«Palavras que te quero confiar»: itinerari della ... · di Eugenio de Andrade Emma Scoles...

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CRITICÓN, 87-88-89, 2003, pp. 799-813. «Palavras que te quero confiar»: itinerari della riflessione metapoetica di Eugenio de Andrade Emma Scoles Université di Roma «La Sapienza» No prato da balança um verso basta para pesar no outro a minba vida. II distico che apre la raccolta Oficio de paciencia condensa emblemáticamente la commistione tra vita e poesía che percorre, in Eugenio de Andrade, sia il dettato poético che la consapevolezza teórica dell'esercizio creativo. Tale consapevolezza è cosi lucida e radicata nella coscienza del poeta che, oltre a esplicitarsi in dichiarazioni, interviste o brevi saggi, tracima molto spesso negli stessi versi. Una fitta rete di richiami metapoetici sembra percorrere attraverso tutte le sue raccolte una traiettoria che qui tenteremo di inseguiré. Anche se, ovviamente, il percorso non è lineare e i motivi variamente si intrecciano, mi sembra di poter individuare un arco idéale tra due poli: queüo legato all'ispirazione di un mondo quasi primigenio e quello connesso al 'mestiere' della scrittura come compito 'necessario' che implica una rigorosa ricerca. L'affiorare di un mondo originario è segnato dalla costante presenza della madre, amatissima, che porta con sé la purezza incantata dei ricordi infantili, le note di un canto assorbito come nutrimento, le vive immagini di un paesaggio rurale abbacinato di luce, di bianca calce, di sole a picco, di sabbia chiara. La figura materna si innesta nella concezione della poesía di E. de Andrade non tanto come fonte di ispirazione, quanto come sostanza originaria del suo canto. Esplicita in questo senso la riflessione del poeta in un'intervista raccolta in Rosto precario, in cui è proprio il canto della madre ad essere indicato come fonte primaria della sua poesia: «As vezes, minha màe sentava-se

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CRITICÓN, 87-88-89, 2003, pp. 799-813.

«Palavras que te quero confiar»:itinerari della riflessione metapoetica

di Eugenio de Andrade

Emma ScolesUniversité di Roma «La Sapienza»

No prato da balança um verso bastapara pesar no outro a minba vida.

II distico che apre la raccolta Oficio de paciencia condensa emblemáticamente lacommistione tra vita e poesía che percorre, in Eugenio de Andrade, sia il dettato poéticoche la consapevolezza teórica dell'esercizio creativo. Tale consapevolezza è cosi lucida eradicata nella coscienza del poeta che, oltre a esplicitarsi in dichiarazioni, interviste obrevi saggi, tracima molto spesso negli stessi versi. Una fitta rete di richiami metapoeticisembra percorrere attraverso tutte le sue raccolte una traiettoria che qui tenteremo diinseguiré. Anche se, ovviamente, il percorso non è lineare e i motivi variamente siintrecciano, mi sembra di poter individuare un arco idéale tra due poli: queüo legatoall'ispirazione di un mondo quasi primigenio e quello connesso al 'mestiere' dellascrittura come compito 'necessario' che implica una rigorosa ricerca.

L'affiorare di un mondo originario è segnato dalla costante presenza della madre,amatissima, che porta con sé la purezza incantata dei ricordi infantili, le note di uncanto assorbito come nutrimento, le vive immagini di un paesaggio rurale abbacinato diluce, di bianca calce, di sole a picco, di sabbia chiara. La figura materna si innesta nellaconcezione della poesía di E. de Andrade non tanto come fonte di ispirazione, quantocome sostanza originaria del suo canto. Esplicita in questo senso la riflessione del poetain un'intervista raccolta in Rosto precario, in cui è proprio il canto della madre adessere indicato come fonte primaria della sua poesia: «As vezes, minha màe sentava-se

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no balcâo e cantava. Cantava um desses romances de que eu entendía melhor o ritmodo que as palavras. [...] E foram esses ritmos, essas palavras de misterioso significadoque me cativaram e passaram aos meus versos»1.

Altrove la connessione coinvolge, oltre alia madre, anche i luoghi dell'infanzia: «Aminha relaçâo com as terras baixas e interiores da Beira é materna, quero eu dizer:poética»2. In effetti, il dettato poético delle prime raccolte è percorso da motiviricorrenti legati alla fisicità del paesaggio nativo. Richiami che si condensano anche inun discorso metapoetico:

Assim eu queria o poema:fremente de luz, áspero de terra,rumoroso de aguas e de vento3.

Questo triangolo madre-terra-poesia innesta un'altra idea cardine della poética, ecioè quella del percorso di risalita, attraverso l'ispirazione, alie fonti originariedelPessere4.

