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Età greco-romana e cristiana 219 PARTE QUARTA Età greco-romana e cristiana 31 a.C. Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, sconfigge nella battaglia di Azio Cleopatra e Antonio. 30 a.C. Ottaviano conquista l’Egitto, che diventa provincia romana. 27 a.C. Inizio dell’impero di Ottaviano, con il titolo di Augusto. 27 a.C. La Grecia diventa provincia senatoria di Roma con capitale Corinto. 14 d.C. Morte di Augusto. 23 d.C. Distruzione della Biblioteca di Alessandria. 82 d.C. Dione di Prusa viene cacciato da Roma per ordine di Domiziano. 93 d.C. Epitteto di Ierapoli viene cacciato da Roma, in seguito ai provvedimenti di Domiziano contro le scuole filosofiche. I-II sec. d.C. Attivo lo storico Plutarco di Cheronea. 124 d.C. L’imperatore filelleno Adriano visita Atene. II sec. d.C. Attivo Luciano di Samosata, esponente dei neosofisti. 205 d.C. Nascita di Plotino, il più grande esponente del neoplatonismo. 212 d.C. L’imperatore Caracalla, con la Constitutio Antoniniana, concede la citta- dinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’impero. 260-268 d.C. L’imperatore Gallieno promuove un’effimera rinascenza ellenica. 267 d.C. Popolazioni germaniche invadono la Grecia e distruggono Argo, Corinto e Atene. 273 d.C. Distruzione del Museo di Alessandria. 286 d.C. Diocleziano crea l’Impero d’Oriente e l’Impero d’Occidente. 306 d.C. Costantino il Grande sale al trono. 313 d.C. Editto di Milano con cui Costantino concede libertà di culto ai cristiani. 330 d.C. Costantino trasferisce la capitale dell’impero da Roma a Bisanzio. 330-379 d.C. Basilio Magno esorta i giovani a un consapevole uso della cultura pagana.

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31 a.C. Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, sconfigge nella battaglia di Azio Cleopatra e Antonio.

30 a.C. Ottaviano conquista l’Egitto, che diventa provincia romana.

27 a.C. Inizio dell’impero di Ottaviano, con il titolo di Augusto.

27 a.C. La Grecia diventa provincia senatoria di Roma con capitale Corinto.

14 d.C. Morte di Augusto.

23 d.C. Distruzione della Biblioteca di Alessandria.

82 d.C. Dione di Prusa viene cacciato da Roma per ordine di Domiziano.

93 d.C. Epitteto di Ierapoli viene cacciato da Roma, in seguito ai provvedimenti di Domiziano contro le scuole filosofiche.

I-II sec. d.C. Attivo lo storico Plutarco di Cheronea.

124 d.C. L’imperatore filelleno Adriano visita Atene.

II sec. d.C. Attivo Luciano di Samosata, esponente dei neosofisti.

205 d.C. Nascita di Plotino, il più grande esponente del neoplatonismo.

212 d.C. L’imperatore Caracalla, con la Constitutio Antoniniana, concede la citta-dinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’impero.

260-268 d.C. L’imperatore Gallieno promuove un’effimera rinascenza ellenica.

267 d.C. Popolazioni germaniche invadono la Grecia e distruggono Argo, Corinto e Atene.

273 d.C. Distruzione del Museo di Alessandria.

286 d.C. Diocleziano crea l’Impero d’Oriente e l’Impero d’Occidente.

306 d.C. Costantino il Grande sale al trono.

313 d.C. Editto di Milano con cui Costantino concede libertà di culto ai cristiani.

330 d.C. Costantino trasferisce la capitale dell’impero da Roma a Bisanzio.

330-379 d.C. Basilio Magno esorta i giovani a un consapevole uso della cultura pagana.

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363 d.C. Morte dell’imperatore Giuliano, detto l’Apostata per aver tentato di restaurare il paganesimo.

