PAGINA 25°anniversario della rinascita al cielo di PADRE ... · vinto i superiori a costruire un...

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SETTEMBRE 2013 P AGINA 4 «Da piccolo ero un vero camorrista», dice di sé fratel Vincenzo Luise, nato a Spaccanapoli 79 anni fa. E c’è da crederci: sempre per la strada con i ragazzini a com- binare qualche piccolo guaio, Vincenzo era la disperazione dei genitori. Poi un cambiamento radicale di vita e la scelta di farsi religioso camilliano. Sempre camor- rista, ma questa volta “camorrista di Dio”: missionario in Burkina Faso da circa 40 anni. Fratel Vincenzo non ha dimenticato le sue origini. Barba e capelli incolti, vestito lacero e trasandato su cui spicca una gran- de croce rossa, una guida spericolata nel- l’immensa e desolata periferia della capi- tale Ouagadougou, dove opera. Per fratel Vincenzo l’ospedale è la strada, le capan- ne, i poveri. Gli ultimi, insomma. Nel suo fuoristrada entrano sette-otto scugnizzi che lo accompagnano per distribuire medi- cine nelle capanne, curano con lui le pia- ghe dei lebbrosi, comprano yogurt per una donna in fase terminale arsa dalla febbre, portano a una malata grave un sacchetto di fragole, l’ultimo desiderio prima di mori- re. Fratel Vincenzo si prende cura di circa 800 lebbrosi e dei loro familiari, prove- nienti da Burkina, Mali e Costa d’Avorio, di 450 donne - abbandonate nei villaggi o raccolte per la strada, perché accusate di stregoneria (in realtà solo anziane o un po’ fuori di testa) - e, come se non bastasse, di una cinquantina di persone con disturbi mentali; procura loro riso e miglio per l’unico misero pasto di mezzogiorno, del sapone, una coperta. E a Natale un pac- chetto di caramelle. Come fa a sostenere tutte queste perso- ne? Se lo chiedi all’interessato risponde levando gli occhi in alto. «Guagliò, ma tu ci credi alla Provvidenza? Adesso che hai visto tutto questo anche tu ti farai Prov- videnza, lo racconterai agli amici e lo scri- verai». Un viaggio con lui tra i lebbrosi nei vil- laggi è un insegnamento che non si può scordare. Sono abbracci riconoscenti a questo frate che cura piaghe orrende, in corpi con volti, mani e piedi martoriati dalla lebbra. A coloro che hanno perso gli arti egli procura protesi artificiali e carroz- zelle: sorridono sempre. Chi non sorride sono i malati gravi di Aids. Fratel Vin- cenzo se ne occupa da anni, dopo aver con- vinto i superiori a costruire un ospedale proprio per la cura specifica di questa malattia. Quasi tutto l’ospedale è stato costruito con l’aiuto di italiani: otto padi- glioni con 64 posti letto, un centro ricer- che, una casa per gli operatori sanitari e gli ospiti, una cappella. Il centro di accoglienza e di solidarietà è dedicato alla Madonna di Fatima. C’è una cappella con un grande Cristo in legno, frutto del lavoro di un artista locale. «Vedi - dice fratel Vincenzo - la mano destra è più grande di quella sinistra. Non è un errore dell’artista. Gliel’ho suggerito io. Perché la mano destra è la mano della Madonna, che accarezza i malati». La stessa carezza che ho visto fare a Corinne, 24 anni, ormai solo due occhi imploranti, distesa su una stuoia in una poverissima casa della periferia di Ouagadougou. A Corinne erano già mancati il marito e due bambini. Ne avrebbe lasciato uno orfano di lì a poco. Sul suo volto Vincenzo ha posato la mano callosa, mano di Cristo che perdona, la grande mano della Madonna che accarezza e consola. Fratel Vincenzo ha molti amici in Italia che lo aiutano. Anche Famiglia cristiana ha contribuito, attraverso la rubrica “Il caso della settimana”, alla costruzione di uno degli otto padiglioni dell’ospedale. Il centro Madonna di Fatima è un ospedale in piena regola: caso raro in Africa, i pasti vengono serviti dalla mensa interna e non preparati dai parenti. La visita ai malati terminali Aids è una stretta al cuore. Fratel Vincenzo saluta e li abbraccia uno ad uno con amore di padre e di madre, li accarezza, li incoraggia. Ma anche lui, sempre con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra, non regge a tanto dolore. I Camilliani hanno fior di me- dici e di scien- ziati, come padre Salva- tore Pigna- telli e padre Jacques Sim- poré, che collaborano con il profes- sor Fernando Aiuti per le ricerche sul- l’Hiv. Pro- prio in Bur- kina Faso pa- dre Jacques e i suoi colla- boratori hanno sco- 25°anniversario della rinascita al cielo di PADRE GIOVANNI MALINVERNI Sabato 30 luglio 1988 muore padre Giovanni Malinver- ni, il giorno dopo, mentre la sua bara entra nella nostra Basilica, il parroco don Carlo Ferrari fa suonare a festa le campane per annunciare la sua salita al cielo. Domenica 8 settembre 2013, alle ore 