Come osserva Miguel Casado, la tensione verso un mondo originario e primordialenon si traduce pero in un linguaggio simbólico: «al escueto repertorio de las palabras ylas cosas que se nombran no se llega por un proceso de simbolización, sino más bien através de un descubrimiento de lo qué sea lo elemental»5.

Quest'assenza di simbolizzazione e la tensione verso Pessenziale si manifestanostilisticamente in una ricerca della «parola esatta», tersa, in un verso asciutto e alcontempo denso, in una «architettura chiara e nuda», in un'ostinata aspirazione allatrasparenza:

Da luz a difícil transparenciae o rigor6.

La trasparenza è del resto una parola-chiave non solo nei versi ma anche in alcunedichiarazioni di poética di E. de Andrade: «Procurei [...] que, de livro em livro, a visâofosse alargando e a expressâo desse olhar fosse cada vez mais transparente. Atransparencia tem sido o meu demonio»7. Questo demone che incalza la scritturatravalica l'obiettivo fórmale e assurge a occasione di conoscenza: «Todos os meus

1 Rosto Precario (1979), in Poesía e prosa, II, p. 282.2Ivi , p. 281.3 «Frutos», in Ostinato rigore (1964), in Poesía e prosa, I, p. 110. Qui, e d'ora in avanti, i versi citati

sonó desunti dalle opere complete pubblicate nel 1990 (Poesía e prosa], a cui il numero della pagina siriferisce. I versi citati dalle raccolte successive a tale data saranno, ovviamente, desunti dalle singólepubblicazioni.

4 In un altro passo di Rosto precario Andrade, rivolto ai poeti della giovane generazione, li esorta a«remontar as fontes do ser. Porque a poesía é a perpetua procura dessas aguas» (p. 297). Sempre sulla poesiacome risalita alie primígenic sorgenti dell'essere, si leggano inoltre i versi di «Aproxima a boca» e di«Escrevo», ricordati alie pp. 811 e 812 di questo breve saggio.

5Cfr. Casado, 2001, p. 31.6 «Cácela», in Escrita da terra (1974), p. 371.7 Cfr. «Eugenio de Andrade. Entrevista com Manuel Herminio Monteiro», p. 71.

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versos sâo um apaixonado desejo de ver claro, mesmo nos labirintos da propria noire.O amor da transparencia é a minha fraqueza, mas a minha força também»8.

Discende da questa consapevole ricerca di trasparenza un altro cardine délia suapoética: la brevitas, sia nella composizione délie poésie, sia nell'approntamento delleraccolte. «A minha obra é das mais breves entre os meus contemporáneos. [...] Épreciso dizer que, nos voluminhos referidos, o que é dominante é a brancura do papel.Ou o silencio, se preferir»9. Il processo si affina nel tempo, almeno nelle intenzioni,depurata la parola da ogni sortilegio ornaméntale, rinnegata la seduzione per il «fuocod'artificio»io.

La limpidezza e il nitore del dettato poético di E. de Andrade, come abbiamo vistoconsapevolmente inseguiti, hanno ingenerato, a mió giudizio, un qualchefraintendimento nella letteratura critica; i suoi versi sono stati infatti avvicinati allapoesía pura, con un misconoscimento della tensione appassionata che sotterraneamenteH percorre. La limpidezza e il nitore si discostano infatti dal concetto vulgato di'purezza' in quanto sostanziati da un contatto vivo e intenso con gli elementi del reale:

O pureza apaixonadamente minha:terra toda ñas minhas mâos acesa11.

A conferma che è radicata nella forma pura una sostanza di tensione appassionata,legata ai già ricordati motivi cardine del suo canto, riporto qui le parole dello stessoAndrade: «A pureza, de que tanto se tem falado a propósito da minha poesia, ésimplesmente paixâo, paixâo pelas coisas da terra, na sua forma ardente e ainda naoconsumada»12. E spesso anche le mani, rappresentazione emblemática della scritturapoética, sonó raffigúrate come accese, ardenti:

Habito onde o ar dóias próprias ma

Viver de mâos acesas nâo é fácil14.

as próprias mâos acesas13.

e ancora:

As mâos acesas — altas, altas15.

8 Rosto precario, p. 293.9 «Eugenio de Andrade. Entrevista com Manuel Herminio Monteiro», p. 71.!" Un peso significativo ha in questo senso Pattrazione per la poesia orientale: «Há urna brevidade, urna

contensâo, uma densidade no haiku que passou à minha poesia» (Rosto precario, p. 340).1J «Eros Thanatos», in Ostinato rigore, p. 114.12 Rosto precario, p. 288.13 «Sílaba a sílaba», in V'espera da agua (1973), p. 155.14 XVIII, in Branco no branco (1984), p. 257.1 5 «Perto do mar», in O outro nome da terra (1988), p. 329.

