PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia...

12
ADRIANA CHIRCO PALERMO LA CITTÀ RITROVATA Itinerari fuori le mura Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Transcript of PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia...

Page 1: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

ADRIANA CHIRCO

PALERMOLA CITTÀ RITROVATA

Itinerari fuori le mura

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 2: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

Presentazione

Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costatirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca d’Oro”. Insplendida posizione climatica e paesaggistica, la città conta oggi più di 700.000 abi-tanti ed è ricca di importanti testimonianze artistiche e storiche che ne fanno una dellepiù importanti destinazioni culturali e turistiche italiane. Vanta una storia più che mil-lenaria: il susseguirsi delle dominazioni e la fertilità del suo territorio hanno lasciatoun ricco patrimonio culturale che si traduce in un dialetto vivace e nel variegato pano-rama architettonico del suo centro storico, che spazia dalle chiese normanne, allecostruzioni barocche ricche di stucchi e marmi mischi, alle complesse architetture deiteatri ottocenteschi e alle eleganti realizzazioni liberty.

Nelle pianure che circondano il nucleo urbano storico e lungo le pendici dei montisorgono gli isolati “sollazi”, palazzi principeschi che i re normanni fecero costruire damaestranze musulmane, e numerose borgate, ormai inglobate nello sviluppo che il tes-suto urbano ha assunto nella seconda metà del XX secolo. Le borgate erano raggiungi-bili attraverso lunghe strade che si diramavano a ventaglio dalle porte cittadine e con-ducevano ai passi montani, dette “scale”, in direzione dei centri della provincia.

Ciascuna area è stata caratterizzata da particolari connotazioni urbanistiche onaturali; così la zona meridionale è ancora punteggiata dalle torri agricole e da bagli,l’ampia zona dei “Colli” conta splendide ville barocche dove l’aristocrazia del XVIII se-colo trascorreva la stagione della villeggiatura e lungo la valle del fiume Oreto si sus-seguono numerosi mulini. Particolarmente pittoresche sono le borgate marinare, con leantiche tonnare ed i piccoli approdi. Poco distante dalla città sorge Mondello, costrui-ta nei primi del ’900 come stazione balneare, con palazzine liberty e viali alberati, oggiabitata tutto l’anno e meta di passeggiate e di attività sportive legate al mare.

La città sette-ottocentesca è cresciuta a corona attorno al suo centro più antico;quella contemporanea, adagiata lungo il vasto territorio digradante verso il mare, haaspetto composito e moderno, con buone attrezzature ricettive.

Gli itinerari proposti partono dalle strade ai margini del centro antico, nei punti incui si aprivano le porte urbiche, e, nel ripercorrere quel che resta degli antichi tracciativiari in direzione della campagna, tentano la ricucitura di quel tessuto edilizio sponta-neo che un tempo circondava la città storica. La ricerca ha lo scopo di fornire una pos-sibile spiegazione storico-urbanistica dell’evoluzione edilizia che, soprattutto nellaseconda metà dell’ultimo secolo, ha visto una grande accelerazione.

Negli anni più recenti la città si è rinnovata ed arricchita: oltre ai numerosi restau-ri intrapresi, è in progetto la realizzazione di parchi urbani e di nuove attrezzature chela renderanno senz’altro più vivibile e moderna. Nel testo sono segnalate le attività checontano una tradizione almeno ventennale e quelle di iniziativa pubblica che hannocontribuito e contribuiscono al rinnovamento della vita sociale cittadina. Sono inoltremenzionati alcuni esercizi commerciali con almeno cinquant’anni di attività, ormaientrati a far parte della storia cittadina.

Lo studio ha rivelato parecchie sorprese: dalle torri ancora integre delle campagne,alle numerosissime ville dal sapore nostalgico; dagli edifici liberty, sparsi un pò ovun-que, alle nuove architetture che occhieggiano a fatica tra gli anonimi condomini.

Il susseguirsi continuo di elementi interessanti rende a volte poco merito ad alcuniedifici, anche per la necessità di illustrare interi comparti urbani nell’ambito di singo-li itinerari, senza voler condizionare la scelta o esprimere preferenze.

Lascio pertanto al lettore il piacere della scoperta e la possibilità di trarne qualcheemozione.

A.C.

Presentazione 1

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 3: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

2 PALERMO. LA CITTÀ RITROVATA

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 4: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

Profilo storico della città

Il nucleo storico della città, posto al centro dell’ampio golfo, occupa un’area relati-vamente piccola rispetto al territorio circostante. Quest’ultimo era stato abitato da pic-coli gruppi umani già in epoca preistorica: soprattutto in corrispondenza delle zonepedemontane rinvenimenti casuali di ville romane testimoniano l’uso del territorio inquell’epoca, mentre durante il lungo periodo medievale sono certe solo piccole posta-zioni religiose o militari. I musulmani lasciarono ai loro successori un territorio agrico-lo ricco d’acque, anche per le canalizzazioni sotterranee (qanat) da loro costruite.Durante la dominazione normanna gran parte dell’area occidentale e, in misura piùristretta, della campagna meridionale, divennero parco reale dove furono costruiti i“sollazzi” (castelli e palazzi) dei re. A partire dal XV-XVI secolo si ebbe una ripresa dellaproduzione agricola, diversificata per zone, che consentì lo sfruttamento intensivo del-la campagna, divenuta la principale risorsa economica della città, ed il popolamentodell’agro.

