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TEATRO LA FENICE – SALE APOLLINEE GIOVEDÌ 9 LUGLIO 2015 Maratona contemporanea Per Luciano Berio nel novantesimo anniversario della nascita TEATRO LA FENICE – SALA AMMANNATI VENERDÌ 10 LUGLIO 2015 Musica e dialogo tavola rotonda con i compositori della maratona contemporanea Ex Novo Ensemble Sonia Visentin soprano Daniele Ruggieri flauto Davide Teodoro clarinetto Carlo Lazari violino Carlo Teodoro violoncello Aldo Orvieto pianoforte Simone Beneventi percussioni

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TEATRO LA FENICE – SALE APOLLINEEGIOVEDÌ 9 LUGLIO 2015

Maratona contemporanea Per Luciano Berio nel novantesimo anniversario della nascita

TEATRO LA FENICE – SALA AMMANNATI VENERDÌ 10 LUGLIO 2015

Musica e dialogo tavola rotonda con i compositori della maratona contemporanea

Ex Novo EnsembleSonia Visentin soprano Daniele Ruggieri flauto

Davide Teodoro clarinetto Carlo Lazari violino

Carlo Teodoro violoncello Aldo Orvieto pianoforte

Simone Beneventi percussioni

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Maratona Contemporanea / programma | 32 | Maratona Contemporanea / programma

MARATONA CONTEMPORANEAPRIMA PARTEore 11.00

Giorgio Tedde Abbraccioper soprano, flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Nuno Costa Anémonaper flauto basso, clarinetto basso, violino, violoncello e percussioni

Letizia Michielon Bereshitper soprano, flauto, flauto contralto, ottavino, clarinetto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Tonino Tesei Venetian Gamelanper flauto, pianoforte e percussioni

Daniele LombardiFA-IS-DODOper flauto basso, violino, violoncello e pianoforte

Ofer Pelz Modificationsper clarinetto

Admir ShkurtajHallkaper flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte, marimba e percussioni

Giovanni MancusoFork Song per forkophone, flauto contralto, clarinetto basso, violino, violoncello e pianoforte

Charlotte Seither Sguardo da molto vicinoper voce femminile, flauto, violino e pianoforte

Ruben Zahra Hanging on the Edgeper violino, violoncello e pianoforte

Vache Sharafyan Mit der Stimmeper soprano e pianoforte

Maurizio Ferrari Contrappunto dalla «Canzone 2 – VII tono» di Giovanni Gabrieli per flauto, clarinetto, violino, violoncello, vibrafono e percussioni

Marco BettaMari, pensando a Luciano Berio, aria notturnaper flauto solo

Marcello Filoteiporqueper soprano, flauto, clarinetto (anche clarinetto basso), clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Ketty Nez who bit this red apple?per voce, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Giovanni Sparano Syncper flauto, clarinetto basso, violino, violoncello e marimba

Marino Baratello Two Songs on Sonnets by Walter Benjaminper soprano e pianoforte

Luigi Abbate Lamento di Palmira per flauto, flauto basso, clarinetto basso, pianoforte e percussioni

Konstantia Gourzi Music Flows Across the Seaper violino, violoncello, pianoforte e vibrafono

Mario Guido Scappucci Arietta VIIper flauto

Mehdi Khayami Vatan kojastper soprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

MARATONA CONTEMPORANEASECONDA PARTEore 15.00

Artur Avanesov…’t Will Surely Be the End of Meper voce, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Riccardo Vaglini A Torcello, un’icona della Panaghia Glykophilousaper violino e violoncello

Marcello PuscedduMod 2 per flauto, vibrafono e pianoforte

Federico Gon Un angeloper voce, violino, violoncello e marimba

Miguel AzguimeTra le terreper flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Claudio Rastelli Un cadeau (n. 1)per pianoforte

Andrea CavallariTo Lucianoper soprano, flauto, clarinetto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Fabio Cifariello CiardiAraba Fenice per voce femminile con campanella, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

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Maratona Contemporanea / presentazione| 54 | Maratona Contemporanea / programma

Zeno Baldi Principio di Archimedeper flauto, clarinetto, violino, violoncello e marimba

Paola CiarlantiniQuanti sospiriper soprano, flauto e percussioni

Michel Petrossian Vaghe stelleper flauto, violoncello e pianoforte

Sofia Avramidou The Blue (H)ourper soprano, flauto basso, clarinetto basso e violoncello

Alvin LucierGondolaper flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e marimba

Maurizio Dini Ciacci MdF/Framesper soprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Saeed MirzazadehThe Songs of the Rose Garden: Song 1per flauto basso, violino e pianoforte

Yair KlartagPanthalassaper clarinetto, violino, violoncello e percussioni

Gabriele CosmiNereo per flauto, pianoforte e percussioni

Andreina CostantiniEvanescenzeper clarinetto, clarinetto basso, pianoforte e percussioni

Betty Olivero Morenica Sosper voce, clarinetto, violoncello, pianoforte e percussioni

Maratona contemporanea Per Luciano Berio nel novantesimo anniversario della nascita

