Patria indipendente

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patria indipendente l 31 maggio 2009 l 41 GIANCARLO MICHELI Indie Occidentali Campanotto editore, 2008, Pasian di Prato, (Ud), pp. 220, 15,00. Prefazione di Manlio Cancogni D i una storia di emigrazione, la for- midabile epopea che ha coinvolto per circa un secolo oltre venti mi- lioni di nostri connazionali, tratta Indie Occidentali, il secondo romanzo dello scrittore viareggino Giancarlo Micheli. Protagonisti Aurelio ed Erminia, una giovane coppia di sposi: provengono dal- la civile Toscana, e non appartengono al- la vasta schiera dei disperati che, a frotte, in cerca di fortuna, approdano nell’iso- letta di Ellis Island di fronte a New York. Sono alfabetizzati e in possesso di risorse esigue, ma sufficienti, per intraprendere nella metropoli statunitense una mode- sta attività in proprio, la conduzione di un piccolo bar nel quartiere di Little Italy. In più godono della protezione del Sor Clemente un’ambigua figura di “faccen- diere”, potente intermediario tra le mas- se brulicanti dei senza lavoro e senza di- ritti provenienti da tutte le regioni d’Ita- lia e gli interessi di un capitalismo rapace e selvaggio. E anche Aurelio ed Erminia, da una condizione sociale minimamente favorita, si troveranno in poco tempo a precipitare tra asprezze della lotta per l’esistenza. Una vera e propria “discesa agli Inferi”, che – se li porterà a conoscere sulla pro- pria pelle la disumanità della condizione operaia, prima negli stockyards (recinti per il bestiame) di Chicago e poi nelle fabbriche tessili del New Jersey – permetterà loro di conquistare coscienza di sé e delle necessità dell’agire collettivo per affermare imprescindibili valori di umanità e soli- darietà. Una vicenda, quella di Aurelio ed Erminia, che inizia a New York nei giorni della prima pucci- niana della Fanciulla del west – è il 10 dicembre 1910 – e sempre a New York trova la sua tragica conclusione. Sì, perché finisce amaramente l’av- ventura dei due sposi di Ponte a Moriano nelle nuove Indie Occidentali: termina, però, trionfal- mente per la comunità proletaria di Pa- terson, di cui, ormai, i due fanno organi- camente parte. Perché addirittura nel Madison Square Garden della metropoli statunitense, nel pieno di una durissima vertenza sindacale contro i padroni del tessile e i sindacati compromessi e rinun- ciatari, gli operai di Paterson riescono a portare in scena e a gridare, forti e chia- re, le proprie ragioni di giustizia sociale. Nelle sue pagine, Giancarlo Micheli, sot- to la forma del romanzo, ci spiega di «che lagrime grondi e di che sangue» la società che si andava forgiando oltre At- lantico nei primi anni del secolo scorso. E lo fa alla sua maniera, personalissima. Facendo parlare uomini e donne posti ora ai gradini più bassi, ora ai vertici del- la scala sociale, colti nelle loro miserie e grandezze, egoismi e generosità. Felici invenzioni narrative si intrecciano con una puntuale e dettagliatissima ricostru- zione storico-documentaria. Bella, per esempio, la descrizione della comunità di Paterson, uno dei punti di riferimento dell’emigrazione italiana negli Stati Uni- ti: oltre 20.000 mila persone che, oltre a conservare un tenace legame identitario con la patria d’origine, in quella d’ado- zione seppero praticare nel concreto i va- lori della solidarietà di classe e un co- erente e tenace impegno nelle lotte per il lavoro e per una vita più degna di essere vissuta. Così noti personaggi storici come Giaco- mo Puccini, lo scrittore socialista Jack London, il giornalista John Reed, l’agita- tore anarchico Carlo Tresca, il sindacali- sta Big Bill Haywood, il banchiere Mor- gan, l’intellettuale e filantropa Mabel Dodge incrociano tanti e tanti personag- gi d’invenzione. Rimangono nella me- moria e nel cuore oltre ai due protagoni- sti, Arturo ed Erminia, Venanzio, Olga e la sua famiglia di origine piemontese, i Botto che hanno fatto della solidarietà di classe una ragione e uno stile di vita… Notevole anche la lingua scelta da Mi- cheli: composita, un vero e proprio pen- tolone ribollente in cui si mescolano le lingue e i dialetti delle emigrazioni italia- ne ed europee a cui fanno da controcan- to le riflessioni dell’Autore espresse in frasi dalla sintassi complessa, che non di- sdegna termini colti, letterari, filosofici. Perché, anche se si raccontano storie di donne e uomini semplici e mossi da ra- gioni elementari, ad esempio la lotta per la vita, l’interpretazione dei fatti presenta sempre complessità, complicatezze, uma- nissime sfumature. Luciano Luciani libri

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recensione di Luciano Luciani al romanzo "Indie occidentali" di Giancarlo Micheli; pubblicata sulla rivista "Patria indipendente" (n.4, Maggio 2009)

