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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 26

    15 settembre 2009

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    in questo numero

    EditorialeL.B.G. - EXPO 2015: DAI GRATTACIELI ALLE TENDE

    Urb. e Arch. - Antonio PivaEXPO: SERRE BIOCLIMATICHE, CHE DELUSIONE!

    Citt - Emilio Battisti - DOPO IL NUOVO MASTERPLAN. DALLA PARTE DI EXPO DIFFUSA

    Approfondimenti - Mario De Gaspari- RISANAMENTO SPA: RISANARE CHE COSA? LA NEMESI

    Lavoro - Giuseppe Ucciero - BADANTI: DAL WELFARE CASERECCIO AI NUOVI DIRITTI

    Metropoli - Daniela Volpi - ARCHITETTURA. LIMPORTANZA DEGLI ORDINI

    Scuola e universit - Vincenzo Viola - LA CARICA DEI 100 E LODE

    Societ- Franco DAlfonso -LA LOTTA DEL COMPAGNO FINI

    Mobilit - Pietro Cafiero - BINARI. A VOLTE RITORNANO

    Lettera - Jacopo Gardella - CANELLA

    YouTubeEXPO MORATTI: PAROLE, PAROLE, PAROLE

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit inARTE & SPETTACOLI

    MUSICAa cura diPaolo ViolaARTE - a cura diSilvia DellOrso

    TEATROa cura diMaria Luisa BianchiCINEMA E TVa cura diSimone Mancuso

    MANIFESTIAMO PER LA LIBERT DI STAMPAVENERD 18 GIARDINI PUBBLICI PRESSO LA STATUA DI MONTANELLI

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    EditorialeEXPO 2015: DAI GRATTACIELI ALLE TENDE

    Luca Beltrami Gadola

    La tragicommedia dellExpo 2015

    non finita, anzi gli aspetti decisa-mente da commedia si arricchisconodellultimo episodio: la consegna delsilenzio. Malgrado la smentitadellamministratore delegato al Cor-riere della Sera che titolava: "PianiExpo: ai dipendenti vietato parlarneal cellulare", il senso della delibera quello di un avvertimento agli inte-ressati perch si cuciano la bocca.Da questo punto di vista tuttaloperazione Expo stata una perla

    dincapacit di comunicazione e, con-temporaneamente, di riservatezza

    come fosse un affare di famiglia diLetizia Moratti. Ma il vero nodo non questo.Prima della presentazione al BIE ilmasterplan era in concreto ignoto atutti: eravamo in gara e forse a quelpunto il riserbo aveva una qualchegiustificazione. Vinta la competizionee interamente svelato il misteriosopiano, sono cominciate a piovere lecritiche: troppo cemento, urbanisti-camente un insieme di volumi casua-li, la follia della via dacqua e, cilie-gina sulla torta, un bel grattacielo nelpieno della polemica sui grattacieli aMilano.Chi ne erano i progettisti? Chi li ave-va scelti? Arriva la crisi economicofinanziaria e si comincia a dubitareche i soldi necessari, tanti, si riescanoa trovare. Nel frattempo qualcunocomincia a domandarsi che rapportoci sia tra il tema dellExpo - Nutrire ilpianeta. Energia per la vita e tuttoquello che si vede e si sente a propo-sito del progetto reale per larea espo-sitiva. Dellattivit di ricerca, che do-

    vrebbe essere il perno della manife-

    stazione, poche e sparute tracce.

    Non ripercorriamo qui il rosario diliti che solo da un paio di settimanesembrano sopite, nellattesa di nuoviinevitabili fuochi. Oggi siamo arrivatial nuovo masterplan, a essere precisisolo unidea di masterplan che colvecchio non ha nulla a che vedere,quel vecchio masterplan che LetiziaMoratti giurava sul suo onore comeintoccabile.

    Per qualcosa potrebbe ancora succe-

    dere perch non detto che il BIEaccetti tutti questi volteggi e soprat-tutto non detto che i Turchi, chehanno visto Smirne soccombere,mandino gi la cosa senza batter ci-glio.

    Se fossimo nel nostro pollaio italico esi trattasse di un appalto concorso, iricorsi sarebbero gi piovuti e forsegiustamente. Eccoci dunque al nuovoprogetto. I commenti dopo la presen-tazione hanno tutti, sia quelli positivisia quelli negativi, un denominatorecomune: meno costruzioni, menocemento, meno aree irrimediabilmen-te compromesse e dunque evviva!

    Sugli altri aspetti del progetto il dibat-tito di nuovo aperto e sullidea di unimmenso orto mondiale e della diste-sa di tende i commenti sono stati oltreche acidi anche sferzanti, cos comesulla presunzione di novit diunExpo che invece utilizza la vec-chia cassetta degli attrezzi: serre, ri-produzione di bioclimi estremi, ri-

    produzione in scala delle realt agri-

    cole.

    A questo punto bisogna essere leali:cosa vuol dire trattare il tema Nutri-re il pianeta. Energie per la vita?Che forma si d a questo contenuto?Qual il contenitore adatto? Il nuovoprogetto, se non si sbilancianellinvestire troppo in serre e strava-ganze, sembra interpretare ragione-volmente il criterio della parsimonia.Quanto al resto possiamo tranquilla-mente dire che il tema non adatto aunExpo, perch il problema della

    fame nel mondo sostanzialmentequello della ridistribuzione delle ri-sorse, della parsimonia dei Paesiricchi nel consumo alimentare enelluso delle risorse energetiche.

    Tanto per arrivare ad una conclusionelExpo 2015 dovrebbe essere non unamostra mondiale dagricolture, mauna mostra nella quale i Paesi ricchimostrano ai Paesi poveri come po-tremmo dar loro una mano: per ogniPaese ricco la tavola imbandita oggi equella che potrebbe esser nel 2015 enegli anni a venire.Forse ci vorrebbe unesposizione incui mostriamo le nostre buone inten-zioni piuttosto che le disastrate con-dizioni altrui.Se per arrivarci dobbiamo anche mo-strare il contadino indocinese che fa-tica col suo aratro a chiodo nella risa-ia o gli andini che irrigano i loro orticon canalette fatte di bottiglie di pla-stica incastrate una nellaltra, o lefacce affamate dei bambini, sia pure,purch non si scada nel folclore.

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    Urbanistica e ArchitetturaSERRE BIOCLIMATICHE: CHE DELUSIONE!

    Antonio Piva

    Mercoled 9 settembre iniziata la

    diffusione di quelli che pensiamosiano i temi della ricerca da presentare allExpo, dopo molti mesidi chiacchiericcio che di proposito hoignorato.

    Prima a Palazzo Reale e poiattraverso la stampa e la televisione stato possibile prendere visione di unprogetto di massima e dei suoi autori,cinque architetti coordinati daStefano Boeri che con JacquesHerzog, Ricky Burdett,JoanBusquets, William McDonoughhanno predisposto un piano generale.

    Finalmente si pu ragionare suqualcosa che si presenta come unaqualunque tesi di laurea e non propriocome un lavoro da cui deve apparireche sotto le immagini, per qualcunoaccattivanti, vi siano riflessioni ecompetenze che hanno gi spazzatovia tutti, o gran parte, di queiproblemi che inquinano lerelizzazioni affrontate per appagarelocchio e lingenuit di chi in realt

    non sa niente su tre argomenti difondamentale importanza.

    Il primo riguarda il tema scelto che,nella graduatoria delle urgenze chegravitano sul mondo, non risulta neiprimi posti ed comunque poco

    strutturato e definito. I campicelli che

    metteranno insieme tutte (?) le formedi produzione del mondo mi sembra-no quanto mai improbabili.

    La selezione, se vi sar, dovr tenerconto di uninfinit di problemi tra

    cui le diversit climatiche che le ten-de previste difficilmente potrannogarantire. Non vorrei essere frainteso,ma la scelta pare formale, affidata alcardo e al decumano che non sonosufficienti a legittimare un connettivoassai complesso di servizi. Ma chesignifica Nutrire il pianeta, Energiaper la Vita? Cosa c di tanto rivolu-zionario? Dov il pensiero? E gli

    obiettivi comprensibili nella loro so-stanza?Il secondo aspetto inquietanteriguarda il progetto architettonico chenon chiaro chi lo svilupper. Si par-la di concorsi: si faranno anche seormai vi sono cinque architetti chia-mati a definire il progetto? Con checriterio sono stati chiamati i cinqueprofessionisti? E il resto della citt

    come si attrezzer per rispondere altema dellaccoglienza? Troppi inter-rogativi e da troppo tempo. Il terzopunto riguarda il dopo Expo di cui

    nessuno ha parlato. I campicelli ver-

    ranno abbandonati per diventare unodei tanti paesaggi apocalittici presen-tati dal film The Road al Festival di

    Venezia, o affidati alla gestione diqualche ente pubblico che con facili-t potr annegare nei debiti

    I toni accattivanti dellinformazionefanno parte di strategie politiche ne-cessarie a tranquillizzare gli elettoriche hanno bisogno di certezze sem-plici ed essere assecondati nelle aspi-razioni che hanno fatto del Mulino

    Bianco un must. Ma una parte, for-se non proprio esigua, si domandacon insistenza il perch si debba esse-re trattati dallinformazione in modocos approssimativo.Perch il Sindaco sente il bisogno didire che questa Expo innovativaperch per la prima volta si privilegiail contenuto anzich il contenitore e sioffre una elaborazione legata a ciche non si pu toccare e diventa espe-rienza (Corriere Della Sera 9.9.09).Ma crede sinceramente in quello chedice? Oppure questo progetto rap-presenta quello che possibile fareora con i denari a disposizione e dun-que necessario sostenerlo a scapitodi una qualit vera che piacerebbe atutti e che forse compromessa?

    CittDALLA PARTE DI EXPO DIFFUSA

    Emilio Battisti

    La settimana scorsa stato presentatoalla stampa, dagli architetti dellaConsulta Architettonica Stefano Boe-ri, Ricky Burdett, Jacques Herzog eMark Rylander (in rappresentanza diWilliam McDonough), quello che stato definito il Conceptual Master

    Plan dellEXPO 2015.

    Il quinto membro della Consulta JoanBusquets, che non era presente, risul-

    terebbe incaricato degli Aspetti e-sterni al sito espositivo 2015.

    Come potrete constatare dagli elabo-rati e dalla documentazione che ab-biamo reso disponibili nel sitowww.emiliobattisti.com/expodiffusa/

    masterplan/index.htm il progetto gi molto definito e talmente diffe-rente rispetto a quanto ci saremmopotuti aspettare, considerato che i

    responsabili dellExpo, il sindaco

    Moratti in testa, avevano continuato acontrobattere, a fronte delle nostreproposte alternative presentate con lapetizione alla quale moli di voi hannoaderito, che quanto proposto nel dos-sier di candidatura non poteva essere

    modificato, pena la revoca dellas-segnazione della manifestazione aMilano da parte del Boureau Interna-zionale des Expositions.

    http://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htmhttp://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htmhttp://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htmhttp://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htmhttp://www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htm
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    Ma sembra proprio che molte dellequestioni poste dalla nostra petizionesi siano dovute prendere in conside-razione.

