PASQUA Gli abortisti non potranno più dire bugie · Ma allora perchè cantiamo nei funerali:...

16
ANNO XII - N. 4 APRILE 1979 Via Trento 4-Tel. 86050 - Montefiascone - Supp. di S. M. Nuova. Sped. in abb. post. Gr. Ili-N. 144 PASQUA di D. VIRGINIO MANZI Il popolo scelto da Dio per preparare la ve- nuta di Gesù era caduto schiavo in Egitto. Non per sbaglio, ma perchè gli Ebrei, intelligenti e con un forte senso degli affari, stavano impa- dronendosi di quella nazione, e gli egiziani rea- girono. Ma Dio ha pietà del suo popolo, e lo libera con prodigi grandiosi, che rimarranno eterna- mente impressi nella mente degli ebrei. Stabili- sce con loro un'Alleanza, che ordina di ricordare tutti gli anni, con una lunga festa che faccia rivivere al popolo eletto le meraviglie della li- berazione e del patto stipulato col Signore. E' la Pasqua. La parola vuol dire PASSAGGIO, perchè Dio era « passato » in mezzo al suo popolo, si era messo al suo fianco come protettore; e lo ave- va fatto passare dalla schiavitù alla libertà. E' storia, ma anche segno del PASSAGGIO DI GESÙ'. Morendo sulla croce, Egli fa passare II nuo- vo popolo di Dio dalla schiavitù del peccato al- la libertà di Figli di Dio. I nuovi liberati non saranno marcati col san- gue dell'agnello sacrificato a Dio, e poi man- giato in segno di comunione con Lui; ma dal Sangue dell Agnello immacolato, Gesù, di cui mangiano anche la Carne nella comunione, per unirsi al Padre. La loro terra promessa non sarà su questo mondo, ma il Cielo che riapre le sue porte alla umanità. La benedizione delle case non è quella stupida « schizzateli », forse anche a porta chiusa, che la gente ormai aspetta senza entusiasmo; ma il Sangue di Gesù che raggiunge i focolari cristia- ni, per rinnovare il patto con Dio. Pasqua è rinnovare il proprio impegno batte- simale. Pasqua è morire con Gesù ai nostri egoismi, per risorgere con Lui come nuove creature, nel- la santità e nella giustizia; come figli dell'unico Padre, e come « popolo », « famiglia » universa- le. Pasqua è fede nella resurrezione finale, per- chè Gesù è risuscitato per darci la garanzia della nostra nascita all'eternità beata di Dio. Pasqua vuol dire cristianesimo: morte al pec- cato, vita di Dio in noi. Tutta la vita cristiana fa centro in questa pa- rola; noi viviamo la nostra liberazione in Cristo durante tutto l'anno, ma in momenti speciali: LA GRANDE PASQUA. Sono i giorni più sacri dell'anno: Giovedì, Venerdì, Sabato Santo e Domenica di Resurrezione. In maniera tutta par- ticolare e solenne, riviviamo la salvezza e l'Al- leanza con il Padre. LA PASQUA SETTIMANALE. E' la Domenica. II popolo di Dio si riunisce intorno ad un alta- re (il Calvario), dove Gesù fa presente l'ultima Cena, la sua morte In croce e la resurrezione, per unirci al Padre durante tutta la settimana. E' il giorno del Signore, il giorno dell'uomo nuovo che rinasce in Cristo, con Cristo, per Cri- sto. (segue a pag. 2) Gli abortisti non potranno più dire bugie Ci piace riportare un brano di un articolo apparso su « Famiglia Cristiana » per smentire scien- tificamente che il concepito di pochi giorni è solo uno « zigoto » di poco conto che la madre può eliminare. Si tratta in realtà di un mini-bambino, soggetto di diritti, dei quali il più importante è sicuramente QUELLO DI VIVERE. Un bambino concepito da poche settimane, una minicreatura di cinque centimetri e mezzo, è stato il protagonista assoluto del Convegno internazionale dei Movimenti per la vita, svolto- si tra Milano e Roma nei giorni dal 24 al 26 feb- braio. Per cinque minuti, sul grande schermo bianco eretto al centro del palcoscenico mila- nese dove ogni sera si recita la «Tempesta» di Shakespeare, quella primizia d'uomo ha incate- nato l'attenzione di un vasto pubblico con i suoi salti, i suoi sgambettii, l'agitarsi delle braccine, il pulsare del cuore: un'immagine di salute e, sia pure a livello ancora inconsapevole, di gioia di vivere. Quella stessa sera, il film è stato ritrasmesso in versione accorciata dalla nostra televisione; ma il commentatore non ha avuto modo di ri- petere quanto era stato affermato in sede di convegno: e cioè che l'attuale legge abortista italiana, la famigerata 194, consente l'elimina- zione del minibambino su semplice richiesta della madre. Il film è il risultato di una serie di ricerche, protrattesi per oltre vent'anni, che hanno con- sentito al ginecologo scozzese professor lan Donald e alla sua équipe di mettere a punto un sistema sicuro e innocuo per riprendere la immagine del bambino nel grembo materno. Gra. zie a questo sistema che si fonda sull'utilizzo di ultrasuoni, non solo è possibile fotografare scene di vita intrauterina, ma anche diagnosti- care una gravidanza fin dal suo primo insorgere, quando ancora la madre non ha la certezza og- gettiva di essere in attesa, lan Donald, che è un convertito cattolico e una personalità di pri- mo piano nel mondo dell'ostetricia mondiale, non ha voluto privarsi della soddisfazione di presentare personalmente il suo film a Milano. E' un signore anziano, dall'aria alquanto sof- ferente (è già stato operato tre volte al cuore e tira avanti grazie all'aiuto di una valvola arti- ficiale) che considera uno dei culmini della sua carriera essere riuscito a dimostrare con la forza invincibile delle immagini che gli abortisti mentono quando affermano che il feto, nelle prime settimane di attesa, è solo « una massa gelatinosa ». Ma è anche un uomo che non si fa illusioni. « Non credo » dice, « che il mio film potrà far diminuire di molto il tasso degli abor- ti, qui come altrove. Ma gli abortisti non po- tranno più dire bugie ». II Ministro della Giustizia risponde sulla Pretura A seguito del nostro servizio sulla ventilata soppressione della Pretura ed al susseguente interessamento del segretario locale della D. C., Renato Belardi, il Ministro della Giustizia Bo- nifacio così risponde: « Le notizie, purtroppo non sempre sorrette da una precisa informazione, che di recente la stampa ha diffuso sul disegno di Legge concer- nente la revisione delie circoscrizioni giudiziarie hanno provocato, in varie località, preoccupazio- ni ed agitazioni che mi sembra di poter giudi- care, serenamente, del tutto infondate. Ringrazio, quindi, della possibilità che mi sì offre di formulare qualche opportuna orecisazio- ne, nella consapevolezza del notevole interesse che il provvedimento in questione ha suscitato nell'intera nazione e principalmente in quelle zone che possono essere toccate dalle future innovazioni. Va osservato, in primo luogo, che l'esigenza di dare soluzione ai diversi e gravi problemi che travagliano il settore della giustizia, specialmen- te in questi ultimi tempi, ha acquistato una di- mensione quale raramente aveva avuto in pas- sato. In effetti vi è connessione innegabile tra momento di disfunzione dell'apparato giudizia- rio ed accrescersi del fenomeno criminale. II moltiplicarsi della attività delittuose e, se- gnatamente, il manifestarsi di forme di aggres- sione alle stesse Istituzioni democratiche ve- dono — in definitiva — una delle loro cause nelle carenze, nei ritardi, nell'inefficienze che caratterizzano, spesso, l'attività giudiziaria. E' stato mio dovere, dunque, promuovere tutte quelle iniziative legislative ed amministrative, che fossero idonee a superare la crisi e a ren- dere efficienti i servizi giudiziari. (segue a pag. 2)

Transcript of PASQUA Gli abortisti non potranno più dire bugie · Ma allora perchè cantiamo nei funerali:...

ANNO XII - N. 4 APRILE 1979 Via Trento 4-Tel. 86050 - Montefiascone - Supp. di S. M. Nuova. Sped. in abb. post. Gr. I l i -N. 144

PASQUA di D. VIRGINIO MANZI

Il popolo scelto da Dio per preparare la ve-nuta di Gesù era caduto schiavo in Egitto. Non per sbaglio, ma perchè gli Ebrei, intelligenti e con un forte senso degli affari, stavano impa-dronendosi di quella nazione, e gli egiziani rea-girono.

Ma Dio ha pietà del suo popolo, e lo libera con prodigi grandiosi, che rimarranno eterna-mente impressi nella mente degli ebrei. Stabili-sce con loro un'Alleanza, che ordina di ricordare tutti gli anni, con una lunga festa che faccia rivivere al popolo eletto le meraviglie della li-berazione e del patto stipulato col Signore.

E' la Pasqua. La parola vuol dire PASSAGGIO, perchè Dio

era « passato » in mezzo al suo popolo, si era messo al suo fianco come protettore; e lo ave-va fatto passare dalla schiavitù alla libertà.

E' storia, ma anche segno del PASSAGGIO DI GESÙ'.

Morendo sulla croce, Egli fa passare II nuo-vo popolo di Dio dalla schiavitù del peccato al-la libertà di Figli di Dio.

I nuovi liberati non saranno marcati col san-gue dell'agnello sacrificato a Dio, e poi man-giato in segno di comunione con Lui; ma dal Sangue dell Agnello immacolato, Gesù, di cui mangiano anche la Carne nella comunione, per unirsi al Padre.

La loro terra promessa non sarà su questo mondo, ma il Cielo che riapre le sue porte alla umanità.

La benedizione delle case non è quella stupida « schizzateli », forse anche a porta chiusa, che la gente ormai aspetta senza entusiasmo; ma il Sangue di Gesù che raggiunge i focolari cristia-ni, per rinnovare il patto con Dio.

Pasqua è rinnovare il proprio impegno batte-simale.

Pasqua è morire con Gesù ai nostri egoismi, per risorgere con Lui come nuove creature, nel-la santità e nella giustizia; come figli dell'unico Padre, e come « popolo », « famiglia » universa-le.

Pasqua è fede nella resurrezione finale, per-chè Gesù è risuscitato per darci la garanzia della nostra nascita all'eternità beata di Dio.

Pasqua vuol dire cristianesimo: morte al pec-cato, vita di Dio in noi.

Tutta la vita cristiana fa centro in questa pa-rola; noi viviamo la nostra liberazione in Cristo durante tutto l'anno, ma in momenti speciali:

LA GRANDE PASQUA. Sono i giorni più sacri dell'anno: Giovedì, Venerdì, Sabato Santo e Domenica di Resurrezione. In maniera tutta par-ticolare e solenne, riviviamo la salvezza e l'Al-leanza con il Padre.

LA PASQUA SETTIMANALE. E' la Domenica. II popolo di Dio si riunisce intorno ad un alta-

re (il Calvario), dove Gesù fa presente l'ultima Cena, la sua morte In croce e la resurrezione, per unirci al Padre durante tutta la settimana.

E' il giorno del Signore, il giorno dell'uomo nuovo che rinasce in Cristo, con Cristo, per Cri-sto.

(segue a pag. 2)

Gli abortisti non potranno più dire bugie

Ci piace riportare un brano di un articolo apparso su « Famiglia Cristiana » per smentire scien-tificamente che il concepito di pochi giorni è solo uno « zigoto » di poco conto che la madre può eliminare. Si tratta in realtà di un mini-bambino, soggetto di diritti, dei quali il più importante è sicuramente QUELLO DI VIVERE.

Un bambino concepito da poche settimane, una minicreatura di cinque centimetri e mezzo, è stato il protagonista assoluto del Convegno internazionale dei Movimenti per la vita, svolto-si tra Milano e Roma nei giorni dal 24 al 26 feb-braio. Per cinque minuti, sul grande schermo bianco eretto al centro del palcoscenico mila-nese dove ogni sera si recita la «Tempesta» di Shakespeare, quella primizia d'uomo ha incate-nato l'attenzione di un vasto pubblico con i suoi salti, i suoi sgambettii, l'agitarsi delle braccine, il pulsare del cuore: un'immagine di salute e, sia pure a livello ancora inconsapevole, di gioia di vivere.

Quella stessa sera, il film è stato ritrasmesso in versione accorciata dalla nostra televisione; ma il commentatore non ha avuto modo di ri-petere quanto era stato affermato in sede di convegno: e cioè che l'attuale legge abortista italiana, la famigerata 194, consente l'elimina-zione del minibambino su semplice richiesta della madre.

Il film è il risultato di una serie di ricerche, protrattesi per oltre vent'anni, che hanno con-sentito al ginecologo scozzese professor lan

Donald e alla sua équipe di mettere a punto un sistema sicuro e innocuo per riprendere la immagine del bambino nel grembo materno. Gra. zie a questo sistema che si fonda sull'utilizzo di ultrasuoni, non solo è possibile fotografare scene di vita intrauterina, ma anche diagnosti-care una gravidanza fin dal suo primo insorgere, quando ancora la madre non ha la certezza og-gettiva di essere in attesa, lan Donald, che è un convertito cattolico e una personalità di pri-mo piano nel mondo dell'ostetricia mondiale, non ha voluto privarsi della soddisfazione di presentare personalmente il suo film a Milano.

E' un signore anziano, dall'aria alquanto sof-ferente (è già stato operato tre volte al cuore e tira avanti grazie all'aiuto di una valvola arti-ficiale) che considera uno dei culmini della sua carriera essere riuscito a dimostrare con la forza invincibile delle immagini che gli abortisti mentono quando affermano che il feto, nelle prime settimane di attesa, è solo « una massa gelatinosa ». Ma è anche un uomo che non si fa illusioni. « Non credo » dice, « che il mio film potrà far diminuire di molto il tasso degli abor-ti, qui come altrove. Ma gli abortisti non po-tranno più dire bugie ».

II Ministro della Giustizia risponde sulla Pretura

A seguito del nostro servizio sulla ventilata soppressione della Pretura ed al susseguente interessamento del segretario locale della D. C., Renato Belardi, il Ministro della Giustizia Bo-nifacio così risponde:

« Le notizie, purtroppo non sempre sorrette da una precisa informazione, che di recente la stampa ha diffuso sul disegno di Legge concer-nente la revisione delie circoscrizioni giudiziarie hanno provocato, in varie località, preoccupazio-ni ed agitazioni che mi sembra di poter giudi-care, serenamente, del tutto infondate.

Ringrazio, quindi, della possibilità che mi sì offre di formulare qualche opportuna orecisazio-ne, nella consapevolezza del notevole interesse che il provvedimento in questione ha suscitato nell'intera nazione e principalmente in quelle zone che possono essere toccate dalle future innovazioni.

Va osservato, in primo luogo, che l'esigenza di dare soluzione ai diversi e gravi problemi che travagliano il settore della giustizia, specialmen-te in questi ultimi tempi, ha acquistato una di-mensione quale raramente aveva avuto in pas-sato. In effetti vi è connessione innegabile tra momento di disfunzione dell'apparato giudizia-rio ed accrescersi del fenomeno criminale.

II moltiplicarsi della attività delittuose e, se-gnatamente, il manifestarsi di forme di aggres-sione alle stesse Istituzioni democratiche ve-dono — in definitiva — una delle loro cause nelle carenze, nei ritardi, nell'inefficienze che caratterizzano, spesso, l'attività giudiziaria.

E' stato mio dovere, dunque, promuovere tutte quelle iniziative legislative ed amministrative, che fossero idonee a superare la crisi e a ren-dere efficienti i servizi giudiziari.

(segue a pag. 2)

pag. 2 LA VOCE

NOTIZIE GRADITE

Cari amici de « LA VOCE », è molto tempo che volevo scrivervi, ma per

un motivo o per l'altro ho sempre rimandato. Ma a dire la verità siete abbastanza pigri per quan-to riguarda prendere in mano una penna e far-mi arrivare qualche vostra notizia.

Ormai la Pasqua si avvicina e approfitto di questa occasione per farmi vivo.

Qui a Offenbach le cose vanno abbastanza be-ne, anche se gli impegni non mi lasciano mol-to tempo libero. Come facevo già a Montefia-scone, il mio lavoro consiste soprattutto nel se-guire i giovani e i ragazzi, anche se ci sono tante altre attività che fanno da « contorno ». I problemi degli emigrati sono molti e questa gen-te molte volte trova aiuto soltanto da noi sa-cerdoti.

Per questo noi cerchiamo di fare del nostro meglio anche se le difficoltà molte volte sembra-no insormontabili.

Seguo sempre su questo giornale le notizie di Montefiascone e godo con voi quando le notizie sono buone, come anche soffro insieme a voi quando apprendo fatti dolorosi.

Anche noi, insieme ai giovani del Gruppo Giovanile stampiamo un giornalino, molto più modesto de « LA VOCE » ma che ci aiuta a far circolare certe idee e certe proposte.

Ora stiamo preparandoci alla Pasqua e in quel-l'occasione rappresentiamo un recital prima della messa di mezzanotte.

Sono sicuro che anche voi sarete impegnati per la preparazione della Processione del Vener-dì Santo che, da quanto mi risulta, diventa o-gni anno più bella e più interessante.

Il mio augurio è che trascorriate una serena Pasqua di Risurrezione e... aspetto qualche vo-stra notizia.

d. Mario Brizi Rathenaustr. 36

605 Offenbach/M - Germania Occ.

C E' IL PARADISO?

Gent.mo Direttore, mi tolga una curiosità: c'è davvero il Paradiso,

l'Inferno e il Purgatorio? Faccio questa doman-da perchè poche domeniche fa ho ascoltato la predica di un sacerdote che diceva — se non erro — che non credeva che ci sia un posto

chiamato Paradiso, Inferno o Purgatorio. Dopo morti — affermava — saremo puri spiriti e il Paradiso l'Inferno e il Purgatorio sarà dentro di noi, come Dio è dentro di noi.

Ma allora perchè cantiamo nei funerali: credo, risorgerò, questo mio corpo vedrà il Salvatore; perchè diciamo che la Madonna è in Paradiso ecc.?