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patria indipendente l 31 maggio 2009 l 41

GIANCARLO MICHELI

Indie OccidentaliCampanotto editore, 2008, Pasian di Prato,(Ud), pp. 220, € 15,00.Prefazione di Manlio Cancogni

D i una storia di emigrazione, la for-midabile epopea che ha coinvoltoper circa un secolo oltre venti mi-

lioni di nostri connazionali, tratta IndieOccidentali, il secondo romanzo delloscrittore viareggino Giancarlo Micheli.Protagonisti Aurelio ed Erminia, unagiovane coppia di sposi: provengono dal-la civile Toscana, e non appartengono al-la vasta schiera dei disperati che, a frotte,in cerca di fortuna, approdano nell’iso-letta di Ellis Island di fronte a New York.Sono alfabetizzati e in possesso di risorseesigue, ma sufficienti, per intraprenderenella metropoli statunitense una mode-sta attività in proprio, la conduzione diun piccolo bar nel quartiere di LittleItaly. In più godono della protezione del SorClemente un’ambigua figura di “faccen-diere”, potente intermediario tra le mas-se brulicanti dei senza lavoro e senza di-ritti provenienti da tutte le regioni d’Ita-lia e gli interessi di un capitalismo rapacee selvaggio. E anche Aurelio ed Erminia,da una condizione sociale minimamentefavorita, si troveranno in poco tempo aprecipitare tra asprezze della lotta perl’esistenza. Una vera e propria “discesa agli Inferi”,che – se li porterà a conoscere sulla pro-pria pelle la disumanità della condizioneoperaia, prima negli stockyards (recintiper il bestiame) di Chicago e poi nelle

fabbriche tessili del NewJersey – permetterà lorodi conquistare coscienzadi sé e delle necessitàdell’agire collettivo peraffermare imprescindibilivalori di umanità e soli-darietà. Una vicenda, quella diAurelio ed Erminia, cheinizia a New York neigiorni della prima pucci-niana della Fanciulla delwest – è il 10 dicembre1910 – e sempre a NewYork trova la sua tragicaconclusione. Sì, perchéfinisce amaramente l’av-ventura dei due sposi diPonte a Moriano nellenuove Indie Occidentali:termina, però, trionfal-

mente per la comunità proletaria di Pa-terson, di cui, ormai, i due fanno organi-camente parte. Perché addirittura nelMadison Square Garden della metropolistatunitense, nel pieno di una durissimavertenza sindacale contro i padroni deltessile e i sindacati compromessi e rinun-ciatari, gli operai di Paterson riescono aportare in scena e a gridare, forti e chia-re, le proprie ragioni di giustizia sociale. Nelle sue pagine, Giancarlo Micheli, sot-to la forma del romanzo, ci spiega di«che lagrime grondi e di che sangue» lasocietà che si andava forgiando oltre At-lantico nei primi anni del secolo scorso.E lo fa alla sua maniera, personalissima.Facendo parlare uomini e donne postiora ai gradini più bassi, ora ai vertici del-la scala sociale, colti nelle loro miserie egrandezze, egoismi e generosità. Feliciinvenzioni narrative si intrecciano conuna puntuale e dettagliatissima ricostru-zione storico-documentaria. Bella, peresempio, la descrizione della comunità diPaterson, uno dei punti di riferimentodell’emigrazione italiana negli Stati Uni-ti: oltre 20.000 mila persone che, oltre aconservare un tenace legame identitariocon la patria d’origine, in quella d’ado-zione seppero praticare nel concreto i va-lori della solidarietà di classe e un co-erente e tenace impegno nelle lotte per illavoro e per una vita più degna di esserevissuta. Così noti personaggi storici come Giaco-mo Puccini, lo scrittore socialista JackLondon, il giornalista John Reed, l’agita-tore anarchico Carlo Tresca, il sindacali-sta Big Bill Haywood, il banchiere Mor-gan, l’intellettuale e filantropa MabelDodge incrociano tanti e tanti personag-gi d’invenzione. Rimangono nella me-moria e nel cuore oltre ai due protagoni-sti, Arturo ed Erminia, Venanzio, Olga ela sua famiglia di origine piemontese, iBotto che hanno fatto della solidarietà diclasse una ragione e uno stile di vita…Notevole anche la lingua scelta da Mi-cheli: composita, un vero e proprio pen-tolone ribollente in cui si mescolano lelingue e i dialetti delle emigrazioni italia-ne ed europee a cui fanno da controcan-to le riflessioni dell’Autore espresse infrasi dalla sintassi complessa, che non di-sdegna termini colti, letterari, filosofici.Perché, anche se si raccontano storie didonne e uomini semplici e mossi da ra-gioni elementari, ad esempio la lotta perla vita, l’interpretazione dei fatti presentasempre complessità, complicatezze, uma-nissime sfumature.

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