Pantere d'argento 2013

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Pubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del Codroipese Pubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del Codroipese www.utecodroipese.org · [email protected] NUMERO 17 · APRILE 2013 Il Mulino Zoratto di Codroipo Il Mulino Zoratto di Codroipo Creazione musiva di Renato Zoratto Creazione musiva di Renato Zoratto

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Pubblicazione interna dell'Università della Terza Età del Codroipese. Edizione 2013. Numero 17 Aprile 2013. www.utecodroipese.org UTE Codroipo

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Il Mulino Zoratto di CodroipoCreazione musiva di Renato Zoratto

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Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3-4

Interviste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5-6

Basiliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

Bertiolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8-11

Codroipo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12-19

Mostra dei lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . 20-21

Lestizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22-24

Rivignano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

Alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31

Pianeta donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

Viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

Cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

Varie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35-37

Poesie e rilevazione dati Ute . . . . . . . . . . . . . 37

SOMMARIO

ATTUALITÀ

Il Consiglio Direttivo della Federuni (Federazione Ita-

liana tra le Università della Terza Età) ha affidato all’ Ute del Codroipese l’organizzazio-ne del Congresso Nazionale dell’Associazione, che si ter-rà nella nostra città nei giorni 7, 8 e 9 giugno di quest’anno (programma di massima an-nesso).Il convegno riveste particola-re rilevanza in quanto vedrà la partecipazione di numerosi Delegati provenienti da diver-se Regioni Italiane che saran-no impegnati, con il Presiden-te nazionale Mons. Giuseppe Dal Ferro ed il Consiglio Diret-tivo della Federazione, in una serie di conferenze e dibattiti su un tema di grande attulità: “Nuovo concetto di sviluppo: dall’economico all’umano”.L’argomento generale sarà sviluppato da eminenti con-ferenzieri del mondo acca-demico, che tratteranno temi di elevato interesse ad esso collegati, quali: “Indici eco-nomici di sviluppo e soglia di povertà”, “Crisi economica: decrescita e nuovi stili di vita”, “La famiglia, luogo privilegiato dello sviluppo umano”, “Vivibi-lità delle città e welfare”, “Ele-menti sociali dello sviluppo” e “Esperienza di cittadinanza: partecipazione, corresponsa-bilità e solidarietà”.

EDITORIALE

Pubblicazione internadell’Università della Terza Età del Codroipese

Anno 18Numero 17

Direttore Editoriale

Renzo Calligaris

Redazione

Renzo Calligaris, Ivano ClabassiMarisa Gregoris, Mara Seri

Krisztina Vértes, Franco ViganiGianna Yurkina

In copertina foto di

Antonio Minighin

RICONOSCIMENTO PER L'UTE.

CONGRESSO FEDERUNI IN GIUGNO

A CODROIPO

L'Ute del Codroipese ha portato a termine il 26° anno

d'attività. Il suo crescente successo organizzativo ha ot-

tenuto un riconoscimento a livello nazionale.

La Direzione della Federuni, cui l'istituzione codroipese

è affiliata, ha scelto Codroipo come sede per celebrare

il proprio congresso.

La manifestazione, con un programma ben articolato, si

svolgerà nel prossimo giugno.

Dando un rapido sguardo agli ultimi dati statistici, ri-

scontriamo una volta ancora un record di adesioni ai

corsi con 1.440 iscritti, così ripartiti nelle varie sedi: Co-

droipo 420; Bertiolo 111; Lestizza 187; Rivignano 565;

Basiliano 157.

Se nell'anno accademico 2000/2001 gli iscritti erano

appena 755, in una dozzina d'anni quest'ultimi sono

quasi raddoppiati.

Nella sede centrale di Codroipo,grazie ad un'opera di

sensibilizzazione già in atto, deve decisamente migliora-

re la frequenza dei corsisti residenti nelle frazioni.

Sono,infatti, solo 33 corrispondenti al 7,86% del totale.

L'età media dei frequentanti di tutte le sedi si attesta sui

60 anni, mentre nella sede di Codroipo la stessa sfiora

i 65 anni.

Da sottolineare il grande “boom” di adesioni riscontrabi-

le nella sede di Rivignano.

Per quanto riguarda i contenuti del numero unico, oltre a

sottolineare l'attenzione al congresso nazionale della Fe-

deruni a Codroipo, abbiamo voluto mettere in evidenza il

tema trattato da don Pierluigi Di Piazza nella prolusione

e porre sotto i riflettori con una specifica intervista il

corso dedicato al mosaico tenuto dall'artista codroipese

Renato Zoratto.

Sempre di valore assoluto, quindi,la duplice pagina de-

dicata alla riproduzione degli splendidi lavori dei corsisti

che il pubblico ha potuto ammirare nell'esposizione alle-

stita nell'ambito della Fiera di San Simone 2012.

Frattanto diamo il benvenuto ai delegati del congresso

nazionale Federuni auspicando un felice soggiorno a

coloro che prenderanno parte ai 3 giorni dei lavori con-

gressuali di giugno.

Codroipo esprime la propria soddisfazione per la scelta

effettuata dalla dirigenza nazionale Federuni. L'appunta-

mento servirà senz'altro a contribuire ulteriormente alla

visibilità e alla crescita dell'Ute del Codroipese, che già

costituisce una splendida realtà del territorio.

Renzo Calligaris

Nel prossimo mese di giugno si terrà, nella nostra sede di

Codroipo, il congresso annuale della Federuni che noi ci appre-stiamo ad accogliere nel migliore dei modi. L’Ute del Codroipese ha iniziato la sua attività nell’an-no accademico 1987/88 proprio negli anni della costituzione di

questo organismo nazionale. La nostra Associazione è sorta dall’Aifa sotto la guida della pre-sidente Alberta Querini, operando all’inizio con la sede P. Naliato di Udine e rendendosi, poco dopo, autonoma. L’Associazione ha aderito, sin dall’inizio, alla Fede-runi partecipando con continuità

SINTESI STORICADELLA FEDERAZIONEITALIANA FRA LE UTE

Ad ogni relazione seguirà un dibattito con l’uditorio, coor-dinato dal Presidente dell’Ute del Codroipese Prof. Roberto Zanini, in cui potranno essere eventualmente approfonditi i contenuti dell’esposizione.Per i delegati “esterni” sarà organizzata anche una visita turistica ad alcuni centri di particolare interesse storico-culturale del nostro Friuli, senza escludere il campo eno-gastronomico che rappresenta un settore di eccellenza della nostra Regione.L’organizzazione del Congres-so della Federuni costituisce, senza dubbio, un significativo riconoscimento per l’Ute del Codroipese, che si pone a li-vello nazionale come una bella realtà attiva, dinamica e ben strutturata, con una percen-tuale di frequentatori rispetto alla popolazione, fra le più alte (se non la più alta) d’Italia.Proprio per questo, il Presiden-te Prof. Zanini con il Consiglio Direttivo hanno già avviato le attività preparatorie per assi-curare la migliore riuscita del Convegno, che conferirà gran-de visibilità alla città di Co-droipo, in quanto costituirà la sede di un confronto culturale di elevato spessore e di livello nazionale.

Amilcare Casalotto

CONGRESSO NAZIONALEDELLA FEDERUNICodroipo 7/8/9 giugno 2013

alle iniziative organizzate e impe-gnandosi, per diversi anni, nel di-rettivo nazionale con il Colonnello Bonomini.Dalle note del presidente nazio-nale don Giuseppe Dal Ferro, una breve sintesi storica della Fede-runi: La Federazione italiana tra le Università della terza età (Fe-deruni), sorta nel 1982 a Torino, dopo qualche incertezza, rico-nobbe fra i suoi compiti primari quello di sostenere le Università federate, fornendo quel suppor-to che a molte di loro mancava perché non erano emanazione di Università degli studi.La Federazione, che ha preso

consistenza strutturale nel con-gresso di Vicenza (1985), si è proposta di offrire alle sedi un supporto culturale e scientifico, attraverso convegni, conferenze organizzative, altre iniziative ma soprattutto mediante pubblica-zioni sulle problematiche della terza età e sulle metodologie del-le varie discipline.In questo modo, la Federazione veniva a sollecitare le sedi alla ri-flessione per migliorare la qualità della vita delle persone mature (specie mediante l’inserimento nella vita sociale) e per elaborare utili strumenti alla preparazione dei docenti.

c o n t i n u a

Congresso Nazionale FederuniNuovo concetto di sviluppo: "Dall'economico all'umano"

(Codroipo, 7-9 giugno 2013)

Venerdì 7 giugno Sala Conferenze Oratorio Parrocchialeore 17,30 Apertura del congresso e saluto delle Autorità

ore 17,30 Conferenza: Economia e conoscenza

(prof. Cristiana Compagno, Magnifico Rettore

dell'Università di Udine)

ore 18,30 Conferenza: La famiglia, ruolo privilegiato dello sviluppo

umano (mons. Ivan Bettuzzi, Arciprete di Codroipo)

ore 19,40 Esibizione del Coro Ute di Rivignano

Sabato 8 giugno - Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Indici economici di sviluppo e soglia di povertà

(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)

ore 10 Conferenza: Elementi sociali dello sviluppo

(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)

ore 11 Conferenza: Crisi economica, decrescita e nuovi stili di vita

(dott. Renato Pilutti, Facoltà Teologica,

Università dell'Emilia Romagna)

ore 12,15 Dibattito

ore 14,30 Assemblea Consiglio Nazionale Federuni

ore 16 Visita città di Spilimbergo - Scuola Mosaicisti Friulani,

Duomo, Castello e saluto Ute Spilimberghese

Domenica 9 giugno Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Cittadini partecipi e responsabili

(prof. Giuseppe Dal Ferro, presidente Federuni)

ore 11,15 Tavola rotonda: Confronto di esperienze

fra Università della Terza Età

ore 12,30 Conclusione lavori

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INTERVISTEATTUALITÀ

c o n t i n u a

Mi sono sentito onorato dell'in-vito a partecipare all'inizio

ufficiale del nuovo anno dell'Uni-versità della terza età di Codroipo, a cui peraltro partecipo come inse-gnante da diversi anni nella sede di Bertiolo. Una realtà viva per lo stra-ordinario numero dei partecipanti e dei docenti che gratuitamente e in continuità sono disponibili; per la varietà e la pluralità dei contenuti e delle sensibilità, ugualmente fina-lizzate alla formazione di coscienze sensibili e attive. Mi permetto ora di riassumere in alcuni spunti di riflessione i contenuti dell'incontro vissuto insieme a tante persone a Codroipo. Le diverse e importanti questioni indicate sono di fatto in-terdipendenti, intrecciate fra loro in modo inscindibile e fecondo. Per quanto riguarda la cultura, è illuminante e coinvolgente ripren-dere queste straordinarie parole di Antonio Gramsci: “La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capaci-tà della mente di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, il no-stro rapporto con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza del sé e del tutto, chi sente la relazione

con gli altri esseri. Cultura è la stessa cosa che la filosofia; cia-scuno di noi è un poco filosofo; lo è tanto di più, quanto più è uomo. Cultura, filosofia, umanità, sono termini che si riducono uno nell'al-tro: cosicché essere colto, essere filosofo, lo può chiunque voglia. Basta vivere da uomini, cercare di spiegare a noi stessi, il perché delle azioni proprie e altrui; tene-re gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzandoci di capire ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevo-lezza, di passione, di volontà; non addormentarsi, non impigrirsi mai; dare alla vita il suo giusto valore, in modo da essere pronti, secon-do necessità, a difenderla o a sa-crificarla. La cultura non ha altro significato”. Quindi cultura non è nozionismo, non è erudizione, ben-sì visione del mondo, della storia, della vita; sensibilità, consapevo-lezza, autonomia, libertà, critica, responsabilità; identità aperta nel dare e ricevere in continuazione; appartenenza alla comunità loca-le e quella planetaria; curiosità e disponibilità, non pigrizia e confor-

CULTURA, ETICA, POLITICA,SPIRITUALITÀ NELL'ATTUALESITUAZIONE DELLA STORIA

mismo; ricerca del senso profondo della vita, in relazione con gli altri, nella storia in divenire. Si tratta di un progetto e di un'esperienza da vivere e diffondere, alternativi ad ogni cedimento alla cultura domi-nante e alla omologazione sempre subdola e in agguato. Una cultura da coltivare come persone, fami-glie, comunità, scuole, dall'infanzia all'università, nelle università della terza età. L’etica deriva dall'ethos, cioè da una visione del mondo, dall'esigenza di giustizia, di ugua-glianza, dell’affermazione dei diritti umani fondamentali; si concretizza nelle scelte personali e comunita-rie, sociali, istituzionali e politiche; è laica e ad essa possono contri-buire ispirazioni culturali e spirituali diverse. Un'etica esige un'opzione di fondo della vita, guidata e fina-lizzata al bene comune, liberandosi quindi da un individualismo perso-nale o di gruppo, da ogni forma di superiorità presunta e di privilegio sempre inaccettabile. Da tanti anni il teologo Hans Küng indica “un’eti-ca mondiale”, cioè alcuni impegni vincolanti per tutta l'umanità, sen-za deroghe, parentesi, eccezioni: la giustizia, la nonviolenza e la pace; l'accoglienza e il superamento di ogni discriminazione e razzismo; la libertà e la verità; la custodia è premura verso ogni altro esse-re vivente, dell'intero ecosistema. L’etica del bene comune delle co-munità locali e di tutta la famiglia umana di per sé esige il rifiuto net-to di ogni favoritismo, compromes-so, illegalità e corruzione, che sono la negazione dell'etica. Per quanto riguarda la politica, oggi ne avver-

tiamo in modo ancora maggiore l'indispensabilità, proprio consta-tandone il degrado e la crisi pro-fonda che riguardano i contenuti, il metodo, la rappresentatività, la se-paratezza, i privilegi, la corruzione. La denuncia del degrado a causa dell'autoreferenzialità privilegiata e inaccettabile, mette anche in risal-to le donne e gli uomini impegnati in politica in modo serio, onesto, con dedizione e perseveranza. Il doveroso e profondo rinnovamen-to riguarda i contenuti che devono riferirsi sempre alla vita delle per-sone e delle comunità, ai problemi, alle esigenze, alle speranze, alle potenzialità; riguarda il metodo, la rappresentatività e l'esigenza di un costante rapporto con le persone e le comunità; riguarda le persone: che siano motivate, appassionate, disponibili, oneste; che abbiano a cuore costantemente e solo il bene comune, liberandosi in modo netto e inequivocabile dai privilegi. Per quanto riguarda la spiritualità, se ne avverte l'esigenza profonda in tante persone; di spiritualità come profondità dell’anima, come riser-va e nutrimento di senso, come orizzonte della vita e come forza e sostegno per scelte umane signi-ficative. E’ importante che le fedi religiose si liberino da sovrastrut-ture, da nicchie di separatezza sacralizzata e spostino il loro ba-ricentro nella storia, nei drammi e nelle speranze delle persone.È importante che le fedi religiose si incontrino, dialoghino fra di loro, si conoscano; assumano insieme le sfide dell'umanità: la giustizia, la pace, la salvaguardia del crea-to. Per quanto riguarda la nostra tradizione, il nostro riferimento, è fondamentale che il Vangelo pos-sa risuonare con la forza della sua profezia e che la Chiesa sia fedele all’annuncio e credibile nella testi-monianza.

Pierluigi Di Piazza

Questo compito assunto è testi-moniato dalle oltre trenta pubbli-cazioni della Federazione, relative ai contenuti e alle finalità proprie di queste Università che, a dif-ferenza di quelle degli studi, si propongono lo studio delle varie discipline soprattutto nei risvol-

ti relazionali. Le Università della terza età si sono sviluppate in Ita-lia a partire dagli anni Ottanta e si sono moltiplicate, per iniziativa di centri culturali, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni, a differenza di molti Paesi europei, dove sono state promosse dalle

Università degli studi.Di qui la vivacità ed insieme la fragilità delle Università della ter-za età italiane, senza dubbio ade-renti ai bisogni degli utenti e del territorio, ma non sempre qualifi-cate culturalmente.La Federuni ora raccoglie 250

Università in Italia, con oltre 60 mila corsisti e con l’apporto di 4.250 docenti. Le sedi federate sono presenti in ogni regione ita-liana e si ritrovano annualmente per un congresso nazionale, per una conferenza organizzativa e per incontri interregionali.

Vuole presentarsi?Sono nato a San Daniele del

Friuli il 6 gennaio 1938.Dopo avere abitato in diversi pa-esi del Friuli, nel 1958 mi sono trasferito a Codroipo.Nel 1967 per ragioni di lavoro, mi sono spostato a Pasian di Prato per ritornare definitivamente a Codroipo nel 1978.Ho trascorso la vita professio-nale tutta all'interno di un’unica azienda, che all'inizio si occupa-va esclusivamente di impianti elettrici civili ed industriali.Entrato nel 1957 come capo squadra ho diretto diverse in-stallazioni, prevalentemente in Friuli.Nel 1966 con l'ingresso di nuovi soci l'azienda da ditta individuale è divenuta una società per azio-ni, ampliando l'attività anche nel settore delle telecomunicazioni, espandendo le installazioni in tutto il territorio nazionale.In seguito con la creazione di un'officina per costruzioni me-talliche, l'azienda ha acquisito nuovi contratti di forniture, in-stallazioni di strutture e apparati per telecomunicazioni anche all'estero.In questo contesto ho ricevuto incarichi di coordinamento fra i

reparti e la diretta responsabilità delle installazioni. Questo mi ha consentito di visitare tutte le re-gioni italiane, inoltre mi ha dato l'occasione di conoscere alcu-ni paesi esteri, come il Libano, l'Arabia Saudita e la Norvegia.Nel 1985 sono stato nominato Dirigente.

Nel 1981 sono entrato a far parte del consiglio d'amministrazione

della società dove sono rimasto fino al 2003.

Quando ha conosciuto e ini-ziato a frequentare l'Ute?Ho iniziato ha frequentare i corsi dell' Ute nel 1997, dall'anno ac-cademico 2000/2001 oltre alla frequenza ho intrapreso l'inse-

gnamento di corsi d'informati-ca.

Cosa comporta insegnare in-formatica a persone adulte?Tenendo presente che la mia esperienza didattica si identifi-ca solo in alcuni corsi aziendali tenuti alcuni anni fa (quindi già a persone adulte), insegnare all' Ute è stato ed è certamen-te molto stimolante, perché chi frequenta i corsi lo fa perché vuole imparare e non perché obbligato, pertanto con molta più passione.

RITRATTO DELL'ATTUALETESORIERE DELL'UTE

Questi corsi mi hanno permesso di trasferire qualche nozione ad altri, e mi hanno lasciato molto di più dal lato umano delle co-noscenze.

Quali altri incarichi ha all'in-terno dell'Associazione?Nel 2004 sono stato eletto membro del Consiglio Direttivo, e nel 2007 sono stato nominato Tesoriere dell'associazione, in-carico che tuttora ricopro.

La funzione di tesoriere quali compiti comporta? Innanzitutto si devono registra-re tutte le entrate e le uscite, tutti i movimenti di cassa e di banca, mantenere i contatti con i vari fornitori e provvedere a tutti pagamenti autorizzati, e questo per tutto l'arco dell'anno e non solo durante il periodo di frequenza dei corsi.Entro la fine di gennaio di ogni anno deve essere preparato il bilancio, che dopo l'esposizione e l'approvazione del Consiglio Direttivo, sarà a disposizione degli enti Regionali e Provinciali per poter accedere ad eventuali contributi. Poi sarà sottoposta all'approvazione all'Assemblea dei Delegati.

Chi è?Il codroipese Renato Zorat-

to, attuale docente nel labora-

torio del mosaico dell’ Ute, ha

frequentato la scuola di mosaico

a Spilimbergo negli anni 60.

Si è diplomato nel giugno 1966

con ottimi risultati.

Successivamente è stato sele-

zionato per un posto di lavoro a

Milano in un grande laboratorio

artistico di mosaico.

Ha conosciuto famosi maestri

come Sironi, Carpi, Montanari,

Baruzzi (allora direttore a Brera).

In quel periodo ha maturato una

ARTE DEL MOSAICO SECONDOIL MAESTRO RENATO ZORATTO

fondamentale esperienza nella

sua formazione artistica.

Ma è soprattutto con Salvatore

Fiume, scenografo alla Scala di

Milano che ha collaborato per

circa cinque anni, nell’esecuzio-

ne di un prezioso e imponente

mosaico (cento e venti mq nell’

abside con episodi tratti dal

Vangelo) nella nuova Basilica

dell’ Annunciazione a Nazareth

in Palestina. Ha realizzato anche

pannelli per tale cripta.

Rientrato da Milano a Codroipo

si è dedicato all’arte sacra rea-

lizzando varie opere. Sono state

coinvolte la Chiesa di Forni Avol-

tri, quelle di Pozzo di Codroipo,

di S. Donà di Piave e di Chirigna-

go (Mestre).

Ha intrapreso altre attività lavo-

rative ed attualmente continua a

gestire un piccolo studio di arte

musiva.

E’ impegnato da quattro anni nel

laboratorio con i corsisti dell'Ute,

ricavandone una notevole grati-

ficazione.

Tra l’altro è coinvolto pure nell’

insegnamento della materia con

i ragazzi della scuola primaria

G.B. Candotti nel capoluogo.

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INTERVISTE BASILIANO

Come l'è nata la passione per questa attività artistica?Nel periodo delle scuole me-

die, fra tutti i miei compagni di

classe ho stretto una profonda

amicizia con un ragazzo già fre-

quentante la scuola di mosaico

di Spilimbergo, da lì è nata in me

la netta consapevolezza di que-

sta mia spiccata attitudine per

il disegno. Quindi frequentan-

do la scuola spilimberghese mi

sono diplomato a pieni voti tanto

che ho potuto usufruire per ben

quattro anni di altrettante borse

di studio.

Quali sono le difficoltà per un principiante che affronta l’at-tività musiva?Le difficoltà nel rapportarsi a

questo corso dipendono in gran

parte dall’attitudine che uno ha

per il disegno e per le tecniche

di selezione del materiale.

Quale sono le tecniche ado-perate?Per quanto riguarda la tecnica

adoperata per la realizzazione si

usano materiali vetrosi o smalti,

che si trovano in commercio sot-

to forma di tesserine; riguardo

alla base per l’opera se si usano

i sassi (raccolti sul fiume Taglia-

mento) questi ultimi andrebbero

lasciati al naturale senza colori-

tura nè verniciatura.

Come si apprendono le tecni-che di base?Nella creazione della base

dell'opera l’uso di smalti e vetri-

ni richiederà un approccio sicu-

ramente diverso rispetto all'uso

di sassi perché per questi ulti-

mi è necessario l’utilizzo della

martellina, uno strumento che

richiede grande precisione.

Come si è evoluta la sua car-riera?Nella mia carriera ho realizza-

to soprattutto opere ispirate

all’arte sacra, una di queste è

presente nella nuova Basilica

dell’Annunciazione a Nazareth.

Ho avuto anche modo di col-

laborare come mosaicista con

il maestro Salvatore Fiume

all'epoca scenografo alla Scala

di Milano.

Poi in questi ultimi anni una mia

creazione è stato il quadro della

Madonna presente in una fami-

glia a Sedegliano.

Naturalmente i materiali neces-

sari per un mosaico sono molto

costosi, tanto che per realizzare

un metro quadrato ci voglio-

no dai 14 ai 16 chilogrammi di

pietrini con un costo di circa 22

Euro al chilo.

Spilimbergo resta tuttora l’unica

scuola di mosaico nel mondo e

ciò contribuisce a farne un polo

di attrazione per la riscoperta di

questa antichissima arte.

In questo periodo sono impegna-

to in un progetto che coinvolge i

bambini delle ultime classi della

scuola elementare “Candotti” di

Codroipo, per creare il logo della

scuola su progetto dei bambini.

Già lo scorso anno tale fruttuo-

sa collaborazione aveva portato

a realizzare tre fontanelle nel

cortile dell'istituto.

La Redazione

Basiliano. anche in questo anno accademico 2012 -

2013 nella U.T.E. - Universita’ della Terza Eta’ del Codroi-pese - sezione “pre Antoni Beline” di Basiliano, si sono svolte diverse attivita’ cultu-rali accademiche, con inte-resse sempre piu’ crescente da parte delle persone, non solo del Comune di Basiliano ma anche di Comuni limitrofi a Basiliano.Una forte richiesta di parteci-pazione e’ stata quella per il corso di informatica di base intitolato “il computer da zero in poi” con docente il presi-dente - coordinatore dell’Ute di Basiliano, Renato Pizzami-glio, al quale sono pervenute gia’ richieste di partecipazio-ne al corso stesso, per il pros-simo anno accademico anche se questo non e’ ancora ter-minato.C’e’ inoltre l’altro corso avan-zato, sempre di informatica, del maestro Pier Paolo Maz-zon che ha avuto ulteriore for-

tuna di partecipanti.Il gruppo piu’ omogeneo e’ senz’altro quello capitanato dalle due bravissime sorelle Gabriella e Paola Sangalli do-centi di ricamo.Poi c’e’ il ricamo avanzato e arte Tiffany con la bravissima docente Manuela Frisullo vera

esperta in queste due arti so-praffini.I due corsi di lingua spagnola, con docente di madrelingua, la maestra Viviana Noemi Lar-ronde dall’insuperabile dote nell’insegnamento e il corso di lingua inglese, con docen-te Giorgia Vendramin, che da anni insegna questa lingua con bravura hanno aiutato anche giovani universitari ad allenarsi nel parlare in prepa-razione degli esami in queste

Gino Spangaro, nato ad Udine nel 1924, è vissuto

sempre ad Udine, escluso un breve intermezzo a Roma, fino a pochi anni fa, quando ha de-ciso di lasciare la vivace città per trasferirsi nella quiete e nella calma vita di un paese:

Basiliano, per trascorrere, con la sua moglie, la sua seconda giovinezza.Conseguito il titolo di perito aeronautico al Malignani, per concorso ha lavorato presso il Ministero delle Poste e Te-lecomunicazioni prima nella

capitale e poi a Trieste, come pendolare, in quanto non ha voluto lasciare la sua città di Udine.E’ un mago della pittura. Ha dipinto da sempre, seguendo dalla fanciullezza in poi, i suoi due bravi maestri che l’hanno sempre sorretto: la fantasia e l’intelligenza.

due lingue straniere.Il mondo delle donne con l’an-tico Egitto tenuti dal professor Francesco Dagosta sono stati la novita’. Gli altri corsi come storie -personaggi- leggen-de del Friuli docente Lorenzo Baldo, orticoltura docente Se-verino del Giudice, la memoria

collettiva docente Guido Sut, diritto commerciale docente la bravissima avv. Nadia Ferro, igiene nel cibo e dintorni do-cente prof. Marta Lant hanno attirato l’interesse dei corsisti che gia’ lo scorso anno ave-vano frequentato tali corsi.Ciliegina sulla torta e’ stato invece il corso “la cucina e’ un’arte” tenuto dalla maestra chef Sonia Ruppolo che ha saputo spiegare e prepara-re ricette di alta cucina deli-

ziando il palato dei suoi nuovi corsisti.Abbiamo avuto poi il corso di decoupages docente Sandra Bergamasco, di iconogra-fia docente Gino Guerrini ,di acquerello docente maestro pittore Alfio Talotti, di arte del rilassamento docente Maria Rosaria Moro, di bigiotteria docente Renza Mattiussi e poi in ultimo il corso di pittura del compianto maestro Gino Spangaro che e’ riuscito ad insegnare solo per il primo trimestre, perche’ purtroppo deceduto il 25 dicembre 2012 giorno di Natale, lasciandoci in silenzio senza far rumore come era nel suo stile, ma che ha creato un vuoto in-colmabile non solo per i suoi corsisti ma per tutto l’Ute di Basiliano.Tutti questi corsi come ogni anno accademico sfoceranno in una mostra che dovrebbe svolgersi dal 24 al 28 aprile 2013.

Renato Pizzamiglio

Dice anche che in lui è na-scosta una particolare e pic-cola idea di bellezza che trae ispirazione dall’incanto e dallo splendore profusi nel creato da Dio.Ed allora nei suoi quadri espo-sti in diverse mostre, ritrovia-

mo quel pizzico di fascino e di grazia che si notano nelle cose e negli oggetti belli (in-timi paesaggi collinari, nature morte) e nelle persone belle (è un ritrattista formidabile).Spangaro non è geloso del suo lavoro e ha insegnato per decenni a tanti, tantissimi al-lievi quelle sensazioni che lui

prova. Decano degli insegnati dell’Università della terza età, a Basiliano ed anche a Udine, i suoi corsi di pittura sono stati seguiti da centinaia e centina-ia di anziani ed adulti che, con l’entusiasmo che profonde, è capace di farli ritornare bam-bini (fanciulli direbbe il Pasco-li) nella magica atmosfera dei colori.Proprio per questa sua atti-vità gratuita è stato premiato ai Colonos con la targa “Mus s’Aur. Abbiamo parlato di lui come se fosse ancora pre-sente, invece se n’è andato nel pomeriggio di un Natale particolarmente grigio nei suoi mondi colorati.Oggi in molti con il sindaco di Basiliano l’hanno salutato con tanto affetto, accompagnan-dolo nell’ultima dimora.Il cielo era splendido, come voleva lui.

Guido Sut

ATTIVITÀ DELL'ANNO

ADDIOALL'ARTISTA GINO

Page 6: Pantere d'argento 2013

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BERTIOLO BERTIOLO

Allora eccoci ancora, puntuali

ad illustrare ed informare su

quanto di bello e nuovo abbia-

mo avviato in quest’anno acca-

demico 2012-2013.

Nella sezione di Bertiolo, i corsi

avviati grazie al numero degli

iscritti sono venti. Cinque corsi

proposti non si sono potuti at-

tivare per scarsità del numero

di iscrizioni o per impossibilità

dell’insegnante.

In totale, se davvero i numeri

possono dire sinteticamente

qualcosa in più, sono dunque

questi: centododici i corsisti

“interni”, una trentina “ester-

ni” provenienti da altre sedi e

frequentanti i nostri corsi; una

ventina di insegnanti; sette do-

centi esperti “occasionali”, due

collaboratori, e una coordinatri-

ce… E’ sicuramente utile riflet-

tere insieme su alcuni aspetti

dell’offerta che proponiamo per

l’Educazione Permanente degli

Adulti. E’ utile? Ha senso oggi?

Riusciremo ancora ad offrire

per pochi euro all’anno delle

vere eccellenze, e corsi utili e

interessanti a beneficio degli

utenti interessati? La quota di

trentacinque euro che richiedia-

mo all’atto dell’iscrizione, copre

in parte le spese di gestione as-

sociativa, l’assicurazione, i con-

tributi per rimborso spese chilo-

metrico ai docenti e collabora-

tori. Il Comune di Bertiolo offre

gratuitamente, come a tutte le

Associazioni Comunali, l’uso dei

locali, il riscaldamento, la luce,

il supporto logistico… ma fino

a quando potrà ancora permet-

terselo? L’opera di numerosi

volontari fa sì che questa realtà

possa ancora esistere. I corsi-

sti da parte loro, partecipano

con la frequenza, l’acquisto del

materiale necessario all’attua-

zione dei loro manufatti o per

lo studio e le pratiche persona-

li. È questa una valida formula

in risposta alla crisi in atto? I

dati lo confermerebbero… con

poco impegno di denaro, infatti

ci si può permettere ancora di

frequentare, corsi di inglese,

informatica, danza, hatha yoga,

yoga della risata, mosaico, cuci-

na, taglio e cucito, filosofia, orto

e giardino, salute e dintorni,

scartòs, fisarmonica, disegno

e pittura,maglia e uncinetto,

scacchi, incontri di promozione

culturale… e ciò che più conta,

la comodità di aver la sede dei

corsi che si desidera frequen-

tare, vicino casa! Ogni iscritto

è socio, quindi partecipe “in

toto” alla vita associativa, nel

dare e nel ricevere… ma oltre

alla presenza e alla frequenza,

può esserci altro? Partecipare a

queste iniziative è un fatto cul-

turale? Ha senso parlare ancora

di cultura nel nostro territorio?

E quale tipo di approccio si af-

ferma nei più? Perché i corsi

di manualità, d’inglese,d’ in-

formatica, del benessere, sono

i più gettonati? A quali bisogni

possiamo rispondere con le no-

stre proposte? Basta la socializ-

zazione?

Lo star bene insieme è impor-

tante, l’Ute è anche questo, ma

non solo!!! L’entusiasmo che si

nota, fra i corsisti più giovani

che, pur di fare qualche corso,

fanno lo slalom fra lavoro, fami-

glia, scuola… è commovente e

dà carica e motivazione a conti-

nuare su questa strada, non fa-

cile, ma che vale ancora la pena

percorrere… Se ci rifacciamo

alla saggezza espressa da tutti

i tempi e da tutte le culture, in

tutti i continenti,da tutte le gen-

ti impareremmo a conservare

sempre il senso della misura

e del discernimento per distin-

guere ciò che è essenziale da

ciò che è superfluo o accessorio.

Magari migliorando, ottimizzan-

do le proposte, scambiandoci i

saperi, con l’aiuto e il contributo

di tutti, anche a Bertiolo.

E come diceva il vecchio saggio:

“C’è chi dà il secchio e la corda

e indica dov’è il pozzo, poi tocca

a ciascuno di noi attingere l’ac-

qua”.

Mandi e grazie!

La coordinatriceRosa Fiume

UTE DI BERTIOLO: AVVIATI 20 CORSI

Si chiama Yoga della Risata

una particolare attività aero-

bica per imparare a ridere senza

nessun motivo insieme ad altre

persone anche sconosciute.

Ridere è contagioso e si tra-

smette più facilmente quando si

ride in un gruppo con un buon

contatto oculare. Con il respiro e

il movimento si stimola uno sta-

to gioioso che diventerà sempre

più vero e spontaneo. La tecnica

è stata sperimentata e svilup-

pata dal medico indiano Madan

Kataria, che dieci anni fa comin-

ciò la sua avventura in un parco

pubblico, dove invitava le perso-

ne a ridere insieme a lui; dei 400

frequentatori abituali del parco,

oggi nel mondo si contano più

di 8000 Club della Risata in cui

YOGA DELLA RISATA la risata viene utilizzata come

energia terapeutica capace di

rigenerare il corpo e lo spirito.

Se ci chiedessimo quando è

stata l’ultima volta che abbiamo

riso spontaneamente, solo per il

piacere di essere felici, ci accor-

geremmo di provare difficoltà

nel trovare la risposta.

Per il primo anno nella palestra

delle scuole di Bertiolo la se-

zione locale dell’Ute ha dato l’avvio

a un corso di danza orientale. Una

quindicina di corsiste ha potuto

sperimentare un approccio al mo-

vimento particolare, al contempo

espressivo e tecnico. Le lezioni in-

fatti prevedono una parte di riscal-

damento che mira a sciogliere le ar-

ticolazioni e a prendere confidenza

con la musica orientale, una parte

di studio dei movimenti e una par-

te coreografica. Lungo tutto l’anno

infatti a passi graduali le danzatrici

hanno memorizzato una coreo-

grafia orientale, da eseguire con il

velo, accessorio tipico della varian-

te egiziana. E’ stata un’esperienza

nuova nella quale ognuna ha potuto

trovare la propria via all’espressio-

ne personale della danza. Dal punto

di vista fisico la danza del ventre

coinvolge dolcemente varie parti

del corpo, in particolare la schiena

e le braccia. Tonifica la muscolatura

dorsale e insieme accresce flessi-

bilità della colonna vertebrale. Fa

muovere soprattutto il bacino che,

generalmente, viene poco coinvolto

dalle attività fisiche tipiche dell’Oc-

cidente. Gli ancheggiamenti e l’ese-

cuzione di movimenti quale l’otto o

il cammello mobilizzano in maniera

non traumatica la parte bassa della

schiena, sciogliendo e rafforzando

la zona lombo-sacrale. È adatta alle

donne di tutte le età, anche a chi

non ha mai praticato danza. Aiuta a

migliorare il portamento, la flessibi-

lità e la coordinazione. Il prossimo

anno l’esperienza verrà ripetuta e il

corso sarà diviso in due parti, una

fase iniziale e una seconda fase di

approfondimento.

Brancolini Costanza

Questo essere umano è come un ostello.

Ogni mattina un nuovo arrivo.

Gioia, depressione, inutilità,

una momentanea consapevolezza,

giungono come ospiti inattesi.

Accoglili e intrattienili tutti.

Anche se sono un gruppo di dolori

che violentemente invadono la tua casa

e la svuotano di ogni cosa.

Ugualmente tratta l’ospite con onore.

Forse sta preparando lo spazio per una nuova delizia.

Il cattivo pensiero, la vergogna, la malignità,

incontrali tutti sulla soglia, ridendo, e invitali ad entrare.

Sii grato per chiunque arrivi, perché ognuno è stato mandato

Come una guida, dall’Aldilà.

Jalaludin Rumi

L'OSTELLO

Negli ultimi vent’anni numerose

ricerche scientifiche hanno di-

mostrato che ridere ha un effet-

to benefico sul sistema immuni-

tario e aiuta a ridurre gli effetti

negativi dello stress, agendo

positivamente sul corpo e sulla

mente. Una tipica sessione di

“Yoga della Risata” si avvale an-

che di esercizi basati sui principi

yoga di respirazione profonda e

rilassamento. La respirazione

profonda stimola, grazie al mo-

vimento ritmico dei muscoli ad-

dominali e del diaframma, una

diramazione sinaptica del nostro

sistema nervoso producendo un

senso di calma e aumentando

l’apporto di ossigeno all’organi-

smo. Una “sessione di risate”, in

media ha una durata di 30 mi-

nuti, in cui si inizia con una lun-

ga serie di respirazioni guidate

a cui segue dello streching per

sciogliere i muscoli e la ripeti-

zione del vocalizzo “HO-HO-HA-

HA-HA” unito al movimento e al

battito ritmico delle mani che

aiutano a creare un buon livello

di “energia di gruppo”.

L’attività proposta si pone alcuni

obiettivi.

- Aumentare l’autostima

- Aiutare a sviluppare una mente

positiva con maggiore consape-

volezza del proprio corpo

- Ridurre il livello di stress e del-

le tensioni

- Rafforzare il sistema immuni-

tario

- Migliorare la respirazione e

l’apporto di ossigeno

- Aumentare il tono muscolare

facciale e delle espressioni

- Migliorare le relazioni e

favorirle,interagendo senza giu-

dizi

- Ridurre le inibizioni e la diffi-

denza fra le persone

- Aumentare la convivialità e la

collaborazione

Le azioni per ottenere gli obiet-

tivi di cui sopra si attuano at-

traverso il gioco, il movimento

libero e creativo accompagnato

da musica, battito ritmico delle

mani, respiro profondo yogico,

espirazioni vocali, imitazioni di

gesti e movimenti molto sempli-

ci ispirati alla vita quotidiana del

proprio vissuto, al mondo degli

animali e della natura.

Sono diverse le tecniche e

gli esercizi di risate stimolate

che aiutano a trarre beneficio

dall’azione del ridere, e che

aiutano soprattutto a sviluppare

quella che viene definita dallo

stesso Dottor Madan Kataria, “la

risata interna, che porti dentro

di te, che c’è sempre, che solo

tu puoi risvegliare e spargere

intorno a te”.

Laughter Yoga LeaderRosa Fiume

DANZA ORIENTALEA BERTIOLO

Page 7: Pantere d'argento 2013

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aspetti di una stessa facoltà ri-

volta ora all’uno ora all’altro lato

della dolorosa schiavitù umana;

e coloro che sono capaci di col-

lera sono anche capaci d’amo-

re.

Edmund Burke, Speech, 1792

Una vigile e provvida paura è la

madre della sicurezza.

La Fontaine, Fables, XII, 18 (XIX sec.)La troppa paura dei pericoli fa

che spesso vi cadiamo.

F. Nietzsche, Così parlò Zara-

thustra, I (XIX sec.)Dell’amore del prossimo

…Il vostro amore del prossimo

BERTIOLO BERTIOLO

D a qualche anno a Bertiolo,

come in tante parti d’Italia

ormai, si svolgono “Dialoghi Fi-

losofici… per non filosofi”.

Contributo a più mani di ap-

profondimento.

Tutto ruota all’interno della crisi,

anche la cultura.

Crisi è ricerca, possibilità, occa-

sione propizia per migliorare e

confrontarsi, per progredire, per

creare alternative, ovunque.

Fino ad oggi funzionava la quan-

tità, il rendimento sempre più

alto, ovviamente, tutto legato al

consumo, agli oggetti possedu-

ti, all’avere… una cultura mate-

rialistica. Ora dato il fallimento,

evidente, di questo modello di

società, ci sarà spazio per una

vita, una cultura di qualità.

Che emozioni si provano di fron-

te alla realtà che ci circonda?

Al futuro immediato e prossi-

mo?

Mi arrabbio di fronte a sprechi e

ingiustizie?

Cosa posso fare concretamente

di fronte al sopruso del più forte

o del folle?

Quando manca il lavoro e lo sti-

pendio?

Come mi pongo con me stesso

e con gli altri nella gestione del-

la cosa pubblica e privata?

Dei sentimenti fra le persone?

Che differenza c’è fra le emo-

zioni che provo io e quelle che

provano gli altri?

Ci sono emozioni buone ed

emozioni cattive?

La rabbia mi libera o mi rende

meno consapevole?

E se me la prendo con gli og-

getti?

Quale strada intraprendo di

fronte ad un problema concre-

to?

Quale ritengo la più giusta?

La strada filosofica sembra

faticosa, per chi non sa che in

realtà siamo tutti filosofi, nel

momento in cui ci poniamo una

qualsiasi domanda e cerchiamo

una risposta.

La passione per la ricerca della

verità , del bene e del bello alla

fine ripagherà con una ricchez-

Platone, Repubblica, II, 375a-b (IV sec. a. C.)

- Credi tu, dunque, - dissi io -

che la natura di un cucciolo di

razza buona differisca, per il sa-

pere fare la guardia, da quella

d’un giovinetto bendato?

- Come dici?

- Che ognuno dei due deve es-

sere di sensibilità acuta, e leg-

gero a inseguire l’oggetto per-

cepito, e gagliardo ancora, se

debba afferrarlo e combattere.

- Certo, occorre tutto questo.

- E coraggioso anche dovrà es-

sere, per combattere bene.

- Come no?

- E saprà essere coraggioso un

cavallo o un cane o qualsiasi

altro animale che non sia ira-

scibile? Non hai tu pensato che

l’ira è qualcosa di indomabile e

invincibile, per la cui presenza

ogni anima e in ogni cosa intre-

pida e imbattibile?

- Certo.

- Come, dunque, debba essere

il guardiano, per quanto riguar-

da il fisico, è chiaro.

- Sì.

- E per il morale, irascibile.

- Anche questo.

Marco Aurelio, Pensieri, IV, 3; 7 (II sec. d. C.)

Da che cosa potresti essere di-

sgustato? Dalla malvagità uma-

na? Ricorda queste conclusioni:

gli esseri razionali sono nati

l’uno per l’altro; la tolleranza è

parte della giustizia; gli uomini

errano senza volerlo; e infine,

dopo essersi combattuti, so-

spettati, aborriti, feriti, giacciono

ormai morti e ridotti in cenere.

Ricordalo, e càlmati, una buona

volta!

Sopprimi l’opinione e soppri-

merai il “sono stato offeso”;

sopprimi il “sono stato offeso” e

sopprimerai l’offesa.

Victor Hugo, W. Shakespeare, II, 6, 1 (XIX sec.)L’ira e la tenerezza sono i due

za interiore incomparabile.

È un po’ come il lavoro del con-

tadino, quello vero di una volta,

che seminava e raccoglieva se

aveva trattato bene tutte le fasi

della coltura, dalla preparazione

del terreno, all’attesa delle sta-

gioni, alla cura, al raccolto…

A volte se piantava un albero ad

alto fusto, nemmeno vedeva i

suoi frutti! Ne usufruivano però

i suo figli o nipoti…

Così è per la cultura e il pensie-

ro: si semina ma non si sa bene

che cosa questa semina potrà

produrre nel tempo e nelle per-

sone. Alcuni effetti sono imme-

diati, altri no.

