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Palazzo Barberini: Il progetto della luce. L’illuminazione della Sala del Cortona, della Sala Ovale, della Sala dei Marmi e della Sala delle Colonne, oltre a quella integrativa per le nuove sale espositive o già esistenti, è stata ideata dall’architetto Adriano Caputo di STUDIOILLUMINA di Roma con lo staff manager Paolo Di Pasquale e dall’equipe Gaetana Cannito, Luca Mosconi, Beatrice Carella a completamento dell’esemplare restauro curato dall’architetto Laura Caterina Cherubini. Il progetto della luce della Sala del Cortona, della Sala Ovale, della Sala dei Marmi e della Sala delle Colonne, oltre a quella integrativa per le nuove sale espositive o già esistenti di Palazzo Barberini, ha preso in esame l’aspetto storico-critico e il senso della luce nell’arte barocca dell’Europa del Seicento. Il segno luminoso nel Barocco crea un’immagine come estrema tensione. La sequenza del ritmo della luce è data non in senso onirico ma è strettamente legata alla realtà. Nella poetica del Barocco il contenuto emerge e si dissolve nell’apparenza. Il realismo inventa il “verosimile” come immaginazione fantastica così corposa da riuscire a produrre una complessità restituita come naturale a suo modo “vero” e forse “possibile”. Nel Seicento si afferma l’autonomia della mente umana che percepisce e coordina un ordine nuovo, a misura delle possibilità umane e perciò di correlazioni imprevedibili. La strada della persuasione (Controriforma) è una continua sfida alla realtà. Nel Barocco il naturalismo è il modo di rendere naturalmente un soggetto o una scena attraverso il dinamismo, il movimento e i forti contrasti chiaroscurali che conferiscono vitalità e forza teatrale alla rappresentazione incrementandone il valore emotivo a scapito di quello contemplativo. L'arte religiosa della Controriforma e quella dell'assolutismo in varie parti d'Europa se ne sono largamente avvalsi; ne hanno fatto ricorso anche i caravaggeschi del Seicento così come Rembrandt, che nella vibrazione della luce ha cercato il mistero in cui è immersa la vita. Ciò a cui mira il naturalismo barocco non è tanto, perciò, la rappresentazione naturale delle cose, ma il produrre nell'osservatore un'illusione di naturalità, quel “verosimile” dove l'illusione diventa realtà visiva e che si traduce in una scenografia decorativa che moltiplica con la capacità dell'occhio di ingannarsi, l'illusione della natura, esprimendo una concezione dell'arte come artificio e come piacevole astuzia. Lo studio della luce nelle sale di Palazzo Barberini ha preso in esame i concetti barocchi forma-luce” e “forma-colore” che erano, peraltro, già al centro del dibattito ai tempi di Caravaggio che ne aveva fatto il punto più rilevante della sua pittura come strumento di evocazione. Si giunge all'idea di un attimo quasi fotografico. Da qui si entra proprio in quell'idea di attimo fuggente che viene catturato dall’opera pittorica e che fatalmente è ancora la chiave della fotografia nel cinema dei nostri tempi. L'originalità della luce barocca consiste nell'uso della luce per affermare la pienezza delle forme e dei volumi, ma anche per drammatizzare i soggetti ritratti. L’analogia dell’espediente barocco della luce radente che illumina da “lume nascosto” (sorgente di luce fuori del campo visivo) è però solo apparente. Una luce radente pensata, per tante opere del Bernini anche scultoree, immaginata per animare le superfici quali la Sala affrescata dal Cortona della volta barberiniana in cui il dipinto al centro della composizione è, insieme, luce e immagine pittorica senza che l’occhio dell’osservatore sia turbato dal contrasto dei toni. La luce, protagonista assoluta nel legame tra segno illusorio del Cortona e lirico del Bernini, proviene dai sei alti finestroni di cui ben quattro sono d’angolo; questa incide in diagonale le due grandi pareti che

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Palazzo Barberini: Il progetto della luce.