380 d.C. Teodosio, con l’Editto di Tessalonica, proclama il cristianesimo religione di Stato. Si instaura un clima di integralismo religioso, si vieta ai non cristiani la partecipazione alla vita pubblica.

391 d.C. Distruzione del Serapeo di Alessandria.

395 d.C. Scissione definitiva dell’impero romano in impero d’Oriente e impero d’Occidente.

415 d.C. Massacro ad Alessandria dei filosofi neoplatonici.

425 d.C. Teodosio II fonda un’università a Costantinopoli.

476 d.C. Deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo e disgregazione dell’impero d’Occidente a causa delle invasioni barbariche.

526-565 d.C. Regno di Giustiniano in Oriente.

529 d.C. Giustiniano chiude l’Accademia, scuola neoplatonica di Atene, e ne requisisce il patrimonio.

1) Ilcontestostorico-culturale:ilvaloredell’integrazione

«Quando Roma assoggettò tutto il Mediterraneo e arrivò a chiamarlo «mare nostrum» non riuscì a imporvi la lingua e la cultura latina nelle zone di lingua e cultura greca. Nel grande impero universale romano rimase sempre, più o meno latente, il dualismo Grecia-Roma. Virgilio aveva riconosciuto l’eccellenza dei Greci nelle arti figura-tive, nelle lettere e nelle scienze naturali, rivendicando ai Romani la superiorità della forza militare, del diritto, dell’amministrazione dello Stato». (Giovanni D’Anna).

Il processo di integrazione nella società romana della classe intel-lettuale greca inizia nel II sec. a.C. con Polibio — primo modello di letterato organico al potere — per completarsi nei primissimi secoli dell’era cristiana, quando molti studiosi di provenienza ellenica ottengo-no la cittadinanza romana e rivestono importanti cariche politiche. Già il circolo culturale degli Scipioni, ceto aristocratico romano bilingue e

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filellenico, si propone quale erede dei Greci, trovando in questo legame ideale una legittimazione per la gestione del potere politico romano. In seguito, questa corrispondenza tra superiorità culturale e diritto al potere diventerà una prassi costante, rivendicata dagli imperatori per giustificare la funzione del loro ruolo.

Durante l’avvento dell’impero, molti intellettuali greci vivono a Roma, protetti dall’aristocrazia romana e dalla corte, spesso come maestri di retorica e filosofia, considerate discipline indispensabili per avviare il cursus honorum (gavetta politica finalizzata alle più alte candidature elettive) o la carriera di patronus (corrispondente alla figura del nostro avvocato). Roma, infatti, attrae un gran nume-ro di eruditi greci, diventando il nuovo punto di riferimento della cultura tardo-ellenistica, dopo il declino di Alessandria come centro culturale. Dopo la parentesi ellenistico-alessandrina, il baricentro degli equilibri politici e militari si sposta nuovamente in Occidente. Anche Atene, tuttavia, recupera il primato come città d’eccellenza per gli studi filosofici.

Per letteratura greca del periodo romano-cristiano si intende la produzione che va dal 30 a.C. al 529 d.C. La cultura greca diventa espressione ufficiale dell’Impero universale di Roma, contribuendo alla fusione della cultura greco-latina con il cristianesimo.

Nella capitale si moltiplicano i cenacoli aperti a eruditi greci filo-romani. La città ricompensa, con prestigio e benefici, soprattutto gli intellettuali greci interessati alla storia dell’Urbe, favorendo sia i flussi migratori degli studiosi ellenici verso l’Italia sia la produzione di opere storiche.

In tale clima di osmosi culturale, i tentativi di operare una sintesi credibile tra le due civiltà si fanno sempre più audaci: Dionigi d’Alicar-nasso sostiene, ad esempio, la tesi dell’originaria grecità dei Romani; Plutarco crea un’opera come le Vite parallele, tese a dimostrare la compatibilità e i punti di contatto tra i più importanti esponenti del mondo politico-militare sia greco sia romano.

