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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 3013 ottobre 2009

    edizionestampabile

    www.arcipelagomilano.org

    in questo numero

    Editoriale - L.B.G. - TROPPO PER POCHI E POCO PER TROPPI

    Approfondimenti - Mario De Gaspari FINANZIAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE. PUR-CH SIA VERY APPEALING

    Architettura - Jacopo Gardella PIAZZA PIEMONTE. LULTIMO SCEMPIO

    Economia - Giuseppe Ucciero LO SCUDO, LETICA E I DANEE

    Urbanistica - Claudio Cristofani PGT, PERIFERIE, PARROCCHIE

    DallArcipelago Luca Falasconi LAST MINUTE MARKET

    Metropoli - Emanuele Patti RACCONTO. ECOPASS

    Citt - Francesco Lovati IL BANCO ALIMENTARE

    Lettera - Riccardo Sarfatti IO STO CON MARINO

    Societ - Tristram Stuart SPRECHI

    la vignetta di giovacomo

    YouTubeVOLONTARI CONTRO LA FAME NEL MONDO

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit inARTE & SPETTACOLI

    MUSICA a cura di Paolo ViolaARTE - a cura di Silvia DellOrso

    TEATRO a cura di Maria Luisa BianchiCINEMA E TV a cura di Simone Mancuso

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    Editoriale

    TROPPO PER POCHI E POCO PER TROPPIL.B.G.

    I manifesti sui muri della citt ci han-no ricordato che il 10 ottobre si cele-brava la giornata dellobesit chimangia troppo - e ci ricordano che il16, meno di una settimana dopo, cisar la giornata mondialedellalimentazione, leggasi: la famenel mondo. Nessuno di noi ha potutoguardare con indifferenza le migliaiadi litri di latte buttate nei campi e chinon ricorda i pomodori e le aranceschiacciati dagli escavatori in segnodi protesta? Se fossimo una piccolacollettivit chiusa, verrebbe da dire:

    ma perch non vi mettete daccordoper evitare questo scandalo? Cos non, anzi la globalizzazione va esatta-mente nella direzione opposta e tuttigli organismi internazionali che, adiverso titolo come la Fao, si occupa-no di questi problemi vedono ridursila loro efficacia: interessi nazionali elobby industriali la fanno da padroni.Il problema dellalimentazione e deisuoi squilibri un problema che ri-guarda le citt, i loro consumi, i loromodelli di vita e i loro sprechi.Nelle citt vive ormai pi del 50%

    della popolazione mondiale, in parti-colare questa proporzione si distribui-sce cos: Europa 72%, America latina77% e America settentrionale 81%. Ilfenomeno dellinurbamento pauro-samente crescente nei Paesi in via di

    sviluppo ma non possiamo dimentica-re che oggi Europa a Nord Americaconsumano circa il 70% delle risorsealimentari del pianeta e che questerisorse sono assorbite per il 70% epi dalla citt. Le citt sono dunque ilprincipale motore degli squilibri econtemporaneamente il luogo dellospreco alimentare. Dalle citt dei cit-tadini deve partire un movimentocontro questa follia autodistruttivaprendendo coscienza delle responsa-bilit personali di ognuno di noi ecome consumatore, soprattutto, come

    portatore di opinioni. Per questo AR-CIPELAGOMILANO ha deciso didedicare la sua copertina al pro-blema degli sprechi alimentari dedi-cando spazio alla prefazione del libroSPRECHI di Tristam Stuart che usci-r a giorni ma anche spazio a due di-verse esperienze di chi si batte controlo spreco alimentare utilizzando quel-lo che la grande distribuzione buttaogni giorno nei suoi cassonetti. Lagenerosit di questi sforzi rischia direstare un fenomeno isolato se ilgrande pubblico non ne prende co-

    scienza.Qualcosa si sta muovendo anche insede legislativa ed europea ma ilcammino ancora lunghissimo per-ch trova ostacoli a cominciare dallepolitiche europee a sostegno

    dellagricoltura locale o norme cheimpongono di incenerire, con un co-sto non indifferente, migliaia di ton-nellate di cibi ancora commestibili;per la maggior parte sono norme e-manate per proteggere qualche cate-goria di produttori senza tenere contodei superiori interessi della collettivi-t mondiale. Certo dietro a questenorme ci sono posti di lavoro che ri-schierebbero di andare persi o pezzidel nostro pianeta che, antropizzati dasecoli, se abbandonati a se stessi di-verrebbero un pericolo per la colletti-

    vit con frane e dissesti.Come che sia, gli sprechi alimentarisono in piccola parte dovuti ai nostricomportamenti diretti compriamotroppo e buttiamo molto ma soprat-tutto a quel che succede lungo la fi-liera che dal produttore porta al con-sumatore, lontano dai nostri occhi.Solo quando qualche scandalo sco-perchia la pentola veniamo a saperecome stanno le cose o quando unproduttore, strozzato dai prezzi, alzala voce. Si sente dunque la necessitdi trovare unautorit di controllo in-

    dipendente che vigili sullintera filie-ra alimentare nazionale e mondiale.Chi deve muoversi? Lopinione pub-blica urbana a difesa del mondo e dis con un nuovo modo di essere cit-tadini consapevoli.

    ApprofondimentiFINANZIAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE. PURCH SIA VERY APPEALING

    Mario De Gaspari

    Terminata la fase di analisi inizia lavera e propria fase operativa anche seancora non si inizia in nessun modo acostruire fisicamente il bene, in quan-to occorre passare per una fase diraccordo tra quelli che sono i desideridello sviluppatore e il fabbisogno del-la collettivit.Tale passaggio intermedio, che digran lunga il pi complesso, lattivit urbanistica e progettualevolta a ottenere dalla pubblica ammi-nistrazione la modifica della destina-zione duso del bene e, se possibile,

    un aumento della capacit edificato-ria.Tale passaggio comporta un enormerischio per il developperin quanto la

    Pubblica Amministrazione non hanessun obbligo di concedere il cam-bio di destinazione, lincremento del-la capacit edificatoria e quindi, inultima analisi, il permesso di costrui-re.Questo significa che tanto pi di-versa la destinazione obiettivo daquella attualmente prevista per lareaoggetto di sviluppo tanto pi appea-ling dovr essere il progetto per ilsoggetto pubblico.Sono parole tratte da un libro di re-cente pubblicazione sulla finanza

    immobiliare (A. Borghi, Finanza im-mobiliare, Egea). Niente che gi nonsi sapesse, ma si prova un certo disa-gio nel sentir trattare i sindaci delle

    citt italiane come i potenziali clientidella Vorwerk Folletto. Chi fabbricaprodotti per la pubblica amministra-zione adotter strategie di venditapensate per quel target. O meglio perlimmagine e la considerazione chene ha. Senonch sempre pi spesso ilruolo del copywriter assunto dalpubblico amministratore stesso. luiche il pi delle volte, travolto dal fa-scino indiscreto del progetto che gli stato sottoposto, a condizione chequesto sia very appealing, se ne fabanditore e portabandiera. triste,

    ma siamo ancora fermi allidea cheper contrabbandare un intervento didimensioni ragguardevoli nel territo-rio serve lappeal di una grande opera

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    pubblica. Meglio se faraonica, qual-cosa che lasci un segno duraturo.Fa quasi tristezza ripensare a quelleinterviste in cui sindaci e assessori di

    citt grandi e piccole menano vantocon poco ritegno dei loro successiurbanistici. C anche chi si lasciatrasportare in maniera quasi infantiledal progetto che si fatto rifilare e,come in un grande afflato, si sente inuna volta architetto, urbanista, co-struttore e opinione pubblica, incu-rante e inconsapevole del fatto cheagli occhi del developperproprio luicostituisce un enorme rischio, nelcaso non sia sufficientemente sprov-veduto.Quanti sono i progetti della grandeMilanopettinati in modo da assumereun adeguato grado di appeal? Perico-lo scampato!Sono letture da non perdere i testisulla finanziarizzazione del mercatoimmobiliare. Ti fanno passare la vo-glia di collaborare con gli immobilia-risti. Il linguaggio molto tecnico,ma tutto ruota intorno ai pericoli po-tenziali derivanti da comportamentidi pubbliche amministrazioni non deltutto accondiscendenti.Linvestitore, generalmente, tipi-camente avverso al rischio per cui portato a formulare una strategia di

    asset location tesa a massimizzare ilrendimento per un dato livello di ri-schio o, viceversa, a minimizzare ilrischio per un dato livello di rendi-mento atteso. La redditivit di un in-vestimento immobiliare rappresen-tata dallattitudine del bene a genera-re flussi di cassa positivi (). Perquanto riguarda, invece, il rischiodellinvestimento immobiliare, la mi-surazione risulta pi complessa, an-che a causa della minore diffusione dispecifiche metodologie di rilevazio-ne. Il profilo di rischio di un investi-

    mento immobiliare, con riferimentoalla capacit di produrre flussi di cas-sa, costituisce la volatilit del ren-dimento rispetto alle attese.(E.Degennaro, La finanziarizzazionedel mercato immobiliare, Cacucci).I capitali vengono destinatiallinvestimento immobiliare in alter-nativa allacquisizione di strumentimobiliari. Ma nel mercato mobi-liare la volatilit dei prezzi minoreed legata a una migliore qualit deimeccanismi di formazione degli stes-si anche perch il mercato immo-biliare fortemente condizionato dalmercato finanziario, che in circostan-

    ze particolari pu liberare enormi ri-sorse e convogliarle appunto verso ilsettore immobiliare (come avvenutoe avverr ad esempio nel caso del

    cosiddetto scudo fiscale).Dunque nel mercato immobiliare nonopera il meccanismo della concorren-za perfetta, ritenuta tipica del mercatomobiliare, ma vi un alto profilo dirischio legato alla volatilit degli as-set e ai comportamenti messi in attodalle pubbliche amministrazioni.La finanziarizzazione del settore per in grado di ridurre i rischi dicontroparte e di favorire lefficienzadel settore. E quindi di favorire alme-no lavvicinamento alla perfezione!Del resto, verrebbe da aggiungere, loabbiamo visto in questi mesi quantoci siamo avvicinati allideale.Il contributo dato allefficienza delmercato immobiliare dai processi difinanziarizzazione deriva anche dallapossibilit di ridurre i rischi di con-troparte in esso naturalmente presen-ti.Come si detto, le principali catego-rie dei cosiddetti rischi di controparte,nel mercato immobiliare, sono ricon-ducibili al rischio commerciale, lega-to alle variazioni della domanda edellofferta, dei prezzi e delle condi-zioni del mercato immobiliare; e al

    rischio di liquidit, relativo alla diffi-colt di convertire in tempi brevi ilvalore di un investimento immobilia-re in liquidit.Questultima categoria di rischio dinatura finanziaria e risulta legata aitempi di transazione. La finanziariz-zazione, comportando la possibilit diaumentare lo spessore e di attenuarela discontinuit del mercato immobi-liare, crea nuove opportunit discambio che realizzano una riduzionedi tali rischi.In sostanza la finanziarizzazione del

    settore risolve i problemi degli inve-stitori immobiliari legati alle difficol-t di commercializzazione di beni chehanno carattere di scarsa liquidit. Inpratica aumentano le possibilit, di-venendo le contrattazioni pi nume-rose e con un maggior grado di stan-dardizzazione, di trovare una contro-parte disponibile a monetizzarelinvestimento in tempi brevi o, co-munque, meno lunghi rispetto a quellitipici del mercato immobiliare. Infattilorizzonte temporale delle negozia-zioni poste in essere da soggetti chenon perseguono finalit speculative quello di medio-lungo termine. Men-

    tre con la finanziarizzazione, la pos-sibilit di trasformare le preferenzecontrattuali fa s che lorizzonte tem-porale possa dipendere dalle mutevoli

    opportunit tempo per tempo offertedalla congiuntura.La finanza immobiliare dunque unbene perch favorisce la speculazio-ne! Larcano della finanza immobilia-re dunque svelato: man mano che ilmercato si allarga diventa pi agevoleallontanarsi dal valore intrinseco del-le singole propriet, che in effettirappresenta un deprecabile fattore dirigidit. Altro che concorrenza! Siprefigura una vera e propria visionemonopolistica del bene suolo: pochigrandi proprietari, garanzie di soste-gno illimitato da parte del sistemabancario e il gioco fatto.Se arriva la crisi nessuna paura: ilgrande investitore ha con le sue ban-che di riferimento un rapporto bendiverso da quello del cittadino mutua-tario che acquista un alloggio, e nonha problemi a scollinare in attesa ditempi migliori. La banca, salvo casieccezionali, non ha interesse a mette-re in crisi il promoter perch i finan-ziamenti erogati non sono in funzionedel valore catastale dei terreni, ma diipotetici piani di sviluppo finalizzatiunicamente alla valorizzazione degli

    immobili stessi.Quindi non di rado i finanziamenti,bench garantiti da ipoteche, sonoconsiderevolmente superiori al valoredi mercato dei suoli. Se si pensa chesaranno poi le banche stesse a erogaremutui ai cittadini che acquisterannocase su terreni valorizzati con questimetodi, sulla base di valori che essestesse hanno contribuito in larga partea far crescere oltremisura, si prova unacuto senso di impotenza di frontealla drammaticit che ha assunto ilproblema della casa nelle nostre citt.

