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notizie dalla Federazione Nazionale Profumieri Per far sentire la vostra voce scrivete a: FENAPRO Corso Venezia, 49 20121 Milano www.fenapro.it FILO DIRETTO GIALLE PAGINE FENAPRO Secondo l’ultimo Rapporto del Centro Studi di Cosmetica Italia, il sistema cosmetico di casa nostra primeggia tra le eccellenze italiane all’estero, con un saldo commerciale che con 1.540 milioni di euro è testa di serie davanti all’industria della pasta, degli yacht, alle acciaierie e agli elicotteri. Una buona notizia che però fatica a compensare le altre inerenti il mercato interno, e più specificamente quello della Profumeria, che sottolineano un’ulteriore flessione del nostro canale. Flessione che ci fa sentire sempre più pericolosamente vicina la farmacia. Parla chiaro la ripartizione dei consumi per canale relativa al 2014: 21,7% per la profumeria, contro 18,7% per la farmacia. Il confronto non è casuale in quanto, dal nostro punto di vista, evidenzia in tutta la sua urgenza, la necessità che il canale selettivo individui una strada che ne valorizzi competenze e credibilità. E questa strada non può che essere la Certificazione di Qualità. Solo certificandoci possiamo giocare ad armi pari e allungare il passo sulla Farmacia. Fenapro lo va ripetendo da tempo, e da tempo sta lavorando alla costruzione di uno specifico progetto. Ma perché vada in porto abbiamo bisogno del sostegno di tutti. A cominciare da quello di chi ci legge. marzo 2015 IMAGINE NUOVI DATI CONFERMANO IL BISOGNO DI PROGETTI MIRATI 141

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notizie dalla Federazione Nazionale Profumieri

Per far sentire la vostra voce scrivete a:

FENAPRO Corso Venezia, 49 20121 Milano

www.fenapro.it

FILO DIRETTO

GIALLEPAGINE

FENAPRO

Secondo l’ultimo Rapporto del Centro Studi di Cosmetica Italia, il sistema cosmetico di casa nostra primeggia tra le eccellenze italiane all’estero, con un saldo commerciale che con 1.540 milioni di euro è testa di serie davanti all’industria della pasta, degli yacht, alle acciaierie e agli elicotteri. Una buona notizia che però fatica a compensare le altre inerenti il mercato interno, e più specifi camente quello della Profumeria, che sottolineano un’ulteriore fl essione del nostro canale. Flessione che ci fa sentire sempre più pericolosamente vicina la farmacia. Parla chiaro la ripartizione dei consumi per canale relativa al 2014: 21,7% per la profumeria, contro 18,7% per la farmacia. Il confronto non è casuale in quanto, dal nostro punto di vista, evidenzia in tutta la sua urgenza, la necessità che il canale selettivo individui una strada che ne valorizzi competenze e credibilità. E questa strada non può che essere la Certifi cazione di Qualità. Solo certifi candoci possiamo giocare ad armi pari e allungare il passo sulla Farmacia. Fenapro lo va ripetendo da tempo, e da tempo sta lavorando alla costruzione di uno specifi co progetto. Ma perché vada in porto abbiamo bisogno del sostegno di tutti. A cominciare da quello di chi ci legge.

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NUOVI DATI CONFERMANO IL BISOGNO DI PROGETTI MIRATI

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di Giovanna Maffna

CertifiCazione, tappa obbligataper enfatizzare il valore selettivo

il progetto di CertifiCazione della qualità sostenuto da fenapro Con l’aiuto di ConfCommerCio imprese prosegue, anChe se non Con il timing previsto. le ragioni? eCCole, per voCe di mario verduCi.