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2) Nuovetendenzeculturali:laretoricaelasecondasofistica

La retorica in età ellenistica e imperiale produce molti manuali, in-troduce e sviluppa molte dottrine, tende sempre di più al tecnicismo e all’erudizione. Tra il IV e il III sec. a. C., a Pergamo, Egesia di Magnesia elabora uno stile fondato su un uso massiccio di stratagemmi retorici e basato sul principio dell’anomalia: la scuola retorica improntata a questo stile prende il nome di asianesimo, appunto perché fiorisce in Asia Minore. A tale indirizzo di pensiero si contrappone, nel I sec. a. C., l’atticismo, che assume come modello linguistico e stilistico l’attico del V e IV secolo, affidandosi alle teorie analogiste degli alessandrini. Per opera di retori di formazione stoica nasce una scuola intermedia tra l’asianesimo e l’atticismo, che prende nome di rodiese, in quanto elaborata a Rodi.

Tra gli atticisti si annoverano: Cecilio di Calatte (I sec. a.C.), Dionigi di Alicarnasso (seconda metà I sec. a.C.), lo pseudo Longino autore del trattato Sul sublime (I sec. a.C.).

L’espressione seconda sofistica si deve a Filostrato di Atene, an-che se la continuità che essa intende richiamare, è più apparente che reale. I sofisti nella Grecia antica erano dei professionisti del sapere, artigiani del linguaggio e tecnici della parola. La loro riflessione, ma soprattutto la loro attività di insegnamento e formazione pubblica, si concentra in due periodi fondamentali, ciascuno contraddistinto da caratteristiche proprie: quello della prima sofistica (V-IV sec. a.C.) e quello della nuova sofistica (I/II-IV sec. d.C.).

La prima sofistica elabora una teoria del sapere pragmatica e utilitaristica, responsabile di una rottura totale rispetto alle tradi-zionali ideologie religiose e filosofiche. La capacità di persuasione e l’efficacia dei suoi propugnatori esercitano un evidente influsso etico e politico sulla storiografia, sulla drammaturgia e sulla retorica.

La neosofistica (o seconda sofistica) è sia un movimento culturale sia un importante fenomeno di costume, affermatosi tra il I e il II sec. d.C. La vasta produzione scritta è accomunata dall’elevato livello stilistico e dalla fedele adesione ai precetti della retorica.

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I neosofisti accolgono le innovazioni e le conquiste retoriche della sofistica antica. Ricorrendo a un’oratoria di esasperato formalismo, ripropongono il programma, la tecnica e le finalità della prosa d’arte del V secolo a.C. La produzione letteraria dei neosofisti è ricchissima per quantità ed eterogeneità: trattati, opere erudite, novelle, encomi, libelli satirici, declamazioni, dispute.

La neosofistica si differenzia, tuttavia, dalla sua illustre preceden-te, per il fatto di insegnare l’ars dicendi in ambienti prevalentemente extrascolastici, spesso a fini di lucro e senza apportare significative innovazioni tecniche e stilistiche. Le diatribe e le opere dialettiche composte per la scuola riguardano, infatti, soprattutto temi filosofici: Massimo di Tiro (metà del II sec. d.C.) compone le diatribe Se si debba preferire la vita del cinico, Se Socrate abbia fatto bene a non difendersi.

Sulla polemica retorica tra asianesimo e atticismo, che interessa in realtà il più vasto mondo culturale, la neosofistica non prende posizioni nette. Nei neosofisti diminuisce inoltre il peso della com-ponente filosofica, è più importante quello della politica e la retorica che, sganciata dalle occasioni di utilità pratica, diventa prosa d’arte e spettacolo d’eloquenza.

Claudio Eliano (170-235 d.C.). Autore di una Storia degli animali in diciassette libri, compila una raccolta in quattordici libri di aneddoti e detti di uomini illustri intitolata Varia storia.