Comunque, per chi si rende

disponibile a questa fatica, si

aprirà un mondo di soddisfa-

zione personale guadagnata

e conquistata sul campo, non

quantificabile sul piano econo-

mico…

Per corsisti e docenti una via

per “arricchirsi” è sicuramente

l’Ute e per tirare meglio l’acqua

al nostro mulino, il corso di Filo-

sofia pratica.

La nostra insegnante, dott.ssa

Norma Romano tiene il corso di

Filosofia Pratica a Bertiolo con

il prof. Giorgio Giacometti, suo

marito. Ha aperto un Centro di

Consulenza e Pratiche Filosofi-

che a Udine. Per maggiori infor-

mazioni, puoi conoscerla meglio

visitando il sito www.normaro-

mano.it.

I Corsisti

è il vostro cattivo amore di voi

stessi. Voi fuggite verso il pros-

simo fuggendo voi stessi…

Non riuscite a sopportare voi

stessi e non vi amate abbastan-

za: ora volete sedurre il prossi-

mo all’amore e trasfigurarvi nel

suo errore…

Quando volete parlare bene di

voi, vi procurate un testimone; e

quando l’avete sedotto a pensa-

re bene di voi, allora anche voi

pensate bene di voi stessi…

Chi va dal prossimo, perché

cerca se stesso, e chi, perché

vorrebbe perdersi.

Il vostro cattivo amore di voi

stessi vi trasforma la solitudine

in un carcere… Io non vi inse-

gno il prossimo, bensì l’amico.

AMORE, PAURA, RABBIA...NOI E LE NOSTRE EMOZIONI.UN PERCORSO FILOSOFICO.a cura di Norma Romano e Giorgio Giacometti

Chi l’avrebbe mai detto!!! Abbiamo imparato a lavo-

rare i scartòs!!!Dall’economia, povera, conta-dina, di una volta, con l’impe-rativo di recuperare tutto di ciò che si produceva, con fatica, (della serie, “non si butta via niente”), abbiamo realizzato fin dai primi incontri oggetti “fini-ti”: angeli, personaggi e decori natalizi, fiori, borse, pannelli, bomboniere… e corda!Bello ed interessante! Incre-dibile il risultato personale di ciascuno!In soli dieci incontri, non si può certo pretendere l’eccellen-za… Ci sarà bisogno di fare pratica per perfezionare la tecnica e far spazio alla fanta-

sia creativa di ognuno.Ma intanto la passione è sta-ta accesa e auspichiamo per l’anno prossimo un corso di approfondimento della tec-nica. Grazie maestra Ema-nuela, senza il tuo lavoro “sul campo” (nel vero senso della parola, per la semina ed il raccolto delle pannocchie e la preparazione del materiale necessario) e la tua disponi-bilità, questa nostra passione non sarebbe stata scoperta e sarebbe rimasta nel cassetto dei desideri, chissà per quanto tempo ancora!Arrivederci e… speriamo più numerosi, l’anno prossimo!

I Corsisti

SCARTÒS...NOVITÀ D'ALTRI TEMPI

LA CULTURACONTRO LA CRISIUn corso per non fi losofi

Page 8: Pantere d'argento 2013

12 13

CODROIPO CODROIPO

Il Corso Donna oggi è vera mu-

sica

In questo anno accademico, la

signora Luisa Masizzo ha ina-

nellato delle autentiche perle

curando il corso “Donna Oggi”

all’insegna dell’Opera Lirica,

dell’Arte e della Cultura.

Il soprano Francesca Scaini,

accompagnata dal pianista, di-

rettore di coro e compositore

Francesco Zorzini, ha proposto

le più celebri arie del melo-

dramma italiano con brio e sa-

pienza artistica, conquistando

il numeroso pubblico presente

anche con le Sue performance

scherzose.

La voce melodiosa e possente

ha toccato i vertici della pas-

sione così come le emozioni

più sublimi regalate dai grandi

compositori italiani.

L’omaggio floreale, immortalato

in fotografia, è un momento del-

la serata all’Ute, ricambiata af-

fettuosamente dai presenti con

numerosi e intensi applausi.

La festa in onore dell’Opera

ha avuto momenti di grande

suggestione grazie all’appas-

sionato Federico Bernardis che

collabora intensamente al corso

codroipese, “creando un palco-

scenico” in Piazza Dante. Per le

corsiste si è proposto l’ascolto

prezioso de “La Figlia del Reggi-

mento” di Gaetano Donizetti, del

balletto “Il Pipistrello” di Johan

Strauss, e sulla scia dei celebri

balletti russi anche il “Don Chi-

sciotte della Mancia”.

Scorrendo il calendario degli

appuntamenti culturali è inter-

venuta, circa le Giornate Inter-

nazionali decretate dall’Onu

per l’Unesco, la Professoressa

Renata Capria D’Aronco, delle

Donne Cavalieri di Malta, pre-

sidente del Club Unesco Udine-

se, membro della Federazione

Italiana dei Club Unesco, asso-

ciata alla Federazione Mondiale,

illustrando le iniziative di cultura

musica e ballo della città negli

ambienti più prestigiosi.

La dottoressa Patrizia Cabrini

Venier Romano ha dedicato alle

corsiste una sintesi storica della

scrittura e della calligrafia come

mezzi indispensabili di comu-

nicazione dai tempi dei graffiti

fino all’era digitale, passando

attraverso documenti ufficiali e

scritture personali.

L’Architettura dell’acqua in Friuli

Venezia Giulia è stato il percor-

so per immagini dell’Ingegnere

Anna Frangipane, dell’Universi-

tà di Udine, che ha proposto la

nostra regione, attraverso le ac-

que visibili e invisibili. Ne risulta

una storia di racconti dell’acqua

come fonte di vita e via di tran-

sito per gli uomini e le merci sin

dalla preistoria, ma anche come

elemento di distruzione.

Secoli di storia friulana, ca-

tastrofi, inondazioni e siccità.

L’architettura, sostiene l’ing.

Frangipane, testimonia con i

mulini, le cisterne, i pozzi e i

battisteri, il passaggio dell’ac-

qua, ma anche le relazioni di un

paese, di una comunità e spinge

alla riflessione su questo bene

LIRICA: CHE PASSIONE!

prezioso. Tra gli incontri di cuci-

na si sono alternati il pasticcere

Danilo D’Olivo con due “lezioni

bon-bon” sui gustosi dolci ru-

stici autunnali e della tradizione

natalizia, appassionando le si-

gnore con le foglioline di ciocco-

lato per decorare originali piatti,

mentre lo Chef Ennio Furlan ha

insegnato a creare piatti con le

erbe aromatiche e i funghi.

In conclusione la Cena di Nata-

le, il momento tradizionale per

lo scambio degli auguri tra le

corsiste, quest’anno ha avuto

una sede prestigiosa: Villa Ma-

nin di Passariano.

La conoscenza della residenza

dogale è poi stata approfondi-

ta attraverso alcune immagini

inedite delle sale private messe

a disposizione dall’Archivio Fo-

tografico del Centro Regionale

di Catalogazione e Restauro

di Villa Manin di Passariano.

E’ stato un momento per ac-

carezzare l’armonia d’arte dei

saloni e del parco grazie alla

guida dell’amica, la dottoressa

Raffaella Beano. Ospite d’onore

della serata il telecineoperatore

Remigio Romano che ha proiet-

tato per le convenute un video

storico sulla lavorazione dell’oro

in Friuli. La regione infatti vanta

una tradizione a partire dai Lon-

gobardi nella città di Cividale e

si arricchisce lungo il percorso

dei secoli della maestria degli

orafi. Si sono ammirati i preziosi

gioielli che sapienti mani di ar-

tisti artigiani hanno prodotto per

la gioia delle donne.

Elevare la qualità della vita e mantenerla ad ottimi livelli, so-

prattutto nelle città, dovrebbe es-sere un impegno di tutti. Le aree verdi, per loro peculiarità, sono uno

degli ambiti in cui si svolgono at-tività che concorrono a rendere le nostre condizioni di vita ottimali. Si deve avere pertanto una maggior consapevolezza delle molteplici

funzioni (paesaggistica, psicolo-gica, di svago ,ecologica, sociale, ecc…) svolte dal verde urbano e del ruolo che esso riveste nel miglioramento della qualità della vita. Da ciò deriva che dobbiamo avere un’ attenzione particolare e precipua verso il patrimonio arbo-reo e la sua salvaguardia. In questi ultimi anni in ambito urbano, ci si trova, sempre di più, di fronte a manifestazioni parassitarie a ca-rico delle piante ornamentali di

notevole impatto sia sociale che emotivo. Le difficili condizioni di vita e di stress in cui le piante sono costrette a vivere in città le rendo-no più deboli e vulnerabili agli at-tacchi parassitari, rispetto a quelle che si sviluppano in ambiente naturale. A tal riguardo si posso-no menzionare i casi più eclatanti: il cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) e la tingide del platano (Corythucha ciliata), la processio-naria del pino (Thaumetopoea pit-

yocampa), il bruco americano (Hy-phantria cunea), le infestazioni di afidi, acari, di metcalfa (Metcalfa pruinosa) e la recente esplosione di cameraria (Cameraria ohridella) su ippocastano.Di fronte a queste problematiche il fitoiatra e il responsabile della gestione del verde pubblico devo-no dare risposte concrete tenendo ben in evidenza che in ambito ur-bano, per ridurre al minimo l’im-patto ambientale, gli interventi con l’uso di prodotti fitosanitari con trattamenti tradizionali di irro-razione alla chioma devono essere limitati al massimo. In questo caso ci si troverebbe infatti a operare con notevoli difficoltà, disagi, in-quinamento ambientale, soprat-tutto quando si interviene in pros-simità di abitazioni, scuole, zone ad elevata fruizione pubblica ed in vicinanza dei corsi idrici. Conside-razioni di ordine igienico-sanitario e difficoltà operative nella realiz-zazione di questo tipo di interventi rendono pertanto particolarmente interessanti le applicazioni endo-terapiche localizzate al tronco, in modo da ridurre quasi totalmente l’impatto ambientale. Qualora co-munque si rendesse necessario un intervento chimico, occorrerà sempre procedere nel rispetto della normativa vigente. L’endote-rapia è una tecnica che consiste nell’immettere direttamente all’in-terno della pianta nei vasi legnosi i prodotti fitosanitari utili a com-battere i parassiti. Così il principio attivo, tramite il flusso xilematico, raggiungerà la parte epigea della pianta. Gli aspetti positivi di que-sta metodologia d’intervento si possono così riassumere:- impatto ambientale quasi nul-lo rispetto ai metodi tradizionali (irrorazione o nebulizzazione). In-fatti il principio attivo è iniettato all’interno della pianta dal serba-toio dell’attrezzatura direttamente ai vasi xilematici della pianta, sen-za entrare in contatto con l’atmo-sfera;- rispetto degli insetti utili. Il principio attivo colpisce diretta-mente l’agente patogeno (che sia insetto o microorganismo) dall’in-terno della pianta, così gli orga-

SALVAGUARDIA E DIFESADEL VERDE URBANOEndoterapia: questa sconosciuta

nismi utili non risentono in alcun modo dell’intervento;- dosi ridotte. Il fatto che non vi siano dispersioni in atmosfera, comporta l’impiego di quantità minori di principio attivo; - indipendenza dalle condizioni meteorologiche. La scarsa illumi-nazione e l’umidità dell’aria pos-sono rallentare il flusso xilematico e quindi la salita del prodotto all’ interno della pianta. Invece gli agenti meteorologici, come piog-gia e vento, non interferiscono sull’azione del principio attivo;- efficacia indipendentemente dalle dimensioni degli alberi;- aspetto economico e durata del trattamento. Il singolo trat-tamento endoterapico è costoso, però, mentre questo intervento è sufficiente per una o due stagio-ni, con i metodi tradizionali sono necessari due, tre o più interventi all’anno.A fronte di questi aspetti positivi si può verificare un unico aspetto negativo conseguente alle ferite che si eseguono per l’inserimento del prodotto nei vasi linfatici, qua-lora soprattutto non si segua una tecnica appropriata ed il personale non sia altamente qualificato.I punti caratterizzanti di questa tecnica si possono così riassume-re:- utilizzo di materiale adeguato (tipo di trapano e punte da utiliz-zare);- diametro del foro ridotto (3-3.5mm);- profondità non superiore ai primi 2-3 anelli di crescita;- disinfezione delle attrezzature usate e dei fori per favorire la ci-catrizzazione;- utilizzo di principi attivi registrati per tale metodologia ;- utilizzo di pressioni ridotte che non creino problemi ai vasi linfa-tici (circa 0.5-2 bar).Le metodologie di trattamento en-doterapico si possono suddividere in due grandi categorie:- a pressione o micropressione (foto 1), quando il prodotto viene iniettato in pianta con una certa pressione (come una sommini-strazione con siringa);- ad assorbimento naturale (foto

2), quando il principio attivo viene assorbito dalle piante in modo at-tivo tramite infusione o perfusione (come una somministrazione con flebo).Per quanto riguarda i metodi a pressione occorre precisare che ne esistono parecchi (Arbocap, Technogreen, Arbojet, Cemulini, ecc…) sono tutti affidabili, l’im-portante è operare con pressioni che non superino i 2 bar. Valori superiori infatti potrebbero inter-

ferire con le strutture cellulari del legno, causando danni irreversibili alla pianta.L’endoterapia permette e ga-rantisce di evitare con certezza assoluta la dispersione di pro-dotti fitosanitari nell’ambiente, limitando l’impiego delle sostanze

alla quantità minima necessaria, unendo così all’eliminazione totale di rischi per la salute pubblica ed ambientale, anche un notevole ri-sparmio economico.Per concludere voglio ricordare quanto ha dichiarato un famoso ricercatore americano del settore e cioè: “Io non sono contro l’endo-terapia (trunk-injection) ma sono contrario alla cattiva endoterapia”. Questa affermazione è sempre valida, non solo per l’endoterapia,

ma ancora di più in ogni settore della difesa fitoiatrica. Ripeto che, onde evitare danni irreparabili alle piante ed all’am-biente, serve un’alta professiona-lità e gli operatori devono avere un elevato grado di specializzazione.

Ivano Clabassi

Foto 1 - Metodo "Verde Cemulini"

Pompa a pressione pneumatica e ugelli inseriti nel tronco.

Foto 2 - Metodo "Corradi-Ecoiatros"

Flebo gravitazionale utilizzata per l'assorbimento naturale e ago monouso.

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14 15

CODROIPO CODROIPO

La storia dell’intera umanità tra

il 1939 e il 1945 è quella del-

la seconda guerra mondiale che,

diversamente da tutti i conflitti

precedenti, è guerra totale, com-

battuta con ogni mezzo: militare,

psicologico, propagandistico; non

solo, dunque, scontro tra eserciti

ma guerra globale con distruzioni

spaventose. Il conflitto non po-

teva finire con una tregua o un

armistizio ma doveva terminare

con l’annientamento di uno dei

due contendenti: mondo libero o

dittatura. Conflitto, dunque, non

limitato ai campi di battaglia ma

che vede protagonista la popo-

lazione civile fiaccata nella sua

capacità di resistenza morale e

lavorativa, sofferente per l’an-

nientamento di città, campagne,

attrezzature industriali, reti stra-

dali e ferroviarie, rotte di comuni-

cazione. Il percorso storico “Sto-

ria Amica”, trimestrale, ha appro-

fondito gli aspetti citati con lezio-

ni, documentazioni di archivio e

iconografia, con la presenza di

esperti con esperienze legate alla

ricerca, alla pubblicazione e con

la visione di documenti spesso

inediti. Tra gli esperti intervenuti

il maresciallo R. Bassi in servizio

presso l’aeroporto “F. Baracca” di

Per interrompere la monotonia insita nello studio elementare, grammaticale, delle lingue straniere e per sollevare lo spirito dei

corsisti e del docente fra una declinazione (in senso stretto, proprio; per esempio, in tedesco, das Leben, des Lebens, dem Leben, das Le-ben: i casi della ‘vita’!) e una coniugazione (per esempio, in spagnolo, quise, quisiste, quiso, ecc.: il passato pretérito, cioè ‘remoto’, in tutti i sensi, del verbo querer ‘volere, amare’), una parte dei nostri corsi di lingua tedesco e spagnolo è dedicata alla letteratura.Letteratura intesa non come amabile conversazione ma, per non al-

Casarsa, ricercatore e scrittore

di testi riguardanti l’aviazione in

Friuli durante il secondo conflitto

mondiale che ha proiettato, tra

l’altro, una serie di fotografie di

apparecchi usati durante il con-

flitto e spiegato la storia dei di-

rigibili presenti negli aeroporti e

hangar friulani. E il prof. Paolo

Strazzolini, docente associato di

chimica all’università di Udine e

storico, ricercatore e scrittore,

che ha illustrato la storia dello

Stato italiano dopo l’8 settembre,

l’istituzione della “Operationszo-

ne Adriatisches Kustenland”, la

nascita della resistenza in Fvg, la

costituzione della “Repubblica di

Carnia” nell’agosto 1944 e l’ec-

cidio di Porzus visto attraverso i

contrasti tra “osovani” e “gari-

baldini” e le missioni alleate. Si

vuole qui ricordare che dall’ago-

sto al settembre 44, le divisioni

Osoppo e Garibaldi Friuli opera-

rono per la liberazione della Car-

nia e la costituzione della “repub-

blica” su una superficie di 2500

chilometri quadrati con 78.900

abitanti e trentasette comuni. La

giunta della repubblica fu costi-

tuita Ampezzo e sviluppò progetti

in amministrazione, in economia,

giustizia e scuola.

La successiva operazione di re-

pressione nazifascista condotta

lontanarci dallo scopo precipuo, linguistico, del nostro studio, come operoso esercizio di traduzione di testi poetici originali in versi, in versi italiani.In questa attività, consapevolmente limitata nel suo ambito scolasti-co, ci confortano tuttavia le parole del letterato e linguista tedesco Karl Wilhelm von Humboldt (1767-1835), esponente dell’idealismo e propugnatore della diffusione di una cultura universale: “tradurre, soprattutto tradurre poeti, è uno dei lavori più necessari in una let-teratura, in parte per accostare agli ignari di lingua straniera forme d’arte e di umanità, ma in parte anche, e specialmente, perché se ne avvantaggia e accresce l’efficacia e la capacità espressiva della propria lingua”.Questo dunque è il duplice scopo del nostro lavoro; e il criterio è

ESERCIZI DI TRADUZIONE

con oltre 40.000 uomini tra te-

deschi, “repubblichini”, X Mas,

reparti etnici, cosacchi, distrusse

la repubblica di Carnia e costò

molte perdite ai difensori e alla

popolazione civile; le forze nazi-

fasciste devastarono il territorio,

rastrellarono e deportarono. La

costituzione del Governo del-

la” Zona Libera della Carnia e

dell’Alto Friuli “permise la nasci-

ta di una costituente che anticipò

alcuni principi fondamentali della

Costituzione italiana. In Carnia fu

davvero scritta una delle pagine

più belle della Resistenza italia-

na.

Ed un legame stretto, il corso Ute

ha scelto di tenere con il proprio

territorio visitando il museo an-

nesso alla caserma “Berghins

“3° Rgt Guastatori di Udine. Tra-

sporto gratuito per i corsisti e im-

mersione attraverso la storia del

reparto nei luoghi della seconda

guerra mondiale da El Alamein a

Tobruk al Don e fino a una realtà

purtroppo attuale di sminamento

nei territori afgani dove le nostre

forze prestano la loro competen-

te assistenza e aiuto alle popola-

zioni.

Non sempre è necessario avere

grossi mezzi per realizzare gran-

di cose. Talvolta coltivare i propri

interessi e dedicare loro il tempo

disponibile può produrre ottimi ri-

sultati. Nel caso del corso “Storia

Amica” la consapevolezza acqui-

sita è stata che senza studio e

comprensione del passato i valori

di libertà, democrazia e rispetto

non hanno fondamenta.

Carmela De Caro

I VALORI DI LIBERTÀ E DEMOCRAZIANEL CORSO DI STORIA AMICA

semplice, passando dalla prima traduzione letterale, interlineare, alla versione finale ritmica, cioè in versi italiani, comunque letterale per quanto possibile.Quindi, versione letterale. Ciò significa che, nella questione fra pro-pugnatori della versione ‘poetica’, volta a ‘interpretare’ il testo (i ‘filologi-poeti’, per i quali tradurre poesia è creare un nuovo verso, una nuova musica: non trasposizione, ma scrupolosa ri-creazione) e propugnatori della versione ‘filologica’, volta a ‘servire’ il testo (i ‘filologi’, i quali ‘mettono alla portata, non creano’), noi seguiamo i secondi. Il nostro scopo è meramente linguistico.La pretesa fedeltà letterale, oggi, è probabilmente antiquata. Gli stessi testi adottati per i nostri corsi (quelli in uso nella scuola media) indul-gono talvolta alla disinvolta approssimazione dei manuali di viaggio (per esempio, in tedesco, traducendo l’originale es gibt ‘c’è, ci sono’, senza menzione del letterale ‘egli dà’; oppure, in spagnolo, riducendo al singolare gli augurali e salutiferi buenos días, buenas tardes, bue-nas noches). Noi comunque cerchiamo di mantenerla il più possibile, sia pure con una traduzione in versi, in quanto si tratta di originali poetici, ovvero di poesia, “la quale, connaturata alla musica, cessa ipso facto di essere poesia non appena, mediante una pedissequa traslitterazione in prosa, le venga tolta ogni vibrazione ritmica di aro-ma musicale” (Vincenzo Errante ed Emilio Mariano, curatori, nella premessa a Orfeo. Il tesoro della lirica universale interpretata in versi italiani, Sansoni 1949).E allora: traduzione poetica = interpretazione in versi. Ma quali versi? Quelli consueti nella tradizione romanza (italiana e spagnola in pri-mis). Infatti anche “nell’uso nostro tre versi sembrano avere la prero-gativa di ricorrere sopra tutti, l’endecasillabo naturalmente, il sette-nario e il quinario” (“In usu nostro maxime tria carmina frequentandi prerogativam habere videntur, endecasillabum scilicet, eptasillabum et pentasillabum”, Dante, De vulgari eloquentia, II, xii, 2).Ma vediamo finalmente due esempi di testi poetici originali con la nostra versione ‘poetica’ a fronte, pressoché letterale.La prima poesia, del poeta espressionista tedesco Jakob von Hoddis (1887-1942), è

WELTENDE (FINE DEL MONDO, 1911)

Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut,in allen Lüften hallt es wie Geschrei.Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei,und an den Küsten – liest man – steigt die Flut.Der Sturm ist da, die wilde Meere hupfenan Land, um dicke Dämme zu verdrücken.Die meisten Menschen haben einen Schnupfen.Die Eisenbahnen fallen von den Brücken.

Al cittadino vola dal sottilecapo il cappello e in ogni ventosi sente risuonar come un lamento.Conciatetti precipitano e in pezzivanno, e sull'arenile- si legge – l'onda sale.Allora è il fortunale,i mari furibondibalzan sulla pianuraper infrangere grossi frangiflutti.Gli uomini, quasi tutti,hanno un'infreddatura.Le ferrovie cadono dai ponti.

Qui la versione italiana, mantenendo le rime, e allentando solo leg-germente la struttura paratattica dell'originale, dovrebbe riprodurne, espressionisticamente, l'effetto dell'assurdo, 'l'estraniamento dal mondo terribilmente e grottescamente espresso' (die Weltentfrem-dung, grausig-grotesk zum Ausdruck gebracht).

La seconda poesia è dello spagnolo Antonio Machado (1875-1939), portatore di una ideologia poetica originale essenzialmente soggetti-va. La poesia, tratta dalla raccolta Campos de Castilla, è

NOCHE DE VERANO (NOTTE D'ESTATE, circa 1910)

Es una hermosa noche de verano.Tienen las altas casasabiertos los balconesdel viejo pueblo a la anchurosa plaza.En el amplio rectángulo desierto,bancos de piedra, evónimos y acaciassimétricos dibujansus negras sombras en la arena blanca.En el cenit la luna, y en la torrela esfera del reloj iluminada.Yo en este viejo pueblo paseandosolo, como un fantasma.

É una splendida notte dell'estate.Hanno le alte casespalancati i balconisull'ampia piazza dell'antico borgo. E nel largo rettangolo desertopanche di pietra, evonimi ed acaciesimmetrici disegnanole ombre nere nella sabbia bianca.Allo zenit la luna, e, nella torre,dell'orologio il cerchio illuminato.Io in questo borgo antico, che passeggiosolo, come un fantasma.

Qui il compito è stato apparentemente più facile, per la quasi perfetta corrispondenza fra versi (endecasillabi e settenari) spagnoli e italiani; e la poesia di Machado, nel perfetto equilibrio fra tempo e paesaggio, fra paesaggio esteriore e paesaggio interiore, permane inalterata, evidentemente superiore a qualsiasi traduzione.

Agostino Mangiacapra

Page 10: Pantere d'argento 2013

16 17

CODROIPO CODROIPO

17

Breve fu la vita di Diana

Spencer ma intensa, com-

plicata, contradditoria: un con-

densato di ingenuità e astuzia,

di idealismo e opportunismo, di

gioie e frustrazioni. Ma l’aspetto

unico, perdurante di quella vita

fu la ricerca dell’amore sempre

offerto con entusiasmo e sem-

pre ricambiato col tradimento e

con l’indifferenza, con una sola

eccezione: il popolo, il suo po-

polo, la gente, le folle di tutto il

globo, che sempre la amarono

così com’era, senza fare distin-

zioni, ciecamente.

La sua tomba, su un’isoletta nel

lago di Althorp, all’interno del

grande parco di proprietà dei

conti Spencer, giace entro un

piccolo tempio dorico fra i sa-

lici piangenti. Folle provenienti

da tutto il mondo vi accedono

e vi sostano in preghiera come

fossero a Lourdes. La sua in-

credibile scomparsa generò

un’emozione di massa: in pochi

giorni furono consacrati al suo

culto trentamila siti internet, al-

tari elettronici, candele virtuali,

preghiere on-line. Per lei Elton

John scrisse di getto la bella

canzone che in poche settima-

ne vendette - record assoluto -

34 milioni di CD. Due miliardi di

persone rimasero come ipnotiz-

zate davanti al televisore. L’on-

da della commozione popolare

fu oceanica, senza precedenti,

una catarsi collettiva di propor-

zioni planetarie. E’ difficile, se

non impossibile, dare una spie-

gazione razionale a tutto ciò, e

quindi proverò ad esporre una

sintesi della di lei breve esisten-

za, affinché ognuno si cimenti in

quell’arduo compito. Per quanto

mi concerne ho concluso che

l’intima essenza delle creature

umane rimane un mistero noto

solo a Dio. Diana, nata da fami-

glia nobile e di antico lignaggio,

viene scelta come sposa del

Principe di Galles, ereditario al

trono d’Inghilterra. Essa portò

in dote, oltre alla sua bellezza

e alla sua estrazione aristocra-

tica, la verginità fisica e mentale

di una giovinetta di 19 anni pro-

tesa verso ciò che idealizzava

come un grande sogno d’amo-

re. La realtà era ben diversa e

le apparve, crudamente, già

durante il fidanzamento : Il prin-

cipe Carlo, di 13 anni più anzia-

no, aveva un’amante di cui non

faceva mistero, la signora Ca-

milla Parker Bowles, sposata e

madre di un bambino. La rottura

del fidanzamento le fu preclusa

dalla sua stessa famiglia : la

macchina gigantesca del Royal

Wedding non poteva essere ar-

restata.

Il ménage extra-coniugale si

protrasse regolarmente anche

dopo le nozze che furono cele-

brate con grande fasto il 29 lu-

glio del 1981 e la conseguenza

fu per Diana infelicità, bulimia,

frustrazione.

Essa comprese troppo tardi che

il suo ruolo nella famiglia reale

era sostanzialmente quello di

assicurare la continuità della

stirpe sul trono inglese.

Quando decise di affrontare con

Carlo la questione di Camilla,

egli non si scompose, anzi, le

rispose sorpreso: “Cosa vuoi

cara, che io sia il primo principe

di Galles a non avere un’aman-

te?”. La vita coniugale, pur al-

lietata dalla nascita di William

e poi di Harry, si protrasse in

un rapporto reso difficile anche

dall’indifferenza venata di osti-

lità della sovrana e da una bu-

limia galoppante. La popolarità

di Diana ebbe inizio con i viaggi

di rappresentanza nelle sconfi-

nate terre dell’ex-impero e nei

grandi Paesi della terra. Sulla

scena pubblica Diana rifulgeva

come una star assoluta e Carlo

vi appariva come un grigio com-

primario, un accompagnatore

sullo sfondo. Ogni viaggio fu

come la tappa di una trionfale

tournée. Alla Casa Bianca, sotto

gli occhi ammirati di Ronald e

Nancy Reagan, Diana volteggia

tra le braccia di John Travolta.

A Parigi, al banchetto offerto

all’Eliseo in suo onore, incanta

il galante Presidente Mitterand.

Nelle terre africane si prodiga

fra le folle dei disperati e porta

conforto ai malati e agli infeli-

ci. A New York nel 1989 visita i

senzatetto e i bambini sieropo-

sitivi in agonia all’ospedale di

Harlem.

Quando cominciarono a trape-

lare indiscrezioni sul suo non

felice matrimonio fu come se

Diana conquistasse un’altra

medaglia sul campo: il fallimen-

to coniugale la fa apparire ancor

più umana, più vulnerabile, più

vicina alla gente comune.

Ma dopo sette anni di un matri-

monio fallito Diana, come per un

inconfessato desiderio di risarci-

mento, si abbandona con estre-

ma imprudenza a una passione

d’amore per il suo maestro di

equitazione, il maggiore di ca-

valleria James Hewitt. L’ufficiale

non gentiluomo, trasferito prima

in Germania e poi in Kuwait,

trarrà vantaggio dalle lettere

che gli pervenivano dalla princi-

pessa per diventare miliardario:

colui che la stampa poi defini-

rà giuda, sorcio, viscido verme,

non si farà scrupolo di vendere

l’esclusiva dei suoi amplessi a

un tabloid che per quel torrido

memoriale lo ricoprirà d’oro. Un

secondo James, commerciante

di auto usate, viene evidenziato

nella vita di Diana dall’intercet-

tazione che un radioamatore fa

in una notte di San Silvestro, tra

la principessa a casa e James

Gilbey in auto al cellulare: tren-

ta minuti di una conversazione

piena di dettagli su una inequi-

vocabile e reciproca passione

amorosa. La rottura, inevitabile,

venne ufficialmente comunica-

ta alla Camera dei Comuni dal

premier Major che, con tono

grave e con un lampo di incre-

dulità nella voce, il 9 dicembre

1992 annuncia: “Il Principe e

la Principessa di Galles hanno

amichevolmente deciso di se-

pararsi”. Diana, ritornata single,

appare ancora più bella e pa-

drona della sua femminilità. La

stampa rosa l’assedia e le attri-

buisce una girandola di flirt, non

sempre veritieri ma spesso sì.

Vediamo quelli realmente esisti-

ti e certificati. Il sergente Barry

Mannakee, una delle sue guar-

die del corpo: entrato nel mirino

dei servizi segreti il sergente

viene trasferito, poi muore in un

incidente di motocicletta.

L’ispettore di Scotland Yard Ken

Wharfe, addetto alla di lei sicu-

rezza: rivelò la relazione con un

libro di memorie uscito dopo

la morte di lei, e sul quale fu

scritto il copione del film ‘Bo-

dyguard’ con W. Houston e K.

Kostner. Oliver Hoare, antiquario

ed esperto in arte islamica. Will

Carling, capitano della naziona-

La riflessologia ha origini molto antiche. Già nei Veda,

antichissimi libri sacri dell’In-dia, si legge che non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggerà i propri piedi pri-ma di andare a dormire.Esiste una famosa pittu-ra murale che risale al 2330 a.C., ritrovata nella tomba di un medico egiziano, la quale rappresenta due uomini dalla pelle scura che massaggiano il piede a due uomini dalla pelle chiara.Agli inizi del ‘900 W. Fitzgerald, un otorinolaringoiatra america-no, elaborò la terapia naturale.Alla base di tale teoria vi era la scoperta che applicando una certa pressione alle dita si ot-teneva un effetto anestetico.Fitzgerald suddivise il corpo in 10 zone longitudinali uguali che andavano dalla sommità del capo alla punta dei piedi. Furono poi un medico, il dottor Riley, e sua moglie, che apprez-

zarono le ricerche di Fitzgerald che svilupparono ulteriormente la terapia zonale e aggiunsero le linee orizzontali che attra-versavano la superficie di mani e piedi.Riley scoprì che una pressione profonda, soprattutto nei piedi, stimola le linee zonali, migliora l’apporto ematico e la trasmis-sione nervosa, disintossica le aree congestionate, e riduce il dolore.Ma in realtà fu l’assistente di Riley, Eunice Ingham che era

una fisioterapista, a fondare la reflessologia plantare.La Ingham negli anni Trenta cominciò a sviluppare la teo-ria dei riflessi plantari ed ebbe l’opportunità di trattare cen-tinaia di pazienti e analizzare ogni punto riflesso finché fu in grado di affermare con cer-tezza che “i riflessi sui piedi rappresentano un’immagine speculare precisa degli organi, delle funzioni e delle strutture del corpo umano”.Che cos’è la riflessologia plantare?La riflessologia plantare olisti-ca è una terapia complemen-tare che utilizza la pressione per stimolare e trattare le zone riflesse del piede.La pianta del piede è ricchis-sima di terminazioni nervose che formano estesi collega-menti con tutte le parti del cor-po tramite il midollo spinale e il cervello: sotto di essa sono infatti situati dei punti riflessi

LA VERA STORIADI LADY DIANA

le di rugby. Christofer Whalley,

un immobiliarista incontrato nel

Harbour Club, la palestra più

elegante di Londra. Il divorzio

arriva dopo due clamorose in-

terviste rilasciate tra il ’94 e il

’95 alla BBC: la prima di Carlo

e la seconda, esplosiva, di lei

che definisce Carlo “inadatto a

regnare” scatenando l’ira di Eli-

sabetta II.

Immancabilmente il popolo sta

dalla parte di Diana: in un son-

daggio a caldo l’85% degli in-

glesi ne apprezza il coraggio e

l’onestà. Dopo il divorzio all’oriz-

zonte di Diana sorgono due re-

lazioni importanti, ambedue

connotate da personaggi ma-

schili di religione musulmana: il

cardiochirurgo Hasnat Khan e il

rampollo di famiglia miliardaria

Emad Al Fayed detto Dodi. Col

primo l’innamoramento fu mor-

boso: Diana fece progetti matri-

moniali, purtroppo non condivisi

dal dottore.

Con Dodi condivise la morte

violenta un mese dopo l’uscita

pubblica del loro flirt. Il 31 ago-

sto 1997, a Parigi, 25 minuti

dopo mezzanotte, la mercedes

con i due a bordo, inseguita

dai fotografi, imbocca il tunnel

di Place de l’Alma a una velo-

cità tripla di quella consentita e

si schianta contro il 13° pilone

di cemento armato. L’autista e

Dodi muoiono sul colpo, la guar-

dia del corpo grazie alla cintura

di sicurezza si salva, Diana ri-

mane incastrata tra i sedili, in

ginocchio: ci vorrà più di un’ora

per liberarla dalle lamiere.

Morirà tre ore dopo nell’ospe-

dale Pitié-Salpetrière senza

mai riprendere conoscenza.

L’autista, Henry Paul, agente

dei servizi segreti britannici, era

ubriaco e sotto l’effetto di psi-

cofarmaci. Sull’evento furono

confezionate le teorie più biz-

zarre, ma il mistero, quello più

grande, fu l’affetto assoluto, in-

transigente, irrazionale del suo

popolo, ancor più stupefacente

se si considera la freddezza e il

riserbo compassato dell’animo

britannico.

Gino Monti

strategici.L’esame di queste zone rifles-se, disposte sui piedi e sulle mani consente di individuare in quali parti del corpo siano presenti disarmonie.La reflessologia plantare ha come scopo il rilassamento to-tale e il raggiungimento di uno stato di profondo equilibrio e armonia, dato che quasi il 75% dell’insorgere delle malattie deriva dagli effetti dello stress che abbatte le difese immuni-tarie.Non è un modo per diagnosti-care malattie, compito specifi-co del medico, si tratta di una valutazione energetico-funzio-nale globale, in cui vengono presi in considerazione nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona.La pratica riflessologica ha un valore di prevenzione, con il massaggio al piede è infatti possibile ottenere un riequili-brio generale.Se la persona però, non modi-fica gli aspetti della propria vita che hanno procurato il disequi-librio il corpo tornerà a dare segnali di (in)sofferenza.Con la riflessologia plantare non si può mai danneggiare, uomini di tutte le culture si

LA PRATICA RIFLESSOLOGICANELL'EQUILIBRIO PSICO-FISICODELLA PERSONA

Page 11: Pantere d'argento 2013

18 19

CODROIPO CODROIPO

Degli indicatori della presen-

za romana in Friuli uno dei

caratteri distintivi riguarda l’ar-

chitettura sepolcrale.

In tutte le regioni soggette all’Im-

pero accanto alla persistenza

delle tradizioni locali si osserva

un completo assorbimento dei

costumi e dei modelli funerari di

Roma. A partire dal II sec. a.C.

l’architettura tombale assunse

un aspetto monumentale.

Le necropoli si svilupparono

lungo le principali vie di comu-

nicazione e la perpetuazione

della memoria e dello status dei

defunti fu affidata a monumenti

funerari ben visibili a chi per-

correva quelle strade.

L’élite aristocratica trasformò

il sepolcro in uno strumento di

autorappresentazione e la visi-

bilità del monumento funerario

divenne un fattore essenziale.

Anche ad Aquileia i monumen-

ti funerari più importanti furo-

no collocati lungo le strade di

accesso alla città, mentre le

sepolture dei ceti più umili ri-

empirono gli spazi liberi, tra un

monumento e l’altro, o si con-

centrarono in appezzamenti più

distanti dalla strada (il costo del

terreno variava in relazione alla

sua distanza dal fronte stradale).

Osservando la distribuzione del-

le necropoli nel nostro territorio

notiamo come nel corso del I e

del II sec. d.C. la romanizzazio-

massaggiano i piedi da sempre senza conoscere mappe e cor-rispondenze, per un bisogno naturale, trovando in questo una risposta di rilassamento e benessere.Il massaggio si può praticare a tutti, dal neonato all’anziano e in qualsiasi situazione.Durante la gravidanza e il par-to il riflessologo può ridurre la

nausea mattutina e in caso di dolore alla schiena la reflesso-logia può venire in aiuto.Oggi la reflessologia è una del-le forme più diffuse di medici-na complementare.Uno dei motivi per cui affa-scina è la semplicità: servono solo due mani, la conoscenza e l’esperienza.

Graziella Buttò.

ne della nostra regione avesse

raggiunto la massima estensio-

ne, arrivando dalla montagna al

mare, da Comeglians a Grado,

da Caneva a Gorizia e fino a

Trieste e Muggia. La zona dove

la concentrazione di necropoli

romane è più rilevante corri-

sponde al basso Friuli e al Friuli

centrale. La destra Tagliamento,

soggetta all’agro concordiese,

presenta una bassa densità di

sepolture, concentrate soprat-

tutto nella fascia pedemontana

e nella bassa pianura. Nel corso

II secolo d.C. si assiste ad un

diradamento dei siti sepolcrali

che diviene, nei secoli succes-

sivi, via via più consistente rag-

giungendo il culmine tra il IV e il

V secolo d.C. Già dalla fine del

II sec. d.C. guerre e pestilenze

avevano causato una drastica

diminuzione della popolazione

soprattutto nelle campagne.

Nonostante la crisi avesse por-

tato a un generale abbandono

delle zone rurali, alcune necro-

poli, lontane dai grandi centri,

hanno evidenziato una continu-

ità d’uso che persisterà almeno

fino al IV secolo d.C., ne è un

esempio la necropoli di Iutizzo

di Codroipo. I rinvenimenti ar-

cheologici confermano che que-

sta regione ha vissuto epoche

LA ROMANIZZAZIONEDELLE SEPOLTURE IN FVG

di grandi splendori e di grandi

sofferenze. La fertilità della pia-

nura, i numerosi valichi alpini

facilmente difendibili ma anche

percorribili in ogni stagione, la

presenza di fiumi navigabili, la

prossimità con le regioni d’ol-

tralpe ricche di miniere metal-

lifere, gli approdi marini, hanno

reso questo territorio appetibile

a molte popolazioni che al pari

dei Romani hanno saputo ap-

profittare della sua posizione e

delle sue risorse.

SVILUPPO SOSTENIBILEE CAMBIAMENTICLIMATICI

La più nota definizione di Svilup-

po Sostenibile è quella fornita

dalla Commissione Mondiale per

l’Ambiente e lo Sviluppo, presiedu-

ta da Gro Harlem Brun- dtland, nel

1987 “Lo sviluppo sostenibile sod-

disfa i bisogni del presente senza

compromettere la possibilità delle

generazioni future di realizzarli”. Il

concetto di sviluppo sostenibile si

basa su tre dimensioni: ambientale,

economica e sociale. Tutte le sfide

della sostenibilità tra cui, in primo

luogo, la questione dei cambiamen-

ti climatici, non sono unicamente

relative al settore ambientale, ma

hanno pesanti ricadute anche sul

sistema economico e sociale. Il ri-

scaldamento, di conseguenza, si

distribuirà in modo disuguale pro-

vocando dei fenomeni metereolo-

gici estremi più frequenti e impre-

vedibili rispetto agli attuali creando

problemi ambientali e sociali (come

le ondate di calore dell’estate e

le catastrofi idrogeologiche delle

piogge del mese di novembre nel

2012). Oltre a ciò, la composizio-

ne e la distribuzione geografica di

molti ecosistemi (foreste, praterie,

deserti, sistemi montani, laghi, zone

umide, oceani, etc.) tenderanno a

trasformarsi e modificheranno l’at-

tuale quadro mondiale di produzio-

ne alimentare. Inoltre, a causa della

variazione del livello del mare, gli

ecosistemi marino-costieri e le re-

lative città risulteranno seriamente

danneggiati.

Visto che i governi del mondo non

riescono a raggiungere un accordo

globale serio e adeguato sul clima,

è assolutamente necessario, proce-

dere ad una rivalutazione dei nostri

stili di vita e dei modi di produrre

su cui si basa la nostra società per

frenare questi trend. Diventa, quin-

di, sempre più urgente adottare uno

stile di vita, personale e collettivo,

parsimonioso, pulito e lento, inserito

nei cicli naturali rispetto all’attuale

e che sappia distinguere tra i biso-

gni reali e quelli imposti dai media.

In questo nuovo tipo di società tutti

noi dobbiamo agire per cambiare le

nostre modalità di consumo, privi-

legiando prodotti provenienti dalla

nostra terra, realizzati dai piccoli

produttori locali e favorendo la dif-

fusione di tecnologie che riducano

i consumi energetici e la produzio-

ne di rifiuti. Per raggiungere questi

scopi è necessario elaborare un

paradigma alternativo al sistema di

valori fondato sull’ossessione della

crescita economica illimitata. Si può

decidere di continuare a vivere come

se niente fosse, correndo il rischio di

ritrovarsi spiazzati di fronte al venir

meno delle sicurezze che abbiamo

erroneamente dato per scontate.

Oppure possiamo metterci in moto

da subito per essere pronti ad un

cambiamento d’epoca che potrebbe

restituirci anche l’opportunità di una

vita più appassionante e più rispet-

tosa per l’ambiente. Parola d’ordine:

essere più creativi e responsabili

per creare un mondo migliore per

noi e i nostri figli.

