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N. 45 - 19 dicembre 2013 cronache locali / il bolscevico 11 BENEVENTO Il neopodestà Pepe fa caricare i senza-casa che protestano contro la dismissione del patrimonio pubblico Il PMLI esprime la sua solidarietà al Movimento di lotta per la casa e ai manifestanti feriti dalla polizia del governo Letta-Alfano Dal corrispondente dell’Organizzazione di Buonalbergo del PMLI Nella giornata di martedì 3 di- cembre centinaia di manifestan- ti tra donne, bambini, studenti, precari, attivisti del Movimento di lotta per la casa, centri sociali, hanno assediato simbolicamente Palazzo Mosti, sede del Comune di Benevento, chiedendo di par- tecipare al Consiglio comunale in cui si decideva il piano di dismis- sione del patrimonio pubblico. La risposta delle istituzioni borghesi e del plurinquisito ne- opodestà Fausto Pepe (PD) è stata quella di negare l’accesso ai manifestanti appellandosi a una ridicola delibera interna sul- la sicurezza dell’aula consiliare. Nei giorni precedenti lo stesso sindaco ha fomentato allarmismi e tensione pur di giustificare la chiusura delle porte di Palazzo Mosti. Se si fosse acconsentito l’ingresso nel palazzo e al Con- siglio comunale, così come nella prassi, non ci sarebbe stato alcun momento di tensione. Di fronte alla determinazione di chi presidiava Palazzo Mosti a voler partecipare ad una di- scussione che è e doveva essere pubblica, c’è stata una reazione violenta e ingiustificata delle “for- ze del ordine” del governo Letta- Alfano culminata nel ferimento di alcuni manifestanti, tra cui una giovane mamma del movimen- to di lotta per la casa ferita con un pugno al naso da un celerino. Dopo questi fatti i combattivi ma- nifestanti hanno occupato Palaz- zo Paolo Quinto dove si è svolta una partecipatissima assemblea pubblica per decidere come pro- seguire la mobilitazione. L’as- semblea ha espresso in maniera chiara e netta la totale contrarietà al piano di dismissione imposto alla città di Benevento per sanare un debito contratto dalla giunta di “centro-sinistra” in questi anni e tuttora amministra la città in modo indecoroso e clientelare. Il Movimento per il diritto alla casa in un comunicato, tramite il porta- voce Alessandro Tucci, fa sapere, che sarà lanciata una mobilita- zione permanente invitando tutti e tutte a prendervi parte e per restituire la parola a chi ne ha la legittimità: chi abita questo terri- torio e subisce quotidianamente il ricatto della precarietà. L’Organizzazione di Buonal- bergo del PMLI appoggia la lotta del movimento per il diritto alla casa e contro ogni svendita del patrimonio pubblico per ingras- sare i pescecani capitalisti che ne beneficeranno dall’acquisto. I marxisti-leninisti sanniti invi- tano gli sfrattati e il movimento di lotta per la casa di Benevento a battersi affinché il diritto alla casa sia garantito a tutti e che siano varati immediatamente dei piani finalizzati a: - l’aumento di finanziamenti alla politica abitativa pubblica - piani comunali mirati a sod- disfare il fabbisogno abitativo at- traverso il risanamento di vecchi edifici, l’utilizzo di case sfitte e la costruzione di nuove case popo- lari con fitti accessibili a tutti - la requisizione di case sfitte da oltre un anno, di locali pubblici dismessi o inutilizzati da destina- re alle famiglie sfrattate e senza casa Infine battersi per l’abrogazio- ne della legge Zagatti 431 del 9 dicembre 1998 sulla liberalizza- zione degli affitti. OCCUPATO L’EX COLLEGIO DEI GESUITI A CATANIA DAL COLLETTIVO ALEPH Lo stabile di proprietà della Regione era in stato di abbandono nonostante i fondi stanziati per la sua messa in sicurezza Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania Nella giornata di sabato 23 novembre, militanti del collet- tivo Aleph hanno occupato l’ex collegio dei Gesuiti a Catania, immobile settecentesco, dichi- arato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, di proprietà della Regione Sicilia, chiuso e abban- donato ormai da quattro anni nonostante i fondi stanziati nel 1998 dalla Protezione civile per la sua messa in sicurezza (3 milioni e mezzo di euro) e mai utilizzati. L’ex collegio – ora c.s.o. Ex Collegio – per più di quarant’anni, dal 1968 al 2009, ha ospitato l’Istituto d’Arte, per poi essere sfrattato dall’allora sovrainten- dente ai beni culturali di Catania Gesualdo Campo (lo stesso che contribuì allo sgombero del c.p.o. Experia nel 2009) già condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 500.000 euro per finanziamenti irregolari. Il programma degli occupanti, impegnati i primi giorni nella pu- lizia dell’ex Collegio dei Gesuiti, comprende un’aula studio serale (dalle 18 a mezzanotte), una gal- leria d’arte permanente aperta, assemblee, doposcuola per i ragazzini del quartiere, iniziative culturali varie. In un comunicato il Col- lettivo ha spiegato le ragioni dell’occupazione: “Vogliamo che l’ex Collegio diventi un nuovo spazio autogestito fuori dalle logiche del commercio, dove sia possibile esprimere il proprio bisogno di aggregazione, cre- atività e libertà tramite la condi- visione di idee e sapere, senza l’oppressione della politica man- gereccia dei palazzi (che quando non ruba, fallisce). Uno spazio che a Catania manca e di cui si sente enormemente il bisogno. Questo spazio occupato, che da un lato vuole denunciare e gridare a squarciagola i soprusi e il ‘furto’ perpetrato dai soliti enti mangiasoldi, dall’altro vuole essere un luogo di rinascita, ag- gregazione e lotta che parte dal basso. Vogliamo dare nuova vita a questo spazio, colpevolmente abbandonato, con workshop di condivisione del sapere, con laboratori artistici nei quali poter esprimere liberamente la propria creatività, con la realizzazione di un doposcuola, di una palestra popolare, di un’aula studio aper- ta fino a tardi, di una biblioteca e di una sala proiezioni. Vogliamo - continua ancora il comunicato - che questo spazio diventi un luogo di condivisione del tem- po, che ognuno di noi metterà a disposizione della collettività più precisamente con il progetto della ‘Banca del Tempo’, ovvero lo scambio libero e gratuito di competenze come diffusione di una forma di economia alternati- va non incentrata sul denaro ma sulla condivisione. Pensiamo che contro il degrado in con- tinuo aumento di una città come Catania la risposta non può arri- vare dalle amministrazioni, ben- sì da uno sforzo collettivo, che parta dal coraggio dei singoli di mettersi in gioco”. In seguito, una delle attiviste, parlando a nome degli occupanti (ai quali si sono aggiunti anche alcuni stu- denti medi superiori) ha detto: “Lasceremo questo posto solo agli operai che verranno real- mente incaricati di ristrutturarlo. Fino ad ora sono state sprecate troppe parole, ma neanche un euro è stato speso”. Benvenuto c.s.o. Ex Collegio! IN LOTTA A FORLÌ I LAVORATORI ZANUSSI E ALPI Dilaga la cassa integrazione corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì I lavoratori della Zanussi Elec- trolux di Forlì si stanno battendo da diverse settimane contro l’an- nunciato taglio di 1.000 dipenden- ti in Italia entro la fine del 2015, con lo spostamento di produzioni verso gli stabilimenti dell’Est eu- ropeo, oltre alla messa sotto “in- vestigazione” di tutti e quattro gli stabilimenti dell’elettrodomestico nel nostro Paese: Porcia, Susega- na, Solaro e appunto Forlì. Negli anni gli operai dello sta- bilimento forlivese sono passati da 1.400 agli attuali 843, a cui si ag- giungono 143 addetti alla ricerca e sviluppo, provenienti da diversi comuni del territorio ma anche da realtà fuori provincia come Faen- za e Ravenna. All’interno vi lavo- rano più membri della stessa fami- glia, il pericolo è quindi che non solo singoli lavoratori ma interi nuclei famigliari rimangano sen- za alcun reddito se, come sembra, l’intenzione è quella del progressi- vo abbandono del nostro Paese da parte della multinazionale svede- se. Inoltre, l’indotto coinvolge tra i 70 e 100 addetti. Per questo i lavoratori sono in mobilitazione dal 31 ottobre quan- do, dopo aver appreso tali infor- mazioni nel corso delle assemblee sindacali, hanno aderito massic- ciamente ad un primo sciopero di 2 ore e, dopo aver organizzato un corteo interno, si sono riversati all’esterno della fabbrica manife- stando lungo la via Emilia. Ne sono seguiti scioperi a scac- chiera, presidi ai cancelli, blocco delle merci in entrata e in uscita e ulteriori manifestazioni lungo la via Emilia. Il 15 novembre, in occasione dello sciopero generale di 4 ore indetto dai sindacati confederali, i lavoratori della Electrolux han- no scioperato 8 ore e sono parti- ti in corteo dalla fabbrica per diri- gersi al concentramento sindacale e unirsi alla manifestazione. Anche i lavoratori dell’ALPI di Modigliana (lavorazione del le- gno) sono in lotta contro la volon- tà espressa dall’azienda di aprire la procedura di mobilità (licenzia- menti) per circa 250 lavoratori. La RSU e le organizzazioni sindacali di categoria hanno subi- to proclamato un pacchetto di 16 ore di sciopero di cui le prime 8 si sono svolte il 28 novembre con un presidio davanti ai cancelli che ha visto la massiccia partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. A novembre di quest’anno a Forlì le industrie metalmeccaniche che adottano la cassa integrazione sono 28 con un migliaio di lavo- ratori interessati, quelle che uti- lizzano la cassa straordinaria sono 19 per 2.277 lavoratori (erano11 e 2.182 ad aprile), quelle con la cas- sa integrazione in deroga 5 con 96 dipendenti coinvolti (4 con 83 la- voratori ad aprile) mentre nell’ar- tigianato sono coinvolte 110 im- prese e 500 lavoratori. Quasi la metà dei 7.500 metal- meccanici del forlivese lavorano in aziende in crisi, 442 dipendenti dell’industria e quasi 100 dell’ar- tigianato aspettano la retribuzione da mesi. Una situazione quindi esplosi- va che tarda a deflagrare perché, da una parte, gli “ammortizzatori sociali” stanno attenuando, tempo- raneamente, l’impatto delle chiu- sure e i sindacati collaborazionisti mirano a mitigare il conflitto so- ciale temendo la forza della classe operaia, dall’altra perché il PMLI non è ancora abbastanza forte per poter adempiere il suo compito storico di avanguardia della classe operaia e delle masse in lotta. Perché ciò accada occorre dare tutto sé stessi per il PMLI, il prole- tariato e la causa del socialismo. Corteo studentesco a Teramo contro i tagli all’istruzione pubblica Dal corrispondente dell’Organizzazione di Pineto (Teramo) del PMLI La manifestazione di protesta degli studenti, organizzata dal Col- lettivo Autonomo Studentesco, è partita la mattina del 29 novembre intorno alle 10 da piazza Dante, e dopo aver attraversato i Tigli, piaz- za Garibaldi, corso San Giorgio è terminata in piazza Martiri della Libertà. Il corteo, che chiude di fatto la settimana di autogestione degli istituti provinciali, è stato parti- colarmente combattivo. Insieme al governo Letta-Alfano, è stata bersagliata dagli studenti anche la banca Tercas - commissariata da Bankitalia da quasi un anno per i tanti buchi di bilancio e resasi prin- cipale sponsor e finanziatore delle scuole paritarie della provincia - con una serie di cori contro il mon- do delle banche intonati proprio sotto la sede dell’istituto di credito in corso San Giorgio. Una conte- stazione sacrosanta a cui un fun- zionario ha replicato con disprezzo affacciandosi alla finestra mostran- do agli studenti il dito medio. “Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città”, questo è sta- to lo slogan intonato più volte dagli studenti fino all’arrivo del corteo a piazza Martiri della Libertà dove è stata improvvisata un’assem- blea nei pressi della scalinata del Duomo a proposito del famigerato Decreto Scuola 2013, con cui si attenta alla scuola pubblica, inve- stendo su di essa un’irrisoria cifra e consegnando 220 milioni di euro alle scuole paritarie. In corrispondenza della crisi bancaria e finanziaria degli istituti di credito, il governo Letta-Alfano mostra tutta la sua spudorata con- nivenza ed accondiscendenza nei confronti dei banchieri anche nel settore dell’istruzione, smantellan- do le scuole pubbliche per fornire ai famelici speculatori finanziari nuove e più agevoli fonti di guada- gno attraverso le scuole paritarie sovvenzionate in maniera parassi- taria. Accade nulla attorno a te? RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’ Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti. Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua di- sposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a: IL BOLSCEVICO - Via Antonio del Pollaiuolo, 172a - 50142 Firenze e-mail: [email protected] Forlì, 7 novembre 2013. Il presidio dei lavoratori davanti la fabbrica (foto Il Bolscevico) Benevento, 3 dicembre 2013. La polizia respinge e carica i senza casa che prote- stano sotto il palazzo del come (foto del Movimento per la casa)

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N. 45 - 19 dicembre 2013 cronache locali / il bolscevico 11BENEVENTO

Il neopodestà Pepe fa caricarei senza-casa che protestano contro

la dismissione del patrimonio pubblicoIl PMLI esprime la sua solidarietà al Movimento di lotta per la casa

e ai manifestanti feriti dalla polizia del governo Letta-AlfanoDal corrispondente dell’Organizzazione di Buonalbergo del PMLINella giornata di martedì 3 di-

cembre centinaia di manifestan-ti tra donne, bambini, studenti, precari, attivisti del Movimento di lotta per la casa, centri sociali, hanno assediato simbolicamente Palazzo Mosti, sede del Comune di Benevento, chiedendo di par-tecipare al Consiglio comunale in cui si decideva il piano di dismis-sione del patrimonio pubblico.

La risposta delle istituzioni borghesi e del plurinquisito ne-opodestà Fausto Pepe (PD) è stata quella di negare l’accesso ai manifestanti appellandosi a una ridicola delibera interna sul-la sicurezza dell’aula consiliare. Nei giorni precedenti lo stesso sindaco ha fomentato allarmismi e tensione pur di giustificare la chiusura delle porte di Palazzo Mosti. Se si fosse acconsentito l’ingresso nel palazzo e al Con-siglio comunale, così come nella prassi, non ci sarebbe stato alcun momento di tensione.

Di fronte alla determinazione di chi presidiava Palazzo Mosti a voler partecipare ad una di-scussione che è e doveva essere pubblica, c’è stata una reazione

violenta e ingiustificata delle “for-ze del ordine” del governo Letta-Alfano culminata nel ferimento di alcuni manifestanti, tra cui una giovane mamma del movimen-to di lotta per la casa ferita con un pugno al naso da un celerino. Dopo questi fatti i combattivi ma-nifestanti hanno occupato Palaz-zo Paolo Quinto dove si è svolta una partecipatissima assemblea pubblica per decidere come pro-seguire la mobilitazione. L’as-semblea ha espresso in maniera

chiara e netta la totale contrarietà al piano di dismissione imposto alla città di Benevento per sanare un debito contratto dalla giunta di “centro-sinistra” in questi anni e tuttora amministra la città in modo indecoroso e clientelare. Il Movimento per il diritto alla casa in un comunicato, tramite il porta-voce Alessandro Tucci, fa sapere, che sarà lanciata una mobilita-zione permanente invitando tutti e tutte a prendervi parte e per restituire la parola a chi ne ha la

legittimità: chi abita questo terri-torio e subisce quotidianamente il ricatto della precarietà.

L’Organizzazione di Buonal-bergo del PMLI appoggia la lotta del movimento per il diritto alla casa e contro ogni svendita del patrimonio pubblico per ingras-sare i pescecani capitalisti che ne beneficeranno dall’acquisto.

I marxisti-leninisti sanniti invi-tano gli sfrattati e il movimento di lotta per la casa di Benevento a battersi affinché il diritto alla casa sia garantito a tutti e che siano varati immediatamente dei piani finalizzati a:

- l’aumento di finanziamenti alla politica abitativa pubblica

- piani comunali mirati a sod-disfare il fabbisogno abitativo at-traverso il risanamento di vecchi edifici, l’utilizzo di case sfitte e la costruzione di nuove case popo-lari con fitti accessibili a tutti

- la requisizione di case sfitte da oltre un anno, di locali pubblici dismessi o inutilizzati da destina-re alle famiglie sfrattate e senza casa

Infine battersi per l’abrogazio-ne della legge Zagatti 431 del 9 dicembre 1998 sulla liberalizza-zione degli affitti.

OCCUPATO L’EX COLLEGIO DEI GESUITI A CATANIA DAL COLLETTIVO ALEPH

Lo stabile di proprietà della Regione era in stato di abbandono nonostante i fondi stanziati per la sua messa in sicurezza

Dal corrispondente della Cellula “Stalin”della provincia di Catania

Nella giornata di sabato 23 novembre, militanti del collet-tivo Aleph hanno occupato l’ex collegio dei Gesuiti a Catania, immobile settecentesco, dichi-arato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, di proprietà della Regione Sicilia, chiuso e abban-donato ormai da quattro anni nonostante i fondi stanziati nel 1998 dalla Protezione civile per la sua messa in sicurezza (3 milioni e mezzo di euro) e mai utilizzati.

L’ex collegio – ora c.s.o. Ex Collegio – per più di quarant’anni, dal 1968 al 2009, ha ospitato l’Istituto d’Arte, per poi essere sfrattato dall’allora sovrainten-dente ai beni culturali di Catania Gesualdo Campo (lo stesso che contribuì allo sgombero del c.p.o. Experia nel 2009) già condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 500.000 euro per finanziamenti irregolari.

Il programma degli occupanti, impegnati i primi giorni nella pu-lizia dell’ex Collegio dei Gesuiti, comprende un’aula studio serale (dalle 18 a mezzanotte), una gal-leria d’arte permanente aperta, assemblee, doposcuola per i ragazzini del quartiere, iniziative culturali varie.

In un comunicato il Col-lettivo ha spiegato le ragioni dell’occupazione: “Vogliamo che l’ex Collegio diventi un nuovo spazio autogestito fuori dalle logiche del commercio, dove sia possibile esprimere il proprio

bisogno di aggregazione, cre-atività e libertà tramite la condi-visione di idee e sapere, senza l’oppressione della politica man-gereccia dei palazzi (che quando non ruba, fallisce). Uno spazio che a Catania manca e di cui si sente enormemente il bisogno.

Questo spazio occupato, che da un lato vuole denunciare e gridare a squarciagola i soprusi e il ‘furto’ perpetrato dai soliti enti mangiasoldi, dall’altro vuole essere un luogo di rinascita, ag-gregazione e lotta che parte dal basso. Vogliamo dare nuova vita a questo spazio, colpevolmente abbandonato, con workshop di condivisione del sapere, con

laboratori artistici nei quali poter esprimere liberamente la propria creatività, con la realizzazione di un doposcuola, di una palestra popolare, di un’aula studio aper-ta fino a tardi, di una biblioteca e di una sala proiezioni. Vogliamo - continua ancora il comunicato - che questo spazio diventi un luogo di condivisione del tem-po, che ognuno di noi metterà a disposizione della collettività più precisamente con il progetto della ‘Banca del Tempo’, ovvero lo scambio libero e gratuito di competenze come diffusione di una forma di economia alternati-va non incentrata sul denaro ma sulla condivisione. Pensiamo

che contro il degrado in con-tinuo aumento di una città come Catania la risposta non può arri-vare dalle amministrazioni, ben-sì da uno sforzo collettivo, che parta dal coraggio dei singoli di mettersi in gioco”. In seguito, una delle attiviste, parlando a nome degli occupanti (ai quali si sono aggiunti anche alcuni stu-denti medi superiori) ha detto: “Lasceremo questo posto solo agli operai che verranno real-mente incaricati di ristrutturarlo. Fino ad ora sono state sprecate troppe parole, ma neanche un euro è stato speso”. Benvenuto c.s.o. Ex Collegio!

IN LOTTA A FORLÌ I LAVORATORI

ZANUSSI E ALPI Dilaga la cassa integrazione

corrispondente della Cellula “Stalin” di ForlìI lavoratori della Zanussi Elec-

trolux di Forlì si stanno battendo da diverse settimane contro l’an-nunciato taglio di 1.000 dipenden-ti in Italia entro la fine del 2015, con lo spostamento di produzioni verso gli stabilimenti dell’Est eu-ropeo, oltre alla messa sotto “in-vestigazione” di tutti e quattro gli stabilimenti dell’elettrodomestico nel nostro Paese: Porcia, Susega-na, Solaro e appunto Forlì.

Negli anni gli operai dello sta-bilimento forlivese sono passati da 1.400 agli attuali 843, a cui si ag-giungono 143 addetti alla ricerca e sviluppo, provenienti da diversi comuni del territorio ma anche da realtà fuori provincia come Faen-za e Ravenna. All’interno vi lavo-rano più membri della stessa fami-glia, il pericolo è quindi che non solo singoli lavoratori ma interi nuclei famigliari rimangano sen-za alcun reddito se, come sembra, l’intenzione è quella del progressi-vo abbandono del nostro Paese da parte della multinazionale svede-se. Inoltre, l’indotto coinvolge tra i 70 e 100 addetti.

Per questo i lavoratori sono in mobilitazione dal 31 ottobre quan-do, dopo aver appreso tali infor-mazioni nel corso delle assemblee sindacali, hanno aderito massic-ciamente ad un primo sciopero di 2 ore e, dopo aver organizzato un corteo interno, si sono riversati all’esterno della fabbrica manife-stando lungo la via Emilia.

Ne sono seguiti scioperi a scac-chiera, presidi ai cancelli, blocco delle merci in entrata e in uscita e ulteriori manifestazioni lungo la via Emilia.

Il 15 novembre, in occasione dello sciopero generale di 4 ore indetto dai sindacati confederali, i lavoratori della Electrolux han-no scioperato 8 ore e sono parti-

ti in corteo dalla fabbrica per diri-gersi al concentramento sindacale e unirsi alla manifestazione.

Anche i lavoratori dell’ALPI di Modigliana (lavorazione del le-gno) sono in lotta contro la volon-tà espressa dall’azienda di aprire la procedura di mobilità (licenzia-menti) per circa 250 lavoratori.

La RSU e le organizzazioni sindacali di categoria hanno subi-to proclamato un pacchetto di 16 ore di sciopero di cui le prime 8 si sono svolte il 28 novembre con un

presidio davanti ai cancelli che ha visto la massiccia partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

A novembre di quest’anno a Forlì le industrie metalmeccaniche che adottano la cassa integrazione sono 28 con un migliaio di lavo-ratori interessati, quelle che uti-lizzano la cassa straordinaria sono 19 per 2.277 lavoratori (erano11 e 2.182 ad aprile), quelle con la cas-sa integrazione in deroga 5 con 96 dipendenti coinvolti (4 con 83 la-voratori ad aprile) mentre nell’ar-tigianato sono coinvolte 110 im-prese e 500 lavoratori.

Quasi la metà dei 7.500 metal-meccanici del forlivese lavorano in aziende in crisi, 442 dipendenti dell’industria e quasi 100 dell’ar-tigianato aspettano la retribuzione da mesi.

Una situazione quindi esplosi-va che tarda a deflagrare perché, da una parte, gli “ammortizzatori sociali” stanno attenuando, tempo-raneamente, l’impatto delle chiu-sure e i sindacati collaborazionisti mirano a mitigare il conflitto so-ciale temendo la forza della classe operaia, dall’altra perché il PMLI non è ancora abbastanza forte per poter adempiere il suo compito storico di avanguardia della classe operaia e delle masse in lotta.

Perché ciò accada occorre dare tutto sé stessi per il PMLI, il prole-tariato e la causa del socialismo.

Corteo studentesco a Teramocontro i tagli all’istruzione pubblica

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Pineto (Teramo) del PMLILa manifestazione di protesta

degli studenti, organizzata dal Col-lettivo Autonomo Studentesco, è partita la mattina del 29 novembre intorno alle 10 da piazza Dante, e dopo aver attraversato i Tigli, piaz-za Garibaldi, corso San Giorgio è terminata in piazza Martiri della Libertà.

Il corteo, che chiude di fatto la settimana di autogestione degli istituti provinciali, è stato parti-colarmente combattivo. Insieme al governo Letta-Alfano, è stata bersagliata dagli studenti anche la banca Tercas - commissariata da

Bankitalia da quasi un anno per i tanti buchi di bilancio e resasi prin-cipale sponsor e finanziatore delle scuole paritarie della provincia - con una serie di cori contro il mon-do delle banche intonati proprio sotto la sede dell’istituto di credito in corso San Giorgio. Una conte-stazione sacrosanta a cui un fun-zionario ha replicato con disprezzo affacciandosi alla finestra mostran-do agli studenti il dito medio.

“Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città”, questo è sta-to lo slogan intonato più volte dagli studenti fino all’arrivo del corteo a piazza Martiri della Libertà dove è stata improvvisata un’assem-blea nei pressi della scalinata del

Duomo a proposito del famigerato Decreto Scuola 2013, con cui si attenta alla scuola pubblica, inve-stendo su di essa un’irrisoria cifra e consegnando 220 milioni di euro alle scuole paritarie.

In corrispondenza della crisi bancaria e finanziaria degli istituti di credito, il governo Letta-Alfano mostra tutta la sua spudorata con-nivenza ed accondiscendenza nei confronti dei banchieri anche nel settore dell’istruzione, smantellan-do le scuole pubbliche per fornire ai famelici speculatori finanziari nuove e più agevoli fonti di guada-gno attraverso le scuole paritarie sovvenzionate in maniera parassi-taria.

Accade nullaattorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano

la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua di-sposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

IL BOLSCEVICO - Via Antonio del Pollaiuolo, 172a - 50142 Firenze

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Forlì, 7 novembre 2013. Il presidio dei lavoratori davanti la fabbrica (foto Il Bolscevico)

Benevento, 3 dicembre 2013. La polizia respinge e carica i senza casa che prote-stano sotto il palazzo del come (foto del Movimento per la casa)

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