Chiusa fino al XVIII secolo entro la potente cinta muraria bastionata costruita nelCinquecento, la città inizia il suo sviluppo esterno tra la fine del Settecento e l’iniziodel XIX secolo.

Nella campagna esistevano piccoli borghi, sorti accanto ai conventi fuoriporta: ilconvento di S. Maria di Gesù a Falsomiele, il convento di Baida, il convento dei padriTeresiani di S. Teresa quasi a ridosso del bastione di Palazzo Reale, il conventodell’Annunziata alla Zisa, il convento dei Cappuccini, tra i Danisinni e via ColonnaRotta, ed il convento di S. Francesco di Paola, nel piano di S. Oliva a nord della città.Per collegare i conventi con la città furono aperte nuove porte urbiche o tagliati assistradali prospettici, come la via Pindemonte, sorta per collegare la via di Mezzo-monreale, odierno corso Calatafimi, al convento dei Cappuccini, la diritta via Carini ela “strada dei pioppi”, odierna via Pignatelli Aragona, che collegavano il convento di S.Francesco di Paola rispettivamente a Porta Carini ed a Porta Maqueda, e Porta d’Ossu-na che collegava il rione del Capo con il convento dell’Annunciata alla Zisa.

Vi erano poi insediamenti agricoli sparsi, costituiti da bagli fortificati, spesso conuna torre di avvistamento, che avevano dato vita alle nuove borgate agricole; a partiredal XVII secolo furono costruite numerose ville aristocratiche, molte delle quali trasfor-mazioni residenziali di precedenti impianti agricoli.

L’unico insediamento sorto con l’intento di costituire un vero e proprio quartiereabitato era il cinquecentesco Borgo S. Lucia, sul mare, vicino al piano dei QuattroVenti. Lungo la costa esistevano alcuni piccoli centri di pescatori e numerose tonnareche costituivano altrettanti nuclei abitati.

Fino al Settecento era possibile valicare il limite delle mura solo attraverso le porteche vi si aprivano; da qui iniziavano le strade che si inoltravano a ventaglio verso le pro-vince. A sud-est, esisteva una strada di mare, lungo la costa, ed una strada che partivadalla Porta di Termini in direzione di Messina; da questa si staccavano alcune dirama-zioni verso le fertili campagne coltivate meridionali della piana dei Ciaculli e delle sor-genti della Favara.

Da Porta S. Antonino partivano le strade in direzione della Guadagna, oltre il fiu-me Oreto, e da qui si proseguiva verso Brancaccio, Ciaculli, S. Maria di Gesù eFalsomiele. Da Porta S. Agata una strada tortuosa, attuale via del Vespro, raggiungevail convento di S. Spirito, dove nel 1783 era sorto il Cimitero di S. Orsola; mentre, incorrispondenza di Porta Montalto, due strade verso occidente raggiungevano il pianodei Porcelli, quindi la valle dell’Oreto per proseguire poi in direzione di Villagrazia e diAltofonte, allora denominata Parco. A meridione del fiume Oreto alcune strade saliva-

Profilo storico della città 3

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 5: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

4 PALERMO. LA CITTÀ RITROVATA

no verso la pedemontana di Falsomiele e della Grazia. Una lunga strada, dal piano diS. Teresa, percorrendo le sponde settentrionali del fiume Oreto, conduceva alle campa-gne di Aquino, quindi a Monreale; era l’unica strada diretta alla cittadina normannaprima dell’apertura della strada di Mezzomonreale, odierno corso Calatafimi, nel 1583.Dal piano di S. Teresa la via Altarello, dopo aver raggiunto il convento dei Cappuccinisi inoltrava verso le fertili compagne della valle del Gabriele e risaliva verso Boccadifalcoe Baida.

La via Colonna Rotta, in direzione nord-ovest, raggiungeva l’Olivuzza, diramando-si poi verso Perpignano e Passo di Rigano; da qui, attraverso la via Castellana, risalivai monti in direzione del territorio di Carini. Una branca raggiungeva Uditore, da dove,superati i Petrazzi, si collegava alla via Cruillas e alla pedemontana occidentale della pia-na dei Colli.

Da Porta Carini partiva la via Malaspina con la diramazione per le Terre Rosse. Lavia Malaspina si divideva poi in via Cruillas ed in via Atenasio collegandosi con le tra-sversali alla via S. Lorenzo, la strada dei Colli. Quest’ultima partiva dal piano di S. Oli-va, diveniva via Spaccaforno, quindi attraversava la contrada Resuttana, dove intercet-tava la via Sampolo, e proseguiva verso settentrione incontrando S. Lorenzo, Cardilloe Tommaso Natale per giungere a Sferracavallo. La strada dei Colli era una delle possi-bili vie d’accesso, assieme alla via Malaspina e Sampolo, della zona dei Colli, amenoluogo di villeggiatura dell’aristocrazia settecentesca, ricco di prestigiose ville nobiliari.

