Parrocchia delle Questo per voi il SEGNO: troverete un ... · grandiosa dichiarazione d’amore per...

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Parrocchia delle Il Natale cristiano è tutto qui: Dio si fa uno di noi. E’ il mistero dell’Incarnazione, cioè di Dio che assume la nostra carne, fragile, debole, finita, limitata, che ha bisogno di cura. Come un bambino. Pensate a quante cure ha bisogno un bambino per crescere! Pensate a quanta attenzione ha bisogno un bambino per crescere! Pensate a quanto tempo ha bisogno un bambino per crescere! Cari genitori, il dono di un bambino, di un figlio sia “un segno” per voi... il segno che Dio ha bisogno di tante cure, che anche Dio ha bisogno di tanta attenzione, che anche Dio ha bisogno di tanto tempo. Il vostro bambino, ogni bambino sia segno del nostro Dio, che ancora una volta, a Natale viene a mendicare il nostro amore. Buon Natale a tutti. Il vostro parroco Don Vinicio I bambini battezzati a Fiorine nel 2015 Questo per voi il SEGNO: troverete un bambino… Semperboni Canova Emma Camilla e Martina Balduzzi LUCIA BECCARELLI LISA TERZI ALICE nessi Marco Pedretti Gabriele DoNda Iris Gabrieli Longhi GABRIELE MARCO FORNONI CANINI ELISA

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Parrocchia delle

Il Natale cristiano è tutto qui: Dio si fa uno di noi. E’ il mistero dell’Incarnazione, cioè di Dio che assume la nostra carne, fragile, debole, finita, limitata, che ha bisogno di cura. Come un bambino. Pensate a quante cure ha bisogno un bambino per crescere! Pensate a quanta attenzione ha bisogno un bambino per crescere! Pensate a quanto tempo ha bisogno un bambino per crescere!Cari genitori, il dono di un bambino, di un figlio sia “un segno” per voi... il segno che Dio ha bisogno di tante cure, che anche Dio ha bisogno di tanta attenzione, che anche Dio ha bisogno di tanto tempo. Il vostro bambino, ogni bambino sia segno del nostro Dio, che ancora una volta, a Natale viene a mendicare il nostro amore. Buon Natale a tutti.

Il vostro parroco Don Vinicio

I bambini battezzati a Fiorine nel 2015

Questo per voi il SEGNO:troverete un bambino…

Semperboni Canova Emma

Camilla e Martina Balduzzi

LUCIA BECCARELLI LISA TERZI ALICE nessi

Marco Pedretti

Gabriele DoNda Iris Gabrieli

LonghiGABRIELE

MARCO FORNONICANINI ELISA

Ritiri30 Tutte le altre foto le trovate sul sito della parrocchia www.fioratorio.it

L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca.(Friedrich Schiller)

Il modo in cui la gente gioca mostra qualcosa del loro

carattere. Il modo in cui perde lo mostra per intero.

(Harvey B. Mackay)

La vita è più divertente se si gioca.(Roald Dahl)

Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé.(Pablo Neruda)

L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare.

(George Bernard Shaw)

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Il tempo è un gioco, giocato splendidamente dai bambini(Eraclito)

Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione.

(Platone)

Questo è il vero segreto della vita – essere

completamente impegnato con quello che si sta

facendo qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro,

rendersi conto che è un gioco.

(Alan W. Watts)

Non siamo più pienamente vivi, più completamente noi stessi, e più profondamente assorti in qualcosa, che quando giochiamo.(Charles E. Schaefer)

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Il giudizio universale (Matteo 25)

Avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere...Dal Vangelo emerge un fatto straordinario: lo sguardo di Gesù si posa sempre, in primo luogo, sul bisogno dell’uomo, sulla sua povertà e fragilità. E dopo la povertà, il suo sguardo va alla ricerca del bene che circola nelle vite: mi hai dato pane, acqua, un sorso di vita, e non già, come ci saremmo aspettati, alla ricerca dei peccati e degli errori dell’uomo. Ed elenca sei opere buone che rispondono alla domanda su cui si regge tutta la Bibbia: che cosa hai fatto di tuo fratello? Quelli che Gesù evidenzia non sono grandi gesti, ma gesti potenti, perché fanno vivere, perché nascono da chi ha lo stesso sguardo di Dio. Grandioso capovolgimento di prospettive: Dio non guarda il peccato commesso, ma il bene fatto. Sulle bilance di Dio il bene pesa di più. Bellezza della fede: la luce è più forte del buio; una spiga di grano vale più della zizzania del cuore. Ed ecco il giudizio: che cosa rimane quando non rimane più niente? Rimane l’amore, dato e ricevuto. In questa scena potente e drammatica, che poi è lo svelamento della verità ultima del vivere, Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini, da arrivare fino a identificarsi con loro:quello che avete fatto a uno dei miei fratelli,