La Maratona contemporanea, giunta alla sua terza edizione, è ormai un appuntamento fisso del festival “Lo spirito della musica di Venezia”. Fin dall’inizio abbiamo scelto un grande maestro ve-neziano che fungesse da “stella polare”: nel 2013 è stato Bruno Maderna, nel 2014 Luigi Nono. Quest’anno ricordiamo il novan-tesimo anniversario della nascita di Luciano Berio, ligure ma che con la città lagunare ha avuto intensi rapporti. Partendo dall’idea di Venezia come “porta d’Oriente”, e tenendo anche presente l’esempio di Berio che in alcuni lavori, come i Folk Songs, si era rapportato ad altre musiche, insieme alla dirigenza del Teatro La Fenice abbiamo scelto come tema il Mediterraneo, come spa-zio d’incontro e di scambio tra culture. Abbiamo quindi riservato la metà del totale – è prevista come al solito una quarantina di prime assolute – ad autori provenienti da Paesi la cui colloca-zione traccia una cornice virtuale attorno all’Italia: dalla Svizzera all’Albania, dalla Grecia all’Armenia, dall’Iran a Israele e così via. E poi, “dirimpetto”, i compositori italiani, scelti immaginando un percorso che, partendo da Trieste, segua le coste adriatiche e poi quelle ionie e quelle tirreniche. Questa nuova Maratona rap-presenta dunque un momento unico di confronto tra linguag-gi, stili, tecniche, mondi sonori. Confronto che non avverrà solo all’atto del concerto, ma anche in una tavola rotonda che, il giorno dopo, permetterà ai partecipanti di dialogare fra loro.

Claudio Ambrosini

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Maratona Contemporanea | 76 | Maratona Contemporanea

Letizia Michielon (Venezia, 2 luglio 1969)BereshitOmaggio a Luciano Berio, dedicato a Enrico Fubiniper soprano, flauto, flauto contralto, ottavino, clarinetto, clari-netto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Il Mediterraneo come luogo d’incontro culturale e religioso rappre-senta il motivo ispiratore di Bereshit (“in principio”), termine che lo Zohar traduce come “canto di desiderio”, nato per celebrare con la voce umana le meraviglie del creato. A questa comune arché è necessario tornare per ritrovare quell’unità fertile da cui ripartire per tessere nuovamente un dialogo tra i popoli. Frammenti del Cantico dei Cantici, il canto per eccellenza della Bibbia, letto me-taforicamente come Amore di Dio per Israele, s’intrecciano così ad alcuni versetti della Sura della Luce del Corano, inno di lode allo spirito divino creatore. La tensione metafisica è suggellata in apertura da citazioni tratte dalle tavolette orfiche e dai testi delle Piramidi, simboli di due civiltà, quella greca e quella egiziana, che hanno contribuito in modo determinante a fondare la nostra sto-ria. L’omaggio ai Folk Songs di Luciano Berio, di cui viene utilizzato materiale ritmico e melodico ispirato all’ultimo canto, Azerbaijan Love Song, si affianca all’utilizzo di nuclei motivici ispirati al primo modo della musica araba e a frammenti di salmodie ebraiche.

Tonino Tesei (Pollenza, Macerata, 12 maggio 1961)Venetian Gamelanper flauto, pianoforte e percussioni

Venetian Gamelan è stato scritto nel 2015 su commissione del-la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia ed è dedicato all’Ex Novo Ensemble. Il brano è destinato a essere eseguito per la pri-ma volta a Venezia, e adotta moduli o caratteri appartenenti alle tradizioni occidentali e orientali. Il materiale tematico e ar-monico è ricavato dalla scala pentatonica che si rivela una tra-duzione possibile del modo giavanese “sléndro”, uno dei sistemi di intonazione del gamelan.

Giorgio Tedde (Cagliari, 26 agosto 1958)Abbraccioda una poesia di Maria Rita Mulèper soprano, flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussionicon il sostegno di Pro Helvetia, fondazione svizzera per la cultura

Seguendo il tema dello “Spirito della Musica di Venezia” 2015, la composizione vuole ricordare i tragici avvenimenti che costella-no l’incontro fra culture di civiltà e nazioni diverse nel Mediterra-neo. L’abbraccio di due naufraghi senza nome in fondo al mare della costa di Lampedusa svela la tragedia di chi affronta il peri-colo e la morte per fuggire dalle guerre e cercare una terra dove vivere con dignità. Il gesto estremo di un uomo e una donna che si uniscono davanti alla perdita delle speranze e della vita vuole essere un simbolo del valore umano di quanti cercano di rag-giungerci per condividere la loro cultura con la nostra.

Nuno Costa (Cerva, Ribeira de Pena, Portogallo, 4 novembre 1986)Anémonaper flauto basso, clarinetto basso, violino, violoncello e percussioni

Questo lavoro nasce dall’osservazione del movimento. È una successione che potrebbe sembrare inversa. Prima, una scultu-ra evocativa dell’anemone di mare che, nella sua danza con il vento, svela l’inquietudine che l’anemone ha nel proprio rap-porto con il mare; poi, questo mare, quel “campo morbido da lavorare” che non cede neanche al più profondo trattenere della respirazione, impressiona nelle sue ininterrotte oscillazioni. In quest’ammirazione dell’immenso che “davanti si stende” (vento e mare, chissà se anche l’universo), emerge questo piccolo ane-mone che, volendo essere più grande del pensiero, trova nella mitologia greca il ricordo costante di come tutte le cose possano essere effimere.

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Maratona Contemporanea | 98 | Maratona Contemporanea

Daniele Lombardi (Firenze, 12 agosto 1946)FA-IS-DODOper flauto basso, violino, violoncello e pianoforte

Nel 1975 Luciano Berio scrisse un pezzo per organo intitolato Fa-si. FA-IS-DODO è un omaggio al grande compositore che nei suoi ultimi anni ho avuto la fortuna di frequentare. È un titolo affettuo-so e, per imprevedibili percorsi, si ricollega a nostre conversazioni che portano a un titolo che Alkan dette a uno dei suoi Esquisses op.63 (1861) per pianoforte. Questa versione per flauto basso, violino, violoncello e pianoforte è quella finale, a lui dedicata, successiva al FAis DODO per violino e pianoforte che ho scritto alcuni mesi fa.