Filostrato di Atene (II- III sec. d.C.). Detto il Maggiore, scrive in-sieme a Eunapio di Sardi (IV-V sec. d.C.) le Vite dei sofisti. L’opera si concentra su nuovi elementi d’interesse riguardante i sofisti del tempo di Nerone e di Adriano: Nicete di Smirne, Scopeliano di Clazomene, Polemone di Laodicea, Lolliano di Efeso, Apollonio di Tiana, Dione Crisostomo di Prusa, Favorino di Arelate, Erode Attico, Elio Aristide, Luciano di Samosata.

Filostrato compone anche la Vita di Apollonio di Tyana, in otto libri, un romanzo biografico tra i più originali, avente per protagonista un guaritore e taumaturgo. L’autore costruisce la trama sull’artificio del ritrovamento di un manoscritto, divenuto in seguito, fino ai nostri giorni, un vero e proprio topos narrativo È inoltre inventore dei dialoghi L’eroico

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e Ginnastico, la raccolta in due libri dal titolo Immagini, con le descri-zioni di sessantacinque quadri. Anche Filostrato Minore (III sec. d.C.) si cimenta in una raccolta di diciassette Immagini di genere ecfrastico (riguardante appunto la descrizione particolareggiata di un’opera d’arte).

Di Polemone di Laodicea (88-145 d.C.) abbiamo due declama-zioni in stile asiano: due padri si contendono l’onore di pronunciare l’orazione celebrativa per i rispettivi figli caduti a Maratona.

Dione di Prusa (40-112 d.C.). Detto Crisostomo, è fondatore di una scuola retorica, esponente di primo piano della neosofistica. Possediamo un corpus di circa ottanta orazioni di ottima fattura e di argomento morale: declamazioni di contenuto sofistico, discorsi fittizi paradossali (Elogio del pappagallo, Elogio della zanzara, Elogio della chioma), esercitazioni, orazioni epidittiche, diatribe. Celebre l’orazione Euboico in cui elogia la vita semplice.

Favorino di Arelate (85-145 d.C.). Retore di origine gallo-romana, perfetto conoscitore della lingua greca e amico di Plutarco, dirige una scuola di retorica a Roma. Compone i Memorabili in cinque libri, in cui sono racchiuse le biografie di famosi filosofi, e i Discorsi pirroniani (pronunciati cioè dal fondatore dello scetticismo filosofico) in dieci libri.

Erode Attico (101-177 d.C.). Del più brillante sofista del II secolo, ci è pervenuta una sola orazione, Sullo stato, comunque sufficiente a lasciar trapelare l’alta competenza stilistica dell’autore, secondo l’ap-plicazione dei criteri atticisti.

Elio Aristide (117-180 d.C.). In quanto retore di professione, viaggia in Asia, in Egitto e in Italia. Diventato ipocondriaco per le proprie con-dizioni di salute, Aristide si rivolge ad Asclepio per ottenere soccorso. Nel 155 d.C. pronuncia il celebre ed entusiasta panegirico dal titolo Encomio di Roma, in cui esalta con accenti d’esaltazione l’impero di Roma. Il suo corpus comprende circa cinquanta orazioni di vario genere: notevoli i sei autobiografici Discorsi sacri, in cui registra i propri sogni, anticipando di secoli la tecnica del flusso di coscienza.

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2.1 LucianodiSamosata(120-185d.C.)

Tra i retori si distingue per la limpidezza e la spontaneità a cui riporta la prosa attica e per la satira graffiante. Luciano è un retore itinerante (viaggia in Gallia, Italia e Asia minore), studioso della lingua e della letteratura greca, letterato, filosofo ed erudito laico di impostazione cinico-epicurea.