Il progetto di certifcazione della qualità voluto da Fenapro ha come obiettivo quello di recuperare i valori che fanno l’identità del canale Profumeria, attraverso la creazione di un contratto di rete, prosegue, pur nelle oggettive diffcoltà del momento. Lo scorso autunno la dirigenza della Federazione ha incontrato i responsabili di Cosmetica Italia, oltre ai rappresentanti delle varie case cosmetiche. Poi, e questa è storia recentissima, è stata la volta delle principali catene di retail nazionali e regionali. In entrambi i casi, la reazione è stata più che soddisfacente, sottolineano in Fenapro. Al di là di legittime divergenze su come condurre operativamente nei dettagli l’operazione, la sensazione è che si possa lavorare su di un terreno comune per dare fnalmente vita al progetto. Ne abbiamo parlato con Mario Verduci.

C’è stata una fase, mesi fa, in cui pareva che l’operazione dovesse decollare da un momento all’altro, invece così non è stato. Siete entrati in una successiva fase di stallo, perché?Al di là della convergenza di giudizi positivi sul progetto, ci sono state - ma era

prevedibile ci fossero - divergenze con alcuni interlocutori sulle modalità di conduzione dello stesso. Detto questo, anche se effettivamente il timing è slittato, noi della Fenapro abbiamo proseguito nella nostra agenda di incontri con i responsabili dell’industria prima, e con i distributori poi, per relazionarli sull’iniziativa e confrontarci con loro. Inoltre, abbiamo organizzato presso le varie Confcommercio capoluogo di regione, una serie di incontri a livello regionale, ma anche provinciale, nel corso dei quali abbiamo lanciato il nostro messaggio di rinnovamento della categoria. Gli incontri hanno avuto lo scopo, tra l’altro, di riavvicinare le imprese associate al sistema Confcommercio, già molto provate dalla crisi economico-fnanziaria di questi anni. L’accoglienza positiva è stata unanime, certo a complicare le cose è la situazione molto delicata in cui versa il mercato della profumeria che - anche se gli indicatori di gennaio hanno dato in lieve recupero rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso - abbiamo ragione di pensare non potrà granché cambiare per il 2015. Paradossalmente, anche se i tempi sono quelli che sono, continuiamo ad essere convinti che proprio la delicata contingenza di questo periodo renda indispensabile e non più rinviabile questo passo per tutte le profumerie - e sono numerosissime - che hanno sempre fatto della qualità e del servizio un vero valore aggiunto, investendo capitali e risorse nella realizzazione e nel mantenimento di questo obiettivo.

mario verduCi, SeGretArIo GeNerALe FeNAPro

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Potrebbe tornare un attimo sui contenuti dell’operazione?L’obiettivo del progetto consiste, appunto, nel modifcare la percezione del servizio erogato dalla profumeria come la componente essenziale del valore del prodotto, creando un’atmosfera di prestigio ed eleganza, unita alla sicurezza e all’effcacia del prodotto. Naturalmente, perché ciò si verifchi, occorre disporre di requisiti ‘ambientali’ che azzerino o annullino il gap che la concorrenza di prezzo è in grado di proporre per le oscure strade dei ‘liberi mercati’. L’obiettivo del progetto è, quindi, quello di stabilire un avvicinamento tra il valore d’uso e il valore di scambio del prodotto. Se il valore di scambio fa agio sul valore d’uso, quest’ultimo è destinato a soccombere se non è supportato da elementi che contribuiscono ad annullare il delta valoriale. Questi requisiti, ovviamente, sono già esistenti all’interno di ogni punto di vendita specializzato, si tratta solo di riconoscerli e sottoporli alla valutazione sensoriale del consumatore. Il progetto si regge su un’adesione iniziale minima di 1000 punti di vendita, per poi incrementarsi fno a 2000/2500 aderenti che, in base alle stime attuali, è la percentuale che dispone dei requisiti minimi.