Ofer Pelz (Haifa, Israele, 3 gennaio 1978)Modificationsper clarinetto

La modificazione del materiale musicale è il motore del suo svilup-po attraverso variazioni, progressioni e via dicendo. In questo bra-no ho scelto di modificare alcuni elementi della Sequenza IX per clarinetto di Berio e la natura dei metodi esecutivi dello strumento.

Admir Shkurtaj (Tirana, 3 dicembre 1969)Hallkaper flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte, marimba e percussioni

Una catena di micro-gestualità strumentali vengono disposte in un telaio ritmico derivato (e arricchito) dai tempi dispari della tra-dizione albanese. Gli anelli, o “Hallka”, successivamente vengo-no sottoposti a uno “zoom” musicale che ingrandisce e amplifica la loro natura.

Giovanni Mancuso (Venezia, 10 maggio 1970)Fork Song – Omaggio a Luciano Berioper forkophone, flauto contralto, clarinetto basso, violino, violoncello e pianoforte

Dalle FOLKsongs al FORKphone il passo è breve. Nient’altro che una lettera. Ma se alla bellezza della musica di Berio mi posso avvicinare solo con un ridicolo sabotaggio, la musica scritta qui per forcofono (o forchettofono) e strumenti è pur sempre una sorta di immaginato o allucinato canto popolare. For Luciano BerioE perché no, forchetti berberian.

Charlotte Seither (Landau/Pfalz, Germania, 31 agosto 1965)Sguardo da molto vicinoda Michelangelo, Frammenti da rima n. 33per voce femminile, flauto, violino e pianoforte

In Sguardo da molto vicino la voce gira in una modalità ridotta e fissa di movimenti, che però varia sempre nei dettagli. Que-sta voce, girando da un lato “sempre nello stesso modo” ma, dall’altro, offrendo una maggior varietà nei dettagli interiori, rice-ve un’ambiguità dall’esterno, cambiando tra realtà e memoria. In questo modo, il testo di Michelangelo non dà il “messaggio”. Fornisce semplicemente le basi dello stato psicologico dell’“inter-medio”, quando la realtà e l’immaginazione interiore della don-na si stanno intersecando. Puntando sull’ambiguità, il brano dà una visione intima del suo vero stato d’animo: come uno sguardo da molto vicino.

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Maratona Contemporanea | 1110 | Maratona Contemporanea

Ruben Zahra (Malta, 10 marzo 1972)Hanging on the Edgeper violino, violoncello e pianoforte

Handing on the Edge si basa su tre motivi ritmici, ciascuno con un proprio distinto carattere. La musica si sviluppa attraverso un pro-cesso di giustapposizione poiché questi motivi “collidono” uno contro l’altro. La “collisione” di questi blocchi ritmici di tanto in tanto si frantuma in variazioni musicali frammentate. La natura sincopata dei ritmi e gli arditi contrasti dinamici creano un’im-prevedibile narrazione e conducono l’ascoltatore in un territorio musicale precario… “Handing on the Edge” [“aggrappandosi al precipizio”].

Vache Sharafyan (Erevan, Armenia, 11 febbraio 1966)Mit der Stimmein memoria di Luciano Berio e Cathy Berberianper soprano e pianofortein collaborazione con il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia

Berio spesso fa riferimento alle poesie di Paul Celan, che è anche uno dei miei poeti preferiti. Ho trovato dunque assai interessante comporre un pezzo basato sulla poesia di Celan, e per il soprano mi sono ispirato a una delle cantanti da me più amate, Cathy Berberian. Quest’idea mi ha dato la bella opportunità di scrive-re un brano “Mit der Stimme der Feldmaus...” [“con la voce del topo di campagna”] e di dedicare il mio brano alla meravigliosa coppia Berberian-Berio. Attraverso la mia interpretazione e il mio linguaggio musicale questa straordinaria poesia di Celan si svela nella sua bellezza nascosta.

Maurizio Ferrari (Scandiano, Reggio Emilia, 13 settembre 1956)Contrappunto dalla «Canzone 2 – VII tono» di Giovanni Gabrieliper flauto, clarinetto, violino, violoncello, vibrafono e percussioni

Marco Betta (Enna, 25 luglio 1964)Mari, pensando a Luciano Berio, aria notturna per flauto solo

Mari è una sorta di breve aria notturna, evocazione di atmosfere che affondano le radici negli antichi miti greci e latini. L’idea della composizione nasce dalla suggestione del testo siciliano in A la fem-minisca nei Folk Songs di Luciano Berio, una sorta di canto antico che si ricollega alla tradizione delle antiche culture musicali medi-terranee e in particolare ai canti di carrettiere a voce sola tipici del-la Sicilia occidentale. La parola “mari” diventa cerniera di significati, omaggio a Berio, al cammino-viaggio che impegna i compositori nella ricerca, pensiero di acqua che collega culture diverse.

Marcello Filotei (Roma, 17 maggio 1966)porqueper soprano, flauto, clarinetto (anche clarinetto basso), clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Santa Teresa d’Ávila era una donna ostinata. Una fede granitica le ha regalato dei piedi ben piantati in terra e una mente rivolta verso l’alto, verso la leggerezza. Bernini, in quella che lui stesso ha definito la sua «men cattiva opera», la fotografa nel momen-to dell’estasi mistica, puntando contemporaneamente su fede e poesia. E proprio queste due idee, ostinazione e estasi, sono alla base di porque, lavoro per ensemble costruito su pochi ele-menti ritmici che gradualmente si combinano in un accenno di melodia. La riproposizione ossessiva di alcuni passaggi, serve a sottolineare la testardaggine di una donna che non si è fermata davanti ad accuse di ogni genere, superando anche quella di essere posseduta dal demonio. Una vita piena di difficoltà la sua, piena di dissonanze, di momenti di attrito, che, nel breve pezzo tratto da un lavoro più ampio, sono accennati e composti dagli stessi elementi utilizzati per definire ambientazioni sonore eteree. Una tensione subito sciolta in un finale ripetitivo, ostinato, non ras-sicurante, dove il testo della stessa Teresa, tratto da Vivo sin vivir

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en mí, viene smembrato per essere utilizzato come un interrogati-vo esistenziale. Quella domanda alla quale per tutta la vita Tere-sa ha cercato una risposta, perché era una donna ostinata.