Paola Triolo

Page 12: Pantere d'argento 2013

20 21

CODROIPO CODROIPO

LA MOSTRA DELL'UTE CODROIPESEALLESTITA DURANTE LA FIERA DI SAN SIMONEEDIZIONE 2012 A CODROIPO Foto servizio di Krisztina Vèrtes

Page 13: Pantere d'argento 2013

22 23

Con l’inizio di ottobre ci siamo

ritrovati, con serenità e amici-

zia, ogni martedì dalle ore 16

alle ore 18, insieme al maestro,

professor Bruno Ventulini.

Ogni anno al gruppo iniziale si

sono aggiunti e alternati sem-

pre nuovi corsisti.

Non è di certo tanto facile sco-

prire e far emergere “l’arte che

c’è in noi”, ma con il “maestro”,

il dialogo, il confronto, il tempo,

l’esercizio, la pazienza, l’osser-

vazione, passo dopo passo, ac-

quisiamo familiarità con la ma-

tita, i colori, la luce, le ombre, le

dimensioni, la prospettiva ecc.

con risultati anche buoni.

Per realizzare un’ opera, non

basta l’entusiasmo iniziale,

ma è necessaria. La presenza

del “maestro”, partecipe alle

nostre fatiche, pronto a consi-

gliare per rimediare, migliorare

il lavoro, motivarci ad andare

avanti con ripresa fiducia e co-

raggio.

Sono state significative le espe-

rienze e opportunità che abbia-

mo avuto nel corso dell’anno:

Mostra “opere” nella villa Bel-

lavitis, il 31 marzo 2012 al ter-

mine dell’anno.

La nuova sede della mostra e

il maggior tempo di apertura al

pubblico, (tre pomeriggi), hanno

favorito la visita di un numero

superiore, agli anni precedenti,

di visitatori con grande soddi-

sfazione di tutti.

Partecipazione mostra concor-

so di pittura a Latisana, 24-31

marzo.

La mostra - concorso di pittura

promossa dalla sezione di Lati-

sana (Ute) era aperta agli artisti

del triveneto.

La rassegna si è chiusa alle ore

17 del 31 marzo alla presenza

del Consigliere delegato alla

cultura del comune di Latisa-

na, Lauretta Iuretig e di Daniela

Ambrosio, presidente dell’Ute,

con la consegna dei premi agli

artisti prescelti da una qualifi-

cata giuria.

Alla mostra abbiamo partecipa-

to in due dell’Ute di Lestizza.

Tra i 200 quadri esposti, da po-

ter ammirare al Circolo Cultu-

rale La Cantina, le nostre due

opere sono state segnalate tra

le prime venti, per la qualità.

Giovedì 12 aprile gita a Rovigo:

visita mostra di pittura “i divi-

sionisti”.

VALVASONE“Non sempre gli aquiloni ri-

escono a volare. Se non c’è il

vento che li solleva finiscono

a terra e si rompono; ma poi

“rappezzati” possono ancora

tornare a volare a volte più in

alto di prima” (Romano Batta-

glia).

Il nostro “vento” a un certo

punto dell’anno è stato il “ma-

estro” proponendo al gruppo il

progetto di realizzare qualche

“opera” ispirandoci al paese

di Valvasone e così abbiamo

ripreso quota.

Con le realizzazioni dal titolo “I

silenzi di Valvasone” abbiamo

partecipato alla mostra di fine

anno nella nostra sede di Le-

stizza, poi a Codroipo e a Val-

vasone in date diverse.

Dal 29 giugno al 1 luglio, in

una sede a dir poco straordi-

LESTIZZA LESTIZZA

Nel ritrovarci al consueto

saluto di fine anno accade-

mico, desideriamo evidenziare

il sensibile aumento del nume-

ro dei Corsisti rispetto all’anno

scorso (da 159 a 187).

Con il passare degli anni ci si

accorge sempre di più che l’Ute

non è una soluzione per il tem-

po libero, ma la risposta a do-

mande ed interessi autentici.

Questo, emerge soprattutto nei

colloqui che, spontaneamente,

incontrandoci magari nei corri-

doi, nei ritagli di tempo, nasco-

no tra noi.

La conoscenza profonda delle

persone e le necessità emer-

gono soprattutto in questi mo-

menti.

Altra caratteristica che va svi-

luppandosi sempre più in questi

ultimi anni è l’aumentato dialo-

go durante le lezioni, che rende

il lavoro più produttivo e stimo-

lante.

Rispetto ai primi anni, impegno

culturale e preparazione gene-

rale di base sono in costante

positiva evoluzione.

Non vogliamo fare qui un mero

elenco delle attività svolte poi-

ché gli stessi Corsisti ne cono-

scono già l’ottimo livello dovuto

ai nostri Docenti, ai quali va il

nostro grazie!

Siamo grati, inoltre, a tutti coloro

Da quattro anni il dottor Pa-

gavino tiene un seguitissimo

Corso di restauro nella Sezione

di Lestizza.

L’iscrizione è quanto mai am-

bita e “difficoltosa” sia per la

materia che richiede una guida

costante e personalizzata per

ognuno degli iscritti sia per lo

spazio ristretto nel quale ci si

trova ad operare, tenendo anche

presenti le caratteristiche e le

forme dei materiali sui quali si

lavora. Ne discende la necessità

del numero chiuso e di una co-

stante modulazione temporale

di lavoro non facile.

Molto giovane, ma con una

grossa esperienza maturata sia

in Italia sia all’Estero, nel suo

laboratorio di restauro riesce a

coniugare professionalità, corte-

sia e disponibilità con risultati, a

nostro parere, ottimali.

Abbiamo pensato che fargli

qualche domanda, proprio nella

sua sede di lavoro, sarebbe sta-

to, per noi, un approfondimento

interessante.

Dottor Pagavino, potrebbe spiegarci la differenza tra “vecchio” e “antico”?Solitamente con il termine “an-

tiquariato” si indicano manufatti

che abbiano già superato il se-

colo di età, mentre tutto ciò che

ha meno di 100 anni è solamen-

te “vecchio”.

L’antiquariato è un campo va-

stissimo.

Quale settore ha approfondito nel suo Corso? Il settore è de-

cisamente vasto, legno, dipinti,

pietra, metallo ecc.; ma nel cor-

so mi occupo solo di dare delle

linee generali piuttosto semplici

sul restauro del legno per po-

ter intervenire su quei mobili,

solitamente “vecchi” che ci ri-

troviamo in casa ereditati dalle

generazioni immediatamente

precedenti.

Come si comporta il mercato in questo periodo di crisi, te-nendo presenti le sue peculia-rità e il tipo di utenza? In que-

sto periodo il mio settore, come

anche altri campi, ha risentito

della crisi, sia per l’aumento dei

prezzi delle materie prime e dei

costi di gestione della attività

stessa, sia per la diminuzione

delle committenze. Sicuramente

la flessione maggiore riguarda

la clientela di livello medio dove

la crisi ha sicuramente colpito

maggiormente, mentre le com-

mittenze su manufatti di mag-

giore pregio non sono per nulla

in flessione.

Molte persone usano mescolare

nell’arredamento la funzionali-

tà del moderno (ad es. cucina,

guardaroba, bagno) con qualche

mobile antico, dando, così, una

particolare personalità, un colo-

re alla casa.

Oggi, questo è ancora compa-tibile con i prezzi del merca-to? La mia clientela è piuttosto

vasta e variegata: ad un livello

medio si tende principalmente

ad inserire nella propria abita-

zione pezzi puramente affettivi e

spesso di valore modesto, men-

tre la clientela più abbiente cer-

ca piuttosto il pezzo d’antiqua-

riato particolare e prestigioso

per completare l’arredamento

delle loro abitazioni. Investimen-

to, piacere personale, memoria.

Le persone spendono anco-ra, o meglio, tutto ciò è an-cora accessibile? Certamente

è ancora un buon investimento

soprattutto rispetto ai mobili di

produzione moderna spesso

realizzati con materiali sem-

pre meno naturali e soprattutto

che, operando nell’Amministra-

zione Comunale e nella Scuola,

ci consentono di portare avanti

questo lavoro.

Molto spesso il loro aiuto spon-

taneo esula dalle mansioni

“specifiche” e contribuisce a

risolvere problemi e ad allegge-

rire le situazioni nelle “normali

emergenze” (bel pasticcio di

parole!) che spesso si propon-

gono. Grazie, cari amici e arri-

vederci.

Adele Russo Perez

SEZIONE DI LESTIZZA

scarsamente adatti a diventare

nel futuro il nuovo antiquariato.

Ciò nonostante, come l’arreda-

mento moderno, anche il campo

dell’antiquariato è soggetto alle

mode, locali ed estere, per cui

ci sono mobili e stili più attuali

rispetto ad altri.

Il mercato friulano, italiano, europeo. Quali differenze ri-scontra? Per quanto riguarda il

settore del restauro del mobile,

in Friuli è sicuramente una re-

altà provinciale, sia per la posi-

zione geografica marginale, sia

perché l’interesse per l’antiqua-

riato, e quindi per il restauro, è

relativamente recente.

Nella nostra zona molto spesso

si nota un atteggiamento dilet-

tantesco e hobbistico nei con-

fronti della figura del restaura-

tore rispetto al resto d’Europa,

dove la figura del restauratore

professionale è tenuta molto più

in considerazione.

Questo atteggiamento più “eu-

ropeo” permette al restaurato-

re di poter lavorare in maniera

più accurata e qualitativamente

migliore. Questo è quello che

offro alla mia clientela, qualità

maggiore nelle lavorazioni e nei

prodotti proposti in vendita.

Adele Russo Perez

INTERVISTA A GIANLUCA PAGAVINOdocente del corso di restauro mobili vecchi e antichi

LABORATORIO ARTISTICONuove esperienze e "soddisfazioni"nel gruppo di partecipanti

naria, nella loggia del castello

di Valvasone. All’inaugurazione

presenziata dal vice sindaco,

venerdì 29 giugno, verso le 19

di sera, sotto un sole sfolgo-

rante, era presente anche una

rappresentanza di Lestizza con

il “maestro”.

Oltre ad ammirare l’insieme dei

quadri esposti, quasi ad anfite-

atro, abbiamo avuto la soddi-

sfazione di visitare il castello

guidati con competenza dal

medesimo vice Sindaco.

Chi sa se le nostre “opere”

sono arte autentica?

“L’arte autentica, è un’avventu-

ra dello sguardo che non finisce

mai. Guardare un quadro non

vuol dire “capirlo” ma esserne

interrogati, venirne trascinati

dentro fino ad orizzonti inizial-

mente inimmaginabili”

(William Congdon - pittore).

Ci auguriamo che chi vedrà,

in seguito, le nostre mostre ne

venga coinvolto al punto da vo-

ler percorrere un po’ di strada

assieme a noi, con serenità e

amicizia fruttuosa.

Opere di: Agostina Marangone,

Bianca Tramontin, Franca Tri-

gatti, Egidio Codarini.

Page 14: Pantere d'argento 2013

24 25

LESTIZZA RIVIGNANO

PARLANDO ALL'UTEE ...RICORDANDO

C’è un detto friulano che re-

cita così “Se il fum al va a

tramont, cjape il sac e va’ pal

mont”. Naturalmente, guardan-

do i fuochi del “pan e vin”. Ne-

gli anni dopo la seconda guerra

mondiale, parlo del ’50-’60,

questo fumo andava sempre “a

tramont”.

Non sacchi sulle spalle, ma va-

ligie di cartone legate con spa-

ghi, cinture e lacci.

I paesi si svuotavano della “me-

glio gioventù”.

Nel nostro comune tanti sono

partiti, molti sono tornati. Con

il frutto del loro sudore, si sono

costruiti la casa, garantita una

posizione e una vecchiaia digni-

tosa.

Altri, come diceva mio padre,

“son tornati dalla Francia con tre

pulci sulla pancia”. Vuoi che non

abbiano avuto fortuna o vuoi per

godersi la vita a loro modo. Chi

lo sa!? C’è chi è rimasto nella

terra che li aveva accolti, prima,

come forestieri portatori di ma-

lattie... Non per niente a Chiasso

bisognava sottomettersi a visite

mediche, raggi e “Zoll” doga-

na. Poi, noi “cattolici con altre

usanze di mangiare e di vestire,

si era sempre a confronto.

Ma, nonostante tutto, ci sono

stati matrimoni tanti matrimoni

misti e friulani che hanno deci-

so di rimanere per sempre.

Anche una mia sorella ha spo-

sato uno svizzero di religione

protestante. La sua famiglia per

molti anni le ha chiuso la porta

in faccia e nessuno si è dimen-

ticato che lei era italiana.

Quando suo figlio, ufficiale

dell’esercito elvetico, fece la

domanda per diventare pilo-

ta, nonostante gli ottimi voti, il

giuramento in chiesa, tutto ok

secondo le regole locali, fu re-

spinto perché di madre italiana.

Io lavoravo in una fabbrica di

“tricotwarefabrich” dove si tes-

seva e si confezionava maglieria

intima. Era un piccolo laborato-

rio a conduzione familiare.

La signora Zingg, titolare assie-

me al fratello, era di una edu-

cazione unica. In laboratorio

sempre con il suo grembiule

bianco candido, anche se arri-

vava in pelliccia. Il fratello era

un tipo molto rude; però se lo

incontravi per strada alzava il

cappello e salutava con il loro

“Gruss Gott”.

Per me bastava quel gesto così

galante, quel saluto che nei no-

stri paesi gli uomini riservavano

forse solo alle icone della Ma-

donna.

Ero la sola italiana in mezzo ad

una trentina di operaie svizzere.

In principio veniva vicino a me

una donna italiana, ma nata in

Svizzera, a farmi da interprete.

Mi disse che dovevo imparare

alla svelta perché lei lavorava

“a cottimo” (più produceva e

più prendeva) e se stava dietro

a me non le garbava. Così ho

dovuto, come si suol dire “tirare

su le orecchie” e imparare alla

svelta.

Ero diventata la “fraulein” Gom-

ba. In poco tempo dovevo impa-

rare ad utilizzare tutte le mac-

chine da cucire che funzionava-

no con il movimento del ginoc-

chio, con due, sei, otto aghi, mai

viste prima. Noi a casa si aveva

ancora una macchina a mano-

vella. La notte avevo gli incubi

per la paura di non farcela, ma

in poco tempo ce l’ho fatta. La

lingua rimaneva il più grande

problema. Così, sono andata al

chiosco della stazione e mi sono

comprata, per 1 franco, un pic-

colo vocabolario italiano-tede-

sco e in un quaderno scrivevo le

parole che mi servivano.

Ora, ero il loro “Jolly”: quando

mancava una operaia, io dove-

vo sostituirla. Non è stato faci-

le. Era tutta così nuova la mia

vita piena di emozioni, pure di

pianti e di nostalgia. In quel

piccolo paese, Mollis, così si

chiamava, chiuso fra le mon-

tagne, l’inverno era lungo. Mi

piaceva guardare dai finestroni

della fabbrica quelle grandiose

nevicate, i figli dei “bacani” che

per andare a scuola scendeva-

no con gli sci dalle colline tutte

intorno, le mucche che a pri-

mavera salivano ai pascoli per

la prima volta e le più anziane

avevano una corona di fronde e

fiori attorno al collo ed il suono

dei campanacci si perdeva su

per il sentiero.

Il primo giorno di primavera era

usanza che il fiorista del comune

“Rathaus”, con il suo grembiule

di cuoio, ornasse di gerani ogni

fontana del paese. Il 2 Giugno i

treni internazionali che arrivava-

no dall’Italia avevano,incrociate

sul davanti della locomotiva, due

bandiere con il nostro tricolore.

Allora sì che le lacrime salivano

agli occhi e una forte emozione

ti prendeva il cuore. Eri in terra

straniera.

Quando ho terminato, per mo-

tivi di famiglia, il mio periodo di

lavoro, ho avuto una lettera di

“ben servito” (non so se si dice

così). Dopo due anni, ritornan-

do da sposata in Svizzera, l’ho

presentata all’Ufficio del Per-

sonale della “Landis e Gyr” di

Zug, L’impiegato mi ha detto:

“Lei, Signora, con questa lettera

può andare in ogni fabbrica del-

la Svizzera e sarà sempre bene

accolta”. Alla fine della lettera

c’era scritto “Waren gut - sehr

gut”. Ero congedata con onore,

come i “Marines”.

Gioconda Bruna Gomba

Sono convinto che per progredire

ci sia bisogno di un lento ma co-

stante ricambio, offrendo novità non

collaudate da affiancare allo zoccolo

duro dalle basi ampiamente speri-

mentate. Così nasce un programma

solido, già in parte testato, ma che

di anno in anno ringiovanisce un

po’. Magari è lo stesso insegnante,

conscio di un calo di interesse, a

La decisione presa in passato

dal nostro coordinatore Mar-

cello Pestrin, assieme agli allora

dirigenti della Bocciofila Rivigna-

nese, di inserire nel programma

dell’Università della terza età il

gioco delle bocce è stata molto

apprezzata. Infatti, questa attività

sportiva viene accolta con entu-

siasmo da numerosi corsisti, sia

donne che uomini, di varie età,

soprattutto perché seguiti da

un bravo e paziente istruttore in

campo. Il corso, iniziato con Gia-

como Marchiol, allenatore della

locale squadra che militava in se-

rie A, e continuato con Armando

Dose, ha oggi come insegnante

Raffaele Nascimben. In tutti è

stato da subito chiaro che più

proporre l’alternativa, così Memoria

collettiva del prof. Guido Sut diventa

Costruiamo le lingue e Letteratura

italiana del prof. Giuseppe Scaini si

trasforma in Conoscete l’Italia del

nord? Percorsi senz’altro innovativi

e interessanti, come lo sono gli in-

nesti di Storia dell’arte sacra, Storia

moderna, Incontri in poesia, Attuali-

tà in medicina, Riflessologia, Linux,

Ri-Educazione stradale e Lavorare il

cuoio. Sono anche convinto che una

certa attenzione la si debba porre

sull’aspetto aggregativo del gruppo

e, non ultimo, sulla solidarietà che

questo può generare. Siamo “anima-

li” sociali, amiamo la compagnia e lo

si nota durante l’attesa di entrare in

aula o durante i lavori nei vari labo-

ratori quando volentieri ci si scam-

bia saluti, notizie, pettegolezzi e si

è indotti a una sana allegria. Da qui

germoglia anche un’entusiasmante

solidarietà. Uno inizia e altri seguo-

no con la convinzione che si può e

si deve fare di più. Nascono idee, i

gruppi propongono e alla fine si re-

alizza per questo o quell’ente bene-

fico, per questa o quell’associazione

locale che si ritiene seria e merite-

vole. E di entusiasmo si può parlare

anche pensando ai vari corsi che

autonomamente organizzano serate

gastronomiche per, ancora una vol-

ta, stare assieme e festeggiare i loro

imperdibili insegnanti, o quelli che

sono presi dai tornei, come Bocce

e Scacchi, da esibizioni, come Tea-

tro e Coro, da gite e bicchierate che

coinvolgono un po’ tutti. No, non è il

paese di Bengodi, ma è senz’altro

un’esperienza gratificante che ci

arricchisce, oltre che di un sapere,

anche di una socializzazione che

genera una salutare positività. Per

tutto questo è doveroso ringraziare

gli insegnanti, veri pilastri di questa

struttura, i capiclasse, i numerosis-

simi soci iscritti, le amministrazioni

comunali, le scuole che ospitano i

corsi e la sede Ute del Codroipese.

Solo con l’entusiasmo e l’unione si

può ambire a un progresso, e con

questo proposito ci avviamo al lavo-

ro per realizzare l’anno accademico

2013-2014.

Il coordinatoreMarcello Pestrin

che l’agonismo, valeva lo stare in

compagnia e nello stesso tempo

il trarre beneficio da un’attività fi-

sica praticabile da tutti. Quest’an-

no il numero degli iscritti è ancora

aumentato e questo indica con

chiarezza il buon funzionamento

del corso e di tutta l’organizza-

zione. A rotazione i nuovi corsisti

imparano le regole del gioco e

così si organizzano delle gare in-

terne che, oltre al divertimento e

al confronto tra squadre, permet-

tono di vincere anche qualche

premio. L’anno scorso, grazie alla

collaborazione del nostro istrut-

tore Nascinben e il coordinatore

Pestrin, abbiamo organizzato un

triangolare con le squadre uni-

versitarie di Tolmezzo e Lignano

Sabbiadoro. Un vero mini torneo

dalla partecipazione gioiosa e an-

che un po’ campanilistica che ha

evidenziato la volontà di ripetere

l’esperienza nel prossimo futuro

anche con altre squadre. Le gare

interne, disputate tra di noi, inva-

riabilmente hanno termine con

un brindisi e con uno spuntino,

magari un qualcosa di speciale

preparato dalle nostre corsiste e

alla fine, per il piacere della com-

pagnia e del buon brindare, ci

scappa pure una cantatina. Ci au-

guriamo che tutto questo continui

e che si rafforzi, ricordando che,

negli anni, molti “allievi” hanno

raggiunto le capacità di gioco

adeguate a entrare nella squa-

dra della Bocciofila Rivignanese e

farli gareggiare in campionato. Un

cordiale saluto e un buon diverti-

mento a tutti.

Francesco Mauro

IL CORSO DI BOCCE

NOVITÀ E CONFERME

Page 15: Pantere d'argento 2013

26 27

fogliame folto e rigoglioso, ripa-

rava le donne anche dalle folate

di vento della vallata.

Così quando tornarono a casa

fecero una grande festa ai ma-

riti. L’insegnante consegna ai

corsisti una scheda con la se-

guente storia (in sintesi).

Il Crocefi sso di PeonisPietro Pole aveva ricevuto dal

parroco l’incarico si dipingere

un crocifi sso.

Un giorno lo informò di aver ter-

minato l’opera.

Il parroco si recò nella stanza

dov’era dipinto il quadro e, con

meraviglia, vide che il Cristo

crocifi sso aveva il volto girato

all’indietro tanto che si vedeva

solo la nuca, i capelli e la schie-

na. Inferocito, il parroco chiese

spiegazioni al pittore e questo,

angelicamente, rispose:

Risposta di un corsista“La vostra Perpetua mi dava per

pranzo sempre aglio e cipolla e

il Cristo si è girato dall’altra par-

te, perché non aveva resistito al

mio alito che puzzava troppo.”

L’armadio del canePiccolo tanto da stare nella sua

cuccia c’è l’armadio di fi do. Egli

vi ripone la sua ciotola ben puli-

ta, qualche osso, due biscotti ed

una coperta sbrindellata dalla

quale non si separa mai.

La sera apre l’antina, toglie la

coperta e vi si avvolge.

Poi, sgranocchiando un biscot-

to, si addormenta felice.

RIVIGNANO RIVIGNANO

Abbiamo tentato un corso

nuovo a Rivignano che non

è stato scelto da molte persone

ma che ha dato esiti importanti.

Vale la pena farli conoscere,

purtroppo solo parzialmente,

viste le ristrettezze di spazio

del giornale. Ringraziamo per

l’ospitalità tutta la redazione di

Pantere d’argento.

Il corso aveva lo scopo di anda-

re a prendere in un angolo della

nostra mente e di portarle alla

luce tutte le potenzialità verba-

li che da tempo non venivano

espresse. Ed ecco i risultati.

L’insegnante inizia una storia

(qui riportata in sintesi).

Il pioppo sulla VenzonassaUn tempo, quando non c’era

l’acquedotto, le buone massa-

ie dovevano recarsi a lavare i

panni nel torrente Venzonassa

(scorre nei pressi di Venzone),

sotto un sole cocente.

Il consiglio maggiore decise di

donare un po’ d’ombra alle po-

vere donne e scelse di offrirla

con una bella pianta e affi dò

ad un nobile cittadino l’incarico

di trapiantare il giovane pioppo

(la pianta), alla presenza delle

maggiori autorità e di una mol-

titudine di gente.

Ecco com’è andata a fi nire la storia secondo alcuni corsi-sti.Ma una volta durante un terribi-

le temporale un fulmine piom-

bò sull’albero e lo spaccò. Le

donne sconsolate tornarono a

lavare il bucato sotto il sole e gli

uomini, però, misero a dimora

un rosaio.

Era un pergolato che però in-

tralciava le donne, perché, es-

sendoci le spine, le donne non

potevano avere alcun appiglio

per risalire la china del torren-

te. Tuttavia il pergolato non solo

forniva l’ombra, ma mandava

un buon profumo di rosa e con il

Sfogliando la lista dei corsi

dell'Università della Terza

Età dello scorso anno accade-

mico, mi sono chiesta che cosa

mancasse a quella rosa varie-

gata di proposte che riguarda

tutte le possibili attività.

Questa è la domanda che ci

ha posto quest’anno il prof.

Giuseppe Scaini, emerito inse-

gnante della sezione Ute di Rivi-

gnano, che ai suoi corsi ha sem-

pre avuto classi numerosissime

ed un riscontro di attenzione e

di interesse invidiabili.

Il tema di quest’anno ha trovato

una risposta curiosa: “credeva-

mo di conoscere bene l’Italia

del Nord; ci siamo stati in lungo

ed in largo, più volte”… e inve-

ce…

Una alla volta ci sono state pro-

poste le Regioni: Val d’Aosta,

Piemonte, Liguria, Tentino Alto

Adige, Lombardia…

Una spiegazione esaustiva non

solo geografica o storica. Come

al solito, il prof. Scaini nelle sue

illustrazioni ha fatto ampi rife-

rimenti alle origini, al passato

storico, alla realtà attuale, alle

condizioni umane, al diverso

stile di vita da regione a regio-

ne, con riferimenti ai perso-

naggi locali, ai letterati illustri,

alle opere d’arte interessanti

visitabili (e, talvolta, visitate nel-

le numerose gite organizzate

nell’ambito dell’Ute), insieme

con un’antologia di brani lette-

rari attinenti alla regione trat-

tata; il tutto accompagnato da

numerose diapositive nell’aula

appositamente attrezzata nella

Scuola Media a tale scopo dalla

stessa Università della Terza Età

di Rivignano.

E’ stato un viaggio molto inte-

ressante, non solo in lungo e

in largo per le città e le strade

nell’Italia settentrionale, ma an-

che nella profondità della storia

e dell’arte e nella superficie

dell’attualità più recente.

L’interesse dei corsisti - durante

l’anno accademico - non è mai

calato e l’attenzione alle lezio-

ni non ha mai avuto bisogno di

sproni.

E il risultato è stato che… cre-

devamo di conoscere l’Italia del

Nord.

E tutto questo ci pone altre do-

mande: Conosciamo l’Italia del

Centro? E… conosciamo l’Italia

del Sud… e quella delle Isole?

Beh, forse ancor meno dell’Ita-

lia del Nord: c’è ancora tanto

lavoro da fare, tante cose da

conoscere, tanti viaggi ideali (o

forse anche reali?) nella nostra

Bell’Italia.

C’è ancora tanta materia di stu-

dio per i prossimi anni. Noi, cor-

sisti curiosi, speriamo…

CONOSCEREL'ITALIA DEL NORD?

COSTRUIAMO LE LINGUE Era un vecchio armadio tarlato

grande quasi come un como-

dino, ma il cane vi si trovava

bene. Lì non c’erano spifferi, i

rumori erano attutiti, nessuno

lo disturbava. Nel quartiere tutti

lo conoscevano e i gatti si tene-

vano alla larga. Dentro teneva

tutte le sue cose: una piccola

coperta per giaciglio, la ciotola

del cibo, una vecchia palla rotta

con la quale di giorno giocava.

Il cane nell’armadioIl vento ulula. Tuoni e fulmini.

Sta arrivando un temporale.

Chiudo le imposte e chiamo Lil-

li. Non si trova. Chiamo di nuovo

con apprensione, poi mi ricor-

do… Vado vicino all’armadio, le

ante sono scostate, apro e due

occhioni imploranti mi dicono:

“Qui mi sento sicura!”

Il cane nell’armadio si tiene le

sue cose preferite: la maglia del

padrone per fi utarne l’odore,

l’osso da rosicchiare per pas-

sare il tempo. Per Bacco! Un

giorno d’estate a Bibione, dalla

spiaggia, un cane mi inseguì fi no

all’appartamento. Entrò dietro a

me in cucina e poi si impaurì.

Ad un certo punto sparì. Cerca

e ricerca, dove si era mai rifu-

giato? Era andato proprio in un

armadio aperto della camera e

stava accucciato zitto zitto.

Un mio compagno (omino o donnina).Il mattino (la mia compagna)

mi solletica il naso e mi sveglia.

Scendo a preparare il caffè e

intanto lei saltella sul lavandi-

no, avvoltolata nella sua piccola

vestaglia. Verso il caffè e lascio

cadere alcune gocce sul ripia-

no, lei ne è golosa.

Incomincia la giornata con la

mia piccola, pasticciona ami-

ca. Qualsiasi cosa faccia è un

disastro: Mi nasconde le cose

facendomi perdere un sacco di

tempo ed alla sera, stanca, mi

chiedo: “Ma sarà lei o sarò io

che invecchio?”

L’omino di vetroApro un cassetto e me lo trovo

davanti, occhi sgranati ed un

sorriso dolce. Giacca a quadri,

pantaloni neri, camicia bianca

e papillon, ricordo di un viaggio

a Murano. Ma è anche qualco-

sa di più, è un amico al quale

confi do i miei pensieri più se-

greti essendo certa che lui non

li racconterà in giro. Mi ascolta

paziente e nei suoi occhi trovo

le soluzioni.

Lo rimetto giù, adagiandolo pia-

no, piano. Sto per chiudere, ma

una smorfi a di dolore sul suo

volto mi ferma.

Rovisto un po’ in giro e la tro-

vo… Una donnina di vetro sim-

patica e colorata fa capolino da

una scatola.

La prendo e la poso vicino

all’omino di vetro che sorride e

chiudo il cassetto più serena.

Quando siamo soli tutti diven-

tiamo più fragili e siamo tanti

omini di vetro.

Che cosa succederebbe se un coccodrillo si presentasse alla vostra porta a chiedere un rametto di rosmarino?Ad essere sincera, il coccodrillo

è un rettile che oltre a incutermi

terrore, mi fa anche ribrezzo per

la sua pelle rugosa e viscida e

per i suoi denti acuminati.

Se però si presentasse a casa

mia, visto lo spirito di ospitalità

insito in me, mi metterei sulla

fi nestra e gli getterei il rametto

di rosmarino.

Dopodiché sbarrerei porta e fi -

nestre.

Che cosa succederebbe se Rivignano perdesse i bottoni e pulsanti?In parte si potrebbe supplire con

zip e cinture, non con bretelle

che hanno bisogno di bottoni.

Più dura l’avrebbero i politici

e gli amministratori che, giun-

ti nella stanza dei bottoni, non

solo sanno che cosa sia succes-

so, ma neanche che cosa fare.

Per fortuna un recente referen-

dum ha stabilito di unire Rivi-

gnano a Teor.

Quelli che erano nella stanza

dei bottoni accelerarono le pro-

cedure e decisero di usare la

stanza dei bottoni di Teor, anche

per le attività di Rivignano.

Teor così si sentì orgoglioso e

importante anche se era il più

piccolo fra i due comuni.

Che cosa succederebbe se il nonno diventasse un gatto.

Se il nonno si trasformasse in

gatto, sarebbe più coccolato,

dormirebbe nella sua poltron-

cina al caldo davanti al fuoco,

mangerebbe delle buone scato-

le di carne.

Potrebbe andare in giro cam-

minando sui tetti delle casa,

cercando qualche gattina per

dialogare. Questa poi è davvero

strana! Mio nonno trasformarsi

in gatto? Ebbene ipotizziamo.

La prima cosa che farebbe sicu-

ramente, sarebbe quella di ar-

rampicarsi sul granaio, sul bal-

latoio e sul fi enile per far fuori i

grossi ratti che di notte danzano

e ballano in lungo e in largo fa-

cendo un fracasso indemoniato.

Dopo il ripulisti e la bella scor-

pacciata, lo vedrei tranquillo,

anche se un po’ abbuffato, sotto

un maestoso gelso situato al

centro del cortile assieme alla

gattina Rossina, tutti e due felici

e contenti.

Guido Sut

Ormai i corsi vanno inventati,

sempre partendo da pratiche di

tutti i giorni.

Qual è "l'attrezzo" che noi

usiamo quotidianamente per

svolgere il nostro lavoro, diver-

timento, ecc.?

Naturalmente è l'automobile,

per guidare la quale necessita

una patente, una preparazione

al comportamento da tenersi in

strada a contatto con tutti.

Facendo un rapido calcolo, mi

sono resa conto che la mia pre-

parazione era piuttosto datata e

andava assolutamente aggior-

nata.

E' così che è stato proposto un

corso di Ri-Educazione Strada-

le, attivato con la collaborazio-

ne del docente Andrea Zoratto,

preparatissimo, simpaticissimo

che ci ha allegramente aiutato

a districarci tra nuovi segnali

stradali, velocità, rotonde, punti

della patente, ecc.

Riproporrò senz'altro questo

corso l'anno prossimo e già da

ora invito tutti ad iscriversi per

la sicurezza propria e degli altri.

Liliana Cesaratto

IL CODICEDELLA STRADA

Page 16: Pantere d'argento 2013

28 29

ci ricordavano che il Natale si

stava avvicinando e con lui la

solidarietà sotto forma di alcuni

pezzi, sempre regalati dalle cor-

siste, posti in vendita.

Non mancavano neppure i dol-

cetti posti strategicamente vi-

cino al salvadanaio per attirare

l’attenzione e invogliare le of-

ferte per l’adozione a distanza.

Una bella esperienza di sinergia

e amicizia che si può ancora ri-

petere.

I. V.

Grande successo ha riscos-

so la mostra dei lavori di

laboratorio dell’UTE sezione di

Rivignano allestita nell’ambito

dell’ultra centenaria Fiera dei

Santi. Trascinati dall’entusia-

smo dei corsisti di “Cesti in vi-

mini”, capitanati dai loro inse-

gnanti, gli altri laboratori hanno

dato il meglio. L’angolo dei ce-

sti, splendido, dedicava un can-

tuccio alla vendita di manufatti

regalati dai corsisti e destinati

alla beneficienza. Due persone,

a turno, facevano vedere ai vi-

sitatori stupiti come possano

uscire cose utilissime dall’umi-

le vimine. Non era da meno il

corso di tombolo, dove una si-

gnora ammaliava con il veloce

e sonoro passaggio dei fuselli.

Il macramè dimostrava che, con

il semplice spago e tanti nodi,

crea monili e bigiotteria di gran

moda. Infine il trionfo del rica-

mo. Nella sala attigua si pote-

vano ammirare borse, poncho e

altro dell’antica arte di tessitura

a telaio. Poi il chiacchierino, lievi

trine per impreziosire camicie e

foulard. Maglie e maglioni, ma-

gistralmente lavorati, offrivano

un caleidoscopio di colori. Foto-

grafia e disegno dimostravano

come la sensibilità dell’”artista”

possa far notare piccoli, meravi-

gliosi particolari. Al centro della

sala corone, abeti, renne e slitte

RIVIGNANO RIVIGNANO

Nel nuovo programma

dell’Università della Terza

Età anche quest’anno è sta-

to incluso il corso denominato

“Impariamo a leggere” dell’in-

segante Paolo Bortolussi.

È questa un’avventura iniziata

quattro anni fa dalla sezione ri-

vignanese, nella sede staccata

di Varmo, grazie alla disponibili-

Anche oggi, come da qualche

giorno, piove e le giornate

sono grigie e umide.

Mentre sto scrivendo, devo am-

mettere che anche per questo

fine settimana le previsioni date

dal nostro esperto sono state

azzeccate a puntino. Natural-

mente, sto parlando del mare-

sciallo Luigi Vigani, insegnante

“fiore all’occhiello” del corso di

meteorologia UTE di Rivignano.

Per descrivere questo corso,

bisognerebbe fare una lunga

carrellata che spazierebbe dal-

la descrizione dei vari climi, ai

fattori che determinano piogge,

neve, grandini, nebbie ed eventi

speciali come tifoni, uragani ed

altro, per non parlare delle infi-

nite terminologie tecniche che

lo stesso Vigani ogni tanto tra-

lascia per non crearci ulteriori

confusioni. Sono tanti gli argo-

menti trattati nei dodici anni che

questo corso ha accumulato,

con un continuo crescendo di

La riflessologia plantare è una

delle forme più diffuse di

medicina complementare non-

ché delle più affascinanti gra-

zie alla sua semplicità: servono

solo due mani.

L’importanza del piede è testi-

moniata fin dai tempi antichi

e in molte culture in tutto il

mondo; ad esempio esiste una

famosa pittura murale in Egitto

risalente al 2300 a.C. che ritrae

due persone che stanno eserci-

tando una forma di riflessolo-

gia su due pazienti (tomba del

medico). Intorno al 1930 una

A ottobre è iniziato il corso di

veterinaria. Un percorso, fatto in

questi 3 mesi, di lezioni interes-

santi che hanno coinvolto una

classe attenta e sempre pron-

ta a chiedere consigli utili per i

propri “piccoli amici”.

Merito del successo di tutto

questo, lo si deve ai due pro-

fessionisti dell’Ordine dei Me-

dici Veterinari della provincia

di Udine, dott.ssa Colombo e

dott. Brisinello, che hanno sa-

puto improntare un program-

ma completo e vario. Cosi nella

prima parte è stato trattato il

lato medico ripassando velo-

cemente il programma dello

scorso anno e parlando delle

cure, alimentazione e patologie

del cane cucciolo, per poi conti-

nuare con le problematiche che

si presentano con la crescita e

l’invecchiamento dello stesso.

Nella seconda parte è stato

messo in evidenza il rapporto

fra “uomo e cane”.

Durante queste lezioni ci sono

stati spiegati i migliori accor-

gimenti da prendere quando si

decide di adottare un’animale,

in special modo se si tratta di

un cucciolo.

Inoltre abbiamo appreso i di-

versi sistemi e tipi di addestra-

mento per farlo crescere sano e

ubbidiente. Vorrei sottolineare il

grande rispetto e la grande uma-

nità dimostrata verso gli anima-

li, da entrambi gli insegnanti.

Sentimenti che personalmente

condivido, perché quando guar-

do il mio “Snoopy” negli occhi,

vedo fedeltà e affetto sinceri, e

sono sicura che tutto questo, da

parte sua, ci sarà sempre senza

chiedere nulla in cambio.

Per concludere penso che ac-

cudire e coccolare un amico a

quattro zampe ti riempia di gio-

ia e amore aiutandoti anche a

superare i momenti più diffi cili.

Marinella

IL MIGLIORE AMICO DELL'UOMO

tà del coordinatore Marcello Pe-

strin e al caldo interessamento

della signora Liliana Cesaratto,

e dall’anno scorso siamo appro-

dati anche nella sede U.T.E. di

Codroipo dando così la possibi-

lità di partecipare anche a molte

altre persone.

Un nuovo anno dove ci siamo

incontrati tra nuovi e vecchi

IMPARIAMO A LEGGERE

LA MOSTRA

iscritti con i quali il bravo Paolo

ha ideato un laboratorio di idee

e di interscambi che ha permes-

so a ognuno di noi di esprimere

le proprie potenzialità e di por-

tare quanto abbiamo imparato

nelle scuole materne, nelle bi-

blioteche, nelle serate in piazza

promuovendo racconti e poesie

per piccoli e grandi. L’appun-

tamento più importante è stato

senz’altro la nostra numerosa

partecipazione alla maratona

di lettura della Bibbia in lingua

friulana (03 aprile 2011) nella

Chiesa della Purità a Udine. Al

termine dello stesso anno ab-

biamo inciso un CD con dei rac-

conti scritti e letti da noi corsisti

e un altro CD lo abbiamo fatto

in collaborazione con la scuola

primaria di via Riccardo Di Giu-

sto dove abbiamo interpretato

dei racconti scritti dagli alunni.

E non finisce qui perché la prof.

ssa Fedora Ferluga, docente

di lingua slovena all’università

di Udine, ha richiesto la nostra

presenza all’ambasciata croata

di Trieste allo scopo di animare

una serata con racconti e poesie

dell’autore croato Nikola Sop.

Bella e suggestiva è stata anche

la nostra partecipazione alla

“Lucciolata” programmata nel

comune di Varmo e quella dello

scorso agosto a Vito D’Asio con

la tre giorni di lettura del Vange-

lo. Chiudo ringraziando la me-

ravigliosa Università della Terza

Età per averci dato l’opportunità

di rimetterci in gioco.

Marisa Gregoris

iscritti appassionati della ma-

teria e ammaliati dal modo di

proporla dell’insegnante. Devo

ammettere che essendo al se-

condo anno di meteo, la mia

conoscenza di questa materia

è minima rispetto ad altri corsi-

sti che frequentano da sempre,

come il nostro sempre presen-

te capoclasse Pierino. Però nel

mio piccolo qualcosa ho impa-

METEOROLOGIA

rato anch’io, per esempio che

le nuvole hanno tantissimi nomi

(per me prima esistevano solo i

cirri) e che fra i tanti strumenti

per le misurazioni varie c’è an-

che quello del “bulbo bagnato”,

parolona che non vi descrivo

perché se sbaglio a Gigi vengo-

no i capelli dritti.

Mi fa piacere evidenziare la

parte amichevole e sociale di

questo gruppo guidato da un’in-

segnante che, grazie alla sua

professionalità, tenacia e tanta

pazienza, ha creato un mix vin-

cente che si destreggia in una

materia tosta come la meteoro-

logia. Una sfaticata che la classe

ha pensato bene di compensare

con le piacevoli serate a base di

pizza fatte durante l’anno acca-

demico, la bellissima, istruttiva

ed emozionante visita all’aero-

base di Rivolto e la mitica cena

di mezza estate, alla quale par-

tecipiamo sempre più numero-

si e dove abbiamo il piacere di

salutare anche ex corsisti.

Credo che partecipare a qual-

siasi corso dell’Ute sia un modo

positivo di arricchirsi cultural-

mente e socialmente, e se si

aggiunge quel qualcosa in più di

Meteo, il risultato è assicurato.

Un meritato ringraziamento al

m.llo Vigani da tutta la classe.

Marinella

fisioterapista americana, Eunice

Ingham, ha avvicinato grazie ai

suoi studi il mondo occidentale

alla riflessologia plantare.

Il nostro piede è ricchissimo di

terminazioni nervose che for-

mano estesi collegamenti con

tutte le parti del corpo tramite il

midollo spinale e il cervello; at-

traverso queste terminazioni

la riflessologia permette il rilas-

samento totale e il raggiungi-

mento di uno stato di profondo

equilibrio e armonia.

Con il Corso di Riflessologia

Plantare tenuto dalla riflessolo-

ga Graziella Buttò, è stato pos-

sibile prendere coscienza dei

nostri piedi e intervenendo con

semplici manovre, di ottenere

un rilassamento fisico e menta-

le avanzato, in modo semplice e

non pericoloso, per noi stessi e

per gli altri.

Ad ogni lezione due corsisti si

sono proposti per una seduta di

piacevole massaggio durante la

quale la riflessologa ha potuto

fornire ulteriori informazioni utili

in merito ai punti riflessi.

Gli allievi hanno potuto parteci-

pare al corso con molto affiata-

mento e interesse, grazie alla

competenza ed alla disponibilità

dell’insegnante e motivati dalla

piacevolezza dell' argomento.

LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE

Page 17: Pantere d'argento 2013

30 31

RIVIGNANO ALIMENTAZIONE

Invitato a buttar giù quattro

righe riguardanti il corso di

“Storia antica” e specificata-

mente romana, ebbi un mo-

mento di perplessità che svanì

non appena mi apparve nitida,

ma particolarmente espressiva

ed intelligente, la figura dell’at-

tuale docente che ebbi scolaro

nelle elementari. Allora la storia,

in particolare quella romana,

era per me un “pallino”.