8 0 2 EMMA SCOLES Criticón, 87-88-89,2003

Le mani sono veicolo di un canto che anch'esso si sostanzia di ardore. Ardor, chamae ¡urne sono infatti parole che accompagnano spesso i lemmi più ricorrenti delmetalinguaggio poético {canto, cançâo, cantar)^6.

«Cançâo breve, chama pura», recita un verso di «Variaçôes em tom menor»17. Ealtrove, in un'invocazione rivolta alla sostanza più pura del suo canto, il poetaconclude: «Canta, delira, arde»18. Marguerite Yourcenar accosta la poesía di Andradealia música di Bach, con un'espressione, riportata in una deüe interviste di Rostoprecario, che puô rappresentare una sintesi felice della crasi di trasparenza, nitore ebrevitas con la "passione": «Limpidez no ardor»19.

Come si è accennato in apertura, un altro asse portante del linguaggio metapoeticodi E. de Andrade è quello dell'arte della scrittura intesa come oficio. Il testo poético èconcepito come frutto di un lavorio incessante che rifiuta la spontanéité dell'ispirazione.Il poeta, secondo la visione di Andrade, attinge al suo rigore espressivo con l'umiltà e lapazienza di un artigiano. Significativamente, i titoli di due raccolte sintetizzano, atrent'anni di distanza l'una dall'altra, questo aspetto fondante della sua poética:Ostinato rigore (1964) e Oficio de paciencia (1994). Ma di questo impegno nellaricerca, di questo lavorio talvolta faticoso, la poesia non deve recare traccia: quanto piùoperoso il lavoro di selezione e di lima, tanto più lieve e trasparente il segno sullapagina bianca. Tale radicato convincimento emerge in forma esplicita e consapevolenelle parole di due interviste anch'esse molto distanziate nel tempo:

Concebo a palavra poética como um empenho de todo o ser. [...] O que sei é que nao me dáalegría fazê-lo (e sublinho este fazer, pois o poema tem sempre qualquer coisa de artesanal),porque a sua «espontaneidade» foi quase sempre táo dolorosamente conquistada que por fimacaba por me repugnar20.

E ancora:

O poema é um trabalho de possesso. A luta pode durar dias e dias, mas o resultado tem queparecer natural, sem sinais do esforço feito, em estado de graça. Como vê, estou a repetir quenao sou um poeta inspirado, e que o poema, no acto de fazê-lo, nâo me dá qualquer alegría21.

Questa stessa idea di una ricerca laboriosa che accompagna la scrittura affiora anchenelle liriche. Un componimento di Obscuro dominio recita:

Recomeço,pedra sobre pedra,a juntar palavras22.

1 6 L'identificazione della poesia con il canto prevale nettamente nelle prime raccolte. In seguito iriferimenti al fare poético utilizzano piuttosto elementi del linguaggio, come palavra, sílaba, vogais, etc.

1 7 Mar de setembro (1961), p. 93.1 8 «Introduçâo ao canto», in Coracào do dia (1958), p. 75.1 9 Rosto precario, p. 344.2 0 Rosto precario, p. 334.2 1 «Eugenio de Andrade. Entrevista com Manuel Herminio Monteiro», p . 74.

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Se talora, come nei versi appena citati, è dato rilievo esplicito alla pratica artigianaledi costruzione délia poesia, altrove, molto più spesso, è il lemma palavra che emerge inmodo emblemático a testimonianza di tale ricerca. Progressivamente, nel tempo, lapalavra si frantuma in sílabas, che si propongono sempre più frequentemente corne unpunto focale sull'orizzonte del fare poético:

Toda a manhâ procurei urna sílaba.É pouca coisa, é certo: uma vogal,uma consoante, quase nada.Mas faz-me falta. Só eu seia falta que me faz.Por isso a procurava com obstinaçào23.

Un'analisi più approfondita délie occorrenze di sílaba mette in luce che il termine èusato talora in senso traslato per designare gli elementi del reale, che nel loro accostarsisono assimilati al comporsi délia parola. È corne se la realtà stessa fosse sostanziata dallinguaggio poético. Concetto, questo, che si esprime con estrema sintesi in un verso diBranco no branco: «O real é a palavra»24.

Anche sul versante délia poética delV oficio ricorre spesso la mano, che abbiamo giàosservato corne rappresentazione emblemática délia creatività e che assume ora in modopiù esplicito la funzione di veicolo físico délia scrittura. Su questa linea, ad esetnpio, uncomponimento di Oficio de paciencia, in cui la mano che scrive i versi è cosï descritta:

Sempre trabalhou mais que sua irmâ [...]A si coube semprea tarefa mais dura: semear, colher,coser, esfregar. Mas tambémacariciar, é certo. A exigencia,o rigor, acabaram poc fatigá-la25.