Ketty Nez (Skopje, Macedonia, 24 febbraio 1965)who bit this red apple?per voce, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Il pezzo who bit this red apple? è il mio personale adattamento della trascrizione che Béla Bartók fece dei canti di una tribù del-le montagne anatoliche nel 1936, durante un viaggio in Turchia. Nel mio brano, il cantante canta la canzone “intatta”, priva di struttura metrica e fortemente melismatica (come se provenis-se da una registrazione fonografica). Dato che tradizionalmente questi canti non hanno accompagnamento, da compositrice ho risposto alla melodia con armonie e colori strumentali che ho tratto dai processi algoritmici da me realizzati con OpenMusic, un software dell’Ircam.

Giovanni Sparano (Feltre, 22 marzo 1978)Syncper flauto, clarinetto basso, violino, violoncello e marimba

In Sync gli elementi musicali si relazionano tra loro secondo pro-cessi di tipo a-causale, generando “coincidenze significative”. Carl Gustav Jung nel 1952 definì la sincronicità come corrispon-denza, senza una relazione causale, tra diversi eventi che han-no uno stesso contenuto significativo, a differenza del semplice sincronismo che rappresenta, invece, la semplice simultaneità di due fenomeni. Le parti affidate ai singoli esecutori hanno tutte la stessa durata nominale ma non vengono eseguite simultane-amente, in modo sincrono. Due sono i momenti in cui è richiesto all’intero ensemble di sincronizzarsi: all’inizio e alla fine del brano. Il tactus del singolo, l’interpretazione individuale delle figure musi-cali e le sincronicità che ne derivano conducono il flusso musica-le che, all’apparenza, è frutto di precise causalità.

Marino Baratello (Venezia, 27 marzo 1951)Two Songs on Sonnets by Walter Benjaminper soprano e pianoforte

Il testo delle due canzoni è tratto dai Sonnets di Walter Benjamin, tradotti in inglese di recente da Carl Skoggard, un mio caro ami-co di New York. La scrittura è modale e lo stile si rifà liberamente alla Ballad americana novecentesca.

Luigi Abbate (Bergamo, 21 ottobre 1958)Lamento di Palmira per flauto, flauto basso, clarinetto basso, pianoforte e percussioni

Quando ho ricevuto dal Teatro La Fenice l’invito a scrivere per l’Ex Novo Ensemble un contributo musicale per la Maratona Con-temporanea cercavo un motivo da associare al tema, suggeri-to, del dialogo interculturale. Poi arrivò la notizia che l’Isis stava assediando la città siriana di Palmira, minacciando la distruzione dello splendido sito archeologico e rinnovando, così, quella stra-vagante pratica umana che consiste nella volontà di annullare la memoria. Ecco dunque che la riflessione su un valore si tradu-ce nell’evocazione del suo contrario, e la composizione, sorta di drammaturgia in miniatura, prende le forme di una testimo-nianza, di un “martirio”. Il brano tenta nella prima metà di rap-presentare la cieca violenza della distruzione nella grezza pittura sonora di un gesto di guerra, nella rabbiosa richiesta di uno sforzo esecutivo ai limiti dello spasmo virtuosistico; nella seconda metà, il “dopo”, suggerisce un gemere esangue in uno scenario deso-lato. Una lettura forse pessimista del “dialogo” che attende solo di essere smentita.

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Maratona Contemporanea | 1514 | Maratona Contemporanea

Konstantia Gourzi (Atene, 31 marzo 1962)Music Flows Across the Seaper violino, violoncello, pianoforte e vibrafono

Il tema è introdotto e poi ripetuto in differenti forme tecniche e musicali da tutti e quattro gli strumenti. Queste variazioni individu-ali sono come piccole onde che si infrangono sulla costa, mentre onde più grandi continuano a muoversi attraverso il Mediterra-neo. Il mare, il ritmo, la melodia rappresentano la nostra connes-sione, il nostro potere, la nostra poesia, la nostra identità, il nostro “vivere insieme”, la nostra comunità.

Mario Guido Scappucci (Viterbo, 14 luglio 1964)Arietta VIIper flauto

Arietta VII per flauto è l’ultima, provvisoria tappa di un cammi-no verso una ritrovata cantabilità. La melodia messa a nudo è il “tema” di una serie di brevi lavori per strumento solo, ogni volta diverso. Indagine insieme sulla fisicità del cantabile strumentale, e percorso di riappropriazione della metafisica che misteriosamente unisce i diversi suoni in ciò che intuitivamente riconosciamo come canto. Ventisei anni separano quest’ultima da Arietta per clari-netto solo, la prima, il cui canto si intuiva tra gesti musicali anco-ra figli della più recente scrittura ritmico-strumentale, ma che nel corso degli anni, attraverso le diverse Ariette, ha progressivamen-te smussato le angolosità moderniste, facendosi ogni volta canto più coraggioso e, nelle ultime due, sfrontatamente melodico.

Mehdi Khayami (Abadan, Iran, 29 maggio 1980)Vatan kojastda una poesia di Ahmad Shamloo (1925-2000) traslitterazione e traduzione italiana dal Farsi di Mehdi Khayamiper soprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Dov’è la patria? Dov’è la patria, perché il tuo canto conosciuto sembra così lon-tano? Dov’è la speranza Che il mondo Stesso Ritorni In armonia? Ehi, sii determinatoPerché per chi è senza speranze non c’è resurrezione!