Il corso è al quarto anno, ma

io aderii, per altri impegni, dal

terzo in poi con particolare in-

teresse e curiosità: desideravo

verificare se quel “pallino” a

distanza di anni ero riuscito a

trasmetterlo all’allievo. Con vivo

piacere potei constatare che

quel “pallino” aveva dato i suoi

frutti tanto che mi sovvenne un

aneddoto. Aveva una pessima

grafia, direi quasi medica, tanto

che la madre alla fine di un in-

contro disse: “Mestri, soi propi

contente par dut chel ca mi à dit

dal frut, ma cal viodi se al pos

fai cambià la scriture che jo no

ries a lei”. Il figlio secco: “Ba-

ste chi si capini jo e il mestri”.

L’aneddoto, manco a dirlo cal-

za a pennello: la grafia infatti è

rimasta come madre natura ha

creato e il “pallino” della storia

ha trovato fertile terreno nella

vergine mente dello scolaro.

Oggi, docente, nel susseguirsi

delle lezioni ha espresso una

potenzialità mnemonica ed una

immediatezza narrativa non

comuni: eventi, personaggi, si-

tuazioni, intrighi insiti nel sin-

golo momento storico integrano

magistralmente lo svolgimento

della civiltà umana nelle sue

istituzioni politiche ed economi-

che e nelle sue forme giuridiche

religiose e morali. I corsisti ma-

nifestano un costante e sentito

coinvolgimento tale da indurli

ad approfondire e puntualizzare

non solo sul fatto trattato, ma

a ricercare significativi rapporti

con la nostra quotidianità. Se la

storia, come si dice, è maestra

di vita, noi moderni eredi della

grande civiltà greco-romana

abbiamo, così per dire, quasi il

dovere di conoscerla per com-

prendere totalmente il presente

nelle sue molteplici componen-

ti. Noi italici, poi, cittadini della

città eterna, potremmo ancora

oggi, come gli antichi, dire con

orgoglio “Cives italicus sum”.

A. Molinari

CORSO DI STORIAANTICA

GEOGRAFIA

C on piacere anche quest’an-

no l’Università della Terza

Età ripropone il corso “Viag-

gio nella storia della lingua del

Friuli”.Le lezioni consistono nel

parlare e scrivere in madrelin-

gua raccontando avvenimenti

storici che ne hanno influenzato

cultura e tradizioni.

Non siamo da buttare via quan-

do l’insegnante ci fa leggere,

magari sbagliamo l’accento,

oppure battiamo sulla zeta

come si usa a Rivignano, ma ce

la caviamo abbastanza bene. I

guai incominciano quando c’è

il dettato, lì si che siamo mùs.

Certo non possiamo neanche

lontanamente competere con il

nostro professor Gottardo Mi-

tri. Usa termini che ormai pochi

conoscono, italianizzato com’è

il nostro friulano, ma è piace-

vole risentire dei vocaboli che

magari usava la nonna e che

ti riporta indietro nel tempo fa-

cendoti tornare bambina. Corso

piacevolissimo, scorre veloce

ed è tutto merito del professor

Mitri che sa coinvolgerci nella

sua passione.

Un’allieva

VIAGGIO NELLA STORIA DELLA LINGUADEL FRIULI

Sono la capoclasse di geogra-

fia, corso abilmente guidato

dalla professoressa Adriana Del

Negro. Mi trovo imbarazzata a

parlare di lei, molto brava, ca-

rina e simpatica, che con il suo

parlare dalla cadenza spagno-

leggiante (nata e laureata in

Argentina) ci inoltra in una ma-

teria molto articolata. Imbaraz-

zata, dicevo, perché non so se

do il giusto valore al suo darsi

da fare per farci entrare, e re-

stare, qualcosa in mente. Parlo

soprattutto per me che sono ne-

gata, mio malgrado, per questa

materia… però il modo di pre-

sentare di Adriana, sempre sor-

ridente ed entusiasta, mi piace e

qualcosa conservo nella mente.

La sua geografia non è la solita

dei confini, fiumi, monti e città

principali, ma si allarga a flora,

fauna, folclore, tipicità, piccole

notizie fino a proporre le imma-

gini del vivere e della cucina di

popolazioni così distanti da noi

sia in termini di chilometri che

di cultura. In questi suoi anni di

insegnamento non è mai man-

cata all’impegno preso, tranne

che per le feste natalizie quan-

do per un mese torna nella sua

Argentina dove risiedono i suoi

familiari. In Italia si è ben inse-

rita, ma un pezzo del suo cuore

è rimasto là e quando ritorna ci

dice: “Io per due-tre giorni sono

ancora lontana”. Ma poi torna a

tutti gli effetti ed è più friulana

di noi. Cara prof, tutti ti voglia-

mo un gran bene, continua a

seguirci che noi ti prestiamo

ascolto molto volentieri.

Titta

i rendimenti agricoli ora ci si affida

alle biotecnologie e agli organismi

geneticamente modificati, i nuovi

strumenti dello sviluppo. I problemi

ecologici che avrebbe creato la chi-

mica erano noti, ma erano conside-

rati meno importanti dei vantaggi

economici che avrebbe portato,

proprio come sta succedendo oggi

con l'ingegneria genetica. L'ultima

notizia sull'argomento arriva dalla

Francia: uno studio condotto sugli

effetti nocivi di un mais transgenico

(NK 603) e di un potente erbicida

(Roundup) molto diffuso, entrambi

prodotti della multinazionale ame-

ricana Monsanto.

L'impatto sulla salute dell'alimen-

tazione Ogm è stato osservato su

200 ratti e per la prima volta è stato

monitorato a lungo, con precisione

per due anni che corrisponde ap-

prossimativamente al loro intero

ciclo vitale (le richieste di autoriz-

zazione alla messa in commercio

dei prodotti Ogm si basano su

studi che comprendono soltanto 90

giorni).

I risultati hanno dimostrato, se-

condo i ricercatori, un effetto tos-

sico del mais transgenico e del

Roundup, manifestandosi in gravi

patologie come tumori al fegato,

alle ghiandole mammarie e ai reni.

Il 50% dei maschi e il 70% delle

femmine è morto prematuramente

rispetto agli altri non alimentati con

tali prodotti.

Siamo costantemente bombardati

da notizie shock sull'alimentazio-

ne (la mucca pazza, la diossina,

l'aviaria ecc.), fra cui la più recente

è lo scandalo della carne di cavallo

spacciata per bovina.

Non si ha il tempo per "digerire"

l'ultimo scandalo che già ce n'è un

altro in attesa, pronto per cacciar-

lo nel dimenticatoio. Il rischio, che

grazie a questi numerosi avveni-

menti mai approfonditi a sufficien-

za, lo stupore iniziale diventi indif-

ferenza e rassegnazione è piuttosto

alto.

Considerare l'assunzione di so-

stanze tossiche come un danno

collaterale dello sviluppo e accet-

tarlo come indispensabile per la

sopravvivenza è un comportamen-

to del tutto sbagliato a favore delle

aziende che detengono il potere

economico. Difendere la propria

salute è un dovere. Un'attenta os-

servazione del mondo circostante,

la raccolta e l'assorbimento di noti-

zie aggiornate e attendibili può aiu-

tarci a trasformare l'indifferenza in

consapevolezza e metterci in grado

di formare un'opinione critica.

Krisztina Vèrtes

Alcuni consigli utili

Preferire i prodotti grezzi o poco

raffinati. La lavorazione industriale

dei prodotti alimentari impiega un

gran numero di additivi (conser-

vanti, aromatizzanti, antiossidanti

ecc.), non sempre innocui e cau-

sa di perdita di vitamine, minerali

e particolari sostanze che favori-

scono il processo digestivo. Non

lasciarsi ingannare da nomi di fan-

tasia dati per invogliare l'acquisto.

Non comprare "con gli occhi", pri-

vilegiando i prodotti che si presen-

tano troppo bene, senza macchie o

imperfezioni.

La natura non crea simili prodotti.

In genere il bell'aspetto esteriore di

frutta e verdura può significare più

trattamenti sul piano chimico.

Consumare i prodotti freschi di

stagione, coltivati naturalmente

all'aria aperta perchè contengono

molti meno residui e molte più so-

stanze nutrienti rispetto ai prodotti

di serra oppure in scatola o tropi-

cali ecc. Un accurato lavaggio può

ridurre almeno parzialmente il con-

tenuto di metalli pesanti velenosi.

Non impiegare le bucce degli agru-

mi trattati e non mangiare le bucce

delle pesche. I fungicidi applicati

sulle bucce sono non poco dannosi.

Non mangiare pere e pesche che

incominciano a marcire e nel caso

delle mele e di altri frutti asportare

abbondantemente le parti marce. I

ficomiceti presenti nei punti marci

della frutta portano alla formazione

della patulina, che può provocare

avvelenamenti.

Lavare in acqua calda la frutta sec-

ca prima di consumarla per aspor-

tare almeno parte dell'anidride sol-

forosa con cui è stata trattata.

Domandarsi sempre se è proprio

indispensabile acquistare un pro-

dotto già confezionato. In ogni caso

leggere sempre gli ingredienti.

"Menu del giorno" generosa-

mente offerto dalla società

moderna in nome dell'abbondanza:

Prosciutto ai nitrati

Spaghetti con sugo al glutammato

Cotoletta agli ormoni

Polenta Ogm

Verdure agli insetticidi

Dolce della casa ai grassi idroge-

nati

Fragole al piombo con salsa radio-

attiva

Una volta si parlava solo di produ-

zione, trasformazione e prepara-

zione alimentare industrializzata e

dunque di quelle sostanze chimi-

che presenti in tutte le fasi della

lavorazione, ora si parla anche di

Ogm. Con la "rivoluzione verde" e

quindi l'uso di fertilizzanti chimici e

di pesticidi per accrescere i rendi-

menti, l'agricoltura di sussistenza

si è trasformata in agricoltura com-

merciale, sostituendo la biodiver-

sità per autoconsumo con la mo-

nocoltura della specie localmente

più redditizia (le rese del frumen-

to, ad esempio, passarono da 0,9

tonnellate per ettaro con le varietà

tradizionali, a oltre 4 nel 1954 e

addirittura 6 nel 1964.) I nuovi me-

todi produttivi richiedono quantità

crescenti di fertilizzanti chimici e

quindi un aumento dei costi, ma

gli incrementi della produzione

comportano anche un aumento

dell'offerta e di conseguenza, la

diminuzione dei prezzi di vendita. I

piccoli produttori si trovano così ad

avere costi sempre maggiori e utili

sempre minori, pertanto non sono

in grado di sostenere la concorren-

za con i grandi produttori, ma non

riescono nemmeno a uscire dalla

giostra produttiva perchè avendo

smesso di produrre per autocon-

sumo devono comprare tutto ciò di

cui hanno bisogno.

La crescita è stata la loro rovina e

l'impoverimento della fertilità dei

suoli da cui prima ricavavano il ne-

cessario per vivere. Se decidono di

uscirne per tornare alla biodiversità

e all'agricoltura biologica di sussi-

stenza devono ricostituire l'humus

impoverito dalla fertilizzazione chi-

mica e dalla monocoltura fino alla

desertificazione. Per ottenere ciò ci

vogliono anni. Per non parlare dei

problemi posti dall'inquinamento

delle falde idriche. Per accrescere

AGRICOLTURA CHIMICAE OGM, UNA TRAPPOLAIRREVERSIBILE?

Page 18: Pantere d'argento 2013

32 33

PIANETA DONNA VIAGGI

A Tina il destino aveva riservato fin

dalla prima infanzia un’esistenza

movimentata, vissuta intensamente

ed emotivamente. Nella politica o

nell’arte, nelle scelte di vita pubblica

o privata, nella sua stessa prematura

fine, essa lasciò la sua impronta di

donna passionale e idealista, la sola

chiave di lettura per comprenderla

e giudicarla. Le stesse immagini da

lei create con la fedele fotocamera,

un’arte appena agli albori, sono la

cifra di ciò che c’era dentro di lei:

una costante pulsione rivoluzionaria

nell’appassionata difesa degli indifesi

contro le ingiustizie, le oppressioni e

lo sfruttamento non di un popolo ma

di tutti i popoli. Lei, italiana e friulana,

conobbe tutto il mondo di allora, ne

parlava le lingue e ne condivideva

sofferenze e speranze. Dove c’era

sofferenza e speranza di riscatto

lei accorreva, con sprezzo della sua

stessa vita e della sua giovinezza.

Ebbe in destino di essere bella, stra-

ordinariamente bella e di aver di-

schiusa in America anche una vita da

attrice, con un paio di film molto ap-

prezzati. Ma quando dal mondo do-

rato di Hollywood fece un viaggio in

Messico e scoprì cos’era la sofferen-

za umana in quel Paese tormentato

dalle guerre civili, lei dismise senza

alcuna esitazione la sua fortuna nel

cinema e decise di vivere là, accanto

a quella gente.

Era nata a Udine, nel popolare Borgo

Pracchiuso, il 17 agosto del 1896 da

famiglia operaia, il padre Giuseppe

e la madre Assunta che lavoravano

entrambi per far quadrare con fatica,

e talvolta senza fortuna, il magro bi-

lancio familiare, lui come carpentiere

e lei come cucitrice. Già a due anni

Tina diventa emigrante, quando i suoi

approdano in Austria per un lavoro

più sicuro, ma il nuovo millennio non

fu loro benigno e sette anni dopo, nel

1905, con una prole ormai di sei fi-

gli, ritornano in Patria. Tina, dopo due

anni di scuole in lingua tedesca, com-

pleta le elementari a Udine e, a dodici

anni, entra da operaia in una filanda.

Inoltre impara i primi rudimenti della

fotografia nello studio dello zio Pie-

tro, una pratica che accende in lei un

grande interesse e di cui farà tesoro.

Ma l’esistenza della famiglia Modotti

non volge al meglio e papà Giuseppe

decide di partire per gli Stati Uniti,

dove nel 1913 lo raggiunge, a San

Francisco, tutta la famiglia. Tina, or-

mai diciassettenne, entra a lavorare

in una fabbrica tessile ma la sua esu-

beranza le consente di fare qualcosa

in proprio come sarta, di frequentare

mostre, di seguire le manifestazioni

teatrali e recitare nelle filodramma-

tiche di Little Italy. Durante l’Esposi-

zione Internazionale Panama-Pacific

conosce il poeta e pittore Roubaix

dell’Abrie Richey detto Robo, con cui

si unisce nel 1917 e si trasferisce a

Los Angeles. Entrambi amano l’arte e

la poesia, dipingono tessuti e la loro

casa diventa un luogo d’incontro per

artisti e intellettuali liberal. La sua

bellezza non passa inosservata nel-

la contigua Hollywood e Tina, nel

1920, entra nel cast di ‘The Tiger’s

Coat’ per la regia di Roy Clement

e a seguire in altri due film. La sua

bellezza ed espressività attira l’at-

tenzione di fotografi famosi tra i quali

Edward Weston al quale ben presto la

legherà un importante rapporto sen-

timentale. Il 9 febbraio del 1922 Robo

muore di vaiolo durante un viaggio in

Messico e Tina arriva in tempo per i

funerali. Fu in quella triste occasione

che Tina rimase affascinata da quel

Paese, sensibile alla vocazione rivo-

luzionaria di quel popolo, a quel clima

di guerra civile infinita, al fascino di

personaggi come Emiliano Zapata e

Pancho Villa, e vi rimarrà per alcuni

mesi fin quando fu richiamata a San

Francisco per l’improvvisa morte del

padre. Ma la scintilla era ormai scoc-

cata e a luglio del 1923 convince

Weston a seguirla in Messico dove

si stabiliscono prima nel sobborgo di

Tucubaja e poi nella capitale. Uniti da

un forte amore , vivono nel clima po-

litico e culturale post-rivoluzionario,

a contatto con i grandi pittori del Sin-

dacato artisti, fondatori del giornale

El Machete, portavoce della nuova

cultura e, in seguito, organo ufficiale

del Partito Comunista Messicano. Fu

allora che Tina, grazie alla capacità

ed esperienza di Weston, accelera

l’apprendimento della fotografia e in

breve tempo conquista autonomia

espressiva. Alla fine del 1924 una

esposizione delle loro opere viene

inaugurata nel Palacio de Minerìa,

alla presenza del Capo dello Stato.

La sua reputazione come fotografa,

favorita dall’avvento di nuove tecno-

logie, come la camera Graflex, e dal

sodalizio con una notissima fotografa

americana Dorothea Lange, acquista

notorietà in tutto il continente ame-

ricano, ma il rapporto con Weston si

raffredda. Egli decide di rientrare in

California e i contatti continueranno

in forma epistolare per alcuni anni.

Da allora il percorso esistenziale di

Tina si fa intenso : aderisce al Partito

Comunista; lavora per il movimen-

to sandinista nel Comitato “Manos

fuera de Nicaragua”; partecipa alle

manifestazioni in favore di Sacco e

Vanzetti durante le quali conosce

Vittorio Vidali, rivoluzionario italiano,

esponente del Komintern e futuro

Senatore della nostra Repubblica;

utilizza il mezzo fotografico come

strumento di indagine e denuncia

sociale, con risonanza nelle riviste

di mezzo mondo. Infine nell’ottobre

del 1930 decide di partire per Mosca

dove l’attende Vidali e dove allestisce

la sua ultima esposizione; ottiene

la cittadinanza sovietica e diventa

membro del partito. In questa fase

esaltante della sua vita abbandona

la fotografia e si dedica alla militanza

nel Soccorso Rosso Internazionale.

Fino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia,

Vienna, Madrid e Parigi per attività di

soccorso ai perseguitati politici. E ar-

riviamo infine alla più grande e finale

esperienza della sua vita: la guerra ci-

vile spagnola cui partecipa col nome

di battaglia di Maria assieme al suo

compagno Vittorio Vidali, che diven-

ta Carlos J. Contreras, Comandante

del Quinto Reggimento della Brigata

Garibaldi. Dopo la fine ingloriosa di

quella guerra Maria e Carlos vanno

prima a Parigi, dove sono braccati

dalla polizia fascista, e poi rientrano

in Messico. Ma qualcosa tra loro si

era rotto. A dividerli fu la delusione e

l’implacabile disprezzo che Tina pro-

vò per l’Unione Sovietica la quale, per

i suoi interessi di politica estera, poco

o nulla fece per salvare la repubblica

spagnola, anzi dette istruzioni ai suoi

agenti in Spagna, fra cui il Vidali, di

gettare acqua sul fuoco degli ardori

rivoluzionari. Essa infatti si rifiutò di

seguire il compagno in Unione Sovie-

tica, di cui peraltro aveva la cittadi-

nanza. Il loro contrasto era talmente

di dominio pubblico che quando Tina,

il 5 gennaio 1942, morì di infarto

dentro un taxi che la riportava a casa

dopo una cena con amici, la stampa

scandalistica parlò di delitto politico

attribuendone la responsabilità a Vit-

torio Vidali. Aveva 46 anni e sulla sua

tomba, posta nel Pantheon de Dolo-

res a Città del Messico, sono scolpiti

i primi versi di una poesia scritta per

la sua morte da Pablo Neruda. Alla

Galleria d’Arte Moderna di Udine è al-

lestita un’esposizione itinerante “Tina

Modotti, vita e fotografie” già presen-

tata in tutto il mondo.

Mara Seri

ASSUNTA ADELAIDELUIGIA MODOTTIDETTA TINA

È ancora buio quando partia-

mo. E fa freddo. Le previsioni

parlano di tempo da lupi e tem-

perature polari, ma la corriera,

piena quanto può essere piena

una corriera piena, è palpitan-

te di attese. L'abbiamo voluta,

l'abbiamo preparata, l'abbiamo

attesa questa uscita invernale,

già frizzante di atmosfera nata-

lizia, che ci porterà in Alto Adige

attraverso il Cadore. Partiamo.

Percorriamo la pianura della

Destra Tagliamento mentre le

montagne, una quinta grigia sor-

montata di bianco, cominciano a

emergere dal buio notturno alle

prime luci del mattino. All'in-

crocio stradale di Conegliano il

giorno è già vittorioso e rivela

paesi e cittadine punteggiate di

campanili, casali assediati da

ordinatissime vigne. Puntiamo

decisamente verso il Nord nella

stretta vallata che l'autostrada ,

aerea e liscia, attraversa in sali-

ta verso Fadalto. Il lago di Santa

Croce: placido, assonnato, culla-

to dalle mille casette biancheg-

gianti che si affollano sulle rive

o si aggrappano alle pendici del

Monte Cavallo. Longarone: una

sosta ristoratrice per noi (una

preghiera per i morti del disastro)

e siamo in Cadore. Il paesaggio è

cambiato. Ora siamo circondati

da boschi di conifere maestosi e

solenni, da case con tetti sempre

più aguzzi, da monti sempre più

alti. Superbo il Pelmo, “il trono

degli Dei”, che si staglia, impo-

nente, contro il grigio del cielo.

E poi c'è la neve, prima a chiazze,

poi dappertutto, bianca, invitan-

te, decisamente natalizia. Supe-

rate Pieve di Cadore e Cortina,

saliamo al passo. Qui lo spetta-

colo si fa ammaliante: neve alta

sui prati, sugli abeti, sui tetti del-

le poche case. Un silenzio esta-

tico si è impadronito della cor-

riera. Guardiamo e guardiamo,

incantati. Un “oh” di meraviglia

quando le montagne si aprono

per pochi secondi e riusciamo a

vedere in lontananza le Tre Cime

di Lavaredo. Scendiamo, sempre

in mezzo alla neve, fino ad im-

metterci nell'ampia e morbida

Val Pusteria. Scivoliamo accanto

a Brunico, ci infiliamo in una val-

le laterale più stretta, passiamo

sotto lo scengrafico Castel Tures

(perchè, ohinoi, non abbiamo

il tempo di fermarci?) e siamo

giunti. Luttago (Luttach). Scesi

dal bus, restiamo senza respiro:

-Per terra, una lastra di ghiaccio.

Ma l'ambiente è sereno e l'aria

è vivacemente gioiosa. C'è tanta

gente; italiani e stranieri, giovani

e meno giovani, vestiti (e bene)

con ogni tipo d'indumento, di ogni

forma, di ogni colore. Tutti,come

noi del resto, per visitare la “Mo-

stra dei Presepi”. Dopo aver in-

gollato, tanto per combattere il

freddo, uno o più bicchierozzi di

brulè piuttosto bollente, entria-

mo. La guida, in buon italiano

condito con simpatico accento

teutonico, ci presenta la storia e

le caratteristiche di questo stra-

ordinario museo. In una vecchia

costruzione, opportunamen-

te ingrandita, ammodernata e

strutturata, sono state raccolte

e sistemate decine e decine di

presepi. Antichi (alcuni di seco-

li), moderni e contemporanei.

Europei, asiatici,americani, afri-

cani. Piccoli, piccolissimi, grandi,

medi. A livello degli occhi, a livel-

lo dei piedi. Sulle pareti e anche

sul soffitto. Di gesso, di creta, di

legno, di stoffa, di vetro, di metal-

lo, di ceramica, di sassi, di carta.

Di paglia, di... qualsiasi materiale

in grado di rappresentare la sto-

ria delle storie, il miracolo dei

miracoli: la nascita di Cristo. Sì,

perchè questo è il tema unico,

sempre uguale e sempre diver-

so, sempre ripetuto e sempre

variato. Il tutto in mezzo un gioco

magico di luci, dirette e riflesse e

di colori che incantano gli occhi e

accarezzano il cuore.

Non occorre essere credenti

per respirare quest'atmosfe-

ra di bellezza e di serenità. E

per quasi due ore noi ci siamo

aggirati per corridoi e stanzet-

te, guardando e riguardando,

ammirando e fotografando,

sorridendo,sognando, ricordan-

do... valeva proprio la pena fare

una levataccia,percorrere più di

200 Km, affrontare un freddo inu-

suale pur di vivere quest'espe-

rienza!

Nel primo pomeriggio, dopo un

buon pranzo, ci aspetta una velo-

ce visita a Brunico, alle sue chie-

se, alla sua via centrale nobilitata

da antichi palazzi, ai “mercatini

di Natale” un po' ripetitivi ma

sempre affascinanti (che anzi of-

frono sicuramente l'occasione di

comprare il regalino per...) Infine,

mentre già il giorno si spegne e

le ombre calano veloci, il ritorno,

rallegrato da giochi e barzellette,

impreziosito da una copiosa ne-

vicata.

Ma il “clou” della giornata è stata

quella straordinaria mostra che

ha arricchito la nostra cultura e

ci ha lasciato un piacevole dura-

turo ricordo. In sintesi possiamo

dirlo: ancora una volta, assieme

all'Ute del Codroipese, abbiamo

vissuto un giorno di normale ec-

cezionalità.

Giuseppe Scaini

LUTTAGO,VISITA AL MUSEODEI PRESEPI

Page 19: Pantere d'argento 2013

34 35

Ci siamo mai chiesti cosa può

essere, o può rappresentare, un

giornale? Certo! Il giornale è un

simbolo di libertà e di demo-

crazia. Rappresenta il prodotto

industriale più vivo che ci passa

fra le mani e ce lo fa considera-

re quasi indispensabile. E’ come

un grande libro che cambia e si

sfoglia ogni giorno, supportato

da radio, televisione, internet e

quant’altro, pensato e costruito

da tante persone. In un giorna-

le troviamo di tutto, tante storie

che rappresentano cronaca, po-

litica, cultura, ecc.. Bene. Qui,

all’Ute non abbiamo inviati spe-

ciali, redattori e cronisti né altri

apparati tipici e strutturali di un

vero e proprio quotidiano ma

tuttavia anche noi abbiamo tan-

te storie da raccontare; anche

noi abbiamo il nostro giornale.

Giornale nato sedici anni fa

quando un manipolo di volon-

terosi corsisti, animati da una

operosa e fervida fantasia, è

riuscito a inventare “Pantere

d’Argento” che da allora, con

rinnovata esperienza, viene

prodotto alla conclusione di

ogni anno accademico.

Non ha la pretesa di essere un

grande libro che si sfoglia e

cambia ogni giorno ma rappre-

senta un qualcosa che vuole

semplicemente evidenziare un

compendio di attività, culturale

e di associazione, che serva a

rompere una certa sensazione

di isolamento dei corsisti, met-

tendoli al corrente di quanto è

stato fatto durante l’intero anno

accademico.

Rappresenta un punto di in-

contro con ciascuno dei corsi

programmati e sviluppati nelle

varie sedi per cui anche le se-

zioni staccate dell’Ute possono

VARIECUCINA

Chi non ama viaggiare? Viag-

giare vuol dire conoscere,

scoprire, capire culture e popoli

lontani dal nostro mondo.

Viaggiare significa esplorare posti

nuovi, ma anche i nuovi sapori le-

gati a tradizioni diverse. Vi invito a

fare un breve viaggio gastronomi-

co in America. In genere, quando

si parla di cucina americana ven-

gono subito alla mente hot dog e

hamburger prodotti tipici del fast

food. La cucina degli Stati Uniti ha

inglobato dentro di sè una grande

varietà di tradizioni derivanti dalle

tante etnie che contraddistinguo-

no questo continente.

L’incontro e la fusione tra le va-

rie usanze gastronomiche porta

ad una contaminazione densa di

influenze della cucina Mediterra-

nea, francese, spagnola, nord Eu-

ropea ed Africana, che creano un

mix originale e carico di sviluppi

con la tradizione dei nativi ame-

ricani. Vorrei proporvi ora la rea-

lizzazione di un tipico e famoso

dolce americano, la cui origine va

ricercata nella tradizione europea:

è una torta semplice e molto sa-

porita, preparata con crema fre-

sca di formaggio. Le prime notizie

di questa Cheesecake risalgono al

VIII - VII secolo a.C. ed hanno radi-

ci nella cultura greca. Si dice che

fosse nata come torta nuziale ed

altri documenti antichi raccontano

che le piccole torte di formaggio

siano state servite agli atleti du-

rante i primi giochi Olimpici del

776 a.C. sull'Isola di Delos. Se-

condo John J. Sergreto, l'autore

di libro “Cheesecake Madness”

la prima più importante ricetta

che portò alla realizzazione della

torta venne redatta da Athenaeus,

scrittore greco. I romani poi, dal-

la Grecia, si impadronirono della

ricetta originale e la diffusero nel

resto dell’ Europa man mano che

l’Impero Romano andava espan-

dendosi. Il Cheesecake fece la

sua comparsa in terra d’America

insieme agli immigrati. Negli anni

1900, le torte di formaggio erano

diventati ormai il piatto più famoso

d’America. Ogni ristorante si van-

tava di avere la propria versione,

ma i migliori produttori, a detta

degli stessi americani, si trovano

a New York. Nella citta americana

poi altri due invenzioni ne hanno

consacrato la fama internaziona-

le. Nel 1912 James Krafts inven-

tò il formaggio fresco e cremoso

che poi chiamò “Philadelphia. Nel

1929 - Arnold Reuben, proprie-

tario del leggendario ristorante

“Turf” di Broadway in New York,

dichiarò di aver trovato la nuova

ricetta del XX secolo per la torta

a formaggio. Il dessert ha ottenu-

to uno splendore e una struttura

deliziosa. Questa buona fortuna

ha fatto la torta di formaggio un

piatto americano di culto. Ecco la

ricetta originale della New York

Cheesecake.

Ingredienti per uno stampo da

26 cm:

Per la base: 300 gr di biscotti

“Digestive” (marca McVities), 150

gr di burro, 2 cucchiai zucchero di

canna.

Ingredienti crema al formaggio: 3 uova, 150 gr di zucchero, 700

gr di formaggio fresco tipo “Phila-

delphia”, 100 ml di panna fresca,

succo di mezzo limone, 1 bustina

di vanillina, 20g di maizena (ami-

do di mais), due pizzichi di sale.

Ingredienti glassatura: 250 ml di

panna acida, in America chiamata

Sour Cream (è un latte fermenta-

to), 65 gr di zucchero a velo.

Preparazione:

Mettete i biscotti “Digestivi” nel

mixer aggiungendo lo zucchero di

canna. Versate i biscotti sbriciolati

in una terrina, aggiungete il burro

fuso intiepidito, amalgamandolo

per bene.

Rivestire uno stampo a cerniera

con della carta da forno, distribu-

ire il composto di biscotti, create

una base e dei bordi compatti.

Livellare e riporre in frigo per 30

minuti.

Nel frattempo preparate la crema

al formaggio. Ponete in un’ampia

ciotola le uova, lo zucchero e la

vanillina. Aggiungete Il formaggio

fresco tipo “Philadelphia”, succo

di mezzo limone, la maizena se-

tacciata, due bei pizzichi di sale.

Mescolate bene, formando un

composto cremoso e privo di gru-

mi. Riprendete la base dal frigo e

versate la crema al formaggio sul-

la superficie della torta.

Cuocete il Cheesecake in forno già

caldo a 180° per 15 minuti, poi

altri 30 minuti a 160°. Spegnete

il forno e lasciate riposare per 20

minuti nel forno spento e con la

porta leggermente aperta. Toglie-

te la torta dal forno e frattempo

preparate la glassatura. Unite la

panna acida, e lo zucchero fino a

creare una crema. Quando il Che-

esecake sarà raffreddato spalma-

re la copertura su tutto il dolce.

Mettere il New York Cheesecake

in forno a 180° per 5 minuti in

modo da glassare la panna, una

volta freddo, riporlo nel frigorifero,

per almeno 4 ore.

Il dolce si può gustare semplice-

mente così, come viene sfornato.

In America questa favolosa torta

si può gustare servito con una

salsa di fragole (ottenuta facendo

frullare delle fragole con zucche-

ro e limone) oppure con frutti di

bosco.

Gianna Yurkina

LA TORTA ITINERANTECHE UNISCE IL VECCHIOE IL NUOVO MONDO

"PANTERE D'ARGENTO"IL NOSTRO GIORNALE

trovare spazio per mettere in

evidenza le loro cronache, i loro

lavori e le loro opere dal mo-

mento che ciascuno, infatti, può

farsi carico di esprimersi e re-

lazionare con brevi saggi, con-

siderazioni e proposte. Volete

sapere come prende forma?...

Sì, con un gruppo costituito dai

corsisti partecipanti al corso di

giornalismo che con l’esperta

e solerte guida dell’insegnante,

ne coordina la strutturazione

alla quale dovrà seguire lo svi-

luppo del giornale.

E si parte progettando e compi-

lando un programma di massi-

ma mediante il quale viene pia-

nificata la conformazione che

dovrà assumere in tutti i suoi

aspetti, naturalmente tenendo

conto di quanto operato e svi-

luppato l’anno precedente per

trarne spunti di miglioramento,

là dove possibile.

Viene disposta l’assegnazione

dello spazio da dedicare alle

singole sezioni dell’Ute, tenen-

do conto della totalità delle pa-

gine disponibili perchè anche

questo comporta un costo. Nel

contesto di questo programma

vengono assegnati, a ciascuno

dei componenti del gruppo, i

vari incarichi per la ricerca, la

raccolta del materiale e la ste-

sura dei brani da pubblicare. Il

programma comprende, tra l’al-

tro, l’organizzazione di alcune

specifiche interviste allo scopo

di far conoscere e portare più

vicino ai lettori personaggi di

un certo rilievo, specialmente in

ambito codroipese e regionale.

Come già fatto in passato viene

inserita nel programma (dove,

quando e se possibile) una vi-

sita, a scopo didattico e istrut-

tivo, in qualche sede di giornali

nazionali e regionali. Sempre

che l’opportunità lo consenta,

potranno essere programmate

delle lezioni aperte tenute da

giornalisti professionisti o da

altri. Settimana dopo settima-

na, viene incentivata la raccol-

ta dei vari lavori che dovranno

successivamente essere redatti

e, piano piano, si arriva al mo-

mento di concludere.

La raccolta dei lavori è ultima-

ta ma non finisce qui perchè, a

questo punto, c’è da scegliere e

discutere l’impostazione della

prima pagina; della copertina

che dovrà dare spicco e risalto

a tutta la pubblicazione.

Si procede alla impaginazione

che prevede un controllo dei

testi, per correggere eventuali

possibili errori di sintassi e or-

tografia; l’inserimento delle foto

relative a ciascun lavoro, non-

ché l’adeguamento della titola-

zione dei lavori stessi allo scopo

di rendere il giornale più scorre-

vole e interessante nella lettura.

Ultimato quest’ultimo sforzo il

lavoro, così assemblato, può

adesso essere portato in tipo-

grafia, sottoforma di “bozza”,

dove dopo la definitiva impo-

stazione tipografica secondo le

nostre ultime indicazioni di det-

taglio, verrà dato alla stampa. A

questo punto la soddisfazione

sarà veramente grande, since-

ra ed appagante, quando final-

mente potremo vedere questo

nostro giornale, fra le mani dei

corsisti intenti a sfogliarlo.

Rivediamo in un attimo, in ogni

pagina che con curiosità viene

sfogliata, la fatica, l’ansia, le

peripezie e le discussioni che

abbiamo dovuto fronteggiare e

finalmente, con soddisfazione

possiamo dire: “Ce l’abbiamo

fatta anche questa volta!”. Vo-

Page 20: Pantere d'argento 2013

36 37

Se devi cercare quello che vuoi

devi prima volere quello che cerchi.

Soltanto i coraggiosi

riescono ad arrivare

dove neanche gli angeli riescono a volare.

Nessuno merita le tue lacrime

ma se qualcuno le meritasse

non ti farebbe piangere.

(Proverbio indiano)

VARIE

gliamo manifestare il nostro ot-

timismo nel pensare che questo

giornale venga letto e apprezza-

to (e perchè no, anche criticato)

sopratutto per ciò che intende

rappresentare soffermandosi a

considerare solamente la buona

volontà, il silenzioso impegno e

la dedizione che questo manipo-

lo del “corso di giornalismo” ha

proposto e profuso, senza vanti

o pretese giornalistiche ma con

uno slancio disinteressato, av-

vincente ed entusiasmante per

rendere fattibile questa singola-

re struttura che chiude degna-

mente l’anno accademico. Que-

sta breve panoramica descrizio-

ne sulla formazione del giornale

non deve impressionare nessu-

no perché non c’è bisogno di

possedere una grande tecnica

o arte letteraria, né esperienze

giornalistiche di nessun genere.

Tutti abbiamo certamente qual-

cosa da dire, proporre e far

conoscere, non importa come,

ma in un gruppo si trova sem-

pre forma e modo giusti per

esprimersi in un insieme fatto

di entusiasmo, semplicità chia-

rezza e collaborazione. Allora…

alla prossima edizione con la

speranza di vedere sempre più

interessante e gradito il numero

dei collaboratori ispirati a nuove

iniziative e nuovi suggerimenti.

Insieme proviamoci e certa-

mente miglioreremo. Ci sia

concesso, per concludere, di ri-

cordare con doveroso accorato

cordoglio, due nostri cari amici

e collaboratori Carlo e Walter

che qualche anno fa hanno con-

cluso il loro percorso in questa

vita terrena e nella grazia del

Signore ci hanno lasciati. Nei

nostri cuori, comunque, il loro

ricordo continuerà a vivere con

immutato affetto.

Franco Vigani

Santo cielo gente! Non c’è

scampo, siamo sommersi

da mille problemi.

La televisione funge da cassa

da risonanza a tutto ciò e, con

le sue notizie ci è sempre ad-

dosso. Nel nostro lessico,sono

state inserite, parole mai sen-

tite prima d’ora, come: spread,

default e, se anche già cono-

sciuto Merkel. Spread, sem-

bra legato a qualche cosa di

flogistico,default è simile ad

una parola usata in lingua friu-

lana quando si vuole augurare

qualche cosa non bella. La frase

in questione è: folk-che ti-traj,

che significa: un fulmine ti col-

pisca! Poi Merkel, com’è noto

,stiamo attraversando un perio-

do molto difficile, ma dover af-

frontare anche anni di Merrr…

kel, scusatemi questo è davve-

ro troppo! Ci ha molto colpito

questa signora infagottata che

rappresenta il popolo degli “ya-

vool” e che ha le sembianze, di

un generale austriaco di antica

memoria. Non basta che, que-

sto popolo si riversi sulla nostra

riviera a volte anche con poca

grazia,sono talmente enormi

che,quando passano sembrano

dire: - Largo, stiamo arrivan-

do! - Per non raccontare ciò

che di solito accade all’interno

dei supermercati che, muniti di

carrello, ti gambizzano siste-

maticamente, cose capitate alla

sottoscritta che, per reazione,

benediva all’incontrario questi

scontri del terzo tipo.

Sarà un popolo ordinato for-

se… ma a casa loro, il rispetto

e l’ordine va portato in ogni luo-

go e in ogni evenienza.

Poi, cari amici dite alla vostra

rappresentante, che si può

essere carine anche facendo

politica. Un nostro presiden-

te, sarà stato criticabile sotto

certi aspetti, ma nessuno può

negare che, in seno al nostro

governo,avesse portato il fior

fiore della bellezza femmini-

le, non so poi, se tutte fossero

all’altezza del ruolo che ricopri-

vano. Potremmo, però chiede-

re alle nostre ministre,di dare

qualche lezione di “look” alla

signora Merkel e, nel contempo

farle capire, lo sconcerto che,

provoca il suo voler comandare

l’Europa, tutti abbiamo ben pre-

sente che i cannoni venivano

costruiti da una celebre fami-

glia tedesca!

Certo che, l’ebbrezza che ci

pervade, quando vogliamo con-

quistare la cima ,ci fa dimenti-

care quanto a volte sia faticoso

il ridiscendere.

Marisa Gregoris

ARIA CHE TIRA

Un ingegnere, un contabile,

un chimico, un informati-

co e un dipendente statale si

incontrano e ognuno di loro si

vanta di avere un cane mera-

viglioso.

Per dimostrarlo, l’ingegnere

chiama la sua cagnetta: “Radice

quadrata, facci vedere cosa sai

fare!” Il cane trotterella verso la

lavagna e disegna un quadrato,

un cerchio e un triangolo.

Il contabile dice al suo cane:

“Attivopassivo, mostraci le tue

competenze!” il cane va in cu-

cina, torna con una dozzina di

biscotti e li ordina in tre pile

uguali, ciascuna con quattro

biscotti.

Il chimico dice: “Fialetta, fai il

tuo numero!” Il cane apre il fri-

go, prende un litro di latte, un

bicchiere da dieci cl. e vi ver-

sa esattamente otto cl. di latte

senza farne cadere una goccia.

L’informatico è ormai sicuro di

soppiantarli tutti: “Disco fisso,

impressionali!” Il cane si piazza

davanti al computer, lo avvia, fa

partire un antivirus, spedisce

una e-mail ed installa un nuo-

vo gioco. I quattro guardano il

dipendente statale e gli chiedo-

no: “Il tuo cane cosa sa fare?”

Il dipendente statale, con un

sorriso, dice: “Pausacaffè facci

vedere i tuoi talenti!” Il cane

si alza, mangia i biscotti, beve

il latte, cancella tutti i files dal

computer, fa l’amore con la ca-

gnetta dell’ingegnere e giura

che, facendolo si è fatto male

alla schiena, compila il formu-

lario di incidente sul lavoro e

prende un congedo di malattia

di sei mesi.

DUE RISATE

ALCUNI PROVERBI

70,07%

Donne 1009

Uomini 412

Iscritti U.T.E. del Codroipese - n. 1440 totaliSedi di: Codroipo n. 420, Bertiolo n. 111, Lestizza n. 187,

Rivignano n. 565, Basiliano n. 157

30,93%

Trenta-Cinquanta 263

Cinquantuno-Sessanta 343

Sessantuno-Settanta 580

Settantuno-Ottanta 217

Oltre Ottanta 37

Selezione per Età

23,82%40,28%

15,07%

0,4%

18,26%

Lic. Elementare 328

Lic. Media 659

Lic. Superiore 373

Laurea 80

Studi Conseguiti

5,56%

25,90%

45,76%

22,78%

Codroipo 281

Frazioni di Codroipo 33

Altri Comuni 106

Residenza (rif. solo sede di Codroipo)

25,24%

7,86% 66,90%

RILEVAZIONI DATIU.T.E. DEL CODROIPESE

ANNO ACCADEMICO 2012/2013a cura di Angelo Mapelli

VARIE

VISIONI DELL'EDENColmeremo a vicenda

le nostre coppe

Ma non berremo mai

di un solo frutto,

Ci scambieremo il pane

Canteremo

E danzeremo insieme

Felici

Permettendo alla nostra anima

Anche di esser sola.

E l’amor sarà sempre

Dono senza riserva

Perchè ciò che vale

Merita l’attesa.

Terrò ben saldi

Dentro la mano

I nostri sogni

Perché le loro ali

Non più spezzate

Possan volare

Al di là del limite.

Mara Seri

L'ANGOLODELLA POESIA

LA DEA DEI MIRACOLI All’ ombra dei fi ori

Nell estate della vita

L‘usignolo berrà

Rugiada del mattino.

Le coppe gemelle

Di amore e morte

Sono ancora colme

Nelle nostre mani

Bruceremo incenso

E rose e ciclamini

Cospargeremo

Davanti la tua immagine

Oh, dea dei miracoli

Donaci di aver gustato

Le delizie dell’ amore

Prima che sia fi nito.

Ma. Se.

VALORE DI UN SORRISOUn sorriso non costa nulla e rende molto.

Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,

ma il suo ricordo talora è eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.

Nessuno è così povero da non poterlo dare.

Crea felicità in casa ; è sostegno negli affari ;

è segno sensibile dell’amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;

nello scoraggiamento rinnova il coraggio;

nella tristezza è consolazione;

d’ogni pena è naturale rimedio.

Ma è un bene che non si può comprare,

né prestare, né rubare, poiché

esso ha valore solo nell’istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora

Chi non vi dona l’atteso sorriso,

siate generosi e date il vostro ;

perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso

come chi non sa darlo ad altri.

