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I I l l G G a a z z z z e e t t t t i i n n o o d d i i S S . . C C a a t t e e r r i i n n a a d d a a S S i i e e n n a a Parrocchia S. Caterina da Siena Via Populonia, 44/48 - 00183 Roma Tel. 06 77209622 www.santacaterinaroma.it e-mail: [email protected] P@role Nuove A A n n n n o o X X I I I I I I - - n n . . 2 2 D D i i c c e e m m b b r r e e 2 2 0 0 1 1 6 6 - - C C o o p p i i a a g g r r a a t t u u i i t t a a

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SommarioLa “nostra” terra 2Papa Francesco in Svezia 3Visso e don Aldo, la vita dietro una finestra 4Epicentro: Ussita-Visso-Castelsantangelo 5Nocelleto, frazione di Castelsantangelo 6“La basilica di San Benedetto è crollata” 7Il discernimento degli sposi in Amoris Laetitia 8La catechesi del Buon Pastore 9Oratorio: un nuovo inizio 10“Domani” 11In bacheca 12In copertina: La chiesa di San Benedetto a Norcia

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Direttore responsabile:

don Humberto Gomez

Segretari di redazione:

Francesco Grant

Capi servizio:

Simonetta Pasquali

don Humberto Gomez

Alessandro Panizzoli

Maurizio Lisanti

Computer grafica:

Luca Luciani

Editoriale

La “nostra” terra

24 agosto, 26 ottobre, 30 ottobre. Tre date che vien voglia di dimenticare! Tre momenti diversi, ma un senti-mento unico: paura! Questo suscita un terremoto. Se poi, questo evento naturale avviene in quei luoghi chetu conosci personalmente, la paura raddoppia.

Norcia, Preci, Ussita, Visso, Arquata, Castelsantangelo sul Nera, Castelluccio, San Pellegrino, Amatrice, Accumoli nonsono solo una lista di paesi che questa gente, la nostra gente abitava e amava. Essi sono la culla di tanti nostri amici, fratelli,sorelle, parrocchiani, feriti profondamente nel loro cuore. Così pure rammarico e dolore per chi, in quei luoghi, aveva scel-to di vivere ogni anno le proprie vacanze. Anni e anni di ricordi, di incontri, di emozioni. Tutto svanito! In quei luoghi, lanostra Comunità parrocchiale ha respirato aria di famiglia.

In particolare, il pensiero ci porta al nostro caro don Aldo, il quale ci ha fatto gustare la bellezza e la genuinità di tuttala zona della Valnerina, quella parte dell’Italia centrale che ora vive nell’incertezza! Il cuore di don Aldo era rimasto lì, nellasua Visso, la stessa che oggi è diventata off limits: la sua chiesa , il suo museo (che tra l’altro custodiva il manoscrittodell’Infinito di Leopardi), luoghi per noi più che familiari. Solo un anno fa eravamo lì, sulla tomba di don Aldo a ringra-ziare, ricordare e a godere della bellezza e dell’ospitalità del luogo. Oggi, invece, desolazione e amarezza. Cancellati i ricordidi una vita!

Anche la “casa” di San Benedetto, patrono d’Europa, a Norcia, è crollata. Di essa non rimane altro che la facciata prin-cipale. Una delle prime immagini di quella domenica 30 ottobre che mi colpirono fino alle lacrime fu il gesto di alcuni fede-li che hanno rivolto l’ultima, disperata preghiera, in ginocchio davanti a queste rovine. Certamente non perché si fosseroarresi, tutt’altro!

Ci si chiede con rabbia ma senza ottenere risposte sensate, come un sisma possa distruggere monumenti antichi che ave-vano attraversato secoli di storia: Chiese, abbazie, monasteri, case. Si rimane impotenti davanti a tanta forza della natura.

Ma è proprio qui che scopriamo la vera forza di questa gente: chi lavora la terra, chi accudisce le mucche, chi è intentoa pascolare con il suo gregge e chi prova a far ripartire le proprie aziende. Gente tirata su con orgoglio e dignità! Capace diavere fiducia e speranza nel futuro. Per noi una vera lezione.

Come sempre, la nostra Comunità si è attivata da subito con raccolte in denaro (consegnati a Caritas Italia 2.500 euro)ma anche di viveri, vestiario. E poi, diversi concerti di beneficenza, per aiutare direttamente alcune singole famiglie da noiconosciute.

Come sempre, faremo del nostro meglio per aiutare con generosità queste persone. Sarà un Natale forse un po’ triste per molti e, mi auguro, meno sfarzoso per noi, ma sicuramente, anche più intenso e

più “caldo” sopratutto se continueremo a coinvolgerci e ad immedesimarci in queste persone.

Buon Natale!Don Humberto

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Papa Francesco in Svezia In viaggio verso l'unità dei cristiani

L a grande questione dell’ecumeni-smo cristiano è uno dei temi delGiubileo della Misericordia. Per

la passata festività di tutti i Santi papaFrancesco si è recato in Svezia, invitato dallaFederazione Luterana mondiale in occasionedei 500 anni della Riforma di Lutero.

La Svezia, il paese che ha solo ospitatol’incontro, è una terra da diversi secoli a pre-valenza luterana, che fino al 2000 ha ricono-sciuto il luteranesimo come religione di stato,e in cui l’esigua percentuale di cat-tolici ha conquistato il diritto dicittadinanza solo dal 1952. LaChiesa di Svezia da tempo haintrodotto il pastorato e l’episco-pato femminile, e dal 2009 rico-nosce e celebra i matrimoni gay. Èla prima volta che un papa parteci-pa ad una tale ricorrenza, ma deigesti spesso incompresi di papaFrancesco non c’è da meravigliarsi;sconcerta invece la persistenteignoranza del Concilio da parte dimolti cattolici.

La tensione ecumenica, ildesiderio di unità dei cristiani èstato infatti un punto di nonritorno del Concilio Vaticano II con ladichiarazione Unitatis Redintegratio e laCostituzione sulla Chiesa Lumen Gentium.Un atto di coraggio del Concilio che affermala necessità di riconoscere l’errore della divi-sione “da ambo le parti” e afferma la volon-tà di apprezzare le ricchezze delle diversechiese. Nonostante questo, la ferita dellaseparazione non solo è ancora viva, marischia di essere accettata come destino irre-versibile da parte di molti fedeli. Una frattu-ra tra cristiani che ha prodotto molto doloredi cui san Giovanni Paolo II ha chiesto scusadurante il grande Giubileo del 2000.

Papa Francesco nel viaggio in Svezia hamesso in luce un aspetto particolare del con-flitto: nella preghiera ecumenica che haintrodotto gli incontri ufficiali, ha invitato icristiani a non esprimere un giudizio sul pas-sato, piuttosto “a raccontare questa storia inmodo diverso”, a cambiare il modo di farememoria, pregando per la guarigione dellenostre ferite. Per questo ha voluto evidenzia-re e augurare il comune impegno di cattoli-ci e luterani nella carità, per cercare ciò checi unisce piuttosto che quello che ci divide.

