ralmente, «è proprio quella di fornire all’utilizzatore la disponibilità economica (con i connessi rischi) del bene og-getto del contratto, in modo analogo a un proprietario.» In questa prospettiva, è si-gnifi cativo che l’art. 14 della direttiva Iva defi nisca la ces-sione di beni come il trasfe-rimento non della disponibi-lità giuridica del bene, come invece fa tendenzialmente la normativa italiana, ma della disponibilità economica, il che conduce a equiparare ai fi ni fi scali l’acquisizione in lea-sing all’acquisto derivante dalla cessione del bene. Del resto, l’utilizzatore effettua un investimento economico nel bene ammortizzabile, sicché deve valere anche nei suoi confronti la ratio del rim-borso dell’Iva.

Questa interpretazione, osserva poi la sentenza, è imposta dall’evoluzione del-la giurisprudenza della Cor-te di giustizia Ue, che «ab-bandonando (con riguardo alla disciplina in discorso) la qualifi cazione del leasing

come prestazione di servizi», ha più di recente affermato, in relazione a contratti di leasing di beni immobili e di autoveicoli, che nell’ipotesi in cui il contratto preveda o il trasferimento di proprietà al conduttore alla scadenza, o che il conduttore disponga delle caratteristiche essen-ziali della proprietà del bene, segnatamente che gli venga trasferita la maggior parte dei rischi e benefi ci inerenti alla proprietà legale e che la somma delle rate, interes-si inclusi, sia praticamente identica al valore venale del bene, l’operazione risultante da un siffatto contratto deve essere equiparata a un’opera-zione di acquisto di un bene di investimento (sentenze 2 luglio 2015, C-209/14 e 16 febbraio 2012, C-118/11).

Alla luce di queste conside-razioni, il collegio ritiene di dover abbandonare la diffe-rente posizione adottata con la sentenza n. 20072/2014, per affermare invece che «in tema di Iva, ai sensi del dpr n. 633 del 1972, art. 30, comma 3, alinea e lett. c), l’utilizzatore ha diritto al rimborso dell’eccedenza de-traibile dell’Iva di importo superiore a euro 2.582,28, assolta relativamente a beni ammortizzabili detenuti in virtù di contratto di leasing, in quanto tale operazione di leasing deve essere equipa-rata, per detto utilizzatore, all’acquisto di un bene di in-vestimento e, quindi, si veri-fi ca a suo favore, anche prima dell’esercizio del diritto di ri-scatto, l’ipotesi di acquisto di un bene ammortizzabile pre-vista dalla norma citata».

La conclusione è a nostro avviso condivisibile, soprat-tutto in ragione della ratio

della disposizione che am-mette il rimborso dell’Iva sui beni d’investimento, un po’ meno per il (pur pertinente) richiamo alle sentenze con le quali la Corte di giustizia Ue ha assimilato, in presenza di determinate condizioni (per lo più ricorrenti) il leasing all’ac-quisto di beni.

A parte il fatto che in dette sentenze la Corte non ha af-fatto ripudiato la precedente giurisprudenza con la quale, in altri contesti, la locazione fi nanziaria è stata qualifi ca-ta prestazione di servizi, va rilevato che se si dovesse af-fermare il principio per cui tale operazione deve essere qualifi cata cessione di beni, lo si dovrebbe fare, coeren-temente al tenore letterale delle sentenze, con riguardo a tutte le disposizioni Iva: per esempio, la territorialità dell’operazione, il momento di effettuazione e della fattu-razione, il trattamento delle operazioni transfrontalie-re, ecc. Gli effetti, quindi, sarebbero dirompenti, ed è forse per questo che l’inter-pretazione della Corte di giustizia, per lo meno fi no a oggi, è stata doverosamente «registrata», senza tuttavia stravolgimenti.

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La Cassazione apre al rimborso

ma nel prevedere il rimborso del termine «acquisto» trat asing in generale la sentenza

Un’altra questione sulla quale la Cassazio-ne si è pronunciata recentemente attiene alla rimborsabilità o meno dell’Iva sulle spese di investimento sostenute su beni di terzi.Con la risoluzione n. 179/2005, in relazione alle spese di miglioramento, trasformazio-ne e ampliamento di beni terzi, detenuti in uso o comodato, l’Agenzia ha osservato che le opere realizzate su beni altrui possono essere considerate beni ammortizzabili se si concretizzano in beni materiali che hanno una loro individualità e autonoma funzionalità e, al termine del periodo di uso o comodato, possono essere rimossi. In caso contrario, cioè qualora le opere non siano separabili dai beni cui accedono, le spese incrementative su beni di terzi vanno iscritte tra le «altre immobilizzazioni im-materiali», per cui non si può parlare fi scal-mente di «beni immateriali», ma di oneri pluriennali ex art. 108, comma 3, Tuir. Ne discende che il diritto al rimborso dell’Iva su tali spese non può essere rico-nosciuto, in quanto l’opera realizzata, re-stando di proprietà altrui, non può essere considerata bene ammortizzabile proprio del soggetto che l’ha realizzata. In senso diverso si è pronunciata la commissione tributaria provinciale di Salerno con la sentenza n. 65 del 4 marzo 2009, ritenendo non fondata la tesi dell’Agenzia perché le spese relative alle opere su beni di terzi, in base ai principi contabili internazionali, non rientrano tra quelle di cui al comma 3 citato, in quanto risultano essere capi-talizzabili, ma in quelle di cui all’art. 103 del Tuir, soggette ad ammortamento del costo, sicché la relativa Iva deve ritenersi rimborsabile.

L’Agenzia ha però ribadito la propria po-sizione nella circolare n. 36/E del 19 di-cembre 2013, con riferimento agli impian-ti fotovoltaici realizzati su beni immobili di terzi, che non possano essere rimossi dall’immobile al termine del periodo del loro utilizzo. La tesi dell’Agenzia è stata recentemente avallata dalla Corte di cassazione. Nella sentenza n. 24779 del 4 dicembre 2015, infatti, la Corte, con alcuni passaggi non del tutto chiari, per esempio in punto di distinzione fra facoltà di rimborso (spet-tante «all’acquirente») e diritto di detra-zione riconosciuto al «cedente o prestato-re», ha escluso la rimborsabilità dell’Iva sulle spese sostenute da una società per la costruzione di un complesso turistico su un terreno da essa detenuto in comodato. Secondo la sentenza, infatti, il rimborso dell’eccedenza detraibile ai sensi della lettera c) dell’art. 30 del dpr n. 633/72 riguarda l’imposta relativa all’acquisto o all’importazione di beni che, «oltre a esse-re provvisti del requisito della strumenta-lità in quanto destinati a essere utilizzati nell’attività dell’impresa e a non essere perciò idonei alla produzione di un reddito autonomo rispetto a quello del complesso aziendale nel quale siano inseriti, debbono rientrare, in quanto ammortizzabili, tra i beni costituenti immobilizzazioni materiali o immateriali, da identifi carsi con beni di uso durevole la cui vita non si esaurisca nell’arco di un esercizio contabile e dei quali l’imprenditore possa disporre in quanto abbia acquistato la proprietà o un altro diritto reale di godimento e in ogni caso il potere di disporre di essi come pro-prietario».

Un caso di esclusione: investimenti di terzi

SEGUE DA PAG. 6

beni strumentali (nella fattispecie si tratta di navi adibite a rimorchiatori) che l’impre-sa ha acquisito in base a un contratto di lo-cazione con clausola di trasferimento della proprietà vincolante per ambedue le parti.

Con risoluzione n. 147 del 9 giugno 2009, poi, l’Agenzia ha ribadito che per individua-re i beni ammortizzabili occorre fare rife-rimento alle norme previste per le imposte sui redditi. In linea generale, in base agli articoli 102 e 103 del Tuir, sono conside-rati ammortizzabili esclusivamente i beni strumentali, ossia quei beni che vengono

utilizzati nel ciclo produttivo direttamente dall’imprenditore che ne ha il possesso a titolo di proprietà o di altro diritto reale. L’Agenzia ha inoltre precisato, per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi utilizza-ti per fi nalità di studio e ricerca, che costitu-isce requisito necessario affi nché si intenda realizzato il presupposto stabilito dall’art. 30, secondo comma, lett. c) del dpr 633/72, l’impiego diretto e strumentale degli stessi, da parte del soggetto passivo, nell’ambito dell’attività di impresa esercitata.

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8 Lunedì 21 Dicembre 2015 F I S C OLa chiave per risolvere le divergenze fra norme Ue e nazionali, secondo la Cassazione

Contraddittorio obbligatorio, l’armonizzazione è spartiacque

Pagina a curaDI ANDREA BONGI

Sull’obbligo generalizza-to del contraddittorio preventivo in ambito tributario le sezioni

unite limitano lo Statuto del contribuente. L’attivazione del contraddittorio preventivo non costituisce un principio fonda-mentale e immanente nell’or-dinamento tributario, cui dare attuazione anche in difetto di una espressa e specifi ca pre-visione normativa. Secondo la sentenza della Cassazione n. 24823 del 9/12/2015, l’obbligo del contraddittorio preventivo codifi cato nell’articolo 12, com-ma 7, dello Statuto del contri-buente non è dunque la fonte generale di un tale obbligo e non impegna l’amministrazio-ne fi nanziaria all’attivazione di tale fase propedeutica alla pretesa impositiva. Nell’ordi-namento tributario vigente non ci sono altre norme in base alle quali possa essere attribu-ita valenza generale in ordine all’introduzione di un tale ob-bligo, né si può far discendere lo stesso dalla nostra Carta costituzionale, in virtù dei principi del diritto alla difesa e dell’imparzialità e buon an-damento della pubblica ammi-nistrazione. Vi sono, semmai, singole disposizioni legislative che per specifi che fattispecie dispongono un tale obbligo, a pena di nullità del successivo atto di accertamento emesso in difetto dell’attivazione del contraddittorio preventivo. E la presenza di tali norme spe-ciali nonché la necessità del

legislatore di farvi espressa-mente ricorso, come avvenuto recentemente in materia di riforma dell’accertamento sin-tetico, fi niscono per asseverare al contrario, recitano le sezioni unite, il convincimento che, allo stato attuale della legislazione, non sussiste, nell’ordinamento tributario nazionale, una clau-sola generale di contradditto-rio endoprocedimentale.

Vi è, infi ne, sempre a giudi-zio delle sezioni unite, un ob-bligo generalizzato al contrad-dittorio preventivo di matrice comunitaria che può esten-

dersi, in via analogica, a tutti i tributi armonizzati a livello europeo come, per esempio, l’imposta sul valore aggiunto. Su quest’ultimo aspetto la sen-tenza in rassegna evidenzia la presenza di una non coinciden-za fra la disciplina europea e la disciplina nazionale nella spe-cifi ca materia del contraddit-torio, che genera i suoi rifl essi fra tributi «non armonizzati» (in primis le imposte dirette) e «tributi armonizzati» (l’Iva in particolare). Sulla base dell’interpretazione fornita dalle sezioni unite le suddette

divergenze fra le due normati-ve devono essere risolte come segue:

- per i tributi non armoniz-zati l’obbligo di attivazione del contraddittorio preventi-vo, pena l’invalidità dell’atto, sussiste esclusivamente nelle ipotesi in cui un tale obbligo sia previsto espressamente dalla specifi ca disposizione di legge;

- per i tributi armonizzati l’obbligo del contraddittorio endoprocedimentale assume invece un rilievo generalizza-to.

Per i tributi armonizzati

quali l’Iva, è tuttavia neces-sario precisare, continua la sentenza in commento, che nel caso in cui non vi sia anche una disciplina speciale nazionale che impone il contraddittorio, la sua mancata attivazione da parte dell’uffi cio comporta la nullità del successivo atto impositivo solo se si può di-mostrare che, in mancanza di violazione dell’obbligo, il proce-dimento avrebbe potuto com-portare un risultato diverso.

Quindi alla luce di tale in-terpretazione assolutamente restrittiva e punitiva per il contribuente, nell’ipotesi clas-sica di una verifi ca a tavolino in materia Iva, nella quale l’ufficio non abbia attivato preventivamente il contrad-dittorio, si potrà chiedere la nullità dell’atto solo se si rie-sce a dimostrare che da tale attivazione si sarebbe potuto ottenere un diverso risultato in termini di riprese fi scali.

Risultato fi nale: una nuova prova negativa e diabolica a carico dei contribuenti si va ad aggiungere alle tante già esistenti nel nostro sempre più sconfortante ordinamento giuridico tributario.

Stop al contraddittorio in quattro mosse

1 – Estensione articolo 12, comma 7, legge 212/2000

La previsione della norma contenuta nello statuto del contribuente non è fonte di un generalizzato obbligo di contraddittorio endoprocedimentale a carico dell’amministrazione i scale

2 – Esistenza di una clau-sola generale in altre norme dell’ordinamento nazionale

L’indagine compiuta porta a escludere che una clauso-la generale di contraddittorio endoprocedimentale in campo tributario possa essere riferita in norme ordina-rie diverse dall’art. 12, comma 7, legge 212/2000

3 – Argomenti di carat-tere sistematico

L’esigenza del legislatore di prevedere espressa-mente il contraddittorio per singole fattispecie – vedi il nuovo redditometro – porta a ritenere che allo stato attuale della legislazione non sussiste nell’ordinamento tributario nazionale una clausola generale di contraddittorio endoprocedimentale

4 – Gli articoli 24 e 97 della Costituzione

L’esistenza di un generalizzato obbligo dell’Ammi-nistrazione di attivare il contraddittorio in ambito tributario non può essere direttamente ancorato alla Costituzione

Chi bazzica il nostro panorama tri-butario è abituato a tutto. Fa però uno strano effetto prendere atto che le sezioni unite della Cassazio-ne giungano, nel giro di pochi mesi, a contraddire perfi no se stesse. Basta leggere ciò che le stesse sezioni unite affermavano in tema di contradditto-rio preventivo con le c.d. «sentenze gemelle» nn.19667 e 19668 del 18 set-tembre 2014). La pretesa tributaria, si legge nelle motivazioni delle due sentenze, trova la sua legittimità nella formazione procedimentaliz-zata di una «decisione partecipata» mediante la promozione del contrad-dittorio (che sostanzia il principio di leale collaborazione) tra amministra-zione e contribuente (anche) nella «fase precontenziosa» o endoproce-dimentale», al cui ordinato ed effi ca-ce sviluppo è funzionale il rispetto dell’obbligo di comunicazione degli atti imponibili. E ancora, il diritto al contraddittorio, ossia il diritto del destinatario del provvedimento a es-sere sentito prima dell’emanazione di questo, realizza l’inalienabile dirit-

to di difesa del cittadino, presidiato dall’articolo 24 della Costituzione e il buon andamento dell’amministrazio-ne, presidiato dall’articolo 97 della Costituzione.Che rimane oggi, nella sentenza 24823 del 9 dicembre scorso emessa dalle sezioni unite della Cassazione, di questo principio di derivazione costituzionale dell’obbligo del con-traddittorio preventivo in materia tributaria? Esattamente questo: «L’esistenza di un generalizzato obbli-go dell’Amministrazione di attivare il contraddittorio endoprocedimentale in campo tributario non può essere direttamente ancorato agli articoli 24 e 97 della Costituzione». Dunque quelle disposizioni di carat-tere costituzionale che avevano in-dotto nell’autunno scorso le sezioni unite a pronunciarsi per la necessità di una decisione partecipata attra-verso il contraddittorio preventivo della pretesa tributaria, sono ora svi-lite a un ruolo meramente secondario e non costituiscono più quei baluardi eretti dal legislatore costituente a tu-

tela del diritto di difesa dei cittadini (articolo 24) e all’imparzialità e buon andamento della pubblica ammini-strazione (articolo 97).Di questo improvviso, quanto repen-tino e inaspettato cambio di rotta, sono le stesse sezioni unite a pren-derne atto nella parte introduttiva della sentenza in commento. In quel-le due decisioni gemelle, si legge in sentenza, il tema del contraddittorio era stato affrontato con specifi co ri-ferimento alle iscrizioni ipotecarie ex articolo 77 del dpr 602/73 e in tali atti, a differenza da ciò che avviene negli avvisi di accertamento a tavoli-no, la comunicazione all’interessato non è prescritta dalla legge nemmeno dopo l’adozione del provvedimento da parte del concessionario della ri-scossione.Tali interventi erano stati dunque adottati tenuto conto dell’indebita compressione del diritto alla difesa del contribuente di fronte ad atti, come le iscrizioni ipotecarie, capaci di produrre effetti pregiudizievoli per l’ignaro destinatario.

Al di là di queste considerazioni che hanno più il sapore di una giustifi -cazione che di una vera e propria argomentazione giuridicamente so-stenibile, resta ora il problema di cosa fare di fronte a decisioni di se-gno diametralmente opposto seppur relative alla stessa enunciazione di principio. Certo è che le prime due «sentenze gemelle» avevano a oggetto la deli-cata questione della legittimità delle iscrizioni ipotecarie del concessiona-rio della riscossione non precedute da comunicazioni preventive e ave-vano trattato dell’obbligo del con-traddittorio preventivo soltanto in via incidentale e unicamente per il caso specifi co. Oggi invece, sentenza n. 24823 alla mano, l’inesistenza di un obbligo generalizzato del contraddittorio preventivo in ambito tributario, co-stituisce il fulcro del contendere, l’argomento da risolvere, alla quale le sezioni unite sono giunte, ed è quindi a questa pronuncia che si dovrà fare, purtroppo, riferimento.

Sezioni unite in contraddizione con se stesse

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/docio7

Le motivazioni della sentenza e un commento sintetico nella Selezione di sentenze tributarie,

da pag. 27

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9Lunedì 21 Dicembre 2015 9Lunedì 21 Dicembre 2015F I S C OItaliaOggi Sette ha raccolto il parere di avvocati e commercialisti sulla sentenza n. 24823

Sul confronto non si discutePagina a cura

DI VALERIO STROPPA

Professionisti in di-fesa del contraddit-torio. La necessità di un confronto pre-

ventivo obbligatorio prima

dell’emissione di atti sfa-vorevoli ai contribuenti da parte dell’amministrazione finanziaria è immanente nell’ordinamento europeo e quindi direttamente ap-plicabile anche in Italia. Questo il parere che avvo-cati e commercialisti, inter-pellati da ItaliaOggi Sette, manifestano a seguito della sentenza n. 24823/2015 del-le sezioni uniti civili della Cassazione.

Una pronuncia che, inter-venendo per la terza volta in poco più di un anno sul-la questione, ha ribaltato quanto affermato nel 2014 dalle stesse sezioni unite, statuendo l’obbligatorietà del contraddittorio preven-tivo solo in caso di accessi e ispezioni «a domicilio» (oltre che in materia di Iva, in quanto tributo armoniz-zato).

«Se la verifica si svolge presso la sede del contri-buente questi ha sempre diritto di spiegarsi», com-menta Bruno Lo Giudice, presidente Uncat (Unione nazionale camere avvocati tributaristi), «se invece la

verifi ca avviene a tavoli-no, magari incrociando le informazioni presenti nel-le banche dati o acquisite da altre p.a., questo diritto non gli spetta più. La dif-ferenza è irragionevole».

Disparità che, aggiunge l’Uncat, esiste anche tra l’Iva e le altre imposte na-zionali, quali per esempio Irpef, Ires e Irap. «Cittadi-no europeo, suddito italia-no. Tributi europei di serie A, tributi italiani di serie B», è lo slogan riportato in una nota dell’associazione. La pronuncia degli ermel-lini lascia perplessi anche i commercialisti. «Da un punto di vista giuridico,

sono almeno due i profi li che non appaiono convincenti», sottolinea il presidente na-

zionale del Cndcec, Gerardo Longobardi, «il primo è che esistono dei principi genera-li del diritto dell’Ue i quali risultano applicabili anche alle imposte dirette, pur es-sendo tributi non armonizza-ti. Un esempio è il principio di non discriminazione». Il

secondo, invece, risiede nel fatto che «come affermato da noti costituzionalisti, i cri-teri guida contenuti in una legge delega sono applicabi-li anche senza la necessaria implementazione» prosegue

Longobardi, «e gli articoli 1 e 9 della legge n. 23/2014, nell’ottica di agevolare un rapporto leale e collabora-tivo tra fi sco e contribuen-te, prevedono proprio «forme di contraddit-torio propedeutiche all’adozione degli atti di accertamento dei tributi»».

Sotto un profi lo pra-tico, denunciano gli operatori, le conse-guenze negative sono immediate. In primo luogo perché la re-tromarcia della Cas-sazione rimette in di-scussione una serie di contenziosi pendenti, nonché le conseguen-ti scelte di cittadini e imprese.

E poi, aggiungono gli avvocati tributaristi, «anche l’applicazione con-creta è paradossale, perché un unico accertamento ema-nato ai fi ni Ires, Irap e Iva dovrà conciliare le contem-poranee maggiori garanzie

per l’Iva e minori garanzie per le imposte dirette, an-che quando tutti gli addebi-ti siano basati sul medesi-mo maggior imponibile (per

esempio una fattura attiva non registrata)». In questo modo, chiosa Lo Giudice, il diritto di difesa del contri-buente risulterebbe «limi-tato alla sola fase giudiziale ed escluso invece per la sede precontenziosa».

«Cambi di rotta così re-pentini nella funzione no-mofilattica della Suprema corte generano indubbia-mente qualche disorienta-mento tra i contribuenti e tra noi professionisti», con-clude Longobardi, «ma au-spichiamo che ci sia spazio per un ripensamento: così come era stata individuata dalla Cassazione l’imma-nenza del principio di capa-cità contributiva alla base dell’introduzione della clau-sola generale anti-abuso nel 2008, ci sembra altrettanto indiscutibile l’esistenza di un analogo principio gene-rale sul contraddittorio en-doprocedimentale».

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Cassazione

IMPOSTA DI REGISTRO

Se al momento della cessione l’immobile non è ancora accatastato imposta dovuta in misura proporzionale (sent. sez. trib. n. 24258 27/12/2015)

Altre informazioni

CODICI TRIBUTO

Istituiti i codici tributo per fruire del credito d’imposta Irap riconosciuto dalla legge di stabilità 2015 (ris. Entra-te n. 105/e 17/12/2015)

FISCO FLASH A cura dello Studio F. Ghiglione e A. Ghio

La versione integra-le è disponibile su www.italiaoggi.it/docio7

Gerardo Longobardi

Bruno Lo Giudice

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10 Lunedì 21 Dicembre 2015 F I S C OIl Tar Emilia-Romagna in deroga al principio di esclusione per delibere e regolamenti

Tassa rifiuti, tariffe da motivareVanno indicati costi di esercizio precedente, stime, gettito

Pagina a curaDI SERGIO TROVATO

La delibera che fi ssa le tariffe della tassa rifi u-ti deve essere motivata e deve indicare i costi

di esercizio dell’anno prece-dente, le stime dell’anno di competenza, il gettito della tassa e le ragioni dell’even-tuale aumento dei costi e delle tariffe. Vanno quindi esplicitate con chiarezza tutte le risultanze istrutto-rie e le ragioni delle decisio-ni dell’ente. Si tratta di una deroga al principio generale che esclude la motivazione per tutti gli atti a contenuto generale, vale a dire delibere e regolamenti. Inoltre, non è possibile applicare agli al-berghi tariffe notevolmente più elevate rispetto alle civili abitazioni, senza distingue-re se al loro interno hanno o meno anche l’attività di ri-storazione. Lo ha affermato il Tribunale amministrativo regionale per l’Emilia-Roma-gna, con la sentenza n. 1056, del 2 dicembre 2015.

Per il Tar, nella delibera con la quale si determinano le tariffe relative alla tassa rifi uti, il comune «deve espli-citare con chiarezza tutte le risultanze istruttorie, for-nendo motivazione dettaglia-ta delle ragioni delle proprie decisioni». Devono essere indicati, dunque, il costo di esercizio dell’anno prece-dente e il relativo gettito, nonché il costo preventivato per l’anno di competenza e il quantum dell’aumento de-gli oneri per la raccolta e lo smaltimento rifi uti svolto dal gestore del servizio. Secondo il giudice amministrativo, le regole sulle delibere Tarsu

rappresentano un’eccezio-ne rispetto al principio che esclude dall’obbligo di moti-vazione tutti gli atti a con-tenuto generale. Sulla que-stione, però, la Cassazione ha preso una posizione diversa. In effetti, i giudici di legitti-mità (sentenza 22804/2006) hanno escluso questo adem-pimento per gli atti generali, come previsto dall’articolo 3 della legge 241/1990. Mentre sulla necessità di motivare le delibere tariffarie non c’è un’uniformità di vedute nep-pure nella giurisprudenza amministrativa. Il Tribuna-le amministrativo regionale per la Puglia, sezione stac-cata di Lecce (II), con la sen-tenza 1238/2013, ha stabilito che il comune non è tenuto a motivare l’aumento delle tariffe Tarsu.

L’aumento può essere giustificato dalla neces-sità di coprire i costi del servizio. Il Consiglio di stato (sentenza 5616/2010), invece, ha sostenuto che il co-mune deve motivare la deli-bera che prevede un aumen-to delle tariffe Tarsu. E non può invocare genericamente

la necessità di assicurare la tendenziale copertura tota-le della spesa, senza avere dati certi sullo scostamento tra entrate e costo del ser-vizio. Anche con la senten-za 504/2015 ha ribadito che l’amministrazione comunale deve indicare nella delibera le ragioni che hanno compor-tato l’aumento delle tariffe della tassa rifi uti, con l’ob-biettivo di coprire integral-mente i costi del servizio, ma è insindacabile la scelta di privilegiare le utenze dome-stiche rispetto alle attività produttive. Quindi, può pre-vedere tariffe più elevate per le utenze non domestiche.

Tariffe alberghi. A propo-sito di utenze non domestiche non trova pace la questione relativa alla tassazione delle attività alberghiere. Con la pronuncia in esame, il giudi-ce amministrativo ha soste-nuto che il comune di Riccio-ne avrebbe dovuto indicare nella delibera, «sulla base di dati statistici rilevati a se-guito di studi specifi ci e og-gettivamente riscontrabili», i motivi per cui ha ritenuto di applicare agli esercizi alber-

ghieri una tariffa maggiore rispetto a quella applicata alle abitazioni civili. Seb-bene, in linea di principio, appare giustifi cato un regi-me di tassazione più elevato per gli alberghi con servizio di ristorazione, poiché un’at-tività di questo tipo può de-terminare una «produzione quantitativamente e quali-tativamente signifi cativa di rifi uti, non appare corretto laddove non prevede alcu-na distinzione, nell’ambito degli alberghi, fra le aree destinate esclusivamente a camere e quelle destinate alla ristorazione». In realtà, però, la Corte di cassazione (sentenza 12769/2015) anche di recente ha ribadito che le amministrazioni locali han-no il potere di fi ssare tariffe più elevate per gli alberghi rispetto a quelle delle abita-zioni. E non ha mai operato una distinzione tra alberghi con o senza ristorazione. A giudizio della Cassazione (sentenza 302/2010) la mag-giore capacità produttiva di un esercizio alberghiero rispetto a una civile abita-zione costituisce un dato di comune esperienza. In effet-

ti, l’articolo 68 del decreto le-gislativo 507/1993 non impo-neva ai comuni di inserire gli immobili adibiti ad attività alberghiere nella stessa cate-goria di quelli utilizzati come abitazioni, poiché non mani-festano la stessa potenzialità di produzione di rifi uti. Del resto, non sono inseriti nella stessa categoria neppure per la Tari. Così come gli enti non sono tenuti a concedere ridu-zioni tariffarie per le attività alberghiere e di ristorazione se sono stagionali.

Del resto, eventuali be-nefici fiscali devono essere espressamente previsti da una norma di legge che di-sciplini la tassa rifi uti o da una norma regolamentare. I comuni erano tenuti a ema-nare per la Tarsu un regola-mento che doveva contenere non solo la classificazione delle categorie ed eventua-li sottocategorie, ma anche la graduazione delle tariffe ridotte per particolari condi-zioni d’uso. Nel regolamento vanno individuate le fatti-specie agevolative, con le relative condizioni, le moda-lità di richiesta e le eventuali cause di decadenza.

Sono invece totalmente esclusi dal prelievo i locali e le aree che non possono produrre rifi uti o per la loro natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati o perché risultino in obiettive condizioni di non utilizzabilità nel corso dell’anno. Tra i locali e le aree che non possono produr-re rifi uti per la natura delle loro superfi ci rientrano quel-li situati in luoghi impratica-bili, interclusi o in stato di abbandono.

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La Commissione tributaria regionale di Palermo, sezione staccata di Caltanissetta (XXI), con la sentenza 476/2015, ha stabilito che gli stabi-limenti balneari in inverno non producono rifi uti e, quindi, non possono essere soggetti al pagamento della tassa comunale sui rifi uti. Le condi-zioni di inutilizzabilità degli stabilimenti balneari durante la chiusura invernale, nel periodo che va da ottobre ad aprile, sono obiettive ed è escluso che possano produrre rifi uti. Questa pronuncia non può essere condivisa e dà luogo a una forzatura del dato normativo, poiché nessuna norma di legge prevede che il comune debba concedere un esonero dal prelievo per le attività a carattere stagionale. Tutt’al più il contribuente può fruire di una riduzione della tassa, sempre che l’amministrazione comunale intenda assicurare il benefi cio. La regola vale non solo per la Tarsu, ma anche per la Tares e la Tari. Per la Tarsu, l’art. 66 del dlgs 507/1993 dava facoltà ai comuni di stabilire una riduzione tariffaria fi no a un terzo anche per le attività stagionali, purché la stagionalità risultas-se da una licenza o autorizzazione rilasciata dalla pubblica autorità. Le amministrazioni comunali, infatti, possono fare ricorso a misure di tem-peramento dell’imposizione per situazioni che possono comportare una minore utilizzazione del servizio. Per i locali diversi dalle abitazioni che vengono utilizzati stagionalmente o in modo non continuativo, è possibile comprovarlo con una licenza o autorizzazione rilasciati dagli organi com-petenti. Tutte queste situazioni, però, non comportano un’esenzione dal pagamento della tassa, ma danno luogo a una riduzione percentuale della tariffa. Sempre che il comune abbia deliberato l’agevolazione fi scale.

Attività stagionali, ai comuni l’ultima parola sulle agevolazioni

Ancora oggi vi è divergenza di opinioni a vari livelli sulla questione della tassabilità degli immobili inutilizzati. Si registrano, infatti, pre-se di posizione diverse tra Cassazione, giudici tributari e Ministero dell’economia e delle fi nanze. Ex lege, dovrebbero essere esclusi dalla tassazione solo gli immobili non utilizzabili (inagibili, inabitabili, diroccati). Non dovrebbe avere alcuna rilevanza la scelta soggettiva del titolare di non usare l’immobile. Anche il mancato arredo non costituisce prova dell’inutilizzabilità dell’immobile e della inettitu-dine alla produzione di rifi uti. Un alloggio che il proprietario lasci inabitato e non arredato si rivela inutilizzato, ma non oggettivamente inutilizzabile. Per la prima volta il principio è stato affermato dal-la Cassazione con la sentenza 16785 del 30 novembre 2002. Regola ribadita con le sentenze 9920/2003, 22770/2009, 1850/2010 e altre. Sempre la Cassazione (ordinanza 1332 del 21 gennaio 2013) ha sta-bilito che l’esonero dal pagamento del tributo non spetta neppure quando il contribuente fornisca la prova dell’avvenuta cessazione di un’attività industriale o commerciale.Il Ministero dell’economia e delle fi nanze, invece, nelle linee guida che ha fornito ai comuni ha preso una posizione netta precisando che non sono soggetti al pagamento le unità immobiliari privi di mobili e di allacci alle reti idriche ed elettriche, che di fatto non vengono utilizzate. Dunque, secondo il Ministero, gli immobili inutilizzati de-stinati ad abitazioni private o ad attività commerciali e industriali non sono soggette al pagamento della tassa rifi uti.

Immobili inutilizzati, opinioni contrastanti sulla tassabilità

In sintesi

Riferimenti normativi: articoli 65, 68 e 69 decreto legislativo 507/1993

Atti adottati dai comuni per la tassa rifi uti: regolamenti e delibere

Le delibere che i ssano le tariffe della tassa rii uti devono essere

motivate e devono indicare: costi di esercizio dell’anno precedente; stime

dell’anno di competenza; gettito della tassa; ragioni dell’aumento dei costi

e delle tariffe

Altre indicazioni da riportare nelle delibere: risultanze istruttorie e

ragioni delle decisioni dell’ente

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L ’ E V O L U Z I O N E D I

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12 Lunedì 21 Dicembre 2015 CODICE DELLA STRADADopo l’approvazione in senato, quasi al traguardo la legge che introduce il reato

Omicidi stradali, dure sanzioniLa colpa del conducente aumenta le pene fi no a 12 anni

DI STEFANO MANZELLI

Pene severe per i reati di omicidio stradale e lesioni personali com-messi dal conducente

di veicoli che si renda respon-sabile del tragico evento a cau-sa della sua condotta di guida imprudente, particolarmente nei casi di guida con alcol o droghe. Lo prevede il disegno di legge S 859-B approvato dal senato con la fi ducia il 10 dicembre 2015 e ora all’esame fi nale della camera per la sua approvazione defi nitiva. attesa entro il mese di gennaio 2016.

I nuovi reati di omicidio stra-dale e lesioni personali strada-li presentano un impianto di pene commisurato alle tipo-logie di violazioni del codice della strada. Nell’ipotesi ge-nerica di violazione non grave delle norme stradali è prevista la reclusione da 2 a 7 anni per l’omicidio stradale, da 3 mesi a 1 anno per le lesioni gravi e da 1 a 3 anni per le lesioni gravis-sime. La pena della reclusione diventa più severa (da 7 a 10 anni per l’omicidio stradale, da 1 anno e 6 mesi a 3 anni per le lesioni gravi e da 2 a 4 anni per le lesioni gravissime) qualora il fatto sia causato per colpa dal conducente che: è in stato di ebbrezza alcolica con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l; procede in centro urbano a una velo-cità pari o superiore al doppio di quella consentita e comun-que non inferiore a 70 km/h; procede su strade extraurba-ne a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a

quella massima consentita; at-traversa l’intersezione con la luce rossa del semaforo; fa in-versione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi; sorpassa in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua.

Maggiore severità è riser-vata dal legislatore all’ipotesi in cui l’evento sia causato dal conducente professionale in stato di ebbrezza alcolica con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l: reclusione da 8 a 12 anni per l’omicidio stradale, da 3 a 5 anni per le lesioni gravi e da 4 a 7 anni per le lesioni gravis-sime. Queste stesse pene sono previste per l’ipotesi più grave, ovvero la guida con un tasso al-colemico superiore a 1,5 g/l o in stato di alterazione psico-fi sica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psico-trope; ma in caso di omicidio scatta anche l’arresto obbliga-torio in fl agranza.