P. Faber

Page 21: Pantere d'argento 2013

39

GI.ERRE TIPOLITOGRAFIASTAMPA OFFSET / STAMPA DIGITALE / MODULI CONTINUI / LEGATORIAELABORAZIONE COMPUTER GRAFICA / PIEGHEVOLI / MANIFESTI / VOLANTINIOPUSCOLI / CATALOGHI / ETICHETTE / STAMPATI COMMERCIALI / LIBRI

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Page 22: Pantere d'argento 2013

40 Stampa GiErre Codroipo

Page 23: Pantere d'argento 2013

2 3

Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3-4

Interviste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5-6

Basiliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

Bertiolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8-11

Codroipo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12-19

Mostra dei lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . 20-21

Lestizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22-24

Rivignano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

Alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31

Pianeta donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

Viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

Cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

Varie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35-37

Poesie e rilevazione dati Ute . . . . . . . . . . . . . 37

SOMMARIO

ATTUALITÀ

Il Consiglio Direttivo della Federuni (Federazione Ita-

liana tra le Università della Terza Età) ha affidato all’ Ute del Codroipese l’organizzazio-ne del Congresso Nazionale dell’Associazione, che si ter-rà nella nostra città nei giorni 7, 8 e 9 giugno di quest’anno (programma di massima an-nesso).Il convegno riveste particola-re rilevanza in quanto vedrà la partecipazione di numerosi Delegati provenienti da diver-se Regioni Italiane che saran-no impegnati, con il Presiden-te nazionale Mons. Giuseppe Dal Ferro ed il Consiglio Diret-tivo della Federazione, in una serie di conferenze e dibattiti su un tema di grande attulità: “Nuovo concetto di sviluppo: dall’economico all’umano”.L’argomento generale sarà sviluppato da eminenti con-ferenzieri del mondo acca-demico, che tratteranno temi di elevato interesse ad esso collegati, quali: “Indici eco-nomici di sviluppo e soglia di povertà”, “Crisi economica: decrescita e nuovi stili di vita”, “La famiglia, luogo privilegiato dello sviluppo umano”, “Vivibi-lità delle città e welfare”, “Ele-menti sociali dello sviluppo” e “Esperienza di cittadinanza: partecipazione, corresponsa-bilità e solidarietà”.

EDITORIALE

Pubblicazione internadell’Università della Terza Età del Codroipese

Anno 18Numero 17

Direttore Editoriale

Renzo Calligaris

Redazione

Renzo Calligaris, Ivano ClabassiMarisa Gregoris, Mara Seri

Krisztina Vértes, Franco ViganiGianna Yurkina

In copertina foto di

Antonio Minighin

RICONOSCIMENTO PER L'UTE.

CONGRESSO FEDERUNI IN GIUGNO

A CODROIPO

L'Ute del Codroipese ha portato a termine il 26° anno

d'attività. Il suo crescente successo organizzativo ha ot-

tenuto un riconoscimento a livello nazionale.

La Direzione della Federuni, cui l'istituzione codroipese

è affiliata, ha scelto Codroipo come sede per celebrare

il proprio congresso.

La manifestazione, con un programma ben articolato, si

svolgerà nel prossimo giugno.

Dando un rapido sguardo agli ultimi dati statistici, ri-

scontriamo una volta ancora un record di adesioni ai

corsi con 1.440 iscritti, così ripartiti nelle varie sedi: Co-

droipo 420; Bertiolo 111; Lestizza 187; Rivignano 565;

Basiliano 157.

Se nell'anno accademico 2000/2001 gli iscritti erano

appena 755, in una dozzina d'anni quest'ultimi sono

quasi raddoppiati.

Nella sede centrale di Codroipo,grazie ad un'opera di

sensibilizzazione già in atto, deve decisamente migliora-

re la frequenza dei corsisti residenti nelle frazioni.

Sono,infatti, solo 33 corrispondenti al 7,86% del totale.

L'età media dei frequentanti di tutte le sedi si attesta sui

60 anni, mentre nella sede di Codroipo la stessa sfiora

i 65 anni.

Da sottolineare il grande “boom” di adesioni riscontrabi-

le nella sede di Rivignano.

Per quanto riguarda i contenuti del numero unico, oltre a

sottolineare l'attenzione al congresso nazionale della Fe-

deruni a Codroipo, abbiamo voluto mettere in evidenza il

tema trattato da don Pierluigi Di Piazza nella prolusione

e porre sotto i riflettori con una specifica intervista il

corso dedicato al mosaico tenuto dall'artista codroipese

Renato Zoratto.

Sempre di valore assoluto, quindi,la duplice pagina de-

dicata alla riproduzione degli splendidi lavori dei corsisti

che il pubblico ha potuto ammirare nell'esposizione alle-

stita nell'ambito della Fiera di San Simone 2012.

Frattanto diamo il benvenuto ai delegati del congresso

nazionale Federuni auspicando un felice soggiorno a

coloro che prenderanno parte ai 3 giorni dei lavori con-

gressuali di giugno.

Codroipo esprime la propria soddisfazione per la scelta

effettuata dalla dirigenza nazionale Federuni. L'appunta-

mento servirà senz'altro a contribuire ulteriormente alla

visibilità e alla crescita dell'Ute del Codroipese, che già

costituisce una splendida realtà del territorio.

Renzo Calligaris

Nel prossimo mese di giugno si terrà, nella nostra sede di

Codroipo, il congresso annuale della Federuni che noi ci appre-stiamo ad accogliere nel migliore dei modi. L’Ute del Codroipese ha iniziato la sua attività nell’an-no accademico 1987/88 proprio negli anni della costituzione di

questo organismo nazionale. La nostra Associazione è sorta dall’Aifa sotto la guida della pre-sidente Alberta Querini, operando all’inizio con la sede P. Naliato di Udine e rendendosi, poco dopo, autonoma. L’Associazione ha aderito, sin dall’inizio, alla Fede-runi partecipando con continuità

SINTESI STORICADELLA FEDERAZIONEITALIANA FRA LE UTE

Ad ogni relazione seguirà un dibattito con l’uditorio, coor-dinato dal Presidente dell’Ute del Codroipese Prof. Roberto Zanini, in cui potranno essere eventualmente approfonditi i contenuti dell’esposizione.Per i delegati “esterni” sarà organizzata anche una visita turistica ad alcuni centri di particolare interesse storico-culturale del nostro Friuli, senza escludere il campo eno-gastronomico che rappresenta un settore di eccellenza della nostra Regione.L’organizzazione del Congres-so della Federuni costituisce, senza dubbio, un significativo riconoscimento per l’Ute del Codroipese, che si pone a li-vello nazionale come una bella realtà attiva, dinamica e ben strutturata, con una percen-tuale di frequentatori rispetto alla popolazione, fra le più alte (se non la più alta) d’Italia.Proprio per questo, il Presiden-te Prof. Zanini con il Consiglio Direttivo hanno già avviato le attività preparatorie per assi-curare la migliore riuscita del Convegno, che conferirà gran-de visibilità alla città di Co-droipo, in quanto costituirà la sede di un confronto culturale di elevato spessore e di livello nazionale.

Amilcare Casalotto

CONGRESSO NAZIONALEDELLA FEDERUNICodroipo 7/8/9 giugno 2013

alle iniziative organizzate e impe-gnandosi, per diversi anni, nel di-rettivo nazionale con il Colonnello Bonomini.Dalle note del presidente nazio-nale don Giuseppe Dal Ferro, una breve sintesi storica della Fede-runi: La Federazione italiana tra le Università della terza età (Fe-deruni), sorta nel 1982 a Torino, dopo qualche incertezza, rico-nobbe fra i suoi compiti primari quello di sostenere le Università federate, fornendo quel suppor-to che a molte di loro mancava perché non erano emanazione di Università degli studi.La Federazione, che ha preso

consistenza strutturale nel con-gresso di Vicenza (1985), si è proposta di offrire alle sedi un supporto culturale e scientifico, attraverso convegni, conferenze organizzative, altre iniziative ma soprattutto mediante pubblica-zioni sulle problematiche della terza età e sulle metodologie del-le varie discipline.In questo modo, la Federazione veniva a sollecitare le sedi alla ri-flessione per migliorare la qualità della vita delle persone mature (specie mediante l’inserimento nella vita sociale) e per elaborare utili strumenti alla preparazione dei docenti.

c o n t i n u a

Congresso Nazionale FederuniNuovo concetto di sviluppo: "Dall'economico all'umano"

(Codroipo, 7-9 giugno 2013)

Venerdì 7 giugno Sala Conferenze Oratorio Parrocchialeore 17,30 Apertura del congresso e saluto delle Autorità

ore 17,30 Conferenza: Economia e conoscenza

(prof. Cristiana Compagno, Magnifico Rettore

dell'Università di Udine)

ore 18,30 Conferenza: La famiglia, ruolo privilegiato dello sviluppo

umano (mons. Ivan Bettuzzi, Arciprete di Codroipo)

ore 19,40 Esibizione del Coro Ute di Rivignano

Sabato 8 giugno - Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Indici economici di sviluppo e soglia di povertà

(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)

ore 10 Conferenza: Elementi sociali dello sviluppo

(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)

ore 11 Conferenza: Crisi economica, decrescita e nuovi stili di vita

(dott. Renato Pilutti, Facoltà Teologica,

Università dell'Emilia Romagna)

ore 12,15 Dibattito

ore 14,30 Assemblea Consiglio Nazionale Federuni

ore 16 Visita città di Spilimbergo - Scuola Mosaicisti Friulani,

Duomo, Castello e saluto Ute Spilimberghese

Domenica 9 giugno Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Cittadini partecipi e responsabili

(prof. Giuseppe Dal Ferro, presidente Federuni)

ore 11,15 Tavola rotonda: Confronto di esperienze

fra Università della Terza Età

ore 12,30 Conclusione lavori

Page 24: Pantere d'argento 2013

4 5

INTERVISTEATTUALITÀ

c o n t i n u a

Mi sono sentito onorato dell'in-vito a partecipare all'inizio

ufficiale del nuovo anno dell'Uni-versità della terza età di Codroipo, a cui peraltro partecipo come inse-gnante da diversi anni nella sede di Bertiolo. Una realtà viva per lo stra-ordinario numero dei partecipanti e dei docenti che gratuitamente e in continuità sono disponibili; per la varietà e la pluralità dei contenuti e delle sensibilità, ugualmente fina-lizzate alla formazione di coscienze sensibili e attive. Mi permetto ora di riassumere in alcuni spunti di riflessione i contenuti dell'incontro vissuto insieme a tante persone a Codroipo. Le diverse e importanti questioni indicate sono di fatto in-terdipendenti, intrecciate fra loro in modo inscindibile e fecondo. Per quanto riguarda la cultura, è illuminante e coinvolgente ripren-dere queste straordinarie parole di Antonio Gramsci: “La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capaci-tà della mente di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, il no-stro rapporto con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza del sé e del tutto, chi sente la relazione

con gli altri esseri. Cultura è la stessa cosa che la filosofia; cia-scuno di noi è un poco filosofo; lo è tanto di più, quanto più è uomo. Cultura, filosofia, umanità, sono termini che si riducono uno nell'al-tro: cosicché essere colto, essere filosofo, lo può chiunque voglia. Basta vivere da uomini, cercare di spiegare a noi stessi, il perché delle azioni proprie e altrui; tene-re gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzandoci di capire ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevo-lezza, di passione, di volontà; non addormentarsi, non impigrirsi mai; dare alla vita il suo giusto valore, in modo da essere pronti, secon-do necessità, a difenderla o a sa-crificarla. La cultura non ha altro significato”. Quindi cultura non è nozionismo, non è erudizione, ben-sì visione del mondo, della storia, della vita; sensibilità, consapevo-lezza, autonomia, libertà, critica, responsabilità; identità aperta nel dare e ricevere in continuazione; appartenenza alla comunità loca-le e quella planetaria; curiosità e disponibilità, non pigrizia e confor-

CULTURA, ETICA, POLITICA,SPIRITUALITÀ NELL'ATTUALESITUAZIONE DELLA STORIA

mismo; ricerca del senso profondo della vita, in relazione con gli altri, nella storia in divenire. Si tratta di un progetto e di un'esperienza da vivere e diffondere, alternativi ad ogni cedimento alla cultura domi-nante e alla omologazione sempre subdola e in agguato. Una cultura da coltivare come persone, fami-glie, comunità, scuole, dall'infanzia all'università, nelle università della terza età. L’etica deriva dall'ethos, cioè da una visione del mondo, dall'esigenza di giustizia, di ugua-glianza, dell’affermazione dei diritti umani fondamentali; si concretizza nelle scelte personali e comunita-rie, sociali, istituzionali e politiche; è laica e ad essa possono contri-buire ispirazioni culturali e spirituali diverse. Un'etica esige un'opzione di fondo della vita, guidata e fina-lizzata al bene comune, liberandosi quindi da un individualismo perso-nale o di gruppo, da ogni forma di superiorità presunta e di privilegio sempre inaccettabile. Da tanti anni il teologo Hans Küng indica “un’eti-ca mondiale”, cioè alcuni impegni vincolanti per tutta l'umanità, sen-za deroghe, parentesi, eccezioni: la giustizia, la nonviolenza e la pace; l'accoglienza e il superamento di ogni discriminazione e razzismo; la libertà e la verità; la custodia è premura verso ogni altro esse-re vivente, dell'intero ecosistema. L’etica del bene comune delle co-munità locali e di tutta la famiglia umana di per sé esige il rifiuto net-to di ogni favoritismo, compromes-so, illegalità e corruzione, che sono la negazione dell'etica. Per quanto riguarda la politica, oggi ne avver-

tiamo in modo ancora maggiore l'indispensabilità, proprio consta-tandone il degrado e la crisi pro-fonda che riguardano i contenuti, il metodo, la rappresentatività, la se-paratezza, i privilegi, la corruzione. La denuncia del degrado a causa dell'autoreferenzialità privilegiata e inaccettabile, mette anche in risal-to le donne e gli uomini impegnati in politica in modo serio, onesto, con dedizione e perseveranza. Il doveroso e profondo rinnovamen-to riguarda i contenuti che devono riferirsi sempre alla vita delle per-sone e delle comunità, ai problemi, alle esigenze, alle speranze, alle potenzialità; riguarda il metodo, la rappresentatività e l'esigenza di un costante rapporto con le persone e le comunità; riguarda le persone: che siano motivate, appassionate, disponibili, oneste; che abbiano a cuore costantemente e solo il bene comune, liberandosi in modo netto e inequivocabile dai privilegi. Per quanto riguarda la spiritualità, se ne avverte l'esigenza profonda in tante persone; di spiritualità come profondità dell’anima, come riser-va e nutrimento di senso, come orizzonte della vita e come forza e sostegno per scelte umane signi-ficative. E’ importante che le fedi religiose si liberino da sovrastrut-ture, da nicchie di separatezza sacralizzata e spostino il loro ba-ricentro nella storia, nei drammi e nelle speranze delle persone.È importante che le fedi religiose si incontrino, dialoghino fra di loro, si conoscano; assumano insieme le sfide dell'umanità: la giustizia, la pace, la salvaguardia del crea-to. Per quanto riguarda la nostra tradizione, il nostro riferimento, è fondamentale che il Vangelo pos-sa risuonare con la forza della sua profezia e che la Chiesa sia fedele all’annuncio e credibile nella testi-monianza.

Pierluigi Di Piazza

Questo compito assunto è testi-moniato dalle oltre trenta pubbli-cazioni della Federazione, relative ai contenuti e alle finalità proprie di queste Università che, a dif-ferenza di quelle degli studi, si propongono lo studio delle varie discipline soprattutto nei risvol-

ti relazionali. Le Università della terza età si sono sviluppate in Ita-lia a partire dagli anni Ottanta e si sono moltiplicate, per iniziativa di centri culturali, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni, a differenza di molti Paesi europei, dove sono state promosse dalle

Università degli studi.Di qui la vivacità ed insieme la fragilità delle Università della ter-za età italiane, senza dubbio ade-renti ai bisogni degli utenti e del territorio, ma non sempre qualifi-cate culturalmente.La Federuni ora raccoglie 250

Università in Italia, con oltre 60 mila corsisti e con l’apporto di 4.250 docenti. Le sedi federate sono presenti in ogni regione ita-liana e si ritrovano annualmente per un congresso nazionale, per una conferenza organizzativa e per incontri interregionali.

Vuole presentarsi?Sono nato a San Daniele del

Friuli il 6 gennaio 1938.Dopo avere abitato in diversi pa-esi del Friuli, nel 1958 mi sono trasferito a Codroipo.Nel 1967 per ragioni di lavoro, mi sono spostato a Pasian di Prato per ritornare definitivamente a Codroipo nel 1978.Ho trascorso la vita professio-nale tutta all'interno di un’unica azienda, che all'inizio si occupa-va esclusivamente di impianti elettrici civili ed industriali.Entrato nel 1957 come capo squadra ho diretto diverse in-stallazioni, prevalentemente in Friuli.Nel 1966 con l'ingresso di nuovi soci l'azienda da ditta individuale è divenuta una società per azio-ni, ampliando l'attività anche nel settore delle telecomunicazioni, espandendo le installazioni in tutto il territorio nazionale.In seguito con la creazione di un'officina per costruzioni me-talliche, l'azienda ha acquisito nuovi contratti di forniture, in-stallazioni di strutture e apparati per telecomunicazioni anche all'estero.In questo contesto ho ricevuto incarichi di coordinamento fra i

reparti e la diretta responsabilità delle installazioni. Questo mi ha consentito di visitare tutte le re-gioni italiane, inoltre mi ha dato l'occasione di conoscere alcu-ni paesi esteri, come il Libano, l'Arabia Saudita e la Norvegia.Nel 1985 sono stato nominato Dirigente.

Nel 1981 sono entrato a far parte del consiglio d'amministrazione

della società dove sono rimasto fino al 2003.

Quando ha conosciuto e ini-ziato a frequentare l'Ute?Ho iniziato ha frequentare i corsi dell' Ute nel 1997, dall'anno ac-cademico 2000/2001 oltre alla frequenza ho intrapreso l'inse-

gnamento di corsi d'informati-ca.

Cosa comporta insegnare in-formatica a persone adulte?Tenendo presente che la mia esperienza didattica si identifi-ca solo in alcuni corsi aziendali tenuti alcuni anni fa (quindi già a persone adulte), insegnare all' Ute è stato ed è certamen-te molto stimolante, perché chi frequenta i corsi lo fa perché vuole imparare e non perché obbligato, pertanto con molta più passione.

RITRATTO DELL'ATTUALETESORIERE DELL'UTE

Questi corsi mi hanno permesso di trasferire qualche nozione ad altri, e mi hanno lasciato molto di più dal lato umano delle co-noscenze.

Quali altri incarichi ha all'in-terno dell'Associazione?Nel 2004 sono stato eletto membro del Consiglio Direttivo, e nel 2007 sono stato nominato Tesoriere dell'associazione, in-carico che tuttora ricopro.

La funzione di tesoriere quali compiti comporta? Innanzitutto si devono registra-re tutte le entrate e le uscite, tutti i movimenti di cassa e di banca, mantenere i contatti con i vari fornitori e provvedere a tutti pagamenti autorizzati, e questo per tutto l'arco dell'anno e non solo durante il periodo di frequenza dei corsi.Entro la fine di gennaio di ogni anno deve essere preparato il bilancio, che dopo l'esposizione e l'approvazione del Consiglio Direttivo, sarà a disposizione degli enti Regionali e Provinciali per poter accedere ad eventuali contributi. Poi sarà sottoposta all'approvazione all'Assemblea dei Delegati.

Chi è?Il codroipese Renato Zorat-

to, attuale docente nel labora-

torio del mosaico dell’ Ute, ha

frequentato la scuola di mosaico

a Spilimbergo negli anni 60.

Si è diplomato nel giugno 1966

con ottimi risultati.

Successivamente è stato sele-

zionato per un posto di lavoro a

Milano in un grande laboratorio

artistico di mosaico.

Ha conosciuto famosi maestri

come Sironi, Carpi, Montanari,

Baruzzi (allora direttore a Brera).

In quel periodo ha maturato una

ARTE DEL MOSAICO SECONDOIL MAESTRO RENATO ZORATTO

fondamentale esperienza nella

sua formazione artistica.

Ma è soprattutto con Salvatore

Fiume, scenografo alla Scala di

Milano che ha collaborato per

circa cinque anni, nell’esecuzio-

ne di un prezioso e imponente

mosaico (cento e venti mq nell’

abside con episodi tratti dal

Vangelo) nella nuova Basilica

dell’ Annunciazione a Nazareth

in Palestina. Ha realizzato anche

pannelli per tale cripta.

Rientrato da Milano a Codroipo

si è dedicato all’arte sacra rea-

lizzando varie opere. Sono state

coinvolte la Chiesa di Forni Avol-

tri, quelle di Pozzo di Codroipo,

di S. Donà di Piave e di Chirigna-

go (Mestre).

Ha intrapreso altre attività lavo-

rative ed attualmente continua a

gestire un piccolo studio di arte

musiva.

E’ impegnato da quattro anni nel

laboratorio con i corsisti dell'Ute,

ricavandone una notevole grati-

ficazione.

Tra l’altro è coinvolto pure nell’

insegnamento della materia con

i ragazzi della scuola primaria

G.B. Candotti nel capoluogo.

Page 25: Pantere d'argento 2013

6 7

INTERVISTE BASILIANO

Come l'è nata la passione per questa attività artistica?Nel periodo delle scuole me-

die, fra tutti i miei compagni di

classe ho stretto una profonda

amicizia con un ragazzo già fre-

quentante la scuola di mosaico

di Spilimbergo, da lì è nata in me

la netta consapevolezza di que-

sta mia spiccata attitudine per

il disegno. Quindi frequentan-

do la scuola spilimberghese mi

sono diplomato a pieni voti tanto

che ho potuto usufruire per ben

quattro anni di altrettante borse

di studio.

Quali sono le difficoltà per un principiante che affronta l’at-tività musiva?Le difficoltà nel rapportarsi a

questo corso dipendono in gran

parte dall’attitudine che uno ha

per il disegno e per le tecniche

di selezione del materiale.

Quale sono le tecniche ado-perate?Per quanto riguarda la tecnica

adoperata per la realizzazione si

usano materiali vetrosi o smalti,

che si trovano in commercio sot-

to forma di tesserine; riguardo

alla base per l’opera se si usano

i sassi (raccolti sul fiume Taglia-

mento) questi ultimi andrebbero

lasciati al naturale senza colori-

tura nè verniciatura.

Come si apprendono le tecni-che di base?Nella creazione della base

dell'opera l’uso di smalti e vetri-

ni richiederà un approccio sicu-

ramente diverso rispetto all'uso

di sassi perché per questi ulti-

mi è necessario l’utilizzo della

martellina, uno strumento che

richiede grande precisione.

Come si è evoluta la sua car-riera?Nella mia carriera ho realizza-

to soprattutto opere ispirate

all’arte sacra, una di queste è

presente nella nuova Basilica

dell’Annunciazione a Nazareth.

Ho avuto anche modo di col-

laborare come mosaicista con

il maestro Salvatore Fiume

all'epoca scenografo alla Scala

di Milano.

Poi in questi ultimi anni una mia

creazione è stato il quadro della

Madonna presente in una fami-

glia a Sedegliano.

Naturalmente i materiali neces-

sari per un mosaico sono molto

costosi, tanto che per realizzare

un metro quadrato ci voglio-

no dai 14 ai 16 chilogrammi di

pietrini con un costo di circa 22

Euro al chilo.

Spilimbergo resta tuttora l’unica

scuola di mosaico nel mondo e

ciò contribuisce a farne un polo

di attrazione per la riscoperta di

questa antichissima arte.

In questo periodo sono impegna-

to in un progetto che coinvolge i

bambini delle ultime classi della

scuola elementare “Candotti” di

Codroipo, per creare il logo della

scuola su progetto dei bambini.

Già lo scorso anno tale fruttuo-

sa collaborazione aveva portato

a realizzare tre fontanelle nel

cortile dell'istituto.

La Redazione

Basiliano. anche in questo anno accademico 2012 -

2013 nella U.T.E. - Universita’ della Terza Eta’ del Codroi-pese - sezione “pre Antoni Beline” di Basiliano, si sono svolte diverse attivita’ cultu-rali accademiche, con inte-resse sempre piu’ crescente da parte delle persone, non solo del Comune di Basiliano ma anche di Comuni limitrofi a Basiliano.Una forte richiesta di parteci-pazione e’ stata quella per il corso di informatica di base intitolato “il computer da zero in poi” con docente il presi-dente - coordinatore dell’Ute di Basiliano, Renato Pizzami-glio, al quale sono pervenute gia’ richieste di partecipazio-ne al corso stesso, per il pros-simo anno accademico anche se questo non e’ ancora ter-minato.C’e’ inoltre l’altro corso avan-zato, sempre di informatica, del maestro Pier Paolo Maz-zon che ha avuto ulteriore for-

tuna di partecipanti.Il gruppo piu’ omogeneo e’ senz’altro quello capitanato dalle due bravissime sorelle Gabriella e Paola Sangalli do-centi di ricamo.Poi c’e’ il ricamo avanzato e arte Tiffany con la bravissima docente Manuela Frisullo vera

esperta in queste due arti so-praffini.I due corsi di lingua spagnola, con docente di madrelingua, la maestra Viviana Noemi Lar-ronde dall’insuperabile dote nell’insegnamento e il corso di lingua inglese, con docen-te Giorgia Vendramin, che da anni insegna questa lingua con bravura hanno aiutato anche giovani universitari ad allenarsi nel parlare in prepa-razione degli esami in queste

Gino Spangaro, nato ad Udine nel 1924, è vissuto

sempre ad Udine, escluso un breve intermezzo a Roma, fino a pochi anni fa, quando ha de-ciso di lasciare la vivace città per trasferirsi nella quiete e nella calma vita di un paese:

Basiliano, per trascorrere, con la sua moglie, la sua seconda giovinezza.Conseguito il titolo di perito aeronautico al Malignani, per concorso ha lavorato presso il Ministero delle Poste e Te-lecomunicazioni prima nella

capitale e poi a Trieste, come pendolare, in quanto non ha voluto lasciare la sua città di Udine.E’ un mago della pittura. Ha dipinto da sempre, seguendo dalla fanciullezza in poi, i suoi due bravi maestri che l’hanno sempre sorretto: la fantasia e l’intelligenza.

due lingue straniere.Il mondo delle donne con l’an-tico Egitto tenuti dal professor Francesco Dagosta sono stati la novita’. Gli altri corsi come storie -personaggi- leggen-de del Friuli docente Lorenzo Baldo, orticoltura docente Se-verino del Giudice, la memoria

collettiva docente Guido Sut, diritto commerciale docente la bravissima avv. Nadia Ferro, igiene nel cibo e dintorni do-cente prof. Marta Lant hanno attirato l’interesse dei corsisti che gia’ lo scorso anno ave-vano frequentato tali corsi.Ciliegina sulla torta e’ stato invece il corso “la cucina e’ un’arte” tenuto dalla maestra chef Sonia Ruppolo che ha saputo spiegare e prepara-re ricette di alta cucina deli-

ziando il palato dei suoi nuovi corsisti.Abbiamo avuto poi il corso di decoupages docente Sandra Bergamasco, di iconogra-fia docente Gino Guerrini ,di acquerello docente maestro pittore Alfio Talotti, di arte del rilassamento docente Maria Rosaria Moro, di bigiotteria docente Renza Mattiussi e poi in ultimo il corso di pittura del compianto maestro Gino Spangaro che e’ riuscito ad insegnare solo per il primo trimestre, perche’ purtroppo deceduto il 25 dicembre 2012 giorno di Natale, lasciandoci in silenzio senza far rumore come era nel suo stile, ma che ha creato un vuoto in-colmabile non solo per i suoi corsisti ma per tutto l’Ute di Basiliano.Tutti questi corsi come ogni anno accademico sfoceranno in una mostra che dovrebbe svolgersi dal 24 al 28 aprile 2013.

Renato Pizzamiglio

Dice anche che in lui è na-scosta una particolare e pic-cola idea di bellezza che trae ispirazione dall’incanto e dallo splendore profusi nel creato da Dio.Ed allora nei suoi quadri espo-sti in diverse mostre, ritrovia-

mo quel pizzico di fascino e di grazia che si notano nelle cose e negli oggetti belli (in-timi paesaggi collinari, nature morte) e nelle persone belle (è un ritrattista formidabile).Spangaro non è geloso del suo lavoro e ha insegnato per decenni a tanti, tantissimi al-lievi quelle sensazioni che lui

prova. Decano degli insegnati dell’Università della terza età, a Basiliano ed anche a Udine, i suoi corsi di pittura sono stati seguiti da centinaia e centina-ia di anziani ed adulti che, con l’entusiasmo che profonde, è capace di farli ritornare bam-bini (fanciulli direbbe il Pasco-li) nella magica atmosfera dei colori.Proprio per questa sua atti-vità gratuita è stato premiato ai Colonos con la targa “Mus s’Aur. Abbiamo parlato di lui come se fosse ancora pre-sente, invece se n’è andato nel pomeriggio di un Natale particolarmente grigio nei suoi mondi colorati.Oggi in molti con il sindaco di Basiliano l’hanno salutato con tanto affetto, accompagnan-dolo nell’ultima dimora.Il cielo era splendido, come voleva lui.

Guido Sut

ATTIVITÀ DELL'ANNO

ADDIOALL'ARTISTA GINO

Page 26: Pantere d'argento 2013

8 9

BERTIOLO BERTIOLO

Allora eccoci ancora, puntuali

ad illustrare ed informare su

quanto di bello e nuovo abbia-

mo avviato in quest’anno acca-

demico 2012-2013.

Nella sezione di Bertiolo, i corsi

avviati grazie al numero degli

iscritti sono venti. Cinque corsi

proposti non si sono potuti at-

tivare per scarsità del numero

di iscrizioni o per impossibilità

dell’insegnante.

In totale, se davvero i numeri

possono dire sinteticamente

qualcosa in più, sono dunque

questi: centododici i corsisti

“interni”, una trentina “ester-

ni” provenienti da altre sedi e

frequentanti i nostri corsi; una

ventina di insegnanti; sette do-

centi esperti “occasionali”, due

collaboratori, e una coordinatri-

ce… E’ sicuramente utile riflet-

tere insieme su alcuni aspetti

dell’offerta che proponiamo per

l’Educazione Permanente degli

Adulti. E’ utile? Ha senso oggi?

Riusciremo ancora ad offrire

per pochi euro all’anno delle

vere eccellenze, e corsi utili e

interessanti a beneficio degli

utenti interessati? La quota di

trentacinque euro che richiedia-

mo all’atto dell’iscrizione, copre

in parte le spese di gestione as-

sociativa, l’assicurazione, i con-

tributi per rimborso spese chilo-

metrico ai docenti e collabora-

tori. Il Comune di Bertiolo offre

gratuitamente, come a tutte le

Associazioni Comunali, l’uso dei

locali, il riscaldamento, la luce,

il supporto logistico… ma fino

a quando potrà ancora permet-

terselo? L’opera di numerosi

volontari fa sì che questa realtà

possa ancora esistere. I corsi-

sti da parte loro, partecipano

con la frequenza, l’acquisto del

materiale necessario all’attua-

zione dei loro manufatti o per

lo studio e le pratiche persona-

li. È questa una valida formula

in risposta alla crisi in atto? I

dati lo confermerebbero… con

poco impegno di denaro, infatti

ci si può permettere ancora di

frequentare, corsi di inglese,

informatica, danza, hatha yoga,

yoga della risata, mosaico, cuci-

na, taglio e cucito, filosofia, orto

e giardino, salute e dintorni,

scartòs, fisarmonica, disegno

e pittura,maglia e uncinetto,

scacchi, incontri di promozione

culturale… e ciò che più conta,

la comodità di aver la sede dei

corsi che si desidera frequen-

tare, vicino casa! Ogni iscritto

è socio, quindi partecipe “in

toto” alla vita associativa, nel

dare e nel ricevere… ma oltre

alla presenza e alla frequenza,

può esserci altro? Partecipare a

queste iniziative è un fatto cul-

turale? Ha senso parlare ancora

di cultura nel nostro territorio?

E quale tipo di approccio si af-

ferma nei più? Perché i corsi

di manualità, d’inglese,d’ in-

formatica, del benessere, sono

i più gettonati? A quali bisogni

possiamo rispondere con le no-

stre proposte? Basta la socializ-

zazione?

Lo star bene insieme è impor-

tante, l’Ute è anche questo, ma

non solo!!! L’entusiasmo che si

nota, fra i corsisti più giovani

che, pur di fare qualche corso,

fanno lo slalom fra lavoro, fami-

glia, scuola… è commovente e

dà carica e motivazione a conti-

nuare su questa strada, non fa-

cile, ma che vale ancora la pena

percorrere… Se ci rifacciamo

alla saggezza espressa da tutti

i tempi e da tutte le culture, in

tutti i continenti,da tutte le gen-

ti impareremmo a conservare

sempre il senso della misura

e del discernimento per distin-

guere ciò che è essenziale da

ciò che è superfluo o accessorio.

Magari migliorando, ottimizzan-

do le proposte, scambiandoci i

saperi, con l’aiuto e il contributo

di tutti, anche a Bertiolo.

E come diceva il vecchio saggio:

“C’è chi dà il secchio e la corda

e indica dov’è il pozzo, poi tocca

a ciascuno di noi attingere l’ac-

qua”.

Mandi e grazie!

La coordinatriceRosa Fiume

UTE DI BERTIOLO: AVVIATI 20 CORSI

Si chiama Yoga della Risata

una particolare attività aero-

bica per imparare a ridere senza

nessun motivo insieme ad altre

persone anche sconosciute.

Ridere è contagioso e si tra-

smette più facilmente quando si

ride in un gruppo con un buon

contatto oculare. Con il respiro e

il movimento si stimola uno sta-

to gioioso che diventerà sempre

più vero e spontaneo. La tecnica

è stata sperimentata e svilup-

pata dal medico indiano Madan

Kataria, che dieci anni fa comin-

ciò la sua avventura in un parco

pubblico, dove invitava le perso-

ne a ridere insieme a lui; dei 400

frequentatori abituali del parco,

oggi nel mondo si contano più

di 8000 Club della Risata in cui

YOGA DELLA RISATA la risata viene utilizzata come

energia terapeutica capace di

rigenerare il corpo e lo spirito.

Se ci chiedessimo quando è

stata l’ultima volta che abbiamo

riso spontaneamente, solo per il

piacere di essere felici, ci accor-

geremmo di provare difficoltà

nel trovare la risposta.

Per il primo anno nella palestra

delle scuole di Bertiolo la se-

zione locale dell’Ute ha dato l’avvio

a un corso di danza orientale. Una

quindicina di corsiste ha potuto

sperimentare un approccio al mo-

vimento particolare, al contempo

espressivo e tecnico. Le lezioni in-

fatti prevedono una parte di riscal-

damento che mira a sciogliere le ar-

ticolazioni e a prendere confidenza

con la musica orientale, una parte

di studio dei movimenti e una par-

te coreografica. Lungo tutto l’anno

infatti a passi graduali le danzatrici

hanno memorizzato una coreo-

grafia orientale, da eseguire con il

velo, accessorio tipico della varian-

te egiziana. E’ stata un’esperienza

nuova nella quale ognuna ha potuto

trovare la propria via all’espressio-

ne personale della danza. Dal punto

di vista fisico la danza del ventre

coinvolge dolcemente varie parti

del corpo, in particolare la schiena

e le braccia. Tonifica la muscolatura

dorsale e insieme accresce flessi-

bilità della colonna vertebrale. Fa

muovere soprattutto il bacino che,

generalmente, viene poco coinvolto

dalle attività fisiche tipiche dell’Oc-

cidente. Gli ancheggiamenti e l’ese-

cuzione di movimenti quale l’otto o

il cammello mobilizzano in maniera

non traumatica la parte bassa della

schiena, sciogliendo e rafforzando

la zona lombo-sacrale. È adatta alle

donne di tutte le età, anche a chi

non ha mai praticato danza. Aiuta a

migliorare il portamento, la flessibi-

lità e la coordinazione. Il prossimo

anno l’esperienza verrà ripetuta e il

corso sarà diviso in due parti, una

fase iniziale e una seconda fase di

approfondimento.

Brancolini Costanza

Questo essere umano è come un ostello.

Ogni mattina un nuovo arrivo.

Gioia, depressione, inutilità,

una momentanea consapevolezza,

giungono come ospiti inattesi.

Accoglili e intrattienili tutti.

Anche se sono un gruppo di dolori

che violentemente invadono la tua casa

e la svuotano di ogni cosa.

Ugualmente tratta l’ospite con onore.

Forse sta preparando lo spazio per una nuova delizia.

Il cattivo pensiero, la vergogna, la malignità,

incontrali tutti sulla soglia, ridendo, e invitali ad entrare.

Sii grato per chiunque arrivi, perché ognuno è stato mandato

Come una guida, dall’Aldilà.

Jalaludin Rumi

L'OSTELLO

Negli ultimi vent’anni numerose

ricerche scientifiche hanno di-

mostrato che ridere ha un effet-

to benefico sul sistema immuni-

tario e aiuta a ridurre gli effetti

negativi dello stress, agendo

positivamente sul corpo e sulla

mente. Una tipica sessione di

“Yoga della Risata” si avvale an-

che di esercizi basati sui principi

yoga di respirazione profonda e

rilassamento. La respirazione

profonda stimola, grazie al mo-

vimento ritmico dei muscoli ad-

dominali e del diaframma, una

diramazione sinaptica del nostro

sistema nervoso producendo un

senso di calma e aumentando

l’apporto di ossigeno all’organi-

smo. Una “sessione di risate”, in

media ha una durata di 30 mi-

nuti, in cui si inizia con una lun-

ga serie di respirazioni guidate

a cui segue dello streching per

sciogliere i muscoli e la ripeti-

zione del vocalizzo “HO-HO-HA-

HA-HA” unito al movimento e al

battito ritmico delle mani che

aiutano a creare un buon livello

di “energia di gruppo”.

L’attività proposta si pone alcuni

obiettivi.

- Aumentare l’autostima

- Aiutare a sviluppare una mente

positiva con maggiore consape-

volezza del proprio corpo

- Ridurre il livello di stress e del-

le tensioni

- Rafforzare il sistema immuni-

tario

- Migliorare la respirazione e

l’apporto di ossigeno

- Aumentare il tono muscolare

facciale e delle espressioni

- Migliorare le relazioni e

favorirle,interagendo senza giu-

dizi

- Ridurre le inibizioni e la diffi-

denza fra le persone

- Aumentare la convivialità e la

collaborazione

Le azioni per ottenere gli obiet-

tivi di cui sopra si attuano at-

traverso il gioco, il movimento

libero e creativo accompagnato

da musica, battito ritmico delle

mani, respiro profondo yogico,

espirazioni vocali, imitazioni di

gesti e movimenti molto sempli-

ci ispirati alla vita quotidiana del

proprio vissuto, al mondo degli

animali e della natura.

Sono diverse le tecniche e

gli esercizi di risate stimolate

che aiutano a trarre beneficio

dall’azione del ridere, e che

aiutano soprattutto a sviluppare

quella che viene definita dallo

stesso Dottor Madan Kataria, “la

risata interna, che porti dentro

di te, che c’è sempre, che solo

tu puoi risvegliare e spargere

intorno a te”.

Laughter Yoga LeaderRosa Fiume

DANZA ORIENTALEA BERTIOLO

Page 27: Pantere d'argento 2013

10 11

aspetti di una stessa facoltà ri-

volta ora all’uno ora all’altro lato

della dolorosa schiavitù umana;

e coloro che sono capaci di col-

lera sono anche capaci d’amo-

re.

Edmund Burke, Speech, 1792

Una vigile e provvida paura è la

madre della sicurezza.

La Fontaine, Fables, XII, 18 (XIX sec.)La troppa paura dei pericoli fa

che spesso vi cadiamo.

F. Nietzsche, Così parlò Zara-

thustra, I (XIX sec.)Dell’amore del prossimo

…Il vostro amore del prossimo

BERTIOLO BERTIOLO

D a qualche anno a Bertiolo,

come in tante parti d’Italia

ormai, si svolgono “Dialoghi Fi-

losofici… per non filosofi”.

Contributo a più mani di ap-

profondimento.

Tutto ruota all’interno della crisi,

anche la cultura.

Crisi è ricerca, possibilità, occa-

sione propizia per migliorare e

confrontarsi, per progredire, per

creare alternative, ovunque.

Fino ad oggi funzionava la quan-

tità, il rendimento sempre più

alto, ovviamente, tutto legato al

consumo, agli oggetti possedu-

ti, all’avere… una cultura mate-

rialistica. Ora dato il fallimento,

evidente, di questo modello di

società, ci sarà spazio per una

vita, una cultura di qualità.

Che emozioni si provano di fron-

te alla realtà che ci circonda?

Al futuro immediato e prossi-

mo?

Mi arrabbio di fronte a sprechi e

ingiustizie?

Cosa posso fare concretamente

di fronte al sopruso del più forte

o del folle?

Quando manca il lavoro e lo sti-

pendio?

Come mi pongo con me stesso

e con gli altri nella gestione del-

la cosa pubblica e privata?

Dei sentimenti fra le persone?

Che differenza c’è fra le emo-

zioni che provo io e quelle che

provano gli altri?

Ci sono emozioni buone ed

emozioni cattive?

La rabbia mi libera o mi rende

meno consapevole?

E se me la prendo con gli og-

getti?

Quale strada intraprendo di

fronte ad un problema concre-

to?

Quale ritengo la più giusta?

La strada filosofica sembra

faticosa, per chi non sa che in

realtà siamo tutti filosofi, nel

momento in cui ci poniamo una

qualsiasi domanda e cerchiamo

una risposta.

La passione per la ricerca della

verità , del bene e del bello alla

fine ripagherà con una ricchez-

Platone, Repubblica, II, 375a-b (IV sec. a. C.)

- Credi tu, dunque, - dissi io -

che la natura di un cucciolo di

razza buona differisca, per il sa-

pere fare la guardia, da quella

d’un giovinetto bendato?

- Come dici?

- Che ognuno dei due deve es-

sere di sensibilità acuta, e leg-

gero a inseguire l’oggetto per-

cepito, e gagliardo ancora, se

debba afferrarlo e combattere.

- Certo, occorre tutto questo.

- E coraggioso anche dovrà es-

sere, per combattere bene.

- Come no?

- E saprà essere coraggioso un

cavallo o un cane o qualsiasi

altro animale che non sia ira-

scibile? Non hai tu pensato che

l’ira è qualcosa di indomabile e

invincibile, per la cui presenza

ogni anima e in ogni cosa intre-

pida e imbattibile?

- Certo.

- Come, dunque, debba essere

il guardiano, per quanto riguar-

da il fisico, è chiaro.

- Sì.

- E per il morale, irascibile.

- Anche questo.

Marco Aurelio, Pensieri, IV, 3; 7 (II sec. d. C.)

Da che cosa potresti essere di-

sgustato? Dalla malvagità uma-

na? Ricorda queste conclusioni:

gli esseri razionali sono nati

l’uno per l’altro; la tolleranza è

parte della giustizia; gli uomini

errano senza volerlo; e infine,

dopo essersi combattuti, so-

spettati, aborriti, feriti, giacciono

ormai morti e ridotti in cenere.

Ricordalo, e càlmati, una buona

volta!

Sopprimi l’opinione e soppri-

merai il “sono stato offeso”;

sopprimi il “sono stato offeso” e

sopprimerai l’offesa.

Victor Hugo, W. Shakespeare, II, 6, 1 (XIX sec.)L’ira e la tenerezza sono i due

za interiore incomparabile.

È un po’ come il lavoro del con-

tadino, quello vero di una volta,

che seminava e raccoglieva se

aveva trattato bene tutte le fasi

della coltura, dalla preparazione

del terreno, all’attesa delle sta-

gioni, alla cura, al raccolto…

A volte se piantava un albero ad

alto fusto, nemmeno vedeva i

suoi frutti! Ne usufruivano però

i suo figli o nipoti…

Così è per la cultura e il pensie-

ro: si semina ma non si sa bene

che cosa questa semina potrà

produrre nel tempo e nelle per-

sone. Alcuni effetti sono imme-

diati, altri no.

Comunque, per chi si rende

disponibile a questa fatica, si

aprirà un mondo di soddisfa-

zione personale guadagnata

e conquistata sul campo, non

quantificabile sul piano econo-

mico…

Per corsisti e docenti una via

per “arricchirsi” è sicuramente

l’Ute e per tirare meglio l’acqua

al nostro mulino, il corso di Filo-

sofia pratica.

La nostra insegnante, dott.ssa

Norma Romano tiene il corso di

Filosofia Pratica a Bertiolo con

il prof. Giorgio Giacometti, suo

marito. Ha aperto un Centro di

Consulenza e Pratiche Filosofi-

che a Udine. Per maggiori infor-

mazioni, puoi conoscerla meglio

visitando il sito www.normaro-

mano.it.

I Corsisti

è il vostro cattivo amore di voi

stessi. Voi fuggite verso il pros-

simo fuggendo voi stessi…

Non riuscite a sopportare voi

stessi e non vi amate abbastan-

za: ora volete sedurre il prossi-

mo all’amore e trasfigurarvi nel

suo errore…

Quando volete parlare bene di

voi, vi procurate un testimone; e

quando l’avete sedotto a pensa-

re bene di voi, allora anche voi

pensate bene di voi stessi…

Chi va dal prossimo, perché

cerca se stesso, e chi, perché

vorrebbe perdersi.

Il vostro cattivo amore di voi

stessi vi trasforma la solitudine

in un carcere… Io non vi inse-

gno il prossimo, bensì l’amico.

AMORE, PAURA, RABBIA...NOI E LE NOSTRE EMOZIONI.UN PERCORSO FILOSOFICO.a cura di Norma Romano e Giorgio Giacometti

Chi l’avrebbe mai detto!!! Abbiamo imparato a lavo-

rare i scartòs!!!Dall’economia, povera, conta-dina, di una volta, con l’impe-rativo di recuperare tutto di ciò che si produceva, con fatica, (della serie, “non si butta via niente”), abbiamo realizzato fin dai primi incontri oggetti “fini-ti”: angeli, personaggi e decori natalizi, fiori, borse, pannelli, bomboniere… e corda!Bello ed interessante! Incre-dibile il risultato personale di ciascuno!In soli dieci incontri, non si può certo pretendere l’eccellen-za… Ci sarà bisogno di fare pratica per perfezionare la tecnica e far spazio alla fanta-

sia creativa di ognuno.Ma intanto la passione è sta-ta accesa e auspichiamo per l’anno prossimo un corso di approfondimento della tec-nica. Grazie maestra Ema-nuela, senza il tuo lavoro “sul campo” (nel vero senso della parola, per la semina ed il raccolto delle pannocchie e la preparazione del materiale necessario) e la tua disponi-bilità, questa nostra passione non sarebbe stata scoperta e sarebbe rimasta nel cassetto dei desideri, chissà per quanto tempo ancora!Arrivederci e… speriamo più numerosi, l’anno prossimo!

I Corsisti

SCARTÒS...NOVITÀ D'ALTRI TEMPI

LA CULTURACONTRO LA CRISIUn corso per non fi losofi

Page 28: Pantere d'argento 2013

12 13

CODROIPO CODROIPO

Il Corso Donna oggi è vera mu-

sica

In questo anno accademico, la

signora Luisa Masizzo ha ina-

nellato delle autentiche perle

curando il corso “Donna Oggi”

all’insegna dell’Opera Lirica,

dell’Arte e della Cultura.

Il soprano Francesca Scaini,

accompagnata dal pianista, di-

rettore di coro e compositore

Francesco Zorzini, ha proposto

le più celebri arie del melo-

dramma italiano con brio e sa-

pienza artistica, conquistando

il numeroso pubblico presente

anche con le Sue performance

scherzose.

La voce melodiosa e possente

ha toccato i vertici della pas-

sione così come le emozioni

più sublimi regalate dai grandi

compositori italiani.

L’omaggio floreale, immortalato

in fotografia, è un momento del-

la serata all’Ute, ricambiata af-

fettuosamente dai presenti con

numerosi e intensi applausi.

La festa in onore dell’Opera

ha avuto momenti di grande

suggestione grazie all’appas-

sionato Federico Bernardis che

collabora intensamente al corso

codroipese, “creando un palco-

scenico” in Piazza Dante. Per le

corsiste si è proposto l’ascolto

prezioso de “La Figlia del Reggi-

mento” di Gaetano Donizetti, del

balletto “Il Pipistrello” di Johan

Strauss, e sulla scia dei celebri

balletti russi anche il “Don Chi-

sciotte della Mancia”.

Scorrendo il calendario degli

appuntamenti culturali è inter-

venuta, circa le Giornate Inter-

nazionali decretate dall’Onu

per l’Unesco, la Professoressa

Renata Capria D’Aronco, delle

Donne Cavalieri di Malta, pre-

sidente del Club Unesco Udine-

se, membro della Federazione

Italiana dei Club Unesco, asso-

ciata alla Federazione Mondiale,

illustrando le iniziative di cultura

musica e ballo della città negli

ambienti più prestigiosi.

La dottoressa Patrizia Cabrini

Venier Romano ha dedicato alle

corsiste una sintesi storica della

scrittura e della calligrafia come

mezzi indispensabili di comu-

nicazione dai tempi dei graffiti

fino all’era digitale, passando

attraverso documenti ufficiali e

scritture personali.

L’Architettura dell’acqua in Friuli

Venezia Giulia è stato il percor-

so per immagini dell’Ingegnere

Anna Frangipane, dell’Universi-

tà di Udine, che ha proposto la

nostra regione, attraverso le ac-

que visibili e invisibili. Ne risulta

una storia di racconti dell’acqua

come fonte di vita e via di tran-

sito per gli uomini e le merci sin

dalla preistoria, ma anche come

elemento di distruzione.

Secoli di storia friulana, ca-

tastrofi, inondazioni e siccità.

L’architettura, sostiene l’ing.

Frangipane, testimonia con i

mulini, le cisterne, i pozzi e i

battisteri, il passaggio dell’ac-

qua, ma anche le relazioni di un

paese, di una comunità e spinge

alla riflessione su questo bene

LIRICA: CHE PASSIONE!

prezioso. Tra gli incontri di cuci-

na si sono alternati il pasticcere

Danilo D’Olivo con due “lezioni

bon-bon” sui gustosi dolci ru-

stici autunnali e della tradizione

natalizia, appassionando le si-

gnore con le foglioline di ciocco-

lato per decorare originali piatti,

mentre lo Chef Ennio Furlan ha

insegnato a creare piatti con le

erbe aromatiche e i funghi.

In conclusione la Cena di Nata-

le, il momento tradizionale per

lo scambio degli auguri tra le

corsiste, quest’anno ha avuto

una sede prestigiosa: Villa Ma-

nin di Passariano.

La conoscenza della residenza

dogale è poi stata approfondi-

ta attraverso alcune immagini

inedite delle sale private messe

a disposizione dall’Archivio Fo-

tografico del Centro Regionale

di Catalogazione e Restauro

di Villa Manin di Passariano.

E’ stato un momento per ac-

carezzare l’armonia d’arte dei

saloni e del parco grazie alla

guida dell’amica, la dottoressa

Raffaella Beano. Ospite d’onore

della serata il telecineoperatore

Remigio Romano che ha proiet-

tato per le convenute un video

storico sulla lavorazione dell’oro

in Friuli. La regione infatti vanta

una tradizione a partire dai Lon-

gobardi nella città di Cividale e

si arricchisce lungo il percorso

dei secoli della maestria degli

orafi. Si sono ammirati i preziosi

gioielli che sapienti mani di ar-

tisti artigiani hanno prodotto per

la gioia delle donne.

Elevare la qualità della vita e mantenerla ad ottimi livelli, so-

prattutto nelle città, dovrebbe es-sere un impegno di tutti. Le aree verdi, per loro peculiarità, sono uno

degli ambiti in cui si svolgono at-tività che concorrono a rendere le nostre condizioni di vita ottimali. Si deve avere pertanto una maggior consapevolezza delle molteplici

funzioni (paesaggistica, psicolo-gica, di svago ,ecologica, sociale, ecc…) svolte dal verde urbano e del ruolo che esso riveste nel miglioramento della qualità della vita. Da ciò deriva che dobbiamo avere un’ attenzione particolare e precipua verso il patrimonio arbo-reo e la sua salvaguardia. In questi ultimi anni in ambito urbano, ci si trova, sempre di più, di fronte a manifestazioni parassitarie a ca-rico delle piante ornamentali di

notevole impatto sia sociale che emotivo. Le difficili condizioni di vita e di stress in cui le piante sono costrette a vivere in città le rendo-no più deboli e vulnerabili agli at-tacchi parassitari, rispetto a quelle che si sviluppano in ambiente naturale. A tal riguardo si posso-no menzionare i casi più eclatanti: il cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) e la tingide del platano (Corythucha ciliata), la processio-naria del pino (Thaumetopoea pit-

yocampa), il bruco americano (Hy-phantria cunea), le infestazioni di afidi, acari, di metcalfa (Metcalfa pruinosa) e la recente esplosione di cameraria (Cameraria ohridella) su ippocastano.Di fronte a queste problematiche il fitoiatra e il responsabile della gestione del verde pubblico devo-no dare risposte concrete tenendo ben in evidenza che in ambito ur-bano, per ridurre al minimo l’im-patto ambientale, gli interventi con l’uso di prodotti fitosanitari con trattamenti tradizionali di irro-razione alla chioma devono essere limitati al massimo. In questo caso ci si troverebbe infatti a operare con notevoli difficoltà, disagi, in-quinamento ambientale, soprat-tutto quando si interviene in pros-simità di abitazioni, scuole, zone ad elevata fruizione pubblica ed in vicinanza dei corsi idrici. Conside-razioni di ordine igienico-sanitario e difficoltà operative nella realiz-zazione di questo tipo di interventi rendono pertanto particolarmente interessanti le applicazioni endo-terapiche localizzate al tronco, in modo da ridurre quasi totalmente l’impatto ambientale. Qualora co-munque si rendesse necessario un intervento chimico, occorrerà sempre procedere nel rispetto della normativa vigente. L’endote-rapia è una tecnica che consiste nell’immettere direttamente all’in-terno della pianta nei vasi legnosi i prodotti fitosanitari utili a com-battere i parassiti. Così il principio attivo, tramite il flusso xilematico, raggiungerà la parte epigea della pianta. Gli aspetti positivi di que-sta metodologia d’intervento si possono così riassumere:- impatto ambientale quasi nul-lo rispetto ai metodi tradizionali (irrorazione o nebulizzazione). In-fatti il principio attivo è iniettato all’interno della pianta dal serba-toio dell’attrezzatura direttamente ai vasi xilematici della pianta, sen-za entrare in contatto con l’atmo-sfera;- rispetto degli insetti utili. Il principio attivo colpisce diretta-mente l’agente patogeno (che sia insetto o microorganismo) dall’in-terno della pianta, così gli orga-

SALVAGUARDIA E DIFESADEL VERDE URBANOEndoterapia: questa sconosciuta

nismi utili non risentono in alcun modo dell’intervento;- dosi ridotte. Il fatto che non vi siano dispersioni in atmosfera, comporta l’impiego di quantità minori di principio attivo; - indipendenza dalle condizioni meteorologiche. La scarsa illumi-nazione e l’umidità dell’aria pos-sono rallentare il flusso xilematico e quindi la salita del prodotto all’ interno della pianta. Invece gli agenti meteorologici, come piog-gia e vento, non interferiscono sull’azione del principio attivo;- efficacia indipendentemente dalle dimensioni degli alberi;- aspetto economico e durata del trattamento. Il singolo trat-tamento endoterapico è costoso, però, mentre questo intervento è sufficiente per una o due stagio-ni, con i metodi tradizionali sono necessari due, tre o più interventi all’anno.A fronte di questi aspetti positivi si può verificare un unico aspetto negativo conseguente alle ferite che si eseguono per l’inserimento del prodotto nei vasi linfatici, qua-lora soprattutto non si segua una tecnica appropriata ed il personale non sia altamente qualificato.I punti caratterizzanti di questa tecnica si possono così riassume-re:- utilizzo di materiale adeguato (tipo di trapano e punte da utiliz-zare);- diametro del foro ridotto (3-3.5mm);- profondità non superiore ai primi 2-3 anelli di crescita;- disinfezione delle attrezzature usate e dei fori per favorire la ci-catrizzazione;- utilizzo di principi attivi registrati per tale metodologia ;- utilizzo di pressioni ridotte che non creino problemi ai vasi linfa-tici (circa 0.5-2 bar).Le metodologie di trattamento en-doterapico si possono suddividere in due grandi categorie:- a pressione o micropressione (foto 1), quando il prodotto viene iniettato in pianta con una certa pressione (come una sommini-strazione con siringa);- ad assorbimento naturale (foto

2), quando il principio attivo viene assorbito dalle piante in modo at-tivo tramite infusione o perfusione (come una somministrazione con flebo).Per quanto riguarda i metodi a pressione occorre precisare che ne esistono parecchi (Arbocap, Technogreen, Arbojet, Cemulini, ecc…) sono tutti affidabili, l’im-portante è operare con pressioni che non superino i 2 bar. Valori superiori infatti potrebbero inter-

ferire con le strutture cellulari del legno, causando danni irreversibili alla pianta.L’endoterapia permette e ga-rantisce di evitare con certezza assoluta la dispersione di pro-dotti fitosanitari nell’ambiente, limitando l’impiego delle sostanze

alla quantità minima necessaria, unendo così all’eliminazione totale di rischi per la salute pubblica ed ambientale, anche un notevole ri-sparmio economico.Per concludere voglio ricordare quanto ha dichiarato un famoso ricercatore americano del settore e cioè: “Io non sono contro l’endo-terapia (trunk-injection) ma sono contrario alla cattiva endoterapia”. Questa affermazione è sempre valida, non solo per l’endoterapia,

ma ancora di più in ogni settore della difesa fitoiatrica. Ripeto che, onde evitare danni irreparabili alle piante ed all’am-biente, serve un’alta professiona-lità e gli operatori devono avere un elevato grado di specializzazione.

Ivano Clabassi

Foto 1 - Metodo "Verde Cemulini"

Pompa a pressione pneumatica e ugelli inseriti nel tronco.

Foto 2 - Metodo "Corradi-Ecoiatros"

Flebo gravitazionale utilizzata per l'assorbimento naturale e ago monouso.

Page 29: Pantere d'argento 2013

14 15

CODROIPO CODROIPO

La storia dell’intera umanità tra

il 1939 e il 1945 è quella del-

la seconda guerra mondiale che,

diversamente da tutti i conflitti

precedenti, è guerra totale, com-

battuta con ogni mezzo: militare,

psicologico, propagandistico; non

solo, dunque, scontro tra eserciti

ma guerra globale con distruzioni

spaventose. Il conflitto non po-

teva finire con una tregua o un

armistizio ma doveva terminare

con l’annientamento di uno dei

due contendenti: mondo libero o

dittatura. Conflitto, dunque, non

limitato ai campi di battaglia ma

che vede protagonista la popo-

lazione civile fiaccata nella sua

capacità di resistenza morale e

lavorativa, sofferente per l’an-

nientamento di città, campagne,

attrezzature industriali, reti stra-

dali e ferroviarie, rotte di comuni-

cazione. Il percorso storico “Sto-

ria Amica”, trimestrale, ha appro-

fondito gli aspetti citati con lezio-

ni, documentazioni di archivio e

iconografia, con la presenza di

esperti con esperienze legate alla

ricerca, alla pubblicazione e con

la visione di documenti spesso

inediti. Tra gli esperti intervenuti

il maresciallo R. Bassi in servizio

presso l’aeroporto “F. Baracca” di

Per interrompere la monotonia insita nello studio elementare, grammaticale, delle lingue straniere e per sollevare lo spirito dei

corsisti e del docente fra una declinazione (in senso stretto, proprio; per esempio, in tedesco, das Leben, des Lebens, dem Leben, das Le-ben: i casi della ‘vita’!) e una coniugazione (per esempio, in spagnolo, quise, quisiste, quiso, ecc.: il passato pretérito, cioè ‘remoto’, in tutti i sensi, del verbo querer ‘volere, amare’), una parte dei nostri corsi di lingua tedesco e spagnolo è dedicata alla letteratura.Letteratura intesa non come amabile conversazione ma, per non al-

Casarsa, ricercatore e scrittore

di testi riguardanti l’aviazione in

Friuli durante il secondo conflitto

mondiale che ha proiettato, tra

l’altro, una serie di fotografie di

apparecchi usati durante il con-

flitto e spiegato la storia dei di-

rigibili presenti negli aeroporti e

hangar friulani. E il prof. Paolo

Strazzolini, docente associato di

chimica all’università di Udine e

storico, ricercatore e scrittore,

che ha illustrato la storia dello

Stato italiano dopo l’8 settembre,

l’istituzione della “Operationszo-

ne Adriatisches Kustenland”, la

nascita della resistenza in Fvg, la

costituzione della “Repubblica di

Carnia” nell’agosto 1944 e l’ec-

cidio di Porzus visto attraverso i

contrasti tra “osovani” e “gari-

baldini” e le missioni alleate. Si

vuole qui ricordare che dall’ago-

sto al settembre 44, le divisioni

Osoppo e Garibaldi Friuli opera-

rono per la liberazione della Car-

nia e la costituzione della “repub-

blica” su una superficie di 2500

chilometri quadrati con 78.900

abitanti e trentasette comuni. La

giunta della repubblica fu costi-

tuita Ampezzo e sviluppò progetti

in amministrazione, in economia,

giustizia e scuola.

La successiva operazione di re-

pressione nazifascista condotta

lontanarci dallo scopo precipuo, linguistico, del nostro studio, come operoso esercizio di traduzione di testi poetici originali in versi, in versi italiani.In questa attività, consapevolmente limitata nel suo ambito scolasti-co, ci confortano tuttavia le parole del letterato e linguista tedesco Karl Wilhelm von Humboldt (1767-1835), esponente dell’idealismo e propugnatore della diffusione di una cultura universale: “tradurre, soprattutto tradurre poeti, è uno dei lavori più necessari in una let-teratura, in parte per accostare agli ignari di lingua straniera forme d’arte e di umanità, ma in parte anche, e specialmente, perché se ne avvantaggia e accresce l’efficacia e la capacità espressiva della propria lingua”.Questo dunque è il duplice scopo del nostro lavoro; e il criterio è

ESERCIZI DI TRADUZIONE

con oltre 40.000 uomini tra te-

deschi, “repubblichini”, X Mas,

reparti etnici, cosacchi, distrusse

la repubblica di Carnia e costò

molte perdite ai difensori e alla

popolazione civile; le forze nazi-

fasciste devastarono il territorio,

rastrellarono e deportarono. La

costituzione del Governo del-

la” Zona Libera della Carnia e

dell’Alto Friuli “permise la nasci-

ta di una costituente che anticipò

alcuni principi fondamentali della

Costituzione italiana. In Carnia fu

davvero scritta una delle pagine

più belle della Resistenza italia-

na.

Ed un legame stretto, il corso Ute

ha scelto di tenere con il proprio

territorio visitando il museo an-

nesso alla caserma “Berghins

“3° Rgt Guastatori di Udine. Tra-

sporto gratuito per i corsisti e im-

mersione attraverso la storia del

reparto nei luoghi della seconda

guerra mondiale da El Alamein a

Tobruk al Don e fino a una realtà

purtroppo attuale di sminamento

nei territori afgani dove le nostre

forze prestano la loro competen-

te assistenza e aiuto alle popola-

zioni.

Non sempre è necessario avere

grossi mezzi per realizzare gran-

di cose. Talvolta coltivare i propri

interessi e dedicare loro il tempo

disponibile può produrre ottimi ri-

sultati. Nel caso del corso “Storia

Amica” la consapevolezza acqui-

sita è stata che senza studio e

comprensione del passato i valori

di libertà, democrazia e rispetto

non hanno fondamenta.

Carmela De Caro

I VALORI DI LIBERTÀ E DEMOCRAZIANEL CORSO DI STORIA AMICA

semplice, passando dalla prima traduzione letterale, interlineare, alla versione finale ritmica, cioè in versi italiani, comunque letterale per quanto possibile.Quindi, versione letterale. Ciò significa che, nella questione fra pro-pugnatori della versione ‘poetica’, volta a ‘interpretare’ il testo (i ‘filologi-poeti’, per i quali tradurre poesia è creare un nuovo verso, una nuova musica: non trasposizione, ma scrupolosa ri-creazione) e propugnatori della versione ‘filologica’, volta a ‘servire’ il testo (i ‘filologi’, i quali ‘mettono alla portata, non creano’), noi seguiamo i secondi. Il nostro scopo è meramente linguistico.La pretesa fedeltà letterale, oggi, è probabilmente antiquata. Gli stessi testi adottati per i nostri corsi (quelli in uso nella scuola media) indul-gono talvolta alla disinvolta approssimazione dei manuali di viaggio (per esempio, in tedesco, traducendo l’originale es gibt ‘c’è, ci sono’, senza menzione del letterale ‘egli dà’; oppure, in spagnolo, riducendo al singolare gli augurali e salutiferi buenos días, buenas tardes, bue-nas noches). Noi comunque cerchiamo di mantenerla il più possibile, sia pure con una traduzione in versi, in quanto si tratta di originali poetici, ovvero di poesia, “la quale, connaturata alla musica, cessa ipso facto di essere poesia non appena, mediante una pedissequa traslitterazione in prosa, le venga tolta ogni vibrazione ritmica di aro-ma musicale” (Vincenzo Errante ed Emilio Mariano, curatori, nella premessa a Orfeo. Il tesoro della lirica universale interpretata in versi italiani, Sansoni 1949).E allora: traduzione poetica = interpretazione in versi. Ma quali versi? Quelli consueti nella tradizione romanza (italiana e spagnola in pri-mis). Infatti anche “nell’uso nostro tre versi sembrano avere la prero-gativa di ricorrere sopra tutti, l’endecasillabo naturalmente, il sette-nario e il quinario” (“In usu nostro maxime tria carmina frequentandi prerogativam habere videntur, endecasillabum scilicet, eptasillabum et pentasillabum”, Dante, De vulgari eloquentia, II, xii, 2).Ma vediamo finalmente due esempi di testi poetici originali con la nostra versione ‘poetica’ a fronte, pressoché letterale.La prima poesia, del poeta espressionista tedesco Jakob von Hoddis (1887-1942), è

WELTENDE (FINE DEL MONDO, 1911)

Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut,in allen Lüften hallt es wie Geschrei.Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei,und an den Küsten – liest man – steigt die Flut.Der Sturm ist da, die wilde Meere hupfenan Land, um dicke Dämme zu verdrücken.Die meisten Menschen haben einen Schnupfen.Die Eisenbahnen fallen von den Brücken.

Al cittadino vola dal sottilecapo il cappello e in ogni ventosi sente risuonar come un lamento.Conciatetti precipitano e in pezzivanno, e sull'arenile- si legge – l'onda sale.Allora è il fortunale,i mari furibondibalzan sulla pianuraper infrangere grossi frangiflutti.Gli uomini, quasi tutti,hanno un'infreddatura.Le ferrovie cadono dai ponti.

Qui la versione italiana, mantenendo le rime, e allentando solo leg-germente la struttura paratattica dell'originale, dovrebbe riprodurne, espressionisticamente, l'effetto dell'assurdo, 'l'estraniamento dal mondo terribilmente e grottescamente espresso' (die Weltentfrem-dung, grausig-grotesk zum Ausdruck gebracht).

La seconda poesia è dello spagnolo Antonio Machado (1875-1939), portatore di una ideologia poetica originale essenzialmente soggetti-va. La poesia, tratta dalla raccolta Campos de Castilla, è

NOCHE DE VERANO (NOTTE D'ESTATE, circa 1910)

Es una hermosa noche de verano.Tienen las altas casasabiertos los balconesdel viejo pueblo a la anchurosa plaza.En el amplio rectángulo desierto,bancos de piedra, evónimos y acaciassimétricos dibujansus negras sombras en la arena blanca.En el cenit la luna, y en la torrela esfera del reloj iluminada.Yo en este viejo pueblo paseandosolo, como un fantasma.

É una splendida notte dell'estate.Hanno le alte casespalancati i balconisull'ampia piazza dell'antico borgo. E nel largo rettangolo desertopanche di pietra, evonimi ed acaciesimmetrici disegnanole ombre nere nella sabbia bianca.Allo zenit la luna, e, nella torre,dell'orologio il cerchio illuminato.Io in questo borgo antico, che passeggiosolo, come un fantasma.

Qui il compito è stato apparentemente più facile, per la quasi perfetta corrispondenza fra versi (endecasillabi e settenari) spagnoli e italiani; e la poesia di Machado, nel perfetto equilibrio fra tempo e paesaggio, fra paesaggio esteriore e paesaggio interiore, permane inalterata, evidentemente superiore a qualsiasi traduzione.

Agostino Mangiacapra

Page 30: Pantere d'argento 2013

16 17

CODROIPO CODROIPO

17

Breve fu la vita di Diana

Spencer ma intensa, com-

plicata, contradditoria: un con-

densato di ingenuità e astuzia,

di idealismo e opportunismo, di

gioie e frustrazioni. Ma l’aspetto

unico, perdurante di quella vita

fu la ricerca dell’amore sempre

offerto con entusiasmo e sem-

pre ricambiato col tradimento e

con l’indifferenza, con una sola

eccezione: il popolo, il suo po-

polo, la gente, le folle di tutto il

globo, che sempre la amarono

così com’era, senza fare distin-

zioni, ciecamente.

La sua tomba, su un’isoletta nel

lago di Althorp, all’interno del

grande parco di proprietà dei

conti Spencer, giace entro un

piccolo tempio dorico fra i sa-

lici piangenti. Folle provenienti

da tutto il mondo vi accedono

e vi sostano in preghiera come

fossero a Lourdes. La sua in-

credibile scomparsa generò

un’emozione di massa: in pochi

giorni furono consacrati al suo

culto trentamila siti internet, al-

tari elettronici, candele virtuali,

preghiere on-line. Per lei Elton

John scrisse di getto la bella

canzone che in poche settima-

ne vendette - record assoluto -

34 milioni di CD. Due miliardi di

persone rimasero come ipnotiz-

zate davanti al televisore. L’on-

da della commozione popolare

fu oceanica, senza precedenti,

una catarsi collettiva di propor-

zioni planetarie. E’ difficile, se

non impossibile, dare una spie-

gazione razionale a tutto ciò, e

quindi proverò ad esporre una

sintesi della di lei breve esisten-

za, affinché ognuno si cimenti in

quell’arduo compito. Per quanto

mi concerne ho concluso che

l’intima essenza delle creature

umane rimane un mistero noto

solo a Dio. Diana, nata da fami-

glia nobile e di antico lignaggio,

viene scelta come sposa del

Principe di Galles, ereditario al

trono d’Inghilterra. Essa portò

in dote, oltre alla sua bellezza

e alla sua estrazione aristocra-

tica, la verginità fisica e mentale

di una giovinetta di 19 anni pro-

tesa verso ciò che idealizzava

come un grande sogno d’amo-

re. La realtà era ben diversa e

le apparve, crudamente, già

durante il fidanzamento : Il prin-

cipe Carlo, di 13 anni più anzia-

no, aveva un’amante di cui non

faceva mistero, la signora Ca-

milla Parker Bowles, sposata e

madre di un bambino. La rottura

del fidanzamento le fu preclusa

dalla sua stessa famiglia : la

macchina gigantesca del Royal

Wedding non poteva essere ar-

restata.

Il ménage extra-coniugale si

protrasse regolarmente anche

dopo le nozze che furono cele-

brate con grande fasto il 29 lu-

glio del 1981 e la conseguenza

fu per Diana infelicità, bulimia,

frustrazione.

Essa comprese troppo tardi che

il suo ruolo nella famiglia reale

era sostanzialmente quello di

assicurare la continuità della

stirpe sul trono inglese.

Quando decise di affrontare con

Carlo la questione di Camilla,

egli non si scompose, anzi, le

rispose sorpreso: “Cosa vuoi

cara, che io sia il primo principe

di Galles a non avere un’aman-

te?”. La vita coniugale, pur al-

lietata dalla nascita di William

e poi di Harry, si protrasse in

un rapporto reso difficile anche

dall’indifferenza venata di osti-

lità della sovrana e da una bu-

limia galoppante. La popolarità

di Diana ebbe inizio con i viaggi

di rappresentanza nelle sconfi-

nate terre dell’ex-impero e nei

grandi Paesi della terra. Sulla

scena pubblica Diana rifulgeva

come una star assoluta e Carlo

vi appariva come un grigio com-

primario, un accompagnatore

sullo sfondo. Ogni viaggio fu

come la tappa di una trionfale

tournée. Alla Casa Bianca, sotto

gli occhi ammirati di Ronald e

Nancy Reagan, Diana volteggia

tra le braccia di John Travolta.

A Parigi, al banchetto offerto

all’Eliseo in suo onore, incanta

il galante Presidente Mitterand.

Nelle terre africane si prodiga

fra le folle dei disperati e porta

conforto ai malati e agli infeli-

ci. A New York nel 1989 visita i

senzatetto e i bambini sieropo-

sitivi in agonia all’ospedale di

Harlem.

Quando cominciarono a trape-

lare indiscrezioni sul suo non

felice matrimonio fu come se

Diana conquistasse un’altra

medaglia sul campo: il fallimen-

to coniugale la fa apparire ancor

più umana, più vulnerabile, più

vicina alla gente comune.

Ma dopo sette anni di un matri-

monio fallito Diana, come per un

inconfessato desiderio di risarci-

mento, si abbandona con estre-

ma imprudenza a una passione

d’amore per il suo maestro di

equitazione, il maggiore di ca-

valleria James Hewitt. L’ufficiale

non gentiluomo, trasferito prima

in Germania e poi in Kuwait,

trarrà vantaggio dalle lettere

che gli pervenivano dalla princi-

pessa per diventare miliardario:

colui che la stampa poi defini-

rà giuda, sorcio, viscido verme,

non si farà scrupolo di vendere

l’esclusiva dei suoi amplessi a

un tabloid che per quel torrido

memoriale lo ricoprirà d’oro. Un

secondo James, commerciante

di auto usate, viene evidenziato

nella vita di Diana dall’intercet-

tazione che un radioamatore fa

in una notte di San Silvestro, tra

la principessa a casa e James

Gilbey in auto al cellulare: tren-

ta minuti di una conversazione

piena di dettagli su una inequi-

vocabile e reciproca passione

amorosa. La rottura, inevitabile,

venne ufficialmente comunica-

ta alla Camera dei Comuni dal

premier Major che, con tono

grave e con un lampo di incre-

dulità nella voce, il 9 dicembre

1992 annuncia: “Il Principe e

la Principessa di Galles hanno

amichevolmente deciso di se-

pararsi”. Diana, ritornata single,

appare ancora più bella e pa-

drona della sua femminilità. La

stampa rosa l’assedia e le attri-

buisce una girandola di flirt, non

sempre veritieri ma spesso sì.

Vediamo quelli realmente esisti-

ti e certificati. Il sergente Barry

Mannakee, una delle sue guar-

die del corpo: entrato nel mirino

dei servizi segreti il sergente

viene trasferito, poi muore in un

incidente di motocicletta.

L’ispettore di Scotland Yard Ken

Wharfe, addetto alla di lei sicu-

rezza: rivelò la relazione con un

libro di memorie uscito dopo

la morte di lei, e sul quale fu

scritto il copione del film ‘Bo-

dyguard’ con W. Houston e K.

Kostner. Oliver Hoare, antiquario

ed esperto in arte islamica. Will

Carling, capitano della naziona-

La riflessologia ha origini molto antiche. Già nei Veda,

antichissimi libri sacri dell’In-dia, si legge che non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggerà i propri piedi pri-ma di andare a dormire.Esiste una famosa pittu-ra murale che risale al 2330 a.C., ritrovata nella tomba di un medico egiziano, la quale rappresenta due uomini dalla pelle scura che massaggiano il piede a due uomini dalla pelle chiara.Agli inizi del ‘900 W. Fitzgerald, un otorinolaringoiatra america-no, elaborò la terapia naturale.Alla base di tale teoria vi era la scoperta che applicando una certa pressione alle dita si ot-teneva un effetto anestetico.Fitzgerald suddivise il corpo in 10 zone longitudinali uguali che andavano dalla sommità del capo alla punta dei piedi. Furono poi un medico, il dottor Riley, e sua moglie, che apprez-

zarono le ricerche di Fitzgerald che svilupparono ulteriormente la terapia zonale e aggiunsero le linee orizzontali che attra-versavano la superficie di mani e piedi.Riley scoprì che una pressione profonda, soprattutto nei piedi, stimola le linee zonali, migliora l’apporto ematico e la trasmis-sione nervosa, disintossica le aree congestionate, e riduce il dolore.Ma in realtà fu l’assistente di Riley, Eunice Ingham che era

una fisioterapista, a fondare la reflessologia plantare.La Ingham negli anni Trenta cominciò a sviluppare la teo-ria dei riflessi plantari ed ebbe l’opportunità di trattare cen-tinaia di pazienti e analizzare ogni punto riflesso finché fu in grado di affermare con cer-tezza che “i riflessi sui piedi rappresentano un’immagine speculare precisa degli organi, delle funzioni e delle strutture del corpo umano”.Che cos’è la riflessologia plantare?La riflessologia plantare olisti-ca è una terapia complemen-tare che utilizza la pressione per stimolare e trattare le zone riflesse del piede.La pianta del piede è ricchis-sima di terminazioni nervose che formano estesi collega-menti con tutte le parti del cor-po tramite il midollo spinale e il cervello: sotto di essa sono infatti situati dei punti riflessi

LA VERA STORIADI LADY DIANA

le di rugby. Christofer Whalley,

un immobiliarista incontrato nel

Harbour Club, la palestra più

elegante di Londra. Il divorzio

arriva dopo due clamorose in-

terviste rilasciate tra il ’94 e il

’95 alla BBC: la prima di Carlo

e la seconda, esplosiva, di lei

che definisce Carlo “inadatto a

regnare” scatenando l’ira di Eli-

sabetta II.

Immancabilmente il popolo sta

dalla parte di Diana: in un son-

daggio a caldo l’85% degli in-

glesi ne apprezza il coraggio e

l’onestà. Dopo il divorzio all’oriz-

zonte di Diana sorgono due re-

lazioni importanti, ambedue

connotate da personaggi ma-

schili di religione musulmana: il

cardiochirurgo Hasnat Khan e il

rampollo di famiglia miliardaria

Emad Al Fayed detto Dodi. Col

primo l’innamoramento fu mor-

boso: Diana fece progetti matri-

moniali, purtroppo non condivisi

dal dottore.

Con Dodi condivise la morte

violenta un mese dopo l’uscita

pubblica del loro flirt. Il 31 ago-

sto 1997, a Parigi, 25 minuti

dopo mezzanotte, la mercedes

con i due a bordo, inseguita

dai fotografi, imbocca il tunnel

di Place de l’Alma a una velo-

cità tripla di quella consentita e

si schianta contro il 13° pilone

di cemento armato. L’autista e

Dodi muoiono sul colpo, la guar-

dia del corpo grazie alla cintura

di sicurezza si salva, Diana ri-

mane incastrata tra i sedili, in

ginocchio: ci vorrà più di un’ora

per liberarla dalle lamiere.

Morirà tre ore dopo nell’ospe-

dale Pitié-Salpetrière senza

mai riprendere conoscenza.

L’autista, Henry Paul, agente

dei servizi segreti britannici, era

ubriaco e sotto l’effetto di psi-

cofarmaci. Sull’evento furono

confezionate le teorie più biz-

zarre, ma il mistero, quello più

grande, fu l’affetto assoluto, in-

transigente, irrazionale del suo

popolo, ancor più stupefacente

se si considera la freddezza e il

riserbo compassato dell’animo

britannico.

Gino Monti

strategici.L’esame di queste zone rifles-se, disposte sui piedi e sulle mani consente di individuare in quali parti del corpo siano presenti disarmonie.La reflessologia plantare ha come scopo il rilassamento to-tale e il raggiungimento di uno stato di profondo equilibrio e armonia, dato che quasi il 75% dell’insorgere delle malattie deriva dagli effetti dello stress che abbatte le difese immuni-tarie.Non è un modo per diagnosti-care malattie, compito specifi-co del medico, si tratta di una valutazione energetico-funzio-nale globale, in cui vengono presi in considerazione nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona.La pratica riflessologica ha un valore di prevenzione, con il massaggio al piede è infatti possibile ottenere un riequili-brio generale.Se la persona però, non modi-fica gli aspetti della propria vita che hanno procurato il disequi-librio il corpo tornerà a dare segnali di (in)sofferenza.Con la riflessologia plantare non si può mai danneggiare, uomini di tutte le culture si

LA PRATICA RIFLESSOLOGICANELL'EQUILIBRIO PSICO-FISICODELLA PERSONA

Page 31: Pantere d'argento 2013

18 19

CODROIPO CODROIPO

Degli indicatori della presen-

za romana in Friuli uno dei

caratteri distintivi riguarda l’ar-

chitettura sepolcrale.

In tutte le regioni soggette all’Im-

pero accanto alla persistenza

delle tradizioni locali si osserva

un completo assorbimento dei

costumi e dei modelli funerari di

Roma. A partire dal II sec. a.C.

l’architettura tombale assunse

un aspetto monumentale.

Le necropoli si svilupparono

lungo le principali vie di comu-

nicazione e la perpetuazione

della memoria e dello status dei

defunti fu affidata a monumenti

funerari ben visibili a chi per-

correva quelle strade.

L’élite aristocratica trasformò

il sepolcro in uno strumento di

autorappresentazione e la visi-

bilità del monumento funerario

divenne un fattore essenziale.

Anche ad Aquileia i monumen-

ti funerari più importanti furo-

no collocati lungo le strade di

accesso alla città, mentre le

sepolture dei ceti più umili ri-

empirono gli spazi liberi, tra un

monumento e l’altro, o si con-

centrarono in appezzamenti più

distanti dalla strada (il costo del

terreno variava in relazione alla

sua distanza dal fronte stradale).

Osservando la distribuzione del-

le necropoli nel nostro territorio

notiamo come nel corso del I e

del II sec. d.C. la romanizzazio-

massaggiano i piedi da sempre senza conoscere mappe e cor-rispondenze, per un bisogno naturale, trovando in questo una risposta di rilassamento e benessere.Il massaggio si può praticare a tutti, dal neonato all’anziano e in qualsiasi situazione.Durante la gravidanza e il par-to il riflessologo può ridurre la

nausea mattutina e in caso di dolore alla schiena la reflesso-logia può venire in aiuto.Oggi la reflessologia è una del-le forme più diffuse di medici-na complementare.Uno dei motivi per cui affa-scina è la semplicità: servono solo due mani, la conoscenza e l’esperienza.

Graziella Buttò.

ne della nostra regione avesse

raggiunto la massima estensio-

ne, arrivando dalla montagna al

mare, da Comeglians a Grado,

da Caneva a Gorizia e fino a

Trieste e Muggia. La zona dove

la concentrazione di necropoli

romane è più rilevante corri-

sponde al basso Friuli e al Friuli

centrale. La destra Tagliamento,

soggetta all’agro concordiese,

presenta una bassa densità di

sepolture, concentrate soprat-

tutto nella fascia pedemontana

e nella bassa pianura. Nel corso

II secolo d.C. si assiste ad un

diradamento dei siti sepolcrali

che diviene, nei secoli succes-

sivi, via via più consistente rag-

giungendo il culmine tra il IV e il

V secolo d.C. Già dalla fine del

II sec. d.C. guerre e pestilenze

avevano causato una drastica

diminuzione della popolazione

soprattutto nelle campagne.

Nonostante la crisi avesse por-

tato a un generale abbandono

delle zone rurali, alcune necro-

poli, lontane dai grandi centri,

hanno evidenziato una continu-

ità d’uso che persisterà almeno

fino al IV secolo d.C., ne è un

esempio la necropoli di Iutizzo

di Codroipo. I rinvenimenti ar-

cheologici confermano che que-

sta regione ha vissuto epoche

LA ROMANIZZAZIONEDELLE SEPOLTURE IN FVG

di grandi splendori e di grandi

sofferenze. La fertilità della pia-

nura, i numerosi valichi alpini

facilmente difendibili ma anche

percorribili in ogni stagione, la

presenza di fiumi navigabili, la

prossimità con le regioni d’ol-

tralpe ricche di miniere metal-

lifere, gli approdi marini, hanno

reso questo territorio appetibile

a molte popolazioni che al pari

dei Romani hanno saputo ap-

profittare della sua posizione e

delle sue risorse.

SVILUPPO SOSTENIBILEE CAMBIAMENTICLIMATICI

La più nota definizione di Svilup-

po Sostenibile è quella fornita

dalla Commissione Mondiale per

l’Ambiente e lo Sviluppo, presiedu-

ta da Gro Harlem Brun- dtland, nel

1987 “Lo sviluppo sostenibile sod-

disfa i bisogni del presente senza

compromettere la possibilità delle

generazioni future di realizzarli”. Il

concetto di sviluppo sostenibile si

basa su tre dimensioni: ambientale,

economica e sociale. Tutte le sfide

della sostenibilità tra cui, in primo

luogo, la questione dei cambiamen-

ti climatici, non sono unicamente

relative al settore ambientale, ma

hanno pesanti ricadute anche sul

sistema economico e sociale. Il ri-

scaldamento, di conseguenza, si

distribuirà in modo disuguale pro-

vocando dei fenomeni metereolo-

gici estremi più frequenti e impre-

vedibili rispetto agli attuali creando

problemi ambientali e sociali (come

le ondate di calore dell’estate e

le catastrofi idrogeologiche delle

piogge del mese di novembre nel

2012). Oltre a ciò, la composizio-

ne e la distribuzione geografica di

molti ecosistemi (foreste, praterie,

deserti, sistemi montani, laghi, zone

umide, oceani, etc.) tenderanno a

trasformarsi e modificheranno l’at-

tuale quadro mondiale di produzio-

ne alimentare. Inoltre, a causa della

variazione del livello del mare, gli

ecosistemi marino-costieri e le re-

lative città risulteranno seriamente

danneggiati.

Visto che i governi del mondo non

riescono a raggiungere un accordo

globale serio e adeguato sul clima,

è assolutamente necessario, proce-

dere ad una rivalutazione dei nostri

stili di vita e dei modi di produrre

su cui si basa la nostra società per

frenare questi trend. Diventa, quin-

di, sempre più urgente adottare uno

stile di vita, personale e collettivo,

parsimonioso, pulito e lento, inserito

nei cicli naturali rispetto all’attuale

e che sappia distinguere tra i biso-

gni reali e quelli imposti dai media.

In questo nuovo tipo di società tutti

noi dobbiamo agire per cambiare le

nostre modalità di consumo, privi-

legiando prodotti provenienti dalla

nostra terra, realizzati dai piccoli

produttori locali e favorendo la dif-

fusione di tecnologie che riducano

i consumi energetici e la produzio-

ne di rifiuti. Per raggiungere questi

scopi è necessario elaborare un

paradigma alternativo al sistema di

valori fondato sull’ossessione della

crescita economica illimitata. Si può

decidere di continuare a vivere come

se niente fosse, correndo il rischio di

ritrovarsi spiazzati di fronte al venir

meno delle sicurezze che abbiamo

erroneamente dato per scontate.

Oppure possiamo metterci in moto

da subito per essere pronti ad un

cambiamento d’epoca che potrebbe

restituirci anche l’opportunità di una

vita più appassionante e più rispet-

tosa per l’ambiente. Parola d’ordine:

essere più creativi e responsabili

per creare un mondo migliore per

noi e i nostri figli.

Paola Triolo

Page 32: Pantere d'argento 2013

20 21

CODROIPO CODROIPO

LA MOSTRA DELL'UTE CODROIPESEALLESTITA DURANTE LA FIERA DI SAN SIMONEEDIZIONE 2012 A CODROIPO Foto servizio di Krisztina Vèrtes

Page 33: Pantere d'argento 2013

22 23

Con l’inizio di ottobre ci siamo

ritrovati, con serenità e amici-

zia, ogni martedì dalle ore 16

alle ore 18, insieme al maestro,

professor Bruno Ventulini.

Ogni anno al gruppo iniziale si

sono aggiunti e alternati sem-

pre nuovi corsisti.

Non è di certo tanto facile sco-

prire e far emergere “l’arte che

c’è in noi”, ma con il “maestro”,

il dialogo, il confronto, il tempo,

l’esercizio, la pazienza, l’osser-

vazione, passo dopo passo, ac-

quisiamo familiarità con la ma-

tita, i colori, la luce, le ombre, le

dimensioni, la prospettiva ecc.

con risultati anche buoni.

Per realizzare un’ opera, non

basta l’entusiasmo iniziale,

ma è necessaria. La presenza

del “maestro”, partecipe alle

nostre fatiche, pronto a consi-

gliare per rimediare, migliorare

il lavoro, motivarci ad andare

avanti con ripresa fiducia e co-

raggio.

Sono state significative le espe-

rienze e opportunità che abbia-

mo avuto nel corso dell’anno:

Mostra “opere” nella villa Bel-

lavitis, il 31 marzo 2012 al ter-

mine dell’anno.

La nuova sede della mostra e

il maggior tempo di apertura al

pubblico, (tre pomeriggi), hanno

favorito la visita di un numero

superiore, agli anni precedenti,

di visitatori con grande soddi-

sfazione di tutti.

Partecipazione mostra concor-

so di pittura a Latisana, 24-31

marzo.

La mostra - concorso di pittura

promossa dalla sezione di Lati-

sana (Ute) era aperta agli artisti

del triveneto.

La rassegna si è chiusa alle ore

17 del 31 marzo alla presenza

del Consigliere delegato alla

cultura del comune di Latisa-

na, Lauretta Iuretig e di Daniela

Ambrosio, presidente dell’Ute,

con la consegna dei premi agli

artisti prescelti da una qualifi-

cata giuria.

Alla mostra abbiamo partecipa-

to in due dell’Ute di Lestizza.

Tra i 200 quadri esposti, da po-

ter ammirare al Circolo Cultu-

rale La Cantina, le nostre due

opere sono state segnalate tra

le prime venti, per la qualità.

Giovedì 12 aprile gita a Rovigo:

visita mostra di pittura “i divi-

sionisti”.

VALVASONE“Non sempre gli aquiloni ri-

escono a volare. Se non c’è il

vento che li solleva finiscono

a terra e si rompono; ma poi

“rappezzati” possono ancora

tornare a volare a volte più in

alto di prima” (Romano Batta-

glia).

Il nostro “vento” a un certo

punto dell’anno è stato il “ma-

estro” proponendo al gruppo il

progetto di realizzare qualche

“opera” ispirandoci al paese

di Valvasone e così abbiamo

ripreso quota.

Con le realizzazioni dal titolo “I

silenzi di Valvasone” abbiamo

partecipato alla mostra di fine

anno nella nostra sede di Le-

stizza, poi a Codroipo e a Val-

vasone in date diverse.

Dal 29 giugno al 1 luglio, in

una sede a dir poco straordi-

LESTIZZA LESTIZZA

Nel ritrovarci al consueto

saluto di fine anno accade-

mico, desideriamo evidenziare

il sensibile aumento del nume-

ro dei Corsisti rispetto all’anno

scorso (da 159 a 187).

Con il passare degli anni ci si

accorge sempre di più che l’Ute

non è una soluzione per il tem-

po libero, ma la risposta a do-

mande ed interessi autentici.

Questo, emerge soprattutto nei

colloqui che, spontaneamente,

incontrandoci magari nei corri-

doi, nei ritagli di tempo, nasco-

no tra noi.

La conoscenza profonda delle

persone e le necessità emer-

gono soprattutto in questi mo-

menti.

Altra caratteristica che va svi-

luppandosi sempre più in questi

ultimi anni è l’aumentato dialo-

go durante le lezioni, che rende

il lavoro più produttivo e stimo-

lante.

Rispetto ai primi anni, impegno

culturale e preparazione gene-

rale di base sono in costante

positiva evoluzione.

Non vogliamo fare qui un mero

elenco delle attività svolte poi-

ché gli stessi Corsisti ne cono-

scono già l’ottimo livello dovuto

ai nostri Docenti, ai quali va il

nostro grazie!

Siamo grati, inoltre, a tutti coloro

Da quattro anni il dottor Pa-

gavino tiene un seguitissimo

Corso di restauro nella Sezione

di Lestizza.

L’iscrizione è quanto mai am-

bita e “difficoltosa” sia per la

materia che richiede una guida

costante e personalizzata per

ognuno degli iscritti sia per lo

spazio ristretto nel quale ci si

trova ad operare, tenendo anche

presenti le caratteristiche e le

forme dei materiali sui quali si

lavora. Ne discende la necessità

del numero chiuso e di una co-

stante modulazione temporale

di lavoro non facile.

Molto giovane, ma con una

grossa esperienza maturata sia

in Italia sia all’Estero, nel suo

laboratorio di restauro riesce a

coniugare professionalità, corte-

sia e disponibilità con risultati, a

nostro parere, ottimali.

Abbiamo pensato che fargli

qualche domanda, proprio nella

sua sede di lavoro, sarebbe sta-

to, per noi, un approfondimento

interessante.

Dottor Pagavino, potrebbe spiegarci la differenza tra “vecchio” e “antico”?Solitamente con il termine “an-

tiquariato” si indicano manufatti

che abbiano già superato il se-

colo di età, mentre tutto ciò che

ha meno di 100 anni è solamen-

te “vecchio”.

L’antiquariato è un campo va-

stissimo.

Quale settore ha approfondito nel suo Corso? Il settore è de-

cisamente vasto, legno, dipinti,

pietra, metallo ecc.; ma nel cor-

so mi occupo solo di dare delle

linee generali piuttosto semplici

sul restauro del legno per po-

ter intervenire su quei mobili,

solitamente “vecchi” che ci ri-

troviamo in casa ereditati dalle

generazioni immediatamente

precedenti.

Come si comporta il mercato in questo periodo di crisi, te-nendo presenti le sue peculia-rità e il tipo di utenza? In que-

sto periodo il mio settore, come

anche altri campi, ha risentito

della crisi, sia per l’aumento dei

prezzi delle materie prime e dei

costi di gestione della attività

stessa, sia per la diminuzione

delle committenze. Sicuramente

la flessione maggiore riguarda

la clientela di livello medio dove

la crisi ha sicuramente colpito

maggiormente, mentre le com-

mittenze su manufatti di mag-

giore pregio non sono per nulla

in flessione.

Molte persone usano mescolare

nell’arredamento la funzionali-

tà del moderno (ad es. cucina,

guardaroba, bagno) con qualche

mobile antico, dando, così, una

particolare personalità, un colo-

re alla casa.

Oggi, questo è ancora compa-tibile con i prezzi del merca-to? La mia clientela è piuttosto

vasta e variegata: ad un livello

medio si tende principalmente

ad inserire nella propria abita-

zione pezzi puramente affettivi e

spesso di valore modesto, men-

tre la clientela più abbiente cer-

ca piuttosto il pezzo d’antiqua-

riato particolare e prestigioso

per completare l’arredamento

delle loro abitazioni. Investimen-

to, piacere personale, memoria.

Le persone spendono anco-ra, o meglio, tutto ciò è an-cora accessibile? Certamente

è ancora un buon investimento

soprattutto rispetto ai mobili di

produzione moderna spesso

realizzati con materiali sem-

pre meno naturali e soprattutto

che, operando nell’Amministra-

zione Comunale e nella Scuola,

ci consentono di portare avanti

questo lavoro.

Molto spesso il loro aiuto spon-

taneo esula dalle mansioni

“specifiche” e contribuisce a

risolvere problemi e ad allegge-

rire le situazioni nelle “normali

emergenze” (bel pasticcio di

parole!) che spesso si propon-

gono. Grazie, cari amici e arri-

vederci.

Adele Russo Perez

SEZIONE DI LESTIZZA

scarsamente adatti a diventare

nel futuro il nuovo antiquariato.

Ciò nonostante, come l’arreda-

mento moderno, anche il campo

dell’antiquariato è soggetto alle

mode, locali ed estere, per cui

ci sono mobili e stili più attuali

rispetto ad altri.

Il mercato friulano, italiano, europeo. Quali differenze ri-scontra? Per quanto riguarda il

settore del restauro del mobile,

in Friuli è sicuramente una re-

altà provinciale, sia per la posi-

zione geografica marginale, sia

perché l’interesse per l’antiqua-

riato, e quindi per il restauro, è

relativamente recente.

Nella nostra zona molto spesso

si nota un atteggiamento dilet-

tantesco e hobbistico nei con-

fronti della figura del restaura-

tore rispetto al resto d’Europa,

dove la figura del restauratore

professionale è tenuta molto più

in considerazione.

Questo atteggiamento più “eu-

ropeo” permette al restaurato-

re di poter lavorare in maniera

più accurata e qualitativamente

migliore. Questo è quello che

offro alla mia clientela, qualità

maggiore nelle lavorazioni e nei

prodotti proposti in vendita.

Adele Russo Perez

INTERVISTA A GIANLUCA PAGAVINOdocente del corso di restauro mobili vecchi e antichi

LABORATORIO ARTISTICONuove esperienze e "soddisfazioni"nel gruppo di partecipanti

naria, nella loggia del castello

di Valvasone. All’inaugurazione

presenziata dal vice sindaco,

venerdì 29 giugno, verso le 19

di sera, sotto un sole sfolgo-

rante, era presente anche una

rappresentanza di Lestizza con

il “maestro”.

Oltre ad ammirare l’insieme dei

quadri esposti, quasi ad anfite-

atro, abbiamo avuto la soddi-

sfazione di visitare il castello

guidati con competenza dal

medesimo vice Sindaco.

Chi sa se le nostre “opere”

sono arte autentica?

“L’arte autentica, è un’avventu-

ra dello sguardo che non finisce

mai. Guardare un quadro non

vuol dire “capirlo” ma esserne

interrogati, venirne trascinati

dentro fino ad orizzonti inizial-

mente inimmaginabili”

(William Congdon - pittore).

Ci auguriamo che chi vedrà,

in seguito, le nostre mostre ne

venga coinvolto al punto da vo-

ler percorrere un po’ di strada

assieme a noi, con serenità e

amicizia fruttuosa.

Opere di: Agostina Marangone,

Bianca Tramontin, Franca Tri-

gatti, Egidio Codarini.

Page 34: Pantere d'argento 2013

24 25

LESTIZZA RIVIGNANO

PARLANDO ALL'UTEE ...RICORDANDO

C’è un detto friulano che re-

cita così “Se il fum al va a

tramont, cjape il sac e va’ pal

mont”. Naturalmente, guardan-

do i fuochi del “pan e vin”. Ne-

gli anni dopo la seconda guerra

mondiale, parlo del ’50-’60,

questo fumo andava sempre “a

tramont”.

Non sacchi sulle spalle, ma va-

ligie di cartone legate con spa-

ghi, cinture e lacci.

I paesi si svuotavano della “me-

glio gioventù”.

Nel nostro comune tanti sono

partiti, molti sono tornati. Con

il frutto del loro sudore, si sono

costruiti la casa, garantita una

posizione e una vecchiaia digni-

tosa.

Altri, come diceva mio padre,

“son tornati dalla Francia con tre

pulci sulla pancia”. Vuoi che non

abbiano avuto fortuna o vuoi per

godersi la vita a loro modo. Chi

lo sa!? C’è chi è rimasto nella

terra che li aveva accolti, prima,

come forestieri portatori di ma-

lattie... Non per niente a Chiasso

bisognava sottomettersi a visite

mediche, raggi e “Zoll” doga-

na. Poi, noi “cattolici con altre

usanze di mangiare e di vestire,

si era sempre a confronto.

Ma, nonostante tutto, ci sono

stati matrimoni tanti matrimoni

misti e friulani che hanno deci-

so di rimanere per sempre.

Anche una mia sorella ha spo-

sato uno svizzero di religione

protestante. La sua famiglia per

molti anni le ha chiuso la porta

in faccia e nessuno si è dimen-

ticato che lei era italiana.

Quando suo figlio, ufficiale

dell’esercito elvetico, fece la

domanda per diventare pilo-

ta, nonostante gli ottimi voti, il

giuramento in chiesa, tutto ok

secondo le regole locali, fu re-

spinto perché di madre italiana.

Io lavoravo in una fabbrica di

“tricotwarefabrich” dove si tes-

seva e si confezionava maglieria

intima. Era un piccolo laborato-

rio a conduzione familiare.

La signora Zingg, titolare assie-

me al fratello, era di una edu-

cazione unica. In laboratorio

sempre con il suo grembiule

bianco candido, anche se arri-

vava in pelliccia. Il fratello era

un tipo molto rude; però se lo

incontravi per strada alzava il

cappello e salutava con il loro

“Gruss Gott”.

Per me bastava quel gesto così

galante, quel saluto che nei no-

stri paesi gli uomini riservavano

forse solo alle icone della Ma-

donna.

Ero la sola italiana in mezzo ad

una trentina di operaie svizzere.

In principio veniva vicino a me

una donna italiana, ma nata in

Svizzera, a farmi da interprete.

Mi disse che dovevo imparare

alla svelta perché lei lavorava

“a cottimo” (più produceva e

più prendeva) e se stava dietro

a me non le garbava. Così ho

dovuto, come si suol dire “tirare

su le orecchie” e imparare alla

svelta.

Ero diventata la “fraulein” Gom-

ba. In poco tempo dovevo impa-

rare ad utilizzare tutte le mac-

chine da cucire che funzionava-

no con il movimento del ginoc-

chio, con due, sei, otto aghi, mai

viste prima. Noi a casa si aveva

ancora una macchina a mano-

vella. La notte avevo gli incubi

per la paura di non farcela, ma

in poco tempo ce l’ho fatta. La

lingua rimaneva il più grande

problema. Così, sono andata al

chiosco della stazione e mi sono

comprata, per 1 franco, un pic-

colo vocabolario italiano-tede-

sco e in un quaderno scrivevo le

parole che mi servivano.

Ora, ero il loro “Jolly”: quando

mancava una operaia, io dove-

vo sostituirla. Non è stato faci-

le. Era tutta così nuova la mia

vita piena di emozioni, pure di

pianti e di nostalgia. In quel

piccolo paese, Mollis, così si

chiamava, chiuso fra le mon-

tagne, l’inverno era lungo. Mi

piaceva guardare dai finestroni

della fabbrica quelle grandiose

nevicate, i figli dei “bacani” che

per andare a scuola scendeva-

no con gli sci dalle colline tutte

intorno, le mucche che a pri-

mavera salivano ai pascoli per

la prima volta e le più anziane

avevano una corona di fronde e

fiori attorno al collo ed il suono

dei campanacci si perdeva su

per il sentiero.

Il primo giorno di primavera era

usanza che il fiorista del comune

“Rathaus”, con il suo grembiule

di cuoio, ornasse di gerani ogni

fontana del paese. Il 2 Giugno i

treni internazionali che arrivava-

no dall’Italia avevano,incrociate

sul davanti della locomotiva, due

bandiere con il nostro tricolore.

Allora sì che le lacrime salivano

agli occhi e una forte emozione

ti prendeva il cuore. Eri in terra

straniera.

Quando ho terminato, per mo-

tivi di famiglia, il mio periodo di

lavoro, ho avuto una lettera di

“ben servito” (non so se si dice

così). Dopo due anni, ritornan-

do da sposata in Svizzera, l’ho

presentata all’Ufficio del Per-

sonale della “Landis e Gyr” di

Zug, L’impiegato mi ha detto:

“Lei, Signora, con questa lettera

può andare in ogni fabbrica del-

la Svizzera e sarà sempre bene

accolta”. Alla fine della lettera

c’era scritto “Waren gut - sehr

gut”. Ero congedata con onore,

come i “Marines”.

Gioconda Bruna Gomba

Sono convinto che per progredire

ci sia bisogno di un lento ma co-

stante ricambio, offrendo novità non

collaudate da affiancare allo zoccolo

duro dalle basi ampiamente speri-

mentate. Così nasce un programma

solido, già in parte testato, ma che

di anno in anno ringiovanisce un

po’. Magari è lo stesso insegnante,

conscio di un calo di interesse, a

La decisione presa in passato

dal nostro coordinatore Mar-

cello Pestrin, assieme agli allora

dirigenti della Bocciofila Rivigna-

nese, di inserire nel programma

dell’Università della terza età il

gioco delle bocce è stata molto

apprezzata. Infatti, questa attività

sportiva viene accolta con entu-

siasmo da numerosi corsisti, sia

donne che uomini, di varie età,

soprattutto perché seguiti da

un bravo e paziente istruttore in

campo. Il corso, iniziato con Gia-

como Marchiol, allenatore della

locale squadra che militava in se-

rie A, e continuato con Armando

Dose, ha oggi come insegnante

Raffaele Nascimben. In tutti è

stato da subito chiaro che più

proporre l’alternativa, così Memoria

collettiva del prof. Guido Sut diventa

Costruiamo le lingue e Letteratura

italiana del prof. Giuseppe Scaini si

trasforma in Conoscete l’Italia del

nord? Percorsi senz’altro innovativi

e interessanti, come lo sono gli in-

nesti di Storia dell’arte sacra, Storia

moderna, Incontri in poesia, Attuali-

tà in medicina, Riflessologia, Linux,

Ri-Educazione stradale e Lavorare il

cuoio. Sono anche convinto che una

certa attenzione la si debba porre

sull’aspetto aggregativo del gruppo

e, non ultimo, sulla solidarietà che

questo può generare. Siamo “anima-

li” sociali, amiamo la compagnia e lo

si nota durante l’attesa di entrare in

aula o durante i lavori nei vari labo-

ratori quando volentieri ci si scam-

bia saluti, notizie, pettegolezzi e si

è indotti a una sana allegria. Da qui

germoglia anche un’entusiasmante

solidarietà. Uno inizia e altri seguo-

no con la convinzione che si può e

si deve fare di più. Nascono idee, i

gruppi propongono e alla fine si re-

alizza per questo o quell’ente bene-

fico, per questa o quell’associazione

locale che si ritiene seria e merite-

vole. E di entusiasmo si può parlare

anche pensando ai vari corsi che

autonomamente organizzano serate

gastronomiche per, ancora una vol-

ta, stare assieme e festeggiare i loro

imperdibili insegnanti, o quelli che

sono presi dai tornei, come Bocce

e Scacchi, da esibizioni, come Tea-

tro e Coro, da gite e bicchierate che

coinvolgono un po’ tutti. No, non è il

paese di Bengodi, ma è senz’altro

un’esperienza gratificante che ci

arricchisce, oltre che di un sapere,

anche di una socializzazione che

genera una salutare positività. Per

tutto questo è doveroso ringraziare

gli insegnanti, veri pilastri di questa

struttura, i capiclasse, i numerosis-

simi soci iscritti, le amministrazioni

comunali, le scuole che ospitano i

corsi e la sede Ute del Codroipese.

Solo con l’entusiasmo e l’unione si

può ambire a un progresso, e con

questo proposito ci avviamo al lavo-

ro per realizzare l’anno accademico

2013-2014.

Il coordinatoreMarcello Pestrin

che l’agonismo, valeva lo stare in

compagnia e nello stesso tempo

il trarre beneficio da un’attività fi-

sica praticabile da tutti. Quest’an-

no il numero degli iscritti è ancora

aumentato e questo indica con

chiarezza il buon funzionamento

del corso e di tutta l’organizza-

zione. A rotazione i nuovi corsisti

imparano le regole del gioco e

così si organizzano delle gare in-

terne che, oltre al divertimento e

al confronto tra squadre, permet-

tono di vincere anche qualche

premio. L’anno scorso, grazie alla

collaborazione del nostro istrut-

tore Nascinben e il coordinatore

Pestrin, abbiamo organizzato un

triangolare con le squadre uni-

versitarie di Tolmezzo e Lignano

Sabbiadoro. Un vero mini torneo

dalla partecipazione gioiosa e an-

che un po’ campanilistica che ha

evidenziato la volontà di ripetere

l’esperienza nel prossimo futuro

anche con altre squadre. Le gare

interne, disputate tra di noi, inva-

riabilmente hanno termine con

un brindisi e con uno spuntino,

magari un qualcosa di speciale

preparato dalle nostre corsiste e

alla fine, per il piacere della com-

pagnia e del buon brindare, ci

scappa pure una cantatina. Ci au-

guriamo che tutto questo continui

e che si rafforzi, ricordando che,

negli anni, molti “allievi” hanno

raggiunto le capacità di gioco

adeguate a entrare nella squa-

dra della Bocciofila Rivignanese e

farli gareggiare in campionato. Un

cordiale saluto e un buon diverti-

mento a tutti.

Francesco Mauro

IL CORSO DI BOCCE

NOVITÀ E CONFERME

Page 35: Pantere d'argento 2013

26 27

fogliame folto e rigoglioso, ripa-

rava le donne anche dalle folate

di vento della vallata.

Così quando tornarono a casa

fecero una grande festa ai ma-

riti. L’insegnante consegna ai

corsisti una scheda con la se-

guente storia (in sintesi).

Il Crocefi sso di PeonisPietro Pole aveva ricevuto dal

parroco l’incarico si dipingere

un crocifi sso.

Un giorno lo informò di aver ter-

minato l’opera.

Il parroco si recò nella stanza

dov’era dipinto il quadro e, con

meraviglia, vide che il Cristo

crocifi sso aveva il volto girato

all’indietro tanto che si vedeva

solo la nuca, i capelli e la schie-

na. Inferocito, il parroco chiese

spiegazioni al pittore e questo,

angelicamente, rispose:

Risposta di un corsista“La vostra Perpetua mi dava per

pranzo sempre aglio e cipolla e

il Cristo si è girato dall’altra par-

te, perché non aveva resistito al

mio alito che puzzava troppo.”

L’armadio del canePiccolo tanto da stare nella sua

cuccia c’è l’armadio di fi do. Egli

vi ripone la sua ciotola ben puli-

ta, qualche osso, due biscotti ed

una coperta sbrindellata dalla

quale non si separa mai.

La sera apre l’antina, toglie la

coperta e vi si avvolge.

Poi, sgranocchiando un biscot-

to, si addormenta felice.

RIVIGNANO RIVIGNANO

Abbiamo tentato un corso

nuovo a Rivignano che non

è stato scelto da molte persone

ma che ha dato esiti importanti.

Vale la pena farli conoscere,

purtroppo solo parzialmente,

viste le ristrettezze di spazio

del giornale. Ringraziamo per

l’ospitalità tutta la redazione di

Pantere d’argento.

Il corso aveva lo scopo di anda-

re a prendere in un angolo della

nostra mente e di portarle alla

luce tutte le potenzialità verba-

li che da tempo non venivano

espresse. Ed ecco i risultati.

L’insegnante inizia una storia

(qui riportata in sintesi).

Il pioppo sulla VenzonassaUn tempo, quando non c’era

l’acquedotto, le buone massa-

ie dovevano recarsi a lavare i

panni nel torrente Venzonassa

(scorre nei pressi di Venzone),

sotto un sole cocente.

Il consiglio maggiore decise di

donare un po’ d’ombra alle po-

vere donne e scelse di offrirla

con una bella pianta e affi dò

ad un nobile cittadino l’incarico

di trapiantare il giovane pioppo

(la pianta), alla presenza delle

maggiori autorità e di una mol-

titudine di gente.

Ecco com’è andata a fi nire la storia secondo alcuni corsi-sti.Ma una volta durante un terribi-

le temporale un fulmine piom-

bò sull’albero e lo spaccò. Le

donne sconsolate tornarono a

lavare il bucato sotto il sole e gli

uomini, però, misero a dimora

un rosaio.

Era un pergolato che però in-

tralciava le donne, perché, es-

sendoci le spine, le donne non

potevano avere alcun appiglio

per risalire la china del torren-

te. Tuttavia il pergolato non solo

forniva l’ombra, ma mandava

un buon profumo di rosa e con il

Sfogliando la lista dei corsi

dell'Università della Terza

Età dello scorso anno accade-

mico, mi sono chiesta che cosa

mancasse a quella rosa varie-

gata di proposte che riguarda

tutte le possibili attività.

Questa è la domanda che ci

ha posto quest’anno il prof.

Giuseppe Scaini, emerito inse-

gnante della sezione Ute di Rivi-

gnano, che ai suoi corsi ha sem-

pre avuto classi numerosissime

ed un riscontro di attenzione e

di interesse invidiabili.

Il tema di quest’anno ha trovato

una risposta curiosa: “credeva-

mo di conoscere bene l’Italia

del Nord; ci siamo stati in lungo

ed in largo, più volte”… e inve-

ce…

Una alla volta ci sono state pro-

poste le Regioni: Val d’Aosta,

Piemonte, Liguria, Tentino Alto

Adige, Lombardia…

Una spiegazione esaustiva non

solo geografica o storica. Come

al solito, il prof. Scaini nelle sue

illustrazioni ha fatto ampi rife-

rimenti alle origini, al passato

storico, alla realtà attuale, alle

condizioni umane, al diverso

stile di vita da regione a regio-

ne, con riferimenti ai perso-

naggi locali, ai letterati illustri,

alle opere d’arte interessanti

visitabili (e, talvolta, visitate nel-

le numerose gite organizzate

nell’ambito dell’Ute), insieme

con un’antologia di brani lette-

rari attinenti alla regione trat-

tata; il tutto accompagnato da

numerose diapositive nell’aula

appositamente attrezzata nella

Scuola Media a tale scopo dalla

stessa Università della Terza Età

di Rivignano.

E’ stato un viaggio molto inte-

ressante, non solo in lungo e

in largo per le città e le strade

nell’Italia settentrionale, ma an-

che nella profondità della storia

e dell’arte e nella superficie

dell’attualità più recente.

L’interesse dei corsisti - durante

l’anno accademico - non è mai

calato e l’attenzione alle lezio-

ni non ha mai avuto bisogno di

sproni.

E il risultato è stato che… cre-

devamo di conoscere l’Italia del

Nord.

E tutto questo ci pone altre do-

mande: Conosciamo l’Italia del

Centro? E… conosciamo l’Italia

del Sud… e quella delle Isole?

Beh, forse ancor meno dell’Ita-

lia del Nord: c’è ancora tanto

lavoro da fare, tante cose da

conoscere, tanti viaggi ideali (o

forse anche reali?) nella nostra

Bell’Italia.

C’è ancora tanta materia di stu-

dio per i prossimi anni. Noi, cor-

sisti curiosi, speriamo…

CONOSCEREL'ITALIA DEL NORD?

COSTRUIAMO LE LINGUE Era un vecchio armadio tarlato

grande quasi come un como-

dino, ma il cane vi si trovava

bene. Lì non c’erano spifferi, i

rumori erano attutiti, nessuno

lo disturbava. Nel quartiere tutti

lo conoscevano e i gatti si tene-

vano alla larga. Dentro teneva

tutte le sue cose: una piccola

coperta per giaciglio, la ciotola

del cibo, una vecchia palla rotta

con la quale di giorno giocava.

Il cane nell’armadioIl vento ulula. Tuoni e fulmini.

Sta arrivando un temporale.

Chiudo le imposte e chiamo Lil-

li. Non si trova. Chiamo di nuovo

con apprensione, poi mi ricor-

do… Vado vicino all’armadio, le

ante sono scostate, apro e due

occhioni imploranti mi dicono:

“Qui mi sento sicura!”

Il cane nell’armadio si tiene le

sue cose preferite: la maglia del

padrone per fi utarne l’odore,

l’osso da rosicchiare per pas-

sare il tempo. Per Bacco! Un

giorno d’estate a Bibione, dalla

spiaggia, un cane mi inseguì fi no

all’appartamento. Entrò dietro a

me in cucina e poi si impaurì.

Ad un certo punto sparì. Cerca

e ricerca, dove si era mai rifu-

giato? Era andato proprio in un

armadio aperto della camera e

stava accucciato zitto zitto.

Un mio compagno (omino o donnina).Il mattino (la mia compagna)

mi solletica il naso e mi sveglia.

Scendo a preparare il caffè e

intanto lei saltella sul lavandi-

no, avvoltolata nella sua piccola

vestaglia. Verso il caffè e lascio

cadere alcune gocce sul ripia-

no, lei ne è golosa.

Incomincia la giornata con la

mia piccola, pasticciona ami-

ca. Qualsiasi cosa faccia è un

disastro: Mi nasconde le cose

facendomi perdere un sacco di

tempo ed alla sera, stanca, mi

chiedo: “Ma sarà lei o sarò io

che invecchio?”

L’omino di vetroApro un cassetto e me lo trovo

davanti, occhi sgranati ed un

sorriso dolce. Giacca a quadri,

pantaloni neri, camicia bianca

e papillon, ricordo di un viaggio

a Murano. Ma è anche qualco-

sa di più, è un amico al quale

confi do i miei pensieri più se-

greti essendo certa che lui non

li racconterà in giro. Mi ascolta

paziente e nei suoi occhi trovo

le soluzioni.

Lo rimetto giù, adagiandolo pia-

no, piano. Sto per chiudere, ma

una smorfi a di dolore sul suo

volto mi ferma.

Rovisto un po’ in giro e la tro-

vo… Una donnina di vetro sim-

patica e colorata fa capolino da

una scatola.

La prendo e la poso vicino

all’omino di vetro che sorride e

chiudo il cassetto più serena.

Quando siamo soli tutti diven-

tiamo più fragili e siamo tanti

omini di vetro.

Che cosa succederebbe se un coccodrillo si presentasse alla vostra porta a chiedere un rametto di rosmarino?Ad essere sincera, il coccodrillo

è un rettile che oltre a incutermi

terrore, mi fa anche ribrezzo per

la sua pelle rugosa e viscida e

per i suoi denti acuminati.

Se però si presentasse a casa

mia, visto lo spirito di ospitalità

insito in me, mi metterei sulla

fi nestra e gli getterei il rametto

di rosmarino.

Dopodiché sbarrerei porta e fi -

nestre.

Che cosa succederebbe se Rivignano perdesse i bottoni e pulsanti?In parte si potrebbe supplire con

zip e cinture, non con bretelle

che hanno bisogno di bottoni.

Più dura l’avrebbero i politici

e gli amministratori che, giun-

ti nella stanza dei bottoni, non

solo sanno che cosa sia succes-

so, ma neanche che cosa fare.

Per fortuna un recente referen-

dum ha stabilito di unire Rivi-

gnano a Teor.

Quelli che erano nella stanza

dei bottoni accelerarono le pro-

cedure e decisero di usare la

stanza dei bottoni di Teor, anche

per le attività di Rivignano.

Teor così si sentì orgoglioso e

importante anche se era il più

piccolo fra i due comuni.

Che cosa succederebbe se il nonno diventasse un gatto.

Se il nonno si trasformasse in

gatto, sarebbe più coccolato,

dormirebbe nella sua poltron-

cina al caldo davanti al fuoco,

mangerebbe delle buone scato-

le di carne.

Potrebbe andare in giro cam-

minando sui tetti delle casa,

cercando qualche gattina per

dialogare. Questa poi è davvero

strana! Mio nonno trasformarsi

in gatto? Ebbene ipotizziamo.

La prima cosa che farebbe sicu-

ramente, sarebbe quella di ar-

rampicarsi sul granaio, sul bal-

latoio e sul fi enile per far fuori i

grossi ratti che di notte danzano

e ballano in lungo e in largo fa-

cendo un fracasso indemoniato.

Dopo il ripulisti e la bella scor-

pacciata, lo vedrei tranquillo,

anche se un po’ abbuffato, sotto

un maestoso gelso situato al

centro del cortile assieme alla

gattina Rossina, tutti e due felici

e contenti.

Guido Sut

Ormai i corsi vanno inventati,

sempre partendo da pratiche di

tutti i giorni.

Qual è "l'attrezzo" che noi

usiamo quotidianamente per

svolgere il nostro lavoro, diver-

timento, ecc.?

Naturalmente è l'automobile,

per guidare la quale necessita

una patente, una preparazione

al comportamento da tenersi in

strada a contatto con tutti.

Facendo un rapido calcolo, mi

sono resa conto che la mia pre-

parazione era piuttosto datata e

andava assolutamente aggior-

nata.

E' così che è stato proposto un

corso di Ri-Educazione Strada-

le, attivato con la collaborazio-

ne del docente Andrea Zoratto,

preparatissimo, simpaticissimo

che ci ha allegramente aiutato

a districarci tra nuovi segnali

stradali, velocità, rotonde, punti

della patente, ecc.

Riproporrò senz'altro questo

corso l'anno prossimo e già da

ora invito tutti ad iscriversi per

la sicurezza propria e degli altri.

Liliana Cesaratto

IL CODICEDELLA STRADA

Page 36: Pantere d'argento 2013

28 29

ci ricordavano che il Natale si

stava avvicinando e con lui la

solidarietà sotto forma di alcuni

pezzi, sempre regalati dalle cor-

siste, posti in vendita.

Non mancavano neppure i dol-

cetti posti strategicamente vi-

cino al salvadanaio per attirare

l’attenzione e invogliare le of-

ferte per l’adozione a distanza.

Una bella esperienza di sinergia

e amicizia che si può ancora ri-

petere.

I. V.

Grande successo ha riscos-

so la mostra dei lavori di

laboratorio dell’UTE sezione di

Rivignano allestita nell’ambito

dell’ultra centenaria Fiera dei

Santi. Trascinati dall’entusia-

smo dei corsisti di “Cesti in vi-

mini”, capitanati dai loro inse-

gnanti, gli altri laboratori hanno

dato il meglio. L’angolo dei ce-

sti, splendido, dedicava un can-

tuccio alla vendita di manufatti

regalati dai corsisti e destinati

alla beneficienza. Due persone,

a turno, facevano vedere ai vi-

sitatori stupiti come possano

uscire cose utilissime dall’umi-

le vimine. Non era da meno il

corso di tombolo, dove una si-

gnora ammaliava con il veloce

e sonoro passaggio dei fuselli.

Il macramè dimostrava che, con

il semplice spago e tanti nodi,

crea monili e bigiotteria di gran

moda. Infine il trionfo del rica-

mo. Nella sala attigua si pote-

vano ammirare borse, poncho e

altro dell’antica arte di tessitura

a telaio. Poi il chiacchierino, lievi

trine per impreziosire camicie e

foulard. Maglie e maglioni, ma-

gistralmente lavorati, offrivano

un caleidoscopio di colori. Foto-

grafia e disegno dimostravano

come la sensibilità dell’”artista”

possa far notare piccoli, meravi-

gliosi particolari. Al centro della

sala corone, abeti, renne e slitte

RIVIGNANO RIVIGNANO

Nel nuovo programma

dell’Università della Terza

Età anche quest’anno è sta-

to incluso il corso denominato

“Impariamo a leggere” dell’in-

segante Paolo Bortolussi.

È questa un’avventura iniziata

quattro anni fa dalla sezione ri-

vignanese, nella sede staccata

di Varmo, grazie alla disponibili-

Anche oggi, come da qualche

giorno, piove e le giornate

sono grigie e umide.

Mentre sto scrivendo, devo am-

mettere che anche per questo

fine settimana le previsioni date

dal nostro esperto sono state

azzeccate a puntino. Natural-

mente, sto parlando del mare-

sciallo Luigi Vigani, insegnante

“fiore all’occhiello” del corso di

meteorologia UTE di Rivignano.

Per descrivere questo corso,

bisognerebbe fare una lunga

carrellata che spazierebbe dal-

la descrizione dei vari climi, ai

fattori che determinano piogge,

neve, grandini, nebbie ed eventi

speciali come tifoni, uragani ed

altro, per non parlare delle infi-

nite terminologie tecniche che

lo stesso Vigani ogni tanto tra-

lascia per non crearci ulteriori

confusioni. Sono tanti gli argo-

menti trattati nei dodici anni che

questo corso ha accumulato,

con un continuo crescendo di

La riflessologia plantare è una

delle forme più diffuse di

medicina complementare non-

ché delle più affascinanti gra-

zie alla sua semplicità: servono

solo due mani.

L’importanza del piede è testi-

moniata fin dai tempi antichi

e in molte culture in tutto il

mondo; ad esempio esiste una

famosa pittura murale in Egitto

risalente al 2300 a.C. che ritrae

due persone che stanno eserci-

tando una forma di riflessolo-

gia su due pazienti (tomba del

medico). Intorno al 1930 una

A ottobre è iniziato il corso di

veterinaria. Un percorso, fatto in

questi 3 mesi, di lezioni interes-

santi che hanno coinvolto una

classe attenta e sempre pron-

ta a chiedere consigli utili per i

propri “piccoli amici”.

Merito del successo di tutto

questo, lo si deve ai due pro-

fessionisti dell’Ordine dei Me-

dici Veterinari della provincia

di Udine, dott.ssa Colombo e

dott. Brisinello, che hanno sa-

puto improntare un program-

ma completo e vario. Cosi nella

prima parte è stato trattato il

lato medico ripassando velo-

cemente il programma dello

scorso anno e parlando delle

cure, alimentazione e patologie

del cane cucciolo, per poi conti-

nuare con le problematiche che

si presentano con la crescita e

l’invecchiamento dello stesso.

Nella seconda parte è stato

messo in evidenza il rapporto

fra “uomo e cane”.

Durante queste lezioni ci sono

stati spiegati i migliori accor-

gimenti da prendere quando si

decide di adottare un’animale,

in special modo se si tratta di

un cucciolo.

Inoltre abbiamo appreso i di-

versi sistemi e tipi di addestra-

mento per farlo crescere sano e

ubbidiente. Vorrei sottolineare il

grande rispetto e la grande uma-

nità dimostrata verso gli anima-

li, da entrambi gli insegnanti.

Sentimenti che personalmente

condivido, perché quando guar-

do il mio “Snoopy” negli occhi,

vedo fedeltà e affetto sinceri, e

sono sicura che tutto questo, da

parte sua, ci sarà sempre senza

chiedere nulla in cambio.

Per concludere penso che ac-

cudire e coccolare un amico a

quattro zampe ti riempia di gio-

ia e amore aiutandoti anche a

superare i momenti più diffi cili.

Marinella

IL MIGLIORE AMICO DELL'UOMO

tà del coordinatore Marcello Pe-

strin e al caldo interessamento

della signora Liliana Cesaratto,

e dall’anno scorso siamo appro-

dati anche nella sede U.T.E. di

Codroipo dando così la possibi-

lità di partecipare anche a molte

altre persone.

Un nuovo anno dove ci siamo

incontrati tra nuovi e vecchi

IMPARIAMO A LEGGERE

LA MOSTRA

iscritti con i quali il bravo Paolo

ha ideato un laboratorio di idee

e di interscambi che ha permes-

so a ognuno di noi di esprimere

le proprie potenzialità e di por-

tare quanto abbiamo imparato

nelle scuole materne, nelle bi-

blioteche, nelle serate in piazza

promuovendo racconti e poesie

per piccoli e grandi. L’appun-

tamento più importante è stato

senz’altro la nostra numerosa

partecipazione alla maratona

di lettura della Bibbia in lingua

friulana (03 aprile 2011) nella

Chiesa della Purità a Udine. Al

termine dello stesso anno ab-

biamo inciso un CD con dei rac-

conti scritti e letti da noi corsisti

e un altro CD lo abbiamo fatto

in collaborazione con la scuola

primaria di via Riccardo Di Giu-

sto dove abbiamo interpretato

dei racconti scritti dagli alunni.

E non finisce qui perché la prof.

ssa Fedora Ferluga, docente

di lingua slovena all’università

di Udine, ha richiesto la nostra

presenza all’ambasciata croata

di Trieste allo scopo di animare

una serata con racconti e poesie

dell’autore croato Nikola Sop.

Bella e suggestiva è stata anche

la nostra partecipazione alla

“Lucciolata” programmata nel

comune di Varmo e quella dello

scorso agosto a Vito D’Asio con

la tre giorni di lettura del Vange-

lo. Chiudo ringraziando la me-

ravigliosa Università della Terza

Età per averci dato l’opportunità

di rimetterci in gioco.

Marisa Gregoris

iscritti appassionati della ma-

teria e ammaliati dal modo di

proporla dell’insegnante. Devo

ammettere che essendo al se-

condo anno di meteo, la mia

conoscenza di questa materia

è minima rispetto ad altri corsi-

sti che frequentano da sempre,

come il nostro sempre presen-

te capoclasse Pierino. Però nel

mio piccolo qualcosa ho impa-

METEOROLOGIA

rato anch’io, per esempio che

le nuvole hanno tantissimi nomi

(per me prima esistevano solo i

cirri) e che fra i tanti strumenti

per le misurazioni varie c’è an-

che quello del “bulbo bagnato”,

parolona che non vi descrivo

perché se sbaglio a Gigi vengo-

no i capelli dritti.

Mi fa piacere evidenziare la

parte amichevole e sociale di

questo gruppo guidato da un’in-

segnante che, grazie alla sua

professionalità, tenacia e tanta

pazienza, ha creato un mix vin-

cente che si destreggia in una

materia tosta come la meteoro-

logia. Una sfaticata che la classe

ha pensato bene di compensare

con le piacevoli serate a base di

pizza fatte durante l’anno acca-

demico, la bellissima, istruttiva

ed emozionante visita all’aero-

base di Rivolto e la mitica cena

di mezza estate, alla quale par-

tecipiamo sempre più numero-

si e dove abbiamo il piacere di

salutare anche ex corsisti.

Credo che partecipare a qual-

siasi corso dell’Ute sia un modo

positivo di arricchirsi cultural-

mente e socialmente, e se si

aggiunge quel qualcosa in più di

Meteo, il risultato è assicurato.

Un meritato ringraziamento al

m.llo Vigani da tutta la classe.

Marinella

fisioterapista americana, Eunice

Ingham, ha avvicinato grazie ai

suoi studi il mondo occidentale

alla riflessologia plantare.

Il nostro piede è ricchissimo di

terminazioni nervose che for-

mano estesi collegamenti con

tutte le parti del corpo tramite il

midollo spinale e il cervello; at-

traverso queste terminazioni

la riflessologia permette il rilas-

samento totale e il raggiungi-

mento di uno stato di profondo

equilibrio e armonia.

Con il Corso di Riflessologia

Plantare tenuto dalla riflessolo-

ga Graziella Buttò, è stato pos-

sibile prendere coscienza dei

nostri piedi e intervenendo con

semplici manovre, di ottenere

un rilassamento fisico e menta-

le avanzato, in modo semplice e

non pericoloso, per noi stessi e

per gli altri.

Ad ogni lezione due corsisti si

sono proposti per una seduta di

piacevole massaggio durante la

quale la riflessologa ha potuto

fornire ulteriori informazioni utili

in merito ai punti riflessi.

Gli allievi hanno potuto parteci-

pare al corso con molto affiata-

mento e interesse, grazie alla

competenza ed alla disponibilità

dell’insegnante e motivati dalla

piacevolezza dell' argomento.

LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE

Page 37: Pantere d'argento 2013

30 31

RIVIGNANO ALIMENTAZIONE

Invitato a buttar giù quattro

righe riguardanti il corso di

“Storia antica” e specificata-

mente romana, ebbi un mo-

mento di perplessità che svanì

non appena mi apparve nitida,

ma particolarmente espressiva

ed intelligente, la figura dell’at-

tuale docente che ebbi scolaro

nelle elementari. Allora la storia,

in particolare quella romana,

era per me un “pallino”.

Il corso è al quarto anno, ma

io aderii, per altri impegni, dal

terzo in poi con particolare in-

teresse e curiosità: desideravo

verificare se quel “pallino” a

distanza di anni ero riuscito a

trasmetterlo all’allievo. Con vivo

piacere potei constatare che

quel “pallino” aveva dato i suoi

frutti tanto che mi sovvenne un

aneddoto. Aveva una pessima

grafia, direi quasi medica, tanto

che la madre alla fine di un in-

contro disse: “Mestri, soi propi

contente par dut chel ca mi à dit

dal frut, ma cal viodi se al pos

fai cambià la scriture che jo no

ries a lei”. Il figlio secco: “Ba-

ste chi si capini jo e il mestri”.

L’aneddoto, manco a dirlo cal-

za a pennello: la grafia infatti è

rimasta come madre natura ha

creato e il “pallino” della storia

ha trovato fertile terreno nella

vergine mente dello scolaro.

Oggi, docente, nel susseguirsi

delle lezioni ha espresso una

potenzialità mnemonica ed una

immediatezza narrativa non

comuni: eventi, personaggi, si-

tuazioni, intrighi insiti nel sin-

golo momento storico integrano

magistralmente lo svolgimento

della civiltà umana nelle sue

istituzioni politiche ed economi-

che e nelle sue forme giuridiche

religiose e morali. I corsisti ma-

nifestano un costante e sentito

coinvolgimento tale da indurli

ad approfondire e puntualizzare

non solo sul fatto trattato, ma

a ricercare significativi rapporti

con la nostra quotidianità. Se la

storia, come si dice, è maestra

di vita, noi moderni eredi della

grande civiltà greco-romana

abbiamo, così per dire, quasi il

dovere di conoscerla per com-

prendere totalmente il presente

nelle sue molteplici componen-

ti. Noi italici, poi, cittadini della

città eterna, potremmo ancora

oggi, come gli antichi, dire con

orgoglio “Cives italicus sum”.

A. Molinari

CORSO DI STORIAANTICA

GEOGRAFIA

C on piacere anche quest’an-

no l’Università della Terza

Età ripropone il corso “Viag-

gio nella storia della lingua del

Friuli”.Le lezioni consistono nel

parlare e scrivere in madrelin-

gua raccontando avvenimenti

storici che ne hanno influenzato

cultura e tradizioni.

Non siamo da buttare via quan-

do l’insegnante ci fa leggere,

magari sbagliamo l’accento,

oppure battiamo sulla zeta

come si usa a Rivignano, ma ce

la caviamo abbastanza bene. I

guai incominciano quando c’è

il dettato, lì si che siamo mùs.

Certo non possiamo neanche

lontanamente competere con il

nostro professor Gottardo Mi-

tri. Usa termini che ormai pochi

conoscono, italianizzato com’è

il nostro friulano, ma è piace-

vole risentire dei vocaboli che

magari usava la nonna e che

ti riporta indietro nel tempo fa-

cendoti tornare bambina. Corso

piacevolissimo, scorre veloce

ed è tutto merito del professor

Mitri che sa coinvolgerci nella

sua passione.

Un’allieva

VIAGGIO NELLA STORIA DELLA LINGUADEL FRIULI

Sono la capoclasse di geogra-

fia, corso abilmente guidato

dalla professoressa Adriana Del

Negro. Mi trovo imbarazzata a

parlare di lei, molto brava, ca-

rina e simpatica, che con il suo

parlare dalla cadenza spagno-

leggiante (nata e laureata in

Argentina) ci inoltra in una ma-

teria molto articolata. Imbaraz-

zata, dicevo, perché non so se

do il giusto valore al suo darsi

da fare per farci entrare, e re-

stare, qualcosa in mente. Parlo

soprattutto per me che sono ne-

gata, mio malgrado, per questa

materia… però il modo di pre-

sentare di Adriana, sempre sor-

ridente ed entusiasta, mi piace e

qualcosa conservo nella mente.

La sua geografia non è la solita

dei confini, fiumi, monti e città

principali, ma si allarga a flora,

fauna, folclore, tipicità, piccole

notizie fino a proporre le imma-

gini del vivere e della cucina di

popolazioni così distanti da noi

sia in termini di chilometri che

di cultura. In questi suoi anni di

insegnamento non è mai man-

cata all’impegno preso, tranne

che per le feste natalizie quan-

do per un mese torna nella sua

Argentina dove risiedono i suoi

familiari. In Italia si è ben inse-

rita, ma un pezzo del suo cuore

è rimasto là e quando ritorna ci

dice: “Io per due-tre giorni sono

ancora lontana”. Ma poi torna a

tutti gli effetti ed è più friulana

di noi. Cara prof, tutti ti voglia-

mo un gran bene, continua a

seguirci che noi ti prestiamo

ascolto molto volentieri.

Titta

i rendimenti agricoli ora ci si affida

alle biotecnologie e agli organismi

geneticamente modificati, i nuovi

strumenti dello sviluppo. I problemi

ecologici che avrebbe creato la chi-

mica erano noti, ma erano conside-

rati meno importanti dei vantaggi

economici che avrebbe portato,

proprio come sta succedendo oggi

con l'ingegneria genetica. L'ultima

notizia sull'argomento arriva dalla

Francia: uno studio condotto sugli

effetti nocivi di un mais transgenico

(NK 603) e di un potente erbicida

(Roundup) molto diffuso, entrambi

prodotti della multinazionale ame-

ricana Monsanto.

L'impatto sulla salute dell'alimen-

tazione Ogm è stato osservato su

200 ratti e per la prima volta è stato

monitorato a lungo, con precisione

per due anni che corrisponde ap-

prossimativamente al loro intero

ciclo vitale (le richieste di autoriz-

zazione alla messa in commercio

dei prodotti Ogm si basano su

studi che comprendono soltanto 90

giorni).

I risultati hanno dimostrato, se-

condo i ricercatori, un effetto tos-

sico del mais transgenico e del

Roundup, manifestandosi in gravi

patologie come tumori al fegato,

alle ghiandole mammarie e ai reni.

Il 50% dei maschi e il 70% delle

femmine è morto prematuramente

rispetto agli altri non alimentati con

tali prodotti.

Siamo costantemente bombardati

da notizie shock sull'alimentazio-

ne (la mucca pazza, la diossina,

l'aviaria ecc.), fra cui la più recente

è lo scandalo della carne di cavallo

spacciata per bovina.

Non si ha il tempo per "digerire"

l'ultimo scandalo che già ce n'è un

altro in attesa, pronto per cacciar-

lo nel dimenticatoio. Il rischio, che

grazie a questi numerosi avveni-

menti mai approfonditi a sufficien-

za, lo stupore iniziale diventi indif-

ferenza e rassegnazione è piuttosto

alto.

Considerare l'assunzione di so-

stanze tossiche come un danno

collaterale dello sviluppo e accet-

tarlo come indispensabile per la

sopravvivenza è un comportamen-

to del tutto sbagliato a favore delle

aziende che detengono il potere

economico. Difendere la propria

salute è un dovere. Un'attenta os-

servazione del mondo circostante,

la raccolta e l'assorbimento di noti-

zie aggiornate e attendibili può aiu-

tarci a trasformare l'indifferenza in

consapevolezza e metterci in grado

di formare un'opinione critica.

Krisztina Vèrtes

Alcuni consigli utili

Preferire i prodotti grezzi o poco

raffinati. La lavorazione industriale

dei prodotti alimentari impiega un

gran numero di additivi (conser-

vanti, aromatizzanti, antiossidanti

ecc.), non sempre innocui e cau-

sa di perdita di vitamine, minerali

e particolari sostanze che favori-

scono il processo digestivo. Non

lasciarsi ingannare da nomi di fan-

tasia dati per invogliare l'acquisto.

Non comprare "con gli occhi", pri-

vilegiando i prodotti che si presen-

tano troppo bene, senza macchie o

imperfezioni.

La natura non crea simili prodotti.

In genere il bell'aspetto esteriore di

frutta e verdura può significare più

trattamenti sul piano chimico.

Consumare i prodotti freschi di

stagione, coltivati naturalmente

all'aria aperta perchè contengono

molti meno residui e molte più so-

stanze nutrienti rispetto ai prodotti

di serra oppure in scatola o tropi-

cali ecc. Un accurato lavaggio può

ridurre almeno parzialmente il con-

tenuto di metalli pesanti velenosi.

Non impiegare le bucce degli agru-

mi trattati e non mangiare le bucce

delle pesche. I fungicidi applicati

sulle bucce sono non poco dannosi.

Non mangiare pere e pesche che

incominciano a marcire e nel caso

delle mele e di altri frutti asportare

abbondantemente le parti marce. I

ficomiceti presenti nei punti marci

della frutta portano alla formazione

della patulina, che può provocare

avvelenamenti.

Lavare in acqua calda la frutta sec-

ca prima di consumarla per aspor-

tare almeno parte dell'anidride sol-

forosa con cui è stata trattata.

Domandarsi sempre se è proprio

indispensabile acquistare un pro-

dotto già confezionato. In ogni caso

leggere sempre gli ingredienti.

"Menu del giorno" generosa-

mente offerto dalla società

moderna in nome dell'abbondanza:

Prosciutto ai nitrati

Spaghetti con sugo al glutammato

Cotoletta agli ormoni

Polenta Ogm

Verdure agli insetticidi

Dolce della casa ai grassi idroge-

nati

Fragole al piombo con salsa radio-

attiva

Una volta si parlava solo di produ-

zione, trasformazione e prepara-

zione alimentare industrializzata e

dunque di quelle sostanze chimi-

che presenti in tutte le fasi della

lavorazione, ora si parla anche di

Ogm. Con la "rivoluzione verde" e

quindi l'uso di fertilizzanti chimici e

di pesticidi per accrescere i rendi-

menti, l'agricoltura di sussistenza

si è trasformata in agricoltura com-

merciale, sostituendo la biodiver-

sità per autoconsumo con la mo-

nocoltura della specie localmente

più redditizia (le rese del frumen-

to, ad esempio, passarono da 0,9

tonnellate per ettaro con le varietà

tradizionali, a oltre 4 nel 1954 e

addirittura 6 nel 1964.) I nuovi me-

todi produttivi richiedono quantità

crescenti di fertilizzanti chimici e

quindi un aumento dei costi, ma

gli incrementi della produzione

comportano anche un aumento

dell'offerta e di conseguenza, la

diminuzione dei prezzi di vendita. I

piccoli produttori si trovano così ad

avere costi sempre maggiori e utili

sempre minori, pertanto non sono

in grado di sostenere la concorren-

za con i grandi produttori, ma non

riescono nemmeno a uscire dalla

giostra produttiva perchè avendo

smesso di produrre per autocon-

sumo devono comprare tutto ciò di

cui hanno bisogno.

La crescita è stata la loro rovina e

l'impoverimento della fertilità dei

suoli da cui prima ricavavano il ne-

cessario per vivere. Se decidono di

uscirne per tornare alla biodiversità

e all'agricoltura biologica di sussi-

stenza devono ricostituire l'humus

impoverito dalla fertilizzazione chi-

mica e dalla monocoltura fino alla

desertificazione. Per ottenere ciò ci

vogliono anni. Per non parlare dei

problemi posti dall'inquinamento

delle falde idriche. Per accrescere

AGRICOLTURA CHIMICAE OGM, UNA TRAPPOLAIRREVERSIBILE?

Page 38: Pantere d'argento 2013

32 33

PIANETA DONNA VIAGGI

A Tina il destino aveva riservato fin

dalla prima infanzia un’esistenza

movimentata, vissuta intensamente

ed emotivamente. Nella politica o

nell’arte, nelle scelte di vita pubblica

o privata, nella sua stessa prematura

fine, essa lasciò la sua impronta di

donna passionale e idealista, la sola

chiave di lettura per comprenderla

e giudicarla. Le stesse immagini da

lei create con la fedele fotocamera,

un’arte appena agli albori, sono la

cifra di ciò che c’era dentro di lei:

una costante pulsione rivoluzionaria

nell’appassionata difesa degli indifesi

contro le ingiustizie, le oppressioni e

lo sfruttamento non di un popolo ma

di tutti i popoli. Lei, italiana e friulana,

conobbe tutto il mondo di allora, ne

parlava le lingue e ne condivideva

sofferenze e speranze. Dove c’era

sofferenza e speranza di riscatto

lei accorreva, con sprezzo della sua

stessa vita e della sua giovinezza.

Ebbe in destino di essere bella, stra-

ordinariamente bella e di aver di-

schiusa in America anche una vita da

attrice, con un paio di film molto ap-

prezzati. Ma quando dal mondo do-

rato di Hollywood fece un viaggio in

Messico e scoprì cos’era la sofferen-

za umana in quel Paese tormentato

dalle guerre civili, lei dismise senza

alcuna esitazione la sua fortuna nel

cinema e decise di vivere là, accanto

a quella gente.

Era nata a Udine, nel popolare Borgo

Pracchiuso, il 17 agosto del 1896 da

famiglia operaia, il padre Giuseppe

e la madre Assunta che lavoravano

entrambi per far quadrare con fatica,

e talvolta senza fortuna, il magro bi-

lancio familiare, lui come carpentiere

e lei come cucitrice. Già a due anni

Tina diventa emigrante, quando i suoi

approdano in Austria per un lavoro

più sicuro, ma il nuovo millennio non

fu loro benigno e sette anni dopo, nel

1905, con una prole ormai di sei fi-

gli, ritornano in Patria. Tina, dopo due

anni di scuole in lingua tedesca, com-

pleta le elementari a Udine e, a dodici

anni, entra da operaia in una filanda.

Inoltre impara i primi rudimenti della

fotografia nello studio dello zio Pie-

tro, una pratica che accende in lei un

grande interesse e di cui farà tesoro.

Ma l’esistenza della famiglia Modotti

non volge al meglio e papà Giuseppe

decide di partire per gli Stati Uniti,

dove nel 1913 lo raggiunge, a San

Francisco, tutta la famiglia. Tina, or-

mai diciassettenne, entra a lavorare

in una fabbrica tessile ma la sua esu-

beranza le consente di fare qualcosa

in proprio come sarta, di frequentare

mostre, di seguire le manifestazioni

teatrali e recitare nelle filodramma-

tiche di Little Italy. Durante l’Esposi-

zione Internazionale Panama-Pacific

conosce il poeta e pittore Roubaix

dell’Abrie Richey detto Robo, con cui

si unisce nel 1917 e si trasferisce a

Los Angeles. Entrambi amano l’arte e

la poesia, dipingono tessuti e la loro

casa diventa un luogo d’incontro per

artisti e intellettuali liberal. La sua

bellezza non passa inosservata nel-

la contigua Hollywood e Tina, nel

1920, entra nel cast di ‘The Tiger’s

Coat’ per la regia di Roy Clement

e a seguire in altri due film. La sua

bellezza ed espressività attira l’at-

tenzione di fotografi famosi tra i quali

Edward Weston al quale ben presto la

legherà un importante rapporto sen-

timentale. Il 9 febbraio del 1922 Robo

muore di vaiolo durante un viaggio in

Messico e Tina arriva in tempo per i

funerali. Fu in quella triste occasione

che Tina rimase affascinata da quel

Paese, sensibile alla vocazione rivo-

luzionaria di quel popolo, a quel clima

di guerra civile infinita, al fascino di

personaggi come Emiliano Zapata e

Pancho Villa, e vi rimarrà per alcuni

mesi fin quando fu richiamata a San

Francisco per l’improvvisa morte del

padre. Ma la scintilla era ormai scoc-

cata e a luglio del 1923 convince

Weston a seguirla in Messico dove

si stabiliscono prima nel sobborgo di

Tucubaja e poi nella capitale. Uniti da

un forte amore , vivono nel clima po-

litico e culturale post-rivoluzionario,

a contatto con i grandi pittori del Sin-

dacato artisti, fondatori del giornale

El Machete, portavoce della nuova

cultura e, in seguito, organo ufficiale

del Partito Comunista Messicano. Fu

allora che Tina, grazie alla capacità

ed esperienza di Weston, accelera

l’apprendimento della fotografia e in

breve tempo conquista autonomia

espressiva. Alla fine del 1924 una

esposizione delle loro opere viene

inaugurata nel Palacio de Minerìa,

alla presenza del Capo dello Stato.

La sua reputazione come fotografa,

favorita dall’avvento di nuove tecno-

logie, come la camera Graflex, e dal

sodalizio con una notissima fotografa

americana Dorothea Lange, acquista

notorietà in tutto il continente ame-

ricano, ma il rapporto con Weston si

raffredda. Egli decide di rientrare in

California e i contatti continueranno

in forma epistolare per alcuni anni.

Da allora il percorso esistenziale di

Tina si fa intenso : aderisce al Partito

Comunista; lavora per il movimen-

to sandinista nel Comitato “Manos

fuera de Nicaragua”; partecipa alle

manifestazioni in favore di Sacco e

Vanzetti durante le quali conosce

Vittorio Vidali, rivoluzionario italiano,

esponente del Komintern e futuro

Senatore della nostra Repubblica;

utilizza il mezzo fotografico come

strumento di indagine e denuncia

sociale, con risonanza nelle riviste

di mezzo mondo. Infine nell’ottobre

del 1930 decide di partire per Mosca

dove l’attende Vidali e dove allestisce

la sua ultima esposizione; ottiene

la cittadinanza sovietica e diventa

membro del partito. In questa fase

esaltante della sua vita abbandona

la fotografia e si dedica alla militanza

nel Soccorso Rosso Internazionale.

Fino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia,

Vienna, Madrid e Parigi per attività di

soccorso ai perseguitati politici. E ar-

riviamo infine alla più grande e finale

esperienza della sua vita: la guerra ci-

vile spagnola cui partecipa col nome

di battaglia di Maria assieme al suo

compagno Vittorio Vidali, che diven-

ta Carlos J. Contreras, Comandante

del Quinto Reggimento della Brigata

Garibaldi. Dopo la fine ingloriosa di

quella guerra Maria e Carlos vanno

prima a Parigi, dove sono braccati

dalla polizia fascista, e poi rientrano

in Messico. Ma qualcosa tra loro si

era rotto. A dividerli fu la delusione e

l’implacabile disprezzo che Tina pro-

vò per l’Unione Sovietica la quale, per

i suoi interessi di politica estera, poco

o nulla fece per salvare la repubblica

spagnola, anzi dette istruzioni ai suoi

agenti in Spagna, fra cui il Vidali, di

gettare acqua sul fuoco degli ardori

rivoluzionari. Essa infatti si rifiutò di

seguire il compagno in Unione Sovie-

tica, di cui peraltro aveva la cittadi-

nanza. Il loro contrasto era talmente

di dominio pubblico che quando Tina,

il 5 gennaio 1942, morì di infarto

dentro un taxi che la riportava a casa

dopo una cena con amici, la stampa

scandalistica parlò di delitto politico

attribuendone la responsabilità a Vit-

torio Vidali. Aveva 46 anni e sulla sua

tomba, posta nel Pantheon de Dolo-

res a Città del Messico, sono scolpiti

i primi versi di una poesia scritta per

la sua morte da Pablo Neruda. Alla

Galleria d’Arte Moderna di Udine è al-

lestita un’esposizione itinerante “Tina

Modotti, vita e fotografie” già presen-

tata in tutto il mondo.

Mara Seri

ASSUNTA ADELAIDELUIGIA MODOTTIDETTA TINA

È ancora buio quando partia-

mo. E fa freddo. Le previsioni

parlano di tempo da lupi e tem-

perature polari, ma la corriera,

piena quanto può essere piena

una corriera piena, è palpitan-

te di attese. L'abbiamo voluta,

l'abbiamo preparata, l'abbiamo

attesa questa uscita invernale,

già frizzante di atmosfera nata-

lizia, che ci porterà in Alto Adige

attraverso il Cadore. Partiamo.

Percorriamo la pianura della

Destra Tagliamento mentre le

montagne, una quinta grigia sor-

montata di bianco, cominciano a

emergere dal buio notturno alle

prime luci del mattino. All'in-

crocio stradale di Conegliano il

giorno è già vittorioso e rivela

paesi e cittadine punteggiate di

campanili, casali assediati da

ordinatissime vigne. Puntiamo

decisamente verso il Nord nella

stretta vallata che l'autostrada ,

aerea e liscia, attraversa in sali-

ta verso Fadalto. Il lago di Santa

Croce: placido, assonnato, culla-

to dalle mille casette biancheg-

gianti che si affollano sulle rive

o si aggrappano alle pendici del

Monte Cavallo. Longarone: una

sosta ristoratrice per noi (una

preghiera per i morti del disastro)

e siamo in Cadore. Il paesaggio è

cambiato. Ora siamo circondati

da boschi di conifere maestosi e

solenni, da case con tetti sempre

più aguzzi, da monti sempre più

alti. Superbo il Pelmo, “il trono

degli Dei”, che si staglia, impo-

nente, contro il grigio del cielo.

E poi c'è la neve, prima a chiazze,

poi dappertutto, bianca, invitan-

te, decisamente natalizia. Supe-

rate Pieve di Cadore e Cortina,

saliamo al passo. Qui lo spetta-

colo si fa ammaliante: neve alta

sui prati, sugli abeti, sui tetti del-

le poche case. Un silenzio esta-

tico si è impadronito della cor-

riera. Guardiamo e guardiamo,

incantati. Un “oh” di meraviglia

quando le montagne si aprono

per pochi secondi e riusciamo a

vedere in lontananza le Tre Cime

di Lavaredo. Scendiamo, sempre

in mezzo alla neve, fino ad im-

metterci nell'ampia e morbida

Val Pusteria. Scivoliamo accanto

a Brunico, ci infiliamo in una val-

le laterale più stretta, passiamo

sotto lo scengrafico Castel Tures

(perchè, ohinoi, non abbiamo

il tempo di fermarci?) e siamo

giunti. Luttago (Luttach). Scesi

dal bus, restiamo senza respiro:

-Per terra, una lastra di ghiaccio.

Ma l'ambiente è sereno e l'aria

è vivacemente gioiosa. C'è tanta

gente; italiani e stranieri, giovani

e meno giovani, vestiti (e bene)

con ogni tipo d'indumento, di ogni

forma, di ogni colore. Tutti,come

noi del resto, per visitare la “Mo-

stra dei Presepi”. Dopo aver in-

gollato, tanto per combattere il

freddo, uno o più bicchierozzi di

brulè piuttosto bollente, entria-

mo. La guida, in buon italiano

condito con simpatico accento

teutonico, ci presenta la storia e

le caratteristiche di questo stra-

ordinario museo. In una vecchia

costruzione, opportunamen-

te ingrandita, ammodernata e

strutturata, sono state raccolte

e sistemate decine e decine di

presepi. Antichi (alcuni di seco-

li), moderni e contemporanei.

Europei, asiatici,americani, afri-

cani. Piccoli, piccolissimi, grandi,

medi. A livello degli occhi, a livel-

lo dei piedi. Sulle pareti e anche

sul soffitto. Di gesso, di creta, di

legno, di stoffa, di vetro, di metal-

lo, di ceramica, di sassi, di carta.

Di paglia, di... qualsiasi materiale

in grado di rappresentare la sto-

ria delle storie, il miracolo dei

miracoli: la nascita di Cristo. Sì,

perchè questo è il tema unico,

sempre uguale e sempre diver-

so, sempre ripetuto e sempre

variato. Il tutto in mezzo un gioco

magico di luci, dirette e riflesse e

di colori che incantano gli occhi e

accarezzano il cuore.

Non occorre essere credenti

per respirare quest'atmosfe-

ra di bellezza e di serenità. E

per quasi due ore noi ci siamo

aggirati per corridoi e stanzet-

te, guardando e riguardando,

ammirando e fotografando,

sorridendo,sognando, ricordan-

do... valeva proprio la pena fare

una levataccia,percorrere più di

200 Km, affrontare un freddo inu-

suale pur di vivere quest'espe-

rienza!

Nel primo pomeriggio, dopo un

buon pranzo, ci aspetta una velo-

ce visita a Brunico, alle sue chie-

se, alla sua via centrale nobilitata

da antichi palazzi, ai “mercatini

di Natale” un po' ripetitivi ma

sempre affascinanti (che anzi of-

frono sicuramente l'occasione di

comprare il regalino per...) Infine,

mentre già il giorno si spegne e

le ombre calano veloci, il ritorno,

rallegrato da giochi e barzellette,

impreziosito da una copiosa ne-

vicata.

Ma il “clou” della giornata è stata

quella straordinaria mostra che

ha arricchito la nostra cultura e

ci ha lasciato un piacevole dura-

turo ricordo. In sintesi possiamo

dirlo: ancora una volta, assieme

all'Ute del Codroipese, abbiamo

vissuto un giorno di normale ec-

cezionalità.

Giuseppe Scaini

LUTTAGO,VISITA AL MUSEODEI PRESEPI

Page 39: Pantere d'argento 2013

34 35

Ci siamo mai chiesti cosa può

essere, o può rappresentare, un

giornale? Certo! Il giornale è un

simbolo di libertà e di demo-

crazia. Rappresenta il prodotto

industriale più vivo che ci passa

fra le mani e ce lo fa considera-

re quasi indispensabile. E’ come

un grande libro che cambia e si

sfoglia ogni giorno, supportato

da radio, televisione, internet e

quant’altro, pensato e costruito

da tante persone. In un giorna-

le troviamo di tutto, tante storie

che rappresentano cronaca, po-

litica, cultura, ecc.. Bene. Qui,

all’Ute non abbiamo inviati spe-

ciali, redattori e cronisti né altri

apparati tipici e strutturali di un

vero e proprio quotidiano ma

tuttavia anche noi abbiamo tan-

te storie da raccontare; anche

noi abbiamo il nostro giornale.

Giornale nato sedici anni fa

quando un manipolo di volon-

terosi corsisti, animati da una

operosa e fervida fantasia, è

riuscito a inventare “Pantere

d’Argento” che da allora, con

rinnovata esperienza, viene

prodotto alla conclusione di

ogni anno accademico.

Non ha la pretesa di essere un

grande libro che si sfoglia e

cambia ogni giorno ma rappre-

senta un qualcosa che vuole

semplicemente evidenziare un

compendio di attività, culturale

e di associazione, che serva a

rompere una certa sensazione

di isolamento dei corsisti, met-

tendoli al corrente di quanto è

stato fatto durante l’intero anno

accademico.

Rappresenta un punto di in-

contro con ciascuno dei corsi

programmati e sviluppati nelle

varie sedi per cui anche le se-

zioni staccate dell’Ute possono

VARIECUCINA

Chi non ama viaggiare? Viag-

giare vuol dire conoscere,

scoprire, capire culture e popoli

lontani dal nostro mondo.

Viaggiare significa esplorare posti

nuovi, ma anche i nuovi sapori le-

gati a tradizioni diverse. Vi invito a

fare un breve viaggio gastronomi-

co in America. In genere, quando

si parla di cucina americana ven-

gono subito alla mente hot dog e

hamburger prodotti tipici del fast

food. La cucina degli Stati Uniti ha

inglobato dentro di sè una grande

varietà di tradizioni derivanti dalle

tante etnie che contraddistinguo-

no questo continente.

L’incontro e la fusione tra le va-

rie usanze gastronomiche porta

ad una contaminazione densa di

influenze della cucina Mediterra-

nea, francese, spagnola, nord Eu-

ropea ed Africana, che creano un

mix originale e carico di sviluppi

con la tradizione dei nativi ame-

ricani. Vorrei proporvi ora la rea-

lizzazione di un tipico e famoso

dolce americano, la cui origine va

ricercata nella tradizione europea:

è una torta semplice e molto sa-

porita, preparata con crema fre-

sca di formaggio. Le prime notizie

di questa Cheesecake risalgono al

VIII - VII secolo a.C. ed hanno radi-

ci nella cultura greca. Si dice che

fosse nata come torta nuziale ed

altri documenti antichi raccontano

che le piccole torte di formaggio

siano state servite agli atleti du-

rante i primi giochi Olimpici del

776 a.C. sull'Isola di Delos. Se-

condo John J. Sergreto, l'autore

di libro “Cheesecake Madness”

la prima più importante ricetta

che portò alla realizzazione della

torta venne redatta da Athenaeus,

scrittore greco. I romani poi, dal-

la Grecia, si impadronirono della

ricetta originale e la diffusero nel

resto dell’ Europa man mano che

l’Impero Romano andava espan-

dendosi. Il Cheesecake fece la

sua comparsa in terra d’America

insieme agli immigrati. Negli anni

1900, le torte di formaggio erano

diventati ormai il piatto più famoso

d’America. Ogni ristorante si van-

tava di avere la propria versione,

ma i migliori produttori, a detta

degli stessi americani, si trovano

a New York. Nella citta americana

poi altri due invenzioni ne hanno

consacrato la fama internaziona-

le. Nel 1912 James Krafts inven-

tò il formaggio fresco e cremoso

che poi chiamò “Philadelphia. Nel

1929 - Arnold Reuben, proprie-

tario del leggendario ristorante

“Turf” di Broadway in New York,

dichiarò di aver trovato la nuova

ricetta del XX secolo per la torta

a formaggio. Il dessert ha ottenu-

to uno splendore e una struttura

deliziosa. Questa buona fortuna

ha fatto la torta di formaggio un

piatto americano di culto. Ecco la

ricetta originale della New York

Cheesecake.

Ingredienti per uno stampo da

26 cm:

Per la base: 300 gr di biscotti

“Digestive” (marca McVities), 150

gr di burro, 2 cucchiai zucchero di

canna.

Ingredienti crema al formaggio: 3 uova, 150 gr di zucchero, 700

gr di formaggio fresco tipo “Phila-

delphia”, 100 ml di panna fresca,

succo di mezzo limone, 1 bustina

di vanillina, 20g di maizena (ami-

do di mais), due pizzichi di sale.

Ingredienti glassatura: 250 ml di

panna acida, in America chiamata

Sour Cream (è un latte fermenta-

to), 65 gr di zucchero a velo.

Preparazione:

Mettete i biscotti “Digestivi” nel

mixer aggiungendo lo zucchero di

canna. Versate i biscotti sbriciolati

in una terrina, aggiungete il burro

fuso intiepidito, amalgamandolo

per bene.

Rivestire uno stampo a cerniera

con della carta da forno, distribu-

ire il composto di biscotti, create

una base e dei bordi compatti.

Livellare e riporre in frigo per 30

minuti.

Nel frattempo preparate la crema

al formaggio. Ponete in un’ampia

ciotola le uova, lo zucchero e la

vanillina. Aggiungete Il formaggio

fresco tipo “Philadelphia”, succo

di mezzo limone, la maizena se-

tacciata, due bei pizzichi di sale.

Mescolate bene, formando un

composto cremoso e privo di gru-

mi. Riprendete la base dal frigo e

versate la crema al formaggio sul-

la superficie della torta.

Cuocete il Cheesecake in forno già

caldo a 180° per 15 minuti, poi

altri 30 minuti a 160°. Spegnete

il forno e lasciate riposare per 20

minuti nel forno spento e con la

porta leggermente aperta. Toglie-

te la torta dal forno e frattempo

preparate la glassatura. Unite la

panna acida, e lo zucchero fino a

creare una crema. Quando il Che-

esecake sarà raffreddato spalma-

re la copertura su tutto il dolce.

Mettere il New York Cheesecake

in forno a 180° per 5 minuti in

modo da glassare la panna, una

volta freddo, riporlo nel frigorifero,

per almeno 4 ore.

Il dolce si può gustare semplice-

mente così, come viene sfornato.

In America questa favolosa torta

si può gustare servito con una

salsa di fragole (ottenuta facendo

frullare delle fragole con zucche-

ro e limone) oppure con frutti di

bosco.

Gianna Yurkina

LA TORTA ITINERANTECHE UNISCE IL VECCHIOE IL NUOVO MONDO

"PANTERE D'ARGENTO"IL NOSTRO GIORNALE

trovare spazio per mettere in

evidenza le loro cronache, i loro

lavori e le loro opere dal mo-

mento che ciascuno, infatti, può

farsi carico di esprimersi e re-

lazionare con brevi saggi, con-

siderazioni e proposte. Volete

sapere come prende forma?...

Sì, con un gruppo costituito dai

corsisti partecipanti al corso di

giornalismo che con l’esperta

e solerte guida dell’insegnante,

ne coordina la strutturazione

alla quale dovrà seguire lo svi-

luppo del giornale.

E si parte progettando e compi-

lando un programma di massi-

ma mediante il quale viene pia-

nificata la conformazione che

dovrà assumere in tutti i suoi

aspetti, naturalmente tenendo

conto di quanto operato e svi-

luppato l’anno precedente per

trarne spunti di miglioramento,

là dove possibile.

Viene disposta l’assegnazione

dello spazio da dedicare alle

singole sezioni dell’Ute, tenen-

do conto della totalità delle pa-

gine disponibili perchè anche

questo comporta un costo. Nel

contesto di questo programma

vengono assegnati, a ciascuno

dei componenti del gruppo, i

vari incarichi per la ricerca, la

raccolta del materiale e la ste-

sura dei brani da pubblicare. Il

programma comprende, tra l’al-

tro, l’organizzazione di alcune

specifiche interviste allo scopo

di far conoscere e portare più

vicino ai lettori personaggi di

un certo rilievo, specialmente in

ambito codroipese e regionale.

Come già fatto in passato viene

inserita nel programma (dove,

quando e se possibile) una vi-

sita, a scopo didattico e istrut-

tivo, in qualche sede di giornali

nazionali e regionali. Sempre

che l’opportunità lo consenta,

potranno essere programmate

delle lezioni aperte tenute da

giornalisti professionisti o da

altri. Settimana dopo settima-

na, viene incentivata la raccol-

ta dei vari lavori che dovranno

successivamente essere redatti

e, piano piano, si arriva al mo-

mento di concludere.

La raccolta dei lavori è ultima-

ta ma non finisce qui perchè, a

questo punto, c’è da scegliere e

discutere l’impostazione della

prima pagina; della copertina

che dovrà dare spicco e risalto

a tutta la pubblicazione.

Si procede alla impaginazione

che prevede un controllo dei

testi, per correggere eventuali

possibili errori di sintassi e or-

tografia; l’inserimento delle foto

relative a ciascun lavoro, non-

ché l’adeguamento della titola-

zione dei lavori stessi allo scopo

di rendere il giornale più scorre-

vole e interessante nella lettura.

Ultimato quest’ultimo sforzo il

lavoro, così assemblato, può

adesso essere portato in tipo-

grafia, sottoforma di “bozza”,

dove dopo la definitiva impo-

stazione tipografica secondo le

nostre ultime indicazioni di det-

taglio, verrà dato alla stampa. A

questo punto la soddisfazione

sarà veramente grande, since-

ra ed appagante, quando final-

mente potremo vedere questo

nostro giornale, fra le mani dei

corsisti intenti a sfogliarlo.

Rivediamo in un attimo, in ogni

pagina che con curiosità viene

sfogliata, la fatica, l’ansia, le

peripezie e le discussioni che

abbiamo dovuto fronteggiare e

finalmente, con soddisfazione

possiamo dire: “Ce l’abbiamo

fatta anche questa volta!”. Vo-

Page 40: Pantere d'argento 2013

36 37

Se devi cercare quello che vuoi

devi prima volere quello che cerchi.

Soltanto i coraggiosi

riescono ad arrivare

dove neanche gli angeli riescono a volare.

Nessuno merita le tue lacrime

ma se qualcuno le meritasse

non ti farebbe piangere.

(Proverbio indiano)

VARIE

gliamo manifestare il nostro ot-

timismo nel pensare che questo

giornale venga letto e apprezza-

to (e perchè no, anche criticato)

sopratutto per ciò che intende

rappresentare soffermandosi a

considerare solamente la buona

volontà, il silenzioso impegno e

la dedizione che questo manipo-

lo del “corso di giornalismo” ha

proposto e profuso, senza vanti

o pretese giornalistiche ma con

uno slancio disinteressato, av-

vincente ed entusiasmante per

rendere fattibile questa singola-

re struttura che chiude degna-

mente l’anno accademico. Que-

sta breve panoramica descrizio-

ne sulla formazione del giornale

non deve impressionare nessu-

no perché non c’è bisogno di

possedere una grande tecnica

o arte letteraria, né esperienze

giornalistiche di nessun genere.

Tutti abbiamo certamente qual-

cosa da dire, proporre e far

conoscere, non importa come,

ma in un gruppo si trova sem-

pre forma e modo giusti per

esprimersi in un insieme fatto

di entusiasmo, semplicità chia-

rezza e collaborazione. Allora…

alla prossima edizione con la

speranza di vedere sempre più

interessante e gradito il numero

dei collaboratori ispirati a nuove

iniziative e nuovi suggerimenti.

Insieme proviamoci e certa-

mente miglioreremo. Ci sia

concesso, per concludere, di ri-

cordare con doveroso accorato

cordoglio, due nostri cari amici

e collaboratori Carlo e Walter

che qualche anno fa hanno con-

cluso il loro percorso in questa

vita terrena e nella grazia del

Signore ci hanno lasciati. Nei

nostri cuori, comunque, il loro

ricordo continuerà a vivere con

immutato affetto.

Franco Vigani

Santo cielo gente! Non c’è

scampo, siamo sommersi

da mille problemi.

La televisione funge da cassa

da risonanza a tutto ciò e, con

le sue notizie ci è sempre ad-

dosso. Nel nostro lessico,sono

state inserite, parole mai sen-

tite prima d’ora, come: spread,

default e, se anche già cono-

sciuto Merkel. Spread, sem-

bra legato a qualche cosa di

flogistico,default è simile ad

una parola usata in lingua friu-

lana quando si vuole augurare

qualche cosa non bella. La frase

in questione è: folk-che ti-traj,

che significa: un fulmine ti col-

pisca! Poi Merkel, com’è noto

,stiamo attraversando un perio-

do molto difficile, ma dover af-

frontare anche anni di Merrr…

kel, scusatemi questo è davve-

ro troppo! Ci ha molto colpito

questa signora infagottata che

rappresenta il popolo degli “ya-

vool” e che ha le sembianze, di

un generale austriaco di antica

memoria. Non basta che, que-

sto popolo si riversi sulla nostra

riviera a volte anche con poca

grazia,sono talmente enormi

che,quando passano sembrano

dire: - Largo, stiamo arrivan-

do! - Per non raccontare ciò

che di solito accade all’interno

dei supermercati che, muniti di

carrello, ti gambizzano siste-

maticamente, cose capitate alla

sottoscritta che, per reazione,

benediva all’incontrario questi

scontri del terzo tipo.

Sarà un popolo ordinato for-

se… ma a casa loro, il rispetto

e l’ordine va portato in ogni luo-

go e in ogni evenienza.

Poi, cari amici dite alla vostra

rappresentante, che si può

essere carine anche facendo

politica. Un nostro presiden-

te, sarà stato criticabile sotto

certi aspetti, ma nessuno può

negare che, in seno al nostro

governo,avesse portato il fior

fiore della bellezza femmini-

le, non so poi, se tutte fossero

all’altezza del ruolo che ricopri-

vano. Potremmo, però chiede-

re alle nostre ministre,di dare

qualche lezione di “look” alla

signora Merkel e, nel contempo

farle capire, lo sconcerto che,

provoca il suo voler comandare

l’Europa, tutti abbiamo ben pre-

sente che i cannoni venivano

costruiti da una celebre fami-

glia tedesca!

Certo che, l’ebbrezza che ci

pervade, quando vogliamo con-

quistare la cima ,ci fa dimenti-

care quanto a volte sia faticoso

il ridiscendere.

Marisa Gregoris

ARIA CHE TIRA

Un ingegnere, un contabile,

un chimico, un informati-

co e un dipendente statale si

incontrano e ognuno di loro si

vanta di avere un cane mera-

viglioso.

Per dimostrarlo, l’ingegnere

chiama la sua cagnetta: “Radice

quadrata, facci vedere cosa sai

fare!” Il cane trotterella verso la

lavagna e disegna un quadrato,

un cerchio e un triangolo.

Il contabile dice al suo cane:

“Attivopassivo, mostraci le tue

competenze!” il cane va in cu-

cina, torna con una dozzina di

biscotti e li ordina in tre pile

uguali, ciascuna con quattro

biscotti.

Il chimico dice: “Fialetta, fai il

tuo numero!” Il cane apre il fri-

go, prende un litro di latte, un

bicchiere da dieci cl. e vi ver-

sa esattamente otto cl. di latte

senza farne cadere una goccia.

L’informatico è ormai sicuro di

soppiantarli tutti: “Disco fisso,

impressionali!” Il cane si piazza

davanti al computer, lo avvia, fa

partire un antivirus, spedisce

una e-mail ed installa un nuo-

vo gioco. I quattro guardano il

dipendente statale e gli chiedo-

no: “Il tuo cane cosa sa fare?”

Il dipendente statale, con un

sorriso, dice: “Pausacaffè facci

vedere i tuoi talenti!” Il cane

si alza, mangia i biscotti, beve

il latte, cancella tutti i files dal

computer, fa l’amore con la ca-

gnetta dell’ingegnere e giura

che, facendolo si è fatto male

alla schiena, compila il formu-

lario di incidente sul lavoro e

prende un congedo di malattia

di sei mesi.

DUE RISATE

ALCUNI PROVERBI

70,07%

Donne 1009

Uomini 412

Iscritti U.T.E. del Codroipese - n. 1440 totaliSedi di: Codroipo n. 420, Bertiolo n. 111, Lestizza n. 187,

Rivignano n. 565, Basiliano n. 157

30,93%

Trenta-Cinquanta 263

Cinquantuno-Sessanta 343

Sessantuno-Settanta 580

Settantuno-Ottanta 217

Oltre Ottanta 37

Selezione per Età

23,82%40,28%

15,07%

0,4%

18,26%

Lic. Elementare 328

Lic. Media 659

Lic. Superiore 373

Laurea 80

Studi Conseguiti

5,56%

25,90%

45,76%

22,78%

Codroipo 281

Frazioni di Codroipo 33

Altri Comuni 106

Residenza (rif. solo sede di Codroipo)

25,24%

7,86% 66,90%

RILEVAZIONI DATIU.T.E. DEL CODROIPESE

ANNO ACCADEMICO 2012/2013a cura di Angelo Mapelli

VARIE

VISIONI DELL'EDENColmeremo a vicenda

le nostre coppe

Ma non berremo mai

di un solo frutto,

Ci scambieremo il pane

Canteremo

E danzeremo insieme

Felici

Permettendo alla nostra anima

Anche di esser sola.

E l’amor sarà sempre

Dono senza riserva

Perchè ciò che vale

Merita l’attesa.

Terrò ben saldi

Dentro la mano

I nostri sogni

Perché le loro ali

Non più spezzate

Possan volare

Al di là del limite.

Mara Seri

L'ANGOLODELLA POESIA

LA DEA DEI MIRACOLI All’ ombra dei fi ori

Nell estate della vita

L‘usignolo berrà

Rugiada del mattino.

Le coppe gemelle

Di amore e morte

Sono ancora colme

Nelle nostre mani

Bruceremo incenso

E rose e ciclamini

Cospargeremo

Davanti la tua immagine

Oh, dea dei miracoli

Donaci di aver gustato

Le delizie dell’ amore

Prima che sia fi nito.

Ma. Se.

VALORE DI UN SORRISOUn sorriso non costa nulla e rende molto.

Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,

ma il suo ricordo talora è eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.

Nessuno è così povero da non poterlo dare.

Crea felicità in casa ; è sostegno negli affari ;

è segno sensibile dell’amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;

nello scoraggiamento rinnova il coraggio;

nella tristezza è consolazione;

d’ogni pena è naturale rimedio.

Ma è un bene che non si può comprare,

né prestare, né rubare, poiché

esso ha valore solo nell’istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora

Chi non vi dona l’atteso sorriso,

siate generosi e date il vostro ;

perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso

come chi non sa darlo ad altri.

P. Faber

Page 41: Pantere d'argento 2013

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