Paradossalmente oggi sembra dividerci laprassi piuttosto che la fede. Come è statoaffermato da un eminente studioso protestan-

te, Adolf von Harnack, se la dottrina sullaGiustificazione del Concilio di Trento fossestata scritta prima della Riforma forse questanon avrebbe avuto motivo di essere. Anche laDichiarazione congiunta sulla giustificazionedel 1999 è stata ampiamente condivisa daluterani e cattolici. In continuità con talidocumenti il 31 ottobre 2016 il presidentedella Federazione luterana mondiale, MunibYounan, e papa Francesco hanno firmato laDichiarazione congiunta luterano-cattolica in

cui nella professione dell’identica verità inse-gnata, cattolici e luterani si riconoscono fra-telli e invitano le parti a collaborare su ciò checi unisce, come il problema della povertà edella giustizia: “Chiediamo a Dio ispirazione,incoraggiamento e forza affinché possiamoandare avanti insieme nel servizio, difenden-do la dignità e i diritti umani, specialmentedei poveri, lavorando per la giustizia e riget-tando ogni forma di violenza. Dio ci chiamaad essere vicini a coloro che aspirano alladignità, alla giustizia, alla pace e alla riconci-liazione”.

E alla salvaguardia della casa comune,la nostra terra: “Oggi più che mai ci rendia-mo conto che il nostro comune servizio nelmondo deve estendersi a tutto il creato, chesoffre lo sfruttamento e gli effetti di un’ insa-ziabile avidità. Riconosciamo il diritto dellefuture generazioni di godere il mondo,opera di Dio, in tutta la sua potenzialità ebellezza. Preghiamo per un cambiamentodei cuori e delle menti che porti ad unaamorevole e responsabile cura del creato”.

Unità fatta allora? Non è proprio così.Sembrano emergere al contrario problemidi altra natura nelle diverse chiese: il mododi considerare l’etica sessuale, la bioetica, ilruolo delle donne. Temi sensibili che rischia-

no si spaccare ancora di più il fragile equili-brio dei cattolici in fatto di etica. Inoltre lacondivisione dell’unica mensa eucaristicanon è stata ancora raggiunta. Nella preghie-ra ecumenica che ha accompagnato la firmadella Dichiarazione, papa Francesco hainvitato tutti i cristiani a rimanere in Cristo(Gv 15,4) e alimentare il desiderio di unitàper tutti coloro che credono in Lui e la spe-ranza della riconciliazione. Rimanere uniti aCristo, questo è il punto per ogni cristiano a

qualsiasi confessione apparten-ga! Ancora un abbraccio ha san-cito l’incontro ecumenico,quello di papa Francesco conl’arcivescovo primate dellaChiesa luterana svedese, signoraAntje Jackelen. Il luteranesimoinfatti comprende pastori evescovi sia uomini sia donne;chiesa episcopale, dove i vescovihanno funzione solo ammini-strativa e non sacramentale.L’impatto visivo è stato comun-que toccante. La questione delsacerdozio femminile è conside-rata chiusa dalla ChiesaCattolica a fronte di un prolife-

rare di figure rappresentative al femminiledelle chiese riformate. Papa Francesco nell’e-state scorsa ha istituito una commissione perdiscutere la questione del diaconato femmi-nile. Basterà a soddisfare gli interrogativi dellaicato femminile nella chiesa? O gli incon-tri e gli abbracci porteranno ad una revisio-ne delle posizioni “da ambo le parti”?

Il contributo della Riforma riconosciutonon solo da papa Bergoglio è lampante: lariscoperta della centralità della sacraScrittura, ancora tabù per molti sedicenticattolici; la dottrina della riconciliazioneespressa dal principio del “solo per graziadivina”. Un’espressione, dice il papa, che ciricorda che “Dio ha sempre l’iniziativa cheprecede qualsiasi risposta umana”. Per que-sto la dottrina della giustificazione esprimel’essenza dell’esistenza umana di fronte aDio. “Unità, unità” era il grido del Giulibeodel 2000 di san Giovanni Paolo II. “Dacci ildono dell’unità perchè il mondo creda nellapotenza della tua misericordia” è l’implora-zione di papa Francesco all’Onnipotente.Con tutti i cristiani testimoniamo la miseri-cordia di Dio difendendo la dignità di ognipersona : Per la gloria del tuo nome (Sl 78,9)perchè il mondo creda. (Gv 17,21).

Simonetta Pasquali

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V isso ha dato i natali al nostrocaro Don Aldo il 10 ottobredel 1924. Quando nel 1975

diventò Parroco di Santa Caterina da Sienaebbe l’intuizione di creare un rapporto conla sua terra proponendo alle famiglie direalizzare dei campi di lavoro dove luiaveva passato la sua infanzia. Nel 1976 trefamiglie allora giovani della nostraComunità si recarono nelle vicinanze diVisso (a Nocelleto) per rimettere in sestouna casa per anziani.

Don Aldo nella sua omelia della nottedi Natale del 1975 così iniziava: “Comesiamo arrivati qui: io vorrei veramente, dafratello, leggerti dentro e chiederti: Cosaporti dentro? Per quali strade, su qualecammino sei venuto a questa Messa, parte-cipi a questo rito che riunisce insieme fra-telli che forse non conosci; per parteciparea dei gesti che sanno di sacro e che abitual-mente ricollegano a Dio; per ascoltareparole che pensi di aver già sentito tantealtre volte… Perché?”

E perché le famiglie accolsero la propo-sta di Don Aldo di realizzare dei campi dilavoro nella “sua terra”? Perché :”qualun-que cosa avrete fatta all’ultimo dei miei fra-telli più piccoli l’avrete fatta a me!” DicevaDon Aldo:”Guarda le finestre delle case:dietro c’è la vita. Spesso solitudini, malat-tia, tensioni ma anche tanto amore: latenerezza degli sposi, il sorriso dei bimbi, isogni degli adolescenti”.

E quale cosa migliore era immergersi in

un luogo fatiscente da rimettere a nuovo inun luogo lontano da Roma? Iniziò alloraun filo diretto che legò le famiglie dellanostra parrocchia a quei luoghi. Mariola,una amica di Don Aldo, accolse le famiglieche si recavano in quei luoghi per dare uncontributo di solidarietà e fu un preziosocontatto fra Roma e Visso per l’organizza-zione dei vari interventi.

E lì nel corso degli anni ha portato iragazzi e gli animatori per campi di lavoro:Nocelleto, S.Eutizio, in cui a lavorare non

sono stati solo i giovani, ma famiglie inte-re, uomini che portavano in bilico su unaspalla “callarelle” di calce, donne che cuci-navano per tutti, bambini che facevano laloro parte giocando con i vecchietti diNocelleto. Nel tempo alcuni di noi hannoiniziato a frequentare Visso ed a passarci levacanze estive cercando traccia del passatodi Don Aldo nella sua città natia e a cono-scere da vicino quei luoghi. I vissani cihanno sempre accolti con benevolenza(tipico dei marchigiani) e con loro ci siamosentiti sempre a casa.

Vorrei fare riferimento ad un bellissi-mo articolo scritto da Valerio Franconidopo il pellegrinaggio che la nostra comu-nità fece lo scorso anno a Visso per il deci-mo anniversario della morte di Don AldoZega. L’articolo aveva questo titolo: “Se araccontare un prete soni i fedeli”. ValerioFranconi apre il suo articolo cosi: “ La sto-ria più bella di don Aldo Zega l’ha scrittauna comunità, forse una parrocchia intera”.

Ed è vero!Don Aldo nella sua vita fra noi ci ha tra-

smesso l’amore per la sua terra, ha tracciatoun percorso avventuroso nella foresta intri-cata dei rapporti umani più veri e più sem-plici della nostra Parrocchia: un’antologiacollettiva, un libro di umanità, un catalogodi affinità elettive lungo ventotto anni, lega-to a quelle intermittenze del cuore che i pro-blemi di comunità possono creare.

Noi ci riconosciamo in Don Aldo enella sua missione sacerdotale immersa indue mondi: quello della realtà con il futu-ro incerto e le debolezze umane e quellodell’essere cristiani, aprire il cuore, darefiducia, accogliere, riammettere, curare.