l’avete fatto a me! Gesù sta pronunciando una grandiosa dichiarazione d’amore per l’uomo: io vi amo così tanto, che se siete malati è la mia carne che soffre, se avete fame sono io che ne patisco i morsi, e se vi offrono aiuto sento io tutte le mie fibre gioire e rivivere. Gli uomini e

le donne sono la carne di Cristo. Finché ce ne sarà uno solo ancora sofferente, lui sarà sofferente. Nella seconda parte del racconto ci sono quelli mandati via, perché condannati. Che male hanno

commesso? Il loro peccato è non aver fatto niente di bene. Non sono stati cattivi o violenti, non hanno aggiunto

male su male, non hanno odiato:

semplicemente non hanno fatto nulla per

i piccoli della terra, indifferenti. Non basta essere buoni solo interiormente e dire: io non faccio nulla di male. Perché si uccide anche

con il silenzio, si uccide anche con

lo stare alla finestra. Non impegnarsi per il

bene comune, per chi ha fame o patisce ingiustizia,

stare a guardare, è già farsi complici del male, della corruzione,

del peccato sociale, delle mafie. Il contrario esatto dell’amore non è allora

l’odio, ma l’indifferenza, che riduce al nulla il fratello: non lo vedi, non esiste, per te è un morto che cammina. Questo atteggiamento papa Francesco l’ha definito «globalizzazione dell’indifferenza». Il male più grande è aver smarrito lo sguardo, l’attenzione, il cuore di Dio fra noi.

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“Essere o non essere?”, “m’ama, non m’ama?”… quanti dubbi sono stati espressi nella storia, alcuni dei quali immortalati in capolavori della letteratura. Chi non ha mai dubitato? Quante volte ci sembra di essere a un bivio e vorremmo avere un aiuto. Quante volte più che a un bivio ci sembra di essere addirittura di fronte a una selva di strade, a tante possibilità (pensiamo a quando dobbiamo scegliere una scuola, un lavoro, ma anche una musica, una meta per le vacanze... a quando dobbiamo scegliere l’amore della nostra vita).Altre volte siamo chiamati in aiuto da un amico che ci chiede un consiglio e magari non sappiamo cosa dire. Non è facile consigliare, così come non è facile farsi consigliare. Chi chiede un consiglio potrebbe farlo per una scelta di comodo, per sottrarsi alla responsabilità; chi dà un consiglio potrebbe manipolare l’altro e alla lunga renderlo dipendente. Dare un consiglio non significa dare una ricetta bell’e pronta, ma dare una bussola per orientarsi nel cammino. A ognuno poi spetta l’onere di decidere da sé: questo è faticoso, ma è il traguardo della libertà! Chi consiglia non è un maestro già arrivato, uno che dispensa istruzioni dall’alto in basso, ma uno che sa farsi carico, soffrire insieme, entrare in empatia.

Il consiglio è un prezioso aiuto per crescere, come dice il libro dei Proverbi: «ascolta il consiglio e accetta la correzione, per essere saggio fino al termine della tua vita» (Prv 19,20). Certo, bisogna anche mettersi in guardia da certi consigli, soprattutto da chi propone vie facili, trasgressive, o da chi vuol manipolare a suo vantaggio. Si possono leggere a questo riguardo le preziose avvertenze del libro del Siracide al capitolo 37,7-11.Ci sono i dubbi anche nella fede: non sono necessariamente un male, anzi, possono diventare una occasione d’oro. Certe volte invece diventano una scusa per abbandonare il cammino di fede. Nel dubbio occorre confrontarsi e lasciarsi aiutare da guide sagge (e non da chi ci chiede il minimo! Un familiare, un sacerdote o un adulto significativo della mia comunità possono darmi un grande aiuto. Si tratta di vincere la ritrosia o la diffidenza che fanno continuamente rimandare il momento del confronto). Ricordiamo che la verità non è mai una volta per sempre posseduta: Gesù Cristo ci spinge ad andare sempre oltre! È lui stesso che ci regala il suo Spirito che fra i suoi sette doni ha anche quello del consiglio (Isaia 11,2)! Invochiamo senza stancarci questo dono, soprattutto nei momenti di scelta. Maria viene ricordata anche come Madre del Buon Consiglio: ci può essere d’aiuto compiere un pellegrinaggio in un santuario per chiedere questo dono.