    E non nemmeno sempre vero che iprestiti erogati sono garantiti. I mutuichirografari, ad esempio, non sonoassistiti da alcuna ipoteca e sono prividi qualsiasi titolo di prelazione in ca-so di fallimento.Questi strumenti, i cui importi do-vrebbero essere di entit contenuta,sono stati pensati per favorirelacquisto di beni strumentali o servi-zi in tempi brevi e senza costi super-flui da parte di piccole aziende, fami-glie o condomini. In realt, come ab-biamo visto, ad esempio nella recentevicenda di Risanamento, pu trattarsi

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    di vere e proprie linee di credito aper-te per cifre molto ingenti.Quando si sente parlare di un grandeprogetto per la citt si dovrebbe subi-

    to chiedere di poter vedere tutte lecarte: il quadro dellintera operazio-ne, da dove proviene il finanziamen-to, quali sono le contropartite, i tempidi sviluppo, il profilo delloperatore,come si arrivati a formulare lidea,ecc. Si sappia che le grandi operazio-ni immobiliari normalmente si realiz-zano nel lungo periodo, quando siconcretizza la congiunzione di uncomplesso di elementi favorevoli. Lagrande opera pubblica, di interessecollettivo, per un must: ci che

    collaterale per loperatore, la contro-partita, il prezzo da pagare, la minus-valenza, deve sembrare il vero ogget-to della decisione politica.

    Per essere chiari, non c (quasi) nul-la che sia assolutamente irrealizzabileper una pubblica amministrazione: sempre una questione di risorse eprogetti. Un comune pu produrrefacilmente volumetrie, cubature e inultima analisi moneta sonante. E diquella moneta, se capace e non cor-rotto, pu fare signoraggio.Ecco, forse proprio questo lesitopi indesiderabile della vicenda urba-nistica degli ultimi anni: il comunecome la zecca. La differenza, come

    abbiamo visto, sta nella contendibilitdei valori: a chi ha il compito di co-niare moneta di stato spetta una per-centuale di valore, metallico o simbo-

    lico, determinata e prestabilita perlegge. Il signoraggio sulle avventureimmobiliari invece oggetto di unatrattativa piena dincognite e incer-tezze. Inoltre per la zecca, sia quelladegli antichi comuni, sia quella distato o quella della Banca Europea, laquantit di moneta da coniare lega-ta alla politica di controllodellinflazione. Per le amministrazio-ni locali, invece, pare che il problemasi sia ancora posto.

    ArchitetturaPIAZZA PIEMONTE. LULTIMO SCEMPIO

    Jacopo Gardella

    Lorrore che comparso inaspettata-mente in piazza Piemonte fa nasceredue ordini di considerazioni: la primasi riferisce ai dubbi criteri con cuilAssessore allarredo urbano valutagli interventi edilizi che gli vengonovia via sottoposti; la seconda riguardail deplorevole disinteresse, sia da par-te degli amministratori pubblici sia da

    parte dei cittadini privati, perquellentit spaziale, di fondamentaleimportanza urbanistica, che la piaz-za.In piazza Piemonte spuntato, comeun fungo velenoso dal sottobosco diuna foresta, un rozzo gabbiotto dicemento; un volume ingombrante diaspetto triste e banale; una specie dicasamatta militare o di piccolo depo-sito industriale, privo di dignit e didecoro. Consiste in una coperturapiana di cemento e in quattro muriintonacati che servono ad accogliere

    lascensore e la scala di sicurezza diun sottostante parcheggio interrato.Forte perplessit suscitano le dimen-sioni dellincongrua costruzione: lun-ga circa venti metri, larga dieci e altaquasi due piani fuori terra. Ci si do-manda perplessi perch debba esserecos grande, ingombrante, volumino-sa. Tutti sanno che per uscire a piedida un parcheggio sotterraneo sonosufficienti la torretta di arrivodellascensore e la scala antincendio;la quale, essendo posta interamentesotto la quota stradale, pu restarenascosta e invisibile. E allora perch

    elevare un volume cos ingombrante,cos inutile, cos brutto?Unulteriore perplessit nascedallaspetto scialbo e insignificantedella costruzione; la quale sorge nelcentro di unimportante piazza mila-nese; sotto gli occhi di centinaia dipersone che quotidianamente lo attra-versano; non si trova in posizione

    defilata e nascosta ma perfettamen-te visibile da tutti i passanti. Comemai non si sentito il bisogno, anzi ilpiacere, o meglio il dovere di realiz-zare unopera elegante, accurata, gra-devole? Come mai non vi statolimpegno di rispettare il buon gustodella popolazione e di rispondere allesue legittime aspettative estetiche?Allinizio del secolo scorso nel centrodelle piazze urbane si usavano erigeregradevoli chioschi ornamentali rea-lizzati in ferro battuto o in ghisa fusa.Spesso sotto di loro si esibivano ban-

    de musicali o si offrivano gelati e bi-bite. Erano opere di arredo urbanodisegnate con cura, con abilit arti-giana, con la consapevolezza di offri-re al popolo un belloggetto, da ap-prezzare e usare con piacere.In molte citt asiatiche ancora oggiagli incroci stradali si vedono elegan-ti e leggeri padiglioni risalenti ad e-poche precedenti, coperti da cupoleorientali, e destinati alla protezione ecopertura di pubbliche fontane.Il sentimento del decoro urbano, benpresente negli artisti di una volta, og-

    gi dimenticato, ignorato, disprezza-to.Lo dimostrano, oltre allorrore dipiazza Piemonte, alcuni deplorevoliesempi milanesi comparsi di recente.In via Mascagni le uscite del par-cheggio sotterraneo sembrano goffi esgraziati scatoloni in metallo e vetro.Dislocati sul marciapiede in posizio-

    ne sbagliata, perch di ostacolo altransito dei pedoni, denotano la fret-tolosit e lincuria di chi li ha proget-tati e autorizzati.In Piazzetta Borromeo il sagrato dellapiccola chiesa stato letteralmentemesso sottosopra per costruire la co-pertura di un parcheggio sotterraneoalta quasi due metri sopra il livellostradale. Un luogo storico di Milano,accogliente e tranquillo, stato di-strutto ed diventato un carosello diauto in entrata ed uscita. La sporgen-za della copertura nasconde la met

    inferiore della piccola chiesa e alteratutte le visuali della piazzetta.Nella piccola piazza San Sepolcrofortunatamente la situazione menodisperata perch ancora rimediabile.La piazzetta circondata da vecchipalazzi e chiusa a nord dalla facciatadella chiesa medioevale: sarebbe unluogo di sosta, di svago, di riposo; unpunto di ritrovo pedonale a uso deipassanti e dei residenti. In realt, poi-ch un fitto parcheggio occupa ogniangolo dello slargo, questo piccolotesoro urbanistico degradato dallemolte automobili che, come tanti sca-

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    rafaggi metallici, lo occupano perintero.E questa infine loccasione per ri-cordare lo scempio che minaccia

    piazza SantAmbrogio, e lo sfregioche sta per subire la Darsena insiemealla piazza e larco di Porta Ticinese.Lenergumeno edilizio sorto in piazzaPiemonte suggerisce una secondaconsiderazione, quella relativa alconcetto urbanistico di piazza, cio dislargo cittadino destinato ad accoglie-re riunioni, incontri, manifestazionipubbliche. La piazza uno spaziocircoscritto da costruzioni, chiuso dafondali, ricco di visioni prospettiche eraggiunto dagli sbocchi di pi strade.

    E uno spazio accuratamente pensatoe dettagliatamente configurato.Anche Piazza Piemonte, pur non es-sendo una piazza di grande rilievo,

    presenta un notevole impianto urba-nistico e si arricchisce di architetturenon insignificanti.Il disegno urbanistico viene intuito eletto con chiarezza sia nel lato suddella piazza, dove convergono a for-ma di tridente tre grandi viali alberati;sia nel lato nord, da dove parte, inasse con il tridente, un ampio vialealberato che inquadra sullo sfondo emette in risalto il noto monumento aGiuseppe Verdi.Nella piazza esempi di architetturenon insignificanti possono conside-

    rarsi sia i due alti e simmetrici edificiposti ai vertici del tridente e conclusida una curiosa copertura a cupola; sialeclettica facciata del Teatro Nazio-

    nale. Tanto gli edifici quanto il teatrosono oggi parzialmente nascosti dallosporgente e invadente gabbiotto dicemento che accoglie luscita delnuovo parcheggio.E da tale rozza costruzione che ildisegno urbanistico della piazza gravemente compromesso e la mo-numentale presenza degli edifici irri-mediabilmente snaturata.E questo il modo di rispettare la no-stra citt?