10.00, a venticin- que anni dalla scomparsa di padre Giovanni Malinverni, verrà celebrata una Santa Messa alla quale parteciperà fratel Vincenzo Luise che traccerà il ricordo personale della loro amicizia. Sul sagrato della Basilica verrà allestita una mostra di fotografie, scattate personalmente da padre Giovanni, che raccontano i vari momenti della sua missione in terra d’ Africa. Anche quest’anno fratel Vincenzo verrà a passare un periodo di tempo a Sant’Angelo, città che gli ha conferito nel 2007 la cittadinanza onoraria,per ritrovare gli amici di Africa Chiama che non fanno mancare aiuti sia economi- ci che di medicinali, e cogliere l’occasione di ringraziare tutti i suoi benefattori. A Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, fratel Luise ricovera, cura e assiste malati di Aids, lebbrosi e donne anziane, abbandonate per usanze e costumi che regolano la vita dei villaggi. Il racconto di questa intensa e benemerita attività è ben tratteggiato in un artìcolo apparso sul numero di luglio della rivista “Credere”, settimanale edito dalle edizioni Paoline. Lo offriamo ai nostri lettori certi di suscitare tanta gratitudine verso un uomo che ci onora della sua amicizia e che testimonia nei luoghi dove operò padre Malinverni, l’esempio concreto della solidarietà cristiana. Fratel Vincenzo Luise “l’angelo dei poveri” perto un nuovo ceppo di Hiv, tipologia antigenica diversa da quelli conosciuti. Padre Jacques è la mente, lo scienziato nel vero senso della parola, mentre fratel Vincenzo è il cuore, l’anima di tante ini- ziative a favore degli ammalati. Sa farsi voler bene. Aiuta tutti e tutti lo aiutano. Un giorno siamo andati presso il genio militare per chiedere la perforazione di un pozzo con la grande trivella in dotazione all’esercito. «Ma fratel Vincenzo, non possiamo farlo ora, dobbiamo farne prima uno nella casa del Presidente della Repubblica». E fratel Vincenzo, con la sua parlata franco-partenopea convince il graduato ad anticipare la perforazione del pozzo. «Il Presidente può aspettare, i miei ammalati no!». Fratel Vincenzo è un santo all’antica, con il cuore che brucia e con le mani bucate. Per lui c’è solo la Provvidenza. I suoi confratelli hanno, diciamo così, i piedi per terra e prima di avviare una struttura ci pensano due volte. Lui invece no: dice che “quello lassù”, se la vuole, dovrà pensare anche a procurare i mezzi per- ché funzioni. È la fede dei visionari, dei pazzi o dei santi. Quando squilla il telefono, dice sempre: «Madonna mia, quanti poveri, quante mi- serie: non riesco ad ar- rivare a tut- ti!». È il suo modo di chiedere aiuto. E gli amici gli vanno in- contro. Per- ché fratel Vincenzo vive povero tra i poveri, con il suo solito saio con la grande croce rossa. Severino Marcato La festa degli Angeli Settembre termina e ottobre inizia con le Feste liturgiche degli Angeli. Il 29 settem- bre ricordiamo gli Arcangeli: San Michele, che significa “Chi è come Dio?”, è ricor- dato per le sue lotte contro il demonio e nella liturgia dei defunti viene presentato come colui che accompagna le anime in paradiso. San Gabriele, che significa “forza di Dio” è ricordato come colui che annuncia i grandi avvenimenti della nascita di Giovanni e quella di Gesù alla Madonna. San Raffaele, che significa “Dio ha curato” è ricordato come compagno di viaggio del giovane Tobia e salvatore del vecchio padre cieco. Il 2 ottobre celebriamo la festa dei Santi Angeli Custodi. Nella liturgia preghiamo il Signore perchè “nel cammino della vita siamo sorretti dal loro aiuto per essere uniti con loro nella gioia eterna”. Sono feste liturgiche di grande richiamo spiritua- le, in quanto ci ricordano che gli Angeli “sono spiriti....inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza” (Ebr 1, 14). Non solo annunciano, ma proteggono e ci conducono nel Regno dei cieli. Gli Arcangeli, con il significato del loro nome, ci indicano il ruolo della loro pre- senza tra gli uomini. Gli Angeli custodi hanno come compito quello di proteggere l'uomo che è stato loro affidato dalla “pietà celeste”. C'è in questo il gesto amorevo- le di Dio che, attraverso gli Angeli, vuole che siamo illuminati, custoditi, retti e governati, al fine di un cammino sicuro verso l'eternità. Ciò è quanto chiediamo nella preghiera dell'”Angelo di Dio”. Dobbiamo, allora, credere nell'Angelo di Dio, nella sua forza, nella sua intercomunicazione tra noi e il Signore. Ci aiuta in tutte le nostre necessità, anche nella protezione negli incidenti di qualsiasi genere. Allora....pre- ghiamolo. ANDREA domenica 30 giugno, ha ricevuto il Sacramento del Battesimo, entrando così a far parte della nostra comunità parrocchiale. LA CELEBRAZIONE DEI BATTESIMI

