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<pre> Pag. 1757 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Seguito dell'esame e votazione della relazione sui rapporti tra mafia e politica: Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 1759, 1761 1762, 1768, 1781, 1782 Bargone Antonio ................................. 1769, 1773 Biondi Alfredo ................ 1768, 1769, 1779, 1780, 1781 Biscardi Luigi .................................. 1781, 1782 Borghezio Mario ....................................... 1777 Calvi Maurizio ........................................ 1762 Crocetta Salvatore .................................... 1772 Ferrara Salute Giovanni ................... 1770, 1775, 1776 Ferrauto Romano ....................................... 1767 Frasca Salvatore ...................................... 1762 Galasso Alfredo ..................... 1761, 1762, 1763, 1780 Mastella Mario Clemente ............................... 1765 Matteoli Altero ....................................... 1771 Robol Alberto ......................................... 1782 Scalia Massimo .................................. 1768, 1769 Taradash Marco .................................. 1775, 1776 Tripodi Girolamo ................................ 1762, 1782 ALLEGATO .............................................. 1783 Pag. 1758 Pag. 1759 La seduta comincia alle 15. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Seguito dell'esame e votazione della relazione sui rapporti tra mafia e politica. PRESIDENTE. Secondo il programma di lavoro deliberato dalla Commissione, la seduta odierna inizierà con una mia breve replica; successivamente si svolgeranno le dichiarazioni di voto, nell'ordine stabilito mediante estrazione a sorte nella seduta del 30 marzo scorso, e si procederà al voto. Ricordo che le dichiarazioni di voto dovranno avere una durata massima di dieci minuti e che vi sono trenta giorni di tempo per presentare eventuali relazioni di minoranza. Inoltre, com'è prassi nelle Commissioni d'inchiesta, chi non presenta relazioni di minoranza (quindi vota a favore o si astiene) può presentare note integrative di documentazione e di sostegno alle proprie posizioni. Desidero ringraziare tutti i colleghi che hanno presentato proposte emendative, quelli intervenuti nel dibattito, e comunque l'intera Commissione perché il tipo di lavoro svolto, indipendentemente dal giudizio che se ne può dare, è riconducibile non ad una sola persona ma alle proposte che abbiamo fatto tutti insieme. E' evidente che non è stato possibile recepire tutte le proposte di modifica, in particolare quelle che, pur

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<pre> Pag. 1757 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag.Seguito dell'esame e votazione della relazione suirapporti tra mafia e politica:Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 1759, 1761 1762, 1768, 1781, 1782Bargone Antonio ................................. 1769, 1773Biondi Alfredo ................ 1768, 1769, 1779, 1780, 1781Biscardi Luigi .................................. 1781, 1782Borghezio Mario ....................................... 1777Calvi Maurizio ........................................ 1762Crocetta Salvatore .................................... 1772Ferrara Salute Giovanni ................... 1770, 1775, 1776Ferrauto Romano ....................................... 1767Frasca Salvatore ...................................... 1762Galasso Alfredo ..................... 1761, 1762, 1763, 1780Mastella Mario Clemente ............................... 1765Matteoli Altero ....................................... 1771Robol Alberto ......................................... 1782Scalia Massimo .................................. 1768, 1769Taradash Marco .................................. 1775, 1776Tripodi Girolamo ................................ 1762, 1782ALLEGATO .............................................. 1783 Pag. 1758 Pag. 1759La seduta comincia alle 15.(La Commissione approva il processo verbale dellaseduta precedente).Seguito dell'esame e votazione della relazione suirapporti tra mafia e politica. PRESIDENTE. Secondo il programma di lavoro deliberatodalla Commissione, la seduta odierna inizierà con una miabreve replica; successivamente si svolgeranno le dichiarazionidi voto, nell'ordine stabilito mediante estrazione a sortenella seduta del 30 marzo scorso, e si procederà al voto. Ricordo che le dichiarazioni di voto dovranno avere unadurata massima di dieci minuti e che vi sono trenta giorni ditempo per presentare eventuali relazioni di minoranza.Inoltre, com'è prassi nelle Commissioni d'inchiesta, chi nonpresenta relazioni di minoranza (quindi vota a favore o siastiene) può presentare note integrative di documentazione edi sostegno alle proprie posizioni. Desidero ringraziare tutti i colleghi che hanno presentatoproposte emendative, quelli intervenuti nel dibattito, ecomunque l'intera Commissione perché il tipo di lavoro svolto,indipendentemente dal giudizio che se ne può dare, èriconducibile non ad una sola persona ma alle proposte cheabbiamo fatto tutti insieme. E' evidente che non è stato possibile recepire tutte leproposte di modifica, in particolare quelle che, pur

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muovendosi certamente su basi rispettabili, si collocavanofuori dell'ottica politica, dell'asse politico dellarelazione. Darò ora conto degli emendamenti o delle proposted'indirizzo accolti nella relazione, soffermandomi brevementesulle questioni più importanti. La questione più importante è stata, a mio avviso, quellasollevata dapprima dal senatore Ferrara Salute esuccessivamente dai senatori Frasca e Cabras, relativa allavalutazione che era stata data sull'iniziativa della procuradella Repubblica di Palermo. Le obiezioni mosse da questicolleghi sono fondate. Naturalmente, mantengo il mio giudiziopersonale (ma si tratta - lo ripeto - di un giudizio personalediverso da quello della Commissione), soprattutto perché queltipo di giudizio si scostava dalla distinzione, che abbiamocondiviso all'inizio della relazione, tra ciò che riguarda laresponsabilità politica (tema sul quale dobbiamo lavorare) eciò che concerne la responsabilità penale. Tutti infattiabbiamo ritenuto, anche quando abbiamo interrogato determinatipersonaggi (collaboratori della giustizia o anche magistrati),di non porre domande vertenti su responsabilità individuali,che sono quelle penali, ma di considerare esclusivamente lequestioni di carattere più politico. Ciò proprio per ilcontrasto che si sarebbe posto tra il mantenere questa parte el'impostazione generale e anche perché - occorre dirlo - ungiudizio di quel tipo, espresso da una Commissione bicamerale,avrebbe potuto essere inteso come una sorta di condizionamentoo comunque di interferenza con un giudizio che spetta ad altriorgani, e non certamente a noi; per questi motivi, ho ritenutoopportuno accogliere il suggerimento dei senatori FerraraSalute, Frasca e Cabras e - come avete visto - eliminare queldato sostituendolo con un elemento che riguarda Pag. 1760altre responsabilità, non penali, sulle quali peraltro devepronunciarsi il Parlamento, non noi. I colleghi avranno potuto constatare che è stato dato unospazio anche alla responsabilità di settori della magistraturae di altro tipo di istituzioni, come era stato chiesto. Ladeliberazione che avevamo assunto riguardava non i rapportitra mafia, istituzioni e politica ma quelli tra mafia epolitica, avendo peraltro chiarito che quando si parla dimafia e politica non si può fare a meno di parlare anche dialcuni settori istituzionali. Questa parte è stata&quot;irrobustita&quot; secondo i suggerimenti che i colleghi hannodato. Per quanto riguarda, infine, la terza questione generale(quella relativa ai pentiti), avrete constatato che in alcuneparti della relazione si è cambiato l'ordine, nel senso cheprima si è fatto riferimento ai dati di carattere oggettivo esuccessivamente si è parlato dei pentiti, cercando di nonconsiderare i collaboratori della giustizia, per così dire,come primario elemento, non perché non lo siano ma perché,

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specie in una sede politica, è importante fare riferimentoprima ai dati oggettivi e poi a quelli che possono venire daaltre parti. Infatti, l'autorità giudiziaria ha i suoicriteri, stabiliti nel codice, per valutare l'attendibilitàdei pentiti mentre l'autorità politica non ne ha e quindi deveaffidarsi a quelli che sono, per così dire, i criteri dicarattere generale. I colleghi Borghezio, Matteoli e Buttitta avevano chiestodi approfondire il contesto economico, il sistema bancario efinanziario e la gestione del credito. Avrete potutoconstatare che nella relazione vi è una parte che riguardaquesta materia. I colleghi Matteoli, Crocetta e Tripodi (se non sbaglio,anche il collega Galasso) avevano chiesto di cancellare ilriferimento ai sistemi elettorali, che è stato eliminato(credo sia stata una scelta giusta) perché finiva perinterferire con la decisione referendaria. I colleghi Tripodi, Ferrauto, Ferrara Salute, Imposimato,De Matteo, Cabras e Borghezio avevano chiesto di approfondiregli aspetti relativi al rapporto mafia-massoneria, il che èstato fatto. Il collega Buttitta aveva proposto di eliminare quellasorta di parallelismo tra partiti politici e massoneria,parallelismo che è stato eliminato. Il collega Rapisarda aveva chiesto di inserire nellarelazione la gestione dei piani regolatori generali da partedi Cosa nostra, e questo dato è stato inserito. Sempre il collega Rapisarda, insieme ad altri, avevaproposto di inserire nella relazione i dati relativiall'attività dei sindaci nelle giunte e nelle commissioniedilizie; a tale questione si è fatto un riferimento,rinviando gli accertamenti all'apposito gruppo di lavoro,presieduto dal senatore Cutrera, e al lavoro che dovremosvolgere a Palermo e in altri comuni, come abbiamo stabilito. Ho già accennato agli aspetti relativi alle istituzioni;una parte riguarda, in particolare, il Consiglio superioredella magistratura e un'altra settori della magistratura, condati nuovi e non noti, come avrete notato (quello relativo almagistrato che fu trasferito e fece saltare il processo aCiancimino). I colleghi Fumagalli Carulli, De Matteo e Sorice hannoinsistito sull'opportunità di eliminare la definizione dellamafia come soggetto politico. Si tratta di una discussione piùteorica che pratica, e proprio per questo ho acceduto a talerichiesta: possono restare ferme le convinzioni personali mapoteva sorgere un equivoco che era il caso di diradare. I colleghi Fumagalli Carulli, Cappuzzo e Sorice avevanochiesto di inserire la posizione di diverse forze politicheriguardo alle tappe della legislazione antimafia. Troverete inun allegato (ringrazio gli uffici, che si sono prodigati perquesto) un quadro di tutte le più significative leggiantimafia, con il prospetto di chi ha votato a favore, chi

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contro e chi si è astenuto, alla Camera e al Senato. Vi sonoriportati anche i tempi di presentazione e di approvazione,che servono per avere un quadro delle difficoltà a volteincontrate. I colleghi Fumagalli Carulli e Sorice (e fuori di questaCommissione, mediante Pag. 1761un'intervista, il collega Biondi) avevano fatto riferimentoai pentiti. Su tale questione rinvio a quanto ho già dettoall'inizio. I colleghi Buttitta e Cappuzzo (ed anche altri) avevanochiesto di eliminare il riferimento alle tecniche omicide, inquanto lo ritenevano un po' truculento nel contesto dellarelazione; è stato eliminato sia questo sia l'altroriferimento, quello relativo alla fedeltà coniugale deimafiosi, che è stato inserito in nota. Il collega Buttitta aveva segnalato che i voti a candidatidel partito socialista e del partito radicale riguardavanosoltanto alcuni quartieri, non tutta la città e la provinciadi Palermo. Questa correzione è stata inserita. Sono stati altresì inseriti nella relazione i riferimentialla struttura verticale del fenomeno, chiesti dai colleghiButtitta e Cutrera. La correzione che opportunamente suggeriva l'onorevoleAyala è naturalmente fondata: fu Ignazio e non Nino Salvo atelefonare a Buscetta. Ringrazio anzi per il chiarimento. Per quanto riguarda il problema del giudizio politicosulla &quot;primavera di Palermo&quot;, chiesto da due colleghi (conintenti - credo - divergenti), mi sono limitato ad indicare ifatti: vi è stata una prima giunta Orlando, di pentapartitoappoggiata da Lima, ed una seconda giunta Orlando con lapartecipazione del PCI, com'è scritto, che fu sostenuta daLima in consiglio comunale ma osteggiata all'interno delpartito; successivamente, Lima fu all'opposizione, tranne chenelle giunte successive. ALFREDO GALASSO. Farò una precisazione in sede didichiarazione di voto. PRESIDENTE. Sulla questione relativa all'atto dovuto hogià detto. Per quanto riguarda l'esame della mobilità del voto,ricordo ai colleghi che avevamo deciso di svolgere un'indaginesu tale questione; non è possibile invece limitarsi a pochicenni su una materia di questo genere perché sarebbefrancamente poco serio farlo. Un nostro consulente, ilprofessor Cazzola, ha tracciato il quadro di una possibileindagine, quadro che sarà inviato a tutti i colleghi e su cuibisogna discutere; se i criteri saranno condivisi, potremodecidere insieme di svolgere questa indagine sui flussielettorali. L'approfondimento della situazione delle altre regioni ècontenuto nell'apertura della proposta di relazione, così comeil riferimento agli ultimi successi nella lotta contro la

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mafia, secondo quanto chiedevano in particolare il senatoreFrasca, l'onorevole Scalia, il senatore Florino e l'onorevoleTripodi. E' stato inoltre approfondito il condizionamento dellamafia sulla magistratura. Nella relazione è contenuto anche unriferimento alla stagione dei veleni ed é stato recepito ilsuggerimento del senatore Cabras sull'effetto maggiore che ilcondizionamento del voto mafioso può avere sui partiti moltopiccoli. E' stato inoltre inserito il chiarimento, chiesto dalsenatore Cutrera, secondo cui questa relazione è in qualchemodo parziale e rappresenta una prima tappa di un lavorocompiuto. Desidero inoltre precisare che a pagina 92, laddove silegge &quot;Cosa nostra controlla tutti gli appalti&quot;, l'espressione&quot;controlla&quot; va sostituita con &quot;controllerebbe&quot;. Credo infattiche questa formulazione sia più giusta perché si tratta diriferire opinioni di altri, che non abbiamo avuto modo diconstatare. I senatori Cutrera, Frasca e Calvi avevano proposto disottolineare con forza il ruolo svolto dall'ultima fase dellalegislazione antimafia ed il ruolo che Falcone aveva avuto inquesto contesto. Mi pare che ciò sia stato fatto. Per quanto riguarda la richiesta dei colleghi Cutrera eOlivo di approfondire il caso Carnevale, abbiamo riportato undato non noto rappresentato dai capi di imputazione neiconfronti del dottor Carnevale. Sono state inoltre precisate le questioni relativeall'edilizia scolastica, come chiedeva il senatore Cutrera;analogamente, è stato distinto il separatismodall'autonomismo, come proponeva l'onorevole Borghezio. Pag. 1762Sono stati altresì approfonditi il problema della droga,secondo quanto chiedeva l'onorevole Taradash, ed il rapportotra mafia e appalti. Intendo a questo punto dare una spiegazione (anche senaturalmente vi sarebbero molte altre cose da spiegare) su duepunti di approfondimento che non ho accolto. Il primo riguarda la richiesta di approfondire la vicendadi Aldo Moro per la quale ritengo sia necessaria un'indaginead hoc, nel caso in cui la Commissione ritenga diprocedere in questo senso. Non credo infatti che si possaliquidare in poche battute una questione di quel peso e diquella rilevanza. Com'è noto, della vicenda si è occupataspecificamente una Commissione parlamentare d'inchiesta; se laCommissione antimafia deciderà di occuparsi anch'essa diquesto tema, potrà farlo con una decisione specifica e non inmodo incidentale. Quanto all'identificazione della mafia con Cosa nostra, ilproblema è stato posto specificatamente dall'onorevole Galassocon riferimento alla Sicilia, dove Cosa nostra è una dellepossibili mafie (mi è sembrato fosse questo il ragionamento

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dell'onorevole Galasso), e dal senatore Frasca, che hasottolineato l'opportunità di dare uno spazio alla 'ndranghetae alle altre forme di criminalità organizzata. Su questosecondo aspetto, credo non vi siano problemi. Vorreiconfrontarmi a fondo con la prima tesi che non condivido;poiché in genere scrivo le cose che condivido, mi dispiace.Forse mi convincerò successivamente che questa tesi è esatta,ma non mi pare che oggi si possa fare una distinzione diquesto genere per quanto riguarda la Sicilia. ALFREDO GALASSO. Non ho ben capito. PRESIDENTE. Se non ho compreso male, è stata fatta laproposta di non identificare la mafia siciliana con Cosanostra. SALVATORE FRASCA. Non era questa la proposta,presidente. PRESIDENTE. Mi riferisco alla proposta dell'onorevoleGalasso, perché quella del senatore Frasca è stata recepita.Non ho potuto recepire quella dell'onorevole Galasso perchécredo che la mafia siciliana sia essenzialmente Cosa nostra. ALFREDO GALASSO. Mi spiegherò meglio nella dichiarazionedi voto. PRESIDENTE. Se non ho capito, mi dispiace; è colpa mianaturalmente. Nel recepire le proposte avanzate nel corso delladiscussione vi è stato lo sforzo di comprendere le ragioni ditutti. Qualunque sia l'esito del voto, ringrazio tutti icolleghi del contributo, sia favorevole sia critico che èstato dato e sarà dato, perché uno dei valori fondamentali deisistemi parlamentari consiste nel confronto teso ma anchelibero delle opinioni, e qui l'abbiamo fatto. GIROLAMO TRIPODI. Vorrei avere notizie in merito allaproposta di modifica da me avanzata. PRESIDENTE. Ho dato comunicazione in merito agliemendamenti accolti, per gli altri non è possibile riaprire undibattito. Il senatore Calvi ha chiesto, per un problema personale,di parlare per primo. Ricordo che ciascun oratore ha dieci minuti a disposizioneper la propria dichiarazione di voto. MAURIZIO CALVI. Signor presidente, il gruppo socialistaapprezza il punto di grande equilibrio che lei ha voluto daresoprattutto all'esito di un dibattito complesso e difficile,particolarmente marcato nella sua prolusione anche da dissensidi fondo di natura politica. Mi sembra che lei abbia compiutolo sforzo di recuperare, attraverso un clima di maggioreserenità politica, questo punto di equilibrio, questo punto disintesi, nel clima della chiarezza possibile, soprattuttoquando si parla del rapporto mafia-politica in una regionecomplessa come quella siciliana. Il gruppo socialista ha sostenuto il suo sforzo e aderiscecompletamente agli elementi Pag. 1763

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che lei ha illustrato nella sua introduzione, elementicorrettivi di natura politica ad una proposta di relazione checertamente aveva visto uno squilibrio dal punto di vista delgiudizio generale. Posso definire la relazione ovattata machiara, così come richiede il rapporto mafia-politica nelnostro paese. Essa è passata dal clima cosiddetto dellecertezze a quello di una maggiore problematicità del rapportomafia-politica, cioè è passata dal clima dei cosiddetti attidovuti, che era l'elemento caratterizzante del testooriginario della relazione, a quello della responsabilitàpolitica del Parlamento al quale è demandato il compitodelicato di comprendere nella sua complessità il casoAndreotti, l'esito, direi, di una verità difficile. La relazione soprattutto rappresenta, questo vasottolineato, almeno per il momento solo uno spaccato delcomplesso mondo, talvolta indecifrabile, del rapportomafia-politica in una regione dove la cultura mafiosa èprofondamente diffusa, radicata e talmente condizionante darendere forte il clima della pressione criminale anche sullasocietà civile. Al di là del punto di equilibrio, questa relazione èpoliticamente forte ed aggressiva quando pone il problema delcaso Lima che è quello più alto del rapporto mafia-politicafin qui individuato. Questo è un elemento di grande chiarezzaperché emerge per la prima volta che Lima è il riferimento diCosa nostra nel complesso mondo dei giochi e degli interessidi natura economica, politica e giudiziaria. Questo passodella relazione certamente rafforza il clima dell'equilibrioma rafforza soprattutto quello della verità e della chiarezza,così come richiedeva l'interesse generale del paese. Questa prima relazione è importante nella storia delnostro paese. Dobbiamo dare atto di questo alto interesse,della responsabilità collettiva della Commissione parlamentareantimafia, che rappresenta il punto più alto dal punto divista parlamentare, avendo la responsabilità di annotare edire con estrema chiarezza al paese come evolvono le cose nelcomplesso mondo del rapporto mafia-politica nella realtàsiciliana. E' questo un messaggio di grande chiarezza al paese e, unavolta individuati i nessi nevralgici del rapportomafia-politica, sarebbe utile che i gruppi parlamentaripotessero svolgere sulla relazione consegnata al Parlamento unampio dibattito attraverso interpellanze o mozioni per dare ilsenso politicamente alto della relazione stessa. Sarebbe stato anche utile, signor presidente, annotare conmaggiore chiarezza il caso Falcone all'interno del Consigliosuperiore della magistratura; per la portata degli interessiin gioco, per il ruolo importante che Falcone aveva in quellarealtà sarebbe stato utile recuperare con maggiore forzaquella stagione complessa, delicata, drammatica, perchésarebbe stato un elemento di maggiore chiarezza per ilParlamento e soprattutto per il paese.