Se può, mi risponda. Auguri per il suo giorna-le e distinti saluti a tutt i voi della redazione.

Sorpresa! Qualcuno ascolta la predica dome-nicale e, per di più, vuol capire. Quasi quasi...

Allora: esiste o non esiste? Sembravano tabù e invece...

Caro M. E., io e tu, ora e qui, viviamo nel tempo e nello spazio e in base a questo vivere ragioniamo. Quando il tempo finirà non esisterà più nemmeno lo spazio. Allora: come può esi-stere un tempo e un luogo chiamato da noi, ora e qui, Paradiso? I Napoletani dicono che il Pa-radiso nostro è questo quà; Cristo dice che il Regno di Dio è in mezzo a noi.

Ma io credo che ora e qui io mi costruisco il non tempo e il non spazio: quello che chiamia-mo l'ai di la: in quanto che la fede senza le opere è già morta. La nuova dimensione è quel-la di Dio, che è dovunque, non in un luogo. E in quella dimensione sarò felice con lui o infeli-ce senza di lui; secondo che qui e ora sarò vissuto con o senza di lui. Come vedi c'è con-tinuità e crescita di vita, non di morte. E questo vale non solo per lo spirito, ma per tutto l'uo-mo, anche per il suo corpo, come lo è per Cri-sto e per sua madre.

Auguri M. E., e a rivederci felici per altre sorprese.

a CARRARECCIA

Egregio direttore, leggo sempre con la massima attenzione i

numeri del giornale che mi giunge ogni mese. Ora gradirei, se possibile, la pubblicazione del

seguente atricolo: « Il tratto di strada che conduce da Zepponami

allo Scalo Ferroviario Falisco, si va ormai av-viando verso l'impraticabilità senza che alcuno provveda alle opportune riparazioni. Se prima tale tratto di strada poteva paragonarsi ad una pista da gimkana, tante erano le buche (non par-lo di avvallamenti!), ora ci si riferisce ad una strada abbandonata dal Comune e trasformata,

DALLA PRIMA PAGINA

Pasqua LA PASQUA GIORNALIERA. Chi può vivere

giornalmente la S. Messa, non ci deve andare per abitudine o per ricordarsi di un defunto, ma per rinnovare se stesso nel mistero di morte e Vita della Pasqua.

Fratello, la Pasqua è tutto. E' un impegno tremendo. Dio vuole offr ir t i la

Salvezza e l'Alleanza con Lui ogni anno, ogni settimana; se puoi, ogni giorno.

0 forse, come gli Ebrei che rimpiangevano le cipolline d'Egitto, t i lasci solo attrarre dalle sciocchezze che passano? Cammini ancora ter-ra terra, e non ti accorgi che sei una nuova creatura?

La tua Pasqua è morire al peccato ogni gior-no, per risorgere con Gesù alla Vita Eterna, che già puoi avere sulla terra.

Il Ministro della Giustizia Questa politica — sulla quale non credo pos-

sano esistere riserve — richiede alcuni sacrifi-ci, come sempre accade quando ci si avvia a significative riforme strutturali. E così è risul-tato del tutto evidente che la rete degli uff ici giudiziari, designata in epoca lontana ed in re-lazione ad esigenze che non sono quelle di og-gi, deve subire necessariamente un ammoderna-mento che possa assicurarne la corrispondenza ai tempi nuovi.

In questo quadro va visto e valutato il dise-gno di Legge che, su mia proposta, è stato de-liberato dal Consiglio dei ¡Ministri e che, una

volta approvato, consentirà al Governo, nell'e-sercizio della delega, di operare quell'ammoder-namento del quale innanzi parlavo.

La proposta, redatta in termini generali, non ri-gurda uffici concreti e individuali, ma criteri generali, ancorati alla rilevazione del carico di lavoro.

Per di più il disegno di Legge non prevede puramente e semplicemente la soppressione de-gli uffici con insufficiente lavoro, ma conferi-sce al Governo anche la possibilità di accoppia-menti territoriali che consentano di razionaliz-zare il sistema. Ed è evidente che nelle neces-sarie valutazioni il Governo dovrà tener conto di una pluralità di elementi e, in primo luogo, delle obiettive esigenze delle collettività locali.

Non va, inoltre, trascurato che buona parte delle attuali cause civili del pretore verrà tra-sferita alla competenza del nuovo giudice con-ciliatore.

Così come prevede altro disegno di legge che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri ed è stato di recente presentato al Parlamento in stretta connessione con quello sulle circo-scrizioni.

Ciò comporta, come è intuibile, che in tutt i i comuni o consorzi di comuni sorgerà un ufficio giudiziario di rilievo pari quasi a quello delle attuali preture.

Ciò premesso, ritengo che ogni allarme sia prematuro. E per quanto direttamente mi ri-guarda, desidero assicurare, come è mio dove-re, il massimo, personale impegno volto ad im-pedire che siano commesse ingiustizie nel mo-mento in cui in attuazione della delega saran-no decise concretamente le eventuali soppres-sioni e le conseguenti costituzioni di nuovi uf-fici.

Con viva cordialità Francesco Paolo Bonifacio ».

senza esagerare, in una « carrareccia ». Certo, mica ci devono passare i signori del Comune, i quali, a quanto risulta, conoscono la popola-zione della parte bassa di Zepponami, solo per le tasse. Sono stati pubblicati, a riguardo ben tre articoli, ma il risultato è stato sempre ne-gativo. Già, fanno orecchie da « f inti sordi », ma la differenza, purtroppo è che noi non si può fare in egual misura quando il nostro beneama-to Comune « bussa a quattrini »... Ancora una volta ci si appella a chi di competenza per i lavori da compiere e per mettere un'illuminazio-ne meno « tipo novecento » di quella attuale.

A proposito di lampadine, si fa presente co-me basti solo sostituire le vecchie con altre di maggior efficienza e più atte all'era attuale...

Siamo nelt'80! ! ! Auspico che, almeno attraverso il mensile

locale, le Autorità competenti si sveglino un po' e pensino pure allo Scalo falisco, una vol-ta per tutte ».

Gianluigi Paparello

OLTRE IL QUALE E' il t itolo della personale fotografica del Gior-

nalista Dr. Giacomo Carioti, nostro concittadino d'adozione, che ha avuto luogo a Roma presso il Centro Culturale dell'Immagine in Via Ripet-ta, dal 5 al 15 marzo u.s.

La mostra proponeva il problema delle car-ceri minorili, una scottante realtà che da qua-lunque parte la si voglia giudicare, appartiene alla dimensione del tragico.

Ritenendo che davanti all'obbiettivo, l'unico soggetto veramente legittimo fosse la realtà, l'autore non ha esitato ad entrare nelle carceri per fissare immagini di ragazzi che, dopo una triste e drammatica esperienza di vita, trascor-rono i loro giorni in una cella.

La mostra come era già prevedibile, ha otte-nuto un lusinghiero successo.

Il Dr. Giacomo Carioti, giornalista cinemato-grafico, è stato redattore della Rivista •< IL DRAMMA » e realizzatore di vari f i lms docu-mentari. Attualmente è direttore di «MACHINA» e dell'Agenzia « IM », e segretario generale dell'Associazione Stampa Cinematografica e dell'Immagine.

Sul problema delle Carceri Minorili ha con-dotto due programmi per la televisione nazio-nale in collaborazione con il gruppo « Carcere e Comunità ».

Abita a Roma ma ha una casa anche a Mon-tefiascone in Via Porticella, dove viene spesso a riposarsi.

All'amico Carioti, i nostri più vivi rallegra-menti e gli auguri più sinceri di AD MAJORA!

G.Z.

LA VOCE Mensile di Montefiascone

Direttore AGOSTINO BALLAROTTO Responsabile ANGELO GARGIULI Direzione, Redazione, Amministrazione: 01027 Montefiascone, Via Trento 4 Telef. 86050 . c.c.p. 12158010 intestato a: Parrocchia di S. Margherita 01027 Monte-fiascone - Viterbo Suppl. a S. Maria Nuova, Reg. Trlb. VT n. 153 del 30-10-1967.

TIPOGRAFIA ARCHIMEDE QUATRINI Viale Trieste 133 - Viterbo - Tel. 32895

LA VOCE pag. 3

Q u e l la tro de G ì u a n n a r c a n g i o l o . . . Peppa: V'ho d'ariccontà 'na cosa, commare

Giusti... Gustina: Che m'ete d'ariccontà, 'na cosa beila o 'na cosa brutta? Giuanna: Oé, si io 'n ho da sentì, chiappo via... Pep.: No, no, commare Giuanna, state pure, tanto nun adè 'na cosa che s'anguatta. La san-no tutte... Gus-: E donqua? Pep. E' ita la càvasa ma Giuannarcangiolo! Me l'ha ditto I mi Pippo. Lue. nu' le sapete? Adera distimonio. La càvasa è ita stamane. Giù. Ecco allora perchè la commare Maria è passa su stamane a bonora tutta angruppata ma la menzalana... Gus.: E' vinuto assorte? Pep.: iMa chè assorte, jànno dato quattro mese de carcere, poarino! Giù.: E voe ma uno che ròbba jè dite poarino? Ma si commannao io nu' lo facìo più scappà de galera, no poarino! Pep.: Voe dicaressara bene, ma narèbbe sapè quel che bolle mal pignatto prima de parlà! Giu.:Quel che bolle bolle. Quanno la robba nun adè la tua, che la pije a fà! Te potesse arima-necce ambrascato cò le mano! Gus.: lo nun vojo parlà nè in bene e nè in ma-le, ma però pe' tre o quattro boccale d'olio, mica se manna in galera un paté de fameja! Pep-:E pòe olio? Si adera olio manco pe' le minchione, ete da dì ch'adera mòrca, nò olio. Ma chi cià a che fa', le sapete chi adè? Tutto quel birbaccione del fattore, che si lue anca-gne d'annallo a rinuncià da le carobbignere, jes-se ditto: •< ariporta su l'olio che magara, pe' pi-nitensa, laorarae 'na sittimana a uffo », l'omo in galera nun c'era ito e quela conijara de fi je nun arèbbono abbajato de la fame come le ca-ne!

Giù.: Le sapete che ve dico? Io robbà nun ho ròbbo mae e si ho volsuto magnà m e toccato a laorà sempre come un bòo, ma grazziaddio un pezzo de pane da la mesa nun m'è mae mancato e menza lira ma la saccoccia ce l'ho sempre auta! E donqua l'altre pure nun potarebbono fa' co-me fò io? Pep.: Voe nun volete capì ch'adè 'I bisogno ch'ha fatto robbà man quel cristiano. Capirete: nòe fije, tutte cicìne che frignolono là per casa perchè nun cìanno nè battuto nè da batta, diteme voe si man quel pòro Giuannar-cangiolo, ni volta ch'abboccàa mal magazzino, a veda tutta quela gran grazzia de Dio, nun gne passàa lo scarabblzzolo d'anguanta' la barlozzet-ta dell'olio e de portalla a casa! Giù.: Ma lue adìa la piena feducia del patrone 'L patrone te fa lavorà e te paga, donqua tu perchè t'approfitte de le bontà sue ! Pep.: Mo mica volemo dì che I patrone, che ariccojerà tre o quattrocento rubbie dul ie da parte sua, annarà a cattanno pe' quattro bocca-le de morca butta là do' se sie là pel magaz-zino?

Gus.: Voe, commare Giuanna, laorate 'n po' là pel magazzino tra tutta quela grazzia de Dio, quanno che là per casa sapete che nun cete manco 'I fiato p'arifiata', si 'I diaolo ve tenta d'anguanta' un capo de robba pe' portallo ma le fije che ve morgono de fame? Giù.: Entramente mo c'è dato, s'è macolato la condotta, e manco lo chiama più gnuno a laora', e manco 'I patrone lo chiama più al verno a fa' le giornatelle bello aricoarato mal mulino. E pòe, veggarete si me sbajo, volete veda che jè lèa pure la vigna?

Pep.: lo veramente ve volìo arispambia' la mor-tificazione, ma veggo che proprio la volete e allora ve la dò! Le sapete perchè parlate atte-si? Perchè 'I Signore v'ha gastigato de nun aé fameja, ecco perchè! Che si doto le fije e sa-ptoto quanto le fije dolono, allora discurrioto n'antro modo! Jé l'ho viste io magna' le lupine man qui pòre nocente, che pòe c'è quel pòro gobbetto, poarino, che gnudo a quel mò, ve fa staccà l'ogna de le piede, che da le gran trib-bolazzione ch'ha fatto, adà quattordecianne fi-nite e le dimostra si e no otto! Giù.: Voe m'ete sempre da offenna perchè nun

me so' venute le fi je; ma si nun me so' venute ch'arèbbe da fa', m'avarèbbe d'ammazza'? Pep-: lo nun dico che v'avaressara d'ammazza' ma dico solo che nun potete considara' qual che so' le fije come uno che ce l'ha, che figu-rateve, io ciò quele nocente mie, che a le volte me lèo 'I pane da la bocca pe' dallo ma lóro! Gus.: lo so' sicura, commare Peppa, che si ce se fusse tròo 'I patrone, Giuannarcangiolo nun adèra carcerato. Perchè 'I patrone, si sa da di' gattio nun adè. lo, com'ho ditto, nun vojo par-la' nè in bene nè in male, ma però nache di-che che la roina del poaretto sónno più le co-tecare che le patrone. Pe' fasse veda brae, a roina' un cristiano nun ce mettono gnente! E ló-ro si che ròbbono, e all'appalese e '1 patrone manco se n' accorge che jè la stanno fa' lòce diccà, lòce dillà e 'I patrone resta sempre con-tento e cojonato. Sentì che fanno le cotecare, e ci hanno le f i je belle e rosse e aribuste che pargono pidocchie de galera. E nun pensono man chi paté la fame! Pep.: Dice che 'I patrone manco a la càvasa adè vinuto. C'era l'avvocato suo e abbasta. E pòe dice che l'avvocato manco jé l'ha tirata, sinnò jé daono pure che mese di più! Gus.: 'L patrone ma però nun ce potìa èssa perchè me diciono 'sti giorne ch'adè ito là pel mare, co' la moje e le fi je, a passa' le feste de la Santa Pasqua.

Sò molto come diciono, un nome currioso che nun m'assovviene, ma mo, veggarete, che sto sto e pòe ve lo dico. Dice che so' un branco de signore che tutte l'anne vanno a fa' la cro-cerà, ete visto m'è venuto, la crocerà... Giù.: La crocerà, e ch'adè la crocerà Gus.: Sarebbe 'sto viajo de piacere che ve sto a di'! Lue fa 'I viajo de piacere co' la fameja sul vapore ch'adè come a sta' mal paradiso, do' nun manca manco 'I latte de la gallina. Ma la crocerà le sapete chi la fa'? Quel pòro Giuan-narcangiolo, arinchiuso mal carcere a piagna e pensa' notte e giorno ma la fameja che mòre de fame! Pep.: Bràa! Tanto croicera, poarino, co' nòe croce su le spalle e a nun potelle manco guer-na', quelle si ch'adè crociera, no quella del pa-trone! Giù.: Ma se ne pole sta' che 'I patrone nun gne l'ha tirata! Gus.: Si nun gne l'ha tirata ha fatto più che 'I su' doere! Giù.: Uh, ch'omo bòno ch'adè 'I patrone! Pep.: Dice che l'avvocato ja ditto: « Vergognete a robbà ma un omo che nun dà fastìdio manco mall'erba ch'acciacca! ». Gus-: E quanno l'acciacca mae l'erba 'I patrone, che lue batte sempre 'I paese e le piede nun

di GIZER

se l'è anguazzarate mae! Sempre tutto vestito bene, co' qui baffe tamante e la faccia bella bianca che 'I sole nun gne l'ha mae sciardata! Giù.: Uh, che bell'omo ch'adè 'I patrone! Pep.: Dice che 'I prubboco menistero jà ditto: « voe ete ròbbo, donqua sete un latro! V' ari-sulte che 'I vostro patrone ha ròbbo mae che cosa man cheduno? Mae! Lue va a fa' le croce-re, paga e strapaga, e nun c'è stato mae un cristiano che posse di' che jà lassato un conto sguperto! ».

Giù.: Uh, ch'omo onesto ch'adè 'I patrone! Pep.: Zitte, zitte, rega', nun famo sentì, ch'adèc-co la fija de Giuannarcangiolo. Gus.: Do' vae, cocca? Bambina: Mecchì! M'ha ditto la mi' mate: « Va su da la commare Peppa ». Pep.: T'accurrìa che cosa? Bam.: (Abbassa la testa e non risponde). Pep-: Aspetta cocca mia che spiano 'I pane e te còcio una farvoletta sotto a la braciai Barn.: Ho fame tanto, commare Peppa! Pep.: Ma nun l'ha fatta colazione? Bam.: Nò, che a quanta che partito 'I mi' fra-tello Giggetto p'anna' a coja le ponte de vitab-bia pe' facce la frittata senzoa. Ma anco' 'n è venuto! Giù.: Sèo, la frittata senzoa, magna e mòre, biè! Pep.: Imbè, èsso perchè piagne? Bam.: Perchè 'I mi' pa' anco' adè carcerato... Gus.: Nun piagna, cazzomatta, che presto veg-garae ariviengarà a casa, ariguadambiarà e ve arisfamarete e v'arivestirete. Gus.: San Pancrazzio benedetto, consolatece voe che sete in loco de verità e vedete tutte le sorte de guae che capotono 'gni giorno su 'sto mun-tino de piotte!

