Pensieri estivi in libertà conversando con una pietra · 2017-05-03 · voglio essere di nuovo...

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Conversazione con una pietra

Pensieri estivi in libertà conversando con una pietra

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26 maggio 2010

Conversazione con una pietra

Busso alla porta della pietra- Sono io, fammi entrare.

Voglio venirti dentro,dare un'occhiata,

respirarti come l'aria.

- Vattene - dice la pietra.- Sono ermeticamente chiusa.

Anche fatte a pezzisaremo chiuse ermeticamente.

Anche ridotte in polverenon faremo entrare nessuno.

Busso alla porta della pietra.- Sono io, fammi entrare.Vengo per pura curiosità.

La vita è la sua unica occasione.Vorrei girare per il tuo palazzo,

e visitare poi anche la foglia e la goccia d'acqua.Ho poco tempo per farlo.

La mia mortalità dovrebbe commuoverti.

- Sono di pietra - dice la pietra- E devo restare seria per forza.

Vattene via.Non ho i muscoli per ridere.

Busso alla porta della pietra.- Sono io, fammi entrare.

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Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,mai viste, belle invano,

sorde, senza l'eco di alcun passo.Ammetti che tu stessa ne sai poco.

- Sale grandi e vuote - dice la pietra- Ma in esse non c'è spazio.

Belle, può darsi, ma al di là del gustodei tuoi poveri sensi.

Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.Con tutta la superficie mi rivolgo a te,ma tutto il mio interno è girato altrove.

Busso alla porta della pietra- Sono io, fammi entrare.

Non cerco in te un rifugio per l'eternità.Non sono infelice.

Non sono senza casa.

Il mio mondo è degno di ritorno.Entrerò e uscirò a mani vuote.

E come prova d'esserci davvero stataporterò solo parole,

a cui nessuno presterà fede.

- Non entrerai - dice la pietra.-Ti manca il senso del partecipare.

Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.Anche una vista affilata fino all'onniveggenza

a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,

appena un germe, solo una parvenza.

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Busso alla porta della pietra.- Sono io, fammi entrare.

Non posso attendere duemila secoliper entrare sotto il tuo tetto.

- Se non mi credi - dice la pietra-rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.

Chiedi a una goccia d'acqua, dirà come la foglia.Chiedi infine a un capello della tua testa.Scoppio dal ridere, d'una immensa risata

che non so far scoppiare.

Busso alla porta della pietra.- Sono io, fammi entrare.

Non ho porta - dice la pietra.

Wislawa Szymborska

La pietra e la poesia della Szymborska sono metafora di tutti gli oggetti che avete raccolto, metafora del mondo che ci circonda, delle persone che stanno vicino a noi e con cui veniamo in contatto.

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O Terra, aspettami

[...]Terra, rendimi i tuoi doni puri,le torri del silenzio che salirono

dalle solennità delle radici:voglio essere di nuovo ciò che non sono stato,

imparare a tornare così dal profondoche fra tutte le cose naturali

io possa vivere o non vivere: non importaessere un'altra pietra,

la pietra oscura,la pietra pura che il fiume porta via.

 Pablo Neruda

Questa estate quando sarete un po’ giù, deluse da qualcosa che vi è capitato, quando vi sentirete incomprese, quando i vostri gesti potranno sembrarvi fraintesi, equivocati, mal interpretati pensate alla pietra che oggi vi regalo.Non è una pietra qualunque, da questo momento diventa il vostro interlocutore, potete parlarci come fa la Szymborska, sapendo però che non potrà mai rispondervi.Prendetela come metafora della vita che è solo di chi la vive, comprensibile solo da chi la sta vivendo, dove nessun altro può penetrare se non lo si consente.Il vostro compito per l’estate sarà:

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Conversazione con una pietra

Hanno conversato con la pietra:• Amneris R.• Anna B.• Anna Maria R.• Bice L. • Carla C.• Carla T.• Daniela S.• Elisabetta S.• Gabriella M• Lorita G.• Paola P.• Patrizia F.• Sabrina P.

La mia domanda era:Può una poesia e una semplice pietra raccolta sulla riva del fiume e donata alla fine di un laboratorio autobiografico riuscire a suscitare ricordi e scritture?

La risposta la si trova nelle pagine seguenti...

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Amneris R.

Osservo la mia pietra, si la mia pietra.L’ho presa fra tante.La mia mano si è immersa nello zaino e subito l’ha afferrata.Ada è andata lungo la riva del Bisenzio e ha raccolto sassi per farne dono ad ognuna di noi, in modo che ci accompagnasse durante l’estate.Dovevamo prenderne uno senza guardare, senza scegliere, un sasso anonimo,ma renderlo nostro, nell’attimo in cui veniva sfiorato dalle nostre dita diventava la nostra pietra.doveva essere capace di ascoltare le nostre gioie, i nostri lamenti e con il suo silenzio risponderci, gioire o rassicurarci.Questo è quello che doveva accadere anche a me.

A fine giugno quando sono andata al Trebbio ho preso la borsa con l’occorrente per scriver e ci ho messo dentro anche la mia pietra. Pensavo che durante i mesi estivi avrei avuto per me molto tempo e lo avrei dedicato a leggere o scrivere. La mia pietra mi sarebbe stata d’aiuto.Non è andata così.Una periartrite alla spalla mi ha tormentato fino a metà agosto.Mi ha tolto tutte le forze.La periartrite si fa sentire quando sei rilassata, ti tormenta quando vai a letto, non ti permette di dormire.La mattina mi alzavo avanti giorno e mi mettevo in movimento, facevo qualsiasi cosa pur di alleviare il dolore.

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Questo mi stancava, ma quando mi mettevo ferma per riposarmi il dolore si riacutizzava e dopo poco dovevo rialzarmi.tutto ciò mi causava spossatezza e depressione.Nel frattempo Romano ha avuto attacchi di gotta ai polsi. Cosicché questa estate i miei fogli sono rimasti bianchi e i mie libri non letti.La mia pietra è stata dimenticata, finché non sono tornata a casaAllora l’ho tolta dalla borsa è l’ho messa come fermacarte sulla mia scrivania. Ogni volta che le passo davanti le dò uno sguardo di ammirazione.È di un colore rosato con sfumature color vino invecchiato, è bianca e variegata di rosso rubino scuro.È bella, l’ho ammirata subito la prima volta che l’ho riportata alla luce.È una pietra con tre facce, ognuna dà delle emozioniQuando la prendo in mano, la sfioro, la stringo, mi accorgo che ognuna delle facce mi trasmette emozioni diverse.Una faccia è ruvida, ma non .... è friabile, sembra esprima la paura di colpire; sento che preferirebbe rompersi piuttosto che colpire o ferire.La sua natura ruvida è soltanto per tenere lontano le carezze. Ha paura di soffrire nel momento che cessassero, preferisce non provarle.Una faccia testimonia la sua origine. Sembra stata generata dalla fusione di più elementi. Resa iridescente, fluida e amalgamata dal calore di qualche antica eruzione.Raffreddandosi si sono formate tate piccole sporgenze tondeggianti, lisce, dure eppure al tatto sembrano morbide.

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Sembrano perle incastonate, fra esse attraverso alcune venuzze rosse che la rendono viva come se in esse scorresse il sangue spinto dalle pulsazioni di un piccolo suore nascosto.Nella terza faccia, le due facce precedenti si fondono. Alla base il rosa intenso salendo si scolora e il colore sfuma e si trasforma in un bianco rosato. Anche la consistenza cambia.Ruvida, un po’ pungente alla base, poi man mano schiarendosi si trasforma diventando quasi bianca in piccole bolle bianche e lisce.Sento che questa pietra mi somiglia. Penso di non essere stata io a sceglierla, ma lei a scegliere me.

