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RSD “Ca’ Luigi” e Servizio ADI Via San Carlo, 13 Arluno (MI) Procedure di sterilizzazione e disinfezione dispositivi medici e ausili II revisione del 16/11/2013 1 Parte I PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE DEI DISPOSITIVI MEDICI La procedura di seguito descritta si rivolge al personale infermieristico ed agli operatori di supporto (ASA e/o OSS), di cui l’infermiere deve curare la supervisionare e rinforzare nel tempo le capacità acquisite, operati presso la Residenza Sanitaria Assistenziale per persone disabili (RSD) e nelle cure domiciliari (ADI; La procedura si basa sulle seguenti evidenze : A) linee guida per il processo di sterilizzazione del CDC di Atlanta (Center for Disease Control), dell’AAMI, the Association for the Advancement of Medical Instrumentation (AAMI/CDV-1 ST46 - Steam sterilization and sterility assurance in health care facilities) e dell’AORN (Association Operating Room Nurses). B) norme tecniche dei dispositivi medici stabilite dalla Direttiva 93/42/CEE, che disciplina l’immissione sul mercato di tutti i dispositivi medici, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n°46 del 24 febbraio 1997 e c he definisce il dispositivo medico e i suoi accessori nel seguente modo: 1. Dispositivo medico:qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione, compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento e destinato dal fabbricante ad essere impiegato nelluomo a scopo di: diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia; diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap; studio, sostituzione o modifica dellanatomia o di un processo fisiologico; intervento sul concepimento, la cui azione principale voluta nel o sul corpo umano non sia conseguita con mezzi farmacologici né immunologici né mediante metabolismo, ma la cui funzione possa essere assistita da questi mezzi2. Accessorio:prodotto che, pur non essendo un dispositivo, sia destinato in modo specifico dal fabbricante ad essere utilizzato con un dispositivo per consentirne lutilizzazione prevista dal fabbricante stess C) norme CEE NORMA TITOLO UNI EN 554 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Metodo per la convalida e il controllo sistematico della sterilizzazione a vapore. UNI EN 556 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Requisiti per i dispositivi medici che recano l’indicazione “sterile. UNI EN 285 Sterilizzazione - Sterilizzatrici a vapore - Grandi sterilizzatrici. UNI EN 867-1 Sistemi di controllo non biologici. Parte 1: requisiti generali UNI EN 867-2 Sistemi di controllo non biologici. Parte 2: indicatori di processo UNI EN 867-3 Sistemi di controllo non biologici. Parte 3: specificazione degli indicatori di UNI EN 868-1 Materiali di confezionamento e sistemi per i dispositivi medici che sono stati sterilizzati

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Procedure di sterilizzazione e disinfezione

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II revisione del 16/11/2013

1

PPaarrttee II

PPRROOCCEEDDUURRAA DDII SSTTEERRIILLIIZZZZAAZZIIOONNEE DDEEII DDIISSPPOOSSIITTIIVVII MMEEDDIICCII

La procedura di seguito descritta si rivolge al personale infermieristico ed agli operatori di supporto (ASA e/o

OSS), di cui l’infermiere deve curare la supervisionare e rinforzare nel tempo le capacità acquisite, operati

presso la Residenza Sanitaria Assistenziale per persone disabili (RSD) e nelle cure domiciliari (ADI;

La procedura si basa sulle seguenti evidenze :

A) linee guida per il processo di sterilizzazione del CDC di Atlanta (Center for Disease Control),

dell’AAMI, the Association for the Advancement of Medical Instrumentation (AAMI/CDV-1 ST46 - Steam

sterilization and sterility assurance in health care facilities) e dell’AORN (Association Operating Room

Nurses).

B) norme tecniche dei dispositivi medici stabilite dalla Direttiva 93/42/CEE, che disciplina l’immissione sul

mercato di tutti i dispositivi medici, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n°46 del 24 febbraio 1997

e c he definisce il dispositivo medico e i suoi accessori nel seguente modo:

1. Dispositivo medico:qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione, compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento e destinato dal fabbricante ad essere impiegato nell’uomo a scopo di:

diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia; diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap; studio, sostituzione o modifica dell’anatomia o di un processo fisiologico; intervento sul concepimento, la cui azione principale voluta nel o sul corpo umano non sia

conseguita con mezzi farmacologici né immunologici né mediante metabolismo, ma la cui funzione possa essere assistita da questi mezzi”

2. Accessorio:“prodotto che, pur non essendo un dispositivo, sia destinato in modo specifico dal fabbricante ad essere utilizzato con un dispositivo per consentirne l’utilizzazione prevista dal fabbricante stess

C) norme CEE

NORMA TITOLO

UNI EN 554 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Metodo per la convalida e il controllo

sistematico della sterilizzazione a vapore.

UNI EN 556 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Requisiti per i dispositivi medici che

recano l’indicazione “sterile”.

UNI EN 285 Sterilizzazione - Sterilizzatrici a vapore - Grandi sterilizzatrici.

UNI EN 867-1 Sistemi di controllo non biologici. Parte 1: requisiti generali

UNI EN 867-2 Sistemi di controllo non biologici. Parte 2: indicatori di processo

UNI EN 867-3 Sistemi di controllo non biologici. Parte 3: specificazione degli indicatori di

UNI EN 868-1 Materiali di confezionamento e sistemi per i dispositivi medici che sono stati

sterilizzati

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Classificazione dei dispositivi medici

CLASSE I

Dispositivi medici non invasivi non sterili e sterili (es.

barriere meccaniche –garze per uso esterno- per la

compressione di essudati)

Dispositivi medici invasivi non di tipo chirurgico (in

relazione con gli orefizi del corpo umano per un tempo

non superiore ai 60 minuti)

CLASSE IIa

Dispositivi medici non invasivi (es. filtri per la dialisi

del sangue o i dispositivi per proteggere le ferite)

Dispositivi medici invasivi (es. per la cavità orale, per

l’orecchio, o alcuni ferri chirurgici)

CLASSE IIb Dispositivi invasivi di tipo chirurgico a lungo termine (superiore ai 30 giorni)

CLASSE III Dispositivi di tipo chirurgico e impiantabili

IL PROCESSO DI STERILIZZAZIONE

La prevenzione delle infezioni ospedaliere si articola in molteplici aspetti e la sua realizzazione si fonda

principalmente sulla conoscenza dell’obiettivo da raggiungere e sulla scelta e l’impiego ottimale dei mezzi a

disposizione. Uno di tali aspetti è relativo ai processi di sterilizzazione.

Il risultato finale di un processo di sterilizzazione è strettamente dipendente dalle modalità di preparazione e

confezionamento del materiale, dall’efficienza dei mezzi e dal loro corretto impiego, dall’idoneità delle misure

scelte per la conservazione e la protezione dello stato che i materiali hanno raggiunto al termine del processo.

Ne consegue che, per un corretto approccio alla prevenzione delle infezioni legate all’utilizzo di dispositivi

medici, è importante disporre delle risorse e degli strumenti necessari, ma, soprattutto, è importante che tutte

le figure professionali, coinvolte nel processo, siano consapevoli dei rischi insiti nel processo stesso e rispettino,

con atteggiamenti corretti, le raccomandazioni formulate per raggiungere il più alto livello qualitativo finora

consentito.

LE FASI DEL PROCESSO DI RICONDIZIONAMENTO DEI D.M.

Il ricondizionamento dei dispositivi medici si articola in una serie di fasi temporalmente susseguenti:

Raccolta

Decontaminazione

Lavaggio

Risciacquo

Asciugatura

Controllo

Confezionamento

Il principio fondamentale è che il materiale sterile sia separato da quello non sterile

Raccolta: al termine dell’utilizzo i dispositivi medici da trattare sono collocati in un bacinella ( o in contenitore

rigido per trasporto) dedicata e separata dal resto del materiale

Decontaminazione:operazione che precede la detersione vera e propria del dispositivo ed ha lo scopo di

ridurre il rischio di contaminazione con materiale potenzialmente infetto, costituendo una protezione per

l’operatore.

La decontaminazione viene effettuata immergendo i dispositivi in una soluzione o

di “clorexidina gluconato e cetrimide g.15/100ml” di “o-benzil-p-clorofenolo g. 5,00 - o-fenilfenolo g. 1,00”

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in modo che il materiale organico, e il suo eventuale carico microbico, entri in soluzione senza che l’operatore lo

manipoli direttamente.

Per rendere la procedura di decontaminazione più efficace gli strumenti più complessi vengano smontati o aperti,

per quanto possibile, prima di essere immersi, assicurandosi che le strutture cave siano pervie. Dopo la

decontaminazione i dispositivi medici devono essere risciacquati per allontanare le sostanze organiche

macroscopicamente evidenti.

La procedura di decontaminazione deve essere effettuata in momenti diversi da quelli della detersione, in

modo da bonificare l'area prima di passare alla fase di lavaggio.

L a soluzione deve essere rinnovata ad ogni decontaminazione

Lavaggio:La pulizia vera e propria, o lavaggio, dei dispositivi medici rappresenta un requisito essenziale per la

sterilizzazione. Il lavaggio ha lo scopo di ridurre di oltre il 90% l’entità della contaminazione microbica e di

rimuovere il materiale organico residuato dalla procedura precedente. La loro persistenza sui dispositivi può,

infatti, ostacolare l’azione dell’agente sterilizzante e vanificare l’intero processo. Se uno strumento non è pulito

non si può, in alcun modo, ottenerne la sterilizzazione.

Il processo di sterilizzazione inoltre non può rilevare se uno strumento è ”ancora sporco” e non può stabilire che,

come tale, non è idoneo ad essere sottoposto a sterilizzazione. Per di più, il controllo dei parametri fisici del

corrispondente ciclo possono, a torto, convalidare un processo che in realtà non è stato efficace su tutto il

carico. Sta alla professionalità degli operatori garantire una corretta pulizia del dispositivo medico. E’

importante ricordare che anche i containers devono essere regolarmente sottoposti alla fase di lavaggio.

Lavaggio manuale si avvale dell’azione chimica di un detergente non corrosivo, che deve essere impiegato

rigorosamente alle concentrazioni e per i tempi di contatto raccomandati dal fornitore (vedi scheda detersione)

.La soluzione deve essere rinnovata ad ogni lavaggio per evitare che lo sporco che vi si accumula determini

corrosione dei dispositivi e una riduzione dell’azione detergente.

La procedura viene applicata subito dopo la decontaminazione e come unica fase per quei dispositivi che non

possono subire un altro trattamento (es. strumenti con parti in motore, cavi elettrici, etc…).

Risciacquo:successivo alla pulizia, elimina i residui del materiale organico e tutte le tracce del detergente che

potrebbero interagire con gli agenti sterilizzanti. La procedura si avvale dell’impiego di acqua corrente.

Asciugatura: i dispositivi medici devono essere asciugati per evitare fenomeni di corrosione e perché l’acqua

residua possa compromettere il successivo processo di sterilizzazione, devono essere utilizzati panni monouso

che non rilascino filamenti o polvere.

Controllo: prima del confezionamento è necessario controllare che tutto il materiale da sottoporre a

sterilizzazione sia integro e funzionante. Valutare la necessità, a secondo del tipo di Dispositivo Medico (DM)

da sterilizzare, di applicare prodotti lubrificanti, per evitare l’incollamento delle articolazioni del ferro

chirurgico e sostituire le parti deteriorate (guarnizioni, viti, raccordi,…).

Non devono essere usati prodotti lubrificanti a base di oli al silicone in quanto, danno origine alla formazione di

un film impermeabile al vapore, pregiudicano l’effetto della sterilizzazione.