    Prima di tutto la crisi economica pla-netaria, cui si fatto esplicito riferi-mento per giustificare la soluzionedel master plan, con cui tutti gli statipartecipanti devono comunque inevi-tabilmente fare i conti e ai quali nonsi pu chiedere di realizzare dispen-diose e inutili opere quali i padiglioninazionali. E, infatti, almeno per ora,nel master plan concettuale i padi-glioni non figurano, in parte sostituiti

    da grandi serre che dovrebbero con-sentire di riprodurre le differenti con-dizioni climatiche del pianeta.

    Poi Lucio Stanca, in uno dei suoi in-terventi, ha espressamente citato iltermine Expo diffusa e tra gli ela-borati figura una planimetria territo-riale dove, oltre al sito dellExpo,

    sono indicati altri due interventi de-nominati: The land way and theknowledge corridor e The waterway and the cascinas di cui si sa

    ancora poco ma che configurano unaproiezione a scala metropolitana, perquanto non ancora regionale, dellamanifestazione.

    Il master plan riguarda soprattutto ilsito prescelto in prossimit della fieradi Rho-Pero i cui elaborati grafici erendering di progetto sono firmatidallo studio degli architetti svizzeriHerzog e De Mouron. Non si capiscequindi quanto possa essere considera-to una proposta collettiva dei cinquemembri della Consulta Architettoni-ca.

    Nella presentazione si sottolineatopi volte il carattere concettuale del

    master plan, come se ci si volesse inqualche modo riservare un ampiospazio per interpretarne i contenutisenza impegnarsi troppo rispetto allasua attuale formulazione.

    Altro concetto cui si fatto ripetuta-mente riferimento la flessibilit

    soprattutto rispetto alle funzioni cheessa potr assumere il sito dopolexpo. Tra gli elaborati mostrati ma

    non distribuiti ai giornalisti figuravaanche una prospettiva a voloduccello dalla quale, tra le altre, vie-ne presentata unipotesi di urbanizza-zione dellarea. Del resto, a fronte

    delle lamentele che i costruttori nonhanno esitato a manifestare, si fattonotare che la presenza dellacqua, checaratterizzer il nuovo contesto che siverr a creare a seguito dellExpo,

    dovrebbe incidere positivamente sul

    valore degli immobili con un incre-mento dellordine del 25%.

    Entrando nel merito degli aspetti ar-chitettonici anchio, come altri, horiconosciuto una forte analogia con ilprogetto che Rem Koolhaas fece peril concorso del Parco della Villette aParigi nel 1982-83, e che vide poivincitore e realizzato il progetto diBernard Tschumi. Non sololimpianto, ma anche la concezionedel modo di organizzare le essenze

    vegetali presenta delle evidenti simi-litudini come si pu constatare an-dando al sito:

    www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#top( fig. 1)

    Poi ci sono certamente alcuni pro- blemi tecnici. Che ne sar dellecentinaia di migliaia di metri quadratidi velari di tessuto se dovesse arrivareun temporale estivo; non che se neandranno via come un tappeto volan-te? E lacqua piovana come potranno

    essere smaltite da quelle fragili co-perture affinch non le faccia crolla-re?

    E la grande quantit di acqua che cir-conda linsediamento da dove potr

    arrivare e come potr essere garantita

    la sua salubrit affinch non si tra-sformi in un habitat ideale per la zan-zara tigre?

    E una volta che si siano realizzatetutte le infrastrutture stradali e i sotto-servizi per garantire il funzionamentodelle serre e delle differenti coltureche reale prospettiva sussister perrestituire alluso agricolo quel territo-rio? E che reale sostenibilit potressere garantita a tali interventi?

    Tutto sommato la scelta di mantenereil sito resta la pi cruciale rispettoallipotesi da noi formulata di realiz-zare unExpo diffusa e sostenibile.

    Perch una condizione fondamentaledella sostenibilit proprio la diffu-sione della manifestazione nel territo-rio regionale e oltre, in modo da dilu-ire gli inevitabili impatti e distribuirenel territorio i positivi effetti degliinterventi.

    Pare comunque che i responsabilidellExpo abbiano fatto una conver-sione di 180 gradi rispetto alle loroposizioni originarie e in particolare il

    Sindaco Moratti, che aveva definitopittoresche le nostre proposte, al-lorch le consegnammo la petizione.Anche se successivamente, a frontedelle 1200 adesioni aveva dovuto inqualche modo prendere posizione,scrivendoci la lettera che ho inoltratoa tutti i firmatari e che i lettori posso-no leggere nel mio sito.

    Anche se sembra che la nostra peti-zione abbia ottenuto qualche signifi-cativo effetto non credo che sia pru-

    dente abbassare la guardia. Anzi, ri-tengo che ora sia ancora pi impor-tante proseguire con la raccolta delleadesioni e che ci si confronti nel mo-do pi ampio per valutare e deciderecome andare avanti con la nostra a-zione.

    http://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#tophttp://www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#top
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    Fig. 1 Reem Koolhaas Progetto del Parco della Villette

    ApprofondimentiRISANAMENTO S.P.A. RISANARE CHE COSA? LA NEMESI

    Mario De Gaspari

    Quella del 1884 non fu certo per Na-poli la prima epidemia di colera. Cenerano state almeno tre abbastanzarecenti: nel 1855, nel 1866, nel 1873.Ma forse a oltre trentanni dallunit

    dItalia la fatalit era meno accettabi-le. Prima si potevano dare tutte lecolpe ai Borboni, ma ora?

    Agostino Depretis, presidente delConsiglio, dichiara solennemente cheper vincere definitivamente le epide-

    mie occorre sventrare Napoli. Ma-tilde Serao, con la pubblicazione del-la prima inchiesta su Il ventre di

    Napoli, gli risponde pubblicamente:Sventrare Napoli? Credete che ba-ster? Vi lusingate che basteranno tre,quattro strade, attraverso i quartieripopolari, per salvarli? Vedrete, vedre-te, quando gli studi, per questa santaopera di redenzione, saranno compiu-ti, quale verit fulgidissima risulter:bisogna rifare.

    Per distruggere la corruzione mate-riale e quella morale, per rifare la sa-lute e la coscienza a quella poveragente, per insegnare loro come si vive- essi sanno morire, come avete visto!- per dir loro che essi sono fratellinostri, che noi li amiamo efficace-mente, che vogliamo salvarli, nonbasta sventrare Napoli: bisogna quasitutta rifarla.1

    Depretis aveva visitato i quartieri di

    Napoli in occasione dellepidemia,ma non i pi poveri e umiliati, eaveva coniato un termine che prende-r piede nellurbanistica moderna. Da

    allora di sventramenti nelle citt

    italiane ne sono stati fatti parecchi.Nella Roma di Mussolini, durante ilventennio, con la creazione dei ForiImperiali, a Milano, nel dopoguerra,con la Racchetta e la cancellazionedel Bottonuto, del Pasquirolo e delVerziere. Dalla Parigi del barone

    Haussmann, veniva il precedente ante

    litteram pi illustre e controverso. Erastato il prefetto della Senna, dopo imoti del 1848, il primo modernosventratore. Igiene ed esigenze mi-litari erano alla base di quel pianoburocratico che squarci brutalmenteil tessuto medievale creando impe-riali rettifili dietro i quali permango-no vasti e mutili settori di tuguri2.

    Assicurare la tranquillit pubblica

    con la creazione dimponenti boule-

    vards che lascino circolare non sololaria e la luce, ma anche le truppe;

    con tale ingegnoso connubio, miglio-rare le condizioni del popolo renden-dolo meno incline alla rivolta.3 Cos

    sintetizza il piano parigino Haus-smann nelle sue memorie.

    probabile che Depretis avesse in-tenzioni migliori e che non fossenemmeno cos ingenuo da non so-spettare che la modernizzazione diNapoli potesse dare il via a grandi

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    manovre speculative, tanto che lostesso in una nota del 22 settembre1884 scriveva al ministro degli esteriStanislao Mancini: La questione i-

    gienica conosciuta, invece bisognaconoscere la parte edilizia e quellafinanziaria per conciliare le trasfor-mazioni delle abitudini popolari e lanuova fabbricazione con la libera in-dustria; perci occorre il parere diuomini tecnici competenti anzich diuomini politici che profitterebberoanche di questa circostanza per lorofini partigiani.4

    Il 27 novembre 1884 la legge Prov-

    vedimenti per Napoli presentataalla Camera e il 15 gennaio dellannoseguente, come abbiamo visto, vieneemanata la legge per il Risanamento

    della citt di Napoli. Quella parola,

    Risanamento, avr dunque una sto-ria.

    Gli sforzi furono notevoli, ma le dif-ficolt delloperazione da subito evi-denti. Ci furono diversi fallimenti,finch nel 1888, il 15 dicembre, suiniziativa di Crispi (subentrato al De-

    pretis nella carica di Presidente delConsiglio nel 1887) viene infine co-stituita la Societ pel Risanamentodi Napoli, con trenta milioni di capi-tale.

    In particolare in ambito napoletanola Banca Tiberina aveva impegnatonotevoli risorse nella realizzazionedel rione Vomero, l'Impresa dell'E-squilino nel rinnovamento del rioneSanta Brigida e per la realizzazionedella galleria Umberto I, la SocietGeisser e la Societ Generale Immo-biliare nel rione occidentale e nel rio-ne Vasto, la societ Santa Lucianell'ampliamento del rione Santa Lu-cia, la societ per il Risanamento diNapoli nella ridefinizione dei quartie-ri bassi.5 A questultima erano stati

    anche affidati parte dei lavori per larealizzazione del Corso Umberto I, ilRettifilo, e della omonima Galleria.

    I risultati complessivi, non ostante

    lentit delle opere realizzate, non

    erano stati granch in termini sociali,tanto che Matilde Serao, che gi ave-va denunciato i guasti della specula-zione allepoca del colera, tornando a

    Napoli ventanni dopo, poteva gi

    amaramente ironizzare sulle opere diRisanamento, puntando il dito suiprezzi degli affitti, inaccessibili aipopolani.

    Non si chiedono Milioni, poich i

    milioni hanno fatto fiasco nelloperadel Risanamento, e nessuno, natural-mente vuol dare pi milioni, quando iprimi sono stati spesi male o perduti,per fatalit quasi che una mano miste-

    riosa perseguitasse questo buon popo-lo nostro.

    Si chiedono, in nome di quel Dio giu-sto che volle fossero accolti tutti ipoveri, nel suo nome, povero e vaga-bondo egli medesimo, sulla terra, chealla redenzione fisica e spirituale deipoveri un po di attenzione, un po di

    denaro, un po di cura sia dedicata da

    coloro che debbono e possono farequesto! Tutto deve essere fatto conmodeste ma tenaci idee di bene, con

    semplici ma ostinati rimedi, con umilima costanti intenzioni di giovare.Bando alla rettorica sociale, bandoalla rettorica industriale, bando allarettorica amministrativa, quella cheviene dal Comune, la peggior rettori-ca perch guasta quanto di pratico, diutile, di buono si potrebbe fare, dagliedili nostri.