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Anna B.

Firenze, mercoledì 26 maggio 2010

La pietra che mi è stata donata

Voglio guardarti come farebbe un cieco

piccola pietra e... “sento" quel solco che

ti attraversa, scolpito in te, dal tempo.

Piccola, sembri fragile più di quello che invece

non sei,

II tuo peso basta a tenere fermi questi fogli che ho davanti,

che volerebbero via col vento... come il tuo peso, piccolo o tanto che sia, serva ricordarmi che;

tutto nella vita, ha la sua importanza ed il suo spessore; per essere pronti quando accadrà;

"perché accadrà", riconoscere e "cogliere", quell'attimo fuggente, per non lasciarselo sfuggire.

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Firenze, lunedì 21 giugno 2010

La piccola pietra

La pietra che ho qui, non è grande,

è una piccola pietra, ma se la tengo nel palmo

della mano il suo peso si sente,

ed è come se volesse stabilire una verità

per farmi capire che nella vita

non bisogna fermarsi all'apparenza per dare un giudizio

alle cose; ma approfondirle invece,

per ridare il giusto equilibrio. alla loro importanza.

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Firenze, 22 giugno 2010

La piccola pietra

La sento già amica, impensabile

al primo incontro con lei.

II silenzio, il suo, avvolge e accompagna

i miei pensieri. Mi ha portata, a riflettere i

o, così impaziente e sbrigativa,

ed è come se lei, così piccola, avesse un'enorme bocca per sgridare i miei errori

o, ritornare quasi invisibile

fra le tante ma...

con quello spessore incisivo che,

anche nel silenzio, si fa sentire.

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Firenze, martedì 29 giugno 2010

Una pietra che mi è stata regalata

Ti ho scelto io, tuffando la mia mano

nel sacchetto che Ada teneva e dove, senza guardare,

ci ha fatto scegliere, una, e darcela in regalo.

Poi, poter scrivere qualcosa nell'attesa

del prossimo settembre quando, (spero)

ci rincontreremo per un altro nuovo entusiasmante incontro.

Dunque, che dire di te, piccola pietra,

che non ho già detto? continuerò a farlo

da un posto insolito, a dire il vero appoggiando questo foglio

sul sellino della mia bicicletta per strada,

È mattina presto e sono in attesa di prendere il primo numerino

per un "colloquio importante"

che dovrò fare e nel silenzio tutt'intorno

(ancora per poco)

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ho pensato a te. E lo scrivere qualcosa se non altro

per passare meglio il tempo. Sono ancora sola, in questa attesa che

pensavo fosse già, con tanta altra gente, ma... mi accorgo

cara piccola pietra, che hai smosso ricordi lontani,

che le cose non sono più quelle di una volta

ed io, la solita sognatrice, non so adeguarmi ai tempi

e... allora scrivo, scrivo, scrivo...

Firenze, Luglio 2010

(Ricordi)

Tante piccole pietre Sotto piedi piccini

di bimbi,che felici sguazzano nell'acqua del fiume.

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Firenze, domenica 04 luglio 2010

Piccola Pietra

Sei scivolata giù dalla montagna, tracimata dalla forte pioggia che

insistente e violenta ti ha staccata da lei.

Sei rotolata giù, insieme a rami e foglie

in un rivolo sempre più grande nella sua discesa a valle.

Poi, finalmente, placata la tempesta, in un nuovo grembo materno, ti

sei adagiata nel fiume. Le stagioni si sono alternate e

sono tornati giorni caldi, dove è stato bello, camminando in riva

al fiume accorgermi di te: pareva tu mi aspettassi, e ti ho raccolta

e portata con me. Amica senza parole mi parli... con la voce del cuore

e quella voce, stanne certa, si fa sentire...

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Firenze, agosto 2010

La pietra regalata

Piccola pietra posata sul ripiano

di un mobile, passando, è facile

sfiorarti con la mano per una carezza,

e al tocco, ti sento liscia, quasi vellutata

e, ormai, nel tempo, sei diventata

una testimonianza concreta, di un caro ricordo.

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Anna Maria R.

Il sasso

Alla fine del corso precedente il 26 maggio 2010 il primo da quando ho frequentato io, la conduttrice del corso ci ha consegnato un sasso per ciascuna, uno diverso dall’altro, di forma, grandezza e colore diversi. A me è toccato un po’ grosso più o meno quanto il pugno chiuso. Ci ha detto, altresì, di raccontare la storia del sasso e di come ne eravamo venuto in possesso. Ecco la storia:

Era l’estate del 1981. Ero in vacanza in Val Gardena. Una mattina, durante una gita a piedi tra i sentieri dei boschi del Sassolungo, fui attirata da un sasso di forma ovale. Mi colpì, non per il suo aspetto banale, ma perché ci stavo inciampando. Decisi di prenderlo, aggiungendolo alla mia collezione di sassi, fiori, foglie, conchiglie che avevo raccolto durante i viaggi e le gite nel corso delle mie vacanze. Lo ripulii dal terriccio, lo lavai, lo avvolsi nello Scottex e lo riposi in una borsa per portarlo con me a Firenze alla fine del viaggio. Poi, dopo pranzo, durante la siesta, sdraiata sul letto in camera mia, chiusi gli occhi e immaginai la storia del sasso di cui ero venuta in possesso. Milioni di anni fa, durante i numerosi maremoti, terremoti che scatenavano il globo terrestre, numerosi sassi finirono scaraventati sulla terraferma dal fondo del mare. Erano periodi di grossi sconvolgimenti. La terra era ancora vergine, non esistevano animali, piante e tanto meno gli uomini. Il sasso insieme a tanti suoi confratelli fu scaraventato ai piedi di una montagna nel complesso del Sassolungo, appunto. Era, allora parecchio più grosso di quanto non

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sia ora. Poi, col tempo si è affinato e rimpicciolito, rimanendo, però, piuttosto grosso, in quanto proveniva dai più profondi recessi del fondo del mare. Passarono i millenni a centinaia. Veniva preso e lasciato da gente che passava per i sentieri, finché un giorno non lo trovo io, passando per i sentieri del Sassolungo. Questa è la storia del sasso che ora fa parte della mia collezione.

Ora parla il sasso:“Sono un sasso bruttino, ma amato e ricercato tanto più che la ragazza che mi ha trovato mi ha pulito amorevolmente, togliendomi dal sentiero battuto da numerosi turisti indifferenti. Mi sento amato, coccolato e ammirato sul ripiano del mobile del soggiorno dove sono stato collocato insieme ad altri oggetti più interessanti e più meritevoli di me dell’attenzione altrui. Chi mi avrebbe detto che un giorno una mano gentile mi avrebbe tratto dal letargo dei sentieri montani, dove ero arrivato dalle profondità marine in seguito a maremoti, terremoti, sconvolgimenti terrestri? Ma chi rappresento io per la mia amica? Forse il suo inconscio, la sua coscienza, la sua anima, la sua indole, la sua speranza e le sue aspettative? O forse sono la voce di Ada che la sprona a raccontare, a manifestarsi a rendersi visibile a me e agli altri? O forse sono la voce di Dio che è in me e che tra le infinite cose dell’Universo, ha creato anche me?”

Forse tutto questo e forse niente.

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Bice L.