Opere diMisericordia Spirituale

Consigliare i dubbiosi

In questo anno del giubileo che si è aperto l’8 di dicembre siamo invitati da papa Francesco a riflettere sulle 7 opere di misericordia (spirituale e corporale). Sono atteggiamenti che troviamo elencati nel vangelo,

specialmente nel capitolo 25 di Matteo. Sono atteggiamenti concreti che ci fanno comprendere se siamo in cammino sulla strada tracciata da Gesù, se siamo davvero suoi discepoli, amici, testimoni. In questo anno,

oltre ad accostarci con fiducia e frequenza al sacramento della confessione, proviamo anche a riflettere sulla nostra vita: siamo davvero cristiani?

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Opere di misericordia

corporale

Dare da mangiare agli affamatiDiverse volte ci capita di avere fame, soprattutto dopo un’attività impegnativa o comunque verso le ore dei pasti. Talvolta non si tratta di una vera e propria fame, ma della voglia di uno stuzzichino, di qualcosa di goloso. Nelle nostre case basta aprire l’armadio della cucina e si trova qualcosa, e poi c’è sempre qualcuno che ci prepara un pasto. Quando siamo con gli amici una pizza o uno spuntino non sono difficili da consumare. Insomma, la fame per noi non è un problema, anzi, è la molla che ci fa cercare e consumare ciò che facilmente troviamo. Consumiamo, magari velocemente e avidamente, spesso esageriamo e ci troviamo ad avere a che fare con problemi tipici di una società dell’abbondanza: sovrappeso, obesità, valori di colesterolo e glicemia alti. Certo, c’è la crisi - si dice - ma forse questa crisi non ha ancora toccato lo stomaco di tanti di noi e ci sentiamo spesso come una grande bocca che vuole ingoiare sempre di più e non solo, ovviamente, in termini di cibo. Consumo dunque sono, recita il titolo di un interessante libro di Zygmunt Bauman: di che cosa ho fame nel profondo?

Più di un miliardo di persone, un sesto della popolazione mondiale, soffre la fame; ogni giorno tremila bambini muoiono di fame e di stenti, in barba all’art. 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che prevede per ogni uomo il diritto al cibo e al primo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio («sradicare la povertà estrema e la fame») che tutti i 191 Stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015. Sappiamo

che la causa principale della fame è l’ineguale distribuzione delle ricchezze.

Tanti affamati oggi bussano alla nostra porta. Li vediamo? Spesso chiudiamo gli occhi per non vederli, come già fece il ricco della famosa parabola di Lc 16,19-31. Oppure li vediamo solo come quelli che vengono a togliere il pane di bocca a noi che siamo nella crisi.

Tante volte li vediamo ma diciamo: “e io cosa ci posso fare?”. Lo stesso che dissero i discepoli di fronte alla folla affamata. Certo, è Dio colui che dà il cibo a ogni creatura (Sal 136, 25) e nel Padre nostro chiediamo a Lui di darci il pane quotidiano (Mt 6,11). Però Dio dà il pane all’uomo tramite l’uomo. Gesù ripete a noi oggi quello che disse allora: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,36). Cioè: fatevi carico degli affamati. Come?

Condividendo: chi ha troppo deve fare delle rinunce per venire incontro a chi ha poco. Innanzitutto lottando contro lo spreco: «Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità» (papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 53). Ci sono poi tante iniziative: come, per esempio, le raccolte di alimenti. C’è la possibilità di prestare il proprio servizio nelle mense per persone bisognose, di imboccare le persone anziane nelle case di riposo. Nel vangelo Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci… ma quelli (anche se poco) sono stati portati da un ragazzo. Solo dopo questa povera offerta e solo con la collaborazione dei discepoli Gesù ha compiuto il miracolo! Il miracolo della condivisione, che permette di sfamare tutti e addirittura…ne avanza. È l’abbondanza dell’amore che si moltiplica!