E quando i ricordi sognano un teatroche non è solo Vangelo in azione, chitarreche suonano, parrocchiani che diventanoprotagonisti, campi di lavoro che si chia-mano vacanze, ma anche reticoli dicoscienze che sono capolavori di silenzio,l’occhio del fotografo, che ha immortalatola comunità parrocchiale in pellegrinaggiosulla tomba di Don Aldo, si concentra sul-l’inaspettato: la fotografia diventa scritturadei fatti, la voce del cronista tace.

La scossa del terremoto del 24 agosto(con epicentro nella zona di Amatrice) ci hafatto scappare da quei luoghi. La mattinaalle 3,36 la terra ha tremato e ci ha costrettia passare la notte in macchina: a mio nipoteDavide, che nel dormiveglia mi domandavacosa fosse successo, per tranquillizzarlo hodetto che il nostro vicino stava spostando imobili e stava facendo rumore. Ci ha credu-to. Visso non aveva subito grossi danni.Saremmo dovuti tornare il 29 ottobre percontrollare casa ma la nuova scossa intensadel 26 ottobre ma soprattutto quella del 30ottobre con epicentro Visso-Ussita-Castelsantangelo sul Nera ci ha negato que-st’ultima visita. Questa volta Visso è statacolpita nel profondo del centro storico ediventata “zona rossa” non più accessibile.

Don Aldo non ha potuto vedere loscempio che quest’ultima calamità natura-le ha procurato alla sua città natale, masicuramente, se fosse ancora in vita, ciavrebbe esortato a tornare lì per un nuovocampo di lavoro ed a portare conforto aisuoi concittadini e fare così una nuovaesperienza di tenerezza verso il prossimo.

Maurizio Lisanti

Visso e il nostro don Aldo la vita dietro una finestra

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E picentro. Del Terremoto? No. Ilterremoto non c’entra o se c’en-tra rappresenta la naturale con-

clusione di eventi che chiudono un ciclo diesplosione di energie straordinarie scaturitenella e dalla Comunità di Santa Caterina daSiena, negli anni che vanno dal 1976 al 30ottobre del 2016: quarant’anni. Ipocentro?Assente. Nulla era sotto, o in basso, onascosto. Preghiere, canti, dolori, confiden-ze, gioie: tutto era alla luce del giorno per-ché per cercare la verità occorre tanta luce,anzi, ci vuole l’aurora, un continuo stato dinascita, quindi di creazione.

* * *

Entrammo nella nostra parrocchiadove, si diceva, sarebbe venuto un parroconuovo, nativo di Visso, il paese vicino adUssita dove noi possediamo una casa. No,mi sbaglio, non la possediamo più dal 30ottobre scorso. Ussita era un paese cheriuscì ad essere, per noi, poco a poco, pae-saggio, persone, cose. E’ anche il luogodella mente e del cuore dove spesso ci siritrovava con amici intimissimi; finestra dacui trarre immagini, pensieri, emozioni;paesaggio saccheggiato con i sensi quandoeravamo lì, mai soli; un luogo che chiamaancora… e induce, induceva…, al ritornoappena ne eravamo lontani.

Quella mattina del 4 ottobre eravamoansiosi di conoscere il nuovo Parroco nato aVisso; non ci aspettavamo un grande intel-lettuale, fine oratore ma un prete di campa-gna, umile e semplice, buono, come quelliche conoscevamo ad Ussita. Invece, DonAldo sapeva chiamarti con autorità; condolcezza ti faceva sentire un “chiamato”. Ti

aiutava a percorrere strade difficili, semprein salita. Ciò di cui avevamo bisogno percrescere. Lui ci vedeva tutti speciali, propriocome Dio vede i suoi figli. L’estate successi-va già invitava la mia famiglia ed altre fami-glie al Campo di Lavoro di Nocelleto, unafrazione di Castelsantangelo, paese ora tri-stemente noto e interamente distrutto.

Percorrevamo tra mille dubbi la stradain salita che porta all’ospizio dei vecchi.Avremmo dovuto, insieme a tanti giovanireclutati dal prete, restaurare le mura ora-mai vecchie e sporche. Il compito di tuttisarebbe stato anche quello di cucinare, puli-re gli ambienti comuni e accudire gli anzia-ni. Lavare i piatti, tanti, e le stoviglie, tante.Compito troppo arduo per noi cittadini unpo’ snob, ma lo facemmo.

I ragazzi, la sera, stanchi morti, eranocostretti a percorrere alcuni chilometri perandare a dormire alla scuola diCastelsantangelo, lontani dalle femmine cherimanevano alla casa di riposo. Che strano,allora si usava così. Noi la sera tornavamoalla nostra casa di Ussita, passando perVisso, un borgo medievale bellissimo, dadove ci venivano gli aiuti economici, qual-che donazione, dove Marietta (o Mariuccia?Qui ci vorrebbe la memoria di Donatella, lanostra capo cuciniera), era sempre pronta afar fronte alle nostre necessità; aveva la chia-ve della Collegiata dove la domenica donAldo celebrava e noi cantavamo, su scrannilignei di valore che sono ora danneggiatifortemente dal terremoto. La pasticceriaSibilla era lì a tentarci ma don Aldo ci avevafornito una barattolo di latta in cui avrem-mo dovuto mettere i soldini derivati dallerinunce. Un giorno ci trasferimmo daCastelsantangelo ad Ussita per celebrare la

messa a casa nostra. Era per noi la primaesperienza di chiesa domestica. Eravamo intanti: il suono delle chitarre e i canti sonoormai impressi nella nostra anima insiemealle parole di Don Aldo che sembravanorichiamare, oltre la valle, menzionandoli, inostri avi dormienti nel cimitero (la torre ele mura di cinta non ci sono più. Le tombesono divelte). Quel giorno è stato l’inizioentusiasmante di un nuovo modo di pensa-re la casa in funzione dell’amicizia. Da allo-ra, infatti, man mano che da Roma si inse-diavano ad Ussita nuovi villeggianti, moltiprovenienti dal nostro quartiere, c’è statasempre l’occasione di unirci nel nostro giar-dino a fare festa insieme.

I Vissani e don Aldo parlavano spessodel terremoto. I vecchi ne avevano subitimolti ma gli edifici in pietra avevano sempreresistito. Anzi il terremoto del ‘97, dicevano,aveva fatto bene perché i risarcimenti delloStato erano serviti a ricostruire bene.

Queste sono realtà che abbiamo vissutoe che vivranno, ci auguriamo, ad Ussita,Visso e Castelsantangelo le future genera-zioni dei tre paesi e della Parrocchia SantaCaterina da Siena. Saranno loro a costruirecase che non cederanno perché costruitecon materiali antisismici ma soprattuttoperché avranno le fondamenta ben ancora-te nella condivisione e nella compassione:sempre nella gioia dello stare insieme.

Per noi anziani quel tempo ora si ripro-pone come un profumo, un colore, unlampo di luce portato alla mente e al cuoreda fatti e sensazioni antiche con la forza diun’attualità che si sovrappone all’istante delpresente con nitidezza di dettagli e acutezzadi sensazioni.