L’illuminazione della Sala del Cortona, della Sala Ovale, della Sala dei Marmi e della Sala delle Colonne, oltre a quella integrativa per le nuove sale espositive o già esistenti, è stata ideata dall’architetto Adriano Caputo di STUDIOILLUMINA di Roma con lo staff manager Paolo Di Pasquale e dall’equipe Gaetana Cannito, Luca Mosconi, Beatrice Carella a completamento dell’esemplare restauro curato dall’architetto Laura Caterina Cherubini. Il progetto della luce della Sala del Cortona, della Sala Ovale, della Sala dei Marmi e della Sala delle Colonne, oltre a quella integrativa per le nuove sale espositive o già esistenti di Palazzo Barberini, ha preso in esame l’aspetto storico-critico e il senso della luce nell’arte barocca dell’Europa del Seicento. Il segno luminoso nel Barocco crea un’immagine come estrema tensione. La sequenza del ritmo della luce è data non in senso onirico ma è strettamente legata alla realtà. Nella poetica del Barocco il contenuto emerge e si dissolve nell’apparenza. Il realismo inventa il “verosimile” come immaginazione fantastica così corposa da riuscire a produrre una complessità restituita come naturale a suo modo “vero” e forse “possibile”. Nel Seicento si afferma l’autonomia della mente umana che percepisce e coordina un ordine nuovo, a misura delle possibilità umane e perciò di correlazioni imprevedibili. La strada della persuasione (Controriforma) è una continua sfida alla realtà. Nel Barocco il naturalismo è il modo di rendere naturalmente un soggetto o una scena attraverso il dinamismo, il movimento e i forti contrasti chiaroscurali che conferiscono vitalità e forza teatrale alla rappresentazione incrementandone il valore emotivo a scapito di quello contemplativo. L'arte religiosa della Controriforma e quella dell'assolutismo in varie parti d'Europa se ne sono largamente avvalsi; ne hanno fatto ricorso anche i caravaggeschi del Seicento così come Rembrandt, che nella vibrazione della luce ha cercato il mistero in cui è immersa la vita. Ciò a cui mira il naturalismo barocco non è tanto, perciò, la rappresentazione naturale delle cose, ma il produrre nell'osservatore un'illusione di naturalità, quel “verosimile” dove l'illusione diventa realtà visiva e che si traduce in una scenografia decorativa che moltiplica con la capacità dell'occhio di ingannarsi, l'illusione della natura, esprimendo una concezione dell'arte come artificio e come piacevole astuzia. Lo studio della luce nelle sale di Palazzo Barberini ha preso in esame i concetti barocchi “forma-luce” e “forma-colore” che erano, peraltro, già al centro del dibattito ai tempi di Caravaggio che ne aveva fatto il punto più rilevante della sua pittura come strumento di evocazione. Si giunge all'idea di un attimo quasi fotografico. Da qui si entra proprio in quell'idea di attimo fuggente che viene catturato dall’opera pittorica e che fatalmente è ancora la chiave della fotografia nel cinema dei nostri tempi. L'originalità della luce barocca consiste nell'uso della luce per affermare la pienezza delle forme e dei volumi, ma anche per drammatizzare i soggetti ritratti. L’analogia dell’espediente barocco della luce radente che illumina da “lume nascosto” (sorgente di luce fuori del campo visivo) è però solo apparente. Una luce radente pensata, per tante opere del Bernini anche scultoree, immaginata per animare le superfici quali la Sala affrescata dal Cortona della volta barberiniana in cui il dipinto al centro della composizione è, insieme, luce e immagine pittorica senza che l’occhio dell’osservatore sia turbato dal contrasto dei toni. La luce, protagonista assoluta nel legame tra segno illusorio del Cortona e lirico del Bernini, proviene dai sei alti finestroni di cui ben quattro sono d’angolo; questa incide in diagonale le due grandi pareti che

diventano conduttori luminosi e che per un sapiente gioco di riflessioni indirette, da corpo e “luce propria” all’affresco cortoniano. Nella Sala dei Marmi (o delle Statue) già sede di rappresentazioni teatrali, quale la prima eseguita per il Carnevale del 1632 con il Sant’Alessio in cui le scene dovevano essere dello stesso Cortona, grande attenzione è stata data alla caratterizzazione acustica delle strutture e delle superfici degli elementi presenti, poiché l'effetto di assorbimento e diffusione del suono di queste componenti architettoniche sono un aspetto intrinsecamente legato alla provenienza della luce naturale che piove dall’alto di due finestroni che favorisce una illuminazione indiretta diffusa ed omogenea all’interno della sala. Questa luce dall’alto è in funzione di creare uno spazio come un invaso reso consistente da una luminosità diffusa, e gela in solo colpo le zone d’ombra generate dagli elementi utili all’acustica. Nella Sala Ovale il binomio Bernini-Borromini modella lo spazio con concretezza stupefacente, dove convivono il virtuosismo tecnico ed il tipico modellato vibrato delle membrature architettoniche tratte dalla tradizione ellenistico-romana. Mentre la sorgente luminosa resta nascosta, perché intrinseca all’immagine e solo apparentemente esterna, le pareti ricurve si metamorfizzano in superfici emittenti e trasformando quindi quello che in natura è solo riflettente in radiante. L’eccezionalità sta nella capacità di trasformare la materia in luce in una sorta di infusione spazio-temporale fortemente dinamico. Il contrasto tra i due tipi di luce produce una fortissima tensione, un effetto architettonico di altissima qualità. Il progetto della luce si struttura in veri e propri “effetti” o “artifici”, come per esempio quello all’interno di una scena diurna: qui, un fascio di luce solare pittorica proietta con intensità e brillantezza una croce e i suoi tagli su una superficie muraria; oppure, la proiezione di un lucernaio in un locale scuro crea un quadrato luminoso nella penombra. Questo non esclude l’uso complementare di luci secondarie provenienti da altrove. Gli esempi si possono sommariamente classificare in due categorie: effetti naturalisti ed effetti estetizzanti che risultano generalmente da un livello luminoso più alto del livello medio generale di illuminazione prescelto. Questo permette una frattura nella monotonia delle superfici e giustifica il suo impiego. L’effetto estetizzante è l’integrazione arbitraria d’un piano di illuminazione parziale di superfici e di forme variabili nell’insieme di una composizione visiva. Gli effetti veristi ed estetizzanti possono, in certi casi, coniugarsi l’uno apportando il naturalismo e l’altro il sublime. Il risultato di tale concorso è la poetica della luce. L’illuminazione artificiale è stata quindi concepita come la sintesi del realismo barocco e della poetica del “verosimile”, tra effetti luminosi estetizzanti generati da tecnologia a Led che ne esalta la luce propria, ed effetti naturalistici dove proiettori speciali traspongono una poetica mistica e trascendentale attraverso l’uso sorgenti di luce fuori del campo visivo provenienti dall’esterno dei finestroni posti ad oriente e che radono in diagonale le pareti che si metamorfizzano in conduttori luminosi, nel continuo gioco delle pressioni esterno-interno.