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PASCAL

Il problema del senso della vitaPascal ritiene che la questione pi importante dell'uomo sia l'interrogativo sul senso della vita.

Pascal ritiene il quesito che cos luomo? l'interrogativo pi importante, e considera mostruoso il fatto che certi individui possano rimanervi indifferenti. Per Pascal lo studio dell'uomo e quello correlativo di Dio e dell'anima, sono gli unici studi a cui l'uomo si deve interessare; tutto il resto svago, libido sciendi, inutile curiosit. E' a questo punto che viene messa in evidenza la curvatura religiosa del filosofo: egli crede che l'enigma dell'uomo e della vita possa trovare una soluzione solo con la fede.Di conseguenza, la strategia filosofica attuata da Pascal mira a mostrare il fallimento non solo della mentalit comune, ma anche della filosofia e della scienza davanti al problema del senso dell'esistenza, e a mettere in evidenza la capacit del cristianesimo di darvi una risposta adeguata. Pascal, quindi, aveva come obiettivo quello di comporre un'apologia del cristianesimo rivolta a un interlocutore miscredente e al libero pensatore razionalista, che egli vuol portare a far prendere on considerazione la ragionevolezza del cristianesimo.

I limiti della mentalit comune: il divertissement, o lo stordimento di sPer Pascal l'uomo ha natura indefinita e indeterminata; egli non ha certezze, ma ha bisogno di averle. Per ottenere tali certezze non ci si deve affidare n alla ragione n alla scienza: solo Dio pu risolvere i nostri problemi. Il filosofo ritiene che l'atteggiamento della mentalit comune davanti ai problemi esistenziali sia quello del divertissement. Questo termine, che viene solitamente tradotto con distrazione o divertimento, assume il significato filosofico di oblio e stordimento di s davanti alle occupazioni, ai lavori e alle attivit generali che svolgiamo per non pensare. Il divertimento, quindi, una fuga da s e dalla ricerca dello scopo della propria esistenza ottenuta tramite qualsiasi attivit. Ma da cosa fugge l'uomo?Innanzitutto dalla propria infelicit e dagli interrogativi sulla vita e la morte.

Nulla insopportabile all'uomo quanto l'essere in pieno riposo, senza da fare, senza divertimento; in questo modo, infatti, l'uomo sente il suo niente, la sua insufficienza, la sua impotenza, che porteranno al mal umore, alla perfidia, alla disperazione e, soprattutto, alla noia. A questo punto, quindi, l'uomo preso dall'angoscia e cerca di distrarsi tramite varie occupazioni. Disperdendosi in mille attivit, l'uomo non cerca le cose, ma la ricerca delle cose. Queste cose, comunque, non sono cercate in vista della felicit: sono cose che non si vorrebbero se fossero offerte.; non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro.

Tuttavia il divertimento, essendo una continua fuga da noi stessi, non genera felicit, ed qualcosa di fallimentare perch non porta e a un completo appagamento del desiderio. Il divertimento, provenendo dall'esterno, porta l'uomo ad essere schiavo delle cose anzich consolarlo. Cos, la sola cosa che pu consolarlo dalle sue miserie la pi grande delle sue miserie. Il divertimento, per, non porta a nulla, se non ad arrivare alla morte senza avere mai vissuto. Per questo motivo l'uomo non deve chiudere gli occhi davanti alla sua miseria, ma deve saper accettare la propria condizione e tutto ci che essa implica senza fuggire.

I limiti del pensiero scientifico: spirito di geometria e spirito di finezzaPur essendo uno scienziato e pur avendo interesse per il sapere esatto, Pascal ritiene che la scienza presenti alcuni limiti che le impediscono di dare risposte ai quesiti circa il senso della vita. La scienza si basa sulla ragione e ha come primo limite l'esperienza. Sebbene l'esperienza da un lato rappresenti un punto di forza, in quanto la scienza si fonda e procede con essa, dall'altro lato rappresenta un qualcosa con cui la ragione deve fare i conti. Per tale motivo il secondo limite della scienza rappresentato dall'indimostrabilit dei suoi principi primi. Alla base del ragionamento scientifico, infatti, vi sono nozioni che sfuggono al ragionamento stesso, poich nel campo del sapere impossibile una regressione all'infinito dei concetti, per cui ci si deve per forza arrestare a dei termini primi, che rappresentano il limite oltre il quale non si pu procedere e dal quale nascono le catene dei ragionamenti. La scienza, quindi, si basa su principi che non possono essere dimostrati e che quindi non sono mai assoluti (come, invece, credeva Cartesio), ma che comunque vengono assunti come postulati di per s evidenti. A tal proposito, quindi, Pascal rifiuta: il dogmatismo, che non riesce a fondare i principi primi; lo scetticismo, che, pur tentandoci, non riesce a confutare i principi primi poich sono evidenze intuitive pi sicure di qualsiasi ragionamento. Pascal, inoltre, respinge ogni intrusione metafisica o teologica e ogni principio di autorit. Alla ragione scientifica incapace di dare risposte ai problemi esistenziali, Pascal oppone la comprensione istintiva che lui chiama il cuore. Egli intende il cuore come l' organo capace di captare gli aspetti pi profondi e problematici dell'esistere:

Per esprimere l'antagonismo esistente tra ragione e cuore, Pascal introduce il concetto di esprit de gomtrie e di esprit de finesse. Lo spirito di geometria la ragione scientifica, che ha per oggetto la realt fisica e sensibile e gli enti astratti della matematica e procede dimostrativamente. Lo spirito di finezza ha per oggetto l'uomo e si fonda sul cuore, sul sentimento e sull'intuito.Lo spirito di finezza vede l'oggetto senza ragionamento; le cose di finezza si sentono pi che vedersi e non possono essere dimostrate poich non si posseggono i loro principi come si posseggono, invece, quelli della geometria. Pascal ritiene che lo spirito di geometria ragiona intellettivamente, lo spirito di finezza comprende intuitivamente. Un certo grado di finezza, ossia di comprensione, necessario anche anche per fondare il ragionamento geometrico. Anzi, i principi primi vengono colti proprio attraversi lo spirito di finezza, poich si sente, ad esempio, che vi sono tre dimensioni dello spazio e si intuisce che i numeri sono infiniti.La scienza, davanti agli interrogativi umani, risulta impotente, e si ritrova praticamente nella stessa situazione della mentalit comune e del divertissement. Per questo motivo, in relazione ai destini ultimi dell'individuo, essa risulta vana.

I limiti della filosofia I filosofi e il problema di DioLa filosofia superiore alla mentalit comune e alla scienza in quanto si pone i massimi problemi metafisici ed esistenziali; essa, comunque, non in grado di risolverli. Ad esempio, la pretesa dei metafisici di dimostrare, a partire dalla natura, l'esistenza di Dio falsa, giacch l'ordine e le meraviglie del creato non dimostrano di per s l'esistenza di Dio; solo agli occhi di chi crede la natura appare come un'opera divina, mentre per chi non crede essa pu venire interpretata anche senza Dio.Per Pascal l'esistenza di un Creatore, razionalmente parlando, non chiara n certa, bens oscura e problematica quanto la sua esistenza. La ragione umana, quindi, non pu dimostrare n che dio esiste, n che non esiste.Inoltre le prove metafisiche dell'esistenza di Dio hanno il limite di giungere a una divinit puramente astratta, a un semplice Dio dei filosofi e degli scienziati che, essendo un puro ente di ragione, del tutto inutile alluomo.

I filosofi e la condizione umanaCos come incapace di risolvere la questione di Dio, la filosofia incapace di spiegare la condizione dell'uomo del mondo.Per Pascal la caratteristica principale dell'uomo quella di essere in una posizione mediana nell'ordine delle cose. La stessa dislocazione spaziale dell'uomo dimostra tale posizione: l'uomo compreso tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo (ambito ontologico), anzi tra il tutto e il nulla, l'uomo un nulla di fronte al tutto e un tutto di fronte al nulla, un misto di essere e non essere.

Chi non sar preso da stupore al pensiero che il nostro corpo che dinanzi non era percepibile nell'universo, che a sua volta era impercettibile in senso al Tutto sia ora un colosso, un mondo, anzi un tutto rispetto al nulla...?