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Il presepioNel Natale del 1223 San Francesco d’Assisi realizzò in Greccio con l’aiuto della popolazione locale un presepe vivente con l’intento di ricreare l’atmosfera del Natale di Betlemme. Con l’autorizzazione di Papa Onorio III, in quella notte si realizzò il primo presepio vivente nel mondo.Basterebbe questa piccola nota storica per comprendere come il presepio non è solo “una tradizione” e non è nemmeno solo “un simbolo culturale”.Il presepio è una espressione, fra tante, della fede cristiana. San Francesco ideò questa “invenzione” con l’intento di riattualizzare e vivere più profondamente l’evento stupefacente della Incarnazione di Dio in Gesù, che è il vero senso del presepio (e del Natale).Guardando il presepio dovremmo pensare al fatto che Dio, per amore, si è fatto uno di noi entrando in gioco nella storia umana. Tutto qui! Il presepio è una catechesi plastica per imprimere nella nostra mente, nel nostro cuore, nella nostra memoria, negli affetti e nelle emozioni questo grande mistero: Dio ha scelto di venire a sporcarsi le mani con la nostra fragilità e povertà umana. Per i credenti questo desta meraviglia, gratitudine, stupore. Ed insieme stimola il desiderio di far sì che la nostra vita sia un presepio, un luogo dove accogliere Gesù, per quanto il nostro cuore possa essere freddo ed inospitale come la grotta di Betlemme.Se in questo periodo ci capiterà di guardare qualche presepio, di sostare in Chiesa davanti al nostro presepio non limitiamoci alla “magia” dell’emozione che nasce forse dalle radici di una infanzia lontana, domandiamoci piuttosto se quel Dio adagiato nella culla o nella paglia o nella mangiatoia ha trovato posto e calore dentro di me, nella mia esistenza, nei miei affetti, nei miei rapporti… davanti al presepio domandiamoci se abbiamo un po’ la fede di Maria, l’obbedienza di Giuseppe, il desiderio di ricerca dei magi, la meraviglia dei pastori, l’amore di Gesù… allora anche il presepio avrà un senso.

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Ci sono almeno quattro buoni motivi per abbonarsi alla Rivista Parrocchiale:

1. La Rivista ricorda i momenti più belli della vita comunitaria.

2. La Rivista informa sulle iniziative, i programmi, sul cammino di gruppi e associazioni.

3. La Rivista invita a riflettere su argomenti attuali, su temi educativi, sulle problematiche che riguardano ed interrogano il credente.

4. La Rivista parta a tutti: è una voce che si rivolge a ragazzi, giovani, adulti, anziani e famiglie per creare collaborazione e costruire tessuto comunitario.

Il rinnovo si può fare:1. in sacrestia (da Giulio)2. presso il bar3. presso chi distribuisce il bollettino4. direttamente a Don Vinicio

Chi desidera rinnovare o iniziare l’abbonamento è pregato di rivolgersi all’incaricato.

Grazie a ci fa pervenire articoli o materiale da pubblicare.

Un grande grazie agli incaricati della distribuzione per la loro costanza e disponibilità. C’è qualcuno che vuol dare loro una mano.

Contributo per 10 numeri della Rivista Euro 25,00.

• Ogni mercoledì dalle 20.30 alle 21.00 catechesi per gli adulti in Oratorio.

• Ogni giovedì dalle 20.45 alle 21.45 catechesi per gli Adolescenti.

• Ogni venerdi dalle 17.00 alle 17.30 adorazione prima della messa.

• Ogni 1° sabato del mese formazione per tutti i giovani dai 19 ai 30 anni (Giovani in Corso).

Confessioni in preparazione al NataleMartedi 22 dicembre ore 14.30 per i ragazzi delle elementari e delle medie

Mercoledi 23 dicembre ore 20.30 per gli adulti

Rinnovo bollettino entro il 30 Dicembre

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Gianluigi Bigoni Mi faccio voce della parrocchia delle Fiorine che vuole esprimere il ringraziamento al Signore per Gianluigi che in questi ultimi mesi ci ha accompagnato con la musica durante le celebrazioni domenicali.Spesso, alla mattina, veniva a suonare l’organo, anche negli ultimi tempi quando la salute si era aggravata; ma la musica sembrava restituirgli linfa vitale.Grazie Luigi per aver fedelmente dedicato tempo alle Fiorine, alla tua “casa” come dicevi tu. Dal Cielo prega per noi perché sappiamo vivere la vita con impegno serio, intenso e generoso.Ricordaci davanti al Signore.

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