Pausania Ad Epidauro
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Pausania ad Epidauro: sanationes, arcaismo e propaganda.
Sono tre le volte in cui Pausania, durante la visita allAsklepeion di Epidauro, si
sofferma a descrivere una o pi iscrizioni. Latmosfera che ci regalano questi capitoli
del II libro della Periegesi quella di un santuario in decadenza, che riposa sulle
vestigia di un passato glorioso. Appartengono a questo passato tutte le epigrafi
nominate dal Periegeta:
1) La statua di Asclepio per grandezza soltanto la met di quella di ZeusOlimpio ad Atene, ma fatta di avorio e doro; liscrizione indica come
scultore Trasimede di Paro, figlio di Arignoto.
1
2) Allinterno del recinto, anticamente, erano erette anche pi stele oltre alle sei
che restano ai miei tempi: su di esse sono iscritti i nomi di uomini e di donne
guariti da Asclepio, e insieme alla malattia di cui ciascuno aveva sofferto e il
modo di guargione; le iscrizioni sono in dialetto dorico.2
3) Distinta dalle altre c una stele antica, che attesta che Ippolito dedic venticavalli al dio. Con liscrizione di questa stele saccorda ci che narrano gli
Aricini, che cio Ippolito, morto per effetto delle maledizioni di Teseo, fu
risuscitato da Asclepio: quando torno in vita, non volle perdonare il padre, ma
ne disattese le preghiere, e venne in Italia, ad Aricia, e qui regn e consacr
un recinto ad Artemide.3
Il periodo di maggior splendore del santuario di Asclepio ad Epidauro fu il IV sec.
a. C., quando, intorno al 370, ebbe inizio il grande programma ricostruttivo nel
corso del quale vennero portati a compimento tutti gli edifici pi importanti del
sito. Durante questi lavori vennero eretti laltare e il tempio di Asclepio,
allinterno del quale venne collocata la statua crisoelefantina del dio, realizzata per
loccasione. In verit essa ricorda lo Zeus Olimpio, opera di Fidia, tant che un
contemporaneo di Pausania, Atenagora di Atene, retore e filosofo cristiano, nella
1
Paus. II, 27, 2.2
Paus. II, 27, 3.3
Paus. II, 27, 4.
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sua opera apologetica, la Legatio pro Christianisafferma con certezza che ()
lEra di Samo e quella di Argo sono opera delle mani di Similide, lAfrodite di
Cnido altra fattura di Prassitele e lAsclepio di Epidauro opera di Fidia. E di
Fidia sono altri simulacri.4
Probabilmente, nel II sec. d. C., cera una certa incertezza sullautore dell di
Epidauro, opera di almeno cinquecento anni prima. Pausania avrebbe potuto essere a
conoscenza di questa incertezza dilagante, in fondo la statua alla sua epoca era antica
di almeno cinquecento anni, infatti scelse di citare con precisione lepigrafeposta al
di sotto della statua, epigrafe che , letteralmente testimonia la paternit
dellopera. Lautore Trasimede di Paro ricordato dai conti del santuario (IG IV
102) per i lavori di ebanisteria, sua specialit, e per la costruzione del soffitto e delle
porte, ma non per la statua, che per certamente coeva a questi lavori. Dopo un
breve accenno al luogo per la rituale incubatio, ossia lo spazio adibito ai supplici che
dormivano nel santuario nella speranza di una guarigione, e subito il Perigeta passa a
descrivere la tholos, un edificio periptero dalla funzione pressoch ignota5, che,
stando ai rendiconti del santuario, avrebbe richiesto una realizzazione durata 27 anni,
a partire dal 365-360 a.C. Dopo l accurata descrizione dei due dipinti al suo interno,
realizzati da Pausia, artista attivo in quel periodo, lattenzione di Pausania attirata
da sei stele, sulle quali sono scritti i nomi di malati risanati miracolosamente da
Asclepio. Ma cosa vide di preciso Pausania? Delle sei stele che egli cita, quattro6
pi
o meno frammentariamente furono rimesse in luce dagli scavi nel santuario che
iniziarono nel 1881, ad opera dellarcheologo greco Panagiotis Kavvadias 7. Questi
cataloghi disanationes ebbero origine, secondo svariati studiosi8, dallo spoglio degli
ex voto che i malati, in epoca precedente alla monumentalizzazione di IV sec. (le
stele sono datate in questo periodo), avevano lasciato nel santuario fra i quali,
4Atenagora Legatio cap. XVII.