Cristina e Rodolfo Settimi

Epicentro: Ussita-Visso-Castelsantangelo

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Quando don Aldo ci propose di andare a fare ilCampo di lavoro estivo a Nocelleto che si trova nelterritorio di Castelsantangelo sul Nera, accettam-

mo senza riserve. Avremmo seguito dovunque quell'uomo diDio. Eravamo "i ragazzi di don Aldo" il gruppo si studenti cheegli aveva formato col nome di Gioventù '70 (G70). Eranoinfatti i primi anni di quel decennio che in Italia vide arrivare,col dovuto ritardo, la contestazione del '68. Contestare unmondo per cercare di costruirne un'altro, migliore. Questo eral'intendimento, a partire dalla contestazione politica e con l'il-lusione che il comunismo avrebbe fatto conseguire quel tra-guardo. Noi ragazzi non eravamo estranei al sommovimento chea scuola cercava di legittimarsi e dare i segni/spallate al "mondoborghese" e indifferente, che faceva le guerre di conquista (vediVietnam) per perpetrare la propria egemonia sul mondo. Madava anche spallate alla nostra testimonianza cristiana nellascuola, diventata un campo di battaglia. Senza esclusione dicolpi come per esempio buttare nelle tazze del gabinetto tutti icrocifissi appesi nelle aule.Così quando don Aldo, nel 1975, ci propose di andare aNocelleto a mettere in sesto l'ospizio Paparelli e fare compagniaagli anziani ci parve da una parte una cosa piccola rispetto alle

aspirazioni in grande stile; dall'altra un modo concreto perrispondere al bisogno di amare ed essere amati che faceva partedi una rivoluzione più silenziosa ma non meno efficace che lanostra fede ci indicava.Ma quel luogo sulla collinetta, con chiesa annessa, lascito dellacontessa Paparelli, non fu solo "nostro". Don Aldo era da pocostato nominato parroco di Santa Caterina e così questo campodi lavoro fu allargato ad alcuni parrocchiani che ancora oggisono "colonne" della nostra chiesa locale: i coniugi Settimi,Gori, e Tranquilli e altri che fecero solo brevi comparse. Si creòun clima di cordialità e fratellanza che non è mai venuto menocol tempo. Penso con dolore alla situazione disastrosa della casadi Cristina e Rodolfo Settimi, che tante volte ci ha ospitato eche oggi è gravemente danneggiata.

Anche la casa di riposo di Nocelleto è stata evacuata e ci chie-diamo con rammarico che fine abbiano fatto i suoi ospiti .

Siamo tutti legatissimi a quelle zone. Oltre che a Nocelleto, aVisso, paese di don Aldo ove per anni abbiamo fatto campiscuola parrocchiali; a Ussita, ove le vacanze estive hanno deli-ziato tante persone della parrocchia. Il nostro auspicio è chetutto venga sistemato. Non faremo mancare il nostro aiuto.

Alessandro Panizzoli

SANTA CATERINA E “EMERGENZA ROMA 9” PER AMATRICE

Negli ultimi 7 anni il nostro paese è stato interessato da una serie di eventi sismici di particolare rilevanza e il centro Italia è lazona che maggiormente ne ha risentito, da L’Aquila (2009) a Modena (2012), Amatrice, Macerata e Perugia. Ognuno di questi even-ti è stato ampiamente descritto e la naturale emozione si è tramutata nella più sana delle azioni per l’essere umano: il soccorso.

L’esperienza sfortunatamente acquisita negli anni ha mostrato che il portare aiuti in zone colpite è più efficace se avviene in modoorganizzato e coordinato. La mattina stessa del 24agosto, a poche ore dal terremoto di Amatrice, inaccordo con Padre Humberto si è deciso di predi-sporre, in qualità di associazione di volontariato diprotezione civile, una raccolta di beni di primanecessità da consegnare in massimo di 48 ore.

La risposta, come era facile attendersi, è statastraordinaria: in circa 24 ore, sono stati raccoltiviveri di diversa natura, prodotti per l’igiene per-sonale, pannolini. La sera del 25 la sala era colmadi scatole piene. La mattina del 26, caricato unFiat Scudo preso in noleggio, ci siamo diretti versoAmatrice. A Cittareale era stato allestito un centrodi raccolta beni. Al sindaco abbiamo offerto lanostra disponibilità operativa per l’intero giorno, il nostro mezzo è stato utilizzato per trasferire beni da un centro di raccolta ad unaltro. A Posta abbiamo lasciato parte del nostro carico e caricato altri beni da consegnare direttamente nella Frazione di San Ciprianodi Amatrice. Durante i viaggi, gli effetti del sisma erano evidenti e lo sgomento nelle persone era letteralmente soffocato dalla fortevolontà di non arrendersi: a San Cipriano una coppia aveva organizzato il proprio garage a centro di raccolta beni, il giardino sicu-ro come campo accoglienza e il barbecue come cucina. Abbiamo consegnato quanto ci veniva richiesto ed ascoltato le loro storie.

A metà pomeriggio siamo tornati a Cittareale. La frenetica attività della mattina non era assolutamente diminuita. Con l’aiuto dialcuni ragazzi di Carpi abbiamo trasportato e montato tende da campeggio a Pasciano, per chi aveva passato la notte in tenda. Ilnostro compito era a questo punto concluso e siamo tornati a Roma consapevoli di avere fatto qualcosa di utile.

Molti dei beni donati sono rimasti in parrocchia e sono stati successivamente trasferiti presso il centro di raccolta organizzatodall’Ufficio Extradipartimentale di Protezione Civile del Comune di Roma che ha provveduto a rifornire i vari centri di raccolta dis-locati nella zona interessata dal terremoto nei giorni successivi.

Nocelleto, frazione di Castelsantangelo sul Nera

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N el Libro XI della Cronaca di Giovanni Villani, cheriporta le principali notizie storiche della nostrapenisola negli anni tra il 1322 e il 1328, viene

ricordato dallo storico il disastroso terremoto che nel 1328 col-pisce Norcia e i suoi castelli: “Nel detto anno MCCCXXVIII, al’entrante di dicembre, furono diversi tremuoti ne la Marca ne lecontrade di Norcia, per modo che quasi la maggior parte de la dettacittà di Norcia sobbissò, e caddono le mura de la terra e le torri,case, e palazzi, e chiese, e de la detta rovina, perché fu sùbita e dinotte, morirono più di Vm persone.”

Il linguaggio trecentesco è essen-ziale ma efficace per trasmettere ilsenso di impotenza di fronte allaforza della natura che si sprigiona inun terremoto. Le parole, che tentanodi riferire in modo obiettivo qualcosache ci colpisce profondamente, tra-ducono dolore, commozione e smar-rimento per ciò che in pochi ma lun-ghissimi attimi può privarci di tutto:le abbiamo ascoltate e le sentiamoogni giorno dalla voce di quantiancora convivono quotidianamente con la paura in una terrache continua a tremare.

Sappiamo tutti che il centro Italia è una zona ad alto rischiosismico ma oggi come sempre la volontà degli abitanti è di rico-struire tutto e subito, con la consapevolezza che la ricostruzionedei luoghi rende vitale la comunità, visibili la sua identità e uni-cità: come alcuni edifici distrutti diventano il simbolo della tra-gedia, così la loro ricostruzione è simbolo della volontà di rina-scere e di credere in un futuro possibile.

L’elenco dei terremoti che hanno colpito Norcia dopo quel-lo disastroso del 1328 sarebbe lunghissimo; tutti hanno lasciatosegni evidenti nella città distrutta e ricostruita più volte: il tes-suto urbano ricalca un antico impianto medievale ma è statocompletamente ridisegnato in forme sette-ottocentesche, drasti-camente ridotte in alzato, con chiara funzione antisismica, perprecise disposizioni impartite già allora dallo Stato Pontificio.