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Tuttavia debbo dire che questo passo, data la complessitàdella relazione, potrà essere recuperato con le integrazioniche lei ha testé richiamato; la Commissione parlamentareantimafia ha il senso delle integrazioni e correzioni chepossono essere apportate come elementi di maggiore riflessionenella dinamica generale della relazione. Con il senso di responsabilità che il gruppo socialista haverso il paese e per gli elementi di grande chiarezza politicacontenuti nella relazione, esso si è orientato a dare lapropria adesione e il proprio consenso alla relazione stessa,testimoniando un interesse più alto dal punto di vistapolitico a percorrere insieme a lei e insieme alla Commissionenuove strade per meglio capire gli intrecci perversi che sonopresenti ancora non solo nella realtà siciliana ma soprattuttonelle aree a rischio del nostro paese. Quella del grupposocialista, quindi, è un'adesione completa, politicamenteforte,perché la relazione è politicamente forte: esprimiamoquindi il nostro voto favorevole. ALFREDO GALASSO. Signor presidente, voterò a favore diquesta relazione Pag. 1764sui rapporti tra mafia e politica considerato che leintegrazioni apportate rendono evidenti un asse portante, unaconcezione, una pratica del contrasto alla criminalitàorganizzata che intende la mafia non soltanto edesclusivamente come organizzazione criminale denominata Cosanostra o come insieme di organizzazioni criminali presenti nelterritorio nazionale, ma come vero e proprio sistema di poterecriminale, economico e politico, che credo sia la chiave dilettura corretta del fenomeno quale oggi si presenta. In questo senso intendo chiarire anche il probabileequivoco che si è determinato a proposito del rapporto tramafia e Cosa nostra. Poiché non amo avere in una relazionedefinizioni di natura sociologico-politica, ciò che miinteressa è che questo asse portante e questa chiave dilettura risultino dall'insieme dei passaggi della relazione.Aggiungo anche che in essa è da apprezzare la distinzione traresponsabilità giudiziaria, penale e responsabilità politica eche comunque in questo non si indulge, anche per le correzioniopportune apportate ad una tentazione, che pure è statapresente nel dibattito politico, di contestare il lavoro deigiudici che, viceversa, da questa relazione non risultaaffatto intralciato. Questa mi pare la migliore smentita allateoria circolante del complotto o della cospirazione. Vi sono alcuni elementi che consentiranno (lo vogliosottolineare) finalmente, per la prima volta, lo svolgimentodi un dibattito parlamentare sui rapporti tra mafia, politicae massoneria, elementi che considero chiari nel loro complessoe niente affatto ovattati; c'è un giudizio complessivamenterigoroso che si richiama a questa pratica della lottaantimafia come lotta ad un sistema di potere. Voglio segnalare particolarmente da questo punto di vista

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alcuni passaggi contenuti nelle pagine 5 e 6 della relazioneche riguardano l'applicazione faticosa di alcuni provvedimentilegislativi. Mi riservo di approfondire ulteriormente lamateria perché parzialmente condivido e parzialmente dissentodal giudizio politico, che probabilmente sarebbe stato meglioevitare, espresso nei confronti di ministri che sono stati incarica. Trovo anche opportuno che finalmente in un altro passaggiodella relazione - mi pare a pagina 98 - si chieda allapolitica un provvedimento di natura politica, cioèl'allontanamento degli eletti, dei dirigenti, degli iscritti,senza attendere che vi sia un giudizio penale. Anche questo fagiustizia di un atteggiamento di delega che si è allungatotroppo nel tempo. Ho da fare soltanto due rilievi. Il primo è una rettificache mi è anche favorita dalla stessa esposizione orale fattadal presidente. Quando si fa riferimento al succedersi dellegiunte, c'è, mi pare, un errore, perché a pagina 87, aproposito di Lima, si dice che la sua corrente &quot;votò inconsiglio comunale per la seconda giunta, che vedeva lapartecipazione del PCI&quot;. In realtà la seconda giunta nonvedeva la partecipazione del PCI. Forse è saltato un rigo: nonvotò la partecipazione alla terza giunta (la cosiddetta giuntaesacolore), rispetto alla quale la corrente di Lima andòall'opposizione. La pregherei, presidente, perché si trattasemplicemente di una rettifica di fatto, di provvedere, previaverifica, a correggere questo passaggio che secondo me dipendeproprio dal salto di qualche rigo. Mentre, viceversa, la riserva di fondo riguarda ilgiudizio sulla responsabilità politica del senatore Andreottiche è rinviato in Parlamento. L'attesa per un giudiziodefinitivo che io formulo è appunto un'attesa del dibattito inParlamento. Ma credo, dopo tutto ciò che è stato scritto inquesta relazione, a proposito dei rapporti tra Cosa nostra eSalvo Lima, che un giudizio politico avrebbe potuto esser datoanche rispetto alla corrente degli amici di Andreotti, di cuiLima era il capo indiscusso in Sicilia. Nel riservarmi il voto definitivo in aula e lapresentazione di un documento integrativo per rendere ancorapiù esplicito il giudizio mio e del movimento del quale faccioparte sulle responsabilità politiche relative alle vicendetragiche di questi anni, voglio ribadire che questa proposta Pag. 1765di relazione, che ci accingiamo a votare, rappresentasicuramente un elemento di novità in sede politica eparlamentare, con alcuni aspetti - e sono molti - checondivido integralmente, mentre qualche altro - e ho fattoalcuni esempi - mi lascia perplesso e suscita in me qualcheriserva. Anch'io ritengo che la complessa vicenda di GiovanniFalcone andrebbe affrontata. Proverò a farlo anche neldocumento integrativo. Penso che sarebbe anche opportuno che tutti questi atti

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che riguardano le varie audizioni e vicende intorno a GiovanniFalcone e che lo vedono - e aggiungo anche Paolo Borsellino -protagonista, possano essere resi pubblici perché ciascunopossa integralmente, con i proprio occhi e con il propriocervello, giudicare di che cosa si tratta. Assumo questa proposta di relazione e il dibattito cheseguirà in Parlamento come uno dei momenti importanti edecisivi di passaggio nella fase politica e sociale cheattraversiamo, di affermazione di democrazia, di affermazionedello stato di diritto. Soprattutto credo che questo sarà unimportante banco di prova per tutte le forze politiche esociali, e finalmente una misura della coerenza con la qualesingoli e gruppi daranno una risposta ad un bisogno di veritàe di giustizia, che si porta dietro le tragiche vicende diquesti anni. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Se fosse possibile, signorpresidente, almeno per un istante dimenticare la tragicitàdegli avvenimenti, le sofferenze e le angustie che pesano sulvivere quotidiano, politico e sociale nazionale, in altreparole se fosse possibile distaccarci da noi stessi e inqualche modo vederci dal di fuori, dall'esterno, io credo chedovremmo sottoscrivere oggi le confidenze del vecchio Goethe:&quot;Ho il grande vantaggio - scriveva - di aver vissuto inun'epoca in cui i maggiori avvenimenti erano all'ordine delgiorno&quot;. Ritornando, in maniera più diretta e forse ridotta, allascala delle nostre pareti domestiche, quelle che cicircondano, assistiamo di fatto ad una situazione per certiversi scomposta, concitata e dagli esiti incerti, insidiosi opromettenti, dove si rinvengono tracce di inquietudine e unacerta confusione. Noi, rispetto a questa confusione, abbiamo manifestato ilproposito di fare chiarezza. Togliendo ad una statua il piedistallo, la statua crolla.Così si comportano, signor presidente, onorevoli colleghi, lecose che sono visibilmente soggette alle leggi di gravità. Iospero che con la nostra adesione, la nostra adesione convinta- i contributi dei tanti colleghi della democrazia cristianahanno evidenziato alcuni aspetti, operato una serie disottolineature - alla relazione Violante, si possa farfinalmente giustizia di quella stupida equazione per cuil'interfaccia della mafia si è fatto apparire o si vorrebbefar apparire strumentalmente raffigurato dalla democraziacristiana. E' vero, perché non riconoscerlo? Noi forse dobbiamo anchechiedere scusa ma credo debbano chiedere scusa un po' tutti,perché ognuno nell'itinerario storico (mi dispiace per Galassoma le giunte di Orlando sono state anche sostenute in manieradiretta dall'onorevole Lima)... In questa fase non si trattasoltanto di fare, per me cattolico, un atto penitenziale; inquesta fase credo che si tratti di fare giustizia, come hodetto, di tante cose, di tanti arbitrii, di riportare

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serenità. E mi auguro che le conclusioni a cui approderemo inquest'aula riporteranno grande serenità. Se così è, nonostante - è vero - vi sia stata, ma credo unpo' da parte di tutti, una qualche contiguità - così si dice,perché non riconoscerlo, nella relazione Violante - diqualcuno, ce ne corre affermare surrettiziamente una forma dicorrelazione o di nesso secondo cui la democrazia cristianasarebbe corresponsabile di questa mafia o avrebbeapparentamenti precisi e sostanziali con Cosa nostra! Mi fa ricordare a voi cultori giuridici, e a me invececultore di filosofia, quel vecchio sillogismo secondo cui &quot;Ilsalame fa bere, il bere disseta, perciò il salame disseta&quot;.Non è la democrazia cristiana l'altro termine dell'equazionecon cui si possa stabilire questa forma di connessione Pag. 1766con la mafia, o eventualmente con la camorra o la'ndrangheta, nel nostro paese. Ecco perché, facendo riferimento all'etica dellaconvinzione e a quella della responsabilità, noi, a differenzadi qualcuno che ci ha dipinti in questi giorni anche sullastampa come &quot;malpancisti&quot; - mi consenta questo termine, signorpresidente, per una forma di omologazione alla cultura del suopartito di quest'ultimo periodo -, siamo qui non per avvalercidella massima luterana secondo cui &quot;qui siamo e non possiamovotare altrimenti&quot;. Noi qui siamo e non vogliamo votarealtrimenti! Noi vogliamo, in questa circostanza, operare unadistinzione molto netta perché riteniamo che, dal punto divista istituzionale, la bonifica di questo degrado che siregistra non soltanto in Sicilia ma anche altrove tocca tuttii partiti. La democrazia cristiana è impegnata; è quasi,quella che sto facendo, per quanto mi riguarda e ci riguarda,una forma di dichiarazione di guerra a queste cose, al modocon il quale, in maniera calamitosa, la mafia od altri tentanodi inserirsi e si sono inseriti nelle strutture dello Stato. Noi non siamo, la democrazia cristiana non è - voglioricordarlo qui perché ognuno parla per se stesso, con lapropria coscienza ma anche al paese - come chi anche tra imafiosi, o quanti altri, possa immaginare, una sorta di Chiesadel medioevo, che dava diritto d'asilo ad ogni inquietudine,ad ogni incertezza, ad ogni cosa stonata! La democraziacristiana non è questo! La democrazia cristiana è, signorpresidente, con lei, con gli altri che sono intervenuti, conCalvi, con Galasso, con chiunque faccia seriamente (e non dalpunto di vista, a volte, della forma e della finzione) unalotta vera e spietata alla criminalità organizzata. Debbo ricordare qui (come si fa a non sostenere la leggeche porta i nomi Rognoni e anche La Torre?) i provvedimentiche sono stati portati avanti: quando Martinazzoli è ministrodi grazia e giustizia, Buscetta ritorna in Italia; iprovvedimenti - perché non riconoscerlo? - anche delPresidente del Consiglio Andreotti; i provvedimenti, quirichiamati, del ministro dell'interno Scotti. Sono certamente

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uomini illustri e non secondari nella logica, nelle vicende enel tessuto della democrazia cristiana. Allora, rispetto aqueste cose, noi dichiariamo qui non soltanto che esprimiamoadesione alla relazione Violante, che voteremo, ma anche chesiamo disponibili ad andare ancora più in là, signorpresidente, ad avanzare sul piano di una procedura nonsoltanto di metodo ma anche di stile. Quello che ci ha sgomentato in questi giorni - eprobabilmente è stato il motivo per cui sono apparse alcuneincertezze (ma con malizia, sono apparse!) - è stato questoadottare nei confronti della democrazia cristiana una sorta,si dice, di cultura del sospetto usata come una specie dieffetto serra, un effetto serra che continuava a rimaneresospeso sopra di noi, senza toccare terra. E se non si leva unrifolo di vento che lo dilegui, può rimanere sospeso sullenostre teste senza scaricare i suoi veleni e dunque senzaesaurirsi. E' questo effetto serra che noi non vogliamo, unasospensione stabile della verità e della giustizia che generagiustizialismo e populismo. Noi, cari colleghi e signor presidente, siamo per andareavanti in questa direzione. Potremmo chiosare la relazione,signor presidente, in tante cose, dal punto di vista di quelloche è stato il dato storico che pure ha visto collimanti ilmilazzismo, la mafia e Cosa nostra. Non lo facciamo. Noi civogliamo obbligare - questa è la disponibilità vera, in unmomento in cui il paese ha grandi ed enormi difficoltà erichiama responsabilmente ciascuno a fare la propria parte, ilproprio dovere - a fare il nostro dovere. Concludo, signor presidente, onorevoli colleghi. Il paeseche abbiamo dinanzi non piace neppure a noi. Eppure esso è ingran parte frutto di quello che abbiamo fatto, pensato,costruito, tutti assieme, tutti quelli che siamo qui, anchequelli che si sono allontanati e tentano di distanziarsi dallevicende o dal patrimonio della democrazia cristiana. Miriferisco anche a tutte le opposizioni, a quelle che ci sonoin Pag. 1767quest'aula e nel paese. Ci siamo trovati nella storia, anchein quella nazionale, e, a seconda delle inclinazioni e delledeclinazioni ideologiche, abbiamo cercato di progettarla,riuscendoci o meno; sarà la storia, successivamente, adecidere, se abbiamo progettato nel bene o nel male. Alla fine è apparso e oggi c'è nel paese qualcosa diirriconoscibile; non vale ruminare, per quanto ci riguarda, lanostra delusione o una delusione generale. Imprigionati nelmisterioso scarto tra i sogni di un tempo (quelli dei nostripadri fondatori, per la democrazia cristiana il sicilianoSturzo) e la realtà, portiamo dentro di noi, come democraticicristiani, un profondo senso di sconfitta ma anche di orgoglioper quello che abbiamo realizzato. Della prima vorremmoliberarci, e tentiamo di farlo con grande fatica; del secondonon bisogna menar vanto ma piegarlo ai tempi nuovi.

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A questo la democrazia cristiana, signor presidente, èdisponibile; per questo accetta, vota e dà il &quot;sì&quot; alla suarelazione. ROMANO FERRAUTO. Signor presidente, colleghi, già nelcorso della discussione generale si era manifestato ilconsenso al documento presentato dal presidente. Ma io vorreiaggiungere che questo consenso era già emerso nel corso dellevarie nostre riunioni ed incontri per un apprezzamento delmetodo di lavoro e per un apprezzamento più generale perl'equilibrio ed il coraggio, che venivano manifestati in ognioccasione. Ci sono stati forse anche alcuni momenti in cui si sonodovute precisare o riprecisare alcune questioni; alcune voltesi è dovuto riprendere l'iter, in funzione di circostanzeparticolari. Però mi sembra che la direzione di marcia siastata giusta e credo che l'approdo debba essere da tutticondiviso. Una battuta me la consentirete: rispetto a questo approdoil rischio e, quindi, la responsabilità di una eventualedissociazione, secondo me, sarebbero veramente molto, moltoelevati, perché la conclusione, anche a seguito delle proposteemendative, e di una serie di contatti che ci sono stati,fanno onore, attualmente, in questo preciso momento politico,all'ufficio di presidenza e a tutti i membri dellaCommissione. Su due questioni, tuttavia, io vorrei ancora fare alcuneconsiderazioni, in quanto sono queste considerazioni cheoffrono a un consenso generico la possibilità di essere unconsenso convinto e motivato. Quando, in sede di discussione generale, si parlava dialtri momenti, oltre quello politico, che avrebbero dovutoessere tenuti in considerazione per la precisazione di unfenomeno, io ebbi a dire che la politica li ricomprendevatutti. E questo, secondo me, è l'approdo più importante perchési nobilita la politica. Con questo documento il primato dellapolitica, rispetto a tanti altri pur evidenti settori, che inun'analisi sociologica confluiscono per definire il fenomenodi Cosa nostra, rimane l'acquisizione più importante. E mi ha fatto piacere ascoltare poco fa Mastella, il qualeha fatto alcune considerazioni che, secondo me, devono esseretenute presenti, dal momento che anch'egli, pur non avendolodetto, ha ripreso con forza la questione del primato dellapolitica. Ed io vorrei ricordare qui a tutti che noi stiamoaffrontando questo problema sul versante politico, delleresponsabilità politiche. Rispetto a questo credo che bisognaessere ancora più coraggiosi ed andare avanti, come mi sembrache coraggiosi siano la relazione e il documento conclusivo aproposito della massoneria; a proposito di un fenomeno che,come giustamente qualcuno ha detto, si lega e si intreccia conil fenomeno mafioso e trae alimento dal basso livello diguardia della politica in senso generale. Ora, se noi riusciamo a tenere alto il livello del nostro

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dibattito e a fare di questo approdo che, ripeto, è un approdoequilibrato e nello stesso tempo coraggioso, un momento non diarrivo, ma un momento di partenza, credo che avremocomplessivamente un grosso vantaggio per tutti gli altri nodidella politica italiana, Pag. 1768che oggi purtroppo vive e si nutre di presunti o vericomplotti, di sospetti, ma non è ancora capace di fare unpasso nella direzione giusta. Questo è un passo nella direzione giusta e, per questaragione, confermo il consenso già espresso in sede didiscussione generale e mi auguro che, quando ci sarà ladiscussione in Parlamento, ci sia ancora la possibilità pertutti di fare un ulteriore passo avanti. MASSIMO SCALIA. Presidente, annuncio il voto favorevoledel gruppo verde alla relazione da lei proposta, anche se saràun voto favorevole ma non del tutto convinto; non del tuttoconvinto non tanto perché, a pagina 35, ritrovo nellarelazione modificata l'esclusione, tra i partiti che non hannoricevuto... PRESIDENTE. C'è il termine &quot;tradizionali&quot;, forse. MASSIMO SCALIA. No, non c'è e chiederei a questopunto... PRESIDENTE. E' giusto. Il termine: &quot;tradizionali&quot; deveessere inserito. MASSIMO SCALIA. La volta scorsa l'ho fatto come battuta,però ora lo chiedo formalmente di inserire appunto l'aggettivo&quot;tradizionali&quot; o mettere tra gli esclusi anche i verdi, che,poverini, si sono ben guardati dall'avere mai rapporti con lamafia. ALFREDO BIONDI. Mi permetto di dire... PRESIDENTE. Onorevole Biondi, mi scusi, siamo in sede didichiarazione di voto. ALFREDO BIONDI. ...ubi dixit voluit, ubi non dixitnoluit! Chi li ha presi i voti li ha presi! MASSIMO SCALIA. Appunto, noi mai! PRESIDENTE. Avrà tra un attimo la parola, onorevoleBiondi. MASSIMO SCALIA. Mi premeva ribadire la totale estraneitàdei verdi e quindi il merito della citazione. Ma, insisto, nonè questo l'aspetto di non convinzione. L'impostazione della relazione, che tutti hannoriconosciuto molto equilibrata, nell'ampliarsi,nell'accettazione delle proposte avanzate da molti colleghi,credo che passi un po' dall'equilibrio stabile che mostrava adun equilibrio indifferente e che le doti di equilibrio sianoforse più nel presidente, come doti riconosciute da molti, chenon nel complesso della relazione che, appunto,nell'ampliarsi, mi sembra stemperi quella che era larisolutezza dell'impianto iniziale. Ma non è questo un motivo serio che attenua il mioconvincimento. Come il presidente ben sa, l'unico emendamento

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che avevamo presentato riguardava quello che nella proposta direlazione era il punto 52, vale a dire quella formulazionedecisamente poco comprensibile, e forse anche ambigua, che èormai passata alla storia di questa Commissione come l'attodovuto. Noi abbiamo sostenuto, e per questo abbiamo presentato unemendamento ... E qui io voglio dare pubblicamente atto alcollega Mastella di aver fatto un discorso vibrante che lui, eil suo gruppo, ha rinunciato a un atteggiamento che sembravain qualche modo essere stato preannunciato e che avrebbepotuto portare a un clima ben diverso e di molta maggiortensione in questa sede. Prego anche il collega Clemente Mastella di non attribuireproprio a tutti coloro che sono qui presenti il fatto che ilpaese sia frutto di quello che tutti insieme abbiamocostruito. Ci sono alcuni che hanno costruito molto di più,forse troppo di più, in tutti i sensi (sto pensando alcemento), quindi manteniamo un pochino separate responsabilitàanche di costruzione, sia in positivo, sia in negativo. La questione fondamentale, presidente, resta quella che ildocumento, pur avendo ben distinto tra responsabilità penale e Pag. 1769responsabilità politica, non decide sulla responsabilitàpolitica, perché trova una soluzione tipicamente nonanglosassone, cioè quella di demandare a un'istanza superiore,vale a dire al Parlamento, una valutazione definitiva. Lei sa che io non sono d'accordo con questo punto divista. Io ritengo che la documentazione a disposizione dellaCommissione (e alludo al lavoro intenso fatto in questi mesi,ma anche a tutta la documentazione precedente) avrebbeconsentito alla Commissione stessa, in ordine proprio allaquestione della responsabilità politica - non, Mastella, ditutta la democrazia cristiana, perché di questo mai ci siamooccupati, ma di alcuni personaggi più o meno eminenti dellademocrazia cristiana - di essere, come dire, molto più netti. Penso che avremmo potuto applicare a noi stessi la famosafrase di Bernardo di Chartres &quot;Siamo nani, ma siamo sullespalle di giganti&quot;, e quindi riusciamo a vedere più in là deigiganti sulle cui spalle stiamo. E questo accenno alladeformità fisica dei nani e dei giganti credo che vada anchebene rispetto alla situazione complessiva che ci troviamo avivere. ANTONIO BARGONE. Chi sono i giganti? MASSIMO SCALIA. Trovare i giganti? Erano quelli che cihanno preceduto, Bargone. Mi pare evidente e spero che ... ALFREDO BIONDI. E' una frase di Fanfani questa! (Siride). MASSIMO SCALIA. Onestamente di nani ce ne sono statitanti nella storia dell'umanità; non mi sembra che bisognapuntualizzare le scelte! Ad ogni modo, dicevo, la non convinzione, appunto, èquesta: noi avevamo quella vista in più che ci avrebbe potuto

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tranquillamente consentire di attribuire - e lo dico conchiarezza - responsabilità politica al senatore Andreotti.L'ho ascoltato con grande attenzione in questi giorni in cuisi è pronunciato attraverso la telediffusione ed ho sentitoeminentemente due argomentazioni fatte da lui. La prima è cheun uomo che si trova a vivere una così lunga vita politicasicuramente nelle sue frequentazioni potrà incontrare Calvi,Sindona, Ciancimino, perché troppa gente ha incontrato equindi non è questo un aspetto puntuale su cui costruire uncastello accusatorio. L'altra riflessione proposta dalsenatore Andreotti è il suo forte impegno nella battagliacontro la mafia con provvedimenti presi da Governi da luipresieduti, a partire, grosso modo, dalla fine del 1990. Non entro neanche nel merito del primo dei suoi argomenti(non era competenza di questa Commissione), ma sul secondoargomento, che invece è stato ben valutato nel lavoro dellaCommissione, penso che i tempi nei quali il senatoreAndreotti, come Presidente del Consiglio, ha presoprovvedimenti contro la mafia, sono tempi che andrebberocommisurati - non per recuperare un modo passato di contaregli anni - in questo modo: da quanti anni era latitante TotòRiina quando sono stati presi questi provvedimenti? Nelventesimo anno della latitanza, nel ventunesimo anno dellalatitanza! Questo forse ci fa capire - io credo e spero facciacapire ai colleghi - perché noi abbiamo insistito su questaposizione: un eminente esponente della democrazia cristiana(ma un eminente esponente), capo di sette Governi, presente intutti i Ministeri o quasi della Repubblica italiana, non puònon essersi accorto del degrado e dell'infiltrazione mafiosache permeava le istituzioni, e non soltanto a livellosiciliano, ma anche a livello nazionale. E, se non se ne èaccorto, è ancora peggio, peggiore ancora è la responsabilità. Quindi, non trovo convincenti, per questo aspetto, leconclusioni della relazione che ella ci propone, presidente.Mi riservo anch'io di presentare un'eventuale modestaintegrazione al documento sottoposto alla nostra approvazionee, nonostante il non convincimento, mantengo il votofavorevole del mio gruppo, perché forse questa non sarà unasvolta storica, come qualche collega ha richiamato, masicuramente è Pag. 1770un contributo che va nella direzione del nano sulla spalladel gigante. GIOVANNI FERRARA SALUTE. A nome del gruppo repubblicano,esprimo il voto favorevole alla relazione. La cosa importante che vorrei sottolineare, piuttosto chetornare su un testo che nel complesso mi soddisfa (che misoddisfaceva già prima delle correzioni e mi soddisfa ancoradi più dopo), è lo spirito col quale mi sembra che laCommissione si stia avviando a concludere questo dibattito. E' un segnale importante che noi diamo, pur senza perdereassolutamente il senso della razionalità, della misura e della

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complessità dei problemi e della loro enorme gravità, tuttavianoi percepiamo anche in modo diverso, ciascuno con la suastoria, l'atmosfera di tensione e di bisogno di chiarezza cheha questo paese, il bisogno di chiudere delle pagine. Naturalmente ciò porta a leggere questa relazione secondoprospettive diverse, a seconda della propria storia e delleproprie preoccupazioni. Ma questo, a mio giudizio, è un pregiodella relazione stessa, poiché deriva non da una serie dicompromessi che ne riducono il significato ma da una serie diaperture e, soprattutto, da una razionalità di condotta che,in qualche modo, consentono a ciascuno di coloro chel'approvano di muoversi per la propria strada. Non intendodire, con ciò, che ciascuno può interpretare la relazione nelsenso a sé più favorevole ma che ognuno di noi non può nonavere un proprio modo di vedere i problemi in essa affrontati. Non mi stupisce, dunque, che nella stesura definitiva siritrovino considerazioni che non sono del tutto personali delpresidente ma derivano dall'aver ascoltato le osservazioni ditutti i commissari. Non mi stupisce, lo ripeto, che vi sia unacerta varietà di posizioni perché questa è, in definitiva, larelazione della Commissione: questo è il suo grandesignificato. Come dicevo, questa relazione non nasconde nulla. Perquanto concerne alcune questioni particolarmente delicate edifficili da affrontare - è inutile farsi illusioni, vi sonocose difficili che dobbiamo affrontare non con lo stessospirito con il quale diamo vita ad un dibattito politico,elettorale o giornalistico, ma con il necessario senso diresponsabilità anche riguardo alle conseguenze - la relazionesi attiene all'essenza dei problemi, si limita ad indicare lequestioni; ma questo, lo ripeto, è un pregio di misura, chenon significa certo spirito di compromesso. Del resto, purnell'ambito della sua relativa limitatezza, essa è ampiamentediffusa, perché quando si parla di Cosa nostra si parla diqualcosa di molto grande ed importante. Torno a dire che a me sembra veramente illuminante ilfatto che, in un modo o nell'altro, tutti ci siamo piegati aldovere di dare un'indicazione al Parlamento, quindi al paese,sulle linee di massima, fondamentali di una diagnosi che èinevitabile, e lo è nonostante le difficoltà che porta con sée i problemi aspri che apre. D'altra parte, siamo in un'epocanella quale, probabilmente, possiamo sottrarci alla morsaveramente distruttiva della realtà soltanto risolvendo iproblemi e non più rinviandoli. Per quanto riguarda i rapporti tra mafia e politica inSicilia - parlo di Sicilia perché questo è l'argomento dellarelazione ma il discorso è più ampio - siamo arrivati al puntoin cui bisogna decidere se vi siano o non vi siano stati; diconseguenza, la discussione si sposta sul modo in cuiaffrontare un problema del genere e sul tipo di argomentazionida portare ma non era possibile continuare a rimanere nellimbo dell'indecisione. D'altra parte, è evidente che uno