L'abete e la roccia

Quando ero ancora un seme 200 anni fa, dissi: "che sfortuna, sono finito sopra una roccia!" Ma non fu affatto una sfortuna Ero caduto in un piccolo incavo dove trovai della terra umida e potei svilupparmi. Nacquero una tenera radichetta che penetrando nella roccia trovò un ambiente caldo e protettivo ed un piccolissimo fusticino che si diresse subito diritto verso la luce del cielo. In breve tempo sviluppai altre radici che abbracciarono la roccia dove ero nato allungandosi a cercare acqua e nutrimento nel terreno circostante e divenendo sempre più grosse, mentre il mio fusto cresceva alto e diritto ornandosi di rami con foglie sempreverdi a forma di ago. Ora sono diventato molto alto anche se il mio tronco è sottile, ma sono robusto e posso vedere il bosco sotto di me con tanti fratelli tutti alti e sottili,molti dei quali come.me sono nati sopra dei sassi arrivati qui chissà da dove, forse abbandonati dai ghiacciai che un tempo coprivano questo posto. Siamo tutti magri e alti, come lo sono le persone di questa valle, ma siamo robusti e non ci lasciamo vincere dalle intemperie. Intanto la roccia dove sono nato si è trasformata, dapprima ricoprendosi di morbido muschio, poi accogliendo alcuni semi di mirtilli e di rododendri che hanno generato piccoli arbusti con frutti e fiori bellissimi. E le mie grosse radici l'abbracciano con tenerezza e riconoscenza.

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Carla C.

La pietra che ho avuto da Ada è nera, ha la forma di una testa: sembra il muso di un animale con la bocca semi aperta. Cara Pietra, in questa estate solitaria lunga e calda, vorrei parlarti del mio vissuto, delle mie delusioni e del mio considerare le parole nel bene e nel male come pietre! Ricordi e forse un po’ di nostalgia...

Camminando quante pietre ho calpestato, quante ne ho raccolte di forme strane per metterle intorno alle mie piante. Pietre sulla riva del mare; fondi ghiaiosi che fanno male ai piedi nudi.

Pietre nei fiumi quando bambina andavo sulla riva della Greve, allora le acque erano limpide, ci facevamo il bagno, le pietre erano levigate dalla corrente.

Pietruzze per giocare, tante; avevamo poco d'altro!

Pietra serena per edificare, nella pietra si è acceso il primo fuoco. Pietra focaia.Pietra così simbolica, solo la goccia riuscirà a scalfirti e sarai eterna, non come noi mortali,

Cara Pietra, quante pietre scagliate verso noi cittadini, contro la cultura, la scuola. Tante notizie orribili, che momenti difficili stiamo vivendo: tante vittime innocenti e soprattutto donne: addirittura ci sono paesi in cui le pietre servono per lapidarle.

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Che brutta parola! Che cosa orrenda! Cara Pietra, io ti parlo ma tu non apri le tue porte, allora io non aprirò le mie: paura di non essere capita? Ma chi capirà fino in fondo un altro essere umano!

Sulla pietra se ne sono dette di cose!

Pietra di paragone. Comodo. Scaglia la prima pietra chi è senza peccato! Nessuno. Avere un cuore di pietra. Mah!Le parole sono come pietre. Approvato! Vero!

"E va la mia pietra A pelo d'acqua Respira sull’ondaPoi piano piano Scende giù!"

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Carla T.

Quandoabbiamo iniziato

il dialogocon il sasso

non conoscevamo Sakineh

Giugno 2010

Il diario della pietra

Misi la mano nello zaino che Ada mi porgeva ed estrassi un sasso, sasso nero, piccolo, solo un sasso da poco.... confrontato con quello rosa di Amneris, il mio era solo un piccolo sasso nero!

Poi a casa mi ricordai della località "SASSI NERl" di Impruneta, di quei due grossi sassi che riuscii a prendere in occasione di una sosta al ristorante omonimo, quando girando un po' nel giardino ed anche nel terreno adiacente ne trovai prima uno e poi l'altro: due splendidi sassi neri... metterli in machina fu come averli rubati, mi sentii colpevole e ancor di più mi sentii a disagio quando al ritorno cominciai a pensare: se ci fermano per un controllo documenti e vedono i sassi, la polizia fa subito un parallelo con "cavalcavia" ... si sa le monture son sospette e fantasiose ... ne portai uno nel giardino delle Rose e l'altro nel tanto posto di Lisa ... lì bastò lasciarlo cadere ... ogni posto è quello giusto per un sasso ... - Ragazze, avrò detto loro, sono sassi-neri! Sono i sassi dell'Impruneta!! Ed ora con questo sassino di Ada

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pensai di portarlo a fargli fare la conoscenza, metterli vicino, appoggiarlo sopra, avrebbero potuto riconoscersi ... ma loro son di sasso, le loro porte non si sarebbero aperte, non sono ospitali, non conoscono l'amicizia, come dice la Szymborska non sanno aprirsi al sentimento, non hanno conoscenza di sé; mentre penso a questo lo prendo in mano e gli trasmetto un po' del mio calore ... ma lui è di sasso e resta indifferente alla mia stretta ... .lui non apre la sua porta... fa niente, io gli aprirò la mia, anzi gli aprirò la portiera della macchina e lo metterò sul cruscotto e mentre viaggeremo lungo i viali dei Colli voglio che veda le grandi "torri del silenzio" alte, dalle radici fino alla fronda più alta, riconoscersi con.le pietre oscure di Neruda, sentirsi piccolo accanto alla grandezza degli alberi, però essere consapevole della sua forza e della sua potenzialità: del suo schiocco nel tagliare l'aria se lanciato... continuo a pensare e a sognare... siamo vicini al Piazzale Michelangelo, mi viene il sospetto che potrebbero anche lì esserci i vigili... meglio toglierlo dal cruscotto, meglio metterlo in tasca... ma se ci fermano? Se mi perquisiscono? loro subito all'erta: - che ci fa questo sasso nella sua tasca? Dove andate? - noi andiamo ad una festa! - festa? Che festa! Voi andate ad un comizio politico! E

per di più con un sasso in tasca! - No! No! Andiamo al matrimonio di Luca e Ilaria! ... al

circolo del Tennis! l due si guardano, ci guardano. Sono sicuri che stiamo cercando di farla franca... poi al gesto della mano di uno di loro possiamo ripartire .. io riesco con difficoltà a sentire (atten... vi teniamo d'occhio), perché loro sono la verità, noi l'invenzione... viaggiare con un sasso in macchina, per quanto possa sembrare inerme, in verità

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lui con gli altri sono stati i precursori di tutte le armi, chiusi in se stessi, ignari di quello che l'uomo, da quello preistorico a quello dell'eventuale prossima guerra; perché come disse Einstein "la combatteranno con i sassi"ma quante congetture faccio!

E pensare che io i sassi li amo, ne ho per tutta la casa, li accarezzo con gli occhi, li tocco con le mani, li vedo diversi da come sono... i sassi che da sempre vivono a stretto contatto con la terra e come le radici degli alberi che talvolta affiorano, riescono anche loro a farsi largo tra le zolle, oppure a staccarsi da chi più grande di lui lo teneva imprigionato nella stretta vigorosa di un abbraccio di pietra, e allora penso a tutto ciò che ci circonda, le nostre case, le strade, i muri, le colonne, i palazzi e ancora statue... e fontane fatte di sasso e di acqua; le prime ciotole scavate dall'uomo nel sasso per dissetarsi; sassi che sanno trattenere il calore del sole come i miei che mi scaldano il cuore ma che non sanno di aver perso l'aria e la luce del tempo perché vivono senza vivere, nella penombra delle stanze, indifferenti al mio sguardo. Sassi di sasso, allora mi guardo intorno e mi rendo conto che gli oggetti hanno perso i confini precisi, ma non i sassi, perché i sassi non debordano, fermi immoti nel tempo e nello spazio, indifferenti ... e noi come loro: camminiamo e li calpestiamo senza riconoscere la ghiaia dal brecciolino, la pietra dall'asfalto... l'indifferenza ci viene dalle ruote, indifferenti anche loro alla natura, senza occhi, senza cuore, senza la porta della sensibilità ...