La chiesa di San Benedetto, l’edificio che più di ogni altroracchiude l’alto valore umano e spirituale di Norcia, è il risulta-to di una stratificazione di interventi costruttivi e di restauroavvenuti nel corso dei secoli: l’immagine che tutti abbiamo vistola mattina del 30 ottobre mostra l’edificio com’era e come appa-re dopo la fortissima scossa delle 7.41. Secondo la tradizione l’e-dificio sorge sui resti della casa dei gemelli Benedetto eScolastica, nati a Norcia intorno al 480; intorno alla città, doveerano già presenti alcuni romitori, sorgeranno i primi insedia-menti monastici benedettini. La centralità del monachesimonella cultura europea è colta dall’immediato intervento diJ.C.Juncker, presidente della Commissione Europea, che allanotizia del crollo della basilica dichiara l’impegno dell’Europaper la ricostruzione della chiesa: “San Benedetto ha costruito ediffuso con il suo pensiero spirituale il monachesimo occidentale intutta Europa. Le abbazie benedettine sono state luoghi di spiritua-lità e cultura ma anche trasmissione delle pratiche agricole inEuropa.”

La chiesa sorge nella piazza centrale di Norcia, articolata in

funzione degli edifici monumentali che la delineano e che testi-moniano lo stratificarsi di funzioni, stili ed epoche dal gotico ainuovi inserimenti ottocenteschi; eretta probabilmente nell’Altomedievo, viene riedificata totalmente nel 1389 e più volteristrutturata. Oggi dell’edificio rimane in piedi la facciata acapanna, appartenente all’edificio trecentesco, già ampiamentereintegrata nella parte superiore dopo i crolli dovuti ai numero-si terremoti, in particolare quello del 1859; la facciata resta unimportante esempio di scultura monumentale della fine del

Trecento: il registro inferiore è connotato dal portale goticostrombato, ornato da una lunetta con le sculture della Verginecol Bambino e due Angeli; lo affiancano due edicole con le statuedi S. Benedetto e S. Scolastica; nella parte superiore i simbolidei quattro evangelisti racchiudono il rosone.

Prima del recente crollo era addossata al fianco destro del-l’edificio la cinquecentesca Loggia dei Mercanti, un porticoove si apre il portale gotico laterale e dove era possibile vederesu un banco di pietra nove misure antiche locali per i cereali.

L’edificio è a croce latina, ad una navata conclusa con absi-de semicircolare, poligonale all’esterno, l’altro elemento archi-tettonico rimasto in piedi mentre l’intera navata è stata distrut-ta dal crollo del campanile, rovinato sul tetto a capriate e sullepareti verticali; la lunghezza della navata, già trasformata dagliinterventi architettonici del XVII e XVIII, era scandita daglialtari con importanti pale: la tavola La Resurrezione di Lazzarodel manierista Michelangelo Carducci di Norcia (1562), la telaMadonna con Angeli e Santi del Manenti e quella di FilippoNapoletano con S. Benedetto e Totila. Due scalette laterali con-sentivano di scendere nella cripta, a tre navate: nella piccola cap-pella in fondo alla navata sinistra, decorata in parte da affreschidel XIV sec., la tradizione indica il luogo di nascita di Benedettoe Scolastica; nella cripta, inoltre, sono visibili i resti di un gran-de edificio romano, forse la basilica della Nursia romana, conalcuni tratti di muratura in opus reticolatum del I secolo d.C.

Per concludere questa breve riflessione riporto le parolescritte dai monaci benedettini la mattina del 30 ottobre:”Stamattina, verso le 7.40, un fortissimo terremoto ha colpito lazona vicino a Norcia.[…] La Basilica di San Benedetto, la storicachiesa costruita sopra la casa di San Benedetto, è crollata a seguitodi queste ultime scosse. Che questa immagine serva ad illustrare lapotenza del terremoto, e l’urgenza che noi monaci sentiamo nel-l’andare in soccorso di chi ha bisogno dei Sacramenti in questa dif-ficile giornata per l’Italia.”

Livia Scolari

“La basilica di san Benedetto è crollata”

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Il discernimento degli sposi in Amoris Laetitia

L a categoria del discernimento occupa un posto cen-trale nell’esortazione apostolica di Papa Francescosull’amore in famiglia Amoris laetitia (AL).

Il discernimento, osserva Rupnik, «in ultima analisi significal’arte di conoscere Cristo e di riconoscerlo come nostro Signoree nostro Salvatore […] ciò vale per la Chiesa nella sua interezza,per le singole comunità ecclesiali e la vita individuale delle per-

sone con tutta la sua portata concreta»1. Soggetto di discerni-mento sono dunque propriamente anche le famiglie, in quantopiccole chiese domestiche, ed in particolare gli sposi che in esseesercitano un ministero specifico.

Amoris laetitia, fin dal primo capitolo, fa appello a questa artedello spirito quando esorta le famiglie a leggere nella loro storiala presenza di Dio, che estende la sua alleanza con l’uomo digenerazione in generazione rendendo fecondo l’amore deglisposi. Come osserva il Papa in AL 15, il Risorto bussa alla portadi ogni famiglia invitandola ad una relazione di intimità con lui(cfr. Ap 3,20). Oggetto di discernimento è quindi innanzitutto laquotidianità della vita familiare, nella quale il Signore si rendepresente, come insegna la Parola di Dio (cfr. Sl 128).

Papa Francesco, nei capitoli successivi, invita a discernere l’a-zione dello Spirito nella situazione attuale delle famiglie (cap. II),a discernere in Cristo la pienezza alla quale l’amore umano tendenaturalmente (cap III), a discernere i moti del cuore (cap IV) ecc.Il discernimento appare come l’atteggiamento permanente cheogni coppia è chiamata ad assumere per vivere pienamente lapropria relazione, scorgendo in ogni aspetto di essa una traccia diinfinito.

Una tale capacità di riconoscere nel proprio cammino leorme di Cristo richiede una sensibilità spirituale frutto di inti-mità col Signore. È necessaria una cura dell’interiorità che portia riconoscere per connaturalità i segni dello Spirito nel propriocammino e a corrispondervi. La vita morale, in quest’ottica, siconfigura come risposta alla chiamata di Dio, il quale interpellaogni uomo in quel sacrario interiore che è la coscienza. Luogo deldiscernimento è dunque la coscienza, dove l’uomo si trova solocon Dio, la cui voce risuona nel suo intimo (cfr. GS 18). Qui sipone la questione centrale del discernimento: il ruolo dellacoscienza.

A questo proposito sembra opportuno operare qualche sotto-lineatura sul tema della coscienza nei documenti sinodali: total-mente assente nella Relatio Synodi (5-19 ottobre 2014), lacoscienza comincia a fare la sua comparsa nell’Instrumentumlaboris (23 giugno 2015), dove viene intesa per lo più in terminidi consapevolezza da acquisire circa i propri compiti e il propriostato, oppure come istanza di obiezione verso provvedimentinormativi dell’autorità civile. In questi passi si sottolinea il ruoloattivo dei pastori nella trasmissione della norma morale allacoscienza dei fedeli laici i quali, di fronte a questa azione pasto-rale, sembrano dover restare piuttosto in una situazione di passi-vità. Bisogna arrivare alla Relatio finalis (24 ottobre 2015) pertrovare nelle indicazioni sinodali il riconoscimento della sogget-

tività della coscienza dei fedeli e quindi il loro ruolo attivo neldiscernimento.

In Amoris laetitia, presentata espressamente come esortazioneapostolica postsinodale — come a voler sottolineare la stretta con-tinuità con le risultanze del Sinodo — il Papa esplicita la sog-gettività degli sposi nel discernimento, precisando al tempo stes-so la responsabilità dei pastori nel loro ruolo di guida spirituale.