Artur Avanesov (Mosca, 9 dicembre1980)…’t Will Surely Be the End of Meper voce, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Il brano si basa sul motivo popolare americano Black Is the Color, usato da Luciano Berio nel pezzo d’apertura dei suoi Folk Songs. Ho provato a proporre una nuova prospettiva sovrapponendovi due strati indipendenti ispirati al folclore: il primo derivante dal motivo sopracitato, l’altro basato sul folclore armeno o più in generale mediorientale. Nel suo progredire, la strumentazione fa riferimento a un altro brano di Berio, cioè O King. In aggiunta, ho voluto mantenere lo stato d’animo generale trasmesso dalle parole della canzone americana (anche se “disperse” nel mio pezzo): ammirazione, amore ansioso e incondizionato.

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Maratona Contemporanea | 1716 | Maratona Contemporanea

Riccardo Vaglini (Pisa, 17 luglio 1965)A Torcello, un’icona della Panaghia Glykophilousaper violino e violoncello

Al piccolo museo di Torcello è esposta un’icona postbizantina di scuola cretese risalente al XVI secolo e raffigurante una madon-na di tenerezze, o Panaghia Glykophilousa, ovvero che, con tra-duzione letterale, bacia dolcemente. L’icona continua a colpirmi per la particolare forza che lega il volto della madre a quello del bambino. Ma gli sguardi creano invece una triangolazione che coinvolge anche lo spettatore: il bambino guarda la madre che invece guarda oltre, fuori dallo spazio fisico della tavola, poiché essa vede lontano nello spazio e nel tempo chiamandoci a par-tecipare al destino del futuro Salvatore. Non so come sia possibile trasporre un indizio visivo in musica, quello che presento qui oggi è una semplice processione dove violino e violoncello avanzano omoritmicamente in un disegno tonale circolare appena instabi-le pur nella sua staticità.

Marcello Pusceddu (Cagliari, 28 luglio 1956)Mod 2 per flauto, vibrafono e pianoforte

Mod 2 è la rivisitazione di una composizione preesistente con la quale intendo suggerire un clima arcaico personale.

Federico Gon (Trieste, 24 febbraio 1982)Un angeloper voce, violino, violoncello e marimba

L’idea di comporre questo brano è sorta da più suggestioni: l’uni-re Berio e i suoi Folk Songs con Venezia ha portato a una sorta di cortocircuito, orientando l’attenzione in tutt’altra direzione. Non più Venezia, ma Venice Beach, in California, dove visse e si for-mò uno dei poeti più visionari del secondo Novecento, James Douglas Morrison, più conosciuto come Jim, leader del gruppo

The Doors. Le vivide immagini di Morrison (l’angelo, il tempo, la luce) ricordano le visioni di Rilke, o ancora l’angelo della storia di Benjamin, che tutto supera e annichilisce nella sua inarrestabile corsa. L’organico (voce, violino, violoncello e marimba) sottoli-nea la rarefazione del testo, anche se l’elemento ritmico (omag-gio tanto a Berio quanto al Morrison “rock”) è il vero filo condut-tore del brano. L’altrove ne è il motto: altrove nel mondo (Venice Beach), altrove nel tempo, altrove nel visionario mondo poetico di Jim Morrison.

Miguel Azguime (Lisbona, 24 febbraio 1960)Tra le terreper flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Tra le terre prende come unico suo materiale uno spettro fino alla sua trentunesima parziale, ed estrae da esso diverse “bande di frequenza” che sono fissate in ognuno dei cinque strumenti. Queste “bande” sono ristrette o allargate in un modo continuo che dà origine allo sviluppo formale del pezzo. Tali bande di fre-quenza intrecciate comunicano vicendevolmente in maniera quasi autonoma, anche se correlate al solo e comune materi-ale usato nel brano, inteso come background culturale condiviso che ha dato origine alla ricchezza e alla diversità mediterranee.

Claudio Rastelli (Rimini, 17 luglio 1963)Un cadeau (n. 1)per pianoforte

Ho deciso di iniziare un ciclo di piccoli doni musicali con dedica. I doni che preferisco sono quelli informali, semplici e al di fuori delle ricorrenze. I miei cadeaux saranno così come piace a me e saranno dedicati a persone speciali, musicisti o ascoltatori. La loro “specialità” non avrà un’accezione precisa, univoca, e non sentirò la necessità di esplicitarla. Forse il dedicatario intuirà il per-ché del mio cadeau, ma non potrà esser certo che la sua per-cezione coincida con le mie motivazioni. Se riuscirò a superare

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Maratona Contemporanea | 1918 | Maratona Contemporanea

il n.1, o magari il 5, o il 10, un giorno potrei ritrovare una cartella contenente un percorso molto intimo, con i miei interessi, affetti, tic, passioni, nel tempo che passa. Sarà il regalo che i dedicatari avranno voluto farmi, forse per ricambiare. Il n.1 lo dedico ad Anna, un’ascoltatrice speciale.

Andrea Cavallari (Florence, Alabama, 18 aprile 1964)To Lucianoper soprano, flauto, clarinetto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Quando mi hanno chiesto di rendere omaggio al grande compo-sitore italiano Luciano Berio con la scrittura di questo piccolo bra-no, ho immediatamente pensato ai grandi omaggi che Johann Sebastian Bach ha reso a Vivaldi, alle trascrizioni di Webern e Schönberg, per arrivare ai capolavori di Busoni e di Luciano Berio stesso. Basterà ricordare le magistrali pagine di Berio-Schubert, Berio-Boccherini, le orchestrazioni dei canti popolari, solo per ci-tarne alcune. Ed è proprio da qui che sono partito, da una delle melodie armene più celebri e nostalgiche, Loosin Yelav, già utiliz-zata da Berio proprio nei suoi Folk Songs. To Luciano è una trascri-zione ampliata a un gruppo cameristico più numeroso (l’originale è praticamente solo per arpa e voce), il quale, attraverso l’utilizzo di tecniche estese di esecuzione, trasporta i colori e gli impasti sonori a orizzonti ben più lontani nel tempo e nello spazio.