Pep.: Mirate, commare Giuanna, le gran pas-sere jò mall'orto vostro! Che c'ete simento Giù-: Ciò simento l'ansalata de quella a cappuc-cio, ma nadarèbbe sta' sempre a la posta che le passere, nu' le vedete?, la caono tutta! Mo vò jò e vojo proà a mettecce 'no spauracchio co' le penne de gallina... Gus.: Bella giornata anche òje, durasse almeno tutto 'I mese così le faccenne camminarèbbono... Pep. (rivolta alla bambina): Che sospirane forte ch'hae fatto, cocca mia! Nun sospira', no, che veggarae che pure jò ma la tua vigna le faccen-ne camminaranno! Anze, dijolo ma la tu' mate e pòe jé le dicarò io 'nco: «• ha ditto la comma-re Peppa — dije — che l'òmmene so' già tutte d'accordo d'anna' jo a la vigna, 'na domenica a mattina, a fa' su tutte le faccenne. Accosì quanno 'I tu' paté jéne, tròa la vigna custodi-ta... » Gus-: E che te pija 'n corpo! Pep.: Esso co' chi lete? Gus.: M'ariviene pensate ma le parole del prub-boco menistero: le paga si le conte 'I patrone, a la barba de le stupete che laorono per lue!

AUTOSALONE

FIORETTI Paolo Automobili nuove italiane ed estere Tutte le migliori marche: iFIAT - AL-FA ROMEO - LANCIA - AUTOBIAN-CHI - RENAULT - FORD VOLKSWA-GEN ecc.

• OTTIMO TRATTAMENTO •

Via Cassia Vecchia, n. 4-10 (discesa Mimmi) Montefiascone - tel. 0761/86575

pag. 4 LA VOCE

Verso l'autonomia del Liceo Scientìfico

Con un solo voto di scarto il consiglio di-strettuale scolastico Viterbo/1 ha approvato la richiesta di autonomia della sezione staccata di Montefiascone del Liceo scientifico di Acqua-pendente.

A battersi per l'autonomia sono stati in mol-ti, dal prof. Balicchi docente del Liceo, alla si-gnora Maria Pia Onofri rappresentante dei geni-tori degli alunni; ma la volata finale l'ha tirata certamente Maurizio Minciotti, rappresentan-te del Comune in seno al distretto.

L'intervento di Minciotti si è scontrato con le tesi di molti consiglieri, da Bedini di Acqua-pendente, a Colonnelli a Salotti, ma infine è riuscito a strappare quell'unico voto che è sta-to determinante al fine della richiesta di auto-nomia del Liceo falisco.

Lo stesso presidente del distretto Impero Gi-rella, dopo calorosi, quanto vani sforzi di man-tenere un certo equilibrio nel dibattito e negli interventi si è pronunciato a favore dell'auto-nomia richiesta per il Liceo scientifico di Mon-tefiascone, sottolineando però i rischi di questo precedente, che potrebbero portare ad un liceo per ogni piccola frazione del paese.

Ora la parola passa al Consiglio scolastico provinciale che dovrà sancire l'autonomia del Liceo falisco. Ma se questo avverrà, come tutti ormai ci auguriamo, le strutture saranno ritenu-te adeguate? Si parla di uno sfratto dai loca-li attualmente occupati alle « Mosse », sono ormai note le carenze di quei locali medesimi... che fare? Si rischia di avere l'autonomia soltan-to sulla carta e questo, dopo tutta la « gazzar-ra » sollevata risulterebbe davvero come una beffa.

Umberto G. Ricci

Eletti i nuovi dirigenti dell'Ass. Artigiani

Sono stati eletti a Montefiascone i nuovi di-rigenti dell'Associazione provinciale dell'Arti-gianato che dureranno in carica due anni.

Il nuovo presidente è Piero Napoli, falegname con bottega alle Grazie, vice presidenti sono Duilio Lombardi e Rinaldo Nicolai, mentre teso-riere è stato eletto Carlo Salmistraro.

Oltre ai suddetti fanno parte del nuovo con-siglio direttivo gli artigiani: Valerio De Santis, Antonio Paglialunga, Costantino Bernini, Giusep-pe Giannini, Giovanni Gelsomini, Vincenzo Co-stantini, Angelo Castellani, Corrado Leonetti e Gianfranco Marsiglioni.

A. CO. TRA. L. a u t o b u s p e r d u t o

per la r e g i o n e Dall'agenzia giornalistica Acli-Tuscia, mi piace

riprodurre un efficace brano sui cronici disser-vizi dell'ACOTRAL. Gli stessi addetti al servi-zio sono stufi di tanta inefficienza e con malin-conia rimpiangono i tempi in cui « ... si stava meglio quando si stava peggio ».

« Quando vi diplomerete vi dovranno dare una medaglia per avere viaggiato in queste condi-zioni jper quattro o cinque anni! ». Questa frase di un dipendente dell'ACOTRAL ad m gruppo di studentesse, sintetizza efficacemente le con-dizioni di viaggio quasi incredibili inflitte gior-nalmente a migliaia di ragazzi e ragazze dello nostra provincia: autobus sovraffollati privi di riscaldamento, con gli sportelli chiusi a stento ed i vetri rotti, coi motori soggetti a frequenti guasti, interruzioni improvvise del ser/izio per mancanza di mezzi, gruppi di persone lasciate in mezzo alla strada col freddo e con la piog-gia; proteste individuali e collettive, di autorità e cittadini.

I quotidiani a volte non ne parlano, perchè si tratta di fatti abituali, quasi giornalieri. I rac-conti di questi pendolari sulla giornaPera av-ventura per raggiungere la scuola, se non fos-sero drammatici, potrebbero apparire comici, perchè la loro vivacità giovanile riesce a dimen-ticare i disagi ed a cogliere gli aspetti ridicoli dei motori che fumano e che costringono a so-ste fino al raffreddamento, delle porgere che

carta

malapenna cadono, della pioggia che entra nell'interno, de-gli autobus con prevalenza di posti in piedi — adatti ai servizi in città — trasferiti ai collega-menti interurbani, ecc...

Scriviamo queste cose con rammarico profon-do non solo per la simpatia per questi ragazzi e per i pendolari adulti soggetti agli stessi di-sagi, ma anche per il discredito che questa si-tuazione ha gettato sulle istituzioni democrati-che in genere e su quella regionale in partico-lare. E' già tanto difficile far capire ai giovani che non hanno conosciuto la dittatura, che que-sta travagliata libertà è un bene prezioso, la base indispensabile per ogni progresso sociale, culturale ed umano.

Disservizi come quelli dell'ACOTRAL costitui-scono eccellenti motivi di propaganda per sov-versione, estremismo, sfiducia generale: ne ten-gano conto gli Amministratori della Regione Lazio.

€€ Carnevale coraggioso E' noto che a Villa S. Margherita, non ci sono

quelle attrattive mondane, o quei richiami edo-nistici, che ogni carnevale ricerca pazzamente

Frenesia di chi già sta bene, gode di questo mondo, ha tutto da questa vita. Eppure la cri-stiana carità, quella che- si fa tutto a tutti », è stata capace di far sorridere i fiori del dolore, di animare le membra statiche, di far dimenti-care le ferite insanabili.

Padri Concezionisti e Suore della stessa Vo-cezione, hanno invitato Dottori, Terapiste, Inse-gnanti e Assistenti di ogni ordine, a far lieto il Carnevale dei piccoli spastici, soprattutto dei ferquentanti le Scuole esterne; perchè si sen-tissero in tutto uguali agli altri, dimenticasse-ro, almeno per un poco, la loro condizione.

Ci sono pienamente riusciti: tutti hanno coo-perato; tutto è stato messo in azione, dalle mascherine ai fanciulli, dal trattenimento per tut-ti, dai dolci, dalle musiche, dai giochi, fino ai balletti che Suore e Dirigenti non hanno disde-gnato di compiere davanti ad un pubblico che nessuna sala mondana avrebbe accolto.

Ci sono nella lunga storia della Chiesa cri-

stiana, segni di bontà e santità diversissimi, dall'eroismo alla contemplazione, dal deserto al Calvario; risulta però che una sola è la matrice di ogni gesto o virtù: la carità di Cristo, quella per intenderci, che sa trasformare un carneva-le, in bontà; un ballo in maschera, in ascesi si-cura; e, senza dubbio, un coriandolo come un bacio, dato a quelle membra di Cristo sofferen-te, in un atto di perfetta carità.

P. Alfonso Toncini

I. M. A. Infissi Metal l ici Al luminio

di VERZELLI ALBANO Via Cannelle Montefiascone

COSTRUZIONI DÌ-

VERANDE PER BALCONI - RAMPE PER SCALE

CANCELLI PER CIMITERO - VETRINE - PORTONI

TRAMEZZATURE INTERNE

LA VOCE pag. 5

REDATTORI DE LA VOCE ALLA RIBALTA

Giorgio Zerbini ... ARMA VIRUMQUE CANO...

Si era nel lontano 1928. Come sempre la cicogna partì con un bam-

bino bello e robusto. Verso la lontana Cornova-glia. Doveva scaricare il bimbo nella casa di uno scrittore inglese che appunto, aveva fatto domanda in tal senso perchè il figlio continuas-se la sua gloria artistica.

Nel paese delle cicogne avevano messo tutt i gli ingredienti degli scrittori per impastare il piccolo. Purtroppo però nell'impastatrice, una cicogna sbadata fece cadere una bacilata di al-tr i ingredienti destinati al figlio di uno strego-ne della Papuasia.

La cicogna si accorse subito del guaio ma si guardò bene dall'avvertire le altre. L'avrebbero rimproverata. Perciò, quando la cicogna postina prese il fazzoletto con dentro il piccino, disse: « Accidenti come pesa! ».

Ma non si rese conto che era stato fatto con una doppia dose. Però il fazzoletto gemeva in tutte le sue fibre. E, ad un certo punto, si sfon-dò.

Verso le Coste. Così ci furono quattro persone rovinate: la

cicogna che perse il posto; lo scrittore inglese che rimase senza discendenza e morì di ma-linconia; lo stregone della Papuasia che ci rimise la stima in quanto tutt i dicevano: « Non è stato buono manco a fare un figlio, può essere capa-ce di fare le magie?». Inoltre un certo Sor Giu-seppe che sentì sfasciarsi il camino del focola-re e, sotto un mucchio di mattoni, nero di fuli-gine, trovò un potente bambino. « E qué? » disse.

E si rese subito conto che non sarebbe cre-sciuto manco tanto, data la botta che aveva ri-cevuto sbancando mezzo tetto della casa.

Così nacque Giorgio Zerbini. E le qualità che al paese delle cicogne gli a-

vevano infuse nell'impasto non tardarono a far-si evidenti . ,Già da Piccolino era un artista, uno stregone, un tritolo, una barcara di avventure.

Dicono che chiacchierasse con le lucertole. Alcuni affermano che dove passava lui l'erba

cresceva più alta; altri spergiurano che l'erba non cresceva più affatto.

Mi risulta che certe donne come la Preta che erano sempre nell'occhio del ciclone, là alle Gee, perchè tutt i le facevano oggetto di burle, lo temevano come la grandine. I suoi scherzi erano sempre imprevedibili, geniali, « a petto-reà ».

Crebbe fino a diventare un desiderio di gi-gante.

Difatti le spalle gli diventarono da Titano ma l'altezza lo tradì. E rimase un prodotto di terra asciutta, come del resto parecchi collaboratori della Voce (di ben pochi si può dire che sono acquantili).

Il fatto di non essere scattato verso i cieli 10 ha aiutato a comunicare con la terra. Chi me-glio di luì può avere scambi culturali con le formiche?

A qualsiasi altro verrebbero le lombaggini. Lui invece, dritto come un fuso, può chiacchierare con le piccole larve, faccia a faccia. Si è spo-sato ed ha tre figlie. Da chi ha imparato a fare 11 padre? Naturalmente da babbo starna!

Lo ha studiato nei minimi particolari e gli ha dato la voce. Per questo è finito su un'antolo-gia. Giorgio Zerbini su un'antologia italiana!!

Zelindo ha ragione. Giorgio ha magnato mol-ti libri però li ha digeriti bene. E fra il becchi-me dell'allevamento e le pagine di un libro spesso lui si confonde. Non è raro che qualche fagiano dorato si divori un racconto di Fucini invece di mezzo chilo di granturco. Anzi dice che una volta un cacciatore rimase di segatura a sentire un pennuto ferito recitargli il terzo capitolo del « De Consolatione » di Severino Boe-

S-uìóà) ^cui-Lamo An. /HTfrn^iaJo tvo/i/iCL, CaxitU

(D/$f6A/o • DI- ZfL/fDO ¿/AAILOUCA/ZO)

zio. Proveniva dall'allevamento di Giorgio. Lui fra le sue bestie è come il patriarca Abramo. Le carezza, le cura, le culla, le protegge. Se in-vita qualcuno a cena è capace di cuocere del-la selvaggina dorata. Con quattro fascine e una bracciata di legna, la dose ottimale che il Mago

Merlino consigliava per i forni. Però lui non man-gia nulla perchè l'animale allevato da lui è co-me una creatura sua. Si limita a spiluccare tre o quattro chili di ventresca con la quale l'ave-va fasciato prima di infornarlo.

Poi si mette a stappare bottiglie di vino; ven-ti, trentadue, sessantotto. Vino buono, scelto, incantato. E allora cominci a capire come si può entrare dentro un filo d'erba, in una radice di quercia o stare sdraiati su una nuvola ad os-servare il creato. Allora ti rendi conto di quanta malia può emanare da uno stregonaccio bene-volo che ti sta davanti e che sicuramente ha ripulito la casa del Cempene da tutt i i suoi po-teri e li sta usando per costruire.

Infatti costruisce e ripara. Il dialetto, la Chie-sa di S. Pancrazio, l'ecologia.

Certo, il diafano scrittore inglese, a cui dove-va essere destinato, inorridirebbe al vederlo ac-cingersi a scrivere con un dito. Spesso pieno di terra! Un dito solo che batte le cadenze del dialetto, la fantasia di una razza, l'allegria e la tristezza, l' istinto animale e la risata dell'erba in germoglio.

E' un dito che spesso diventa una torre di Babele. Forte e tozzo, matto e sapiente, dolce e violento come il suo padrone. E quando parte, povera macchina da scrivere!! Che cosa ci sarà in quella testa? Un bulicame informe, un terre-moto, macchie solari e prati che scappano fuo-ri dal genio bizzarro e irresistibile di Giorgio Zerbini.

Coltivatore della terra, allevatore di animali, muratore a S. Pancrazio, dito da scrivere, baro-ne delle Gee, duca del passo della Cola, prin-cipe della Selc iate l i , scolaro magico del sole, che in certe sere d'estate va a tuffarsi dietro il poggio del Crognolo e lì sta un bel po' a rac-contare baloccate e scolarsi bottiglie.

Apposta quando riemerge dietro i monti di Canino per tramontare definitivamente è rosso « arrabbiato » e « tredipa » prima di decidere a darsi una sciacquata dentro il mare di Civita-vecchia.

R' Lumacone

La morte del Conte Faina C187BI In merito alla cattura ed alla morte del con

te Faina di Orvieto ad opera dei briganti (v. il numero di Febbraio 1979 de «La Voce»), i slgg. Elio Salvatori e Enrico Bellacima mi hanno rac-contato quanto segue:

Il conte Faina ritornava da Viterbo, dalla fie-ra che suole tenersi annualmente la terza do-menica di Maggio; era diretto ad Orvieto e transitava con il suo calesse per la strada Um-bro-Casentinese. Quando giunse al Ponte delle Guardie (sul confine tra Montefiascone e Ba-gnoregio) fu assalito dai briganti che lo seque-strarono, mentre mandarono libero il suo coc-chiere perchè riferisse ai familiari del rapito che dovevano sborsare un forte riscatto per ria-vere il loro congiunto.

Tre giorni dopo la cattura, sul far della not-te, due briganti (sembra Biscarini e Menichet-ti) entrarono mascherati in casa dì Luigi ed A-lessandro Bellacima, coloni del podere di Mon-terado, di proprietà dei conti Antonio e Alfonso Gagiano De Azevedo. Visto sul tavolo un bocca-letto pieno di vino, chiesero da bere; poi fe-cero restare in casa Alessandro (futuro padre del sig. Enrico, che mi ha narrato questi parti-colari; N. d. R.), ragazzo di 11 anni, e portarono con loro Luigi (21/22 anni), al quale consegna-rono una lettera perchè la portasse immedia-tamente a casa del conte Faina; nella lettera naturalmente si intimava il pagamento del ri-scatto. Nonostante l'ora tarda, Luigi dovette partire a cavallo per Orvieto, ma trovò le porte della città chiuse. Allora se ne ritornò a casa, ma quando fu a mezzo chilometro da Poggio Tondo (era ormai l'alba) intese un colpo di fuci-le. Pensò subito che erano stati i briganti a

sparare sul Conte ed infatti, giunto sul luogo donde era partito lo sparo, trovà il cadavere del rapito in mezzo ad un campo d'orzo.

Nessuna traccia dei banditi. La lettera che gli era rimasta in tasca, Luigi la nascose dietro il quadro di un santo, che sovrastava un piccolo altare.

Intanto i familiari del Conte, oltre a preparare la somma del riscatto, avevano avvertito i ca-rabinieri, che procedettero subito ad una battuta sul luogo del rapimento, per tentare di cattura-re i banditi. Ma un altro gruppo di briganti dal-l'alto della collina di Buon Viaggio avvertì con fuochi i rapitori del conte (che si trovavano a Monterado) dell'avvicinarsi della forza pubblica; e questi allora uccisero il prigioniero, prima soffocandolo con spighe di orzo e poi sparan-dogli contro un colpo di fucile, e lasciarono il corpo tra la messe, dove, come si è già detto, fu ritrovato da Luigi Bellacima.

Questi informò del fatto i proprietari del fon-do, che lo consigliarono di chiamare alcune o-peraie a lavorare sul terreno, perchè fossero queste a fare la scoperta del cadavere. E così avvenne. Solo allora Luigi Bellacima si recò a denunciare il fatto ai carabinieri di Bagnoregio, i quali però sospettando la sua complicità lo ar-restarono; ma lo lasciarono di nuovo libero dopo alcuni giorni di fermo.

Sul luogo del ritrovamento del cadavere del conte Faina fu messo un cippo sormontato da una croce che, in seguito ai lavori per la costru-zione del Centro di Avvistamento Aereo, è sta-to leggermente spostato.