La via Sampolo iniziava dai Quattro Venti nel piano dell’Ucciardone, da dove par-tiva pure la via del Campo in direzione del Monte Pellegrino; all’incrocio con la via S.Lorenzo si staccava la via Favorita. Nella parte più settentrionale della piana dei Colliuna fitta rete di strade collegava le borgate di Partanna, Pallavicino, e la contrada Tra-pani con i pantani di Mondello.

Dal Molo nord si poteva raggiungere l’Acquasanta e la tonnara di Vergine Maria,sulla costa orientale di Monte Pellegrino. Fino agli ultimi anni del XVIII secolo l’espan-sione edilizia di Palermo si limitava ancora ai fronti edificati lungo le principali straded’uscita dalla città murata.

Nei primi decenni del ‘800 l’ambito urbano di Palermo aveva registrato un repen-tino allargamento. Da un lato con il prolungamento verso settentrione della via Ma-queda (attuale via Ruggero Settimo), avvenuto a partire dal 1779, e la creazione delnuovo quartiere Regalmici; dall’altro con il prolungamento verso sud della via Ma-queda e la creazione degli stradoni esterni. Ciò comportò, nel 1819, l’aggiunta agli anti-chi “Mandamenti” del centro storico, di due vasti quartieri esterni che raggruppavanotutti i nuovi insediamenti e le borgate di periferia: il quartiere Molo, che comprendevatutte le borgate del territorio a settentrione ed a occidente della città, dal mare fino allaRocca sotto Monreale, ed il quartiere Oreto, comprendente il territorio a meridione,che si estendeva a semicerchio fino a congiungersi col precedente.

La maggiore concentrazione di nuova edilizia si ebbe soprattutto lungo la croce distrade dell’addizione Regalmici, dove i nuovi proprietari intendevano ricreare, conmigliori e più nuovi requisiti, le prerogative di aristocrazia delle strade più importantidella città barocca.

Punto centrale della nuova sistemazione urbana era l’ottagonale piazza Marchese diRegalmici, detta Quattro canti di campagna per distinguerla, ma anche per omologarla,da piazza Villena, i Quattro canti di città.

Il 16 marzo del 1848 il governo rivoluzionario decretava l’apertura, a nord dell’e-spansione settecentesca, della nuova strada intitolata “Strada della Libertà”.L’intervento era destinato ad imprimere una svolta definitiva allo sviluppo della città: ilprolungamento della Strada Nuova (via Maqueda e via Ruggero Settimo) dal piano diS. Oliva (piazza Castelnuovo) in direzione della piana dei Colli, attraverso gli ex giar-dini Villafranca, i terreni Radaly, e il piano delle Croci. La sistemazione di via Libertàsi protrasse a cavallo dei secoli XIX e XX ed ha influenzato ed influenza ancor oggi l’e-

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 6: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

5

spansione e l’orientamento generale della città. La strada correva rettilinea attraversan-do vasti giardini per affiancarsi all’antica strada dei Colli, di cui interseca il tracciatonell’ultimo tratto, odierna via Marchese Ugo.

Fino al 1860 il viale giungeva al piano delle Croci dove, tra il 1850 ed il 1853, G.B.Filippo Basile aveva sistemato in stile neo-normanno il Conservatorio delle Povere alleCroci ed il Giardino all’inglese sul lato orientale del viale, primo punto focale della stra-da. L’edificazione dei due fronti della via Libertà avvenne dopo il 1881.

Ad occidente si estendeva la zona dei Lolli e della Noce che ha avuto un certo svi-luppo nei primi decenni del XIX secolo quando vi furono costruite alcune importantiville aristocratiche, tra cui quella della principessa di Butera, meta di visite e soggiornidella zarina di Russia, poi passata ai Florio. Nella stessa area erano: la villa del principePignatelli, ora Istituto del Sacro Cuore, quella del duca di Serradifalco e quella del prin-cipe di Belmonte.

Diversa era la situazione a sud della città murata dove le aree esterne alle mura,ancora modestamente edificate, erano intensamente coltivate e davano un buon reddi-to e la forte cesura del fiume Oreto costituiva un limite difficilmente valicabile con imezzi tecnici di quei tempi. Sebbene la via Maqueda fosse stata prolungata fino al fiu-me Oreto, quest’ultimo tratto di strada si presentava scarsamente abitato. Sull’Oretoesistevano alcuni ponti lungo le strade di uscita verso la campagna, tra cui il ponte del-la Guadagna ed il ponte delle Teste, ma il più transitato era il Ponte di Mare costruitonel XVI secolo per volere del viceré Marcantonio Colonna.

Profilo storico della città

Foto 1 Pianta topologica della città di Palermo e suoi contorni dedicata al Principe di Salerno, G. Lossieux, 1818

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 7: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

6 PALERMO. LA CITTÀ RITROVATA

Fino al XVIII secolo nella zona a sud della città storica esistevano strade interpode-rali collegate a lunghe arterie che percorrevano la campagna longitudinalmente. Più fit-ta era l’edificazione lungo lo “stradone di S. Antonino”, odierna via Lincoln, in cuicominciava ad addensarsi una discreta edilizia residenziale, e della via di Porta di Ter-mini, odierno corso del Mille, dalla quale si raggiungevano le borgate della Guadagnae di Brancaccio. Un piccolo nucleo abitato si trovava in corrispondenza del porticciolodi S. Erasmo, dove era stata una tonnara e si trovava una batteria di artiglieria borbo-nica. La costa verso Termini era punteggiata di abitazioni di pescatori.