L'esercizio rigoroso délia mano che scrive è dunque accostato alla dura faticadell'attività contadina, in una metáfora che altrove si addensa con forza icástica inun'unica immagine: «A mâo escreve sobre a terra»26.

Nel susseguirsi délie raccolte si ravvisa poi, sempre a proposito délierappresentazioni délia mano, una sorta di increscente stanchezza che dà la misura diuna difficoltà nell'attingere alla parola poética:

Agora a mâo; que nao sabe voat;nem sequer convertera pedra em nascente; màocheia de nada27

2 2 «O oficio», in Obscuro dominio (1971), p. 121.2 3 «A sílaba», in Oficio de paciencia (1994), p. 46.2 4 V, in Branco no branco, p. 251.2 5 «Os trabalhos da mâo», in Oficio de paciencia, p. 37.2 6 XLVI, in Branco no branco, p. 271.2 7 XLVII, in Branco no branco, p. 271.

8 0 4 EMMA SCOLES Criticón, 87-88-89,2003

Começo a dar-me conta: a mâoque escreve os versosenvelheceu28.

se as mâos pudessem (as tuas,as minhas) rasgar o nevoeiro,entrar na luz a prumo29.

In questa parábola, in certa misura involutiva, al motivo della mano si accostaspesso, di nuovo, quello della palavra, che, in alcuni momenti della produzione piùrecente, sembra sfuggire al lavorio di ricerca insistentemente e pazientementeperseguito. In una sorta di autonomía data dalla personificazione, le parole non"obbediscono" più al richiamo del poeta:

[...] mas agoraestào ariscas, escapam-se por entreas mâos, arreganham os dentésse tentó reté-las30.

La difficoltà e la stanchezza che affiorano qua e là nel discorso metapoetico delleultime raccolte si innestano nel tema più ampio del trascorreré del tempo, delprogredire della vecchiaia e della vicinanza della morte. Una sorta di alone cupo sembra«ostruire il cammino della trasparenza»31 e insidiare il momento creativo, minacciandodi ridurre l'esercizio poético quasi a un prodotto residuale:

esta [a poesia] que me chega um pouco jáfora do tempo,deixou de ser a sumarenta alegríado sol sobre a boca32.

Para dar tenho ainda quatro pedrasde cal, quatro punhadosde nevé, quatro rosasroubadas à espuma das vogais.Tive noutro tempo um lódaoà porta, nele cantavamas estacôes e as aves33.

2^ «Os trabalhosda mâo», in Oficio de paciencia, p. 37.2 9 «Na luz a prumo», in Os suícos da sede (Los surcos de la sed) (2001), p. 90. Purtroppo mi vedo

costretta a citare dall'edizione spagnola, bilingue, pubblicata contemporáneamente a quella portoghese, perbanali difficoltà a reperire quest'ultima.

3 0 «Agora as palavras», O sal da língua (1996), p. 35.31 Cfr. «Cavatina», in Véspero da agua, p. 176.3 2 «Prato de figos», in Rente ao dizer (1992), p . 58.3 3 «Para dar», in O sal da língua, p. 48.

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«Escrevo já com a noite em casa» recita un verso dell'ultima raccolta di E. deAndrade. Ma anche da questa notte oscura dell'ispirazione affiorano bagliori dirinnovata tensione espressiva. E la luce del momento creativo si raccorda allora adalcuni dei motivi che abbiamo enucleato corne fondanti délia sua poesía e délia suapoética: il rapporto vivificante con la "terra", la risalita alla "sorgente", la "fiamma"come sostanza del canto. Emergono cosi insistenti tracce di una volontà di recupero delrapporto privilegiato con la parola poética:

Aproxima a boca da nascente [...].Com a boca, com os olhos,com os dedosprocura tocar a terra cheiado teu coraçâo.Outra vez34.

Escuta, escuta: tenho aindaurna coisa a dizer. [...]Sào très, quatro palavras, poucomais. Palavras que te quero confiar.Para que nao se extinga o seu lume,o seu lume breve35.

Escrevo para subiras fontes.E voltar a nascer36.