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SETTEMBRE 2013PAGINA4

«Da piccolo ero un vero camorrista»,dice di sé fratel Vincenzo Luise, nato aSpaccanapoli 79 anni fa. E c’è da crederci:sempre per la strada con i ragazzini a com-binare qualche piccolo guaio, Vincenzoera la disperazione dei genitori. Poi uncambiamento radicale di vita e la scelta difarsi religioso camilliano. Sempre camor-rista, ma questa volta “camorrista di Dio”:missionario in Burkina Faso da circa 40anni.

Fratel Vincenzo non ha dimenticato lesue origini. Barba e capelli incolti, vestitolacero e trasandato su cui spicca una gran-de croce rossa, una guida spericolata nel-l’immensa e desolata periferia della capi-tale Ouagadougou, dove opera. Per fratelVincenzo l’ospedale è la strada, le capan-ne, i poveri. Gli ultimi, insomma. Nel suofuoristrada entrano sette-otto scugnizziche lo accompagnano per distribuire medi-cine nelle capanne, curano con lui le pia-ghe dei lebbrosi, comprano yogurt per unadonna in fase terminale arsa dalla febbre,portano a una malata grave un sacchetto difragole, l’ultimo desiderio prima di mori-re.

Fratel Vincenzo si prende cura di circa800 lebbrosi e dei loro familiari, prove-nienti da Burkina, Mali e Costa d’Avorio,di 450 donne - abbandonate nei villaggi o

raccolte per la strada, perché accusate distregoneria (in realtà solo anziane o un po’fuori di testa) - e, come se non bastasse, diuna cinquantina di persone con disturbimentali; procura loro riso e miglio perl’unico misero pasto di mezzogiorno, delsapone, una coperta. E a Natale un pac-chetto di caramelle.

Come fa a sostenere tutte queste perso-ne? Se lo chiedi all’interessato rispondelevando gli occhi in alto. «Guagliò, ma tuci credi alla Provvidenza? Adesso che haivisto tutto questo anche tu ti farai Prov-videnza, lo racconterai agli amici e lo scri-verai».

Un viaggio con lui tra i lebbrosi nei vil-laggi è un insegnamento che non si puòscordare. Sono abbracci riconoscenti aquesto frate che cura piaghe orrende, incorpi con volti, mani e piedi martoriatidalla lebbra. A coloro che hanno perso gliarti egli procura protesi artificiali e carroz-zelle: sorridono sempre. Chi non sorridesono i malati gravi di Aids. Fratel Vin-cenzo se ne occupa da anni, dopo aver con-vinto i superiori a costruire un ospedaleproprio per la cura specifica di questamalattia. Quasi tutto l’ospedale è statocostruito con l’aiuto di italiani: otto padi-glioni con 64 posti letto, un centro ricer-che, una casa per gli operatori sanitari e gliospiti, una cappella.

Il centro di accoglienza e di solidarietà èdedicato alla Madonna di Fatima. C’è unacappella con un grande Cristo in legno,frutto del lavoro di un artista locale. «Vedi- dice fratel Vincenzo - la mano destra èpiù grande di quella sinistra. Non è unerrore dell’artista. Gliel’ho suggerito io.Perché la mano destra è la mano dellaMadonna, che accarezza i malati». Lastessa carezza che ho visto fare aCorinne, 24 anni, ormai solo dueocchi imploranti, distesa su unastuoia in una poverissima casadella periferia di Ouagadougou.A Corinne erano già mancati ilmarito e due bambini. Ne avrebbelasciato uno orfano di lì a poco.Sul suo volto Vincenzo ha posatola mano callosa, mano di Cristoche perdona, la grande manodella Madonna che accarezza econsola.

Fratel Vincenzo ha molti amici inItalia che lo aiutano. Anche Famigliacristiana ha contribuito, attraverso larubrica “Il caso della settimana”, alla

costruzione di uno degli otto padiglionidell’ospedale. Il centro Madonna diFatima è un ospedale in piena regola: casoraro in Africa, i pasti vengono serviti dallamensa interna e non preparati dai parenti.

La visita ai malati terminali Aids è unastretta al cuore. Fratel Vincenzo saluta e liabbraccia uno ad uno con amore di padre edi madre, li accarezza, li incoraggia. Maanche lui, sempre con la battuta pronta e ilsorriso sulle labbra, non regge a tantodolore. I Camillianihanno fior di me-dici e di scien-ziati, comepadre Salva-tore Pigna-telli e padreJacques Sim-poré, checollaboranocon il profes-sor FernandoAiuti per lericerche sul-l’Hiv. Pro-prio in Bur-kina Faso pa-dre Jacques ei suoi colla-boratorihannosco-

25° anniversario della rinascita al cielo diPADRE GIOVANNI MALINVERNI

Sabato 30 luglio 1988 muore padre Giovanni Malinver-ni, il giorno dopo, mentre la sua bara entra nella nostraBasilica, il parroco don Carlo Ferrari fa suonare a festa lecampane per annunciare la sua salita al cielo.

Domenica 8 settembre 2013, alle ore 10.00, a venticin-que anni dalla scomparsa di padre Giovanni Malinverni,verrà celebrata una Santa Messa alla quale parteciperàfratel Vincenzo Luise che traccerà il ricordo personaledella loro amicizia.

Sul sagrato della Basilica verrà allestita una mostra difotografie, scattate personalmente da padre Giovanni,che raccontano i vari momenti della sua missione in terrad’ Africa.

Anche quest’anno fratel Vincenzo verrà a passare unperiodo di tempo a Sant’Angelo, città che gli ha conferito

nel 2007 la cittadinanza onoraria,per ritrovare gli amici diAfrica Chiama che non fanno mancare aiuti sia economi-ci che di medicinali, e cogliere l’occasione di ringraziaretutti i suoi benefattori.

A Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, fratel Luisericovera, cura e assiste malati di Aids, lebbrosi e donneanziane, abbandonate per usanze e costumi che regolanola vita dei villaggi.

Il racconto di questa intensa e benemerita attività è bentratteggiato in un artìcolo apparso sul numero di lugliodella rivista “Credere”, settimanale edito dalle edizioniPaoline. Lo offriamo ai nostri lettori certi di suscitare tantagratitudine verso un uomo che ci onora della sua amiciziae che testimonia nei luoghi dove operò padre Malinverni,l’esempio concreto della solidarietà cristiana.

Fratel Vincenzo Luise “l’angelo dei poveri” perto un nuovo ceppo di Hiv, tipologiaantigenica diversa da quelli conosciuti.Padre Jacques è la mente, lo scienziato nelvero senso della parola, mentre fratelVincenzo è il cuore, l’anima di tante ini-ziative a favore degli ammalati. Sa farsivoler bene. Aiuta tutti e tutti lo aiutano.

Un giorno siamo andati presso il geniomilitare per chiedere la perforazione di unpozzo con la grande trivella in dotazioneall’esercito. «Ma fratel Vincenzo, nonpossiamo farlo ora, dobbiamo farne primauno nella casa del Presidente dellaRepubblica».

E fratel Vincenzo, con la sua parlatafranco-partenopea convince il graduatoad anticipare la perforazione del pozzo.«Il Presidente può aspettare, i mieiammalati no!».

Fratel Vincenzo è un santo all’antica,con il cuore che brucia e con le manibucate. Per lui c’è solo la Provvidenza.I suoi confratelli hanno, diciamo così, ipiedi per terra e prima di avviare unastruttura ci pensano due volte.

Lui invece no: dice che “quellolassù”, se la vuole, dovrà pensare

anche a procurare i mezzi per-ché funzioni. È la fede dei

visionari, dei pazzi odei santi.

Quando squillail telefono, dices e m p r e :«M a d o n n amia, quantip o v e r i ,quante mi-serie: nonriesco ad ar-rivare a tut-ti!». È il suomodo dic h i e d e r eaiuto. E gliamici glivanno in-contro. Per-ché fratelVi n c e n z ovive poverotra i poveri,con il suosolito saio

con la grandecroce rossa.

Severino Marcato

La festa degli AngeliSettembre termina e ottobre inizia con le Feste liturgiche degli Angeli. Il 29 settem-

bre ricordiamo gli Arcangeli: San Michele, che significa “Chi è come Dio?”, è ricor-dato per le sue lotte contro il demonio e nella liturgia dei defunti viene presentato comecolui che accompagna le anime in paradiso. San Gabriele, che significa “forza di Dio”è ricordato come colui che annuncia i grandi avvenimenti della nascita di Giovanni equella di Gesù alla Madonna. San Raffaele, che significa “Dio ha curato” è ricordatocome compagno di viaggio del giovane Tobia e salvatore del vecchio padre cieco.

Il 2 ottobre celebriamo la festa dei Santi Angeli Custodi. Nella liturgia preghiamoil Signore perchè “nel cammino della vita siamo sorretti dal loro aiuto per essereuniti con loro nella gioia eterna”. Sono feste liturgiche di grande richiamo spiritua-le, in quanto ci ricordano che gli Angeli “sono spiriti....inviati per servire coloro chedevono ereditare la salvezza” (Ebr 1, 14). Non solo annunciano, ma proteggono e ciconducono nel Regno dei cieli.

Gli Arcangeli, con il significato del loro nome, ci indicano il ruolo della loro pre-senza tra gli uomini. Gli Angeli custodi hanno come compito quello di proteggerel'uomo che è stato loro affidato dalla “pietà celeste”. C'è in questo il gesto amorevo-le di Dio che, attraverso gli Angeli, vuole che siamo illuminati, custoditi, retti egovernati, al fine di un cammino sicuro verso l'eternità. Ciò è quanto chiediamo nellapreghiera dell'”Angelo di Dio”. Dobbiamo, allora, credere nell'Angelo di Dio, nellasua forza, nella sua intercomunicazione tra noi e il Signore. Ci aiuta in tutte le nostrenecessità, anche nella protezione negli incidenti di qualsiasi genere. Allora....pre-ghiamolo.

ANDREA domenica 30 giugno, ha ricevuto il Sacramento del Battesimo,entrando così a far parte della nostra comunità parrocchiale.

LA CELEBRAZIONE DEI BATTESIMI