    Perch dunque non si obbligano lasociet dei nuovi quartieri al Vasto,allArenaccia, al Quartiere Orientale,di ridurre al minimo possibile le pi-gioni, in modo che le case fatte pelpopolo siano abitate proprio da esso enon dalla piccola borghesia, in modoche ogni stanza non costi pi di noveo dieci lire e non vi possano per rego-lamento stare pi di due o tre perso-ne, quando vi sono bimbi? Si tentiquesto! E se ci non basta, in tutte lenuove costruzioni sia nei quartieripopolari sia nei pi aristocratici, per-ch non si obbligano, con legge, con

    regolamento, ad avere un piano nei

    loro palazzi, lultimo, fatto in modoche la gente del popolo vi possa abi-tare, avendo delle stanze, delle soffit-te, ci che si chiama il suppenno che

    non costino, appunto, pi di nove odieci lire al mese ogni stanza?6

    Il 10 agosto 1893 viene emanata lalegge bancaria n. 449, lanno succes-sivo nasce la Banca dItalia. La stessa

    legge ridefin il sistema della circo-lazione cartacea, che venne basatosulla copertura metallica dei biglietti(pi precisamente: del 40 per cento diessi) e su un limite di emissione asso-luto; pose le premesse per il risana-

    mento degli istituti di emissione; av-vi il processo di transizione versouna banca di emissione unica; intro-dusse norme che ponevano la tuteladellinteresse pubblico al di sopra

    delle esigenze di profitto degli azio-nisti (esempio: approvazione gover-nativa sia per la nomina del capo del-la Banca allora era il Direttore Ge-neralesia per le variazioni del sag-gio di sconto).7

    Con la crisi edilizia e il fallimento

    della Banca Romana, la Banca d'Ita-lia, alla quale fu affidato il salvatag-gio degli enti in difficolt, si ritrov adisporre di ingenti patrimoni immobi-liari provenienti dai fallimenti di ban-che, societ e imprese che avevanoinvestito in operazioni urbanisticheed edilizie nelle principali citt italia-ne. Cos anche la societ per il Risa-namento di Napoli entr nellorbita di

    Banca dItalia.

    La legge bancaria stabiliva anche indieci anni il termine per liquidare ilpatrimonio acquisito e non utilizzatodall'Istituto come sede duffici banca-ri. L'azione di dismissione dei nume-rosi beni acquisiti, tuttavia, non sirilev affatto semplice e non furonosufficienti i tempi previsti dalla leggeproprio a causa della grave crisi edili-zia e finanziaria di fine secolo. LaBanca dItalia riusc tra mille diffi-colt a tenere in pugno la situazione esi pu affermare che il suo ruolo

    stato rilevante non solo nel processo

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    di crescita di Roma capitale, cosa no-ta, ma anche nell'azione di rinnova-mento urbano di Napoli, sia nelle a-ree centrali che in quelle di nuova

    espansione.

    Ebbe allora inizio un processo direvisione della complessa strutturabancaria che port nel 1896 all'istitu-zione dell'Ispettorato Tecnico Gene-rale, un organismo dipendente dallaDirezione Generale, collegato all'Uf-ficio Liquidazioni e alla Direzionedel Credito Fondiario, con il compitodi occuparsi esclusivamente dellagestione e della valorizzazione delle

    propriet immobiliari per favorirne laliquidazione. Con l'approssimarsi del-la scadenza prevista dalla legge ban-caria, la Banca d'Italia, nell'intento didare un maggiore impulso alla liqui-dazione degli immobili e di dissuade-re la speculazione, costitu due Istituti- l'Istituto Romano di Beni Stabili8nel 1904 e la Societ Agricola Indu-striale Italiana, in seguito Istituto Ita-liano di Fondi Rustici nel 1907 - aiquali cedette in blocco gli immobilisia urbani che rustici riducendo in tal

    modo significativamente il proprio patrimonio immobiliare.9

    Col tempo, soprattutto nel secondodopoguerra, la societ, nata per risa-nare Napoli, estese la propria attivita tutto il paese, ma non si stacc maicompletamente dalle proprie radici,almeno a dar credito al senatore E-middio Novi, che in uninterpellanza

    del 16 aprile 2002, presentata nellaseduta 159 della quattordicesima le-gislatura cos la descrive: () la

    Societ pel Risanamento di Napoliproprietaria di oltre cinquemila unitimmobiliari (che) nel corso di pi diun secolo aveva svolto un ruolo deci-sivo sul mercato delle locazioni, co-stituendo un sicuro punto di riferi-mento in tutta la Campania a garanziadei cittadini e formando un baluardoalla speculazione sempre presente nelsettore delicato e vitale degli alloggi edelle attivit commerciali, ().10

    La svolta avviene dunque nel 1999,oltre un secolo dopo la costituzionedella Societ pel Risanamento di

    Napoli. La Domus Italica, partecipa-ta dallimmobiliare Bonaparte, acqui-sita lanno prima da Luigi Zunino,

    compera il 58,59 % di azioni dellaSociet, quotata in Borsa, dalla BancadItalia, che ne era allora azionista di

    maggioranza. Nel 2000 si opera lafusione tra le due societ e la DomusItalica viene incorporata nella societstorica alla quale per loccasione vie-ne cambiato nome in Risanamento

    Napoli. Nel dicembre dello stessoanno la Nuova Immobiliare, societ

    del gruppo Zunino, acquista il 48%della Risanamento Napoli e LuigiZunino ne diviene presidente. La Ri-sanamento s.p.a. nasce nel 2002 conla fusione tra la Bonaparte e la Risa-namento Napoli.

    Scompare cos nella ragione socialeanche lultimo riferimento simbolico

    alle origini napoletane della societ.Il centro decisionale viene trasferitoda piazza Nicola Amore, dal nomedel sindaco, protagonista discusso

    degli avvenimenti urbanistici napole-tani di fine Ottocento, in piazza Diaz,a Milano, dove sono gi in corso legrandi manovre immobiliari che ca-ratterizzeranno tutto il decennio suc-cessivo.

    Prima dellultima trasformazione era

    per gi accaduto qualcosa di signifi-cativo: la sede storica di Napoli erastata venduta per 27 miliardi e 356milioni di lire e il 13 dicembre del2000 era stato alienato un altro bloc-co di immobili per limporto di 267

    miliardi e 124 milioni, successiva-mente ceduto, in data 22 dicembre2000 alla Iniziativa Immobiliares.r.l. per 350 miliardi e 654 milio-ni.11

    Interessante nella citata interpellanzadel 2002 la parte relativa alla valu-tazione e alle condizioni di venditadella societ, soprattutto in questipunti:

    () il controvalore delle azioni ce-dute dalla Banca dItalia alla Domus

    Italica sulla base del contratto stipula-to stato pari a lire 298,4 miliardi, e,

    il controvalore dellOpa in caso ditotale adesione, stato pari a lire199.3 miliardi e (che) quindi la So-ciet pel Risanamento di Napoli fuvalutata 497,7 miliardi di lire;

    () in data 2 agosto 1999 la Consobimpose alla Domus Italica la pubbli-cazione del seguente avviso: DomusItalica S.p.A. in merito alloffertapubblica di acquisto su azioni ordina-rie e di risparmio n.c. della Societ

    pel Risanamento di Napoli S.p.A. surichiesta della Commissione Nazio-nale per le Societ e per la Borsa,comunica che lAmministratore dele-gato della Bonaparte S.p.A. nel corsodellAssemblea ordinaria della Bona-parte di approvazione del bilancio diservizio al 31/12/1998, ha comunica-to che alla partecipazione nella Risa-namento Napoli attribuibile un va-lore di 834 miliardi di lire quale risul-tato di varie perizie e che si dovrattendere il giudizio del mercato, ma

    il Consiglio auspica che il valore de-gli immobili in questione possa inrealt essere superiore;

    () gli acquirenti della Societ pel

    Risanamento hanno potuto beneficia-re della legge n. 408 del 2.8.1969 che prevede lapplicazione di unimposta

    pari all1% (anzich dell8% riferita

    agli atti traslativi a titolo oneroso,imposta proporzionale di cui alla leg-ge 26.4.1986, n. 131) trattandosi diimmobili non di lusso e avendo di-chiarato che entro tre annidallacquisto avrebbero rivenduto gli

    immobili in questione in quanto so-ciet di intermediazioni.

    Linterpellanza, rivolta ai Ministri

    delleconomia, della giustizia e delle

    finanze, concludeva conseguente-mente:

    si chiede di sapere se i Ministri inindirizzo siano al corrente di questa

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    autentica azione di esproprio truffal-dino di un bene pubblico.

    Ancora pi espliciti in merito alla

    differenza tra valore patrimonialedella societ e prezzo di vendita sonoClemente Mastella e altri deputati inunanaloga interpellanza presentata

    alla Camera, nella seduta 182 del 23luglio 2002, in cui si sottolinea che() in sostanza la societ per il ri-sanamento di Napoli stata svendutaa favore della Domus italica Spa diZunino e Marchini che ha acquistatoper 475 miliardi una societ il cuivalore era da ritenersi superiore a

    1200 miliardi ().

    Le banche che a fine anni Novantahanno finanziato lacquisizione delle

    partecipazioni societarie dalla BancadItalia, di cui in qualche caso erano esono azionisti, si trovano ora nellemani il patrimonio rovente di unasociet alla quale hanno concessocrediti infiniti e ormai inesigibili, le-gando forse in maniera indissolubileil proprio futuro alle spericolate av-venture di un trader immobiliare, in-

    coraggiato e sostenuto in maniera adir poco irresponsabile.

    Oggi lepilogo, con la clamorosa ri-

    chiesta di bancarotta, avviata dallamagistratura, e il fondato sospetto chela societ, in pratica da tempo fallita,sia stata tenuta artificialmente in vitadalle banche creditrici. Difficile par-lare di accanimento terapeutico.

    1 M.Serao, Il ventre di Napoli, Avagliano

    2 B.Zevi, Storia dellarchitettura moder-na, Einaudi

    3 Ibidem

    4 M.Marmo, Il finanziamento delle tra-sformazioni urbanistiche nell800: il casodi Napoli, in Dalla citt preindustriale allacitt del capitalismo, il Mulino

    5 Dell'Amico M.r, Napoli, Il risanamentoe lampliamento nellarchivio storico della

    Banca dItalia

    6 M.Serao. Il ventre di Napoli, Avagliano

    7 Banca dItalia, Sito ufficiale

    8 Questo ente nel 1940 cambia ragionesociale in Sacip. Nel 1987 assumelattuale denominazione, Beni Stabili

    S.p.a. Nel 1999 viene quotata alla Borsa di

    Milano. Nel 2007 lazionista di riferimen-to, Leonardo Del Vecchio, conferisce lasua quota allimmobiliare francese Fon-cire des Rgions. Con lintegrazione fra

    Beni Stabili e Foncire des Rgions DelVecchio diviene azionista di riferimentodi questultima.

    9 Dell'Amico M.r, Napoli, Il risanamentoe lampliamento nellarchivio storico dellaBanca dItalia

    10 Legislatura 14 - Aula - Resocontostenografico della seduta n. 159 del16/04/2002

    11 Ibidem

    LavoroBADANTI: DAL WELFARE CASERECCIO AI NUOVI DIRITTI

    Giuseppe Ucciero

    Dopo avere costretto allinvisibilit

    centinaia di migliaia di lavoratoristranieri, dopo aver condotto le fami-glie alla sperimentazione obbligata

    del lavoro nero, dopo aver artificial-mente compresso e sviato dalle suedinamiche il mercato dei servizi per-sonali su scala internazionale (allafaccia della conclamata libertdintrapresa e di scelta personale), il

    governo bossi berlusconi ha inevi-tabilmente ceduto obtorto colloallevidenza dei fatti, aprendo la stra-da alla regolarizzazione di massa del-le lavoratrici (e anche dei lavoratori,certo) addette alla cura degli anziani,dei non autosufficienti e della casa.