Fabio Cifariello Ciardi (Roma, 15 agosto 1960)Araba Fenice per voce femminile con campanella, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

«Il sangue dei nostri fratelli cristiani è un testimonianza che grida. [...] I martiri sono di tutti i cristiani». Con queste parole, rivolte in spagnolo il 16 febbraio 2015 ai rappresentanti della Chiesa di Scozia, Papa Francesco invocava l’ecumenismo per un Cristianesimo sempre più sotto attacco. La trascrizione

strumentale della sua voce introduce, commenta e conclude la pervicace capacità di resistenza di un Alleluia pasquale.

Zeno Baldi (Verona, 27 aprile 1988)Principio di Archimedeper flauto, clarinetto, violino, violoncello e marimba

Wasserklavier (dal ciclo 6 Encores di Luciano Berio, 1965) è una breve composizione che indaga le potenziali suggestioni legate al concetto di acqua, specialmente in relazione agli strati som-mersi della memoria. Principio di Archimede mantiene una simile forma aforistica, ma con l’intento di avvicinarsi all’acqua da di-versa angolatura, senza implicare reminescenze o ricordi musica-li che affiorino in superficie. Alla base di questa piccola compo-sizione c’è piuttosto l’immagine/fotografia – tristemente attuale – di un corpo che galleggia esanime in mare aperto, abbando-nato a un lento logorio. Un’apparente staticità, negata da pic-cole spinte e forze che ne alterano di continuo la regolarità.

Paola Ciarlantini (Macerata, 4 settembre 1960)Quanti sospiriper soprano, flauto e percussioni

Quanti sospiri è nato dalla sollecitazione forte fornita da Berio nei Folk Songs, brano paradigmatico che esprime la fiducia incondi-zionata del compositore nella missione comunicativa della musi-ca che, col suo linguaggio universale, può contribuire a liberare l’Uomo, in qualsiasi contesto sociale, dai suoi condizionamenti. I Folk Songs testimoniano il “credo” di Berio in una musica sorgi-va, ludica, “artigianale”, sintesi felice di culture e stili attraverso la magia della Parola cantata. Nella genesi creativa di Quanti sospiri si sono ricercate quest’innocenza e felicità primigenie: il brano ricalca la semplicità del testo evocando antiche serate di dopo-mietitura. La composizione è costruita su due testi amorosi popolari “comuni” dell’area marchigiana (secondo la suddivisio-ne fatta da Druso Rondini nel suo fondamentale volume edito

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a Pesaro nel 1893), montati insieme come fossero il secondo la risposta al primo: all’inizio ci sono i sospiri dell’innamoramento, di fronte a un’amata che finge indifferenza, nel secondo la certez-za che una prossima vita insieme permetterà agli innamorati di rivelarsi reciprocamente tutto il non detto. Il brano ha una strut-tura tripartita: il flauto, anticipazione, specchio e amplificazione della voce, all’inizio presenta i due intervalli fondamentali della melodia, una quinta e una quarta giuste, che danno l’avvio a un andamento strofico. Nella seconda sezione il discorso musicale si fa più veloce e scandito, quasi su ritmo di danza, con voce e stru-menti che si esprimono pienamente, in libertà. Nella terza ritorna l’andamento musicale iniziale, ma il dialogo tra flauto e voce si arricchisce di elementi modali, ripetizioni e microvarianti di sapo-re improvvisativo, fino ai virtuosismi finali.

Michel Petrossian (Erevan, Armenia, 2 dicembre 1973)Vaghe stelleper flauto, violoncello e pianofortein collaborazione con il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia

L’idea di usare canzoni popolari, sulla scia di Berio – come men-zionato nel commissionare le composizioni – si è rivelata per me molto allettante, dato che negli ultimi tempi sono stato ossession-ato da una melodia che è stata recentemente resa nota dal jazzman Tigran Hamasyan nel suo disco Mockroot (il titolo è Kars). Un frammento di questa canzone popolare compare alle battute 2-4 nella mano destra del pianoforte. Ho inserito anche una breve e riconoscibile frase derivata dalla più famosa melodia armena, Krounk [La gru] (battuta 5, in corrispondenza delle terzine del vio-loncello) – naturalmente ogni cosa è trasfigurata! – e c’è un grup-po di motivi e linee melodiche tipiche della mia musica, una sorta di movimento melodico continuo che riutilizza le due fonti citate. Questa continuità melodica genera tessiture, polifonia, strutture, colori armonici, e fa risplendere alcuni aspetti dei motivi melodici come una scintilla di distanti oggetti celesti. La melodia di Kars è

proposta in conclusione, come una specie di paradossale incipit finale (una sorta di recapitulatio). Mi sto interrogando sulle dina-miche della memoria uditiva: cosa è in grado di ricostruire nella mente degli ascoltatori questa ripresa finale? E cosa questa stessa ripresa renderà in seguito riconoscibile nel brano? Il meraviglioso incipit leopardiano evoca efficacemente l’atmosfera del pezzo, e attira grazie al potere evocativo di qualcosa di facilmente rico-noscibile.

Sofia Avramidou (Salonicco, 18 gennaio 1988)The Blue (H)ourper soprano, flauto basso, clarinetto basso e violoncello

Il brano è costruito a partire dalla nozione di “ora blu”. L’ora tra la morte del giorno e l’origine della notte. Tutto il progetto sonoro è costruito su diverse strutture. Una, la più drammatica, utilizza re-spiri puntuali nel ruolo di singhiozzi. Un’altra struttura è creata dal passaggio al registro alto degli strumenti, con l’obiettivo di provo-care uno pseudo-movimento. I vari strumenti funzionano come echi vocali. La voce è l’attore principale, che guida i restanti stru-menti verso la creazione della loro atmosfera acustica.