Pietro Volpini

p a g . 6 LA VOCE

ALLA MADONNA DEL BORGALE

O Vergine Maria, del ciel regina, patrona in questo tempio solitario, a te devoto il popolo s'inchina e t i chiede quel bene necessario. Di grazie e di virtù fonte divina, fallo per quel dolor che sul Calvario provasti affl itta al priprio figlio accanto, le sue ferite lavasti con il pianto.

Il popoio falisco tutto quanto due feste dopo de la Pasqua santa viene in pellegrinaggio, lieto tanto per la messa solenne e in coro canta. Guarda nel tuo bel volto e al sacro manto e al bambino Gesù con gioia tanta; e tu, beata, con la tua santa mano dispensa grazie al popolo cristiano.

Vergine e madre, che il buon Dio sovrano portasti in seno con materna cura, per salvarlo da Erode disumano 10 deviasti con tanta premura, per salire lassù dacci una mano, tu benigna, propizia e tu procura: abbi pietà di chi soffre e lavora, che a mani giunte quaggiù t'implora.

Tu, del celeste regno alma signora, madre del buon Gesù, nostra avvocata, guarda quanti fedeli oggi t'adora davanti ai tuoi piedi inginocchiata. Quattro secoli son che fai dimora in questa chiesa che t i fu assegnata nel miglior tempo che la religione era apprezzata con più devozione.

11 popolo credente in processione per festeggiare te quaggiù venia, lungo il viaggio gli umili pedone cantavano le lodi di Maria, assunta in cielo, che tutto dispone. Sempre il tuo nome benedetto sia e del tuo figlio Gesù Nazzareno, che fu concetto nel tuo santo seno.

Tu, dall'Empireo trono, alto e sereno, scendi quaggiù qual divino messaggio; vieni tra noi per una volta almeno, onde meglio possiam farci coraggio. Siam tutt i lieti conoscerti a pieno e di ascoltare il tuo divino saggio, madre d'amore e di perseveranza, del peccatore l'unica speranza.

Manda su questa terra l'abbondanza, dispensa grazie e bene a chi fatica, caccia dal senso umano l'ignoranza, ché tanta gente s'è fatta nemica. Richiamali alla fede e fratellanza e con la mano tua ci benedica; salvaci dal peccato e da ogni male, Madonna immacolata del Borgale.

Piciollo Angelo

ULTIMO CANTO

Affido le mie pene a questo scritto Che serberà del viver mio novella; Di rado sono allegro, spesso affl i tto, Or della fantasia galoppo in sella, Ed or nella mia mente è buio f i t to Poi rotto dal brillar di qualche stella; Son diventato gobbo e a capo chino Vado precipitando, non declino.

Non declino, precipito; ed intanto Sogno il tramonto mio di fiamme rosso, E come sempre scrivo versi e canto, Canto, così, come cantar io posso. Quando la vena mia si scioglie in pianto Sento alitar nell'animo commosso Il soffio lieve d'una dolce voce Che mi sussurra: « abbraccia la tua croce ».

« Prendila a spaila e seguimi ». Il richiamo E' così dolce e a un tempo imperativo Tal ch'io rispondo (anche se ansante):

[«Andiamo»] « Fa' che per via di Te non resti privo, Rispondimi quand'io T'invoco e chiamo, Sospingimi al di là del Nero Rivo, Recami tra gli Ulivi quel conforto Che a Te mancò ne la Gran Notte all'Orto ».

Così trascorro i miei non lieti giorni, Son uqesit i miei novissimi pensieri, Vano è sperar che la salute torni, Vano evocar d'un tempo i bei sentieri Dall'erbe rugiadose e fiori, adorni Di sogni, di speranze e desideri; Sol gran sollievo è avere forza e voce Di stringere e lodar la propria croce.

Giuseppe Gianlorenzo - Agosto 1974 -

Festa della Madonna del Borgale

Il 29 Aprile p.v., come di consueto, sarà fe-steggiata Maria Santissima del Borgale.

Il programma religioso prevede quattro San-te Messe: ore 9; 10,30; 11,30; 17. L'altro pro-gramma, quello civile, prevede invece: dalle ore 8 a mezzogiorno, distribuzione di dolciumi, caf-fè e vermut. Pomeriggio: corsa ciclistica, cate-goria esordienti, partenza dal Bar dello Sport con itinerario Borgale, Vallalta, Fondaccio per al-cuni giri. Distribuzione gratuita di tortucce e vino.

Innalzamento di globi aerostatici. L'intera giornata sarà rallegrata dalla banda

musicale G. B. Casti diretta dal maestro Elio Tarantello.

Dalla somma raccolta i festaroli, con a capo il simpatico Vincenzo Marconi, hanno voluto de-trarre centomila lire per offrirle in beneficenza ad un ragazzo malato.

ISÀÌ Ufficio di Montefiascone Arco di Piazza, 14 - tel. 85 488

POLIZZA CASA E FAMIGLIA

Un'Assicurazione completa per :

# INCENDIO, SCOPPIO, ESPLOSIONE, FURTO CON SCASSO, RAPINA subiti nell'abitazione

& INDENNITÀ' GIORNALIERA per ricovero ospedaliero causato da infortunio e malattia

& RESPONSABILITA' CIVILE per danni causati involontariamente a tèrzi

S. A. I. Società Assicuratrice Industriale - POLIZZE PER OGNI ESIGENZA

m

a) > m 03 g c

® o o o o en

0 > CD

0 03 co O »4-E o c o ce w-Ë 1 o -o o s-CD — O CL O 3 _a co ~ CD 0, -o ® > CD CD «5 E CL o E

o o o

5 .y -_L 03 O

> G •2 Ë « © ce -c £ o S M

-ë g

•S 2 ce CD

T3 ce N

m S

co > ra 03 O a.

CD E _3 OL

S

03 C 0J ra co

CD C 3 O a o

o E CD E ra > o

CD _E Ü

O

03 (D •-CD CT

03

T3 CD

O C ra M— CD E o O

CD E 2 S = ® 8

CD E ra Zj co CD

.a

? o Q. 03 C O 0)

2 o 03 O

-Q

OJ ra ra o o CL -3 Q. -CD

O c ra O)

03 <0 > Ë § 3

g §

• - ¡M CL IM I 2 ra q . o

CD E ra S £

2 ë a. -g -CD ^

"O > co C 4= G ° C CL - 03 ra CD •—" 4-> _N ,3 « O Q. CO -CD RA _ > > _ c M

Z o

co ra o

.2 E ' co

OS CO en > O .co

2 Ï3 "O

(D Q. -CD 03 CD CD O E E 2

J ra

CD JS | 1 < Ä

CD -E O c

CO £ -a

-o c CO

co O

i g c CD ra co > co _ CO '+Z o 5 m Q-_ra co CD Q. ra E "O CO CO OS g

CD

O > a>

CD o co o

3 CD CO

U co o E

2 ra ° 2 o E . i i co c

03 dj ! 1 à i c =0 8 2

co . o a> w O CD E RA

§ C CD o

Ö £ CD •— ~~'

"S « 2 ° CD 3 0

ra a -o- . . . b raS4"

= co co 0 ._ 2 § JC 03 o -a O 0 0 CD _E "O > ° E 3 0 g

CD 03 0 E co

CD a.

¿2 0 -L_l o "O "O CD

CO O

ra CD

® ai o c ra H —

«

Q. CO . 1 ?

CD

CD a.

<u in

o o £ O £ 03 o 3 V < CD — « CD CO _ +-• E = E +-2 §

ra a> Q. i-CD 03 O i_ +-> o ra t i co — 2 S 2 ®

o co

W CD = i-s £ O -Q o « S í -

ra E ra ra .2

0 0 0 - "3 & ra 3 ._ O cr "a

CO Ö CD CD CD

h: O »-3 i - _ h- Q. .2 .2 CD ra ° ® ra ° ö I •= -a E ^ CD CD

•a o g 2 ra 03 « =

1 m ra

2 'co CD

-O ^ 03 _ 03 CD O 03 ra c CD

-C o

Ö >

g g -S 2 C o LU -

3 CD -a ra E co a>

-o c o a 03 -M 03 O

5 2

CD > C0

O c ra •o ra Q

CD Û 'c 0 O)

ra c ra E o s— co E

- o O " c ra •= ö

0

0 a. E o E J? .E c —

ra o o. 0 ç

O c 0 O)

"o .a o 3

O ™ _ +•* 0

> ra

03 O 03

O E -i - o 0 -a co g - o

Ö E > _ 0 £ £ 0

o 0 CL

CO « g -S

^ c — o 3 H-° 0 ra

Q c ra i— O) 0 o E 0 c

o IM 1 ci CD O) o

DJ O IM C

c 0 E

Q. OJ O CJ E o E

o> L. 0 > 0 4—"

0 E

_ro o 4-* ra 'o

E o E '03

ra 0 o 3 C

o E

f 0 S. Q. 0

03 OJ

2

o 'CL E

ra 03 3

O "O E

C o E

'i— _o

03 — — OJ O '5 3 co — OJ E >

ò 03 CO

CO ra o ò OJ 03 CO O 0

CO 3 CO E .2 ä

o +-< M—

a- 'O o Ü 3 4-1 0 •O

4-< 0 0 co o 0 4-» M- » CO O 03 "O ra 0

a CO 03

•a co

c 0 a OJ E ra <4— '5

•a co -CD 0 3 ra > 3 -E ~ ~ ra Ö O o C3 CO X CI. LU

CD 4-» ra 4—' C 0 E E ra c o c

<3

CL 0

-E

CO "O O

vo

— S) 0! > 5 =

S >" 03 C

Ol -3 "O O " 3 O CD C

CL O — CD c" rt 03 I ' O 03 CO CD

O O 3 CD"

CO rt -t o —H CD

03 03

o —h 03 CD' Tl CD Q. 3' 03 3

k" -I 3 Q. 0 5" =f = o o XJ XJ O O

2- CD O 0 - c Q. S — o c_ co o "O

a 03

o 03

» 3 03 O o 03 O 3" CD

T3 CD —1 Q. O 3 03 o

-o CD rt CD

> c_ » s = CD CD a

| 1 3 - 1 - rt 3 CD C3 3 03 » £ 0 03 CQ o' O" — Q. CD 8

CD_ O O' 3 0 ffl_

O 3 J2 ffl CD — c T3 XI C O O CD CO

3 X3 CD CD CO

3 3 ffl ö rf O

ffl ö CQ —S 0 —

CD CD 3

CD O CL 3 ffl

CD O 03 3 CD — *

O 3 03

r-t- 3 CO r-t-O -H

03 CD

03 3 ffl'

CO r-t-O -H O 03

3" CD CD cd"

CD Q.

C ffl 3 CO r-t* —1 0 —i XJ O —^ CD' —H C CD'

CD CO CO CD < ffl" "7"

CO 03 —I CD "

E l f 03 3 O O CD

03 O >

CD 03 Q. CD ~

03 3 3 03 —* — o _ 03 03

o 3

-Q 3 3 CQ C CD -̂ C CD

03 3 Q. N 03 > Q.

CD

CQ C CD -̂ CR O —1. —I CR ffl 00 03 CD ffl CO "Ö ffl

C CO 3 ' CO CD O ffl C CO n'

0' Z CD

03 ffl]

rt-—t O <

03 ffl] Xi : : 0 CD" -t

X3 CD ffl CO - i 0 — ^ 3 co 41. N 3 CO ffl ffl' 03 13 — 3 03

— • ffl" Q. ffl CQ 3 CO CD ffl C CO CO — O CD CD 03 r+ O —s 03 ffl Q.

CO CO 3

CD 3 rt-

O 3 0

0' 3" 5" 3 •0 ET

3 Q. ffl' —t ffl Q. CD - i 03 r-t-O

O CD

P CD 3 —i 3 — X3- 03 03 0 1 * 3 CQ r-t-CD CO ffl' C

r-t-CD CO CD CD CD —* CD -t CD —i ro

O ffl 03

CD —i ro CD 03

O 3 RT Q. —S 03 CD O

«g ET ? x: 03 CD 9 . 3

3 O CD "5 3 =" N 3 03 03 D-

rt CD

S- Q. 41

E c » SS s — w 03 CD O c - • o rt Q3 O ^ O

^ OD W w CD t l -n W >

CL C CD CO 2. =!• CO o

3 T3 CD

ffl »

8 -3- o o ®

- I •n 3 3 3 O CD

33 CD' 3 o 3

CO 3 cn CD CD — "y 03

w CD O "O

X3 CD CD ö> Q-- ~ >

» Q- g-3 s -< 2j CQ ro 3 o 8 S .

I i f - 1 3

3 03 -o —

c 3 3 = ^ CQ 3 CD 2" - 3 CD rt Ü. ->• o ? 2 5 3 00 Q-03 CD -H ir < c CD o co — r-t-

I ® 5" CD V CD

CD 5'

33 >

z o m (73 O o o c= CO m -o -o

O O -Z. o >

> -H o >

33 z o

CO o o

T3 03

I o 03 XI

o o —* CD CL C

0 o T3

9: "o

(D ^ ^ = 03 2 03 CQ O § 3 CO

03 CD CQ 'S " CQ 0 O " o CD N N 03 T3 O "O o

c 3 3 -a CD 03 3- 3 o CO

o 03 03 —s -̂f. CD O r—r

o -73 5t CD CD

3 — 03 03 o

I I i I CD •a 03 Q-

CD

XI > -1 ao >

-a > 33 -H m

CD 03

— CD -h x> 03 0

I i Q3 Q- 3

3 3 Q. —

° § CD

5L §

> O —• c

r+ ro 3 03 CD_ 3 CQ_ CD CQ_ (Q_ CQ

— 03 -i Q. O 03 3 O O CD

& O CD CD* CD

03 3 CD

3 03 3 CD

3 S

3. <8 CQ 3 03 CD'

CD — CO r+ XJ - • CD O- c

CP CO 03

O CO —

C O CO CD 3 ffl CO rt a_ 0 —s CD —-3" 3 rt 03 0 CD Q_ 3 X3 co' rt CD — —i C XJ Q. CD_ rt 0

Q. CD_ O 0 3~ ffl"

CL — CO — < 03 O CD 3 rt ^ 3 03 co" rt-0

CD —r rt» -0> CD CL

ffl" CO rt ro

CO ffl CD Q. CD

Q. X! o o o 3-3 3 CD " < er CD 03 3

CT

CD T3

X! C' 03 •

R+ 03 i l CD

^ O CQ r-t-— CD 3 Q_ N CD_ CD 5"

I Ör

Q.

"O CO X! CD CD 03 -1 3

r* CD

CO » 1/5 ^ O' -Q

CD Q. CD

o CO < CD Q. CD

3 O 3 <

o 3 o r-t-03 r+ O

3- o O' 03 o 57 g.

03'

CQ C CD o 2

O 03 3 " •o 03 CQ 3 03

3 o CO

5 3 er — CO Ä c

o a> co 3- o ~ ffl r t Q er Q3

3 o CD

c Q. CD

„ — CO Q- r+ 03 -C2 O <2 -g 03 er 3. g S < ~ Br S - • er o

CD 03

— m < CO c o Q_ 03

CD -H c o o CO

03

3 03 CO ö CO T3 o

CO o — 3-< o c f ^ < s-03 CD_ O CO 3" c » 0

3 =r 03 3

s s O oJ 3 g o

CL O

c o 3 o

3 3 o -t 03_ CD

CD' CO ••+ 03 r+ o O CD o o o CD o CD 3 X3 XJ CD CQ

C I—

I i O CQ Q. 3 ' — 03 3 03 o

Q.

O o

CD 03 3 _ r+

=T O O

CD -

O CD G

3 2. ö ' ® 31

CD

03 r+ O 5" CO r+ CD —i 3 3 ' o c 3

< " CD —! CO 03

m co C CD -f o — T3 03 03 3 03 o' 3 3"

C Q CD C CD 3

CD 2> « |

> 03 O 3 CQ

< Q. CQ O 03 — CO CD_

CD CD

03 CD — -i O — o r+ 3 C CO Et. ? CD W

C Q CO

03 CD CD"

w 03 CD < 3 S » Q 03 Q- 3

CD C 3

co ro < CD

o 03 C CD 03

CD c CD o «I

ffl -o CD CO 03 CO r+ CD CD CD C/3 - 1 ro

3 CD O o

S 8 CD CD

O 03

< -a o o -""' rt' o =r 3 - CD-

CD _ H c

0 3 C Q E'

SL § r+ ffl o m Q_ c — - 1 CO O CO

X I CD

o! | ffl CD — CO O g CD CQ

CQ O c CD =• O CD. X) CD C CO -1 i-t CQ CD 03 O 5' CO CO o Si CD 2 CO CD

0 —

0 3 er CO c

0 rt 3 03

O 3 O Q. 03 O 3

O" —l 5" ffl CO O rt O ffl O < 03 Q. 03_

O Xi ffl Ö —;

03 rt O O'

^ c 03 3 N n-

3. S o

CD "

C Q O — 03 -t 03 a 1

r+ ffl K

~ —• i« CQ ffl 3

= <

er o o' 0'

< C Q. 3 r+ O ffl 3 9L

O

Ii o 3" CD _: 3 o =r CQ ffl) o § ?

§ o 03

o

V-fl

LA VOCE pag. 9

MONTE

FIASCONE

Wotizie storiche su S* Flaviano E' quasi certo che tra i concittadini viventi

vi siano ben pochi che possono ricordare i fat-t i che avvennero negli anni 1908, 1909, 1910 nella Chiesa di S. Flaviano. Avendo sotto mano queste notizie e in occasione della festa ricor-rente nel mese del Santo Patrono, sono qui, a ricordarle ai nostri lettori.

L'antivigilia della ricorrenza della festa di San Flaviano e precisamente il 24.4.1908 fu un gior-no infausto. Una mano sacrilega osò profanare il sacro Ciborio di quella Chiesa e gittata l'o-stia sacrosanta si impadronì dell'Ostensorio che la racchiudeva. Al primo impeto di esecrazione, tutto il popolo fece seguire un atto di solenne riparazione con pubbliche preghiere a Gesù Sa-cramentato che fu esposto nella Basilica nei tre giorni consecutivi alla festa, 27; 28 e 29 di aprile di quell'anno. Non risulta che le inda-gini subito esperite abbiano portato alla indivi-duazione e cattura del vandalo - mascalzone ladro. La commozione fu grande e altrettanto grande la rinnovata devozione a Gesù e al Pa-trono S. Flaviano.