    EconomiaLO SCUDO, LETICA E I DANEE

    Giuseppe Ucciero

    Ci sono due tipi di classe dirigente:quella che fa credere agli altri che isuoi interessi particolari sono generalie quella che promuove una mediazio-ne costante tra il proprio interesse

    particolare e quello generale, anchesacrificando talvolta i propri interessidel momento.In Italia vi drammatica carenza diclassi dirigenti del secondo tipo, e lavicenda dello Scudo Fiscale sembrapurtroppo confermarlo.Non parliamo qui ovviamente dellaclasse politica dellasse Bossi Ber-lusconi, che neppure ha la nozionedinteresse generale. E non parliamonemmeno dellopposizione, che unavolta di pi ha dimostrato di non es-sere in grado di rispettare il mandatoricevuto dai propri, ormai disperati,elettori oltre e di non avere a cuore lesorti del Paese, rendendosi protagoni-sta di una clamorosa, vergognosa e inassoluto ingiustificata assenza digruppo.No, intendiamo riferirci a quella par-ticolare tipologia di entit, gruppi,istituzioni, aggregazioni, che hannosaputo elaborare e far vivere nel tem-po una visione della societ, del pro-prio ruolo e dei propri compiti, effi-cacemente mediata con gli interessigenerali, sforzandosi di superare lo-calismi, corporativismi, insomma ap-

    punto gli interessi particolari di grup-po, e quindi anche del proprio.Questampiezza di visione porta aloro, anche se non sempre specifi-camente ricercata, una particolare

    autorevolezza che qualifica e rafforzala loro posizione di potere. In molticasi queste entit sono chiamate po-teri forti, anche se non tutti i poteriforti condividono questo status.Tra questi Confindustria, la potenteassociazione imprenditoriale, ha cer-tamente assunto negli anniunautorevolezza che non discendesolo dalla forza economica dei suoiassociati, ma dal rigore etico,dallampiezza delle vedute, dalla ca-pacit di analisi rigorosa e dalla capa-cit di ricercare mediazioni articolate,pur nella tutela degli interessi mirati,con distinti e opposti interessi. Vi un filo, una continuit ultradecennale,che proviene dalla Confindustria diGuido Carli, ma anche di Agnelli eCarlo Callieri, che stata ed punto diriferimento per molti, non importa inquale campo operino, non importa sesu tutte le questioni e non importaneppure se condividendo del tutto omeno le sue singole posizioni: in ognicaso, seriet, rigore e senso della me-diazione ne innervano lattivit.Ci saremmo quindi aspettati sullaquestione dello Scudo Fiscale la con-

    ferma di questa tradizione e quindi un

    atteggiamento e una visione gi af-fermati in passato (condoni edilizi eprevidenziali) e fondati sul prevaleredellinteresse generale sui vantaggiche il provvedimento porta alle ta-

    sche di tanti (?) suoi associati.Ci saremmo aspettati, un gonfiarsi deipetti, un non a noi, un austero emotivato appiglio a quella morale distampo anglosassone che pure citataogni d nellanalisi dei vizi italici,quello stesso furore insomma chemonta quando si parla in casa confin-dustriale, e non sempre a torto, dispesa pubblica o di pensioni.Che delusione e che tristezza alloravedere Confindustria, la casa di UgoLa Malfa, perdere tradizione e co-scienza di s di fronte alle sirene del-lo Scudo Fiscale, almanaccando pre-testi puerili per zittire una dimensioneetica che pure, ne siamo certi, non rara tra molti imprenditori e dirigentidel sistema associativo. Che spettaco-lo deprimente vedere gli intellettualidella casa concedere sul Sole 24 Oreche s, in fondo, lo Scudo Fiscale unprovvedimento che premia compor-tamenti scorretti, ma che insommaalla fine i denari che se ne ricavano(il miserabile 5 % ndr.) andranno allaricerca e alla scuola!!! Per non diredellargomento che prevede che que-ste risorse andranno a rafforzare la

    finanza delle piccole e medie impre-

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    se: qui si dimostra alla radice, e inmodo incontrovertibile essendo af-fermato sul foglio istituzionaledellAssociazione, che una vasta pla-

    tea dimprenditori ha distratto risorseessenziali per lo sviluppo prima ditutto per le proprie imprese, e nonsolo per la collettivit, per anni e de-cenni. Peggio il tacon che il buso!!Quale distanza tra queste posizioni equelle della Confindustria Sicilianache impone ai suoi associatileroismo della denuncia contro i ma-fiosi che pretendono il pizzo matant, il vero eroismo per un capitali-sta rinunciare ai dan.Di fronte ai dan non c morale, eti-ca, rigore, memoria dei lontani padri,e neppure calcolo politico, che tenga,e quindi cari imprenditori (o piappropriato il termine desueto di ca-pitalisti?), turiamoci il naso e arraf-fiamo i soldi: del doman non vcertezza.Nel frattempo, mentre enormi risorsegenerate spesso da gravi reati finan-ziari, sottratte al fisco ed esportateillegalmente, tornano candide nellemani dei loro, diciamo, legittimi pro-prietari, quasi un milione di lavoratori

    perde il posto di lavoro e campa con800-900 euro il mese. Nel frattempo,si chiede moderazione salariale, unitdintenti con i sindacati, al ritmo di

    remiamo insieme che siano sullastessa barca: invito rivolto ai lavora-tori, ai precari, ai giovani, ma ancheagli imprenditori onesti, piccoli ograndi che siano. Nel frattempo, sichiede alla societ rigore sulle pen-sioni e sulla spesa pubblica, provve-dimenti si dice essenziali per genera-re risparmi di spesa di proporzioneneppure lontanamente commensura-bili con il bottino sottratto e ora rige-nerato dallo scudo.Allora ci spiace, dobbiamo ammette-re che ci siamo sbagliati, che ci siamoillusi, dobbiamo prendere atto che difronte ai dan il titolare della fabbri-chetta (quella del caro vecchio CarloEmilio Gadda), perde la testa comeun vecchio di fronte ad un amorazzodi stagione e ritrova, crede di ritrova-re, la vigoria dei vecchi tempi, diquando si facevano i soldi senza tanteballe sulla responsabilit sociale, sul-la propriet che obbliga.Cos, Confindustria, con i suoi silenzie le contorte argomentazioni portate a

    scusante, non solo ha persounirripetibile occasione per afferma-re la propria qualit di classe dirigen-te, ma, ed ci che pi grave, si

    allinea al berlusconismo come model-lo di governo consistente specifica-mente nellassegnare a ciascuno, spe-cie quelli che contano, una bella fettadi interessi particolari: c un prezzoda pagare ovviamente, che si pu benimmaginare e che peser sia sullacredibilit di Confindustria, sia suisuoi rapporti con chi ha concessoqueste laute prebende.Tutto questo Confindustria, lavrben calcolato, avr creato dei bei maldi pancia tra molti suoi associati edirigenti, ma alla fine la decisione presa sullunico punto su cuiunassociazione padronale trovasempre la sua raison detre: i dansono i dan.

    Se poi il Paese va a fondo, chesimpicchi che anche in Argentinai ricchi non se la passano poi cosmale.

    UrbanisticaPGT, PERIFERIE, PARROCCHIE

    Claudio Cristofani

    Milano, periferia Est.Sabato 3 ottobre la Chiesa di viale Cor-sica stipata di fedeli. Si celebralinvestitura ufficiale del nuovo parroco.C il Vescovo Erminio che tiralapplauso della gente con gli occhi lu-cidi di commozione. Sanno che quel par-roco rappresenta una comunit o, come

    lui dir al termine della cerimonia, unpaese in citt. Padre Franco uomo diDio e di una Chiesa colta e, pur senzaessere sociologo o urbanista, comprendeche attorno a lui si stringono persone traloro solidali e che questa condivisione diideali, ma anche di luoghi, contempo-raneamente uno strumento e un fine.Dopo la cerimonia, mentre nella criptadella Chiesa prendono posto per la cenaquasi 400 persone, tra i tavoli si aggira ilPresidente del Consiglio Comunale, pre-sente per un cortese gesto di benvenuto,ma estraneo ai pi.

    Il quartiere Piranesi, Corsica, Mezzofan-ti, Sismondi, Lomellina, costruito quasitutto dopo gli anni 50, non ha n unapiazza n un giardino pubblico. Appar-tiene a quellarea urbana definibile comecitt reticolare nella quale lo schemarigidamente ortogonale della magliastradale di facile percezione da parte di

    chi la frequenta abitualmente, ma anchedi chi vi transita di rado. Adiacente alquartiere esiste una delle maggiori areeverdi di Milano, il Parco Forlanini.Troppo lontano per essere raggiunto apiedi, servito da una ciclabile pi perico-losa che convincente, meta di micro -gite domenicali vissute come surrogatodi un vero contatto con la natura. Nessu-na possibilit di relazioni sociali, in as-senza di qualsiasi forma di residenza inprossimit del Parco. Per alcuni anni ilquartiere si battuto per destinare agiardino pubblico larea ex Motta fin-ch un P.I.I. truffaldino e difeso a spada

    tratta da Giovanni Verga, ha calato im-portanti volumi commerciali e residen-ziali, relegando un pessimo e insicurogiardino in una posizione che lo rendeinutilizzabile.Qualche anno fa la Parrocchia di vialeCorsica decise di trasformare il cortiledel Convento dei Frati Francescani, che

    prestano il loro servizio alla comunit,realizzando una specie di moderno chio-stro, con accesso libero a tutti e con ci-vilissime regole duso non scritte, marigorosamente rispettate. Angolo per ilgioco dei pi piccoli, panchine e aiuole per i pomeriggi degli anziani e dellemamme in arrivo dalla scuola materna,sala per festicciole e riunioni. Un luogo facilmente accessibile, sociale e senzadiscriminazioni.Da tre anni il quartiere mostra, con unacerta vergogna di s, le proprie stradecosparse di buche, rattoppi, avvallamen-ti, lunghe strisce di asfalto incomprensi-

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    bilmente sporgente dal piano normale. Ilmotivo tuttaltro che ignoto, infatti,tutti hanno potuto vedere allopera A2Aper la realizzazione della rete di teleri-scaldamento. A2A non una societpubblica e fornisce servizi energetici(luce e gas) a chi disposto a pagareregolarmente le sue fatture. Per la posadei tubi nel sottosuolo ha avuto autoriz-zazione dal Comune e dovrebbe attener-si alle regole esecutive da questo impo-ste, onde evitare che sia danneggiato ilpatrimonio comunale. Lo stato dellestrade lesatta dimostrazione del con-trario.La parte sopraelevata del sagrato dellaChiesa di Viale Corsica presentava undifetto dimpermeabilizzazione originatoda un incompleto intervento edilizio ri-salente a una quindicina di anni fa. Neimesi appena trascorsi, la Parrocchia haappaltato il rifacimento dellintero pa-

    vimento e della guaina sottostante, otte-nendo il prosciugamento dei muri dellacripta che potr essere utilizzata nor-malmente per riunirsi e per svolgere leattivit estive dei ragazzi del Grest.Coinvolgere i ragazzi in unattivit spor-tiva richiede qualche impianto efficientee facile da raggiungere. Una decina dianni fa, progettando il PRU di Porta Vit-toria, oltre alla ben nota Biblioteca Eu-ropea, vennero previsti impianti sportividi ampia dimensione a sud della via Pi-

    ranesi. Oggi non c la biblioteca, non cisono gli edifici privati, e non ci sononemmeno gli impianti sportivi. Il campo di calcio del Centro SportivoKolbe, promosso e strutturato dallaParrocchia di viale Corsica, versava inpessime condizioni, nonostante la conti-nua manutenzione. Impossibile praticar-lo dopo forti piogge e troppo polverosocon clima estivo. Una mano al portafo-glio di tutte le famiglie i cui ragazzi fre-quentavano assiduamente le attivitsportive e da questanno fa bella vista dis un campo in erba sintetica sul qualeil divertimento assicurato a tutti quellidisposti a seguire con costanza le sedutedi allenamento. Il progetto di PGT individua 88 NIL(nuclei didentit locale) in base allefrequentazioni commerciali dei residenti(pag. 68 e 69 della Relazione Generale)emerse dalla ricerca condotta da Urbo-

    com per il Comune di Milano. Attorno aiNIL costruita gran parte di quella cheil progetto di PGT definisce la nuovavisione della citt (Cap. 3). C motivodi pensare che la realt sociale sia picomplessa e che il metodo di raccoltadei dati, indispensabili per una proget-tazione di dettaglio che valorizzi o pro-ponga gli epicentri, debba ricondursia una procedura unificata per linteracitt, ma possa svolgersi, condivisa daicittadini, quartiere per quartiere, senza

    escludere, per esempio, la cronaca par-rocchiale. Diversamente pu accadereche sfuggano al controllo sociale alcunevalutazioni che si autoreferenziano co-me scientifiche. Per esempio cliccandowww.milanoperscelta.it si scopre chesul tema n.4 Spazio ai creativi Ate-lier, proposta la sede della stessaagenzia che ha realizzato il sito, la qua-le collocata in un ambito isolato, senzaalcuna relazione con il quartiere. In re-alt l si trova solo perch una fabbricadimessa stata trasformata in accatti-vanti loft, particolarmente adatti agliuffici dei creativi. Oppure sul tema n.6 Il mare a Milano (?!) Lungomare,si racconta di residenze affacciate sulParco Barona, con un richiamo assolu-tamente fuori luogo al Central Park di New York, e si mostrano delle case af- facciate su unarea incolta posta sullavia Parenzo, dove un P.I.I. finalizzato

    alla realizzazione di una RSA ha prodot-to un giardino abbandonato a s stesso!Peraltro il Parco Barona (che si chiamaParco Teramo) non un esempio di ver-de circondato da un quartiere, come sa-rebbe auspicabile, ma uno dei nume-rosissimi parchi di periferia ai quali siaccede, faticosamente, solo da un latopoich dallaltro confinano direttamentecon le aree coltivate o dismesse.