Questa mediet tra massimo e minimo trova riscontro anche nell'ordine della conoscenza e nell'ordine pratico. Nell'ambito conoscitivo si pu dire che l'uomo conosca e non conosca; l'uomo, quindi, si trova in una via di mezzo tra l'ignoranza assoluta e la scienza assoluta. L'uomo, pur possedendo un illimitato desiderio di conoscere, impossibilitato a cogliere il principio e il fine delle cose, e deve accontentarsi di apprendere qualche cosa della zona mediana dell'universo. Tutte le nostre capacit, infatti, sono limitate da due estremi al di l dei quali le cose ci sfuggono perch sono troppo al di sopra o troppo al di sotto di esse. Una medesima duplicit e mediet caratterizza l'uomo in relazione al bene e alla felicit. L'uomo tende alla ricerca del bene e della felicit assolute ma non mai in grado di raggiungere ne luno ne laltra.

Questa situazione esistenziale mediana determina, nell'uomo, uno scarto incolmabile tra aspirazione e realt e fa s che egli sia un desiderio frustrato condannato allinfelicit in quanto non si accontenta di quel che e non pu divenire ci che vuole. D'altra parte, se nell'uomo vi sono la spinta verso la verit assoluta e l'istinto di una felicit piena, vuol dire che in lui vi la vocazione naturale verso un ordine superiore di essere e si valore. Inoltre, la stessa coscienza della propria miseria gi un segno di grandezza. L'essenza dell'uomo, la specificit della sua condizione, sta proprio in questa ambigua compresenza di miseria e grandezza, che fa di lui un mostro incomprensibile, un paradosso di fronte a se stesso.Ma se la condizione umana tutta in questa duplicit di grandezza e miseria, ogni tentativo di sottolineare un aspetto a scapito dell'altro destinato a fallire. Lo sbaglio della filosofia, infatti, stato quello di aver oscillato tra la celebrazione della grandezza dell'uomo (come avvenuto nei dogmatici) e la puntualizzazione della sua miseria (come avvenuto negli scettici). Incapaci di spiegare la dualit dell'uomo, i filosofi hanno cercato di annullarla, neutralizzando l'uno o l'altro dei due termini.

I filosofi e i principi primiSecondo Pascal il fallimento della ragione filosofica avviene anche in un altro settore di fondamentale importanza: quello dei principi pratici morali e politici.Pascal dice che gli uomini, sulla base della ragione, non sono stati capaci a mettersi d'accordo sulle regole del vivere e del comportamento, e non sono riusciti ad elaborare un'etica immutabile e universale.

Cos, su tutto ci che si riferisce al bene regna da sempre la massima confusione. Per gli uomini comuni il bene sta nelle ricchezze, nelle cose esterne e nel divertimento. I filosofi, invece, differiscono tra loro nel determinare l'essenza del sommo bene: c' chi ritiene che esso consista nella virt, chi nel piacere, chi nella ragione, nella morte, ecc. Altri, invece, affermano che il bene non si pu trovare, altro ancora rinunciano a cercarlo.

I cosiddetti principi universali del comportamento, considerati certi dagli uomini comuni e naturali e razionali dai filosofi, non sono altro che il frutto di convenzione, abitudine, storia, interesse, forza o arbitrio.Questa dialettica pascaliana trae ispirazione dal pensiero scettico e da Montaigne, ma in particolare dai libertini del XVII secolo. Con questi ultimi, tuttavia, vi sono delle differenze: essi, infatti, consideravano il relativismo un'arma filosofica che funge da solvente delle credenze sociali e religiose e da giustificazione della libert dei costumi; Pascal, invece, considerava il relativismo uno strumento per mostrare come la ragione, con le sue sole forze, non risulta in grado di fondare solide norme comportamentali e come l'uomo in generale, senza la luce della fede, sia destinato a vagare nell'incerto e ad approdare allo scetticismo.