In quel periodo, come ancora oggi, si cercava di avere qualche indicazione del luogo dove si trovassero nascosti i resti di S. Margherita, Pa-trona, e Santa Felicita, compatrona della nostra città. Si sa che la testa di S. Margherita è racchiusa nel busto d'argento e particelle di os-sa della Santa, come attestato dai Bollandisti, si trovano custodite in preziose Teche e Reli-quiari in Chiese e Cattedrali molte delle quali consacrate a Santa Margherita: di Roma, Bolo-gna, Firenze, Arezzo, Brindisi, Palermo, Catania ecc; come in altre parti d'Europa: Parigi, Ma-drid, Colonia, Bruges, Lisbona ecc.

Ma nonostante le ricerche eseguite sia negli

archivi della Chiesa locale che quelle tentate con gli scavi fatti a cura degli appassionati ri-cercatori, Castellani Fermano e Avvocato Mer-curio Antonelli cultore di patrie memorie, non si era riusciti a niente. Pertanto considerate le relazioni che potevano intercorrere nel passato religioso del popolo falisco, si pensò di fare una ricognizione alle spoglie di S. Flaviano con l'apertura dell'urna. Ed ecco la cronaca: Il gior-no 8 giugno dell'anno 1909 sotto il Pontificato di Pio X, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Domenico Mannaioli, Vescovo di Montefiascone, assistito da alcuni canonici e dai Vicarii Perpe-tui di S. Flaviano Rev. D. Alfonso Orfei e Don Giovanni Bartolozzi, nonché dal medico chirur-go Dott. Alcide Paterni e dall' i l lustre storiografo Avv. Antonelli si procedette ad una nuova ri-cognizione delle sacre reliquie del corpo di S. Flaviano Martire.

Fu estratta l'urna contenente le dette sacre reliquie dal vano dell'altare maggiore della Chie-sa inferiore e aperta alla presenza delle suddet-te persone nella speranza che entro l'urna si contenesse qualche memoria che indicasse il luogo dove sono da secoli nascoste le sacre re-liquie delle celesti protettrici S. Margherita e S. Felicita. Ma sventuratamente nessuna noti-zia si rinvenne in proposito. Pertanto alla per-gamena rinvenuta entro l'urna fu aggiunta la me-moria di questa nuova ricognizione. Le sacre reliquie del corpo di S. Flaviano furono nuova-mente rinchiuse nella cassetta di piombo pro-tetta internamente ed esternamente da altre cassette di legno ed il giorno 26 aprile dello anno di grazia 1910 con solenne pompa e gran-de concorso di popolo furono riposte nuovamen-te nel vano dell'altare della vetusta sua Chiesa.

Vincenzo Carelli

Necessità di cure urbanistiche L'Architetto Urbanista Marcello Rutelli nell'e-

lenco delle emergenze storico - artistiche rile-vate nell'ambito della città in attuazione, vi com-prende l'interessante casa Renzi, che fa parte della visione scenografica più caratteristica e suggestiva del centro storico. La costruzione nella sua bella concezione stilistica, fu adattata alle diff ici l i dislivellate preesistenti condizioni del terreno in cui è collocata, e si presenta con pregevoli lavori in ferro battuto. Quivi fortuna-tamente, l'ambiente originario è rimasto integro nella sua storicità e non esistono stonature for-mali. Ma ora che finalmente si è provveduto al restauro del Palazzo Doria-Altieri, sede co-munale e, quindi messo in risalto, è emerso lo stridente contrasto tra la rinnovata facciata del Comune (che ha fatto ritenere ad alcuni di un colore troppo vivo) e lo sfondo prospettico del-la Piazza costituito interamente dal Palazzo Ren-zi, perchè completamente abbandonato da an-ni e ridotto in condizioni pietose: grondaie ca-denti, porte e finestre a pezzi, intonaci scolla-ti e tutto una rovina, tanto che si è dovuto ri-correre al transennamento.

Oltre al Palazzo Doria, fanno parte di questo prezioso quadro, il Palazzo Ferlizzi che è in fa-se di ristrutturazione, il palazzo Sciuga che po-trebbe essere rinfrescato nella tinteggiatura per completare la messa in evidenza del complesso

urbanistico e dall'altro lato la casa sub-parroc-chiale di S. Andrea in campo il cui portale di fattura iombarda, la più antica del genere se-condo l'autorevole Rivoira, sta sbriciolandosi nel suo consunto vecchio peperino e occorre di ur-

Assemblea Ordinaria della Banca Cattolica

Domenica 18 Marzo, nei locali del Cinema E-liseo, si è tenuta, sotto la presidenza del Prof. Alessandro Fioretti, l'Assemblea dei Soci della Banca Cattolica, che dopo aver ascoltato la Re-lazione del Consiglio di Amministrazione, la Relazione del Collegio Sindacale, e dopo una serena, nutrita e costruttiva discussione, ha ap-provato alla unanimità il Bilancio dell'Esercizio 1978.

Dalle varie voci del bilancio, commentate e comparate con quelle dell'esercizio precedente, si è potuto chiaramente rilevare che i risultati economici ed operativi conseguiti sono stati po-sitivi e più che soddisfacenti, nonostante la grave situazione che il paese sta attraversando.

Nella relazione è stata espressa anche la sod-disfazione per quanto è stato fatto per celebrare il Cinquantenario della Banca e particolarmente per la realizzazione della nuova sede, ardita-mente moderna, prestigiosa e funzionale, che sta per essere inaugurata, dotata di arredi de-corosi e di attrezzature di una avanzata tecno-logia; il tutto atto a soddisfare le esigenze di una clientela sempre più numerosa, in una sem-pre più incisiva e corretta competitività.

IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIIIIIIIIUIIIHIIIIIIIinUI

genti riparazioni che vanno fatte rilevare pro-movendo l'intervento della Sovrintendenza ai Monumenti del Lazio. Non vi è chi non veda la necessità del restauro di quel Palazzo e di quel portale anche per il bene turistico del paese.

Altra costruzione di rilevante importanza sto-rica pure compresa nel citato elenco è quella in Piazza Frigo ove nacque e comunque abitò per 40 anni il Poeta Gio Battista Casti e anche questa ha una facciata che mentre fa mostra della lapide commemorativa, non si presenta in condizione di dignità per caduta di intonaci.

Infine ancora un non evitabile rilievo. La fac-ciata del Palazzo Doria che dà sulla Piazza cen-trale ha una bugnatura di peperino che rotta in vari elementi va sbriciolandosi sempre più per le inevitabili gelate e c'è il pericolo che qualche pezzo vada a cadere addosso ai passanti ed an-che il riquadro esterno della grande finestra della sala consigliare è in pessime condizioni.

Speriamo che non si voglia attendere per le improrogabili riparazioni che avvenga quel che è avvenuto a Porta di Borgo.

Le leggi urbanistiche in vigore consentono al Comune di intervenire dandone gli strumenti e i mezzi per la eliminazione dei suddetti incon-venienti sia di pubblico pericolo che di indiffe-ribile necessità di efficienza del decoro cittadi-no, sempre che prevalga nell'Amministrazione il senso dell'assolvimento del dovere civico per il quale i cittadini col voto di fiducia le dettero il mandato.

Vincenzo Carelli

F E S T A P I S , F L A V I A N O FESTA RELIGIOSA

23 - 24 - 25 APRILE: Ore 19 TRIDUO SOLENNE 26 APRILE: MESSE LETTE Ore 7; 8; 9; 9,30

Ore 10,30: SOLENNE PROCESSIONE con la Testa Santa dalla Basilica Cattedrale a S. Flaviano; Ore 11: PONTIFICALE con Omelia di S. E. Mons. Vescovo e CRESIMA DEI BAM-BINI; Ore 17: MESSA VESPERTINA

FESTA CIVILE DOMENICA 22 APRILE: Ore 15 Gimcana Automobilistica al Piazzale Roma; MERCOLEDÌ' 25 APRILE: Ore 15 Corsa ciclistica per dilettanti;

Ore 15,30 Arrivo della Banda Folcloristica di Magione; GIOVEDÌ' 26 APRILE: Ore 18 Estrazione di una lotteria con 1° Premio una FIAT 126

PERSONAL Ore 18,30 Estrazione di una lotteria con vari altri vistosi premi, tra

cui una macchina automatica per cucire a zig zag. La Festa sarà allietata dalla Banda Cittadina, diretta dal Maestro Tarantello. Durante i giorni precedenti le vie attorno alla Basilica saranno fastosamente illuminate.

pag. 10 LA VOCE

Morie di un pastore di GIORGIO ZERBINI

Non aveva ancora compiuto 10 anni quando gli fu affidato il gregge.

Ricevette, allora, insieme all'investitura di « biscino », il tascapane, i cosciali, l'ombrello verde e il lungo bastone di carpino. « Vai! » —• gli dissero. E lui, Flaviano Tarantello, ubbiden do a quegli ordini severi che non ammettevano rifiuti, tremante di freddo e di paura, andò.

Andò per i verdi pascoli in compagnia delle sue pecorelle, sfidando il freddo e la canicola, a quell'età in cui si sente tanto il bisogno di essere ancora covati dalla mamma.

Solo soletto, lontano da casa, a sognare il te-pore del focolare, una tazza di latte caldo e la compagnia dei bambini, di quei bambini più for-tunati di lui, ai quali non mancarono mai affetti, premure e doni.

Che paura deve provare un bambino, nella so-litudine più completa, al primo impatto con la natura! Le ombre nere del bosco che si con-giungono ad altre ombre, il rimbombo dei pro-pri passi nelle strade incavate nel tufo, il frullo improvviso di uccellacci, il temporale che scop-pia furioso folgorando gli alberi, la serpe che fischia dritta dritta, in mezzo al tratturo. Chis-sà, tra tanto spavento, quante volte avrà invoca-to la mamma: — Mamma, mamma mia! — Ma gli avranno risposto solo le piche, con quel grido rauco e beffardo che fa sobbalzare il cac-ciatore più audace. Ma non poteva fuggire? Nò

Doveva restare lì, inchiodato alle pecore, ché fuggendo sarebbe venuto meno al suo dovere, a quell'inspiegabile dovere che suo padre, suo nonno, suo bisnonno e chissà quanti altri dei suoi ascendenti avevano dovuto compiere sen-za mai un accenno di ribellione o di protesta!

Dunque un dovere di famiglia? Ma perchè tan-ti bambini della sua stessa età, non erano lì con lui a pascolare il gregge? A quali altri do-veri essi erano chiamati? Alla scuola Ah, quan-to avrebbe voluto compiere anche lui quel do-vere, seduto nel banco, col libro e il quaderno e la mamma che sarebbe venuta a prenderlo

all'uscita per regalargli un sorriso e un bacio! Si consolava pensando che molti dei suoi

compagni si trovavano nelle sue stesse condi-zioni, perciò mal comune mezzo gaudio...

Poi l'anima, man mano, si acquetò. Comincia-rono le prime confidenze col mondo che lo cir-condava, quel meraviglioso mondo della natura che affascina chi sa comprenderlo ed amarlo.

Messi da parte pensieri e paure, provò un gran gusto a conversare coi merli che costrui-vano il nido nelle fratte, a sorprendere le star-

ne che si baciavano, a fischiare alle volpi che uscivano furtive dalle tane per cercarsi la spo-sa, ad applaudire le lepri dopo la danza d'amore.

E gli amori delle sue pecorelle? Aveva impa-rato da sé a riconoscere la pecora innamorata; allora toglieva il grembiale dell'ariete perchè avvenisse l'accoppiamento. Da quell'atto d'amo-re lui sapeva che sarebbe nato l'agnellino e che l'agnellino sarebbe stato venduto, e, coi soldi ricavati, avrebbe comprato il vestitino per anda-re alla Messa a S. Flaviano. Altro che cico-gne, arrivate di notte nello stazzo, con l'agnel-lino nel becco! Favole da raccontare ai bambi-ni che vivevano tutto l'anno avvolti nella bam-bagia. E chi poteva raccontare a lui certe favole?

A lui così legato a tutte quelle realtà che fanno di un bambino un uomo anzitempo?

Poi la vita passò. Un'intera vita consacrata al lavoro e al sacrificio, subordinata all'andamen-to delle stagioni, buone o cattive, una vita scal-data dalle tramontane e rinfrescata dal solleo-ne...

E' morto l'altro giorno il pastore Flaviano, ma chi se ne è accorto se non le pecore, I petti-rossi, gli alberi e le gemme dei biancospini che hanno pianto lacrime di rugiada quando la voce si è sparsa nel bosco?

Ciascuno predica in nome di tante dottrine, tutte belle, tutte buone, tutte giuste, ma quan-to si è poco riconoscenti con chi ha lavorato e sofferto, donando tutto se stesso, per miglio-rare questa ingrata società!

Ora che l'aprile è tornato e tutte le fratte so-no un'esplosione di fiori, ora che l'erba nei pra-ti infittisce e le pasture riprendono la fragran-za del basilico, e lungo i tratturi le amiche lu-certole mettono fuori il capino dalle fessure dei muri a secco, ora che tutto ritorna alla vi-ta il pastore Flaviano non c'è più! Son rimaste sole le pecore, in una chiusa di fili di ferro percorsi da corrente elettrica, che non concede uscite.

E lui Flaviano, si è incamminato silenzioso, poggiandosi al suo lungo bastone di carpino, per quella strada lunga lunga, che porta lontano lon-tano e che ognuno di noi dovrà un giorno per-correre lasciando dietro le spalle odi, ricchez-ze, superbie. La strada dell'ultimo viaggio che, per fortuna, non concede a nessuno né soste né ritorni! Giorgio Zerbini

LA VOCE E' GRATA ai suoi

SOSTENITORI: Rossi Luigina; Merlo Maria; Lanzi Anna; Mezzetti Mario e Leone; Spadoni Antonio; Moretti Luigi; Cimarello Teseo; Mar-coni Vincenzo; Nardini Enrico; Rinaldi Mario; Ceccarini Enzo; Maccaroni Fernando; Panichi Paolo; Di Marco Alberto; Boco Mario; Notazio Enrico; Paradiso Mario; Vitangeli Attilio e Leo-nardo; Porcu Paolo; Bulgarelli Giovanni; Rubbi Raffaele; Orlandi Francesco; Moretti Gianfranco; Carelli Falisco; Braguti Ottavio; Maccaroni Ugo; Belloni Cesare; Rezzi Ottavio.

BENEMERITI: Lanzi Pietro; Monachello Giu-seppe; Ballarotto Arduino; Ramaglioni Evaristo; Monanni Elena; Menghini Giudo; De Franco Or-nella; Trapé Augusto; Castra Antonio; Moret-ti Vittoria; De Matteis Marilena; Marsiglioni Ida; Tassoni Francesco; Manzi Romolo; Marcucci Leone; Taddei Orfeo; Starnini Alberto; Ciucci Bruna; Starnini Aldo; Manzi Augusto; Brachino Sr. Teresa; Brachino Alfonso fu Gesuino; Seve-rini Vincenzo; Ciripicchio Luigi; Fulvi Agostino; Silvestri Assunta; Durantini Carlo; ¡Monanni Lui-gi; Cosimati Gesuino; Fapperdue Francesco; Fapperdue Annamaria; Fabene Giuseppe; Cata-sca Vincenzo; Stefanoni Pietro; Pezzato Paolo; Madonnella; Rosetto Domenico; Honest Edvige; Ruggieri Alberto; Burla Serafino; Castellani Ro-sa; Trapé Guido; Mocini Augusto; De Grossi Unica; Maurizi Rosa; Leonetti Vincenza; Ciucci Ruggero; Menghini Anna; Lucattini Giuseppe; U-golini Dante; Manzi Mecuccio; Bizzarri Dome-nica; Palazzetti Vittoria; Brucchi Tonino; Monte-bove Ruggero; Mocini Renato; C. S.; Z. G.; Carelli Giulio; Salvatori Roberto; Pezzato An-gelo; Paparello Gianluigi; Menghini Angelo; Pa-pali Alvaro; Buzzi Mario; Catasca Cesare; Pre-sciuttini Pietro; Curti Ezio; Campanari Clelio;

Pezzato Pietro; Ceccarini Domenico; Luzzi Ma-ria; Frar^cini Margherita, Olimpieri iGiovanni; Cevolo Angelo; Menghini Giuseppe; Trapé Luigi; Maccaroni Bruno; Lozzi Pietro; Pistone Aldo.

AMICI: Ricci Loreto; Notazio Francesco; Me-nichelli Giovanni; Ciucci Oliviero; Starnini Bian-ca; Tacchi Vincenzo; Terzoli Fortunata; Z. F.; Pepponi Eliseo; Zucchetta Laurina; Carelli Be-nedetto; Marinelli Emilio; (Marinelli Giampaolo; Ospitoni Giulio; Camicia Olindo; Andolfi Ame-rigo; Nevi Agostino; Cordovani Francesco; Bronzetti Vincenzo; Rossetti Francesco; Lupino Giulio; Onofri Giuseppe; Manzi Livia; Barcarolo Dino.

* * *

AMICI DELLA CATTEDRALE

Sono entrati a far parte degli amici della cattedrale: Pelecca Daniele; Ugolini Luca e An-drea; La famiglia in suffragio di Brachino Ge-nuino; Castellani Virginia; Leonide Fabrizi; Vit-torio Trapé; Fabene Riccardo; Di Marco Al-berto; Gaddi Alfredo e Anita; Sciamannini Sa-ra.