Sono previste aggravanti della pena nelle seguenti ipo-tesi: guida senza patente o con patente sospesa o revocata; veicolo senza copertura assi-curativa obbligatoria; morte di più persone (si applica la pena per la più grave delle violazio-ni, aumentata fi no al triplo, al più fi no a 18 anni); morte di una o più persone e, inoltre, lesioni a una o più persone (si applica la pena per la più gra-ve delle violazioni, aumentata fi no al triplo, al massimo fi no a 18 anni); lesioni a più persone, senza morte (si applica la pena per la più grave delle violazio-

ni, aumentata fi no al triplo, al massimo fi no a 7 anni); omi-cidio stradale con fuga (pena aumentata da un terzo a due terzi, almeno 5 anni); lesioni personali con fuga (pena au-mentata da un terzo a due

terzi, almeno 3 anni). Invece, per quanto concerne le atte-nuanti, è prevista la diminu-zione della pena fi no alla metà quando all’evento ha concorso anche la condotta colposa della vittima.

DI STEFANO MANZELLI quella massima consentita;at-

Alla condanna per i reati di omicidio stradale o lesioni personali stradali gravi o gravissime (anche quando sia stata concessa la sospensione condizionale della pena) scatterà sempre la revoca della patente di guida. Il can-celliere del giudice che pronuncerà la sentenza divenuta irrevocabile, dovrà, entro 15 giorni, trasmetterne copia autentica al prefetto competente del luogo della com-messa violazione, che emetterà provvedimento di revoca della patente e di inibizione alla guida per un periodo corrispondente a quello per il quale si applica la revoca della patente. L’interessato non potrà conseguire una nuova patente di guida che in caso di omicidio stradale va da 5 a 15 anni e in caso di lesioni gravi o gravissime può arrivare fi no a 5 anni. Questi termini possono aumen-tare qualora il trasgressore sia recidivo o si sia dato alla fuga, con un quasi ergastolo della patente per 30 anni. Il prefetto potrà sospendere provvisoriamente la patente fi no a 5 anni quando ravvisi fondati elementi di respon-sabilità del conducente. A una sentenza di condanna non defi nitiva potrà conseguire la proroga della sospensione della patente fi no a un massimo di 10 anni. Qualora la sospensione provvisoria della patente sia disposta nei confronti di titolare di patente di guida rilasciata da uno stato estero, il prefetto del luogo della commessa viola-zione, ricevuti gli atti, nei 15 giorni successivi emetterà un corrispondente provvedimento di inibizione alla guida sul territorio nazionale; in caso di revoca, il provvedimen-to di inibizione sarà valido per lo stesso periodo per il quale è prevista la revoca.

Enrico Santi

Scatta sempre la revoca della patente

Il riepilogo delle novità

Omicidio stradale o lesioni personali causate per colpa da un conducente violando le norme sulla circolazione stradale

Omicidio stradale: reclusione da 2 a • 7 anni, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anniLesioni gravi: reclusione da 3 mesi • a un anno Lesioni gravissime: reclusione da • 1 a 3 anni

Omicidio stradale o lesioni personali causate per colpa da un conducente in stato di ebbrezza alcolica con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l o di alterazione psico-i sica conse-guente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope

Omicidio stradale: reclusione da 8 a • 12 anni, arresto obbligatorio in l a-granza, revoca della patente, divieto di nuova patente per 15 anniLesioni gravi: reclusione da 3 a 5 • anni, arresto facoltativo in l agran-za, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anniLesioni gravissime: reclusione da • 4 a 7 anni e arresto facoltativo in l agranza

Omicidio stradale o lesioni personali causate per colpa da un conducente professionale in stato di ebbrezza alcolica con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l

Omicidio stradale: reclusione da 8 a • 12 anni, revoca della patente, divie-to di nuova patente per 15 anniLesioni gravi: reclusione da 3 a 5 • anni, arresto facoltativo in l agran-za, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anniLesioni gravissime: reclusione da 4 • a 7 anni, arresto facoltativo in l a-granza, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anni

Omicidio stradale o lesioni personali causate per colpa da un conducente (non professionale) in stato di ebbrez-za alcolica con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l

Omicidio stradale: reclusione da 7 a • 10 anni, revoca della patente, divieto di nuova patente per 15 anniLesioni gravi: reclusione da 1 anno e • 6 mesi a 3 anni, arresto facoltativo in l agranza, revoca della patente, divie-to di nuova patente per 5 anniLesioni gravissime: reclusione da 2 a • 4 anni, arresto facoltativo in l agran-za, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anni

Omicidio stradale o lesioni personali causa-

te per colpa da un conducente che:

in centro urbano procede a una velocità •

pari o superiore al doppio di quella con-

sentita e comunque non inferiore a 70

km/h

su strade extraurbane procede a una velo-•

cità superiore di almeno 50 km/h rispetto

a quella massima consentita

attraversando l’intersezione con la luce •

rossa del semaforo

fa inversione del senso di marcia in pros-•

simità o in corrispondenza di intersezioni,

curve o dossi

sorpassa in corrispondenza di un attraver-•

samento pedonale o di linea continua

Omicidio stradale: reclusione da 7 a • 10 anni, revoca della patente, divie-to di nuova patente per 10 anniLesioni gravi: reclusione da 1 anno • e 6 mesi a 3 anni, arresto facol-tativo in l agranza, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anniLesioni gravissime: reclusione da 2 • a 4 anni, arresto facoltativo in l a-granza, revoca della patente, divieto di nuova patente per 5 anni

Una tabella con le modii che previste al codice penale sul sito www.italiaoggi.it/docio7

a cura di Enrico Santi

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13Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 Dicembre 2015I M P R E S AUn decalogo di comportamenti e atteggiamenti da tenere per sfruttare al meglio le chance

Fondi Ue, ottenerli è possibileFondamentali informazione, formazione e confronto

DI NICCOLÒ RINALDI

È «bello» ottenere un finanziamento euro-peo, ma esso implica una misura di orga-

nizzazione, umiltà e spirito volitivo. Vincere un bando europeo richiede un metodo e chi lo impara (un sistema-paese nel suo complesso come accade altrove o una singola azienda o un amministratore locale intraprendente) racco-glierà frutti a ogni stagione. Perché riusciti una volta, non è diffi cile entrare in un giro virtuoso per i bandi successi-vi. Ma un fi nanziamento va conquistato senza lasciare spazio ad alcun spontanei-smo, seguendo alcuni punti fermi.

Il metodo lo decliniamo in dieci regole: applicabili più o meno a seconda dei casi. Il lavoro di tanti anni sui fondi europei mi ha spinto a osser-vare la ricetta dei vincitori.

1) Un giudizio morale. Non ci sarà lo slancio giusto se non si capisce che la loro mancata utilizzazione è una responsabilità grave.

Oggi i fondi europei sono spesso percepiti come «un di più»: se si usano tanto meglio, se non arrivano «non ci ave-vamo fatto conto».

Ovviamente il codice non contempla un reato per il loro mancato uso e a differenza del peculato, in caso di non uso dei fondi Ue, nessuno se li mette in tasca arricchendo-si. Eppure non sussiste una vera differenza qualitativa: si tratta pur sempre di risor-se che vengono sottratte alla collettività a cui sono desti-nate. Sconfi ggere questa in-dulgenza le inadempienze, le incompetenze o le pigrizie che lasciano ferme troppe risorse europee per i nostri territori, è il primo tassello per comin-ciare a invertire la tendenza. Il cittadino, che sia diretta-mente un potenziale benefi -ciario o meno, deve imparare a essere più assertivo, più esigente.

Questo giudizio morale deve diventare patrimonio di una coscienza comune, dei cit-tadini come dei media, delle categorie come dei politici.

2) Informazione. Occorre avere un accesso facile alle risorse disponibili, ai bandi e alle procedure.

Non sempre è così. Sareb-be bene ad esempio che sui fondi europei di competenza, le regioni pubblicassero sui rispettivi siti in modo unifor-me e «friendly user» le infor-mazioni necessarie, e con con-gruo anticipo, i bandi aperti e quelli in dirittura d’arrivo, e le informazioni di base per la loro compilazione.

Sarebbe bene disporre di una banca dati unica e chiara, e di una diffusione sistemati-

ca delle informazioni utili da parte delle antenne europee sul territorio, molte eccellen-ti, ma altre indaffarate in ge-neriche raccomandazioni.

3) Formazione. Accedere a un’informazione puntuale è solo un primo passo, poi bi-sogna sapere approntare un progetto. L’Italia sconta l’in-sufficienza di figure prepa-rate, o a volte con credenzia-li «fai-da-te», e a soffrine sono aziende come amministra-zioni locali.

Ma chi ha s o s t e n u t o l’investimento della forma-zione, che sia un’università o un’azienda, ne ha tratto benefici im-mediati. Uno sforzo di for-m a z i o n e a tutto campo darebbe i suoi frutti: corsi e incentivi per personale delle pubbliche amministrazio-ni; insegnamento nelle uni-versità; consulenti dedicati nelle associazioni di catego-ria; sessioni propedeutiche o specifi che su settori partico-lari, da parte degli stessi enti locali. La formazione, se ben organizzata, può essere poco dispendiosa e anche breve, ma con una ricaduta molto positiva.

4) Partire dal bando. Non bisogna cercare un fi nanzia-mento per realizzare la «mia idea», ma avere un progetto competitivo per realizzare quanto richiesto dal bando. Altrimenti seguono rinunce deluse o partecipazioni de-

stinate al fallimento.Per questo, per prima cosa,

occorre leggere attentamente le condizioni delle varie call, coglierne a fondo le fi nalità e le modalità, e su quanto è richiesto valutare se si è in grado di presentare una pro-posta. Di più: la lettura dei vari bandi, è quasi sempre uno stimolo di idee, un’oc-

casione di dibattiti interni alla propria struttura, primo passo di un percorso virtuoso nell’euro-progettazione.

5) Evitare di essere svan-taggiati perché «piccoli»: imprese, comuni, università, associazioni… Il tessuto e la taglia ridotta di molti attori italiani spesso non aiutano. Anche la formazione di un personale dedicato diventa insostenibile per una dimen-sione limitata. Ma in un pro-getto possono confluire più soggetti di piccole dimensio-ni, in modo da raggiungere la massa critica e le economie di scala adeguate. Sotto questo profi lo, le associazioni di ca-tegoria possono facilitare tali aggregazioni.

6) Incontrarsi tra diver-si. Bisogna superare la cultu-ra dei compartimenti stagni e progettare insieme ad altri attori del proprio territorio (imprese, centri di ricerca, istituzioni locali, associazio-nismo) una dimensione che viene rafforzata dalla nuova programmazione 2014-2020. Occorre dunque creare delle

tavole «tra di-versi contigui», per mettere in rete la poten-zialità di sog-getti di natura diversa, ciò che costituisce già di per sé un ar-ricchimento in-dotto dall’euro-progettazione.

7) Ingegne-ria fi nanziaria: a volte con l’ap-provazione di un progetto euro-peo ci si ferma. Ma spesso un finanziamento

europeo non ne esclude un altro. In Italia si accede poco ai prestiti della Banca Euro-pea degli Investimenti, che possono essere combinati con la concessione di risorse Ue da parte della Commissione. Così come una disponibilità di bilancio da parte di un sog-getto può essere destinata a quota di co-finanziamento nell’ambito dei progetti Ue, in modo da raddoppiare il volu-me fi nanziario globale.

8) La valutazione ex post: trarre degli insegnamenti da quanto fatto, da sé o da altri, è un passo cruciale. Ci si abitui a ragionare insieme per capi-re le ragioni dell’approvazione o del rifi uto di un progetto, a valutare l’impatto sulla base

di valori di riferimento pre-cisi (ad esempio quanti posti di lavoro durevoli sono stati creati), a correggere il lavoro per le tappe o per la prossima proposta. E si mettano que-ste piccole o grandi lezioni in rete, in modo da aiutare chi verrà dopo di noi.

9) Guardare alla porta accanto. Si ritiene spesso che per un progetto europeo una delle cose migliori sia recarsi a Bruxelles e incon-trare i responsabili europei, oppure iscriversi a un corso di euro-progettazione. Giusto. Ma volte l’aiuto migliore lo si trova vicino a casa propria.

L’Italia è un paese a mac-chia di leopardo, dove, nel pur deplorevole panorama rispetto ai fondi Ue, le ec-cellenze non mancano, e a nessun livello. Si contano innumerevoli esperienze (da università ad istituzioni loca-li, fi no a imprese anche pic-cole e associazioni del terzo settore) che hanno assimilato il metodo dei progetti europei e ottenuto eccellenti risulta-ti. I loro casi devono essere «messi in rete», diffusi come buone pratiche maturate ne-gli stessi contesti politici e burocratici e dunque con le stesse diffi coltà di partenza di tutti. Cercare di scovare queste buone pratiche italia-ne, andare a incontrare i loro artefi ci, capire come siano ri-usciti a imparare la lezione dei fondi europei, è senz’altro uno sforzo molto utile.

A propria volta, laddove si sia avviato un progetto euro-peo, è sempre bene diffondere tramite i propri canali di co-municazione alcuni elementi di quanto compiuto al fi ne di poterli condividere con altri. Il buon uso dei fondi europei è una questione non di sod-disfazione personale, ma di crescita collettiva.

10) Nessun fatalismo pessimista. Se la prima re-gola è sanzionare moralmen-te chi non usa o usa male le risorse europee, l’ultima è crederci. Parrebbe scontato, ma non è così.

Una sorta di fatalismo ne-gativo serpeggia sulla possi-bilità di competere per un fi -nanziamento europeo, perché «sarà sempre per gli altri», «bisogna essere raccomanda-ti», «c’è troppa burocrazia», «non conosco nessuno», «è una presa di giro», e via dicendo. E’ l’atteggiamento peggiore. Molti possono testimoniare che non è così, che i fi nanzia-menti europei si possono ot-tenere su base meritocratica e che possono permettere una svolta al proprio lavoro. Sono soldi, non regalati e bisogna sudarseli. A forza di buone idee, di innovazione, e di me-todo. In questo modo niente sarà impossibile, anzi.

© Riproduzione riservata

Fondi Ue, le buone pratiche in pillole

Essere consapevoli1. che non utilizzare i fondi europei è una responsabi-lità grave: sconi ggere, di conseguenza, inadempienze, incompetenze e pigrizie frutto dell’eccessiva «indulgenza».Informarsi2. su risorse, bandi e procedure.Investire in formazione3. , per potere e sapere approntare progetti: no al fai-da-te.Partire dal bando4. : è virtuoso il progetto che «realizza quanto richiesto dal bando».Non farsi penalizzare dalla «taglia»: 5. aggregarsi, se si è troppo piccoli, magari rivolgendosi alle associazioni di categoria.Incontrarsi fra diversi6. : progettare insieme ad altri attori del proprio ter-ritorio.Combinare le risorse7. : un i nanziamento europeo non ne esclude un altro.Effettuare una valutazione ex post8. : trarre insegnamenti da quanto fatto, da sé o da altri.Condividere le buone pratiche9. , soprattutto quelle in casa propria, osser-vando le realtà italiane d’eccellenza e mettere a disposizione di altri la propria esperienza.Crederci10. .

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14 Lunedì 21 Dicembre 2015 PROPRIETÀ INTELLETTUALESecondo dati Wipo le imprese orientali hanno presentato circa un milione di richieste

La Cina da paese dei tarocchi diventa il regno dei brevetti

Pagina a curaDI TANCREDI CERNE

Da contraffattore a in-novatore. È questa la mutazione genetica della Cina che negli

ultimi anni ha investito mi-liardi di dollari per ripulire la propria immagine trasforman-dosi da Mecca dell’imitazione in principale hub di idee su scala mondiale. La perfetta ri-uscita dell’operazione di lifting ha ottenuto una benedizione che conta, la Wipo, ovvero l’or-ganizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, che ha regalato a Pechino la prima posizione all’interno dell’albo d’oro dei Paesi più attivi sul fronte del deposito di nuove richieste di marchi e brevetti. Lo scorso anno, le imprese del Celeste Impero hanno presen-tato poco meno di un milione di nuove richieste di brevetti (928.177) in crescita del 12,5% rispetto a un anno prima. Un numero davvero impressio-nante se raffrontato con quello prodotto dai due mostri sacri storici del mondo dell’innova-zione, Stati Uniti e Giappone. Nel corso del 2014, secondo le rilevazioni del Wipo, gli Usa hanno richiesto la tutela di 578.802 idee frutto dell’inge-gno delle proprie imprese, in aumento di appena l’1,3% se

confrontato con l’anno pre-cedente. Situazione analoga anche in Giappone dove le do-mande di nuovi brevetti si sono fermate a 325.989. Numero che rappresenta una crescita di appena lo 0,7% rispetto al fl usso di nuove idee tutelate nel corso del 2013. Il rally del-la Cina costituisce tuttavia un caso emblematico non soltanto nel raffronto con Stati Uniti e Giappone, ma anche innalzan-do l’analisi allo scacchiere in-ternazionale nel suo complesso. Basti pensare che la crescita delle richieste di nuovi brevetti da parte delle imprese cinesi ha segnato un +200% rispetto alla variazione media globale dove il numero complessivo di domande ha toccato quota 2,7 milioni, il 4,5% in più rispetto al 2013. Ma quali sono stati i settori più attivi sul fronte della proprietà intellettuale? La polaroid scattata dal Wipo non lascia spazio a incertezze. Come negli ultimi anni, anche nel 2014 le aziende di informa-tica e quelle di elettronica sono risultate le più attive con una quota rispettivamente del 7,8 e 7,4% del totale dei quasi 3 mi-lioni di nuovi brevetti richiesti. Seguono a distanza l’industria delle rilevazioni scientifiche (4,8%) e quella della digital communication (4,6%). E cosa

dire a livello di singola im-presa? A dominare la scena, quest’anno, è stata la cinese Huawei Technology, forte di 3.442 nuovi brevetti richiesti. Segue a distanza l’americana Qualcomm (2.409), il colosso cinese delle telecomunicazio-ni Zte (2.179), e le giapponesi Panasonic (1.682) e Mitsubishi Technology (1.593) a chiudere la cinquina di punta. Soltanto quattro le imprese del Vecchio continente nelle prime 20 posi-zioni: la svedese Ericsson, le te-desche Siemens e Robert Bosh, e l’olandese Philips. E cosa dire dell’Italia? Per trovare il nome della Penisola bisogna scorrere la classifi ca del Wipo fi no al nu-mero 10 per numero di richie-ste di nuovi brevetti, 11 per i nuovi marchi registrati mentre si sale fi no alla quarta posizio-ne nell’elenco dei maggiori in-novatori in tema di design. In questo caso, l’ingegno italiano è secondo soltanto a Cina, Ger-mania e Corea del Sud. Intan-to, per favorire lo sviluppo di nuove innovazioni, il ministero dell’economia italiano ha atti-vato un database online conte-nente 22 mila brevetti concessi dal primo luglio 2008, allineato con il programma Wipo per fa-vorire una più ampia diffusione dell’informazione brevettuale. «Per la prima volta in Italia

viene messa a disposizione sul web la documentazione brevet-tuale nazionale», ha spiegato

il sottosegretario allo sviluppo economico, Simona Vicari.

© Riproduzione riservata

I principali Paesi depositari

Paese di origine

Brevetti Marchi Modelli (Design)

Cina 1 1 1

Stati Uniti 2 2 5

Germania 5 4 2

Giappone 3 5 7

Corea del Sud 4 10 3

Francia 6 3 9

Italia 10 11 4

Regno Unito 7 8 11

Svizzera 8 12 8

India 14 9 13

Turchia 24 7 6

Russia 11 6 21

Olanda 9 18 16

Spagna 22 14 10

Austria 16 21 14

Brasile 23 13 18

Canada 12 16 26

Australia 21 15 19

Svezia 13 25 20

Polonia 25 19 17

Fonte: Wipo Statistics Database, ottobre 2015

Il trend delle richieste

2013 2014 Var. %

Brevetti

Richieste Totale mondo 2.564.800 2.680.900 +4,5

Cina 825.136 928.177 +12,5

Stati Uniti 571.612 578.802 +1,3

Giappone 328.436 325.989 -0,7

Marchi

Richieste totale mondo 7.028.400 7.449.400 +6

Cina 1.880.000 2.222.680 +18,2

Stati Uniti 441.547 471.228 +6,7

Europa 324.749 333.443 +2,7

Disegno industriale

Richieste totale mondo 1.238.200 1.138.400 -8,1

Cina 659.563 564.555 -14,4

Stati Uniti 97.013 98.273 +1,3

Corea del Sud 70.054 68.441 -2,3

Fonte: Wipo Statistics Database, ottobre 2015

i di i i l il tt t i ll il

Chi ha presentato più richieste

Huawei Technologies (Cina) 3.442

Qualcomm (Usa) 2.409

Zte (Cina) 2.179

Panasonic (Giappone) 1.682

Mitsubishi electric (Giappone) 1.593

Intel (Usa) 1.539

Lm Ericsson (Svezia) 1.512

Microsoft (Usa) 1.460

Siemens (Germania) 1.399

Philips (Olanda) 1.391

Samsung (Corea) 1.381

Toyota (Giappone) 1.378

Robert Bosch (Germania) 1.371

Sharp (Giappone) 1.227

Nec (Giappone) 1.215

Lg Electronics (Corea) 1.138

Tencent technology (Cina) 1.086

Fujii lm (Giapppone) 1.072

United Technologies (Usa) 1.013

Hitachi (Giappone) 996

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15Lunedì 21 Dicembre 2015LuPROPRIETÀ INTELLETTUALE

Pagina a curaDI BRUNO PAGAMICI

Valorizzare i titoli della proprietà industriale nonché la capacità in-novativa e competitiva

delle imprese. È l’obiettivo dei bandi promossi dal Ministero dello sviluppo economico per la registrazione dei marchi e per la valorizzazione di disegni e modelli. Con uno stanziamen-to complessivo di risorse pari a 7,5 milioni di euro, il Mise concede contributi a fondo per-duto fi no al 90% della spesa sostenuta.

Il bando Marchi+2. Il Mise, attraverso la direzione generale per la lotta alla con-traffazione, Ufficio italiano brevetti e marchi, nell’adem-pimento dei suoi compiti e nel perseguimento delle proprie fi -nalità istituzionali inerenti la diffusione della cultura brevet-tuale e la lotta alla contraffa-zione, prevede la realizzazione di azioni fi nalizzate a suppor-tare le imprese, in particolare le pmi e le micro imprese, per la valorizzazione dei titoli del-la proprietà industriale anche all’estero. A tal fi ne il ministero concede agevolazioni per favo-rire la registrazione di marchi comunitari e internazionali, per sostenere la capacità in-novativa e competitiva delle imprese. Le risorse stanziate ammontano a 2.800.000 euro.

Sono ammissibili alle age-volazioni le imprese che, alla data di presentazione della domanda di agevolazione:a) abbiano una dimensione di

micro, piccola o media im-presa;

b) abbiano sede legale e opera-tiva in Italia;

c) siano regolarmente costitui-te e iscritte nel registro delle imprese;

d) non siano in stato di liqui-dazione o scioglimento e non essere sottoposte a procedu-re concorsuali;

e) non abbiano nei propri con-fronti cause di divieto, di de-cadenza o di sospensione di cui all’art. 67 della vigente normativa antimafi a.L’agevolazione è concessa

fino all’80% (90% per Usa o Cina) delle spese ammissibili sostenute e nel rispetto degli importi massimi previsti per ciascuna tipologia di servizio (si veda la tabella).

L’importo massimo delle agevolazioni è:

1) per la misura A - Age-volazioni per favorire la regi-strazione di marchi comuni-tari presso Uami (Uffi cio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno): pari a 6 mila euro per ciascuna domanda di marchio depositata presso l’Uami;

2) per la misura B - Agevo-lazioni per favorire la registra-zione di marchi internazionali presso Ompi (Organizzazione Mondiale per la Proprietà In-tellettuale):

- pari a 6 mila euro per desi-gnazione di un Paese e pari a 7 mila per designazione di due o più Paesi;

- pari a 7 mila euro per desi-

gnazione Usa o Cina e pari a 8 mila per designazione Usa e/o Cina e altri Paesi;

- pari a 2 mila euro per do-manda di designazione succes-siva di un solo Paese deposita-ta presso l’Ompi;

- pari a 3 mila euro per do-mande di designazione succes-sive di due o più Paesi deposi-tate presso l’Ompi.

L’agevolazione può essere concessa fi no al valore mas-simo di 20 mila euro per im-presa.

Ai fini dell’ammissibilità

tutte le spese (comprese le tasse sostenute presso Uibm/Uami/Ompi) devono essere sostenute a decorrere dal 1° febbraio 2015 e comunque in data antecedente la presenta-zione della domanda di age-volazione.

Il bando «Disegni+3». Il bando Disegni+3 mira a soste-nere la capacità innovativa e competitiva delle pmi attraver-so la valorizzazione e lo sfrut-tamento economico dei disegni/modelli sui mercati nazionale e internazionale, mediante la

concessione di agevolazioni di natura fi nanziaria alle imprese benefi ciarie (che dovranno es-sere in possesso dei medesimi requisiti della imprese che par-tecipano al bando Marchi+2).

Nell’ambito della diffusio-ne della cultura brevettuale e della lotta alla contraffa-zione, il Mise promuove l’uti-lizzo dei diritti di proprietà industriale in quanto stru-mento privilegiato per valo-rizzare e sostenere la capaci-tà innovativa e competitiva delle imprese.

Le risorse disponibili am-montano complessivamente a 4.700.000 euro, e le agevola-zioni sono concesse nella forma di contributo in conto capitale nella misura massima pari all’80% delle spese ammissi-bili.

Le agevolazioni sono fi naliz-zate all’acquisto di servizi spe-cialistici esterni per favorire:

1) la messa in produzione di nuovi prodotti correlati a un di-segno/modello registrato (fase 1, produzione). Sono ammissi-bili le spese sostenute per:

- ricerca sull’utilizzo dei nuo-vi materiali;

- realizzazione di prototipi e stampi;

- consulenza tecnica relativa alla catena produtti-va;

- consulenza legale relativa alla catena produttiva;

- consulenza specializzata nell’approccio al mercato (stra-tegia, marketing, vendita, co-municazione).

L’importo massimo dell’age-volazione, per la fase 1, è pari a 65 mila euro;

2) la commercializzazione di un disegno/modello registrato (fase 2, commercializzazione). Sono ammissibili le spese so-stenute per:

- consulenza specializzata nella valutazione tecnico-eco-nomica del disegno/modello e per l’analisi di mercato, ai fi ni della cessione o della licenza del titolo di proprietà indu-striale;

- consulenza legale per la stesura di accordi di cessione della titolarità o della licenza del titolo di proprietà indu-striale;

- consulenza legale per la stesura di eventuali accordi di segretezza.

L’importo massimo dell’age-volazione, per la fase 2, è di euro 15 mila.

Per accedere alle agevola-zioni è possibile prevedere, per lo stesso disegno/modello registrato, una sola fase o en-trambe.

Le imprese interessate pos-sono presentare più richieste di agevolazione aventi a ogget-to, ognuna di esse, un diverso disegno/modello registrato (singolo o multiplo) fino al raggiungimento dell’importo massimo per impresa di euro 120 mila.

Saranno riconosciute ammis-sibili le spese per l’acquisizione dei servizi specialistici esterni sostenute successivamente alla data di registrazione del disegno/modello e in ogni caso non antecedenti alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del comunicato re-lativo al bando (avvenuta il 3 dicembre 2015).

Le imprese a cui è stata già concessa un’agevolazione sul bando «Disegni+» (avvisi Guri n. 179 del 3 agosto 2011 e Guri n. 129 del 4 giugno 2013) e «Disegni+2» (avviso Guri n. 183 del 8 agosto 2014) possono presentare domanda di agevo-lazione purché avente a ogget-to un diverso disegno/modello registrato.

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Lo stanziamento complessivo di due bandi Mise per valorizzare la proprietà intellettuale

Marchi e disegni, 7,5 mln sul piatto

gnazione Usa o Cina e pari a 8 tutte le spese (comprese le concessione di agevolazioni di

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Per entrambi i bandi, la compilazione del form è obbligatoria e consente l’attribu-zione del numero di protocollo da ripor-tare necessariamente nella domanda. La domanda di agevolazione entro cinque giorni dalla data del protocollo assegna-to mediante compilazione del form online dovrà essere inviata esclusivamente via Pec al seguente indirizzo: [email protected] e, nel caso di disegni, [email protected]. I 5 giorni dalla data di assegnazione del protocollo on line per l’invio della domanda di agevolazio-ne vanno calcolati a partire dal giorno successivo a quello di assegnazione del protocollo. Si assume quale data di pre-sentazione la data di ricezione, a mezzo Pec, della domanda di agevolazione.La domanda e i relativi allegati devono essere inviati in formato Pdf unicamente dall’indirizzo Pec dell’impresa richiedente o dall’indirizzo Pec di un suo procuratore speciale. Nell’oggetto della Pec si deve riportare la seguente dicitura: «Nome dell’impresa richiedente l’agevolazione

e il numero di protocollo online».Le risorse saranno assegnate con pro-cedura valutativa a sportello secondo l’ordine cronologico di assegnazione del protocollo al momento della compilazio-ne del form online e sino a esaurimento delle risorse stesse. L’istruttoria delle domande si conclude entro 90 giorni dalla data di assegnazione del protocol-lo attribuito mediante compilazione del form online.

- Domande. Per il bando Marchi+2, le do-mande di agevolazione potranno essere presentate a partire dalle ore 9.00 del 1° febbraio 2016 (60° giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta Uffi ciale n. 282 del 3 dicembre 2015 del comunicato relativo al bando), mentre il bando Disegni +3 si aprirà alle ore 9.00 del 2 marzo 2016 (90° giorno successivo alla pubblicazione del comunicato rela-tivo al bando, anch’essa avvenuta nella Gazzetta Uffi ciale n. 282 del 3 dicembre 2015).

D’obbligo compilare il form

I contributi per la registrazione dei marchi

Tipologia di servizio Importo massimo agevolazioni

Progettazione del nuovo marchio

Elemento verbale € 500 (€550 per Usa e Cina)

Progettazione elemento grai co marchio logotipo

€ 1.500 (€ 1.650 per Usa e Cina)

Assistenza per il deposito

Assistenza per il deposito del marchio € 300 (€ 350 per Usa e Cina)

Ricerche di anteriorità

Ricerca di anteriorità tra i marchi italiani, comunitari e internazionali estesi all’Italia

€ 550 (€ 630 per Usa e Cina)

Ricerca di anteriorità Ue (28 Paesi) € 1.000 (€ 1.200 per Usa e Cina)

Ricerca di anteriorità per ciascun Paese non Ue

€ 800 (€ 900 per Usa e Cina)

Assistenza legale per azioni di tutela del marchio

Assistenza legale per azioni di tutela del marchio in caso di opposizione/rii uto/rilievi seguenti al deposito della domanda di registrazione

€ 2.200 (€ 2.500 per Usa e Cina)

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16 Lunedì 21 Dicembre 2015 I M P R E S APer non lasciarsi sfuggire un business miliardario serve un coordinamento normativo

Finanza islamica, Italia al paloTra i nodi, il trattamento fi scale dei tassi d’interesse

Pagina a curaDI GIOVAMBATTISTA

PALUMBO

Circa 5,5 miliardi di euro di depositi bancari (5,8 mi-liardi di dollari) e

un fatturato di poco più di 200 milioni di euro (218,6 milioni di dollari). A tan-to ammonta il potenziale della finanza islamica, che cresce del 15-20% all’anno. Un piatto troppo ricco per lasciarselo sfuggire. Ma per evitare questo occorre che l’Italia non si faccia coglie-re del tutto impreparata e si attrezzi a livello normativo. In tale scenario sono sem-pre di più le iniziative im-prenditoriali italiane orien-tate a tale tipo di mercato, come anche dimostrato dal fatto che Simest, società a partecipazione pubblica che assiste le imprese italiane all’estero, sta lavorando a un «Fondo Mediterraneo di Partnership», parte del quale sarebbe conforme agli strumenti di finanza islami-ca. Verso questo modello di finanza in Italia prevalgo-no, appunto, ancora diversi problemi di coordinamento normativo, sia bancario che fiscale. Le banche islamiche offrono, infatti, strumenti finanziari che rispondono a due criteri fondamentali: l’impresa non deve svolgere un’attività contraria alle re-gole religiose e, nel caso d i imprese che ricorra-no all ’inde-b i t a m e n t o sui mercati f i n a n z i a r i c o n v e n z i o -nali, queste devono rien-trare entro determinati coefficienti di performance, al fine di non dover ricor-rere a un ec-cessivo ricor-so al prestito a interesse. Per quanto riguarda poi le modalità di erogazione del credito, i contratti islamici di finanziamento sono Pls (profit and loss sharing), basati cioè sulla logica del-la condivisione del rischio e sulla compartecipazione nei profitti e nelle perdite. In-somma un sistema in velo-ce evoluzione, su cui l’Italia rischia di restare indietro. In Gran Bretagna, del re-sto, già a più di venti isti-tuti sono state concesse le islamic windows (in pratica uffici e sportelli ad hoc), con possibilità di creare conti correnti speciali, che utiliz-zano la compartecipazione

agli utili al posto della ga-ranzia sul valore nominale

del deposito attraverso i tassi di in-teresse.

La Gran Bretagna è inoltre nor-mativamen-te interve-n u t a p e r eliminare i problemi di imposizione fiscale legati a tale impo-stazione. La discrasia tra i l s i s tema della finan-za islamica e quello occi-

dentale e tra i relativi siste-mi giuridici potrebbe infatti comportare, anche in Italia, conseguenze fiscali in grado di impedire o comunque ral-lentare l’apporto di capitali legati alla finanza islamica. Nella finanza islamica as-sume, per esempio, un ruo-lo fondamentale il divieto di Ribà, corrispondente al nostro «interesse».

L’interesse su finanzia-mento, dovuto a prescindere dai risultati economici de-rivanti dall’impiego del de-naro prestato, viene infatti visto come un ingiustificato arricchimento. Nell’ottica del divieto di (ingiustifica-

to) arricchimento sul pre-stito finanziario, quindi, anche il mutuo diventa un contratto gratuito e il mu-tuatario dovrà restituire il solo capitale prestato senza interessi.

La remunerazione del prestito potrà semmai es-sere legata ai benefici che il mutuatario ricava dal-la somma e ai costi che il mutuante effettivamen-te sopporta. Ma laddove questo fosse effettuato in Italia quale dovrebbe es-sere il trattamento fiscale dell’applicazione dei tassi d’interesse (o meglio della mancata applicazione dei tassi di interesse)?