Questa incursione nella poética di Andrade obbedisce necessariamente a un criteriodi sintesi; la fitta rete di richiami metapoetici variamente intrecciati avrebbe meritatouna riflessione piu distesa e approfondita. Si è quindi privilegiata l'analisi degli spuntipiù rilevanti, dei motivi più ricorrenti, dei lemmi piu significativi. Spunti, motivi elemmi che si addensano in modo éloquente nelle parole dello stesso poeta che quiriporto in conclusione:

As palavras sao o oficio do poeta [...]. Quanto a mim, gosto das palavras que sabem a terra, aagua, aos frutos de fogo do verâo, aos barcos no vento; gosto das palavras lisas como seixos,rugosas como pao de centeio. Palavras que cheiram a feno e a poeira, a barro e a limào, aresina e a sol. [...] Foi com essas palavras que fiz os poemas. Palavras rumorosas de sangue,colhidas no espaço luminoso da infancia, quando o tempo era cheio, redondo, cintilante. Aspalavras necessárias para conservar ainda os olhos abertos ao mar, ao céu, as dunas, semvergonha, como se os merecesse, e a inocencia pudesse de quando em quando habitar os meusdias. As palavras sâo a nossa salvaçâo37.

A corredo delle mié riflessioni sulla coscienza metapoetica di Eugenio de Andradepropongo questa breve antologia di testi.

3 4 «Aproxima a boca», in O sal da língua, p. 11.3 5 «O sal da língua», in O sal da língua, p. 60.36 «Escrevo», ¡n Os sulcos da sede, p. 60.3 7 Rosto precario, p. 294.

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ANTOLOGÍA DI TESTI

Conselho Consiglio

Sé paciente; espera Sii paziente; aspettaque a palavra amadureça che la parola maturie se desprenda como um fruto e si stacchi come un fruttoao passar o vento que a mereça. al passaggio del vento che la meriti.

(Os amantes sem dinheiro, 1950, p. 37)

Metamorfoses da palavra Metamorfosi della parola

A palavra nasceu: La parola nasce:nos labios cintila. sulle labbra scintilla.

Caricia ou aroma, Carezza o fragranza,mal pousa nos dedos. sfiora appena le dita.

De ramo em ramo voa, Di ramo in ramo vola,na luz se derrama. si spande nella luce.

A morte nâo existe: La morte non esiste:

tudo é canto ou chama. tuno è canto o fiamma.

(Atéamanhâ, 1956, p. 65)

Introduçâo ao canto Introduzione al canto

Ergue-te de mim, Sorgi da me,

substancia pura do meu canto. sostanza pura del mió canto.Luz terrestre, fragrancia. Luce terrena, fragranza.Ergue-te de mim, jasmim. Sorgi, gelsomino.Ergue-te, e aquece Sorgi, e riscaldaa cal e a pedra, la calce e la pietra,as mâos e a alma. l'anima e le mani.Inunda, reina, amanhece. Inonda, régna, irradia.

Ao menos tu sé ave, Almeno tu sii voló,primavera excessiva. primavera eccessiva.Ergue-te de mim: Sorgi da me:canta, delira, arde. canta, ardi, delira.

(Coraçâo do dia, 1958, p. 75)

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Os frutos I frutti

Assim eu quería o poema:fremente de luz, áspero de terra,rumoroso de aguas e de vento.

Cosí vorrei la poesia:fremente di luce, ruvida di terra,mormorante d'acque e di vento.

O oficio

(Ostinato rigore, 1964, p. 110)

II mestiere

Recomeço.Nâo tenho outro oficio.

Entre o polen subtile o bolor da palha,recomeço.

Com a noite de perfila medir-me cada passo,

Ricomincio.Non ho altro mestiere.

Fra il polline impalpabilee la muffa délia paglia,ricomincio.

Con il profilo délia notteche mi misura ogni passo,

recomeço,pedra sobre pedra,a juntar palavras,

quero eu dizer:ranho baba merda.

ricomincio,pietra su pietra,a mettere insieme parole,

io voglio dire:ragno bava merda.

(Obscuro dominio, 1971, p. 121)

Trabalho com a frágil e amargamateria do are sei uma cançâo para engañar a morte —assim errando vou a caminho do mar.

Lavoro con Tamara e fragilemateria dell'ariae conosco una canzoneper ingannare la morte —cosí vagando vado verso il mare.

(O peso da sombra, 1982, p. 235)

Quando o ser da luz foro ser da palavra,no seu centro ardere subir com a chama(ou baixar à agua),entâo estarei em casa.

Quando l'essere della luce saràl'essere della parola,arderé nel suo centroe salire con la fiamma(o scendere verso l'acqua),allora sarô a casa.