Anagrafe cittadina NATI

Bertoccini Paolo di Giancarlo e Giraldo Nella Anna Chiara Mocini di Franco e Brachino Anna

Rita; Marco Castiglione di Sergio e lanzi Luciana; Luca Belleggi di Innocenzo e Bertoccini Maria

Rosella;

Federica Mattei di Igino e Vincenti Clelia; Donatella Pezzato di Enrico e Olivieri Chiara

Rosanna; Patrizia Mocini di Giancarlo e Fapperdue Anna

Maria; Marina Ribelli di Vincenzo e Bracoloni Anna

Maria; Claudia Cavina di Claudio e Leonardi Rita; Francesca Sguazziano di Franco e Terzini

Claudia; Federico D'Agostino di Orlando e Catasca

Marisa; Paolo Ceccarelli di Giorgio e Paolini Petronilla; Michele Ferri di Bruno e Fidati Lucia; Maria Cristina Cocciola di Evandro e Cherubini

Rossana; Claudia De Vincentis di Salvatore e Longo

Silvana; Gianluca Marcomini di Gianfranco e Sguazzino

Patrizia; Laura Bellini di Gianfranco e Venturi Bruna; Gloria Pau di Paolo e D'Averuschi Maria

Felice.

MATRIMONI

Tofanicchio Mario e Marchetta Elia Fanali Mario e Vittori Lorena Bartoleschi Giuseppe e Onofri Donatella Codino Roberto e Venanzini Maria Luisa Croci Paolo e Lorenzi Carla Cotaneo Giuseppe e Simonetti Anna Maria Vincenti Mario e Brodo Concetta

MORTI

Giuseppe Vincenzi (1914) - Cicoria Pietro (1928) Ricci Loreto (1902) - Arcangeli Enrico (1907) Fabrizi Leonida (1894) - Trapé Vittorio (1911) Trapé Pietro (1920) - Trapé Virginia (1891) - Ta-rantello Flaviano (1901) - Paoletti Rosa (1890)

FRAUCFICO HfcfiJE-m

LA VOCE pag. 11

•MAZZO COMUNALE di PIETRO VOLPINI

I L

(Continuazione e fine)

L'Aula del Consiglio è stata riportata all'an-tico splendore: il soffitto a cassettoni è stato convenientemente restaurato, le pareti hanno a-vuto un opportuno rifacimento. Sulla parete di fondo fa bella mostra di sè un Crocifisso ligneo, di buona fattura, risalente al sec. XVII, dato in uso al Comune dal Capitolo dei Canonici del-la nostra Basilica Cattedrale. Sono stati rinno-vati tutti i seggi ed i banchi, dove prendono po-sto al centro la Giunta, ai lati i Consiglieri Co-munali. I banchi sono in noce mansonia (for-nitrice la Ditta Ercoli di Viterbo), mentre le poltroncine (fornite dalla Ditta Ciatti di Monte-fiascone) sono in metallo e pelle.

E' stata rimessa al suo posto la tavola che riproduce il Bollettino della Vittoria redatto il 3 novembre 1918 dal Maresciallo Diaz: comunque, a prescindere dal valore affettivo, si tratta di' un « pezzo » che esteticamente stona con la solennità del rinnovato ambiente.

Il grandioso complesso delle luci dona alla vasta Sala Consiliare quella dignità che è ne-cessaria al luogo che possiamo considerare il cuore della nostra città.

Sull'architrave della porta d'ingresso alla Sala dell'Orologio è stata riscoperta la seguente iscri-zione: JO. BAPTA. DE SPOLETINIS I. VX. D. II. COMS MDC... (Giovanni Battista De Spoletinis, dottore in ambedue i diritti, Commissario per la seconda volta, 16...). Questo signore probabil-mente provvide al restauro del salone nel sec. XVII: non è possibile leggere l'anno preciso.

Nella Stanza dell'Orologio è stata sistemata la raccolta delle leggi dello Stato Italiano dal 1870 in poi.

L'altra stanza che si apre sempre sulla parete di destra sarà invece adibita ad Archivio cor-rente. Nella parete di fondo si può ammirare un bell'affresco raffigurante la Madonna con il Bam-bino; sotto corre la scritta « Monstra Te esse Matrem »; accanto alla scritta si possono leg-gere tre lettere C G. B, che dovrebbero essere le iniziali dell'autore. Nella parte inferiore del-l'affresco è raffigurato lo stemma della nostra città: tre monticelli sormontati da un bariletto.

L'affresco si può far risalire al '600.

Dietro la Sala Consiliare si trova la Sala del-la Giunta: qui il restauro ha riportato alla luce un bel soffitto a cassettoni con travi di casta-gno, simile a quello della Sala del Consiglio, e la parte alta di un antico dipinto che ripro-duce il culmine di un baldacchino: pertanto è probabile che questa fosse la stanza da letto del Podestà, che sappiamo risiedeva nel Palazzo Municipale. La sala è illuminata da un bel lam-padario in ottone del sec. XVIII.

Nella parete di sinistra si trova una lapide marmorea, che ricorda la rivendicazione al no-stro territorio comunale del vastissimo fondo dei SS. Giovanni e Vittore in Selva (la Com-menda), dopo una lite di 129 anni, condotta positivamente a termine per l'opera e lo zelo del cav. Francesco Ricca e dell 'aw, Giovan Battista Antonelli (1866).

Gli uffici sistemati nel Palazzo Doria sono i seguenti: •— a pian terreno: quelli del Sindaco, dell'As-

sessore Delegato, del Segretario Generale e la Segreteria;

—- al prima piano: l'Ufficio Tecnico, l'Ufficio Idrico, l'Ufficio Ragioneria e l'Ufficio Tributi.

E' infine degna di nota la Campana che una volta serviva a chiamare i cittadini al Consiglio, perchè dice la tradizione che sia proveniente dall'antica Ferento, distrutta dai Viterbesi nel 1172 ed il cui territorio fu spartito tra Viterbo, Montefiascone, Vitorchiano e Celleno.

* • •

Desideriamo concludere questa nostra illu-strazione con un breve accenno alla facciata.

Quella che fronteggia la Piazza del Plebiscito è stata tinteggiata in marrone: francamente questa soluzione non ci piace, ma l'architetto ed il costruttore ci hanno riferito che non era possibile lasciare la pietra grezza senza intona-co e tinteggiatura, perchè il pietrame dei muri è irregolare e misto a mattoni e perciò esteti-camente non decoroso.

La facciata che riesce sulla Piazza Centrale non ha subito alcun restauro ed è in uno stato veramente indecoroso, anche per un naturale confronto con quella posteriore. La Torre del-l'Orologio presenta una zona in mattoni, un'al-tra in cemento; la parete adiacente all'Arco di Piazza è in uno stato pietoso; lo stesso Arco

ha pareti ampiamente rovinate. Occorre un re-stauro consono alla dignità e alla bellezza del-l'antico Palazzo.

Per terminare diciamo che la bandiera nazio-nale, che viene esposta in occasione delle Fe-ste nazionali e delle Solennità civili dal fine-strone sovrastante l'Arco di Piazza, è ridotta veramente male: urge acquistarne una nuova.

Pietro Volpini

LE PERSONE CHE NON SI DIMENTICANO

ALBERTO JACOPINI

E' con animo commosso che voglio ricordare una persona cara ai montefiasconesi della mia generazione, la quale tanto bene profuse nella sua breve ma operosa esistenza. Intendo par-lare dell'lng. Alberto Jacopini, morto nel lontano 1952, a soli 57 anni, che io ricordo come un se-condo padre tanto fu buono e generoso con me.

Erano i tempi della miseria, della miseria ne-ra che rodeva l'uomo come il tarlo e il sor Alberto, di distintissima famiglia montefiasco-nese, sembrava proprio la persona mandata da Dio per soccorrere i bisognosi facendo della carità culto e scopo della vita.

Uomo dall'animo semplice, dal volto peren-nemente illuminato di un sorriso che non esite-rei a definire di santità, era con tutti affabile e sempre disposto al soccorso.

Anche se sono passati tanti anni, non solo il suo ricordo non si spegne ma quel compor-tamento di vero cristiano mi convince sempre più che in questo breve soggiorno terreno non basta vivere, ma saper vivere. Non basta ren-dersi utili solo a se stessi, ma agli altri. Non basta provvedere solo alla propria famiglia, ma alla grande famiglia dell'umanità, non a parole ma con opere di bene.

Tutto questo I'Ing. Jacopini lo fece, con di-sinteresse e amore, e sono certo che nemmeno il tempo riuscirà mai a cancellarlo.

Vincenzo Marconi

AVETE PROBLEMI DI TRASPORTI E SCAVI? NEL VOSTRO PAESE C'E' UNA ORGANIZZAZIONE CHE PUÒ' ESSERVI UTILE

Sue. Coop. Consorzio Trasportatori Montefiasconesi « Q b a Via 0 . Borghesi, n. 28 - Tel. (0761) 86.594

PER TELEFONARE FUORI ORARIO DI UFFICIO ABBIAMO A DISPOSIZIONE LA SEGRETERIA TELEFONICA

L'ATTUALE PARCO MACCHINE-OPERATRICI CI CONSENTE DI SODDISFARE OGNI E QUALSIASI VOSTRA ESIGENZA

Trasporti edili - Trasporti stagionali ifc Trasporto merci nell'ambito nazionale

Ritorni dall'Italia Centro-Settentrionale ^ Traslochi da e per tutte le località é Trasporti per Roma vj? Movimento terra

Disponibilità di macchine escavatrici Partecipazioni a gare di appalto indette da Enti Pubblici o privati Imprenditori.

Prezzi di sicura convenienza

G.T.M. — EFFICIENZA — SICUREZZA

— GARANZIA

Nel vostro interesse interpellateci

pag. 12 LA VOCE

CÀLCIO 20a GIORNATA 4 MARZO 1979

Montespaccato - Montefiascone 1-1 M. Spaccato: Chieruzzi; Michettoni; Lombardi;

Farallo; Desantis (81' Marchesi); Zini; D'Ami-co; Di Cola; Galisti; Fasoli; Cesaroni. Ali. Fiori.

M. Fiascone: Bigollo; Ceccarelli; Clementi; Mo-racci; Zamboni; Perelli; Caporossi; Marconi; Zei; Fonti; Nencioni. Ali. Ronchetti.

Arbitro: Ferretti di Tivoli Marcatori: 47' Farallo (rigore); 68' Caporossi.

Il Montefiascone con una tattica prudente ed accorta, è riuscito a conquistare un punto sul diff ici le campo del Montespaccato.

Ad onor del vero bisogna dire che i padroni di casa hanno imposto un costante predominio territoriale agli avversari, ma sono apparsi in-consistenti, senza ordine né schemi.

Tante vero che c'è voluto un rigore (46'), concesso per fallo di mano di Zamboni, per per-mettere al Montespaccato di passare in van-taggio.

A riportare In equilibrio le sorti dell'incontro ci ha pensato Caporossi che, al 68', con un po-tente t iro da pochi metri ha fatto secco Chie-ruzzi.

21a GIORNATA 11 MARZO 1979

Montefiascone - Fortitudo Nepi 2-0 Montefiascone: Bigollo; Zamboni; Ceccarelli;

Moraccl; Mariani; Perelli; Caporossi; Marconi; Zei; Fonti; Nencioni (68' Manzi). Al i . Ronchetti

Nepi: Vestri; Tomassini; Stefani; Rocchetti; Poleggi; Musetti dal 72' Bógale; Di Rocco; Rissone; Pallottini; Andreini; Boccadamo. Ali. Formica.

Arbitro: Agabiti di Roma Marcatori: al 26' Marconi, al 58' Caporossi. Note: Espulso al 55' Poleggi.

Con una superba partita e con la conseguente netta vittoria il 'Montefiascone ha fatto un ul-teriore passo avanti verso la salvezza, dimo-strando di aspirare ad una posizione di classi-fica più dignitosa. Il punteggio avrebbe potuto essere ancor più vistoso, sol che le punte fa-lische fossera state più fortunate e precise. Il primo gol lo ha segnato Marconi al 26' racco-gliendo una corta respinta dal portiere. Il rad-doppio è arrivato nella ripresa ad opera di Ca-porossi che ha deviato in rete un lancio dell'at-tivissimo Fonti.

L'unica azione veramente pericolosa degli o-spiti c'è stata a tre minuti dal termine, ma Bi-gollo è stato bravo a respingere il pallone sca-gliato dal centravanti avversario, che veniva ripreso da Di Rocco che lo spediva sul palo.

22a GIORNATA 18 MARZO 1979

Valle Inferno - Montefiascone 3-0 Valle Inferno: Pulcini; Maggi; Proietti; Pennazzi;

Onorati; Bianchi; (75' Caucci); D'Agostino; Ce-reghino; Zanni; Centanni; Penserini. Ali. Bar-banti

Montefiascone: Bigollo; Ceccarelli; Moracci; Zei; Mariani; Perelli; Caporossi; Manzi; Me-nichelli; Fonti; Lozzi. Ali. Ronchetti

Arbitro: Tirocchi di Latina Marcatori: 48' Centanni, 60' Zanni, 85' Penserini.

Il Montefiascone è riuscito ad opporsi valida-mente per un solo tempo agli scatenati avver-sari; nella ripresa dopo appena 3' Centanni, sfruttando una indecisione della difesa, metteva in rete da pochi passi. Al 60' giungeva il rad-doppio per merito di Zanni che, su azione di calcio d'angolo, sorprendeva tutt i , mettendo al sicuro il risultati.

A 5' dalla fine, con una splendida mezza ro-vesciata, Penserini chiudeva definitivamente il conto.

CLASSIFICA DOPO LA 22a GIORNATA

Acotral 37; Montespaccato 34; Caninese 31; Valle Inferno 27; Corchiano, Ina Sport 25; F. Nepi 23; Civitacastellana 22; Artiglio 20; V. Acquapendente, Pro Calcio 19; Montefiascone 17 Certosa, VV. UU. 16; Urbetevere 13; Monte Ma-rio 8.

Mauro Trapé

Fiamma Alto L a z i o . . . e "li i » U U 11 • • •

La Atlete falische hanno vinto ancora! Con la forza della disperazione Giusy, Anto-

nella e Teresa hanno dominato le avversarie vin-cendo sia il titoio individuale che quello a Squadre.

Uno schiaffo morale per le molte che hanno abbandonato la Società!

ANCORA: PRIMA FIAMMA ALTO LAZIO

Il 4 marzo ancora una volta lo speaker dei campionati italiani ha annunciato: « Per la ca-tegoria ragazze: Ia e Campione Nazionale per Società... Fiamma Alto Lazio di Montefiascone!».

E' così la quinta volta dall'8 ottobre 1966 che il prof. Severi si è avviato a ricevere la targa che consacrava la sua Società Campione Nazio-nale di corsa campestre per la categoria ra-gazze!!!

Cosa si siano detti mentre si stringevano la mano Severi ed Alberti (che in veste di vice-presidente premiava) forse non si saprà mai; co-noscendo però lo spirito arguto del tecnico si-ciliano e vedendo il sorriso del nostro credia-mo di immaginarlo. Ma a parte ciò, quello che conta è questa quinta strepitosa vittoria delle nostre ragazze! Una vittoria giunta quando nes-suno l'aspettava a causa delle tante rinuncie che allora avevano ridotto la Fiamma Alto Lazio a poche atlete tutte giovanissime (la più anzia-na Giuliana Conti ha solo... 15 anni). Una vit-toria che era nell'aria dopo le splendide pre-stazioni di Giusy Olimpieri e Teresa Fossati nel - Trofeo Valle Teverina » e di Macchioni Anto-nella nel « Trofeo Esercito Scuola », a cui nes-suno credeva.

L'artefice di questa affermazione di squadra è stata proprio colei che si è classificata al se-sto posto: Giusy Olimpieri, che, sacrificando le sue non indifferenti possibilità, con una gara intelligente e caparbia ha creato le condizioni per la vittoria.

Eccezionale Antonella Macchioni intelligente e pronta a sfruttare ogni occasione, ogni incer-tezza delle avversarie ed ora Campionessa Na-zionale dopo un memorabile duello con la si-ciliana Salmeri; un duello che ci ha fatto rivi-vere quello di due anni fa a Pratoleva fra la Salmeri Santina (sorella maggiore di questa) e la nostra ex Presciuttini Rosella, concludendosi a nostro favore.

Sorprendente la piccola e tenace Fossati Te-resa che si è rivelata una lottatrice coraggiosa e volitiva, da lasciar tutt i esterrefatti dello splendido e inatteso quinto posto.

Il segretario del Settore Propaganda della F.I.-D.A.L. Sandro Giorgi ha detto che se la Fiamma Alto Lazio vivesse in un ambiente diverso po-trebbe essere ormai nel ristretto numero delle grandi Società Italiane.

Riteniamo che tutto ciò sia vero, anche se sappiamo che fra gli sportivi di Montefiascone molti ci seguono con simpatia.

E' questo che ci sprona ad andare avanti pu-re fra mille difficoltà; è per questo che le no-stre ragazze vincono! Per dimostrare a chi cre-de in noi, a chi ci segue con affetto, così co-me a quelli che s'adoperano a subornare le nostre atlete, a coloro che non credono nella razionalità e nella serietà della nostra prepara-zione, o che la credono inconciliabile con i do-veri scolastici, ed ai falsi <• catoni », che noi e-sistiamo, lottiamo e... malgrado tutto VINCIAMO!

Rispondiamo con i fatti Chi ha creduto che la Fiamma Alto Lazio fos-

se finita, che le molte defezioni l'avessero mes-sa in ginocchio: è servito!

Lo hanno servito tre marmocchiette (35 anni in tre) Antonella, Giusi e Teresa, tre ragazzine destinate a fare molta strada.

A Vibo Valentia il 4 marzo non c'erano né Nadia Ugolini, né Rossana Ugolini, né Rossella Presciuttini, né le orvietane, né altre!!! No, ci erano tre bambine tese, spaurite ma che si e-rano e si sono sapute sacrificare e che sapeva-no che a Montefiascone « quattro » (dico quat-tro di numero) loro compagni attendevano che la radio locale desse loro notizie.

Le hanno fatte avere le notizie!! Le più bel-le possibili!!! Quelle che nemmeno la loro ca-pitana Giuliana Conti avrebbe mai osato spera-re: Antonella Macchioni, campionessa Nazionale ed il t itolo nazionale a squadre.