Data l’esiguità dello spazio di questo articolo, ci limitiamo adoperare solo alcuni rilievi riguardo a questo tema delicato e com-plesso, rinviando per gli ulteriori approfondimenti agli incontrimensili su Amoris laetitia, che a partire da novembre si stannotenendo nella nostra Parrocchia dopo la Messa delle ore 10.00.

Un primo rilievo sullo spazio da dare alla coscienza dei fede-li nel loro personale discernimento lo troviamo al n. 37, dove ilPapa mette in guardia i pastori dal pretendere di sostituire lecoscienze dei fedeli anziché formarle.

Al n. 300, assumendo l’insegnamento dei vescovi al n. 85della Relatio finalis, Papa Francesco afferma che sulle situazioni«dette» irregolari «i presbiteri hanno il compito di “accompagna-re le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’in-segnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo”». Sitratta, di «un responsabile discernimento personale e pastorale»nel quale gli sposi insieme al sacerdote che li guida, formano unsistema di significato, caratterizzato dalla «ricerca sincera dellavolontà di Dio» e dal «desiderio di giungere ad una risposta piùperfetta ad essa».

L’invito all’esercizio del discernimento, che ha deluso la dif-fusa aspettativa di un pronunciamento di tipo precettistico, sol-lecita ad innalzare il livello della pastorale familiare: da mezzo ditrasmissione di regole comportamentali a luogo di formazionedella coscienza.

Un ultimo rilievo meritano le motivazioni indicate dal Papacirca l’opportunità di formare le coscienze a un tale discerni-mento. Al n. 304, citando S. Tommaso, il Santo Padre osservache «le norme generali […] non possono abbracciare tutte lesituazioni particolari» e «proprio per questa ragione, ciò che faparte di un discernimento pratico davanti ad una situazione par-ticolare non può essere elevato al livello di una norma. Questonon solo darebbe luogo ad una casistica insopportabile, ma met-terebbe a rischio i valori». Accompagnare «nel contesto di undiscernimento pastorale carico di amore misericordioso» «impe-disce di sviluppare una morale fredda da scrivania» e «invita ifedeli […] ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loropastori o con laici che vivono dediti al Signore» (AL 312).

La formazione delle coscienze al discernimento appare un’ur-genza pastorale imprescindibile per una morale autentica chevede nel giudizio della coscienza il criterio prossimo di moralità,come insegna S. Tommaso, il quale arriva ad affermare che èmeglio morire scomunicati che andare contro la propria coscien-za (In Sent 4, dist. 38 q. 4, a. 3).

Maria e Mario Persiani

1 M.I. RUPNIK, Il discernimento, Roma 2004, 10.

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Oratorio: un nuovo inizio

D a quando la nostraComunità ha trasferito la suasede in via Populonia, l’area

di piazza Galeria ha perso la funzione dicentro delle attività pastorali e luogo prin-cipale di incontro per le famiglie, nonchédi aggregazione per i bambini ed i ragazzidel nostro quartiere. Come Comunità ci siè domandati in questi tre anni cosa fare pervalorizzare quel luogo così caro a moltifedeli residenti nella zona.

In questo contesto è nata l’esigenza didare un nuovo slancio all’Oratorio, intesonon solo come spazio fisico, ma anchecome gruppo di giovani che in questi annihanno animato quello spazio la domenicamattina, dopo la Messa delle 10.00,ideando e proponendo giochi ed altre atti-vità coinvolgenti per i bambini, in unclima di familiarità ed amicizia tra piccolie grandi.

Per venire incontro a tale richiesta, èstato fatto un invito personale ai neocresi-mandi e ai ragazzi del 6° corso, spiegandoloro che l’Oratorio oltre ad essere il luogodove l’animatore svolge un’attività di ser-vizio per gli altri, è il posto dove ci si puòincontrare con i coetanei, dove si gioca eci si diverte, dove s’impara a volersi bene,ci si accoglie, ci si aiuta a crescere insieme,dove è possibile formare la propria perso-nalità ed esprimere le proprie attitudini.

Con sorpresa abbiamo registrato inmolti ragazzi un entusiasmo contagioso e

la soddisfazione di essere stati interpellatiper far parte del “Gruppo Animatori”dell’Oratorio: alcuni si sono persino dis-piaciuti di non poter partecipare quest’an-no per i numerosi impegni extrascolastici.

La proposta allora si è potuta ampliarefino a prevedere un servizio più completodi quello offerto finora: considerato l’eleva-to numero di ragazzi e di giovani che sisono coinvolti nell’iniziativa, abbiamo pen-sato che l’attività della domenica potesseessere ripetuta anche nei giorni ferialiaprendo l’Oratorio di piazza Galeria duran-te la settimana. È così che, da metà novem-bre, una equipe di animatori assicura dallunedì al venerdì, dalle 17,00 alle 19,00, unservizio di presenza educativa e animazioneper coloro che si recano all’Oratorio.

Per svolgere a pieno titolo questo com-pito nella Comunità, i ragazzidell’Oratorio hanno ricevuto, domenica 6novembre, un mandato da DonHumberto, affinché il loro servizio si svol-

ga con serietà ed impegno, con spirito didedizione ai più piccoli, in amicizia traloro e in comunione con i sacerdoti e glialtri gruppi parrocchiali.

Saranno loro i protagonisti di tante ini-ziative che si svolgeranno durante l’anno:nel mese di ottobre hanno già animato laprima edizione dell’Oktoberfest - Festa perpiccoli e grandi che ha avuto come scopouna raccolta fondi per le popolazioni colpi-te dal sisma del Centro Italia - , mentre nelmese di novembre hanno guidato “LaGiornata di custodia dell’Oratorio”. Esaranno sempre i ragazzi dell’Oratorio cheanimeranno la Festa di Natale, con la garadei presepi, in programma il 23 dicembre,le Festa di Carnevale e il Palio di S.Caterina, con la gara tra le contrade. Iragazzi dell’Oratorio parteciperanno inoltrein qualità di animatori ai D-Day e aiCampi Scuola come aiuto per i catechisti,specie nei momenti del gioco, della condi-visione e del servizio a tavola durante ipasti.

È un gruppo di ragazzi entusiasti disvolgere il loro compito, disponibili acoinvolgersi nelle varie attività, con mol-tissime potenzialità di crescita. Grazie ailoro talenti si potranno avviare, oltre alleattività all’aria aperta e ai tradizionali gio-chi di squadra (calcio, pallavolo), numero-se altre attività: teatro, recitazione, canto,ballo, laboratori con pasta di sale, disegnocon tecniche varie, lavori artigianali conmateriali vari (gesso, cartapesta, pongo),creazioni bijoux, collage.

Paolo Di Francesco

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Q uesto nuovo anno pasto-rale ha visto l’avvio, nellanostra comunità parroc-

chiale, della Catechesi del BuonPastore. L’itinerario che essa propone èil risultato di un’attenta osservazione esperimentazione che prosegue da piùdi sessant’anni in ambienti geografici,culturali e sociali differenti ma neiquali si è riscontrata una rispostacostante, da parte di bambini di etàcompresa tra i 3 e i 12 anni, semprecaratterizzata da stupore meditativo egioia profonda.