Nella fossa della Garofala, dove nei primissimi anni del XIX secolo il principe di Aciaveva impiantato una tenuta agricola sperimentale, intorno al 1810 era stato allestito ilparco reale per il principe Luigi Filippo d’Orléans che aveva sposato la figlia diFerdinando di Borbone, Maria Amalia, ed aveva trasformato in sontuoso palazzo l’in-tero fronte meridionale del piano di S. Teresa.

Dopo la costruzione dei due importanti istituti settecenteschi dell’Albergo dellePovere e del convento di S. Francesco di Sales, si era intensificata pure l’edilizia lungola strada verso Monreale, poi denominata corso Caltafimi; qui esistevano numerose vil-le con vaste tenute agricole. Sotto le pendici di monte Billiemi tra la Rocca e Bocca-difalco, nel 1810 era stato creato un grande parco reale per Francesco di Borbone, figliodi re Ferdinando.

Nel XIX secolo per iniziativa di alcuni nobili e di rappresentanti della borghesia col-ta fu promossa la costruzione di importanti infrastrutture a carattere pubblico e filan-tropico che, trovandosi all’esterno del circuito murario, rappresentarono un volano disviluppo delle borgate limitrofe. Nel 1824 nell’ex Noviziato dei Padri teresiani, oltre,piazza Indipendenza, fu istituito l’“Ospicio dei matti”, fondato dal governo borbonico,di cui fu nominato deputato il barone Pietro Pisani; nel 1831, per iniziativa di IgnazioDixitdominus, venne fondato l’Istituto dei sordomuti; nello stesso periodo CarloCottone, principe di Castelnuovo, destinava la sua villa ai Colli all’istituzione di unIstituto Agrario e campi sperimentali; tra il 1837 ed il 1839 Francesco Paolo Gravina,principe di Palagonia, trasformava la sua villa a Malaspina in un ospizio per i poveri.Nel 1834 si decideva il trasferimento del carcere dall’antica Vicaria in piazza Marina adun nuovo complesso costruito sul piano del Ciardone, vicino al porto, in terreni in par-te ricadenti nel “firriato di Villafranca”. Si completava in tal modo l’edificazione dellafascia costiera lungo il porto, odierna via Francesco Crispi. Lungo la costa si infittiva lacortina edilizia dal Sammuzzo al borgo S. Lucia e soprattutto lungo la strada del Molo.

A partire dall’unificazione d’Italia la storia edilizia della città è legata ai piani rego-latori che sono stati in vigore che hanno, di volta in volta, regolato la crescita e fagoci-tato le sedimentazioni storiche esistenti. Il primo piano regolatore, in vigore dal 1885al 1941, portava la firma dell’ing. Felice Giarrusso e prevedeva l’edificazione di unagrande città, sviluppata in maniera concentrica attorno al nucleo più antico con ampiestrade rettilinee e regolari isolati a scacchiera. Il piano dovette includere alcuni rioni sor-ti nel frattempo per iniziativa privata. Nel 1872 ad ovest della via Libertà, tra quest’ul-tima e la via Malaspina, sorgeva il rione Boscogrande e nel 1889 il limitrofo rioneGallitano; nel 1888, nell’area tra la via Dante ed il convento di S. Francesco di Paola siedificava il rione Guarnaschelli e dopo il 1861 veniva costruito il rione Carella a norddella via Cavour; tutti questi nuovi rioni portavano il nome dei proprietari dei terrenia cui si doveva l’iniziativa della lottizzazione ed erano improntati alle medesime carat-teristiche: edifici a più piani costruiti in lotti regolari ed un intreccio di strade a scac-chiera che successivamente sono state assorbite dalla viabilità cittadina.

Negli anni 1891-92 un vasto appezzamento di terreno libero, derivante dall’exFirriato di Villafranca, che occupava per intero il fronte occidentale del primo troncodi via Libertà, fu utilizzato per la IV Esposizione Nazionale, al termine della quale si die-de inizio all’opera di urbanizzazione ed edificazione. Le costruzioni assunsero i caratte-ri stilistici dell’imperante stile liberty, secondo la lezione basiliana. L’opera costruttiva si

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 8: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

7

protrasse fino agli anni ’20-’30 del Novecento, saturando tutti i terreni disponibili e sal-dandosi con l’edilizia sorta ad occidente e le ultime propaggini del quartiere Borgo vec-chio (S. Lucia).

Intorno al 1891 nasceva la via Notarbartolo, asse di una nuova zona di espansionedell’area nord-occidentale della città, prevista dal piano regolatore Giarrusso.L’impianto della via Notarbartolo, realizzato tra la fine del XIX secolo ed il 1914, attra-versava nel primo tratto terreni appartenenti alla principessa di Carini, che abitava nel-l’attuale villa Zito, quindi il vasto fondo, detto “Girato della Madonna”, di proprietàdei Whitaker. Qui furono realizzate 14 villette, progettate dallo studio tecnico dell’im-presa di Michele Utveggio e completate nel primo ventennio del ’900.