Scrivo ... e la mia mano sinistra è appoggiata sul sasso di Ada ... sarà il mio compagno dell'estate, parlerò con lui senza parole ... parole senza suono che lui non udrà.

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Ma io si, so che non avrò risposte, me le darò da sola e sono, o sarebbero quelle che vorrei udire da chi mi sta vicino e ancor di più da chi mi è un poco lontano, praticamente ad un tiro di sasso!!!

i sassi sono la pietra della nostra memoriaè il feeling che mi lega a Gabriella,

i suoi sassi, i miei sassi i nostri sassi.

23 giugno 20 l O

Con un giorno di anticipo sulla data di matrimonio di Luca metto il mio sasso in borsa, perché domani non vorrei dimenticarmelo ... voglio che venga con me per vivere le mie stesse emozioni

24 giugno 2010

È venuto a prendermi mio nipote Edoardo, lui guida veloce e va dritto alla meta, solo che è logorroico e nel confronto con Luciano io ne esco distrutta... Siamo arrivati al circolo del Tennis di Bagno a Ripoli molto presto,.praticamente "i primi", parcheggio vuoto, niente tracce di cerimonie Bah!!! Aspettiamo! Davanti a noi i campi da tennis fiancheggiati ma ad una certa distanza, da un rigagnolo d' acqua con le sponde erbose e scoscese; ho fatto una riflessione sul fatto che mai mi sarei avvicinata a quell'acqua!La giornata è bellissima fin dalla mattina, ritagliata a misura in questo giugno piovoso e freddino... Dopo l'orario del fine partita dei mondiali di calcio inizia ad arrivare gente e comincio a riconoscere alcuni che erano stati ragazzi con Luca e via via arrivano parenti dell'una

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e dell'altra famiglia. Arrivano in tanti, si allargano gli spazi, ci spostiamo fino ad arrivare ad un sentierino scosceso che porta all'argine del rigagnolo, su quell'acqua che ora mi sembra limacciosa, affiorano dei grossi sassi sui quali tutti attraversano tranquilli e ridenti, io atterrita faccio il primo passo e lì mi fermo: non posso, non posso... non andavo né avanti né indietro; chi aveva-già attraversato mi guardava attonito; chi mi stava dietro era impaziente .. dai mamma, diceva Lisa, fai un altro passo! No, no non ce la fò: la mia anca sinistra era bloccata, a destra avevo la borsa a tracolla; e allora mi sono resa conto che il mio sasso era diventato pesantissimo, una zavorra! Era lui il mio freno! Lui che si faceva beffe di me, che mi impediva di calpestare quelle grandi pietre levigate dallo scorrere lieve delle piccole onde che le accarezzavano...

Sentivo dei colpi contro il fianco, era lui! Invidioso, chiuso come un pugno, cieco e muto memore solo del soffio del vento... lo restavo ferma e consapevole di lui, quando ho visto Matteo che arrivava di corsa con un asse di legno ed ha improvvisato un ponte levatoio per me, mi ha porto la sua mano ed ha detto: - vieni nonna!. C'è stato un applauso di qua e di là dall'argine, ora ero, eravamo su un prato con tutt'intorno alberi frondosi appena mossi dal vento. Di fronte ad una scrivania e disposte a platea, c'erano molte sedie ricoperte di tela color ocra e con la spalliera fasciata con una larga coccarda di tulle bianco ed infilata di lato una gerbera arancione... una per ogni sedia ... Siediti mamma, ha detto Lisa, io mi defilavo verso le ultime file ma Luca è passato di corsa ed ha detto:

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- mamma vai davanti altrimenti non senti.... Ero lì seduta quando un applauso mi ha fatto voltare, ed in lontananza, dal viottolo che costeggiava un campo (con gli olivi che facevano da sfondo) stava arrivando Luca in bicicletta con Ilaria in canna, il manubrio ornato di tulle ed ancora gerbere arancione .. una scena da film!! Applausi, risate, felicità...

Ilaria e Luca si sono avvicinati alla scrivania, vicino ad un loro "ospite amico" che ha letto la storia del loro amore in chiave ironica... e mentre ascoltavo mi sono resa conto che davanti a me, a lambire lo sfondo di quel salotto verde, ed alle spalle di Luca, scorreva l'Amo, quell'Amo che un giorno lontano aveva fatto di tutto per dividermi da Luca, quelle onde minacciose che violarono Firenze; quell'acqua putrida che tracimò violenta e lercia, che voleva frenare i miei passi per non farmi arrivare da lui... ma avevo vinto io, aveva vinto la determinazione di una donna, di una mamma.Ma che faccio!!! Mi sono distratta... ho smesso di ascoltare... Ecco! Ha finito di leggere, siamo al "bacio! bacio!" Ed ora c'è di nuovo da riattraversare il rigagnolo ... Matteo è lì che mi farà traghettare ed io, con la mano nella borsa, frenerò il sasso!

Ancora prati e tavole e sedie, tutto bianco, tutto ricoperto di lino e fiori non d'arancio, ma gerbere "arancione", e nastri e fiocchi e punti di ristoro e camerieri in alta montura; e quando ha cominciato a scendere la sera, sono state accese torce e lanterne attaccate ai rami, il tutto a rischiarare il passaggio per tornare verso i campi da tennis, ed in uno di questi su un grande tavolo, al centro del campo, con tutt'intorno

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ancora sedie e tavolini c'era la grande torta bianca e rettangolare, Luca e Ilaria hanno dato il primo taglio, ed è cominciata la musica e mentre le coppie ballavano sulla terra rossa, i camerieri andavano e venivano con piatti e vassoi di pasticcini e bottiglie di spumante, ed è così che è cominciata il secondo tempo del film che stavo vivendo...

Così come eravamo stati i primi ad arrivare sicuramente siamo stati i primi a salutare, siamo saliti in macchina con Nicola, Lisa e Matteo, ma è stato lungo attraversare Firenze perché le strade erano invase da una fiumana di gente, c'era stato sì il matrimonio... ma pe' i fiorentini era San Giovanni ed erano tutti fòri pe' i fochi!!

Siamo a casa, ti tolgo dalla borsa, ti poso sul centrino bianco, ti guardo e ti parlo: mi senti? Sasso dal cuore di pietra (o viceversa.... ), ma hai visto Niccolò? Così uguale a sua madre nei tratti del volto, ma così uguale a Luca nel modo di essere di quando anche lui era un adolescente sciatto e bello! Ma l'hai visto con la chitarra sulla spalla e i jeans sbracati! e Berny l'hai visto? Così uguale a suo padre bambino ma così "modaiolo" come Ilaria! Hai visto le tre versioni di Ilaria? Tre abiti si è cambiata! Spiritosa e bellissima!!

E Furio? Simpatico e a suo agio fra tutta quella gente, servizievole nell'andare a prenderei a banco del fritto i cartoccini di carta gialla pieni di verdurine croccanti e profumate!!

Hai riconosciuto Gioia? E Pierluigi? Ti sei reso conto di come io e Luciano fossimo protagonisti senza sapere di esserlo?