Questa è la risposta della Fiamma Alto Lazio a tanta gente che ha diffidato o sparlato di lei, all'ostruzionismo di alcuni insegnanti di E. F., all'assenteismo delle autorità comunali; una ri-sposta basata su fatti concreti non su chiac-chiere, una risposta firmata da tre bambine e da

Severi Carlo Alberto

Brillanti affermazioni di due giovani sciatori Falisci

La fase provinciale di sci dei Giochi della Gioventù 1979, svoltasi sulle nevi del Monte A-miata, ha visto il successo dei fratelli Andrea e Luca Bologna.

Il primo (portacolori della Scuola Media «Man-zoni») ha vinto la gara di slalom gigante (cat. Ragazzi) in 46",98 (distaccando di quasi nove secondi il secondo arrivato e di 24" il terzo) e quella di slalom speciale in 33',69.

Il secondo (che gareggiava per il nostro Li-ceo Scientifico) ha vinto nella cat. Allievi la ga-ra di slalom gigante in 44',37, ripetendosi in quella speciale con il tempo di 34",37.

Ai due giovani sciatori rallegramenti ed au-G. Giulianelli guri.

AUTOTRASPORTI e CORRIERE bisettimanale per Roma nei giorni di Martedì e Venerdì

N A P O L I E U G E N I O già Fratelli Scarponi

Via Cassia, 87 - tel. 86876 MONTEFIASCONE Licenza n. 14-b77 Questura e PP.TT. n. 9426-5 Recapito ROMA - Via di Pietralata, 240 - tel. (06) 4504618

LA VOCE pag. 13

Versa Ics Pusqwu Si avvicina la Pasqua. Per chi legge queste righe e si sente cristiano, la Pasqua è una co-

sa importante. E' il segno della nostra eternità. Abbiamo voluto proporla in termini agricoli. Per-chè, secondo noi, tutta la natura è una rappresentazione continua del mistero della nostra vi-ta che si rinnova nelle mani di Dio. efeX

Cosi qualcuno ha pensato che Gesù un giorno si paragonò ad un chicco di grano. Ed ha visto cosi la sua epopea. « Le mani della terra ti stringeranno, chicco di grano! Ti stringeranno forte! Le cento,

mille mani della terra, piene di fermenti e di umidità. Si insinueranno dentro di te. E tu sarai una cosa sparsa nel buio, chicco di grano! Laggiù. Dove l'acqua canta sempre la ballata della corruzione ».

Così dicevano le voci del vento. Le fredde voci della tramontana. Ed il chicco di grano tremò come sempre, come da cento secoli, come ad ogni tramonto

dei tempi. Egli sentiva l'angoscia di essere preso e di sparire tre le mani della terra. Sapeva che, un

giorno, avrebbe visto di nuovo il sole; in mille modi diversi. Tuttavia nel suo cuore di germe passò per un attimo l'invidia di altri grani. Laggiù, nei magazzini asciutti, pronti per la farina bianca. Ma era stato messo nella terra. E doveva sposare la terra. Allora si lasciò abbracciare sempre più strettamente lungo la strada del marcire nascosto. Chi passava di sopra non sapeva di certo il soffrire, la pazienza e la voglia di vita che sa-

livano su dall'oscurità. Poi, un giorno, il sole destò una prepotenza verde e la terra si spaccò. Crebbero steli do-

vunque. Furono assaliti dal ghiaccio e dal vento e dalla grandine. Ma crebbero ugualmente. E quando la spiga scoppiò d'oro nell'aria, mille chicchi di grano fecero nella gloria un rac-

conto che cominciava da sotto la terra. Erano risorti e avevano creato molte vite nuove. Per altri tempi, per altri chicchi, per al-

tre sepolture. In un mistero lungo che era sempre dello stesso grano. Finché ci fossero stati i grumi scuri ad accoglierlo. Perchè la terra è un ombra sterile. Ma se la sposa un chicco di grano diventa una madre viva. Certo però che, in questi momenti, ciò che appare più evidente è l'azione oppressiva e

corruttrice della terra. Non è facile sentirsi risorgere con una gioia nuova dentro. Per questo diciamo a tutti i giovani di buona volontà: non eliminate Gesù da dentro di voi! Anche se ci sembra di sentire le risate acide di tanta gente. Anche se qualcuno, preoccupatissimo dei suoi egoismi, vi potrà dire che siete matti. E molti altri che passano la vita ad arrotare dentro le lamette da barba dei loro odi piccini vi diranno: scemi.

C'è gente che camuffa la propria verde invidia con i colori accesi dell'ideale. Ma il ver-de gli resta dentro. Tutti costoro vi si scaglieranno contro, giovani di buona volontà. Cercheran-no di cavarvi gli occhi della fede e, se non ci riusciranno, cercheranno di cavarvi gli occhi sem-plicemente. Così saremo tutti guerci allo stesso modo.

Ricordatevi del chicco di grano. Marcisce ma diventa autore della vita sua e della vita di altri.

Presto le Parrocchie vi chiederanno di occuparvi di stracci... e di gente che ha fame. Ed altri vi daranno dello straccione e dello stracciarolo. Quello potrebbe essere il momento di mostrare che si può aiutare chi soffre attraverso

le umili cose; come il chicco Cristo. Gli urli pieni di rabbia e di ironia non hanno mai fatto crescere neppure l'ortica. Un piccolo seme muto ha dato sempre qualcosa da mangiare.

LUMACONATA :

ANONIMA SEQUESTRI ovverosia FREGANDO La Sequestri Ink. aveva sede in Casalino

Square, con succursale in Pelucche Country. L'aspetto della sede era dignitoso: travi di

legno fradicio, scalinate di tavole ripide, aromi di « mocore » e di « freschino ». Insomma non dava nell'occhio.

Per questo, dietro le ragnatele delle finestre, il crimine poteva agire indisturbato.

La polizia non sospettava. Nemmeno il prode peppe — little bowl; nemmeno l'astuto Giulia-no Cali - and - relly, addetti al servizio segre-to metropolitano, potevano sapere dei loschi pia-ni che si materializzavano alla Sequestri Incor-poraron.

Laggiù in Casalino Square. Erano le cinque della sera. Seduti ad un tavolo

stile « Pampanetta » due squallidi t ipi bofon-chiavano. Lui smilza, tipo mortodifame. Lei era longilinea tipo acquacotta.

« Quello che conta è la rapidità! ». « E' vero To', però in penso che non sarà

troppo in grado di sfuggirci ». « Non ci contare Fran, quello, è vero, si da

un sacco di arie, però credo che sia in gamba ». « Ma non lo vedi, To', che cammina sempre

tutto pettoruto lo credo che si butterà addosso alla rete da solo! ».

« Comunque non dobbiamo lasciare niente al caso. Bisogna impacchettarlo subito e comple-tamente. Hai preparato il materiale? ».

« Certo, To', e anche la corda. Gli legheremo solo le zampe. Così crederà di avere ancora

qualche libertà di movimento e noi potremo metterlo nel sacco con più facilità ».

« Sai? Franchie? Sto sognando il momento che lo avremo in mano. Quel maledetto tipo ben nutrito. Lo spenneremo completamente ».

« Certo sarà una lezione per tutt i gli zozzi grassi borghesi ».

« Come faremo ad eliminare ogni traccia? » « Penso che ci serviremo di sacchetti di pla-

stica; anzi, che ne dici se esco a prelevarne un po'? ».

« Si Fran, cerca di non dare nell'occhio, ma-gari assumi un aspetto elegante! »

E lei si truccò. Tre etti di bianco medò, da-to con la stuccarola, le procurarono un aspet-

to mortuario. Poi prese il fard marrone- Cac... cioè no! Volevo dire marrone " testa - di - moro e si disegnò un rotondo sulle guance. Così as-sunse l'aria del pagliaccio che, oggi, fa molto sekkisi. Dopo si muffò gli occhi col verde e con una spazzoletta prese certa roba nera e ci inamidò le ciglia che diventarono dure come le ganasse del cinghiale.

« Bene, fece lui, così se un zozzo borghese tenta l'approccio e vuole baciarti, con le ciglie l'agguerci! Però, quando ritorni, fatti i bagnoli con l'acido borico perchè io non voglio fare la fine di Moshe Dajan! Vai ora! »

« My dear !—fece lei. — Mi manca il meglio: il rossetto! » E prese un rosso stri l lo e se lo mi-se sulle labbra.

«Giusto! —-Ringhiò To' — così agli incroci le macchine ti pigleranno per un semaforo all'alt e noi passeremo tranquilli! ».

« Grazie To'. Si vede che ho scelto proprio il rossetto più alla moda ».

E uscì. To' restò solo con le solite tensioni di prima del colpo.

E se li avessero beccati? Si potevano dare per prigionieri politici Sarebbe stato difficile!... Ma sì invece! Sequestrare un grosso animale della borghesia non voleva dire foraggiare il proletariato? E più politica di quella? E To' si appisolò tranquillo.

I tacchi di lei lo svegliarono: « E' notte, To', andiamo! ».

Fecero presto a preparare la roba. Poi la not-te cannibala li inghiottì.

Alba e schizzi di sole qua e là. Genuino il contadino sta parlando con Lisandrone il saet-tone:

Lisandrone: « E tu te n'ere accorto che te vo-lìono frega 'I cappone »

Genuino: « Da mò che vedio fa la ronna! Figu-rate adè 'I cappone più grosso del vecinato! »

Lisandrone: « E tu ch'hae fatto? » Genuino: « L'ho porto drento min casa mia. E

mal su loco ci ho mesto 'I galletto. Tanto adera ammalinato. Magro! Paria 'I ven-

nerdì santo! E poe gattio anguastito. Rampaa e beccaa quant'en colpo! M'ia sguardolato tre o quattro polanche! ».

Lisandrone: « E t'hanno porto via quello? ». Genuino: « Ennò! ».

t i

da «Cesare a l la Cai/alla» ora gestito dal Sig. FELICE PORRONI

con il suo panorama di cielo, terra e laqo la sua cucina, i suoi ampi saloni attreezatis-simi per banchetti, matrimoni, cerimonie, ecc.

or MONTEFIASCONE Telefono 8 6 0 6 8

pag. 14 LA VOCE

Nel grigiore attuale un ricordo luminoso — - di PRIMO PUGLIESI

IV PUNTATA

La domenica successiva, 30 gennaio, si riparte per Roma contro lAlbatrastevere con questa formazione: Benedetti, Tortorella, Sega, Faraoni, Patriarca, Lucarini, Biscetti, Cannavacciolo, Pez-zato, Rempicci, Fioravanti.

E' un naufragio. Ritorniamo a casa portandoci dietro una pesante sconfitta: 4-0.

Abbiamo 17 punti e il diciassette ci ha pro-prio portato sfortuna.

Ma eccoci a domenica 6 febbraio. E' di scena a Montefiascone il Campagnano.

Partita drammatica e bellissima. L'ultima vera partita del campionato! Chiudiamo il primo tem-po con gli ospiti in vantaggio di tre reti!

Nella ripresa il Montefiascone si sveglia. Sembra un'altra sqadra rispetto a quella vista nei primi 45 minuti. I collegamenti tra i vari reparti si realizzano che è una meraviglia e la impossibile rimonta inizia.

Al 6' Fioravanti va in gol, seguito da Pezzato al 13' e da Pezzato ancora al 31'.

Al 35' c'è addirittura la possibilità di vince-re. La palla calciata da Pezzato (che partita fa-cesti Pietrù!!) entra in rete, un difensore la smanaccia fuori, l'arbitro tentenna poi opta per il calcio di rigore; ma il t iro dal dischetto va fuori. Peccato! A sei minuti dal termine im-provvisamente il pallone scoppia. Non si rie-sce a trovarne un altro. Finalmente se ne tro-va uno, ma l'arbitro fischia la f ine!

Questa la formazione: Benedetti, Tortorella, De Chirico, Faraoni, Patriarca, Sega, Lugarini, Cannavacciolo, Pezzato, Rempicci, Fioravanti.

Ho parlato di ultimo nrande incontro per i falisci a sette partite dalla fine del campionato ed a ragione.

CRISI

infatti lo staff dirigenziale è in crisi. Il pre-sidente Vanni è rimasto quasi solo. Le spese sono state ingenti, non è pensabile ripetere l'avventura.

L'intenzione del presidente è di mollare tut-to a fine campionato.

I falisci Pezzato e Canna-vacciolo punte di diaman-te dello schieramento giallo-verde.

La tifoseria ha capito il dramma: l'U.S. Mon-tefiascone non potrà avere un futuro. Diventa irrilevante ormai vincere o perdere, essere o non essere in zona retrocessione.

Essa è stata già decretata da motivi econo-mici, al di fuori del responso della classifica finale.

Il bel giocattolo s'è rotto irrimediabilmente e non c'è nessuno in grado di ripararlo conve-nientemente.

Anche i giocatori hanno capito. Il loro impe-gno regredisce: vincere o perdere non ha più tanta importanza per loro. L'allenatore Fiora-vanti stenta a mantenere un minimo di sere-nità. Il pubblico, non i tifosi, diserta il cam-po Acli: è proprio la fine!

Il campionato prosegue imperterrito, ignoran-do il dramma falisco.

A Roma ci aspetta la Fortitudo, fanalino di coda, che non ha mai vinto. Contro di noi ci riesce per 1-0. Che umiliazione! E' proprio il colmo!! Sul campo Acli con il pericolante Bet-tini Quadrare ci lasciamo imporre il pari, al ter-mine di un incontro incolore, con i nostri atleti ormai irriconoscibili.

Andiamo a Roma contro l'Orni con questa formazione: Benedetti, Patriarca, Tortorella, Lu-garini, Sega, Faraoni, Maurizi, Cannavacciolo, Pezzato, Rempicci, Fioravanti, ed è un inatteso e commovente pareggio, una isolata prova di orgoglio che fa onore ai nostri. Pareggio che ritroveremo sul nostro cammino soltanto con-tro l'Humanitas al campo Acli.

Per le restanti partite sono pesanti sconfitte addirittura incredibili, con atleti ormai decon-centrati che attendono soltanto che venga scrit-ta la parola fine sul campionato.

Onorevolissimo, intendiamoci, che ci vede quasi al centro classifica, ma che non serve a niente.

Dopo l'ultimo incontro con il Bracciano l'U.S. Montefiascone sparisce e si fonda con la no-vella A.S. Viterbo.

Ritroviamo una nuova società di calcio il 28. 9.1960: la S.S. Montefiascone. Una compagine di giovanissimi che parteciperà ad un modesto campionato di seconda categoria.

Ma è tempo che chiuda. Dopo ventanni i ri-cordi vanno bene, le chiacchiere no.

Primo Pugliesi

II Piano Comunale di Sviluppo e di adeguamento della rete commerciale

(continuazione)

Il numero dei negozi ammonta attualmente a 216.

Per classi e superfici di vendita essi sono co-sì suddivisi: n. 8 negozi, pari al 3,7%, appartengono alla clas-se 0-10 mq. n. 45 » , » » 20,83%, » » » 11 - 20 mq. n. 41 » , » • 18,98%, » » » 21-30 mq. n. 26 » , » » 12,03%, » » » 31 -40 mq. n. 96 » , » » 44,44%, » » » superiore a 40 mq.

Ed ecco le tabelle merceologiche previste dal-la legge n. 426: I - Prodotti alimentari freschi e comunque con-servati, compresi il pane, il latte e i suoi deri-vati e le bevande, anche alcoliche, con esclu-sione dei prodotti elencati nelle tabelle II; III; IV; V; VI; e Vii; I I -Carni di tutte le specie animali (escluse quelle equine e di bassa macelleria) fresche, conservate e comunque preparate e confezionate; frattaglie; salumi; uova; III - Carni e frattaglie congelate di ogni specie animale, escluse quelle equine e di bassa macel-leria - uova; IV -Carni e frattaglie equine fresche e comun-que preparate, conservate e confezionate; V-Prodott i ittici freschi e comunque conservati;

VI - Prodotti ortofrutticoli freschi e comunque conservati - bevande, anche alcoliche - altri pro-dotti alimentari comunque conservati - oli gras-si alimentari - uova; VII - Pasticceria fresca e conservata - gelati dolciumi freschi e conservati - bevande alco-liche; Vili - Prodotti alimentari e non alimentari per e-sercizi aventi superficie di vendita superiore a 400 mq. (trattasi dei prodotti di cui alle tabelle I - Il - V - VI - VII); IX -Ar t ico l i di vestiario confezionati (esclusi i prodotti dell'artigianato e dell'alta moda e gli accessori di abbigliamento); X-Ar t i co l i tessili, compresi quelli per l'arreda-mento della casa - prodotti tessili dell'artigiana-to e dell'alta moda - accessori di abbigliamen-to; XI-Calzature ed articoli in pelle e in cuoio; XII - Mobili - articoli casalinghi - elettrodomesti-ci - apparecchi radio e televisivi ed altri appa-recchi per la registrazione e la riproduzione sonora e visiva e materiale accessorio - materia-le elettrico; XIII - Macchine, attrezzature e arfiicdli tecnici per l'agricoltura, l'industria, il commercio e lo artigianato; XIV -A l t r i prodotti (non compresi nelle tabelle precedenti).

La dimensione media comunale dei negozi per tabelle merceologiche dei punti di vendita è la seguente: mq. 32,07 per la tabella I - mq. 25,55 per le ta-belle Il e III - mq. 30,5 per la tabella V - mq. 24,75 per la tab. VI - mq. 76,65 per la tab. VII -mq. 59,9 per l e tab. IX e X - mq. 27,28 per la tab. XI - mq. 183,13 per la tab. XII - mq. 71,08 per la tab. XIII - mq. 108,72 per la tab. XIV.

Dall'aggregazione delle tabelle merceologiche è risultato che (a parte le superfici delle tabel-le VII e XIV) il 56,57% della superficie comples-siva di vendita al dettaglio è imputabile al set-tore alimentare.