La maggiorazione di cor-rispettivo che, in un’opera-zione di mutuo «islamico», viene pagata dal cliente alla banca sul prezzo di riac-quisto potrebbe comporta-re una riqualificazione del mark up come interesse, con importanti conseguenze fiscali sia per i clienti che per le banche (basti pensare alla deducibilità degli inte-ressi ai fini delle imposte sui redditi per il cliente e alla diversa qualificazione ai fini Irap per la banca).

Anche la Corte di cassa-zione, dal canto suo, ha af-fermato che i finanziamenti si presumono sempre frutti-feri di interessi. Ai fini fisca-li, infatti, per i capitali dati

a mutuo, gli interessi, salvo prova contraria, si presumo-no percepiti alle scadenze e nella misura pattuite per iscritto; se le scadenze non sono stabilite per iscritto, gli interessi si presumono percepiti nell’ammontare maturato nel periodo d’im-posta e se la misura non è determinata per iscritto gli interessi si computano al saggio legale.

Per tali motivi la Gran Bretagna, come detto, se-guendo il principio «no ob-stacles, no special favors», ha emendato il proprio si-stema fiscale e ha stabilito standard specifici di coper-ture del capitale e di gestio-ne del rischio.

Alla luce dell’esperien-za del Regno Unito e delle caratteristiche dei prodotti islamici, si comprende quin-di facilmente come lo svi-luppo della finanza islamica sia fortemente condizionato dalla predisposizione di un quadro normativo favore-vole, sia in termini fiscali (imposta di registro, dedu-cibilità fiscale degli oneri finanziari, Iva) che regola-mentari (recepimento dei prodotti islamici nella defi-nizione e regolamentazione dell’attività bancaria). In tal senso, sempre tornando all’esempio della Gran Bre-tagna, i primi interventi per garantire una tassazione

neutrale ai diversi sistemi finanziari si sono avuti con il «Finance Act» del 2003 e le successive modifiche del 2005. È stata, infatti, prima introdotta l’abolizione della doppia imposta di registro nelle transazioni immobi-liari assimilabili al contrat-to Murabaha e poi creata la nozione di reddito finanzia-rio alternativo, alla quale si è riconosciuta la medesima deducibilità fiscale degli interessi passivi. Senza mai citare nomi di struttu-re contrattuali islamiche, il legislatore inglese ha quin-di definito delle nozioni ge-neriche, specificando però precise condizioni entro le quali è stato possibile far rientrare i principali con-tratti islamici. In materia di tutela dei depositi, invece, il problema è stato superato con l’inclusione, nella legi-slazione inglese, di alcune specifiche clausole nel con-tratto di deposito. Durante la fase iniziale si potrebbe del resto sondare le poten-zialità del mercato attra-verso le islamic windows. Le finestre islamiche, infatti, permettono di soddisfare i bisogni base della cliente-la di una società islamica, offrendo principalmente depositi e strumenti trade-finance per piccole e medie imprese. Una legge quadro per recuperare il ritardo ita-liano sulla finanza islamica sarebbe del resto importan-te anche secondo l’Abi.

Come, infatti, già eviden-ziato dal vicepresidente dell’associazione bancaria in un convegno tempo fa organizzato sul tema, «è importante non restare in-dietro e modificare il nostro impianto normativo, civili-stico e fiscale, per favorire lo sviluppo della finanza islamica in Italia, aprendo la strada a nuove opportu-nità». Insomma ci potreb-bero essere ormai, anche in Italia, tutti i presupposti per regolamentare lo svi-luppo di tale tipo di finan-za anche in sede normativa, con un progetto organico e completo. Anche perché una specifica regolamentazione assicurerebbe, al contempo, l’inclusione di tale sistema nell’ambito dei controlli bancari e antiriciclaggio di cui alla normativa italiana e comunitaria e impedirebbe altresì che tali capitali pos-sano prendere strade inve-ce non tracciabili, come, per esempio, quella dell’hawala, canale informale di inter-mediazione e trasferimento finanziario non registrato, basato su sistemi di codici e compensazioni, che sfugge a ogni statistica, contabiliz-zazione e controllo.

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I pilastri della fi nanza islamica

Tra i principali prodotti della i nan-• za islamica ci sono i sukuk, che, per assolvere la loro funzione primaria di generare liquidità a breve, in conformità con i princi-pi del diritto islamico, non sono assimilabili a titoli di credito/debito, dovendo invece tendere a materializzarsi e a incorpora-re una porzione di un diritto su un bene materiale sottostante (underlying asset). I sukuk sono quindi simili, in sostanza, alle ob-bligazioni tradizionali garantite da attività, ma invece di basarsi su un tasso di interesse, il ricavo per gli investitori deriva dall’afi tto, o vendita di attività tangibili che valgono da sottostante, in primis beni immobili

Nel contratto di mudaraba, detto • anche trust i nance contract, la banca i nanzia un progetto a un imprenditore e partecipa, per una percentuale contrattualmente stabilita, ai proi tti e alle perdite. Una variante è rappresentata poi

dal contratto musharaka, detto equity participation contract, che è una vera e propria partnership tra banca e imprenditore, preve-dendo un diritto di voto da parte della banca o società i nanziaria, una partecipazione alla gestione dell’affare e la compartecipazio-ne agli utili e alle perdite

Sul fronte della compatibilità • delle attività islamiche con l’attuale sistema di regolamen-tazione bancario italiano, la seconda direttiva Ue sul settore bancario, grazie al principio del mutuo riconoscimento sembra facilitare l’apertura di istituti di i nanza islamica sul territorio italiano. E l’utilizzo del passa-porto bancario, che permette a un ente bancario autorizzato in un paese europeo di offrire pro-dotti in tutta l’Unione Europea senza la necessità di disporre di autorizzazione separata, sem-bra un’altra valida alternativa in termini operativi

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17Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 Dicembre 2015I M P R E S AOutlook Abi-Cerved sui nuovi crediti deteriorati per settore, dimensione d’impresa e area

Sofferenze italiane meno gravi Migliorano le prospettive 2016. Ancora male il bancario

Pagina a curaDI GLORIA GRIGOLON

Sempre meno sofferen-ze per l’economia ita-liana. Ma le difficoltà del settore bancario

legate ai crediti inesigibili continueranno a pesare anche nel 2016. Il grosso del proble-ma delle sofferenze bancarie resta l’ammontare totale delle attività deteriorate accumula-te nel tempo (specie a seguito della crisi finanziaria europea iniziata nel 2009), che hanno creato masse «cattive» difficili da liquidare o cedere a terzi. È questo il quadro formulato da Abi, Associazione bancaria italiana, assieme con Cerved, information provider italiano, che hanno studiato l’evoluzio-ne e delineato l’andamento del-le attività deteriorate per ogni differente settore, dimensione d’impresa e area economica.

Banche. Nel corso del 2015 lo stock di sofferenze lorde ac-cumulate dal comparto ban-cario italiano è nuovamente incrementato, sebbene a ritmi inferiori rispetto allo scorso anno. Il miglioramento par-ziale della congiuntura eco-nomica italiana non è stato, a proposito, suffi ciente a ridurre l’ammontare di attività inesi-gibili per le banche, portando il peso delle sofferenze a una cifra record pari a 200 miliar-di di euro, superiore alla soglia del 10% del totale dei crediti verso la clientela. Detto in altri termini, ogni 10 clienti, ce n’è uno che non ripaga il proprio debito, e le conseguenze di tale comportamento si riversano sull’intero settore creditizio; questo, non offrendo nuove risorse al mercato, limita la possibilità di offrire un nuovo input e nuove risorse da impie-gare nella ripresa economica. In termini di composizione, oltre il 70% dello stock delle sofferenze bancarie (143,4 miliardi di euro) è originato da prestiti concessi a società non fi nanziarie. Qualora non aumentasse in modo signifi -cativo la capacità del sistema bancario di liberarsi dei crediti deteriorati in portafoglio, evi-denzia Cerved, difficilmente il fl usso di sofferenze si arre-sterà nel corso dei prossimi mesi. Nel trovare un rimedio al problema, nell’estate 2015 è stato approvato un pacchet-to di misure (legge 132/2015) volte a favorire una più rapi-da dismissione delle sofferenze nei bilanci bancari, nonché la possibilità di costituire una bad bank in cui far confl uire tutte le attività deteriorate; op-zione, questa, ancora al vaglio del governo.

Sofferenze italiane. Il quadro macroeconomico ita-liano evidenzia che il tasso di ingresso dei crediti in sofferen-za è previsto in calo nel 2015 e

a continuare fi no al 2017. Nel corrente anno si è registrato un miglioramento generaliz-zato della solvibilità dei sog-getti debitori, fatta eccezione per il settore delle costruzioni, per cui Cerved prevede un calo delle sofferenze a partire dal 2016.

Settori. Nello specifi co, l’am-montare totale degli ingressi in sofferenza per il settore edile ha raggiunto nel 2015 il 5,9% del totale dei crediti concessi, percentuale che si ridurrà, da previsioni Abi-Cerved, al 5% nel 2016 e al 4,1% nel 2017. In fascia intermedia il comparto industriale e quello dei servi-zi, quest’anno entrambi con un totale di crediti deteriorati prossimi al 3%, che tenderanno a ridursi attorno al 2,5% e 2% nel biennio a venire. Infi ne, il settore più virtuoso, quello dell’agricoltura, con un livello di nuove sofferenze che, dall’at-tuale 2,4% raggiungerà l’1,7% nel 2017.

Dimensione. Svolgendo la medesima analisi sulle impre-se suddivise per dimensione, le micro imprese risultano esse-re quelle a maggior proble-maticità, con un ammontare di nuove sofferenze nel 2015 pari al 3,8%. Livello che, an-che in tal caso, secondo dati Cerved, calerà entro il 2017 al 2,5%. Il minor numero di pro-blemi lo hanno invece creato i crediti stipulati dalle grandi imprese, che, forti di maggiori economie di scala e maggior capacità di reperire fondi sul mercato (diversificando non solo l’investimento, ma anche il fi nanziamento) hanno rag-giunto un ammontare totale di non performing loans pari all’1,7%, che si avvicinerà en-tro la fi ne del prossimo bien-nio allo 0,8%. Il settore delle costruzioni, come detto, è tra i pochi che non rispetta la rego-la di «maggior rischio associato alle maggiori dimensioni». C’è un però: il verifi carsi della crisi economica ha invertito l’ordine dei fattori, facendo impennare i tassi di ingresso in sofferenza delle grandi imprese (che han-no somatizzato il brusco calo di produzione e realizzazione del profi tto) più di quanto non abbia impattato sulle piccole.

Area. Dal punto di vista territoriale, i modelli Abi-Cerved hanno individuato un miglioramento diffuso in tut-te le aree del paese, con dati particolamrente positivi per le società del nord-ovest e del Mezzogiorno, che rimangono tuttavia tra le più rischiose. Le previsioni riguardo l’ingresso dei crediti in sofferenza si at-testano a livelli più elevati nel sud Italia e nelle Isole (al 5% nel 2015), calando man mano che si risale al centro (con un livello di nuove sofferenze al 4%), al nord est (3,1%) e al nord ovest (2,8%).

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Sofferenze lorde sistema bancario italiano

Previsione sofferenze per macrosettore

ecocapmesol

Previsione sofferenze per dimensione d’impresa

Previsione sofferenze per area geografi ca

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18 Lunedì 21 Dicembre 2015 I M P R E S AI chiarimenti degli esperti Invitalia sulle agevolazioni rivolte a giovani e under 35

Tasso zero aperto agli stranieriEstensione agli extracomunitari. Via libera dopo colloqui

Pagina a curaDI CINZIA DE STEFANIS

Alle nuove agevola-zioni imprese a tas-so zero (con dote da 50 milioni di euro)

potranno accedere dal 13 gennaio 2016 anche citta-dini extracomunitari. Que-sti ultimi dovranno essere regolarmente residenti in Italia e in possesso, al mo-mento della presentazione della domanda, dei requisi-ti di legge (età e sesso) e di un permesso di soggiorno in corso di validità per almeno 12 mesi, rilasciato per moti-vi di lavoro autonomo (cioè per un’attività industriale, professionale, artigianale o commerciale, per costituire società di capitali o di perso-ne o per accedere a cariche societarie) o per formazione professionale da convertire successivamente (per poter stipulare il contratto di fi -nanziamento) in permesso di soggiorno per motivi di lavoro autonomo, presen-tando una domanda online allo sportello unico per l’im-migrazione della prefettura competente (entro il termine indicato dal decreto fl ussi).

Queste alcune delle rispo-ste formulate dagli esperti di Invitalia in merito alle agevolazioni «nuove imprese a tasso zero». Gli incentivi saranno rivolti alle imprese composte in prevalenza da giovani tra i 18 e i 35 anni o da donne. Le imprese do-vranno essere costituite in forma di società da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Anche le persone fi siche potranno richiedere i fi nanziamenti, a condizione che costituiscano la società entro 45 giorni dall’eventua-le ammissione alle agevola-zioni.

Valutazione delle do-mande. La valutazione pre-vede la verifi ca dei requisiti formali e un esame di merito. La prima consiste nell’accer-tare il possesso, alla data di presentazione della doman-da, dei requisiti di legge sia da parte dei proponenti che

dell’iniziativa imprendito-riale, mentre la valutazio-ne di merito comprende un colloquio obbligatorio con gli esperti di Invitalia per ap-profondire tutti gli aspetti descritti nel piano d’impre-sa. L’esito della valutazione viene comunicato tramite posta elettronica certifi cata entro 60 giorni dalla data di presentazione della doman-da o di completamento della stessa, fatti salvi i maggiori termini previsti nei casi di comunicazione dei motivi ostativi. I criteri su cui si basa la valutazione di me-rito sono l’adeguatezza e la coerenza delle competenze dei soci rispetto all’attività prevista dal piano di impre-sa e ai ruoli di responsabi-lità che saranno ricoperti, la capacità dell’iniziativa di presidiare gli aspetti del processo tecnico-pro-duttivo e organizzativo, l’introduzione di soluzioni innovative sotto il profilo organizzativo, produttivo o commerciale, le potenziali-tà del mercato di riferimen-to, vantaggio competitivo dell’iniziativa e relative strategie di marketing e la sostenibilità economica e fi-nanziaria dell’iniziativa.

La comunicazione dei motivi ostativi all’accogli-mento della domanda vie-ne inviata da Invitalia se la documentazione presentata non rispetta i requisiti for-mali e/o uno o più criteri di valutazione. La comunica-zione descrive le carenze e/o le criticità rilevate nell’iter di valutazione.

Il proponente può ri-spondere entro dieci giorni con delle controdeduzioni scritte, che comportano un supplemento di istruttoria. Se le informazioni fornite consentono di superare le carenze/criticità, Invitalia adotta la delibera di am-missione.

In caso contrario, Invita-lia adotta la delibera di non ammissione alle agevolazio-ni, dandone comunicazione al beneficiario entro die-ci giorni dall’adozione del provvedimento.

© Riproduzione riservata

Se la domanda è presentata da so-cietà costituita, è necessario pre-sentare entro 20 giorni dalla rice-zione della comunicazione (salvo maggior termine concesso da In-vitalia) la documentazione per la verifi ca tecnica sulla funzionalità del programma di investimento e sulla pertinenza e congruità delle spese e la stipula del contratto di fi nanziamento agevolato. Se la domanda è presentata da persona fi sica per conto di società

costituenda, entro 45 giorni dalla ricezione della comunicazione, è necessario costituire la società e inviare la relativa documenta-zione (atto costitutivo, statuto, dichiarazione sostitutiva di no-torietà relativamente al possesso dei requisiti previsti dalla norma, dichiarazione sostitutiva di noto-rietà, per fi nanziamenti concessi di importo uguale o superiore a 150 mila euro, attestante i dati necessari per le verifi che previ-

ste dalla normativa antimafi a). Se la valutazione della domanda ha esito positivo viene eseguita una ulteriore verifi ca tecnica. La verifi ca tecnica esamina la fun-zionalità del programma di inve-stimento rispetto agli obiettivi del progetto d’impresa, la perti-nenza e la congruità delle spese previste, anche in termini di cor-retto dimensionamento rispetto agli obiettivi di produzione e di vendita. Le voci di spesa per le

quali questa verifica non risul-ta positiva vengono ridotte, con conseguente ricalcolo dell’agevo-lazione.Le agevolazioni vengono erogate dietro presentazione di stati di avanzamento lavori, a fronte di ti-toli di spesa quietanzati. È possi-bile presentare un massimo di tre stati di avanzamento lavori, di cui il primo non inferiore al 25% delle spese ammesse e l’ultimo non in-feriore al 10% delle stesse.

L’esito negativo delle verifi che porta al ricalcolo del bonus

L’agevolazione in sintesi

Finalità Sostegno allo start-up di micro e piccole imprese a prevalente partecipazione giovanile e/o femminile

Soggetti interessati

Imprese costituite in forma societaria da non più di 12 mesi, comprese le cooperative, la cui compagine societaria sia composta, per oltre la metà dei soci e delle rispettive quote di partecipazione, da giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni e/o da donne. Le società costituende, formate da sole persone i siche, purché provvedano alla loro costitu-zione entro i 45 gg dalla comunicazione del provvedimento di ammissione

Gestore misura

Invitalia valuta le richieste, concede i i nanziamenti e moni-tora la realizzazione dei progetti d’impresa.

Settori

Produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigia-• nato, della trasformazione dei prodotti agricoli;fornitura di servizi alle imprese e alle persone e com-• mercio di beni e servizi;attività della i liera turistico-culturale, i nalizzate alla • valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, nonché al miglioramento dei servizi per la ricettività e l’accoglienza; servizi per l’innovazione sociale•

Spese ammissibili

Suolo aziendale; • fabbricati e opere murarie, comprese le ristrutturazioni; • macchinari, impianti e attrezzature; programmi e servizi • informatici; brevetti, licenze e marchi; • formazione specialistica dei soci e dei dipendenti; • consulenze specialistiche, studi di fattibilità economico-• i nanziari, progettazione e direzione lavori, impatto ambientali

Tipologia agevolazioni

Mutuo agevolato a tasso zero, a copertura massima del 75% dell’investimento ammesso:

restituzione in 8 anni a decorrere dall’erogazione dell’ul-• tima quota a saldo del i nanziamento concesso; rate semestrali costanti posticipate, scadenti il 31 mag-• gio e il 30 novembre di ogni anno;

Il i nanziamento agevolato è assistito dalle garanzie previste dal codice civile acquisibili nell’ambito degli investimenti da realizzare, per un valore non superiore all’importo del i nanziamento concesso. Apporto da parte dei soci di mezzi propri ovvero i nanziamento esterno non agevolato pari ad almeno il 25% dell’investimento ammesso

Presentazione domande

Non ci sono graduatorie, né click-day;• le domande vengono esaminate in base all’ordine cro-• nologico di presentazione;dopo la verii ca formale, è prevista una valutazione di • merito che comprende anche un colloquio con gli esperti di Invitalia

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19Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 Dicembre 20A M B I E N T EMaggiori adempimenti e tempistica stretta per le imprese non obbligate al Sistri

Rifiuti, tracciamento a rischioNuovo regime registri/formulari dall’1/1 salvo proroghe

Pagina a curaDI VINCENZO DRAGANI

Salvo le già invoca-te proroghe dell’ul-tim’ora, dal 1° gennaio 2016, parallelamente

alla piena operatività del controllo telematico «Sistri», esordirà anche il rinnova-to sistema di tracciamento tradizionale dei rifi uti, che dovrà essere osservato da chi, avendone facoltà, non adotta il sistema telematico. In base al Dl 192/2014, con il nuovo anno acquisterà in-fatti effi cacia, insieme all’ap-plicabilità delle sanzioni per l’omesso tracciamento Sistri (si veda ItaliaOggi Sette del 7/12/2015) la versione degli articoli 190 e 193 del dlgs 152/2006 su registri di ca-rico/scarico e formulari di trasporto, scritta dal dlgs 205/2010.

Il nuovo tracciamento tradizionale. La logica alla base del restyling, ricondu-ce sotto registri e formulari tutto il fl usso dei rifi uti non altrimenti tracciato median-te il Sistri, prevedendo anche una stretta sui tempi entro cui dare evidenza nelle sto-riche scritture ambientali di alcune attività. In base alla «dormiente» versione del rinnovato articolo 190 del «Codice ambientale», dal 1° gennaio 2016 saranno infat-ti esonerati dalla tenuta dei registri soltanto: Enti e im-prese Sistri o che effettuano esclusivamente attività di raccolta/trasporto di propri rifi uti speciali non pericolo-si dei quali sono produttori iniziali; limitatamente ai ri-fi uti non pericolosi, i centri di raccolta di rifi uti urbani ex articolo 183, dlgs 152/2006. Saranno invece obbligati alla tenuta se, avendone facoltà, non aderiscono al Sistri: Enti/imprese produttori ini-ziali di rifi uti speciali peri-colosi; produttori di rifiuti pericolosi non inquadrati in un’organizzazione di Ente/impresa; Enti/imprese pro-duttori iniziali di speciali non pericolosi da lavorazio-ni industriali o artigianali, potabilizzazione e altri trat-tamenti delle acque; Enti/imprese di raccolta/trasporto rifi uti, preparazione al riuti-lizzo, recupero/smaltimento, compresi i nuovi produttori di rifi uti; operatori del tra-sporto intermodale di rifi uti speciali; intermediari e com-mercianti di rifi uti. L’anno-tazione delle informazioni dovrà essere effettuata: per produzione iniziale di rifi uti, entro 10 giorni lavorativi, ri-spettivamente, da produzio-ne e successivo scarico; nella preparazione rifi uti per riu-tilizzo, entro 10 gg da presa in carico e scarico; per altri

trattamenti, entro 2 gg da presa in carico e dal termine delle attività; nell’interme-diazione e commercio, entro 2 gg da inizio operazioni e conclusione. Regimi semplifi -cati sono previsti per alcune categorie di soggetti, quali: imprenditori agricoli pro-duttori iniziali di rifi uti pe-ricolosi (che potranno adem-piere tramite conservazione per tre anni di copia del for-mulario di trasporto, oppure scheda Sistri o documento di conferimento a circuito orga-nizzato); produttori di rifi uti pericolosi diversi da Enti/imprese (obbligati alla con-servazione cronologica delle copie schede Sistri rilasciate da trasportatore); centri di raccolta rifi uti urbani peri-colosi (ammessi a effettuare registrazioni di carico/scari-co contestualmente all’usci-ta dei rifi uti dagli impianti e in maniera cumulativa per ciascun codice Cer). In base alla parallela «nuova» versione dell’articolo 193 del dlgs 152/2006, dal 1° gennaio

2016 saranno invece obbliga-ti alla tenuta del formulario Enti/imprese di raccolta/tra-sporto rifi uti non aderenti, avendone facoltà, al Sistri.

Le correlate novità Ue. La modulistica di riferimento per registri di carico/scarico e formulario di trasporto dei rifi uti resterà quella previ-sta dai decreti Minambiente 145 e 148 del 1° aprile 1998 (adottati in attuazione dello storico dlgs 22/1997, c.d. «De-creto Ronchi», e confermati dal Codice ambientale). Tut-tavia, le indicazioni sulle ca-ratteristiche di pericolo dei rifi uti recate da tali decreti ministeriali devono intender-si dallo scorso 1° giugno 2015 superate dalla nuova classifi -cazione stabilita dal regola-mento Ue n. 1357/2014, dalla suddetta data direttamente applicabile sul territorio na-zionale senza necessità di re-cepimento in virtù della sua natura self executing.

La dichiarazione Mud.

A interessare nel 2016 sia la categoria degli operatori soggetti al Sistri, sia quelli tenuti al tracciamento tradi-zionale sarà l’appuntamento con l’annuale scadenza Mud. Per i soggetti tenuti al trac-ciamento telematico e al con-tempo rientranti tra quelli tenuti (ex dlgs 152/2006, ver-sione «ante dlgs 205/2010», e provvedimenti connessi) alla presentazione del «Modello unico di dichiarazione» am-bientale l’obbligo deriva dal dl 192/2014, laddove si im-pone loro (nell’ambito del cd. «regime transitorio Sistri») di continuare a effettuare il tracciamento tradizionale dei rifi uti (quindi, Mud incluso) fi no al 31 dicembre 2015.

Tracciamento e produt-tore «giuridico» di rifi uti. Si ricorda che il dl 78/2015 (convertito in legge 125/2015) ha riformulato la defi nizione di produttore iniziale di rifi u-ti recata dal dlgs 152/2006, specificando che debba in-tendersi tale, oltre al sog-

getto la cui attività produce materialmente rifi uti, anche quello cui detta produzione sia «giuridicamente riferibi-le». Come emerge anche dagli atti parlamentari sottesi alla riforma, tale novella appare essere volta a dare valenza normativa agli oneri di vigi-lanza e controllo cui commit-tenti e appaltanti di lavori dai quali possono essere ge-nerati rifi uti sono tenuti nei confronti di soggetti affi data-ri e appaltatori al fi ne della gestione dei residui. Tale po-sizione di garanzia (rilevante sul piano penale) non appare però potersi tradurre (stante anche l’impostazione «mono-soggettiva» dei documenti di tracciamento, come sottoline-ato da autorevole dottrina) in una duplicazione di obblighi procedimentali, per cui la tenuta delle citate scrittu-re ambientali, tradizionali quanto telematiche, non po-trà di fatto che essere plausi-bilmente pretesa (anche per evitare distorsioni statisti-che) da uno solo dei due pro-duttori, e concretamente da quello «materiale», deposita-rio di analitiche informazio-ni su qualità e quantità dei rifi uti da lui generati.

L’ipotesi «proroga». L’ef-fi cacia del nuovo regime di tracciamento tradizionale è, come accennato, legata alla piena operatività del Sistri prevista dal 1° gennaio 2016, operatività che soffre tutta-via di criticità anche per il cambio in corso del gestore del Servizio (si veda Italia-Oggi Sette del 7/12/2015). Già in sede di esame del ddl «Stabilità» era stato presentato alla Camera lo scorso 13 dicembre 2015, senza però trovare poi acco-glimento, un emendamento volto a rinviare di un anno l’applicabilità delle sanzio-ni per l’omesso tracciamento telematico (ma non di quelle per omessa iscrizione e pa-gamento del contributo) con parallela analoga proroga per l’incarico dell’attuale gestore del Sistema. Ciò non esclude, tuttavia, che un dif-ferimento possa arrivare con il decreto legge «mille pro-roghe» di fi ne anno. Il tut-to mentre appare essere in corso di predisposizione da parte del Minambiente un nuovo decreto su funziona-mento del Sistri che sembra promettere (sostituendosi all’attuale dm 52/2011), oltre alla conferma del contribu-to, anche l’interconnessione con l’Albo gestori ambientali e uno snello aggiornamento delle procedure operative di utilizzo del sistema tramite successivi provvedimenti governativi non regolamen-tari.

© Riproduzione riservata

Le nuove regole 2016

In generale

Dal 1° gennaio 2016:soggetti obbligati al Sistri (e utilizzatori su base volontaria) sanziona-1. bili per violazione degli oneri di tracciamento ex dlgs 152/2006 e dm 52/2011;soggetti non obbligati al Sistri che non lo adottano volontariamente 2. obbligati a nuove regole registri e formulario ex articoli 190 e 193, dlgs 152/2006

Tracciamento Sistri

Soggetti obbligati: • quelli ex articolo 188-ter, dlgs 152/2006 e dm 24/4/2014Strumenti: • schede Area Registro Cronologico e Area Movimentazione ex dm 52/2011

Tracciamento tradizionale

• Registri di carico e scarico.Non sono obbligati:1.

Enti/imprese che aderiscono al Sistri o che effettuano solo raccol- -ta/trasporto di propri rii uti speciali non pericolosi dei quali sono produttori iniziali;limitatamente ai rii uti non pericolosi, centri di raccolta rii uti urbani -ex dlgs 152/2006

Sono obbligati (se, avendone facoltà, non aderiscono al Sistri):2. Enti/imprese produttori iniziali di rii uti speciali pericolosi; -produttori di rii uti pericolosi non inquadrati in Enti/imprese; -Enti/imprese produttori iniziali di speciali non pericolosi da lavorazioni -industriali o artigianali, potabilizzazione ed altri trattamenti acque; di raccolta e trasporto rii uti, preparazione al riutilizzo, recupero/smaltimento, compresi nuovi produttori di rii uti;operatori del trasporto intermodale di rii uti speciali; -intermediari e commercianti di rii uti -

• Formulario di trasporto.Sono obbligati Enti/imprese non aderenti al Sistri che raccolgono e traspor-tano rii uti

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20 Lunedì 21 Dicembre 2015 A F FA R I I N P I A Z Z ALa strategia per decifrare le dinamiche dei cambi e scegliere gli investimenti migliori

Si riaprono le danze tra valuteNel breve termine dollaro forte e monete asiatiche deboli

Pagina a curaDI LUIGI DELL’OLIO

La prima stretta sui tassi negli Stati Uniti ha riportato un po’ di tensione sul mercato

valutario, che negli ultimi anni è stato al centro di una continua battaglia tra ban-che centrali. Così, provare a immaginare come si muove-ranno dollaro, euro, sterlina, yen e yuan, solo per citare le divise più importanti, può es-sere utile non solo per pren-dere le migliori decisioni di investimento, ma anche per comprendere come evolvono gli equilibri geopolitici.

Il dollaro torna forte. Il cambio tra euro e dollaro nel corso del 2015 è stato caratte-rizzato da un progressivo inde-bolimento della moneta unica europea, passata da quota 1,25 a gennaio fi no all’area 1,05-1,10 a causa principalmente di due fattori: il differente ritmo di crescita tra le due sponde dell’Atlantico (appena accen-nato in Europa, ampiamente sopra il 2% negli Stati Uni-ti) e l’aspettativa di politiche monetarie divergenti tra Fed e la Bce, con la seconda che ha garantito il proseguimento almeno fi no a marzo del 2017 e la prima che, al contrario, ha avviato il processo di nor-malizzazione dei tassi. Alzare il saggio d’interesse signifi ca rendere più costoso (e quindi più complicato) l’accesso ai prestiti. Così si prospetta una quantità inferiore di moneta in circolazione e, di conseguen-za, la stessa tende a crescere di valore.

Prospettive incerte per il 2016. Detto del passato, resta da capire cosa potrà avveni-re nel nuovo anno. Un nuovo rafforzamento della divisa americana, in-fatti, potrebbe portare benefi ci ai risparmiatori che decidono di comprare pro-dotti finanzia-ri denominati in dollari. E lo stesso vale per le società italia-ne (ed europee più generale) che in Ameri-ca sviluppano buona parte dei loro affari. «Un ulteriore rafforzamento del dollaro non deve essere dato per scontato», commenta Hans Bevers, capo economista di Petercam Iam. Secondo il quale vi sono diverse ragioni che depongono in favore di un atteggiamento prudente, a co-minciare dal fatto che i prezzi già scontano la divergenza tra

i percorsi di politica monetaria di Fed e Bce. Inoltre, aggiunge l’esperto, «secondo lo standard della parità del potere di ac-quisto, un metodo di valutazio-ne per il lungo termine, il dol-laro inizia a sembrare troppo caro». Ma ci sono anche altri elementi in gioco. «La bilancia

delle parti-te correnti dell ’Euro-zona, at-tualmente al +3%, è chiaramen-te positiva, mentre gli Stati Uniti registrano un defi cit di circa il 2,5%. Per di più, le prospet-tive cicliche d e l l ’ u t i l e stanno mi-g l iorando nell ’Euro-zona, men-

tre gli Stati Uniti devono af-frontare, in tale ambito, alcuni ostacoli». Se si guarda ai cicli di stretta monetaria avviati all’inizio del 1994 e a metà del 2004, emerge chiaramente che il dollaro si è rafforzato signifi -cativamente in entrambi i casi,

prima del rialzo dei tassi, ma si è subito dopo indebolito ri-spetto alla maggior parte delle valute dei partner commercia-li degli Stati Uniti, rimanendo al di sotto del livello del primo rialzo negli anni seguenti.

Dello stesso avviso è Uni-credit, che nel suo outlook per il 2016 si attende un indebo-limento dell’euro nel breve termine, ma con una ripresa a 1,12 entro la fi ne del prossi-mo anno. Di conseguenza, la curva dei titoli di Stato ameri-cani dovrebbe muoversi al ri-alzo più velocemente di quan-to attualmente prezzato dai mercati, mentre la curva del Bund sarà temporaneamente compressa dal Qe2.

Movimenti sulle piazze asiatiche. Detto delle due mo-nete occidentali più importan-ti, c’è da fare i conti anche con quello che avviene in Asia. Nei giorni scorsi, la Banca centra-le cinese ha tagliato il valore dello yuan ai minimi da oltre quattro anni contro il dollaro. In particolare, il fi xing è stato registrato a 6,4358 yuan, con una svalutazione di circa il 5% in una settimana. Una mossa attraverso la quale Pechino ha voluto rallentare il legame tra la divisa nazionale e quel-

la americana nel tentativo di sostenere la crescita dell’eco-nomia. Infatti, una valuta più debole rende più appetibili le proprie merci sui mercati in-ternazionali. E in questo modo si compensa la frenata nel rit-mo di sviluppo dei consumi interni.

La sensazione diffusa tra gli addetti ai lavori è che nei prossimi mesi non vi saran-no grandi novità su questo fronte. La svalutazione decisa dall’istituto centrale guidato da Zhou Xiaochuan è stata letta come una sorta di stress test sulla valuta cinese in vista dell’atteso rialzo dei tassi di in-teresse statunitensi. Insomma si è cercato di capire fi no a che punto è possibile lasciare che sia il mercato a determinare il valore dello yuan.

Né dovrebbero esserci gran-di scossoni sul fronte dello yen, specchio da una parte delle dif-fi coltà di crescita del Giappone e dall’altra della percezione di questa moneta come asset ri-fugio nelle fasi di avversione al rischio.

Impatto incerto sulla crescita. Nonostante il dina-mismo delle banche centrali, non è detto che l’impatto sul-le rispettive economie risulti

considerevole. «La Bce conti-nua a perseguire lo stimolo monetario, promettendo ai mercati tutto il possibile, in un evidente stato di panico sul rischio di un fallimento di tali interventi», sottolinea Maurizio Novelli, gestore Le-manik global strategy fund. Ma tutto ciò non sembra bastare: «Il contesto globale purtroppo non sarà di sup-porto all’economia Ue nei mesi a venire e la Bce rischia di affrontare un futuro peg-gioramento del ciclo avendo già utilizzato quasi tutte le munizioni a sua disposizio-ne», aggiunge l’esperto. «La Fed si trova, invece, indot-ta ad alzare i tassi proprio mentre l’economia mondiale rallenta e tale rallentamen-to ha già iniziato a intaccare anche la crescita Usa. Tut-tavia, dopo mesi, anzi anni, di annunci, riconoscere che le condizioni non ci sono, sa-rebbe come ammettere che la crescita è a rischio e i mer-cati inizierebbero a dubitare della credibilità della banca americana». Per Novelli, il dollaro sta per terminare il suo rafforzamento, anche se non sono escluse nuove ten-sioni nei mesi a venire.