Alvin Lucier (Nashua, New Hampshire, 14 maggio 1931)Gondolaper flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e marimba

Quando Claudio Ambrosini mi ha chiesto di scrivere un brano di tre minuti per celebrare, in un concerto-maratona, alcuni aspetti del-la storia e della cultura veneziana ho cominciato a riandare con la memoria al tempo passato a Venezia nell’estate del 1960. Avevo vinto una borsa di studio Fulbright ed ero venuto in Italia a studia-re con Giorgio Federico Ghedini al Benedetto Marcello. Durante quell’estate ho avuto modo di ascoltare una delle prime repliche del Canto sospeso di Luigi Nono così come i Vespri di Monteverdi (1610). Avevo preso in affitto uno studio vicino al Conservatorio, e ricordo vividamente la gondola che mi consegnava il pianoforte

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verticale. La commissione chiedeva di comporre un breve lavoro basato sulla musica di Luciano Berio o su qualche altro aspetto della storia e della cultura veneziana. Dapprima ho pensato di ce-lebrare Berio non soltanto per la sua musica ma anche per essere stato il fondatore, con Bruno Maderna, dello Studio di Fonologia della Rai a Milano, dove, sempre nel 1960, ho lavorato per due settimane. Poi ho ascoltato alcune composizioni di Ghedini, che è stato uno dei maestri di Berio a Milano. Non sono riuscito a partorire un’idea, sebbene avessi avuto la fortuna di familiarizzarmi con la sua musica. Alla fine ho deciso di usare la forma di una gondola come base del mio breve pezzo. Ho trovato un sito web che for-niva le istruzioni per costruire molte di quelle barche. Ne ho scelta una e ho semplicemente tracciato la sua sagoma sul pentagram-ma. Durante lo svolgimento del brano un violino e un violoncello si muovono rapidamente su e giù “disegnando” la forma di una gondola. Mentre lo fanno, un flauto e un clarinetto emettono toni lunghi contro queste onde travolgenti, creando pattern d’interfe-renza. Allo stesso modo, un pianoforte e una marimba ripetono toni più corti che producono pattern più ripetitivi.

Maurizio Dini Ciacci (Trento, 20 agosto 1954)MdF/Framesper soprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni

Ho utilizzato il termine inglese frame nella duplice accezione di fo-togramma e di cornice; il tema popolare spagnolo di una ninna-nanna (Nana) viene infatti scomposto e incorniciato da una sot-tile trama sonora che vuole evocare “gesti” e sonorità tipiche del folklore iberico. il brano è un omaggio a Manuel de Falla (MdF) e al suo prezioso recupero del materiale musicale folklorico utilizza-to per la composizione delle straordinarie Canzoni popolari spa-gnole (tra cui Nana): indirettamente ho inteso anche omaggiare Luciano Berio, inesauribile viaggiatore nella “memoria” musicale, che ha trascritto a sua volta queste Canzoni in una versione per orchestra.

Saeed Mirzazadeh (Teheran, 1 gennaio 1979)The Songs of the Rose Garden: Song 1per flauto basso, violino e pianoforte

The Songs of the Rose Garden è una raccolta di pezzi brevi ispirati ad alcuni racconti e poesie del Golestān (“il giardino delle rose”), un libro scritto nel 1258 da uno dei più notevoli poeti me-dievali persiani, Sa’di (1210-1291/2). Il Golestān è una collezione di narrazioni e poemi così come un giardino delle rose è una collezione di rose. Il libro è formato da un capitolo introduttivo e da altri otto con trame differenti. In ogni racconto quell’opera esplora di fatto alcune delle più importanti questioni affrontate dal genere umano, con un tono ottimistico e sottilmente satirico. Ogni canzone, come riproduzione di una specifica storia tratta da quel libro, sarà formata da ritmi calmi e striati che evocano la prosa e i versi così come i principali contenuti strutturali delle storie del Golestān, con un approccio aforistico nella composizione. In aggiunta, in ogni brano ci saranno uno o più riferimenti al reper-torio musicale persiano classico e tradizionale (Radif). La Song 1 di questa raccolta riproduce il ventiquattresimo racconto del se-condo capitolo (I principi morali dei Dervisci). Qui sotto è riporta-to l’intreccio, tratto dalla traduzione inglese di Edward Rehatsec: “Mi sono lamentato con uno degli sceicchi perché un tale mi aveva falsamente accusato di lascivia. E lui mi ha risposto: ‘Fa in modo che lui si vergogni della tua buona condotta’. Comportati così bene che il calunniatore non possa trovare l’occasione per parlare dei tuoi vizi. Quando l’arpa è intonata, la mano del mu-sicista non può correggerla”. In riferimento alla musica persiana, Song 1 è basata sui timbri e su alcune conosciute melodie del modo “Homayoun” in Re (come tono fondamentale).