5Le ipotesi pi accreditate che fosse la tomba eroica del dio, oppure il luogo di conservazione dei serprenti sacri,
oppure ancora il luogo della fonte sacra di Asclepio. (vd. Musti p. 302)6IG IV 121-124.
7Guarducci, vol. I p. 149.
8Es. Guarducci, vol. I p. 150; Melfi p. 35.
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soprattutto, i pinakes di legno o di argilla, facilmente deteriorabili, oltre che
ingombranti. Un indizio che pu spingere a pensare in questa direzione risiede nel
fatto che, come ammesso dallo stesso Periegeta9, le stele sono tutte redatte in dialetto
dorico, quindi probabilmente redatte da una stessa mano, o comunque facenti parte di
un progetto univoco. Possiamo avere perci, a distanza di poco meno che due
millenni, un assaggio di ci che lesse Pausania quando visit il santuario di Asclepio
nel II secolo d. C. Imponenti vestigia di un passato glorioso, le stele riportavano,
intessendo attorno ad ogni guarigione un piccolo racconto, gli elenchi di quei
miracoli che davano lustro e gloria al santuario. Per riportarne un breve esempio,
chiarificatore anche riguardo i metodi adottati per le guarigioni, citer linizio della
prima stele10
, la meglio conservata, che riporta il breve racconto di un parto
miracoloso:
Dio. Buona fortuna. Guarigioni di Apollo e Asclepio. Kle fu incinta per cinque
anni. Costei, incinta gi da cinque anni, venne supplice al dio e giaceva nellabaton.
Non appena ne fu uscita e si ritrov fuori del santuario, partor un bambino, il quale,
appena nato, si lavava da s alla fontana e andava in giro con la madre. Avendo
ottenuto questi (favori), essa fece scrivere sul ricordo votivo Non la grandezza della
tabella degna di ammirazione, ma lo la divinit. Per cinque anni infatti Kle
port un peso nel ventre, fino a che giacque (nellabaton)e il dio la rese sana.
Interessante notare anche come il racconto di Kle confermi implicitamente un dato
riportato da Pausania11
, cio che dentro il recinto non possono morire esseri umani,
n partorire donne. Inoltre il fatto che liscrizione rechi testimonianza di un
ricordo votivo, un lasciato dalla donna conferma la tesi degli archeologi
secondo cui le stele sono state generate dallo spoglio di numerosi ex voto lasciati dai
fedeli negli anni precedenti alla monumentalizzazione di IV sec.
9Paus. II, 27, 3.
10IG. IV 121.
11Paus. II, 27,1.
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Dopo aver menzionato le sei stele di sanationes, lattenzione del Periegeta si rivolge
ad una , quindi presumibilmente ancor pi antica delle precedenti
(altrimenti non si spiegherebbe la specificazione). Essa probabilmente un
documento apocrifo contenuto nel temenos di Asclepio12. Suppongo che il sicuro
giudizio di antichit datole da Pausania trovi giustificazione nel suo contenuto: l
attesta infatti che Ippolito13
don venti cavalli al dio. Lattenzione di
Pausania si sofferma su questo dato, che egli utilizza, con un collegamento a dire il
vero un po forzato, per giustificare una tradizione tramandata dagli abitanti di Aricia,
piccolo borgo laziale, secondo cui Ippolito, fuggito dallAttica dopo esser stato
resuscitato dal dio, sia giunto ad in quella localit, e abbia fondato il santuario di
Artemide, visitabile ancora oggi. Per che motivo Pausania collega unantica stele
rinvenuta in un santuario dellArgolide, con la leggenda di una popolazione laziale?