Le abitazioni dei due viali, ville, palazzine e villette, collocati in lottizzazioni orto-gonali, erano circondate da giardini e mantenevano importanti prospetti che aderivanoal già collaudato repertorio decorativo classico ed al nuovo gusto liberty. Il modello furipetuto in altre zone di nuova espansione, su corso Olivuzza, alla Noce, ed ebbe ilmigliore utilizzo, ma anche il suo epilogo, nella realizzazione di un’intera cittadina divilleggiatura, la Mondello balneare, degli anni ’10-’20 del ’900.

Tra la fine del XIX secolo ed i primi anni del ‘900 una giovane classe imprendito-riale, il cui esponente principale fu Vincenzo Florio, aveva fatto vivere alla città il sognodell’industrializzazione e della rinascita commerciale; si aprivano fabbriche e cantieri, siformavano società e compagnie mercantili. Durante la “Belle Èpoque” Palermo erameta dei viaggi dei più bei nomi dell’aristocrazia europea e poteva garantire un’acco-glienza lussuosa con i suoi alberghi, i teatri ed i ritrovi alla moda.

Dopo la prima guerra mondiale, con il fallimento delle iniziative di espansione eco-nomica, la città ritornava in uno stato di crisi sociale e di passività.

Mentre proseguiva con successo il prolungamento della via Libertà e l’edificazionedei suoi fronti, furono compiute scelte urbanistiche che influenzarono in modo assaipesante lo sviluppo ulteriore della “grande Palermo”. Nel 1932 iniziarono i lavori delnuovo scalo merci di Sampolo e la nuova linea di circonvallazione ferroviaria che ta-gliava molte arterie cittadine con passaggi a livello a raso. La ristrutturazione della lineaferroviaria prevedeva pure la realizzazione di una nuova stazione passeggeri sotterranea,sul prolungamento della via Notarbartolo, e l’abolizione della Stazione Lolli.

Frattanto, nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica furono realizzati, alcuniquartieri di edilizia per lavoratori, con edifici a villette e palazzine in ampi spazi verdi,spesso con buoni standard qualitativi, come nel caso del quartiere Giardino del Littorio(G.B. Santangelo, L. Epifanio, 1926-31) o le case economiche di via Terre Rosse, odier-na via Terra Santa (G.B. Santangelo 1923). Questi quartieri, sorti in zone libere nonancora collegate allo sviluppo edilizio di iniziativa privata, rappresentarono l’inizio del-l’intensa edificazione di estese aree della città.

Nello stesso arco temporale furono costruite numerose scuole primarie, chiese ededifici pubblici, progettati dagli uffici tecnici delle amministrazioni pubbliche ma che,nella maggior parte dei casi, portano la firma dell’ing. Vincenzo Luparello, Capodell’Ufficio tecnico.

In quegli anni opera a Palermo una discreta schiera di professionisti (GiuseppeArici, i Basile, Giuseppe Capitò, Salvatore Caronia Roberti, Giuseppe Spatrisano e tan-ti altri) che, oltre a fornire i progetti per il nuovo volto che si voleva dare alla città, han-no influito sulla formazione dei progettisti della generazione successiva, che si occupòdella ricostruzione post-bellica.

Nel 1939 il comune di Palermo bandiva un concorso per un nuovo piano regola-tore con una previsione di 700.000 residenti, ma il piano Giarrusso ebbe validità finoal 1941, consentendo lo sfruttamento speculativo di grandi aree del territorio comuna-le con larghi abusi edilizi, mai sanati. I nuovi progetti di piano presentarono i primitimidi tentativi di dotare la città di un’arteria di “circumvallazione”, esterna al centroabitato; tale progetto sarà attuato, con modalità differenti, dai piani successivi e porterà

Profilo storico della città

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 9: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

8 PALERMO. LA CITTÀ RITROVATA

al prolungamento delle arterie previste dal piano Giarruso in direzione radiale rispettoal centro funzionale della città.

Nel 1940 l’Italia entrò in guerra. Nei primi due anni di guerra la città di Palermo,pur fatta oggetto di alcuni attacchi aerei, non aveva subito particolari danni al patri-monio edilizio e monumentale. Da gennaio a giugno del 1943 le forze alleate sferraro-no una serie di attacchi, con conseguenti bombardamenti, che causarono gravissimidanni al tessuto edificato della città ed irreparabili perdite al patrimonio monumenta-le ed artistico. Furono completamente distrutti 15 complessi monumentali, semidi-strutti o ridotti in gravissimo stato altri 21 complessi edilizi e danneggiati gravemente75 tra chiese e palazzi, oltre alla perdita di circa il 40 per cento dei vani disponibili perabitazioni e di altrettanti edifici pubblici. Risultarono danneggiati tutti gli impianti e leinfrastrutture pubbliche, l’intera zona portuale, la rimessa dei tram ed il patrimonioverde della città, comprese le ville pubbliche ed il parco della Favorita. La Soprinten-denza ai Monumenti approntava immediatamente, dove possibile, opere di prontointervento e di salvaguardia dei monumenti, cercando di impedire ulteriori danni alpatrimonio edilizio, dovuti ai continui crolli, e nel tentativo di scoraggiare i frequentisaccheggi degli edifici, rimasti aperti per gli squarci procurati dalle bombe.