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studio attento del problema, il dibattito svoltosi nel paese egli avvenimenti che si sono verificati portano necessariamentealla conclusione che quei rapporti vi sono stati e sono statiimportanti, sia per la mafia sia per la politica.Naturalmente, a noi interessa soprattutto l'importanza cheessi hanno avuto per la politica, perché è la salute dellademocrazia, la salute della Repubblica, del Parlamento e dellapolitica che ci interessano direttamente, mentre di Cosanostra in Pag. 1771quanto tale dovrà occuparsi in modo particolare lamagistratura. Dunque, noi non potevamo fare a meno di compiere unascelta e mi sembra che la relazione l'abbia compiuta, unascelta non arbitraria ma derivante inevitabilmente da unaserie estremamente dolorosa e difficile di avvenimentidiversi, che ancora oggi ci pesano, che vanno dall'incrinaturadi figure politicamente assai autorevoli alla morte dipersonaggi straordinariamente illustri ed importanti per lastoria anche morale di questo paese, come i magistrati, deiquali più volte in questa sede si è parlato. Se il collega Mastella me lo consente, vorrei chiuderequesta breve dichiarazione di voto favorevole con un rilievo.Abbiamo veramente superato un certo stadio della nostrastoria: se il collega Mastella, cattolico, che ha rivendicatodi essere tale, ha voluto usare una frase di Martin Lutero perindicare il punto di scelta in cui ci troviamo, vuol dire cheveramente lo spirito ha superato le sue particolarità, comedirebbe - permettete anche a me una citazione - Hegel, e siamoarrivati al momento in cui dobbiamo gettare dietro le spallecerte identificazioni troppo parziali di noi stessi e guardarein modo più ampio ai grandi modelli della coerenza morale,politica e, in questo caso, anche religiosa. Senza trionfalismi, perché il momento drammatico in cuiviviamo non ce lo consente ma con molta soddisfazione aggiungoil mio sì ai molti colleghi che mi hanno preceduto. ALTERO MATTEOLI. Condividendo quanto affermatoall'inizio del suo intervento dal presidente, collocandosicioè nella logica di un confronto duro ma libero, il gruppodel Movimento sociale italiano voterà contro la relazionepredisposta e ne presenterà una sua. Eravamo già convintidella necessità di farlo prima di ascoltare le dichiarazionidi voto dei colleghi ma ora lo siamo ancora di più. Il collega Calvi ha affermato che si tratta di unarelazione ovattata ma chiara e che essa è passata dallecertezze agli atti dovuti, a valutazioni più generali dicarattere politico. Il collega Galasso ha dichiarato di votarea favore ma si è riservato di presentare un documentointegrativo. Per l'onorevole Mastella &quot;è venuto meno lostupido assioma che l'interfaccia della mafia sia lademocrazia cristiana&quot;; &quot;anche la giunta Orlando - egliaggiunge - aveva l'apporto dell'onorevole Lima&quot;. L'onorevole

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Scalia esprime un voto favorevole ma non convinto e si riservaanch'egli di presentare un documento integrativo. Che larelazione predisposta dal presidente venga votata, per il suocontenuto, dall'onorevole Mastella e dal suo gruppo econtemporaneamente dall'onorevole Galasso è di per sé unacontraddizione. Non voglio certo intromettermi nella liberadecisione di altri gruppi, ma devo sottolineare che dal puntodi vista politico questa confluenza di voti favorevoli è unacontraddizione. Da questa situazione discende infatti, a nostro avviso,una relazione scritta a più mani, nella quale ognuno haritenuto di poter disporre di uno o più pagine per scrivereciò che voleva in funzione del partito di appartenenza. Laproposta presentata dall'onorevole Violante la scorsasettimana partiva da un presupposto di fondo: le dichiarazionidei pentiti; noi non abbiamo condiviso tale proposta, mariconosciamo che essa aveva una sua logica. Oggi viene menoanche questa logica. La relazione finale è piena dicontraddizioni; per rendersene conto basterebbe leggere ilbrano di pagina 7 in cui si dice che: &quot;Le collusioni tendono asconfinare dagli ambiti locali perché i capi mafia checontrollano i voti, orientandoli a favore di uomini politicilocali, sono disponibili a sostenere anche candidati regionalie nazionali&quot;. Vi è in questo passaggio una forte ammissionedella collusione tra mafia e politica ma quando si arriva alleconclusioni tutto diventa soft; a questo riguardo,concordo con il collega Calvi che parlava di una relazioneovattata. Alcuni punti sono poi pleonastici. A pagina 17, paragrafo13, leggiamo addirittura: &quot;Risulta indispensabile che ognisettore delle istituzioni e della società civile rompa irapporti con Cosa nostra&quot;. Ci Pag. 1772mancava anche che scrivessimo il contrario! Evidentemente,nella fretta di accontentare tutti per far votare la relazionesi è arrivati anche a scrivere cose di questo genere. Non sono tra coloro che sono convinti che un parlamentaredebba esprimere giudizi su aspetti di ordine penale. Questonon è compito nostro ma del magistrato e noi dobbiamoaspettare. Però questa relazione annacqua - uso un termineforse poco parlamentare - tutto ciò che riguarda il senatoreAndreotti, mentre mantiene fermi i punti relativi a Lima eCarnevale: un colpo al cerchio e uno alla botte. Una parte alquanto confusa della relazione è anche quellache riprende la polemica tra Meli e Falcone; non si capisce sesi tratti di una concessione al gruppo socialista o se vogliaessere un attacco al gruppo la rete, cui si fa riferimento,pur senza citarlo, alle pagine 16 e 17. Anche per quantoriguarda i pentiti, dunque, l'impianto resta ma viene sfumato;passando dalla proposta alla relazione finale, si passa da unvalore penale ad un valore politico. Sarà forse più attinenteal nostro compito di parlamentari, comunque è a questo che

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siamo arrivati. Infine, nel paragrafo 52, pagina 64, della originariaproposta di relazione - paragrafo che aveva suscitatopolemiche ed aveva provocato l'irrigidimento del gruppodemocratico cristiano - si leggeva chiaro e tondo: &quot;Sulla basedei documenti di cui dispone la Commissione, l'accertamentodelle eventualità responsabilità penali del senatore Andreottiè un atto dovuto&quot;. Il paragrafo 64, pagina 92, della stesuradefinitiva della relazione recita - mi si consenta di dire chevi è un combinato di ipocrisia -: &quot;Risultano certi allaCommissione i collegamenti di Salvo Lima con uomini di Cosanostra. Egli era il massimo esponente in Sicilia dellacorrente democristiana che fa capo a Giulio Andreotti. Sullaeventuale responsabilità politica del senatore Andreotti,derivante dai suoi rapporti con Salvo Lima, dovrà pronunciarsiil Parlamento&quot;. Inoltre a pagina 5, evidentemente a seguitodell'accoglimento dell'emendamento presentato dal gruppo dellademocrazia cristiana, che non contesto - lo spirito di partitoha trionfato un'altra volta! - si trova un fortericonoscimento al Governo Andreotti-Scotti-Martelli. Mentre su Maira, Occhipinti e Culicchia - a questoriguardo mi ha meravigliato molto la dichiarazione di voto delcollega Ferrauto - personaggi politici minori, si spara a zeroe si citano punto per punto i motivi della richiesta diautorizzazione a procedere, per Andreotti tutto diventasfumato, soft (lo ripeto per l'ennesima volta). A nostro avviso, le forze politiche non si sono rese contonemmeno in questa circostanza che, per vincere la guerradecisiva contro la mafia e la camorra, occorre innanzituttoliberare lo Stato e le istituzioni dal potere soffocante diuna partitocrazia che finisce inevitabilmente per esserealleata della criminalità organizzata e, a volte, addiritturala sua ispiratrice. Dalle dichiarazioni di voto che si sono fin qui succeduteè chiaro che la relazione otterrà la maggioranza che ilpresidente auspicava; ma ritengo che non si sia affatto resoun servigio alla verità, anzi si siano ulteriormente confusele acque. Questa sarà certamente la prima relazione che ilParlamento licenzia in merito alla collusione tra mafia epolitica; ma essa ha raggiunto un tale grado di annacquamentoda allontanare la verità, almeno per quanto riguarda ilParlamento. Voglio sperare che i magistrati siano più bravi dinoi e riescano, invece, ad acclarare la verità fino in fondo. Nella nostra relazione - che presenteremo nel termine di30 giorni ricordato dal presidente - cercheremo di mettere inrisalto gli aspetti che non abbiamo trovato nella relazionepresentata. SALVATORE CROCETTA. Signor presidente, colleghi, ilgruppo di rifondazione comunista voterà a favore di questarelazione per una serie di motivi, tra i quali quello chemolte proposte, sia soppressive sia sostitutive, da noipresentate sono state accolte.

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Il nostro orientamento, che non era stato decisodall'inizio, tiene conto delle Pag. 1773novità che sono presenti nella relazione e di approfondimentiestremamente importanti. Aver affermato che l'onorevole SalvoLima era il punto di riferimento di Cosa nostra in Sicilia nonè certo cosa da poco, così come non lo è il riferimento allacorrente andriottiana. Ritengo si tratti di elementi davalutare positivamente, nell'ambito dell'intera relazione,perché hanno un significato profondo. In passato, infatti,poco si è potuto discutere di questi argomenti: in genere,quando le precedenti Commissioni antimafia intervenivano su diessi, si arrivava alle querele. Ricordo, ad esempio, cheGirolamo Li Causi è stato più volte querelato da Gioia,allorquando parlava dei rapporti tra mafia e politica e diquelli di una parte considerevole della democrazia cristianasiciliana con la mafia stessa. Oggi, invece, scriviamo alcunecose che, a mio avviso, hanno un loro significato ed una loroimportanza. Nella relazione, inoltre, sono state inserite una serie diquestioni anch'esse estremamente importanti: ad esempio quellariguardante la massoneria. Si tratta di un approfondimento danoi richiesto, ed il fatto che sia stato accolto ci soddisfa. Indubbiamente all'interno della relazione sono contenuteancora delle ombre. Anche se ci riserviamo la facoltà dipresentare un documento integrativo nei termini previsti dalregolamento, desideriamo dire subito che il punto non ècomunque questo, quanto quello di sottolineare che con larelazione si va verso l'approfondimento ed il chiarimento dialcune situazioni. Ritengo che ciò, al di là delle affermazioni contenutenella relazione, debba servire per la fissazione di un codicedi comportamento dei partiti. Infatti, questo, a mio avviso, èil fatto più importante da realizzare in futuro; da questosarà giudicato il rapporto tra mafia e politica. Se sicontinuerà a presentare candidature sospette di personaggilegati alla malavita ed alla mafia, nulla sarà cambiato. Se,invece, il voto che quasi all'unanimità ci accingiamo adesprimere si tradurrà in un comportamento concreto, avremoraggiunto davvero un obiettivo. Francamente, devo dire che la dichiarazione di votodell'onorevole Mastella non mi ha convinto molto, come non miha convinto il suo riferimento a Goethe circa il &quot;viveredentro&quot;. Io avrei voluto non vivere dentro una situazione cosìtragica come quella siciliana. Essendo siciliano ed operandoin quel contesto, invece dentro ci vivo: non avrei però volutoassistere a quegli avvenimenti tragici e drammatici, cheognuno di noi ha dovuto subire sulla propria pelle. Ribadisco, quindi, che il problema principale èrappresentato dai futuri comportamenti, e ciò motiva il nostrovoto favorevole. Sotto questo profilo, la relazione - che puòpure contenere luci ed ombre, limiti ed aspetti poco chiari -

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stabilisce un punto di riferimento preciso e cioè che tramafia e politica c'è stato un rapporto e che il partito dimaggioranza relativa ha avuto un rapporto privilegiato conquel mondo. Questo è stato scritto e detto. Rimane oggi daaffrontare il futuro: per questo motivo - lo ribadisco -voteremo a favore della relazione. ANTONIO BARGONE. Signor presidente, devo esprimere ilvoto favorevole del gruppo del PDS alla relazione e lasoddisfazione per il suo valore politico-istituzionale, cherappresenta sicuramente una novità. Per la prima volta,infatti, si relaziona sul rapporto tra mafia e politica e losi fa con grande equilibrio, senza indulgere a valutazioni diparte, con estremo rigore ed alto senso delle istituzioni. Si tratta di una relazione che può essere considerata unprimo passo verso un approfondimento più generale dello statodella nostra realtà e delle organizzazioni criminali.Tuttavia, credo vada sottolineato il fatto che essa costringea fare i conti con un processo storico che ha visto la mafiaestendersi e radicarsi progressivamente nel paese, passandoattraverso momenti di vera e propria legittimazione, ediventare, consolidando un intreccio fra sistema politico,istituzioni, mondo delle professioni e società civile, unelemento costitutivo del sistema, così come era Pag. 1774scritto nella relazione di minoranza del gruppo del PCI nellaCommissione antimafia nel 1989. Questo processo ha portato ad una scelta - che nellarelazione viene definita di &quot;coabitazione&quot; - che ha coinvoltomolti settori della nostra società ed ha prodotto, oltre adun'espansione del radicamento mafioso, anche effettidevastanti, quale quello dell'estendersi della culturamafiosa, che in qualche modo ha interessato vaste aree delpaese. Tale coabitazione non ha coinvolto tutti ma certamenteha reso debole l'azione dello Stato fino a tempi recenti,giungendo a non far applicare leggi dello Stato, che pureerano state approvate e che avrebbero invece avuto bisogno diun' incisiva applicazione, così come per esempio ha detto oggiin un articolo l'onorevole Scotti, parlando anche degliostacoli che ha trovato nell'applicare queste norme. Abbiamo sentito dire qui - e lo abbiamo rilevato anche daidocumenti di questa Commissione - dell'azione repressiva &quot;afisarmonica&quot; dello Stato proprio in virtù di quellacoabitazione, che ha coinvolto anche pezzi della magistraturae delle forze dell'ordine, così com'è stato detto e com' ègiusto che venga sottolineato nella relazione. Il coinvolgimento del sistema politico può aver trovato unmomento di rottura nell'omicidio Lima e nelle stragi di Capacie via D'Amelio; una rottura di quella sorta di patto - comel'ha chiamato anche il ministro Mancino - tra la mafia ed ilpotere politico. La relazione fa bene però a lanciare unallarme. Si rileva, infatti, che la reazione a tale rottura -che ha portato anche ad una maggiore determinazione degli

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apparati dello Stato nell'azione di contrasto alla mafia - èanche reazione della società civile. Essa rappresentasicuramente un fatto nuovo in Sicilia, che ha bisogno però -come è scritto nella relazione - di un impegno collettivo,quindi di una rottura definitiva con il passato. Ritengo chesia proprio questo il punto che l'indicazione dellaresponsabilità politica intende porre in evidenza. La sconfitta di Cosa nostra non passa dunque soltantoattraverso la sconfitta militare (da ottenere con un'azionerepressiva tenace e determinata che porti finoall'eliminazione dell'organizzazione), ma anche attraverso unprocesso che deve portare le forze politiche e le istituzioniad uscire da una situazione di grave degenerazione ed aiutareconseguentemente il sistema politico a liberarsi di quelleparti che ne intaccano la credibilità e ne minano lafunzionalità democratica. Non si è voluto e non si vuole certamente fare un processoad un partito. Esistono atteggiamenti indubbiamente sbagliatiin questo senso ma credo che non si possano neppure accettareimproprie chiamate di correo, che vanno contro la storia e chesono sicuramente in contraddizione con i ruoli diversi chestoricamente le forze politiche hanno avuto nel paese. Delresto, non è neppure possibile superare la contraddizioneintrinseca nell'affermare che non si può dare nessuna delegaai magistrati per l'espressione di un giudizio politico sulsistema, sulle forze politiche e sulle istituzioni perché ciòimpone atti politici conseguenti. Se non bisogna richiamarsialla responsabilità penale e soprattutto se non si delega allaresponsabilità penale un giudizio politico, occorre che lapolitica, le istituzioni autonomamente si assumano il compitoed abbiano il coraggio di porre in essere atti politici capacidi dare un segnale preciso circa la rottura con vecchi metodie vecchie logiche, e quindi di sconfiggere l'emblematicafilosofia del senatore Andreotti secondo cui, finché non èintervenuta una sentenza passata in giudicato nei confronti diun uomo politico, sicuramente quest'ultimo non può esseremesso in discussione. Tale filosofia rappresenta esattamenteil contrario di quanto si sostiene nella relazione ed ilcontrario di quello che deve essere un orientamento capace diindurre il risanamento della politica e delle istituzioni. Per far questo, ritengo occorra superare resistenze,riserve mentali ed anche fuorvianti polemiche sui pentiti, chenon possono essere fatte qui ma che devono trovarecollocazione in sede giudiziaria. Le Pag. 1775valutazioni devono essere fatte sulla base di elementi, e misembra di poter dire che la relazione, con molto rigore, tengaconto di tutti gli elementi. Credo che nessuna valutazionesuccessiva sia stata fatta a scapito della verità: alcontrario, ogni elemento è stato tenuto nella giustaconsiderazione con il rigore che deve contraddistinguere unarelazione che è atto che dovrà essere valutato dal Parlamento.

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Attraverso il duplice passaggio della sconfitta militaredi Cosa nostra e di un ampio impegno che passi perl'accertamento delle responsabilità politiche, ritengo sipossa superare anche un atteggiamento che dà conto soprattuttodi ragioni di parte e che potrebbe consentire alla mafia diriorganizzarsi, di costruire nuove alleanze, così comeindicato nella relazione. E ciò potrebbe anche ipotecare leprospettive future del paese. MARCO TARADASH. Signor presidente, innanzitutto desiderodarle atto dello sforzo compiuto per integrare, nella nuovaversione della proposta di relazione, alcuni degli argomentiportati dai diversi gruppi politici. In particolare, consideroassolutamente essenziale il nuovo capitolo riguardante ilnarcotraffico, anche se, a mio giudizio, ci si è fermati aipreliminari, cioè a porre il problema; è bene comunque che ciòsia avvenuto. Detto questo, confermo il mio voto contrario allarelazione per le ragioni che ho indicato nel mio interventodella precedente seduta e per altre che ho ricavato dallalettura del nuovo testo. Comprendo benissimo l'adesione -manifestata dall'onorevole Mastella - della democraziacristiana alla relazione. In effetti, rappresenta unadilagante vittoria della democrazia cristiana il fatto chesull'unico punto sul quale si era creato un conflittoasperrimo in Commissione, sui giornali e nella società civile,essa abbia potuto imporre il proprio punto di vista: il fattoche le responsabilità politiche identificate appartengono aduna sfera della democrazia cristiana che è stata abbandonatadal partito oltre che dagli eventuali, supposti alleati di untempo. Oggi non abbiamo nessun quadro di riferimento delle realiimplicazioni tra la mafia e la politica e neppure delleragioni di tali implicazioni. E' proprio questo ciò che nonriesco a intravedere. Certo, è indubbiamente importante l'averper la prima volta tematizzato il rapporto tra mafia epolitica. Ma come è possibile non andare a verificare come ilrapporto fra politica e partitocrazia e settori malavitosidella società, o non malavitosi, ma costretti o condotti o chehanno condotto a comportamenti malavitosi se stessi e lapolitica, come questo rapporto, che è stato globale in tuttoil paese a causa della natura del nostro sistema politico,abbia trovato in Sicilia specificazioni particolari ed in cheforme si sia espresso? Come è possibile che questa relazione sia chiara edesplicita sui rapporti tra la mafia e la politica fino al 1964e poi, da quella data ad oggi, si passa ad un favoleggiare -tale è secondo me - di massoneria, quando noi oggi avremmo benaltro (in termini di documentazione, di analisi) sui partitipolitici e sui dirigenti dei medesimi. Le massonerie sarannoanche implicate ma, fino a questo momento, individuare unterzo soggetto per giustificare l'identità del fenomenopolitico-mafioso in una massoneria di cui si hanno decine di

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sigle ma della quale né la magistratura né l'analisi storica epolitica hanno detto nulla di definitivo e neppure diprovvisorio e, in questo modo calare quel velo di Maja - dov'èil senatore Ferrara? - per impedirci di vedere la realtà dellecose... Oltre alla democrazia cristiana, tutti sanno che ilpartito repubblicano è stato un pezzo determinante delpotere-mafioso in Sicilia. Eppure non c'è nessun riferimento aquesto partito. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Come no! C'è Gunnella. MARCO TARADASH. Ci sono riferimenti &quot;vaganti&quot; nellarelazione. Dobbiamo capire come un partito politico nazionalepossa essere colonizzato in Sicilia dal rapportopolitico-mafioso senza che le strutture nazionali opponganouna chiarificazione Pag. 1776 che - me lo consenta il senatore Ferrara - è arrivata conqualche decennio di ritardo. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Anche su quei milioni di cui siparla. MARCO TARADASH. Non ce l'ho con il senatore Ferrara;sono d'accordo con le cose che dice. E' però un fenomenoobiettivo quello di cui la Commissione dovrebbe prendere atto. La giunta Orlando non è citata o lo è, come diceva ilcollega Matteoli, attraverso allusioni. Non so se sia veroquanto sostenuto da Matteoli ma capire cosa e quale tipo dinovità storica questa giunta abbia rappresentato, qualealternativa concreta attraverso la gestione di appalti diversio la rimessa in causa di una vecchia questione degli appaltivi sia stata, quale sia stato il ruolo delle forze politicheche l'hanno appoggiata, condurrebbe a verificare il tipo dirapporti esistenti, così come le inchieste di Milano e, oggi,quelle di Napoli cominciano a farci capire quale tipo dirapporto malavitoso - io dico di associazione a delinquere distampo mafioso - si sia realizzato tra i poteri politici ed ipoteri affaristici in quelle regioni. In questo caso c'era anche il potere militare. Tuttavia,pensare che l'aver arrestato il capo dell'ala militare di Cosanostra possa essere così significativo da consentire diformulare auspici che non si abbiano a ricreare connivenze econnessioni tra politica e mafia è sbagliato. Sono convintoinvece che certi pentiti, certi arresti, certe situazioni,certe morti (come sta dicendo giustamente il collega Biondi)si possano venire a creare anche perché forse le nuovealleanze si sono già costituite. Questa l'obiezione di fondo sull'impostazione generaledella proposta di relazione, che credo sia stata ispirata,come l'atteggiamento politico complessivo degli anni passati,dal tentativo di raccogliere il massimo di consensi,soprattutto quello della democrazia cristiana. Se ci fossestato un bookmaker e se la cosa non fosse così tragica,avrei vinto un sacco di soldi perché avevo detto nei giorni

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scorsi che la DC alla fine avrebbe votato a favore: così èavvenuto. Una cosa che in modo particolare mi diverte (o forse miindigna o mi scandalizza) è l'allegato n. 1. Cosa si vuoldimostrare con questo allegato, al quale non ne segue nessunaltro? Forse che elencando chi ha votato a favore o controalcune leggi di contrasto alla mafia - la DC è il partito cheha sempre votato in favore di tutte, tranne una o due - sidimostra che la DC è il partito più antimafioso? Non credo chesia questo il modo per capire cosa siano stati in questi anniil saccheggio e la depredazione del diritto a tutti i livelli,oltre che l'espressione della violenza e della criminalitàorganizzata in Italia ed in Sicilia, attraverso la ricerca delconsenso di tutti. Non è possibile, così come non è possibilepoi indicare i nemici cattivi, coloro sui quali va gettato ilpeso della responsabilità, dai defunti a coloro - quali ilgiudice Carnevale e gli inquisiti membri di questo Parlamentonon ancora processati - che oggi vengono indicati - e lo sono- come i capri espiatori, i punti di responsabilità dellecompromissioni tra politica e mafia. Vedremo se il giudiceCarnevale risulterà mafioso; in questa relazione sono indicatealcune sentenze, sei o sette, giudicate sbagliate: vorreivedere le altre sei o sette mila, perché mi si dice che ilgiudice Carnevale, a differenza dei suoi predecessori,smaltisse arretrati enormi. Non voglio fare la difesa diquesto giudice ma non voglio neppure che questa Commissionesancisca - prima che si abbiano le procedure formali diincriminazione e di decisione - che al vertice dellaCassazione abbia seduto un giudice mafioso. Ritengo che questosia il modo sbagliato di procedere, indicando termini diriferimento che finiscono per diventare più che un &quot;velo dimafia&quot;, una saracinesca di piombo impenetrabilesull'oggettività dei percorsi mafiosi. Non condivido il valore dato alle dichiarazioni deipentiti. Costoro possono essere citati come riferimento ma ilpeso che, sia pure in modo attenuato, ancora viene datoall'interno della relazione ai Pag. 1777pentiti di Palermo, che non hanno saputo indicare un fattoconcreto nel loro pentimento, che dura per molti di essi dadecenni ed è un pentimento protetto, sorvegliato ed anchecoordinato; il fatto che non si riesca ad estrarre una veritàpratica e concreta, un termine che sia soggetto al riscontro,per voi sarà accettabile, in me desta mille sospetti suglieffettivi movimenti politici e mafiosi intorno alle vicendesiciliane ed italiane. Quanto all'indicazione del voto al partito radicale,ritengo che sia impropria in termini di fatto e che questaCommissione, che ha aperto un'indagine sul voto mafioso inSicilia nel corso degli anni, forse avrebbe agito piùprudentemente andando a verificare i fatti, piuttosto che&quot;attaccarsi&quot; alle prime parole di un pentito.