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Hai visto il regalo che gli ha portato Lisa? E quello mio? Hai aperto l'album con le vignette allegoriche del matrimonio? Ma sei proprio senza cuore, se non hai letto la fotocopia del biglietto di quel lontano Natale (1987) nel quale Ilaria mi scrisse queste parole: PER IL SEMPLICE FATTO DI AVERLO MESSO AL MONDO GRAZIE!!!

22 luglio 20 l O

È arrivata la cartolina! L'appoggio contro di te, gli farai da piedistallo! Metto l'illustrazione verso di te. Riconosci il sole che sorge e il vento che spinge le vele? per me i saluti che leggo e rileggo! E cerco parole non scritte della felicità di Daniela che sguazza fra le onde del mare!

Ferragosto 2010

Volevofarti vedere

volare una farfalla.Non ci sono più

farfalle.

Settembre 2010

Grato m’è il sonno...e più l’esser di sasso.(Michelangelo)

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Daniela S.

Dal diario di una pietra

Imprigionata nel galestro, che per secoli ti ha avvolto, ti ho trovata.Quanti anni avrai grigia pietra, con luminosi sprazzi di bianco, hai perfino un’apertura profonda e l’accenno di una porta, sembra quasi una moderna saracinesca, ma non si aprirà se non nel mio cuore.

 

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Ti prendo in mano e ti chiedo:

pietra aiutami a rallentare il mio passo, aiutami a sentire il mio respiro, a quietarlo, così che il battito del mio cuore segua un lento andare e regali al mio corpo sensazioni nuove e cerchi di capire quelle vecchie e inasprite e le faccia diventare senza peso, aiutami a guardare avanti con sguardo attento, comprensivo verso di me e altri, aiutami a godere di piccole insignificanti cose in modo che diventino piene di significato, un piccolo fiore appassito in mezzo a tante piante dalle foglie verdi e lucide di pioggia, con fiori aperti e di tanti colori, una camicia da notte, la preferita, con merletti blu e bianchi, che quando la indossi ti senti appagata e a casa, la tua casa, te stessa.

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Elisabetta S.

Mamma mia che giornata movimentata! Oggi è successo di tutto, mi sono tanto stancata ed emozionata ma finalmente sono contenta e mi sto riposando:Ho rischiato grosso! Ho rischiato di essere ributtata sul fiume o peggio ancora…. nel fiume ed io non so nuotare: Che paura! Ma tutto è bene quel che finisce bene.Cominciamo con ordine! Mi trovavo con tante altre compagne di tutti i tipi e di tutti i colori accalcata da qualche parte, siamo state trasportate, sballottate di qua e di là. Dopo un apparente periodo di calma, all’improvviso si è vista una luce. Oh! Finalmente un po’ d’aria, ancora un po’ e soffocavo.Poi, qualcosa di caldo e morbido mi ha toccata!: Bene, finalmente qualcuno mi porta fuori. Mi sbagliavo, non è toccato a me! Per dieci volte questa cosa ha frugato, soppesato, sfiorato ma io sono rimasta, ho visto andare via dieci compagne di viaggio e sempre più triste mi accingevo a mettere il cuore in pace quando un tocco caldo, morbido e gentile mi ha sfiorato: di nuovo? senz’altro sceglierà un'altra compagna.Invece questa volta sono stata sollevata in alto, guardata e con gentilezza posata su qualcosa di solido: Oddio! " ho pensato subito "adesso che mi ha visto mi rimette nel mucchio, lo so di non essere bella e neppure particolarmente interessante, sono grigia, di forma qualsiasi, anzi un po’ spigolosa.Sono rimasta un po’ su una superficie liscia e dura e ogni tanto quella cosa soffice e tiepida mi sfiorava facendomi tremare dalla felicità. “Sono una pietra ma non sono di pietra”

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Io non posso parlare ma posso sentire ed ho sentito chiaramente tante voci che parlavano di noi.Non so cosa vuol dire ma ho saputo che sarò il suo interlocutore, sono una pietra, sono fredda, questo essere che ora mi tiene in mano trasmettendomi il suo calore potrà parlarmi, raccontarmi ma purtroppo non potrò rispondere.Vengo di nuovo infilata in qualcosa al buio e dopo sballottamenti, ronzii, rumori metallici, mi trovo alla luce, posata su qualcosa. La cosa mi guarda e mi parla:- Senti pietra –- Come sa il mio nome? –- Sei fortunata, sei capitata in casa di appassionati di sassi – - Sassi, cosa sono? – io penso.- La cosa continua: abbiamo due tipi di sassi, quelli già pronti e quelli da preparare- Pronti? Preparare? Ma che vorrà dire, che mi faranno?- Mi hanno detto che sei una pietra raccolta sul Bisenzio, in questa casa abbiamo tutti sassi d’Arno ma vedrai che farete amicizia.

Non riesco a capire fino a quando non mi trovo accanto a pietre sofisticate, lisciate, truccate, colorate, assomigliano a quegli animali che nuotavano nel fiume ma erano grigi, non così colorati, non sono a mio agio, anche la cosa se ne accorge.- Senti pietra, facciamo così, io fra pochi giorni parto per le vacanze per cui ti metto insieme ai sassi da preparare, al mio ritorno decideremo.Detto e fatto mi ritrovo tra decine di pietre – la cosa li chiama sassi – dalle forme più strane e bizzarre, ma al naturale, non truccati.

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Mi accomodo in mezzo a loro, faremo presto amicizia anche se non siamo della stessa zona, almeno spero.La cosa se ne va dicendo: - Ciao pietra! Ci vediamo a luglio! Ti lascio in buona compagnia.-È vero, credo che starò bene.Dopo un periodo che mi è sembrato una eternità, nonostante mi sia trovata a mio agio con i nuovi compagni, la cosa è tornata, mi ha portato da qualche parte ed ha cominciato a parlarmi - ma perbacco! - che voce triste! Ma non è contenta di essere stata - come aveva detto? Ah, si, in vacanza? -

Cara pietra, sono tornata, i quindici giorni trascorsi in Sardegna sono stati come al solito meravigliosi, intensi, rientrare è stato triste, mi ritrovo sconsolata, fra tavole da sparecchiare, lavatrici da stendere, panni da stirare e non so con chi condividere questa mia scontentezza, questa insofferenza che mi pervade, nessuno tra le mie conoscenze umane mi capirebbe allora mi confido con te.In questa lunga e caldissima estate non ho da prendermela con nessuno però sono malinconica, divisa tra Firenze e Prato vorrei essere in tanti altri posti, vorrei essere libera di passare l’estate in altro modo ma devo restare qui.Sono abbastanza grande, anzi, molto grande, ma non posso decidere del mio tempo, non si può mai decidere, quando siamo piccoli decidono i genitori per noi, quando siamo grandi dobbiamo essere a disposizione dei figli, quando siamo anziani dobbiamo condividere il tempo con figli, nipoti e genitori.Vivo quel che resta di questa stagione nel ricordo degli splendidi quindici giorni in Sardegna ed in attesa della prossima estate.

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Queste cose le dico a te pietra, se lo dicessi agli altri probabilmente sarei considerata una incontentabile, una ingrata, molti mi direbbero: beata te che puoi disporre di due settimane tutte per te, lo so, ne sono consapevole ma questo non mi consola.Guardo la pietra ma non mi può rispondere.

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Gabriella M.