Dove vanno individuati i contenuti innovativi dell’operazione?Il nostro è un mercato molto particolare in cui, come dicevo, l’autorevolezza del prodotto non è data solo dal suo valore intrinseco, ma da tutta una serie di plus intangibili che non possono che aumentare in funzione della crescita reputazionale dell’impresa erogatrice del servizio. Per questo si rivolge a tutte le imprese specializzate del nostro settore: catene nazionali, regionali, gruppi e aggregazioni tra piccole e medie imprese e negozi indipendenti che si riconoscono nella cosiddetta distribuzione selettiva. Non verranno trascurati, come già detto, i

soggetti destinatari dell’offerta cosmetica e, cioè, il pubblico dei consumatori che si riconoscono nelle organizzazioni più rappresentative del mondo dei consumi. Naturalmente non saranno escluse le imprese produttrici di cosmetici che riconoscono la funzione essenziale della distribuzione nella formazione della catena del valore.

La defnizione di un iter di certifcazione per le profumerie era entrata nella fase cruciale mesi fa, con il coinvolgimento di un ente per defnire i contenuti del progetto. Esatto?Sì, con cui continuiamo a lavorare a stretto contatto e che ci ha fno ad ora affancato effcacemente nel lavoro di divulgazione dei contenuti del progetto e di reclutamento tra le profumerie per individuare chi potessero essere le realtà da testare nella prima fase dei lavori. Una volta messi nero su bianco i parametri qualitativi, li abbiamo testati presso alcune profumerie. Poi è partito tutto il lavoro di promozione del progetto. La necessità di individuare un ente certifcatore super partes che defnisse con attenzione il processo per raggiungere questo traguardo, tempi e costi inclusi, è sempre stata molto forte per i tanti profumieri impegnati nella difesa dei valori del selettivo.

Da quali strade passa, secondo voi, la certifcazione di un punto vendita, specie se creato per vendere beni di lusso come la profumeria? La strada principale è senz’altro quella della clientela: è al suo pieno soddisfacimento che deve convergere ogni sforzo di chi all’interno del punto vendita lavora svolgendo mansioni di vario genere. Di certifcazione della qualità si parla da tempo nell’ambito della nostra Federazione. Appare sempre più evidente che per riguadagnare terreno la profumeria debba capitalizzare ancor più che in passato su

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quel patrimonio di valori che negli anni ne ha fatto la fortuna, su tutti la qualità. In un mercato eterogeneo, frammentato, con realtà agli antipodi l’una rispetto all’altra e tanti ‘sedicenti’ profumieri, bisogna insistere sul concetto di certifcazione della qualità. È un appuntamento non più rimandabile ormai. Bisogna dare un’identità precisa a chi eroga servizi selettivi, a chi fa vera profumeria. Aggiungo che la stessa normativa europea va in questa direzione. La recente entrata in vigore del Regolamento CE nr. 1223/2009 stabilisce a carico dei distributori delle precise responsabilità di vigilanza e controllo dei prodotti cosmetici.

Ci vogliono requisiti di qualità, che si estendano al prodotto, ai locali, al personale, alla vendita, per dare al consumatore un processo fnalizzato ad elevare la qualità percepita sull’offerta e sul servizio…Esatto. È un focus che investe vari aspetti, a cominciare dal prodotto cosmetico, con la verifca della conformità delle informazioni riportate sull’etichetta così come di verifca della corrispondenza degli ingredienti riportati sul packaging secondario e primario, per proseguire con l’assenza di pubblicità ingannevoli, la possibilità di testare i prodotti in apposita area nel rispetto dell’igiene, la presenza di uno stock adeguato per ogni tipologia di prodotto, la verifca dell’adeguatezza, conformità, pulizia, igiene dei tester disponibili all’utilizzatore fnale. Ma anche il personale è una variabile strategica e va sottoposto a una formazione specifca relativa ad aspetti di comunicazione e vendita/relazione con i clienti oltre che sui prodotti. Per chi crede che l’azienda sia fatta anche di persone, il

coinvolgimento delle risorse umane nel conseguimento degli obiettivi dell’organizzazione è un parametro indiscutibile di successo. Sono tutti aspetti di cui abbiamo parlato diffusamente con i nostri interlocutori di industria e distribuzione. Ma ci vuole uno sforzo comune ad investire nel progetto.