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MARIO BORGHEZIO. Nel preannunciare il voto favorevoledel gruppo della lega nord, riteniamo che rispetto ad esso sidebbano continuare a svolgere, nonostante le integrazioni e lecorrezioni opportune, alcuni rilievi che saranno oggetto didocumenti aggiuntivi e, in qualche misura, correttivi. Abbiamo giudicato e giudichiamo favorevolmente questodocumento, la cui portata è indubbiamente da considerarsistorica ma il cui primo limite sta nella data: il nostro paesearriva finalmente a fare il punto, criticabile finché sivuole, sui rapporti tra mafia e politica con un documentoparlamentare soltanto nel 1993. Questo è il primo rilievo daavanzare. Riflettevo in proposito rileggendo quanto scriveva, soloquattro anni fa, il giudice Cordova al Presidente Cossiga,laddove parlava di un clima di diffuso torpore e diassuefazione alla sopraffazione mafiosa; mi sono recato direcente al sud ed ho potuto riflettere su tale situazione. Ilmagistrato concludeva dicendo: &quot;L'attuale stato di cose èl'ideale per l'indisturbato prosperare della mafia. Lereazioni si scatenano quando si intraprendono le azionipenali, non quando si commettono i reati&quot;. A mio modo di vedere - questa la riflessione sullasituazione alla lotta alla mafia che compio leggendo laproposta di relazione - non è cambiato molto dal 1988 ad ora.Ecco perché non condividiamo totalmente l'ottimismo chetraspare: se è ottimismo della volontà, il giudizio politico èfavorevole; ritengo però che su quest' argomento si debbarestare ancorati ad un sano pessimismo dell'intelligenza,anche perché la cronaca politica continua a portare elemential riguardo. Possiamo leggere nella seconda pagina de Il Popolodi oggi valutazioni molto interessanti sull'iniziativarecentissima ed eclatante dei gruppi parlamentari, che hannoinviato un esposto-denuncia all'autorità giudiziaria di Roma,sul preteso complotto contro il partito della democraziacristiana. Tale esposto-denuncia risulta firmato dai duecapigruppo democristiani della Camera e del Senato ma, secondole dichiarazioni dell'onorevole Bianco, è pienamente condivisoed anzi in qualche modo partecipato dal segretario politicodella democrazia cristiana. Tutto ciò la dice lunga sullereazioni che, come diceva il giudice Cordova, si scatenanoquando si intraprendono le azioni penali, non quando vengonocommessi i reati. Suggella il nostro giudizio positivo quanto leggiamo allepagine 91 e 92 della relazione, cioè che è difficile credereche il rapporto di Cosa nostra con il sistema politico si siaesaurito nell'attività di garante degli interessi mafiosi chesarebbe stata svolta da Salvo Lima. Affrontando i punti sui quali intendiamo mantenere lanostra posizione un po' diversa rispetto all'orientamento chepare emergere in Commissione, ritengo sia importante trattaredue argomenti. Il primo riguarda la legislazione concernente i

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finanziamenti agevolati al sud, un argomento che continua adessere tabù, ma solo per i politici, anche per quelli dellaCommissione antimafia, non per i documenti che la Commissionestessa ha acquisito. Basta leggere, infatti, la trascrizionedelle intercettazioni telefoniche effettuate a cura di uncapitano della compagnia dei carabinieri di Corleone: per unadecina di pagine, dopo la pagina 11, emerge quello che l'acutoinquirente ha dedicato interamente Pag. 1778all'argomento &quot;finanziamenti della legge n. 64 del 1986&quot;,quello che viene definito un filone investigativo specifico,che nasce da una conversazione telefonica non tra personaggicasuali ma tra Toni Juvara e Antonio Mandalari, che è l'utenzatelefonica del commercialista di Totò Riina. Tutto fariferimento ai caratteri ed agli aspetti della legge ed a comeapprofittarne. Mi sembra che questa sia la prova cartolare diquanto la lega aveva intuito e che saltava agli occhi di tuttele persone oneste che lavorano ed operano nel sud. Mi pare chechi voglia operare veramente per un risanamento della politicadall'inquinamento mafioso dovrebbe fare e dire molto di più diquanto sia stato fatto e detto finora. Il secondo argomento riguarda la penetrazione della mafiaal nord. Il nuovo testo della relazione, anche su nostrarichiesta, dedica notevole spazio alla penetrazione negliambienti economici e bancari. Questo è un aspetto molto importante perché lapenetrazione mafiosa al nord tocca particolarmente aspetticome il riciclaggio e via dicendo. Tra l'altro, mi pare ancora necessario insistere sulleapplicazioni della normativa antiricilaggio e sui dati moltopreoccupanti che si registrano in proposito, al nord come alsud. Per quanto riguarda la penetrazione mafiosa al nord, vannoulteriormente sottolineati non soltanto la pericolosità el'oggettività di questi insediamenti, ma anche la loroorigine, l'importanza che ebbero, secondo le stesse parole deicollaboratori di giustizia, le normative sul soggiornoobbligato, il tipo di attività, i collegamenti, gli intrecci -che sono in corso di documentazione e di approfondimento daparte dell'autorità giudiziaria - con il mondo degli affari,delle tangenti e del finanziamento illecito dei partiti. Anchein proposito vi sono già riscontri obiettivi molto importanti,per cui chi si occupa di antimafia non deve far finta diignorare questi aspetti, non deve considerarli secondari.Proprio in relazione a quanto ricordavo all'inizio, citando leaffermazioni di Cordova, è molto grave che il non vedere, ilnon sentire, il non reagire di fronte a questi evidentisintomi di penetrazione mafiosa comincino a realizzarsi anchenelle zone non tradizionalmente toccate dal problema mafia. Dobbiamo ancora domandarci a quale punto sia ormaiarrivata la sapiente capacità della piovra di mimetizzarsi edi introdursi nei livelli istituzionali del nostro paese.

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Sotto tale aspetto, mi pare molto importante quello chedovrà emergere dagli sviluppi successivi del lavoro dellaCommissione. Questo documento può essere valutato e da noivotato soltanto nella direzione di un'azione che sicuramentedovrà essere molto più incisiva anche in relazione airiscontri, alle proposte, ai suggerimenti. Pensiamo - per tornare al solito argomento del riciclaggio- al fatto che in tutta questa normativa non sappiamo chi sicuri di andare a controllarne l'applicazione regione perregione, provincia per provincia. Chi è andato a parlare inalcune realtà meridionali con funzionari della Banca d'Italiaha riferito alla Commissione come stanno le cose. Più in generale tutto il sistema dei controlliamministrativi è demandato all'attività inquirentedell'autorità giudiziaria ordinaria. Ma ricordiamo che ilnostro ordinamento legislativo prevede una pluralità, tutto unsistema di controlli! E questi controlli nel nostro paese nonvengono svolti! I controlli amministrativi, i poteri dellostesso cittadino! Lo Stato ha responsabilità notevoli alriguardo. Se il giudice Cordova parla di un clima di &quot;non sentire&quot;che desta scandalo, tutto questo deve essere combattuto conuna serie di iniziative decise; è compito della Commissioneantimafia, attraverso tutti i mezzi e naturalmente inprimis tramite gli organi istituzionali ma ancheutilizzando tutte le possibilità offerte dai mass media,dalla comunicazione sociale e dalle proprie possibilità diintervento, attivare e verificare, controllare l'attività diquesti organi di controllo, a cominciare dagli uffici dellaCorte dei conti, per terminare - e non per Pag. 1779ultimi - con gli organi di vigilanza, che sono quelli dellaBanca d'Italia ma anche quelli del Ministero del tesoro. ALFREDO BIONDI. Non ho partecipato ai lavori importantiche si sono svolti sulla prima proposta di relazione. Voglioanche dire per quale motivo - il presidente lo sa, perchéglielo avevo scritto - avevo avuto qualche dubbio di procedurae di merito in ordine a come le cose si erano proposte,particolarmente per la fuoriuscita della relazione avvenutaprima che ne potessi prendere personale visione, forse un po'per la mia personale pigrizia che mi induce a ritirare idocumenti dalla casella il più tardi possibile, un po' per nonesser stato informato del suo deposito. Comunque, avendo letto il giornale arrivando a Roma daGenova, mi ero arrabbiato: una cosa è discutere collegialmenteun documento, altra cosa è leggerlo, anche in sintesi, e poitrarre da questo - sempre succede, leggendo, che nascanocontrapposizioni logiche, dialogiche, dialettiche e viadicendo - una sorta di imbarazzo nel dover, ragionandocirapidamente, prendere posizioni che invece hanno bisogno diessere verificate. E la gente intanto ne ha contezza, sa comela pensa il presidente. Questo mi ha disturbato anche perché

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mi era parso - ho colto poi questo aspetto ancora di più dopoaver letto la relazione - che vi fosse una sorta di visioneunilaterale del problema, un'impostazione nella quale,nonostante le alte proclamazioni sulla necessità di tenerconto di tutte le posizioni, si trovasse una realtà abbastanzaprecostituita e - ripeto - unidirezionale, di fronte allaquale mi trovavo in imbarazzo, imbarazzo che ho esplicitatodirettamente al presidente (non sono tra coloro che vanno adichiararlo in giro). Questa mattina tardi ho riletto, quando l'ho avuta, amezzogiorno e mezzo, la seconda proposta di relazione natadall'elaborazione e dagli interventi dei colleghi. Mi accorgodi quanto ho perso; per aver ascoltato quanti sonointervenuti, comprendo che il dibattito precedente deve esserestato assai stimolante. Gli assenti hanno sempre torto;quindi, sono qui a farne pubblica ammenda. Questa proposta, così come si è evoluta, tiene conto dialcune considerazioni. Diceva poco fa l'onorevole Taradash chenon arriva alle ultime conseguenze; anche l'onorevoleBorghezio ha svolto alcune osservazioni molto giuste. In ognicaso mi pare che la proposta contenga alcuni valori, tantomeno - per fortuna, starei per dire - quelli che temeva vifossero il collega Matteoli, quando (non so se facendo uncomplimento alla verità oppure all'aspirazione alla stessa)affermava che questa relazione non è un servizio alla verità.Ma noi non dobbiamo rendere un servizio alla verità! Dobbiamorendere un servizio alla possibilità di accertare la veritàpolitica, in attesa che la verità, che è sempre di ordineprocessuale, sia valutata dai magistrati. Da questo punto di vista, la proposta di relazione chestiamo per votare tiene conto di parecchi fatti importantisotto il profilo della realtà politica e sociale di cui Cosanostra è un'espressione, un coabitante interessato,stimolante, beneficiario, una specie di soggetto concorrentein determinati momenti alla propria sopravvivenza attraversola sua capacità di influire sulle decisioni più modeste, piùelevate, generali, a seconda dei casi. Se si tiene conto di questo, l'implicita - starei per direovvia - conseguenza che il rapporto mafia-politica ècoessenziale per l'esistenza della mafia mi pare sia ditautologica evidenza. Perché questo si sia potuto verificare nel tempo e abbiapotuto avere correlazioni con le situazioni politiche,raramente diversificate dal punto di vista dell'entitànumerica e delle modificazioni elettorali in Sicilia, è unproblema che forse dovremmo discutere in maniera più ampia. Fatto è che la mafia sta con chi conta di più e, diconseguenza trova in chi conta di più i soggetti cui fareriferimento. Se si valuta opportunamente questa circostanza,allora si comprende come anche in relazione a momenti dellastoria e dell'evoluzione della vita politica in Sicilia lamafia ha avuto certamente propensioni che sono variate e -

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diciamolo francamente - determinate dal cedimento, dallapossibilità di Pag. 1780presa sui soggetti cui si è rivolta. Questo spiega perché alproprio interno e al proprio esterno li prenda a bordo e poili posi, li assuma e poi li licenzi, con una visione nellaquale il criterio della reciprocità è qualche volta esplicitoe qualche volta implicito. Vi sono infatti situazioni chepossono far comodo senza scomodare la coscienza (parlo di untipo di mondo politico che è disposto ad accettare unvantaggio senza chiedersi quale ne sarà il costo) e vi sono dicoloro che accettano vantaggi e costi commisurandoli alleproprie esigenze di progressione politica. Può accadere - l'ha detto anche un procuratore dellaRepubblica di Caltanissetta - che un bravo picciotto vengascelto per le sue doti intellettuali e gli si faccia fare, aseconda della quota delle doti, o l'avvocato o - stavo perdire il giudice - anche qualcos'altro, magari il maresciallodei carabinieri (faccio per dire)! Si scelgano le colonnedella società. Se si parte da questo concetto, anche i rapporti con lademocrazia cristiana e con gli altri partiti di Governo checon essa hanno collaborato sono dal punto di vista dellapropensione fisiologici, da quello della scelta delle personepatologici, perché occorre richiedere a questi soggetti lacapacità di adattarsi alla logica mafiosa, che è una logicacoinvolgente, non tanto facile da respingere! Mi sono sempre chiesto, per esempio, quando vado adImperia o a San Remo per qualche comizio o per difenderequalche persona, se i parenti di questa gente che vive intrasferta nello stesso modo in cui vive in casa, accorpati,collegati, sostenuti, quando mi danno il loro voto, in ipotesinon facciano un ragionamento; magari non sarà quello di darmiuna P38 per sparare al procuratore generale della corted'appello ma quello di avere una comodità, se avranno bisogno,un piacere. Lo faranno! Il problema è quello di non essereaggiogati a questa situazione. Leggendo la relazione, mi sono un po' preoccupato - dicola verità - nel vedere come questo crepuscolo finale, questacaduta di soggetti di enorme valore morale e funzionale (comeFalcone e Borsellino) e di forte relazione politica (comeLima) e quindi l'arresto di Riina siano una cosa cosìcoordinata, così stranamente coincidente, temporalmente etragicamente riferita ad un crepuscolo di relazioni. Mi sonoanche chiesto perché tutto questo sia successo improvvisamentel'estate scorsa. Mi sono anche posto un quesito, che èabbastanza importante: se la mafia, che si regola per avereuna enclave, una nicchia ecologica nella quale viverepiù tranquillamente possibile, ad un certo punto squassitutto. In contemporanea il capo (non so se militare, certo noncivile) che si chiama Totò Riina viene offerto non allapubblica fede ma alle pubbliche galere...

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ALFREDO GALASSO. L'hanno catturato? ALFREDO BIONDI. Sono sempre meno sospettoso di te intutti gli aspetti della mia vita (è una battuta)! Questo problema forse andrà affrontato successivamente.Non è detto che non si possa fare qualche altra riflessione. L'aspetto positivo è dato oggi da una consapevolezza, dauna relazione con la pubblica opinione, da un sentimento ditutti, e quindi anche delle forze politiche, sulla necessitàdi andare avanti. L'altro aspetto - sono accusato dal dottor Giorgio Boccadi essere un garantista peloso (mostrerò i peli magari inaltre occasioni) - investe la necessità di avere una posizionerigorosamente garantista. Desidero dire questo: il problemache oggi abbiamo è quello di integrare opportunamente questarelazione, sulla quale voterò a favore. Ho la sensazione cheil rischio che la mafia abbia cambiato non dico padrone magarzone esista ancora; ho la sensazione che vi siaapparentemente un mutamento di strategie e di relazioni ma cheancora esista la possibilità che ci si serva di qualcuno. Noncredo che la guerra sia finita; la guerra continua ed è giustoaffrontarla in modo più sereno. Sono stato anche contento comeavvocato; tra i colleghi, Pag. 1781vi è qui un pubblico ministero che ha avuto parte nellavicenda Dalla Chiesa ed altri nel maxiprocesso ed io hoprovato qualche personale turbamento nell'affrontare questitemi, magari con diverse valutazioni rispetto ad altriproblemi che abbiamo vissuto con tanta sofferenza durantequella realtà processuale. PRESIDENTE. Onorevole Biondi, la sua esperienza divicepresidente dell'Assemblea dovrebbe... ALFREDO BIONDI. Ha ragione, signor presidente, ma ignoroquanto tempo abbia a disposizione. PRESIDENTE. Quello concesso per le dichiarazioni di votorese in Assemblea. ALFREDO BIONDI. Concludo dicendo che ho avuto qualchedubbio di carattere deontologico nel decidere se parlare dicose di cui si è avuta una cognizione propria, che si èutilizzata per una parte processuale; quindi, magari, lanostra serenità non è uguale a quella di coloro che questavicenda non hanno vissuto con la stessa penetrazione epartecipazione. Voterò pertanto a favore della relazione perciò che contiene e soprattutto per ciò che può stimolare arealizzare nell'ambito di un dibattito più vasto. LUIGI BISCARDI. Riconfermo la valutazione pienamentepositiva manifestata in sede di discussione generale neiriguardi della relazione, per cui esprimo, a nome del gruppomisto e per conto anche del collega Acciaro, voto favorevole. Vorrei fare alcune brevi considerazioni in ordine allanuova edizione della relazione. Vi sono alcune varianti comequella, ad esempio, contenuta a pagina 35, allorquando simette al condizionale il rapporto tra mafia e forze politiche.

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PRESIDENTE. A che pagina si riferisce? LUIGI BISCARDI. A pagina 35. L'uso del condizionale hastemperato, rispetto al voto per le forze politiche e rispettoalla connessione... PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Biscardi, si riferisceall'MSI ed al PCI? Testualmente la relazione così recita: &quot;InSicilia avrebbe votato (si intende Cosa nostra) per icandidati di tutti i partiti politici tranne l'MSI ed il PCI&quot;. LUIGI BISCARDI. Prima si è usato l'indicativo, poi ilcondizionale ed infine l'imperfetto (&quot;... alla DC che lariteneva responsabile di un irrigidimento, rispetto alpassato, della lotta alla mafia&quot;), mutando in positivo quelloche prima era un giudizio negativo. Credo che questa sia lavariante di maggior rilievo. Per quanto riguarda le integrazioni, ritengo che la nuovaedizione della relazione sia più ordinata rispetto allaprecedente e contenga quelle necessarie integrazioni,apportate a seguito della discussione svoltasi, che ha toccatoin particolar modo le connessioni droga-economia-finanza e laresponsabilità degli enti locali e delle varie amministrazionistatali. Per la verità in sede di discussione generale, hosottolineato l'esigenza di un ampliamento dell'analisi dellaposizione delle burocrazie in Sicilia: non si tratta infattidi una sola burocrazia in quanto occorre esaminare laburocrazia degli enti locali, di quella regionale, di quellastatale e soprattutto la loro formazione e le loroassegnazioni di sede, che costituiscono un aspettofondamentale per la loro presenza nel territorio. Ritengoinvece che sia stata accolta, anche sulla scorta delleindicazioni dei pentiti, la tesi della possibile reinsorgenzadi strumentalizzazioni separatiste da parte della mafia. Anche da questa edizione della relazione, forse più pacatae descrittiva della precedente, emerge un dato essenziale: ilquadro della contiguità (continua e senza interruzioni) tramafia e politica. E' stato qui ricordato il primato della politica, dalquale deriva anche il primato delle responsabilità politiche;e la causa e l'origine prima della responsabilità politica Pag. 1782è stata (e ciò va sottolineato) l'occupazione totalitaria delpotere, simboleggiata dal connubio sempiterno Andreotti-Lima. ALBERTO ROBOL. Biscardi, Biscardi, non dare giudizi apalate! LUIGI BISCARDI. E' la verità. Mi sembra pertanto che visia un'adesione generale nei confronti della relazione. Oraperò i distinguo interpretativi, che sono accettabili in sededi discussione, avranno la loro verifica in sede dicomportamenti politici. Sotto questo aspetto, l'esposto dellademocrazia cristiana si colloca in evidente contraddizione conla sua adesione alle risultanze di questa relazione, la qualenon appartiene, né vuole appartenere, ai cieli della purastoriografia ma vuole e deve essere uno strumento di

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rigenerazione politica. Ecco perché questo primo tempo di unapiù vasta indagine sulle organizzazioni criminali dovrà averela sua eco in Parlamento ma dovrà investire anche il paese e,come ho detto durante la discussione generale, le giovanigenerazioni. Abbiamo infatti bisogno che questa verità, cheappartiene alla storia più terribile ed angosciosa del nostrotempo, sia diffusa e conosciuta nelle scuole d'Italia.Pertanto, anche in questa sede insisto sulla proposta avanzatadurante la discussione generale. PRESIDENTE. Prima di procedere alla votazione, dovreifare una breve comunicazione, riservandomi di renderneun'altra subito dopo. Vorrei innanzitutto ricordare che, ai sensi dell'articolo22 del regolamento interno, è possibile presentare relazionidi minoranza. Nella seduta del 30 marzo 1993 è stato fissatoil termine di trenta giorni per depositare eventuali relazionidi minoranza. Ricordo inoltre che, secondo precedenti, sonoconsentite note integrative di gruppi o di singoli commissariche pur abbiano votato a favore della relazione o si sianoastenuti. Naturalmente il termine di presentazione per talinote è anch'esso di trenta giorni. La pubblicazione di talinote integrative in allegato alla relazione, da cui comunquerestano concettualmente separate, deve essere deliberata dallaCommissione, così come la Commissione deve deliberare sullaproposta, che io avanzo, di allegare alla relazione ilresoconto stenografico del dibattito e delle dichiarazioni divoto. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.(Così rimane stabilito). GIROLAMO TRIPODI. Per quanto riguarda gli emendamenti? PRESIDENTE. Si possono inserire nel documentointegrativo. Pongo in votazione la proposta di relazione sui rapportitra mafia e politica.(E' approvata). PRESIDENTE. Al termine di questa fase, la cui importanzacredo non sfugga a nessuno, ritengo doveroso rivolgere unringraziamento vivo e sentito all'intero ufficio disegreteria, coordinato dal dottor Arsini. Più in particolaredesidero manifestare un convinto apprezzamento per le grandidoti di capacità e di impegno dimostrate dal consigliere,dottor Stevanin, dai documentaristi, dottoressa Amendola,dottor Grazian, dottor Montecchiarini e dottoressa Minervini edei consulenti tutti. Un ringraziamento del tutto particolaredobbiamo rivolgere alla signora Antonella Placidi ed allasignora Simona Tocci, senza il cui contributo vi assicuro cheil lavoro della Commissione non si sarebbe concluso oggi(Applausi). Ricordo che martedì 20 aprile 1993 alle 15 è convocatol'ufficio di presidenza, allargato ai rappresentanti digruppo, mentre alle 16 è fissato l'incontro con il movimentoper il volontariato italiano.