    Nel farlo ci ha lasciato un ultimograzioso colpo di coda e soprattutto

    un problema del tutto irrisolto nellesue dimensioni complessive, com

    connaturato ad una politica populisti-co demagogica, che affianca allegrida da osteria dei Calderoli miopiaed insipienza tecnico operativa.

    Intanto, le famiglie, per accedere allasanatoria, hanno dovuto ammettere diavere, loro, creato la condizione dilavoro nero da cui far emergere lanuova posizione contrattuale: diffi-cile qui vedere qualcosa di pi paten-te e provocatorio di un governo che,prima, obbliga dolosamente i cittadini

    ad operare contro la legge, e poi ad-

    dossa loro con la colpa anche la

    responsabilit e gli oneri.

    Ma, aldil di questo, resta sul terreno,

    del tutto irrisolto, il tema del governodi un gigantesco flusso migratorio suscala mondiale: si calcolano in quasi1 milione le lavoratrici ed i lavoratoriaddetti alle famiglie ed ai servizi dicura in Italia!!

    Un flusso con finalit, modalit e ca-ratteri del tutto particolari rispetto aquello diretto verso le imprese: fem-minilizzato, con tendenza al rientronei paesi dorigine, scarsamente pro-fessionalizzato, atomizzato e distri-

    buito in tutto il paese.

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    Ogni giorno, anche oggi che leggetequesto articolo, quasi un milione didonne immigrate si sveglia e si avviaverso le nostre abitazioni dove ga-

    rantisce le condizioni della ordinariariproduzione della nostra vita sociale:ad esse affidiamo i nostri vecchi, inostri bambini, le nostre case, in-somma le nostre cose pi preziose.

    Nondimeno ci si occupa poco o nulladella qualit e dellefficacia del loro

    servizio e men che meno delle condi-zioni che ne regolano il movimentodai loro paesi e la vita da noi, la-sciando che una sorta di welfare case-

    reccio (non parliamo qui di sussidia-riet, che ben altra cosa) autoregolilefficienza del sistema dei servizi

    alle famiglie.

    Di questatteggiamento, la parola

    badante a me pare, come a molti,

    che racchiuda nel modo pi volgar-mente espressivo, lo svilimento delruolo, delle capacit e delle compe-tenze delle persone addette, quasiche, ad un vecchio o ad un bambino,si tratti solo di badare che non suc-

    ceda nulla di grave, rappresentandocos un servizio privo di qualit, diconnotati tecnici, professionali edanche umani, di relazione e di comu-nicazione, reso perdipi da un eserci-to di invisibili senza diritti e posizio-ne sociale.

    E invece si tratta di un lavoro nonsolo indispensabile, ma ricco di con-notazioni socio professionali, e tantopi efficace quando al cuore, di cui

    queste donne appaiono cos cultu-ralmente dotate, si sommano cono-scenze e competenze linguistiche,culturali, tecnico operative connessealle operazioni di cura ed assistenza.

    Si tratta di persone che, oltre al lavo-ro, vivono necessariamente una di-mensione sociale nelle nostre citt enei nostri paesi, dimorando, consu-mando, richiedendo a loro volta pre-stazioni socio sanitarie, costruendoreti amicali e di sostegno reciproco.

    Di tutto questo, sintende, al governoBossiBerlusconi nulla cale.

    Ci che contava, in un gretto conteg-

    gio dei costi benefici, era che, in or-dine, si portasse a casa quanto segue:

    a) Applicazione sulla pelledellimmigrato del marchio

    di clandestino, sia pure

    emergendo;b) Soddisfazione della Chiesa

    in merito alle sue richiestedi tutela della famiglia;

    c) Vantaggio economico dallavicenda.

    Ma, e qui casca lasino di destra, alle

    intenzioni non seguono solo gli effetti

    desiderati, specie se si cerca di con-trapporsi scompostamente alla con-cretezza di possenti fenomeni reali:per quanto vigorosamente nuoti, lacorrente avr sempre la meglio su dite.

    Ed io proprio da qui vorrei partire,tratteggiando alcuni effetti oggettividi questa politica, certamente indesi-derati o imprevisti dal governo BossiBerlusconi, ma non per questo me-

    no reali,.

    Gli oneri connessi alla regolarizza-zione forzata, ed i conseguenti e benpi rilevanti oneri contributivi posti acarico delle famiglie e delle lavoratri-ci addette alla famiglia ed alla cura,renderanno allo Stato ingenti risorsefinanziarie.

    Per effetto proprio, specifico, dellaemersione, si riconosce, con

    lesistenza del rapporto di lavoro, non

    solo lesistenza in vita della badan-te quale lavoratrice (cosa finora ne-gata), ma anche la sua esistenza giu-ridica, la sua capacit di essere titola-re di diritti, anche in tema di accessoal welfare ed alle politiche di tutela esviluppo del lavoro (formazione, rap-presentanza, tutele sociali e reddi-to.).

    Dunque generazione delle basi mate-riali e dei prerequisiti normativi perlaccesso delle lavoratrici immigrate

    ai servizi del welfare in primo luogo,

    e contestualmente ad una sia pur ri-dotta cittadinanza.

    Lemersione di una gran massa di

    lavoratrici, la generazione di flussi dicassa da esse stesse prodotte, il raf-forzamento verso lo Stato e le fami-glie della loro condizione soggettivadi lavoratore regolare e di titolare atutti gli effetti di diritti creati dal pro-prio lavoro, e non certo gentilmenteoctroye, offrono allora il nuovoscenario su cui riflettere per progetta-re una nuova politica di gestione delflusso migratorio e della sua presenzain Italia.

    Una nuova politica verso cui conver-gono sia le esigenze di qualit deiservizi da parte delle famiglie, sia leesigenze di trasparenza, certezze esviluppo professionale delle addetteai servizi di cura. E poi una nuova politica per regolarne laccesso ai

    servizi del welfare, diritti di accessodel resto ben pagati dagli immigrati,ed infine per promuovere la parteci-pazione pi ampia degli ex invisibilialla socialit nel senso pi esteso del

    termine.

    Si pongono qui questioni che mettonoin gioco una strettissima relazione traglobale e locale, tra Stati e comunit,tra diritti e rappresentanze, tra risorsee dispositivi di servizi, tra attori esistemi, su cui non vi in questa sedespazio di articolazione ma che sonodi grande rilevanza attuale e futura.

    Nel processo di globalizzazione acce-lerata, la regolazione dei flussi migra-

    tori e delle convivenze rappresentauna delle maggiori sfide.

    La Destra italiana, la destra dei bin-go bongo e del Presidente abbron-zato Obama semplicemente noncapisce, non allaltezza del tema,

    combatte ottusamente battaglie persein partenza, e deve cedere inevitabil-mente e sistematicamente alla pres-sione dei fenomeni reali, unica suapreoccupazione essendo quella dilucrare vantaggio di consenso politi-

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    co, ma il gioco dura poco e rendersempre meno.

    Anche per questo, la tutela ed il raf-

    forzamento dei diritti dei lavoratoriimmigrati compito, anzi, direi dipi, missione della sinistra e dellacoscienza civile italiana, una suabattaglia fondamentale.

    La sinistra, politica, sociale e sinda-cale, non deve abdicare alla sua mis-sione per rincorrere umori sociali chedovrebbe invece guidare, n cederealla tentazione di privilegiare il lavo-ro nostrano, ma anzi deve far proprio,senza se e senza ma, il principio eti-co-politico che il lavoro, tutto ilmondo del lavoro, va unito e non te-nuto diviso. Tanto pi che su questoterreno trova e trover alleati e sensi-

    bilit preziose e trasversalmente dif-fuse, nella chiesa, nella societ, e nel-la stessa politica.

    Vi campo per prendere iniziative altempo stesso coraggiose, solidali epoliticamente utili, contribuendoallesigenza essenziale di disarticola-re il quadro di consenso populisticomediatico che tuttora circonda lasse

    bossi - berlusconi. Oggi, bisogna ri-conoscere, complessivamente la sini-stra mantiene sul tema posizionitroppo tiepide ed inefficaci, e nonvorremmo mai credere che al fondovi sia, oltre che la paralisi comples-

    siva delliniziativa politica del PD,anche una solida considerazione deltipo tanto quelli non votano, sonosolo i meteci del 21 secolo.

    Sar anche vero che non votano (perora), ma si faranno sempre pi sentiree tenerli separati dal nostro tessutocivile sar sempre pi iniquo, costoso

    e controproducente.

    Sar sempre pi questione che distin-gue destra da sinistra.

    Ed allora infine, anche se le hannofatte entrare dalla porta di servizio,diamo un bel benvenuto nel mondodei diritti alle donne immigrate addet-te ai servizi di cura alle persone edalla casa.

    Se poi gli vogliamo fare il monumen-

    to va bene, ma che sia fondato su diun solido basamento di diritti.

    MetropoliARCHITETTURA. LIMPORTANZA DEGLI ORDINI

    Daniela Volpi

    Gli scenari professionali ai quali citroviamo di fronte sono in forte tra-sformazione e il costante aumento dicomplessit nella realt di interventodella nostra professione, nella suacollocazione a livello europeo, nelcontinuo succedersi di mutamentilegislativi , in cui laspetto politico spesso prevaricante, hanno reso ne-cessario ridefinire il ruolodellOrdine e le sue funzioni, sianellambito delle tradizionali compe-tenze, sia relativamente agli sbocchidei nuovi mercati e della concorrenzasul piano europeo.Gli ordini professionali, la cui nascitarisale al primo ventennio del secoloscorso, avevano sostanzialmente ilcompito di tenere aggiornato lalbo,di convalidare su richiesta le parcelleprofessionali e di esercitare la magi-stratura deontologica nei confrontidegli iscritti.Oggi gli Ordini, pur mantenendo atti-vi i loro compiti istituzionali, sonoanche organismi di rappresentanza epossono esercitare il potere di difesa

    della categoria (senza confondersi

    con i sindacati) nei confronti daltreistituzioni pubbliche e private.

    La possibilit di esercitare la profes-sione in modo corretto e che dia atutti pari opportunit, un diritto chepu consentire agli architetti di torna-re ad essere i protagonisti della cultu-ra architettonica contemporanea e gliOrdini devono farsi portavoce di li-nee, indirizzi e programmi improntatialla competenza e alla professionali-t, evitando manifestazioni estempo-ranee dettate da generiche volont dicambiamento.