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i percorsi di politica monetaria prima del rialzo dei tassi ma la americana nel tentativo di considerevole «La Bce conti-

Le economie avanzate stanno entran-do in una fase di ripresa che si auto-sostiene, ma per i paesi produttori di materie prime la situazione è cambiata in peggio. Sono alcune delle conside-razioni elaborate da Nordea (gruppo con asset in gestione per 273 miliardi di euro) in un outlook relativo al pros-simo anno. L’attività economica dei Paesi sviluppati si sta gradualmente riprendendo, spiegano gli analisti, ma allo stesso tempo la maggior parte dei mercati emergenti sta recuperando a un ritmo più lento di quanto atteso all’inizio dell’anno. Le nuove previ-

sioni di Nordea vedono un aumento del 3,1% del pil globale nell’anno che sta per concludersi e del 3,5% nel 2016. Tradizionalmente specializzata sui Paesi nordici, la società di asset management dedica alcune rifl essio-ni all’area. «I paesi nordici seguono diversi percorsi di crescita ma, in ge-nerale, ci aspettiamo che la regione cresca del 2% nel 2015, accelerando al 2,2% nel 2016. L’economia svedese in particolare sta spingendo nella giusta direzione», afferma Helge J. Peder-sen, capo economista Globale di Nor-dea. La Danimarca sta recuperando

su larga scala, e la ripresa è guidata principalmente dalla spesa dei consu-matori. «Ci aspettiamo che nel 2016 la ripresa guadagni più slancio dal momento che anche l’attività legata agli investimenti comincerà a ripren-dersi», sottolinea Pedersen. Mentre, per l’economia fi nlandese l’attesa è di un’espansione molto lenta, sintomo che il Paese ha bisogno di riforme. «I problemi legati alle esportazioni, la mancanza di fi ducia e una prospetti-va di crescita debole signifi cano dif-fi coltà per la domanda interna», è la conclusione.

La crescita resta fragile

Il cambio euro-dollaro

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tre gli Stati Uniti

C’è da fare i conti anche con quello che avviene in Asia. Nei

giorni scorsi, la Ban-ca centrale cinese

ha tagliato il valore dello yuan ai minimi da oltre quattro anni contro il dollaro. In particolare, il fi xing è stato registrato a 6,4358 yuan, con

una svalutazione di circa il 5% in una

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21Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 DicembC O N TA B I L I TÀIl decreto 139/2015 introduce il nuovo adempimento senza disporre schemi rigidi

Rendiconto obbligatorio, la redazione bilanci è al buio

Pagine a curaDI NORBERTO VILLA

E FRANCO CORNAGGIA

Rendiconto f inan-ziario obbligatorio ma ancora senza istruzioni. L’arti-

colo 2423 del codice civile dopo il decreto legislativo 139/2015 prevede che il bilancio è costituito dal-lo stato patrimoniale, dal conto economico, dalla nota integrativa e dal rendicon-to finanziario. Il rendiconto finanziario diviene dunque documento obbligatorio al-meno per coloro i quali de-vono redigere il bilancio in forma ordinaria (l’obbligo infatti non è previsto nel caso del bilancio in forma semplificata e nemmeno per le microimprese). Per lo stesso non è però intro-dotto uno schema rigido: l’art. 2425-ter dispone che dallo stesso devono risulta-re l’ammontare e la compo-sizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine dell’esercizio, i flussi finan-ziari dell’esercizio derivanti dalla attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento, ivi compresi le operazioni con i soci.

Senza dubbio sarà questo un adempimento (obbliga-torio) da non sottovalu-tare e che renderà ancora più conveniente il bilancio abbreviato (che non pre-vede tale obbligo) rispetto all’ordinario. Con riguardo alla sua prima applicazione sottolineiamo che i dati ne-cessari per la redazione di un rendiconto comportano la necessità che già nel cor-so dell’anno (generalmente dal 1° gennaio 2016) siano monitorati gli elementi che risulteranno poi decisivi per la sua costruzione.

Prima delle innovazioni (e quindi anche per i bilanci al 31/12/2015) la redazione del rendiconto finanziario non poteva considerarsi obbliga-toria anche se l’Oic racco-mandava di redigerlo. Già in passato prima dell’ultimo restyling 2014/2015 dei prin-cipi contabili l’Oic «sebbene la mancata presentazione del rendiconto finanziario non venga considerata, in via generale, allo stato at-tuale, come violazione del principio della rappresen-tazione veritiera e corretta del bilancio, tale mancanza, tuttavia, in considerazione della rilevanza delle infor-mazioni di carattere finan-ziario fornite e della sua diffusione sia su base na-zionale che internazionale si assume limitata soltanto

alle aziende amministrative meno dotate, a causa delle minori dimensioni».

In realtà il codice civile pur non imponendo fino a oggi la redazione del ren-diconto imponeva l’indi-cazione obbligatoria di al-

cuni elementi in grado di permettere al lettore del bilancio di conoscere l’an-damento finanziario della società. È infatti in tale ot-tica che deve essere intesa la previsione secondo cui, per la maggior parte delle

attività e passività, è neces-saria l’indicazione separata dei valori esigibili (ovvero pagabili) entro 12 mesi da di quelli esigibili (o pagabi-li) oltre i 12 mesi.

Ma è evidente che tali obblighi, se autonomamen-

te considerati, sono insuf-ficienti a permettere una lettura delle poste di bilan-cio secondo il criterio della liquidità ed esigibilità.

Da qui anche prima del-la direttiva 34/E vi era la convinzione dell’utilità del rendiconto finanziario che anzi era visto come una esplicitazione di quanto richiesto dall’art. 2423 c.c., comma 2, il quale prevede che il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veri-tiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio. E il rendiconto finanziario è in grado di fornire infor-mazioni utili per valutare la situazione finanziaria della società o del gruppo (compresa la liquidità e solvibilità) nell’esercizio di riferimento e la sua evolu-zione negli esercizi succes-sivi. Obiettivo è quello di rendere comparabili «i ri-sultati tra società differen-ti o nell’ambito della stessa società in esercizi differenti, in quanto la determinazio-ne dei flussi finanziari non presenta particolari incer-tezze valutative rispetto ad altre grandezze ricavabili dallo stato patrimoniale o dal conto economico».

L’esame dello schema di stato patrimoniale detta-to dall’art. 2424 permette di concludere che a livello finanziario lo stesso non permette di individuare le diverse poste secondo il criterio della liquidità ed esigibilità. Non pare suffi-ciente a tal fine infatti la necessità di esposizione per quasi tutte le poste dell’in-dicazione separata dei valo-ri esigibili ovvero pagabili entro 12 mesi e di quelli oltre 12 mesi.

Ma l’importanza di tali informazioni risulta invece con riguardo a due esigen-ze:

• «l’utilità del lettore del bilancio, per il quale l’espo-sizione in modo organico delle attività e passività a breve (o correnti) consente una migliore comprensio-ne dell’aspetto finanziario della gestione di impresa e contribuisce alla rappre-sentazione chiara, veritiera e corretta della situazione finanziaria stessa»;

• la determinazione di tutte le attività e le passi-vità correnti costituisce il presupposto della prepara-zione del rendiconto finan-ziario, se esso viene prepa-rato in termini di capitale circolante netto.

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alle aziende amministrative cuni elementi in grado di attività e passività è neces

Schema di rendiconto fi nanziario (ipotesi 1)

Flusso della gestione reddituale determinato con il metodo indiretto

200x+1 200x

A. Flussi i nanziari derivanti dalla gestione reddituale (metodo indiretto)Utile (perdita) dell’esercizioImposte sul redditoInteressi passivi/(interessi attivi)(Dividendi)(Plusvalenze)/minusvalenze derivanti dalla cessione di attività1. Utile (perdita) dell’esercizio prima d’imposte sul reddito, inte-ressi, dividendi e plus/minusvalenze da cessioneRettifi che per elementi non monetari che non hanno avuto con-tropartita nel capitale circolante nettoAccantonamenti ai fondiAmmortamenti delle immobilizzazioniSvalutazioni per perdite durevoli di valoreAltre rettii che per elementi non monetari2. Flusso i nanziario prima delle variazioni del ccnVariazioni del capitale circolante nettoDecremento/(incremento) delle rimanenzeDecremento/(incremento) dei crediti verso clientiIncremento/(decremento) dei debiti verso fornitoriDecremento/(incremento) ratei e risconti attiviIncremento/(decremento) ratei e risconti passiviAltre variazioni del capitale circolante netto3. Flusso i nanziario dopo le variazioni del ccnAltre rettifi cheInteressi incassati/(pagati)(Imposte sul reddito pagate)Dividendi incassati(Utilizzo dei fondi)4. Flusso i nanziario dopo le altre rettii cheFlusso i nanziario della gestione reddituale (A)B. Flussi i nanziari derivanti dall’attività d’investimentoImmobilizzazioni materiali(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiImmobilizzazioni immateriali(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiImmobilizzazioni fi nanziarie(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiAttività fi nanziarie non immobilizzate(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiAcquisizione o cessione di società controllate o di rami d’azienda al netto delle disponibilità liquideFlusso i nanziario dell’attività di investimento (B)C. Flussi i nanziari derivanti dall’attività di i nanziamentoMezzi di terziIncremento (decremento) debiti a breve verso bancheAccensione i nanziamentiRimborso i nanziamentiMezzi propriAumento di capitale a pagamentoCessione (acquisto) di azioni proprieDividendi (e acconti su dividendi) pagatiFlusso i nanziario dell’attività di i nanziamento (C)Incremento (decremento) delle disponibilità liquide (A ± B ± C)Disponibilità liquide al 1° gennaio 200X+1Disponibilità liquide al 31 dicembre 200X+1

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22 Lunedì 21 Dicembre 2015 C O N TA B I L I TÀ

Grazie all’Oic 10 è già possibile indivi-duare le modalità di redazione del rendi-

conto finanziario. Nonostan-te a oggi siano concesse due alternative la lettura del documento consente di di-stricarsi nella redazione del documento. Il rendiconto è definitivo come il prospetto contabile che illustra le va-riazione, positive o negative, delle disponibilità liquide avvenute in un determinato esercizio (o periodo comun-que definito). Il tutto si con-centra su due parametri:

• le disponibilità liquide: sono i depositi bancari e postali, gli assegni e il de-naro e i valori in cassa. Le stesse comprendono anche i depositi bancari e posta-li, gli assegni e il denaro e i valori in cassa espressi in valuta estera (il documento considera nella versione fi-nale non considera più come tali gli strumenti regolati a vista utilizzati per soddi-sfare sbilanci di cassa do-vuti a esigenze quotidiane o comunque di brevissimo periodo);

• i flussi finanziari: rap-presentano un aumento o una diminuzione dell’am-montare delle disponibilità liquide.

Nel rendiconto i singoli flussi finanziari sono pre-sentati distintamente in una delle seguenti categorie:

A. gestione reddituale;B. attività di investimen-

to;C. attività di finanzia-

mento.Con riguardo ai primi il

documento li definisce come quelli che derivano dall’ac-quisizione, produzione e distribuzione di beni e dal-la fornitura di servizi e gli altri flussi non ricompresi nell’attività di investimen-to e di finanziamento e così li esemplifica:

• incassi dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi;

• incassi da royalty, com-missioni, compensi, rimborsi assicurativi e altri ricavi;

• pagamenti per l’acqui-sto di materia prima, semi-lavorati, merci e altri fattori produttivi;

• pagamenti per l’acquisi-zione di servizi;

• pagamenti a, e per conto di dipendenti;

• pagamenti e rimborsi di imposte;

• pagamenti per oneri fi-

nanziari;• incassi per proventi fi-

nanziari.

Gli oneri finanziari (in-teressi passivi), i proventi finanziari (interessi attivi

e dividendi) e le imposte sono dunque considerate come flussi reddituali an-che se si prevede che siano «presentate distintamente all’interno del flusso della gestione reddituale».

Con riguardo a oneri e proventi finanziari in un primo momento si era prefe-rito indicarli distintamente tra i flussi finanziari della gestione reddituale per ri-spondere a finalità più che di precisione di semplifica-zione e comparabilità. Per tale motivo si era preferi-to superare la precedente indicazione che consentiva due alternative in quanto molto spesso la società non è in grado di distinguere se l’indebitamento da cui deri-vano gli interessi si riferi-sca al finanziamento di una specifica attività, in quanto in genere esso attiene alla generale attività aziendale. Nella versione finale però questa scelta non è stata confermata.

La determinazione del flusso finanziario derivan-te dalla gestione reddituale è determinato con il meto-do indiretto, mediante il quale l’utile (o la perdita) dell’esercizio è rettificato per tenere conto di:

• elementi di natura non monetaria, ossia poste con-tabili che non hanno richie-sto esborso/incasso di dispo-nibilità liquide e che non hanno avuto contropartita nel capitale circolante net-to quali per esempio gli am-mortamenti di immobilizza-zioni o gli accantonamenti ai fondi rischi e oneri ecc.;

• variazioni del capitale circolante netto connesse ai costi o ricavi della gestione reddituale, quali per esem-pio variazioni di rimanenze, variazioni di crediti verso clienti e di debiti verso for-nitori, variazioni di ratei e risconti attivi/passivi;

• operazioni i cui effetti sono ricompresi tra i flus-si derivanti dall’attività di investimento e finanzia-mento, quali per esempio le plusvalenze o minusvalenze derivanti dalla cessione di attività.

Tali rettifiche hanno lo scopo di trasformare i com-ponenti positivi e negativi di reddito in incassi e paga-menti (cioè in variazioni i disponibilità liquide).

L’Oic 10 può fungere da guida

Anche il metodo diretto è possi-bile per l’Oic 10. Il principio con-tabile fornisce infatti due schemi utilizzabili lasciando aperta l’al-ternativa di determinare i fl ussi reddituali ovvero la parte reddi-tuale del cash fl ow con il metodo diretto, presentando i fl ussi fi -nanziari positivi e negativi lordi derivanti dalle attività della ge-stione reddituale.Le variazioni del capitale net-to circolante devono rettifi care l’utile o la perdita dell’esercizio nel modo seguente. Si prendano

come esempio i crediti verso clien-ti. Il loro incremento è sottratto dall’utile (perdita) dell’esercizio, in quanto tale aumento rappre-senta il minore ammontare incas-sato dai clienti rispetto ai ricavi di competenza dell’esercizio e ac-creditati al conto economico. Per converso una diminuzione dei cre-diti è aggiunta all’utile (perdita) dell’esercizio in quanto rappre-senta il maggior ammontare dei crediti incassati rispetto ai ricavi di competenza dell’esercizio e ac-creditati al conto economico.

Medesimo ragionamento deve ef-fettuarsi con riguardo ai fornito-ri. L’incremento o il decremento dei debiti verso fornitori è som-mato o sottratto all’utile (perdi-ta) dell’esercizio, in quanto rap-presenta una parte di costi della produzione non ancora pagata (o una parte di costi della produzio-ne pagata in più rispetto ai costi di competenza).L’incremento (decremento) del-le rimanenze è invece sottratto (sommato) all’utile (perdita) dell’esercizio poiché nel calcolo

dell’utile sono considerati i costi della produzione, che compren-dono oltre agli acquisti anche la variazione delle rimanenze, men-tre per le variazioni di disponi-bilità liquida hanno rilievo solo gli acquisti. L’aumento dei ratei passivi è ag-giunto all’utile/perdita dell’eser-cizio in quanto tale aumento rap-presenta il maggior ammontare delle spese non ancora pagate tramite liquidità rispetto alle spese addebitate a conto econo-mico.

Possibile anche il metodo diretto

• pagamenti e rimborsi di nanziari; Gli oneri finanziari (in-

Schema di rendiconto fi nanziario (ipotesi 2)

Flusso della gestione reddituale determinato con il metodo indiretto

200x+1 200x

A. Flussi i nanziari derivanti dalla gestione reddituale (me-todo diretto)Incassi da clientiAltri incassi(Pagamenti a fornitori per acquisti)(Pagamenti a fornitori per servizi)(Pagamenti al personale)(Altri pagamenti)(Imposte pagate sul reddito)Interessi incassati/(pagati)Dividendi incassatiFlusso i nanziario dalla gestione reddituale (A)B. Flussi i nanziari derivanti dall’attività di investimentoImmobilizzazioni materiali(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiImmobilizzazioni immateriali(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiImmobilizzazioni fi nanziarie(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiAttività fi nanziarie non immobilizzate(Investimenti)Prezzo di realizzo disinvestimentiAcquisizione o cessione di società controllate o di rami d’azienda al netto delle disponibilità liquideFlusso i nanziario dall’attività di investimento (B)C. Flussi i nanziari derivanti dall’attività di i nanziamentoMezzi di terziIncremento (decremento) debiti a breve verso bancheAccensione i nanziamentiRimborso i nanziamentiMezzi propriAumento di capitale a pagamentoCessione (acquisto) di azioni proprieDividendi (e acconti su dividendi) pagatiFlusso i nanziario dall’attività di i nanziamento (C)Incremento (decremento) delle disponibilità liquide (A ± B ± C)Disponibilità liquide al 1° gennaio 200X+1Disponibilità liquide al 31 dicembre 200X+1

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Anno 25 - Numero 302 - € 0,50 Lunedì 21 Dicembre 2015

Sette

IN EDICOLA CON

Disponibile anche sul sito www.classabbonamenti.com

CREDITI D’IMPOSTA e PATENT BOX

DI ROBERTO MILIACCA

Bisogna ammetterlo: il governo ci ha provato. Varando la legge sulla «Buona Scuola» (leg-

ge n. 107/2015), l’esecutivo ha promosso un pac-chetto di assunzioni a tempo indeterminato per i precari storici, cercando così di far rientrare buona parte dei ricorsi che in questi anni erano stati proposti contro il Miur per chiedere la stabi-lizzazione delle cattedre. Un provvedimento che doveva servire anche a limitare i danni prodotti dalla condanna della Corte di giustizia europea che ha bocciato il meccanismo di continuo rin-novo dei contratti a tempo determinato per gli insegnanti delle scuole italiane. Eppure, neppu-re questa legge è servita a frenare la nascita di nuovo contenzioso nei confronti dello stato. Che, anzi, su più fronti, continua ad aumentare. Da ultimo, per fare un esempio, c’è quello alimenta-to dai sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams, che hanno fatto ricorso al Tar Lazio chiedendo di rimettere alla Corte costituzionale la questione di legittimità della legge 107/2015 nella parte in cui non con-sente la stabilizzazione dei rapporti di lavoro per coloro che hanno più di 36 mesi di servizio presso la scuola statale, in violazione dell’art. 3 e 117 della Costituzione e della Direttiva euro-pea 1999/70/CE come interpretata dalla sentenza della Corte di giustizia europea. Sull’esclusione dal piano assunzionale straordinario 2015/16 dei precari con più di 36 mesi di servizio, il Tar Lazio discuterà il prossimo 19 maggio 2016. Ma questo è solo uno dei fronti sui quali si trovano a lavorare gli avvocati che si occupano di diritto scolastico, che Affari Legali ha sentito questa settimana. Che spiegano quali debbano essere le competenze di un professionista che si occupi di scuola.

AffariLegali

IL PRIMO GIORNALE DEI PROFESSIONISTI DELLA GIUSTIZIA

Neppure la legge sulla «Buona Scuola» ha frenato la mole di ricorsi degli insegnanti

Scuola, contenzioso boom

FESTIVITÀNegli studi legaliè l’ora dei brindisi

Furlò a pag. IV

ONORARISe il notaio dice sì non può rinunciare

Domanico a pag. V

TAR SICILIAContributo unificato sufficiente una volta De Nardi a pag. VII

in edicola con

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II Lunedì 21 Dicembre 2015 S T U D I & C A R R I E R EQuattro i principali i loni di ricorso avviati da docenti e sindacati contro la legge 107/15

Buona Scuola, è boomdi contenzioso contro il Miur

Pagine a curaDI ANGELO COSTA

La legge 107/2015 che doveva portare in Ita-lia la ‘Buona Scuola’, per il momento ha ge-

nerato solo un aumento del contenzioso sul piano civile ed amministrativo, su almeno quattro versanti.

Il primo è quello legato al piano di assunzioni dei pre-cari storici della scuola, con-tenuto nella legge 107, che ha previsto un piano di mobilità nazionale degli insegnanti basato su meccanismi di as-segnazione «informatizzati», che però non hanno convinto tutti i docenti (alcuni sono stati assegnati a province di-stanti da quelle di residenza), tanto da causare nuove infor-nate di ricorsi (qualche giuri-sta ha addirittura intravisto profili di incostituzionalità nel provvedimento).

Il secondo fi lone riguarda la cancellazione da tutte le graduatorie ad esaurimento o dalle graduatorie di merito di provenienza a causa dell’ac-cettazione o del rifi uto della

nomina in ruolo intervenuta a seguito della partecipazione del docente al piano straor-dinario di immissioni in ruo-lo in base alla stessa legge 107/2015.

Ed ancora il ricorso dei do-centi vincitori del concorso del 2012 per il personale docente che hanno otte-nuto l’immis-sione in ruolo in una regio-ne diversa da quella in cui hanno esple-tato il concor-so stesso.

Infine l’ul-t imo f i lone riguarderebbe la formazione obbligatoria per il personale docente ed Ata, formazione prevista dalla stessa legge 107/15 che però riconosce il bonus di 500 euro per la formazione ai soli docenti di ruolo.

Una situazione allarmante anche per il sistema giustizia italiano perché «il diritto sco-

lastico», come osserva Marco Fusari, avvocato in Milano, «è una materia molto tecni-ca, spesso sconosciuta ai più e particolarmente ostica an-che agli stessi giudici. Negli ultimi anni la distribuzione

del conten-zioso relativo al persona-le scolastico pubblico ha subito una modificazio-ne derivante dall’amplia-mento della giurisdizione del giudice or-dinario a sca-pito di quello amministra-tivo. Nel corso

degli ultimi anni», continua Fusari, «l’area del giudice or-dinario si è infatti allargata fi no a ricomprendere non solo le questioni chiaramente at-tribuite a quest’ultimo in base al riparto previsto dal d. lgs. 165/2001, quali – ad esempio – le sanzioni disciplinari, i licenziamenti o le contesta-zioni relative ai contratti a

tempo determinato, ma an-che le questioni più dubbie e in relazione alle quali il giudice am-ministrativo reclamava a sua volta la giurisdizio-ne (quali, ad esempio, le controversie in materia di inserimento o di punteggio nelle gradua-torie a esau-rimento). Dal punto di vista dell’avvocato, ciò ha comportato un’im-provvisa maggiore relazione con i giudici del lavoro; ini-zialmente le difficoltà sono state sensibili, anche perché tali questioni erano estranee alla sensibilità del giudice or-dinario, probabilmente porta-to a ritenerle di natura più amministrativa; lentamente, anche la magistratura del la-voro ha iniziato – specie nei fori più grandi – ad acquisire maggiore famigliarità con il diritto scolastico».

Scuola, integrazione ed avvocatura. «Il dirit-

to scolastico è un ramo multidiscipli-nare poiché ricomprende il diritto am-ministrativo, il pubblico im-piego, il dirit-to civile - tutto ciò - oltre la legislazione scolastica», os-serva Loren-zo Esposti, titolare dello

Studio Legale Esposti di Milano, ed esperto in diritto scolastico. «Leggi, provvedi-menti amministrativi, circo-lari, decreti ministeriali sono gli strumenti che caratteriz-zano l’avvocato che si occupa di questo delicato settore. Tra le tematiche di cui mi occupo, un rilievo importantissimo lo riconosco agli alunni con «Bisogni educativi speciali» tra cui gli studenti con «Di-sturbi specifi ci dellapprendi-mento». Sicuramente l’obiet-tivo ultimo, anche in questo

« Il personale docente intrattiene con l’istituzione cui appartiene un rapporto articolato e comples-so: per un verso, esercita – libe-ramente e senza condizionamenti di sorta (salvo l’obbligo di rispet-tare le direttive impartite sul piano organizzativo) – le funzioni formative nell’ambito di percorsi educativi che sono riconducibili al fondamento costituzionale dell’in-segnamento; per altro verso, in-terloquisce con la pubblica ammi-nistrazione datrice di lavoro alla stregua delle norme e dei principi che governano il c.d. pubblico im-piego privatizzato».

Così Flavio Vincenzo Ponte, docente di diritto del lavoro pres-so l’Università della Calabria e partner name dello Studio Le-gale Ferrari & Ponte con sede a Roma, spiega la complessità del rapporto di lavoro del personale docente con l’istituzione scolasti-ca. Rapporto che spesso è oggetto di contenzioso.

Domanda. Che collegamento c’è con quella che viene defi ni-ta come relazione «privatisti-ca» in termini di rapporto di la-voro nel mondo della scuola?

Risposta. Si tratta di un rappor-to di lavoro che vede la funzione docente inscindibilmente collegata con la relazione «privatistica» che corre tra l’istituzione scolastica datrice di lavoro e il singolo inse-

gnante, in ossequio al modello che il legislatore ha costruito con il d.lgs. n. 29/1993 (Razionalizzazio-ne dell’organizzazione delle ammi-nistrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pub-blico impiego, ndR). È ormai ac-quisito che la «privatizzazione» dei rapporti di lavoro alle dipendenze di pubbliche amministrazioni trae ispirazione dall’idea di ricondurre il rapporto stesso su un piano pa-ritario, utile all’applicazione della disciplina codicistica applicabile ai contratti a prestazioni corrispet-tive.

D. Quando avviene ciò?R. Certamente in presenza di

talune peculiarità che rendono co-munque eccentrici i rapporti in que-stione: di là da ogni retorica, deve considerarsi che il nuovo pubblico impiego non è affatto libero da pro-fi li di specialità. Basti tenere pre-sente, come si suole generalmente affermare in dottrina, la peculiare fi gura del datore di lavoro pubblico (che persegue, generalmente, sco-pi diversi da quelli interessanti i privati) e, conseguentemente, la diversità funzionale che anima i rapporti di lavoro. A questo propo-sito, non a caso, è stato ipotizzato un vero e proprio vincolo di scopo caratterizzante l’organizzazione amministrativa, tale da impedire la completa applicazione, ai rap-porti di lavoro alle dipendenze di

pubbliche amministrazioni, delle norme ordinariamente applicabili ai rapporti di lavoro alle dipenden-ze di privati.

D. In termini giurispruden-ziali qual è la sentenza più rile-vante in questi ultimi anni?

R. Forse quella in cui la Corte di Giustizia ha espres-so un’autorevole opinione nel caso Mascolo: a seguito delle puntuali solle-citazioni provenienti dalla Consulta e dal Tribunale di Napo-li, la Terza Sezione della Corte ha emes-so la sentenza del 26 novembre 2014.

D. Di che si trat-ta?

R. La sentenza Mascolo ribadisce la centralità di un principio probabilmente passa-to «sotto traccia» negli ultimi venti anni, in Italia: la normativa nazio-nale non può essere considerata conforme ai principi contenuti nel diritto dell’Unione in materia; la clausola 5, n. 1 dell’accordo quadro contenuto nella direttiva 70/1999 deve essere interpretata nel sen-so che osta ad una normativa na-zionale, che autorizzi, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di per-

sonale di ruolo delle scuole statali, il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la coper-tura di posti vacanti e disponibi-li di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico e ausi-liario, senza indicare tempi certi

per l’espletamento di dette procedu-re concorsuali ed escludendo qual-siasi possibilità di ottenere il risarci-mento del danno eventualmente su-bito a causa di un siffatto rinnovo.

D. In conclusio-ne, che quadro può fare oggi del rapporto scuola, contenzioso, av-vocatura?

R. Anche al la luce di quanto detto prima, la si-tuazione non è tecnicamente «sta-bile» ma è certamente molto più chiara di quanto fosse in passato: il merito va certamente attribuito all’avvocatura specializzata e alla magistratura del lavoro che, pur partendo da posizioni diverse (e, spesso, diametralmente opposte), hanno colto i profi li di criticità e hanno «spinto» l’interpretazione oltre il limite formalmente impo-sto dal Legislatore alla materia.

© Riproduzione riservata

FLAVIO VINCENZO PONTE, STUDIO LEGALE FERRARI & PONTE

Il rapporto di lavoro tra scuole e insegnantiè un unicum, anche rispetto a quello del pubblico impigo

Flavio Vincenzo Ponte

Marco Fusari

Lorenzo Esposti

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IIILunedì 21 Dicembre 2015Lunedì S T U D I & C A R R I E R E

settore, deve essere quello di non giungere se possibile al contenzioso, ma talvolta è irrinunciabile davvero, in quanto le violazioni normati-ve sono gravi e tante, innanzi alle quali è doveroso l’inter-vento del Tribunale. Laddove possibile consiglio di “costru-ire dei ponti” durante l’anno scolastico con i docenti e la dirigenza scolastica, segna-lando loro carenze, malesseri e tutto ciò che può allentare quella “tensione” che potreb-be pregiudicare il buon esito scolastico dell’allievo. Il dirit-to all’inclusione scolastica è di fondamentale importanza perché funzionale al successo formativo degli studenti e al riconoscimento effettivo del diritto allo studio».

E F u s a -ri continua a f fermando che: «l’esperto di diritto sco-lastico deve c o m u n q u e p a d r o n e g -giare, oltre al diritto del lavoro, anche il diritto am-ministrativo, dato che una buona parte del contenzio-so risulta appartenente alla giurisdizione del Tar: gli ulti-mi concorsi per docenti e per dirigenti scolastici sono stati infatti oggetto di una serie notevole di impugnazioni, alcune delle quali hanno ri-

cevuto notevole eco anche sui media nazionali, e in parte tuttora pendenti».

Il dirigente scolastico ed il contenzioso. La com-plessità del mondo scolastico è vissuta soprattutto dai do-centi e dai dirigenti scolastici. Affari Legali ha sentito due presidi di due scuole d’Italia, una del sud ed una del nord Italia.

Marisa Veltri, dirigente scolastico del Liceo di San Marco Argentano (Cs) eccel-lenza tra le scuole meridiona-li, che si trova ad affrontare la quotidianità della scuola nel diffi cile contesto calabrese, os-serva con un non celato entu-siasmo per le quotidiane sfi de vinte che: «La trasformazione del preside in dirigente sco-

lastico ha ap-pena avviato l’enorme serie di problemi e situazioni, in cui un diri-gente scola-stico si trova nello svolgi-mento della sua funzione. Un tempo egli è stato una specie di di-rettore di un giornale. Ga-

rantiva soprattutto l’unitarie-tà della linea culturale della scuola. Progressivamente è diventato, almeno in parte per il momento, l’amministra-tore delegato della istituzio-ne che dirige. In tale veste si

trova a gestire campi diversi di azione, nei quali le compe-tenze professionali appaiono sempre più compl icate, rispetto alla sua formazio-ne culturale.Il contenzioso amministrati-vo», continua Veltri, «diven-ta un terreno quotidiano sul quale occor-re procedere con compe-tenza e cau-tela. Bene, la cautela è o non è una dote innata, un «modus operandi» che ti proviene dal carattere e dall’esperienza. Diffi cile, al contrario, mostrare compe-tenze specifi che in settori di alta specializzazione giuridi-ca e fi nanziaria. La «buona scuola» aumenta i campi di azione della dirigenza, ma anche responsabilità, per le quali anche gli esperti hanno bisogno di rifl essione, studio e tempo per procedere».

E la sua collega Chiara Al-pestre, dirigente del presti-gioso Liceo Classico D’Azeglio di Torino, il liceo per inten-derci che vide docente Augu-sto Monti e studenti Leone Ginsburg, Cesare Pavese, Giulio Einaudi e Massimo Mila (per dirne alcuni) inter-viene asserendo che: «Occorre affrontare il tema partendo da un presupposto impor-tante e cioè dal fatto che sia

meglio prevenire che curare. L’impegno del dirigente scola-stico deve essere infatti volto

a fare in modo che, partendo da una buona conoscenza d e l l a n o r-mativa (pur-t r o p p o / p e r fortuna negli ultimi anni molto in mo-vimento.. . ) , egli sappia condurre con cura le ope-razioni che più probabil-

mente possono dar adito a contenzioso, evitando solu-zioni frettolose e soprattutto seguendo il lavoro degli uffi ci di segreteria, possibilmente accompagnato da un bravo Dsga». Inoltre, continua Al-pestre, «per quanto concer-ne il contenzioso relativo al personale ci si muove su mol-teplici fronti: il contenzioso può nascere tra il dirigen-te scolastico e il lavoratore e trova origine nella errata applicazione della norma-tiva contrat-tuale o in er-rori relativi alla posizione stipendiale o di carriera del lavoratore. In questi casi può essere di aiuto un rapporto costruttivo con i sindacati: tale rapporto può spesso evitare che il contenzioso si inasprisca e arrivi in tribu-nale».

«In questo contesto», ag-giunge Marisa Veltri, «divie-ne strategico il ruolo dell’Av-vocatura dello Stato, come organo di consulenza e sup-porto all’azione del dirigente scolastico. Quindi essa passa al vertice del triangolo. Ma si tratta di un organo esterno ri-spetto alla quotidiana attività del dirigente. Costituisce una variabile indipendente e, per tale ragione, relativamente funzionale. Sarebbe necessa-ria, allora, la istituzione di un uffi cio legale dell’istituto, un organo strutturale, che segua passo dopo passo la vita della comunità scolastica, nelle esi-genze di certezze giuridiche e nei rischi non solo ammi-nistrativi, ma anche penali cui si può andare incontro. Probabilmente la mutazione genetica del vecchio segreta-rio in direttore dei servizi ge-nerali ed amministrativi, con livelli professionali specifi ci, può essere fondamentale in questa nuova frontiera che la dirigenza scolastica si prepa-ra ad affrontare e superare». «Non sempre però l’Avvoca-tura riesce ad occuparsi con sollecitudine delle cause che riguardano le scuole», con-clude Alpestre. «Ciò è dovuto notoriamente ad una carenza di personale e ad un aumento considerevole delle pratiche.

Non sarebbe inopportuno pensare a strategie di difesa più agili per le cause meno complesse ed eventualmente delegare l’Avvocatura a se-guire soltanto alcuni casi più articolati».

Scuola, rapporto di la-voro ed avvocatura. Isetta Barsanti Mauceri, avvocato con studio in Firenze, esperta in diritto scolastico osserva che «il contenzioso nella scuola è sempre esistito. Certamente in passato gli equilibri erano diversi: le speranze maggiori, sia dei lavoratori della scuola che dei genitori e degli stes-si allievi e le varie lotte per le conquiste per gli spazi di democrazia scolastica, per un giusto reclutamento del perso-nale, e per un’azione imparzia-le dell’Amministrazione scola-stica, ai sensi dell’art. 97 della Costituzione, sembravano dare buoni risultati. Vi è oggi - sottolinea Mauceri - tra l’al-

tro, tutto un contenzioso che riguarda il personale della scuola con riferimen-to al rapporto di lavoro.