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La seduta termina alle 17,15. Pag. 1783 ALLEGATO Pag. 1784 Pag. 1785 Proposta di relazione sui rapporti tra mafia e politica I 1. La Commissione parlamentare antimafia decise, il 15ottobre 1992, nel corso della definizione del programmagenerale dei lavori, di dedicare un settore della propriaattività al rapporto tra mafia e politica, in adempimentodella legge istitutiva che impone, tra l'altro, l'accertamentodi tutte le connessioni del fenomeno mafioso. Successivamente, nel corso della seduta del 22 ottobre,alcuni componenti proposero che la Commissione avviasse conimmediatezza una sessione di lavoro sui rapporti tra CosaNostra e la politica. La richiesta nasceva dal contenutodell'ordinanza che disponeva la misura cautelare dellacustodia in carcere per gli imputati dell'omicidio dell'on.Salvo Lima(1). In tale provvedimento il g.i.p. presso iltribunale di Palermo, accogliendo la richiesta della procuradella Repubblica, indicava alcuni elementi dai quali si traevala convinzione che tra la vittima di quell'omicidio edesponenti di Cosa Nostra fossero intercorse stabili relazioniaventi ad oggetto la prestazione di consenso politico incambio di favori di carattere giudiziario o di altro tipo. La Commissione approvava questa proposta nella seduta del29 ottobre 1992. L'Ufficio di presidenza, allargato ai capigruppo,decideva all'unanimità nella seduta del 25 marzo 1993 diiniziare la discussione della relazione nella giornata dimercoledì 31 marzo. Nel corso della seduta di martedì 30marzo, la proposta di relazione era distribuita a tutti icomponenti della Commissione. In quella sede si confermava ilcalendario dei lavori stabilito dall'Ufficio di presidenza. Lavotazione finale sul testo presentato, con integrazioniproposte dai componenti della Commissione è avvenuta nellaseduta del 6 aprile 1993. 2. E' la prima volta che la Commissione antimafia dedicaun'apposita relazione ai rapporti tra mafia e politica. Questodocumento perciò non pretende di esaurire la materia. Altriapprofondimenti si renderanno indispensabili. Sarà necessario, in particolare, analizzare la stessaquestione in relazione alla 'ndrangheta, alla camorra e allaSacra Corona Unita. Questo documento rappresenta perciò solouna prima tappa nel lavoro della Commissione. 3. Il Parlamento è già intervenuto su questa materia. Lalegge istitutiva della commissione d'inchiesta presieduta dalsenatore---------- (1) Salvo Lima venne ucciso in Palermo il 12marzo 1992.

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Pag. 1786Chiaromonte (legge 23 marzo 1988 n.94) dava mandato allaCommissione di &quot;accertare e valutare la natura e lecaratteristiche dei mutamenti e delle trasformazioni delfenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni&quot;. Il mandatoera riconfermato negli identici termini per questaCommissione. I successivi interventi del Parlamento hanno approfonditoil rapporto tra mafia e politica individuando tre direttrici. * Lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali percollegamenti diretti o indiretti di singoli amministratori conesponenti della criminalità organizzata o per condizionamentodegli amministratori stessi da parte di tali forme dicriminalità (articolo 15-bis legge n.55 del 1990,introdotto con il decreto-legge n.164 del 1991, convertito conlegge n.221 del 1991). ** La limitazione dell'elettorato passivo, la sospensionee la decadenza dalle cariche elettive e di governo negli entilocali e nelle regioni per gli imputati del delitto diassociazione per delinquere mafiosa (legge 18 gennaio 1992,n.16). Non sfugge, e la questione fu oggetto di serratodibattito parlamentare, che il far derivare conseguenze cosìgravi da un'accusa non corroborata da sentenza definitivacomporta una valutazione particolarmente preoccupata delleconnessioni tra criminalità organizzata e politica e, insieme,dalla difficoltà, per molti partiti politici, di liberarsi daicondizionamenti locali di personaggi non degni di rivestirepubblici incarichi. In particolare la Commissione antimafiaaveva accertato, in quel torno di tempo, che alcuni deicandidati ad elezioni amministrative e regionali eranoimputati o erano stati condannati per reati gravi, nonostanteche, in precedenza, i segretari nazionali di tutti i partitipolitici avessero accettato l'impegno, proposto dalla stessaCommissione, a non candidare un tale genere di persone. *** La punibilità del voto di scambio elettorale con lamafia. Per iniziativa parlamentare si introdussero nel testodel decreto legge 8 giugno 1992 n.306, convertito con la legge7 agosto 1992 n.356, due nuove norme incriminatrici. La prima(articolo 11-bis) integra la definizione di associazioneper delinquere mafiosa, tipicizzata dall'articolo416-bis c.p.: costituisce associazione mafiosa anchequella che si avvale &quot;della forza di intimidazione del vincoloassociativo e della condizione di assoggettamento e di omertàche ne deriva... al fine di impedire od ostacolare il liberoesercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri inoccasione di consultazioni elettorali&quot;. La secondadisposizione (articolo 11-ter) punisce lo scambioelettorale politico-mafioso individuato come promessa di votieffettuata dall'aderente all'associazione mafiosa, che ricevein cambio somme di danaro. La punizione riguarda chi ottienela promessa di voto, essendo la controparte già punita adaltro titolo(2).

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---------- (2) Da più parti si è osservato che la promessa di votiin cambio di denaro è una ipotesi di reato la cui prova èquasi impossibile. Sarebbe necessaria una riformulazione dellanorma che, pur non lasciando alla magistratura eccessivimargini di discrezionalità interpretativa e applicativa,sanzionasse in modo efficace, e non soltanto declamatorio, ilvoto di scambio politico. Pag. 1787 Le norme incriminatrici non hanno ancora avutosignificativa applicazione perché sono trascorsi solo pochimesi dalla loro approvazione da parte del Parlamento e perché,trattandosi di norme penali, la loro applicazione consentitasolo ai fatti commessi successivamente alla entrata in vigore. Invece, tanto le disposizioni sullo scioglimento deiconsigli comunali quanto quelle sulla sospensione degliamministratori ex lege 16/92, hanno avuto unasignificativa applicazione. Sono stati sciolti, sinora, 56 consigli comunali deiquali 22 in Campania, 11 in Calabria, 4 in Puglia e 19 inSicilia. Ampia applicazione con riferimento alle connessioni traamministratori locali e criminalità organizzata ha avuto,inoltre, l'articolo 40 della legge 142/90, che stabilisce larimozione di amministratori di enti locali &quot;quando compianoatti contrari alla Costituzione, o per gravi e persistentiviolazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico&quot;. Le relazioni del Ministro dell'interno informano che per31 dei 104 amministratori rimossi sino al 22 dicembre 1992, ilprovvedimento è stato determinato da rapporti con gruppi dicriminalità organizzata. Undici di questi amministratorioperavano in comuni campani, nove in comuni siciliani, otto incomuni pugliesi, tre in comuni calabresi. Non deve stupirel'apparente distonia di questi dati con ciò che si conosce inordine alla criminalità mafiosa in Sicilia. I dati di per sé non sono comparabili per varie ragioni.Occorre valutare complessivamente il quadro degli interventieffettuati dal Ministero dell'interno sulle amministrazionicomunali di ciascuna regione. Il rapporto tra organizzazionimafiose e persone che rivestono responsabilità politichevaria, inoltre, a seconda del tipo di organizzazione mafiosa. Laddove l'organizzazione ha una struttura piùpulviscolare, come appunto la camorra campana o la Sacracorona pugliese, questo rapporto tende a svilupparsi conmaggiore visibilità; dove più concentrata e gerarchizzata,come in Sicilia, si manifesta con minore evidenza. In questaregione si è determinata da più lungo tempo una sorta diintegrazione tra le organizzazioni mafiose e settori delsistema politico ed amministrativo e si è quindi sviluppato unpiù collaudato meccanismo di regolamentazione degli interessicomuni. In base alla legge 16/92 sono stati sospesi sinora 127

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amministratori; 12 di questi per imputazioni concernentidelitti di mafia o di criminalità organizzata. L'applicazione delle singole disposizioni rivela lavastità degli intrecci e dimostra, per la prima volta, leconnessioni tra mafia e politica anche indipendentementedall'accertamento di specifici reati. 4. L'attività del Parlamento sul fronte della lotta allamafia è stata particolarmente intensa nell'ultima parte dellaX Legislatura, in coincidenza con l'assunzione delleresponsabilità del Ministero dell'interno da parte di VincenzoScotti (dal 16 ottobre 1990 al 28 giugno 1992), del Ministerodella giustizia da parte di Claudio Martelli (dal 1^ febbraio1991 al 10 febbraio 1993) e della chiamata del dott. GiovanniFalcone alla Direzione generale degli Affari penali deldicastero di Via Arenula (27 febbraio 1991). Pag. 1788 Vicende gravissime, come si dirà più avanti(3), spinseroa quella legislazione. E tuttavia non rileva soltanto ilnumero delle leggi approvate(4). Rilevano i loro contenuti, fortemente innovativi rispettoal passato. Per la prima volta non si tratta solo di normepenali, ma di misure che riguardano l'amministrazione delloStato, gli enti locali, la disciplina degli appalti e deisubappalti, il sistema finanziario e bancario, i nodistrutturali, insomma, dell'intreccio tra mafia e istituzioni.Scalpore suscitò il decreto legge 1^ marzo 1991 n.60 emanatoper correggere una anomala interpretazione della prima sezionepenale della Cassazione che aveva comportato la scarcerazionedi pericolosi capimafia. Fu un atto di coraggio e diresponsabilità politica proposto dal Ministro della giustiziae da quello dell'interno. Furono determinanti, nella messa a punto delle nuovenorme, la passione e la competenza di Giovanni Falcone. Molte di queste misure hanno trovato un'applicazionefaticosa e parziale da parte dell'amministrazione. Ma ilParlamento, anche per il contributo della Commissioneantimafia, guidata dal sen. Gerardo Chiaromonte, fece il suodovere, innovando radicalmente il sistema tradizionale dirisposta alla mafia, sino ad allora, in modo quasi esclusivo,imperniato sulle sole leggi penali. Non si è trattato, di un lavoro facile. Residui di vecchiatteggiamenti culturali spesso rallentarono l'iter deilavori parlamentari(5). La non attenta valutazione dei danniderivati dalla infiltrazione dei capitali sporchi nel mercatofinanziario, danni vigorosamente segnalati dal Governatoredella Banca d'Italia, rese assai faticosa la riforma relativaalle società finanziarie. Più in generale, ha pesato una cultura per la qualequalsiasi aumento dei poteri dello Stato nei confronti deicittadini comporterebbe di per sé pericoli per le garanzieindividuali. E' un atteggiamento teorico che ha nobiliorigini. Esso presuppone una situazione storica nella quale il

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potere pubblico è invasivo, e la tutela dei diritti deicittadini consiste nel costruire argini contro l'espansione ditale potere. Quelle condizioni sono oggi largamente superate e nontrovano riscontro nella complessa realtà delle societàcontemporanee. Esistono poteri privati, competitivi con loStato, capaci di influire sulla pubblica opinione e diorientare le politiche generali. In Italia vi sono intere areegeografiche nelle quali la prima garanzia da stabilire èquella della effettività delle leggi statuali e della difesadei cittadini contro le intimidazioni e i delitti mafiosi. Cosa Nostra è un moderno potere criminale, capace dicontendere allo Stato il monopolio della coercizione. Perdisarticolarla definitivamente occorrono misure capaci diincidere sulla sua struttura più profonda. Oggi i cittadinivanno difesi non solo dagli abusi dei poteri pubblici, maanche dalle prevaricazioni dei grandi poteri criminali. E' unobiettivo raggiungibile soltanto con profonde innovazioni neicontenuti della legislazione.{note}---------- (3) Vedi par. 50. (4) Si tratta di 13 leggi. (5) cfr. all. 1, D.L. 143/91, D.L. 152/91, D.L. 419/91. Pag. 1789 Non sempre queste esigenze sono state colte nelParlamento; anzi il tipo di cultura cui si è fatto primariferimento ha reso accidentato e lento l'iter di molteleggi antimafia, come emerge dal quadro dei tempi diapprovazione e dai voti espressi sulle singole leggi(6).Peraltro è necessario rinviare alle dichiarazioni di voto edall'intero dibattito sulle singole leggi, per individuare leeffettive ragioni dei voti dati da ciascun gruppoparlamentare. 5. Il riconoscimento delle connessioni con la mafia nonha riguardato solo i &quot;rami bassi&quot; della politica. E'impensabile che un fenomeno di collusioni così vaste neicomuni del Mezzogiorno potesse svilupparsi senza una qualchepartecipazione di volontà politiche di livello superiore. Le collusioni tendono a sconfinare dagli ambiti localiperché i capi mafia che controllano i voti, orientandoli afavore di uomini politici locali, sono disponibili a sostenereanche candidati regionali e nazionali, legati ai primi dafedeltà di partito o, più spesso, di gruppo. Gli interessi che cementano queste alleanze spaziano,dalle piccole esigenze locali ai grandi affari nazionali. Puòessere necessario alla mafia attivare direttamente il politicolocale per modeste questioni comunali e poter ricorrere aireferenti regionali e nazionali per risolvere questioni dimaggiore importanza, facendo valere il consenso elettoraleprestato. 6. Nella XI Legislatura sono state chieste dalle procuredella Repubblica che operano in Sicilia quattro autorizzazioni

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a procedere nei confronti di parlamentari per il delitto diassociazione per delinquere mafiosa. La procura della Repubblica di Caltanissetta ha chiestol'autorizzazione a procedere nei confronti dei deputati Mairae Occhipinti. Il deputato Maira è accusato di aver versato, inoccasione delle elezioni regionali siciliane del 1991, allafamiglia mafiosa di Caltanissetta la somma di 25 milioni dilire per ottenere il controllo e la protezione dell'ufficioelettorale nonché la distribuzione &quot;porta a porta&quot; deifacsimile elettorali. Avrebbe ottenuto, altresìl'assegnazione, come guardia del corpo, dell'&quot;uomo d'onore&quot;Giancarlo Giugno, capo storico della mafia di Niscemi. Egli, inoltre, avrebbe influito su deliberazioniamministrative al fine di avvantaggiare esponenti mafiosi. Sisarebbe adoperato per il trasferimento del funzionario dipolizia Casabona, dirigente della squadra mobile diCaltanissetta, noto per la particolare penetrazione delleindagini nei confronti delle famiglie mafiose. Il dr. Casabonanon venne trasferito e riuscì successivamente a sfuggire ad ungrave attentato. Il deputato Occhipinti è accusato di aver fatto parte diun comitato d'affari politico-mafioso, che alterava le gared'appalto per favorire Cosa Nostra e le imprese a lei vicine.In particolare, Occhipinti, amministratore del comune diCaltanissetta, avrebbe consegnato al mafioso Leonardo Messina,poi diventato collaboratore della giustizia, la bustacontenente l'offerta di una ditta per la{note}---------- (6) cfr. all. 1. Pag. 1790partecipazione all'aggiudicazione dell'appalto relativo allacostruzione dell'Istituto Tecnico per geometri diCaltanissetta. Messina sottrasse dalla busta, rimuovendo isigilli di ceralacca, il certificato antimafia della ditta,per invalidare la sua offerta. Restituì quindi la bustaall'on. Occhipinti, conservando per sé il certificatosottratto che poi consegnò al dr. Paolo Borsellino, che lointerrogava, il 30 giugno 1992(7).Íh10.5Ï La procura dellaRepubblica di Marsala ha chiesto l'autorizzazione a procederenei confronti del deputato Culicchia, anche per omicidiodoloso. Al parlamentare è stato contestato di &quot;essere alservizio della famiglia mafiosa degli Accardo&quot; e di essere ilmandante dell'omicidio di Stefano Nastasi, consiglierecomunale della DC, consumato a Partanna nel 1983. Il deputatoCulicchia era altresì presidente della Cassa Rurale edArtigiana del Belice, avente sede a Partanna, che aveva moltisoci e consiglieri strettamente legati alla famiglia Accardo.Lo stesso parlamentare era presidente del collegio deiprobiviri della cooperativa socio sanitaria del Belice tra icui soci figurano esponenti della famiglia mafiosa degliAccardo(8).Íh10.5Ï La Camera dei Deputati ha già concesso

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l'autorizzazione per il deputato Culicchia; deve pronunciarsisulla decisione della Giunta per autorizzazioni a procederenei confronti dei deputati Maira e Occhipinti, decisione che èfavorevole alla concessione. La procura della Repubblica diPalermo ha chiesto l'autorizzazione a procedere nei confrontidel senatore Giulio Andreotti. Al senatore Andreotti ècontestato di &quot;aver contribuito non occasionalmente allatutela degli interessi e al raggiungimento degli scopidell'associazione per delinquere denominata Cosa Nostra, inparticolare in relazione a processi giudiziari a carico diesponenti dell'organizzazione&quot;. Il Senato, in relazionealla personalità politica del senatore Andreotti, ha deciso dideliberare con particolare rapidità sulla richiesta che loriguarda. 7. Esplicite conferme di responsabilità che investono ilsistema politico nazionale sono recentemente venute da verticiistituzionali. Intervistato nel corso del programma televisivo &quot;Lezionidi mafia&quot;, il 27 luglio 1992, il presidente del consiglioAmato ammetteva &quot;Lo Stato non innocente&quot; per i colpi perdutinella lotta contro la mafia. Nella relazione semestrale sulla DIA, presentata dalMinistro dell'interno Mancino nel gennaio 1993 si legge a p.6: &quot;Cosa Nostra sembra avere messo da parte l'antica prassi dimanipolazione e di collusione in favore di una tattica discontro aperto con uomini ed istituzioni dello Stato&quot;; a p. 7:&quot;Grazie alla maggiore sensibilità delle forze dell'ordine edella magistratura nel perseguimento dei reati contro lapubblica amministrazione, nonché della accresciuta reattivitàdell'opinione pubblica verso i fatti di corruzione e dimalversazione, i rischi della (per la, ndr) mediazione e della(per la, ndr) protezione degli interessi mafiosi in sedepolitica si sono notevolmente innalzati.&quot;; a pag. p. 8 infinesi parla di Ignazio Salvo come uomo {note}---------- (7) Cfr. AAPP, Camera dei Deputati, XI Leg., Doc. IV,n.149, p. 3. (8) Camera dei Deputati, Relazione della Giunta per leautorizzazioni a procedere, XI leg., doc. IV/1-a, pag. 4. Pag. 1791&quot;considerato uno dei principali tramiti tra le famigliemafiose e settori inquinati delle istituzioni&quot;. Su &quot;IlMessaggero&quot; del 17 gennaio 1993 lo stesso Ministro,rispondendo ad una domanda sui ritardi della lotta contro lamafia chiariva che i motivi sono due: &quot;L'inadeguatezzaculturale, ma soprattutto politica di chi doveva combattere ilfenomeno; e il fatto che Cosa Nostra ha avuto collusioni conlo Stato.&quot;. Prima ancora, nella relazione sull'attivitàdella D.I.A. relativa al semestre gennaio-giugno 1992, ilMinistro dell'interno Scotti spiegava: &quot;Caratteristicafondamentale di Cosa Nostra la sua tendenza al confronto dapari a pari con lo Stato ed i suoi rappresentanti, nonché

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l'infiltrazione in esso, tramite relazioni occulte conesponenti dei suoi apparati e degli organismi elettivi, finoalla neutralizzazione, tramite corruzione e violenza, dichiunque si opponga al suo strapotere (p. 10)... Cosa Nostracostituisce solo il segmento, il livello più nascosto,profondo e pericoloso di ciò che viene chiamato mafia: a causadella sua capacità di confronto-scontro diretto con l'autoritàlegale che deriva dalla sua collaudata attitudine verso lamanipolazione, l'assoggettamento di uomini ed istituzioni...(p. 14)&quot;. Esponenti del Governo non si erano mai espressicon questa nettezza. 8. Sino a ieri l'esistenza di connessioni tra mafia epolitica veniva considerata alla stregua di una mera ipotesida dimostrare. Dopo le decisioni assunte dal Parlamento e dalGoverno e le valutazioni del Presidente del Consiglio e deiMinistri dell'interno, quell'atteggiamento è del tuttosuperato. Se le connessioni non fossero esistite, Parlamento eGoverno non avrebbero assunto quelle decisioni, le leggi nonavrebbero avuto quella attuazione, il presidente del Consiglioe i Ministri dell'interno non avrebbero espresso quellevalutazioni. Perciò la relazione non si propone la pura e semplicedimostrazione di questi rapporti. Si propone invece dicogliere i caratteri che essi hanno avuto, le condizioni cheli hanno favoriti, il modo in cui si sono diversificati nelcorso delle fasi politiche, i fattori che li hanno resi cosìdeterminanti in alcuni momenti della vita politica siciliana enazionale. Da questa analisi deve trarsi l'indicazione dellemisure più adeguate per superare il passato e per evitarne lariproposizione. 9. E' sbagliato pensare al rapporto tra mafia e politicacome ad una relazione totalizzante, che assorbe tutte leattività dei due soggetti. Non tutti i partiti politici sono stati coinvolti e leconnessioni, anche laddove sono state più intense, non hannomai riguardato tutti gli uomini o tutti i dirigenti di unsingolo partito. Cosa Nostra, inoltre, ha intelligentemente pervaso, inSicilia, non solo la politica, ma anche l'imprenditoria, lelibere professioni, la burocrazia statale, regionale ecomunale. Il rapporto con la politica va colto in questa dimensioneassai complessa. Ci si rivolge al politico quando non si puòper altra via ottenere ci che serve. Se ciò che serve puòessere fornito dal funzionario o dall'imprenditore o dallibero professionista, Cosa Nostra preferisce rivolgersi aloro perché instaura un rapporto diretto con il Pag. 1792fornitore del servizio richiesto. Il politico deve invece, asua volta, rivolgersi ad altri. Il rapporto diretto con chi esercita funzioni