Che non si possa più perdere tempo è ormai chiaro a tutti coloro che, nonostante tutto, continuano a lavorare nel nostro settore. Quali sono i nemici peggiori del canale selettivo oggi?I valori identitari dei professionisti della bellezza vengono a vanifcarsi sia per le esigenze di segmentazione dei mercati da parte dei produttori che alimentano con iniziative di marketing (tra i più fantasiosi, i mercati paralleli e parassitari) sia bypassando il canale con vendite dirette on-line o controllando le reti distributive, ovvero integrando verticalmente i processi produttivi. In tempi meno recenti, a dare dei forti contraccolpi al mercato hanno concorso la banalizzazione dei consumi, la concentrazione della distribuzione con la nascita delle grandi catene con centinaia di punti di vendita, la diffusione dei fenomeni di contraffazione e di abusivismo commerciale accompagnati dai timori dei rischi per la salute. Ma, cio che resta inossidabile a qualsiasi trasformazione e innovazione distributiva è il valore della relazione personale con il cliente che rimane nel patrimonio inalienabile della distribuzione indipendente. Si tratta di una modalità di erogazione del servizio che mette al centro del rapporto negoziale non il prodotto ma il cliente esaltando l’eleganza, lo stile e il prestigio nel consumo di quel prodotto; in sostanza il valore aggiunto del cosmetico. Il progetto di certifcazione di qualità è la sola via d’uscita per la profumeria ed è questo il messaggio che abbiamo fatto passare in questi mesi a tutti gli operatori.

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Ftalati di nuovo nel mirinoma cosmetica italia rassicura

davanti all’insinuazione di prodotti cosmetici contenenti Ftalati dannosi per la salute, cosmetica italia si mobilita aFFermando che in europa non è così.

Cosmetica Italia è intervenuta per fare chiarezza rispetto ad un lancio Ansa dell’11 dicembre scorso in cui si sostiene che: ‘l’esposizione nel periodo prenatale ad agenti chimici normalmente in uso in casa (ftalati) mette a rischio il nascituro di avere un quoziente intellettivo ridotto in età scolare’. L’associazione ha ribadito l’impegno e la responsabilità dell’industria cosmetica nella messa a punto di prodotti effcaci e innovativi, che rispettino le priorità assolute di sicurezza del prodotto e tutela della salute del consumatore. Nello specifco, lo studio della Columbia University da cui trae spunto il pezzo pone sotto accusa due ftalati: butilbenzilftalato (BBzP) e di-n-butil ftalato (DNBP), ‘presenti - si legge nel lancio d’agenzia - ad esempio in contenitori in plastica, profumi sintetici, fogli antistatici per asciugatrici, rossetti, spray per capelli e alcuni saponi’. L’associazione italiana delle imprese cosmetiche chiarisce che gli ftalati analizzati nello studio sono sostanze vietate nei cosmetici in Europa, quindi assenti nei

cosmetici venduti sul mercato europeo e italiano. Gli ftalati sono un gruppo di sostanze chimiche principalmente impiegate per ammorbidire la plastica e i materiali plastifcati. L’unico ftalato impiegato nei cosmetici venduti in Europa è il dietilftalato (DEP), aggiunto in piccole quantità ai prodotti con lo scopo di rendere amaro, e quindi imbevibile, l’alcool etilico eventualmente presente nella composizione del cosmetico. Il dietilftalato è stato ampiamente studiato e il suo impiego è stato giudicato sicuro nei prodotti cosmetici in quanto l’esposizione ad esso è molto inferiore ai livelli riconosciuti pericolosi per la salute umana. La sicurezza del dietilftalato è stata ulteriormente confermata dal Comitato Scientifco per la Sicurezza del Consumatore (SCCS), l’organismo indipendente della Commissione Europea composto scienziati e ricercatori provenienti da diversi paesi dell’UE.

la sicurezza è prioritàTutti i prodotti cosmetici devono rispettare una severa normativa europea capace di garantire la sicurezza dei prodotti per tutelare la salute dei consumatori e, prima di essere immessi in commercio, sono ampiamente testati per la loro sicurezza. Inoltre, è considerata la sicurezza del prodotto fnito, così come quella di ciascun ingrediente impiegato, come e dove il prodotto è usato, da chi e con quale frequenza. Nel fare cio quindi viene considerato anche il possibile uso da parte di donne in gravidanza. Il prodotto non viene immesso in commercio se non è dimostrata la sua sicurezza anche in queste condizioni d’uso.