Il suo corpus, interamente in prosa, comprende circa ottanta opere di vario argomento: declamazioni, esercizi retorici, dialoghi, opere epistolari, romanzi, novelle, libelli, scritti polemici contro le credenze tradizionali, epigrammi. Nonostante l’enorme varietà tematica della sua produzione, negli anni della maturità, il dialogo costituisce per Luciano il genere letterario prediletto. I suoi dialoghi moraleggianti di stile intermedio tra il serio e il faceto rappresentano una novità assoluta nel panorama culturale dell’impero: Dialoghi degli dèi, Dialoghi marini, Dialoghi delle cortigiane, Dialoghi dei morti (quest’ultimi, ambientati in un ipotetico oltretomba, ricordano la diatriba cinica popolare e la satira menippea). Tra le novelle, ricordiamo Lucio o l’asino, sul tema della metamorfosi paradossale di un uomo trasformato in asino per errore. Tra gli scritti retorici bisogna citare almeno l’Elogio della mosca e il Tribunale delle vocali.

L’opera principale rimane la Storia vera: la narrazione parodistica in prima persona di un viaggio impossibile, oltre le colonne d’Ercole, con sbarchi sulla luna, sull’isola dei sogni e sull’isola dei Beati, può essere considerato l’archetipo del romanzo fantastico.

Luciano porta a termine anche il trattato epistolare Come si deve scrivere la storia, in polemica con gli etnografi e i sedicenti storiografi che, in realtà, risultano parziali, faziosi, superficiali, se non apertamente ruffiani. Tra gli scritti con accenni autobiografici si classificano: Sogno, Apologia e Due volte accusato, il dialogo spassoso di tono parodisti-co Simposio, i discorsi dal tono polemico Fuggitivi, Vite all’incanto, Pescatore; In Morte di Peregrino, pamphlet in forma epistolare in cui Luciano si scaglia contro il fanatismo e la superstizione dei cristiani descrivendo la vita di questo filosofo cinico, dispregiatore del corpo e ingannatore di vocazione.

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3) Lafilosofia

L’imperatore romano Marco Aurelio (121-180 d.C.), studioso di retorica e filosofia, è un profondo amante della cultura e della lingua dei Greci. L’apprende fin da bambino e vi ricorre nei suoi scritti di meditazione, preferendola al latino come lingua dell’interiorità. Egli inaugura il genere letterario del colloquio interiore con i Colloqui con se stesso, diario e al tempo stesso testamento filosofico-morale impre-gnato di stoicismo. La filosofia qui tende a presentarsi non più come ricerca di una spiegazione razionale e globale della realtà esterna, ma come guida e terapia dell’anima.

Il filosofo greco e asceta Plotino di Licopoli (205-270 d.C.) è il fondatore del neoplatonismo, l’ultima grande corrente di pensiero della cultura postclassica dell’antichità. Nel periodo greco-romano, infatti, la diffusione capillare del cristianesimo comincia a infliggere duri colpi alla filosofia classica, costretta a ripiegarsi su se stessa, senza più riuscire a coltivare una speculazione originale. Plotino ambisce a recuperare integralmente il pensiero platonico.

La summa del suo pensiero è contenuta nelle Enneadi che rag-gruppano, in sei gruppi di nove trattati ciascuno, i cinquantaquattro trattati della sua produzione. La filosofia di Plotino si fonda sulla concezione di un principio perfetto e trascendente (l’Uno), da cui di-scendono l’intelletto e l’anima; l’Uno, l’intelletto e l’anima costituiscono le tre forme della realtà soprasensibile. L’uomo che condivide l’anima universale può, se vuole, ricongiungersi all’assoluto mediante l’estasi, cioè lo slancio mistico.

Il neoplatonismo si distingue in varie scuole di pensiero che eser-citano un forte influsso sul pensiero cristiano, sulla teologia medievale e sul pensiero moderno: il neoplatonismo, il cristianesimo e la filosofia medievale hanno in comune la ricerca di una verità trascendentale e il rifiuto della realtà oggettiva.