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amministrative è particolarmente utile quando i governi localisono o fragili o squassati da crisi frequenti. Mentre iresponsabili politici sono instabili, la burocrazia apparel'unica struttura dotata in modo continuativo di competenza edi poteri. Ciò accade frequentemente in tutto il Mezzogiorno econferisce un particolare peso ai rapporti tra mafia eburocrazie locali. Per di più, dalle relazioni dei commissaristraordinari dei comuni sciolti per mafia(9) e dalla stessaesperienza delle autonomie locali nel Mezzogiorno, risulta chei dipendenti comunali sono frequentemente assunti in modoclientelare, non hanno preparazione specifica, e costituisconouna rappresentanza di notabili o di forze politiche locali. 10. I rapporti di Cosa Nostra con settori delleistituzioni e delle libere professioni hanno un pesoformidabile nello sviluppo dell'organizzazione mafiosa. Perciòla rottura delle connessioni con la politica, se restanointatti tutti gli altri rapporti, con liberi professionisti,appartenenti alla magistratura e alle forze dell'ordine,funzionari di ogni tipo, imprenditori, rischia di avererisultati insufficienti. 11. Alcuni espisodi inquietanti riguardano, i magistrati. Il procedimento per l'applicazione della misura diprevenzione personale contro Vito Ciancimino è statosollecitamente definito nel primo grado in otto udienze,dall'ottobre 1984 al giugno 1985; in appello, invece, si èprotratto dal gennaio 1986 al maggio 1990, con ben 25 udienzee numerosi, ingiustificati rinvii, così come riferito in data2 luglio 1990 dall'Ispettorato Generale del Ministero digrazia e giustizia. Il 19 settembre 1992 il Ministero di grazia e giustiziadisponeva l'immissione in possesso anticipato del dott. PietroFalcone, giudice a latere del collegio che stava processandoVito Ciancimino, nell'ufficio di pretore del lavoro diPalermo. Poiché il provvedimento non assegnava un termine perl'assunzione del nuovo incarico, lo stesso veniva stabilitodal Presidente della Corte d'appello per il 30 settembre 1992.Il dott. Pietro Falcone prendeva immediatamente possesso delnuovo incarico. Il Presidente del tribunale di Palermo, peraltro, avevachiesto alla Corte d'appello la proroga del termine per lapresa di possesso del nuovo ufficio da parte del dott. PietroFalcone. Si intendeva in tal modo evitare che l'immediatotrasferimento del medesimo vanificasse la fase dibattimentalegià espletata in numerosi processi, tra i quali quello controVito Ciancimino, imputato per gravi reati in relazione agliappalti concessi dal Comune di Palermo. La Corte d'appello, invece, accoglieva la richiesta,formulata in via subordinata dal Presidente del tribunale, diapplicazione del dott. Pietro Falcone presso il Tribunale, masolo con decorrenza 30---------- (9) Cfr. relazione del Sen. Paolo Cabras, approvata dalla

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Commissione il 26 gennaio 1993. Pag. 1793settembre 1992, quando il processo contro il Ciancimino eragià stato rinviato per diversa composizione del collegio el'ipotesi di vanificazione della fase dibattimentale,prospettata dal Presidente del tribunale, si era verificata. Il 14 febbraio 1991 il Consiglio superiore dellamagistratura deliberava il collocamento a riposo delpresidente della Corte d'Appello di Palermo Carmelo Conti perraggiunti limiti di età e con decorrenza dal 15 agosto 1991. Nel maggio del 1991 la Giunta regionale sicilianainopportunamente chiamava il dott. Conti - mentre era ancorain servizio attivo in una delicatissima funzione - allapresidenza dell'Ente Acquedotti Siciliani. In data 2 luglio1991 il Presidente della Regione emanava il decreto n.107relativa alla nomina deliberata dalla Giunta e il successivo20 agosto il dott. Conti si insediava alla presidenzadell'E.A.S. Sembra particolarmente grave alla Commissione che l'altomagistrato, titolare della più alta responsabilità didirezione nel distretto di Palermo, abbia accettato unincarico amministrativo mentre era ancora in servizio. Il Consiglio Superiore della Magistratura si èripetutamente occupato di magistrati degli uffici giudiziaridi Palermo in relazione a comportamenti censurabili tenutinell'esercizio della giurisdizione, disponendo la destituzione(dott. Salvatore Sanfilippo, con provvedimento del 25settembre 1992 contro il quale pende ricorso) o la sospensionedalle funzioni (dott. Girolamo Alberto Di Pisa, dott. LuigiUrso le cui dimissioni venivano accolte il 22 gennaio 1985). Si devono, infine, ricordare i tanti ostacoli incontratida Giovanni Falcone nella sua attività di procuratore aggiuntopresso la procura della Repubblica di Palermo. Il ricordo dei contrasti con il procuratore Giammanco(affidato ad un diario fatto leggere anche a Paolo Borsellino)su questioni non certo secondarie, come la mancata inchiestasulle possibili connessioni tra le attività della &quot;Gladio&quot; e idelitti politici palermitani, costituiscono una vivatestimonianza delle difficoltà che può incontrare la lottacontro la mafia all'interno degli uffici giudiziari. 12. Il CSM può svolgere funzioni di rilievo fondamentaleper l'organizzazione degli uffici giudiziari più esposti. Al fine di fornirsi di uno strumento di interventopermanente il Consiglio istituì, all'indomani dell'omicidiodel consigliere Chinnici (29 luglio 1983), all'interno dellaCommissione Riforme, uno speciale Comitato antimafia. Leanalisi svolte e le proposte avanzate dal Comitatocostituiscono un materiale di straordinaria rilevanza perl'elaborazione di una completa ed efficace strategiaantimafia. Un particolare rilievo ha assunto la risoluzioneapprovata dal CSM nel settembre 1988, con la quale si

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tracciavano le linee direttive per l'organizzazione del lavorodei pool antimafia presso gli uffici istruzione e le procuredella Repubblica. Punto di partenza era la constatazione cheCosa Nostra ha una struttura verticistica e centralizzata; larisposta giudiziaria doveva conseguentemente puntare allarazionalizzazione ed all'efficienza, mediante il coordinamentodei singoli magistrati e la loro specializzazione. Particolarepeso doveva Pag. 1794assumere, alla luce di questa impostazione, il metodo dilavoro degli uffici giudiziari di Palermo, città sede deivertici di Cosa Nostra. Si rivelarono però i limiti dei poteri del CSM. Ladeliberazione, infatti, fu impunemente disattesa dalconsigliere istruttore di Palermo, dottor Meli, il qualeritenne che essa non lo vincolasse minimamente.Dall'inosservanza derivò lo smantellamento del pooldell'ufficio istruzione, che, unito allo smembramento deiprocessi decisi nello stesso periodo dalla I Sezione penaledella Cassazione, su ricorso del dr. Meli, segnò unirrecuperabile arretramento, con straordinari benefici perCosa Nostra. Pagine drammatiche ha scritto il CSM quando ha dovutoaffrontare, in diverse occasioni, problemi relativi agliuffici di Palermo e, in particolare, al lavoro del dr.Falcone. Alla figura di un magistrato con una profonda culturaprofessionale, che aveva raggiunto risultati investigativi maiprima d'allora conseguiti, si è spesso contrapposta una logicadi routine, un'incomprensione delle questioni sostanziali cheerano in gioco a Palermo, con effetti di grave indebolimentodell'intervento giudiziario e di mortificazione ed isolamentoper i magistrati più esposti. Contribuirono le tensioniesterne, proprie del mondo politico, le polemiche sui&quot;cosiddetti professionisti dell'antimafia&quot; e, più tardi, supretese inerzie del dott. Giovanni Falcone un climacomplessivo in cui le logiche di schieramento prevalsero suicontenuti. Una delle decisioni più importanti ha riguardato ladeterminazione, anche per la Cassazione (circolare del CSM indata 17 luglio 1991), di criteri oggettivi per l'assegnazionedei processi e la composizione dei collegi, dopo che era stataeccepita l'inopportunità della esclusiva, costanteattribuzione dei processi di mafia alla prima sezione penale,presieduta dal dott. Carnevale. Per evitare che l'impegno sulle questioni della lottacontro la mafia si esaurisca o si disperda è necessario che ipoteri e gli strumenti organizzativi del CSM vengano adeguatialle esigenze di un'efficace risposta giudiziaria ai criminidi Cosa Nostra. 13. In base a quanto accertato dalla Commissioneantimafia, soprattutto attraverso il contributo deicollaboratori della giustizia, risulta indispensabile che ogni

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settore delle istituzioni e della società civile rompa irapporti con Cosa Nostra. L'impegno maggiore per la rottura di questi rapporti varichiesto alla politica per le responsabilità che le competonoe l'autorevolezza che deve sorreggere il suo operato. Ma nessuno può ritenersi estraneo. Sono stati chiamati incausa avvocati, notai, medici, commercialisti; magistrati edappartenenti alle forze dell'ordine; burocrati di diversolivello. Ciascuna professione, ciascun ceto deve impegnarsinell'isolamento della mafia. Altrimenti è facile scivolare o nell'estremismomoralistico o in un cinico rinvio alle responsabilità deglialtri, con il risultato di rendere più lontana la sconfitta diCosa Nostra. Questa mafia, dopo un breve periodo diclandestinizzazione, potrebbe riprendere a tessere i suoiaffari come e forse meglio di prima. Pag. 1795 14. Il nostro Paese si avvia ad un cambiamento di sistemapolitico. Non si possono disconoscere i meriti del sistemanato dopo la seconda guerra mondiale. Tuttavia la mancanza diricambio, il mutamento delle condizioni politicheinternazionali e nazionali in cui era sorto, lo sfibramentodei partiti che ne hanno costituito la struttura portante, lastessa volontà dei cittadini hanno sancito la necessità delmutamento. Questo mutamento non può fondarsi soltanto su nuoveregole formali. Prassi, abitudini, comportamenti nelleistituzioni, nelle libere professioni, nel mondo politico, chesono stati sino a ieri accettati, oggi non lo sono più. Ilfenomeno della corruzione politica, istituzionale edimprenditoriale, che esplode con una rapidità impressionante,effetto di questa sopravvenuta inammissibilità. Leresponsabilità che si profilano sul versante dei rapporti tramafia e politica appartengono anch'esse al capitolo delleincompatibilità sopravvenute. Come per la corruzione, anche per la mafia tutte legiustificazioni accampate si rivelano intollerabili. Nessunopu ritenere che il futuro sistema sar davvero diverso daquello che lo ha preceduto, se al suo interno continueranno adesserci gli stessi rapporti con la mafia. Perciò l'impegnocontro la mafia, come l'impegno contro la corruzione nellapolitica e nel mercato, è parte essenziale del più generaleimpegno per il cambiamento. Quella specifica mafia che si chiama Cosa Nostra non unfenomeno sociale o una pura degenerazione di comportamentiindividuali e collettivi, come la corruzione. E' unaorganizzazione formale, dotata di regole e di capi, di unesercito armato e di potenti circuiti finanziari. La lottacontro Cosa Nostra non può essere costituita solo da unmutamento di regole e di comportamenti; deve essereconcretamente finalizzata alla distruzione di quella specifica

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organizzazione che tanto negativamente ha pesato in moltimomenti della vita della Repubblica, dalla Liberazione adoggi. In questo senso la lotta contro la mafia,l'individuazione degli uomini di Cosa Nostra e dei loroalleati nelle istituzioni e nella società civile, la cattura ela giusta condanna dei responsabili dei più gravi delitti sonoparte costitutiva del cambiamento del sistema politico. Tuttavia, per quanto evidente possa apparire questaessenzialità della lotta contro la mafia per il cambiamentodel sistema politico, la lotta non sarà semplice né breve. Tra coloro che sul versante della mafia o su quello deipubblici poteri, delle libere professioni, dell'imprenditoriahanno tratto sino a ieri cospicui vantaggi in termini diimpunità, di potere, di ricchezze personali, potrebbero nonmancare ancora oggi tentativi per frenare il rinnovamento,conservare i vantaggi acquisiti, impedire la scoperta discomode verità. Tali tentativi potrebbero manifestarsi anchein modo violento. E' probabile che Cosa Nostra cerchi oggi nuove alleanzepolitiche o all'interno delle vecchie forze od anche in forzenuove, che potrebbero garantire una maggiore libertà dimovimento ed un ridotto numero di rischi. Alcuni collaboratorihanno fatto espresso riferimento a nuove formazioni politicheche sarebbero guardate con attenzione Pag. 1796dalla mafia. E' comunque probabile che Cosa Nostra, seguendola sua filosofia utilitaristica, faccia questa scelta, ancheall'insaputa del prescelto, come già altre volte è avvenuto. Ciascuna formazione politica, tanto vecchia quanto nuova,di fronte alla consapevolezza del pericolo che questarelazione intende comunicare, deve adottare le misure piùefficaci per evitare infiltrazioni, intrecci, utilizzazioniimproprie. II 15. Durante la sessione si sono acquisiti numerosidocumenti dall'autorità giudiziaria e dalla pubblicaamministrazione. Si sono effettuate audizioni di magistrati,dirigenti delle forze dell'ordine, direttori dei servizi disicurezza, amministratori. Si proceduto all'audizione dialcuni collaboratori della giustizia. Il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministrodell'interno e i Ministri della giustizia hanno prestato ognicollaborazione alla Commissione, partecipando a diversesedute, fornendo con sollecitudine la documentazionerichiesta, mettendo a disposizione la competenza el'esperienza di magistrati e funzionari dotati di grandecapacità professionale. Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha ascoltatoquattro collaboratori della giustizia(10). Il codice diprocedura penale e la giurisprudenza fissano criteri rigorosiin presenza dei quali le dichiarazioni possono costituire

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prova nel processo penale. In una sede politica talidichiarazioni vanno valutate con pari attenzione. I collaboratori sono stati essenziali nella prima metàdegli anni '80 per la sconfitta del terrorismo rosso. A partire dalla seconda metà dello stesso decennio ilfenomeno si è esteso alla mafia. I collaboratori provenientidalla mafia hanno consentito la cattura di pericolosicriminali (tra i quali, da ultimo, Salvatore Riina), hannocontribuito a comprendere gli organigrammi mafiosi, hannofornito i criteri per la migliore comprensione delle modalitàdi azione di Cosa Nostra. La mafia ha reagito spietatamente:sono stati uccisi 12 parenti di Contorno; 11 parenti diBuscetta, tra questi due figli; la madre, la sorella e la ziadi Marino Mannoia. Ad oggi i collaboratori sono circa 300. Siè verificato un solo caso di calunnia nei confronti di unapersona che svolgeva funzioni politiche, immediatamenteaccertata(11). Non si è verificato alcun caso di utilizzazionestrumentale di collaboratori. Tuttavia occorre evitare tanto l'adesione acritica alledichiarazioni di un collaboratore, quanto l'utilizzazionestrumentale di quelle dichiarazioni ai fini della lottapolitica.---------- (10) Si è trattato di Antonino Calderone (seduta del 11novembre 1992), Tommaso Buscetta (seduta del 16 novembre1992), Leonardo Messina (seduta del 4 dicembre 1992), GaspareMutolo (9 febbraio 1993). Sono i collaboratori le cuidichiarazioni risultano fondamentali nelle motivazionidell'ordinanza di restrizione della libertà personale degliaccusati per l'omicidio di Salvo Lima. (11) E' il caso di Giuseppe Pellegriti, che accusò SalvoLima di essere il mandante dell'omicidio di PiersantiMattarella. Il dr. Falcone individuò immediatamente lacalunnia e dispose il rinvio a giudizio del falsocollaboratore nell'ottobre del 1989. Pag. 1797 Il rilievo che i collaboratori hanno nella lotta controla mafia esige il più grande rigore e sconsiglia l'adozione diatteggiamenti pregiudiziali. Il senso della misura nellapolitica può contribuire in modo determinante a creare unclima rigoroso e sereno attorno ai processi penali, e aprevenire l'utilizzazione da parte di Cosa Nostra di falsicollaboratori per dichiarazioni calunniose. 16. In questa materia, che molto spesso al confine conl'attività dell'autorità giudiziaria, come accaduto per altrecommissioni d'inchiesta, quella per il sequestro e l'omicidiodi Aldo Moro, quella per la vicenda Sindona, per la loggiamassonica P2, per le stragi, la Commissione ha effettuato unadistinzione preliminare tra responsabilità penale eresponsabilità politica, in relazione a manifestazioni diillegalità che abbiano comunque un'incidenza sul sistemapolitico.

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Il primo tipo di responsabilità è di esclusiva competenzadell'autorità giudiziaria; il secondo di esclusiva competenzadell'autorità politica. La responsabilità penale accertatadalla magistratura attraverso le regole formali e certe delprocesso, e si concreta in sanzioni giuridiche prestabilite.La responsabilità politica si caratterizza per un giudizio diincompatibilità tra una persona che riveste funzioni politichee quelle funzioni, sulla base di determinati fatti,rigorosamente accertati, che non necessariamente costituisconoreato, ma che tuttavia sono ritenuti tali da indurre a quelgiudizio di incompatibilità. Le funzioni politiche si fondanosu un principio di fiducia e di dignità. Ciascun politico hauna responsabilità aggiuntiva rispetto agli altri cittadini,perché egli coinvolge la credibilità delle istituzioni in cuiopera. La responsabilità politica non mai per fatto altrui, mapuò certamente nascere dal fatto altrui quando da tale fattosi desume un giudizio di inaffidabilità sull'uomo politico. Sela persona di fiducia di un uomo politico compie atti di gravescorrettezza o di rilevanza penale, l'uomo politico nonrisponde dei fatti commessi dalla persona di fiducia, marisponde per aver dato prova di non saper scegliere o di nonaver accertato o di aver tollerato comportamenti scorretti. Per lungo tempo vi è stata confusione tra responsabilitàpolitiche e responsabilità penali. Il meccanismo di difesa èstato spesso negare autonomia alla responsabilità politica erimandare ogni giudizio di disvalore all'esito delle decisionipenali. La misura della responsabilità dipende anche dai rapportieffettivamente intercorsi tra la persona che ha tenutocomportamenti scorretti e l'uomo politico; si può, in sintesi,sostenere che la responsabilità proporzionale ai vantaggiprocurati all'uomo politico dalla persona che ha tenuto icomportamenti illegali o gravemente scorretti. Per vantaggiodeve intendersi non solo un incremento di natura economica, maogni tipo di utilità che si sia tradotta in un contributosignificativo alla posizione e all'influenza dell'uomopolitico in tutto il territorio nazionale o, per lo meno, inuna parte rilevante di esso. 17. L'identificazione dei soggetti legittimati asollevare una contestazione per responsabilità politica, inrelazione a manifestazioni di illegalità, è uno dei capitolipiù complessi di questa materia. E' tuttavia Pag. 1798incontestabile che tra tali soggetti ci sia il Parlamento conil diritto ed il dovere di sollevare questioni diresponsabilità politica. 18. Il presupposto per muovere una contestazione diresponsabilità politica la conoscibilità di fatti o di vicendeche a quella contestazione possono dar luogo; se non siconosce, non si in grado di esercitare alcun controllo. La costituzione di commissioni d'inchiesta risponde alla

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necessità che il Parlamento avverte, per vicende diparticolare rilevanza, di acquisire, tramite un proprioorgano, la documentazione necessaria a verificare ipresupposti per una contestazione di responsabilità politica. Non è nelle competenze della commissione, così comedefinite dalla legge istitutiva, far valere direttamente laresponsabilità politica. E' invece suo dovere predisporre peril Parlamento la documentazione idonea ad esprimere quelgiudizio. La natura e la specificità della responsabilità politicaesigono che essa sia di esclusiva competenza di organipolitici. E' questo il presupposto dell'autorevolezza dellapolitica; rafforza il rapporto di fiducia tra cittadini edistituzioni, consente di esigere dai cittadini comportamentirispettosi delle leggi. Quando ci non avviene, l'onere diaccertare le responsabilità politiche o non esercitato danessuno oppure finisce con l'essere delegato, nei fatti,all'autorità giudiziaria. Un secondo equivoco può derivare dalla confusione traresponsabilità politica e lotta politica. Ciò avviene quandola maggioranza, di fronte a manifestazioni di illegalità,respinge a priori la configurabilità di un giudizio diresponsabilità politica. Oppure quando un'opposizioneparticolarmente spregiudicata agita il giudizio diresponsabilità politica come una pura arma polemica, imputandola responsabilità politica agli avversari soltanto in ragionedell'appartenenza ad un partito e ad uno schieramento e non inbase a fatti specifici. Quando non esiste responsabilità politica si creanoingiustificate impunità che delegittimano le istituzioni. Quando l'accertamento della responsabilità politica èdemandata all'autorità giudiziaria, che è politicamenteirresponsabile, si verificano gravi distorsioni istituzionali,perché all'esercizio di una funzione politica non siaccompagna l'assoggettamento ad una responsabilità politica.Del pari inammissibile sarebbe il caso dell'autorità politicache intenda occuparsi delle responsabilità penali. Quando c'è confusione tra lotta politica e responsabilitàpolitica nascono esasperazioni dello scontro tra le varieparti, irrigidimenti e sospetti che danneggiano, alla fine,tanto l'ordinaria dialettica politica quanto la vita delleistituzioni. La Commissione ritiene opportuno sollevare un allarme,nei confronti di tutte le forze politiche perché accettino ilprincipio di responsabilità politica e perché tengano bendistinto il profilo della lotta politica, anche aspra, daquello della responsabilità politica. La responsabilità politica, proprio in quantorigorosamente accertata sulla base di fatti specifici,richiede precise sanzioni, rimesse all'impegno del Parlamentoe delle forze politiche, e consistenti nella stigmatizzazionedell'operato e, nei casi più gravi, nell'allontanamento del

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responsabile dalle funzioni esercitate. Pag. 1799 19. Per salvaguardare la distinzione tra responsabilitàpolitica e responsabilità penale, la Commissione non haindagato su autori di fatti specifici penalmente rilevanti. Ha invece cercato di sviluppare un'approfonditaconoscenza della struttura e delle alleanze di Cosa Nostra peroffrire un contributo ulteriore alla lotta contro questaorganizzazione. III 20. Questa relazione si occupa delle connessionipolitiche dell'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.Non si occupa delle altre associazioni mafiose che operano nelnostro paese. La scelta dovuta a due ragioni. La sessione di lavoro stata decisa dopo i mandati dicattura per l'omicidio dell'on. Salvo Lima, che statoattribuito ai vertici di Cosa Nostra. L'associazione mafiosa Cosa Nostra, inoltre, rispettoalle altre, ha una importanza prevalente per tradizione neltempo, forza organizzata all'interno e all'esterno dei confininazionali, potenza criminale e finanziaria. E' certamentesbagliato sottovalutare la forza della 'ndrangheta o dellacamorra, che hanno loro specifici rapporti con la politica econ le istituzioni. Ma la Commissione ritiene che mentre lasconfitta di Cosa Nostra potrebbe determinare un indebolimentodelle altre associazioni mafiose, l'eventuale sconfitta della'ndrangheta o della camorra o della Sacra Corona Unita nonavrebbe lo stesso effetto nei confronti di Cosa Nostra. Quest'ultima infatti, rispetto alle altre forme dicriminalità organizzata, riesce a svolgere una funzionestrategica generale, impone i propri modelli comportamentali,assume il ruolo di volano per i traffici di maggioreimportanza, costituisce in definitiva un modelloorganizzativo(12). Collaboratori della giustizia hanno inoltreriferito che oggi alcuni capi della 'ndrangheta e dellacamnorra sarebbero &quot;uomini d'onore&quot; e che attraverso questicollegamenti Cosa Nostra interferirebbe nelle sceltefondamentali delle altre organizzazioni. 21. E' opinione largamente condivisa che il saltoqualitativo tra la mafia dei suoli urbani e quellacontemporanea si sia determinato con l'ingresso massiccio diCosa Nostra nel traffico degli stupefacenti, a partire daglianni '70(13). Il primo effetto è stato l'internazionalizzazione dellerelazioni criminali. Cosa Nostra iniziò a muoversisistematicamente sullo scacchiere del mondo perché questeerano ormai le dimensioni del traffico di stupefacenti. Ladroga è una sostanza che, in genere, si---------- (12) Cfr. Nicola Tranfaglia, La mafia come metodo, cit. (13) Cfr. Relazione Zuccalà nella prima Commissioneantimafia. Cfr. Atti parlamentari della Camera dei Deputati,