Anche sul piano dello svolgimento del rappor-to di lavoro, stante il bloc-co dei con-tratti (peral-tro di recente d i c h i a r a t o

illegittimo dalla Corte Costi-tuzionale sentenza n. 178/15), si sono succedute varie dispo-sizioni normative, spesso in contrasto tra loro che hanno complicato la vita scolastica e spesso indotto anche lo stesso personale a compiere macro errori di valutazione con pe-santi ricadute anche sul me-rito.

Valga per tutti l’esempio del procedimento disciplinare che, mentre prima era regolato dal dlgs 297/94 (Tu 297/94) e per il personale Ata dal Ccnl di comparto, adesso si applicano le disposizioni del Testo Unico 165/01, come modifi cato dalla dlgs 150/09 che hanno gene-rato l’avvio di procedimenti disciplinari in numero sem-pre maggiore con conseguenti irrogazioni di sanzioni disci-plinari, spesso poi annullate in sede giudiziaria o perché infondate nel merito, o perché adottate a seguito di proce-dimenti nulli. Oggi», secondo Mauceri, «il contenzioso della scuola è sempre in aumento e vede direttamente investita l’avvocatura nel proprio mini-stero di tutela dei lavoratori od degli aspiranti tali rispetto ai diritti sempre più spesso cal-pestati».

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Supplemento a cura di ROBERTO MILIACCA

[email protected] GIANNI MACHEDA

[email protected]

Il legale deve conoscerebene il diritto del lavoro e l’amministrativo

Tra i temi più controversi degli ul-timi anni che riguardano la scuola c’è quello della validità del titolo dei diplomati magistrale acquisito

entro l’anno scolastico 2001/2002.Affari Legali ne ha parlato con Santi

Delia co-fondatore dello Studio Bonetti Delia con sede a Roma e Messina che ha seguito la vicenda che dopo ben 14 anni di battaglia per il riconoscimento del va-lore abilitante del diploma magistrale sembra essere arrivata al capolinea e sem-bra segnare una importante vittoria per gli insegnanti. «Duecentoventi docenti di-plomati magistrali prima del 2002», ricorda Delia, avevano impugnato il dm del 2011 di aggiornamento delle graduatorie d’istituto lamentando di voler essere ammessi in seconda fascia anziché in terza.

Secondo il Consiglio di Stato è illegittimo il dm n. 62 del 2011, nella parte in cui non parifi -ca ai docenti abilitati coloro che abbiano conseguito entro l’anno 2001-2002 la c.d. abilitazione magistrale, inserendoli nella terza fascia della graduatoria di istituto e non nella seconda fascia.

Domanda. Come si è poi evoluta la questione?

Risposta. Dopo la vittoria in Consiglio di Stato e l’ammissione nelle graduatorie ad esaurimento di 3000 docenti, la battaglia si è spostata innanzi al giudice del Lavoro.

Da ultimo piace citare le innovative po-sizioni dei giudici di Messina, Padova e

Ravenna. Quest’ultimo, con ordinanza del 17 settembre 2015, ha preso espressa po-sizione nei confronti di quei Tribunali che stanno perseverando nel rigettare i ricorsi dei diplomati senza approfondire decisivi aspetti di questa peculiare e paradossale vicenda.

D. Si tratta, quindi, di una vittoria epocale per tanti lavoratori della scuo-la?

R. Sicuramente: da un ricorso straordinario al Presidente della Repubbli-ca per 220 ricorrenti diplo-mati magistrali prima del 2001/2002 alla prossima pubblicazione del decreto ministeriale di ammissio-ne in seconda fascia delle graduatorie d’istituto di 55.000 diplomati magi-strali, possiamo parlare di radicale cambiamento per il mondo della scuola.

D. Ci sono altre rile-vanti azioni in corso?

R. Si, tra le tante un’imponente batta-glia al fianco degli insegnanti non abi-litati, precari storici di terza e seconda fascia delle graduatorie d’istituto, che da anni prestano servizio nella scuola pub-blica italiana condividendo le medesime responsabilità dei loro colleghi abilita-ti e di ruolo e che sono in possesso dei titoli necessari per insegnare, ma privi di abilitazione. Anche ai fini risarcito-ri innanzi ai tribunali del vavoro di tutta Italia siamo riusciti ad ottenere risultati assolutamente unici ed innovativi.

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SANTI DELIA, STUDIO BONETTI DELIA

Al fianco dei precari storici

Chiara Alpestre

Santi Delia

Marisa Veltri

Isetta Barsanti Mauceri

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IV Lunedì 21 Dicembre 2015 A T T UA L I TÀPer poche ore gli avvocati spengono i computer e ripongono le penne nei taschini per festeggiare

È tempo di auguri negli studiConcerti, discoteche e brindisi: ecco come festeggiano i legali

Pagina a curaDI MARIA CHIARA FURLÒ

Concerti, benefi cienza, cene, ma anche mo-stre d’arte e discote-che. Il Natale degli

studi legali da anni è molto meno ingessato di quanto si possa pensare e le feste organizzate dagli avvocati sono ogni anno più varie e partecipate.

C’è chi incomincia a vi-vere nel clima natalizio sin dai primi giorni di dicembre, come gli avvocati di Mdba: «il nostro studio festeggia il Natale con alcune ini-ziative che prendono avvio già dall’inizio di dicembre, cercando di coinvolgere i professionisti in diversi momenti di socializzazio-ne», racconta il socio Dan-te De Benedetti spiegando che dal 4 dicembre gli uffici vengono addobbati, vengono scelte le musiche, e tutti i professionisti sono invitati a portare un regalo da dispor-re sotto l’albero. Il culmine della festa è il 21 dicembre, con la distribuzione dei re-gali fatta dal membro più anziano dello studio vestito da Babbo Natale. A segui-re, il programma prevede un pranzo e un momento di intrattenimento, grazie al coinvolgimento di alcuni clienti (Knam per il cate-ring e La Corte dei Miraco-li per lo spettacolo). «Viene anche presentato un libro, opera di un nostro cliente, continua De Benedetti, «Il Destino è solo una scusa», di Jacopo Casoni– appena pubblicato, che sarà regala-to a tutti i partecipanti alla festa. Infine, nello spirito di condivisione che caratteriz-za lo studio, ci sarà un mo-mento di presentazione dei risultati raggiunti nel corso dell’anno dallo Studio, con uno sguardo alla strategia e alle attività del 2016».

Tra gli eventi più attesi dell’anno, c’è quello promosso da Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. Che quest’anno, per festeggiare l’anno d’oro (solo pochi gior-ni fa ha ricevuto il ricono-scimento di miglior studio europeo da Mergermarket) ha invitato tutti all’Audi-torium della Conciliazione, a Roma, dove le note della world music di Omar Sosa e del trombettista Paolo Fre-su hanno fatto da sottofon-do al brindisi di Francesco Gianni e dei suoi soci.

Per il Natale del 2015 in-vece Freshfi elds ha previ-sto un programma fitto di eventi. Si comincia dal 10 dicembre, quando ai clienti dello studio è stato offerto un cocktail serale, per brindare e scambiarsi gli auguri, al Mandarin Hotel di Milano a

cui hanno partecipato oltre 200 persone.

Cinque giorni dopo si è svolta invece la cena placé per tutti gli interni, avvocati e staff, a Milano alla Galleria Ristorante LARTE. Anche a Roma, il 17, si è tenuta una cena con danze per avvocati e staff. Ma l’evento più atteso è sempre quello della vigilia, il 24 mattina, quando come ormai tradizione da ben 16 anni, ci sarà la «Xmas Brea-kfast» in studio con dolci, pa-nettone e cioccolata calda.

L’appuntamento più clas-sico però resta il concerto tipicamente meneghino di Dla Piper che, come da tra-dizione decennale ormai, si è tenuto il 17 dicembre nella basilica adiacente al conven-to che custodisce il Cenaco-lo vinciano, quella di Santa Maria delle Grazie a Mila-no. Il concerto di quest’an-no è stato eseguito dal Coro Sinfonico Giuseppe Verdi e il programma ha previsto l’esecuzione di musiche di Louis Vierne, Franz Schu-bert e Cesar Frank, nonché di alcuni tradizionali canti natalizi. Dopo l’esibizione musicale, a pochi passi dalla basilica, si è svolto il consue-to cocktail dinner a Palazzo delle Stelline.

Lo stesso giorno a Roma si è tenuto un altro concer-to natalizio seguito da una cena, questa volta però in chiave jazz, organizzato dal-lo studio legale Cms Italia in una location d’eccezione: la Sala dei Cento Giorni (re-alizzata dal Vasari, prende il nome da un aneddoto che racconta come l’autore van-tandosi con Michelangelo di aver terminato il lavoro in soli 100 giorni, si sentì iro-nicamente rispondere: «E si vede!») del Palazzo della Cancelleria, che ancora oggi accoglie i tribunali della

Santa Sede. Ancora musica, ma questa

volta in discoteca, per lo stu-dio legale Tonucci che l’ul-timo venerdì sera prima del Natale ha organizzato una cena informale con musica allo Shari Vari di Roma, a due passi dal largo di Torre Argentina. Un tipo di festa diventata ormai una tradi-zione per lo studio che dal 2012 ha scelto questa mo-dalità di scambio d’auguri anche per andare incontro all’età media molto bassa dei propri avvocati. Proprio in queste ultime feste, lo studio ha avuto come ospiti imprenditori, dirigenti del-la pubblica amministrazio-ne, artisti, sportivi. L’ anno scorso, ad esempio, c’erano i giocatori della Roma. Feste natalizie e brindisi augurali sono organizzate da Mario Tonucci anche in tutte le sedi estere: a Bucarest, a Tirana e anche nella nuova sede di Belgrado.

Punta sull’arte lo Studio Nunziante Magrone, che anche quest’anno ha aper-to le porte del suo palazzo della splendida Piazza di Pietra nel cuore di Roma (a due passi dal Pantheon e da Piazza Montecitorio) per un’iniziativa a cui han-no partecipato i professio-nisti delle diverse sedi an-che internazionali, clienti e supporter e che ha previsto l’anteprima della mostra «Atlantide» dell ’artista Massimo Catalani, romano classe 1960 che ha lavora-to a Tokio, San Pietroburgo, New York, Bruxelles e altre grandi città del mondo.

Festa di Natale artistica anche per il Lexalia Chri-stmas Party 2015, con cui, a clienti, colleghi ed ami-ci, i partner dell’omonimo studio hanno voluto offrire l’esperienza della visita alla

Sala Federiciana della Pina-coteca Ambrosiana, la sala di lettura seicentesca di un antico palazzo che sorge nel cuore di Milano, sui resti del Foro romano.

Ha scelto un evento all’in-segna della tradizione eno-gastronomica toscana invece Zinghinì studio tributa-rio e del lavoro di Milano. Il 15 dicembre ha allestito infatti una vera e propria festa in stile «street food» di alta qualità, affi data alla società La Tusca: nelle tre isole di degustazione è stato possibile assaporare i Pani-gacci (un tipo di pane roton-do, non lievitato, cotto in uno speciale piatto di terracotta e mica, chiamato Testo, ar-roventato a fuoco vivo in un falò o in un forno a legna) preparati al momento con i migliori ingredienti e gli assaggi gastronomici di for-maggi e salumi abbinati ai migliori vini toscani.

«Quest’anno abbiamo deci-so di offrire qualcosa di mol-to diverso dal solito ai nostri clienti e collaboratori. L’idea di affi dare il catering a una società che realizza street food di qualità rispecchia la voglia di vivere un momen-to di vera convivialità all’in-segna del buon cibo e vino toscano da gustare insieme, per creare un’atmosfera cal-da e informale.» ha dichiara-to Katia Zinghinì, titolare dello studio.

Da Hogan Lovells per Natale si fanno sempre due feste (una a Milano e una a Roma) in location di tenden-za e a cui partecipano pro-fessionisti, staff, compresi mariti-mogli-fidanzati/e, ma anche tutti quelli che gli anglosassoni chiamano «si-gnifi cant others». In genere si scelgono delle date molto vicine al Natale per permet-tere ai praticanti che stanno

sostenendo le prove scritte di terminare e raggiungere i colleghi almeno per la festa. Quest’anno, quelle prescel-te sono state il 17 dicembre a Milano e il 22 dicembre a Roma. Gli eventi per i clien-ti sono invece generalmente legati ad altre celebrazioni (per esempio i due eventi per il 15th anniversary dell’aper-tura dello studio) e in genere sono legati ad un tema o ad un luogo artistico.

Sempre per Natale, la law fi rm si occupa anche di portare avanti dei proget-ti di benefi cienza. Da anni sostengono, fra le altre, una Onlus che si chiama «Spes contra Spem» e si occupa di case famiglia per bambini e adolescenti in difficoltà, ma anche di adulti con di-sabilità. In genere, lo studio acquista da loro dei prodotti (piccoli panettoni, biscotti Gingerbread Man, scatole di cioccolatini) che perso-nalizza con il proprio logo e con quello dell’ente e che poi vengono regalati ai fi gli (piccoli e non) di avvocati e dipendenti dello studio, ma anche a chi si trova nelle no-stre sale riunioni nel periodo natalizio.

Una particolare attenzio-ne Hogan Lovells la rivolge anche ai biglietti di auguri. Nella stragrande maggioran-za – per un discorso di tutela ambientale – vengono utiliz-zati quelli elettronici, ma lo studio ne compra anche una certa quantità dalla Onlus «Peter Pan» che si occupa dei bambini (e delle loro fami-glie) ricoverati nei reparti di oncologia del Bambin Gesù e del Policlinico di Roma (per la stessa associazione lo studio ha fatto anche al-tre iniziative di fundraising durante il 2015 e presta con-sulenza pro bono).

Ma c’è anche chi dice di no alle feste e sceglie un altro approccio. Quello di CBA Studio Legale e Tributa-rio «da tempo e cioè in rela-zione al momento economi-co attraversato dal paese è stato quello «del famigliare e dell’essenziale». Quindi, no a spese che avrebbero potuto essere intese come costi per i clienti, ma approccio di basso profi lo». A dirlo è il managing partner, Angelo Bonissoni, che ha specifi cato «così per Natale la nostra posizione è quella di una festa intima per tutto il personale dello studio volta a raccontarci come è andato l’anno, con i colleghi più giovani che ci leggono le poesie preparate per l’occasione, con i racconti più strani, dove si tirano le somme dell’anno passato e ci scambiamo i regali alzando il bicchiere in segno di saluto e augurio».

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VLunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 DiceA F FA R I L E G A L IPer la Cassazione non conta che le parti non abbiano depositato i denari necessari

Per il notaio il sì è per sempreChi accetta l’incarico deve assolvere a tutte le pratiche

DI MARIA DOMANICO

Il notaio può rifi utare la propria prestazione pro-fessionale se le parti non depositino presso di lui

le somme necessarie per le tasse, l’onorario e le spese, ma, qualora accetti comun-que di eseguire la presta-zione richiestagli e di rice-vere l’atto, tali pagamenti mancanti non lo esonerano dall’obbligo di provvedere alle formalità necessarie che seguono.

È quanto sottolineato dai giudici della seconda se-zione civile della Corte di cassazione con la sentenza n. 23491 dello scorso 17 no-vembre.

Il thema sul quale i giu-dici di piazza Cavour sono stati chiamati a esprimersi era il seguente: con ordi-nanza la Corte di appello rigettava il ricorso del nota-io Caio avverso la decisione della Commissione ammini-strativa regionale di disci-plina della Circoscrizione territoriale con conseguen-te condanna del ricorrente soccombente alle spese del processuali.

In particolare con la sud-detta confermata decisione veniva inflitto al notaio medesimo la sanzione disci-plinare della sospensione di mesi sei.

Nello specifico i capi di incolpazione erano: la tra-scrizione tardiva di atti, l’«esposizione di anticipa-zioni non giustificate» e la «delega di attività al Signor A. e ai suoi collaboratori».

Pertanto, secondo gli Ermellini, una volta ac-cettato l’incarico notarile, né il mancato pagamento da parte del cliente degli importi dovuti per tasse e trascrizione e neppure (a maggior ragione) il man-cato perfezionamento della liquidità dei titoli rilasciati per il medesimo pagamento possono consentire al notaio di ritardare la dovuta tem-pestiva trascrizione.

Inoltre è lo stesso art. 2671 c.c. a imporre al no-taio di provvedere alle formalità di pubblicazio-ne e trascrizione dell’atto ricevuto (e voluto ricevere anche in assenza e/o caren-za del versamento dovuto dal cliente) «nel più breve tempo possibile» (si veda anche una ormai consoli-data giurisprudenza: Cass. n.ri 5756/1988 e 566/2000) e, quindi, senza alcun ine-scusabile indugio.

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Il notaio destituito in seguito alla con-danna per illeciti penali indicati dalla legge notarile, sarà precluso alla riabilitazione e ciò non si pone in contrasto con la Costituzione, poi-ché non opera in virtù di un auto-matismo, visto che il procedimento disciplinare circa l’irrogazione della sanzione di destituzione va a valu-tare il caso concreto, con applicazio-ne dei principi di proporzionalità e adeguatezza.È quanto affermato dalla Corte co-stituzionale con la sentenza n. 234 dello scorso 5 novembre.Nella sentenza in commento i giu-dici costituzionali hanno altresì evi-denziato come il notaio è destituito soltanto in ragione di un ponderato e discrezionale apprezzamento dei fatti, dal quale si evinca, anche alla luce della loro elevata gravità, la necessità di precludergli l’ulteriore esercizio della professione.Quindi la sanzione disciplinare non sarà affatto indifferente ai profili peculiari del caso di specie, ma ver-

rà al contrario calibrata con riferi-mento ad essi e applicata solo nelle ipotesi estreme. Tra queste ultime, inoltre, soltanto una condanna per i reati seleziona-ti dalla norma impugnata impedirà in ogni caso la riabilitazione, che è viceversa consentita ove la destitu-zione sia derivata dalla commissio-ne di fatti penalmente rilevanti, ma puniti ad altro titolo.Il caso oggetto del giudizio della Corte costituzionale prendeva le mosse dal fatto che la Corte d’ap-pello aveva sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 159, comma 3, l. n. 89/1913 (ordina-mento del notariato e degli archivi notarili), come sostituito dall’art. 47 dlgs n. 249/2006 (norme in mate-ria di procedimento di-sciplinare a carico dei notai).Il procedimento pres-so la Corte territoria-le aveva ad oggetto una controversia tra il

Consiglio notarile e un notaio, de-stituito dal suo incarico in quanto riconosciuto responsabile dei reati di peculato e appropriazione inde-bita.Il notaio, una volta scontata la pena, aveva presentato una richiesta di riabilitazione all’esercizio delle fun-zioni notarili (ai sensi dell’art. 159, l. n. 89/1913) presso il Consiglio no-tarile.La domanda veniva respin-ta, in considerazione della gravità degli illeciti commessi dal notaio e soprattutto in ragione del disposto dell’art. 159, comma 3, della sud-detta normativa; tale disposizione, infatti, esclude la riabilitazione del professionista a seguito di condan-na per talune tipologie di illecito, espressamente elencate, tra cui

quelle commesse dal notaio nel caso sottoposto all’at-tenzione dei giudi-ci nella sentenza in commento.

Angelo Costa

CORTE COSTITUZIONALE

Destituzione per illeciti penali, riabilitazione ko

Il mediatore avrà diritto alla provvigione da ciascuna delle parti, nel caso in cui l’affare si concluda per effetto del suo intervento e per «conclusione dell’affare» dovrà inten-dersi il compimento di un’operazione di natura economica generatrice di un rapporto obbligatorio tra le parti, di un atto cioè in virtù del quale sia costituito un vincolo che dia diritto di agire per l’adempimento dei patti stipulati o, in difetto, per il risarcimento del danno.È quanto affermato dai giudici della sesta-2 sezione civile della Corte di cassazione con la sentenza n. 24399 dello scorso 30 novembre.I giudici di piazza Cavour nella sentenza in commento hanno altresì evidenziato come anche la stipulazione di un contratto preliminare sarà suffi ciente a far sorgere tale diritto, «sempre che si tratti di contratto defi nitivo o preliminare validamente concluso e rivestito dei pre-scritti requisiti e quindi di forma scritta ove richiesta ad substantiam (art. 1350 e 1351 cc.)». Nel caso, poi, in cui il contratto concluso per effetto dell’intervento del mediato-re sia sottoposto a condizione dovrà trovare applicazione la disciplina di cui all’art. 1757, comma 1 e 2 cc, rispet-tivamente a seconda che tale condizione sia sospensiva (nella quale ipotesi il diritto alla provvigione sorge nel momento in cui si verifi ca la condizione) o risolutiva (nel qual caso il diritto alla provvigione non viene meno col verifi carsi della condizione). Sarà, pertanto, opportuno da un lato accertare l’esistenza di un contratto preliminare tra le parti stipulato con l’ausilio del mediatore, dall’altro, qualifi care come condizione risolutiva una determinata clausola del contratto preliminare.Il thema decidendum sul quale gli Ermellini sono stati chiamati ad esprimersi aveva ad oggetto una società im-mobiliare, che con citazione interponeva appello avverso la sentenza con la quale il Tribunale aveva condannata essa appellante al pagamento in favore di Tizio di una determinata somma di denaro a titolo di restituzione del compenso corrisposto per l’intermediazione immobiliare in relazione all’acquisto di un appartamento che non si era

perfezionato per la mancanza concessione del mutuo cui la stipula del contratto defi niti-vo era stata condizionata.

Angelo Costa e Maria Domanico

Mediatore pagato da ciascuna delle parti

Non per forza chi ha rilasciato la procura alla lite ha l’obbligo di corrispondere il compenso professiona-le all’avvocato, ma anche colui il quale ha affi dato al legale il mandato di patrocinio può corrispondere il compenso.È quanto affermato dai giudici della prima sezione ci-vile della Corte di cassazione con le sentenza n. 23626 dello scorso 18 novembre.Qualora il mandato di patrocinio sia stato richiesto e si sia svolto nell’interesse di un terzo, si instaurereb-be in tale ipotesi, collateralmente al rapporto con la parte che abbia rilasciato la procura ad «ad litem», un altro distinto rapporto interno ed extraprocessuale regolato dalle norme di un ordinario mandato, in virtù del quale la posizione del cliente verrebbe assunta non dal patrocinato, ma da colui il quale ha richiesto per lui l’opera professionale.I giudici di piazza Cavour sono stati chiamati a espri-mersi su un caso in cui un avvocato ricorreva per Cas-sazione, formulando due motivi contro il decreto del Tribunale con il quale era stato rigettato il suo reclamo avverso il decreto di diniego di liquidazione di compen-so emesso dal giudice delegato al concordato preventi-vo con cessione dei beni di una Spa in liquidazione. Secondo il tribunale non era «in discussione l’utilità per la procedura dell’opera professionale prestata dall’av-vocato in quel processo (come espressamente evidenzia-to dal liquidatore giudiziale nelle note dirette al giudice delegato), ma solo se, in assenza di incarico formalmente conferito a tale professionista dal liquidatore giudiziale in riferimento a processo cui la procedura è rimasta estranea, il procedimento di liquidazione giudiziale del compenso a tale professionista (la cui misura non venne espressamente pattuita)» fosse quello di cui all’art. 25, n. 7), l. fall. A tale quesito andava data risposta negativa in quanto, il liquidatore giudiziale rimase estraneo al processo medesimo; pertanto il giudice delegato non aveva il potere di liquidare il compenso a professionista

non nominato da tale or-gano della procedura per l’opera prestata in proces-so in cui questa era rima-sta estranea.

Maria Domanico

La procura alla lite non obbliga al compenso

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/docio7

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VI Lunedì 21 Dicembre 2015 A F FA R I L E G A L IUna sentenza della Corte di cassazione che analizza i patti intercorsi tra coniugi

Accordi patrimoniali validiAnche se l’intesa avviene pendente la separazioneDI ADELAIDE CARAVAGLIOS

È valido l’accordo patri-moniale raggiunto dai coniugi pendente il giu-dizio di separazione in

sede di appello: lo ha chiarito la Corte di cassazione nella sentenza n. 24621/2015.

Secondo i giudici della III sezione civile le parti possono «validamente» regolamentare interessi di carattere patrimo-niale ai margini del giudizio di separazione pendente in grado di appello, con la conseguenza che saranno perfettamente va-lidi quegli accordi transattivi raggiunti nel corso del giudizio, abbandonato, poi, proprio a se-guito di questi.

Così argomentando hanno accolto due dei cinque motivi di ricorso (assorbiti gli altri), defi -nendo «errato» il ragionamento della corte territoriale, la qua-le – nonostante avesse fatto proprio un principio applica-bile all’ipotesi di separazione consensuale – aveva ritenuto che «le parti non potessero va-lidamente regolamentare inte-ressi di carattere patrimoniale ai margini del giudizio di se-parazione, pendente appunto in grado di appello e proprio in relazione alla composizione del relativo contrasto». Tradi-

zionalmente, spiegano all’uopo, gli accordi negoziali in mate-ria familiare erano ritenuti del

tutto estranei all’ambito ed alla logica contrattuale in quanto si giudicava prevalente l’inte-

resse della famiglia rispetto a quello personale; viceversa, oggi, «escludendosi in genere

che l’interesse della famiglia sia superiore e trascendente rispetto alla somma di quelli, coordinati e collegati, dei sin-goli componenti», si ammette sempre più spesso un’autono-mia negoziale dei coniugi, là dove essa non contrasti con l’esigenza di protezione dei minori o comunque dei sog-getti più deboli: la clausola di trasferimento di immobile tra coniugi, contenuta nei verbali di separazione ovvero recepita dalla sentenza di divorzio con-giunto o, ancora, sulla base di conclusioni uniformi, come nella specie, deve, dunque, ri-tenersi «valida tra le parti e nei confronti dei terzi, essen-do soddisfatta l’esigenza della forma scritta […], così come il trasferimento o la promessa di trasferimento di immobi-li, mobili o somme di denaro, quale adempimento dell’ob-bligazione di mantenimen-to (o assistenziale) da parte di un coniuge nei confronti dell’altro».

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Divorzio e indennità di fine rapporto: se l’ex marito non precisa il momento a partire dal quale avrebbe ottenuto le anticipazioni sul tfr non può sperare di ottenere dal giudice la riduzione della somma da corrispondere all’ex consorte a titolo di percentuale. È quanto si legge nell’ordinanza 24184/2015: nel ritenere inammissibili i primi due motivi di ricorso (infondato invece il terzo), i giudici della VI-1 sezione civile della Corte di cassazio-ne hanno infatti affermato che la censura mossa avverso la sentenza d’appello difet-tava di specifi cità dal momento che non precisava “quando” erano state percepite le anticipazioni sul tfr, le quali ultime si sarebbero potute ritenere «entrate de-fi nitivamente a far parte del patrimonio del ricorrente solo ove gli fossero state corrisposte prima dell’instaurazione del giudizio divorzile (oppure durante la con-vivenza matrimoniale o nel corso della separazione)».A nulla è valso all’uomo denunciare in primis, la violazione degli artt. 5 e 12-bis, legge n. 898/70 (legge sul divor-zio), sostenendo che la corte territoriale aveva fatto errata applicazione

del principio di diritto secondo il quale il mutamento delle condizioni patrimoniali degli ex coniugi, in epoca successiva alla sentenza di divorzio, avrebbe potuto dar luogo a una riduzione (ovvero anche ad un azzeramento) dell’assegno divorzile, tenuto conto dell’accresciuta capacità economica della ex moglie divenuta iure hereditatis proprietaria dell’intero appar-tamento nel quale viveva e sue che, nel frattempo, era passato a nuove nozze ed era diventato padre di due fi gli ancora minorenni con ciò vedendosi ridurre le proprie disponibilità economiche; in se-cundis, la violazione dell’art. 2120 c.c., dal momento che la stessa corte aveva erroneamente ritenuto che le indennità da lui riscosse a titolo di incentivo al pre-pensionamento fossero state da riferirsi al tfr e che nel calcolo della percentuale dovuta non potevano ritenersi incluse le anticipazioni sul tfr percepite in costanza del rapporto di lavoro.Non sono stati dello stesso parere i giudici

di legittimità i quali hanno respinto il ricorso e condan-nato l’uomo al pagamento delle spese processuali.

Adelaide Caravaglios© Riproduzione riservata

Riduzione assegno legata ai tempi del tfr

DI MARILISA BOMBI

La legge 104/1992 tutela i dirit-ti delle persone disabili, pre-vedendo alcune agevolazioni per i dipendenti che assistono

una persona con handicap. Ma tale prerogativa non costituisce un dirit-to pieno e incondizionato, dovendo lo stesso essere bilanciato con le specifi -che esigenze funzionali dell’Ammini-strazione di appartenenza. Insomma, diritti sì ma condizionati. È questa, in sintesi la risposta che il sottosegreta-rio di Stato, Daniele Bocci ha fornito all’onorevole Massimiliano Fedriga a seguito della interrogazione dallo stesso rivolta al Ministero dell’interno e riguardante, appunto, le numerose istanze di mobilità presentate da dipendenti del Ministero dell’inter-no e rimaste inevase. In merito alla questione posta, la risposta dell’11 novembre scorso ricorda che l’art. 33, comma 5, della legge 104/1992 prevede che il lavoratore che assiste i soggetti con handicap in situazione di gravità possa sce-gliere la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assi-stere. Ma nel valutare le istanze presentate il Viminale, ha sotto-

lineato il sottosegretario, deve tenere conto della necessità di garantire la funzionalità degli uffi ci, rispetto alla quale hanno inciso sfavorevolmente le recenti riduzioni degli organici disposte dal dl 95/2012. Sulla que-stione specifi ca della richiesta di tra-sferimento da una sede all’altra dei dipendenti del Ministero dell’interno, peraltro, è intervenuto il Consiglio di stato che, con la sentenza 5113 de-positata proprio il giorno prima della risposta all’interrogazione, ovvero il 10 novembre, ha affermato tutt’altro, respingendo un ricorso del Viminale. In sostanza, pur non confi gurandosi il trasferimento ai sensi dell’art. 33, comma 5, della legge n. 104, come un diritto assoluto del dipendente inte-ressato, la terza Sezione del Consiglio di Stato, contrariamente al convinci-mento del dicastero, ha chiarito che l’inciso «ove possibile», contenuto nel-la disposizione sta a signifi care che, avuto riguardo alla qualifi ca rivestita dal pubblico dipendente, deve sussi-stere la disponibilità nella dotazione

di organico della sede di destinazione del posto in ruolo per il proficuo utilizzo del dipendente che chiede il trasferimento.© Riproduzione riservata

La risposta del governo a un’interrogazione

Assistenza disabili, diritti condizionati

DI ANGELO COSTA

La sottoscrizione della procu-ra, rilasciata con facoltà di rappresentare e difendere in ogni stato e grado del proce-

dimento anche di mediazione, implica la ratifi ca della diffi da ad adempiere e dell’istanza di accesso, atti negozia-li propedeutici alla difesa, compiuti in nome e per conto della parte dal difensore.

A ribadirlo sono stati i giudici della seconda sezione del Tar per la Sar-degna con la sentenza n. 1090 dello scorso 30 ottobre.

I giudici amministrativi isolani hanno osservato, poi, che la nozione normativa di documento amministra-tivo passibile di accesso - testualmen-te delineata dall’art. 22, lett. d), della legge 7 agosto 1990, n. 241, come mo-difi cato dalla legge 11 febbraio 2005, n. 15 - comprende «ogni rappresen-tazione grafi ca, fotocinematografi ca, elettromagnetica o di qualunque al-tra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi a uno specifi co procedimento, detenuti da una pub-blica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipen-dentemente dalla natura pubblicisti-ca o privatistica della loro disciplina sostanziale»: la norma è, pertanto,

chiarissima nell’estendere la discipli-na sull’accesso anche ad atti di natura privatistica, purché detenuti da una pubblica amministrazione per l’eser-cizio delle sue funzioni istituzionali.

Secondo un consolidato orientamen-to giurisprudenziale il diritto di acces-so deve prevalere sull’esigenza di ri-servatezza di terzi, ove sia esercitato per consentire la cura o la difesa pro-cessuale di interessi giuridicamente protetti e concerna un documento am-ministrativo indispensabile a tali fi ni, la cui esigenza non possa essere altri-menti soddisfatta: di conseguenza, in capo al coniuge separato sussiste, nei confronti dell’Agenzia delle entrate, il diritto di accesso alle dichiarazioni dei redditi del convivente «more uxo-rio» dell’altro coniuge. Tale istanza di accesso documentale, infatti, essen-do rivolta a dimostrare la capacità di reddito del convivente del coniuge separato, è funzionale ad esonerare il richiedente dall’obbligo di correspon-sione dell’assegno di mantenimento. Né il diritto di accesso viene meno per aver il medesimo richiedente solleci-tato il giudice civile ad acquisire le dichiarazioni dei redditi in questione, atteso che l’art. 210 c.p.c. prevede la facoltà dell’ordine istruttorio e non anche la sua obbligatorietà.

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Una recente decisione del Tar della Sardegna

Procura sottoscritta Diffida ratificata

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VIILunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 DiceA F FA R I L E G A L IIl Tribunale amministrativo regionale della Sicilia ha accolto la domanda di esenzione

Contributo unificato una voltaSe i nuovi ricorsi non ampliano l’oggetto del giudizio

DI FRANCESCA DE NARDI

Nel caso di ricorso per motivi aggiunti che non amplia l’ogget-to del giudizio vi è

esenzione dal pagamento del contributo unifi cato.

Questo è quanto ha sanci-to il Tribunale amministra-tivo regionale della Sicilia, Catania, sez. IV, con la sen-tenza del 3 dicembre 2015 n. 2840.

Nel caso in esame, in una controversia avente a ogget-to una procedura aperta per l’aggiudicazione del «Servi-zio di gestione asili nido e micro nido» nel comune di Siracusa, il ricorrente ave-va richiesto di non pagare il contributo unifi cato per il ricorso per motivi aggiunti, alla luce della decisione della Corte di giustizia dell’Unio-ne europea, V, 6 ottobre 2015 in C-61/14.