Confezionamento: ha lo scopo di garantire che dopo la sterilizzazione i dispositivi mantengano tale condizione e

siano protetti dalla contaminazione che si potrebbe verificare durante il trasporto e la conservazione. Il

confezionamento del carico deve, comunque, essere tale da garantire la rimozione dell’aria presente nel suo

interno e consentirne il contatto con l’agente sterilizzante.

Il materiale da utilizzare per il confezionamento deve rispondere ai seguenti requisiti.

permettere il passaggio dell’aria e del vapore

costituire una barriera efficace contro i microrganismi dell’ambiente circostante per mantenere sterile il

carico fino al momento dell’uso.

resistere alla piegatura e agli strappi dovuti alla manipolazione del carico durante e dopo il processo

adattarsi alla forma del dispositivo da sterilizzare e non liberare fibre e particelle

fornire una presentazione asettica del contenuto al momento della sua apertura

Sulla superficie esterna di ciascun carico deve essere applicato un nastro o un’etichetta con l’indicatore di

processo che dovrà essere verificato al termine del ciclo di sterilizzazione. I nastri/etichette, se adesivi, vanno

applicati in modo tale da essere inevitabilmente lacerati quando la confezione/contenitore viene aperto.

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Il materiale usato per il confezionamento è: carta kraft polietilene (o Sterilbusta) indicato per i dispositivi di

piccolo ingombro e che consente di identificarne il contenuto. NB :Per scelta operativa si utilizzano prevalentemente DM mono uso ed .il ricondizionamento è previsto per quelli che non sono reperibili mono uso o sono meno efficienti durante l'utilizzo. Di seguito vengono elencati i dispositivi medici sottoposti a sterilizzazione in autoclave.

pinze, specilli ,

arcelle, contenitori in metallo e plastica

forbici, tronchesi, rasoi

garze e bende, materiale di medicazione

bisturi e porta bisturi

raccordi e tappi

METODICHE DI STERILIZZAZIONE

LA STERILIZZAZIONE A VAPORE

Per sterilizzazione si intende qualsiasi processo, fisico o chimico, che porta alla distruzione di tutte le forme

di microrganismi viventi. Tale definizione semplifica il concetto di sterilità che, al contrario, può essere

definito solo su basi statistiche. La norma EN 556 stabilisce il livello di sicurezza di sterilità (Sterility

Assurance Level) che deve corrispondere alla probabilità inferiore a 1 su 1 milione (SAL 10–6) di trovare un

microrganismo sopravvivente all’interno di un lotto di sterilizzazione. Per assicurare tale risultato devono

essere garantite specifiche condizioni fisiche che tengano conto della variabilità delle specie dei

microrganismi potenzialmente presenti sul dispositivo da trattare e, soprattutto, del loro possibile stato:

forma vegetativa o forma sporigena. Le spore, infatti, sono di gran lunga le forme più resistenti agli agenti

sterilizzanti e per essere eliminate richiedono, rispetto alle forme vegetative, temperature più elevate

(superiori a 100°C) e tempi di esposizione maggiori. L’agente sterilizzante più conosciuto e maggiormente

impiegato è il calore, in particolare il calore umido sotto forma di vapore. Se il vapore viene sottoposto a

pressione, si possono raggiungere temperature superiori ai 100°C, che sono le condizioni sterilizzanti dei

materiali penetrabili e delle superfici esposte all’agente. Il vapore è il mezzo sterilizzante più sicuro, economico,

rapido e innocuo. Le apparecchiature che consentono di porre sotto pressione il vapore sono dette autoclavi, o

più impropriamente sterilizzatrici, dotate di una camera a perfetta tenuta e resistente alle alte pressioni.

Parametri fisici -Pressione e temperatura

Come è noto, la pressione del vapore e la temperatura sono direttamente proporzionali tra di loro: a una

maggiore pressione corrisponde una temperatura più elevata, come riportato nella seguente tabella 3.

La relazione tra questi due parametri è valida, però, solo se il vapore è saturo, cioè non miscelato ad aria.

Quest’ultima agisce sfavorevolmente sul processo determinando la formazione di sacche o bolle che impediscono

l’effettivo contatto del materiale con le elevate temperature raggiunte dal vapore. Le autoclavi sono dotate di

dispositivi in grado di eliminare l’aria presente nella camera di sterilizzazione.

Relazione tra pressione e temperatura

Pressione (in atm) Temperatura (in °C)

0.00 100

0.41 110

0.66 115

1.02 121

1.29 125

1.66 130

2.00 134

2.56 140

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Tempo di esposizione

Il tempo di esposizione all’agente sterilizzante viene stabilito in base alla temperatura del vapore: se la sua

temperatura aumenta, il tempo può essere diminuito o viceversa. La sterilizzazione si può ottenere alla

temperatura di 121° C (con pressione di 1,1 bar) per un minimo di 15 minuti oppure alla temperatura di 134°C

(con pressione di 2,1 bar) per un minimo di 3 minuti, la scelta dell’insieme dei parametri (o ciclo di

sterilizzazione) è in funzione della tipologia del materiale da trattare.

Il tempo effettivo di esposizione viene impostato in modo tale che sia più elevato dei tempi minimi indicati. In

pratica, durante la sterilizzazione la temperatura e la pressione impostate sull’apparecchiatura vengono

mantenute a livelli costanti per un periodo di tempo che è la somma dei seguenti tempi:

1. tempo di raggiungimento della temperatura di sterilizzazione dell'intero carico

2. tempo di distruzione dei microrganismi

3. prolungamento del tempo di uccisione per escludere rischi non calcolabili (over-kill).

Tipo di autoclave

Il modello utilizzato è l’autoclave dotata di pompa aspirante con sistema a vuoto frazionato che, attraverso

ripetute rimozioni di aria intervallate da immissione di vapore, consentono una migliore eliminazione dell’aria dalla

camera sterilizzatrice.

Campo di applicazione

Il limite della sterilizzazione a vapore è dato dal fatto che possono essere processati con questo metodo

soltanto i dispositivi termoresistenti.

Con il calore umido si possono sterilizzare:

strumentario chirurgico, vetrerie, strumenti metallici

materiale tessile di medicazione e teleria

materiale di gomma

ogni altro dispositivo medico che il fabbricante dichiara, nella relativa scheda tecnica, autoclavabile

Rapporti da mantenere tra i parametri tempo, temperatura e pressione

MATERIALE TEMPO (min) TEMPERATURA (°C) PRESSIONE (bar)

Ferri chirurgici 5-7 134° 2,1

Teleria

Gomma e Plastica 5-20 121° 1,1

GESTIONE DELLE AUTOCLAVI A VAPORE

Preriscaldamento

Il preriscaldamento costituisce la messa a regime dell’autoclave e va eseguito prima dell'avvio dei cicli giornalieri

e, comunque, deve essere ripetuto ogni volta che l’autoclave è rimasta spenta per 30 minuti o più.

Tale procedura consente il riscaldamento della porta e delle pareti della camera e libera le intercapedini dalla

condensa del vapore che si è eventualmente formata. In caso contrario il vapore immesso nella camera si

caricherebbe di umidità ostacolando il normale processo di sterilizzazione.

Documentazione necessaria per la gestione delle autoclavi a vapore

Ogni autoclave deve essere corredata di un raccoglitore nel quale inserire:

a) La presente procedura predisposta dall’Azienda

b) Il calendario annuale dei controlli biologici ed i relativi esiti degli esami colturali

c) Le schede giornaliere che devono essere compilate e firmate dal personale addetto alla

sterilizzazione, e che comprendono il grafico di sterilizzazione, il rilascio dei parametri, il test di

Bowie-dick vanno conservati a parte per un periodo di 5 anni

d) La scheda dei controlli trimestrali; la scheda di manutenzione ordinaria e straordinaria

e) Il manuale di istruzione fornito dalla ditta al momento della installazione dell’autoclave

f) Il referto del controlli biologici

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CONTROLLI DI STERILIZZAZIONE

Controlli chimici: I controlli chimici sfruttano la proprietà di sostanze colorate di modificare il proprio aspetto

se vengono adeguatamente esposte al calore e alla pressione per tempi adeguati. Gli indicatori chimici,

secondo la classificazione delle ISO 11140-1, si suddividono in: indicatori di processo: sono formulazioni di inchiostro presenti su nastri o etichette da applicare al

carico o prestampate sulle buste in carta kraft. Esse reagiscono alla sola esposizione al ciclo senza dare

alcuna informazione sulla completezza e/o efficacia dello stesso. In pratica, servono per distinguere le

confezioni già trattate da quelle non ancora sottoposte al ciclo di sterilizzazione. Sono concepiti per

interagire con tutti i parametri critici di un ciclo di sterilizzazione, ma il loro impiego è indicato in

situazioni particolari, come ad esempio nella sterilizzazione di confezioni contenenti materiale protesico

o impiantabile. indicatori di sterilizzazione: devono essere posizionati all’interno delle confezioni, al fine di poter

controllare la penetrazione dell’agente sterilizzante. Sono sensibili a tutti i parametri necessari per

ottenere la sterilizzazione e le modalità con cui virano consentono, mediante una lettura immediata, di

individuare fenomeni di sovraesposizione o sottoesposizione del carico verificatesi durante il ciclo di

sterilizzazione. L’indicatore va posto al centro della confezione facendo sporgere una estremità

dell’indicatore stesso. In confezioni di grandi dimensioni l’indicatore va posto sia al centro che in

superficie.

Al momento dello scarico dalla camera delle confezioni trattate, gli integratori di processo (apposti sulle

confezioni contenenti materiali protesici o impiantabili) e tutti gli indicatori chimici di processo (apposti sui

pacchi, contenenti materiali o dispositivi diversi dagli impiantabili o protesici) e di sterilizzazione devono essere

controllati per verificarne il viraggio di colore. Se il viraggio è assente il pacco non può essere considerato

sterile e come tale, deve essere predisposto per un altro ciclo di sterilizzazione.

Controlli fisici: I controlli fisici comprendono test e verifiche:

i test consentono di predisporre la camera di sterilizzazione all’avvio del processo (preriscaldamento)

e di accertare che l’autoclave sia in grado di garantire che il vapore prodotto è saturo e, come tale,

penetrabile nei carichi (prova di tenuta della camera e prova di penetrazione del vapore con metodo

indiretto o Bowie-Dick)

le verifiche consentono di controllare se i parametri fisici stabiliti (temperatura e pressione) sono

stati effettivamente raggiunti dall’autoclave e mantenuti per tutto il tempo di esposizione.

Prova di tenuta della camera o prova della perdita del vuoto (VT): Il controllo ha lo scopo di verificare che

durante il ciclo non si verifichi infiltrazione di aria attraverso le tenute della camera (guarnizioni, valvole, ecc..).

Il test consiste nel provocare il vuoto nella camera dell’autoclave fino a raggiungere il valore di vuoto minimo. Ne

segue la chiusura delle valvole e l’arresto della produzione di vuoto. La pressione esistente nella camera viene

così controllata per un tempo stabilito.

Il test va eseguito prima dell'avvio dei cicli giornalieri.

E’ fatto obbligo di registrare i risultati della prova sulle apposite schede, indicate al punto 5.2.c che vanno

conservate per 5 anni.

Prova di penetrazione dei vapore con metodo indiretto (Bowie-Dick): L'azione sterilizzante dell'autoclave a

vapore è strettamente legata alla possibilità che ha il vapore saturo (non miscelato di aria) di raggiungere

tutti i punti del carico. A tal fine, si deve verificare se l’autoclave è in grado di eseguire un adeguato

pre-vuoto. Se l'aria non viene completamente rimossa, il vapore immesso sotto pressione spinge l’aria residua

verso il centro del pacco dove formerà una bolla o “zona fredda”. La presenza d’aria all’interno dei pacchi

impedisce la penetrazione dell’agente sterilizzante.

Il test di Bowie-Dick permette di verificare se la rimozione dell'aria si è realizzata in modo corretto e se il

vapore è potuto penetrare nel pacco.

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L’esecuzione del test di Bowie-Dick avviene mediante l’uso di un foglio di carta sul quale è predisposto un

inchiostro (indicatore chimico).

La presenza di zone non virate sulla superficie del foglio rappresentate da bolle di colorito più chiaro, sono

indice di un funzionamento improprio dell’autoclave.

Per il test viene utilizzato un "pacco prova" standardizzato, di solito monuso e conforme alle normative tecniche

UNI-EN 285 ed UNI-EN 867-3, disponibile sul mercato e, in caso di pacchi prova riutilizzabili, la ditta

fornitrice indica il numero

di volte che può essere utilizzato. Il pacco monouso è solitamente costituito da fogli di carta tra i quali viene

inserito un foglio con indicatore chimico che, nel caso di un processo valido, dovrà presentare un viraggio

omogeneo dalla periferia al centro. La prova è attendibile solo se è eseguita scrupolosamente.

In particolare:

- il "pacco prova" deve essere collocato in autoclave da solo, possibilmente in vicinanza dello scarico

dell’autoclave e ad un’altezza di circa 20-30 cm. dal pavimento dello stesso: in queste condizioni l'aria che dovrà

essere rimossa sarà maggiore e la prova risulterà più critica

- i tempi di esecuzione devono essere rigorosamente rispettati, perché se si dovesse verificare una

differenza di viraggio tra il centro e la periferia del foglio con l’indicatore chimico, indice di mancata

penetrazione del vapore, tale differenza potrebbe essere annullata da una sua esposizione più prolungata e,

come tale, non più apprezzabile, fornendo dati falsamente favorevoli ad una corretta sterilizzazione.

Il test di Bowie-Dick deve essere effettuato alla riaccensione quotidiana dell’autoclave effettuando un ciclo di

sterilizzazione completo a 134°. Le autoclavi in uso dispongono di sistemi automatici prefissati per

l’impostazione del ciclo di prova. E’ fatto obbligo registrare i risultati della prova sulle apposite schede da

conservare per 5 anni.

Verifica dei parametri fisici: I parametri fisici (pressione, temperatura, tempi di esposizione) si ricavano

dal pannello di comando e ne deve essere verificata la corrispondenza con quelli riportati sulla stampata finale. E’

fatto obbligo registrare i risultati della prova1 su apposite schede raccolte in registri da conservare per 5 anni.

Controlli biologici Le informazioni che si ottengono dai diversi sistemi di controllo non sono sovrapponibili.

Tali controlli hanno, però, lo svantaggio di non poter sempre rilevare la presenza di una zona “fredda” o bolla

d’aria, se si trovano dislocati in un punto casualmente diverso da questo. Necessitano, inoltre, di tempi di

osservazione prolungati prima di conoscerne l’esito, in quanto gli indicatori devono essere sottoposti a coltura

microbiologica. Sono previsti controllo biologici ogni 3-4 anni esendo il materiale da sottoporre alla sterilizzare

limitato a strumenti di medicazione di ulcere, come pinze e forbici, mentre per le medicazioni di ferite sterili

si è scelto di utilizzare “Kit sterili monuso”; inoltre la sterilizzazione è rigorosamente preceduta dal

condizionamento in tutte le sue componenti: decontaminazione, detersione, risciacquo ed asciugatura.

L’indicatore biologico è rappresentato da una preparazione standardizzata (circa 3,6 x 105 C.F.U./supporto) di

spore di Bacillus stearothermophilus (Attest™), uno dei microrganismi più resistenti al calore umido che

possiede caratteristiche biologiche tali da farlo ritenere un mezzo di controllo di assoluta tranquillità e

sicurezza.; non è patogeno, non è tossico e non è pirogeno. I microrganismi vengono distrutti solo se esposti al

vapore con valori di temperatura e pressione ben determinati e per un tempo minimo definito «tempo di

uccisione».

A quest’ultimo, quale precauzione per rischi non calcolabili, viene aggiunto il cosiddetto «tempo di sicurezza»

(overkill). E’ fa tto o bblig o c o n s e r v a r e i r e fert i d el l ’ esa me c o l t u r a l e pe r 5 a nn i .

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Controlli di processo e loro frequenza

Controlli fisici

PROCEDURA FREQUENZA AZIONE

Preriscaldamento Giornaliera (prima dell’utilizzo dell’autoclave) Esecuzione e registrazione

Prova di tenuta della camera

(VT)

Giornaliera (prima dell’utilizzo dell’autoclave) Esecuzione e registrazione

Prova di penetrazione del vapore

(metodo indiretto o test Bowie-

Dick)

Giornaliera (prima dell’utilizzo dell’autoclave) Esecuzione e registrazione

Parametri fisici (registrazione di

temperatura, pressione e tempo)

Ad ogni ciclo di sterilizzazione Verifica e registrazione

Controlli chimici

Nastro o etichetta con

indicatore di processo

Su ogni pacco o container Verifica

Integratore di processo di classe A All’interno e all’esterno di ogni pacco

o container che contiene materiale

protesico o impiantabile

Verifica

È ammesso conservare le ‘strisciate’ prodotte dalle autoclavi

A seguito di ogni eventuale non conformità dell’autoclave va subito interdetto l’utilizzo, informanto nel più

breve tempo possibile il tecnico della ditta a contratto per la manutenzione ordinaria e straordinaria.

FASI SEGUENTI LA STERILIZZAZIONE-

Conservazione, stoccaggio e trasporto

La barriera antimicrobica costituita dall’imballaggio può essere compromessa da vari fattori ambientali tra cui

la presenza di polvere, umidità, aria contaminata, o da fattori legati alla confezione stessa: presenza di lesioni o

apertura non corretta. Si rende necessario, pertanto, garantire le migliori condizioni di stoccaggio individuando

d i armadi chiusi e ben puliti. La manipolazione delle confezioni deve essere effettuata previo lavaggio delle

mani.

Il materiale sterilizzato deve essere riposto in modo tale che il suo utilizzo sia sequenziale con la data di

sterilizzazione, per evitare che le confezioni scadano o, per errore, possano essere utilizzate dopo la scadenza.

Gli stessi fattori sopra elencati possono danneggiare le confezioni se trasportati per lunghi tragitti; in questi

casi si rende necessario l’impiego di contenitori chiusi, puliti e ben asciutti. Devono essere considerate

contaminate le confezioni cadute o bagnate o quelle che presentano un involucro danneggiato (strappato, aperto,

fissurato). Tali confezioni devono essere aperte e il contenuto deve essere predisposto per un altro ciclo di

sterilizzazione.

Si ricorda inoltre che è proibita ogni eventuale iniziativa di sterilizzazione aziendale dei D.M. classificati come

monouso sterile.

LA PROTEZIONE DELL’OPERATORE

Durante le procedure di preparazione dei dispositivi da sottoporre a sterilizzazione (dalla fase di

decontaminazione alla fase di confezionamento) l’operatore può venire a contatto con materiale biologico che,

rappresentando una potenziale fonte infettiva, rende indispensabile l’utilizzo di idonei dispositivi di protezione

individuale. I rischi in cui l’operatore può incorrere sono:

- contaminazione della cute

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- incidenti da taglio o puntura

- schizzi alle mucose del volto, in particolare le congiuntive.

Tali rischi sono potenzialmente maggiori nella fase di decontaminazione ma se la procedura è applicata in

modo corretto, il rischio di contatto con il materiale biologico potenzialmente infetto si riduce notevolmente.

Dopo il loro utilizzo, i dispositivi medici presentano sulla loro superficie materiale organico e, presuntivamente,

anche una elevata carica di microrganismi di cui non è possibile conoscere la natura e il grado di patogenicità.

Durante la decontaminazione è necessario, pertanto, adottare misure di contenimento del rischio

Le misure da adottare sono di due tipi:

1. adozione di dispositivi di protezione individuale (guanti, visiera, grembiuli impermeabili) e applicazione di

un livello di attenzione particolarmente elevato. I dispositivi di protezione proteggono l’operatore anche

dai rischi chimici che possono derivare dall’impiego di sostanze disinfettanti o detergenti;

2. interventi di decontaminazione, che consistono nell’esporre i dispositivi medici all’azione di un agente

chimico (in genere un disinfettante) nell’intento di abbattere la carica microbica, senza che l’operatore

manipoli direttamente il materiale da trattare. Tali misure devono essere categoricamente adottate nei

confronti di tutti i dispositivi medici, indipendentemente dal fatto che sia stata posta o meno la

diagnosi di uno stato infettivo nei confronti del malato per il quale sono stati utilizzati.

3. Tutti i malati devono essere considerati potenzialmente “infetti”.

4. L’efficacia di un intervento di decontaminazione è limitata, però, proprio dalla presenza di materiale

organico e di microbi che interferiscono con l’agente chimico utilizzato, riducendone la sua attività. Ecco

perché non è possibile prevedere quale sarà la riduzione della carica microbica ottenuta alla fine della

procedura e perché un dispositivo “decontaminato” deve essere considerato ancora “infetto”. La sua

manipolazione nelle fasi successive alla decontaminazione, fino al suo confezionamento, prevede, infatti,

che vengano ancora adottate le precauzioni idonee ad evitare il contatto con il materiale biologico. I

dispositivi di protezione adottabili sono dunque riassunti nella tabella seguente

Tipo di DPI Funzione Trattamento dopo l’uso Riferimenti

normativi

Categoria

especifiche

Guanti monouso

in vinile

Riducono l’incidenza di contaminazione

delle mani, ma non prevengono le lesioni

da taglienti o da aghi (devono essere

sotituiti dopo l'uso ed in caso di

rottura

Cambiare i guanti dopo

ogni azione di

condizionamento

D.Lgs

475/92

III cat.

Mascherina

chirurgica

Protegge le mucose del naso e della

bocca da schizzi o aerosolizzazione di

liquidi contaminati

Monouso D.Lgs.

475/92

EN 166

DPI III

categoria

Occhiali

protettivi

Proteggono gli occhi da schizzi o

aerosolizzazione di liquidi contaminati.

Devono essere indossati unitamente

alla mascherina chirurgica per

proteggere anche la bocca. Possono

essere indossati sopra gli occhiali da

vista

Decontaminazione in

soluzione di cloro per

30 minuti. Successiva

sterilizzazione in

autoclave a vapore

D.Lgs.475/

92

EN166

DPI III

Categoria

Camici monouso

non sterili

Proteggono la cute e l'abbigliamento

professionale durante le manovre di

trattamento dei dispositivi medici

Smaltimento nei rifiuti

urbani o pericolosi se

imbrattamenti

D.Lgs.475/

92

DPI III

Categoria

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PARTE II

DISINFEZIONE

PREMESSA

L’introduzione del gel alcolico in questa RSD per la decontaminazione delle mani è stato un passo

fondamentale e indispensabile per il contrasto alla diffusione delle infezioni, come metodo di salvaguardia dal

rischio biologico e come via alternativa alla difficoltà rappresentate dal doversi recare verso lavandini lontani.

La comodità del gel alcolico, che richiede pochi e semplici gesti, è la buona sicurezza dell'igiene delle mani

dopo l'uso, sopratutto se intervallato con il corretto lavaggio sociale delle mani.

Per tutti i prodotti disinfettanti e detergenti, s i è cercato di diminuire la necessità di effettuare diluizioni,

preferendo il prodotto pronto all'uso in modo da ridurre il rischio d i u n sovradosaggio e gli eventuali errori

d'utilizzo.

Infine, per migliorare la sicurezza degli operatori e degli ospiti in tutti i casi di spandimento accidentale di

liquidi biologici è stato introdotto disinfettante in compresse, da rigenerare al momento dell'uso da cospargere

sulla superficie contaminata (ipoclorito di sodio al 10%)

Di tutti i prodotto sono state acquisite le schede tecniche e quelle che ne dettagliano le modalità d’uso.

E' opportuno precisare che i disinfettanti sono un presidio preventivo per la riduzione del rischio biologico ed un

elemento essenz i a l e nella prevenzione ed i l controllo delle infezioni correlate alle pratiche sanitarie in

ambiente comunitario (in fez i o n i o s ped a l i e re “ IO ” ) .

OBIETTIVI:

scelta appropriata dei preparati ad azione disinfettante/antisettica

corretto utilizzo attraverso procedure standardizzate di sanificazione/disinfezione del materiale

sanitario e dell’ambiente e di antisepsi di cute e mucose

attraverso:

la selezione di prodotti mirati all’impiego e sicuri per gli ospiti ed operatori

la definizione di standard operativi per il corretto uso (diluizioni, campo applicativo, procedure d’uso,

precauzioni, etc.) e la corretta conservazione dei disinfettanti

la prevenzione di insorgenza di resistenze batteriche

l’uniformità di conoscenze, comportamenti e procedure tra tutti gli operatori he li utilizzano

MODALITA’ DI IMPIEGO E CONSERVAZIONE DEI DISINFETTANTI:

Tutte le superfici e strumenti da disinfettare devono essere prima accuratamente pulite, in quanto la

pulizia/detersione è il primo atto fondamentale e preliminare per ogni metodica di disinfezione (lo

sporco e il materiale organico impediscono infatti il contatto diretto del disinfettante con la superficie

da trattare e possono anche inattivarlo) e quindi asciugate per eliminare l’acqua che, diluendo il

disinfettante impiegato, ne ridurrebbe la concentrazione e l’efficacia

Devono essere rispettate la concentrazione/diluizione, le modalità d’uso e il tempo di contatto indicate

per ogni disinfettante in etichetta

Devono essere rispettate le indicazioni e le destinazioni d’uso indicate per ogni disinfettante: ad

esempio prodotti indicati per l’antisepsi cutanea non devono essere usati per l’ambiente e viceversa

Deve essere evitato il contatto del disinfettante con saponi e additivi non previsti nella

formulazione, in quanto potrebbe venire da essi inattivato

Deve essere evitato il contatto del disinfettante con sostanze chimiche in grado di far sviluppare

gas tossici (es: ipoclorito di sodio + prodotti anticalcare o acido muriatico)

Durante l’uso dei disinfettanti l’operatore deve evitare che la bocca del contenitore venga a contatto con

le sue mani o con qualsiasi altro materiale (es: batuffoli di cotone); anche la parte interna del tappo

non deve venire a contatto con altri materiali o superfici

Dopo l’uso il flacone deve essere immediatamente chiuso e conservato tale per evitare il rischio di

inquinamento e l’evaporazione

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Devono essere evitate operazioni di travaso dei disinfettanti in contenitori diversi da quelli predisposti o

forniti

Devono essere evitate operazioni di aggiunta/rabbocco nel contenitore di disinfettante già aperto

Strumenti e oggetti che vanno a contatto con tessuti viventi, dopo la disinfezione devono essere

sciacquati con cura

I disinfettanti non vanno usati quando l’obiettivo è la pulizia/detersione

I disinfettanti non vanno usati quando l’obiettivo è la sterilizzazione

Le soluzioni acquose dei disinfettanti devono essere sostituite spesso in quanto sono soggette

all’inquinamento batterico in particolare da germi Gram negativi (es: Pseudomonas aeruginosa)

Dopo l’apertura della confezione il disinfettante deve essere utilizzato nel tempo più breve possibile:

flaconi non pieni non devono essere conservati per lungo tempo

Tutti i disinfettanti devono essere conservati in recipienti chiusi, al riparo dalla luce e dal calore,

possibilmente in un armadi chiusi

LE CARATTERISTICHE DEI DISINFETTANTI

Requisiti fondamentali ampio spettro d’azione (verso virus, forme vegetative e spore

batteriche, miceti, protozoi)

non tossicità

capacità d’agire anche in presenza di sostanze organiche (sangue,

urine, feci, pus, tessuti necrotici, ecc.)

innocuità nei confronti dei vari materiali da trattare

facilità di applicazione

prontezza d’azione e mantenimento dell’attività per un periodo di

tempo il più lungo possibile

economicità di gestione

Requisiti nei confronti della

popolazione microbica efficacia

Requisiti complementari 1. avere elevato potere di penetrazione

2. non ostacolare i processi di cicatrizzazione e di fagocitosi

3. non irritare i tessuti e non indurre sensibilizzazioni

4. essere miscelabile con tutti i liquidi (acqua potabile, acqua

deionizzata e distillata, alcool, acetone, ecc.) senza precipitare o

subire effetti di chelazione o inibizione.

FATTORI CHE INFLUENZANO L’AZIONE DEI DISINFETTANTI

Fattori propri del

disinfettante

concentrazione delle soluzioni

stabilità delle soluzioni

pH delle soluzioni

Fattori inerenti la

popolazione microbica

specie microbica e fase del ciclo vitale

entità della popolazione microbica

età delle cellule microbiche

variazioni della resistenza batterica

Fattori inerenti il materiali da

disinfettare

pulizia preliminare o concomitante del substrato

compatibilità

completezza del contatto

intimità del contatto

tempo del contatto

temperatura di impiego

presenza di sostanze organiche

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LIVELLI DI DISINFEZIONE E DI ATTIVITA’ DEI DISINFETTANTI

Si distinguono 3 livelli di disinfezione:

Disinfezione di basso livello: può uccidere la maggior parte dei batteri, alcuni virus ed alcuni funghi,

ma non è in grado di uccidere i microrganismi resistenti come i bacilli tubercolari o le spore batteriche

Disinfezione di livello intermedio: inattiva il bacillo tubercolare, le forme batteriche vegetative, la

maggior parte dei virus e alcuni funghi, ma non le spore batteriche

Disinfezione di alto livello: distrugge tutti i microrganismi ad eccezione delle spore

I disinfettanti, in funzione della loro efficacia germicida, vengono classificati in 3 livelli di attività alto,

intermedio, basso.

LIVELLO DI

ATTIVITÀ’

PRINCIPIO ATTIVO TEMPO DI

AZIONE

INATTIVAZIONE DA

MATERIALE

ORGANICO

ALTO Ebollizione 98° C 20’ +-

Aldeide glutarica 2% 20’ +-

Clorodonatori 1000-5000 ppm Cl. disp. 20’ ++

INTERMEDIO Aldeide glutarica 2% 10’ +-

Clorodonatori 500-1000 ppm Cl. disp. 10’ ++

Alcool 70% 10’ ++

Associazioni fenoliche detergenti 10’ +-

Iodofori disinfettanti 10’ +

BASSO Clorodonatori 100 ppm Cl. disp ++

Clorexidina soluzione acquosa +-

Ammoni quaternari soluzione acquosa ++

I livelli di attività indicati si riferiscono ad un impiego corretto: tipo di materiale deterso, concentrazione e

tempo di contatto idonei, etc.

RESISTENZA DEI MICROORGANISMI AI DISINFETTANTI

Le diverse specie di microrganismi presentano differente sensibilità all’azione dei disinfettanti: le più resistenti

sono le spore batteriche, i meno resistenti i virus lipofilici

PRECAUZIONI PER IL PERSONALE

In caso di eventuali contatti accidentali con la sostanza disinfettante, l’operatore sanitario dovrà adottare

le misure previste nella sezione “MISURE DI PRIMO SOCCORSO” presente in ogni scheda di sicurezza.

CLASSIFICAZIONE DEI DISINFETTANTI

Derivati del cloro

Il cloro ha azione antiossidante, con conseguente denaturazione delle proteine ed effetto biocida.

Clorexidina

Appartengono ai derivati guanidinici; possiedono elevato potere antisettico, sviluppano un’azione

prolungata nel tempo e hanno bassa tossicità

Derivati dello iodio

I composti dello Iodio rilasciano gradualmente piccole quantità di iodio libero e non producono gli effetti

caustici tipici dello iodio

Altri Disinfettanti ▪ Alcool e

▪ Acqua ossigenata o PEROSSIDO DI IDROGENO

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GLOSSARIO

E’ importante definire in modo chiaro e univoco la terminologia utilizzata in materia di antisepsi e disinfezione

ANTISEPSI Procedura che distrugge o inibisce la moltiplicazione dei microrganismi

sulla cute o sui tessuti viventi

ANTISETTICO Sostanza che previene o arresta l’azione o la crescita dei microrganismi,

escluse le spore, sulla cute e sui tessuti viventi

ASEPSI insieme di procedure atte ad impedire che su un substrato vivente

pervengano germi infettanti

BATTERICIDA (o germicida) agente fisico o chimico in grado di uccidere microrganismi

in fase vegetativa (batteri, miceti, virus)

BATTERIOSTATICO Agente chimico che previene lo sviluppo dei batteri inibendone la

moltiplicazione

COLONIZZAZIONE Presenza di microrganismi che crescono e si moltiplicano attivamente, in

assenza di manifestazioni cliniche evidenti o di reazioni immunitarie

obiettivabili

CONTAMINAZIONE Presenza transitoria di un agente infettivo su una superficie corporea,

su indumenti, effetti letterecci, strumenti ed altri oggetti

inanimati o alimenti. Non è presente invasione dei tessuti o reazione

dell’organismo ospite

DECONTAMINAZIONE Metodica che precede le operazioni di pulizia, utilizzata allo scopo di

ridurre la carica microbica, a tutela dell’operatore sanitario

DETERGENTE Sostanza che diminuisce la tensione superficiale tra sporco e superficie

da pulire, in modo da favorire l’asportazione dello sporco

DISINFETTANTE Composto chimico antimicrobico ad azione aspecifica e non selettiva in

grado di agire su superfici ed oggetti con effetto decontaminante

sui patogeni fino a livelli di sicurezza

DISINFEZIONE Processo che ha come obiettivo l’eliminazione di microrganismi patogeni

presenti sul materiale trattato con la sola eccezione delle

spore.

INFEZIONE Ingresso, sviluppo e moltiplicazione di microrganismi patogeni in uno

o più tessuti di un organismo ospite. L’infezione può dar luogo

a malattia infettiva

PULIZIA (o detersione o sanificazione) rimozione meccanica dello sporco da

oggetti e superfici. Di norma viene eseguita con l’impiego di

acqua, con o senza detergenti. La pulizia da sola è in grado di

abbassare la carica microbica iniziale almeno dell’80%. La pulizia

deve sempre precedere le operazioni di disinfezione e sterilizzazione

SANITIZZAZIONE Metodica che si avvale dell’uso di disinfettanti per ridurre a livelli di

sicurezza, per un tempo relativo, il numero di microrganismi patogeni in

fase vegetativa su oggetti e superfici

STERILIZZAZIONE Processo chimico o fisico che determina distruzione di tutti i

microrganismi e delle spore batteriche sul materiale trattato

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ANTISEPSI DELLE MANI

DECONTAMINAZIONE DELLE MANI A MEZZO DI GEL ALCOLICO SENZA ACQUA

PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Alcool etilico denaturato al 70% SEPTAMAN GEL

Pronto all’uso

Versare sul palmo della mano una quantità di prodotto sufficiente a coprirne l’intera superficie

Frizionare le mani palmo contro palmo

il palmo destro sopra il dorso sinistro intrecciando le dita fra loro e viceversa

palmo contro palmo intrecciando le dita fra loro

dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette fra di loro

frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa

frizione rotazionale in avanti e indietro con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo

sinistro e viceversa

una volta asciutte le mani sono sicure

L’intera procedura deve durare 20-30 secondi

Se le mani sono visibilmente sporche non è raccomandato l’uso del gel ma è necessario il lavaggio

antisettico delle mani

ANTISEPSI DELLE MANI

DECONTAMINAZIONE DELLE MANI A MEZZO DI ACQUA E ANTISETTICO

ANTISETTICO PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

CLOREXIDINA DIGLUCONATO AL 4%. Lifoscrub

DILUIZIONE Pronto all’uso

PROCEDURA Come previsto dal protocollo aziendale “IL LAVAGGIO DELLE MANI”

Bagnare bene le mani

Cospargere uniformemente mani e avambracci con una dose di

detergente antisettico, protraendo il lavaggio per almeno due minuti

Sciacquare accuratamente tenendo polsi e mani più alti dei gomiti, per non

contaminare la parte lavate

Asciugare accuratamente partendo dalle mani e scendendo verso

l’avambraccio

Chiudere il rubinetto, proteggendo la mano con l’ultima salvietta monouso

usata per non contaminare le mani pulite

RACCOMANDAZIONI Eseguire il lavaggio antisettico delle mani:

Prima e dopo l’effettuazione di medicazioni

Prima di procedure invasive (inserimento di catetere intravascolare centrale,

inserimento di catetere vescicale, prelievo di sangue per emocoltura, etc.)

Prima del contatto con pazienti particolarmente suscettibili: immunodepressi

Prima e dopo il contatto con pazienti a rischio ed in isolamento

PRECAUZIONI

Per non incorrere in arrossamenti, screpolature, secchezza delle mani, è

importante:

Rispettare le dosi indicate

Bagnare le mani prima di prelevare l’antisettico

Effettuare un buon risciacquo

Asciugare molto bene

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ANTISEPSI DI CUTE LESA

ANTISETTIC

PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO Iodopovidone al 10% di Iodio G 10. BETADINE

Polivinilpirrolidone-Iodio Al 10%

di prima scelta in caso ferite estese

ESOJOD 10% SOLUZIONE

PEROSSIDO DI IDROGENO

di seconda scelta in caso di intolleranza o allergia

allo iodio

PEROSSIDO DI IDROGENO

3%

Betaina (tensioattivo) e Poliesanide (PHMB) PRONTOSAN

DILUIZIONE

betadine 10% soluzione alcolica pronto all’uso

betadine 10% gel pronto all’uso

betadine 10% garze impregnate pronto all’uso

esojod 10% soluzione pronto all’uso

prontosan pronto all’uso

perossido di idrogeno 3% pronto all’uso

PROCEDURA

Prelevare la quantità necessaria di antisettico dal contenitore chiuso e

integro

Effettuare l’antisepsi mediante tampone sterile imbevuto del disinfettante,

montato su apposito supporto sterile (pinza, SE NECESSARIO etc.)

Passare sulla ferita secondo i principi della tecnica assistenziale

L’utilizzo dell’acqua ossigenata al 3% è riservato esclusivamente alla

rimozione dei corpi estranei o tessuti necrotici e comunque all’esclusivo scopo

della detersione delle ferite sporche. Dopo il suo utilizzo, lavare la ferita con

soluzione fisiologica aperta al momento, e quindi procedere all’antisepsi vera

e propria

RACCOMANDAZIONI La scelta del disinfettante deve essere orientatain base alla eventuale

intolleranza/allergia del paziente nei confronti del principio attivo

ANTISEPSI LESIONI DA DECUBITO

ANTISETTICO PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

IODOPOVIDONEAL 10% DI IODIO G 10. BETADINE

POLIVINILPIRROLIDONE-IODIO AL 10%, ESOJOD 10% SOLUZIONE

Betaina (tensioattivo) e Poliesanide (PHMB) PRONTOSAN

DILUIZIONE Soluzioni pronte all’uso

PROCEDURA E’ la stessa prevista per la gestione delle ferite:

Prelevare la quantità necessaria di antisettico dal contenitore chiuso e integro e versarla in

un contenitore sterile

Effettuare la disinfezione mediante tampone sterile

montato su apposito supporto sterile (pinza, etc.)

Passare sulla ferita secondo i principi della tecnica assistenziale

RACCOMANDAZIONI La gestione delle lesioni da decubito è descritta nel protocollo dell'ASL MILANO 1 , allegato

al presente documento: <<Prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito>> adottato anche

dalla nostra RSD anche per le attività di assistenza domiciliare integrata.

E’ importante che la antisepsi della ferita venga effettuata in conformità a quanto previsto

nel protocollo, valutando lo stadio della lesione

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EMOCOLTURA

ANTISETTICO PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

CLOREXIDINA DIGLUCONATO 2% CITROCLOREX 2%

POLIVINILPIRROLIDONE-IODIO

AL 10%,

ESOJOD 10% SOLUZIONE

Betaina (tensioattivo) e Poliesanide

(PHMB)

PRONTOSAN

DILUIZIONE Soluzioni pronte all’uso

PROCEDURA Modalita’ di prelievo, raccolta ed invio di campioni per esami

microbiologici, virologici, biomolecolari”

detergere la cute nel sito di prelievo con l'antisettico

disinfettare la cute lasciando in sede di prelievo l'impacco di

antisettico per alcuni secondi

rimuovere l’eccesso di disinfettante dal centro alla periferia e

lasciare asciugare

ANTISEPSI UROLOGICA (inserimento catetere vescicale)

ANTISETTICO PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Iodopovidone Al 10% Di Iodio G 10. BETADINE

Polivinilpirrolidone-Iodio 10%, ESOJOD 10%

DILUIZIONE BETADINE soluzione e gel pronto all’uso

ESOJOD 10% SOLUZIONE pronto all’uso

PROCEDURA Con tamponi imbevuti di antisettico procedere alla disinfezione

della zona genitale: nella donna eseguendo movimenti dall’ alto verso il

basso, nell’uomo effettuando movimenti rotatori dall’interno verso

l’esterno

Sostituire il tampone ad ogni passaggio

GEL sterile a base di gel sterile lubrificante monodose, che contiene anche un

principio ad azione antisettica (clorexidina gluconato 0,05 g.) e, nella versione c on lidocaina, 2 g. di anestetico locale lidocaina cloridrato

RACCOMANDAZIONI Per l’inserimento del catetere vescicale attenersi scrupolosamente a quanto previsto nelle procedure “GESTIONE DEL CATETERE VESCICALE”

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ANTISEPSI DELLA CUTE PER PUNTURE TERAPEUTICHE E DIAGNOSTICHE A BASSA INVASIVITÀ:

TERAPIA INIETTIVA intramuscolo, sottocute, intradermica, endovena periferica

PRELIEVO VENOSO

INSERIMENTO CATETERE VENOSO PERIFERICO (agocannula)

ANTISETTI PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Benzalconio Cloruro Gr 0,1

Betaina (tensioattivo) e Poliesanide (PHMB)

Esosan

Prontosan

DILUIZIONE Soluzione Pronto All’uso

PROCEDURA Imbibire un batuffolo di cotone idrofilo con il disinfettante, evitando il

contatto con il flacone

Applicare l’antisettico sulla parte e lasciare agire per un tempo di contatto

di almeno 30 secondi

RACCOMANDAZIONI Il flacone deve essere chiuso e integro

DISINFEZIONE ARTICOLI SANITARI

SUDDIVISIONE IN CATEGORIE DEGLI ARTICOLI SANITARI

CATEGORIA 1: ARTICOLI CRITICI

Comprende tutti gli strumenti o gli oggetti introdotti

direttamente nel corpo umano, nel sangue o in aree del corpo

normalmente sterili.

E’ assolutamente necessaria la sterilità.

ESEMPI

ferri chirurgici: tipo pinze. specilli, forbici,

arcelle

Il resto del materiale come aghi e siringhe,

bisturini ecc. è in dotazione solo nel

formato monouso

CATEGORIA 2: ARTICOLI SEMICRITICI

Comprende strumenti ed oggetti che entrano in contatto con

mucose intatte. E’ richiesta la distruzione dei comuni batteri

vegetativi, della gran parte di spore fungine, dei bacilli

tubercolari e dei virus.

La sterilizzazione è desiderabile.

Nella gran parte dei casi una accurata pulizia seguita da un

processo di disinfezione ad alto livello garantisce, con un

ragionevole grado di sicurezza, che l’articolo sia privo di

microrganismi patogeni.

E’ importante la corretta conservazione degli articoli trattati per

impedirne la contaminazione.

ESEMPI

Sondini per aspirazione

Tubi endotracheali

Circuiti respiratori

Cannule orofaringee

Flussometri

Maschere facciali

Termometri clinici rettali

I cateteri urinari , le sonde rettali,

sterili e non, sono in dotazione solo

nel formato monouso

CATEGORIA 3: ARTICOLI NON CRITICI

Comprende strumenti ed oggetti che entrano in contatto solo con

cute integra.

La pulizia con acqua calda e detergente è sufficiente a

ridurre la carica batterica a livelli di sicurezza nella maggior

parte dei casi.

E’indicata una successiva disinfezione, se è presente una

contaminazione con materiale organico.

ESEMPI

Strumenti per esami routinari:

fonendoscopi, martelletti, borse per

l’acqua e per il ghiaccio

stampelle

carrozzine

elettrodi di monitor e defibrillatori

termometri clinici ascellari

E’ da ricordare che il livello di rischio e quindi di attenzione richiesta, può modificarsi in funzione della

tipologia del paziente. Infatti i materiali destinati all’uso su soggetti con difese immunitarie alterate e

come tali più facilmente suscettibili di infezione, vengono considerati con un rischio di impiego superiore a

quello generalmente loro assegnato

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STRUMENTARIO ARTICOLI CRITICI

(decontaminazione)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Benzalconio Cloruro G 10,0 ESO FENOL

DILUIZIONE In acqua di rubinetto fredda (diluizione 2%)

SPECIFICHE I presidi riutilizzabili debbono, immediatamente dopo l’uso, essere immersi in una

soluzione disinfettante: tale procedura denominata “decontaminazione” abbatte la

carica microbica prima della sempre necessaria detersione, che avverrà quindi in

condizioni più sicure per l’operatore, e dei successivi interventi di disinfezione o

sterilizzazione

PROCEDURA Versare la dose di prodotto nell’acqua, agitare e attendere 10 minuti per

l’attivazione della soluzione

Immergere lo strumentario, aperto e/o smontato nelle sue parti mobili, nella

soluzione disinfettante, accertarsi che tutto il materiale sia completamente

immerso

Lasciare in immersione per almeno 30 minuti

Lavare ed avviare al successivo intervento di disinfezione o sterilizzazione

RACCOMANDAZIONI Non utilizzare il prodotto sullo strumentario contenente fibre ottiche

STRUMENTARIO ARTICOLI CRITICI (

(detersione)

DETERGENTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Enzimatica g.2, tensoattivi non ionici g.48,

tensoattivi anionici g.5, antischiuma

Septozym

DILUIZIONE In acqua di rubinetto fredda (diluizione 2%)

SPECIFICHE I presidi riutilizzabili dopo la decontaminazione devono essere immersi in una

soluzione detergente: tale procedura denominata detersione

PROCEDURA Versare la dose di prodotto nell’acqua immergere lo strumentario, aperto

e/o smontato nelle sue parti mobili, nella soluzione accertarsi che tutto il

materiale sia completamente immerso

Lavare aiutandosi anche con spazzolini o panni abrasivi in modo da

rimuovere i residui

Sciacquare ed asciurare con panno mono uso

Avviare al successivo intervento di sterilizzazione

RACCOMANDAZIONI Rinnovare ogni volta la soluzione detergente

Precauzioni per il personale: evitare che il Septozym C venga a contatto con cute

e occhi: indossare guanti di gomma e occhiali

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La sterilizzazione è eseguita in autoclave (vedi scheda tecnica autoclave)

PRESIDI MEDICI IN GOMMA, PLASTICA E STRUMENTI IN METALLO CRITICI

DISINFETTANTE-

STERILIZZANTE

PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Aldeide glutarica g 2,00,

coformulanti antiossidanti e acqua

depurata q. b. a 100g.

Glutaster

acida soluzione 2% Lt.5

DILUIZIONE Pronta all'uso

PROCEDURA Per la sterilizzazione di strumentario chirurgico, in metallo ed oggetti in

plastica e gomma riutilizzabili

Modalità d'uso:

Disinfezione: Dopo accurata pulizia immergere completamente gli

oggetti per almeno 10 minuti nella soluzione pura di glutaster acida

per la eliminazione di tutte le forme vegetative patogene.

Sterilizzazione: per la distruzione di ogni forma di microorganismo

vivente, comprese le spore, prolungare l'immersione per almeno 10

ore.

Conservazione: Diluire 1litro di glutaster acida in 4 litri di acqua

distillata.

Lavare il materiale con acqua e.detergente Septozym "CE" ml.500

asciugare

Immergere completamente nella soluzione disinfettante di

Glutaster

Lasciare in immersione per 30 minuti

Risciacquare e asciugare

RACCOMANDAZIONI La soluzione disinfettante va preparata al momento ed eliminata

Per i pazienti in isolamento, gli oggetti di cui trattasi devono

essere personalizzati

Precauzioni per il personale: evitare che il Septozym C venga a

contatto con cute e occhi: indossare guanti di gomma e occhiali

PUNTI DI INSERZIONE MULTIPERFORABILI DEI SET DI INFUSIONE E DI DRENAGGIO,

RUBINETTI, TAPPI DI GOMMA DEI FLACONI

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Iodopovidone in soluzione alcolica ESOJOD 10%

DILUIZIONE Pronto all’uso

PROCEDURA Passare sul punto di inserzione con un tampone imbevuto di disinfettante, e

lasciare agire per un tempo di contatto pari ad almeno 30 secondi

RACCOMANDAZIONI In caso di intolleranza al prodotto sostituirlo con altro prodotto

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KIT PER AEROSOL (ampolla, raccordo, mascherina)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Tensioattivi non ionici g.48,

tensioattivi anionici g.5,

antischiuma

Ipoclorito di sodio: 0,115 g

SEPTOZYM C

AMUCHINA

DILUIZIONE. SEPTOZYM C Soluzione in acqua fredda al 2%

AMUCHINA Soluzione in acqua fredda al 1%

SPECIFICHE Le ampolle per aerosol in dotazione ai reparti sono in materiale plastico

paziente. il lavaggio del kit per aerosol va eseguitodopo ogni utilizzo.

La procedura di disinfezione va effettuata solo quando

necessario, in base alle condizioni del paziente.

PROCEDURA Lavare accuratamente con acqua e, quando necessario, con

detergente

Asciugare con panno pulito

Immergere gli articoli nella soluzione disinfettante per 30

minuti

Risciacquare ed asciugare

RACCOMANDAZIONI Precauzioni per il personale: evitare che il Septozym C venga a

contatto con cute e occhi: indossare guanti di gomma e occhiali

TERMOMETRI CLINICI

DISINFETTANTE PRINCIPIO PRODOTTO

Tensoattivi non ionici g.48, tensioattivi

anionici g.5, antischiuma

Ipoclorito di sodio: 0,115 g.

SEPTOZYM C

AMUCHINA

DILUIZIONE SEPTOZYM C Soluzione in acqua fredda al 2%

AMUCHINA Soluzione in acqua fredda al 0,5%

PROCEDURA TERMOMETRI ASCELLARI

Immergere nella soluzione di amuchina per 30 minuti,Lavare con acqua e

detergente

Lavare quando necessario, con detergente enzimatico/proteolitico

Asciugare

TERMOMETRI RETTALI PERSONALIZZATI

dopo ogni uso: seguire il procedimento descritte per gli articoli critici

RACCOMANDAZIONI Sono in dotazione termometro personalizzato, sia ascellare che rettale, per

tutta la durata della degenza

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CANNULE –SCOVOLINI-CONTRO CANNULE

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Sodio dicloro-S-triazine-trione: 0,800 g Milton

DILUIZIONE Modalità d'uso:

1 compressa in 5 l d'acqua o 1/2 compressa in 2,5 l d'acqua.

PROCEDURA Lavare accuratamente gli articoli con detergente (per stoviglie) che abbia

anche un buon potere sgrassante

Risciacquare accuratamente e asciugare

Immergere gli articoli nella soluzione disinfettante per 1 ora (tempo di

contatto), mantenendo coperto il contenitore

Risciacquare accuratamente gli articoli

Lavare con acqua e detergente, sciacquare e asciugare i contenitori

RACCOMANDAZIONI Rinnovare quotidianamente le soluzioni

PARTE III

DISINFEZIONE AMBIENTALE

da … Procedure di sanificazione ambientale “RSD Ca' Luigi” Luglio 2010

La sanificazione in una struttura di accoglienza a carattere socio- sanitario-assistenziale com’è “Cà

Luigi” ha come fondamenti:

creare una ambiente confortevole e piacevole

mantenere gli ambienti e gli impianti igienicamente idonei per le persone a cui sono destinati

prevenire le infezioni correlate alle pratiche assistenziali .

I Pilastri della sanificazione sono:

SANIFICAZIONE

DISINFEZIONE

SISTEMATICITA’ DEGLI INTERVENTI (piano sanificazione, tutti i giorni,

settimanale, mensile periodica, straordinaria)

L’IDENTIFICAZIONE DEGLI ADDETTI E DEI RESPONSABILI

PULIZIA

E’ la rimozione meccanica della polvere e sporcizia dagli oggetti di norma si esegue con acqua e

detergenti La pulizia non ha potere germicida (non uccide i germi) ma diminuisce la carica batterica sulle superfici,

oggetti su cui è applicata,

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I 4 fattori

della pulizia :

ACQUA

DETERGENTE

AZIONE MECCANICA

TEMPO

DETERSIONE

E' l'azione combinata dell'acqua e di un detergente che ha lo scopo di rimuove lo sporco superficiale

(l'azione di rimozione da un oggetto e/o superficie asporta con lo strato di sporco una buona parte del

substrato batterico circa il 50-60%)

DETERGENTI

Sono prodotti costituiti da varie sostanze chimiche che hanno la finalità, diluiti in acqua, di allentare la

tensione che lega lo sporco alla superficie a cui aderisce e sono detti più tecnicamente tensioattivi (

generano schiuma)

I detergenti si possono raggruppare in:

tensioattivi a buon potere pulente nessun potere disinfettante, (es normale sapone )

tensioattivi a buon potere pulente e buon potere disinfettante ( es saponi liquidi lava mani)

Utilizzo dei tensioattivi

Dosaggio/Diluizione: il detergente va diluito sempre in acqua , salvo quelli già pronti all’uso , è

dichiarato nelle etichette, e il dosaggio minimo è quello attivo (meno non raggiunge lo scopo, di

più non serve o diventa tossico)

Tempo d’azione : il detergente ha bisogno di tempo per agire. Per ogni tipo di prodotto va

rispettato l’intervallo temporale necessario perché sia efficace l’azione detergente

Campo d’applicazione: su quali materiali è efficace, senza che ne alteri le caratteristiche

strutturali o provochi tossicità al contatto alla manipolazione ingestione.

Sono utilizzati prevalentemente detergenti tensioattivi che contengono anche componenti disinfettanti

e che possiamo raggruppare ( vedi etichette prodotti in uso) in : neutri , grassatori, disincrostanti,

abrasivi, brillantanti.

calda → ≥ aumenta il potere detergente

fredda →≠ per non inattivare potere del disinfettante

→ ≤ riduce la tensione- aderenza dello sporco alla superficie

Potere di sfregamento

→ ≥ aumenta l’energia di rimozione dello sporco dalla

superficie

Potere diluente

Potere tensioattivo

Intervallo d’azione → È il tempo necessario al detergente e all’acqua di svolgere

la loro azione (ogni prodotto ha il suo tempo d’azione)

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DISINFEZIONE

E’ l’eliminazione dei microrganismi dalle superfici, attrezzature e materiali attraverso :

l'azione fisica del calore, della luce, degli ultrasuoni

l'azione di una sostanza chimica

in grado di distruggere, o abbassare la carica batterica, o inibire la crescita dei germi (definito

generalmente POTERE GERMICIDA).

Classificazione dei livelli di disinfezione

Basso: eliminazione di alcuni batteri (GRAM + e GRAM -) alcuni Funghi e Virus ( liofili,)

Intermedio: in attivazione del Battere della Tubercolosi (Mycobatterio), eliminazione di batteri

e virus;

Alto :distruzione di tutti i microrganismi patogeni , non comprese le Spore

Caratteristiche dei disinfettanti

Spettro d’azione : a seconda dei microrganismi su cui ha potere germicida si classifica come

sopra descritto : basso, intermedio, alto,

Dosaggio(Concentrazione minima efficace): il disinfettante come il detergente va diluito quasi

sempre in acqua e il dosaggio minimo è quello attivo sui microrganismi ( meno non raggiunge lo

scopo, di più non serve o diventa tossico)

NON tossico: per le sostanze chimiche oggi in uso non è raggiunto questo obiettivo per questo è

raccomandato l’uso corretto ed il successivo risciacquo .

Tempo d’azione : come per il detergente il disinfettante ha bisogno di tempo per agire. Per ogni

tipo di prodotto germicida va rispettato l’intervallo temporale necessario perché sia efficace

l’azione disinfettante.

L'insieme delle operazioni di pulizia, detersione, disinfezione programmato e continuo si definisce

SANIFICAZIONE.

PROCEDURE e MATERIALI

L’articolazione e la continuità della sanificazione attraverso il piano di pulizia con frequenza:

giornaliera, settimanale, mensile e radicale permettono un monitoraggio continuo ed un buon livello di

prevenzione in tutta la struttura.

Il processo di sanificazione deve identificazione delle modalità di esecuzione che devono essere

uniformi, specifiche per la finalità desiderate, il costante controllo igienico, mantenendo l’integrità

del materiale , prevenendo e contenendo la tossità. e pericolosità sia per chi compie che per gli altri,

non si è inventato nulla di nuovo ma solo si è organizzato più razionalmente migliorando l’efficacia degli

interventi

L’abbattimento dei rischi legati alla contaminazione ambientale e la metodica applicazione di uniformi

interventi di pulizie e detersione - disinfezione e rigenerazione ambientale è detta sanificazione che

a sua volta si distingue in

SANIFICAZIONE CONTINUA s’intendono tutti gli interventi a carattere GIORNALIERO

(tutti i giorni, più volte al dì, dopo ogni utilizzo), PERIODICO (settimanale, mensile, trimestrale,

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semestrale, stagionale, annuale) volti a mantenere un bassa carica batterica attraverso interventi di

pulizia costanti intercalati da interventi più approfonditi

SANIFICAZIONE RADICALE Per sanificazione radicale s’intendono tutti gli interventi volti ad

abbattere la radicalmente la carica batterica e viene attuata :

per preparare l’ambiente all’accoglienza di un nuovo ospite;

in conseguenza di particolari situazioni di necessità quali :

▪ misure profilattiche per il controllo sulla diffusione di particolari malattie infettive e

diffusive (comunemente definito con il termine di bonifica delle attrezzature e

strumenti)

▪ in caso, ben più frequente, di contaminazione e spandimento di liquidi organici

(decontaminazione).

La sanificazione radicale è concordata tra gli addetti al servizio pulizie ed i referenti-coordinatori

degli altri settori (sanitario, riabilitativo, educativo ecc.) ed ad ogni nuovo ingresso.

PROCEDURE

L’azione meccanica per una corretta procedura di sanificazione è il seguente

dall’alto ==>verso il basso dallo sporco==>al pulito dalla periferia==>dal centro

Tutte le superfici e strumenti da disinfettare devono essere prima accuratamente pulite, in quanto la

pulizia/detersione è il primo atto fondamentale e preliminare per ogni metodica di disinfezione (lo

sporco e il materiale organico impediscono infatti il contatto diretto del disinfettante con la

superficie da trattare e possono anche inattivarlo) e quindi asciugate per eliminare l’acqua che,

di luendo il disinfettante impiegato, ne ridurrebbe la concentrazione e l’efficacia

Devono essere rispettate la concentrazione/diluizione, le modalità d’uso e il tempo di

contatto indicate per ogni disinfettante in etichetta

Devono essere rispettate le indicazioni e le destinazioni d’uso indicate per ogni

disinfettante: ad esempio prodotti indicati per l’antisepsi cutanea non devono essere usati per

l’ambiente e viceversa

Deve essere evitato il contatto del disinfettante con saponi e additivi non previsti nella

formulazione, in quanto potrebbe venire da essi inattivato

Deve essere evitato il contatto del disinfettante con sostanze chimiche in grado di far

sviluppare gas tossici (es: ipoclorito di sodio + prodotti anticalcare o acido muriatico)

Durante l’uso dei disinfettanti l’operatore deve evitare che la bocca del contenitore venga a

contatto con le sue mani o con qualsiasi altro materiale (es: batuffoli di cotone); anche la

parte interna del tappo non deve venire a contatto con altri materiali o superfici

Dopo l’uso il flacone deve essere immediatamente chiuso e conservato tale per evitare il

rischio di inquinamento e l’evaporazione

Devono essere evitate operazioni di travaso dei disinfettanti in contenitori diversi da quelli

predisposti dal fornitore

Devono essere evitate operazioni di aggiunta/rabbocco nel contenitore di disinfettante già

aperto

Strumenti e oggetti che vanno a contatto con tessuti viventi, dopo la disinfezione devono essere

sciacquati con cura

I disinfettanti non vanno usati quando l’obiettivo è la pulizia/detersione

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I disinfettanti non vanno usati quando l’obiettivo è la sterilizzazione

Le soluzioni acquose dei disinfettanti devono essere sostituite spesso in quanto sono soggette

all’inquinamento batterico in particolare da germi Gram negativi (es: Pseudomonas aeruginosa)

Dopo l’apertura della confezione il disinfettante deve essere utilizzato nel tempo più breve possibile:

flaconi non pieni non devono essere conservati per lungo tempo

Tutti i disinfettanti devono essere conservati in recipienti chiusi, al riparo dalla luce e dal calore,

possibilmente in un armadi chiusi

AUSILI PER INCONTINENTI

Decontaminazione: è la rimozione meccanica delle sostanze organiche da una superficie o attrezzatura

o ausilio-.

Va eseguita togliendo la sostanza imbrattante e smaltendola secondo le sue caratteristiche (rete

fognaria, raccoglitori rifiuti organici, raccolta rifiuti speciali) e l'immersione in una sostanza

disinfettante per almeno 20’ minuti. per gli ausili le cui dimensioni e caratteristiche lo permetto (es .

per pappagalli, padelle) per gli altri si procede ad abbondante pre-lavaggio,

Detersione e Disinfezione: è il lavaggio con una soluzione detergente/ disinfettante , è eseguita con

panno in cotone umido e prodotti costituiti da una soluzione disinfettante e tensioattiva I panni

vengono utilizzati per un massimo di

Risciacquo e asciugatura: è la rimozione dei residui di detergente dalle superfici; il risciacquo è

eseguita con panno in cotone umido e l’asciugatura con panno in cotone asciutto , i panni vengono

utilizzati per un massimo di

MATERIALE ED ATTREZZATURE DI MEDICAZIONE

Questi presidi vengono sanificati dal personale infermieristico e seguono la procedura della

prevenzione delle infezioni ospedaliere .

MATERIALE LOGORATO O NON SANIFICABILE

Eliminazione/sostituzione di tutto il materiale, attrezzature, strumentario ecc. che non garantisce una

corretta pulizia o può diventare nocivo o pericoloso, il controllo periodico è a cura dei referenti delle

diverse aree

LAVAGGIO DELLE MANI

Puoi contribuire a prevenire la diffusione delle infezioni e la contaminazione usando una adeguata

tecnica di lavaggio (lavaggio sociale mani) anche se si usano i guanti di protezione.

bagnarsi le mani

distribuire un minimo di 3 - 5 ml. di sapone o detergente e distribuirlo accuratamente su tutte

le aree di entrambi le mani

lavare vigorosamente tutte le superfici delle mani, delle dita e sotto le unghie

sciacquare per rimuovere il sapore ed asciugare le mani

usare una salviette di carta per chiudere il rubinetto

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applicare regolarmente una crema per le mani per ridurre gli effetti essiccanti di un frequente

lavaggio delle mani(Centers for Disease Control - ATLANTA 1988)

DOSAGGIO DEI DETERGENTI / DISINFETTANTI e MODALITA’ D’USO

I detergenti/disinfettanti pur avendo lo stesso scopo (sanificare) o agiscono allo stesso modo hanno

differenti impiego ( caratteristi del materiale su cui vengono applicati) e svariati dosaggi (quantità

d’acqua in cui sono diluiti) in rapporto all’uso che poi si fa del destinatario dell’azione

detergente/disinfettante (es. ho un tensioattivo, con buon potere pulente e buon potere

disinfettante, che a diverse concentrazioni posso usare sia per i piatti sia per i sanitari, ma un piatto

dovrà essere assolutamente non reso tossico perché attraverso il suo utilizzo le sostanze chimiche

possono essere ingerite, è quindi necessario rimuovere i residui dei prodotti ma allo stesso tempo è

così maneggevole da poterlo disinfettare in lavastoviglie con un lavaggio superiore a 60°C , mentre un

servizio igienico più facilmente battericamente contaminato dagli escrementi o saliva ha bisogno di

essere sanificato con dosi più concentrate ma non abbiamo altri strumenti meccanici e quindi si dovrà

aver molta cura nelle fasi di risciacquo )

IL dosaggio dei detergenti /disinfettanti quindi dovrà tener conto di caratteristiche del materiale

di cosa è fatto il materiale che devo pulire (es. legno, plastica, ceramica,

acciaio ecc)

ciò che voglio ottenere senza creare danni (al materiale stesso, a chi lo

utilizza ed a chi lo manipola) sanificazione bassa, media o alta

quale e quanto prodotto mi fa ottenere i risultati che voglio

Vedi scheda prodotti in uso e loro dosaggio (allegata)

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE (Vedi allegato de Documento Valutazione Rischi)

Applicare scrupolosamente istruzioni di diluizione e le modalità d’uso descritte nelle schede tecniche

dei prodotti e dei macchinari .

PERSONALE ADDETTO

Il personale dedicato alla sanificazione ambientale è composto di 4 operatori a tempo pieno, tra cui è

identificato un referente che coordina le attività e collabora alla verifica e monitoraggio degli

interventi .

Inoltre collaborano al programma di sanificazione, per quanto di competenza il personale di cucina, il

personale di assistenza, il personale della manutenzione e di lavanderia.

RESPONSABILITA’ MONITORAGGIO

I responsabilità della verifica, valutazione e dell’applicazione del piano di sanificazione sono i referenti

dei vari servizi:

Servizio pulizie generali ( Referente)

Servizio infermieristico e assistenziale ( Coordinatore Infermieristico)

Servizio cucina (Capo cuoco e Referente HCCP)

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Il monitoraggio del piano di sanificazione è a cura del Referente Qualità

DISINFEZIONE AMBIENTALE

UNITÀ DI DEGENZA

(letto, comodino, tavolo servitore, sedia, armadio, barra di servizio)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Troclosene sodico diidrato (sodio dicloroisocianurato

diidrato) 99%, acido borico 1%.

(in presenza di spandimenti idi liquidi organici)

BIONIL Cp

N.alchil dimetil benzyl ammonio 90%

(per la disinfezione ordinaria)

SANIQUAT

DILUIZIONE BIONIL Cp - Modalità d'uso:

1 compressa di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua per disinfezione routinaria in aree

ad alto rischio

3 compresse di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua in caso di contaminazione

con liquidi biologici

SANIQUAT - Modalità d'uso: 1% - per le normali disinfezioni (1 litro di prodotto in 100 litri di acqua)

2% - per disinfezioni più rapide e per superfici e ambienti molto inquinati

4-5% - per il trattamento dei rifiuti speciali ospedalieri (diluire il contenuto della

bustina in 500 gr. di acqua e con la soluzione irrorare il sacco contenente i rifiuti)

5% - per la disinfezione dei ferri

SPECIFICHE Nelle AREE A BASSO E MEDIO RISCHIO la pulizia quotidiana dell’unità di

degenza deve essere effettuata semplicemente con gli appositi detergenti

(SANEC). L’utilizzo di disinfettanti (sanitizzazione) è da riservare ai casi in

cui vi sia stata contaminazione con sangue o altri liquidi biologici e a

ogni cambio di paziente

Nelle AREE AD ALTO RISCHIO alla pulizia quotidiana dell’unità di degenza

con gli appositi detergenti(SANEC) deve seguire routinariamente la

sanitizzazione con il disinfettante. In caso di contaminazione con sangue o

altri liquidi biologici per la sanitizzazione utilizzare 3 cp di NaDCC ogni litro

d’acqua

PROCEDURA Con panno imbevuto di acqua e detergente, pulire ed asciugare

Con panno pulito e imbevuto di disinfettante, passare su tutte le superfici

Cambiare panno per ogni unità di degenza

RACCOMANDAZIONI Al termine della pulizia i panni riutilizzabili devono essere trattati

termicamente con sistemi automatizzati oppure lavati con acqua e

detergente, risciacquati, disinfettati tramite immersione in soluzione di

NaDCC (1 cp ogni litro d’acqua), sciacquati e asciugati

Nelle terapie intensive e nelle stanze di isolamento devono essere utilizzati

panni monouso

Tale procedura è valida anche per la pulizia delle apparecchiature elettromedicali,

salvo diverse indicazioni del produttore

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ARREDI PER L’ASSISTENZA AI PAZIENTI

(barelle, lettini da visita, carrozzine, sedie comode, lettini palestra, sedie, poltrone)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

N.alchil dimetil benzyl ammonio 90% SANIQUAT

DILUIZIONE Modalità d'uso: 1% - per le normali disinfezioni (1 litro di prodotto in 100 litri di acqua)

2% - per disinfezioni più rapide e per superfici e ambienti molto inquinati

4-5% - per il trattamento dei rifiuti speciali ospedalieri (diluire il contenuto

della bustina in 500 gr. di acqua e con la soluzione irrorare il sacco

contenente i rifiuti)

5% - per la disinfezione dei ferri

SPECIFICHE La pulizia quotidiana degli arredi per l’assistenza ai pazienti deve essere

effettuata semplicemente con gli appositi detergenti (SANEC).

L’utilizzo di disinfettanti (sanitizzazione) è da riservare ai casi in cui vi

sia stata contaminazione con sangue o altri liquidi biologici

PROCEDURA Con panno imbevuto di acqua e detergente, pulire ed asciugare

Con panno pulito e imbevuto di disinfettante, passare su tutte le

superfici

RACCOMANDAZIONI Al termine della pulizia i panni riutilizzabili devono essere

trattati termicamente con sistemi automatizzati oppure lavati con

acqua e detergente, risciacquati, disinfettati tramite immersione in

soluzione di NaDCC (1 cp ogni litro d’acqua), sciacquati e asciugati

In caso di pazienti in isolamento devono essere utilizzati panni

monouso

SPANDIMENTI DI LIQUIDI BIOLOGICI

(sangue, vomito, urine, feci, etc.)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Troclosene sodico diidrato (sodio dicloroisocianurato

diidrato) 99%, acido borico 1%.

(in presenza di spandimenti idi liquidi organici)

BIONIL Cpr

DILUIZIONE 1 compressa di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua per disinfezione routinaria in aree ad

alto rischio

3 compresse di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua in caso di contaminazione con

liquidi biologici

PROCEDURA Ricoprire lo spandimento con un pari volume di disinfettante

Lasciare a contatto per almeno 2-5 minuti

Raccogliere con carta assorbente tuttoil materiale, utilizzando i DPI (guanti)

Inserire tutto il materiale nei contenitori per rifiuti pericolosi a rischio infettivo.

Versare disinfettante nella zona contaminata, inumidirli con acqua senza

eccedere, attendere 2 minuti.

Ripetere le operazioni di asporto come sopra.

RACCOMANDAZIONI Usare dispositivi di sicurezza durante tutte le operazioni

In presenza di notevoli quantità di urina, prima di usare il Bionil assorbire con panni

monouso la maggior parte dei liquidi

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Via San Carlo, 13

Arluno (MI)

Procedure di sterilizzazione e disinfezione

dispositivi medici e ausili

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29

PIANI DI LAVORO E CARRELLI DI MEDICAZIONE

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Troclosene sodico diidrato (sodio

dicloroisocianurato diidrato) 99%,

acido borico 1%.

(in presenza di spandimenti idi

liquidi organici)

BIONIL Cp

N.alchil dimetil benzyl ammonio 90%

(per la disinfezione ordinaria)

SANIQUAT

DILUIZIONE

BIONIL Cp - Modalità d'uso:

1 compressa di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua per disinfezione routinaria in

aree ad alto rischio

3 compresse di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua in caso di contaminazione

con liquidi biologici

SANIQUAT - Modalità d'uso: 1% - per le normali disinfezioni (1 litro di prodotto in 100 litri di acqua)

2% - per disinfezioni più rapide e per superfici e ambienti molto inquinati

4-5% - per il trattamento dei rifiuti speciali ospedalieri (diluire il contenuto

della bustina in 500 gr. di acqua e con la soluzione irrorare il sacco contenente i

rifiuti)

5% - per la disinfezione dei ferri

SPECIFICHE La pulizia quotidiana dei piani di lavoro e dei carrelli di medicazione deve

essere effettuata semplicemente con gli appositi detergenti (SANEC).

L’utilizzo di disinfettanti (sanitizzazione) è da riservare ai casi in cui vi sia

stata contaminazione con sangue o altri liquidi biologici

PROCEDURA Con panno imbevuto di acqua e detergente, pulire ed asciugare

quando è necessaria la sanitizzazione, passare su tutte le superfici

con panno pulito e imbevuto di disinfettante e poi procedere alla

rimozione con

RACCOMANDAZIONI Al termine della pulizia i panni riutilizzabili devono essere trattati

termicamente con sistemi automatizzati oppure lavati con acqua e detergente,

risciacquati, disinfettati tramite immersione in soluzione di NaDCC (1 cp ogni

litro d’acqua), sciacquati e asciugati

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SANITARI DEI SERVIZI IGIENICI

PAVIMENTI E PARETI LAVABILI

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Troclosene sodico diidrato (sodio

dicloroisocianurato diidrato) 99%, acido

borico 1%.

(in presenza di spandimenti idi liquidi

organici)

BIONIL Cp

DILUIZIONE 1 compressa di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua per disinfezione routinaria in aree

ad alto rischio

3 compresse di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro d’ acqua in caso di contaminazione con

liquidi biologici

SPECIFICHE Nelle AREE A BASSO E MEDIO RISCHIO la pulizia quotidiana dell’unità di

degenza deve essere effettuata semplicemente con gli appositi detergenti

(SANEC). L’utilizzo di disinfettanti (sanitizzazione) è da riservare ai casi in

cui vi sia stata contaminazione con sangue o altri liquidi biologici e a

ogni cambio di paziente

Nelle AREE AD ALTO RISCHIO alla pulizia quotidiana dell’unità di

degenza con gli appositi detergenti(SANEC) deve seguire routinariamente la

sanitizzazione con il disinfettante.

In caso di contaminazione con sangue o altri liquidi biologici per la sanitizzazione

utilizzare 3 cp di NaDCC ogni litro d’acqua

PROCEDURA Effettuare la pulizia delle superfici con acqua e detergente secondo quanto

previsto dal piano di pulizia

Sanitizzare le superfici mediante panno imbevuto di disinfettante

RACCOMANDAZIONI Al termine della pulizia i panni riutilizzabili devono essere trattati termicamente con

sistemi automatizzati oppure lavati con acqua e detergente, risciacquati,

disinfettati tramite immersione in soluzione di NaDCC (1 cp ogni litro d’acqua),

sciacquati e asciugati

PARETI NON LAVABILI, FODERE DIVANI E SEDIE NON LAVABILI,

COPRI-LAMPADE IN TESSUTO o materiale non lavabile

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

Perossido di idrogeno al 10%, 130 volumi Acqua Ossigenata

DILUIZIONE Pronto all'uso

PROCEDURA Inumidire abbondantemente un panno monouso della soluzione di Perossido di

idrogeno e passarlo sulle superfici da trattare

Lasciare asciugare all'aria

RACCOMANDAZIONI Conservazione limitata al riparo dalla luce. Conservare il prodotto in luogo

fresco. Una leggera deformazione del flacone dovuta a pressione interna non è causa

di avaria del prodotto. Aprire il flacone lentamente e con

precauzione.

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PADELLE, PAPPAGALLI, BROCCHE, BACINELLE E ASSIMILABILI

(supporti, raccoglitori per comode)

Questi ausili in RSD sono personalizzati ed utilizzati solo per l'ospite assegnatario

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

1. Sanificazione Ordinaria

N.alchil dimetil benzyl ammonio 90%

2. Sanificazione Radicale

Troclosene sodico diidrato (sodio dicloroisocianurato

diidrato) 99%, acido borico 1%.

SANIQUAT busta

BIONIL Cpr

DILUIZIONE BIONIL Cpr 3 compresse di NaDCC (2,5 gr.) ogni litro di acqua

SANIQUAT 1 busta al 2% ogni litro di acqua

PROCEDURA Sanificazione Ordinaria:

dopo ogni utilizzo

decontaminare con un abbondate quantità di soluzione di Saniquat al 2%,

lasciare agire per 2-3 minuti , quindi risciaquare

lavare il materiale con acqua detergente (SANEC) risciacquare ed asciugare

una volta al mese

immergere completamente nel disinfettante Saniquat al 2%,

lasciare in immersione per 30' minuti.

risciacquare e asciugare e conservare asciutte

Sanificazione Radicale

immergere completamente nella soluzione di 3 compresse di NaDCC (2,5

gr.) ogni litro di acqua di disinfettante BIONIL

lasciare in immersione per 30' – 60' minuti.

risciacquare e asciugare e conservare asciutti

RACCOMANDAZIONI Precauzioni per il personale: evitare che il contatto con cute e occhi ed

indossare guanti durante le operazioni.

TRATTAMENTO RIFIUTI SPECIALI

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

O-FENILFENOLO G.11,4, O-BENZIL-P-

CLOROFENOLO G.8,2, P-TER-AMILFENOLO G.2,3

FENPLUS

DILUIZION Soluzione al 0,5%

PROCEDURA Trattamento pre-chiusura definitiva.

RACCOMANDAZIONI Precauzioni per il personale: evitare che il contatto con cute e occhi ed

indossare i guanti di gomma durante le operazioni.

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DECONTAMINAZIONE BIANCHERIA ed ABBIGLIAMENTO OSPITI

(imbrattato da sostanze organiche)

DISINFETTANTE PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTO

O-FENILFENOLO G.11,4, O-BENZIL-P-

CLOROFENOLO G.8,2, P-TER-AMILFENOLO G.2,3

FENPLUS

DILUIZION decontaminazione antivirale e contemporanea pulizia di strumenti metallici ed in

plastica prima della sterilizzazione

diluire allo 0,5% versando il contenuto di un flaconcino in 10 litri di acqua.

Lasciare immersi gli strumenti per almeno 10 minuti. Sostituire la soluzione

ogni 24 ore

diluire all'1,0% versando il contenuto di un flaconcino in 5 litri di acqua.

Lasciare immersi gli strumenti per almeno 5 minuti. Sostituire la soluzione

ogni 24 ore

disinfezione di superfici di dispositivi medici e altre superfici

contaminante da sostanze organiche

Diluire allo 0,5% versando il contenuto di un flaconcino in 10 litri di acqua.

Applicare il prodotto e lasciare agire per 30 minuti. Non risciacquare

pavimenti o suppellettili in quanto Fenplus HWP perderebbe l'effetto

residuo battericida

PROCEDURA Decontaminazione con lavatrice dedicata:

prima del lavaggio a fredda aggiungere 20ml di FENPLUS puro e procedere

e procedere alla decontaminazione

poi lavaggio proseguire con il lavaggio previsti per il tipo di tessuto e per

gli scopi d'utilizzo

RACCOMANDAZIONI Precauzioni per il personale: evitare che il contatto con cute e occhi ed

indossare i guanti di gomma durante le operazioni.

Bibbliografia: 1. CRR CRRC-SER, Sistema Epidemiologico “CONTROLLO DELLE INFEZIONI NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI

SOCIOSANITARIE”; dicembre 2007 2. Facoltà di Scienze Motorie UNIVERSITA’ DI CASSINO “Epidemiologia e profilassi delle malattie infettive Agente, Ospite,

Ambiente Tempi e interventi della prevenzione”; Prof. Giovanni Capelli Anno Accademico 2009/2010 3. ASL 2 Torino “ Linee Guida : Prevenzione delle polmoniti nosocomiali” 2009 4. EPICENTRO Portale del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute : "Prevenzione e

controllo delle infezioni associate all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria" e "Sicurezza del paziente: il rischio infettivo" 5. SIMLII “LINEE GUIDA RISCHIO BIOLOGICO PER I LAVORATORI DELLA SANITA’: 2010 6. Azienda Sanitaria e Sociale Regionale Emilia Romagna "Cure pulite sono cure più sicure”, campagna nazionale- 2010

7. C.I.O. Az. Ospedaliera San Filippo Neri, Roma “PRONTUARIO PER L’UTILIZZO DEGLI ANTISETTICI E DEI DISINFETTANTI” 2007

8. Il Dentista moderno “Controllo delle infezioni crociate in odontoiatria” febbraio 2008 9. ISPLS “LINEE GUIDA SULL’ATTIVITA DI STERILIZZAZIONE QUALE PROTEZIONE COLLETTIVA DA AGENTI BIOLOGICI PER

L’OPERATORE NELLE STRUTTURE SANITARIE (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.)” 2010 10. Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna “Asepsi e disinfezione in ambito sanitario e socio-sanitario” 2007 11. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE Versione 1.0febbraio 200

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DISTRIBUZIONE DELLA PROCEDURA

La diffusione della procedura a tutti gli operatori coinvolti è curata dai coordinatori e referenti dei servizi

coinvolti, che ne verificano l’acquisizione, applicazione e ne relazionano alla Responsabile della RSD e ADI

Il presente protocollo è stato redatto dal Gruppo di Lavoro GEODE

Maringelli Maria Grazia Medico Responsabile Sanitario RSD e ADI

Manchi Donata Assistente Sanitaria , Referente Qualità GEODE

Totaro Cesare Coordinatore Infermieristico RSD

Quieti Fausto Coordinatore Infermieristico ADI