(Contra a obscuridade, p. 284)

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Pedras

A pele rugosa daquela mâo aínda a sinto naminha. Era pedreiro, como eu — haveránome mais certo para o meu oficio? O velhonâo suspeitava que seria um dia como ele:paciente, afável, sonhador, trabalhando desol a sol. Apenas com menos talento.Também os materiais fazem algumadiferença — as palavras, da pedra nâoguardam o peso, herdam apenas a cor. Asminhas, têm as vezes a brancura lisa dosseixos, mas outras, a noite parecía ter nelasencontrado refugio. Sâo as mais secretas,com elas poderia fazer-se urna coroa derelámpagos. No entanto, eu prefiro aquelascom que se disfarça a ternura, tenuementeveladas pela luz do crepúsculo, com rarosbrilhos casuais. Exactamente o que o velhopedia à pedra.

Piètre

La pelle rugosa di quella mano la sentóancora nella mia. Era muratore, come me —c'è forse un nome più giusto per il miómestiere? Il vecchio non sospettava che ungiorno sarei stato come lui: paziente, affabile,sognatore, al lavoro dall'alba al tramonto.Soltanto, con meno talento. Anche i materialifanno un po' la differenza — le parole, dellapietra non conservano il peso, ne mantengonosolo il colore. Le mie hanno talora il biancoreliscio dei ciottoli, ma in alcune sembra che lanotte abbia trovato rifugio. Sono le piùsegrete, con loro si potrebbe intrecciare unacorona di lampi. Tuttavia, io preferisco quellecon cui si dissimula la tenerezza, veíatetenuemente dalla luce del crepúsculo, con raribagliori casuali. Esattamente quello che ilvecchio chiedeva alia pietra.

(Vertentes do olhar, 1988, p. 295)

Língua dos versos

Língua;língua da fala;língua recebida labioa labio; beijoou sílaba;clara, leve, limpa;línguada agua, da terra, da cal;materna casa da alegríae da mágoa;dança do sol e do sal;língua em que escrevo;ou antes: calo.

La lingua dei versi

Lingua;lingua delle parole;lingua ricevutasulle labbra; bacioo sillaba;chiara, nítida, lieve;lingua dell'argilla,dell'acqua, della calce;materna casa dell'allegriae del dolore;danza del sole e del sale;lingua in cui scrivo;o meglío: taccio.

{Rente ao dizer, 1992, p. 13)38

38 Fornisco il testo portoghese di questa poesia da: E. de Andrade, «As maternas aguas da memoria», p.31. Sonó infatti convinta che la variante dell'ultimo verso «ou antes: falo», che figura in Rente ao dizer, síaun errore di banalizzazione del tipógrafo.

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A arte dos versos

Toda a ciencia está aqui,na maneira como esta mulherdos arredores de Cantào,ou dos campos de Alpedrinha,rega quatro ou cinco leirasde couves: mâo certeiracom a agua,intimidade com a terra,empenho do coraçâo.Assim se faz o poema.

L'arte dei versi

Tutto il sapere è qui,nel modo in cui questa donnadei dintorni di Cantâo,o dei campi di Alpedrinha,innaffia quattro o cinquesolchi di cavoli: mano sicuracon l'acqua,intimità con la terra,impegno del cuore.Cosí si fa la poesia.

Prato de figos

{Rente ao dizer, p. 15)

Piatto di fichi

Também a poesia é filhada necessidade —esta que me chega uni pouco jáfora do tempo,deixou de ser a sumarenta alegríado sol sobre a boca;esta, perdida a húmidae nacarada pele adolescente,mais parece um desses figossecos ao sol de muitos diasque no invernó sempre se encontrampostos num pratopara comeres junto ao fogo.

Anche la poesia è figliadélia nécessita —questa che mi raggiunge ormai un po'fuori tempo,non è più la succosa allegriadel sole sulla bocea;perduta l'umidae rosata pelle adolescente,sembra piuttosto uno di quei fichiseccati al sole di lunghe giornateche sempre si trovano, d'inverno,sopra un piatto,da mangiare accanto al fuoeo.

(Rente ao dizer, p. 58)

Teoría do verso

De rojo, nao há poesia;nao há versopor mais rasteiroque nâo aspire ao alto: estrelaou farol iluminando o serda palavra.Assim o sapo:no vagaroso e inocentee desmedido olhar do sapoas aguas sao de vidro.

Teoría del verso

Rasoterra, non c'è poesia;non c'è versoper quanto striscianteche non aspiri all'alto: Stellao fanale che illumina l'esseredella parola.Cosí il rospo:nell'innocente e lentoe smisurato sguardo del rospole acque sonó di vetro.

{Oficio de paciencia, 1994, p. 28)

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Os trabalhos da mâo

Começo a dar-me conta: a mâoque escreve os versosenvelheceu. Deixou de amar as areiasdas dunas, as tardes de chuvamiúda, o orvalho matinaldos cardos. Préfère agora as sílabasda sua afliçào.Sempre trabalhou mais que sua irmà,um pouco mimada, um poucopreguiçosa, mais bonita.A si coube semprea tarefa mais dura: semear, colher,coser, esfregar. Mas tambenacariciar, é certo. A exigencia,o rigor, acabaram por fatigá-la.O fim nao pode tardar: oxalátenha em conta a sua nobreza.