Tale sentenza, infatti, dopo aver affermato come la legge italiana, nel pre-vedere contributi multipli in caso di ricorsi contro la

medesima aggiudicazione, non contrasti col diritto co-munitario, evidenzia come spetti al giudice nazionale accertare se gli oggetti dei ricorsi «non sono effettiva-mente distinti o non costitu-iscono un ampliamento con-siderevole dell’oggetto della controversia già pendente», e, nel caso, di «dispensare l’amministrato dall’obbli-go di pagamento di tributi giudiziari cumulativi». Il giudice europeo, quindi, con questa pronuncia non si è limitato a salvare la norma-tiva di diritto interno sotto-posta al proprio esame, ma ha anche demandato, con un considerevole amplia-mento dei poteri decisori, al giudice amministrativo la gestione del «rimedio» di giustizia, nell’esercizio della propria giurisdizione esclu-siva a norma del numero 1) della lettera e) dell’art. 133 c.p.a., «se accerta che tali oggetti (ovvero: quello del ricorso principale e del ricorso per motivi aggiunti e/o del ricorso incidentale

successivamente presenta-to e/o presentati) non sono effettivamente distinti o non costituiscono un ampliamen-to considerevole dell’oggetto della controversia già pen-dente, è tenuto a dispensare l’amministrato dall’obbligo di pagamento di tributi giu-diziari cumulativi».

Alla luce di queste consi-derazioni, i giudici ammini-strativi catanesi accolgono la domanda di esenzione: dopo aver rilevato che nel caso in esame i motivi aggiunti non hanno ampliato l’oggetto del-la controversia, ma si sono li-mitati a ribadire le medesime censure riferite, per altro per illegittimità derivata, all’in-tervenuta aggiudicazione de-fi nitiva, ritengono applicabile il principio recentemente af-fermato dalla Corte di giusti-zia dell’Unione europea.

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L’autista che viene ripetutamente sanzionato dalla po-lizia con decurtazione di punteggio rischia la revisione obbligatoria della patente di guida. Ma per tornare sui banchi di scuola occorre subire almeno tre decurtazioni significative in un anno. Lo ha chiarito il Tar Veneto, sez. III, con la sentenza n. 1194 dell’11 novembre 2015. Un conducente è stato sanzionato varie volte dalla polizia, nel corso dello stesso anno, per aver omesso di indossare la cintura di sicurezza, aver guidato a una velocità peri-colosa e aver effettuato manovre pericolose in autostrada. Complessivamente il temerario trasgressore ha colle-zionato in pochi mesi penalizzazioni per oltre 20 punti. Contro il conseguente provvedimento di revisione della patente per negligenza recidiva l’interessato ha proposto ricorso al Tar ma senza successo. L’articolo 126-bis, al comma 6, prevede che alla perdita totale del punteggio, il titolare della patente deve sottoporsi all’esame di ido-neità tecnica di cui all’articolo 128. Al medesimo esame deve sottoporsi il titolare della patente che, dopo la no-tifica della prima violazione che comporti una perdita di almeno cinque punti, commetta altre due violazioni non contestuali, nell’arco di 12 mesi dalla data della prima violazione, che comportino ciascuna la decurtazione di almeno cinque punti. Correttamente, dunque, la motoriz-zazione ha disposto la revisione della patente all’autista particolarmente trasgressivo.

Stefano Manzelli

AUTISTI TRASGRESSORI SERIALI

Conducente a piedi

Autori - A cura di Paolo CentoreTitolo - Codice Iva Nazionale e Comunitaria commentato Casa editrice - Ipsoa, Milano, 2015, pagg. 2600Prezzo - Euro 180Argomento - Negli ultimi anni la disciplina Iva è stata oggetto

di numerosi e im-portanti interventi a livello europeo sia legislativi, con l’ap-provazione di diret-tive e regolamenti, sia giurispruden-ziali. Ma il futuro dell’Iva, come previ-sto dal Libro bianco del 2011, è ancora in costruzione: i servizi della Commissione e

gli esperti che l’affiancano sono oggi impegnati nel disegno delle nuove regole che consentano il supera-mento del regime transitorio, non ultimo l’abbandono del principio di tassazione all’origine. Con queste premesse, non poteva mancare una nuova edizione del Commentario Iva, aggiornato con le ultime novi-tà del 2015, tra cui emerge l’avvio delle nuove disposizioni per i servizi telematici e la procedura Moss (Mini one stop shop). Il quadro complessi-vo che si ritrae dalla terza edizione è, dunque, di estremo dinamismo e attualità: non è solo un commentario degli articoli della legge Iva, ma uno strumento che aiuta il lettore a ra-gionare sulle norme in essi contenu-te e a immaginare prospetticamente l’ulteriore inevitabile evoluzione.

Autori - Giorgio Grasselli Titolo - L’istruzione probatoria nel processo civileCasa editrice - Cedam, Padova,

2015, pagg. 923Prezzo - Euro 80Argomento - Il regime probato-rio, specie dopo la fondamentale riforma del processo civile, attua-ta con la legge 26.11.1990, n. 353, e le modifiche apportate all’art. 183 del codice di procedura civi-le, con la legge 14 maggio 2005, n. 80, ha assunto un ruolo primario innanzitutto per il sistema delle preclusioni che, in pratica, deli-mitano l’attività istruttoria, salvo poche eccezioni, al primo grado del giudizio. In questi anni, il maggior impegno del legislatore è stato nel senso di istituire regimi alterna-

tivi al processo avanti il giudice ordinario, novità inserite per lo più in mastodontici provvedimenti, in gran parte dedicati ad altre problema-tiche, come la legge 18 giugno 2009, n. 69, o il dl 24 giu-gno 2014, n. 90, convertito con mo-

difiche dalla legge 11 agosto 2014, n. 114 (con il processo telematico e la sottoscrizione verbale di udien-za e del verbale di assunzione dei mezzi di prova) o, da ultimo, il dl 12 settembre 2014, n. 132, contenente misure urgenti per la degiurisdizionalizzazione e defi-nizione dell’arretrato nella nuova edizione si tratta anche del dlgs 4 marzo 2010, n. 28, in materia di mediazione finalizzata alla conci-liazione delle controversie civili e commerciali e delle novità in tema di ricorso in Cassazione avverso sentenze su ammissibilità di mez-zi istruttori (dl 22 giugno 2012 n.

83, eliminazione della motivazione insufficiente o contraddittoria dai vizi impugnabili). Il volume fa par-te della collana «Sapere&Diritto» diretta dal prof. Paolo Cendon e ha la struttura propria dei volumi appartenenti a questa collana: il testo rientrante, in carattere più piccolo è dedicato agli stralci di giurisprudenza, anche di merito, per rendere l’opera densa e ricca, senza togliere spazio alla spiega-zione dei concetti e degli argomen-ti principali, trattati in carattere più grande, dunque più facilmente leggibile. Il volume è diviso in par-ti e capitoli, corredato da un indice sommario molto dettagliato e ar-ticolato.Come nella precedente edizione, l’autore ha trattato a fondo ogni singolo istituto, avvalendosi degli apporti della dottrina e della giu-risprudenza più recente, con lo sco-po di offrire all’operatore, sia esso avvocato o magistrato, un aiuto concreto nel quotidiano, difficile, compito di svolgere il proprio ruolo nell’ambito dell’attività giudizia-ria con efficacia.

Autori - Emilio PonticielloTitolo - 250 motivi di opposizione agli atti fiscaliCasa editrice - Maggioli Editore, Rimini, 2015, pagg. 128Prezzo - Euro 19Argomento - La pressione fisca-le elevatissima che attanaglia le imprese e i consumatori produce, complice l’evasione dirompente, effetti impressionanti sulla vita stessa dei cittadini. Se a questo si aggiungono i costi in termini di adempimenti, sanzioni e gli aggi di riscossione contenuti nelle cartel-le di pagamento, spesso errate, la

disperazione la fa da padrona. Ma come ci si può difendere quando ci si ritiene ingiustamente vessa-ti dal fisco? È possibile parare i colpi sferrati dalla potentissima macchina tributaria? Di che stru-menti dispone il cittadino per ot-tenere giustizia? Il testo di Emilio Ponticiello ha il chiaro intento di fornire ai contribuenti che pagano e ai professionisti che li rappresen-tano, pratici e chiari suggerimenti sintetici «per evitare di aggiunge-re alle storture degli agenti quelle dei giudici tributari» in modo da

puntellare le argo-mentazioni neces-sarie per la difesa. Il testo costituisce una rassegna di motivi di opposi-zione organizzati in relazione alle singole tematiche fiscali: si va dalle nullità relative ai principi costitu-zionali tributari a quelle riferibili ai

trattati europei; dalla violazione dei principi contenuti nello statu-to del contribuente alle irregola-rità attinenti al titolo tributario, agli illeciti commessi dagli agenti fiscali ecc. Ogni capitolo è aperto da una introduzione generale cui segue una rassegna di casi pratici con le relative decisioni giurispru-denziali che hanno dato ragione al contribuente. L’autore cerca di aiutare, in tal modo, il professio-nista a trovare una soluzione con il diritto e la logica per arginare le troppo spesso ingiustificate pre-sunzioni che regnano nel campo tributario.

a cura di Francesco Romano

LETTURE DI DIRITTO

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VIII Lunedì 21 Dicembre 2015 A F FA R I L E G A L IUfi ci di Roma al centro di un’indagine di customer satisfaction

La pagella al tribunaleAvvocati insoddisfatti, pubblico neutro

Pagina a cura DI MARZIA PAOLUCCI

Insoddisfazione tra gli avvo-cati, neutralità tra il pub-blico. È il dato emergente dell’indagine di customer

satisfaction a doppio binario che si è appena conclusa pres-so il Tribunale di Roma su in-dicazione del Ministero della giustizia. Trenta domande e due fasce di intervistati: gli avvocati e il pubblico utente dei servizi. E un giudizio posi-tivo da parte di Mauro Vaglio, presidente dell’Ordine degli avvocati.

Gli avvocati. Hanno rispo-sto 1.807 avvocati, tra loro an-che 92 praticanti, la maggior parte, 1.480, civilisti. Il 47% è insoddisfatto del servizio e il 19% addirittura molto insoddi-sfatto. In una scala di voti che va dall’uno al cinque, nessuna delle oltre trenta voci proposte agli intervistati ha raggiunto il livello massimo. Avvocati e praticanti hanno dato il 3 alle seguenti voci: imparzialità dei giudici, processo civile telema-tico, chiarezza dei dispositivi

e modulistica. In mezzo con la media crescente dal 2,1 al 2,9 c’è la maggior parte delle voci dalla rapidità dei giudici

al 2,9 tributato alla loro cor-tesia. In fondo alla classifi ca, l’adeguatezza dei costi e la ragionevolezza dei tempi rag-

giungono solo la media di 1,6. E veniamo al pct: qui il voto 4, molto soddisfatto, se lo ag-giudica la visualizzazione di

atti, verbali e provvedimenti tramite polisweb. Tra gli ele-menti di qualità e valore del servizio Giustizia, gli avvocati attribuiscono più importanza con il 58% alla competenza e professionalità dei giudici seguita per il 28%, da funzio-namento, performance e costi della giustizia.

Il pubblico. Per intervi-stare i cittadini utenti del tribunale a caccia di timbri e certifi cati, ci si è avvalsi di otre seicento stagisti universitari che hanno raccolto 905 inter-viste. Il 43% di loro esprime un giudizio neutro: né soddisfatto, né insoddisfatto. Anche qui, in una scala di voti da 1 a 5, si-curezza, tempi di trattazione e di prima udienza, sono tutti a quota 1, il giudizio più bas-so mentre i punteggi più alti, oltre il 3, va alle voci di corte-sia del personale, modulistica, informazioni, fi ducia nei giudi-ci, competenza del personale, sentenze e disponibilità dei giudici. La maggior parte delle interviste dirette ai cittadini, il 34%, ha riguardato il settore lavoro, l’ordinario il 20%.

«Severità verso quegli elementi che ogget-tivamente sono carenti quali la durata delle cause e la puntualità delle udienze ma an-che apprezzamento per altri elementi quali la competenza e l’imparzialità dei magistrati». Fabio Bartolomeo, direttore generale delle Statisti-che del Ministero della giustizia, tributa «senso critico», ai giudizi rivolti al Tribunale di Roma da tutti gli utenti, cittadini e av-vocati. E se gli si sottolinea la distanza di risultato tra il tribu-nale e gli altri uffi ci giudiziari ro-mani, Bartolomeo risponde: «Gli va infatti riconosciuto il merito di avere accettato di sottoporsi al giudizio degli utenti per cono-scere nel dettaglio quali aree del servizio offerto sono più caren-ti per intervenire con i mezzi disponibili e attuare un miglioramento. Il presidente Bresciano e il gruppo di lavoro del Tribu-nale di Roma hanno già annunciato che

sono state deliberate azioni per il miglio-ramento, tra gli altri, del livello di sicurez-za negli accessi così come verrà rinnovato il sito internet e altri interventi verranno

studiati per migliorare l’organizza-zione del lavoro e la pianifi cazione delle udienze. Per quanto riguarda, invece, i dati peggiori e migliori, «i giudizi più severi», conclude, «sono stati riservati ai tempi del-la giustizia, quelli più positivi alla competenza dei magistrati e alla professionalità del personale am-ministrativo. Non molto diverso il giudizio emerso dall’indagine con-dotta presso gli avvocati romani: l’avvocatura ha riservato i giudizi più critici ai tempi di risoluzione delle controversie e ha espresso apprezzamento per l’imparzialità

e la professionalità dei giudici. Da osser-vare che gli avvocati hanno riservato alti voti all’introduzione del processo civile e telematico (pct)».

Bartolomeo: apprezzati i magistrati

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Cosa devono fare gli istituti di credito

IL BAIL INCOME TUTELARE I PROPRI RISPARMI

CONTRO I RISCHI DI CRISI BANCARIA

Con il testo delle norme che entreranno

in vigore dal primo gennaio 2016

Fabio Bartolomeo

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35Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì S P E N D E R E M E G L I OIl rialzo dei prezzi delle materie prime porterà rincari: ecco come ridurre le bollette

Luce e gas, sforbiciata ai costiRisparmi con i comparatori o passando al libero mercato

Pagina a curaDI ANNA DI SANTO

Le bollette di luce e gas rappresentano un peso non da poco per il bilancio familiare,

anche a causa dei continui rincari. Tanto che, secondo un’indagine dell’Osservato-rio SuperMoney, nel 2015 si spenderanno circa 93 euro in più rispetto al 2014 per le utenze domestiche. Un aiuto per risparmiare arriva dalla liberalizzazione del mercato, che permette al consumatore di decidere da quale operato-re acquistare luce e gas, e dai portali online che consentono di effettuare una comparazio-ne tra le varie offerte. Ecco una piccola guida per limita-re i costi.

Luce e gas sempre più cari. Secondo le previsioni dell’Osservatorio SuperMo-ney Energia, nel 2015 la spe-sa media degli italiani per la luce e il gas aumenterà di 93,27 euro rispetto allo scorso anno. A determinare i rinca-ri contribuirà anche il rialzo dei prezzi delle materie prime che, secondo quanto annun-ciato dall’Aeegsi (l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico), ammon-terà al 3,4% per l’elettricità e al 2,4% per il gas. Secondo la ricerca, inoltre, l’aumento complessivo dei costi per le utenze domestiche sarà do-vuto soprattutto ai rincari delle bollette del gas: le fa-miglie italiane spenderanno quest’anno in media 996,74 euro, circa 95 euro in più ri-spetto al 2014. Mentre risul-tano in calo i costi per l’ener-gia elettrica, circa 1,75 euro in meno rispetto allo scorso anno. Le regioni del Sud Ita-lia risultano le più penalizza-te con una spesa media per il gas di 998,80 euro (a fronte dei 994,69 euro previsti per il Nord). Per i prossimi mesi si preannunciano inoltre ulteriori aumenti per le bol-lette del gas. Infatti, se il co-sto del gas nel 2016 dovesse rimanere invariato rispetto al 2015, con l’aumento del 2,4% imposto dall’Autorità per l’energia a partire dal mese di ottobre, la spesa me-dia annua arriverà a toccare 1.021 euro, ben 120 euro in più rispetto al 2014. Anche nel caso dell’energia elettri-ca, l’Autorità per l’energia ha annunciato un rincaro, circa 3,4% in più. Se quindi le ta-riffe dovessero rimanere in-variate nei prossimi mesi, le famiglie italiane dovrebbero affrontare nel corso del 2016 una spesa media di 601 euro, circa 20 euro in più rispetto agli ultimi 12 mesi. Secondo il Centro ricerche economi-che educazione e formazio-ne di Federconsumatori, le

spese «obbligate» per la casa stanno registran-do un’incidenza sem-pre più forte in termini percentuali nei bilanci e, di conseguenza, nei consumi delle famiglie italiane. Con le spese per luce e gas che nel periodo 2000-2015 han-no visto rispettivamente un incremento del 63% e del 44%.

Passare al mercato libero. A partire da gen-naio 2018 verrà abolito il servizio di maggior tutela (dove è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas a stabilire moda-lità di fornitura e prezzi, questi ultimi a cadenza trimestrale). Nel frattempo è già possibile passare al mercato libero che consente di scegliere in autonomia il

proprio fornitore. Con un ri-sparmio che, secondo il com-paratore Facile.it, si aggira attorno ai 50 euro all’anno

per l’energia elettrica e sui 100 euro per il gas. Per chi sceglie di cambiare fornitore, l’Aeegsi ha comunicato che, a

partire dal prossimo 1° giu-gno, le procedure di passaggio saranno molto più rapide (con una riduzione delle tempisti-che da un mese a tre settima-ne) e sicure per gli utenti in quanto verranno gestite in modo centralizzato. Di tutte le operazioni si occuperà in-fatti il Sistema informativo integrato, banca dati nazio-nale avviata dall’Autorità per rendere più trasparente ed effi ciente lo scambio di in-formazioni tra gli operatori del settore dell’energia elet-trica, luce e gas. Nel momento in cui si sceglie di affi darsi al mercato libero occorre co-munque fare attenzione ad alcuni rischi. Si potrebbe per esempio incappare in contrat-ti sottoscritti senza il consen-so consapevole dell’utente. Per correre ai ripari, l’Aeeg ha istituito lo Sportello per il consumatore di energia (contattabile al numero ver-de 800166654 oppure trami-te il sito http://www.autorita.energia.it/it/callcenter.htm) che offre informazioni e assi-stenza. Prima di fi rmare un contratto il consiglio è inoltre di farsi chiarire quali sono i termini per il diritto di ri-pensamento e di leggere con attenzione le condizioni e le clausole previste.

Risparmiare con i com-paratori online. Per limitare i costi, se si sceglie il mercato libero, è possibile utilizzare i portali di comparazione tra le varie offerte per capire se si sta spendendo troppo e in-dividuare la tariffa più con-veniente in base alle proprie esigenze e al proprio profi lo. MyBest, per esempio, mette a confronto servizi e prezzi delle principali utilities e per-mette di effettuare una stima di quale sarà la spesa mensile e annuale per l’energia elet-trica e il gas. Stessa possibili-

tà è offerta da Segugio.it che consente di compara-re le tariffe di gas e luce. Sos Tariffe permette di confrontare centinaia di tariffe di servizi utilizzati quotidianamente, tra cui energia elettrica e gas. Supermoney consente di confrontare le tariffe e visualizzare il possibile risparmio rispetto al ser-vizio di maggior tutela, mentre Facile.it permet-te di scegliere in base alle proprie abitudini di con-sumo, con la possibilità di richiedere una consu-lenza dedicata gratuita. Anche 6sicuro è un com-paratore che permette di confrontare le tariffe di luce e gas. Per procedere basta selezionare ambito

territoriale di appartenenza e tipologia di tariffa desiderata e iniziare la ricerca.

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Bollette luce e gas: come risparmiare

Passare al mercato libero

A partire da gennaio 2018 verrà abolito il servizio di • maggior tutela (dove è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas a stabilire modalità di fornitura e prezzi, que-sti ultimi a cadenza trimestrale). Nel frattempo è già possibile passare al mercato libero che consente di scegliere liberamente il proprio fornitore.

Nel momento in cui si sceglie di afi darsi al mercato • libero occorre fare attenzione ad alcuni rischi. Si po-trebbe ad esempio incappare in contratti non richie-sti, cioè sottoscritti senza il consenso consapevole dell’utente. Per correre ai ripari, l’Aeeg ha istituito lo Sportello per il consumatore di energia (contattabile al numero verde 800166654 oppure tramite il sito http://www.autorita.energia.it/it/callcenter.htm) che offre informazioni e assistenza. Per tutelarsi, inoltre, prima di i rmare un contratto il primo consiglio è farsi chiarire quali sono i termini per il diritto di ripensa-mento e leggere con attenzione le condizioni, facendo attenzione a tutte le clausole.

Confrontare le tariffe sul web

MyBest mette a confronto servizi e prezzi delle prin-• cipali utilities e permette di effettuare una stima di quale sarà la spesa mensile e annuale per l’energia elettrica e il gas

Segugio.it consente di comparare le tariffe di gas e • luce

Sos Tariffe permette di confrontare centinaia di tariffe • di servizi utilizzati quotidianamente, tra cui energia elettrica e gas

Supermoney consente di confrontare le tariffe e vi-• sualizzare il possibile risparmio rispetto al servizio di maggior tutela

Facile.it permette di scegliere in base alle proprie • abitudini di consumo, con la possibilità di richiedere una consulenza dedicata gratuita

6sicuro è un comparatore che permette di confrontare • le tariffe di luce e gas. Per procedere basta selezionare ambito territoriale di appartenenza e tipologia di tariffa desiderata e iniziare la ricerca

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Per informazioni: Via Marco Burigozzo, 5 - 20122 Milano

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43Lunedì 21 Dicembre 2015

Supplemento a cura di FRANCA FLORIS

[email protected]

SURenata Tosi. Unire il dilette-vole all’utile. Quello che sarà possibile fare ai pensionati di Riccione, pagati dal comune per controllare i lavori pub-blici in corso

GIÙProsegue la crescita del porta a porta che aprirà il 2016

con oltre 22 mila nuove opportunità di occupazione

Il lavoroè di casa

Nel 2016 retribuzioni in crescita del 2,6%Per i lavoratori italiani, a tutti i livelli, il 2016 sarà positivo sul fronte retribuzioni: la busta paga del prossimo anno sarà, infatti, più pesante del 2,6% rispetto al 2015. È quanto emerge dall’Os-servatorio Towers Watson sulle politiche retributive 2015/2016, indagine svolta su oltre 500 aziende, prevalentemente medio-grandi, appartenenti a tutti i principali settori indu-striali. I maggiori incrementi salariali dovrebbero riguardare chi lavora nei financial services (+2,9%), grazie al miglioramento dei conti da parte degli istituti bancari dopo la lunga stagione delle ristrutturazioni, e nel comparto media e intrattenimen-to (+2,8%), uno dei più penalizza-ti negli ultimi anni.

Cinquecento animatori per la stagione estivaNell’ambito della rete Eures, Animatur è alla ricerca di 500 animatori turistici da inserire in villaggi e residenze turistiche in Italia e all’estero. Sono richiesti età minima di 18 anni, assolvi-mento dell’obbligo scolastico, disponibilità a trasferimenti, buona conoscenza della lingua inglese e/o ottima conoscenza della lingua francese. Il periodo di lavoro va da aprile a settembre 2016 con disponibilità minima di 2 mesi (preferibile 3/6 mesi). I selezionati saranno assunti con contratto a tempo determinato con inquadramento Enpals. Per candidarsi: [email protected] e, per conoscenza, a [email protected]

L’innovazione digitale cambia il recruitmentC’è tempo fino al 30 gennaio per candidare le proprie idee alla call lanciata da Openjobmetis per i migliori progetti di innovazione digitale dedicati al mondo del recruitment. La call si rivolge a start-up già avviate (italiane e straniere) attive nei seguenti ambiti: job scouting, skills aggregator, temporary job, staff recruitment and selection, skills ranking, job placement, predictive analytic, endorsement platform, tech assessment platform. Per candidarsi alla call occorre sottoporre il proprio progetto entro il 30 gennaio ai seguenti link: https://www.f6s.com/jobrecruit-ment-callforprojects/apply (start-up), https://www.f6s.com/openjobmetis/apply (idee in fase progettuale).

SCELTI & PRESCELTI

Mariarosaria Rossi. Forza Italia è in bolletta. E il teso-riere del partito fa partire la procedura di licenziamento collettivo per un’ottantina di dipendenti

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44 Lunedì 21 Dicembre 2015 L’ I N C H I E S TATutte le occasioni di lavoro proposte dalle aziende associate a Univendita e Avedisco

Il porta a porta senza inciampiPer gli aspiranti venditori oltre 22 mila opportunità

DI FRANCA FLORIS

Voglia di fare e di mi-gliorare la propria condizione. E tanto impegno. Sono pochi

ma irrinunciabili i requisiti richiesti ai venditori porta a porta che nel 2016 po-tranno sfruttare una delle oltre 22mila opportunità di lavoro offerte dalle aziende operanti nelle vendite diret-te. Un settore che anno dopo anno continua a crescere, a dispetto e forse grazie alla crisi economica e alle diffi -coltà del mercato del lavoro tradizionale, e che chiuderà il 2015 con un fatturato di 2,4 miliardi di euro.

«È un settore che va bene perché è sano, fatto di azien-de sane e serie, con elementi qualitativi comuni», spiega Ciro Sinatra, presidente di Univendita le cui aziende il

prossimo anno avranno bi-sogno di 13.535 nuovi colla-boratori per proseguire nel loro trend di crescita (i primi nove mesi del 2015 si sono chiusi con un fatturato di 1 miliardo e 148 milioni di euro, con un incremento del 7,3% rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno precedente). «Le nostre aziende offrono prodotti di qualità», conti-nua, «e lo fanno con perso-nale selezionato in maniera rigorosa e adeguatamente formato». È proprio la for-mazione uno dei punti di forza delle vendite dirette, «un diritto del venditore e un dovere delle aziende», spiega Sinatra. «Abbiamo un codice etico e una carta dei valori rigorosissimi e da entrambi emerge una fortis-sima attenzione nei confron-ti del cliente e del venditore. È questo uno dei segreti del

nostro successo: facciamo la vendita sostenibile, che per noi vuol dire avere a cuore sia il cliente, che è quello che ci fa vivere, sia il venditore che trattato con rispetto ven-de bene e in maniera seria, facendo crescere l’azienda». E che le aziende crescano lo dimostrano anche i dati sull’occupazione: nei pri-mi nove mesi dell’anno, il numero degli addetti alla vendita delle aziende Uni-vendita è cresciuto del 2,0% rispetto allo stesso periodo del 2014, attestandosi a ol-tre 132mila venditori. Un ul-teriore incentivo, per Sinatra, a intraprendere l’esperienza di venditore a domicilio, «che consente di avere relazioni sociali in un ambito profes-sionale (un social network ante litteram) e soprattutto perché dà molta autonomia ai lavoratori che però non sono

mai abbandonati a loro stes-si, perché alle spalle hanno aziende forti e organizzate e prodotti di qualità».

Ma cosa serve per diven-tare venditore a domicilio? «Voglia di lavorare, di mi-gliorare la propria condizio-ne, una grande motivazione a riuscire e tanto impegno». Non ha dubbi Giovanni Pao-lino, presidente Avedisco, l’al-tra associazione di settore che riunisce aziende in grado di raggiungere oltre 418 milioni di euro di fatturato nei primi nove mesi del 2015, con un miglioramento di 16,17 punti percentuali rispetto all’anno precedente. A dimostrazione della preponderanza delle motivazioni personali nella scelta dei venditori, l’etero-geneità degli oltre 151.265 incaricati alla vendita delle aziende associate Avedisco. Le porte sono aperte senza

limiti di età, per i giovani alle prime esperienze lavorative e per i senior espulsi dal merca-to del lavoro e che hanno vo-glia (o necessità) di rimetter-si in gioco. E per le donne, la maggioranza, che nelle ven-dite dirette trovano il giusto mix tra lavoro e famiglia. In-somma, massima fl essibilità che consente sia di farne una professione a tempo pieno (circa il 25% degli incaricati sono agenti di commercio), sia di arrotondare le entrate familiari. È solo questione di tempo lavorato e impegno, gli stessi che consentono di crescere e progredire profes-sionalmente. Ed ecco spiegati per Paolino i motivi per sce-gliere questa professione: «Da libertà, è meritocratica ed è forse l’ultima possibilità data alle persone per raggiungere i propri obiettivi».

© Riproduzione riservata

Le opportunità di lavoro nelle aziende associate Univendita

Azienda N. e tipo di personale ricercato Area geografi ca ContattiAMC Italia 2.000 Incaricati alle vendite part-time •

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Tutta Italia N. verde 800.661.333 Tel. [email protected]

Lux Italia 100 Incaricati alle vendite• 10 Agenti territoriali•

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Nuove Idee 50 Incaricati alle vendite part-time e a • tempo pieno5 Responsabili di zona•

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Witt Italia 1.000 Incaricati alle vendite part-time • e a tempo pieno50 Responsabili di zona•

Tutta Italia N. verde 800.231.439 [email protected]

TOTALE 13.535 posizioni --- ---

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45Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 DicembreL’ I N C H I E S TALe opportunità di lavoro nelle aziende associate Avedisco

Società Figure Area geografi ca Contattare

4Life Research Italy 40 Incaricati alle vendite• Tutta Italia N. verde 800.137003 www.4life.com/[email protected].

AGEL Italy 40 Incaricati alle vendita• Tutta Italia Tel. 0322.243689 www.agel.com/[email protected]

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Guy Demarle Italia 250 Incaricati alle vendite• Tutta Italia Antonio Di Palma Tel. 800.082292www.cookin-guydemarle.com

Herbalife Italia Posizioni per Incaricati alle vendite in • aggiornamento, con molteplici oppor-tunità

Tutta Italia Member Services Tel. 06 523044.44e mail: [email protected]

House to House 350 Incaricati alle Vendite• 25 Capi gruppo/Managers per area in • esclusiva

Tutta Italia Tel. 0422.774995 [email protected]

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Tutta Italia Tel. 045 6767021 [email protected]

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Tutto il Nord Luca TenanTel. 049.9903466

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Tutta Italia Tel. 02.36009747 www.partylite.it

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continua a pag. 46

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46 Lunedì 21 Dicembre 2015 F O R M A Z I O N EDebutta Ergo Campus per formare i professionisti

Assicuratori 3.0Consulenti al passo con il digitale

Un percorso all’avan-guardia per rispon-dere a un mercato sempre più digital. È

l’obiettivo di Ergo Campus, il centro di formazione per Con-sulenti Assicurativi Persona-li, fondato a Milano da Ergo Italia, compagnia assicura-tiva parte del Gruppo Ergo. Il progetto mira a formare e a immettere sul mercato professionisti del risparmio personale che sappiano ope-rare con modelli organizzativi snelli e adeguando in chiave web normative e sistemi di controllo.

Il settore assicurativo ri-chiede, infatti, investimenti signifi cativi in tecnologia per tenere il passo con il cambia-mento del mercato, sempre più votato all’online. Basti pensare che il tempo medio speso su Internet ogni giorno in Italia è il più alto d’Europa e tra i più alti del mondo: 4,7 ore tramite laptop/desktop e di 2,2 ore tramite mobile. Evidenze che portano anche i mercati più tradizionali come quelli assicurativi a modifi care i propri compor-tamenti. «Il nostro obietti-vo», spiega Fabio Naccari, Responsabile del progetto, «è formare almeno 1.000

nuovi professionisti entro i prossimi 3 anni per riscopri-re un mondo, quello assicura-tivo, completamente mutato nel corso degli ultimi anni e sempre più votato al digitale. Vogliamo creare assicuratori 3.0. Basta carta, basta orari fi ssi, basta location codifi ca-te: il sistema di vendita oggi richiesto dal mercato è smart e al passo con i tempi».

Requisiti di base richiesti per accedere al Campus, il cui costo sarà interamente sostenuto dalla Compagnia, sono: laurea o diploma di scuola media superiore, otti-

ma padronanza dei disposi-tivi informatici portatili, de-terminazione e propensione ai rapporti interpersonali. In particolare, il progetto si rivolge a giovani al primo incontro con la professio-ne, mamme con il desiderio di trovare una professione che consenta loro di conci-liare la vita lavorativa con quella familiare, ma anche commerciali esperti che de-siderano mettere a frutto le proprie capacità in un di-verso ambito professionale, quello del risparmio e della protezione.

Sono aperte le iscrizio-ni alla terza edizione del corso Esperto pro-motore della mobili-

tà ciclistica, organizzato dal Dipartimento delle Scienze neurologiche biomediche e del movimento dell’Univer-sità degli Studi di Verona in collaborazione con Fiab, Fede-razione italiana amici della bi-cicletta. La mobilità ciclistica si sta sempre più affermando nelle abitudini e negli stili di vita di molte persone, dall’uso quotidiano casa-lavoro al tem-po libero. Una sfi da per mi-gliorare la qualità dell’aria e

la vivibilità dei centri urbani e una risorsa preziosa per lo sviluppo delle economie loca-li. La mobilità sostenibile è, tuttavia, materia particolar-mente complessa che richiede professionalità e competenze specifi che e fonte, allo stesso tempo, di interessanti oppor-tunità, anche in termini oc-cupazionali. Da qui l’idea del corso per formare professioni-sti ai quali affi dare il compito di coordinare e gestire i vari attori pubblici e privati coin-volti nella mobilità ciclistica e tutte le attività legate al suo sviluppo: dai servizi per la bici in città al cicloturismo, pas-sando per la pianificazione di sistemi e percorsi ciclabili, l’intermodalità con il treno, la sicurezza stradale ma anche la promozione di stili di vita più attivi. Gli sbocchi profes-sionali spaziano da attività imprenditoriali nell’ambito della pianifi cazione e proget-tazione delle infrastrutture, dell’offerta di servizi per la bici, del marketing e comuni-cazione fi no ad attività sociali e di sviluppo territoriale non profi t.

Le iscrizioni devono essere effettuate entro il 15/02/2016. Per info: tel. 045 8425120 http://www.dsnm.univr.it.

