Paulo Archias Mendes da Rocha Padiglione de Bresile all ... · Paulo Archias Mendes da Rocha...

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Paulo Archias Mendes da Rocha _Padiglione de Bresile all’esposizione di Osaka e Piscina a San Paolo Carlo Gandolfi La Piscina per un luogo qualunque è un progetto inedito che Paulo Mendes da Rocha ha pensato nel 2000. É un progetto emblematico dell’ideazione architettonica ‘in sezione’, processo utilizzato da Mendes nella concezione del progetto con sapiente attitudine registica. La sezione costituisce infatti un vero e proprio fotogramma sullo spazio architettonico, un’istantanea che nello spazio include la vita dell’uomo e le sue forme e di queste raccoglie le qualità e le possibilità. Il modificarsi della crosta terrestre, l’innalzarsi e il chiudersi verso il cielo sono tre processi controllabili allo stesso tempo solo in sezione. Portare un tetto, coprire una luce, ombreggiare uno spazio. Una grande piscina sopraelevata sospesa su due parallelepipedi. Si tratta di un fascio di travi con luce di 50 metri con un guscio inferiore ad arco rovescio che protegge uno spazio passante adatto a feste, mercato, concerti. Un ardimento strutturale già sperimentato in molte opere brasiliane a partire dal Museo d’Arte di Lina Bo Bardi. A San Paolo manca una grande piscina pubblica, all’aperto e aperta a tutti e questa soluzione non priva una piazza del suo spazio. In un tempo successivo, nel 2006, il prototipo verrà calato in Praça da Republica, a pochi passi dal suo studio: una delle rarissime piazze di San Paolo, ridotta ad un recinto di alberi abitato da senzatetto. Il Padiglione del Brasile all’Expo Internazionale di Osaka risale agli anni 1969/’70; è andato distrutto come la città fittizia e provvisoria che, ad imitazione di quella reale, lo circondava. Il suolo e il tetto si toccano sulla sommità di tre colline che alzano il terreno ad un limite quasi impercettibile. É difficile non cogliere la corporeità, non insolita nell’architettura brasiliana, delle forme, l’allusività dei tre perni d’appoggio della copertura sui seni sottostanti, il carattere ‘intrusivo’ del quarto punto d’appoggio costruito con una crociera di archi a tutto sesto, il contrasto tra il minimalismo optical della sincopata tessitura del

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Paulo Archias Mendes da Rocha _Padiglione de Bresile all’esposizione di Osaka e Piscina a San Paolo Carlo Gandolfi

La Piscina per un luogo qualunque è un progetto inedito che Paulo Mendes da Rocha ha pensato nel 2000. É un progetto emblematico dell’ideazione architettonica ‘in sezione’, processo utilizzato da Mendes nella concezione del progetto con sapiente attitudine registica. La sezione costituisce infatti un vero e proprio fotogramma sullo spazio architettonico, un’istantanea che nello spazio include la vita dell’uomo e le sue forme e di queste raccoglie le qualità e le possibilità. Il modificarsi della crosta terrestre, l’innalzarsi e il chiudersi verso il cielo sono tre processi controllabili allo stesso tempo solo in sezione. Portare un tetto, coprire una luce, ombreggiare uno spazio. Una grande piscina sopraelevata sospesa su due parallelepipedi. Si tratta di un fascio di travi con luce di 50 metri con un guscio inferiore ad arco rovescio che protegge uno spazio passante adatto a feste, mercato, concerti. Un ardimento strutturale già sperimentato in molte opere brasiliane a partire dal Museo d’Arte di Lina Bo Bardi. A San Paolo manca una grande piscina pubblica, all’aperto e aperta a tutti e questa soluzione non priva una piazza del suo spazio. In un tempo successivo, nel 2006, il prototipo verrà calato in Praça da Republica, a pochi passi dal suo studio: una delle rarissime piazze di San Paolo, ridotta ad un recinto di alberi abitato da senzatetto. Il Padiglione del Brasile all’Expo Internazionale di Osaka risale agli anni 1969/’70; è andato distrutto come la città fittizia e provvisoria che, ad imitazione di quella reale, lo circondava. Il suolo e il tetto si toccano sulla sommità di tre colline che alzano il terreno ad un limite quasi impercettibile. É difficile non cogliere la corporeità, non insolita nell’architettura brasiliana, delle forme, l’allusività dei tre perni d’appoggio della copertura sui seni sottostanti, il carattere ‘intrusivo’ del quarto punto d’appoggio costruito con una crociera di archi a tutto sesto, il contrasto tra il minimalismo optical della sincopata tessitura del

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tetto e il modellato delle convessità e concavità che si rincorrono con moto centripeto nel suolo sottostante, a sua volta penetrato da un vasto sistema di luoghi ipogei. La nudità è intesa come coerenza assoluta e messa in mostra dalla struttura come identità della costruzione. Le corrispondenze tra elementi sono date da prossemica strutturale e non da composizione tra elementi. I rapporti sono di tipo meccanico tra le parti. É la meccanica, la composizione prossemica che conferisce proporzione e regola i rapporti tra le parti. Cosa si intende per ‘prossemica architettonica’? Se la prossemica è la scienza che studia lo spazio in cui l’uomo stabilisce le distanze materiali tra sé e gli altri, è possibile, per traslato studiare queste distanze o, appunto, prossimità in termini architettonici. Segno e senso sono sovrapponibili nella loro portata concettuale: la composizione pura delle parti è messa in moto da un passo o da un tessuto strutturale gerarchizzato e preciso dove la tecnica si esprime, sempre al suo massimo, anzi al suo meglio. L’ossatura diviene così un’invariabile concettuale che proprio per la sua chiarezza e, appunto, nudità, supporta spazi passibili di variazioni e trasformazioni successive, dove gli esiti della struttura non sono traumi ma risorse.