I bombardamenti del 1943 e i danni provocati dallo stanziamento delle truppealleate fino al 1945, danneggiarono gravemente gran parte del verde esistente ed alcu-ne zone vicine alla via Libertà; molte ville dell’asse Libertà-Notarbartolo furono utiliz-zate dai militari alleati come uffici; le famiglie residenti furono costrette a sgombrare eda trasferirsi. Nel 1944 l’amministrazione comunale adottava un primo piano di rico-struzione che prevedeva la costruzione di nuovi quartieri residenziali in zone periferi-che, per sopperire al problema delle abitazioni postosi al rientro degli sfollati; tra que-sti, due erano previsti sul prolungamento dell’asse di via Libertà, favoriti dalle ampie

Foto 2 Pianta topologica della città di Palermo e suoi dintorni, lit. Napoli 1864

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 10: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

9

zone verdi dei parchi circostanti, e lungo il prolungamento della via Notarbartolo ver-so Bellolampo. La struttura viaria prevedeva due nuovi assi di penetrazione nord-sud:la via Sciuti, prolungata fino alla borgata di S. Lorenzo, e la via Roma fino a piazza DonBosco (Ranchibile).

Il maggior impegno della ricostruzione a Palermo fu dato proprio dall’attività edileche, in assenza di alternative di industrializzazione, consentiva un largo impiego dimanodopera e una risposta quasi immediata all’aumento di popolazione della città,ulteriormente cresciuta con lo statuto autonomo riconosciuto alla Sicilia nel 1946.

Dopo la promulgazione, nel 1949, delle leggi per la realizzazione di manufatti diedilizia popolare e sovvenzionata, vennero redatti dall’amministrazione comunale unaserie di piani di ampliamento e furono realizzati dall’Ina Casa, dall’IACP (Istituto auto-nomo case popolari) e dagli enti a questi collegati, numerosi nuovi quartieri satellite chefu necessario congiungere alla maglia stradale esistente. I nuovi insediamenti, con stan-dard urbanistici accettabili, dotati di spazi verdi e dei servizi essenziali, erano unificatida un comune e riconoscibile disegno d’influenza razionalista, nel taglio e nella dispo-sizione, ma con un occhio alla tradizione locale, nell’uso ricorrente dei muri in pietra.Tra gli altri, due interventi, il CEP e Borgo Nuovo, furono realizzati in vista dei futuriprolungamenti degli assi viari Imperatore Federico (viale Michelangelo) e Notarbartolo(Leonardo da Vinci). Il quartiere di Borgo Nuovo, nucleo abitativo per 20.000 abitan-ti, esteso su 70 ha, era raggiungibile attraverso da Passo di Rigano e dalla via Castellana,a più di 5 chilometri dall’area fino allora edificata. Con la sua costruzione fu sancitodefinitivamente il prolungamento della via Notarbartolo fino alla montagna diBellolampo, realizzato per un primo tratto nel 1955, tra piazza Ottavio Ziino e la cir-convallazione, e negli anni ’60, fino a Borgo Nuovo, unificando una serie di rioni inter-medi realizzati tra il 1954 ed il 1959. Nella zona settentrionale del territorio comuna-le furono realizzati: i quartieri nei pressi di via Imperatore Federico, via Cirrincione, viaDon Minzoni, ed il quartieri dello ZEN 1; nell’area nord-occidentale: il quartiere delleRose, nella lottizzazione del verde Terrasi lungo il proseguimento di via Sciuti, il quar-tiere Palagonia, il rione Malaspina, costruito per conto dell’I.N.A. Casa nell’area com-presa tra la ferrovia, piazza Malaspina, vicolo Tramontana ed il parco di villa Isnello, ilquartiere Bonvicino che ha sacrificato il verde di villa Turrisi; ad occidente, i rioniQuattro Camere, tra il convento dei Cappuccini e la Zisa dove scomparve gran partedel tracciato dell’acquedotto della Zisa e ciò che restava della villa cinquecentesca diCarlo d’Aragona duca di Terranova, Villa Tasca e via Pitrè, i rioni Montegrappa e S.Rosalia; a sud il quartiere Sperone, via Oreto, Borgo Ulivia e Bonagia. La costruzionedei nuovi quartieri rendeva necessari nuovi collegamenti viari e fu realizzata un’impor-tante rete stradale di collegamento che contribuì ad innescare una nuova fonte di red-dito fondiario; fu infatti su quelle strade che si sviluppò di lì a poco la speculazione edi-lizia.

Lungo l’asse di via Notarbartolo venne anche decisa l’edificazione, avvenuta proprioin quegli anni (’50-’60), di alcuni assessorati regionali (assessorato Agricoltura eForeste, assessorato alla Sanità, sede dell’ESCAL, Ente siciliano case per lavoratori, poidivenuto Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici). Venne anche realizzato un trattodella circonvallazione tra la via Perpignano e via Principe di Paternò, verso settentrio-ne, e nel 1964 fu raggiunta la via Briuccia.