E-commerce, monomarca e multicanalità sono i nuovi asset del mercato distributivo cosmetico che crescono a discapito di profumeria, ma anche saloni di acconciatura e centri estetici. Questi ultimi, con 240 milioni, hanno perso il 3,6% nel 2014 e dovrebbero continuare a scendere del 3% nei primi sei mesi del 2015, mentre per i saloni di acconciatura l’anno si chiuderà con una fessione del 3,5% (-2,4% nei primi sei mesi del 2015) per 570 milioni. Bene le vendite dirette a 550 milioni (+2,8% nel 2014 e +2,5% nel 2015) e l’erboristeria a 420 milioni (+2,4% e +3%). È il quadro che emerge dalle ultime rilevazioni del centro studi di Cosmetica Italia.

un mercato a due velocità

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L’europa sempre più green,i cLienti sempre più informati

fatto 100 iL fatturato deL mercato deL cosmetico naturaLe neL mondo, un quinto è ad appannaggio deL vecchio continente. primo iL mercato tedesco, seguito da francia e itaLia.

La cosmesi naturale continuerà a crescere in tutta Europa. A confermarlo è l’istituto di ricerche di mercato GfK, su incarico dell’associazione internazionale per la cosmesi naturale e biologica Natrue, che ha condotto un sondaggio tra i consumatori in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia e Svezia. I risultati evidenziano il grado di conoscenza delle consumatrici su cosmesi naturale e biologica, e cosa si aspettano da questa. Con le loro decisioni d’acquisto, circa il 45% di tutte le europee intervistate

desidera rispettare la natura e l’ambiente. Il benessere degli animali, i processi produttivi e il riciclo delle confezioni sono aspetti importanti soprattutto nelle fasce d’età dai 45 ai 54 anni e dai 55 ai 64 anni. Poco meno di un terzo delle intervistate vuole evitare rischi per la propria salute e presta quindi molta attenzione agli ingredienti indicati sull’etichetta. Per più di una su cinque delle donne intervistate, tra le quali il 30% nella fascia d’età da 25 a 34 anni, la cosmesi naturale e biologica fa parte di uno stile di vita sano e naturale.

Dopo i divieti europei e indiani in riferimento ai cosmetici testati sugli animali, nel 2015 verrà sostenuta una campagna anche negli Stati Uniti. Secondo un rapporto da ABC News, Don Beyer, un democratico della Virginia, prenderà iniziativa su questo tema quando il Congresso riprenderà a gennaio. La legislazione di riferimento è stata introdotta nel maggio

2014 e, ad oggi, più di 140 aziende cosmetiche hanno approvato il disegno di legge, tra cui Paul Mitchell, il Body Shop e LUSH Fresh Handmade Cosmetics. Secondo il rapporto, il ‘Personal Care Products Council’ ha defnito attraverso una dichiarazione di John Hurson, suo vice presidente esecutivo per gli affari di governo, che questa legislazione rafforza l’impegno

di lunga data volto all’eliminazione della necessità di condurre sperimentazioni animali nel settore cosmetico. Mentre i produttori non sono tenuti a testare cosmetici sugli animali per garantire la loro sicurezza, la Food and Drug Administration (FDA) consiglia ai produttori di utilizzare qualsiasi test sia appropriato ed effcace. Metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali vengono regolarmente discussi durante il vertice Sustainable Cosmetics. L’edizione nordamericana di questo vertice esecutivo sarà ospitata a New York il 14-16 maggio 2015.

cresce il fronte animalista negli usa

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