Passando all'analisi per zone commerciali si rileva che sul totale della superficie di vendita il 21,08% appartiene alla zona 1, il 56,03% alla zona 2, il 2,61% alla zona 3, il 10,81% alla zona 4, il 6,04% alla zona 5 e il 3,4% alla zona 6.

Risulta oltremodo evidente il tipo della condu-zione familiare della rete di vendita al dettaglio, il che ha portato alla suddivisione della rete distributiva in punti di vendita di piccole dimen-sioni, in perfetta autonomia reciproca che cer-tamente non giova al modesto giro di affari che generalmente caratterizza la gestione degli eser-cizi del Comune di Montefiascone.

(continua)

LA VOCE pag. 15

L'aborto nella legge civile : il giudizio morale

Polemiche a non finire per l'intervento di condanna, da parte dei singoli pastori e della Con-ferenza episcopale italiana, della legge civile varata dal Parlamento italiano sulla legalizzazione dell'aborto.

Può la Chiesa intervenire e condannare? Non solo può, ma DEVE farlo se vuole rimanere fedele alla Parola di Dio (Gesù Cristo) e vuole continuare ad essere la « coscienza critica » dell'umanità. Anche per la Chiesa di oggi valgono le parole degli apostoli: « Bisogna obbedire prima a Dio e poi agli uomini ».

Ecco cosa scrive la Conferenza episcopale italiana su questo delicato argomento.

Osservatorio Religioso

L'ABORTO E' UN FENOMENO SOCIALE

Il discorso sull'aborto non può essere ristret-to alla sua dimensione morale in rapporto alla singola persona che lo chiede o lo compie: lo si deve considerare anche in una prospettiva sociale.

In realtà, l'aborto è un fenomeno sociale per molteplici motivi: coinvolge in profondità la re-lazione che ¡ega tra loro i due esseri umani, la donna e il figlio; ha ripercussioni sulla coppia e sulla famiglia e, ancor più ampiamente sull'am-biente sociale entro cui si è inseriti.

Per questo l'aborto non può non sollecitare l'interesse e l'intervento dell'intera comunit ' politica.

INTERVENTO EDUCATIVO DELLO STATO

Nel suo intervento circa la vita nascente, la comunità politica non può restringersi all'ema nazione di una legge, peraltro necessaria, che proibisca come reato l'aborto, da punirsi tuttavia con giustizia ed equità, tenendo conto delle si-tuazioni concrete, in cui è stato commesso.

Tale legge, infatti, non risolverebbe da sola tutto il complesso e diff ici le fenomeno socia-le dell'aborto.

Lo Stato deve piuttosto puntare primariamente su di un intervento educativo, elaborando e dif-fondendo una cultura rispettosa e promotrice del valore della vita e del senso di responsabili-tà nei suoi confronti.

Deve inoltre puntare su di un intervento so-ciale, stimolando e offrendo una serie di inizia-tive, sussidi e possibilità di prevenzione e di sostegno delle gravidanze indesiderate e dif-f ici l i .

SI RENDE NECESSARIO UN INTERVENTO LEGISLATIVO

Spesso però la comunità politica, anche per il suo inadeguato impegno culturale e sociale, deve affrontare l'increscioso fenomeno degli aborti clandestini, con le risultanze negative dei pericoli per la salute e la vita della donna.

Della speculazione economica di un certo personale medico e paramedico, di una discrimi-nazione fra le classi sociali, ecc.

Diventa così necessario anche un intervento legislativo: è il problema della « regolamen-tazione legale » ossia della posizione della legge civile di fronte a questo fenomeno so-ciale.

LA TOLLERANZA CIVILE NON GIUSTIFICA LA POSITIVA AUTORIZZAZIONE A SOPPRIMERE UN INNOCENTE

Per questo problema viene spesso invocato il principio della tolleranza civile, in forza del quale lo Stato può, o addirittura deve, tollerare qualche male per evitare mali più gravi (7).

Ma il principio della tolleranza civile, nella sua concreta applicazione, non giustifica affatto la positiva autorizzazione a sopprimere direttamen-te un innocente, come Se lo Stato potesse con-cedere il « diritto » ad alcuni di chiedere e ad altri di compiere l'aborto: « La legge umana può rinunciare a punire, ma non può rendere onesto quel che sarebbe contrario al diritto naturale, perchè tale opposizione basta a far sì che una legge non sia più una legge » (8)

L'applicazione del principio di tolleranza civi-le all'aborto legalizzato è illegittima e inaccetta-

bile perchè lo Stato non è la fonte originaria dei diritti nativi ed inalienabili della persona, né il creatore e arbitro assoluto di questi stessi di-ritti, ma deve porsi al servizio della persona e della comunità mediante il riconoscimento, la tutela e la promozione dei diritti umani.

Così quando si autorizza l'aborto, lo Stato contraddice radicalmente il senso stesso della sua presenza e compromette in modo gravissimo l'intero ordinamento giuridico, perchè introduce in esso il principio che legittima la violenza contro l'innocente indifeso.

LA LEGGE E' INTRINSECAMENTE E GRAVEMENTE IMMORALE

Da quanto precede emerge chiaro il giudizio morale sulla legge civile che autorizza l'aborto: è una grave legge intrinsecamente e gravemente immorale.

Tale legge, diversamente da quelle giuste e oneste, non ha potere di vincolare la coscienza non può quindi minimamente intaccare il princi-pio della inviolabilità di ogni vita umana inno-cente, che resta immutato e immutabile. L'uomo si sente vincolato unicamente dalla legge scrit-ta da Dio nel suo cuore, la quale, comandando di non uccidere, autorevolmente giudica e assoluta-mente rifiuta una simile legge umana.

IL GIUDIZIO MORALE SULLA LEGGE ABORTISTA E' ASSOLUTAMENTE NEGATIVO

Il giudizio morale negativo sulla legge abor-tista italiana risulta anche dai seguenti elemen-ti:

a) la sua contraddizione con i valori e i prin-cipi fondamentali della legge morale naturale-di-vina, per la mancata o comunque insufficiente tutela giuridica del « diritto alla vita » proprio di ogni essere umano;

b) l'aberrante facoltà attribuita alla libertà della donna di decidere in termini unicamente individualistici, al di fuori e contro ogni respon-sablità verso il « diritto » del nascituro;

c) la grave deformazione di alcuni ruoli fon-damentali della convivenza sociale: risultano, infatti, violati i diritti del padre del concepito e i diritti e doveri dei genitori rispetto alla fi-glia minorenne; così pure la professione medica di servizio alla vita viene piegata con violenza non solo a prestazione del tutto estranee, ma anche e più gravemente ad un compito che si oppone in forma diretta alla tutela e alla promo-zione della vita umana;

d) l'individualismo esasperato che ispira la legge abortista risulta ancor più grave dal fatto di essere riconosciuta dallo Stato, il quale a sua volta costringe tutt i i cittadini, anche quel-li dichiaratamente contrari all'aborto a dare un qualche contributo;

e) il pericolo, non affatto ipotetico e nono-stante le esplicite asserzioni contrarie, di fare dell'aborto legalizzato un mezzo di regolazione delle nascite;

f) i l imiti e le ambiguità del riconoscimento del diritto all'obiezione per il medico e per il personale esercente le attività ausiliarie;

g) la contraddizione della legge all'etica pro-fessionale, perchè essa fa obbligo a chi non formula ufficialmente l'obiezione di coscienza di operare l'interruzione della gravidanza in ogni caso, anche se la sua coscienza in un caso sin-golo glielo vieti.

Settimana Santa

NELLA CATTEDRALE DI S. MARGHERITA

8 APRILE Domenica delle Palme

Ore 16,30 Benedizione e Processione delle Palme Celebra il Vescovo.

12 APRILE Giovedì Santo

Ore 10,30 Nella Cattedrale di Viterbo - Messa Crismale con la partecipazione di tut t i i sacerdoti dell'Ordinariato.

Ore 18 Nella Cattedrale S, Margherita Messa della Cena del Signore Celebra il Vescovo.

13 APRILE Venerdì Santo - Digiuno e astinenza

Ore 16 Celebrazione della Passione del Signo-re - Celebra il Vescovo.

Ore 20,30 Processione del Cristo Morto con al-cune Sacre Rappresentazioni. Percorso: Trento, S. Lucia, Bixio, Ve-

rentana, Cavour, Cattedrale.

14 APRILE Sabato Santo

Ore 22 Veglia Pasquale e Messa della Risur-rezione.

15 APRILE Pasqua di Risurrezione

« Cercate le cose di lassù, dove è Cristo » « Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta

nuova » « Gesù Nazzareno, il crocifisso è risorto »

16 APRILE Lunedì dell'Angelo

Ore 11 S. Messa e Predica delle Benedizioni Celebra il Vescovo.

PRO DEFUNCTIS 20 aprile : Giuseppe Luzzi; 21 aprile : Giuseppe Piccolotto; 27 aprile : Giuseppe Mancini; 28 aprile : Pietro Trapé; 4 maggio: Vittorio Trapé; 5 maggio: Virginia Castellani;

11 maggio: Genuino Brachino; 12 maggio: Agostina Nunziati; 18 maggio: Carinda Caciola; 19 maggio: Carolina e Maria Galli Caporali; 25 maggio: Leonilde Fabrizi;

pag. 16 LA VOCE

Vacanze in Puglia dal 2 al 7 luglio p. v.

2 LUGLIO - Partenza in torpedone da Montefiascone per CASERTA. Visita della Reggia e pran-zo in ristorante. Proseguimento per FOGGIA. Giro orientativo della città. Sistema-zione in albergo. Cena e pernottamento.

3 LUGLIO - Partenza per S. GIOVANNI ROTONDO (Visita ai luoghi di P. Pio) Pranzo - Prose guimento per BARI. Giro orientativo Sistemazione in albergo. Cena e pernottamento.

4 LUGLIO - Partenza per CASTELLANA; Visita delle Grotte. - ALBEROBELLO - Pranzo Prose-guimento per OSTUNI, BRINDISI e LECCE. Sistemazione in albergo.

5 LUGLIO - LECCE. Colazione e pranzi in albergo. Mattino visita della città barocca. Nel pome-rìggio partenza per TARANTO. Giro orientativo. Sistemazione in albergo.

6 LUGLIO - POMPEI. Colazione e Pranzo in albergo. Mattina visita agli scavi. Nel pomeriggio partenza per NAPOLI. Giro orientativo. Proseguimento per Montefiascone ove si ar-riva in serata.

•I» 'Jf »f» Il viaggio è organizzato in collaborazione con l'IVET di Roma - Pellegrinaggi Paolini Prevede:

1) Sistemazione in alberghi di 1" categoria in camere doppie con servizi. 2), Pullman gran turismo con aria condizionata3) Guida al seguito 4) Vitto dal pranzo del primo giorno al pranzo del sesto giorno 5) Ingressi alla grotte di Castellana, Reggia di Caserta, Scavi di Pompei.

La quota di L. 185.000 (di cui L. 50.000 all'atto dell'iscrizione) Le iscrizioni, già iniziate, si chiuderanno appena raggiunto il numero sufficiente. Rivolgersi a: Parrocchia S. Margherita - Tel. 86050.

NEO PSICOLOGA

Il 14 marzo u.s. si è brillantemente laureata in psicologia la sig.na Cataldi Donatella discu-tendo la tesi « Letteratura e psico-analisi: A-nalisi strutturale e dinamica dell'Otello di Sha-kespeare ».

Relatore il Prof. P. Perrotti, Relatrice la Prof.ssa U. De Coro. Alla neo dottoressa che si appresta a conse-

guire la relativa specializzazione ed una se conda laurea in materie letterarie i nostri com-plimenti ed i migliori auguri.

FIOCCHI ROSA

Franco e Claudia Sguazzino, pieni di felicità, vogliono annunciare a tutti la nascita della loro primogenita FRANCESCA, che è venuta a ral-legrare la loro casa il 6 marzo u.s.

LAURA, primogenita di Gianfranco Bellini e Bruna Ventura, era attesa da ben 9 anni! Potete immaginare la gioia dei suoi genitori, che non riescono più a dormire. E pensare che Laura è buona!

Congratulazioni a non finire.

TEMPO DI POTATURA

Pensiamo che sia il periodo migliore per la potatura delle piante. Qualcuno fa osservare che sarebbe opportuo far potare quelle piante troppo alte che impediscono la vista del lago dalla Rocca. Ci vuole tanto poco!

RICHIESTE DI CITTADINI

— Alle « Pipere » sono rimaste quasi tutte le persone anziane e quando debbono attraver-

sare la strada tremano per la paura d'essere investite dalle macchine e la strada la debbono attraversare perchè di là hanno l'orto, le gal-line ecc. Perchè non pensare a disegnare un passaggio pedonale? — La curva sulla Verentana dopo l'ospedale ci-

vile — andando verso Marta — è veramente pericolosa, perchè chiusa e stretta. La perico-losità, poi, aumenta perchè spesso — dalla par-te del Bisto — per capirci — ci sono macchine in sosta. ! ben pensanti e soDrattutto i camio-nisti chiedono in quel punto un divieto di sosta.

CONVEGNO DEGLI ARTIGIANI A VILLA SALOTTI

Domenica 25 marzo u.s., si è tenuto a Mon-tefiascone, nei locali della Villa Card. Salotti, l'annunciato convegno comprensoriale degli ar-tigiani aderenti all'Associazione provinciale del-l'artigianato.

Sono convenuti a Montefiascone numerosi i-scritti di una ventina di Comuni dell'alto viter-bese per dibattere i problemi della categoria e per mettere a punto la campagna elettorale per il rinnovo della Commissione provinciale del-l'artigianato che durerà in carica per i prossimi 4 anni.

Al convegno è intervenuto l'On. Bartolo Cic-cardini, parlamentare eletto dagli artigiani e pre-sidente regionale dell'Associazione. Erano pre-senti fra le altre autorità, il presidente del Con-sorzio Nazionale per l'istruzione professionale e artigiana, dott. Giuseppe Altini e il segreta-rio regionale dr. Gualtieri.

Il Consorzio presieduto da Altini, la cui sigla è « C.N.I.P.A. » gestisce dal 1977 i corsi di for-mazione professionale svolti dal Centro Card. Salotti.

Fra gli altri hanno preso la parola il presiden-te provinciale deM'A.P.A.V., Riziero De Santis, il segretario generale di Viterbo, rag. Ulderico Peleggi e molti presidenti degli uffici di zona dell'Associazione.

Ai politici presenti al convegno, gli artigiani hanno sottoposto i loro tanti e gravi problemi, dalla nuova normativa sull'IVA, alle bollette di accompagnamento delle merci, alla fiscalizza-zione degli oneri sociali, al raddoppio dei con-tributi previdenziali alla formazione delle nuove leve artigiane.

Il convegno di Villa Salotti è servito anche per mettere a punto, come si accennava all'ini-zio, la massiccia partecipazione degli artigiani aderenti all'Associazione, alle elezioni per il rin-novo della Commissione provinciale.

E' servito anche per presentare ai numerosi convenuti le moderne e valide strutture della scuola artigiana della Salotti di dove sono già usciti non meno di 3.000 specializzati nei vari settori della meccanica, dell'idraulica, della ra-diotelevisione, dell'elettromeccanica.

Grazie alla confluenza della nuova gestione del Centro Salotti, alla Confartigianato, sarà pos-sibile un ulteriore sviluppo del Centro stesso, fondato nel lontano 1954 da Mons. Boccadoro e conosciuto in tutta Italia come uno dei più ef-ficienti centri di addestramento per i futuri la-voratori del settore artigiano.

Umberto G. Ricci

COMUNICATO STAMPA

In data 4.3.79 si sono riuniti i Comitati di Quartiere « LE MOSSE » - « LE COSTE » - « ZEP-PONAMI », del Comune di Montefiascone.

Dalla discussione congiunta è emersa l'esi-genza di portare avanti unitariamente i seguenti punti: 1) Istituzione ufficiale dei Comitati di Quartiere,

da parte dell'Amministrazone Comunale, in base alla legge 8 aprile 1976 n. 278.

2) Ristrutturazione ed utilizzazione adeguata de-gli spazi e strutture pubbliche esistenti nelle varie frazioni.

3) Potenziamento da parte degli organi compe-tenti, FF. SS., ACOTRAL, COMUNE, del ser vizio autobus Stazione FF. SS. - Montefiasco-ne, in modo da garantire le coincidenze con tutti i treni in arrivo.

4) Maggiore efficienza della illuminazione pub-blica già esistente, e installazione d nuovi

punti luce nelle zone che più ne necessitano. I tre Comitati di Quartiere, inoltre, riconosco-

no l'urgenza del completamento stradale e fo-gnante della frazione LE COSTE.

Dalla riunione stessa è emersa l'utilità di un coordinamento permanente tra i Comitati di Quartiere « LE COSTE », « LE MOSSE », « ZEP-PONAMI », con il compito di avviare a soluzione quei problemi di carattere generale che riguar-dano tutta la cittadinanza.

I Comitati di Quartiere LE MOSSE - LE COSTE - ZEPPONAMI

LA VOCE

Carezza, lo specchio di luna crescente, La siepe di spino di bianco ammantata, La timida primula appena sbocciata, La terra da poco destata ad oriente. Soave, tra rami di palma e d'olivi, Tra « Osanna » di genti e di bimbi giulivi, Pure sapendo vicina la croce, — Credete... e sperate —, esorta La VOCE.

S'oscura, ora piena, la luna biancastra. Compiuto è sul Golgota il più ingiusto

[dramma.] Straziante è quel pianto di tutti la Mamma! E trema la terra ed il cielo è in burrasca. Eppure, spegnendosi, triste, col tuono, Non la vendetta, ma invocando il perdono Per chi ha tradito e innalzata ha la croce, — Credete... e sperate —, ripete La VOCE.

Sorride, or, bonaria la luna arancione. La rondine il vecchio suo nido rabbercia. Gorgheggi riallietano l'antica quercia. Festoso è il risveglio del campanone. La lastra tombale s'è infranta e risorta E' la bianca figura di luce ravvolta! Tien alto un vessillo in cui spicca una croce. — Credete... e sperate —, rincora La VOCE.

Lo Faro Giovanni