Otto giorni fa sono caduta, erano le ore 12. Oggi è domenica, è trascorsa 1 settimana, sono bloccata in casa tra letto e poltrona. La gamba sinistra ingessata, è successo domenica scorsa proprio 8 giorni fa. Ricordo bene, mi trovavo in cucina la sera prima avevo colto 1 rosa nel mio giardino l'ho inserita nel bicchiere, la rosa di colore arancione sfumata rosa con striature bianche. Dicevo a me stessa: Come è bella. Ho pensato di coglierne un'altra per darla a mia figlia. Il cespuglio vicino al ciliegio colmo di rose, ne ho colta 1, con le forbici ho tolto le spine, ho alzato lo sguardo sul ciliegio sotto le foglie tante ciliegie mature. Mi sono spostata per afferrare il ramo, il ramo mi è sfuggito di mano, ho perso l'equilibrio sono caduta con tutto il mio peso sopra la gamba sinistra. Un dolore lancinante mi ha attraversato il corpo, non riuscivo a muovermi cercavo di capire nel caos che mi avvolgeva cosa potevo fare, ho chiamato mia figlia Laura, che si è affacciata alla finestra e mi chiedeva che cosa fosse successo. Io rispondevo che non riuscivo a muovermi. Laura e Giampi sono scesi in giardino, con fatica sono riusciti a sollevarmi, mi sono dovuta aiutare poggiando il piede dolorante in terra, ad ogni passo sentivo come se mille frecce mi trafiggessero il corpo. in camera sdraiata nel letto, la gamba appoggiata su alcuni cuscini, il dolore era costante nonostante il ghiaccio. Ho chiesto una coperta, avevo freddo, più volte ho chiesto se mi potevano accompagnare al pronto soccorso. ma

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Giampi che è sportivo cercava di rassicurarmi dicendomi che tutti i giorni vede piccole fratture con piedi gonfi e che si sarebbe risolto in tre o quattro giorni. Verso le ore 15 ho detto a Laura che avevo fame, poco dopo mi ha portato un piatto di pasta che ho mangiato volentieri, subito dopo mi sono addormentata. Al risveglio il dolore era continuo, alle 17,30 ho chiesto a Laura se mi accompagnavano al pronto soccorso, con difficoltà sono riuscita a salire in macchina, poi Laura ha avuto una reazione di stanchezza e mi ha detto: “Smetti di lamentarti mamma perché chi sta veramente male non mangia, poi sono stufa di passare la domenica a tua disposizione, io lavoro tutta la settimana, in casa ho da fare, non posso permettermi di occuparmi di te.” Le ho risposto: “Sono tua mamma.” Al pronto soccorso a Empoli mi hanno fatto sedere su una carrozzina, abbiamo percorso un lungo corridoio, c'era molta gente, erano le ore 18,30. Ho detto a Laura e a Giampi di tornare a casa. Seduta nella carrozzina circondata da persone sofferenti mi sono sentita meglio, la condivisione del dolore aiuta a sopportare. Non avevo da leggere, ho iniziato a frugare nella borsa, tra le mani mi è capitato un sasso, freddo, di color nero, piccolo. lo avevo completamente dimenticato, lo tenevo tra le mani guardandolo e rigirandolo da una parte all'altra. Il sasso mi è stato donato dalla mia professoressa Ada, era rimasto in fondo alla borsa per tutto questo tempo, inconsapevole mi ha accompagnato in questo percorso di dolore.

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Con il pensiero lo confrontavo con i tanti sassi intorno agli ulivi, sassi di colore grigi, bianchi, marroni, rosa, ma non neri. Cammino spesso tra gli ulivi, trovo sassi di tutte le forme, ne trovo anche a forma di cuore che regalo alle persone care. Gli ulivi mi trasmettono un senso di pace, percorrendoli penso: questi alberi sono qui, qui erano, qui resteranno, circondati da sassi anch'essi eterni. Nelle mie mani il sasso si è riscaldato, ho riprovato lo stesso calore che sentivo al corso di scrittura con le compagne, ascoltando letture che mi emozionavano e mi scaldavano il cuore. Assorta nei pensieri alle ore 22.30 la dottoressa di turno mi ha chiamata, guardandomi mi ha chiesto se volevo la puntura antidolorifica, le ho risposto di no.Ha visitato il piede cercando di capire dove era il punto doloso, ma non riusciva a toccarlo dal male che sentivo. mi ha fatto accompagnare da un infermiere per la radiografia. Il responso malleolo e perone incrinato, mi è stata applicata una fasciatura provvisoria raccomandandomi di ritornare il giorno dopo.La mattina dopo Giampi e Laura mi hanno riportato all'ospedale. L'ortopedico guardando la radiografia mi ha fatto ingessare dal piede al ginocchio per oltre 30 giorni. Le ho chiesto se nel mese di luglio sarei stata pronta per un viaggio già programmato, mi ha risposto “se lo scordi, al massimo può andare la fine di agosto al mare”. E così è una settimana che trascorro tra letto e poltrona. Mia figlia Laura è premurosa, Giampi si occupa dei miei

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animali. All'ospedale si sono raccomandati di tenere la gamba ferma e alzata. Le giornate sono lunghe, noiose, dipendere totalmente da altri mi da disagio. Sono riuscita a convincere Laura a far rientrare in casa la lupa Lea. Sto in poltrona in cucina, Lea mi fa compagnia, credo che patisca di questa situazione, rimane tutto il giorno sdraiata con il muso schiacciato in terra, ad ogni mio movimento alza lo sguardo su di me. Al ritorno dall'ospedale avevo posato il piccolo sasso nero sopra il tavolo in cucina, lo guardavo, non mi piaceva il suo colore nero.Una mattina ho pensato di disegnarlo, mi sono detta non so disegnare. Così mi sono munita di colla forbici una rivista, ho ritagliato fiori, ed ho ricoperto il piccolo sasso, è stato il primo, non è venuto bene, ma così mi piaceva.Mi sono fatta portare altri sassi che qui intorno ci sono in abbondanza. È stato il mio passatempo, ho trascorso giornate a ritagliare, incollare, sotto le mie mani, la mia fantasia i sassi si trasformavano, fiori, alberi, volti di bimbi, paesaggi la mia creatività si è sbizzarrita. Ad un amico di Giampi ne ho regalato uno come tema il mare. Ne ho fatto dono alle amiche ed amici che sono venuti a farmi visita. L'Ingessatura si è prolungata di oltre 2 mesi e per 2 mesi sono riuscita ad essere creativa, grata al piccolo sasso nero liscio donatomi alla fine del corso di scrittura.Mentre scrivo ho il sasso nella mia calda mano, sono soddisfatta e piena di gratitudine perché un piccolo

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sasso mi ha dato la spinta a far si che le mie giornate fossero meno noiose ma gioiose.Grazie.

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Lorita G.

Una pietra davanti a me

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2° Pietra di fiume, grigia scura, venata di bianco, irregolare.Profilo di montagna rocciosa, immersa nella luce di un crepuscolo estivo.Ripida scogliera sul mare d’inverno, prima e ultima “ferrata” della mia vita.Base piatta, porosa, sbiancata, attraversata da una levigatura più scura, un ricordo del lento passare dell’acqua?Quale faccia ha conosciuto più a lungo il calore del sole?

3°Pietra sola, in evidenza sulla tovaglia giallo limone. Un neonato piange e una donna (la mamma, la nonna?) lo ninnola. Si placa. Un uomo fischietta un vecchio motivo “Abbassa la tua radio per favor…”. È sicuramente il nonno.Rumori piccoli, bassi, sfrigolii, cigolii e un sibilo improvviso, su tutto il frinire delle cicale.Sono sola, leggo e scrivo e questo per me è il buono e il bello da sempre. Dall’infanzia, quando era così difficile trovare un posto abbastanza appartato per poterlo fare in pace.Sono cresciuta in una famiglia larga e in collegio.C’era sempre qualcuno che dettava tempi e superava i confini del mio spazio. Mi dava molto fastidio, ma ora, nel ricordo, certe intromissioni e alcune parole mi sembra che fossero amorevoli, nonostante tutto.E tu pietra di cosa sei frammento?.