Corso università di Verona-Fiab

Mobilità ciclistica gestita da esperti

Le opportunità di lavoro nelle aziende associate Avedisco

Candidati soci

Lifeplus italia 50 Incaricati alle vendite Tutta ItaliaN. verde 800.906.511http://www.lifeplus.com

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SYNERGY WORLDWIDE Italy

50 Incaricati alle vendite• Tutta Italia N. verde 800.931502http://www.synergyworldwide.com

Tapparello & Group 30 Incaricati alle vendite • 3 Coordinatori di zona •

Solo Nord Italia Tel. 0424 473070www.tapparelloegroup.it

The Juice PLUS+ ® Company

50 Incaricati alle vendite• (Franchise Partner)•

Tutta Italia Franchise Support [email protected]

Vivigas 30 Incaricati alle vendite• Piemonte, Lom-bardia, Veneto, Lazio, Umbria

http://www.vivigas.it/Chi-siamo/Lavora-con-noi/[email protected]

Wool Service 50 Incaricati alle vendite• 10 Capi area• Concessionari in esclusiva franchising •

Incaricati e capi area solo per le Tre Venezie. Per le altre zone d’Italia concessionari in esclusiva franchi-sing

Luca Fornasier Tel. 0422.911221www.woolservice.it/[email protected]

Xango Italy 50 Incaricati alle vendite• Tutta Italia www.xango.it Tel. 02.49461015N. verde 800.873689

Xenia 50 Incaricati alle vendite• Tutta Italia [email protected] Alessia Mazzoleni Tel. 035.4376199

Yanbal Italia 60 Incaricati alle vendite• Centronord Italia Yanbal Italia Tel. 02.39669308www.yanbal.com

segue da pag. 45

opportunità di lavoro nelle aziende associate Avedis

Umana e Derga consulting alla ricerca di giovani talenti dell’Ict. È partita infatti la selezione di 20 giovani laureati in ingegne-ria gestionale, economia, economia e com-mercio o statistica a indirizzo aziendale da avviare a un percorso formativo preassun-tivo alla fi ne del quale dovranno essere in grado di governare i principali strumenti di base della piattaforma di sviluppo software nelle architetture di riferimento ed essere così inseriti professionalmente in azienda. L’Academy Umana-Derga, che prenderà av-vio a febbraio 2016, prevede un percorso formativo di 240 ore sviluppato su aspetti

di natura tecnica con casi di studio di tipo didattico, ma basati anche su problemati-che reali. L’obiettivo è quello di introdurre i partecipanti alla soluzione SAP ERP e di fornire le informazioni necessarie per la co-noscenza dei processi e delle funzionalità incluse nella soluzione. I candidati all’Aca-demy sono giovani laureati con buona co-noscenza della lingua inglese. Costituisce titolo preferenziale la conoscenza di una seconda lingua straniera come per esempio il tedesco. Per le selezioni e informazioni: [email protected], specifi cando DER-GA Academy sull’oggetto della mail.

Talenti dell’Ict all’Academy Umana-Derga

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47Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 Dicembre 201P E R C O R S IOpportunità di alto livello nel mondo dell’It grazie alle applicazioni per le risorse umane

Il personale gestito in digitaleLe aziende a caccia di esperti dei sistemi informatici

Pagina a curaDI ROBERT HASSAN

Nonostante i proble-mi inerenti al mer-cato del lavoro, non mancano, tuttavia,

opportunità di alto livello nel mondo dell’information tech-nology: buone, per esempio, le prospettive per quei ruoli che gestiscono gli strumenti infor-matici, incaricati ad assicurare la realizzazione e il controllo di tutti i sistemi tecnologici nel campo delle human research. È un profi lo che non richiede un’esperienza precedente nel-le risorse umane, ma necessita delle qualità di capo progetto che vengono spesso sviluppa-te in uno studio di consulenza informatica nell’ambito delle risorse umane. Inoltre, è neces-sario un percorso accademico di almeno 5 anni, per esempio la facoltà di Economia e Com-mercio o d’Ingegneria. Per lun-go tempo limitate alla parte delle paghe, le soluzioni infor-matiche attuali specifi che per le risorse umane si sono arric-chite di numerosi moduli che permettono di gestire l’intera funzione, ad esempio i moduli di selezione, formazione, svi-luppo ecc. È una fi gura che può progredire verso una posizione di responsabile risorse umane oppure diventare manager in uno studio di consulenza sui si-stemi informatici. La sua retri-buzione lorda annua, dopo 3-5 anni di esperienza, mediamen-te è di 35 mila/40 mila euro; dopo 5-10 anni è di 40 mila/50 mila euro; oltre i dieci anni è tra i 60 mila e 70 mila euro. Si può aggiungere generalmente una quota variabile fi no al 20% dello stipendio fisso. La sua retribuzione dipende anche dall’organico gestito, dal suo perimetro d’intervento e dal fatturato realizzato dalla socie-tà. È essenzialmente un ruolo alle dipendenze del responsa-bile informatico o dell’ammini-strazione delle risorse umane.

«Il lavoro di questo professio-nista avviene principalmente grazie all’utilizzo dei moderni Hrms che integrano alle fun-zioni dei sistemi tradizionali nuovi strumenti volti esplicita-mente ad assistere i responsa-bili del personale nei processi decisionali, dei quali la fi gura deve essere in grado di gestir-ne l’implementazione», spiega Cosimo Sansalone, responsa-bile dell’area information & communication technology di Openjobmetis, agenzia per il lavoro. «Poiché la caratteristica saliente di un sistema Hrms è la possibilità di essere adattato agli specifi ci processi e fi loso-fia/metodologia dell’azienda, nel contesto human research si ha la possibilità di aggiorna-re ed evolvere nel tempo l’ap-plicazione gestionale in base a requirement ad hoc, poten-do essere così uno strumento

all’avanguardia in grado di for-nire al management un valido supporto decisionale», conclude Cosimo Sansalone.

Tra le altre fi gure richieste nel panorama dell’Information Technology rientrano: lo svi-luppatore J2ee, il sharepoint developer, il security system administrator. Il primo è un programmatore con compe-tenze e conoscenze specifi che legate a Java 2 Enterprise Edition che è una piattaforma talmente complessa da avere oggi un impiego piuttosto li-mitato. In situazioni di imple-mentazione, solitamente, la piattaforma viene sviluppata solo in parte: ciò rende l’idea della sua estrema complessità. Il sharepoint developer invece è uno sviluppatore di sistemi di content management (Cms). Il sistema, in molti casi, funziona da intranet aziendale, dove è possibile archiviare, consul-tare, lavorare i contenuti. Il sistema trova applicazione, ad esempio, nel mondo media legato ai quotidiani. La diffi -

coltà del sistema sta nella sua architettura: più è complessa, maggiore è la richiesta di affi -darsi a un bravo developer.

Infi ne, il security system ad-ministrator è il guardiano del sistema informatico, ovvero co-lui che lo protegge da attacchi esterni.

Per farlo lavora su due livelli, hardware e software, e si serve di strumenti che funzionano da armi di protezione, come codici cifrati, codici di sicurezza ecc. Il suo lavoro è strategico per-ché assicura la sicurezza dei dati trasmessi in entrata e in uscita.

L’informatica, ancora per molti anni, dunque, rappre-senterà un mercato del lavo-ro appetibile e in espansione, una prospettiva per giovani laureati desiderosi di appli-care le conoscenze acquisite, nel campo delle tecnologie di Easy-Intelligence e Easy-Mining. Ingegneri, statistici, ma anche laureati in scienze umanistiche avranno buone prospettive di impiego.

Secondo un’analisi di Openjobmetis, la crescita dei posti di lavoro si concentrerà sempre di più nell’area chiave dell’information & communication technolo-gy. E il potenziale qui risulta enorme, basti pensare che le aziende Ict attive a fi ne anno 2014 erano circa 122 mila, nelle quali trovano occupazione stabilmente circa 540 mila addetti (somma di contratti regolari e atipici). A sottolineare l’importanza di questo dato ci aiuta il pil, visto che il peso di queste aziende impatta per circa il 6,5%. Un ulteriore aspetto positivo è dato dalla stabilità degli occupati, in quanto la differenza tra assunzioni e cessazioni è a segno più, a differenza di altri settori dove da anni oramai è sempre in negativo (fonte: dati Assinform). Il punto è che oggi non esi-ste settore di mercato che non sia sulla rete: turismo, proposte culturali, servizi e prodotti di ogni tipo si acquistano online. Anche le piccole-medie imprese dei settori più tradizionali, come quello meccanico, hanno compreso l’importanza di essere presenti nello spazio virtuale, per farsi rintracciare da potenziali clienti e mostrare la loro offerta.

«Le aziende innovative sono generalmente realtà snelle: Whatsapp quando è stata venduta aveva una cinquantina di dipendenti per gestire 450milioni di utenti», afferma Rosario Rasizza, amministratore de-legato di Openjobmetis. «Il valore di queste aziende sta nella capacità straordinaria di immaginare nuove fi gure professionali per poi crearle davvero. Studi ac-cademici hanno dimostrato che per ogni nuovo posto di lavoro ad alto contenuto tecnologico se ne produ-cono indirettamente altri cinque, con un interessan-te effetto moltiplicatore. Sul tema dell’innovazione, l’America continua a dettare le tendenze: quello che si muove in Silicon Valley, lo vedremo tra quattro anni anche in Italia. Per questo la nostra agenzia per il la-voro ha deciso di andare in avanscoperta a conoscere le nuove frontiere delle aziende innovative, soste-nendo il progetto della fondazione Mind the Bridge, SEC2SV - Startup Europe Comes To Silicon Valley – che in questi giorni porta le migliori scale up europee nella valle dell’innovazione, dove possono incontrare potenziali investitori e crescere», aggiunge Rosario Rasizza.

«Il digitale non è un nuovo settore, ma un nuovo modo di fare le cose che contamina tutti i settori e tutte le professioni», commenta Alberto Onetti, responsabile di Startup Europe Partnership. «Il che signifi ca che tutte le imprese, anche quelle che lavo-rano in ambiti più tradizionali e lontani dalle nuove tecnologie, dovranno cambiare il loro modo di lavo-rare e di fare le cose», conclude Onetti.

Aziende innovative,potenziale enorme

Sto per laurearmi e mi chiedo quali siano le caratteristiche necessarie per intraprendere una carriera manage-riale.

Piero, Trieste

Una persona la cui ambizione è il ricoprire tale posizione dovrà posse-dere alcune caratteristiche indispen-sabili che non sono determinate ne-cessariamente dal percorso di studi intrapreso. Prima tra tutte, vi sarà la capacità di cogliere velocemente le opportunità che un contesto professionale potrà offrire, unitamente a una predispo-sizione a raccogliere e a organizzare le informazioni e gli elementi di cre-scita e sviluppo.Tali abilità, naturalmente, potranno affinarsi con il tempo e con l’espe-

rienza, ma, nei manager di successo, fanno spesso parte del bagaglio per-sonale degli individui.Anche la propensione al rischio ap-partiene alla personalità manageria-le, così come l’ambizione e la volontà ferrea, nonché la disponibilità nei confronti delle richieste del proprio ambiente di studio e lavorativo.Un buon manager dovrà imparare, da subito, a costruirsi un solido net-work di relazioni sia durante il per-corso universitario, che nella carriera professionale, in modo da garantire l’intrecciarsi continuo di contributi reciproci rispetto agli obiettivi che si intendano raggiungere.Le mire individuali dovranno, il più possibile, coincidere con quelle dell’azienda e il manager dovrà sa-per trarre i massimi vantaggi dagli

impegni e dagli incontri di lavoro.L’assunzione di responsabilità rap-presenta un ulteriore capitolo impor-tante nella storia di un manager: la fiducia riposta in una simile figura e gli incarichi delicati che le verranno affidati condurranno, per contralta-re, ad una convivenza quasi costante con condizioni di stress da gestire e risolvere quotidianamente.Sul piano della formazione, una ri-cetta vincente consiste nel laurearsi in giovane età, possibilmente con il massimo dei voti, in discipline so-ciali o economiche e nello svolgere tirocini mirati presso aziende che consentano di ricoprire una delle posizioni per le quali si ritenga di essere preparati.

Angelo [email protected]

STRATEGIE DI LAVORO

Manager si nasce e si diventa

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48 Lunedì 21 Dicembre 2015 A Z I E N D EIl piano strategico del gruppo per il prossimo triennio punta sui giovani

Nuove energie per Enel Fino al 2019 sono previsti 2 mila inserimenti

Pagina a curaDI LAURA ROTA

Tra il 2016 e il 2019 Enel prevede 9.200 prepens ionament i (14%) a livello globale

e 4.500 assunzioni. In Italia i prepensionamenti saranno 6 mila e gli inserimenti 2 mila. È quanto risulta dal piano strategico che Francesco Starace, ad e dg di Enel, ha presentato a Lon-dra. I nuovi posti di lavoro del triennio hanno lo scopo, a fronte della razio-nalizzazione numerica del personale contemplata dal piano strategico, di introdur-re energie fresche, per dare impulso allo sviluppo futuro, incentrato sulle nuove tecno-logie e le energie alternati-ve. Quindi, i profi li ricercati avranno soprattutto una for-mazione tecnico-scientifi ca e ingegneristica e competenze qualifi cate nei settori di pro-venienza, maturate in Italia o

all’estero e ci saranno oppor-tunità di stage per i neolau-reati. I candidati ideali sono motivati a farsi carico delle responsabilità affi date e a ge-stire contesti complessi, sono fl essibili e aperti ad una cul-tura multinazionale. In una

realtà sempre più orientata a misurarsi con mercati in-ternazionali, è apprezzata e valorizzata la conoscenza del-le lingue straniere, in parti-colare dell’inglese. Chi lavora in Enel è inserito in un per-corso di formazione continua e di respiro internazionale. Riconoscere e premiare impe-gno e merito sono attenzioni costanti dell’azienda, il cui obiettivo è Zero Infortuni sul

lavoro. Promuovere la merito-crazia, valorizzare il talento, sviluppare la cultura dell’in-tegrazione in una società in continua evoluzione. Un nuo-vo tipo di multinazionale, che fonde tante culture in un’uni-ca, che è quella del progresso,

del vantaggio reci-proco, dello scambio attivo con il contesto sociale, della cresci-ta dei risultati, del rispetto dei colleghi e che crea un clima lavorativo grade-vole. Tra le figure ricercate per l’unità digital communica-tions, che devono

avere fl essibilità, dialettica, attitudine al team working e al problem solving, capacità relazionali, di analisi e sintesi di tematiche aziendali anche complesse, impegno e deter-minazione nel perseguimento degli obiettivi assegnati, data analyst con laurea specialisti-ca in matematica, statistica, comunicazione o marketing; per la divisione holding, spe-cialista mobile strategist e

content strategist/informa-tion architect, laureati in comunicazione o marketing. La divisione global trading è alla ricerca di profi li junior dinamici e intraprendenti con laurea di II livello in giurisprudenza. Per la di-visione global generation la società seleziona brillan-ti neolaureati in ingegne-ria industriale o economia aziendale. L’azienda, capace di attrarre i migliori talenti sul mercato, offre ai giova-ni l’opportunità di crescere in un ambiente stimolante, dove affrontare le sfi de cru-ciali della nostra epoca. «Il settore delle utilities», spie-ga Starace, «sta vivendo una trasformazione molto rapi-da e la fl essibilità insita nel modello di business di Enel ci permette di rispondere con altrettanta rapidità a questi cambiamenti, accele-rando la realizzazione della nostra strategia». Gli inte-ressati possono candidarsi al sito www.enel.it, carriere, aggiornato con le posizioni aperte.

Pirelli cerca 19 posizioni permanent in differenti famiglie professionali: fi nance, It e hr e 31 fi gure da inserire in stage. I giovani possono raggiungere i propri obiettivi professionali entrando a far par-te di un’azienda globale che opera in 160 paesi, 4 continenti, con 21 stabilimenti nel mondo e 38 mila dipendenti. Altre aree in cui sono aperte le sele-zioni sono R&D, quality, marketing, supply chain, administration & control, industrial, environment & safety. Le lauree maggiormente richieste sono inge-gneria meccanica, gestionale, dei materiali, chimica, industriale, seguita da economia, giurisprudenza e psicologia, oltre a un’ottima conoscenza dell’inglese e, eventualmente, della lingua tedesca, del pacchetto Offi ce, specialmente di excel, predisposizione per il team work, proattività, fl essibilità e capacità relazio-nali. Pirelli considera la formazione del suo staff una

risorsa fondamentale per il successo e la competitivi-tà. Per creare e offrire un processo di apprendimento e crescita permanente ha ideato Training@Pirelli, una struttura di formazione globale volta a garantire l’uniformità del modello educativo, dei messaggi, dei contenuti e delle esperienze proposti ai dipendenti di tutto il mondo. Inoltre, l’azienda dedica particola-re attenzione alla mobilità internazionale, di valore strategico come strumento di sviluppo professionale e crescita al proprio interno: circa metà del mana-gement ha vissuto nel corso della propria carriera una o più esperienze all’estero. Pirelli collabora con i principali atenei e organizza appuntamenti in Italia rivolti a studenti universitari e neolaureati: un’occa-sione per conoscersi. Per presentare la propria can-didatura è necessario collegarsi al sito www.pirelli.com, sezione carriera, lavora con noi, costantemente aggiornata.

Cinquanta opportunitàin casa Pirelli

Prysmian Group, tra i primi del mondo nel settore dei sistemi in cavo per l’energia e le telecomunicazioni, dà il via al programma di recruiting Make it, rivolto a 40 ingegneri e tecnici con esperienza in ambito industriale. Si ricercano ingegneri di processo, di manutenzione, di progettazione e della qualità, nonché fi gure tecni-

che specializzate che vadano a coprire ruoli chiave per l’area manufacturing all’interno di uno dei centri di eccellenza dell’azienda nel mondo. I profi li richiesti sono laureati in ingegneria o equivalente, con un’espe-rienza di 3/5 anni, padronanza dell’inglese e doti di le-adership. Il gruppo mira a individuare e valorizzare i migliori talenti del settore manifatturiero. Attraverso un percorso professionale di quattro anni, Make it offre un programma di alta formazione attraverso la parte-cipazione alla Prysmian Group Academy, che punterà a sviluppare ulteriormente le competenze essenziali per la carriera dei candidati. Il programma includerà due settimane di formazione nella sede di Milano e due nella nuova Manufacturing Academy di Mudanya (Turchia), polo specialistico che verrà inaugurato nel gennaio 2016 in uno degli stabilimenti del gruppo. Il successo di Prysmian è legato alla qualità e alle compe-tenze delle proprie risorse; l’apprendimento costante, il training e la possibilità di una reale crescita profes-sionale sono gli elementi chiave che stanno alla base della fi losofi a aziendale. «Make it», dichiara Fabrizio Rutschmann, direttore hr e organizzazione di Prysmian Group, «segue un’altra recente iniziativa, Build the Fu-ture, il programma di placement rivolto ai neolaureati. Questo dimostra quanto Prysmian creda fortemente nel valore del capitale umano e nell’importanza degli investimenti sui giovani». Info e candidature a Make it su www.prysmiangroup.com, people & careers.

Prysmian group cerca40 ingegneri e tecnici

Iperceramica, catena di negozi per vendita di pavimenti, rivestimenti, sanitari e arredi per la casa e il bagno, cerca addetti alle vendite di-plomati, tra i 22 e i 29 anni, attitudini commer-ciali e un po’ di esperienza. Dopo un contratto di 3 mesi, i prescelti saranno assunti con un contratto di apprendistato di due anni, al termine del quale è prevista l’assunzione a tempo indetermina-to. Candidarsi a www.iperceramica.it/it/ita/lavora-con-noi.

Kocca, settore abbi-gliamento, seleziona uno store manager esperto, con capacità manageriali e di leadership e fl essibili-tà oraria, addetti alla ven-dita diplomati, con espe-rienza almeno biennale per Portogruaro (Ve) e un visual merchandising con 5 anni di esperienza, senso estetico, capacità di problem solving, dinami-cità per la Campania, con conoscenza dell’inglese, contratto full time. Cur-riculum a www.kocca.it, lavora con noi.

Sicilia Outlet Village di Agira (Enna), con oltre 140 negozi, cerca store manager e vice store manager, laureati o diplomati, addetti alle vendite e magazzinieri, in possesso di diplo-ma, tutti con conoscenza di almeno una lingua straniera tra inglese, francese, spagnolo e te-desco, attitudine alla crescita professionale e un po’ d’esperienza. Curriculum al sito www.siciliaoutletvillage.it/it/, lavora con noi.

Red Bull, marchio di energy drink, cerca, per la sede di Milano, un social media manager esperto, laureato in comunica-zione e marketing, con ottima conoscenza di in-glese, tecnologie digitali, piattaforme di gestione profi li social, un executi-ve producer e un brand specialist. Presentare le candidature al sito ht-tp://jobs.redbull.com/it, dove sono presenti nume-rosissime posizioni aperte all’estero.

Trovaprezzi.it, servizio web gratuito di compa-razione prezzi che, attra-verso i propri motori di ricerca, offre agli utenti la possibilità di trovare il prodotto più conveniente, ricerca programmatori, software developer e sales specialist, con un po’ di esperienza e conoscenza della lingua inglese. Of-fre anche tirocini di 3 o 6 mesi. Curriculum alle mail [email protected] o [email protected].

NEWS

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49Lunedì 21 Dicembre 2015Lunedì 21 Dicembre 201IL PROFESSIONISTA

Lorenzo Benanti, alla guida del Collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati fi no al 2017

Un futuro che guarda alla terraUn compito a cui nessuno può sottrarsi è quello di indicare ai giovani la via più giusta da seguire per curare al meglio ciò che gli sarà lasciato

DI BEATRICE MIGLIORINI

Recuperare i valori della campagna e trasmetterli alle generazioni future per fare in modo che non corrano il rischio di andare persi.

Forse è proprio questa una delle sfi de più importanti che i giovani sono chiamati a raccogliere in un’epoca in cui la velocità è prioritaria e la pazienza è virtù di pochi. Non si affrontano, però, le sfi de senza una adeguata preparazione. Ed ecco, quindi, che è necessario affi darsi a mani esperte e lasciarsi guidare da chi alla natura ha de-dicato gran parte della vita. Come nel caso di Lorenzo Benanti classe 1958, Torine-se nell’anima, sposato, padre di famiglia, perito agrario dalla fi ne degli anni 70 e presidente dal 2012 del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari lau-reati. Una passione, quella per la natura e la terra, iniziata da ragazzo e coltivata negli anni con la decisione di intraprende-re gli studi da perito agrario prima e con la dedizione alla professione successiva-mente. Una attività che fi n dalle origini, dopo un’esperienza in Confagricoltura, lo ha visto in prima linea «per il sostegno alle aziende agricole e zootecniche che, negli anni, sono diventate le tematiche princi-pali a cui è dedicato il lavoro dello studio. L’impresa agricola, infatti», ha raccontato a ItaliaOggi Sette Benanti, «è una realtà che ha mille volti e va saputa gestire in ogni suo aspetto, dalla contabilità, agli investimenti alla cura dei beni». Ma, con l’andare del tempo, il nume-ro uno dei periti agrari ha coltivato

anche un’altra grande passione divenuta oggetto di lavoro: la progettazione e cura del verde. «Un’attività che negli anni mi ha dato grande soddisfazione e che mi ha portato, nel 1996, ad essere nominato co-ordinatore del gruppo di lavoro, formato da periti agrari, del progetto di censimen-to delle alberate della città di Torino. Il lavoro che siamo riusciti a completare», ha raccontato Benanti, «ha permesso la creazione del catasto delle alberate. Un qualcosa che, da allora, è divenuto impor-tante e strategico per tutte le città italia-ne dove l’attenzione al verde è sempre maggiore. Questo lavoro ha costituito, tra l’altro il presupposto al quale più o meno consciamente si rifà la legge 10 del 2013 sul censimento degli alberi monu-mentali». Ma nel percorso di Benanti, un ruolo importante lo ha rivestito e riveste tutt’ora la categoria. «Vivendo del mio la-voro come molti altri professionisti non possono non essere legato alla categoria», ha sottolineato Benanti, «ecco perché fi n da quando ne ho avuto la possibilità mi sono dedicato a lavorare al meglio per essa. Un’attività che si è ben conciliata con la mia convinzione che lavorando in-sieme e grazie al confronto con gli altri le soluzioni possibili aumentano e, spesso, sono anche le migliori». Ed ecco che uno dei prossimi obiettivi per i colleghi è quel-lo di provare a lavorare al meglio per la

riorganizzazione territoriale dei collegi. «Dobbiamo trovare il modo giusto», ha raccontato Benanti, «affi nché ogni realtà territoriale sia ottimizzata quanto più possibile. È necessario, infatti, che i nostri sforzi come categoria siano concentrati sul futuro delle giovani generazioni e, uno dei primi passi, è quello di essere presenti sul territorio in modo effi ciente». Ma l’av-ventura della presidenza del Collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati non durerà all’infi nito ed ecco che, nella mente di Benanti, di certo non mancano i progetti futuri. E se a livello professio-nale l’attenzione sarà tutta concentrata sull’implementazione di un progetto volto a mettere in collegamento e a creare quante più possibili sinergie tra professionisti di diverse discipli-ne, a livello personale la priorità è chiara: viaggiare. E in cima alla lista, per un amante della natura, non potevano non esserci che Australia e Nuova Zelanda. Un viaggio non di sola an-data ma con un ritorno ben preciso, perché come scriveva Cesare Pavese, «un paese vuol dire anche che nelle piante e nella terra c’è qualcosa di tuo che anche non ci sei resta lì ad aspettarti».

NOME

Lorenzo BenantiNATO A

Torino IL

10 aprile 1958PROFESSIONEDiplomato perito agrario alla i ne degli anni 70,

inizia subito a lavorare in Confagricoltu-ra seguendo da vicino le aziende agricole. Decide, nel 1985, di intraprendere la libera professione. È attualmente titolare di uno studio professionale associato all’interno del quale sono affrontate tutte le tematiche relative al mondo dell’agri-coltura. Si occupa, inoltre, di progetta-zione del verde. Entrato in contatto con le

problematiche della categoria i n dall’iscrizione al Collegio dei periti agrari di Torino nel 1981, negli anni collabora alla creazione del coordinamento dei Pe-riti agrari del Piemonte. Entra a far parte del Collegio nazionale nel 1996 e diviene presidente nel 2012 Resterà in carica i no al 2017.

Chi è Lorenzo Benanti• Legato alla sua terra, cultore della natura in tutte le sue forme, il camminare in montagna è qualcosa di catartico• Preso sempre da mille impegni, aspetta il 2017 per realizzare il sogno di visitare Australia e Nuova Zelanda•Affezionato ai cantautori italiani degli anni 70 e 80, una menzione d’onore la merita Giorgio Gaber• Col formaggio ha un rapporto quasi morboso, e quando si tratta di Castelmagno il palato si commuove• Amante del teatro, è abbonato allo Stabile di Torino. Tra i suoi autori preferiti spicca Luigi Pirandello

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50 Lunedì 21 Dicembre 2015 PROFESSIONISTI IN CRESCITA

Marco Gay entrain Digital Magics

Marco Gay, tramite la propria so-cietà controllata WebWorking S.r.l., entra in qualità di socio in Digital Magics. Gay contribuirà a raffor-zare la leadership dell’incubatore, dando ulteriore impulso ai progetti della più importante piattaforma nazionale di innovazione per il Di-gital made Italy – che assieme a Ta-lent Garden e Tamburi Investment Partners ha l’obiettivo di sviluppa-re oltre 100 startup nei prossimi due anni, attraverso l’apertura di 50 nuovi campus di co-working, fa-vorendo anche l’ingresso di nuovi investitori. In particolar modo Gay

seguirà lo sviluppo dei programmi di Open Innovation. Marco Gay vanta oltre 15 anni di esperienza imprenditoriale nel settore digita-le e dell’innovazione. Ha iniziato la sua carriera nell’azienda di fa-miglia Proma – società del settore metalmeccanico ceduta alla Saint-Gobain Abrasivi – ed è proseguita con iniziative da «startupper»: ha creato e sviluppato nuove aziende, spaziando sulle frontiere dell’inno-vazione nella comunicazione e nel multimedia (socio fondatore e am-ministratore unico di WebWorking, che si occupa di progetti internet con una particolare attenzione alle pmi), nella pubblicità e nei proget-ti digitali (con Ottovolante, rivol-ta al settore farmaceutico; è stato

ceo dell’agenzia pubblicitaria Gsw WorldWide Italy). È co-fondatore di AD2014, start-up innovativa che opera nell’Internet of Things, e di Torino1884 nel settore del food&beverage con una focalizza-zione su prodotti che appartengono alla tradizione e alla storia locale e nazionale. Marco Gay è dal 2014 anche presidente dei Giovani Im-prenditori di Confindustria e vice-presidente di Confindustria.

Federica Belotti nominataa.d. di Seven

Seven, Società Fiduciaria nata nel 2008 con la mission di offri-re ai clienti assistenza fiscale,

normativa e amministrativa e, soprattutto, attività di sostituto d’imposta, rinnova i vertici con l’ingresso di Federica Belotti in qualità di amministratore delega-to. Federica Belotti, classe 1979 e laureata in Economia e commer-cio presso l’Università degli Stu-di di Bergamo con un Master in Business Strategy & Competitive Technologies e uno in Mediatori professionisti, è iscritta all’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bergamo e svolge il ruolo di soggetto incari-cato del Centro Assistenza Fisca-le nazionale dei Dottori commer-cialisti ed esperti contabili. Ha esercitato la libera professione in qualità di dottore commercia-

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NEL NUOVO NUMEROCOVER STORYI segreti del successo di una boutique che nell’investment banking sta facendo

concorrenza, spesso vincendola, alle grandi banche nazionali e ai guru del settore,

usando una formula semplice: ritorno al modello tradizionale

M&ALe classii che, i team, i protagonisti nel settore della i nanza che in questo momento

sta catalizzando l’attenzione dei grandi gruppi mondiali, dei banchieri d’affari,

dei maggiori talenti imprenditoriali

AVVOCATI D’AFFARIQuelli che hanno seguito le operazioni più signii cative sul mercato dei capitali e le tecniche

che hanno messo in campo per stipulare accordi, contratti e risolvere contenziosi

LA BORSA PER LE PICCOLE AZIENDEPer chi cerca i nanza per crescere, ha un buon piano di sviluppo e opera nella green

economy l’AIM è diventato il marketplace più abbordabile per il mercato dei capitali

M a s s i m o Dell’Acqua lascia l’incarico di di-rettore generale di Kiko ricoperto per 11 anni, per assumere il ruolo di amministrato-re delegato e di-rettore generale di Odissea srl, holding di Per-cassi dedicata alla gestione dei brand e al retail d e v e l o p m e n t . Dell’Acqua, milanese, 46 anni, in Percassi dal 2004, vanta un’espe-rienza ventennale nel settore re-

tail, nell’ambito del quale ha rico-perto posizioni di senior manage-ment. Nella sua nuova veste Mas-simo Dell’Acqua avrà il compito di occuparsi dello sviluppo dei mar-chi condotti in franchising - qua-li Gucci, Polo Ral-ph Lauren, Nike, Ferrari, Victoria’s Secret - nonché di

nuove iniziative attualmente allo studio con partner internazionali in altri settori.

Dell’Acqua nuovo a.d. di Odissea srl

ceo dell’agenzia pubblicitaria Gsw normativa e amministrativa e

Manuel Schia-vuta, 53 anni, è il nuovo diret-tore vendite per l’Italia di Valtur. Schiavuta ha ma-turato una conso-lidata esperienza in ambito Sales & Marketing e busi-ness development presso prestigio-se multinaziona-li operanti nel settore Leisure. Dopo importanti esperienze come direttore vendite prima in Costa Crociere e in Royal Caribben Italia, Manuel Schiavu-

ta prosegue il suo percorso profes-sionale nel mon-do del turismo per contribuire ad ampliare il business di Val-tur. Schiavuta si occuperà, infat-ti, dello sviluppo commerciale per il mercato nazio-nale e lavorerà insieme a Nikola Ljuljdjuraj, diret-tore commerciale

Estero, e a Giorgio Lotti, respon-sabile del coordinamento commer-ciale Valtur.

Schiavuta direttore vendite di Valtur

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51Lunedì 21 Dicembre 2015LuPROFESSIONISTI IN CRESCITAlista e di revisore dei conti pres-so importanti studi associati, per svariate società ed Enti locali. Ha, inoltre, collaborato con una management company indipen-

dente occupandosi di consulenza contabile, dell’attività di supporto nella predisposizione di bilanci di esercizio e di assistenza in mate-ria di operazioni societarie.

Paolo Onelli nominato segretario generale del Ministero del lavoro

Paolo Onelli è il nuovo segretario generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nato a Roma nel 1963, sposato, due figlie, Onelli dal 2013 è il direttore generale del-la Tutela delle condizioni di lavo-ro e delle Relazioni industriali del Ministero del lavoro e delle politi-che sociali e svolge funzioni di co-ordinamento nell’attuazione della

normativa in materia lavoristica e in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Conduce i ta-voli di negoziato nelle controversie collettive di lavoro di rilevanza na-zionale. Presso il Ministero del la-voro e delle politiche sociali è stato anche responsabile dell’Organismo indipendente di valutazione della performance (Oiv) nel 2010 e capo dell’Ufficio legislativo nel 2006. Nel corso della sua esperienza la-vorativa istituzionale si è occupato sia di politiche del lavoro che di politiche sociali. In quest’ultimo ambito, nel 2007 ha ricoperto l’in-carico di capo del Dipartimento per le politiche della famiglia della pre-sidenza del consiglio dei ministri e nel 2001 è stato direttore generale

per la famiglia, i minori e le poli-tiche sociali del Dipartimento per gli affari sociali della presidenza del consiglio dei ministri. Inoltre, è stato vice capo di Gabinetto del ministro per la solidarietà sociale dal 1998 al 2001.

Alessandro Rusciano guidale Risorse umane di Anas

Alessandro Rusciano è il nuovo direttore Risorse umane e orga-nizzazione di Anas spa. Rusciano si occuperà di una direzione pro-fondamente rinnovata e articolata in tre aree, dedicate al coordina-mento delle Relazioni industriali, sviluppo organizzativo e processi,

Gestione risorse Umane. A staff del direttore Risorse umane e organiz-zazione la gestione Compliance e quella degli Affari generali e logi-stica. Alessandro Rusciano, clas-se ’71, con una lunga esperienza nella gestione delle risorse umane del Gruppo Terna Spa, è arrivato in Anas nell’ottobre 2015 come assi-stente del presidente. Laureato in Giurisprudenza ha iniziato nel set-tore HR alla fine degli anni 90 per grandi aziende come Fiat e Merlo-ni. È stato, infine, il responsabile delle Risorse umane di Terna Rete Italia spa dal 2012 al 2015.

Aldo Rimondo nominato managing director di Achab

Achab, distributore italiano spe-cializzato nello scouting e nell’in-troduzione in Italia di soluzioni IT innovative, annuncia la nomina di Aldo Rimondo a managing direc-tor con responsabilità di coordi-namento dei team commerciale, marketing e servizi professionali. Rimondo vanta un’esperienza plu-riennale nel settore tecnologico. In particolare ha ricoperto il ruo-lo di manager in multinazionali nell’ambito sicurezza, virtualizza-zione e cloud. Rimondo proviene da Microsoft Italia dove era Direttore Small Medium Business & Distri-bution. In precedenza ha ricoper-to ruoli di responsabilità in Trend Micro e Citrix, occupandosi di svi-luppare le attività di business e marketing del mercato Piccola e media impresa e del canale della distribuzione.