II lavoro della mano

Comincio a rendermi contó: la manoche scrive i versiè invecchiata. Ha cessato di amare la sabbiadélie dune, i pomeriggi di pioggiasottile, la rugiada mattutinadei cardi. Ora preferisce le sillabedella sua angoscia.Ha sempre lavorato più deJla soreUa,un po' viziata, un po'pigra, più bella.A lei è toccato sempreil compito più duro: seminare, raccogliere,cucire, strofinare. Ma ancheaccarezzare, certo. L'esigenza,il rigore, hanno finito per stancarla.La fine non puô tardare: speriamotenga contó della sua nobiltà.

{Oficio de paciencia, p. 37)

A sílaba

Toda a manhâ procurei urna sílaba.É pouca coisa, é certo: urna vogal,urna consoante, quase nada.Mas faz-me falta. Só eu seia falta que me faz.Por isso a procurava com obstinaçâo.Só ela me podia defenderdo frió de Janeiro, da estiagemdo verâo. Urna sílaba.Urna única sílaba.A salvaçâo.

La sillaba

Tutta la mattina ho cercato una sillaba.È poco, certamente: una vocale,una consonante, quasi nulla.Eppure ne ho bisogno. lo solo soquanto ne ho bisogno.Perciô la cercavo con ostinazione.Lei sola mi poteva difenderedal gelo di gennaio, dall'arsuradell'estate. Una sillaba.Un'unica sillaba.La salvezza.

(Oficio de paciencia, p. 46)

Oiço sobre as palavras

Oiço sobre as palavras cair a chuva.Grossa como sementes de cal.A terra abre-lhe o ventretriste, quase deserto.Cai sobre as minúsculas sílabasacesas ñas clareirasdo sonó.Sobre as palavras que ñas mâos aquecia chuva cai, a chuva, a chuva inteira.

Odo sulle parole

Odo sulle parole cadere la pioggia.Grossa come semi di calce.La terra le âpre il suo ventretriste, quasi deserto.Cade sulle minuscole sillabeinfiammate nelle raduredel sonno.Sulle parole che ho scaldato nelle manila pioggia cade, la pioggia, la pioggia intera.

(Oficio de paciencia, p. 53)

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Aproxima a boca

Aproxima a boca da nascente:nâo te importesse for silencio sóo que te chega aos ouvidos:é músicaainda. Tenta urna vez maislevantar a mâo até ao bafoda primeira estrela,a pupila atentaao rumor de cada sílaba:nâo tens outro pais, nâo tensoutro céu.Com a boca, com os olhos,com os dedosprocura tocar a terra cheiado teu coraçâo.Outra vez.

Avvicina la bocea

Avvicina la bocea alla sorgente:poco importase soltanto silenziogiungerà aile tue orecchie:è pur sempre música.Tenta ancora una voltadi sollevare la manofino all'alito délia prima Stella,la pupilla attentaal mormorio di ogni sillaba:non hai altro paese, non haialtro cielo.Con la bocea, con gli occhi,con le ditacerca di toccare la terra colmadel tuo cuore.Ancora una volta.

(O sal da língua, 1995, p. 11)

Agora as palavras

Obedecem-me agora muito menos,as palavras. A propósitode nada resmungam, nâo fazemcaso do que lhes digo,nâo respeitam a minha idade.Provavelmente fartaram-se da rédea,nâo me perdoama mâo rigorosa, a indiferençapelo fogo-de-artifício.Eu gosto délas, nunca tive outrapaixâo, e elas durante muitos anostambém gostaram de mim: dançavamà minha roda quando as encontrava.Com elas fazia o lume,sustentava os meus dias, mas agoraestâo ariscas, escapam-se por entreas mâos, arreganham os dentésse tentó retê-las. Ou será quejá só procuro as mais encabritadas?

Ora le parole

Mi obbediscono ora moho meno,le parole. Per un nonnullaborbottano, non dannoretta a quello che dico,non rispettano la mia età.Probabilmente si sonó stancatedelle briglie, non mi perdonanola mano rigorosa, l'indifferenzaper il fuoeo d'artificio.lo le amo, non ho avuto mai altra passione,e anche loro per molti annimi hanno amato: mi danzavano intornoquando le incontravo.Con loro accendevo il fuoeo,nutrivo i miei giorni, ma orasonó ritrose, sfuggono dalle mani,digrignano i dentise cerco di trattenerle. O sarà forseche ormai cerco soltanto le più indisciplínate?