    DallArcipelagoLAST MINUTE MARKET

    Luca Falasconi

    Crisi ambientale e crisi sociale paio-no camminare di pari passo e pregiu-dicano lequilibrio dellecosistema edelle collettivit, mentre le politichesembrano ingabbiate nelle logicheeconomicistiche, rimangono spessotroppo lontane dai problemi reali,come se mercato e aumento dellaproduzione fossero la panacea a tutti imali del mondo.Lapproccio sviluppista improntatosulla crescita illimitata, poggia le suefondamenta su qualcosa che , allostesso tempo, un paradosso un ingan-no e profondamente iniquo. La cre-scita infinita , infatti, irrealizzabilepoich il mondo uno spazio chiuso,e con una quantit di risorse limitata,e dallaltro lato si fonda su uniniquadistribuzione e utilizzo delle risorse,che porta a una profonda disparit tra

    le varie parti del mondo e tra i varigruppi sociali.Ma nonostante tutto ci una quantitnon irrisoria di risorse ogni giornoviene sprecata, acqua, materie prime,cibo e tanto altro ancora, spesso vienescartato o perso pur essendo ancoraperfettamente utilizzabile.Il 50% del cibo che produciamo vasprecato: un dato allarmante che e-merge da una ricerca presentato aStoccolma nel corso del World WaterWeek 20081.Lagricoltura sicuramente il settorein cui le eccedenze alimentari rap-presentano la regola e nonleccezione. Ma le eccedenze prodot-te dallagricoltura non sono le uniche,in quanto nel corso della catena agro-alimentare non sempre facile farincontrare domanda e offerta e, quin-di, il risultato che ne consegue che

    spesso si produce pi di quanto siriesca a vendere e a consumare. Co-munque gran parte del cibo vienepersa o sprecata prima che arrivi sulpiatto. Il ruolo che consumatori, risto-razione, distribuzione organizzata eindustria alimentare stanno svolgendoin questo spreco sta aumentando. InItalia stato stimato che quotidiana-mente vengono distrutte 4 mila ton-nellate di alimenti ancora perfetta-mente consumabili, il 15% del pane edella pasta che gli italiani acquistano,il 18% della carne e il 12% della frut-ta e della verdura. Ogni nucleo fami-liare in Italia getta via ogni anno ciboper un valore di 584 euro, equivalenteall11% circa della spesa annua.In stridente contrasto con ci oltre 1,2miliardi di persone vive in condizionidi povert estrema e poco pi di 1

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    miliardo di persone soffre cronica-mente la fame.Che il problema del cibo e, dunque,della fame non sia una questione di

    carenza, che anzi nei paesi ricchi dicibo ce n fin troppo, tanto da doveressere gettato via nei rifiuti, ormaifin troppo evidente.Proprio questo paradosso stato ilmovente che ha spinto Last MinuteMarket nellattivare una ricerca uni-versitaria e quindi uno studio di fatti-bilit, per capire come poter affronta-re e contrastare tale fenomeno, inquanto questo immane spreco puessere utile, almeno per qualcuno. questo lobiettivo di Last MinuteMarket, progetto ideato da AndreaSegr, Preside della FacoltdAgraria dellUniversit di Bolognanel 1998, attivo con pi di 40 progettiin 10 regioni italiane ed in fase disperimentazione in Argentina e Brasi-le. Last Minute Market, oggi Spin-offaccademico dellUniversit di Bolo-gna, unimpresa che fornisce unservizio capace di generare beneficidi gran lunga superiori ai costi gene-rati, che permette di recuperare a li-vello locale, in totale sicurezza, pro-dotti agricoli, alimenti e cibo (e altribeni) rimasti invenduti per destinarligratuitamente ad enti ed associazioni

    che prestano assistenza a persone incondizione di disagio.Il recupero di tali beni permette diattivare una solida rete locale che le-

    ga la sostenibilit (economica, am-bientale, sociale) con la solidariet,lequit e la reciprocit.Il principio logistico di Last Minute

    Market tanto innovativo quantosemplice dal punto di vista sostanzia-le: la localizzazione e la continuitterritoriale. In altre parole si raccogliee si consuma sempre in una zona ri-stretta ed entro un raggio di pochichilometri in modo da non avere costidi conservazione e di trasporto, e ab-battere limpatto che questi hannosullambiente.In effetti lattivazione di un similemeccanismo permette di avviare con-cretamente un processo virtuoso disviluppo sostenibile locale a benefi-cio della societ, delleconomia,dellambiente e della salute.La portata di un simile servizio ,attraverso poche cifre, di immediatacomprensione. Da un ipermercato dimedie dimensioni si possono salvaredalla distruzione, circa 100 tonnellatedi prodotti alimentari allanno, con lequali possibile, da un lato preparare200.000 pasti, dallaltro di far ri-sparmiare al punto vendita 60.000euro di costi di smaltimento rifiuti,ma anche di evitare la produzione di12 tonnellate di anidride carbonica.Ma anche laddove vengono coinvolti

    piccoli commercianti i vantaggi nonsono pochi, soprattutto se viene inte-ressata lamministrazione pubblica.

    Il mercato e leconomia che si generacon questo servizio non alternativoal sistema corrente, ma complementa-re e capace di reimmettere in un non

    mercato ci che le logiche di merca-to rigettano. Un bene ha in s un va-lore duso, inteso come utilit che ilconsumatore percepisce dal suo im-piego, e un valore di scambio, che sigenera nel mercato nel momento i cuila scarsit di un bene va a determina-re il suo prezzo. Last Minute Marketridona utilit al bene rifiutato dalmercato il quale, senza tale interven-to, rappresenterebbe soltanto unospreco, un rifiuto da smaltire pur es-sendo ancora un bene perfettamenteconsumabile.In conclusione per necessario sot-tolineare come con Last MinuteMarket si persegua un duplice obiet-tivo, uno di breve periodo, conleffettiva e materiale trasformazionedello spreco in risorsa, uno nel lungoperiodo, contaminando il territoriocon una nuova filosofia dello svilup-po.Quindi trasformare lo spreco in risor-sa si pu anzi si deve!

    1 La ricerca stata condotta dallo Sto-ckholm International Water Institute, dal-lo UN Food and Agriculture Organization

    e dall'International Water ManagementInstitute.

    MetropoliRACCONTO. ECOPASS

    Emanuele Patti

    Sono circa 20 minuti che sto aspet-tando l'apertura del centro. Le mie

    riserve di ossigeno sono ai minimi,credevo di farcela ancora per un gior-no, ma da stupido ieri ho ceduto aduna lusinga. Quando mai! Non siamoneanche riusciti a finire.Strano il ritardo di oggi. Non era maisuccesso che dopo venti minutidall'apertura ufficiale giornaliera del-la zona ossigenata, il varco fosse an-cora chiuso.Un guasto mi pare im-probabile, una grossa pressione agliingressi pi plausibile.Anche se quiall'ingresso Porta Romana, non mipare ci siano pi persone del solito.

    Siamo rimasti in pochi a vivere incitt. Milano oramai conta non pi di

    500.000 abitanti, la met stranieri esolo 30.000 i fortunati che possonorisiedere nella zona ossigenata. Sa-remo un migliaio scarso oggi qui in-colonnati al varco. Come tutti i gior-ni, Corso Lodi fino ad oltre PiazzaleLodi verso il Corvetto, gremito digente. Come si sa, il miglior momen-to per concludere affari proprio du-rante l'orario delle code ai var-chi.Sono le 19.30, mezzora oltre l'o-rario di apertura. Strano molto strano.Non un avviso, non un segnale, nean-che le forze dell'ordine, non un ghisa!L'altro ieri ero entrato da Porta Isola,

    il varco di viale Zara, vicino a doveabito. Solo 5 minuti di ritardo e poi

    l'apertura. Come ogni volta che sientra, devi mostrare il pass o megliol'ecopass, come lo chiamano i gover-natori. Una carta elettronica di acces-so, che oramai ha sostituito la carta diidentit, contiene i tuoi dati, la tuacartella clinica, registra ora e luogo dientrata, valuta lo stato delle tue riser-ve di ossigeno e registra ad ogni in-gresso la tua immagine e chiaramente l'unico titolo valido per pagare ilnuovo ossigeno. Ho l'ecopass perchho deciso di restare.Sono 20 anni oramai, dal giorno incui part l'operazione Milano Pulita.

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    Sono le 21 e 30, mi rimangono dueore scarse, spengo il palmare, e corroal circolo. Per la strada iniziano a ve-dersi i primi morti, gli altri con anco-

    ra riserve per pochi giorni corrono aivarchi. Una voce incontrollata circo-la: prima o poi i varchi si apriranno.So che non sar cosi.Cerco Marco, Tareq e Maria del Mar,sono tutti extrapass una sorta di clan-destini mutanti che non avendo volu-to registrarsi come Marco o giunti qui

    per trovare qualche possibilit nelmercato nero dello smaltimento deirifiuti, come Tareq e Maria del Mar,hanno sviluppato alterazioni al pro-

    prio sistema immunitario che gli con-sente di sopravvivere senza riossige-nare il sangue. Alcuni scienziati dellazona esterna stanno studiando questofenomeno, nella speranza di trovareun sistema per salvarci dalla dipen-denza di ossigeno. Come modernidializzati speriamo in una liberazio-

    ne. Troppo tardi. So cosa devo dire aloro. Che si preparino a rifondare lacitt, saranno loro i prossimi governa-tori, forse di una citt nuova sicura-

    mente senza il problema dell'ossige-no.Non mi vogliono credere. Gli faccioleggere il messaggio, gli lascio il miopalmare.Chiedo un the mi siedo al tavolino,mi manca un'ora e voglio godermela.

    CittIL BANCO ALIMENTARE

    Francesco Lovati

    La Fondazione Banco AlimentareOnlus coordina una rete di 19 BanchiAlimentari distribuiti in tutta Italiache raccolgono le eccedenze alimen-tari provenienti dallUnione Europea,dalle industrie della filiera agro-alimentare, dalla grande distribuzioneorganizzata e dalla ristorazione. Larete banco alimentare opera da 20anni sul territorio nazionale e nel2008 ha raccolto e redistribuito 60mila tonnellate di alimenti. Si tratta dicibo perfettamente integro e sano che

    per varie ragioni di mercato non puessere messo in vendita e che quindisarebbe destinato alla distruzione.Gli alimenti raccolti sono poi distri-buiti gratuitamente ad enti e associa-zioni caritative che operano sul terri-torio italiano per sfamare poveri edemarginati. Durante la Giornata Na-zionale della Colletta Alimentare, chesi svolge l'ultimo sabato di novembrein oltre 6.800 supermercati (l'appun-tamento per la prossima edizione per il 28 novembre), le persone ven-gono invitate ad acquistare generi

    alimentari non deperibili per offrirlialla Fondazione Banco Alimentare.

    Nel 2008 l'evento ha coinvolto oltre100.000 volontari in tutta Italia e hapermesso di raccogliere 8.970 tonnel-late di cibo.La Fondazione Banco Alimentare fucostituita in Italia nel 1989 su ispira-zione delle Food Banks americaneche iniziano a operare alla fine deglianni sessanta dallesempio di JohnVan Hengel che per primo si adoperper distribuire cibo recuperato da su-permercati e ristoranti in quel di Pho-enix. Oggi le Food Banks negli Stati

    Uniti sono pi di 200. Lesperienzaitaliana prese il via dallincontro aMilano tra il Cavalier Danilo Fossati,fondatore della Star, e MonsignorLuigi Giussani, fondatore del movi-mento di Comunione e Liberazione esi sviluppata negli anni fino a coin-volgere tutto il territorio italiano.Nel 2008 sono state raccolte 59.358tonnellate di cibo che hanno soddi-sfatto il bisogno alimentare di1.500.000 persone assistite dagli8.667 enti convenzionati.Tutto questo reso possibile dal lavo-

    ro gratuito di migliaia di persone cheimpegnano il loro tempo libero per

    contribuire ad alleviare la condizioneprecaria di moltissime famiglie e per-sone sole, offrendo,oltre al ci-bo,anche la propria amicizia. La ReteBanco Alimentare contra infatti su1.272 volontari stabili a fronte di 98dipendenti.L'azione della Fondazione Banco A-limentare si sviluppa e si articola conprogetti sempre nuovi e rispondentialle esigenze degli enti che assistono ipoveri. In particolare in questi ultimi5 anni stato sviluppato SITICIBO,

    il servizio quotidiano di recupero delcibo cucinato in eccedenza nella ri-storazione organizzata e non distri-buita da mense aziendali, refettoriscolastici, hotel, ristoranti e i prodottifreschi nelle catene della distribuzio-ne organizzata (ipermercati, super-mercati). Sono per lo pi alimenti(ortaggi, latticini, carne, ecc) che nonsarebbero messi in vendita, per moti-vi commerciali,il giorno successivoma che sono ancora in ottimo stato evengono consegnati direttamente alleassociazioni senza transitare dai ma-

    gazzini.

    LetteraIO STO CON MARINO

    Riccardo Sarfatti

    S certo, caro Pier Vito, alla nostraet la consonanza con uno stile tar-do pu essere la pi immediata,spontanea, logica, cio, apparente-mente, la pi naturale. Lo stile

    sempre importante, ben oltre la classeMa lo spiegare cos la scelta di Ber-sani, mi ha fatto sussultare. Non lonascondo: mi ha fatto sentire un certo

    fuoco interiore. Ma mai possibile

    che oggi, a questo punto della nostrastoria, di noi milanesi e lombardi, cheper 50 anni e oltre, non appena ab-biamo avuto let della ragione, ab-biamo vissuto da vicino, spesso da

    molto vicino anche quando ce ne

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    siamo stati al di fuori, le vicende diquesta citt e di questa regione, vi-vendole nel quadro di tutto ci chesuccedeva nel mondo e nel Paese,

    possiamo spiegare una scelta riferen-dosi allo stile della persona?No, veramente troppo poco! Nonpu essere cos ! Soprattutto se, comedici tu, quello stile tardo dentro ilpresente, ma ne stranamente separa-to.Ecco, proprio per questo che hovisto in Marino, e confermato in An-giolini, lunica possibilit che cosnon sia pi. Cio che dentro il presen-te non ci sia pi uno stile tardo eche, dal presente, non si sia pise-parati.Questo ci che in realt volevamocol PD: che lidea, che in molti hasempre covato dentro una visionedi sinistra della politica italiana, ciodi una sintesi tra pensiero e forze po-litiche diverse, riformiste, liberali,cattoliche, socialdemocratiche, lai-che, consentisse di disporre di unostrumento politico capace di esserefinalmente adeguato alle necessit dimodernit e innovazione, che il no-stro Paese ha, cos strutturalmente eprofondamente.Cio un Partito in grado di svilupparee realizzare un progetto di futuro di

    ampio respiro, capace finalmente dimuoversi trasversalmente tra classi eceti sociali, capace innanzitutto, comebase fondante, di scardinare e rompe-re lautoreferenzialit, quella che hacondotto progressivamente e semprepi alla separatezza dal presente,avendo davanti a s, in realt, assaipoco di diverso dalla propria soprav-vivenza e autoconservazione; esatta-mente lopposto di una capacit digoverno.Cercavamo un partito che non si ri-producesse pi pressoch esclusiva-

    mente sullesperienza e la formazionedi amministratori locali o di uominidi apparato. Cercavamo un partitoche finalmente a quelle esperienze,comunque importanti e non prescin-dibili, sapesse connettere in mododispiegato meriti e valori affermatisiallinterno del contesto sociale, a ognilivello (dallimmigrato alsupermanager, dal volontariatoallimpresa, dalloperaio ci sonoancora, eccome - al professionista,

    dallimpiegato anche loro ci sonoancora, eccome al consulente, ecce-tera eccetera).Non andata cos perch lo stile

    tardo, ahim, ancora troppo den-tro il presente. Le dirigenze e gliapparati DS e Margherita non celhanno fatta ad aprirsi, ad accettare,almeno un poco, di quel tanto checera e c fuori di essi. Ce lhannofatta a mescolarsi tra di loro, questosi, ma era assai pi importante che simischiassero con ci che stava e staal di fuori di essi: la linfa della con-taminazione, di cui tanto si parlato,non scorsa in vene e arterie in via disclerotizzazione, a volte gi sclerotiz-zate.DAlema, Letta, Bindi, Follini, coscome Fassino, Cofferati, Marini cer-tamente aiuteranno gli uni Bersani,gli altri franceschini ma, vivaddio,veramente spero che tanti tanti altricon diversit di esperienza, storia ecarisma aiuteranno Marino, per unscossa vera. Gi alle Primarie! Quida noi, al Nord, possibile; qui lamodernit c, qui il superamento delcentralismo, vecchio e nuovo, ve-ramente indispensabile, qui il federa-lismo modello irrinunciabile, quilautonomia (vera) ragione di lottapolitica, anche al nostro interno.

    Con unaffermazione di Marino, Mi-lano e la Lombardia possono dare alPD quellimpulso di rilancio che neimpedisca, qui da noi, una cristalliz-zazione a Partito del 20%, inesora-bilmente destinato a rafforzare logi-che di sopravvivenza e autoreferen-zialit.Spero veramente che si affermi ilcandidato meno credibile per lelogiche di apparati, certamente in-deboliti, ma ancora ben presenti.Lhai detto tu, caro Pier Vito, e locondivido la giovent quando la

    somma dei desideri supera la sommadei rimpianti. Personalmente non hoalcun rimpianto per le forme parti-to del passato: troppo spesso le hopersonalmente sentite e vissute comefreno e ostacolo per linnovazione ela modernizzazione. Di queste, comstato per tutta la vita, ho ancora grandesiderio, ma di modernizzazione einnovazione che, se veramente tali,non possono essere moderate, n ti-mide, ma convintamente alternative,

    certamente mai e poi mai, collusive oammiccanti.Ha detto bene Marino: i s devonoessere s, i no devono essere no. I

    ma, se, forse, vedremo, dopo, chis-s, non contribuiscono allidentit;la rendono confusa e incerta e, senzadi essa, la perdita di consenso i-nevitabile, come gli anni recenti cihanno ampiamente dimostrato (duemilioni di voti persi in Lombardia inpochi anni).Lidentit si definisce nella chiarezzae nel coraggio, riflettendo innanzitut-to, nel mio modo di vedere, pi chesulla propria identit di partito, suquella, nellinteresse comune, delPaese, ampiamente divenuta confusae indefinita, a volte persino impropo-nibile, nel lungo tempo del berlusco-nismo politico e mediatico. Si per-sa, pi di ogni altra, la nostra identitdi Paese industriale, ancora oggi ilsecondo dEuropa, assai pi vicinoalla Germania di Francia e Inghilter-ra. Da ci deriva la sostanziale mar-ginalizzazione, tra laltro, delle tema-tiche inerenti al lavoro e limpresa,da porre oggi, alla luce della crisiepocale, certamente al primo postonellimpegno del PD, in particolarenelle regioni del Nord. Avendo, an-che in questa direzione, una capacit

    dinnovazione non espressa nemme-no nelle fasi in cui a noi si riferivanodue ministri allo Sviluppo Economicoe alle Attivit Produttive, troppospesso anchessi eccessivamente ri-volti al confronto con i livelli istitu-zionali della rappresentanza, trascu-rando, di fatto, il rapporto diretto conle realt dei territori e dei settori pro-duttivi, che, riconoscendosi sempremeno con quei livelli di rappresen-tanza, hanno consentito ampio spazioa suggestioni individualistiche ed e-goistiche, come quelle capillarmente

    diffuse dal personale politico leghi-sta.Ignazio Marino e Vittorio Angiolinihanno posto il tema dellidentitcome il tema oggi centrale per ilPD. Dellidentit in tutte le sue arti-colazioni, anche in quelle non copertedalle loro personali esperienze. So-stenerli significa apportare compe-tenze che consentano di coprire o-gnuna di quelle articolazioni.

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    SocietSPRECHI

    Tristram Stuart (*)

    L'Italia vanta una delle pi solide tra-dizioni gastronomiche d'Europa. Vi-sto l'amore per la cucina casalinga, lafrutta e gli ortaggi freschi coltivaticon cura, potrebbe sembrare sorpren-dente che anche in questo paese lospreco di cibo costituisca un graveproblema. Eppure, ci avviene in o-gni anello della catena di fornitura: isupermercati scartano cetrioli freschima non abbastanza regolari da soddi-sfare gli standard estetici e una mon-tagna di pane invenduto viene gettatadai produttori o dai supermercati per-ch ha raggiunto la data di scadenza.I negozi e i ristoranti italiani hanno adisposizione 1'88 per cento di cibo inpi rispetto al fabbisogno alimentaredella popolazione, circa il doppiodelle 2000 kcal necessarie a persona.Si tratta di un surplus di 1700 kcal algiorno: alcune di queste calorie ineccesso sono consumate da soggettiche mangiano pi di quanto serve alloro organismo, ma la maggior parteviene sprecata sotto forma di panenon mangiato, cibo avanzato nei piat-ti e sacchi di immondizia pieni di

    prodotti dei supermercati. Infatti, sesi includono tuttii cereali commestibili, come mais,soia e grano, che vengono utilizzaticome mangime per il bestiame, l'Ita-lia dispone di una quantit di cibo 3,3volte superiore a quella effettivamen-te necessaria. Il che andrebbe bene inun mondo dove terra, acqua e carbu-ranti fossero risorse infinite, ma non cos: deforestazione, riscaldamentoglobale, consumo di acqua e famehanno subito un incremento a causadell'eccessivo consumo dell'Occiden-

    te e dello spreco di cibo. Ma abbiamol'opportunit di attenuare l'entit diquesti problemi semplicemente ridu-cendo gli sprechi alimentari nelle no-stre case e nelle aziende.In una famiglia media del Nord Italia,dove si usano bidoni per i rifiuti or-ganici, ogni persona produce 73 chi-logrammi di avanzi alimentari. Nes-suno sa quanta parte di questi rifiutisia commestibile, ma confrontandotale dato con quelli di altri paesi co-me il Regno Unito, la cifra potrebbeessere circa 1'80 per cento del totale.Ci vorrebbe dire che gli italiani

    sprecano 60 chilo-grammi di cibo apersona ogni anno, considerando uni-camente quello che viene registrato

    ed escludendo gli sprechi alimentaridi mense, ristoranti, fast-food e scuo-le. Queste cifre non comprendononemmeno gli sprechi che avvengonoa monte della catena di fornitura,come quelli causati da agricoltori eindustrie, che sperperano milioni ditonnellate di prodotti prima ancorache arrivino nei negozi. Quasi altret-tanto disastrosa la situazione in Ita-lia, comenegli altri paesi UE, che riguarda ildivieto di dare la maggior parte degliscarti alimentari ai maiali, il modopi efficiente e naturale di smaltire leeccedenze. Dal 2001, dare avanzi dicibo, sia domestici sia della ristora-zione, ai maiali vietato dalla norma-tiva dell'UE.Dobbiamo ripensare il modo in cuitrattiamo gli alimenti. La terra trop-po preziosa e nel mondo attuale c'troppa richiesta di cibo per potercipermettere di sprecare questa risorsacoltivando prodotti che nessunomangia. Un semplice esempio pumostrare ci che si pu fare per ri-sparmiare cibo e al contempo denaro,

    aiutando chi indigente e dando uncontributo alla sostenibilit. Il tuttocon il minimo sforzo. Che cosa pen-sate che succeda ai cumuli di cibouna volta che i supermercati non sonoriusciti a venderlo? Il personale se loporta a casa? Viene regalato ai pove-ri? Purtroppo no: quasi tutti questialimenti vengono gettati. Ma non detto che le cose debbano andare co-s.Last Minute Market, che opera inItalia, un'organizzazione specializ-zata nel raccogliere il surplus alimen-

    tare presso alcuni supermercati e di-stribuirlo ai bisognosi. Probabilmente ancora agli esordi, ma sicuramentecrescer e si estender ad altre cate-ne, ai negozi pi piccoli e persino alleaziende agricole del paese. Quasi tuttii supermercati americani la cui lun-gimiranza in queste questioni non affatto nota donano le eccedenze ali-mentari a enti assistenziali perchvengano ridistribuite a chi ne ha bi-sogno: non c' motivo perch questonon avvenga anche in Italia. Fino apochi anni fa il surplus alimentare diE-Lederc-Conad di Modena veniva

    semplicemente sprecato, come nellamaggior parte di tutti i super mercatidel mondo, ma dal 2005 questo punto

    vendita ha consentito a Last MinuteMarket di raccogliere 100000 chilo-grammi di cibo ogni anno, per unvalore di circa 200 000 euro, e di ri-distribuirlo a chi ne ha bisogno attra-verso un network di altre organizza-zioni.Non sto parlando di sottoprodottiscaduti e non sicuri: i supermercatispesso hanno eccedenze di prodotti dialta qualit perch hanno ordinatotroppa merce, perch la confezioneha qualche leggero difetto o per in-numerevoli altre cause. Non c' alcu-na necessit di buttare questo buoncibo.Oscar Rati, portavoce di E-Lederc-Conad di Modena, ha affermato chedonare il surplus alimentare, ha unimpatto eccellente e molto positivosul personale che lavora in negozio esul pubblico. Come in molti altriesercizi impegnati sullo stesso frontein Europa e in America, il morale andato alle stelle quando il personalenon stato pi obbligato a buttare neibidoni alimentari ancora buoni.E-Lederc-Conad ha risolto le que-

    stioni legali senza problemi, perchLast Minute Market si fatto caricodi tali aspetti a livello nazionale.Latteggiamento professionaledell'organizzazione nei confronti deltrasporto sicuro di cibo deteriorabilegarantisce che la raccolta avvengacon una procedura paragonabile aquella del cliente medio del super-mercato. Lunico problema, perquanto riguarda il punto vendita, che i mezzi di comunicazione non neparlano abbastanza, quindi la consa-pevolezza che ha acquisito nei con-

    fronti del problema dello spreco delcibo non viene pubblicizzata a suffi-cienza. Il progetto ha avuto cos suc-cesso che il manager della catenamodenese dichiara che c' in pro-gramma la possibilit di estenderload altre filiali della catena Conad.

    (*)Per gentile concessione delleditore Bruno Mondadori pubblichiamo la prima parte dellintroduzionealledizione italiana del volumeSprechi. Il cibo che buttiamo, che

    distruggiamo, che potremmo utiliz-zare di Trista Stuart.

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    Il volume sar presentato marted 3novembre alle ore 18 presso la Villa Necchi Campiglio via Mozart 12Milano.

    Con l'autore ne discuteranno:

    Paola Brambilla Presidente delWWF Lombardia,Don VirginioColmegna Presidente di "Casa del-la Carit",Andrea Segr Presiden-

    te di Last Minute Market e Preside

    della Facolt di Agraria - Universitdi Bologna .Coordiner:Fiorello Cortiana

    Lettera di Elena Sisti

    Sono un genitore le cui bambi-ne frequentano la scuola elementa-re Pietro Micca di via Gattamelata. IlSig. Kipar dice che "il PGT di Milanonon si esprime e laddove si esprimenon da indicazioni precise per portanella sua organizzazione tutti gli ele-menti costitutivi di un ragionamentoda esplorare oltre confine. Partendoproprio dai Raggi Verdi la strategiaambientale che promuove una rete dipercorsi pedonali e ciclabili, che in-nerva di verde lintero tessuto urba-no. Uno sguardo attento al PGT per

    la nostra zona evidenzia per un gra-ve controsenso in quanto Viale Sca-rampo, che attualmente Strada Ur-bana di Scorrimento (3 corsie permarcia con spartitraffico), indicatocome Raggio verde e struttura se-condaria, oltre che Via di Terra, men-tre via Gattamelata sulla quale siaffaciano 5 istituti scolastici (la scuo-la primaria e dellinfanzia PietroMicca, la scuola primaria parificata laZolla, il micronido Gattamelata, lascuola dellinfanzia e nido Faravelli e

    tre centri diurni per disabili) indica-ta come strada urbana di quartiere.Per chi vive quotidianamente lazona evidente che dovrebbe esse-re il contrario. Inoltre il tunnel DeGasperi/Gattamelata programmatoda terminare, incanalando quindi iltraffico verso la superficie, a meno dicento metri dal polo di scuole dellazona. Il green design dovrebbe tenereconto della realt esistente.Come genitori della scuola presente-remo i commenti al PGT nei terminiprescritti dalla legge, ma mi piace-

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    rebbe tanto accompagnare chi haprogettato i raggi verdi a vedere lazona.

    Grazie mille per il servizio che cifornite e per le informazioni sempreaggiornate e attente. Elena Sisti

    Cara Signora Sisti, mi scuso per ilritardo dovuto a un mio viaggio fuoriItalia. Ricevo la Sua lettera e non possodarLe torto visto che anchio conoscobene la Sua zona. Il RaggioVerde come pensato findallinizio insieme allAIM pi che

    una strada con pista ciclabile unambito di riferimento per una piampia valorizzazione e messa in retedi quanto gi presente sul territoriocomunale. Il PGT traccia questa li-nea con ambito e lascia a ulterioriapprofondimenti la sua realizzazione.

    La mia collaboratrice Arch. Camilla Mancini, se lei lo desidera, Le pumandare un primo approfondimentoper la Sua zona.

    Andreas [email protected]

    Lettera di Martino Liva

    Caro Direttore, mi piacerebbe sotto-porre allattenzione dei lettori di Ar-cipelago Milano alcune considera-zioni sulla recente sentenza dellaCorte Costituzionale che ha bocciato,in quanto incostituzionale, il cd. Lo-do Alfano, ovvero la legge124/2008. Chiss che ne possa nasce-re un dibattito su queste colonne. Ebene sottolineare che nellapprestarsia commentare una sentenza si do-vrebbero attendere le motivazionidella Suprema Corte, che uscirannosolo tra una decina di giorni, ma gi

    alcune cose possono essere dette.Quando la Corte, allinizio del 2004,bocci il cd. Lodo Schifani ne rile-v il contrasto con gli articoli 3 e 24della Costituzione. Lart 3, comrisaputo, esprime luguaglianza deicittadini davanti alla legge, mentre il

    24 esprime il principio del diritto didifesa che inviolabile in ogni statoe grado del procedimento, ed eraviolato poich la sospensione deiprocessi verso le alte cariche dello

    stato era automatica, generalizzata edi durata non determinata. Cos seuna delle cinque alte cariche avessevoluto continuare il processo per cuiera imputato al fine di un accertamen-to giudiziale della propria innocenza,non avrebbe potuto. Tuttavia in quel-la sentenza (24/2004), la Corte disseapertamente che lassicurazione delsereno svolgimento delle rilevantifunzioni (.) un interesse apprezzabi-

    le che pu essere tutelato in armoniacon i principi fondamentali dello sta-to di diritto. Dunque i giudici nonritennero avventato che si voglia of-frire una copertura a chi governa ilpaese, ma questo, solo nel rispetto deiprincipi di uno stato di diritto. E poi,con che percorso legislativo?Com noto in quella sentenza(24/2004) la corte non si espressesulla necessit di una legge costitu-zionale, ma non per una dimenticanzao per incoerenza, come erroneamenteoggi i sostenitori del lodo Alfano le

    imputano, ma semplicemente perchla Corte valuta lincostituzionalitdelle leggi che le sono sollevate, inbase a quei parametri che le vengonoproposti da chi propone il giudizio difronte ad essa. Il vecchio lodo Schi-fani, fu impugnato per presunta vio-lazione degli art. 3, 24 e altri (in par-ticolare il 101, 112, 68, 90 ecc), tracui per, non figurava il 138, che di-sciplina liter per una legge costitu-zionale.La corte quindi si limit a bocciarequella legge, confrontandola, come

    abitualmente fa, con i rilievi che lefurono sollevati da chi (il tribunale diMilano) impugn il lodo Schifani.Infatti, la Corte Costituzionale nonagisce sua sponte, ma deve attendereche la questione sia sollevata,nellambito del giudizio in corso, dalgiudice o da una delle parti in causa.Quindi quando il nostro Ministro Al-fano critica la Corte dincoerenza,sostenendo che la necessit di una

    legge costituzionale era un argomen-to preliminare e risolutivo che si do-veva indicare prima e non oggi sidimostra poco attento ai meccanismidi funzionamento della Corte. Allora,infatti, non venne indicato il parame-tro dellart 138, oggi s. E oggi laCorte, pur ritenendo, credo, ancoravalido il principio per cuilassicurazione di quel sereno svol-gimento delle funzioni alle alte cari-che non sia una bestemmia giuridica,ci dice espressamente che quel prin-cipio deve tener conto del nostro arti-

    colo 3 e deve essere inserito con unalegge costituzionale.Nellattesa delle motivazioni, in pra-tica, lammonimento della nostra Su-prema Corte che se si vuole fareuna deroga al principio di eguale sot-toposizione di tutti alla giurisdizionepenale, questo deve essere fatto conlegge costituzionale e con liter par-lamentare lungo e complesso previstodal nostro articolo 138.Il nostro Stato, infatti, come spessoha ricordato la Corte stessa, pu ac-cettare che situazioni diverse possano

    implicare differenti normative, ma difronte alluguaglianza davanti allalegge ci si deve fermare, oppure, se siprocede, dobbiamo scrivere espres-samente nella nostra Costituzione (enon in una banale legge ordinaria)che accettiamo che chi ci governa siagiudicato, ma solo a fine mandato.

    Martino Liva

    Caro Liva, sono totalmentedaccordo con quello che lei scrivema soprattutto sul fatto che ormai al

    governo siedono persone che troppodisinvoltamente raccontano i fatti

    come piacciono loro, tra travisamentie omissioni. Aggiungerei una cosa:

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    il nostro premier, senza che nemme-no lopposizione obbietti, dice di es-sere stato eletto dal popolo. Certo stato eletto dal popolo come qua

    lunque altro deputato al parlamento. diventato capo del governo dopoaver ricevuto lincarico dal Presiden-te della Repubblica ed essere andato

    davanti alle camere. Come tutti quelliche lo hanno preceduto. Bisognereb-be ricordarglielo pi spesso.

    Il Direttore (L.B.G.)

    Lettera di Enrico Murtula e Sergio DArienzo

    In una delle passate edizioni di Arci-pelago avevamo evidenziato che, perfarsi unidea generale della propostadel PGT di Milano, fosse utile inizia-re dalla Tavola Progetto Strategico(allegato 4 del Documento di Piano),laddove, avevamo scritto, sono ancheindicate le aree dotate di indici edi-ficatori che dovranno essere trasferitialtrove nellambito della perequazio-ne (Bosco in Citt, Parco Sud, Idro-scalo) .Orbene, larticolo 5, paragrafo 1.2.1delle Norme Tecniche di Attuazionedel Documento di Piano (pag. 368 ditale documento) riconosce un indicedi utilizzazione territoriale pari a0,20 mq/mq per gli Ambiti diTrasformazione Periurbana(comprendenti, tra laltro le aree del

    Parco Sud), ma inesatto affermareche tale indice debba esseretrasferito altrove. Il trasferimentodellindice rappresenta solo una pos-sibilit, peraltro auspicata dallAm-ministrazione comunale.Cosa succede allora se il suddettoindice (peraltro rilevante in quantit)non viene trasferito? Dove si potrcostruire, in primis nel Parco Sud?La risposta non del tutto chiara,posto che le suddette NormeTecniche di Attuazione (articolo 5,paragrafo 1.2.2) demandano ladisciplina edificatoria di tale area alPiano Territoriale di Coordinamentodel Parco Sud e che le schededambito del Documento di Piano(Allegato 3, Schede di indirizzo perlassetto del territorio e tabella dati

    quantitativi) non indicato previsionidi nuova urbanizzazione.Tali previsioni sono tuttavia desumi-bili dalla documentazione afferentealla Valutazione Ambientale Strate-gica: sufficiente al riguardo esami-nare lAllegato 2 del Rapporto Am-bientale (Caratterizzazione degliAmbiti di Trasformazione ed effettiattesi. Schede) per vedere che talunearee sono gi definite di possibileconcentrazione fondiaria (Allegato 2cit.; per lambito Bosco in Citt lepagg. 166-174, per I Navigli lepagg. 175-182, per le Abbazie lepagg. 183-192.)

    E. Murtula e S. DArienzo

    Lettera di Giorgio RagazziPartire o arrivare alla Stazione Cen-trale di Milano un incubo, per chi-unque non abbia la fortuna di potersispostare col metr. Non esistono par-cheggi nelle vicinanze, e anzi ormaiaddirittura impossibile raggiungereluoghi ragionevolmente vicini per chivoglia accompagnarvi qualcuno inauto. Per chi non possa usare il metrrestano ovviamente i tass, quando sitrovano, ma con tariffe tra le pi altedEuropa che incrementano di molto

    il costo totale del viaggio. Ed anche itass non sono proprio a portata dimano. Fino a qualche tempo addietroi tass potevano sostare sotto il porti-co antistante, costruito quando si pen-sava alla comodit dei viaggiatori, edanche le auto potevano arrivare e so-stare brevemente proprio davanti allastazione. Oggi, davanti alla stazionec un vasto piazzale (pedonale) so-stanzialmente vuoto e totalmente inu-tile. E difficile capire a quale model-lo ci si sia ispirati per tali cambia-menti, per di pi costosi; certamentenon alla fruibilit di una struttura che

    dovrebbe innanzi tutto servire a faci-litare la mobilit e non a perseguireastratti concetti di bellezza.Una volta raggiunta poi lagognatadestinazione comincia la tormentosatrafila per acquistare il biglietto. Peraccedere alla biglietteria c sempreuna coda che implica come minimo15 minuti di attesa; non molto menosimpiega per comprare il bigliettodalle apposite macchine: anche quic la coda, essendo queste in numero

    del tutto insufficiente. Succede poiche, raggiunto il proprio turno, lamacchina cessi di funzionare perqualcuno dei numerosi difetti, e allorasi deve riprendere altrove la fila.Mentre le ferrovie investono enormisomme, migliaia di miliardi, per ac-corciare di pochi minuti i tempi dipercorrenza dei treni con lalta velo-cit, ben poca cura viene dedicata aitempi richiesti per arrivare da casa altreno. Con pochissima spesa si po-trebbe invece ridurre di molto il tem-po (e il costo) per il viaggiatore, per ilquale ci che conta appunto il tra-

    gitto da casa a casa, non da stazione astazione. Ma evidentemente la diri-genza molto pi interessata ai megaappalti che al povero piccolo viaggia-tore.Sino a poco tempo addietro, entrandoin stazione si aveva davanti la bigliet-teria; oggi ci sono boutiques e negozidi gioiellieri, come se uno andasse instazione per fare shopping, e tantispazi pubblicitari. La ristrutturazionedelle stazioni, non solo a Milano,

    gestita seguendo il modello consumi-sta, ritenuto e proposto come il nuo-vo, il moderno, il futuro. In passato cisi preoccupava solo di agevolare chisi recava in stazione per viaggiare.Oggi si vuole valorizzare le stazio-ni, per incrementare le vendite di o-gni tipo. Ma siamo sicuri che ante-porre il profitto allutilit sociale siail modo migliore per proiettarsi nelfuturo?

    Giorgio Ragazzi

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    RUBRICHE

    MUSICA

    Questa rubrica curata da Paolo Viola

    MUSICA CONTEMPORANEA

    La settimana prossima, alla Scala,Maurizio Pollini conclude il suoProgetto un ciclo di 6 concerti,iniziato nel febbraio di questanno erealizzato in parte da solo, in recital,e in parte accompagnato da orchestreo da ensemble di differenti organici con il quale ha messo di volta in voltaa confronto nella stessa serata autori

    classici (da Bach a Mendelssohn) edautori moderni (dalla scuola diVienna a Boulez, Stockhausen, No-no); proprio Luigi Nono sar il prota-gonista insieme a Chopin (sic!) -del concerto del 18 ottobre e sar in-teressante osservare le reazioni delpubblico. Un progetto analogo statorealizzato da Barenboim nello scorsofebbraio, sempre alla Scala, con ilciclo dedicato a Beethoven e Schn-berg ed a molti parso anchesso unaforzatura.Dico cos perch questi accostamentifra classico e moderno (chiedo scusa

    per limpropriet dei due termini, ma noto che non ne siano stati coniatidi pi pertinenti!), cos come ci ven-gono riproposti regolarmente dallenostre istituzioni musicali, sono di-ventati sempre pi insistenti, come avolerci spiegare e sottolineare unainesistente continuit/evoluzione nel-la storia della musica.Per entrare bene in questo argomentobisognerebbe andare a rileggersi unvolumetto pubblicato nel 1992 perGarzanti da un Alessandro Baricconon ancora divenuto personaggio te-

    levisivo (e dunque per lo pi ignotoai non addetti ma accolto con moltaspocchia dal sofisticato etablishementmusicale) che contiene pagine moltoprecise e, per allora, vorrei dire defi-nitive; ancora pi interessante ri-leggerlo nella sua pi recente edizio-ne, del 1999, corredata da una postfa-zione di Carlo Boccadoro che ne ag-giorna critiche e giudizi.Provo a sintetizzare, ben conscio deirischi che corro, a beneficio dei tantiche per anni hanno ripetuto mortifica-

    ti che non riescono a capire la musi-ca contemporanea.Ai primi del novecento la musica,come tutte le arti, registra le tensionidel secolo (crollo di imperi e di cer-tezze, arrivo di tragedie e tirannie) econ la dodecafonia e la serialit vienedistrutto il sistema tonale e dunqueogni punto di riferimento (ogni cer-

    tezza) nella struttura musicale. Poi,dopo lepopea della Scuola di Vien-na (Schnberg, Webern, Berg), granparte dei compositori, specialmentein Italia, si attestano su posizioni dirifiuto tout courtdel passato: Wagnere Strauss vengono considerati gli af-fossatori definitivi della musica tona-le, Mahler viene ignorato per almenocinquantanni, Puccini vituperato,vengono recuperate le geometrie diBach ma deprivate della loro poesia.Una vera e propria tabula rasa.Ma i nuovi linguaggi non interpreta-rono n potevano interpretare la

    modernit in senso positivo, e a di-mostrazione di ci negli anni sessan-ta/settanta si visto come la musicacolta rifiutava ogni compromessocon la societ, non intendeva compia-cere il suo pubblico, si schierava conlopposizione radicale dura e pura, siisolava nellautocompiacimento, siconcentrava sui problemi tecnici dellinguaggio e della scrittura, senza maiporsi il problema dellempatia neiconfronti del suo pubblico.Ovviamente non tutta, ma certamentegran parte della musica promossa e

    consacrata dalla intellighenzia do-minante (ed egemone), rompe conuna gloriosa tradizione, quella delrapporto amoroso del compositorecon il pubblico, del sereno confrontofra musica e societ. Non vero chele difficolt incontrate da Beethoveno Wagner con i loro contemporaneifossero paragonabili al fastidio chenoi oggi proviamo (troppo spesso)nei confronti delle opere dei nostricontemporanei; abbiamo raramentefeeling con loro, ma sono proprio loro

    a non voler essere amati e ad isolarsinella autoreferenzialit.Tutto ci non era chiaro negli annipassati, a causa del continuo tentativodi farci credere sordi al nuovo e biso-gnosi di ulteriore acculturamento; oraper abbiamo o meglio potremmoavere la dimostrazione diquellabbaglio. Basterebbe che spro-

    vincializzassimo i programmi, cheabbandonassimo (o meglio lasciassi-mo agli storici) quella musica chenon ha saputo o voluto conquistarcigli animi e che ci fu imposta dagliideologismi, sopratutto che ci apris-simo con fiducia alle nuove genera-zioni di musicisti ahim sopratuttoamericani ed anglosassoni che nonsolo si contaminano (giustamente edintelligentemente) con la prorompen-te musica cosiddetta leggera, mache hanno saputo recuperare il sensodi quegli elementari riferimenti tonali(quelle necessarie certezze) che con-

    sentono di orientarsi nellascolto e dipercepire (comprendere) e vivaddiogodere la musica.Per avvicinarci finalmente senza pre-giudizi alle opere che per fortuna co-minciano ad essere sfornate copiosa-mente dalle nuove generazioni dicompositori, dobbiamo per prima co-sa far pulizia nella produzione delsecolo scorso (trovando il coraggio diabbattere qualche mostro sacro equalche ingombrante monumento)affinch la nostra mente possa ri-prendere il filo del discorso dal punto

    in cui fu interrotto giusto centanni fae, dopo aver salvato ci che di buonoquel secolo ha prodotto, ritrovare ilsenso di continuit della storia e dellaevoluzione della musica.Solo cos sar possibile una vera ri-conciliazione con la musica coltaed una profonda maturazione del sen-tire collettivo nei confronti di unartedi cui, comunque, non potremo maifare a meno.

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    ARTE

    Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

    Impeto e poesia non facevano mai

    difetto alle sue tele a tema storico,quelle che gli valsero le pi roseeprevisioni da parte di Francesco Ha-yez alle Esposizioni di Brera e, seb-bene si chiamasse Pasquale Massacrafu la vita a fuggire da lui, privandolodel tempo necessario a dimostrare ilproprio talento: mor appena trenten-ne, vittima assai prematura dei suoiideali antiaustriaci. La mostra a Pa-via, a cura di Susanna Zatti, un ri-sarcimento alla memoria di questoillustre cittadino pavese (1819-1849).Massacra stato un artista pienamen-te calato nel clima romantico, inter-prete sensibile e innovativo della pit-tura di storia, guardando immanca-bilmente a Francesco Hayez, mamuovendosi gi in una direzione chesar condivisa da Domenico Morellie Federico Faruffini. Sono 60 le ope-re selezionate, nel segno di una fortecarica emotiva, ma anche della capa-cit di fare riflettere sul significatoprofondo dellepisodio trattato.Impeto e Poesia. Pasquale Massa-cra pittore romantico tra storia emito. Pavia, Scuderie del CastelloVisconteo, viale XI Febbraio 35

    orario: marted-venerd 10/13 e15/18; sabato, domenica e festivi10/13 e 15/19.Fino al 13 dicembre.

    Larchitetto americano Frank O.Gehry al centro di una mostra cura-ta da Germano Celant, nellambito diTriennale Architettura. Una rassegnache prende in esame solo lattivitsvolta tra il 1997 e i giorni nostri,perch solo da allora Gehry diven-tato Gehry. Non che prima non lo

    fosse basta pensare alla DancingHouse di Praga ma il nomedellarchitetto americano risuona dache la sua mente ha partorito il Gug-genheim Museum di Bilbao, comeAthena generata dalla testa di Zeus.Una rivoluzione non solo per la cittbasca che improvvisamente si ritro-vata al centro di veri e propri pelle-grinaggi come il Santuario di Fatima,ma anche e soprattutto dal punto divista dellesplosivo linguaggio archi-tettonico adottato, della complessitdelle tecniche costruttive, dellineditoe sgargiante rivestimento in titanio.La rassegna stata realizzata con ladiretta collaborazione dellarchitettoche ha scelto i progetti da esporre,molti dei quali inediti e selezionati

    anche in unottica di pi stretto lega-

    me con il territorio, che per Gehrynon sembra essere stata una priorit.Dunque, disegni autografi, disegni distudio, elaborazioni in 3D, modelli efotografie del DZ Bank Building diBerlino, dellInteractive CorporationHeadquarter di New York (2003-2007), dellArt Gallery of Ontario,del Guggenheim di Abu Dhabi, la cuiprogettazione cominciata tra il 2005e il 2006, ma anche di edifici gi rea-lizzati come il Walt Disney ConcertHall di Los Angeles, la CorcoranGallery di Washington DC (1999-2005), il complesso abitativo di Bee-kman Street a New York (2003-2009).Frank O. Gehry dal 1997. Trienna-le. Viale Alemagna 6 orario:10.30/20.30, gioved fino alle 23,chiuso luned.Fino al 10 gennaio.La sintonia di Usellini con gli scritto-ri fatto assodato, come pure i conte-nuti narrativi e teatrali delle sue ope-re. Buona idea, quindi, quella di de-dicargli una piccola mostra in occa-sione del CongressodellInternational Federation of Li-

    brary Association and Institutions(Ifla) che si svolto a Milano in ago-sto. Pretesto graditissimo: la rassegna tuttora in corso, allestita lungo loscalone monumentale della Sala delGrechetto. Per chi, come fu per Raf-faele Carrieri, vede nelle immagini diUsellini un sollievo per tutti, o perchi, come Tom Antongini, segretariodi DAnnunzio e scrittore, ha la fa-colt di godere con intensit fisicaanche della pura gioia del cervello,loccasione ghiotta. Dellartistamilanese, morto per infarto nel 1971

    nelladorata casa di Arona aveva 68anni sono esposti quadri che tra-boccano di immaginazione, forza nar-rativa, originalit e fantasia creativa.Fra tutti la monumentale Bibliotecamagica del 55, un po Brera, un poluogo mitico dove il meglio della sto-ria e della letteratura si sprigiona dal-le pagine di polverosi volumi, pren-dendo vita e regalandone con genero-sit. Singolare vicenda creativa quelladi Usellini, le cui ragioni vanno sem-pre ricercate nel suo ricchissimomondo interiore, nella sua infanzia,nei cospicui retaggi dell'educazionealla scuola dei Gesuiti, nella settecen-tesca casa di Arona, teatro predilettodi rappresentazioni che conservano,nel gusto per il particolare sorpren-

    dente, un genuino sapore tardo-

    gotico.La biblioteca magica di GianfilippoUsellini. Palazzo Sormani, via Fran-cesco Sforza 7 orario: 10/12 e14/18, chiuso domenica.Fino al 10 novembre.

    A 10 km da Bellinzona, sulla stradache porta al Passo del San Bernardi-no. Li si trova Roveredo, nel CantonGrigioni, che in un parco agricolo-boschivo di oltre 100mila metri qua-dri ospita, fino all11 ottobre, la 9edizione di OpenArt. Curata da Lui-gi a Marca, artista e promotore cultu-rale che ha ideato questa manifesta-zione e lha vista crescere negli anni,OpenArt ospita i lavori di una cin-quantina di artisti di varie nazionalit,a Marca incluso, spesso e volentieriai loro primi passi. aperto, per, eanche proficuo il confronto con leinstallazioni permanenti di maestririconosciuti, come Arman, Rotella,Spoerri, Schumacher. Alle sculture,realizzate in pietra, legno, bronzo oferro, si aggiungono opere video efotografiche, ma anche installazioni e

    performance che si svolgono nel cor-so della manifestazione. Aggiorna-menti on line: www.openart.ch

    Milano culla della Scapigliatura. Mo-vimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura diAnnie-Paule Quinsac e di un variega-to comitato scientifico costituito daesperti di musica, letteratura, teatro earchitettura. Una denominazione cherinviando a chiome disordinate, allu-de in realt a vite dissolute e scape-

    strate. Ribelli, appunto, come i prota-gonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio(1861-62) che ha dato il nome aquesto mix di fermento intellettuale,impegno socio-politico e arte, desti-nato a scompigliare come un pan-demonio la Milano tardo ottocente-sca. La mostra documenta linterastagione, a partire dagli anni 60dell800 fino allinizio del 900. 250opere, tra dipinti, sculture e lavorigrafici, dalla pittura sfumata del Pic-cio allintensit coloristica di Faruffi-ni, alle innovazioni di Carcano, finoRanzoni, Cremona, Grandi che se-gnano il momento doro della Scapi-gliatura, ma anche Paolo Troube-tzkoy, Leonardo Bistolfi, Medardo

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    Rosso, Eugenio Pellini, Camillo Ra-petti. Una sezione della mostra rico-struisce la vicenda del travagliatoprogetto del Monumento alle Cinque

    Giornate di Giuseppe Grandi, gessicompresi. Ulteriori approfondimenti,in ambito letterario e giornalistico, sitrovano alla Biblioteca di via Senatoche espone il Fondo delleditore An-gelo Sommaruga, ricco di lettere, bi-

    glietti postali, cartoline, volumi e ri-viste, oltre una sezione dedicata allacaricatura e ad alcune opere di artistifra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Con-

    coni.Scapigliatura. Un pandemonioper cambiare larte.Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marted-

    domenica 9.30/19.30; gioved9.30/22.30.La Scapigliatura e Angelo Somma-ruga. Dalla bohme milanese alla

    Roma bizantina. Fondazione Biblio-teca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18.Fino al 22 novembre.

    TEATRO

    Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi

    MADE IN MAD 2009

    La cultura Madrilena protagonista aMilano fino al 21 ottobre con un in-tenso evariegato calendario di eventi, appun-tamenti, spettacoli e mostre dedicatial cinema, alla danza, alla musica,alla moda, allarte, alla gastronomia.Le pi prestigiose sedi milanesi e ipi conclamati personaggi del mondoculturale contemporaneo sono staticoinvolti per ospitare intellettuali,artisti,creativi e chef: espressione diuna cultura in continuo fermento ed

    evoluzione con radici profonde nellastoria e nella tradizione. Senza dub-bio un punto di riferimento importan-te e interessante nel quadro interna-zionale, capace di coinvolgere sia ipuristi e gli appassionati delclassico, sia gli estimatori delle avan-guardie.Il Piccolo Teatro offre i propri palco-scenici alla Compagnia Mara Pags,al Teatro de La Abada e alla Com-pagnia Siglo de Oro della RegioneMadrid oltre che un grande omaggioalla carriera di Carmen Maura in

    quanto testimonial internazionale del-la cultura madrilena.La Sala Puccini del Conservatorio diMilano (via Conservatorio, 12) ospitaun concerto di musica da camera conlOrchestra e Coro Della RegioneMadrid (ORCAM), diretta dal Mae-stro Encinar.LInstituto Cervantes presenta la pro-iezione dei cortometraggi selezionatidella Manifestazione Madrid en Cor-to 09 e lesposizione Aqu. 4 fotgra-fos desde Madrid .Mad in Mad mette in mostra PierreGonnord: Bajo La Piel allo Spazio

    Forma, Javier Vallhonrat: Acaso allaGalleria Carla Sozzani, Fabio Paleari.

    Lo que dura un sueo presso lo Spa-zio Assab One.Inoltre - proprio in virt della conco-mitanza con Mad in Mad a Milano, laRegione Madrid ha scelto di parteci-pare in qualit di sponsor alla mostradella Fondazione Arnaldo Pomodorodedicata allopera di Cristina Iglesias,una delle artiste spagnole di maggiorrilievo.Per offrire ai milanesi una visione picompleta dellattuale panorama cultu-rale madrileno e delle attrattive turi-

    stiche della regione di Madrid, anchela gastronomia trova un suo spazionellambito di Made in Mad. Comenovit di questa edizione, CarloCracco e Paco Roncero coordinanouno scambio gastronomico. Madridospita a settembre Carlo Cracco (Ri-storante Cracco), e Pietro Leeman(Ristorante Joia) che nel corso delMade in Mad di Milano saranno glianfitrioni di Paco Roncero e Joaqunde Felipe.

    PROGRAMMA

    MARTEDI 13 OTTOBRE20: Omaggio a Carmen Maura (inter-vista con il critico cinematograficoMaurizio Porro de Il Corriere dellaSera) seguito alle 20.30 dalla proie-zione di La Comunidas in versioneoriginale sottotitolata. (Teatro Stre-hler, largo Greppi)MERCOLEDI 14 OTTOBRE12: Presentazione Destino Madrid eshowcooking (NH President)17: WORKSHOP TURISMO MA-DRID (Camera di Commercio di Mi-lano, Palazzo Giureconsulti, Piazzadei Mercanti)

    18: Inaugurazione mostra: AQU. 4FOTGRAFOS DE MADRID (Insti-tuto Cervantes)

    20: AUTORRETRATO COMPA-A MARA PAGS (Teatro Strehler,largo Greppi)GIOVEDI 15 OTTOBRE17: Rassegna Cinematografica MA-DRID EN CORTO (Instituto Cervan-tes)18: Presentazione: PHOTOESPAA2010 (Spazio Forma. Centro Interna-zionale di Fotografia, piazza Tito Lu-crezio Caro 1).19: Inaugurazione mostra: PIERREGONNORD: TESTIGOS. (Spazio

    Forma. Centro Internazionale di Fo-tografia).20: AUTORRETRATO COMPA-GNA MARIA PAGS (Teatro Stre-hler).20: AUTO DE LOS REYES MA-GOS Teatro de la Abada e Naodamores (Teatro Studio, via Rivoli6)VENERDI 16 OTTOBRE17: Rassegna Cinematografica: MA-DRID EN CORTO (Instituto Cervan-tes)19: Inaugurazione Mostra: FABIO

    PALEARI/PETER WTHRICH. LOQUE DURA UN SUEO / LOSNGELES DE MADRID (AssabOne)20: AUTO DE LOS REYES MA-GOS Teatro de La Abada e Naodamores (Teatro Studio, via Rivoli6)SABATO 17 OTTOBRE17: Inaugurazione mostra: JAVIERVALLHONRAT: ACASO (GalleriaCarla Sozzani)20: LA VIDA ES SUEO - Compa-gnia Siglo de Oro della Regione Ma-drid (Teatro Strehler)

    DOMENICA 18 OTTOBRE

  • 8/3/2019 PDF n 30 13-10-2009

    19/22

    19

    16.30: LA VIDA ES SUEO - Com-pagnia Siglo de Oro della RegioneMadrid (Teatro Strehler)MARTEDI 20 OTTOBRE

    18: Incontro con il Fotografo: JA-VIER VALLHONRAT. (GalleriaCarla Sozzani).MERCOLEDI 21ORCHESTRA E CORO DELLAREGIONE MADRID (ORCAM) (Sa-la Puccini Conservatorio G. Ver-di, via Conservatorio 12)SETTIMANA GASTRON