La meta-filosofia di Pascal e la ragionevolezza del cristianesimoI limiti della filosofia nei confronti dei problemi di Dio e della condizione esistenziale dell'uomo, sono gli stessi limiti della ragione e la stessa sua impotenza nei confronti dei massimi problemi.Secondo Pascal l'unica vera filosofia una sorta di meta-filosofia consapevole dei limiti della filosofia: beffarsi della filosofia filosofare davvero. La meta-filosofia di Pascal, unendo ragione e fede, conduce al cristianesimo, il quale viene inteso come un messaggio sovrarazionale che risolve problemi che la ragiona, da solo, non riesce a risolvere. La filosofia per Pascal, quindi, pur essendo sterile, risulta fondamentale perch conduce alla ricerca di risposte in altre strade, e precisamente nella superiore forma di conoscenza che la rivelazione religiosa. Pascal, infatti, ritiene che l'uomo sia un problema la cui soluzione si trova soltanto in Dio (concezione molto lontana dall'Umanesimo). Ora, secondo Pascal, la religione cristiana l'unica religione vera, in quanto fornisce risposte ai problemi dell'uomo che si sono in accordo alla reale condizione umana: Perch una religione sia vera, necessario che abbia conosciuto la grandezza e la miseria, e le cause dell'una e dell'altra. Chi, tranne la religione cristiana, l'ha conosciuta?. Solo il cristianesimo e la dottrina biblica del peccato originale spiegano la condizione esistenziale dell'uomo: tale religione, infatti, parla della caduta dei nostri antenati dal Paradiso. Il fatto che l'uomo accolga in s due opposti o una tragica assurdit, o la prova del fatto che l'uomo non come dovrebbe essere e che risulta privo di qualcosa che un giorno deve aver posseduto. L'uomo va alla ricerca della completa felicit perch i nostri antenati, quando erano in Paradiso, hanno conosciuto tale felicit; se l'uomo fosse stato da sempre corrotto, non avrebbe mai avuto il desiderio di essere completamente felice. L'uomo, quindi, potrebbe essere paragonato a un re spodestato che mentre si trova in esilio ricorda con nostalgia le ricchezze che possedeva e che ora non possiede pi.Mettendo in luce la simultanea dignit e bassezza dell'uomo, la religione cristiana spiega, nel frattempo, la perenne inquietudine e frustrazione dell'uomo che, essendo nato per l'infinito, cerca invano la soddisfazione del proprio desiderio di felicit nel finito, dimenticando che il vuoto abissale che porta dentro di s pu essere colmato solo da Dio.Il cristianesimo, quindi, pur non essendo razionale, ossia pur non essendo un corpo dimostrato di verit cui si accede attraverso l'intelletto, ragionevole, ossia conforme alla ragione. Anzi, pur essendo una fede e non una filosofia, il cristianesimo cos aderente alla ragione da essere in grado di chiarire ci che essa non chiarisce.

La scommessa su DioPer mostrare ulteriormente la ragionevolezza della fede, Pascal, rivolgendosi in particolare ai liberi pensatori, elabora il celebre concetto della scommessa su Dio, il quale afferma che l'uomo deve scegliere tra il vivere come se Dio ci fosse e il vivere come se Dio non ci fosse; sottrarsi a una decisione gi una scelta negativa.In questa scommessa bisogna considerare da un lato la posta, dall'altro la perdita o l'eventuale vincita. Ora, chi scommette sull'esistenza di Dio, se guadagna, guadagna tutto, se perde, non perde nulla. In poche parole, l'uomo ha interesse a scommettere su Dio perch in caso di perdita perder solo dei beni finiti, intesi da Pascal come i beni mondani, e in caso di vincita guadagner quel bene infinito che Dio e la beatitudine eterna. La scommessa, quindi, conveniente e ragionevole poich la vincita infinita e infinitamente superiore alla posta. Se invece un uomo decidesse di scommettere sulla non-esistenza di Dio, in caso di vincita, non vincerebbe nulla, in caso di perdita, perderebbe tutto. In un gioco in cui ci sono uguali probabilit di vincita e di perdita, conveniente rischiare il finito per guadagnare l'infinito.Questa dottrina pascaliana non ha trovato accoglienza nella cultura e nella filosofia moderna. Invece, stata accolta favorevolmente la tesi secondo la quale l'uomo obbligato a scommettere su Dio e, quindi, a decidersi nei confronti di una divinit la cui esistenza o non-esistenza appare problematica.Nonostante tutto, Pascal riconosce che non si pu comandare la propria fede; egli dice che necessario lavorare e convincersi dell'esistenza di Dio non aumentando le prove della sua esistenza, ma diminuendo tutti quegli elementi che ostacolano la fede. Bisogna, inoltre, entrare nel meccanismo della fede, far tutto come se si credesse: far dire messe, mettersi in ginocchio, ecc; tutto ci far tacere i dubbi e indurr l'abitudine della fede. In altri termini, Pascal crede che l'uomo non possa impegnarsi nella fede solo con la ragione: deve impegnarsi con tutto se stesso.Trovato Dio, anche la morale, secondo Pascal, diventa qualcosa di saldo, poich i suoi principi vengono derivati dall' amor di Dio e fondati su di esso.