Forse la risposta pu gettar luce anche sul motivo per il quale Pausania sceglie con
cura e seleziona i documenti da citare, dal momento che improbabile che nel grande
santuario panellenico dedicato al culto del dio della medicina, egli abbia rinvenuto
soltanto sette stele: sembra che qui Pausania abbia selezionato solo i documenti piantichi, quelli che testimoniano, pi di ogni altro, il periodo doro vissuto dal
santuario nel IV sec. a.C., gli anni della monumentalizzazione, quando vennero, tra
laltro, realizzati gli edifici e le costruzioni che lo stesso Periegeta cita nella sua
descrizione, cio il tempio di Asclepio con allinterno la statua di Trasimede, la parte
orientale della sto- abaton, la tholos e il famoso teatro. E opinione accreditata14
che
Aricia fosse il luogo di nascita dellimperatore Antonino Pio. Un motivo di
propaganda antoniniana lo si pu forse riscontrare anche nel fatto che, con un salto
temporale non indifferente, dalla descrizione di documenti e costruzioni relativi al IV
sec., Pausania passa a citare gli interventi di costruzione e restauro promossi da un
notabile della sua epoca, un senatore Iulius Antoninus Pythodorus che, come
12Vd. Musti p. 303.
13Noto personaggio del mito: figlio di Teseo, pass alla storia per lamore incestuoso che la sua matrigna, Fedra,
nutriva per lui; la mitografia piuttosto varia, comunque tutta concorde nellaffermare che Ippolito sarebbe morto acausa delle maledizioni del padre, Teseo. la storia resa nota dai tragediografi, primo tra tutti Euripide con la sua
Ippolito (422).14
Vd. Musti p. 303.
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sostenuto da Musti15
probabile appartenesse alla medesima cerchia culturale di
Pausania negli anni 140-160. A questo facoltoso senatore si deve la costruzione di un
impianto termale, del santuario degli dei Epidotai (Apollo Maleata, Asclepio, e gli
Asclepiadi), oltre la ristrutturazione del portico detto di Coti, allepoca in rovina e la
costruzione di un ospizio per gli ammalati.
Sono molte le spie che denunciano il fatto che la descrizione di costruzioni e
documenti epigrafici nel santuario di Epidauro, non sia condottasub specie spatii, ma
considerata la variet e la vastit delle opere gravitanti tutte nella medesima zona,
Pausania mostra di avvertire lesigenza di organizzare in maniera funzionale e
secondo criteri coerenti tutto ci che veniva a trovarsi []16
Il criterio selettivo, a
Epidauro, potrebbe trovarsi nel tentativo di propaganda della dinastia antoniniana, e
della sua politica culturale, volta al recupero dellantico, ad un arcaismo di maniera;
basti pensare alla menzione dei restauri e degli ampliamenti ad opera di un notabile
dellepoca, il senatore Antonino; nellimpostare la descrizione della sua visita ad
Epidauro il Perigeta d limpressione di volerfare in modo che il lettore dellepoca, e
i lettori a venire passassero bruscamente dal periodo doro del santuario, la prima
met del IV sec. a.C., a quello presente, quasi fossero strettamente collegati, quasi
let antoniana fosse la naturale erede di quel passato glorioso.
15Musti p. 305.
16Zizza p. 67.
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Bibliografia
Ed. di riferimento
Pausania. Guida della Grecia libro II La Corinzia e lArgolide a cura di D. Musti e
M. Torelli. Fondazione Lorenzo Valla. Mondadori, Milano 1986.
Atenagora. Legatio and De resurrectione a cura di W. Schoedel. Claredon Press,
Oxford 1972.
Guarducci M.Epigrafia greca vol. I. Istituto Poligrafico dello Stato. Roma 1967.
Melfi M.I santuari di Asclepio in Grecia. LErma di Bretschneider. Roma 2007.
Zizza C.Le iscrizioni nella Periegesi di Pausania. ETS. Pisa 2006.