Yair Klartag (Israele, 7 settembre 1985)Panthalassaper clarinetto, violino, violoncello e percussioni

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Gabriele Cosmi (Oristano, 3 novembre 1988)Nereo per flauto, pianoforte e percussioni

Essendo nato e avendo vissuto gran parte della mia vita in Sarde-gna, musiche e tradizioni antiche hanno accompagnato la mia crescita. Per questo motivo ho sempre sentito l’esigenza di tene-re a distanza dal mio fare compositivo qualsiasi volontario utilizzo di materiali, o citazioni, del bagaglio musicale della mia terra. Ho sempre pensato che qualora esistesse una effettiva “sardità”, que-sta avrebbe influenzato e caratterizzato gli aspetti più profondi dei miei lavori. Durante la scrittura di Nereo ho scoperto fili e legami con la mia tradizione che solo oggi riconosco; la presenza insisten-te di inflessioni nervose di tantissima musica vocale sarda vive an-che nella mia musica: questo aspetto viene analizzato e compo-sto creando contrappunti di inflessioni che generano una tensione continua nel pezzo. La stessa tensione di molti balli popolari in cui, rimanendo in uno spazio circoscritto, il danzatore agita nevrotica-mente le gambe senza sosta: la schizofrenia tra spazio minimo d’a-zione e agitazione nevrotica di movimento è forse la componente che più caratterizza molte pagine da me composte specie negli ultimi anni. Alla grotta marina sommersa più grande del Mediterra-neo, la Grotta di Nereo (situata a nord-ovest della Sardegna), de-dico dunque la mia composizione le cui forze scorrono sotterranee tessendo legami con la tradizione invisibili in superficie.

Andreina Costantini (Chieti, 19 luglio 1955)Evanescenzeper clarinetto, clarinetto basso, pianoforte e percussioni

Il brano si apre su sonorità scure, i suoni notturni della laguna. Via via le prime luci dell’alba cominciano a definire suoni, colori e canti di mondi lontani che, da sempre, a Venezia si sfiorano, si in-crociano. Il brano contiene un piccolo omaggio a Luciano Berio, a cui la Maratona di questo anno è dedicata con la citazione della melodia del Folk Song Black Is the Colour.

Betty Olivero (Tel Aviv, 16 maggio 1954)Morenica Sosper voce, clarinetto, violoncello, pianoforte e percussioni

Morenica Sos è una canzone d’amore ispano-ebraica estratta dal ricco bacino di musica e poesia accumulato durante il felice millennio vissuto dagli ebrei in Spagna, permanenza che ebbe violentemente termine con l’espulsione del 1492. Queste canzo-ni popolari (ninnananne, canti d’amore e così via) non vennero trascritte, ma furono tramandate oralmente attraverso i secoli da madre a figlia, e portate fuori dai confini iberici durante la migrazione della comunità ebraica spagnola. È spesso difficile dire quali fossero i brani davvero di origine ebraica e quali invece fossero motivi spagnoli celebri che gli ebrei – come i loro vicini cristiani e mori – cantavano abitualmente e poi portarono con loro dopo il 1492. È un affresco di scene familiari e legate a una comunità che abbracciano le stagioni dell’anno e il corso del giorno, dal mattino alla sera, dalla nascita alla morte, dal matri-monio di una generazione a quello della successiva.

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Maratona Contemporanea / biografia | 2726 | Maratona Contemporanea / biografia

EX NOVO ENSEMBLENato nel 1979 a Venezia dalla collaborazione tra un gruppo di musicisti e il compositore Claudio Ambrosini, l’Ex Novo Ensemble è ormai una realtà di riferimento nel panorama internazionale della musica nuova. La continuità del lavoro comune e la coerenza artistica e professionale hanno consentito al gruppo di acquisire un carattere e un “suono” inconfondibili, riconosciuti dal pubbli-co e dalla critica internazionali. L’impegno portato nell’appro-fondimento del linguaggio musicale contemporaneo è in seguito divenuto punto di partenza per la rilettura del repertorio classico e particolarmente d’alcune pagine affascinanti, destinate a or-ganici rari e tuttora poco note.Tra i principali festival si ricordano: HCMF di Huddersfield, Time for Music di Vitasaari, Festival d’Avignon, Ars Musica di Bruxelles, Au-tunno di Varsavia, Akademie der Künste di Berlino, Fondazione Gaudeamus di Amsterdam, Tage für neue Musik di Zurigo, IGNM di Basilea, Festival de Strasbourg, Concerts Ville de Genève, Fe-stival di Villa Medici di Roma, Biennale di Venezia, MiTo di Torino, Musica Insieme di Bologna, Musica nel nostro tempo di Milano, Eco & Narciso di Venezia e Bologna, Milano Musica, Settimane Gustav Mahler di Dobbiaco. Tra le stagioni concertistiche quelle dei Münchner Philharmoniker, del Mozarteum di Salisburgo, del Teatro di San Carlo di Napoli, del Teatro Verdi di Trieste, della RAI di Roma e di Milano, della Tisch Foundation di New York e del Chicago Center of Arts. Il gruppo ha inoltre registrato concerti e produzioni per le principali radio europee, dalla BBC a Radio France alle più importanti radio tedesche, belghe e svedesi.Molti compositori hanno dedicato loro opere all’Ex Novo Ensem-ble. Tra questi: Ambrosini, Anzaghi, Baratello, Bassanese, Bellon, Boccadoro, Cacioppo, Cappelli, Caprioli, Celona, Cifariello Ciar-di, Clementi, Colasanti, Dall’Ongaro, D’Amico, de Pablo, De Ros-si Re, Esposito, Ferrero, Furlani, Furrer, Gorli, Guarnieri, King, Maggi, Manca, Mancuso, Michielon, Mosca, Nelson, Nez, Nieder, Penni-

si, Perezzani, Perocco, Pritchard, Radulescu, Richelli, Sammarchi, Sannicandro, Sciarrino, Solbiati, Tessier, Vandor, Wehrli, Zinnstag.L’ensemble ha inciso numerosi CD monografici dedicati all’ope-ra da camera di Ambrosini, Berio, Busoni, Casella, Dall’Ongaro, Donizetti, Maderna, Malipiero, Martucci, Pizzetti, Respighi, Rossini, Rota, Schoenberg, Sgambati, Togni e Wolf-Ferrari. Dal 2004 orga-nizza a Venezia la rassegna di musica contemporanea e nuove forme di spettacolo Ex Novo Musica.

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