Merlin Enter-tainments, leader internazionale dell’intratteni-mento per la fa-miglia e primo operatore di at-trazioni turistiche in Europa, annun-cia la nomina di Silvio Giannino a General Manager del Sea Life Roma Aquarium. Si oc-cuperà di sovrin-tendere tutte le operazioni quotidiane all’interno dell’Acquario, selezionare e guida-re il team operativo, coordinare e

gestire il settore vendite. Entrato a far parte del-la famiglia Mer-lin nel 2008, il 42enne milanese ha ricoperto nel corso degli ultimi sei anni diversi ruoli operativi e di responsabilità: da operation ma-nager presso l’Ex Gardaland Water Park di Milano a general manager

del Gardaland Sea Life Aquarium fi no alla poltrona di head of food beverage per Gardaland Resort.

Giannino cresce in Sea Life Roma

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52 Lunedì 21 Dicembre 2015 PROFESSIONISTI IN CRESCITA

Carnelutti studio legale associato sbarca a New York: nasce Carnelutti AEM Law Firm

Carnelutti studio legale associato di Milano e Altieri, Esposito & Minoli PLLC di New York hanno siglato un accordo di joint venture che porterà all’apertura di un nuovo studio con-giunto a New York. La nuova realtà si chiamerà AEM Carnelutti Law Firm e l’integrazione fra le due realtà avver-rà attraverso l’ingresso di Carnelutti nel capitale di AEM. Lo studio avrà un nuovo uffi cio a Manhattan. Obiet-tivo della nuova realtà italo-statuni-tense è quello di offrire alle aziende Usa interessate a investire in Italia (in particolare nei settori real estate, metalmeccanico, energy, fashion, food e media) il supporto legale, tributario e fi nanziario necessario per il successo dei loro progetti di crescita ed espansio-ne nel nostro paese, sia direttamente che attraverso i loro studi di riferi-mento non presenti in loco. «Da tempo guardavamo alla piazza di New York per essere ancora più vicini alle azien-de e agli Studi legali con cui lavoriamo da decenni», dichiara Luca Arnaboldi, managing partner di Carnelutti studio legale associato. «In Altieri, Esposito e Minoli abbiamo trovato il partner ideale per tornare a investire, in modo compatibile con la nostra storia e il nostro modello di business, in un mer-cato che ci ha sempre premiato e che ci ha dato grandi soddisfazioni». «Car-nelutti è un brand molto conosciuto e rispettato nel mercato internazionale dei servizi legali», aggiunge Gianluigi Esposito, managing partner di AEM, «e costituisce per noi un natural fi t, sia per l’eccellenza dei loro servizi che per il loro interesse e la dedizione al mercato Usa, da sempre nel loro Dna. Siamo al contempo onorati ed entusia-sti di questa straordinaria opportunità, che sicuramente consoliderà ed espan-derà la posizione di AEM quale studio italiano di riferimento negli Usa».

Clifford Chance nell’aggiornamentodel programma emtndi Intesa Sanpaolo

Clifford Chance ha assistito i joint arrangers (Banca Imi e Deutsche

Bank nonché i Dealers) nell’aggiorna-mento del programma emtn del valore 70 miliardi di euro di Intesa Sanpaolo spa, Intesa Sanpaolo Bank Ireland plc e Intesa Sanpaolo Bank Luxembourg SA. Il team di Clifford Chance che ha seguito le banche è guidato dal partner Filippo Emanuele coadiuvato dal counsel Gioacchino Foti e dagli asso-ciate Luca Baroni e Jonathan Astbury. Il partner Carlo Galli e il counsel Mar-co Palanca hanno seguito gli aspetti fi scali.

Baker & McKenzie assiste Benetton nella razionalizzazione del portafoglio retail nel mondo

Baker & McKenzie, con il coordi-

namento dalla sede di Milano con Pietro Bernasconi, ha assistito il gruppo Benetton nell’ambito del processo di razionalizzazione e parziale dismissione del porta-foglio immobiliare del gruppo in alcune delle principali piazze nel mondo. Dopo aver seguito la vendi-ta a Kering del flagship store Be-netton in pieno centro a Tokyo, lo

studio ha affiancato il gruppo nella razionalizzazione del proprio por-tafoglio immobiliare retail anche a Parigi dove è stato ceduto a un in-vestitore internazionale lo storico immobile in Boulevard Haussman ed è stato nel contempo acquistata una nuova superficie retail sugli Champs Elysee.

Legance -avvocati associati al i anco di Tages Capital nella istituzione del Fondo «Tages Helios»

Legance – avvocati associati ha assistito Tages Capital nella struttu-razione e istituzione del fondo «Tages Helios», nonché nelle attività correla-te alla sottoscrizione del primo closing del fondo. Il fondo sarà dedicato prin-cipalmente all’acquisto di impianti fotovoltaici realizzati in Italia negli ultimi 4-5 anni e già connessi alla

rete elettrica. Al primo closing hanno partecipato investitori istituzionali di primario standing, quali tra gli altri, Generali, Intesa Sanpaolo Vita e Uni-pol. Per Legance hanno agito il socio Bruno Bartocci, responsabile del progetto, coadiuvato dal socio Enzo Schiavello per le questioni regolamen-tari, dal socio Claudia Gregori per gli aspetti fi scali, dal senior counsel Anto-nio Palazzolo per le tematiche di dirit-to bancario e dal managing associate Giacomo Gitti per gli aspetti contrat-tuali e di diritto societario.

Hogan Lovells a i ancodi Google in temadi diritto all’oblio

La Prima sezione civile del tri-bunale di Roma, con la sentenza n. 23771/2015, del 3 dicembre 2015 ha rigettato il ricorso presentato da un avvocato perché venisse imposto a Google, difesa da Hogan Lovells con

BonelliErede ha assistito Kering nel-la cessione del 100% di Sergio Rossi, noto brand italiano di calzature, a In-vestindustrial, gruppo d’investimento indipendente leader in Europa. L’ope-razione, come dichiarato nel comuni-cato dell’azienda, prevede la cessione di tutti gli asset industriali di Sergio Rossi, unitamente ai diritti sul marchio e alla rete di negozi. Il focus team alta gamma di BonelliErede ha affi ancato Kering con un team composto dal so-cio fondatore Sergio Erede, dal socio Alessandra Piersimoni (nella foto) e dai managing associate Augusto Pra-loran e Francesca Secondari.

BonelliErede-Keringnella cessione di Sergio Rossi

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53Lunedì 21 Dicembre 2015

Massimiliano Masnada, counsel, e Marco Berliri, partner, di rimuovere 14 link che risultavano da una ri-cerca effettuata con il proprio nome. La sentenza del tribunale capitolino, comunica lo studio, facendo propri i

passaggi chiave della pronuncia del-la Corte di giustizia e delle recenti decisioni del Garante per la prote-zione dei dati personali in materia di diritto all’oblio, ha respinto la richie-sta di de-indicizzazione sulla base di due elementi: l’assenza dell’ele-mento cronologico del trascorrere del tempo, in quanto le notizie oggetto del giudizio risalivano 2013, essen-do i fatti ancora attuali, e il ruolo «pubblico» esercitato dal ricorrente dichiarando che esso deve inten-dersi attribuito non solo ai politici e ai funzionari pubblici, ma anche «agli uomini d’affari (oltre che agli iscritti in albi professionali)». Infi ne,

il tribunale ha ribadito che l’azione nei confronti del motore di ricerca deve essere limitata all’esistenza del diritto all’oblio e non può anche riguardare la richiesta di inibitoria per l’eventuale diffamazione subita tramite l’articolo indicizzato da Goo-gle. In tal caso, come anche precisato dal Garante, l’interessato deve rivol-gersi esclusivamente al proprietario e/o gestore del sito fonte dove tale notizia è stata pubblicata. Secondo Massimiliano Masnada e Marco Berliri dello studio Hogan Lovells che hanno assistito Google, «si trat-ta di una sentenza importante che fornisce un ulteriore chiarimento sul ruolo del motore di ricerca e sul bilanciamento di interessi tra il di-ritto all’oblio e l’interesse pubblico all’informazione».

Pool di studi nella cessione di Teamsystem a Hellman & Friedman

Freshfi elds ha assistito Hellman & Friedman nell’acquisizione dell’in-tero capitale sociale di TeamSystem, società attiva in Italia nel settore dei software per professionisti e per imprese. Il team che ha assistito l’ac-quirente era guidato dai soci Luigi Verga ed Emiliano Conio, coadiuvati dagli associate Alessio Bottan, Pie-tro La Placa e Francesco Lombardo.I venditori HG Capital e Bain Capital sono stati assistiti da Linklaters con un team composto da Giorgio Fan-tacchiotti, partner, e Anna Gagliardi,

senior associate, dell’uffi cio di Mila-no e da Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners, con un team composto dai partner Cataldo Piccarreta, Gaetano Carrello, Lorenzo Cairo e Licia Garot-ti e dagli associates Michele Ventura e Giorgio Ferrero.

Ashurst con MPS nel project i nancing per l’Ospedale San Giuseppe di Empoli

Ashurst ha assistito MPS Capital Services Banca per le Imprese spa, in qualità di agente e Arranger, nel project fi nancing dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli, intervento che fa capo alla Società Italiana per Condot-te d’Acqua, tramite la sua controllata Inso spa, azionista di maggioranza della concessionaria Empoli Salute spa. Il progetto prevede il recupero

strutturale di due edifi ci esistenti, la realizzazione di aree commercia-li, di un centro di produzione pasti, di un parcheggio multipiano, di un nuovo edificio da destinare ad at-tività commerciali, di un impianto di cogenerazione e di un impianto fotovoltaico per coprire i fabbisogni energetici dell’ospedale. Il valore del fi nanziamento è di 22 milioni di euro, a fronte di un investimento comples-sivo di circa 38 milioni di euro. Il team di Ashurst è stato guidato dal partner Franco Vigliano e ha inclu-so il counsel Umberto Antonelli, gli associate Federica Periale e Andrea Semmola e i trainees Edoardo Bononi e Emiljana Ymeraj.

Orrick deal counsel nell’emissione del minibond di Sg Elettrica

Sg Elettrica srl, società trentina ope-rante nel settore della progettazione, costruzione, installazione, manuten-zione e assistenza di sistemi elettrici di controllo e automazione industriale e nella produzione e distribuzione di energia elettrica, ha emesso un mini-bond per un ammontare totale di un milione di euro. Nell’ambito dell’emis-sione del minibond di Sg Elettrica, Fi-nint Investments sgr, per conto del Fon-do Strategico del Trentino - Alto Adige da essa gestito, ha agito in qualità di sottoscrittore. La sottoscrizione del mi-nibond da parte di Finint Investments

el, e il tribunale ha ribadito che l’azionei f ti d l t di i

senior associate, dell’uffi cio di Mila-d G tt i Mi li A ti lli &

struttul l

PROFESSIONISTI IN CRESCITA

continua a pag. 54

Massimiliano Masnada

Franco Vigliano

Telefono 02-58219.1 - e-mail: [email protected]

Direttore ed editore Paolo Panerai (02-58219209)Direttore Marino Longoni (02-58219207)Redazione: Silvana Saturno (02-58219378)

Roxy Tomasicchio (02-58219335)Impaginazione e grafica: Alessandra Superti (responsabile)

ItaliaOggi Editori - Erinne srl - 20122 Milano, via Marco Burigozzo 5, tel. 02-58219.1; telefax 02-58317598; 00187 Roma, via Santa Maria in Via 12, tel. 06-6976081 r.a.; telefax 06-69920373, 69920374.Stampa: Milano, Litosud via Aldo Moro 2, Pessano con Bernago (Mi) Distribuzione: Erinne srl - via Marco Burigozzo 5 - 20122 Milano, tel. 02-58219283.Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Class Pubblicità - Via Burigozzo 8 - 20122 Milano - Tel. 02-58219521-2. Class Pubblicità SpADirezione Generale: Milano, via Burigozzo 8 - tel. 02 58219522Sede legale e amministrativa: Milano, via Burigozzo 5 - tel. 02 58219.1Class Roma: Roma, Via C. Colombo 456 - tel. 06 69760855 Presidente: Angelo Sajeva. Vicepresidente: Gianalberto Zapponini. Vicedirettore Generale New Business Iniziative & Eventi Speciali: Francesco Rossi. Vicedirettore Generale Stampa e Web Business & Luxury Stefano Maggini; Vicedirettore Generale TV Indoor & Moving TVConsumer Giovanni Russo. Per informazioni commerciali: [email protected] abbonamenti ItaliaOggi - Euro 320,00 annuale, estero euro 900,00 annuale: Abbonamento estero via aerea.ItaliaOggi Sette - Registrazione del tribunale di Milano n. 174 del 25/3/95 - Direttore responsabile: Paolo Panerai. Testata che fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

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del servizio di movimentazione interna,

raccolta, prelievo e trasporto rifiuti, prodotti

presso gli impianti di depurazione gestiti

dall’Acquedotto Pugliese S.p.A. e ricadenti

nell’Area Territoriale di Foggia, compresa

l’attività di riutilizzo agronomico sui

terreni dei fanghi ed esecuzione di attività

accessorie. L’appalto non è stato aggiudicato.

L’avviso integrale è stato pubblicato sulla

GUCE 2015/S 238-433203 del 09.12.2015,

sulla GURI n. 146 del 11.12.2015, sul sito

internet www.aqp.it e sul sito internet del

Ministero delle Infrastrutture.

Avv. Maurizio Cianci

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Appalto integrato della progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di miglioramento funzionale, con tecnologia no dig, del tratto di condotte idriche suburbane ubicato all’interno dell’impalcato del ponte di Punta Penna Pizzone a Taranto. L’importo complessivo dell’appalto a base di gara è di € 2.123.837,40. Soggetto aggiudicatario: Impresa ROTECH S.r.l. – Zona Artigianale Forche, 36 - 39040 Naz-Sciaves (BZ). Importo del contratto: € 2.113.809,44. L’avviso integrale è stato pubblicato sulla GURI, V serie speciale, n. 149 del 18/12/2015, sul sito internet del Ministero delle Infrastrutture e sul sito di questa Società www.aqp.it.

Il Direttore Servizi Centrali Procurement e Tecnici – Avv. Maurizio Cianci.

COMUNE DI CHIAVARI (GE) Tel. 0185.3651 – Fax 0185.308511

E’ indetta procedura aperta, ai sensi dell’art. 55 del D.lgs. 163/2006, per l’appalto del servizio di gestione di pulizia degli uffici e degli altri locali comunali. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso con verifica offerte anormalmente basse, ai sensi dell’art. 82 del richiamato D.lgs. 163/2006, mediante l’utilizzo dei parametri previsti dal disciplinare. Durata del contratto: anni tre dal verbale di consegna servizi che avverrà presumibilmente l’01.03.2016. L’importo totale preventivato ammonta ad € 503.383,00 (oltre I.V.A.). Termine per ricezione offerte e documentazione: ore 12,00 del 26.01.2016. I documenti relativi alla gara sono disponibili presso l’Ufficio Appalti del Comune, sul sito internet www.comune.chiavari.ge.it. Il bando di gara è stato trasmesso per la pubblicazione sulla G.U.C.E. Sarà pubblicato sulla G.U.R.I., serie V, è affisso all’Albo Pretorio del Comune di Chiavari ed è pubblicato sui siti www.comune.chiavari.ge.it e www.appaltiliguria.it.

IL DIRIGENTE SETTORE 3Dott. Pietro Devoto

IL DIRIGENTE SETTORE 2Dott. Giancarlo Serrao

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA

AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI APPALTI:

STAZIONE APPALTANTE: L’Università degli Studi di Brescia, sede legale Piazza del Mercato, n.15–25121 Brescia Tel +39 03029881 fax +39 0302988329 rende noto di aver aggiudicato i seguenti appalti:1) Fornitura ed installazione degli impianti e delle attrezzature finalizzati alla gestione delle aree destinate a

parcheggio e gestione per un periodo di nove anni CIG 6255406C52 CUP D86J14000770005. Importo contrattuale: € 244.236,00 + iva per la fornitura ed installazione, € 33.500,00 + IVA per il canone di gestione per nove anni. Procedura: aperta. data aggiudicazione definitiva: 24/11/2015. RUP: ing. Francesco Bianchi– Settore Acquisizioni, Edilizia e Sicurezza, domiciliato ai fini del presente appalto in via Gramsci, n. 17 – Brescia tel +39 0302989338. Aggiudicatario: Alfa Telematica Srl con sede legale in Vicenza – Strada della Pelosa, 183.

2) Servizio di copertura dei rischi assicurativi dell’Università, con riserva di ripetizione: Lotto A Servizio assicurativo della responsabilità civile verso terzi e prestatori d’opera € 84.199,50 lordi complessivi per il periodo 31/01/2016 – 31/03/2018 LOYD’S Sindacato Leader AWH con sede legale in Milano Corso Garibaldi, 86; Lotto B Servizio assicurativo della responsabilità civile verso terzi e prestatori d’opera del Laboratorio di Citogenetica, genetica Molecolare per il periodo 17/06/2016 – 31/03/2018 € 217.672,92 lordi complessivi per il periodo 17/06/2016 – 31/03/2018 Aggiudicatario SWISS RE INTERNATIONAL con sede legale in Milano Via Fatebenefratelli, 10; Procedura: aperta. data aggiudicazione definitiva: 09/12/2015. RUP: Sig. Luigi Forlini – U.O.C. Economato, Patrimonio ed Assicurazioni, domiciliato ai fini del presente appalto in Via Gramsci, 17 – Brescia tel +39 0302989249.

3) Fornitura di abbonamenti a periodici stranieri, per il periodo 01/01/2016 – 31/12/2018. Importo contrattuale: Euro 904.000 + IVA. Procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando riserva dell’opzione prevista nel bando originario; Data aggiudicazione definitiva: 04/11/2015. RUP: Dott. Luca Guerra – U.O.C. Acquisizione Risorse Bibliografiche, domiciliato ai fini del presente appalto in Vicolo dell’Anguilla, 8 – Brescia. Aggiudicatario: Celdes Srl Via Aterno, 15/A - Roma. Data di spedizione degli avvisi per la pubblicazione sulla GUUE: 09/12/2015

Il Dirigente del Settore Acquisizioni, Edilizia e Sicurezza: Dott. Luigi Micello

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54 Lunedì 21 Dicembre 2015

sgr è stata ammessa all’intervento del Fondo di Garanzia per le pmi. Orrick ha agito in qualità di deal counsel nella strutturazione e sottoscrizione del mini-bond. Il team di Orrick che ha assistito Sg Elettrica in qualità di emittente e Finint Investments sgr in qualità di sot-

toscrittore, è stato guidato da Patrizio Messina Head del Finance Group, in collaborazione con la Senior associate Sabrina Setini, l’associate Roberto Per-coco e il trainee Erik Negretto.

Gianni Origoni nella quotazione del nuovo Etf Cyber

Lo studio legale internazionale Gian-ni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners ha assistito Etf Securities (Uk) Ltd nel processo di quotazione sul mercato Etf-plus di Borsa Italiana di Etfs Ise Cyber

Security Go Ucits Etf, un comparto della società di investimento irlandese Go Ucits Etf Solutions Plc che replica l’andamento dell’indice su cui vengono calcolate le performance di società ope-

ranti nel settore globale della sicurez-za informatica. Lo studio ha curato gli aspetti legali del processo di quotazione e offerta con un team guidato dal part-ner Emanuele Grippo, coadiuvato dagli associate Raffaella Genghini ed Edoardo Brillante.

La Scala nei concordati omologati del gruppo De Vecchi

Sono stati omologati al Tribunale di Venezia tutti i concordati delle società del Gruppo De Vecchi, titolare di un terminal di Marghera e attivo anche nel settore immobiliare. La procedura curata da La Scala studio legale prevede una manovra concordataria nella quale si innestano numerose operazioni stra-ordinarie: aumenti di capitale in denaro e in natura, fusioni, vincoli di destina-

zione, conferimenti d’azienda alla nuova newco operativa. Il Gruppo, gravato da oltre 130 milioni di indebitamento pre-vede però di pagare integralmente non solo i creditori privilegiati, ma anche quelli chirografari delle società immo-biliari e di Interporto di Venezia nonché in gran parte quelli del Centro Inter-modale Adriatico. Il team dello Studio La Scala che ha curato l’operazione era composto oltre che dal name partner Giuseppe La Scala, dal socio Riccardo Bovino responsabile del team corporate (con gli associate Giada Salvini e Giulia Buzzetti), da Simone Bertolotti del team di diritto concorsuale e da Nadia Rolan-di e Valeria Bano che hanno curato l’as-sistenza legale quotidiana alle società nel corso della procedura. Attestatore del piano il commercialista bresciano Angelo Cisotto.

Gabriele Ventura

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segue da pag. 53

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Gli studi legali Allen & Overy e CBA hanno prestato assisten-za nell’ambito dell’operazione di cartolarizzazione di crediti de-rivanti da mutui chirografari e ipotecari concessi a pmi da Banca Carige, Banca Carige Italia, Ban-ca del Monte di Lucca, Cassa di Risparmio di Carrara e Cassa di Risparmio di Savona (poi incor-porata in Banca Carige) per un valore superiore a 700 milioni di euro. Allen & Overy, con un team guidato dal senior counsel Gian-paolo Garofalo (nella foto), sotto

la supervisione del partner Mas-similiano Danusso, e coadiuvato dal consultant Stefania Aristei e dai collaboratori Gianluca Lecce e Bianca Chiara Sinisi, e, per gli aspetti fi scali, dal socio France-sco Bonichi e dal senior associate Michele Milanese, ha assistito il sole arranger UniCredit Bank AG, London Branch. CBA ha as-sistito le banche originator del Gruppo Carige con il counsel Daniela Sorgato, coadiuvata dai collaboratori Luca Tramontin e Giulia Scanferla.

Allen & Overy e CBA nella cartolarizzazione Carige

Patrizio Messina

Emanuele Grippo

098105098108105111103114

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UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

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UNIDESIO 760073 12,214 11/12/2015

UNIDESIO 760075 12,995 11/12/2015

UNIDESIO 760078 11,5930 11/12/2015

UNIDESIO 760080 11,6810 11/12/2015

UNIDESIO 760082 11,7060 11/12/2015

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UNIDESIO 760098 12,391 11/12/2015

UNIDESIO 760099 11,7160 11/12/2015

UNIDESIO 760102 11,260 11/12/2015

UNIDESIO 760104 11,1230 11/12/2015

UNIDESIO 760105 10,7000 11/12/2015

UNIDESIO 760106 12,0530 11/12/2015

UNIDESIO 760109 11,5820 11/12/2015

UNIDESIO 760125 12,209 11/12/2015

6,802 11/12/2015

AZZOAGLIO DINAMICO 5,684 11/12/2015

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,868 11/12/2015

UNIDESIO PRUDENTE 11,581 11/12/2015

UNIDESIO MODERATO 11,927 11/12/2015

UNIDESIO ATTIVO 12,339 11/12/2015

UNIDESIO VIVACE 12,327 11/12/2015

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,715 11/12/2015

AZIONARIO EURO 9,393 11/12/2015

AZIONARIO GLOBALE 12,204 11/12/2015

BILANCIATO 11,951 11/12/2015

CONSERVATIVE 10,362 11/12/2015

DUAL INDEX - 2012 104,183 16/12/2015

DUAL INDEX - 2013 100,464 16/12/2015

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 105,207 16/12/2015

INDEX EuroCrescita 2014 97,136 16/12/2015

INDEX TOP DIVIDEND 2013 107,198 16/12/2015

EUROSTOXX 50 - 2012 109,734 16/12/2015

PREVIMISURATO 13,753 10/12/2015

PREVIBRIOSO 13,858 10/12/2015

PREVIDINAMICO 14,271 10/12/2015

LINEA 1 12,178 30/11/2015

LINEA 1 - FASCIA A 12,631 30/11/2015

LINEA 1 - FASCIA B 12,634 30/11/2015

LINEA 2 13,436 30/11/2015

LINEA 2 - FASCIA A 13,748 30/11/2015

LINEA 2 - FASCIA B 13,892 30/11/2015

LINEA 3 13,599 30/11/2015

LINEA 3 - FASCIA A 13,822 30/11/2015

LINEA 3 - FASCIA B 14,912 30/11/2015

UNIDESIO 760129 12,136 11/12/2015

UNIDESIO 760130 10,8550 11/12/2015

UNIDESIO 760139 11,933 11/12/2015

UNIDESIO 760140 11,9580 11/12/2015

UNIDESIO 760147 12,0380 11/12/2015

UNIDESIO 760149 11,9660 11/12/2015

UNIDESIO 760150 11,937 11/12/2015

UNIDESIO 760156 10,293 11/12/2015

UNIDESIO 760157 12,5400 11/12/2015

UNIDESIO 760159 12,0320 11/12/2015

UNIDESIO 760160 11,702 11/12/2015

UNIDESIO 760163 10,0740 11/12/2015

UNIDESIO 760169 12,972 11/12/2015

UNIDESIO 760170 11,881 11/12/2015

UNIDESIO 760174 12,1990 11/12/2015

UNIDESIO 760179 11,759 11/12/2015

UNIDESIO 760180 11,9400 11/12/2015

UNIDESIO 760182 8,3390 04/12/2015

UNIDESIO 760183 11,377 11/12/2015

UNIDESIO 760185 11,3400 11/12/2015

UNIDESIO 760186 11,3090 11/12/2015

UNIDESIO 760187 11,8140 11/12/2015

UNIDESIO 760189 11,8890 11/12/2015

UNIDESIO 760191 10,456 11/12/2015

UNIDESIO 760192 11,7900 11/12/2015

UNIDESIO 760193 12,0230 11/12/2015

UNIDESIO 760198 8,0290 04/12/2015

UNIDESIO 760201 11,408 11/12/2015

UNIDESIO 760202 12,140 11/12/2015

UNIDESIO 760203 13,1060 11/12/2015

UNIDESIO 760205 10,9510 11/12/2015

UNIDESIO 760206 10,8700 11/12/2015

UNIDESIO 760210 12,286 11/12/2015

UNIDESIO 760216 10,955 11/12/2015

UNIDESIO 760229 11,188 11/12/2015

UNIDESIO 760234 10,075 11/12/2015

UNIDESIO 760235 10,046 11/12/2015

UNIDESIO 760243 9,669 11/12/2015

AZZOAGLIO CONSERVATIVO

BOND MIX 10,734 11/12/2015

BALANCED 11,773 11/12/2015

GLOBAL EQUITY 14,338 11/12/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,290 11/12/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,100 11/12/2015

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,607 11/12/2015

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 15,146 11/12/2015

OBBIETTIVO 03/2021 9,710 11/12/2015

OBBIETTIVO 05/2021 10,115 11/12/2015

HIGH DIVIDEND 8,506 11/12/2015

MEGATREND 8,266 11/12/2015

HELVETIA EUROCRESCITA 93,895 16/12/2015

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,410 15/12/2015

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 13,090 15/12/2015

HELVETIA WORLD EQUITY 156,760 15/12/2015

HELVETIA EUROPE BALANCED 213,450 15/12/2015

HELVETIA WORLD BOND 242,580 15/12/2015

HELVETIA GLOBAL BALANCED 173,670 15/12/2015

HELVETIA GLOBAL EQUITY 129,430 15/12/2015

LINEA GARANTITA 12,441 30/11/2015

LINEA BILANCIATO 14,038 30/11/2015

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,405 30/11/2015

LINEA AZIONARIO 10,986 30/11/2015

Obbiettivo 5/2021 10,1150 16/12/2015

HELVETIA QUATTRO.10 97,764 16/12/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 104,580 16/12/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 96,166 16/12/2015

EUROVITA ASSICURAZIONI S.p.A.Via dei Maroniti, 12 - 00187 - Roma

Tel. 06 474821

UNIT in EURO DATA PREZZO

www.eurovita.it

UNIT LINKED

Quality 09/12/2015 7,671Progress 09/12/2015 7,0520Maximum 09/12/2015 5,6940Global Equity 09/12/2015 6,3130Global 100 09/12/2015 5,4790Flex Equity 100 09/12/2015 12,273Opportunità Reddito 09/12/2015 4,965Opportunità Reddito Plus 09/12/2015 4,811Opportunità Crescita 09/12/2015 4,992Opportunità Crescita Plus 09/12/2015 4,824

www.metlife.it

MetLife Europe Limited

Rappresentanza Generale per l’Italia

Via Andrea Vesalio n. 6

00161 Roma

Valorizzazione al:

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,336

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,228

Alico Monet. Protetto 17/12/15 1,107

Alico P.P. Eur 2015 17/12/15 0,970

Alico P.P. Eur 2016 17/12/15 0,992

Alico P.P. Eur 2017 17/12/15 1,026

Alico P.P. Eur 2018 17/12/15 1,066

Alico P.P. Eur 2019 17/12/15 1,103

Alico P.P. Eur 2020 17/12/15 1,121

Alico P.P. Eur 2021 17/12/15 1,161

Alico P.P. Eur 2022 17/12/15 1,165

Alico P.P. Eur 2023 17/12/15 1,201

Alico P.P. Eur 2024 17/12/15 1,140

Alico P.P. Eur 2025 17/12/15 1,156

Alico P.P. Eur 2026 17/12/15 1,394

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Alico P.P. Eur 2028 17/12/15 1,073

Alico P.P. Eur 2029 17/12/15 1,214

Alico P.P. Eur 2030 17/12/15 1,218

Alico P.P. Eur 2031 17/12/15 1,277

Alico P.P. Eur 2032 17/12/15 1,199

Alico P.P. Usa 2015 17/12/15 1,021

Alico P.P. Usa 2016 17/12/15 1,063

Alico P.P. Usa 2017 17/12/15 1,081

Alico P.P. Usa 2018 17/12/15 1,141

Alico P.P. Usa 2019 17/12/15 1,190

Alico P.P. Usa 2020 17/12/15 1,203

Alico P.P. Usa 2021 17/12/15 1,277

Alico P.P. Usa 2022 17/12/15 1,247

Alico P.P. Usa 2023 17/12/15 1,289

Alico P.P. Usa 2024 17/12/15 1,185

Alico P.P. Usa 2025 17/12/15 1,265

Alico P.P. Usa 2026 17/12/15 1,524

Alico P.P. Usa 2027 17/12/15 1,259

Alico P.P. Usa 2028 17/12/15 1,182

Alico P.P. Usa 2029 17/12/15 1,124

Alico P.P. Usa 2030 17/12/15 1,319

Alico P.P. Usa 2031 17/12/15 1,400

Alico P.P. Usa 2032 17/12/15 1,324

Alico P.P. Global 2015 17/12/15 0,968

Alico P.P. Global 2016 17/12/15 1,000

Alico P.P. Global 2017 17/12/15 0,962

Alico P.P. Global 2018 17/12/15 1,083

Alico P.P. Global 2019 17/12/15 1,177

Alico P.P. Global 2020 17/12/15 1,139

Alico P.P. Global 2021 17/12/15 1,184

Alico P.P. Global 2022 17/12/15 1,156

Alico P.P. Global 2023 17/12/15 1,204

Alico P.P. Global 2024 17/12/15 1,150

Alico P.P. Global 2025 17/12/15 1,194

Alico P.P. Global 2026 17/12/15 1,437

Alico P.P. Global 2027 17/12/15 1,161

Alico P.P. Global 2028 17/12/15 1,076

Alico P.P. Global 2029 17/12/15 1,235

Alico P.P. Global 2030 17/12/15 1,196

Alico P.P. Global 2031 17/12/15 1,293

Alico P.P. Global 2032 17/12/15 1,207

Alico Prot.Trim. Eur 17/12/15 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 17/12/15 1,089

Alico Gest.Bilanc.Glob 17/12/15 1,404

Alico Gest.Azion.Glob 17/12/15 1,462

Alico Gest.Bilanc.Eur 17/12/15 1,396

Alico Gest.Azion. Eur 17/12/15 1,421

Alico Aper.Indiciz.Eur 17/12/15 1,047

Alico Aper.Indiciz.Usa 17/12/15 1,718

Alico Aper.Indiciz.Glo 17/12/15 1,373

Alico Aper.Indiciz.Ita 17/12/15 0,874

Alico Liquidita’ 17/12/15 1,060

Alico R. Prudente 17/12/15 1,237

Alico R. Crescita 17/12/15 1,167

Alico R. Multi Comm. 17/12/15 0,382

Alico Multi Comm. 17/12/15 0,402

Alico R. Peak Usa 2015 17/12/15 1,003

Alico R. Peak Usa 2020 17/12/15 1,151

Alico R. Peak Usa 2025 17/12/15 1,250

Alico R. Peak Usa 2030 17/12/15 1,272

Alico R. Peak Usa 2035 17/12/15 1,286

Alico R. Peak Eur 2015 17/12/15 1,039

Alico R. Peak Eur 2020 17/12/15 1,179

Alico R. Peak Eur 2025 17/12/15 1,265

Alico R. Peak Eur 2030 17/12/15 1,331

Alico R. Peak Eur 2035 17/12/15 1,273

Alico R. Peak Asia 2015 17/12/15 1,087

Alico R. Peak Asia 2020 17/12/15 1,271

Alico R. Peak Asia 2025 17/12/15 1,415

Alico R. Peak Asia 2030 17/12/15 1,498

Alico R. Peak Asia 2035 17/12/15 1,492

Alico Sec. Acc. 2016 17/12/15 1,052

Alico Sec. Acc. 2017 17/12/15 1,071

Alico P.P. Asia 2015 17/12/15 1,122

Alico P.P. Asia 2020 17/12/15 1,291

Alico P.P. Asia 2025 17/12/15 1,408

Alico P.P. Asia 2030 17/12/15 1,430

Alico P.P. Asia 2035 17/12/15 1,493

Alico Long Investment 17/12/15 0,775

Alico Agriculture 17/12/15 0,414

Alico Metals 17/12/15 0,367

17/12/15

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,105

CNP Alpenbank Aggressive 101,75 18/10/2015

CNP Alpenbank Balanced 95,49 18/10/2015

CNP Alpenbank Balanced 2 100,60 18/10/2015

CNP Alpenbank Dynamic 125,10 18/10/2015

CNP Alpenbank Substance 108,78 18/10/2015

CNP CIIS Aggressivo 93,67 18/10/2015

CNP CIIS Dinamico 94,67 18/10/2015

CNP CIIS Equilibrato 94,31 18/10/2015

CNP CIIS Moderato 96,42 18/10/2015

CNP CIIS Prudente 98,46 18/10/2015

CNP CIIS Total Return 97,81 18/10/2015

CNP CIIS Essential -

CNP CIIS Advanced -

CNP Crescita 94,82 18/10/2015

CNP Equilibrato -

CNP Fondo Interno Certius IV 87,08 18/10/2015

CNP Fondo Interno Certius V 71,31 18/10/2015

CNP Linea Conservativa 95,30 18/10/2015

CNP Dinamico -

CNP Moderato 97,33 18/10/2015

CNP Protezione 97,93 18/10/2015

CNP Prudente 98,43 18/10/2015

CNP Reddito 99,21 18/10/2015

CNP Sviluppo -

098105098108105111103114

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