(O sal da língua, p. 35)

812 E M M A S C O L E S Criticón, 87-88-89, 2003

O sal da língua

Escuta, escuta: tenho aindaurna coisa a dizer.Nâo é importante, eu sei, nao vaisalvar o mundo, nâo mudaráa vida de ninguém — mas quemé hoje capaz de salvar o mundoou apenas mudar o sentidoda vida de alguém?Escuta-me, nao te demoro.É coisa pouca, como a chuvinhaque vem vindo devagar.Sào très, quatro palavras, poucomais. Palavras que te quero confiar.Para que nâo se extinga o seu lume,o seu lume breve.Palavras que muito amei,que talvez ame ainda.Elas sào a casa, o sal da língua.

II sale della lingua

Ascolta, ascolta: ho ancorauna cosa da dire.Non è importante, lo so, nonsalverà il mondo, non cambieràla vita di nessuno — machi è più capace di salvare il mondoo anche solo di cambiareil senso della vita di qualcuno?Ascoltami, non ti trattengo.È cosa da poco, come la pioggia sottileche cade lentamente.Sonó tre, quattro parole, pocodi più. Parole che desidero affidarti.Perché la loro fiamma non si estingua,la loro fiamma breve.Parole che ho molto amato,che forse amo ancora.Parole che sono la casa, il sale della lingua.

Escrevo

(O sal da língua, p. 60)

Scrivo

Escrevo já com a noiteem casa. Escrevosobre a manhà em que escutavao rumor da cal ou do lume,e eras tu somentea dizer o meu nome.Escrevo para levar à bocao sabor da primeiraboca que beijei a tremer.Escrevo para subiras fontes.E voltar a nascer.

Scrivo ormai con la nottein casa. Scrivodel mattino in cui ascoltavoil mormorio della calce o della fiamma,ed eri tu soltantoa dire il mió nome.Scrivo per portare alie labbrail sapore delle primelabbra che ho baciato tremando.Scrivo per risalirealie sorgenti.E nascere di nuovo.

(Os sulcos da sede, p. 60)

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Bibliografía

ANDRADE, Eugenio de, «As maternas aguas da memoria», Jornal de Letras, Lisboa, 467, 18-6-

1991, p. 31.

, Oficio de paciencia, Porto, Fundaçâo Eugenio de Andrade, 1994.

, Poesía e prosa, Lisboa, «O JornaWLimiar, 1990, 2 vols.

, Rente ao dizer, Porto, Fundaçâo Eugenio de Andrade, 1992.

, O sal da língua, Porto, Fundaçâo Eugenio de Andrade, 1996.

, Os sulcos da sede (Los surcos de la sed), Madrid, Calambur, 2001.

CASADO, Miguel, «De tanto mirar. Notas al pie de algunos versos de Eugenio de Andrade»,

Espacio/Espaço escrito (Badajoz), 19-20, 2001, pp. 27-34.

«Eugenio de Andrade. Entrevista con Manuel Herminio Monteiro», Espacio/Espaço escrito

(Badajoz), 19-20, 2001, pp. 71-75.

SCOLES, Emma. «"Palavras que te quero confiar": itinerari della riflessione metapoetica di

Eugenio de Andrade». En Criticón (Toulouse), 87-88-89, 2003, pp. 799-813.

Sinossi. Attraveso Panalisi di numerosi brani dell'opera di Eugenio de Andrade, l'autrice sostiene che tutta laproduzione del poeta è caratterizzata da una stretta commistione fra vita e poesia e insieme da una lucidaconsapevolezza teórica dell'esercizio creativo. Tale consapevolezza è testimoniata da una fitta rete di richiamimetapoetici. U breve saggio è corredato da una scelta di testi dell'autore, accompagnati da traduzioni inédite.

Résumé. L'analyse de nombreux passages de l'œuvre de Eugenio de Andrade montre que toute la productiondu poète se caractérise par une étroite connexion entre vie et poésie ainsi que par une connaissance théoriquelucide de l'activité créatrice. Connaissance perceptible à travers un réseau dense d'allusions métapoétiques.Avec une brève anthologie de textes du poète, accompagnés d'une traduction inédite.

Summary. Through the analysis of numerous passages of the works of Eugenio de Andrade, the authorclaims that the whole output of this poet is characterized by an intímate admixture of life with poetry and, atthe same time, by a clear theoretical awareness of the creatrive process. Such an awareness is clearly shownby the présence of a closely woven network of metapoetical cross-references. The short essay is provided of asélection of poems and their hitherto unpublished translations.

Palabras clave. ANDRADE, Eugenio de. Búsqueda de la Palabra. El «oficio» del poeta. Lenguaje metapoético.Poesía y realidad.