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VI Legislatura, doc. XXIII, n.2, pag. 329 ss. Íh10.5Ï Pag. 1800produce e si raffina in luoghi del mondo diversi da quellidove si consuma. Il trattarla comporta di per sèl'internazionalizzazione delle relazioni(14).Íh10.5ÏÍh10.5Ï Il secondo effetto riguarda l'eccezionaleaccelerazione delle &quot;carriere&quot; all'internodell'organizzazione. All'epoca del latifondo, ma anche inseguito, seppure in misura più limitata, erano necessaridecenni per conquistare il prestigio necessario. Il trafficodi stupefacenti, con gli enormi guadagni che assicura(15), hasconvolto le vecchie regole.Íh10.5Ï Il terzo effettoriguarda la riduzione della capacità di mediazione dei verticimafiosi. A differenza del latifondo e dei suoli urbani,l'eroina, la cocaina, l'hashish e la marijuana si spostano,possono essere acquistati e rivenduti da chi ha maggioririsorse e maggiore mobilità. Conseguentemente le decisionidevono essere rapide. Di quì l'intensificarsi del ricorsoall'omicidio come mezzo per risolvere i contrasti interni equelli esterni, sul fronte delle istituzioni. Il magistrato oil poliziotto che individua un &quot;filone&quot; del traffico o delriciclaggio mette in crisi l'organizzazione, avvantaggiaindirettamente i suoi concorrenti, nuoce alla sua credibilità.L'eliminazione di questo uomo non serve solo a superare unostacolo, serve a restituire prestigio all'organizzazionecolpita. Il quarto effetto è costituito dai rapporti con ilsistema bancario e finanziario: &quot;L'Istat... ha recentemente stimato il fatturato (annuo -n.d.r.) del mercato dei narcotici illegali in Italiavalutandolo nell'ordine di 9.000 miliardi (anzi in un range di8-11.000 mld)... Per l'eroina si avrebbe un fatturato di 6.200mld, di cui 5.600 per rifornire il mercato interno (compresal'eroina trattenuta dai trafficanti-spacciatori per il loroconsumo) e 600 per il transito... Per la cocaina il fatturatostimato è dell'ordine di 1.200-4.800 mld...&quot;(16). Non tutto questo danaro, naturalmente, entra nei conti diCosa Nostra; ma ne entra una quota assolutamentemaggioritaria. Di qui il quarto effetto: l'ingresso di CosaNostra nel circuito bancario-finanziario e, necessariamente,lo svilupparsi di rapporti con esponenti significativi dellasocietà civile, del mondo degli affari e del mondo politico. Chi voglia comunque avere un'idea del fiume di danaroillegale che ha invaso la città di Palermo, anche per effettodel traffico di stupefacenti, può utilizzare uno studiosull'edilizia in quella città(17). 22. La grande disponibilità di liquido per effetto deltraffico di stupefacenti ha prodotto alcune vistose anomalienel sistema bancario siciliano.---------- (14) cfr. Nicola Tranfaglia, La mafia come metodo, Bari,Laterza, 1991. (15) A. Becchi, M. Turvani, Proibito? Il mercato mondiale

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della droga, 1993, Donzelli, Roma, pp. 49 ss. (16) A. Becchi, M. Turvani, Proibito?, cit. p. 121. (17) M. Centorrino, L'economia mafiosa, Rubettino ed.,1986, p. 38. Tra il 1971 e il 1981, a Palermo e provincia, sono staticostruiti palazzi per un totale di 584.000 vani, 290.000 deiquali in provincia e 230.000 in città. Durante tutto ilperiodo esaminato, il contributo dell'Istituto autonomo casepopolari è stato di soli 54.000 vani. La spesa complessiva siaggira intorno ai 3.000 miliardi. Secondo le stime delsindacato bancari, il credito fondiario ha fornito soltanto400 miliardi. Da dove sono venuti i 2.600 miliardimancanti? Pag. 1801 La Regione Sicilia, come altre regioni a statutospeciale, dispone di alcuni poteri in materia di credito erisparmio. Essi sono regolati dalle norme di attuazione dellostatuto regionale, emanate per la Sicilia nel 1952 (D.P.R. 27giugno 1952, n.1133) e rimaste da allora immutate. Talinorme risalgono ad un'epoca in cui la disciplina creditiziaera collegata alla programmazione economica ed alle politichedi sviluppo. Questo nesso giustificò allora l'attribuzionealle regioni a statuto speciale di alcuni poteri all'internodell'ordinamento del credito. I poteri della RegioneSicilia in materia creditizia sono già più ampi rispetto aquelli delle altre regioni a statuto speciale. Perl'autorizzazione all'apertura di nuovi sportelli, la Regioneha in alcuni casi competenza esclusiva, in altri concorrentecon gli organi centrali, dovendo sottoporre al parerevincolante del Comitato Interministeriale per il credito ed ilrisparmio lo schema dei provvedimenti che intende assumere.Peraltro &quot;trascorsi quattro mesi senza che le sia statocomunicato il relativo parere&quot;, la Regione può emanare iprovvedimenti di sua competenza, prescindendo dal parere delComitato Interministeriale (articolo 3 del citato D.P.R.1133/52). L'uso che la Regione Sicilia ha fatto dei propripoteri in materia di sportelli bancari è stato eccessivo finoad oltre la metà degli anni '80. Ciò è stato reso possibileanche dalle rare riunioni del C.I.C.R. che non consentiva difatto alle Autorità centrali di esercitare il potere di veto. La Regione ne ha approfittato per emanare le autorizzazioninonostante il parere negativo della Banca d'Italia, peraltroprivo dell'efficacia vincolante che avrebbe avuto la deliberadel C.I.C.R. Un tentativo effettuato nel 1981 dal Ministrodel tesoro di emettere il parere in via d'urgenza ha formatooggetto di contestazione in punto di diritto da parte dellaRegione. Tale impostazione ha dato luogo a disfunzioni edinefficienze. Nell'audizione innanzi alla Commissioneantimafia del 25 ottobre 1983 il Governatore della Bancad'Italia rilevava che nel periodo 1952-1982 l'aumento deglisportelli nel territorio siciliano era stato del 125 percento, quasi doppio rispetto a quello nazionale (64 per

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cento). Questa diversa evoluzione rifletteva orientamenti nonomogenei assunti dagli organi competenti. In particolare,mentre fino al 1970 le iniziative della Regione risultavanosostanzialmente allineate con i criteri seguiti in camponazionale, successivamente la Regione ha esercitato in modosistematico la propria facoltà di emanare provvedimenti perscadenza del termine di quattro mesi assegnato al C.I.C.R.Il Governatore riferiva che la Regione si era avvalsa di talefacoltà in 72 casi, di cui 65 riguardanti aperture disportelli e 7 costituzioni di nuove aziende. Il Governatoredenunciava già allora un eccesso di sportelli in Sicilia, conbassa produttività in termini di depositi e impieghi peraddetto. Fatto pari a 100 il numero degli sportelliesistenti al 1970, tale indice si eleva per la Sicilia a 117nel 1975, a 124 nel 1980 e a 130 nel 1985, contro valorinazionali rispettivamente pari a 110, 115 e 123. Ledisfunzioni si riconnettevano nella sostanza ad una impropriacommistione tra l'autorità politica che emanava leautorizzazioni, il contesto locale caratterizzato da presenzemafiose e lo svolgimento Pag. 1802dell'attività bancaria. Quest'ultimo ne risultavacondizionato soprattutto nei momenti fondamentalidell'erogazione del credito e delle assunzioni di dipendenti. In questa situazione la Banca d'Italia ha intensificatola propria azione di vigilanza in Sicilia e, nei casi piùgravi, ha proposto il commissariamento di alcune aziendelocali, talora in connessione anche a vicende penali (C.R.A.di Villagrazia, Banca Popolare Don Bosco, le due C.R.A. diPalma di Montechiaro, C.R.A. del corleonese, Banca Popolare diGagliano Castelferrato, C.R.A. di Mazara del Vallo, BancaPopolare di Marsala, ecc.). In linea generale gli interventi della Vigilanza centralesi sono concretizzati soprattutto nel favorire l'ingresso inSicilia di enti creditizi a carattere nazionale attraversofusioni, acquisti di pacchetti azionari di banche locali,interventi nei confronti di aziende in crisi. Le principalioperazioni sono state effettuate dal Monte dei Paschi diSiena, dall'Istituto Bancario San Paolo di Torino, dalla BancaPopolare di Novara, dalla Banca Commerciale Italiana, dalCredito Emiliano, dal Credito Italiano. Non sono mancate le resistenze da partedell'amministrazione regionale, che hanno dato luogo anche acontenziosi giudiziari. La sentenza della Corte Costituzionaledel 29 dicembre 1988 ha fornito una importantechiarificazione, dichiarando illegittime alcune disposizionicontenute nella legge regionale di recepimento della primadirettiva CEE di coordinamento in materia bancaria econfermando i limiti del potere regionale in tema di aperturadi sportelli bancari e di costituzione di aziende di credito. Il 10 aprile 1989 è intervenuta un'ulterioresignificativa pronuncia della Corte Costituzionale che ha

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respinto un ricorso promosso dalla Regione Sicilia e hariconosciuto la competenza dell'autorità statale adautorizzare la fusione di una banca siciliana con un'altraavente sede fuori della regione (si trattavadell'incorporazione della Banca Popolare di Catania nellaBanca Popolare di Novara). 23. Nella seconda metà degli anni '80 si registra unmutamento nei comportamenti della Regione in questa materia. Ciò potrebbe dipendere da vari fattori tra cui: lasaturazione del mercato bancario, anche per effetto dellaaccresciuta concorrenza; un maggiore raccordo con gliorientamenti delle Autorità centrali; infine, la diffusionespecie in talune province (es. Palermo, Trapani, Catania) disocietà finanziarie che, operando al di fuori di ogniautorizzazione o controllo, hanno assunto un ruolo supplenterispetto a quello delle banche nell'attività diintermediazione, e talora abusivamente anche in quella diraccolta diretta di risparmio tra il pubblico. Di tale inversione di tendenza si dà atto già nellaaudizione del Governatore della Banca d'Italia allaCommissione Antimafia dell'aprile 1989. Essa trova ulterioreconferma nella recente audizione del 19 marzo 1993. Da quest'ultima si evince tra l'altro che nel triennio1980-82: * il numero delle banche locali si è ridotto in Siciliada 94 a 78 (tenendo conto di 2 banche entrate a far parte digruppi creditizi a carattere nazionale); Pag. 1803 ** gli sportelli bancari sono cresciuti in Sicilia del5 per cento, contro una crescita di oltre il 10 per cento nelresto d'Italia; *** la quota di sportelli in Sicilia detenuta da banchelocali è scesa dall'88 per cento all'80 per cento, a favore diuna maggiore presenza di aziende con sede al di fuori dellaregione; **** sono state effettuate 11 operazioni diconcentrazione, di cui 5 con intervento di aziende nonsiciliane. Ciò dimostra che la crescita degli sportelli bancari inSicilia non presenta più quelle forti anomalie che si eranoverificate in passato. Restano naturalmente da assorbire leconseguenze negative degli errori a suo tempo compiuti intermini di efficienza del sistema bancario siciliano,caratterizzato attualmente da sportelli con un volume diintermediazione mediamente assai più ridotto rispetto aivalori nazionali (al 31/12/92 i depositi per sportello eranopari in Sicilia a L. 29 miliardi, contro L. 43 miliardi nelresto d'Italia; gli impieghi per sportello a L. 20 miliardi,contro L. 37 miliardi). Può darsi, infine, che a questariduzione degli sportelli bancari corrisponda l'incremento disocietà finanziarie. 24. Secondo i dati dell'Ufficio Italiano dei Cambi il

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numero delle società finanziarie siciliane iscrittenell'elenco ammonta a 465 unità così distribuite: Agrigento13, Caltanissetta 17, Catania 106, Enna 1, Messina 62, Palermo176, Regusa 13, Siracusa 16, Trapani 61. La recente istituzione dell'Elenco non consente dioperare raffronti su base storica per verificare l'incrementodel numero delle società finanziarie. Ma sembra rilevante ilnumero delle società finanziarie &quot;clandestine&quot;, operanti manon dichiaratesi all'U.I.C. Il raffronto con le altre regioni meridionali fa emergereche il numero delle finanziarie operanti in Sicilia,raffrontato al volume degli impieghi bancari e al numero degliabitanti, risulta superiore a quello della Puglia e dellaCalabria, inferiore a quello della Campania. L'analisi della distribuzione delle finanziarie e ilraffronto con altri dati consentono tuttavia di ricavareulteriori indicazioni significative. La prima consiste nel rilevare come in Sicilia sianotevolmente più elevata che nel resto del Paese la quota disocietà che svolgono attività di prestiti e finanziamenti (47per cento del totale delle finanziarie a fronte di un datonazionale del 29 per cento). Le distribuzione per province indica poi un particolare&quot;affollamento&quot; di finanziarie in alcune zone: vengono inrilievo soprattutto le province di Trapani, Palermo, Catania eMessina. Per ogni 1.000 miliardi di impieghi bancari (indicatoredei volumi finanziari intermediati nella zona) le province chesi collocano sopra la media regionale sono nell'ordine:Trapani (che dispone di 22 società finanziarie), Palermo (20),Messina (17) e Catania (15). Le stesse province vengono in rilievo ove si raffronti ilnumero delle finanziarie con quello delle banche operantinella medesima zona; per ogni banca insediata in provincia,Palermo presenta n.5 finanziarie, Catania 3, Messina e Trapani2. Per ogni centomila abitanti Trapani ha 15 finanziarie,Palermo 14, Catania 10. Pag. 1804 Circa l'attività concretamente svolta dalle finanziariesiciliane, elementi conoscitivi vanno emergendo dai controlliche la Guardia di Finanza ha avviato sulla base della nuovadisciplina e che hanno comportato frequenti denunceall'Autorità Giudiziaria. Sono in corso, specie a Trapani,Marsala e Palermo, numerosi procedimenti penali riguardantisocietà finanziarie per reati di abusivismo bancario e perviolazione della legge anti-riciclaggio, alcuni dei qualihanno già dato luogo a sentenze penali che costituisconoimportanti precedenti giurisprudenziali. Nella zona delmarsalese si è potuto accertare una penetrante presenzamafiosa nelle società finanziarie, attraverso le quali vienecurato il reinvestimento dei proventi illeciti. In alcuni casi

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dette società hanno svolto un ruolo puramente formale,fornendo cioè supporti documentali a giustificazione ditrasferimenti di denaro in realtà avvenuti lontano dalle lorocasse. Dalle emergenze processuali risulta anche un fortecoinvolgimento di personaggi del mondo politico negliinteressi economici mafiosi. Non va trascurato, infine, il ruolo elusivo che lefinanziarie possono svolgere nei confronti della normativa chelimita il trasferimento di contante tra privati contribuendoad occultare ogni collegamento tra i guadagni illeciti e illoro reinvestimento. Indicazioni in tal senso emergono dalleesperienze di indagini penali effettuate. 25. Cosa Nostra un'organizzazione criminale, dotata diprecise regole di comportamento, di organi formali didirezione, con aderenti selezionati sulla base di criteri diaffidabilità, con un territorio sul quale esercita uncontrollo tendenzialmente totalitario. Ha una strutturaorganizzata di tipo verticale, con commissioni provinciali eduna commissione regionale. La commissione provinciale diPalermo è, di fatto, quella più potente. L'obiettivo permanentemente perseguito l'accumulazionedel massimo potere possibile nella situazione concreta. Questacaratteristica la differenzia dalle organizzazioni criminaliaffini e le conferisce una cultura, una dimensione ed unastrategia politica. Agisce con particolare flessibilità allo scopo di meglioadattarsi all'ambiente e meglio estendere la propriainfluenza, e quindi il proprio potere, attraverso relazioni discambio, favoritismi, sviluppo di rapporti familiari,costituzione di clientele, prestazione di favori checostituiscono il presupposto per ottenere contropartite. Il criterio guida delle azioni di Cosa Nostra èl'utilitarismo. Tutto ci che giova all'organizzazione si devefare. Tutto ci che la danneggia o può, eventualmente,danneggiarla severamente proibito. Cosa Nostra non ha convincimenti politici; usa il votosecondo le convenienze concrete. In Sicilia avrebbe votato percandidati di tutti i partiti politici tranne MSI e PCI. Nel1987, in molti quartieri di Palermo, avrebbe deciso di votareper candidati del PSI e del Partito radicale, senza intese conquesti partiti, al solo fine di segnalare in modo evidentealla DC che la riteneva responsabile di un irrigidimento,rispetto al passato, della lotta contro la mafia. Durante i processi di particolare importanza vige lapax mafiosa. Nelle carceri gli &quot;uomini d'onore&quot; sonogaranzia di ordine. L'esecuzione di condanne e vendette, salvocasi eccezionali, si compie quando non sono in corso processirilevanti e fuori delle carceri. Pag. 1805 All'utilitarismo si ispirano regole e comportamentialtrimenti inspiegabili(18). 26. Importante per l'organizzazione mafiosa è il

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prestigio, il rispetto degli altri, aderenti e non,all'organizzazione. Il prestigio il connotato dell' &quot;uomod'onore&quot;, gli consente di esercitare il comando nei confrontidi chi gli sottoposto e di influire sulla collettività che glista attorno. In una tradizione storica, come quella siciliana,dove grande peso hanno l'esercizio del potere personale ed isegni esteriori che lo accompagnano, la ricerca del prestigiodiventa essenziale per un'organizzazione che tende a svolgereuna funzione egemonica nei confronti dell'ambiente. 27. In Cosa Nostra l'aggressione alle persone o alle coseha tradizionalmente la stessa funzione residuale che hanno laminaccia e l'esecuzione della sanzione negli ordinamentilegali. Cosa Nostra cerca di realizzare i propri obbiettivicon il consenso; ma poi usa la violenza se quel consenso nonprestato e, in ogni caso, quando viene messa in pericolo,dall'interno o dall'esterno, la sua leadership. Verso la finedegli anni 70, ad esempio, Cosa Nostra decise di sviluppareuna reazione contro appartenenti alle forze dell'ordine percontrastare una fase di particolare efficacia. Questa reazionesi svilupp lungo due direttrici: l'intimidazione prima el'eliminazione poi di quei funzionari che non si fosseropiegati. Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo,venne ucciso perché non si era piegato(19). 28. Essenziale per Cosa Nostra è il controllo delterritorio; serve per svolgere impunemente ogni sorta ditraffico; serve a conoscere e prevenire le manovre degliavversari, ad esercitare dominio sulle popolazioni, apraticare le estorsioni, a presentarsi come autorità che tuttoconosce e tutto può. Un capomafia senza territorio è come unre senza regno. Esempi relativi all'esigenza di riaffermare, anche&quot;ideologicamente&quot;, il dominio territoriale non mancano. Leestorsioni, ad esempio, sono una grande fonte di accumulazionee sono in grande espansione. Dei proventi delle stessebeneficiano, però, anche soggetti che hanno---------- (18) Il criterio per il quale l'&quot;uomo d'onore&quot; non deveavere stabili relazioni extraconiugali non risponde a principidi carattere moralistico. Risponde, invece, all'esigenza dievitare che una delle due donne sentendosi tradita, abbia adenunciare l'uomo alla polizia (cfr. dichiarazioni di GaspareMutolo davanti alla Commissione, nel corso dell'audizione del9 febbraio 1993, p. 1238-9 del resoconto stenografico).Nell'eliminazione degli avversari lo strangolamento èpreferito all'uso di arma da fuoco perché lascia meno tracce.La vittima è avvicinata da persone che crede di sua fiducia,si allontana tranquillamente dal domicilio, è condotta inluogo idoneo all'eliminazione, viene quindi eliminata senzalasciare le tracce tipiche dell'arma da fuoco. I familiari chel'hanno vista allontanarsi tranquillamente non denuncianoimmediatamente la scomparsa e lanciano inconsapevolmente agli

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assassini il tempo di far sparire il corpo, mentre le indaginisi avviano con notevoli ritardi (ibid., pag. 1275). (19) Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermovenne ucciso il 21 luglio 1979 dopo aver scoperto le prove deltraffico di stupefacenti tra Palermo e gli USA; in particolareaveva scoperto che l'eroina veniva raffinata a Palermo edinviata negli Usa. Gli successe il dr. Contrada, la cuigestione, secondo il provvedimento restrittivo della libertàpersonale, confermato dalla Corte di cassazione, sarebbe statafortemente condizionata da Cosa Nostra. Pag. 1806una posizione patrimoniale più che florida solo per ribadireil proprio dominio territoriale. La famiglia Madonia, operantea Palermo, nel quartiere di Resuttana, è particolarmentericca, ma non trascura di dedicarsi anche alle estorsioniproprio per manifestare un pieno controllo del territorio. Conmalcelato orgoglio il collaboratore Leonardo Messina hariferito alla Commissione che nell'ambito del suo territorionon si &quot;posava vugghia&quot;, non si metteva cioè neanche un agoper terra, senza autorizzazione della sua famiglia(20). Gli organi di Cosa Nostra si distinguono in relazione alterritorio sul quale esercitano la propria attività; il&quot;governo&quot; del territorio rivela il capo autorevole e lafamiglia rispettata; una delle trasgressioni più gravi, primadell'arrivo dei corleonesi, che hanno stravolto le regoleoriginali di Cosa Nostra, era la commissione di un delittosenza informare preventivamente la famiglia insediata in quelterritorio. 29. Cosa Nostra estende la propria attività a nuovimercati poiché la mondializzazione dell'economia porta con sè,inevitabilmente, anche l'espansione delle attività criminalicollegate al traffico delle merci ed allo spostamento dellepersone. Già esistono segnali rilevanti della sua espansioneverso l'Est, documentati dal moltiplicarsi in quei Paesi diiniziative apparentemente commerciali a cura di appartenenti agruppi mafiosi italiani(21). Ma vanno decisamente contrastate quelle ipotesiinterpretative secondo le quali saremmo in presenza di una&quot;mondializzazione&quot; della mafia, di un allentamento cioè deisuoi rapporti con il territorio siciliano e con la città diPalermo per effetto dell'espansione in aree nuove. Questeipotesi sono smentite dai fatti. Risulta dalle indagini incorso che Cosa Nostra opera attivamente in Sicilia e checonsidera i Paesi dell'Est non nuova madrepatria, ma nuovearee di sfruttamento. Cosa Nostra segue un modello diespansione coloniale e non un modello di trasferimentomigratorio. D'altra parte già nel passato, quando sono mutatele aree dalle quali ha tratto le sue principali risorse, nonc'è stato un abbandono del territorio. Così è accaduto tantocon la trasformazione da mafia agricola a mafia urbana, acavallo tra gli anni '50 e gli anni '60, quanto con latrasformazione da mafia dei suoli urbani a mafia degli

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stupefacenti, tra gli anni '70 e gli anni '80. La Commissione segnala il pericolo politico di questatesi: se si dovesse ritenere, contrariamente ai fatti, che lamafia non ha più sede a Palermo e in Sicilia, si allenterebbela pressione che oggi è in atto con buoni risultati neiconfronti dei livelli militari della mafia. Dietro l'alibidell'avvenuto trasferimento altrove dei centri di interesse diCosa Nostra, potrebbero agevolmente svilupparsi i rapportidella mafia con nuove e vecchie formazioni politiche. Invece Palermo e la Sicilia restano il territorio di CosaNostra. Non a caso nella capitale dell'Isola, cuore politicodella Regione e punto di snodo delle ingenti risorsefinanziarie regionali e statali, Cosa Nostra ha realizzato emantiene una struttura di controllo del territorio nonrinvenibile in nessun'altra realtà locale.---------- (20) Cfr. res. sten. del 4 dicembre 1992 pag. 523. (21) Cfr. resoconto stenografico dell'audizione del gen.Pucci, direttore del SISMI, seduta del 12 gennaio 1993. Pag. 1807 A Palermo, infatti, contrariamente ad altre località,dove Cosa Nostra è rappresentata da una sola &quot;famiglia&quot;,l'organizzazione mafiosa è presente con una molteplicità di&quot;famiglie&quot; che si sono suddivise la città in modo da nonlasciare scoperto e incontrollato nessun pezzo di territorio.Questa centralità è ribadita da tutti i collaboratori dellagiustizia. 30. Cosa Nostra considera indispensabile l'impunità.L'impunità consente di azzerare il rapporto costi-beneficinell'attività criminale, il segno visibile del prestigiodell'uomo d'onore, rende evidente la sua capacità dicondizionare l'attività dello Stato. L'impunità presenta variaspetti: non essere perseguiti per attività criminali, essereassolti o essere condannati a pene risibili, godere ditrattamenti particolarmente privilegiati in carcere, nonessere arrestati nonostante si sia destinatari diprovvedimenti restrittivi della libertà personale. L'impunitàsanziona il carattere di &quot;Stato nello Stato&quot; che Cosa Nostratende ad assumere; se non si è puniti dallo Stato è segno chesi o più forti dello Stato o riconosciuti e legittimati daipubblici poteri. Esiste una vera e propria strategia di Cosa Nostra per ilconseguimento dell'impunità in tutte le forme possibili. Ilmetodo principale è l' &quot;aggiustamento dei processi&quot;,l'intervento cioè su magistrati e su giudici popolari al finedi ottenere provvedimenti favorevoli(22). Questo interventocompiuto con tutte le modalità possibili, dall'avvicinamentocauto e confidenziale, alla minaccia, sino all'omicidiopunitivo-preventivo, che è eseguito per eliminare unavversario ed intimidire tutti quelli che si trovano nella suacondizione. Così è avvenuto per il dr. Antonino Saetta che aveva fama