Nel III sec. d.C. fiorisce il neoplatonismo, l’ultimo grande movimen-to culturale pagano che non manca di esercitare una forte influenza sul pensiero cristiano, allora molto attivo e combattivo nell’imporre un sistema alternativo di valori. Il neoplatonismo, sviluppando te-

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matiche etico-religiose, tenta di conciliare la filosofia greco-romana di stampo neopitagorico e giudaico e la cultura orientale con il pensiero platonico. Le principali scuole neoplatoniche sorgono ad Atene, in Siria, a Pergamo e Alessandria.

Nel 529 d.C., la chiusura della scuola neoplatonica di Atene da parte dell’imperatore Giustiniano determina la diaspora degli intellettuali, segno della fine della civiltà greca antica.

Giamblico (215-325 d.C.). Commentatore di Platone e di Aristotele e allievo di Porfirio, fonda una scuola neoplatonica in Siria, orientata a una fusione sincretistica del neoplatonismo, del pitagorismo e del pensiero teologico orientale. Scrive una Silloge delle dottrine pitagoriche in dieci libri, una Teologia caldaica, un Trattato sugli dèi, uno scritto Sull’anima, l’opera Sui misteri.

Queste tendenze unificatrici non sono affatto isolate, tanto che nel II-III secolo vengono redatti i cosiddetti Scritti ermetici, appartenenti a una tradizione dottrinale mistica e asiatica, non estranea al neopita-gorismo e al neoplatonismo.

Proclo di Costantinopoli (410-485 d.C.). Appartiene alla scuola neoplatonica di Atene. Studia Omero e Esiodo. A lui viene attribuita una Crestomazia, una sorta di storia letteraria utilissima per le informazioni che offre sulla poesia epica e sulla lirica arcaica greca. Scrive inoltre Sulla teologia di Platone e cura dei commenti per alcuni dialoghi di Platone (Timeo, Parmenide, Teeteto, Cratilo, Repubblica, Alcibiade) e per il primo libro degli Elementi di Euclide.

L’imperatore Flavio Claudio Giuliano detto Giuliano l’Apostata (331-363 d.C.) è uomo d’azione e di lettere: appassionato difensore della cultura classica, e degli studi filosofico-letterari che coltiva per tutta la vita, convinto della superiorità culturale della civiltà ellenica, aderisce al neoplatonismo e rinnega il cristianesimo (da cui l’epiteto di Apostata). Una volta salito al trono imperiale (361 d.C.) si impegna nel tentativo di restaurare l’utopia di un paganesimo orientaleggiante, escludendo i cristiani dall’insegnamento.

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Compone molte opere in uno stile ispirato alla retorica neosofistica, tra cui cinque orazioni (due celebrative dedicate all’imperatore Costanzo II, una encomiastica per l’imperatrice Eusebia, una apologetica Al senato di Atene, e una consolatoria dal titolo Consolazione a se stesso per la partenza dell’amico Sallustio); trattati e scritti in difesa della sua riforma restauratrice (Al Sole, Alla madre degli dèi); libelli satirici e mordaci contro i suoi predecessori e contro gli abitanti di Antiochia, ostili al suo tentativo di ripristino del paganesimo (I cesari, Contro la barba, vista come provocatorio simbolo di ascesi profana); un epistolario con numerose lettere di grande interesse storico, come l’Epistola a Temistio.

4) Labiografia

La biografia, come genere letterario autonomo, nasce in stretta cor-relazione con la storiografia. Erodoto, infatti, inserisce organicamente nelle Storie curiosi e significativi elementi biografici. Ione di Chio (V sec. a.C.) nelle Epidemìai tratteggia una serie di ritratti di personaggi del suo tempo, incontrati in varie parti della Grecia, talvolta anche aggiungendo notazioni fisiognomiche.

Tratti biografici presenta in età arcaica, oltre alla storiografia, anche il componimento celebrativo in versi destinato a tessere le lodi di una personalità illustre, ovvero l’encomio. Isocrate nell’Evagora, scritto in-torno al 370 a.C. per narrare la vita e le gesta del re di Cipro, adotta la celebrazione encomiastica nell’ambito di una narrazione biografica in prosa, come fanno anche Polibio nella Vita di Filopemene, concepita come vera e propria biografia encomiastica, e Senofonte nell’Agesilao (biografia con fini propagandistici) e nella Ciropedia (storia romanzata della giovinezza di Ciro). La scuola aristotelica promuove il genere biografico come funzione di supporto nell’ambito delle ricerche storico-letterarie. Allo sviluppo del genere biografico danno infine notevole im-pulso i grammatici alessandrini che operano nell’ambito della Biblioteca.

4.1 PlutarcodiCheronea(50-125d.C.)

Dopo gli studi ad Atene nell’Accademia platonica, intraprende dei viaggi in Asia, Egitto e Italia. A Roma entra in contatto con personalità

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di spicco della società dell’Urbe e tiene lezioni di grande successo tra il pubblico, tanto da ottenere perfino la cittadinanza romana.

Scrittore tra i più prolifici dell’antichità, Plutarco compone una gran quantità di opere (un catalogo delle opere gli attribuisce oltre duecento testi) suddivisibili in due settori: opere principalmente biografiche e scritti di argomento etico-filosofico. Le Vite Parallele, appartenenti al primo genere, espongono le personalità esemplari del mondo greco e roma-no, accoppiate in modo da permetterne una valutazione comparativa.

I Moralia, ascrivibili al secondo tipo di produzione letteraria, raccol-gono sentenze, episodi, temi dal contenuto e dell’aspirazione edificante.

Il corpo delle Vite comprende le biografie di ventitre coppie e quattro biografie singole, tutte accomunate dal chiaro intento peda-gogico e morale. Per Plutarco il carattere umano determina l’agire, ed è comprensibile e valutabile dalle piccole e istintive azioni, piuttosto che da quelle gloriose ma attentamente preparate, e quindi in un certo modo artificiali, non attendibili. Egli soppesa la statura dei personaggi soprattutto da come essi affrontano i bruschi rovesci della sorte causati dalla cieca Tyche; la loro grandezza si rivela soprattutto nel momento tragico e nella serena accettazione della morte.

Per questo decide di illustrare nelle Vite il carattere dei letterati, dei politici e dei condottieri selezionati in quanto modelli etici, ma al tempo stesso delineati a tutto tondo, così come il loro temperamento si manifesta nelle circostanze concrete in cui si trovano.

«Noi ritroviamo una manifestazione delle virtù e dei vizi degli uomini non soltanto nelle loro azioni più appariscenti: spesso un breve fat-to, una frase, uno scherzo, rivelano il carattere di un individuo più di quanto non facciano battaglie ove caddero diecimila morti, i più grandi schieramenti di eserciti e assedi. Insomma, come i pittori col-gono la somiglianza di un soggetto nel volto e nell’espressione degli occhi, poiché lì si manifesta il suo carattere, e si preoccupano meno delle altre parti del corpo, così anche a me deve essere concesso di addentrarmi maggiormente in quei fatti o in quegli aspetti di ognuno, ove si rivela il suo animo, e attraverso di essi rappresentarne la vita, lasciando ad altri di raccontarne le grandi lotte».

[Vita di Alessandro, trad. C. Carena].

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I Moralia sono una ricca raccolta di scritti eterogenei di notevole dignità letteraria, prodotti di divulgazione erudita di tipo filosofico: saggi retorici e filosofico-etici, scritti pedagogici, teologici e scientifici, scritti in forma epistolare, opuscoli politici, opere dialogiche sull’amore, scritti di letteratura e antiquaria, detti celebri.

5) Lageografiadescrittiva

I Greci ben presto si erano occupati dei problemi della terra e dei fenomeni geografici, dei rapporti tra l’uomo e il territorio. Descrizioni geografiche più o meno accurate si trovano già in Erodoto e in Poli-bio; si occupano esplicitamente di geografia Anassimandro di Mileto, Ecateo, Pitagora, Parmenide, Aristotele, Ippocrate, Ipparco di Nicea, Posidonio, Agatarchide e Artemidoro. Tuttavia, la geografia nasce come disciplina scientifica vera e propria solo nel periodo ellenistico, grazie all’espansionismo macedone.

Eratostene di Cirene (275-195 a.C.). Direttore della Biblioteca di Alessandria, è il primo a compilare un’opera intitolata Geografia.

Strabone di Amasia (63 a.C.-24 d.C.). Storico soprattutto, ma anche filosofo e geografo descrittivo di formazione stoica, scrive in tarda età una Geografia antropocentrica in diciassette libri, contenente preziose informazioni storico-geografiche ed etnografiche sulle varie regioni: Iberia, Gallia e Britannia, Italia, Europa centrale e orientale, Grecia e isole, Caucaso, Asia minore, India e Persia, Mesopotamia e Arabia, Egitto, Etiopia e Libia. Strabone considera la storia, la geografia e la filosofia discipline affini. In gioventù infatti compila anche dei Commentari storici, in quarantatre libri.

Claudio Tolomeo (seconda metà II sec. d.C.). Astronomo, geo-grafo e matematico, è attivo in Alessandria al tempo di Marco Aurelio. Compone un trattato di astronomia in cui espone il sistema geocentrico (teoria secondo la quale al centro dell’universo vi è la Terra, in oppo-sizione al sistema eliocentrico, affermatosi grazie a Copernico, in base

Page 13: PartE Quarta Età greco-romana e cristiana - simone.it · Per letteratura greca del periodo romano-cristiano si intende la produzione che va dal 30 a.C. al 529 d.C. La cultura greca

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a cui invece al centro vi è il Sole); uno scritto di astrologia in quattro libri (Tetrabiblos); una Geografia descrittiva, con elementi di corografia e cartografia, in otto libri corredati da mappe forse originali (Tolemeo utilizza latitudine e longitudine per l’identificazione e localizzazione dei luoghi, come i moderni sistemi di coordinate geografiche).

6) Laletteraturaperiegetica

Nella Grecia antica l’interesse per i viaggi favorisce la compilazione di opere periegetiche, ossia relazioni di itinerari con notizie di carat-tere antiquario, topografico, storico ed etnografico. Ecateo di Mileto (560-480 a.C.), storico e geografo, scrive la prima Periegesi della Terra. Questo genere letterario, favorito prevalentemente dagli spostamenti e dalle esplorazioni dei luoghi esotici, riscuote fortuna soprattutto nel periodo ellenistico e imperiale. In questa età vengono infatti finanziate e intraprese alcune spedizioni esplorative per terra e per mare (peripli, ossia descrizioni di rotte costiere) dirette sino all’Oceano Indiano. Au-tore di un periplo nel V sec. a.C., è il navigatore cartaginese Annone, che esplora le coste occidentali dell’Africa sino al golfo della Guinea, lasciando una relazione dei suoi viaggi, pervenutaci in greco con il titolo Periplo di Annone.

Pausania (II sec. d.C.). Può essere ritenuto l’esponente principale della letteratura periegetica durante l’età imperiale. La sua Periegesi della Grecia in dieci libri fornisce notizie autoptiche di natura antiqua-ria, etnografica, geografica e storica sulle regioni più importanti della Grecia: Attica, Corinto e Argolide, Laconia, Messenia, Elide, Acaia, Arcadia, Beozia e Focide.

Dionisio il Periegeta (II sec. d.C.). Compone un poema dida-scalico a carattere geografico di circa mille versi, dal titolo Periegesi dell’ecumene.