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4°Punta di lancia rudimentale, primitiva, ti afferro, sei ruvida, spigolosa, concreta alla mia mano: un punto fermo.Con la mente vado ai miei piedi, sento forte il contatto con la terra.

5°Ed eccoti qui, anzi lì sullo scaffale appena riverniciato, nella stanza che sta prendendo forma.Severa, sfuggente, enigmatica, impenetrabile, occhi di pietra di fronte alla domanda muta di accoglienza, comprensione.

6° Ti impugno, stringo con te tutta la mia rabbia disorganizzata. Ho bisogno di colpire, di scalfire, di distruggere le pareti di vetro che mi chiudono.Sei un’arma, ti lancio. Crash! Dissolvi il guscio e con esso il sasso che ho in gola.

7° Ti assomigliava la pietra che, nel labbro, colpì la mia disubbidienza all’imperio della Teresa.

8°Con il tuo peso hai salvato dalla dispersione i miei pensieri improvvisi, scribacchiati su stracci di carta.Ah la memoria!

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9°Vorrei farmi pietra, avere la tua fermezza, non battere ciglio, dare spazio al silenzio, unica arma contro le provocazioni.

10°Ho aperto scatole e liberato dal buio e dalla dimenticanza i Linus di vent’anni.Lucy offre aiuto a pagamento da dietro una pietra.

11°Adolescente cercavo i tramonti, amavo l’infelicità. Ora cerco i mattini e la serenità.

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Pietre in prestito

“Attenti al tram, se ci finite sotto, potreste morire; ma soprattutto attenti al tran-tran, uccide il pensiero” (Gianni Rodari)

1° pietra miliare.*******

“Quando la mia casa si riempie di silenzio,invento le parole,corono gli specchi di alloro sentinella di eternità castità e di gloria.Contagio di precarietàle lenzuola spoglieper insediarmi nell’emozione e nel tremore.”(Amparo Ruiz Lujàn “Parole in volo)

2° pietra miliare*******

“Come sintetizzare il tu e l’io,sintetizzare il nulla, l’orizzonte,sintetizzare la pena o l’allegria?”(Amparo Ruiz Lujàn)

3° pietra miliare*******

Ecc ecc ecc.

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Paola P.

Con il gruppo di lavoro e Ada, ci siamo salutate che era appena iniziata l'estate. Bella stagione l'estate, per me la migliore fra le 4. Le belle giornate con tanta luce fino a tardi, il sole caldo, a volte anche troppo, ma che comunque lo sento benefico alla mia persona, la natura rigogliosa di tanto verde, fiori, frutti che sono un toccasana per il mio umore; insomma, traggo tanta energia da ciò, che riesco anche a svegliarmi molto presto la mattina a differenza del resto dell'anno. La conclusione è che quando ho questo bello stato d'animo, anche il resto sembra andare per il verso giusto, dico sembra, perché non va, quando mai, ma ciò che accade riesco ad affrontarlo con una consapevolezza diversa, lo percepisco meno pesante, meno destabilizzante meno faticoso nella risoluzione. Ne consegue il fatto che in questo periodo, sento meno la necessità di avere una qualsiasi valvola di sfogo, tipo il mio amico “ OpenOffice.org.” sul quale, scrivo e do sfogo a tutte le mie delusioni, frustrazioni, mortificazioni, che ricevo purtroppo quotidianamente dalle persone con cui mi relaziono sia dentro che fuori casa, oppure alle mie emotività che troppo spesso non riesco a controllare e quant'altro ancora....Pertanto, caro diario della pietra, direi che sei capitato nel periodo sbagliato. Non è così per la Pietra che ci ha regalato Ada. Io e la pietra invece abbiamo molto in comune: la pietra è dura e io sono dura... non so quanto io sia dura a confronto della pietra... come corpo materiale sicuramente non c'è paragone, ma interiormente ho una bella forza anch'io.

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La mia mamma, quando ero piccola, lo diceva sempre che avevo la testa dura.- Mah! Se la romperà uni giorno o l'altro – Ed è successo davvero, tante volte, però quando è successo, ammesso che me ne sia resa conto, io non l'ho interpretata come “un farsi male” come era invece nella sua aspettativa, ma l'ho considerata più una coerenza con quello che mi ero proposta di fare.Poi il risultato poteva anche essere opinabile ma l'importante era credere fino in fondo alla propria idea.

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Chiaramente, essendo cresciuta con questa forma mentale, anche adesso che ho superato i 50 mi comporto nella solita maniera, con la differenza però che adesso mi rendo invece conto del risultato che raggiungo e mentre faccio le cose, non voglio pensare che potrei aver sbagliato strada e che sarebbe pure giusto voler cambiare il percorso, ma no, io devo continuare imperterrita ad andare avanti perché quella è stata la mia scelta primaria e così deve essere fino in fondo, qualsiasi sia il risultato positivo o negativo; che mi faccia piangere o che mi faccia gioire. Anzi, mi sono imposta con durezza, ormai da tanto tempo, che al raggiungimento dell'obbiettivo,qualsiasi risultato abbia ottenuto, non devo lasciarmi travolgere da nessun tipo di sentimento, non devo giustificarmi, non mi concedo assoluzione e nemmeno attimi di felicità, non me lo posso permettere, ne va di mezzo il mio equilibrio. In conclusione, adesso che sono grande, sono sempre dura, ma con me stessa, e posso ora fare una considerazione: io della vita così facendo, mi sono goduta ben poco e credo che se la psicanalisi potesse dare una sua opinione sulla durezza, la mia a confronto del danno che può fare una pietra lanciata, sarebbe senz'altro più pericolosa. E intanto io continuo ormai da due mesi a rigirarmi fra le mani questa bella pietra dura.

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Patrizia F.

Il diario della pietraovvero, “siamo comunicabili”.

Può sembrare strano, ma spesso ho avuto l'impressione di poter comunicare più facilmente con una pietra, o con un albero, o con un fiume, che con un altro animale umano, come me. Il fatto di dar per scontato, che l'altro comprenderà esattamente ciò che desidero trasmettere, perché ha orecchie e bocca come me, e tra di esse abita un cervello che si suppone simile al mio, spesso si è rivelata una partenza sbagliata, illusoria. Specialmente, con esseri del sesso opposto al mio. dice Khalil Gibran: La visione d'i un uomo non può' prestare le sue ali ad un altro uomo.

E in parte è vero.

Chi scrive, romanzi, racconti, articoli di giornale, lo fa perché ha bisogno che qualcuno, leggendoli. possa comprendere la sua storia, partecipare a quel viaggio.

Trovare in sé almeno un riflesso di quel che legge.

Risuonare.

Se non fosse possibile risuonare, neppure in minima parte, allora davvero sconsolata sarebbe la vita...

Io molto spesso mi sono sentita risuonare abbracciando un albero, anche se non posso scientificamente sapere

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se sotto la corteccia, lui stia fremendo di piacere, o di repulsione, o sonnecchi neutrale.

Ma mi lascio riposare in ciò che io ricevo, che è assolutamente buono, e non mi importa avere la prova tangibile dell'avvenuta comunicazione reciproca.

Una volta, mi sono innamorata di una palma...

Era così bella, così perfetta e possente, così elegante nella sua chioma che si apriva a fuoco d'artificio contro il cielo, e il tronco come un'enorme ananas a scaglie, che non mi stancavo di guardarla, giorno dopo giorno, e scrivevo per lei poesie d'amore...

Anche tenendo in mano un sasso, dalla forma anatomicamente consona al palmo della mia mano, il contatto è una risposta di riconoscimento piacevole e sorprendente, lungo i percorsi del mio sistema nervoso.

Per il fatto di appartenere allo stesso pianeta, siamo in qualche modo famiglia, siamo comunicabili, anche se il linguaggio giusto non ce lo insegnano a scuola.

Tornando ai miei compagni umani, quando, in momenti di particolare sofferenza e confusione, mi sento incomprensibile agli altri, la sensazione è non solo di solitudine straziante, ma anche carica di una sorta di individualità malata portata all'estremo, romantico attaccamento alla mia unicità così speciale e rara che nessuno può davvero comprenderla.

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È una postura interiore che nell'adolescenza si affacciava spesso, e mi irrita quando la riconosco anche negli altri.

Perché tutti siamo speciali e rari, modelli unici sebbene simili, come le impronte digitali, e questo è lo stupore.

D'altra parte, conosco bene anche il polo opposto del pendolo, la sfibrante necessità di voler condividere ogni più piccolo movimento interiore con la persona amata.

Ogni scoperta, ogni considerazione, ogni sfumatura emotiva, ogni germe di percorso mentale.

Il desiderio di non avere barriere, con l'altro, di essere trasparente.

Eliminare tutti i segreti.

Questo sogno mi ha portato a grandi disastri e delusioni colossali, finché non ho capito che risuonare in tutto, e non risuonare in niente, sono entrambe utopie estreme che lasciano un sapore amaro in bocca.

Preferisco cantare una canzone dove a volte sto vibrando con tanto, e a volte, con poco.

Altre volte, tengo il mio tesoro chiuso dentro, senza il bisogno di mostrano per farmi dire che vale.

E continuo ad abbracciare alberi e accarezzare pietre, con lo stesso piacere con cui abbraccio e accarezzo umani.

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Sabrina P.

9.6.2010 Ho infilato la mano destra nella borsa di Ada e... ho tirato fuori questa pietra, una a caso, un ciottolo di fiume, rotondeggiante, chiara, con incastonati squarci lucidi marmorizzati. Ho pensato subito che l'avrei messa vicino all'altro regalo di Ada, quel bulbo piantato nel mio orto, che ora ha messo su le sue belle e lunghe foglie. Per contrasto: lui così vivo e questa pietra così immobile. Morta? non so se anch'essa viva una sua vita minerale. Oppure la terrò sulla scrivania a fermare fogli e pensieri.

10.6.2010 Oggi finalmente mi sono prenotata per quel viaggio in Irlanda che da tanto tempo desidero! Non so come ma, d'un tratto, ho trovato l'energia per farlo e andarci da sola. Dovrò vincere quel che più mi sgomentava: partire da una casa vuota e tornare in una casa vuota. Ancor peggio, mi sembrava, che non allontanarmi proprio da quella casa vuota. Ora dovrò farlo. Sapere che telefonare a casa per raccontare entusiasmi e placare ansie e preoccupazioni sarebbe come telefonare a te, mia pietra muta. Nessuno risponderà. Ma quel che ho dentro me sarà con me, a casa o altrove.

(sera) Oggi è il tuo compleanno. Anch'io tante volte ho bussato alla porta del tuo cuore e della tua mente. Invano. Solo il tuo corpo rispondeva in un abbraccio ingannevolmente accogliente.

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Ora sono pietra anch'io: muta. Solo una scossa, per rotolarti lontano.

26.6.2010 Ciao Pietra, devo chiedere se mi fai entrare o se mi fai uscire? La porta si è chiusa davanti o dietro me? Non è che ci sto proprio male dentro questo guscio, anzi, a volte è tutto quel che desidero. Altre mi rendo conto che davvero vivo in un altro universo rispetto a solo qualche anno fa. Il dolore, le morti, le credute rinascite, le delusioni... e adesso? Strappata dalle mie radici, gettate le amicizie superficiali e gli amori inconcludenti o insoddisfacenti, stanca e disillusa per nuove semine... eppure so che non posso bastarmi.

2.7.2010 Non è che ho molta voglia di parlarti, pietra. Parlare con qualcuno con cui non c'è corrispondenza, tanto vale tenersi tutto per sé! Mi ricordi pietre dure, contro cui ho cozzato, le cui schegge scalfite mi sono tornate contro con violenza; o pietre di gomma, apparentemente lisce ed arrendevoli ma altrettanto impenetrabili. Non mi piaci granché: sei fredda, dura; potresti anche essere un'arma di offesa, se tirata contro. A me piace la vita, quella che muove anche il più piccolo insetto, la vita che ci fa muovere, gioire, soffrire, sognare, cadere. Mi dicono che sei un ciottolo di fiume, allora dovresti saperlo anche tu cos'è la vita. Forse ti trovavi su un pendio di argine ricoperto di verde erba, dentro cui si muovevano formiche e ragnetti, sul

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quale passeggiavano uomini, bambini, animali, ognuno col suo fardello. O forse giacevi sul fondo, immersa in fresche acque, animate da alghe e pesciolini. Non si sa, non si saprà mai: tu non hai bisogno di farlo sapere ed il discorso si chiude qui.

25.7.2010 Ho fatto il mio viaggio. Ho rotto il ghiaccio. Inizialmente è stata dura ma 1'ho fatto ed ora sono soddisfatta. Ho visto tanto, ho pensato tanto. Ho pensato che, come la mamma, mi piace andare e ancor più tornare. Mi piacciono le gite brevi dove la sera sono a casa. Ma mi piace anche viaggiare così, con la valigia in mano: un giorno ed una notte qui ed altre altrove; eterna vagabonda, ipotetica viandante che ovunque può ricominciare. Ho portato con me la mia solitudine, rotta solo da brevi intermezzi di momentanee conoscenze. Ho sentito dentro la carenza di compagnie assodate, sia in viaggio, sia al ritorno. Ma, permane dentro me anche l'insofferenza di continue frequentazioni, forse la stessa che mi ha portato all'attuale svincolo da ogni legame. Ho visto pietre, muretti a secco, regioni brulle ed ho visto ridenti zone verdi, vive di erba ed animali. E, allontanandomi da queste, al termine del mio viaggio, quasi un senso di triste distacco anche da loro. Sono tornata al mio mondo un po' più cittadina del mondo.

26.8.2010 La mia conversazione con la pietra. Non busserò più alla tua porta, pietra, né ad altre chiuse, per la verità ..

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Perché indovinarvi dentro sale magnifiche e tesori nascosti? Non credo più alle bellezze non rivelate, né agli amori inespressi, né alle insistenze produttive. Non è colpa di nessuno... così va il mondo! Ci sono specificità delle cose, delle persone, che in certi particolari momenti paiono farsi della stessa natura, fondersi nella stessa materia... per poi, in breve, districarsi e ritornare alla loro singola individualità. Non più morbida creta ma singoli ciottoli. Forse son passati per me i tempi della curiosità ed anche quelli della partecipazione incondizionata. Forse sono invecchiata dentro... ma non ti chiederò di commuoverti della mia fugacità. A differenza di te, sono stata viva e vulnerabile, tenera materia accogliente... ma ora, come te, forse anch'io non ho più porte.

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