Al momento della ricostruzione si elaboravano progetti in cui si sviluppavano ideenuove in campo architettonico, secondo le indicazioni progettuali della folta schiera diarchitetti ed ingegneri impegnati nell’attività, Pietro Airoldi, Giuseppe Caronia,Giuseppe Samonà, Vittorio Ziino solo per citarne alcuni, molti dei quali furono docen-ti nella nascente facoltà di Architettura dell’Università palermitana, dove insegnaronoanche importanti teorici e storici dell’architettura, fra cui Edoardo Caracciolo. Il riferi-mento di progettisti e committenti andava sia alle costruzioni d’oltreoceano che aveva-no sperimentato negli anni ’30-’40 nuove tipologie edilizie, fabbricati multipiano ed

Profilo storico della città

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 11: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

organizzazione sistematica della città – la cui eco cominciava a giungere attraverso rivi-ste specializzate e la cinematografia – sia all’architettura razionalista, il cui sviluppo, ini-ziato in Italia durante l’immediato periodo prebellico, cominciava ad essere apprezzatoanche al di fuori della specifica ricerca progettuale.

I concetti di “novità” e di modernità entravano prepotentemente nella prospettivaarchitettonica della città, a volte con scarso rispetto dell’esistente o dell’impatto che lasostituzione creava con il modello precedente. Raramente il patrimonio edilizio esi-stente era tenuto nella giusta considerazione; infatti l’atteggiamento generalizzato ver-so la tutela e la conservazione è un fenomeno piuttosto recente (anni ’80).

Gli interventi abitativi risultarono sempre più estesi e ripetitivi, con volumetrie edaltimetrie favorite dalle rinnovate tecnologie edilizie. In quasi tutti i progetti relativi ainuovi quartieri popolari erano previsti edifici multipiano, seppure inseriti in piani dilottizzazione che lasciavano ampi spazi di contorno e larga visuale attorno alle costru-zioni. Questi edifici, mentre cambiavano il volto del paesaggio urbano, diffondevano ilnuovo modello di condominio moderno.

Intorno alla metà degli anni ’50, in previsione della scadenza del piano di ricostru-zione, fu istituita una commissione per la redazione di un nuovo piano regolatore del-la città che dovette tener conto degli insediamenti di edilizia pubblica e sovvenzionatagià realizzati nel quinquennio precedente e prevedeva l’insediamento di 900.000 abi-tanti. Si preferivano, specie per i piani di lottizzazione ad iniziativa privata, gli edificicon molti piani che in teoria consentivano di lasciare libera una vasta superficie di ter-reno, ma garantivano la realizzazione di numerosi corpi accessori. Ciò si tramutò benpresto in uno sfruttamento intensivo delle aree edificabili, legittimato dall’alta densitàfondiaria prevista dal piano, che per alcune zone raggiungeva i 21 mc./mq., e “nellaconvenienza a demolire e ricostruire i vecchi fabbricati” piuttosto che ripristinarli; inol-tre fu prevista una rete stradale inadeguata alla successiva e rapidissima crescita del traf-fico veicolare e del tutto indifferente ai tracciati stradali già esistenti. Le conseguenzefurono irreversibili sia sul piano della congestione delle aree che per il mantenimentodell’edilizia sviluppatasi nei decenni immediatamente precedenti che non rientravanonei requisiti di tutela previsti dalle leggi allora in vigore.

Il piano regolatore, con le relative varianti, ed il piano di risanamento furono appro-vati dal Consiglio comunale nel novembre del 1959; vennero presentati numerosiricorsi. Nel corso del lunghissimo iter di approvazione del nuovo piano regolatore gene-rale, durato dal 1956 al 1963, furono messi in discussione i terreni di villa Trabia, divilla Ajroldi, di villa Bordonaro alle Croci, ed una vasta area verde limitrofa all’Oreto.Nella versione definitiva del piano, molte ville furono salvate dalla distruzione, ma i ter-reni sui quali si trovavano risultarono in gran parte edificabili. Oggi, buona parte deiparchi che le circondavano sono ridotti ad esigui giardini, ad eccezione del parco di vil-la Trabia e di villa Malfitano. Nell’area nord-occidentale divennero edificabili anche iterreni del fondo Buonvicino, del fondo Guccia (oggi via Campolo), i terreni Cupane(oggi via Leonardo da Vinci), i terreni Cavarretta (rione di via Piemonte e Leopardi), ifondi Scordia e Tramontana, e furono ridimensionati i giardini di villa Pajno e villaCarini Zito. Nell’area delle campagne meridionali sono stati sacrificati i fondi Gaffi e ilbaglio Niscemi per la costruzione del nuovo quartiere di Borgo Ulivia.

Il mercato immobiliare era in forte fermento, incentivato da una classe politica cheaveva favorito l’inurbamento ed accentrato su Palermo le funzioni politiche e ammini-strative della regione, e che non fu del tutto estranea alle speculazioni economiche sulnuovo fenomeno dell’espansione edilizia.

I proprietari dei terreni, dal canto loro, vedevano accrescere con la sostituzione ilvalore immobiliare dei terreni, incrementato ulteriormente dal prestigio della posizio-ne assunta dalla strada.