    In un momento in cui sembra pi im-portante apparire che essere, lOrdinedi Milano ha scelto di lavorare con-cretamente su quanto di sua compe-tenza senza farsi trascinare nella fol-lia del presenzialismo a tutti i costi,

    aprendosi allincontro e al dibattitodel mondo della cultura architettonicae urbanistica per approfondirne i temie adeguare le sue attivit alle trasfor-mazioni in atto a livello nazionale ed

    europeo, impegnandosi a garantire

    lofferta di servizi qualificati ed effi-cienti, a riaffermare la centralit delruolo dellarchitetto, a difendere lasua professione, a rilanciare letica ela qualit dellarchitettura.Molte delle nostre risorse sono stateinvestite nella promozione del con-corso di architettura, nei rapporti conle Amministrazioni, nell offerta distrumenti per laggiornamento e laformazione professionale, nel rinnovodel sito internet, nella promozione epubblicizzazione del lavoro dei gio-vani architetti.Abbiamo istituito sportelli di consu-lenza su temi diversi e collaboratocon le facolt di architettura perlorganizzazione dei tirocini.Poich riteniamo che linformazione,intesa come conoscenza, sia unacomponente fondamentale della pro-fessione, abbiamo promosso neglianni serate, convegni e giornate didiscussione, itinerari dellarchitetturadel 900 e mostre, che hanno vistouna buona presenza non solo di archi-tetti ma anche di altri professionisti,di

    giornalisti e di cittadini.

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    Un ruolo attivo, dunque, quello degliOrdini, un ruolo dinamico perch lospazio e il modo in cui oggi lavoria-mo sono dinamici e in continua evo-

    luzione, un ruolo che tenga il passocon la modernizzazione dei mercati,

    con la loro progressiva liberalizza-zione e apertura alla concorrenza, unruolo che sappia mantenere un nostrospazio nel confronto sempre pi pres-

    sante con la realt europea coniugan-do tutto ci con il rispetto della deon-

    tologia e dell etica professionale cherappresenta linsieme dei valori con iquali una comunit si misura e neiquali intende riconoscersi. Il prestigio

    di una professione legato alla tutelae al rispetto di questi valori.

    Scuola e Universi

    LA CARICA DEI CENTO E LODEVincenzo Viola

    Verso i primi dagosto un singolare

    dibattito ha rapidamente coinvolto gliorgani di informazione del Paese: ladistribuzione territoriale dei 100 elode, voto massimo dellesame diStato premiato con un assegno di1000 , ha suscitato scalpore e, so-prattutto in certi ambienti, una forteirritazione. Infatti, le regioni pi pre-miate, direi quasi sommerse da talerisultato di eccellenza sono state leregioni del Mezzogiorno. In terminiassoluti ha trionfato la Puglia (523casi), seguita dalla Campania con 388studenti; in termini percentuali domi-

    na la Calabria che, con 289 studenticon lode, premia l1,7% dei candidatiallesame di Stato (contro una medianazionale dello 0,9%). Il caso piclamoroso rappresentato dal liceoclassico Gioacchino da Fiore diRende (Cosenza) dove ben 24 studen-ti hanno portato a casa il votodeccellenza, cio ci sono stati pi100 e lode che in tutta la citt di Mi-lano, dove ci si fermati complessi-vamente a meno di venti.Subito la polemica ha assunto i con-torni dellormai consueta querelle traNord e Sud, offrendo spazio a tesi divario tipo, dallaffermazione genericache al Sud si regalano i voti e che al Nord si un po troppo severi, aquella fondata su una sociologia un po approssimativa secondo cui alSud si studierebbe di pi perch cisono meno occasioni di divertimentoe scarse possibilit di lavoro. Affer-mazioni che contengono piccole dosidi verit e forse qualche luogo comu-ne di troppo.Ora, passato un po di tempo daglieventi e fatta salva lonest indivi-duale di esaminatori ed esaminati for-

    se si pu tentare unanalisi meno di

    parte e partire da qui per cercare di

    affrontare uno degli aspetti pi dolen-ti e fondamentali della scuola italia-na: quello della valutazione.In generale nel nostro Paese ancorascarsa la concezione della valutazionecome misurazione di un processo cheha prodotto un risultato. Il voto considerato sostanzialmente un pre-mio o un castigo, come dimostra an-che lenfasi posta dallattuale mini-stro (e dai mass media che la seguonoin maniera acritica anche quando nondice proprio niente di mirabile) sulritorno ai voti come prova del ri-

    torno della seriet nelle aule scolasti-che. La sciagurata decisione, poi, dicalcolare anche il voto di condottanella media - concetto gi di per sletale per la trasparenza della valuta-zione - trasforma sempre pi il pun-teggio in un giudizio sulla persona,esaltando una concezione paternali-stica del voto.Stando cos le cose chiaro che nelcontesto socio-culturale meridionale,in cui limpronta familistica e pater-nalistica pi forte, il voto comples-sivo usato come premio sar pi dif-fuso ( un bravo ragazzo e diamogli ilmassimo anche se non sa proprio tut-to), laddove invece sar pi alto ilvalore dellefficienza il voto com-plessivo costituir un handicap (senon sa proprio tutto non possiamodargli il massimo anche se un bravoragazzo).Come ovviare a questa situazione?Sicuramente non con rivendicazionilocalistiche, cio riservando le catte-dre a insegnanti della regione o delleimmediate vicinanze. Al contrarioritengo che sia opportuno tornare adun saggio meccanismo, purtroppo

    modificato un paio di decenni fa col

    solo obiettivo del risparmio: le com-

    missioni dellesame di Stato dovreb-bero essere formate da insegnantiprovenienti da diverse regioni e so-prattutto il presidente della commis-sione non dovrebbe risiedere nellacitt sede desame. Attualmente icommissari sono per met insegnantidella classe esaminata e per laltramet provengono da scuole della provincia dappartenenza della scuo-la: questa composizione favorisce,soprattutto nei centri medio-piccoliun intreccio di conoscenze, di fre-quentazioni e di convenienze obbiet-

    tivamente poco trasparente. La modi-fica della commissione giudicantepotrebbe essere messa in campo rapi-damente, beninteso se fossero dispo-nibili le risorse finanziarie per il rim-borso delle spese.Ma il vero rimedio, a mio parere,dovrebbe essere la modifica radicaledei modi di organizzazione e deglistrumenti di valutazione almeno ditutto il triennio finale. Partiamo dauna costatazione ovvia: nessun idrau-lico rifareb be limpianto di un interopalazzo se in un appartamento un tu-bo perdesse, e allo stesso modo nonlascerebbe un tubo difettoso con labuona ragione che nel resto del pa-lazzo tutto funziona bene. Ovviamen-te interverrebbe sulla parte difettosaper ripararla.Comportamento logico per chiunquee in ogni attivit, tranne che per lascuola: qui le carenze, poniamo, inmatematica e in inglese possono co-stringere lo studente a ristudiare an-che italiano, diritto o storia, che purenel corso dellanno aveva appresobenissimo; viceversa gli insegnantipotrebbero essere indotti a promuo-

    verlo allanno successivo anche se

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    continuasse ad avere carenze in unadue materie, qualora fosse sufficientein altre.Io penso che per avere una valutazio-

    ne il pi possibile fondata sullef-fettiva verifica dei risultati e sulla

    competenza e responsabilit dellin-segnante sia necessario tagliare il no-do gordiano della classe come livellounico per tutte le discipline e andare

    nella direzione di piani di studio epercorsi di apprendimento pi perso-

    nalizzati. Questa la strada intrapresada altri Paesi europei; purtroppo ilregolamento sulla valutazione emana-to proprio in questi giorni dal mini-

    stro Gelmini va esattamente in sensocontrario.

    SocietLA LOTTA DEL COMPAGNO FINI

    Franco DAlfonso

    La domanda del momento : Cosavuole fare il compagno GianfrancoFini ? . Dismessi basco nero e ber-retti verdi della peggio giovent,lultimo segretario del Msi diventa-to per quella consistente parte di op-posizione ormai abituata a giocareesclusivamente di rimessa e non diproposta la prossima carta spendibilecontro il Cavaliere , probabile nuovaconferma del detto chi di speranzavive di speranza muore.Non credo, infatti, che il Presidente

    della Camera abbia in mente di entra-re in gioco a partita in corso (avrebbefatto il ministro e non assunto unacarica istituzionale stabile) ma pensoinvece che coltivi unambizione piampia, quella di rilanciare una destradi tipo gollista presidenzialista , cen-tralista e tecnocratica, puntando adun rafforzamento delle istituzioni conuno spiccato senso della laicit delloStato.Fini pu contare per questo su pochisostegni e consensi in partenza e perdi pi deve anche andare a scavare in

    profondit per trovarne le radici nellastoria della destra italiana : sommersodalle macerie insanguinate della guer-ra e politicamente inutilizzabile tuttoil Novecento , i faticosi tentativi diattualizzare la Nuova Repubblica diAlmirante sono spesso stati frustratida un malaccorto revanscismo deireduci e dei cosiddetti colonnelli,che dopo qualche tentativo di inter-venire sulla toponomastica con im-probabili via Benito Mussolini- sta-

    tista, hanno frettolosamente chiusotutto nelle scatole dellarchivio peroccuparsi del quotidiano concreto .A Giano Bifronte piacerebbe moltoorientare il suo doppio sguardo versouna Destra ed una Sinistra in compe-tizione politica e non in rissa da stra-da, e quindi cerca di dare all on. Finiuna piccola mano dalla Milano dovetutte le novit , belle o brutte, hannoavuto origine, indicandogli almenoqualche precedente storico .E vero che nellattuale centrodestra

    al potere i suoi sodali sono ormai pioccupati nei piani edilizi che in quellipolitici, ma non sempre andata cos:perfino negli anni cinquanta, quandoera messa in dubbio la stessa legalitdi un partito della destra e lo scontropolitico aveva ancora i tragici caratte-ri della guerra civile non ancora esau-ritasi, si pu trovare qualche barlumedi dibattito e politica istituzionale.

    Guardando i verbali del ConsiglioComunale, che vedeva la presenza dichi aveva avuto un figlio ucciso dai

    fascisti come Greppi e dei partigianiLino Montagna ed Aniasi, si scopreche l Msi del futuro braccio destro diAlmirante, Franco Servello, dopoessersi scambiata qualche legnata nonmetaforica tra gli scranni di PalazzoMarino, nella disperazione della de-stra clericale Dc che aveva fatto man-care i propri voti, vot a favore, di-chiarandolo pubblicamente, della de-libera che istituiva il Piccolo Teatrocome ente pub blico considerando il

    valore presente e futuro di una istitu-zione per la Citt, cos come fece

    per lapertura dellaereoporto di Lina-te e per il ripristino della Fiera Cam-pionaria, per la quale fu addiritturatra i proponenti .In anni pi recenti, nellidea dellamaggioranza silenziosa di un gio-vane De Carolis non ancora precipita-to nellaffarismo piduista o nel crimi-nalizzato rapporto del prefettoMazza, sotto lappariscente ed ostilefastidio verso il disordine della

    contestazione, e quella che Montanel-li definiva il tradimento radical chicdei salotti della borghesia milanese, sitrovano qualcosa di pi che le traccedi una visione di destra dello Statounica autorit garante della legalit.E unidea di destra che non allalunga conciliabile con la destra popo-lare e populista, fondamentalmentereazionaria, che tutto crede tranne chenella sacralit delle istituzioni e che sempre stata lespressione prevalen-te di questa parte politica, dai tempidella Democrazia Cristiana e dello

    stesso Ventennio caro allalbum difamiglia di Fini, Destra della quale cisarebbe necessit in una societ poli-ticamente sana.

    Ma sempre di Destra si tratta, con laquale lattuale opposizione pu avereconvergenze sui principi fondativi,quali la laicit dello Stato, e per ilbene e la salute politica di tutti, senza pensare che lex camerata si sia tra-sformato in compagno.

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    MobilitBINARI. A VOLTE RITORNANO

    Pietro Cafiero

    Qualche tempo fa ho acquistato suuna bancarella di libri usati un volu-me illuminante: Fuori porta inTram, che racconta la storia delletranvie extraurbane milanesi dal 1876al 1980.Illuminante perch vi ho scoperto chenel periodo dal 1933 al 1947 da Mi-lano si poteva andare in tram (elettri-co o a vapore) fino a Bergamo, pas-sando per Vimercate, a Vaprio e Cas-sano dAdda, a Lodi, a Pavia, ad Ab-biategrasso, a Boffalora, transitandoper Corbetta e Magenta, ma pure aCastano Primo, Gallarate, Mombello,Giussano, Monza e Cinisello Balsa-mo. Una linea diversa per ogni co-mune, con in pi varie interconnes-sioni come quelle tra Monza e Vi-mercate, Monza e Seregno via Cara-te Brianza e ancora Monza e Cant.Una rete di collegamenti su ferro im-pressionante per estensione nel terri-torio e capillarit. Questo senza con-tare le linee urbane che innervavanoil tessuto cittadino in quegli stessianni. Quando nasce nel 1939, lATMeredita pi di 230 chilometri di strada

    ferrata extraurbana.La guerra prima e scelte aziendalipoi, determinano un forte ridimensio-namento della rete. Se nel 1960 Le-gnano, Vimercate e Cassano riman-gono le localit pi lontane servite dalinee tranviarie, gi nel 1966 vienesoppressa la linea per Legnano, men-

    tre le linee per Vimercate e Cassanosono ammodernate e trasformate nel-le Linee Celeri dellAdda. La storia lunga, complessa e assai interessante,ma non loggetto di questarticolo.Quello su cui vorrei riflettere, stimo-lato dallallegato n 4 del Documentodi Piano del PGT di Milano, intitolatoil progetto strategico, la capacitmilanese, ma forse dovrei dire italia-na, di fare e disfare, per poi rifare!I piani del comune di Milano edellATM per lampliamento della

    rete nel prossimo futuro, sintetizzatiin quella tavola, prevedono 10 (?)linee metropolitane, un secondo pas-sante ferroviario e varie tranvie, ur-bane ed extraurbane.Alcuni molti?- di quei tracciati ri-calcano con una buona approssima-zione i percorsi storici. Si poseran-no rotaie dove le rotaie gi cerano,ma erano state rimosse.

    Tutto questo per non pensare a quelloche avrebbe potuto significare, per ilcongestionato traffico milanocentri-co di oggi, poter andare in tram da

    Bergamo a Corso Buenos Aires o daPavia a Viale Col di Lana, se si fosse-ro conservati e tenuti attivi i vecchitracciati. Sicuramente ci saranno statiottimi motivi, tecnici, strategici edeconomici per sopprimere un similepatrimonio infrastrutturale, ma ilrammarico rimane lo stesso.

    Corsi e ricorsi, insomma. curioso, il passante ferroviariopassa sotto viale Tunisia, ma adinizio secolo scorso la ferrovia passa-va in rilevato sopra lo stesso viale.Una delle ipotesi per un secondo pas-sante (perch nei documenti del PGTve n pi duna) prevede un anda-mento molto simile alla dismessa cin-tura ovest, che da Porta Genova dise-gnava via Dezza e lo scalo Sempioneper dirigersi in Porta Garibaldi aggi-rando il Cimitero Monumentale.Non basta? La metropolitana 2 sarprolungata fino a Vimercate, dovefino ai primi anni 80 si arrivavatranquillamente in tram.Quelle della metrotranvia 31 nonsono le prime rotaie posate per lestrade di Cinisello Balsamo. Le pre-cedenti avevano funzionato sino al1956.

    Tutto questo non ovviamente impu-tabile allattuale amministrazione. Ma comunque un fatto che merita ri-flessioni e ulteriori approfondimenti.Per i nostalgici che sicuramente sa-

    pranno, ma soprattutto per chi noncrede che un tempo si potesse arriva-re fino a Gallarate (e quindi quasi aMalpensa) in tram, ricordo che incorso Sempione nellaiuola allan-golo con via Moscati (r)esiste un re-spingente in cemento, memento resi-duale dei binari dellantica linea.

    Lettera

    CANELLAJacopo Gardella

    Si potrebbe commemorare Guido Ca-nella facendone un elenco di titoli,onorificenze, riconoscimenti, caricheonorifiche; un elenco che sarebbelunghissimo. Tuttavia, al di l deglielogi ufficiali, oggi si scelto di ri-cordare Canella come persona, comeuomo, come interlocutore, capace distabilire rapporti intensi con amici,allievi, colleghi. Uomo passionale,

    impulsivo, irruente; e per questo tanto

    pi ammirevole in un mondo comelattuale, tutto fatto di sottili opportu-nismi, di abili calcoli, di manovrenascoste: e soprattutto inquinato dapavidi, anzi da pusillanimi giochi diprudenza.E' rimasto esemplare nella storia dellaFacolt di Architettura la sua capaci-t, coinvolgente ed appassionata, difar partecipare gli studenti al proces-

    so di apprendimento didattico: a chi

    lo seguiva dava generosamente tuttoil suo aiuto e trasmetteva, senza ri-sparmio di energie, tutto il suo sape-re. A chi non mostrava curiosit ninteresse per la disciplina esprimeva,in modo esplicito, tutta la sua disap-provazione, anzi il suo sdegno. Ave-va fatto scalpore, durante il corso diun lontano anno accademico,limprovviso gesto di punizione rivol-

    to ad un suo studente, che oltre ad

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    essere ignorante si era dimostrato an-che arrogante: un incontrollato man-rovescio, carico di disprezzo, erapiombato di scatto sul giovane imper-

    tinente. Tale comportamento nonrientra certo nelle abitudini universi-tarie di un docente ortodosso, ma ri-specchia fedelmente il carattere im-pulsivo di Canella, giustamente indi-gnato con l'allievo non tanto perchdava prova di scarsa preparazione,ma perch si permetteva di esibireuna impudente maleducazione.

    Occorre dire subito che la personalitdi Canella rispecchia la sua architet-tura: personalit a forti chiaroscuri,architettura di forti contrasti. Le suearchitetture, infatti, si presentano uni-che ed inconfondibili, e si distinguo-no per larticolata compenetrazionedei loro volumi e per lesuberante

    variet delle loro forme; sono subitoriconoscibili sia per il ripetuto so-vrapporsi, allinterno di una stessacomposizione, di imponenti solidigeometrici (sfere, cilindri, timpani,ecc...), sia per la presenza, in unostesso edificio, di molteplici compo-nenti costruttive (torri, passerelle,gallerie). Affiorano nelle composi-zioni di Canella svariate reminiscenzestoriche, immagini di architetture an-

    tiche, fantasmi di monumenti del pas-sato.

    Tutto ci segno di curiosit cultura-le, di vivacit e acutezza di mente, dipassione per il patrimonio di costru-zioni realizzate dalluomo nel corsodella storia.La grande capacit creativa di Canel-la l esplicita dimostrazione chel'architettura fatta, anzitutto, di for-me, e solo in un secondo tempo difunzioni. Con ci viene ribaltato ilprincipio basilare del Funzionalismo,

    tanto seducente quanto ingenuo, cheaffermava essere la forma determina-ta dalla funzione. Questa rigida con-sequenzialit, al contrario, non af-fatto comprovata, giacch noto cheuna medesima funzione pu trovarerisposta in molteplici forme, senzache con ci la funzione venga com-promessa o indebolita; mentre non vero il contrario: una determinataforma non pu essere sostituita danessun'altra; non mai intercambia-bile; non pu modificarsi indifferen-temente senza pregiudicare l'essenzastessa del disegno architettonico ori-ginale. Il superamento del rigido de-

    terminismo funzionalista era statoattuato, subito dopo la guerra, dagliallora giovani maestri del Razionali-smo italiano; ed in seguito stato fe-

    delmente abbracciato dai loro fedelied appassionati allievi, appartenentialla generazione successiva, dellaquale Guido Canella era uno dei piautorevoli esponenti.La disinvoltura con cui Canella af-frontava i progetti appare subito evi-dente se si confrontano due dei suoipi noti edifici: il Municipio di Se-grate e la Scuola di Noverasco (Ope-ra). Due modi diversi, anzi opposti, diconcepire il linguaggio architettonico,eppure entrambi coerenti sia all'inter-no della loro architettura, sianellambito del curriculum progettua-le dell'autore.

    La coerenza della loro architettura stanelle affinit dei caratteri stilistici trainsieme e dettagli: nel Museo i volu-mi arrotondati e curvi dellinterocomplesso, si riflettono nelle superfi-ci convesse e rotonde dei minuti par-ticolari; nella Scuola il profilo trian-golare che inquadra il frontone ri-preso dalle rientranze triangolari chescandiscono la facciata.La coerenza nel curriculum profes-sionale dellautore comprovata

    dallassegnare alle costruzioni unruolo che non mai secondario, maianonimo, mai insignificante. Entram-bi gli edifici considerati sono infatticoncepiti come un punto di attrazionecollocato nel paesaggio, come un se-gnale di orientamento posto nellacampagna circostante. Per ognuno diessi, come per i molti altri che avevagi progettato e che ancora progette-r, lautore ha voluto stabilire unarelazione percepibile con i dintorni,con le preesistenze, con lambiente.

    Canella sa che lopera architettonica,quando riveste una funzione pubbli-ca, deve esaltare la sua vocazione dirappresentanza e di rilevanza civica.Deve perci tradurre questa vocazio-ne in un edificio di carattere monu-mentale, in unopera che induca i fre-quentatori a sentirsi partecipi di unacomunit riconosciuta e consolidata. Idue edifici esaminati possiedono que-sto evidente carattere monumentale,anche se tradotto con linguaggi moltolontani tra loro e quasi contrastanti.Un contrasto che confermalatteggiamento sperimentale del pro-gettista, la sua volont di esplorare

    forme espressive sempre nuove esempre diverse.Il Municipio un organismo raccoltoed introverso, che si avvolge su se

    stesso come un serpente, e stringe lesue spire intorno alla torretta emer-gente nel punto planimetrico centrale.La Scuola, al contrario, un organi-smo disteso ed estroverso, che allun-ga le sue ali contrapposte e simmetri-che, poste in posizione speculare ri-spetto al grande timpano centrale; econ ci sembra voler imitare i bassi elunghi volumi delle costruzioni agri-cole lom barde. Se luno privilegia lacentralit e lo schema centripeto,laltra sottolinea la linearit ed accen-tua la sua notevole estensione plani-metrica. Il Municipio pu definirsi unesempio di linguaggio organico, qua-si zoomorfo, mutuato dal mondo na-turale, mentre la Scuola pu conside-rarsi un esempio di linguaggio classi-co, geometrico, rigorosamente con-trollato e dominato dallesattezza del-la ragione. Il carattere classico dellaScuola non tanto riscontrabile nelgrande timpano centrale, sovrappostoad un arco ribassato, bens suggeri-to dalla regolarit e dalla simmetriadell'impianto distributivo.Versatilit di linguaggi, abbondanzadi proposte compositive, scioltezza e

    sicurezza di progettazione: questa lalezione tramandataci da Canella sul piano dell elaborazione formale;mentre sul piano dei contenuti etici ilsuo contributo si manifesta nel valorecivico assegnato alle sue architetturee nell ambizione di presentarle sem-pre come opere di significato monu-mentale.

    Occorre riconoscere che a volte le sueesuberanti doti di progettista sonocos incalzanti da trasformarsi in ec-cessi. A volte l'impeto con cui si getta

    nell'atto creativo lo porta ad esaspe-razioni formali, a risultati pletorici efarraginosi, ad esiti eccentrici e scon-certanti. Ma ci non toglie che le suearchitetture abbiano sempre un mar-chio di risoluta e forte personalit.Nelle aule universitarie, nelle sale deiconvegni, nelle redazioni delle rivi-ste, non vedremo pi la sua slanciataed elegante figura, il suo volto sottil-mente ironico, la sua andatura appa-rentemente noncurante, in realt con-scia di appartenere a quel dandy eru-dito in cui Canella amava riconoscer-si e per cui lo ammiravamo con sim-patia.

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    RUBRICHE

    MUSICA

    Questa rubrica curata da Paolo Viola

    Lestate musicale in Europa

    Chi avesse avuto la ventura di capita-re in Germania durante questo mesedAgosto, si sarebbe meravigliato diquanta musica colta era quotidia-

    namente proposta a coloro che nonerano scappati al mare, ma sopratuttoai turisti stranieri in visita alle citttedesche.

    A Berlino tutte le sere si tenevanoconcerti di giovani ensemble, di or-chestre giovanili provenienti da ognipaese (dalla Cina allEcuador), digiovani concertisti e di neodiplomatidei Conservatori, tutti organizzati percicli di recite quotidiane (o quasi),come i concerti di:

    musica da camera, al Museodegli Strumenti musicali dellaPhilarmonie (la sala grande erachiusa per restauri ed alcunicartelli allingresso si scusava-no con i visitatori);

    musica sinfonica, nella bellasala della Gendarmen Platz;

    musica barocca, nel castello diCharlottenburg;

    musica per organo, sottolimmensa cupola del Duomo.

    Per non dire di tante altre iniziative,meno ufficiali, che riempivano ilTime Out berlinese con programmimusicali dogni genere, e tutte gratui-te o a prezzi molto contenuti.

    Ma altre citt tedesche non sono stateda meno, come Lipsia, dove statoeseguito lungo tutto larco del mese

    dAgosto lintegrale dei Lieder diMendelssohn per il bicentenario dellasua nascita, nella mitica Gewandhausdi cui fu direttore negli ultimi otto

    anni della sua breve vita.

    Sempre a Lipsia il Thomanerchor ilceleberrimo coro fondato nel 1212 ecostituito da 92 ragazzi di 9-18 anni,di cui Johann Sebastian Bach fu kan-tordal suo arrivo nella citt sassone,nel 1723, fino alla morte nel 1750 raccolto intorno al sepolcro del Mae-stro nella grandiosa chiesa di S.Tommaso, eseguiva due volte allasettimana (come peraltro durante tut-to lanno) Mottetti e Cantate di ine-guagliabile splendore.

    Berlino e Lipsia, due soli esempi percapire come si pu far della musica diottima qualit, promuovendo giovanimusicisti e lasciando i grandi inter-preti alle loro vacanze e ai pochigrandi Festival estivi, facendo incon-trare diverse culture (tanto pi neces-sario in unepoca di perenne diffiden-za verso i diversi), catturando il turi-smo pi attento ed avvicinando quel-lo pi distratto alle buone pratichedella musica, senza disperdere ener-gie e risorse e senza la necessit di pubblicizzare pi di tanto gli even-ti.

    Perch a Milano invece - a partequalche buon esempio che per fortu-na c stato e che abbiamo anche se-gnalato - la Scala, il Quartetto, le Se-rate Musicali, la Societ dei Concerti,

    i Pomeriggi Musicali, sono tutti invacanza, chiusi per ferie? Perch aituristi che vengono a visitarci durantele vacanze estive non presentiamo il

    lato migliore della citt, quello piraffinato, nel quale peraltro essa ec-celle e per il quale anche giusta-mente celebre?

    Lestate musicale in citt dovrebbeessere la stagione perfetta per darespazio a quegli artisti che faticano atrovarne durante il resto dellanno;durante la stagione vera e propria tut-to deve essere programmato con lar-go anticipo e con artisti garantiti,mentre in luglio-agosto si possonoproporre concerti programmati con

    poco anticipo, anche azzardati emagari originati da occasioni e sco-perte dellultima ora, e cos permette-re ai turisti in visita alla citt di cono-scere le nostre belle sale di teatro e daconcerto, note in tutto il mondo e tut-tavia invisibilio scarsamente visibi-li proprio nella stagione del turi-smo.

    I turisti delle citt darte - e Milanoancorch in modo diverso da Veneziao Firenze una di quelle non sono ifrequentatori del Billionaire o dellemovide di Riccione; vi sono tante persone che destate girano lEuropasfuggendo spiagge e discoteche pervisitare i grandi musei (che, infatti, sitenta di tenere aperti sempre pi alungo) e per godere i momenti magicidella grande musica.

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    TEATRO

    Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi

    ANIMELLE 1 EURO AL

    CHILO

    davvero oggi tutto in vendi-

    ta?

    scritto e diretto da Rocco Ricciardulli

    Migliaia di ragazze sparisconoogni anno rapite dalla criminali-t organizzata.Viaggiano nelle stive di navi da cari-

    co, nascoste negli autobus, vendutenei locali gestiti dai signori della dro-ga, battute allasta nei bassifondi del-le metropoli di mezzo mondo.Animelle! 1 euro al chilo indaga

    sul tema della prostituzione (sfrutta-mento, tratta, violenza sulle donne).Prostituzione intesa, non soltantocome deriva della sessualit ma so- prattutto come mercificazione dellio

    per lottenimento di un obiettivo.Davvero oggi tutto in vendita?

    La convinzione che ormai tutto pos-sa essere mercificabile.Lo spettacolo limmagine cruda di

    questo mondo - il canto disperato diqueste fragili anime che si muovonoin bilico tra il sogno e la morte.Marco, italiano per provocazione ilmercante, colui che schiavizza e ven-de la sua merce. Nicol, Linn e Kju-scha sono le tre prostitute, le vittimedi questa storia.In un luogo indefinito, un televisoreultrapiatto, due materassi, un fornel-

    lino funzionante danno corpo ad unascena volutamente scarna dove gliattori danno vita ai personaggi.Animelle! 1 euro al chilo un pu-gno allo stomaco che mira dritto alcuore, senza fronzoli n orpelli doveaggrapparsi per trovare delle giustifi-cazioni a questo business che oggirende pi del mercato della droga.Ogni personaggio dello spettacolosviscera la propria storia affidandosi pi ai gesti che alle parole. E uno

    spettacolo non verboso ma piuttostoestetico, poetico nella forma e violen-to nella denuncia.

    Dal 15 al 20 settembreTeatro Out Off, via Mac Mahon 16Orario: 20.45 (domenica ore 16)Info: 02.34.53.21.40

    UN GIORNO CON GIOVANNI

    Giovanni Raboni non stato solo ilgrande poeta che tutti conosciamo,ammirato e tradotto nel mondo, maanche un infaticabile lavoratore nel

    mondo dell'editoria, dove stato diri-gente, consulente, curatore di collane,un autorevolissimo critico letterario,teatrale, per un paio d'anni anche ci-nematografico, e un giornalista atten-to ai problemi della vita sociale, cul-turale (la sua presenza nelle giurie deipi importanti premi letterari gli costata la fatica di molte lotte, quasitutte vittoriose) e politica.Mercoled 16 settembre, nel quintoanniversario della morte, Milano ri-

    corda questo suo illustre cittadino eintellettuale "a tutto tondo". Ungiorno con Giovanni, proposto daPatrizia Valduga e condiviso con ilPiccolo Teatro in collaborazione conla Fondazione Corriere della Sera,prevede un calendario di manifesta-zioni in vari luoghi della citt.Ecco il programma. Alle 16: 30 allaCasa del Manzoni, via Morone 1, ver-r inaugurata la mostra Il Catalogo

    questo, a cura di Giulia Raboni, fi-glia del poeta. Interviene Giorgio O-

    relli (informazioni e prenotazioni:02.86.46.04.03, [email protected]).Alle 18, nella Sala Buzzati della Fon-dazione Corriere della Sera, via Bal-zan 3, angolo via San Marco 21, ver-r presentato il volume Giovanni

    Raboni Il libro del giorno 1998-2003, edito dalla Fondazione Corrie-re della Sera. Allincontro, coordinato

    da Paolo Di Stefano, interverrannoMaurizio Cucchi, Massimo Onofri,Lanfranco Vaccari. Giancarlo Dettori

    e Leonardo de Colle eseguiranno al-cune letture di testi di Raboni. (in-formazioni e prenotazioni:

    02.87.38.7707,www.fondazionecorriere.it).Alle 20,30 lappuntamento al Picco-lo Teatro Studio di via Rivoli per laserata Nellora della cenere, voce

    sola e quintetto darchi, a cura di

    Giuseppina Carutti, con Franca Nuti eil Quartetto Indaco (informazioni eprenotazioni 02.72.333.265,www.piccolocard.it).

    Dopo la giornata del 16 settembresono in programma due altri appun-tamenti. Il 27 ottobre alle 21 si terruna visita notturna alla mostra dellaCasa del Manzoni, con letture di An-na Nogara, mentre il 28 ottobre, coninizio alle 9, allUniversit di Milano,

    Sala Napoleonica (via SantAntonio12), in calendario una giornata distudi La Storia di Raboni. Gli in-contri sono a ingresso libero con pre-notazione.

    IO ME NE FREGO!

    Uno spettacolo sul bullismo

    Di Valeria CavalliDue ragazzi che si conoscono findallinfanzia.Un rapporto che nel tempo diventaoppressione di uno nei confrontidellaltro.Lamicizia che si trasforma in preva-ricazione.E il coraggio di dire basta.

    purtroppo ormai cronaca di tutti igiorni laggressione di adolescenti su

    altri adolescenti: a scuola, per le stra-de, nei centri di aggregazione giova-nile. Violenza verbale e fisica, che avolte finisce in tragedia, tra lomert

    dei coetanei e lindifferenza degli

    adulti.Il teatro esprime qui la propria fun-zione sociale: porta in scena la vitavera, nella quale i ragazzi possonoriconoscersi.

    Uno spettacolo che non vuole metterein scena il bullismo, ma parlarne inmaniera chiara, diretta, senza facile

    http://www.piccolocard.it/http://www.piccolocard.it/http://www.piccolocard.it/
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    retorica e senza moralismi: non perfare la predica ma per generare unamorale concreta. Per farcela davvero.Mercoled 16 settembre

    Fondazione Biblioteca di Via Senato,via Senato 14Orario: 21Ingresso libero fino a esaurimentoposti disponibili con prenotazionetelefonica obbligatoria a partire dalgiorno precedente lo spettacolo:02.76.02.07.94 / 02.76.31.88.93.

    IL BUMMEDi Nicola Baldoni

    Debutta gioved 17 settembre in pri-ma nazionale Il Bumme, uno spetta-colo creato da Bruno Fornasari (co-direttore del Teatro Filodrammaticidi Milano) e Peter Clough (ex-direttore della Guildhall School delBarbican Centre di Londra) per il Fe-stival Europeo delle Scuole di teatrodi Vilnius (Lituania), dove approderad ottobre nel programma delle cele-

    brazioni per Vilnius Citt Europeadella Cultura 2009.Lo spettacolo, che vedr coinvolti idiplomandi del corso biennale dellaScuola di Teatro dellAccademia Fi-lodrammatici, rientra nellambito del-la rassegna Dekalogas/Dialogas, unprogetto sul tema del Decalogo percelebrare il ventennale del capolavoroomonimo di Krzysztof Kieslowski.Lidea della rassegna nasce da unaproposta del regista lituano Gintaras

    Varnas e del suo Teatro Utopia, e-

    mersa lo scorso settembre a Lionedurante la sessione di lavori della -cole des coles (network europeo chevede coinvolta lAccademia dei Filo-

    drammatici insieme alle pi impor-tanti scuole di teatro del continente).Lidea prevedeva lelaborazione di

    una drammaturgia originale, cheprendesse spunto da uno o pi co-mandamenti per discutere del valoree dellattualit dei Dieci Comanda-menti oggi. Il punto di partenza sceltoper Il Bumme il primo dei DieciComandamenti, nella suddivisioneche segue il testo del Deuteronomio:

    Non avere altri di di fronte a me.

    Non ti farai idolo n immagine nonti prostrerai davanti a quelle cose.Se il Primo comandamento viene di-satteso, il sistema di valori che neconsegue non pu che risultare aber-rato, dando origine ad un mondogrottesco in cui luccidere, trasgres-sione al quinto, regola pragmaticapi che atto esecrabile.Per lelaborazione del testo stato

    scelto come filo rosso La vita agra,un romanzo di Luciano Bianciardi,figura cruciale ma tuttora miscono-

    sciuta del panorama letterario italianodel 900. Il protagonista del racconto

    un uomo che ha potuto conoscere dipersona il prezzo della devozione alcredo industrialista (che ha sostituitoil Dio di Abramo con quello dellaproduzione), vedendo morire quaran-tatr amici nellesplosione di una mi-niera. Per questo decide di partiredalla Toscana per recarsi nella Mila-no del miracolo italiano, con il segre-to proposito di distruggere il simbolo

    dellazienda colpevole della strage: la

    sua sede, il Torracchione, sorta diinquietante Moloch che domina lacitt.La rappresentazione de Il Bumme a

    Vilnius, unica presenza italianaallinterno del Festival, avverr nel

    prestigioso Valstybinis Jaunimo Tea-tras (Teatro della Giovent), direttoin passato da Eimuntas Nekrosius esede della prima rappresentazione dimolti dei suoi capolavori.Dal 17 al 19 settembreTeatro Filodrammatici, via Filo-drammatici 1Orario: 20.30Ingresso gratuito fino a esaurimento

    posti disponibili con prenotazionetelefonica obbligatoria02.86.46.08.49

    LORFEO

    Di Claudio Monteverdi

    LOrfeo di Monteverdi il primo ca-polavoro del teatro musicale, nato dalventre della parola italiana. Per lanuova produzione in scena ala Teatroalla Scala da sabato 19 settembre,

    Rinaldo Alessandrini unisce la suacompetenza monteverdiana alla fi-nezza scenica di Robert Wilson, chemuove la sua lettura dellopera da un

    quadro di Tiziano.Repliche: 19, 21, 23, 25, 28, 30 set-tembre; 3, 6 ottobreTeatro alla Scala, piazza della ScalaOrario: 20Prezzi: da 187 a 12 euro

    Infotel 02 72 00 37 44,

    www.teatroallascala.org

    ARTE

    Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

    La sintonia di Usellini con gli scritto-ri fatto assodato, come pure i conte-

    nuti narrativi e teatrali delle sue ope-re. Buona idea, quindi, quella di de-dicargli una piccola mostra in occa-sione del Congresso dellInter-

    national Federation of Library Asso-ciation and Institutions (Ifla) che si

    svolto a Milano in agosto. Pretestograditissimo: la rassegna tuttora incorso, allestita lungo lo scalone mo-numentale della Sala del Grechetto.

    Per chi, come fu per Raffaele Carrie-ri, vede nelle immagini di Usellini

    un sollievo per tutti, o per chi, co-me Tom Antongini, segretario diDAnnunzio e scrittore, ha la facoltdi godere con intensit fisica anche

    http://www.teatroallascala.org/http://www.teatroallascala.org/http://www.teatroallascala.org/
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    della pura gioia del cervello,

    loccasione ghiotta. Dellartistamilanese, morto per infarto nel 1971nelladorata casa di Aronaaveva 68

    anni sono esposti quadri che tra-boccano di immaginazione, forza nar-rativa, originalit e fantasia creativa.Fra tutti la monumentale Bibliotecamagica del 55, un po Brera, un poluogo mitico dove il meglio della sto-ria e della letteratura si sprigiona dal-le pagine di polverosi volumi, pren-dendo vita e regalandone con genero-sit. Singolare vicenda creativa quelladUsellini, le cui ragioni vanno sem-pre ricercate nel suo ricchissimomondo interiore, nella sua infanzia,nei cospicui retaggi dell'educazionealla scuola dei Gesuiti, nella settecen-tesca casa di Arona, teatro predilettodi rappresentazioni che conservano,nel gusto per il particolare sorpren-dente, un genuino sapore tardo-gotico.La biblioteca magica di GianfilippoUsellini. Palazzo Sormani, via Fran-cesco Sforza 7 orario: 10/12 e14/18, chiuso domenica.Fino al 10 novembre.

    Prima o poi vengono fuori, da dietrole copertine che hanno inventato eche li hanno riparati per anni. Oltre

    un trentennio in Mondadori, nel casodi Ferenc Pintr, illustratore italo-ungherese il cui tratto incisivo stadietro a tanti volumetti del Commis-sario Maigretdi Simenon, ma anchedelle collane Omnibus e OmnibusGialli, per non dire degli Oscar Mon-dadori, i primi pocket venduti anchein edicola: sue le copertine dei libri diPavese, Deledda, Soldati, Steinbeck,Faulkner, Ibsen e cento altri. Ad unanno e oltre dalla morte di Pintr,sinaugura la prima ampia retrospet-tiva, a cura di Giampaolo Mascheroni

    e Peppo Peduzzi, dedicata al suo la-voro nel campo della grafica editoria-le, ma anche e soprattutto nella pro-duzione di manifesti di carattere poli-tico, sociale e culturale, attivit nellaquale Pintr si pure costantementeimpegnato (per esempio, le campagnea favore di Solidarnosc o i manifestidedicati a Sacharov). In mostra unacinquantina di tempere su carta chepreludono ai manifesti e altrettantibossetti per le copertine dei libri.Ferenc Pintr. Manifesti e altro.Cant, Villa Calvi (ex Municipio),via Roma 8 orario: da luned a ve-nerd 16/19; sabato e domenica10.30/12.30 e 16/19.Fino al 4 ottobre.

    A 10 km da Bellinzona, sulla stradache porta al Passo del San Bernardi-no. Li si trova Roveredo, nel CantonGrigioni, che in un parco agricolo-

    boschivo di oltre 100mila metri qua-dri ospita, fino all11 ottobre, la 9edizione di OpenArt. Curata da Lui-gi a Marca, artista e promotore cultu-rale che ha ideato questa manifesta-zione e lha vista crescere negli anni,

    OpenArt ospita i lavori di una cin-quantina di artisti di varie nazionalit,a Marca incluso, spesso e volentieriai loro primi passi. aperto, per, eanche proficuo il confronto con leinstallazioni permanenti di maestririconosciuti, come Arman, Rotella,Spoerri, Schumacher. Alle sculture,realizzate in pietra, legno, bronzo oferro, si aggiungono opere video efotografiche, ma anche installazioni eperformance che si svolgono nel cor-so della manifestazione. Aggiorna-menti on line:www.openart.ch

    dedicata alla lunga stagione tra-scorsa da Monet a Giverny la mostradi Palazzo Reale. Una rassegna cheallinea 20 grandi tele dellartista pro-venienti dal Museo Marmottan di Pa-rigi, dipinte tra il 1887 e il 1923quando la costruzione del giardino di

    Giverny, con i salici piangenti, i sen-tieri delimitati dai roseti, lo stagnocon le ninfee, il ponte giapponese, ifiori di ciliegio e gli iris trova pienocorrispettivo nella tavolozza multico-lore di Monet, portando alle estremeconseguenze quellattitudine innatache lo induceva, ancora ragazzino, adisegnare dal vivo il porto di Le Ha-vre, piuttosto che seguire in studio lelezioni dei maestri. Il tempo dellamagnifica ossessione di Giverny -una piccola citt sulle rive della Sen-na dove Monet spese la maggior parte

    del suo tempo e dove costru il suopi volte immortalato giardino - lecui immagini si possono confrontarecon una serie di fotografie ottocente-sche di giardini giapponesi. Non sen-za percepirne la familiarit con latradizione giapponese dellukiyo-e,rappresentata da 56 stampe di Hoku-sai e Hiroshige, prestate dal MuseoGuimet di Parigi ed esposte a rota-zione per ragioni conservative. Sonoin arrivo a breve dal Guimet 28 nuo-ve opere di Hiroshige e Hokusai chesaranno esposte da luned 27 luglio,sostituendo i fogli attualmente in mo-stra.Monet. Il tempo delle ninfee.

    Palazzo Reale orario: luned14.30/19.30, marted-domenica9.30/19.30, gioved 9.30/22.30.Fino al 27 settembre.

    Milano culla della Scapigliatura. Mo-vimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura di

    Annie-Paule Quinsac e di un variega-to comitato scientifico costituito daesperti di musica, letteratura, teatro earchitettura. Una denominazione cherinviando a chiome disordinate, allu-de in realt a vite dissolute e scape-strate. Ribelli, appunto, come i prota-gonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio(1861-62) che ha dato il nome aquesto mix di fermento intellettuale,impegno socio-politico e arte, desti-nato a scompigliare come un pan-demonio la Milano tardo ottocente-sca. La mostra documenta linterastagione, a partire dagli anni 60

    dell800 fino allinizio del900. 250opere, tra dipinti, sculture e lavorigrafici, dalla pittura sfumata del Pic-cio allintensit coloristica di Faruffi-ni, alle innovazioni di Carcano, finoRanzoni, Cremona, Grandi che se-gnano il momento doro della Scapi-

    gliatura, ma anche Paolo Troube-tzkoy, Leonardo Bistolfi, MedardoRosso, Eugenio Pellini, Camillo Ra-petti. Una sezione della mostra rico-struisce la vicenda del travagliatoprogetto del Monumento alle CinqueGiornate di Giuseppe Grandi, gessicompresi. Ulteriori approfondimenti,in ambito letterario e giornalistico, sitrovano alla Biblioteca di via Senatoche espone il Fondo delleditore An-gelo Sommaruga, ricco di lettere, bi-glietti postali, cartoline, volumi e ri-viste, oltre una sezione dedicata alla

    caricatura e ad alcune opere di artistifra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Con-coni.

    Scapigliatura. Un pandemonio

    per cambiare larte.

    Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marted-domenica 9.30/19.30; gioved9.30/22.30.La Scapigliatura e Angelo Somma-ruga. Dalla bohme milanese allaRoma bizantina. Fondazione Bibl