La Catechesi nasce a Roma nel1954 per mano della professoressaSofia Cavalletti e dell’educatrice mon-tessoriana Gianna Gobbi con un pic-colissimo gruppo di bambini. Per iprimi venti anni l’esperienza rimanelimitata a Roma presso il centro di Viadegli Orsini (dove venivano svoltianche i corsi di formazione per cate-chisti), viene avviata in alcune “stori-che” parrocchie e in pochi altri centriin Italia; a partire dal 1967, per cinqueanni, i corsi di formazione per catechistivengono svolti in Vicariato ma l’impulsoalla sua ampia diffusione arriva dal primocorso per catechisti svoltosi negli USA nel1975 seguito da un altro primo corso aCittà del Messico nell’anno successivo. Daquel momento la diffusione diventa inar-restabile e oggi la Catechesi è presente neicinque continenti, dall’Argentinaall’Australia, dimostrando una grandevitalità ecumenica: infatti è accolta nonsolo in ambienti cattolici ma in moltissimicentri episcopaliani, luterani, metodisti e,dal 2007, ortodossi.

Come già accennato, la Catechesi ini-zia con i bambini in età prescolare perchési è osservato e constatato come sia l’etàpiù propizia, per l’essere umano, ad entra-re in relazione con Dio nella persona diGesù, il Buon Pastore che conosce pernome ognuna delle sue pecorelle, le chia-ma una per una a stare con Lui per comu-nicare a ciascuna i segreti del Suo Amore.

L’incontro settimanale con i bambini(che nella nostra parrocchia si svolge ilvenerdì dalle 16:45 alle 18:45) dura due

ore e comincia (10-15 minuti) con la pre-sentazione di un argomento di catechesiper proseguire, nel tempo rimanente, conil lavoro dei bambini che si svolge conl’aiuto di alcuni materiali. Tali materiali,fatti a mano dai catechisti per interiorizza-re i contenuti da proporre ai bambini,riproducono fedelmente gli elementi diuna parabola, gli eventi della vita di Gesù,i segni e gli oggetti liturgici e, quindi,

mettono direttamente nelle mani delbambino le fonti del messaggio cristiano,ovvero Bibbia e Liturgia; inoltre, permet-tono al catechista di farsi da parte, “servoinutile” consentendo al bambino, incompleta autonomia, di rimeditare ilmessaggio che ha ascoltato inizialmentee, di conseguenza, stabilire un rapportodiretto tra se stesso e Dio. Il materiale,quindi non aiuta il catechista ma facilitala meditazione del bambino affinchépossa applicare l’annuncio cristiano allapropria vita e, più avanti, possa capirequal è il proprio posto nella storia e inquale modo collaborare con il Signorealla realizzazione del Suo progetto, fino alSuo ritorno glorioso: la Parusia.

A tale scopo viene preparato unambiente specifico che si chiama “atrio”dove ogni bambino ha la possibilità discegliere in modo autonomo il materialeche, di volta in volta, viene presentato eche rimane a disposizione dei bambini inscaffali a loro misura; questa abitudine agestire in modo personale la propria vitadi fede sarà, per i bambini, la premessaper arrivare a decidere essi stessi, nella

preghiera, quando sarà giunto il momen-to di ricevere per la prima voltal’Eucarestia.

Priva di qualsiasi carattere scolastico,come si è potuto intuire, la Catechesi èesperienza di vita religiosa che bambini eadulti fanno insieme, nell’ascolto dell’uni-co Maestro.

Paola Lazzari

La Catechesi del Buon Pastore, Gesù tra i più piccoli

IN CAMPO SCUOLA PER IMPARARE DAI BAMBINI

La scorsa estate insieme ai catechisti della parrocchia, noi animatori siamoriusciti a riproporre l'esperienza del campo scuola per i bambini del catechi-smo. Tutti siamo rimasti entusiasti dell'esperienza vissuta insieme, dal 28giugno al 3 luglio, nella casa salesiana Don Enrico Vitti,a Canneto, in pro-vincia di Frosinone, per riflettere sul grande dono dell'amicizia.Spesso si dà poco valore alle parole e alle richieste dei bambini, ma questocampo ci ha permesso di riscoprire il dono dell'ascolto, la capacità di impa-rare anche da una persona più piccola di noi. Noi animatori abbiamo avutol'opportunità di riscoprire e, insieme ai bambini, riconoscere Gesù comedono prezioso, come l'amico più fedele, non solo nel nostro cuore, maanche nel gioco, nello stare insieme, nel fare comunione.

Gli animatori

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Ho portato 350 studenti delliceo scientifico “M.Azzarita” aduna matinée cinematograficaper far loro vedere il film“Domani”. E’ stata una scom-messa vincente, perchè i nostristudenti non sono abituati alcinema di qualità e tantomenoai documentari, di cui, a menoche non siano obbligati dagliinsegnanti, vedono solo i primiminuti. Ma il cinema franceseancora una volta ci sorprende ecattura con le sue produzionidavvero di alto livello. E gli stu-denti hanno apprezzato.

SinossiPartendo da uno studio allar-mante sulla situazione delnostro pianeta, i due registisono andati in giro per ilmondo alla ricerca degli esperi-menti più riusciti nei campidell’agricoltura, delle risorseenergetiche, dell’urbanistica,della democrazia, dell’econo-mia e dell’istruzione al fine didimostrare che un nuovo doma-ni è possibile. Finora nessun documenta-rio aveva scelto di narrare questa realtà inmaniera positiva e costruttiva, contri-buendo a proporre soluzioni e non limi-tandosi, quindi, a prevedere eventi cata-strofici che generano paure invalidanti.Il primo capitolo, sull’agricoltura, adesempio, espone tutti gli esperimentiriusciti di realizzare un’agricoltura utiliz-zando il verde cittadino abbandonato,oppure piccoli appezzamenti di terreno,ove tutto si prepara e coltiva senza usarepesticidi micidiali, senza creare reti di ven-dita costosissime e senza viaggi chilome-trici delle merci.

A Detroit come dalle suore di via Latina Gli intervistati hanno raccontato di averreagito all’abbandono della città dell’in-dustria automobilistica che l’ha spopolatae resa un cimitero di manufatti. Non sipuò accettare che frutta e verdura facciano

2500 km di autotrasporto e arrivino vec-chie. Così pian piano alcuni cittadinihanno iniziato a seminare nei ritagli diverde abbandonati nel centro della città.Oggi è possibile raccogliere di tutto senzaricorrere a grossisti e intermediari.Quando partì, nel terreno delle nostresuore a Via Latina, l’esperienza dell’ortosolidale, nessuno poteva immaginare chesarebbe diventato un fatto che in altreparti dell’Europa e del mondo ha una rile-vanza economica e sociale così grande.Contro le multinazionali del cibo cheavvelenano con i pesticidi, desertificano leterre e mettono in ginocchio i contadinicostringendoli a comprare gli Ogm.

Una nuova visione del mondoCiò che emerge da questo viaggio è unanuova visione del mondo dove potere eautorità non sono un privilegio di pochi,ma dove tutto è collegato, interdipenden-te, come in natura; un mondo più com-

plesso, dove la nostra vera forza è ladiversità; dove ogni persona e cia-scuna comunità sono autonome,quindi più libere, hanno più potere,quindi più responsabilità. Questepersone scrivono una nuova storia.Ci dicono che non è troppo tardi,ma ci dobbiamo dare da fare.Adesso! Mi ha fatto impressione che in unvillaggio dell’India, sotto la spintadel sindaco, i cittadini siano riuscitia superare l’atavica idiosincrasiadelle caste e ad associarsi per rende-re migliori i luoghi ove si svolgeconcretamente la trama della lorovita. Una famiglia della casta deibramini che vive accanto ad un’altradi condizione paria. NemmenoGhandi c’era riuscito!Il film è così diventato un piccolocaso internazionale, capace didimostrare come il cinema possa atutti gli effetti assolvere una funzio-ne educativa e politica importante.Una concreta e significativa educa-zione alla cittadinanza attiva

I ragazzi erediteranno molte situa-zioni disastrose, ma avranno anche laresponsabilità e il potere per risolverle.Nasceranno per loro centinaia di mestierinuovi e appassionanti per stabilizzare ilclima, rilanciare la biodiversità, inventarenuove fonti di energia, nuovi mezzi di tra-sporto, nuovi modelli economici più effi-caci e più equi, sistemi democratici alter-nativi… e “Domani” parla anche di que-sto.