L’opera di rinnovamento edilizio è stata quasi interamente gestita da gruppi ege-moni di imprenditori che ricercavano il massimo profitto. Quel periodo è tristementericordato come il “sacco di Palermo”.

10 PALERMO. LA CITTÀ RITROVATA

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati

Page 12: PALERMO...Presentazione Palermo si estende su un territorio di 15.833 ettari, su un’ampia baia della costa tirrenica, ai piedi di Monte Pellegrino, circondata dai monti della “Conca

La corsa speculativa all’edificazione della “nuova grande Palermo”, tra gli anni ’60e ’70 del XX secolo, ha prodotto, nei riguardi del patrimonio edilizio cittadino, dannipiù consistenti dei bombardamenti bellici. La smania di modernizzazione ha, infatti,ingoiato una consistente fetta di edifici, costruiti nel cinquantennio immediatamenteprecedente e diventati il modello abitativo della società medio-borghese. Il colpo piùgrave è stato inferto, oltre alle numerose ville storiche dell’agro palermitano, al patri-monio liberty, alle ville ed ai palazzi, realizzati su progetto di illustri architetti lungo iviali ottocenteschi. Molte di queste costruzioni rimanevano al di fuori dalle leggi ditutela allora in vigore; per altre è mancata quella considerazione culturale e quella sen-sibilità al mantenimento che oggi impongono e giustificano il recupero. In qualchecaso, invece, si è trattato di veri e propri attentati al patrimonio, come per villa Deliellain piazza Francesco Crispi, costruita nel 1909 su progetto di Ernesto Basile e demolitanel 1959, o le demolizioni della maggior parte degli edifici di via Libertà (circa il 60percento) e la quasi totale scomparsa delle ville di via Notarbartolo, di cui si salvaronosolo tre edifici su quaranta.

Le imprese costruttrici si avvalevano spesso dell’opera di affermati progettisti, inge-gneri ed architetti, alcuni dei quali basavano la loro attività su una colta formazione esulla ricerca di una pulizia formale che passava attraverso la linearità, la chiarezza, laconcretezza ed il rifiuto di ogni esuberanza; le loro opere, inserite nella rete dell’espan-sione generalizzata e rispondendo alla logica della sovrapposizione indifferenziata deipiani, si mischiano in un tessuto senza qualità architettoniche da cui solo pochi ele-menti emergono per la ricercatezza formale. Alla fine degli anni ’60 il sistema urbanodell’area nord-occidentale della città poteva dirsi ormai consolidato. Nel decennio suc-cessivo è nata un’immagine nuova e diversa della città che ha cancellato, oltre agli edi-fici, gran parte della viabilità delle borgate, rendendo queste ultime quasi dei bubboniscomodi, di intralcio alla libera espansione dei vialoni di piano regolatore e fagocitatedalla nuova edilizia dei condomini. La nuova organizzazione urbana ha anche assorbi-to le stratificazioni storiche del territorio ed ha dato vita ad un disordinato prorompe-re di edifici di discutibile qualità.

Tuttavia già nel dopoguerra, superato l’impegno dei progettisti per la ricostruzio-ne, è stato vivo a Palermo l’interesse per la ricerca architettonica, sia in campo profes-sionale che didattico. La città contemporanea è ricca di immobili di pregio, concentra-ti in prevalenza nei quartieri Ruggero Settimo, Libertà, Sperlinga, nel centro direzio-nale di via De Gasperi e nei nuovi padiglioni universitari di viale delle Scienze, fruttodi attente progettazioni di professionisti colti e impegnati, spesso docenti dell’Ateneopalermitano. A queste opere occorre aggiungere i recenti restauri di insigni monumen-ti, condotti con meticolosa cura dagli Enti preposti, che stanno risollevando il destinodella città, riscoprendone il valore storico ed artistico.

Negli ultimi decenni si è assistito e si assiste ad una nuova fase d’interesse per lacittà; da un lato la maggiore sensibilità per il valore storico e culturale di immobili edambienti urbani ha portato alla riscoperta dei quartieri storici e dei tesori delle borga-te, a volte nascosti, anche da parte di un pubblico il più delle volte disinteressato; dal-l’altra ha accelerato le opere di ripristino e restauro di edifici e comparti che altrimentisarebbero andati perduti. Nel 1989 è stato consegnato al Comune il Piano Particolareggiato esecutivo per il cen-tro storico, approvato nel 1993, che sta consentendo il recupero dei Mandamenti e nel1997 è stato adottato il nuovo Piano Regolatore generale della città, redatto dall’ufficiocomunale del piano regolatore con la consulenza del prof. Pierluigi Cervellati, cheintende frenare la massiccia edificazione del territorio, puntando sulla riqualificazionedel patrimonio edilizio esistente. Con questo obiettivo si muovono oggi le azioni combinate delle amministrazioni pub-bliche che hanno promosso la redazione di piani per la riqualificazione delle borgate edelle coste, di attrezzature, sportive ed alberghiere, e la realizzazione di parchi cittadini,tra cui il parco della Favorita, il parco d’Orleans e il parco dell’Oreto.

Profilo storico della città 11

Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati