pag. 3 pag. 6 - Parrocchia di Chiari - Brescia · Associazione Musicale Carlo Capra e Schola...

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Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari - N. 9 - Novembre 2016 Poste Italiane S. p. A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia pag. 3 Novembre è il mese dei defunti pag. 6 Scrivo a voi cari genitori... pag. 11 Parliamo di Evangelii Gaudium

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pag. 3Novembre è il mese dei defunti

pag. 6 Scrivo a voi cari genitori...

pag. 11Parliamo di Evangelii Gaudium

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Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari

Conto corrente postale n. 12509253intestato Parrocchia Santi Faustino e Giovita

25032 Chiari (Bs)Registrazione N. 45/91 del 6 settembre 1991

Tribunale di BresciaEdito dalla Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita in Chiari,

via Morcelli 7 Chiari (Bs)

sito web: www.parrocchiadichiari.orge-mail: [email protected]

per le vostre lettere: Ufficio Parrocchiale, p.za Zanardelli (8.30 - 11.30)

Direttore responsabileDon Giuseppe Mensi

Direttore redazionaleMons. Rosario Verzeletti

RedazioneDon Fabio Mottinelli, Enrica Gobbi, Bruno Mazzotti, Roberto Bedogna, Ida Ambrosiani, Nadia Iore, Ernesto Cancelli, Ferdinando Vezzoli, Sara Vezzoli, Paolo Festa, suor Daniela Mazzoleni

CollaboratoriMaria Marini, Caroli Vezzoli, Ione Belotti, Luciano Mena, Fausto Formenti

ImpaginazioneAgata Nawalaniec

Preparazione copertinaGiuseppe Sisinni

TipografiaTipolitografia Clarense di Lussignoli S. & G.Coccaglio (Bs)

N. 9 - Novembre 2016Anno XXVI nuova serie

Ai collaboratori

☐ Il materiale per il numero di dicem-bre si consegna entro il 14 novembre

☐ L’incontro di redazione per proget-tare il numero di gennaio si terrà il 29 novembre

Il prossimo numero

de sarà

disponibile il 3 dicembre

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GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA la parola del parrocoNovembre è il mese dei defuntiecclesia - i messaggi del papa VITA DELLA PARROCCHIA "Scrivo a voi cari genitori..."; Mamme in camminoSan Lodovico Pavoni. La vitaLodovico Pavoni e don Bosco: un'unica esperienza spirituale La Lectio divina; "Perchè la mia gioia sia in voi e la vostra sia piena"Emergenza educativa!; Microcredito

PASTORALE GIOVANILEACR 40 anni70 anni di movimento: nei pensieri, nelle parole, nelle azioni

FONDAZIONI CLARENSISPORTDel Palio e d'altro VITA DELLA PARROCCHIA Auguri in musica

CRESIME 2016 VITA DELLA PARROCCHIA Il pellegrinaggio a Lourdes nell'anno della misericordiaSulle orme di Sant'Angela Merici: due testimonianze

CLARENSITàCampane e tradizione - terza parte

ASSOCIAZIONI CLARENSIACLI; Mo.I.Ca.; Associazione Amici Pensionati e Anziani;Associazione Musicale Carlo Capra e Schola Cantorum Sant'Agape;Gruppo Amici San Rocco

FRAZIONIFesta di San Bernardo; Sagra del Santellone, la festa liturgica

CONSIGLI PARROCCHIALI - CPPCALENDARIO PASTORALE

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La copertina di questo numero di Novembre ci richiama subito al ricordo per i nostri cari defunti.In questi giorni tutti passiamo al cimitero per una preghiera e un saluto ai nostri congiunti che sempre portiamo nel nostro cuore. La preghiera però sia sempre viva per loro, in ogni momento dell’anno. Ci aiutino a riflettere e a pregare queste parole tratte dalla liturgia:“Dio di infinita misericordia, che stringi in un unico abbraccio tutte le anime redente dal sangue del tuo Figlio, noi ci presentiamo da-vanti a te con la mestizia e il do-lore per il distacco dai nostri cari defunti, ma anche con la fede e

la speranza che il tuo Spirito ha acceso nei nostri cuori. La morte non ha distrutto la co-munione di carità che unisce la Chiesa pellegrina sulla terra alle sorelle e ai fratelli che hanno la-sciato questo mondo. Accogli, o Signore, le preghiere e le opere che umilmente ti offria-mo, perché le anime contemplino la gloria del tuo volto. Fa’ che quando giungerà la no-stra ora possiamo allietarci della tua dolce presenza nell’assemblea degli angeli e dei santi e rendere grazie a te, termine ultimo di ogni umana attesa. Per Cristo nostro Signore. Amen”

(dal benedizionale)

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33Novembre 2016

Carissimi Clarensi,il tempo, dono del Signore, scorre veloce: è terminata l’estate con tutte le sue bel-le e gioiose iniziative gio-vanili, è iniziato l’autunno, è avviato il nuovo anno li-turgico e pastorale, accom-pagnati dal papa France-sco con la sua esortazione Evangelii Gaudium e dal vescovo Luciano con la let-tera pastorale Il Regno di Dio è vicino. Stiamo pure vivendo l’ultimo periodo dell’Anno Giubilare Stra-ordinario della Miseri-cordia, che termina il 20 novembre prossimo. Ora il calendario segna per noi il mese di novembre, che nel-la tradizione cristiana viene dedicato alla preghiera per i defunti: quindi è un mese a noi caro, posto in noi e nei nostri sentimenti ed affetti umani. Mi sento di parlarne bene e volentieri, riflettendo sull’opera di misericordia: seppellire i morti e pre-gare Dio per i vivi e per i defunti. Si conclude così il percorso d’approfondi-mento che abbiamo voluto fare in occasione del Giu-bileo della Misericordia, al fine di essere cristiani sem-pre più generosi e consape-voli della propria fede.

La speranza in ciò che verrà dopoIl pensiero della morte in-cute timore, soprattutto per la coscienza di non avere veramente donato la pro-pria vita a Dio e al pros-simo. In realtà la bellez-za della vita non è sciupa-ta dalla morte, piuttosto è portata alla sua conclusio-ne. Ci sostiene il dono del-la speranza che nasce dalla fede. È una speranza diver-sa dalle altre, non cioè un desiderio sospeso nel vuo-to, almeno in qualche mi-sura, perché consapevoli che alla prova dei fatti po-trebbe pur sempre rivelarsi illusorio. La speranza che poggia sulla fede, invece, è quella che ha reso tan-ti credenti, in ogni epoca e anche nel nostro tempo, capaci di affrontare la mor-te piuttosto che rinuncia-re alla fede stessa. Questo è il dono che il Signore va facendo a tutti in rappor-to semplicemente al fisio-logico avvicinarsi della fine del percorso terreno. Vorrei soprattutto aiutare a pren-dere sul serio la speran-za cristiana. Si tratta senza dubbio di un dono, ma ciò non dispensa dal prendere in considerazione la solidi-

tà del suo fondamento. La verità sulla vita eterna che la Chiesa offre all’uomo non solo è affinata nel tem-po e nelle riflessioni, non solo oggi non teme un esa-me attento e onesto delle sue ragioni, ma soprattut-to è una splendida luce che rappresenta la più grande delle consolazioni.

Degna sepoltura nella prospettiva della risur-rezioneIl corpo che prova sete, fame e si ammala, alla fine tocca la soglia del suo limi-te estremo: la morte. È un tema dimenticato, a volte mediaticamente spettaco-larizzato, esistenzialmente censurato. Il corpo morto giace esanime, misteriosa-mente senza più quella vita che poco prima lo faceva parlare, correre, incontrare gli altri, ridere e piangere, gioire o soffrire. Ora tutto tace, il corpo della perso-na defunta chiede raccogli-mento, silenzio e preghiera. Ecco emergere sul limita-re della vita, l’ultima ope-ra della misericordia, sep-pellire i morti”. È l’unica opera che non attinge all’e-vangelista Matteo, ma al Primo Testamento, a Tobia (Tb 1,17 e 12,12). Questa tradizione trova il suo fon-damento non solo nel sen-timento di pietà verso il de-funto, presente in tanti po-poli e in particolare in Isra-ele, ma soprattutto nel fat-to che Gesù stesso muore sulla croce, nella solitudi-ne e nella nudità: “il corpo della Parola”, fatta silenzio, poiché si è detta “sino alla fine” (Gv 13,1), è accol-to nelle braccia di Maria ai piedi della croce. A Giu-seppe di Arimatea poi vie-ne dato il compito della se-poltura. In quell’abbraccio tenero e doloroso, carico di memoria e di speranza, c’è

anche il senso dell’ultima opera di misericordia. Non dimentichiamoci che Gesù non risorge subito, c’è un’ultima solidarietà di Cri-sto con noi; egli non solo condivide il morire, ma an-che l’essere sepolto. È il grande mistero del Sabato Santo: il rimanere nella morte di Colui che è la vita. Il Verbo si è fatto car-ne; l’opera più grande che egli ha compiuto è il dono del suo corpo, dato fino alla fine. Ora questo corpo, risorto, siede alla destra del Padre. Nella prospettiva lu-minosa della risurrezione ci prendiamo cura del corpo dei nostri defunti per dare loro degna sepoltura. In questa ultima cura si mani-festa un tratto potente della fede nella risurrezione della carne. Il corpo non è mero strumento, mezzo, come un’auto usata da mandare al macero. È segno espres-sivo del mistero della per-sona: da come ci si prende cura del corpo dei defun-ti per la sepoltura, si com-prende anche il senso del corpo dei viventi. Ora sep-pellire i morti appare come gesto misericordioso carico di tenerezza e di profonda speranza: questo è mes-so in luce nella sepol-tura ordinaria, cioè l’i-numazione e non così come nella cremazione.

Come seppellire i mortiLa pietà cristiana ha assun-to, come modello di sepol-tura per il fedele, l’inuma-zione. Essa da una parte ricorda la terra dalla qua-le egli è stato tratto e alla quale ora ritorna; dall’al-tra evoca la sepoltura di Gesù, chicco di grano che, caduto in terra, ha prodot-to molto frutto. Aggiunge il Catechismo della Chiesa Cattolica: “I corpi dei de-funti devono essere tratta-

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ti con rispetto e carità nella fede e nella speranza del-la risurrezione. La sepol-tura dei morti è un’opera di misericordia corporale e rende onore ai figli di Dio, templi dello Spirito San-to”. Al significato e al sen-so della sepoltura, la tradi-zione cattolica ha sempre attribuito significati dettati dalla fede, per cui la morte non è la fine totale dell’e-sistenza, ma segna la fine del cammino terreno nel-la prospettiva di un com-pletamento e di una sinte-si di tutta la vita, che trova il suo senso più profondo nella certezza della speran-za che la morte di Cristo Crocifisso Risorto dischiu-de. Oggi, date anche le mutate condizioni di am-biente e di vita, vige pure la prassi della cremazione del corpo del defunto e a questo riguardo la legisla-zione ecclesiastica dispone che: “A coloro che avesse-ro scelto la cremazione del loro cadavere si può con-cedere il rito delle esequie cristiane, a meno che la loro scelta non risulti det-tata da motivazioni contra-rie alla dottrina cristiana”. Tuttavia, in relazione a tale scelta, invita ed esorta i fedeli a non conservare in casa le ceneri dei fa-miliari, ma a dare ad esse concreta sepoltura, fino a che Dio farà risorgere dalla terra quelli che vi riposano. Ha affermato san Giovan-ni Paolo II papa: “L’uomo sorge dalla terra e alla ter-ra ritorna: ecco una realtà evidente da non dimenti-care mai. Egli sperimenta però anche l’insopprimibile desiderio di vita immortale. Per questa ragione i vincoli di amore che uniscono ge-nitori e figli, mariti e mogli, fratelli e sorelle, come pure i legami di vera amicizia tra le persone, non si di-

sperdono né finiscono con l’ineluttabile evento della morte. I nostri defunti con-tinuano a vivere fra di noi, non solo perché i loro resti mortali riposano nel cam-posanto e il loro ricordo fa parte della nostra esisten-za, ma soprattutto perché le loro anime intercedono per noi presso Dio”.

Perché pregare Dio per i vivi e per i defuntiOgnuna delle opere di mi-sericordia spirituale riguar-da un aspetto del vive-re umano. È un prender-si cura di specifiche forme della fragilità umana in or-dine all’esercizio della li-bertà e della coscienza. L’ultima delle sette opere di misericordia spirituale, in-vece, allarga al massimo l’orizzonte: è una sorte di abbraccio misericordioso che raggiunge tutto e tut-ti, oltre ogni confine del-lo spazio e del tempo. È la preghiera per i vivi e per i morti. La preghiera sorge dal cuore, ma è espressio-ne dello spirito dell’uomo, cioè nella sua piena aper-tura a Dio. Essa si identifi-ca con una disposizione in-teriore permanente, un at-teggiamento costante che porta il soggetto a rende-re onore a Dio, ad affidar-si totalmente a lui, a guar-dare tutto in lui, a credere nella sua amorevole prov-videnza. La preghiera di-venta così l’opera di carità più disarmata e all’appa-renza più debole, della cui efficacia non avremo mai un riscontro immediato e forse neppure tangibile. Essa è inoltre l’opera più accessibile, quella che tut-ti avremo sempre a nostra disposizione, che risulta possibile a tutti in ogni mo-mento. È infine l’opera che ci rimane quando esperi-mentiamo il nostro limite,

quando tutto ciò che era nelle nostre possibilità è stato fatto, quando il nostro desiderio di bene a favo-re del mondo si misura con la nostra debolezza e invo-ca una potenza amica che sia in grado di superarla. La preghiera di intercessio-ne apre la strada alla gra-zia del Dio vivente, alla sua misericordia onnipotente. Pregare è indubbiamente uno dei modi in cui meglio si manifesta la nostra fede. E poiché attinge al miste-ro santo ed eterno, la pre-ghiera fiduciosa ha il pote-re di oltrepassare i confini del tempo e dello spazio. Con la preghiera si giun-ge in ogni luogo della ter-ra, il mondo dei vivi, ma ci si può elevare fino ai cieli, il mondo dei morti in Cri-sto. La preghiera di inter-cessione poggia infatti sul mistero della comunione di santi. È sempre preghiera con la Chiesa e nella Chie-sa. Mentre si invoca Dio per i vivi e per i mor-ti si fa così l’esperien-za della vita redenta, si attinge alle sorgen-

ti della salvezza. Questa preghiera, che ci introduce nella carità divina, fa bene agli altri per i quali noi pre-ghiamo, ma fa bene anche a noi che abbiamo voluto pregare per loro.

Il corpo morto ha la sua dignitàAfferma il Catechismo del-la Chiesa cattolica al n° 997 che: “Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo dell’uo-mo cade nella corruzione, mentre la sua anima va incontro a Dio, pur re-stando in attesa di essere riunita al suo corpo glori-ficato. Dio nella sua onni-potenza restituirà definiti-vamente la vita incorrutti-bile ai nostri corpi riunen-doli alle nostre anime, in forza della risurrezione di Gesù”. L’incensazione fi-nale del corpo nella Messa esequiale vuole sottolinea-re che questi è stato creato da Dio ed è destinato alla risurrezione finale. Grande è infatti la dignità del corpo umano.

don Rosario, prevosto

foto di geralt - pixabay

5Novembre 2016

È uscito il nuovo libro-in-tervista di Benedetto XVI. Una lunga conversazione, raccolta dal giornalista te-desco Peter Seewald, in cui il Papa emerito chiarisce definitivamente molte cose del suo papato. Ecco alcuni punti salienti:La rinunciaHo scritto di mio pugno il testo della rinuncia. L’ho scritto in latino perché una cosa così importante si fa in latino. Inoltre il latino è una lingua che conosco così bene da poter scrivere in modo decoroso. Avrei potu-to scriverlo anche in italia-no, naturalmente, ma c’era il pericolo che facessi qual-che errore.Non è stata una fugaNon si è trattato di una ri-tirata sotto la pressione de-gli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte. Nessuno ha cercato di ri-cattarmi. Non l’avrei nem-meno permesso. Se avesse-ro provato a farlo non me ne sarei andato perché non bisogna lasciare quando si è sotto pressione. E non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi, grazie a Dio, ero nello sta-to d’animo pacifico di chi ha superato la difficoltà. Lo stato d’animo in cui si può passare tranquillamente il timone a chi viene dopo.Felice del mio succes-soreQuello che mi ha toccato di più del mio successore è che, già prima di uscire sul-la loggia, abbia voluto tele-fonarmi, ma non mi ha tro-vato perché eravamo ap-punto davanti al televisore. Il modo in cui ha pregato per me, il momento di rac-coglimento, poi la cordia-lità con cui ha salutato le persone, tanto che la scin-

tilla è, per così dire, scocca-ta immediatamente. Nes-suno si aspettava lui. Io lo conoscevo, naturalmente, ma non ho pensato a lui. In questo senso è stata una grossa sorpresa. Non ho pensato che fosse nel grup-po ristretto dei candidati. Quando ho sentito il nome, dapprima ero insicuro. Ma quando ho visto come par-lava da una parte con Dio, dall’altra con gli uomini, sono stato davvero conten-to. E felice.La Chiesa è in movi-mentoL’elezione di un cardina-le latino-americano signifi-ca che la Chiesa è in movi-mento, è dinamica, aperta, con davanti a sé prospet-tive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in schemi, che vi accade sempre qual-cosa di sorprendente, che possiede una dinamica in-trinseca capace di rinnovar-la costantemente. Ciò che è bello e incoraggiante è che proprio nella nostra epoca accadono cose che nessuno si aspettava e mostrano che la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità.RiformeOgnuno ha il proprio cari-sma. Francesco è l’uomo della riforma pratica. È sta-to a lungo arcivescovo, co-nosce il mestiere, è stato superiore dei Gesuiti e ha anche l’animo per mette-re mano ad azioni di carat-tere organizzativo. Io sape-vo che questo non è il mio punto di forza.La chiesa devecambiareÈ evidente che la Chiesa sta abbandonando sempre di più le vecchie strutture tradizionali della vita euro-pea e quindi muta aspetto e in lei vivono nuove forme.

È chiaro soprattutto che la scristianizzazione dell’Eu-ropa progredisce, che l’e-lemento cristiano scompa-re sempre di più dal tes-suto sociale della società. Di conseguenza la Chie-sa deve trovare una nuo-va forma di presenza, deve cambiare il suo modo di presentarsi. Sono in corso capovolgimenti epocali, ma non si sa ancora a che pun-to si potrà dire con esattez-za che comincia uno oppu-re l’altro.Non mi sento un fallitoUn mio punto debole è for-se la poca risolutezza nel governare e prendere deci-sioni. Qui in realtà sono più professore, uno che riflet-te e medita sulle questioni spirituali. Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza. Ma non riesco a vedermi come un fallito. Per otto anni ho svolto il mio servizio.

Ci sono stati momenti diffi-cili, ma c’è stato anche un grande movimento positivo.La preparazione alla morteBisogna prepararsi alla morte. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparandosi a su-perare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbando-nare questo mondo e tro-varsi davanti a Lui e ai San-ti, agli amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitez-za di questa vita e metter-si in cammino per giunge-re al cospetto di Dio. Cerco di farlo pensando sempre che la fine si avvicina. Cer-cando di prepararmi a quel momento e soprattutto te-nendolo sempre presente. L’importante non è imma-ginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo in-contro.

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«Ultime conversazioni»

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All’inizio dell’anno pasto-rale, esattamente l’otto settembre, nella memoria della natività della Vergine Maria, il nostro vescovo Luciano Monari ha scritto una lettera ai genitori dei ragazzi che frequentano il cammino dell’iniziazione cristiana. Il testo, dopo una introduzione, si articola in sei capitoli: l’alfabeto della vita cristiana, il tempo del-la vita quotidiana, ministe-ri a servizio della comuni-tà, il tempio casa di Dio e della comunità, trasmette-re la memoria cristiana e le parole e le immagini della fede. Nella introduzione il Vescovo scrive:“Cari genitori, un pas-so decisivo viene chiesto oggi alla pastorale fami-liare: che la famiglia passi da ‘oggetto’ della pastora-le a ‘soggetto’ della pasto-rale. Non basta più ideare e realizzare ministeri che siano al servizio della fa-miglia nelle sue moltepli-ci necessità; è urgente che la famiglia stessa diven-ti protagonista attiva della vita della comunità cristia-na; che essa diventi crea-trice e attrice di compor-tamenti che arricchiscano la vita della comunità e la facciamo crescere e ma-turare. Desidero perciò, all’interno di questo nuovo orizzonte delineare alcune delle azioni di cui la fami-glia è chiamata a diventa-re protagonista all’interno dell’ICFR (Iniziazione Cri-stiana dei Fanciulli e dei Ragazzi), cioè di quel cam-mino di iniziazione cristia-na che la diocesi di Bre-scia si è data ormai da una decina d’anni e che, dopo un’opportuna verifica, vie-

ne riproposto quest’anno a tutta la diocesi come iti-nerario ecclesiale di inse-rimento dei fanciulli e dei ragazzi nel mistero di cri-sto e della Chiesa.”La famiglia deve diventare protagonista nell’educazio-ne alla fede e alla buona vita cristiana.Nel primo passaggio dal ti-tolo: “L’alfabeto della vita cristiana” troviamo queste sottolineature: “Accanto al segno della croce in fami-glia si imparano le prime e fondamentali preghiere cri-stiane: il Padre Nostro an-zitutto, che è la preghiera ‘distintiva’ del cristiano, quella che Gesù ha in-segnato ai suoi discepo-li, caratteristica della loro comunità. Poi l’Ave Ma-ria, il Gloria al Padre, il Ti adoro, l’atto di dolore… Ho già scritto di queste preghiere semplici del cristiano in un opusco-lo. Voglio solo ricordare che la preghiera e la fede vanno insieme e che la-sciare la preghiera signi-fica, prima o poi, lasciare anche la fede.” L’attenzione del nostro pastore è far sì che la fa-miglia sia protagonista della trasmissione della fede attraverso i sempli-ci segni quotidiani di una vita vissuta nell’ottica di una fede semplice che ri-conosca le grandi opere che Dio compie per cia-scun credente.Poi il nostro vescovo scri-ve quanto sia importan-te partecipare alla messa domenicale come occa-sione per sentirsi parte di una viva comunità cri-stiana. Sempre il vescovo scrive: “Ho già detto della

preghiera che aiuta a vive-re in ottica di fede il tem-pio quotidiano. Ma l’im-patto più significativo la fede l’ha nella celebrazio-ne del giorno del Signore: dopo sei giorni feriali che sono riempiti dalle diver-se attività dell’uomo, fati-cose o gioiose, la domeni-ca è un giorno diverso, è “il giorno che ha fatto il si-gnore.” Ma se Dio è il cre-atore del tempo, che sen-so ha parlare di un gior-no particolare che sarebbe fatto da Dio? Tutti i gior-ni sono stati fatti da Dio e quindi sono suoi.”L’attenzione del vescovo è rivolta inoltre alla vita quo-tidiana. Questo è il luo-

go più opportuno per tra-smettere la fede e le sane tradizioni religiose.Esistono parole e immagi-ni che ci danno il sapore della fede e non possiamo tralasciare che nelle comu-nità cristiane la ministeria-lità e la cooperazione sono ingredienti importanti per la trasmissione della fede.Mi pare che questa lettera sia molto importante per far sì che le comunità cri-stiane si consapevolizzino sulla responsabilità di co-municare la fede e le tradi-zioni ai nostri ragazzi e tut-ti siamo coinvolti in questa importante missione.

Don Pierluigi e Emanuele Begni

“Scrivo a voi cari genitori…”

7Novembre 2016

Ogni tanto sulle pagine dell’Angelo, si legge un arti-colo delle “Mamme in cam-mino”. Ma chi sono que-ste “Mamme in cammino” che, a volte, nelle fotografie sono pure sedute?Il gruppo delle Mamme in cammino è nato nel 2008. Era un giorno di settembre e ricordo di aver incontrato Liliana che mi disse: “Suor Alberta, in occasione della settimana eucaristica, sta in-vitando le mamme del per-corso ICFR a recitare il Ro-sario in Santa Maria verso le 14.30/15.00. Ha detto di fare il passaparola. Vieni?”.Ero un po’ indecisa ma, alla fine, sono andata. Il primo giorno c’era un bel gruppet-to di mamme, tutte entusia-ste di poter vivere un mo-mento di preghiera insieme. Al termine della settimana, è venuto spontaneo a tut-te di chiedere a suor Alber-ta di proseguire con questi incontri che arricchivano le nostre giornate e, allo-ra, abbiamo deciso di tro-varci il venerdì pomeriggio alle 14.15 circa, dopo aver accompagnato i bambini a scuola. I primi tempi abbia-mo continuato con la recita del Rosario, poi siamo pas-sate a pregare con i salmi, con le beatitudini e a riflet-tere su vari temi che via via suor Alberta ci proponeva. Ho imparato che ci sono tanti modi per pregare. A questi incontri settima-nali, si sono aggiunti i ritiri in preparazione al Natale e alla Pasqua. La prima volta siamo andate dai frati a Ro-vato, poi presso il convento delle Carmelitane a Brescia, a Caravaggio, Adro, Roden-go Saiano, Fantecolo, per dirne alcuni.Nell’estate del 2010 ero

a cena al Cg2000 con un gruppetto di mamme e con suor Alberta e stavamo gu-stando le squisite grigliate cucinate dai volontari del-la gastronomia, quando ci siamo chieste: “Perché an-che noi, come i papà, non facciamo un pellegrinaggio? Dove andiamo?” Quasi in coro abbiamo esclamato: “Assisi!” E Assi-si è stata! L’anno successivo siamo andate al santuario fran-cescano di La Verna e a Loreto; nel 2012 sul lago Maggiore e sul Lago d’Or-ta con l’isola di San Giulio e l’Abbazia Mater Ecclesiae, un’abbazia benedettina femminile di clausura, dove abbiamo incontrato ma-dre Anna Maria Canopi; nel 2013 a Bienno e Cemmo alla casa della Beata An-nunciata Cocchetti, fonda-trice delle nostre care suore dorotee. Nel 2014 è stata la volta di Spoleto e Cascia da Santa Rita e nel 2015, a una velocità di 300 Km/h, ci siamo dirette a Roma per partecipare all’udienza di Papa Francesco, in Piaz-za San Pietro. Per finire, quest’anno ci siamo reca-

te a Padova, alla Basilica di Sant’Antonio.Agli inizi, avevamo dato al gruppo il nome di “Mam-me della Speranza” perché accadeva, e succede anco-ra adesso, che una mam-ma arrivasse chiedendo una dedica per una perso-na o una famiglia in parti-colare e allora pregavamo fiduciose che le nostre pre-ghiere giungessero a Dio Padre. Dopo Assisi anche il nome è cambiato, è diven-tato “Mamme in cammino”, perché in questo gruppo è in movimento, in crescita, in cammino appunto, sia con il corpo sia con lo spi-rito. Tutti gli incontri, i ritiri e i pellegrinaggi sono ricchi di emozioni, di gioia di stare insieme, di amicizia. Io ri-torno a casa con la sereni-tà nel cuore. Ho conosciuto tante mamme. Ci accettia-mo così come siamo, con le nostre qualità, i nostri difet-ti, le nostre lune storte che, dopo gli incontri, sono un po’ meno storte! La maggior parte delle mamme del gruppo è atti-va in oratorio: c’è chi fa le pulizie, chi si occupa del ca-techismo dei bambini, chi collabora al grest, chi sta al bar, chi fa più di una di queste attività, però è bello

avere un momento in cui si lasciano da parte tutte que-ste cose e ci si prende una pausa per stare con Gesù e pregare; a casa a volte è così difficile.Nel 2012, la nostra mam-ma spirituale suor Alberta è stata trasferita e suor Danie-la ha accettato di percorrere con noi il cammino e ci ac-compagna con tanto entu-siasmo. Da qualche anno, per mo-tivi organizzativi, abbiamo spostato gli incontri dal po-meriggio alla sera del ve-nerdì alle 20.30, con ca-denza quindicinale e non più settimanale. Tutte le date sono sull’Agenda Pa-storale. Nel mese di novem-bre ci troviamo il 4 e il 18.Concludo invitando le mamme a venire un ve-nerdì a pregare con noi. Il gruppo è aperto a tutte, in particolare alle mamme che hanno i bambini che stan-no frequentando i vari per-corsi d’iniziazione cristiana. Lo so che è faticoso, che c’è la cucina da riordinare e i bambini da mettere a let-to, ma vedrete che mezz’ora nella chiesetta del Cg2000 vale più di una seduta in un salone di bellezza; si torna a casa più belle ed è pure gratis! Un abbraccio.

Mariateresa

Mamme in cammino

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Lodovico Pavoni nasce a Brescia l’11 settembre 1784 da genitori nobili e benestanti che lo educa-no cristianamente, evitan-dogli il pericolo di diven-tare il “giovin signore” di pariniana memoria.Egli si rivela subito un ra-gazzo vivace e geniale, dotato di buona intelli-genza, aperto a molti in-teressi (pittura, caccia, equitazione, meccani-ca…), sensibile ai proble-mi sociali.Ordinato sacerdote nel 1807, si dedica subito ad un’intensa attività cate-chetica, fondando presto un suo Oratorio per l’e-ducazione cristiana dei ragazzi più poveri, pre-

correndo i moderni centri educativi diurni e l’asso-ciazionismo giovanile.Nel 1812 il vescovo Ga-brio Nava lo nomina suo segretario, pur conceden-dogli di continuare la di-rezione dell’Oratorio, di-venuto assai fiorente. Nel 1818 lo nomina Cano-nico del Duomo e lo au-torizza a dedicarsi inte-ramente alla fondazione di un “privato Istituto di beneficenza” con annes-so “Collegio d’arti”, che dal 1821 si chiamerà “Pio Istituto S. Barnaba”, per adolescenti e giovani po-veri o abbandonati, ai quali in seguito si aggiun-ge una sezione di sordo-muti.

Nei trent’anni che seguo-no, Lodovico Pavonisviluppa un suo “metodo educativo”, che lo pone all’avanguardia dei pe-dagogisti più illuminati dell’800 (ragionevolezza, amore, prevenzione, cen-tralità della fede, impor-tanza del lavoro: elemen-ti che verranno ripresi e sviluppati da don Bosco); organizza un modello di istruzione e di avviamen-to al lavoro che prelude alle attuali scuole profes-sionali; dà inizio ad una fiorente attività tipografica ed editoriale, precorren-do l’apostolato contem-poraneo dei mass media; introduce nel mondo del lavoro riforme di assolu-ta novità, anticipando di mezzo secolo la dottrina sociale della “Rerum No-varum” (dignità del lavo-ro, salario familiare, assi-stenza nelle malattie, li-cenziamento solo per giu-sta causa e con preavviso, partecipazione del lavora-tore agli utili di azienda); fonda, infine, la Congre-gazione dei Figli di Maria Immacolata (Pavoniani), che appare così audace e nuova (i “frati-operai”) da lasciare a lungo perples-se autorità civili e religio-se (sacerdoti e religiosi lai-ci collaborano “alla pari” come educatori della fede, come maestri d'arte e di umanità).Lodovico Pavoni muore il primo aprile 1849 a Saia-no, presso Brescia, vittima eroica del suo prodigarsi per portare in salvo i suoi ragazzi dal pericolo dei combattimenti per l'insur-rezione dei Bresciani con-tro gli Austriaci (le Dieci Giornate di Brescia).È stato beatificato il 14 aprile 2002 e canonizzato il 16 ottobre 2016.

a cura di don Fabio

San Lodovico PavoniLa vita

Presbiteriodella Comunità

Parrocchialedi Chiari

Mons. Rosario VerzelettiVia Morcelli, 7030/711227

don Pierluigi ChiariniVia Tagliata, 2339 2110181

don Fabio MottinelliVia Garibaldi, 5 030/711136

don Giovanni AmighettiP.zza Zanardelli, 2328 1416742 030/7000667

don Angelo PiardiV.le Mellini tr.I, 2030/7000930

don Mario RusichVia De Gasperi, 18030/711372

don Serafino FestaP.zza Zanardelli, 2030/7001985

don Giuseppe VerzelettiViale Mellini, trav. I, 2 335 308976

Ufficio Parrocchiale030/7001175

Centralino CG2000030/5236311

don Daniele CucchiVia Palazzolo, 1030/7006806

don Enzo Dei CasVia Palazzolo, 1030/712356

don Luca PozzoniVia Palazzolo, 1335 7351899 030/7000959

CentralinoCurazia S. Bernardino030/7006811

l'urna contenente il corpo di S. Lodovico Pavoni presso la chiesa dei Pavoniani a Brescia

9Novembre 2016

Domenica 16 ottobre Papa Francesco ha procla-mato Santi sette Beati e i vaticanisti la ritengono, fi-nora, la più affollata del-le canonizzazioni del suo pontificato. Tra questi c’è proprio il Canonico Lodo-vico Pavoni (1784-1849), autentico testimone della misericordia e della predi-lezione di Dio verso i gio-vani, specialmente i più poveri e abbandonati (sor-domuti, disabili, orfani e poveri). Non intendo soffermarmi sulla vita di questo nostro Santo bresciano, ma ac-cennare a quegli elementi caratterizzanti la sua opera educativa che il fondato-re dei Figli dell’Immacolata condivide con don Bosco, tanto da essere definito da Pio XII “precursore di San Giovanni Bosco”.L’antitesi tra “sistema pre-ventivo” e “sistema re-pressivo” sembra caratte-rizzare l’azione e la rifles-sione pedagogica del XIX secolo, età di passaggio dall’ancien régime alla so-cietà industrializzata, e la Chiesa ed i suoi membri si trovano a vivere ed ope-rare in tale clima cultura-le: è in questo momento che lo Spirito Santo susci-ta i cosiddetti “Santi so-ciali”, uomini che condi-vidono le ansie nei con-fronti della gioventù che deve affrontare tempi di grandi trasformazioni poli-tiche e sociali e per la qua-le intraprendono opere ed iniziative “con mentalità e linguaggi che presenta-no forti convergenze verso uno stile educativo di tipo

preventivo” (Cfr. Braido, Prevenire non reprimere. Il Sistema preventivo di don Bosco).Gli inizi dell’opera di Lo-dovico Pavoni anticipano di quasi trent’anni l’attivi-tà di don Bosco e all’apice della sua azione educativa, nel 1843, fonda la Con-gregazione dei Figli di Ma-ria Immacolata riunendo sacerdoti e laici per prov-vedere “all’educazione di quell’infima classe, dalla cui trascuranza ne germo-glia l’iniqua plebe che va ad essere sempre una vera calamità non men politi-ca che morale, i fanciul-li poveri, i quali veggonsi obbligati dalla necessità di lor condizione ad abban-donare la scuola e le vigi-li cure de’ saggi precettori per dedicarsi alle arti” (Cfr. Regolamento del Pio Isti-tuto eretto in Brescia dal Canonico Lodovico Pavo-ni). Spinto dalla medesi-ma urgenza, dopo aver ini-ziato dall’oratorio festivo e aver trovato pianta stabile in Valdocco, don Bosco, il 18 dicembre 1859, raduna attorno a sé alcuni giovani chierici, usciti dalla schiera di quei giovani che aveva cominciato ad accogliere fin dal 1841, per fondare la Pia Società di San Fran-cesco di Sales per contri-buire alla salvezza della gioventù “questa porzione la più delicata e la più pre-ziosa dell’umana società”.I due Santi condivido-no anche la stessa finalità educativa che lega terra e cielo in un unico cammino all’interno di una realtà ge-ografica e politica differen-

te; infatti il Pavoni, ope-rando all’interno dell’im-pero asburgico, affermava di voler ridare alla Chiesa “degl’ottimi Cristiani, ed allo Stato de’ buoni artisti, e sudditi virtuosi e fedeli”, mentre don Bosco si fa dif-fusore della più fortunata formula “Buoni cristiani e onesti cittadini” grazie alla rapida espansione in tutto il mondo della Congrega-zione Salesiana.Per riuscire nell’intento di garantire ai giovani un’e-ducazione integrale della persona, che tenga in mas-simo conto la dimensione spirituale senza dimenti-care la necessità di un ri-scatto sociale, Lodovico Pavoni utilizza gli strumen-ti tipici di una pedagogia preventiva: religione e ra-gione, amore e dolcezza, vigilanza e assistenza all’in-terno di un’organizzazio-ne di tipo familiare. In sin-tonia quasi perfetta, sten-dendo nel 1877 quello che sarebbe dovuto essere, se-condo i suoi propositi, “un indice di un’operetta appo-sitamente preparata”, don Bosco scrive che il Siste-ma Preventivo “si appog-gia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amo-revolezza” in un ambiente ricco di confidenza e fami-liarità.Molte altre cose si potreb-bero dire sul legame spiri-tuale che unisce il Canoni-co Lodovico Pavoni e don Bosco, ma non è questo il luogo per una trattazione completa e approfondita dell’argomento. Ripercor-rendo la vita dei due Santi educatori, bisogna comun-que riconoscere come, pur non essendo stati dei pe-dagogisti in senso stretto, non avendo scritto tratta-ti o manuali di pedagogia, abbiano fatto della loro esistenza spesa a favore

della “porzione più deli-cata e preziosa” della so-cietà un metodo educati-vo, un’esperienza spirituale che ha saputo ispirare in più di 150 anni generazio-ni di giovani, spingendoli sia a dedicarsi direttamen-te all’educazione della gio-ventù come consacrati e come laici, sia nell’essere testimoni di un modello di vita che con uno sguardo al cielo impegna a lavora-re per un mondo più uma-no e cristiano.Celebrare oggi un santo del calibro di un Lodovi-co Pavoni o di un don Bo-sco vuol dire guardare con speranza al futuro della Chiesa e del mondo intero, in quanto siamo stimola-ti a prenderci a cuore tutti i giovani affinché, attraverso proposte educative ricche di umanità e valori evan-gelici, siano aiutati a valo-rizzare le risorse che por-tano dentro come dinami-smo e desiderio positivo e siano spinti ad inserirsi nel-la società come parte atti-va attraverso il lavoro, la partecipazione e l’impegno per il bene comune (cfr. Lettera di Sua Santità Be-nedetto XVI a Don Pascual Chàvez Villanueva, Rettor Maggiore S.D.B. in occa-sione del Capitolo Genera-le XXVI).

don Daniele Cucchi

Lodovico Pavoni e don Bosco: un’unica esperienza spirituale

10

“Lectio divina” significa “lettura divina” e descrive il modo di leggere la Sa-cra Scrittura: allontanar-si gradualmente dai propri schemi e aprirsi a ciò che Dio vuole dirci. Nel secolo XII, un monaco Certosino, chiamato Guigo, descrisse le tappe più importanti del-la “lettura divina”. La pra-tica individuale o in grup-po della Lectio Divina può assumere diverse forme ma la descrizione di Guigo ri-mane sempre fondamen-tale.Guigo scrisse che il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettu-ra). È il momento nel quale leggiamo la Parola di Dio lentamente e attentamen-te così che penetri dentro di noi. Per questa forma di preghiera può essere scelto un qualunque breve brano della Sacra Scrittura.Il secondo gradino è la me-ditatio (meditazione). Du-rante questa tappa si riflette e si rimugina il testo biblico affinché prendiamo da esso quello che Dio vuole darci.Il terzo gradino è la oratio (preghiera), è il momento

di lasciare da parte il nostro modo di pensare e permet-tere al nostro cuore di par-lare con Dio. La nostra pre-ghiera è ispirata dalla no-stra riflessione sulla Parola di Dio.L’ultima tappa della Lectio è la contemplatio (contem-plazione), nella quale ci ab-bandoniamo totalmente a parole e pensieri santi. È il momento nel quale noi ri-posiamo semplicemente nella Parola di Dio e ascol-tiamo, nel livello più pro-fondo del nostro essere, la voce di Dio che parla den-tro di noi. Mentre ascoltia-mo, veniamo gradualmen-te trasformati dal di dentro. Evidentemente, questa tra-sformazione avrà un effetto profondo sul nostro com-portamento e, da come viviamo, testimonieremo l’autenticità della nostra preghiera. Dobbiamo ap-plicare alla nostra vita quo-tidiana ciò che leggiamo nella Parola di Dio.Queste tappe della Lectio Divina non sono regole fis-se da seguire, ma sempli-cemente orientamenti su come normalmente svilup-pare la preghiera. Si cerca una maggiore semplicità e disposizione ad ascoltare e non a parlare. Gradual-mente le parole della Sa-cra Scrittura incominciano a liberarsi e la Parola si ri-vela davanti agli occhi del nostro cuore. Il tempo de-dicato ad ogni tappa di-pende da come la Lectio Divina è adoperata, se in-dividualmente oppure in gruppo. Se il metodo viene adoperato per la preghiera di gruppo, è evidente che sarà necessaria una mini-ma struttura. Nella preghie-ra in gruppo la Lectio Di-

vina può permettere la di-scussione nelle implicazio-ni della Parola di Dio nella vita quotidiana, ma non deve ridursi a questo. La preghiera tende più verso il silenzio. Se il gruppo si sen-te portato più al silenzio, allora si può dedicare più tempo alla contemplazione.Per molti secoli la pratica della Lectio Divina, come modo di pregare la Sacra Scrittura, è stata fonte di crescita nella relazione con Cristo. Ai nostri giorni sono molti gli individui e i grup-pi che la stanno riscopren-do. La Parola di Dio è viva e operante, e trasformerà

ciascuno di noi se ci apria-mo a ricevere ciò che Dio vuole darci.La nostra comunità parroc-chiale offre di vivere questo bel momento di ascolto/meditazione della Parola di Dio ogni mercoledì, alle 20.30, presso la chie-setta del Centro Giova-nile 2000 con la riflessio-ne sulle letture della dome-nica successiva.Durante quest’anno pasto-rale verrà inoltre offerta an-che una lettura comunitaria dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitae”.

a cura di don Fabio

La lectio divina

“… Esiste una modalità concreta per ascoltare quello che il Signore vuole dirci nella sua Parola e per lasciarci trasformare dal suo Spirito. È ciò che chiamiamo “lectio divina”. Consiste nella lettura della Parola di Dio all’interno di un momento di preghiera per permetterle di illuminarci e rinnovarci…Alla presenza di Dio, in una lettura calma del testo, è bene domandare, per esempio: «Signore, che cosa dice a me questo testo? Che cosa vuoi cambiare della mia vita con questo messaggio? Che cosa mi dà fastidio in questo testo? Perché questo non mi interessa?», oppure: «Che cosa mi piace, che cosa mi stimola in questa Paro-la? Che cosa mi attrae? Perché mi attrae?». Quando si cerca di ascoltare il Signore è normale ave-re tentazioni. Una di esse è semplicemente sentirsi infastidito o op-presso, e chiudersi; altra tentazione molto comune è iniziare a pensare quello che il testo dice agli altri, per evitare di applicarlo alla propria vita. Accade anche che uno inizia a cercare scuse che gli permettano di annacquare il messaggio specifico di un testo. Altre volte riteniamo che Dio esiga da noi una decisione troppo grande, che non siamo ancora in condizione di prendere. Questo porta molte persone a perdere la gioia dell’in-contro con la Parola, ma questo vorrebbe dire dimenti-care che nessuno è più paziente di Dio Padre, che nes-suno comprende e sa aspettare come Lui. Egli invita sempre a fare un passo in più, ma non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere…”

(Papa Francesco, Evangelii Gaudium 152-153)

11Novembre 2016

Pace e bene a voi tutti fra-telli e sorelle della comu-nità cristiana di Chiari. Un desiderio che spesso affio-ra al nostro cuore è quello di essere uomini e donne felici!Nel vangelo molte volte a Gesù viene chiesta quale sia la “Via” per essere fe-lici, cioè quale sia lo stile di vita che ti dona quella gioia profonda che non ti abbandona neanche den-tro le situazioni più fatico-se che la vita ti pone da-vanti…Il compito che Gesù ha af-fidato agli apostoli e per mezzo di loro alla Chie-sa oggi è quello di indica-re come la vera gioia per un uomo nasca da un in-contro… quello con Lui e attraverso di Lui con Dio che è Padre. Lo so che af-fermare questo in un con-testo sociale in cui sembra che tutti sappiano indicar-ti dove sia la gioia (diffi-cilmente ci entra Gesù) ri-schia di essere giudicato da molti come la solita “piz-za”, oppure di essere rele-gato nelle cose ormai “non più di moda”.

Ma penso che proprio per questa necessità Papa Francesco abbia consegna-to ad ognuno di noi il testo dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (che traduciamo con “La Gioia del Vangelo”) per ricordar-ci che è a questa gioia che dobbiamo orientare la vita, cioè quella che nell’incon-tro con Gesù è data al cuo-re di ogni uomo.Allora è un programma di vita la Gioia, è un inve-stimento, è un modo con il quale vivere la nostra giornata. Nell’Esortazione papa Francesco ha traccia-to le linee guida di un cam-mino che porta a vivere tutto questo. Ma mi domando (senza dare un giudizio): quanti di noi hanno letto e cono-scono questa Esortazione Apostolica?Ecco allora la proposta dei vostri sacerdoti di ritrovar-ci insieme per due incon-tri dove fermarci a riflette-re sui contenuti dell’Esor-tazione (incontri che non hanno la pretesa di spie-gare tutto, ma la speranza di far crescere in noi il de-

siderio di leggere e appro-fondire per lasciarci educa-re e crescere come cristia-ni felici!) e poi un incontro dove concretamente fare esperienza di questa gio-ia, cioè un incontro di pre-ghiera e adorazione… per-ché, come scrivo nel tito-lo, la gioia del Signore sia

in noi e la “nostra gioia sia piena”.Con semplicità e ricono-scenza per il bene che da voi ho ricevuto vi assicuro la mia preghiera e confido nella vostra.

Pace e bene a tutti.Fra Massimo

“Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”

(Gv 15,11)

Gli incontri di presentazione del testo si terranno

alle ore 20.30 presso il Centro Giovanile 2000

mercoledì 30 novembre e martedì 6 dicembre

L’incontro di preghiera/adorazione sarà mercoledì 14 dicembre,

alle ore 20.30 nella chiesa di Santa Maria

12

Quando si sentono i rac-conti dei nonni relativi ai loro modi di giocare, im-pressiona la grande ca-pacità di inventarsi cose da fare, l’autonomia di cui godevano per vive-re vere e proprie avven-ture. Dai loro racconti si desumono grandi spazi in cui bambini, anche mol-to piccoli, potevano in-contrarsi e giocare libera-mente: zone verdi con al-beri per arrampicare, cor-si d’acqua, strade, piazze. Bastava scendere in corti-le e uscire di casa per tro-vare dei compagni di gio-co. Impressiona il ricordo orgoglioso e ricco di par-ticolari di quelle esperien-ze, che sono state vere e proprie scuole di socializ-zazione e di vita!Poi, dagli anni Sessanta, lentamente ma inesora-bilmente, il quadro è pro-gressivamente mutato e oggi la maggior parte dei bambini vive soprattutto negli interni: le piazze e le strade sono state invase dalle auto e dall’inquina-mento, gli spazi pubblici sono diventati pericolo-si e, nel costruire nuovi quartieri, non si è tenu-to conto delle esigenze di crescita dei bambini e dei ragazzi. L’abbandono dell’esterno, della natura, degli spa-zi aperti, la progressiva estraneazione e non co-noscenza, hanno svilup-pato la convinzione che oggi è pericoloso far gio-care i bambini fuori casa: traffico, inquinamento, malintenzionati che circo-lano nelle nostre strade… con tutto quello che si sente in giro pare che far giocare i figli fuori casa sia diventato da irrespon-

sabili. A ciò si aggiunga pure la convinzione che all’aper-to i bambini si scatenano, cadono, si fanno male, in casa sono più sorveglia-ti, guardano la televisione e stanno tranquilli, diver-tendosi. Tra gli adulti è grande la convinzione che rimpian-gere i giochi di una vol-ta non abbia alcun sen-so perché oggi la nuova piazza è il computer, è lì che ragazzi incontrano gli amici, che socializzano, che fanno le loro espe-rienze… questo il futu-ro! I cortili, i prati, sono il passato di cui i bambini di adesso non pare sen-tano la necessità perché cresciuti in modo diverso.Ma è proprio vero? È proprio vero che i bam-bini non sentono più le esigenze dei giochi all’a-perto? I fattori culturali e ambientali sono vera-mente più determinanti di quelli biologici? È vero che i bambini pos-sono crescere ugualmen-te bene senza i giochi spontanei insieme agli al-tri bambini?Laddove è stata data ai bambini (e ai ragazzi) la possibilità di esprimer-si, e noi stessi abbiamo condotto alcune rileva-zioni per riqualificare al-cuni spazi esterni, essi hanno sempre dichiarato che dopo la scuola pre-ferirebbero avere la pos-sibilità di giocare con i coetanei e muoversi con libertà e autonomia in spazi aperti. Interpellati sul loro modo di trascor-rere il tempo libero essi hanno dichiarato, nella stragrande maggioran-za dei casi, di trascorrerlo

davanti alla tv, giocando ai videogiochi, o in attivi-tà strutturate dagli adulti (corsi di nuoto, di pittura, di musica o di discipline sportive di vario genere, corsi… corsi…).Ma quando una città tra-scura i bisogni fonda-mentali dei suoi cittadi-ni più giovani, anche gli adulti ne risentono e la vita quotidiana diventa più stressante per tutti.Oggi vediamo bambi-ni piccolissimi trascorre-re ore e ore davanti al te-levisore, con tablet e pc, isolati dentro casa, qua-si fossero convalescenti e non, invece, cittadini che per crescere sani, attivi e sicuri di sé devono muo-versi, esplorare, fare tutte quelle esperienze di au-tonomia, consone all’età, che si possono mettere in atto negli spazi aper-ti: zone extradomestiche sicure, dove si può spe-rimentare l’indipendenza senza tuttavia incorrere in pericoli.Non si tratta di rimpian-gere il tempo che fu, ric-co di giochi di movimen-to e di libertà nelle piaz-ze, lungo i canali e nei campi, ma di legittimare ciò che le inchieste e le ri-cerche condotte in questi anni hanno fatto emerge-re: l’esigenza quasi urlata da parte dei bambini di avere molto più verde nel loro ambiente di vita, più spazi per i giochi e le atti-vità di movimento. Nulla di sorprendente per tutti coloro che, a contat-to con i bambini, hanno modo di osservarli ascol-tarli, e riflettere sui biso-gni fondamentali dell’in-fanzia.

Valerio GhilardiCoordinatore Scuola

dell'Infanzia Mazzotti Bergomi

Emergenza educativa!

Le nostre trasmissioni

registrate negli studi della radio

DoMENICAIl Clarondino

ore 12.15

Repliche alle ore 17.00 e alle ore 19.15

il lunedì alle ore 10.00

LuNEDì Lente di

ingrandimentoore 18.00

Repliche alle ore 19,15 il martedì alle ore 10.00

MARTEDìChiari nei quotidiani

ore 18.00

Repliche alle 19.15il mercoledì

alle ore 10.00

MERCoLEDì Voglia di libri

ore 18.00

Repliche alle ore 19.15 il giovedì alle ore 10.00

GIoVEDìL’erba del vicino

ore 18.00 (quindicinale)

E adesso musicaore 18.00

(quindicinale)

Repliche alle 19.15il venerdì alle ore 10.00

VENERDìChiari nei quotidiani

ore 18.00

Repliche alle ore 19.15 il sabato alle ore 10.00

13Novembre 2016

Mano fraternaIl microcredito sociale fa parte di un progetto arti-colato di aiuto a famiglie e persone in difficoltà: è una delle cinque iniziative (Mi-crocredito, Ottavo Giorno, Sostegno all’occupazione, Mensa, Fondo assistenza) messe in campo per fron-teggiare la crisi economico finanziaria. L’immagine-segno di que-sto progetto è rappresen-tata dalla sagoma di una mano profilata con un filo rosso, che si fa spirale sul palmo: Mano Fraterna rappresenta l’insieme del-le cinque risposte alla cri-si, ma soprattutto lo stile relazionale della risposta, dare una mano, stringere la mano a chi è più fragile, camminare insieme al “bi-sognoso” per liberarlo dal suo aver bisogno, per farlo diventare fratello.L’avvio dell’esperienza di microcredito è stato deter-minato da richieste di aiuto che arrivavano da perso-ne singole o famiglie, che si trovavano ad affrontare difficoltà economiche do-vute soprattutto a spese impreviste e che essendo soggetti “non bancabili”, per mancanza di garanzie, non trovavano risposte dai soliti canali erogatori, Ban-che o Finanziarie. Con il passare dei mesi e con l’a-cuirsi della crisi economica il fenomeno ha assunto di-mensioni sempre maggio-ri sia per numero sia per importo; abbiamo ritenuto pertanto, anche per essee

più vicini a queste persone, di formare e rendere au-tonome le Zone Pastorali della Diocesi, sottolinean-do l’importanza di alcuni aspetti, a nostro avviso, an-che più importanti dell’ero-gazione del finanziamento: l’ascolto delle problemati-che e del disagio delle per-sone richiedenti, la condi-visione della loro situazio-ne economico/finanziaria, sottolineando l’importan-za di rivedere, ove possi-bile, anche il proprio stile di vita; l’accompagnamen-to da effettuare durante il rimborso affinché sappiano che c’è sempre qualcuno che può essere loro d’aiu-to all’insorgere di possibi-li difficoltà. Sottolineiamo loro anche l’importanza del rimborso affinché possa es-sere riutilizzato per aiutare altre persone. Le Parrocchie si sono atti-vate per raccogliere fondi che sono stati messi a ga-ranzia e abbiamo stipula-to convenzioni con le Ban-che di Credito Cooperativo operanti sul territorio che, a condizioni molto van-taggiose, hanno messo a disposizione dei plafond anche 4 volte superiori a quanto depositato a garan-zia. Di questo le dobbiamo ringraziare perché, senza la loro disponibilità, il nostro intervento sarebbe stato certamente meno incisivo.Ad oggi abbiamo attiva-to 22 Zone Pastorali, e altre sono ormai pronte per farlo. Abbiamo eroga-to 1.811.317,03 euro di fi-

nanziamenti, per la mag-gior parte a famiglie bre-sciane, a fronte di 708 do-mande accolte delle 887 esaminate da noi e dalle Banche. Quelle che non abbiamo potuto assistere con il Microcredito, hanno avuto altre forme di aiuto. Il Microcredito Sociale consiste nell’accompagna-mento al credito responsa-bile e al recupero dell’au-tosufficienza economica di singoli o di nuclei familiari

la cui situazione rischia di essere definitivamente com-promessa da fatti eccezio-nali, imprevisti e comunque temporanei, proponendo fi-nanziamenti agevolati, fino a € 3.000,00 rimborsabili in 36 mesi.Dove rivolgersi: Centro Ascolto Caritas Chiari, Via Morcelli, 5,lunedì 18.30 - 20.30mercoledì 9.00 - 12.00sabato 9.00 - 12.00tel. 030.7001600.☐

MicrocreditoVIII zona della bassa occidentale dell’Oglio di San Filastrio vescovoCastelcovati - Castrezzato - Chiari Cizzago - Comezzano - Cossirano Rudiano - Trenzano - Urago d’Oglio

Domenica 27 novembre - I di Avvento

Il ricavato di questa iniziativa sarà per sostenere il pro-getto “CASA DEL MISERICORDIARE”, opera-segno voluta dalla Chiesa bresciana per l’Anno giu-bilare, che intende ridare vita a uno spazio vuoto, l’ex Seminario Vescovile, perché ritorni ad essere un luo-go vitale: “parlante” dell’attenzione al volto degli ulti-mi, dei giovani, delle donne e degli uomini di carità.☐

GIORNATA DEL PANE

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Nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 ottobre l’Azione Cattolica Ragaz-zi di Chiari ha festeggiato i suoi primi 40 anni. Giova-ni, adulti e bambini hanno trascorso un bellissimo po-meriggio caratterizzato dallo spirito di festa che contrad-distingue l’Azione Cattolica. L’invito, rivolto a tutti i tes-serati di ieri e di oggi, vole-va permettere a diverse ge-nerazioni che hanno vissuto l’AC di ritrovarsi, di raccon-tarsi, di stare insieme, nella dimensione di gruppo che contraddistingue la nostra associazione. Ma anche di fermarsi a riflettere e prova-re ad interrogarsi sul valore dell’associazionismo oggi. Ha ancora senso, oggi, l’A-zione Cattolica? E come può un’associazione catto-lica, oggi, essere risorsa per l’intera comunità? Essere tesserato di AC è un’espe-rienza che apre alle gran-di dimensioni dell’umanità, che insegna il valore dell’es-sere comunità: “È un tiro-cinio dello stare insieme”, come l’ha definito la dott.ssa Paola Bignardi, nostra ospite nella giornata di sa-bato. È un invito ad amare la vita e ad adottare un atteggia-mento riconciliato con essa: un atteggiamento di voca-zione laicale e di amore per il Signore. E ancora, un’e-sperienza di socialità uma-na: un’esperienza di per-sone che scelgono di stare insieme, con uno sguardo duplice verso ciò che è sta-to e ciò che ancora dovrà essere, con l’orecchio teso verso il mondo dei giova-ni, una testimonianza forte di amore verso il prossimo e verso il debole. È la fre-schezza dei nostri piccolis-

simi dell’ACR: dei 6/8 che con il loro sorriso sono il sim-bolo della felicità e della gioia; dei 9/11, i piccoli in crescita, curiosi di ciò che li attende e pronti a porre mille interro-gativi; dei 12/14 che calzano a pennello il ruolo di “tirocinanti dello stare insieme”.Siamo, quindi, cit-tadini, membri della comunità, chiamati ad agire, a prendere del-le scelte: abbiamo il dove-re di far sentire la nostra voce e di contribuire alla crescita della società. Ma il nostro valore aggiunto è quello di essere cristiani cattolici e tesserati di Ac, con alle spalle una forte esperienza di associazioni-smo e uno spirito di condi-visione teso costantemente verso il prossimo.E allora così sì: quella ri-cerca di senso e di signifi-cato si renderà manifesta a noi.Il presidente parrocchiale

Ilaria Dolcini

ACR 40 anni

15Novembre 2016

È stato questo il titolo idea-to per celebrare e festeggia-re il settantesimo anniversa-rio di fondazione del Grup-po Scout di Chiari. Perché si è pensato di festeggiare settanta anni di scautismo a Chiari? In primo luogo per-ché “una volta scout, sem-pre scout”, dice un motto ben noto tra gli scout adul-ti. Volevamo ricordare agli scout di ieri (ma anche di oggi) che si può trarre gio-vamento dalla ripresa di contatto personale con lo scoutismo, che conduce a rivivere la propria gioven-tù tra i ragazzi e a ricordar-si dello spirito della Legge scout nell’agire quotidiano con la Promessa che ogni scout ha pronunciato impe-gnandosi sul proprio onore.Il filo conduttore degli even-ti richiamava i quattro pun-ti della proposta educativa scout: la formazione del ca-rattere, la salute e forza fisi-ca, l’abilità manuale e il ser-vizio al prossimo.Formazione del carattere

ha come obiettivi la capaci-tà di fare scelte, di scoprire ciò che si può e che si vuo-le essere, di prendersi del-le responsabilità, di farsi dei programmi di vita consape-voli della necessità di sco-prire la propria vocazione nel piano di Dio. Per salute e forza fisica in-tendiamo la ricerca di ritmi naturali di vita, sapendo af-frontare la fatica in un rap-porto positivo con il pro-prio corpo in quanto dono di Dio.Con l’abilità manuale inten-diamo una relazione crea-tiva con le cose, mirando a sviluppare una autonomia concreta partendo da mezzi poveri, valorizzando quello che si ha, usando intelligen-temente le proprie mani.Il servizio del prossimo, in-fine, porta a scoprire la ric-chezza della diversità nelle persone, a vivere e lavora-re insieme per costruire un mondo più giusto, metten-do a disposizione le proprie energie e possibilità.

I festeggiamenti per l’anni-versario sono iniziati a fine agosto con i campetti in Vil-la Mazzotti per gli adole-scenti, i laboratori per i più piccoli e una proposta di cammino per i giovani.Ricordiamo poi la S. Messa in Duomo con la cerimonia del rinnovo della Promes-sa in piazza Zanardelli, la mostra fotografica durante la settimana delle Quadre e il pranzo sociale a fine set-tembre.Siamo dunque felici per questi settanta anni e grati a Dio per averci dato il dono di questa opportunità, per coloro che ci hanno pre-ceduto in questo ruolo di Capi, per coloro che sem-plicemente hanno fatto la

Promessa scout e sono sta-ti parte di questo bel gioco, per la Parrocchia che, con i suoi sacerdoti, ci ha sempre accolti e accompagnati nel cammino di Fede.

La Comunità Capi

70 anni di movimento: nei pensieri, nelle parole, nelle azioni

Novembre 201616

La Fondazione Biblioteca Morcelli - Pinacoteca Re-possi partecipa alla Quat-tordicesima edizione della “Rassegna della Micro-editoria” con l’esposizio-ne di alcuni suoi “tesori” e con un’apertura straordina-ria, corrispondente agli ora-ri della rassegna. “In cam-mino” è il tema dell’anno; in cammino è la nostra mo-stra… Intitolata C’è viag-gio e viaggio, è allestita nella suggestiva Sala del-le stampe della pinacote-ca Repossi. Rare edizioni a stampa del sec. XVI (tra cui le Storie di Erodoto e quel-le di Polibio, la Geografia di Strabone e quella di Clau-dio Tolomeo, l’Eneide com-mentata da A. Caro, il De bello gallico edito da Aldo Manuzio, la Divina com-media con l’espositione di Christoforo Landino e la prima edizione dell’Orlan-do Furioso), manoscritti (tra cui un codice membrana-ceo dell’XI secolo, in lingua amarica), preziosi bulini e acqueforti (tra cui i “neri” di H. P. Goudt e la serie dei Gueux di Callot), piccoli

gessi modellati, antiche car-te geografiche (tra cui il set-tecentesco “Mappemonde” di N. Bailleul) ci aiutano a percorrere il labirinto dei cammini: da quello - sulla strada - del viandante e del pellegrino, agli esodi bibli-ci; dalle “marce forzate” de-gli eserciti, alle navigazioni transoceaniche e al Grand Tour del “giovin signore”: il tomo IX della Recueil de planches dell’Edizione livor-nese dell’Encyclopédie ci mostra la “protagonista” del Gran Tour, la carrozza. Non mancano i Viaggi immagi-nari, dall’Odissea alle Argo-nautiche, al volo sulla Luna di Luciano da Samosata e dell’Astolfo ariostesco, a quello di Dante nell’Aldi-là, fino a giungere a Gul-liver e a Capitan Nemo… Il “labirinto”, esemplificato da un’acquaforte contem-poranea di T. Pecoraro, e “Europa”, una stampa a bulino del ’500, sintetizza-no i “cammini”: la splendi-da Europa, che cavalca il toro-Zeus, non ha paura di emigrare da Oriente a Occi-dente, non ha timore di ab-

bandonare tutto per scopri-re nuovi mondi e portarvi il contributo di un’altra cultu-ra. Nel labirinto, come ci in-segna Wislawa Szymborska, “puoi decidere dove essere o non essere, saltare, svolta-re pur di non lasciarsi sfug-gire. Quindi di qui o di qua magari per di lì, per istinto, intuizione, per ragione, di sbieco, alla cieca, per scor-ciatoie intricate…” Ogni ba-

checa ci offre, dunque, una fiammella, un segnale lumi-noso che può orientarci e guidarci verso una strada, un cammino, un percorso (esterno e interno), indica-toci anche dagli antesigna-ni dei “viaggiatori che rac-contano viaggi”: Erodoto e Senofonte, Marco Polo, Ibn Battuta e Guglielmo di Ru-bruk…

Ione Belotti

C’è viaggio e viaggio

cosa quattordicesima edizione della “rassegna della microeditoria” "in cammino" titolo c’è viaggio e viaggio piccola ma suggestiva mostradove sala delle stampe della fondazione biblioteca morcelli - pinacoteca repossi via varisco 9 - chiari (bs)quando 5-6 novembre 2016orari sabato e domenica: ore 10-20 Ingresso gratuito

Fondazione Biblioteca Morcelli - Pinacoteca Repossi

17Novembre 2016

La ridondanza di even-ti che ci vengono proposti durante la settimana del-le Quadre può portarci a dimenticare che la dispu-ta della corsa per la con-quista del Palio è all’origi-ne ed al centro di tutto e ciò deve indurre a pensare che il Palio è innanzitutto un fatto sportivo. Il Palio delle Quadre è nato dall’i-dea di sportivi che hanno inventato questa gara che per le sue caratteristiche - formula a staffetta, distan-za, tipo di percorso, coin-volgimento delle quattro quadre e dei loro abitanti - ha una straordinaria ori-ginalità. Un’interessante tesi di laurea presentata da una nostra giovane con-cittadina fa notare come quello che avviene attorno e dentro il fenomeno del palio possa anche essere specchio della nostra cul-tura. Bella cosa che attor-no al fatto sportivo siano fermentate idee ed iniziati-ve che hanno portato alla realizzazione di mostre, spettacoli, concerti ed evo-cazioni. Comunque all’o-rigine del Palio c’è lo sport e l’organismo preposto re-sta il Comitato Sportivo in collaborazione con l’As-sessorato. Domenica 4 set-

tembre si è tenuta la tradi-zionale apertura della set-timana, con la presenta-zione delle società sportive clarensi; in questa occasio-ne chi si è distinto nell’ul-tima stagione per gli ottimi risultati ha ricevuto un ri-conoscimento dal Comita-to sportivo clarense. Tra le società premiate troviamo Pallavolo Chiari, Asd ge-nitori (per l’organizzazione del tempo libero dei ragaz-zi), Gsa, Shotokan karate, Ritmica cg2000 e Atletica Chiari. I singoli atleti che hanno ricevuto un ricono-scimento sono Kevin Botta e Valentina Lazzaroni de-gli Sbandieratori (campio-ni italiani specialità cop-pia), Giovanni Foglia e Anna Parzani (campioni italiani ballo da sala e vice campioni nazionali nel li-scio unificato e nella com-binata) e Mirella Naboni, campionessa italiana Ibhc di tiro con l’arco in simu-lazione venatoria. Un rico-noscimento significativo è stato attribuito all’Istituto Einaudi che ha proposto e realizzato progetti forma-tivi a sfondo sportivo. In particolare i rappresentanti dell’istituto hanno vinto il titolo italiano dei Campio-nati studenteschi di bad-

minton nel 2015 e succes-sivamente si sono presen-tati ai Campionati mon-diali studenteschi di bad-minton a Malta. La squa-dra composta da Alessan-dra Longhitano, Valeria Tutuian, Chiara Passeri, Giulia Consolandi, Gior-gio Gozzini, Christian Ma-raventano, Alberto Guz-zago e Andrea Micheli si è piazzata al tredicesimo po-sto nel settore femminile, mentre nel settore maschi-le è stato raggiunto l’otta-vo posto.Martedì 6 settembre si è svolta la trentesima edi-zione del salto con l’a-sta in piazza organizzata dall’Atletica Chiari Liber-tas. All’ombra della torre civica, Michael Balner ha replicato il successo del-lo scorso anno. Il campio-ne della Repubblica Ceca, settimo alle Olimpiadi di Rio, ha conquistato «l’oro» del trentennale della gara internazionale di Chiari, arrivando fino a 5,43, una misura più modesta rispet-to al 2015, quando vin-se con l’asticella a 5,60. A contendergli fino all’ulti-mo salto la vittoria è stato Robert Sobera, polacco, campione europeo in ca-rica. Affollata Piazza Za-nardelli e sempre perfetta l’organizzazione dell’Atleti-ca Chiari.

Ed ecco come si è risolta la sfida di sabato 10. Ma-rengo cala il settebello ed entra nuovamente nella storia del Palio delle Qua-dre: settima vittoria con-secutiva e diciassettesima complessiva. Ancora una volta, dunque, gli atleti in verde dominano la corsa. Si parte tra l’entusiasmo della folla: subito in testa Marengo e Zeveto. I verdi, però, prendono il largo a metà gara. La loro supe-

riorità è netta: per gli av-versari non c’è spazio. Ze-veto si deve accontentare del secondo posto, Villati-co del terzo e Cortezzano chiude all’ultimo posto. A questo punto però sono sorti degli interrogativi che riguardano il regolamento della gara ed in particolare la questione della parteci-pazione degli atleti. Su tali questioni si possono sup-porre novità.Mi occupo, brevemente, delle tre squadre claren-si che hanno iniziato i tor-nei di calcio, basket e pal-lavolo. L’inizio di stagione del Chiari Calcio non è sta-to brillante. La squadra è stata subito esclusa dal torneo di Cop-pa Lombardia. Ha poi ini-ziato il campionato di se-conda categoria con diffi-coltà. Ha alternato presta-zioni brillanti ad altre delu-denti sia in casa che nelle gare esterne. La situazione è riassunta da questi dati: 7 partite giocate, 3 vinte, quattro perse, 9 punti in classifica, gol realizzati 13, gol subiti 17. Per adesso è dura.

Il Basket Chiari è parti-to con slancio nel campio-nato di promozione vin-cendo con ampio margine le prime due gare giocate in trasferta. L’obiettivo di-chiarato è l’immediato ri-torno in serie D.

Poco da dire ora del Vol-ley le squadre, maschile e femminile, giocano i ri-spettivi campionati di pri-ma divisione. Stanno af-frontando le prime gare con qualche difficoltà ma è presto per dire di più. Per loro gli obiettivi, al momento, sono la perma-nenza nella categoria.

Bruno Mazzotti

Del Palio e d’altro

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La sera del 1 ottobre 2016, nel nostro bellissi-mo Duomo i quattro grup-pi corali di servizio litur-gico (Schola Cantorum S. Agape, Piccola Accademia di musica di S. Bernardino, Coro della chiesa del San-tellone e Coro della chiesa di S. Giovanni) hanno of-ferto al Prevosto un bellis-simo concerto in occasione del suo 75° compleanno e del 50° di Ordinazione Sa-cerdotale. Ogni gruppo, con la sua specificità, ha eseguito alcu-ni brani del proprio reper-torio e il tutto è terminato con il canto dell’inno euca-ristico di Chiari “O Cristo dei secoli” eseguito da tutti e quattro i cori insieme. È stato tutto molto bello e si è espresso un bel segno di comunione. È stata una grande festa in musica che ha voluto espri-mere l’affetto e la stima per Mons. Rosario, per la sua dedizione pastorale per tut-ta la comunità clarense.Riportiamo di seguito il te-sto letto da un membro del Consiglio Pastorale Parroc-chiale, a nome di tutta la comunità, che ha introdot-to il concerto: “ Carissimo Mons. Rosario, siamo lieti questa sera di stringerci accanto a Lei per festeggiare in musica il suo 75° compleanno e il 50° anniversario di ordinazio-ne Sacerdotale. Il Salmo 8 così ci invita a pregare:“Signore cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il fi-glio dell’uomo perché te ne curi?” La vicinanza, la tenerezza di Dio espressa dal salmi-sta, diventano per noi moti-vo di lode e ringraziamento al Signore per il dono della vita di Monsignor Rosario,

per la cura, la benevolenza, l’amore con cui Lui l’ha ac-compagnato e sostenuto nel suo ministero sacerdotale.Ringraziamo Mons. Rosario per la sua presenza pater-na, discreta, umile, attenta, operosa e orante nella no-stra comunità parrocchiale.Per Lui invochiamo il dono dello Spirito che lo ren-da sempre più conforme all’immagine del Figlio e lo illumini nel cammino di di-scernimento pastorale per il bene di tutta la nostra gran-de famiglia parrocchiale. Maria, Madre di Dio e ma-dre nostra continui ad ac-compagnare con cuore ma-terno la vita di Mons. Pre-vosto, sostenendo i suoi passi, dilatando il suo cuo-re in un amore sempre più grande, custodendo il desi-derio e l’impegno di una dedizione premurosa e fat-tiva nella nostra comunità parrocchiale.Il dono di questo concerto vuole esprimere la stima, l’affetto, la riconoscenza e la comunione della sua co-munità parrocchiale.A nome di tutta la comuni-tà, ad multos annos Mons. Rosario. Auguri di cuore”.

a cura di don Fabio

Auguri in musica…

19Novembre 2016

Cresime - Prime Comunioni 23 ottobre 2016

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Il nostro pellegrinag-gio a Lourdes con l’U.N.I.T.A.L.S.I, em-blema particolare dell’An-no Santo, è stato guida-to spiritualmente da don Fabio, il quale ha invitato ognuno di noi a lasciarsi abbracciare dalla miseri-cordia, intesa come filo di unione tra l’uomo e Dio, perché è un sentimento capace di aprire il cuo-re alla speranza di esse-re amati per sempre, pro-vando la tenerezza di Dio che ci sostiene, accompa-gna e conforta nella sof-ferenza.Come ogni anno abbia-mo vissuto e condiviso

molti momenti di preghie-ra, tra cui la celebrazione dell’acqua, ricordando il momento del Battesimo; ma l’acqua, oltre ad es-sere elemento presente e significativo nella Bibbia (di cui abbiamo letto vari brani con riferimento ad essa), è anche una pre-senza costante nei luoghi di Lourdes: il dolce rumo-re del fiume accompagna sempre la preghiera dei pellegrini, i quali possono anche vivere il momento significativo della purifica-zione attraverso il bagno nell’acqua delle piscine o semplicemente posso-no dissetarsi bevendo alle

fontane. Durante il silenzioso pas-saggio sotto la Grotta si osservano le gocce di ac-qua che scorrono lungo la parete di pietra e sem-brano essere lacrime che sono asciugate da tutti i fedeli i quali, aggrappan-dosi alla roccia, cercano forza e conforto.Da semplici pellegrini è possibile ammirare il la-voro, la disponibilità e l’a-more di tutti i volontari, dame e barellieri, i qua-li, attraverso il sorriso e la preghiera, alleviano il dolore degli ammala-ti che ogni anno si recano in questo luogo unico per trovare sollievo e respirare serenità.Ognuno di noi è tornato a casa desideroso di con-dividere con le proprie

famiglie la gioia del cuo-re, la pace dell’anima e le emozioni preziose donate dall’esperienza di questo viaggio.

Anna

Il pellegrinaggio a Lourdes nell’anno della misericordia

Benvenuto ai nuovi amici del personale

21Novembre 2016

È in un soleggiato pome-riggio settembrino che il nostro folto gruppo rag-giunge i luoghi di Sant’An-gela Merici, in quel di De-senzano del Garda. Visitia-mo dapprima la casa rura-le che le diede i natali, nel 1474, e veniamo a cono-scenza di quanto sia sta-ta difficile e sofferta la vita della giovane Angela. La sera, terminati i lavori dei campi, papà Giovanni so-leva intrattenere la famiglia con letture di vita dei san-ti e dei martiri e, proprio grazie all’ascolto di queste letture, Angela maturò l’i-dea di una vita religiosa, di dedizione agli altri e di preghiera. A quindici anni, a seguito di lutti familiari, Angela si trasferisce presso uno zio materno, a Salò. In questo periodo, non con-dividendo i costumi di vita del suo tempo, diviene ter-ziaria francescana. Pur-troppo, dopo cinque anni, anche lo zio viene a man-care e Angela torna a De-senzano dove si dedica a lavori umili, opere di mi-sericordia e vita spirituale. Qui, durante una sosta nel

faticoso lavoro nei campi, mentre è intenta a pregare ha una visione della sorel-la defunta che le annuncia che diventerà fondatrice di una Compagnia.Siamo agli inizi del 1500, periodo di grandi cambia-menti, di riforme, di nasci-ta di nuove congregazioni religiose: l’opera di Angela nasce con il preciso scopo di formare ragazze in cam-po educativo, morale e spi-rituale. Infatti, da vari in-contri con le giovani, ave-va colto le aspirazioni di vita verso una totale con-sacrazione, ma fuori dai tradizionali temi claustra-li. Nasce così, nel 1533, la «Compagnia delle Dimesse di Sant’Orsola» così chia-mate perché non indossa-vano l’antico abito mona-cale. La nostra visita è poi pro-seguita al centro di spiri-tualità «Mericianum», in località Brodazzo. Si tratta di un edificio costruito nel luogo della visione in cui ad Angela venne annun-ciato di essere stata scelta per fondare la Compagnia di Vergini. Cosa che av-

venne nel 1535, a Brescia, con l’inizio ufficiale della «Compagnia di Sant’Orso-la». Oggi il «Mericianum» è frequentato punto d’incon-tro per ritiri e attività spiri-tuali.Lasciamo questi luoghi non senza porci numerose domande e riflessioni.

R.S.

Domenica 25 settembre ci siamo trovati in ben 105 per partecipare al pelle-grinaggio sulle orme di Sant’Angela Merici. Dista circa quaranta minuti da Chiari la località «le Grez-ze», nei pressi di Desenza-no del Garda, dove la san-ta ha vissuto qualche tem-po della sua vita. La casa è cambiata rispetto al tempo in cui vi abitò la famiglia Merici, tranne che in una piccola parte, dove si pos-sono ancora vedere la cu-

cina e una camera; il resto è infatti abitato da alcune suore. Una minuscola chie-setta completa il delizioso fabbricato alla cui entrata fa bella mostra un antico pozzo.Lasciata la casa della san-ta, abbiamo raggiunto il centro «Mericianum», dove siamo stati accolti con grande ospitalità dalla di-rettrice e dalle altre suore: è un’oasi di pace e di pre-ghiera, dove abbiamo par-tecipato alla santa messa e siamo stati intrattenuti dai racconti di vita della san-ta, illustrati da suor Ange-la. Terminato il programma spirituale, abbiamo con-cluso la giornata con uno stuzzicante rinfresco che abbiamo consumato men-tre passeggiavamo lungo il meraviglioso colle che cir-conda la casa mericiana.

G.P.

Sulle orme di Sant’Angela Merici: due testimonianze

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Le undici campane della Torre di Chiari sono con-venzionalmente numera-te dalla più grossa (il cam-panone o prima campana) alla più piccola (undicesi-ma). Sono ingabbiate in una struttura metallica det-ta «castello» che, pur so-stenendole e trattenendo-le, permette il tipico movi-mento oscillatorio; il castel-lo a sua volta è collocato nella cella campanaria, che è la parte superiore della torre. Ogni campana è ag-ganciata a lato a una ruo-ta dal raggio proporzionale alla dimensione della cam-pana stessa (ad esempio m. 1,65 di raggio nella ruo-ta per la prima campana, m. 1,45 per la seconda e così via); una catena avvol-ge la ruota nella sua intera circonferenza ed è collega-ta ad un motore che, una volta azionato, la trascina facendo oscillare la cam-pana ad essa agganciata. Giustamente qualcuno fa osservare come tutto quel ferro, che ingabbia oggi le campane della Torre, abbia imprigionato parte della dolcezza del loro suono.Mentre in molti campani-li più piccoli, per limiti di spazio, le campane sono collocate sia ai lati sia al centro della cella e spes-so sporgono di poco all’e-sterno, la vastità della no-stra Torre ha permesso di disporre le nostre undici ai lati della cella. La disposi-zione abbina il criterio este-tico con la razionalizzazio-ne degli spazi in funzione della loro dimensione.La posizione delle campa-ne rispetto alle quattro fac-ciate della Torre - chissà perché a Chiari non l’ab-

biamo mai chiamata cam-panile? - ci mostra, affac-ciate a ovest verso Maren-go, la prima (campanone) e la quarta; a nord verso Villatico la quinta con la settima, la decima e l’ un-dicesima; a est verso Zeve-to vediamo la seconda e la terza, mentre a sud verso Portafuori - San Sebastia-no sono collocate le restan-ti sesta, ottava e nona.Musicalmente si tratta di un concerto in SI bemol-le, che è la nota della pri-ma campana. Di conse-guenza la seconda corri-sponde al DO, la terza al RE, la quarta al MI be-molle, la quinta al FA, la sesta al SOL, la settima (eccezione) al LA bemol-le, l’ottava al LA, la nona al SI bemolle, la decima al DO, l’undicesima al RE.Prima dell’elettrificazione del concerto, avvenuta nel 1965, quando le campane si suonavano manualmen-te, si usava una numera-zione antica che cambiava a partire dalla settima cam-pana - chiamata settima vecchia - mentre l’attuale ottava era indicata come settima o settima nuova e la nona di oggi era l’ot-tava. Decima e undicesi-ma mantenevano lo stesso nome: dunque un tempo non si parlava di nona. Ciò è spiegabile musicalmente dato che la settima campa-na è fuori scala e l’attuale nona è in realtà l’esatta ot-tava musicale del campa-none.Ancora la storia spiega la denominazione di vecchia e nuova campana che si usava nell’antica numera-zione; lo chiarisce infatti la relazione - resa nota dal Ri-

vetti nella sua storia della Torre di Chiari - di un tale campanaro Giuseppe Boc-chi, morto il 14 dicembre 1885. Questo testimone ri-corda che al concerto di otto campane preesisten-te «… ne furono aggiun-te altre tre piccole che fan-no undici». Si tratta sicura-mente della settima nuova (oggi, come detto, nume-rata ottava) e della decima e undicesima. Le date ci confermano l’antichità del-le nostre campane rispetto a quelle della nostra regio-ne che, per la quasi totali-tà, sono bronzi fusi dopo le requisizioni belliche dell’ ultimo conflitto.Ogni campana ha inciso un motto e raffigura san-ti protettori. In alcuni casi il motto si riferisce all’annun-cio che la campana era de-stinata a dare.

***Chi guarda la Torre da Piazza delle Erbe vede alla sua destra il campano-ne affiancato dalla quar-ta campana. La campana maggiore, detta appunto campanone, ha una ruo-ta dal diametro di m. 3,30 e corrisponde alla nota SI bemolle. Pur suonan-do a distesa meno di altre campane, è la più utilizza-ta, perché il martelletto che l’affianca è collegato all’o-rologio. Una volta le ore della giornata erano scan-dite da rintocchi più lenti e distanziati, per impedire che nelle campagne giun-gessero sovrapposti all’e-co. Il ruolo del campano-ne è fondamentale: ogni mattina e ogni sera, con un ritmo più veloce di quel-lo con cui segna le ore, an-nuncia l’Ave Maria con tre serie di colpi, la prima di tre, la seconda di cinque e la terza di sei colpi più uno.Il suono a distesa del cam-panone acquista significato

diverso a seconda della cir-costanza e del fatto che sia o meno associato al suono di altre campane. Ogni ve-nerdì di Quaresima (ad ec-cezione del Venerdì Santo in cui tace), alle quindici, annuncia la Morte di Cri-sto. Anticamente questo se-gno invitava i fedeli a por-tarsi sotto il coro, nell’ipo-geo, dove un sacerdote re-citava ad alta voce le pre-ghiere al Santissimo Croci-fisso, redatte dal prevosto Morcelli.Fino a non molti anni fa sussisteva l’atto di pietà di annunciare la morte di una persona con il suono del-le agunìe‚ successione di colpi con campane speci-fiche, seguiti dal suono del campanone, nel caso in cui i parenti del defunto aves-sero chiesto un servizio fu-nebre distinto. Il giorno del funerale il campanone tor-nava a suonare, a tratti an-cor più forte, per la caduta e la risalita alla posizione in piedi, mentre il corteo fu-nebre percorreva il tragitto dalla chiesa di Quadra alla parrocchiale.Il campanone emette segni di mestizia anche quando, assieme alle altre campane, entra nella difficile e sug-gestiva combinazione del-le calandre per la morte di un sacerdote o, con le altre due campane maggiori, nel giorno della Commemora-zione dei Defunti.Quando il turesà, sotto la campana leggermente in-clinata, ma cambrata, spin-geva energicamente il pe-sante battacchio contro il bordo della campana stes-sa, suonando a martello con ritmo regolare, segna-lava l’allarme per un incen-dio nel territorio clarense o, nei primi anni della secon-da guerra mondiale, per un’incursione aerea. L’in-combere dei temporali era

Campane e tradizioneterza parte

23Novembre 2016

segnalato con una serie di due colpi più uno, ripetuta diverse volte, e anticamen-te si favoleggiava sul fatto che le onde sonore aves-sero effetto di rottura sulle nubi minacciose. Curioso il fatto che l’annuncio dei temporali fosse dato solo nelle ore diurne e nel pe-riodo compreso fra le due feste liturgiche della Santa Croce (3 maggio: invenzio-ne; 14 settembre: esaltazio-ne). Quando il temporale era particolarmente minac-cioso ai botti della prima si aggiungeva il concerto di ottava, quinta, terza e pri-ma, con l’aggiunta succes-siva della nona.I botti a tastiera del cam-panone, in successione di cinque più cinque più uno, segnalavano l’inizio della dottrina domenicale, dopo il suono a distesa del-la quarta campana. Così come trenta colpi di segui-to segnalavano il Consiglio Comunale.La campana maggiore ac-quista l’espressione di fe-sta quando, combinata con tutte le altre campane o con almeno quattro di esse, conclude le scale mu-sicali del concerto in occa-sione delle solennità mag-giori o delle scadenze più importanti. Così come con-corre con l’ottava, la quin-ta e la terza a sottolineare o a solennizzare alcune feste minori, quali la terza do-menica di ogni mese, il so-lenne mattutino della vigi-lia di Natale, la festa della Candelora (2 febbraio) ed il mercoledì delle ceneri.Significativo il messaggio che il campanone manda-va ad ogni ultimo giorno di Carnevale, alle 23, in con-comitanza con la chiusura del Triduo dei Morti, du-rante il quale si era medita-to sulla buona morte e pre-gato per le anime purganti,

davanti a Cristo Eucarestia.***

Sulla stessa facciata del-la Torre e, per chi guarda, alla sinistra del campano-ne, è collocata la quarta campana, che corrisponde alla nota MI ed è chiama-ta la campana della Dot-trina, poiché suonando a distesa, annunciava la ca-techesi della domenica po-meriggio. A dottrina gli uo-mini andavano in Duomo, le donne in Santa Maria ed i ragazzi all’oratorio. Le ra-gazze si distribuivano, a se-condo della provenienza, tra l’oratorio di campagna e quello di città. Durante i giorni feriali la quarta chia-mava i fedeli anche in oc-casione delle prediche e delle cunferense per i ra-gazzi.I suoi rintocchi da ferma hanno da sempre, e fino a quarant’anni fa, indicato le agunìe, ossia l’annuncio, in tempi antichi, dell’immi-nente morte di una perso-na o, in epoca più recen-te, dell’appena avvenuta scomparsa, premurosa-mente annunciata al cam-panaro da un parente o da un amico del defunto. I botti per la morte di una donna erano trenta (tre se-rie di dieci) e per un uomo quarantaquattro (quattro serie di undici). Ogni serie era intervallata dal suono doppio di quarta e secon-da, ottenendo un’armonia triste, il transit, che ancor oggi a Chiari è possibile udire durante i funerali.La quarta campana, con una rapida successione di colpi a tastiera (sette se il defunto è maschio, cin-que se femmina), annun-cia la partenza dalla chie-sa del sacerdote che offi-cerà il funerale, alternan-dosi poi con la seconda e con il transit durante tutta la durata del corteo fune-

bre. Anticamente i campa-nari diversificavano l’alter-nanza della seconda (DO, dal suono più cupo) con la quarta (MI, dal suono più alto) a seconda dell’età del defunto. Durante gli offi-ci funebri di terza classe, i botti a tastiera della quarta si intervallavano ai rintoc-chi della sesta, lasciata an-dare a distesa.Ma la quarta campana non ha solo e sempre un suono dalla valenza triste; parte-cipa infatti al concerto del-le cinque grosse (prima, seconda, terza, quarta e quinta) per dare solenni-tà ad alcune feste: Santis-sima Trinità, Sacro Cuo-re, San Pietro, 2 agosto, la ricorrenza del martirio di Sant’Agape (16 agosto), e l’anniversario della sua traslazione (21 gennaio) se cade di domenica. Così anche all’ultima ora serale delle Quarantore, detta ora del clero e degli uomini.

Un tempo le cinque gros-se suonavano a lungo a concerto la mattina di Na-tale, per tre volte, a inter-valli di mezz’ora, a partire dalle 4,30 con l’annuncio dell’aurora. Nessun claren-se subiva con fastidio quel suono e non pochi, al cal-do delle trapunte, ascolta-vano con piacere le esibi-zioni musicali del turesà e dei suoi giovani aiutanti, che, dopo aver passato la veglia in festa, erano sa-liti sulla Torre a concerta-re. La miglior espressione la quarta l’assumeva nel-la combinazione «cinque con la quarta», quando, in sintonia con quinta, sesta, settima e nona, segnala-va con suono piacevole le innumerevoli feste e ricor-renze e chiamava i fedeli alle celebrazioni liturgiche che venivano officiate nelle chiese periferiche.

Attilio Ravellicontinua

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“Come la schiavitù e l’a-partheid, la povertà non è naturale. Sono le per-sone che hanno creato la povertà e che hanno sop-portato la povertà, e sono le persone che la sconfig-geranno. E sconfiggere la povertà non è un gesto di carità. È un gesto di giu-stizia. È la protezione di un diritto umano fonda-mentale, il diritto a un vita decente e dignitosa.”

Nelson Mandeladal discorso di accettazione

dell’ambassador of conscience award,

1 novembre 2006

“I nomi collettivi servono a far confusione… popo-lo, pubblico, un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece credevi che fossero gli altri.”

Ennio Flaiano

Nel settembre scorso si è tenuto il convegno di stu-di Passione popolare or-ganizzato dalle nostre ACLI Nazionali. Passio-ne popolare, perché sia-mo una associazione or-gogliosamente popolare, ma cosa intendiamo con questo termine? Vi invitia-mo a leggere sul sito delle ACLI bresciane la relazio-ne di chiusura del nostro presidente nazionale Ro-berto Rossini di cui pro-poniamo alcuni stralci.

Il popolo, il populi-smo, il riformismo“Il popolo è anche istinto. Perché il popolo vive, sen-te, percepisce, si muove. Pensiamo a quante volte il popolo ha rovesciato le

sorti del cattivo governo, della dittatura, emanci-pando le classi più povere con nuove riforme di giu-stizia. Pensiamo agli anni Novanta, quando alla glo-balizzazione neoliberista ha fatto fronte un popolo di giovani e meno giova-ni realizzando iniziative, cercando nuovi linguaggi, riprendendo a parlare di bene comune, di disegua-glianze e ingiustizia: lì c’e-ravamo anche noi a dire o a scrivere che un mon-do nuovo era possibile. L’istinto di un popolo non va considerato in termini negativi. Di fronte al geli-do cinismo di qualche in-teresse, privo di ogni va-lore o sociale, ecco il ca-lore del popolo: la rabbia di fronte alle ingiustizie è ancora una grande risorsa per le nostre democrazie, ma va maneggiata con cura. Istinto e sentimen-to, si sa, non si reprimono, pena gravi danni, vanno accompagnati con la te-sta, con l’educazione, con la formazione. Un popolo è tale quando cuore e te-sta si accordano per dare forza e intelligenza alle decisioni… oggi a media-re col popolo, a spiegare i temi, a creare il consenso rimangono i mass media, ma fanno davvero media-zione? Tutto è ridotto alla logica del televoto, del sì e del no, e delle leadership caricaturali. Tutti urlano, la sparano grossa per de-gradare il popolo a pub-blico, giocando tutto in qualche battuta. Questo è il limite, questo è il po-pulismo, capace di ampli-

ficare il problema, l’ecce-zione, il difetto, come nel-le caricature dove il naso grande o la testa piccola diventano l’unico tratto della vignetta, perché tut-to è sbagliato, tutto è da rifare, la soluzione è sem-plice e magari serve un po’ di violenza. Ci sono due modi per ascoltare il popolo. Il primo è la scor-ciatoia: ascoltare le paure, amplificarle, scaricare su altri le colpe. Il secondo è una via curva, che ser-ve per far crescere un pro-getto con gli altri, insieme con la fatica del dialogo. Noi ascoltiamo la voce del popolo nel secondo modo.”

Ringraziamo le perso-ne che ci hanno aiutato il giorno 15 e 16 ottobre durante la Festa del Barat-to, quanti in ogni modo stanno sostenendo l’espe-rienza della Dispensa so-lidale, e tutti quelli che condividono con le ACLI la passione di esserci e di confrontarsi faccia a fac-cia, magari a muso duro, per poi ritrovarsi ancora qui, al bar a farsi una par-tita a briscola.

Questo è il popolo delle ACLI anche a Chiari.

Monica De LucaPresidente Circolo Acli

Chiari

ACLILe ACLI associazioni popolari: dalla teoria alla pratica

25Novembre 2016

Al termine della stagione estiva, ricca di avvenimen-ti importanti per la nostra associazione sempre attiva e vivace, presentiamo la sintesi delle molte iniziative realizzate a favore dei nostri associati e di chi ha biso-gno del nostro aiuto.

A maggio, presso la Casa di Riposo, si è celebrata la festa di primavera, per offrire momenti di gioia ai “nostri” anziani ospiti. In seguito si è tenuto il tradi-zionale pranzo sociale con una massiccia presenza di partecipanti: è stato un grande successo, gratificato dalla presenza di ospiti importanti e con un momento d’intensa emozione durante la consegna di una tar-ga di ringraziamento al presidente uscente, Giovanni Grevi, e la sua nomina a presidente onorario.

Nei mesi di giugno e luglio si sono svolti i tradizionali soggiorni a Viserba e in Toscana, a fine agosto e settembre il secondo tur-no ancora a Viserba e in Sicilia, nello splendi-do parco marino di Se-linunte. In collaborazio-ne con la consorella As-sociazione Pensionati e con l’Amministrazione Comunale sono state or-ganizzate gare di brisco-la, tre serate danzanti in piazza Zanardelli e il tra-dizionale pranzo di fer-ragosto in Villa Mazzotti: quest’ultimo ha riscosso enorme successo e nu-merosa partecipazione.Da ultima, ma non certo di minore importanza, la Festa dei Nonni presso la Casa di Riposo.È doveroso infine ricor-dare e ringraziare tut-ti i collaboratori e autisti che, a fronte dello scarso organico, sono sempre riusciti a coprire tutte le necessità.Ricordo sempre che l’As-sociazione è di tutti gli iscritti e che ogni aiuto è sempre ben accetto.

Il presidente Eugenio Ranghetti

Associazione Amici Pensionati e AzianiNel pomeriggio di domenica 9 ottobre ci siamo riu-

nite per una allegra chiacchierata e per fare meren-da in compagnia. Questa è stata la prima volta dopo l’estate.

Il 16 ottobre si è svolta una gara podistica per le stra-de di Brescia, alla cui organizzazione ha contribuito anche il Mo.I.Ca. Si è trattato di una iniziativa bene-fica per finanziare la prevenzione e la lotta contro i tumori. C’è stata numerosa partecipazione, anche di persone venute da Chiari.

Il nostro prossimo incontro potrà avvenire la seconda domenica di novembre, salvo imprevisti.Come sempre, ci possiamo tenere in contatto tele-fonicamente per informazioni e consultazioni, oppu-re anche soltanto per una amichevole chiacchierata.Arrivederci.

Ida Ambrosiani

Mo.I.Ca.

26

Il 29 novembre dello scor-so anno, domenica pome-riggio, veniva inaugurato il grande organo Balbiani-Vegezzi-Bossi del nostro duomo, appena restaura-to dalla Bottega Organaria Chiminelli di Darfo. Già durante la fase di restau-ro però, intuendone il po-tenziale, io e alcuni amici abbiamo partorito l’idea di creare un’associazione culturale che avesse come obiettivo la valorizzazione di questo strumento straor-dinario. Così il 5 febbraio 2016 ab-biamo convocato presso il CG2000 una riunione pre-liminare, radunando tutte le persone potenzialmente interessate al progetto per un confronto di opinioni, e in quell’occasione, oltre agli intenti sulla valorizza-zione dell’organo, si è di-scusso della possibilità di organizzare eventi musica-li di vario genere, simili al riuscito concerto in memo-ria del Maestro Carlo Ca-pra tenutosi lo scorso ot-tobre.Nei mesi successivi ven-gono individuati sette Soci Fondatori: Maurizio Scal-vini, Attilio Ravelli, Andrea Goffi, Giuseppe Masser-dotti, Raffaela Sirani, Ales-sandro Gozzini e il sotto-scritto; iniziano quindi i la-vori e il progetto prende forma passo dopo passo. Si decide di intitolare l’as-sociazione a Carlo Capra, musicista amato dalla co-munità clarense e in par-ticolar modo legato al pe-riodo storico cui appartie-ne l’organo. L’Associazione ha come

obiettivo l’organizzazio-ne di eventi musicali, con la promozione delle siner-gie fra le altre associazio-ni musicali della Città di Chiari, senza però perde-re di vista il contesto litur-gico dello strumento, pur sempre custodito nella Ba-silica Faustiniana e di pro-prietà esclusiva della par-rocchia. Perciò, in accordo con il nostro Prevosto e i sacerdoti viene coinvolto il Coro Sant’Agape, che da tempo ha necessità di ade-guarsi alle norme di legge che regolano tutte le asso-ciazioni culturali. Il 19 settembre 2016 na-sce ufficialmente l’Associa-zione denominata Carlo Capra e Schola Cantorum Sant’Agape. Il consiglio direttivo, formato dai set-te soci fondatori, assegna all’unanimità la carica di Presidente al signor Mau-rizio Scalvini, la carica di Vicepresidente al signor Andrea Goffi e la carica di Segretario al signor Attilio Ravelli.

La neonata Associazione conta già oltre quaranta Soci Ordinari tesserati ed è sempre aperta a nuove iscrizioni. I soci verranno contattati personalmente ogni volta che sarà orga-nizzato un evento e avran-no diritto ai trattamenti speciali che l’Associazione prevede. Per qualsiasi informazione è sufficiente scrivere all’in-dirizzo di posta elettronica [email protected] oppure chiamare il numero 3337993116.

Il Festival Carlo CapraIn contemporanea alle pra-tiche burocratiche è parti-ta anche l’organizzazione del primo Festival Musica-le Carlo Capra, che si ter-rà nel prossimo novembre e sarà articolato in quattro appuntamenti.

• Il primo concerto, per organo solista, si terrà sa-bato 12 novembre alle ore 20.30 e sarà affida-to al giovane maestro bre-sciano Ivan Ronda, che si esibirà in un programma tardoromantico e nove-centesco – particolarmente adatto al nostro strumento – in onore del composito-re tedesco Max Reger nel centenario della sua scom-parsa. • Il secondo appunta-mento, sabato 19 no-vembre sempre alle 20.30, sarà invece dedica-to a Mons. Lorenzo Perosi, autore di numerose com-posizioni sacre di straordi-naria bellezza, nel sessan-tesimo anno dalla morte. La serata sarà affidata alla Schola Cantorum Sant’A-gape, diretta da don Giu-seppe Fusari e accompa-

Associazione Musicale Carlo Capra e Schola Cantorum Sant’Agape

Nasce l’Associazione Musicale Carlo Capra e Schola Cantorum Sant’Agape

27Novembre 2016

gnata all’organo da Mau-rizio Scalvini. Il concerto vedrà l’esecuzione della splendida Missa Secunda Pontificalis, oltre ad altre bellissime pagine musicali.• La terza serata si terrà in occasione della Festa di Santa Cecilia, il 22 novembre, e riunirà in Duomo alle ore 20.30 quattro realtà musicali cit-tadine: Il Coro Polifonico Città di Chiari, Il Corpo Bandistico G.B. Pedersoli, La Piccola Accademia di Musica di San Bernardino e il Coro Sant’Agape, ra-dunando oltre cento mu-sicisti sotto un unico tetto, per celebrare la Santa pa-trona della musica. • La serata conclusiva di questo primo Festival si terrà invece sabato 26 novembre alle ore 21, avrà l’onore di ospitare l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Brescia, formata da oltre sessan-ta elementi rappresentanti le eccellenze musicali del-la nostra Provincia. Cuore della serata sarà la celebre Sinfonia n.9 “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvo-rak, composizione geniale e di grande effetto. L’Or-chestra del Conservatorio

si esibirà il giorno succes-sivo in Duomo Vecchio a Brescia, per celebrare la chiusura del Giubileo stra-ordinario della Misericor-dia.

La realizzazione di que-sti quattro concerti è sta-ta possibile prima di tutto grazie alla preziosa ospita-lità della parrocchia, sen-za la quale non sarebbe possibile nulla di tutto ciò. In secondo luogo un do-veroso ringraziamento va alle associazioni musicali clarensi e ai loro presiden-ti, che hanno collabora-to prontamente alla pro-gettazione del concerto di Santa Cecilia, e al Comu-ne di Chiari, per l’impor-tante contributo econo-mico concesso. Un gran-de ringraziamento va infi-ne agli sponsor, che con i loro contributi non hanno aiutato semplicemente la copertura delle spese, ma hanno dimostrato che, no-nostante le difficoltà eco-nomiche degli ultimi anni, c’è ancora molta attenzio-ne verso la cultura e che eventi di questo tipo pos-sono destare grande inte-resse sociale.

Giacomo Gozzini

Una moneta per commemorare il Giubileo della Misericordia

Il Giubileo della Misericordia voluto da Papa France-sco giunge al termine, ma il messaggio in esso conte-nuto continua ad essere di grandissima attualità. È proprio con l’intento di continuare a celebrare la Divina Misericordia e ricordare questo Anno di Gra-zie che il gruppo di preghiera Amici di San Rocco ha deciso di realizzare una moneta commemorativa. La moneta è realizzata in argento 935 e ha un peso di 17 grammi. Su una faccia è rappresentata l’imma-gine della Divina Misericordia e sull’altra è presente una raffigurazione di san Rocco. Ne sono state realizzate 100 e ogni esemplare è nu-merato, diventando così anche interessante per i col-lezionisti. Tutte le monete, poi, verranno benedette. Per la realizzazione, un doveroso ringraziamento va all’azienda Idealstampi di Chiari e al suo ammini-stratore Guglielmo Vezzoli, che ha sposato l’iniziati-va con entusiasmo e che ha prodotto gratuitamente i punzoni per la coniazione.Le monete saranno disponibili ad un’offerta minima di 50 euro e il ricavato verrà devoluto, nello spirito di san Rocco, a realtà che si occupano dei più biso-gnosi. I benefattori verranno costantemente informati dell’e-sito dei progetti sostenuti.

Per informazioni o per richiedere una o più mo-nete, rivolgersi al sig. Ferdinando Ercolini (tel. 030711447).

Il gruppo di preghiera si riunisce ogni sabato, alle ore 14.30, nella Chiesa di San Rocco per pre-gare la Coroncina della Divina Misericordia.

Il gruppo di preghiera Amici di San Rocco

Amici di San Rocco

28

misericordia per tutte le persone in difficoltà. Però dovrebbero venire in aiuto tutti i Paesi che ne hanno la possibilità. Chiediamo a Gesù che tocchi il cuo-re e lo spirito di coloro che insistono nel fare la guerra per motivi econo-mici e di superbia.

Ida Ambrosiani

Intenzione per il mese di novembre:“Perché i Paesi che accol-gono un grande numero di profughi e rifugiati siano sostenuti nel loro impegno di solidarietà!”.

Si tratta di una intenzione di pre-ghiera universale: infatti ci riguarda tutti. Anche Papa Francesco racco-manda a tutti i governanti di costru-ire ponti e non muri che impedisco-no il passaggio di quei poveretti che cercano di sfuggire alla miseria, alla fame; molti scappano dai bombar-damenti e cercano semplicemente di salvare i propri figli. Però, se nel Paese che intendono raggiungere o

attraversare trovano un muro che li blocca, si creano quelle situazio-ni tragiche che spesso vengono raccontate dai telegiornali.Ci sono anche le continue disgra-zie nel mare con centinaia di po-veri annegati, nonostante gli sforzi delle navi che portano soccorso.Papa Francesco raccomanda la

foto di geralt - pixabay

Dal 17 al 21 agosto si è svolta la festa si San Ber-nardo presso il rione del-la città dedicato a questo Santo e, come al solito, la componente liturgica e la componente conviviale si sono mescolate tra loro a creare una giusta armo-nia.La Santa Messa solenne, concelebrata da Mons. Prevosto la mattina di sa-bato 20 agosto, ha visto come momenti toccanti la presenza del nostro caro amico Sergio, il ritorno di don Franco e la preghiera intensa di tutta la gente accompagnata dal coro. Mons. Prevosto durante l’omelia ha sottolineato la figura di San Bernardo, un grande monaco e una grande guida per il suo tempo. La celebrazione della Santa Messa di domenica è stata presieduta dal Di-rettor di San Bernardino,

don Daniele Cucchi, no-stro compaesano.La grande partecipazione alle serate, nonostante il tempo non sia stato sem-pre clemente, testimonia come questa festa sia una grande festa non solo per i cittadini di Chiari, ma

anche per tanta gente dei paesi vicini, che apprez-za la buona cucina no-strana. Tutte le persone di San Bernardo si sono impe-gnate ed hanno dedicato il loro tempo per la riu-scita di questa manifesta-zione: il loro lavoro è sta-to sicuramente ripagato dalla buona riuscita e dal

consolidamento dei rap-porti, che rafforzano una piccola comunità molto unita ed affiatata che af-fonda nella propria terra le radici.Un grazie a tutti, ospi-ti e ospitanti, che hanno saputo rallegrare questo breve momento della no-stra estate.

Nicoletta

Festa di San Bernardo

Apostolato della Preghiera

29Novembre 2016

Passando per via Ponto-glio, nella seconda setti-mana di settembre, chi non è di Chiari si sarà probabilmente chiesto quale grande avveni-mento si stesse festeg-giando nella contrada Santellone: non c’era casa, non c’era giardi-no, non c’era siepe o re-cinzione che non fosse addobbata con fiocchi e nastri bianchi o azzur-ri. In effetti si stava cele-brando la solennità più attesa dagli abitanti del-la borgata rurale: quella della B. V. Addolorata.Spente le luci sulla fe-sta ridanciana, lontano dai clamori della sagra godereccia, lo spirito ha potuto finalmente con-centrarsi sulla vera es-senza di questa manife-stazione, rimettendo al centro dell’attenzione l’unica protagonista del-la festa: Maria Santissi-ma, nella sua veste più tragica. Un calendario liturgico serale fitto di preghiere, recita del rosario, Mes-se e numerosi spunti di meditazione, ha caratte-rizzato quasi l’intera set-timana. Le celebrazioni si sono aperte il 14 settembre, giorno dell’Esaltazione della S. Croce, un inizio formidabile con la santa Messa celebrata da don Giuseppe Fusari e ac-compagnata dal coro S. Agape. Spesso mi sono domandata che significa-to abbia, oggi, festeggia-re la Madonna nel mo-mento più doloroso della

sua vita, mentre assiste impotente alla Passione e alla Morte in croce del Figlio innocente. Perché perpetuare nel ricordo collettivo di noi cristiani l’istante più drammatico della sua natura di Ma-dre, dedicandole addirit-tura una solennità?Ho trovato una rispo-sta nella concisa omelia di don Giuseppe, che ha dato risalto ad un brano della lettera di san Paolo ai Filippesi, in cui si fa ri-ferimento a Dio che rag-giunge l’uomo nel punto più oscuro e dolente del-la sua esistenza terrena. Questo punto oscuro non è il male (a cui si può trovare sempre un rimedio), ma la morte. E il tramite tra Dio e gli uomini è certamente la Madonna, testimone do-lorosa e straziata del sa-crificio di Gesù. È que-sto il senso della festa dell’Addolorata: noi pos-

siamo arrivare al Figlio attraverso la Madre, alla quale nessun patimento è stato risparmiato.Nell’anno giubilare del-la Misericordia Divina, la festa dell’Addolorata ha assunto una valenza spe-ciale, come ha ricorda-to il parroco durante la messa “grande”. Prendiamo esempio da Lei, Mater Misericordiae, che ha perdonato i car-nefici del Figlio, per es-sere noi stessi compas-sionevoli verso i nostri simili.Ogni sera, per tutta la durata della festa, i san-tellonesi non hanno mancato di manifestare la propria devozione alla Patrona seguendo con partecipazione le varie funzioni liturgiche. Il coro della frazione, sempre presente, ha esi-bito per questa grande occasione il suo reper-torio più dolce e strug-gente. Numerosi i fedeli che hanno sfilato ordinata-mente in processione, al seguito della statua del-

la Pietà, raccolti nella recita del rosario. Un’e-spressione della tradizio-ne, certo, ma soprattutto un esplicito omaggio alla Vergine Addolorata, che veglia da sempre su que-sto borgo.Prossimo importante ap-puntamento per la co-munità del Santellone è fissato per domenica 13 novembre, alle ore 9.00, quando verrà celebrata la S. Messa per la festa del ringraziamento, con la tradizionale benedizio-ne dei mezzi agricoli.

L. M.

Sagra del Santellone anno 2016: la festa liturgica

30

Su richiesta di Monsignor Prevosto nella serata di lunedì 26 settembre 2016, alle ore 20.45, presso il Centro Giovanile 2000, si è riunito il Consiglio Pa-storale Parrocchiale.

All’ordine del giorno i se-guenti argomenti:1. Breve preghiera inizia-le comunitaria, introdu-zione alla riunione pre-sente dopo la quinta con-vocazione del 17 maggio 2016; dopo la lettura per-sonale diamo la conferma del verbale della prece-dente riunione (cfr. l’An-gelo di settembre 2016).2. L’argomento di dialogo: in riferimento al “Proget-to pastorale missionario” per la nostra Parrocchia di Chiari; nella luce del-la lettera del Vescovo per l’inizio dell’anno pastora-le 2016-17 “Il Regno di Dio è vicino”, nell’ambi-to ancora della prima fase “analisi della situazione” consideriamo il PPM che può essere rivolto alle tre categorie di persone della comunità: i battezzati pra-ticanti, i cristiani “lonta-ni” e i non cristiani. Come può essere intesa e vissu-ta la dimensione missio-naria nelle proposte edu-cative dell’oratorio (Grest, Campi estivi, Cag, Attivi-tà ludiche e sportive, Icfr come cammino catechisti-co, gli incontri di forma-zione)? Quale risonanza e accoglienza ha il bolletti-no parrocchiale “l’Ange-lo”? Ci dividiamo perciò in tre gruppi per un lavoro di gruppo dalle ore 21.00 alle 21.45; segue una condivisione comunitaria e si termina con una con-clusione.3. Programmazione litur-

gica e pastorale: consegna dell’Agenda pastorale; il programma liturgico dei mesi di ottobre e novem-bre 2016.4. Varie ed eventuali: quali iniziative e proposte ritieni utili per quest’an-no? Richiesta di pareri cir-ca lavori alla Chiesa del Cimitero, teatro Sant’Or-sola.

La riunione si è aperta con la preghiera a Maria, Stella della Nuova Evan-gelizzazione, nell’ambi-to della Settimana Pasto-rale Mariana che stiamo vivendo e si concluderà domenica 2 ottobre con la Messa Solenne in San-ta Maria alle ore 10 e il canto dei Vespri alle ore 15.30, seguiti dalla Pro-cessione per le vie della Città.Monsignor Prevosto ha iniziato la serata presen-tando in sintesi i due do-cumenti scritti dal Vesco-vo di Brescia per il nuovo anno: la lettera pastorale “Il Regno di Dio è vicino” (Mc 1,15) rivolta a tutte le comunità della Diocesi e l’esortazione per i genitori della Iniziazione Cristiana, nella quale viene posta particolare attenzione alla funzione della famiglia nell’educazione dei figli. Il Prevosto, accoglien-do le indicazioni offerte da Monsignor Monari, ha sottolineato l’importan-za dell’oratorio, il cuore pulsante della Parrocchia: quest’anno ricorderemo i 70 anni di presenza a Chiari degli Scout e i 40 anni dell’Azione Cattolica. Monsignore è poi passato alla lettura dell’argomento di dialogo e alla suddivi-sione del Consiglio in tre

gruppi, per favorire il con-fronto tra i consiglieri. Dal dialogo tra i presen-ti è emerso che: raramen-te c’è la coscienza di do-ver essere missionari an-che e soprattutto con una vita coerente col Vangelo là dove ci si trova a vivere e in sintonia con la situa-zione storica attuale. Si ha ancora un’idea limitata di missione che tende a farla coincidere con l’azione di quanti sono inviati in terre lontane.Difficilmente si crede di poter essere missiona-ri anche nelle nostre co-munità e nei nostri paesi. Nei fatti, non è conside-rato “missione” lo sfor-zo di chinarsi sul vicino in nome di Cristo, di avvici-nare il prossimo, di guar-dare con simpatia e acco-glienza le persone che in-contriamo.

Non c’è la coscienza che noi possiamo annunciare e testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio proprio attraverso i nostri gesti d’amore quotidiani, uniti a parole di consolazione. Spesso viviamo in manie-ra individuale la nostra fede, come fosse un fatto privato. “Io sono conten-to di credere, gli altri fac-ciano quello che voglio-no”, questo è il modo di ragionare di tanti cristia-ni. Non c’è una chiara co-scienza che a noi cristiani sono stati dati il Vangelo e la fede, non perché li te-niamo per noi, ma perché li comunichiamo agli al-tri, anzi a tutti, soprattutto a coloro che incontriamo quotidianamente nei vari ambienti di vita.Una piccola parte del-la comunità, quella più

sensibile, offre una certa apertura in senso missio-nario, ma la maggior par-te si sente estranea, più destinataria che sogget-to attivo dell’azione mis-sionaria. Con questo non si vuol dire che i cristiani delle nostre comunità non vivano la vita buona del Vangelo. Ciò che manca è il desiderio vivo e diffu-so di poterla comunicare anche agli altri; così come mancano gli strumenti per poter rendere meglio ra-gione della speranza cri-stiana. Molti mostrano fedeltà al Vangelo, ma fanno fatica a “metterci la faccia” con gesti più coraggiosi. Per cui la testimonianza ap-pare bella ma timida, non sufficientemente “provo-catoria”. Nel documento “Linee per un Progetto pastorale missionario nella Diocesi di Brescia” si legge: “L’o-biettivo ultimo e generale di un PPM può essere illu-strato con ciò che il Risor-to dice ai suoi discepoli: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. La comuni-tà cristiana esiste per “an-nunciare in modo esplici-to a tutti gli uomini il Van-gelo dell’amore di Dio, della riconciliazione degli uomini, della vita eterna”, incominciando da tutti co-loro che abitano nel terri-torio. Tuttavia, Papa France-sco insiste nel dire che, in questa apertura mis-sionaria a “tutti”, c’è una categoria di persone che va privilegiata, ed è quel-la dei poveri. Sono molti i poveri che incontriamo e che spesso bussano alle nostre porte, ma noi sap-

Consiglio Pastorale Parrocchiale

31Novembre 2016

piamo che le povertà di oggi sono molteplici e di-versificate: dalla solitudine alla povertà economica; dalla mancanza di lavoro alle povertà spirituali; dal-la mancanza di fede alla crisi della famiglia; dalle varie forme di dipendenza alla povertà culturale”.Le comunità cristiane quindi sono invitate a non venir meno, nonostante le ristrettezze economiche che spesso le affliggono, alla propria vocazione alla carità e solidarietà, met-tendola però in più inti-mo ed esplicito rappor-to con la vocazione alla missione, senza stancarsi di dialogare anche con la società civile quale inter-locutore a tutti gli effetti delle politiche socio-assi-stenziali. La dimensione universale della missione ecclesiale dice però riferimento non solo a “tutti” gli uomi-ni, ma, come si esprime-va Paolo VI, anche a tutto l’uomo.Annunciare il Vangelo che dà senso e speran-za a tutti gli aspetti della vita, anche a quello del-la sofferenza e della mor-te e dimostrare che nella fede cristiana la vita può essere vissuta con sereni-tà e speranza, pur tra le fatiche, i dolori e le prove che essa ci riserva, è un servizio grande verso chi è in cammino per giunge-re alla fede. Evangelizzare l’uomo si-gnifica perciò anche evan-gelizzare contemporane-amente i suoi ambienti di vita e quel complesso di tradizioni, quel modo di sentire, pensare, vedere e giudicare la realtà che va sotto il nome di “cultura”.

Lo diceva già Paolo VI nel 1975: “Occorre evangeliz-zare la cultura e le cultu-re dell’uomo”, poiché “il regno, che il Vangelo an-nunzia, è vissuto da uomi-ni profondamente legati a una cultura, e la costru-zione del Regno non può non avvalersi degli ele-menti della cultura e delle culture umane”.Per quanto riguarda l’e-vangelizzazione si è evi-denziata la ricchezza dell’esperienza vissuta in oratorio durante il perio-do estivo con il Grest e i vari campi estivi, soprat-tutto grazie alla presenza costante e incisiva di don Pierluigi e di tanti anima-tori che, dopo aver svolto un periodo di preparazio-ne, si sono resi disponibili per accompagnare il cam-mino dei ragazzi nelle di-verse attività proposte al Centro Giovanile 2000 e a San Bernardino. In questa prospettiva è auspicabile che si possano vivere alcuni momenti di comunione e di formazio-ne tra la comunità educa-tiva del CG2000 e l’ora-torio di Samber, per poter offrire alle giovani gene-razioni non solo degli am-bienti idonei alle esigenze del nostro tempo, ma so-prattutto per formare degli educatori capaci di ama-re i ragazzi e di trasmette-re il valore dell’educazio-ne con la propria testimo-nianza di fede. È opportuno accostare le persone distanti dalla vita della Chiesa e anche co-loro che professano una fede diversa dalla nostra con delicatezza, esami-nando prima il cammi-no di credenti che stiamo percorrendo e in un se-

condo momento aiutare queste famiglie attraverso l’incontro con i sacerdoti e con gli itinerari propo-sti dalla Parrocchia. Il Pre-vosto ha infatti sottoline-ato che in questi anni sia-mo chiamati a trasmettere la fede più per attrazione che per propaganda.Dopo la condivisione del lavoro di gruppo il Prefet-to di sacrestia ha conse-gnato a tutti i consiglieri l’Agenda Pastorale per il 2016-2017, presentando brevemente il program-ma liturgico e pastorale dei mesi di ottobre e no-vembre. Tutti i mercoledì alle ore 20.30 presso la chiesetta Emmaus del CG2000 vi sarà la Lectio Divina sul-le letture della domenica successiva e un approfon-dimento dell’Esortazione apostolica sull’amore nel-la famiglia “Amoris Laeti-tia” di Papa Francesco.Sabato 15 ottobre a par-tire dalle ore 15 presso l’oratorio si vivrà un po-meriggio di festa, carat-terizzato dallo spirito che contraddistingue l’Azio-ne Cattolica e di condi-visione in occasione del 40° anno di fondazione dell’Azione Cattolica Ra-gazzi a Chiari, “utile affin-ché la Nostra associazio-ne possa andare a mette-re un tassello di colore in quel grande universo che si chiama Mondo”. Dome-nica 16 ottobre la Messa delle famiglie delle ore 10 in Duomo sarà animata da questa associazione. Domenica 23 ottobre in Duomo alle ore 10 vi sarà l’amministrazione delle Sante Cresime e delle Pri-me Comunioni ai ragaz-zi della prima media, con

la presenza del Vescovo emerito di Cremona Sua Ecc.za Monsignor Dante Lafranconi. Domenica 6 novembre nel pomeriggio alle ore 16.30 concluderemo in Duomo, insieme alle al-tre Parrocchie della no-stra Zona Pastorale, l’An-no della Misericordia, con una Solenne Concelebra-zione presieduta da Mon-signor Cesare Polvara, Provicario Generale della Diocesi di Brescia. Durante l’Avvento verran-no proposti degli incon-tri di approfondimento dell’Esortazione apostoli-ca “Evangelii Gaudium” con Padre Massimo Ta-glietti.

Padre Massimo prediche-rà in Quaresima anche gli Esercizi Spirituali del-la Città e le Quarantore. Monsignor Verzeletti ha poi spiegato che per pro-cedere con i lavori pres-so la Chiesa del Cimitero è indispensabile reperire fondi per saldare il debi-to per quanto già si è re-alizzato nei mesi scorsi e si augura di incontrare la generosità dei Clarensi per continuare l’opera di restauro. Ha inoltre comunicato che la Curia e la Sovrin-tendenza indicano di so-stituire all’interno del San-tuario le candele votive di cera con quelle elettriche. Il Prevosto, riguardo al te-atro Sant’Orsola, ha affer-mato che rimane proprie-tà della Parrocchia, essen-do venuto meno l’accor-do di affitto a riscatto che in passato era stato sti-pulato con la Fondazione Bertinotti-Formenti.

Ferdinando Vezzoli

Novembre 201632

NOVEMBRE

Giovedì 3 novembreI Giovedì del mese

Venerdì 4 novembreI Venerdì del meseOre 20.45(al Cg 2000): Incontro genitori, padrini e ma-drine per i battesimi di novembre

Sabato 5 novembreI Sabato del meseOre 17.30 (Duomo): Recita del S. Rosario per tutte le famiglie Serata Bandfest al Cg 2000

Domenica 6 NovembreXXXII del Tempo OrdinarioOre 10.00 (Duomo): Consegna del Padre Nostro per ICFR 3Ore 16.30 (Duomo): Solenne concelebrazione di chiusura del Giubileo della Misericordia per tutte le parrocchie della nostra Zona Pastorale

Lunedì 7 novembreOre 20.30 (Cg 2000): Consiglio Pastorale Parrocchiale

Mercoledì 9 novembreOre 20.30 (Chiesetta Cg 2000): Incontro per tutti sul-le letture della domenica successiva e approfondimento dell’Amoris Lætitia di Papa FrancescoOre 20.30 (Cg 2000): Secondo incontro educatori e ca-techisti

Domenica 13 NovembreXXXIII del Tempo Ordinario

Martedì 15 novembreOre 20.30 (Casa Canonica): Consiglio per gli Affari Eco-nomici della Parrocchia.

Mercoledì 16 novembreOre 20.30 (Chiesetta Cg 2000): Incontro per tutti sul-le letture della domenica successiva e approfondimento dell’Amoris Lætitia di Papa Francesco

Sabato 19 novembreRaccolta di S. MartinoOre 19.30 (Cg 2000): Famiglie in festa

Domenica 20 NovembreSolennità di Cristo ReOre 10.00 (Duomo): Ammissione tra i candidati ai sacramenti (V anno ICFR)

Giornata del Ringraziamento in ParrocchiaOre 11.15 (Duomo): S. Messa con offerta dei frutti del-la terra – a seguire benedizione mezzi agricoli e pranzo al Cg 2000

Mercoledì 23 novembreOre 20.30 (Chiesetta Cg 2000): Incontro per tutti sul-le letture della domenica successiva e approfondimento dell’Amoris Lætitia di Papa Francesco

Venerdì 25 novembreOre 20.45(al Cg 2000): Incontro genitori, padrini e ma-drine per i battesimi di novembre

Sabato 26 novembreOre 17.30 (Duomo): Primi Vespri solenni della I Domenica di Avvento – Inizio Nuovo Anno Litur-gico

Domenica 27 novembreI di Avvento – Giornata del paneOre 9.00 (Cg 2000): Ritiro conclusivo corso dei fidanzatiOre 11.15 e 16.00: Battesimi

Martedì 29 novembreInizio Novena dell’Immacolata (in modo particolare ogni giorno in Duomo, ore 9.00)

Mercoledì 30 novembreOre 20.30 (Cg 2000): Primo incontro di presentazione del Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco (ci guiderà nella riflessione P. Massimo dei cap-puccini di Lovere)

DICEMBRE

Giovedì 1 dicembreI Giovedì del mese

Venerdì 2 dicembreI Venerdì del meseOre 20.45(Cg 2000): Incontro genitori, padrini e madrine per i battesimi di dicembre

Sabato 3 dicembreI Sabato del meseOre 17.30 (Duomo): Recita del S. Rosario per tutte le famiglie Ore 19.30 (Cg 2000): Festa delle famiglie e Bandfest

Domenica 4 DicembreII di Avvento

33Novembre 2016 33

Opere ParrocchialiBenedizione famiglia 20,00Confratelli e Consorelle in memoria dei propri defunti 150,00N. N. 100,00N. N. 20,00N. N. in occasione del 50° di matrimonio 50,00Gruppo Volontari del Soccorso di Chiari in occasione S. Messa 200,00N. N. 25,00N. N. 20,00N. N. 25,00N. N. 10,00Gli amici e amiche della classe 1941 in occasione della S. Messa 50,00Francesco Reccagni e Angela Belleri in occasione del 50° di matrimonio 50,00N. N. 25,00N. N. 25,00Comunità di Monticelli 100,00N. N. (per Santellone) 30,00Tania e Giuseppe (per Santellone) 100,00Quadra Cortezzano (per S. Giacomo) 500,00Gruppo IDEL STAMPI (per il Santellone) 300,00

OrganoCassettina Chiesa domenica 11 settembre 2,00Cassettina Chiesa domenica 18 settembre 7,00Cassettina Chiesa domenica 25 settembre 1,00Cassettina Chiesa domenica 2 ottobre 5,00Cassettina Chiesa domenica 9 ottobre 13,00

Restauro Cappella Madonna delle GrazieCassettina Chiesa domenica 11 settembre 3,00Cassettina Chiesa domenica 18 settembre 7,00Cassettina Chiesa domenica 25 settembre 4,00Cassettina Chiesa domenica 2 ottobre 12,00

Offerte organo del Duomodal 13 settembre al 17 ottobre 2016“Un suono in ricordo dei nostri cari e delle nostre famiglie”268. I nipoti in ricordo dello zio Santo Belotti 50,00269. N. N. in memoria di Aldo e Pierluigi Foschetti 50,00270. Umberto in memoria della sorella Giuseppa Goffi 50,00271. La famiglia in memoria di Vincenzo Iore 50,00272. N. N. offre a memoria dei nipoti defunti 50,00273. N. N. a memoria di Giuseppe Bonomi 50,00274. Giusi, Amedeo, Anna, Alberto e Renato Betti in memoria della mamma Giuseppa 50,00

Cassettina Chiesa domenica 9 ottobre 3,00N. N. 50,00

Restauro chiesa del Cimitero Cassettina Chiesa domenica 11 settembre 23,00Cassettina Chiesa domenica 18 settembre 11,00Cassettina Chiesa domenica 25 settembre 14,00Cassettina Chiesa domenica 2 ottobre 14,00Cassettina Chiesa domenica 9 ottobre 4,00Offerte chiesa Ospedale dal 19 al 25 settembre 750,00Offerte Duomo - S. Maria domenica 25 settembre 1887,43N. N. in memoria di Angelo 20,00A. M. in memoria di Francesco Dotti, Maria Bonfiglio e zio Giacomo 20,00N. N. in memoria di Cirillo Massetti 50,00

Pellegrinaggio parrocchiale al Santuario della Madonna dei Campi a Stezzano - 27 settembre

34

Nostra madre ci ha insegnato tutto, tranne a vivere senza di lei.Le figlie Nora e Gianna

Serafina Cadeo9.3.1911 - 1.11.2007

Sei sempre nei nostri cuori. Con affetto.Tua moglie e i tuoi figli

Faustino Foglia7.6.1943 - 7.11.2013

Ricordare Ancilla, la mamma di don Fausto Gnutti, è aprire il cuore a molti ricordi legati ai momenti vissuti insieme… parole, consigli e pensieri che, ora come allora, hanno mantenuto la stessa importanza e nitidezza. È stata una grande madre saggia, presente e attenta; questo amore materno

era radicato così a fondo nel suo spirito che tutti noi, standole vicino, non potevamo esimerci dal riconoscerlo e ricambiarlo.Aveva sempre una visione chiara della vita – infatti erano più sguardi che parole! – ma una parola buona, al momento giusto, non la negava. Ci sono tante immagini nei nostri ricordi e quella preferita è lei sorridente affacciata alla finestra a guardare i bambini giocare in oratorio: questo ci fa pensare quanto fosse capace di godere della felicità e della spensieratezza altrui, soprattutto dei più giovani.Ora che non è più tra noi la immaginiamo ancora affacciata a una finestra, da qualche parte lassù, a proteggerci e a vegliare sulle nostre vite.Cara Ancilla conforta tornare agli occhi di chi ti ha stimato.

Gina e Sandra

Ancilla Pialorsi20.11.1920 - 3.9.2016

Non viene mai meno il ricordo dei nostri cari, dei momenti belli passati insieme, delle difficoltà superate e delle gioie condivise. Siete sempre con noi, nei nostri pensieri, ogni giorno.

I vostri cari

Fermo Vezzoli6.8.1907 - 29.11.1990

Esterina Zanni27.11.1908 - 12.11.1996

Enrico Vezzoli6.7.1942 - 17.10.2014

Ferdinando Vezzoli8.10.1932 - 17.5.2006

Le persone non si dimenticano mai se le hai nel cuore sempre.

I vostri cari

Pierino (Rino) Martinazzi

29.6.1912 - 4.4.1998

Orsola Capelli26.9.1915 - 15.11.2010

35Novembre 2016

Battesimi 51. Adele Begni52. Leonardo Begni53. Tommaso Ciammaruconi54. Marta Consoli55. Simone Corna56. Argannee Vincenza Francesca De Mitri57. Giulia Mangione58. Demis Metelli59. Camilla Pezzotti60. Carolina Piantoni61. Anna Piccinni62. Paolo Piccinni63. Amelia Aurora Anna Rosana64. Mariavittoria Elisabetta Scuri65. Nicolò Bolognini66. Lorenzo Guarneri67. Melissa Palumbo68. Giulia Muratori69. Martin Manosperti

Matrimoni25. Emanuele Riccardi con Alessandra Olmi26. Antonio Tranzillo con Velia Leporati27. Marco Ghidini con Jessica Fuoco28. Fabio Troni con Elena Sofia Franzoglio29. Daniele Vezzoli con Mara Begni30. Alberto Bianchi con Francesca Pozzali31. Gianluca Missi con Cristina Paletti32. Mirko Manosperti con Valentina Agostinini

Defunti 139. Caterina Arbosti di anni 89140. Giuseppe Bonotti 83141. Giuseppa Goffi 87142. Alessandra Zammarchi 54143. Nicoletta D’Ambrosio 87144. Stefano Assoni 94145. Mario Garzetti 90146. Armida Machina 82147. Pasquale Tedeschi 75148. Carolina Platto 80149. Luciano Zerbini 76150. Gina (Ginetta) Magatelli 90151. Silvia Fioretti 78

Ci manchi.Sei sempre nei nostri cuori.

I tuoi cari

I vostri figli vi ricordano così: sempre insieme sorridenti!

Mario Betti27.5.1928 - 8.11.2007

Francesca Borella ved. Bellotti

12.8.1926 - 15.11.2015

Giuseppa Goffi20.10.1928 - 28.9.2016

Anagrafe parrocchialedal 13 settembre al 17 ottobre

I sacchi si possono ritirare al Cg 2000 o nelle varie chiese.Vanno poi portati direttamente al Cg 2000

(nessuno passerà a ritirarli a casa!)SABATO 19 NOVEMBRE 2016

dalle 9.00 alle 18.00