Come affermano gli scienziati che Laurente Dion hanno intervistato “ci restano ven-t’anni per agire!”: è una constatazione checi spaventa, ma che allo stesso tempo cisollecita a muoverci.

“Le soluzioni ci sono. Se ce la mettiamotutta, se uniamo le nostre forze e i nostricuori, possiamo cominciare a cambiare ilmondo. Domani”.

Alessandro Panizzoli

“DOMANI”Un film di Cyril Dion e Mélanie Laurent

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a cura di Maurizio Lisanti

Notizie

BANCO ALIMENTARE• Raccolta straordinaria del 7 maggio 2016 presso TODIS di Via

Lusitania 29.Hanno partecipato 13 volontari che si sono alternati dalle 8,30 alle14,30Sono stati raccolti kg.450 di generi alimentari.

• Raccolta straordinaria dell’8 ottobre 2016 presso TODIS di ViaLusitania 29.Hanno partecipato 23 volontari che si sono alternati dalle 8,30 alle19,30Sono stati raccolti kg.800 di generi alimentari.

Ringraziamo tutti coloro che sono venuti a fare la spesa per donarequalcosa.La Caritas parrocchiale sta distribuendo ai più bisognosi tutto quan-to raccolto.

RACCOLTA DEL SANGUENel corso dell’ultima raccolta di sangue (22 maggio 2016) sono statiraccolti n. 25 flaconi oltre quelli raccolti direttamente nel centro tra-sfusionale del Bambino Gesù (Piazza di Sant'Onofrio, 4, Roma) pres-so il quale alcuni volontari donano periodicamente il sangue a nomedella nostra Parrocchia.

APPUNTAMENTI

RACCOLTA DEL SANGUE29 gennaio 2017: raccolta del sangue presso l’oratorio della Parrocchia S. Caterina daSiena in Piazza Galeria 11. In generale non possono donare il sanguele persone che hanno assunto medicinali antinfiammatori nei cinquegiorni precedenti la donazione mentre per le altre esclusioni verrà datauna informativa completa con tutte le casistiche.Per richiesta sangue contattare Augusto Gori tel 06/87775578 – cell.3389677953

BANCO ALIMENTARE4 marzo 2017 – Raccolta Banco alimentare presso la SMA diCirconvallazione Appia (Piazza Roselle)

ADORAZIONE EUCARISTICA COMUNITARIA Il lunedì dalle ore 21,15 ed il venerdì dalle 17,30 in Chiesa:CORSO BIBLICO. Relatrice Pina Imperatori Martedì mattina: dalle ore 10,30 alle ore 12,00 INCONTRI DI LETTERATURA. Relatrice Giulia SalsedoGiovedi pomeriggio dalle ore 18 alle ore 19CINEFORUM a cura di Paolo Di Nicola16/12/2016 Inside Out di Pete Docte (animazione)13/01/2017 Accattone di Pier Paolo Pasolini (drammatico)10/02/2017 Non essere cattivo (2015)

di Claudio Caligari (drammatico)10/03/2017 Lo chiamavano Jeeg Robot

di Gabriele Mainetti (commedia)07/04/2017 Il condominio dei cuori infranti

di Samuel Benchetrit (commedia)05/05/2017 La pazza gioia di Paolo Virzì (commedia)26/05/2017 Il sospetto di Thomas Vinterberg (drammatico)09/06/2017 Smetto quando voglio di Sydney Sibilia (commedia)

STAZIONE TUSCOLANA e STAZIONE OSTIENSEIl sabato, la domenica, il lunedì ed il martedì alcuni parrocchiani (enon solo) della Parrocchia di Santa Caterina da Siena e della

Parrocchia del SS. Corpo e Sangue di Cristo a turno, coordinati daDino Impagliazzo, preparano pasti caldi e panini che vengono distri-buiti ai poveri che si raccolgono (sabato e domenica) presso laStazione Tuscolana, (lunedì e martedì) presso la Stazione Ostiense.Dino ci ha comunicato la necessità di cucinare il primo piatto diret-tamente presso la Parrocchia del SS. Corpo e Sangue di Cristo di diVia Narni, vista l’abbondanza di ortaggi che gli viene regalata e chebisogna pulire e cucinare, oltre a dover preparare i panini.Per chi volesse contribuire il sabato pomeriggio alla preparazione e/odistribuzione dei pasti, deve mettersi in contatto con i seguenti refe-renti:Marisa Scalia cell. 347 3380255 mail: [email protected] Bonfigli cell. 3202708312 mail: [email protected], chi volesse dare una mano la domenica, deve contattare ilseguente referente:Tonino Sorrentino cell. 3356696762 mail: [email protected], chi volesse dare una mano lunedì o martedì, deve contattaredirettamente Dino Impagliazzo ai seguenti numeri di telefono: 067092220 - 3494909707Ringraziamo in anticipo tutti coloro che, a vario titolo, vorranno con-tribuire a questa forma di volontariato.

LA COMETAPresso la sede dell’Associazione “La Cometa”, Via Latina 30, è pre-sente un Mercatino di beneficenza permanente il cui ricavato vienetotalmente devoluto a sostegno dei progetti di solidarietà.Giorni e orari di apertura: Martedì e Sabato dalle 16 alle 19 - Giovedì e Domenica dalle 9 alle 13Per chi vuole aiutare i bambini e le bambine che vivono nei paesi in viadi sviluppo tramite il Sostegno a Distanza, permettendo loro di fre-quentare la scuola e di ricevere il necessario per crescere dignitosamen-te, ogni domenica La Cometa è anche presente davanti alla chiesa conun incaricato che darà le informazioni e raccoglierà le adesioni.

SPORTELLO LEGALE GRATUITOPresso la nostra parrocchia nasce uno sportello legale con l’intento difornire una consulenza legale gratuita ed un servizio d primo ascoltonelle seguenti materie:-lavoro e previdenza (licenziamenti illegittimi, dimissioni forzate,maternità, precariato ecc.)-diritto di famiglia e tutela dei minori-infortunistica stradale. cadute pedoni.-cause condominiali.giorni e orari:martedi dalle 18.00 alle 19.00 giovedi dalle 18.00 alle19.00 sabato dalle 10.00 alle 12.00(attenzione: solo su appuntamento tel: 0670490091)

CENTRO D’ASCOLTOIl Centro d’ascolto della Caritas Parrocchiale, oltre a distribuire ciboe vestiti a famiglie in difficoltà, offre un servizio di richiesta lavoro siacome domanda che come offerta (colf, badante, baby sitter, donna dicompagnia).Il centro è aperto il martedì dalle 9 alle 12 e il venerdì dalle ore 10,30alle ore 12,30 (cell. 3429100267).La distribuzione dei pacchi viveri viene effettuata solamente il marte-dì mattina (dalle ore 9,00 alle ore 12,00) presso l’oratorio parrocchia-le di Piazza Galeria, 11. Se puoi, contribuisci portando in chiesa ladomenica un po' di spesa. Grazie!

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