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di persona integerrima, ucciso il 25 settembre 1988 perritorsione dopo le condanne inflitte dalla Corte d'Assise dalui presieduta nel processo (ma in altra fase ed altro grado)per l'assassinio del capitano Basile(23), Comandante dellaCompagnia dei Carabinieri di Monreale. Nella relazione della Giunta per le autorizzazioni aprocedere della Camera dei Deputati, relativa al deputatoCulicchia si riferisce un episodio particolarmente grave, checonferma quanto dichiarato dai collaboratori. &quot;...il dottor Salvatore Scaduti nella qualità dipresidente della Corte d'Assise d'appello incaricata delgiudizio... in sede di rinvio (dopo che la prima sezionepenale della cassazione aveva annullato la---------- (22) Su questo punto concordano tutte le deposizioni deicollaboratori della giustizia che trovano purtroppo riscontronell'impunità di cui ha goduto per lunghi anni CosaNostra. (23) Il processo Basile ha una storia assai particolare.Il 23 febbraio 1987 la prima sezione penale della Cassazioneannulla le condanne inflitte per l'omicidio del capitanoBasile; sostenendo, con una brusca innovazionegiurisprudenziale che l'omissione ad un solo difensore(avendolo ricevuto tutti gli altri) dell'avviso del giornodell'estrazione a sorte dei giurati comportava nullitàassoluta. Successivamente, il 27 giugno 1987, le sezioni uniteristabiliscono la precedente giurisprudenza, ma ormail'annullamento era stato pronunciato. Gli sviluppi sonotragici. La Corte d'Assise d'Appello, presieduta dal dr.Saetta, ricondanna gli imputati (tra i quali il potente gruppodei Madonia di Resuttana). Il presidente Saetta viene uccisoil 25 settembre 1988, mentre comincia a circolare il suo nomecome probabile presidente per l'appello relativo almaxiprocesso. La prima sezione della Cassazione annulla dinuovo il 7 marzo 1989 la sentenza di condanna, questa voltaper difetto di motivazione. Recentemente gli imputati sonostati condannati con sentenza divenutadefinitiva. Pag. 1808sentenza di condanna redatta dal dr. Saetta, n.d.r.)riguardante l'omicidio del capitano dei carabinieri Basile, fuavvicinato, alla vigilia della Camera di Consiglio, dal notaioPietro Ferraro che avrebbe esercitato una velata ma pesanteintimidazione su di lui su incarico di un politico|P'trombato|P' a nome Enzo, di area manniniana (potrebbeappunto trattarsi del deputato Vincenzo Culicchia. n.d.r.);sulla base di tale elemento e sul fatto che tale politicodovesse essere vicino ad ambienti massoni, giacchél'intervento sul magistrato implicava anche un appositoquesito circa l'appartenenza del medesimo alla massoneria, sipuò ritenere fondato a giudizio degli inquirenti ilcollegamento con l'on. Culicchia, la cui vicinanza ad ambienti

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massonici emergerebbe da una serie di risultanzeprobatorie&quot;(24). Cosa Nostra era riuscita ad &quot;avvicinare&quot; alcuni giudicipopolari; ma gli imputati furono egualmente condannati(25).Precedentemente lo stesso dr. Saetta aveva presieduto la Corted'assise d'appello di Caltanissetta che aveva condannatoall'ergastolo i fratelli Greco per l'omicidio Chinnici. Sitrattava perciò di un magistrato sicuramente impermeabile aqualsiasi influenza, che per Cosa Nostra non avrebbe dovuto inalcun modo presiedere l'appello del maxiprocesso. E' statoquesto il primo omicidio di un magistrato componente di uncollegio giudicante, e ne è derivato un esteso effettointimidatorio. La composizione dei collegi giudicanti nei più graviprocessi di mafia è un problema di soluzione non facile. Peril primo grado del maxiprocesso, si fece ricorso ad unpresidente di sezione che veniva dal civile, il dr. Giordano,che diresse ottimamente il dibattimento, perché i presidentidelle sezioni penali che avrebbero dovuto dirigere ildibattimento, per diversi motivi, erano risultatiindisponibili. E' doveroso segnalare che difficoltà altrettanto gravi siincontrano oggi per la composizione della Corte d'assised'appello che dovrà giudicare in sede di rinvio dallaCassazione un gruppo di imputati accusati, tra l'altro,dell'omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. 31. L'impunità per lunghi anni stata una condizionenaturalmente acquisita da Cosa Nostra. Alcuni collaboratori(26) hanno riferito dei rapporti cheCosa Nostra aveva, tanto a Catania quanto a Palermo, conappartenenti alle forze di polizia e ufficiali deicarabinieri, che rivelavano loro in anticipo notizie suidestinatari dei mandati di cattura, favorendone la fuga. Neiconfronti del dr. Bruno Contrada, già capo della squadramobile di Palermo, è stato spiccato provvedimento restrittivodella libertà personale, confermato dalla Corte di Cassazione,nella cui motivazione si ipotizza che egli, dopo l'omicidiodel capo della squadra mobile di Palermo, Boris Giuliano(1979), fosse divenuto &quot;permeabile&quot; a pressioni o influenzemafiose.---------- (24) Camera dei Deputati, XI Leg., Relazione della Giuntaper le autorizzazioni a procedere. Doc. IV 1/A, p. 4. (25) Audizione di Leonardo Messina davanti allaCommissione Parlamentare Antimafia, 4 dicembre 1992, p. 558 eGaspare Mutolo, 9 febbraio 1993, pp. 1277-1279. (26) Audizioni di Calderone, 11 novembre 1992, p. 302;Mutolo, 9 febbraio 1993, pp. 1247, 1248-1252,1253-1262-1270. Pag. 1809 I mafiosi hanno tradizionalmente goduto in carcere ditrattamenti privilegiati. Erano destinati preferibilmente

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all'infermeria, avevano ampio spazio di manovra in cambio diun contributo al mantenimento dell'ordine nell'istitutopenitenziario; nell'Ucciardone potevano addiritturaincontrarsi con latitanti, scambiare messaggi con l'esterno,avere a disposizione cibi e bevande di particolareraffinatezza sino a disporre di una vera e propriadispensa(27), godere di misure premiali anche quando non nericorrevano i presupposti. Infine, le latitanze. E' stata sempre considerata unasingolare anomalia quella delle latitanze pluriennali dipericolosi criminali che, peraltro, sembrava vivessero nellapropria citt e, a volte, nel proprio quartiere. La Commissioneha constatato che la latitanza, infatti, si organizza nelproprio territorio o in quello di famiglie amiche perché ilradicamento sociale permette al latitante di nascondersimeglio, di evitare delazioni, di essere tempestivamenteavvisato da tutto il quartiere in caso di operazioni diPolizia. Ma per lunghi periodi è mancato l'impulso politicoper la cattura dei latitanti. Solo nel luglio 1992 ilMinistero dell'interno (Ministro l'on. Scotti) ha stabilito laripartizione tra le forze di polizia dell'attività di ricercadei singoli latitanti, potenziando i gruppi specializzati,proposta che in Parlamento era stata avanzata da alcuni anni.Dall'esame dei dati emerge che i latitanti sono arrestati, ingenere, dopo i grandi omicidi, e che un'alto numero dilatitanti per mafia arrestato presso la propria abitazione,segno evidente di un'attenzione non continuativa al problema. Buscetta durante la latitanza aveva abitato presso lacasa del figlio ad un indirizzo noto tanto all'autoritgiudiziaria quanto all'autorità di polizia, dove nessuno siera mai recato a cercarlo(28). Mutolo abitava nel proprio quartiere, a pochi metridall'indirizzo anagrafico, mandava i figli alla scuola delproprio quartiere, fornendo agli insegnanti il proprioindirizzo ed il proprio numero di telefono(29). Vanno condotte e sollecitate approfondite indagini suquesti ed altri numerosi episodi che denotano graviresponsabilità da parte degli organismi cui spettava ilcompito della cattura dei latitanti. Ha fortemente inciso sull'impunità il permanere deglistessi appartenenti alle forze dell'ordine per molti anninello stesso quartiere o nello stesso paese. Le precedentiCommissioni antimafia hanno frequentemente segnalato come unlimite all'efficacia dell'azione repressiva la lungapermanenza in sede di sottufficiali, che nello stesso paeseavevano la caserma e la famiglia e che potevano essere indottiper questa ragione a preoccuparsi più dell'ordine pubblico,dell'assenza cioè di eclatanti manifestazioni di disordine,che della lotta alla mafia. Le generalizzazioni sono fuor diluogo, ma non c' dubbio che questo stato di cose non agevolala repressione, contribuisce al clima di &quot;coabitazione&quot;,lascia soli ed esposti i servitori leali dello Stato.

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Gaspare Mutolo ha confermato le preoccupazioni delleprecedenti commissioni antimafia. Sulle &quot;latitanzedomiciliari&quot;, così rispondeva: &quot;Guardi, quando parlo di latitanti mi riferisco, almenoper la zona di Palermo, al fatto che ci sono paesini dove c'èil maresciallo dei carabinieri. Ci pu essere pure ilcommissariato di Palermo. Per un---------- (27) Audizione di Gaspare Mutolo davanti alla CommissioneParlamentare, 9 febbraio 1993, p. 1303 ss. (28) Audizione Tommaso Buscetta, 16 novembre 1992, pp.365-366. (29) Audizione Gaspare Mutolo, 9 febbraio 1993, pp.1234-1235-1260. Pag. 1810discorso ambientale, noi i carabinieri non li toccavamoperché erano persone che abitavano là cioè vivevano con inostri amici e parenti. A noi non ci conoscevano, non che noili salutavamo. Se io incontravo il maresciallo non gli dicevo&quot;buongiorno&quot;; voltavo la faccia e il discorso era chiuso.L'unica preoccupazione poteva essere la polizia di Palermo, sequalche pattuglia sprovvedutamente si allontanava, passava dauna certa zona e magari ci incontravamo con le macchine. Anchein questo caso prima di tutto era difficile conoscerci e poisi trattava sempre di zone dove, anche se venivano trepoliziotti a fare un certo pattugliamento e vedevano unamacchina con delle persone a bordo, pure se vedevano che eraun latitante non che si fermassero.... Quando si sapeva chec'era qualche personaggio scomodo, si cercava di eliminarlo,si eliminava... se c'era uno che eccedeva nelle indagini enella ricerca dei latitanti, si sapeva e si eliminava. Ci fuun certo Aparo(30) che per esempio stato ucciso perché lochiamavano il segugio, perché andava sempre cercando ilatitanti. Ed stato ucciso.&quot;(31). 32. L'impunità per Cosa Nostra ha un rilievo di granlunga superiore alla naturale speranza che hanno i criminalidi sfuggire alla responsabilit penale per i delitti commessi.Prima ancora di salvaguardare posizioni di singoli, confermala potenza complessiva dell'organizzazione, la legittima agliocchi dei cittadini, ridicolizza la funzione dello Stato.Perci si tratta di una necessit strutturaledell'organizzazione, che conferisce il crisma di &quot;legalitàmateriale&quot; alle sue operazioni. L'impunità la principalepreoccupazione di Cosa Nostra. &quot;In tal modo si comanda meglio e si acquista un certocarisma. Infatti chi riesce a far annullare un processoacquista agli occhi degli uomini d'onore un grandeprestigio&quot;(32). Proprio il carattere costitutivo che l'impunità ha perCosa Nostra spiega lo spasmodico interesse con cuil'organizzazione persegue questo obiettivo e le profferte dicoloro che mirano al suo appoggio.

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Il primo manifesto per il separatismo, movimento cheaspirava a conquistare il consenso di Cosa Nostra, pubblicatoclandestinamente a Catania nel 1942, ritornava più volte sultema del &quot;perdono&quot;: &quot;La nuova storia della Sicilia libera e indipendentedovrà ricominciare sotto il segno della concordia e delperdono. Noi dimenticheremo tutte le colpe che sarannoriscattate con un comportamento degno di siciliani... Guai achi tradisce!... Il passato sarà dimenticato nonl'avvenire&quot; (33).---------- (30) Filadelfo Aparo, maresciallo della pubblicasicurezza, ucciso a Palermo attorno l'11 gennaio del 1979. (31) Cfr. resoconto stenografico del 9 febbraio 1993, p.1270. In senso conforme cfr. anche Messina in res. sten. 4dicembre 1992, pp. 532 e 608, Calderone in res. sten. 11novembre 1992, p. 329. (32) Cfr. res. sten. audizione Antonino Calderone, 11novembre 1992, p. 301. (33) Il testo è pubblicato in Filippo Gaja. L'esercitodella lupara, II ed., Milano, pag. 381 ss. Pag. 1811 Quando l'organizzazione decise di farsi coinvolgere neltentativo di colpo di Stato di Junio Valerio Borghese(dicembre 1970), chiese, ed ottenne, come unica contropartital'impunità. &quot;Agivamo così per farceli amici e perché ci promisero cheavrebbero revisionato i processi di Liggio, Rimi e qualchealtro. Naturalmente non ci garantivano che poi avremmo potutoeffettuare omicidi a nostro piacimento, poiché vi sarebbecomunque stata una legge. Intanto però si potevano revisionarei processi,&quot;(34) spiega Antonino Calderone alla Commissione,quando espone le ragioni dell'interesse di Cosa Nostra altentativo di colpo di Stato di Valerio Borghese. Ancora oggi Cosa Nostra potrebbe essere interessata,secondo il collaboratore Messina(35), a forme di accentuataautonomia della Sicilia anche per poter meglio influire suiprocessi; &quot;logicamente sarebbe un fatto positivo&quot; ha rispostoMutolo (p. 1256) ad una domanda che riguardava la costituzionedi Corti regionali di Cassazione. 33. Per quanto sinora noto, i rapporti con esponentipolitici nazionali erano prevalentemente finalizzatiall'impunit attraverso l' &quot;aggiustamento&quot; dei processi inCassazione. In realtà un'analisi a campione conferma che nel passato,in molti casi, i processi non sono neanche cominciati o sisono conclusi positivamente per gli imputati mafiosi già inprimo grado e in appello. Alcuni di quegli imputati potevanoessere effettivamente innocenti. Tuttavia il risultatopreoccupante è quello complessivo e cioè l'impunitàgeneralizzata. Più recentemente, a partire dalla metà deglianni 80, è stato chiamato in causa l'operato della prima

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sezione penale della Cassazione e del suo presidente, dottorCorrado Carnevale(36). A carico del dott. Carnevale(37) è in corso presso il CSMun procedimento per il trasferimento d'ufficio in baseall'articolo 2 della legge sulle guarantigie. Gli sono statecontestate non valutazioni---------- (34) cfr. audizione Antonino Calderone, cit. p. 300. (35) cfr. res. sten. del 4 dicembre 1992, pp. 522-523,556 ss., 585, 599, 608, 611. (36) &quot;(Carnevale) per noi era una personaintelligentissima; alla quale andava tutta la nostraammirazione; c'era anche qualche movimento di avvocati checonsigliava gli altri sulla linea da adottare. In noiprevaleva principalmente l'idea che egli fosse una personamolto intelligente; scaltra e furba in cui un avvocato...amico del giudice Carnevale, poteva ascoltare, &quot;assorbire&quot;chiarimenti sul processo&quot;, audizione di Gaspare Mutolo, cit.,pag. 1298. (37) Il dott. Carnevale, inoltre, è oggetto di unprocedimento disciplinare perché imputato &quot;del reato p.p.degli articoli 81 c.p.v., 110 c.p., 237-228 r.d. 16.3.1942n.267 e D.L. 30.1.1979 n.26 conv. in L. 3.4.1979 in L.3.4.1979 n.95 perché, con più azioni esecutive di un medesimodisegno criminoso, nella qualità di Presidente del Comitato diSorveglianza del |P'Gruppo Lauro|P' in AmministrazioneStraordinaria, in concorso con De Luca Flavio, qualeCommissario straordinario del suddetto Gruppo e di PianuraSalvatore e Buontempo Eugenio, quali legali rappresentantidella |P'Starlauro S.p.a.|P', esorbitando dalle funzioniistituzionalmente e normativamente attribuitegli, inparticolare, partecipando direttamente alla trattativa incorso per la vendita della |P'Flotta Lauro|P', determinava lecondizioni di cessione della flotta stessa ed induceva il DeLuca alla stipula o comunque alla sottoscrizione, prima di uncontratto preliminare di vendita della |P'Flotta Lauro|P'contenente modifica (in particolare l'accollo del T.F.R. daparte dell'acquirente in conto prezzo) rispetto allecondizioni del bando d'asta e deroghe rispetto alle condizioniministeriali in materia e, poi, di un contratto definitivoulteriormente modificativo delle condizioni del bando d'asta edel preliminare, riguardo Pag. 1812interpretative, che sono insindacabili, ma gravi errori difatto che si sono risolti in vantaggi di rilievo per imafiosi. Tra gli allegati della comunicazione del CSM sienucleano elementi specificamente relativi a gravi processi dimafia: * &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenza n.674dell'11.2.1991 (ricorr. Agate Mariano 42: si dispone lascarcerazione, con altri, anche di tal Lucchese Giuseppe, peril quale invece i termini di custodia cautelare non erano

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scaduti)&quot;; ** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenza n.2288del 5.7.1990 (ricorr. Cardone Antonio: erronea individuazionedi termini processuali senza tener conto di timbri datari e didate di spedizione di avvisi, dandosi poi luogo adannullamento di ordinanza del Tribunale di riesame diNapoli)&quot;; *** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenza n.147del 18.2.1991 (ricorr. Parisi Salvatore: omesso esame di attiin ordine alla tempestività dell'eccezione di nullità deldecreto di irreperibilità, ritenuta invece non tempestivamenteproposta)&quot;; **** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzan.1571 del 1.6.1990 (ricorr. Tagliavia: omesso esame di atti -dichiarazione del pentito Mannoia - invece facenti parte delleallegazioni del P.M.)&quot;; ***** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzan.1779 del 18.6.1990 (ricorr. Denaro Antonio Rosario: erroneaindividuazione del termine processuale di cui all'articolo 309cpp)&quot;; ****** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzan.1781 del 18.6.1990 (ricorr. Ciotta Giuseppe: erroneaindividuazione del termine processuale di cui all'art. 309cpp)&quot;; ******* &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzadel 18.6.1990 (ricorr. Bartolo Giuseppe: erroneaindividuazione del termine processuale di cui all'art. 309cpp)&quot;;----------alle modalità di pagamento, al numero di dipendenti daassumere ed allo stesso ammontare del prezzo contrattoconcluso nonostante le avvenute violazioni da parte delpermittente-acquirente di obblighi assunti (in particolare,costituzione di un fondo di lire 1 miliardo per spesecorrenti, controllo da parte del commissario degli atti digestione, e la mancata definizione dei conti finali dellagestione interinale, dell'ammontare del. T.F.R., nonché dellaquestione dell'attribuibilità delle spese per bunker, olii,combustibili ed altro relativo alle navi oggetto dellacessione, prendeva in tal modo interesse privato in attid'ufficio, assicurando a Buontempo e Pianura condizionicontrattuali più favorevoli di quelle contenute nel bandod'asta e nel preliminare e consentendo agli stessi Buontempo ePianura di non pagare fino ad oggi il corrispettivo dellacessione. In Napoli il 21.4.1987 ed il 26.9.1987&quot;. Così siesprimeva il Ministro Martelli nell'atto di eserciziodell'azione disciplinare. &quot;Osservo che la Corte, nel motivareil provvedimento con il quale dispone il giudizio, dopo averposto in rilievo che la vendita della flotta Lauro fu condottacon modalità tali da rivelarsi un affare dannoso perl'economia pubblica e per i creditori, ha conclusivamenteritenuto che nelle censurabili condotte ascritte ad altri

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soggetti, già condannati con sentenza di primo grado inseparato procedimento relativo alla stessa vicenda, non puòescludersi il concorso del dottor Carnevale, tenuto conto delruolo di assoluta preminenza ad esso conferito nell'ambito delComitato di Sorveglianza. Nei confronti del medesimomagistrato - ed in ragione dell'obbiettiva gravità dei fatticontestati - ho formulato richiesta, in data 2 febbraio 1993,di sospensione delle funzioni e dello stipendio, ai sensidell'art. 31 del R.D.L. 31 maggio 1946 n.511. Ritengo che ildott. Carnevale, con il comportamento sopra descritto, abbiagravemente mancato ai propri doveri rendendosi immeritevoledella fiducia e della considerazione di cui il magistrato devegodere, così compromettendo il prestigio dell'ordinegiudiziario&quot;. Pag. 1813 ******** &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzan.1942 del 3.6.1986 (ricorr. Greco Michele ed altri: erroneaindividuazione del decisivo orario del fatto-reato)&quot;; ********* &quot;procedimento penale di cui poi alla sentenzan.1363 del 21.5.1990 (ricorr. Argano Gaspare ed altri: omessavalutazione di aggravante ad effetto speciale per ilricorrente Vernengo Ruggero contenuta in imputazione, inrelazione al termine di durata della custodia cautelare)&quot;. Il CSM, come già detto, ha deliberato che per la Corte dicassazione valgano i criteri di predeterminazione dellecomposizioni dei collegi (cosiddette tabelle): tuttavia nelcorso del forum con le direzioni distrettuali antimafia èstato comunicato alla Commissione che da un'indagine ispettivacondotta dal Ministero risulta che per la prima sezione lapredeterminazione delle tabelle comunicate al CSM è stataderogata in misura statisticamente oscillante dal 50 per centoal 71 per cento. Ciò significa che i collegi giudicanti in unelevato numero di casi erano costituiti in modo nonrispondente alle regole prefissate. Intervenendo su unarelazione del sen. Brutti, che ha ribadito la necessità delrispetto di criteri oggettivi per la composizione dei collegidi tutte le sezioni della Cassazione, il Ministroguardasigilli Conso così rispondeva: &quot;Sono lieto di informare che la commissione istituita dalmio predecessore (il Ministro Martelli, n.d.r.) con lafinalità di studiare i problemi relativi all'attività e alfunzionamento della Corte di Cassazione, aveva già inseritonel programma dei suoi lavori le questioni relative al modo incui prevenire tutti gli aspetti che potrebbero esserediscutibili sul piano della composizione dei collegi... lastrada è già imboccata e potrà presto condurre ad unaconclusione importante&quot;(38). La Commissione non può soffermarsi sulle specificheresponsabilità individuali, perché esse integrano ipotesi dicarattere penale e disciplinare, che non sono di suacompetenza. I nomi dei funzionari, dei militari e deimagistrati che avrebbero ceduto alle pressioni mafiose sono

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stati trasmessi alle autorità competenti al fine di esperiregli eventuali giudizi di responsabilità. E' opportuno che inomi dei politici vengano comunicati ai segretari deirispettivi partiti. In ogni caso la Commissione ritiene inopportuno, inquesta fase, che procedimenti penali concernenti dichiarazionidi collaboratori della giustizia che hanno chiamato in causala prima sezione penale della Cassazione vengano affidati allastessa sezione o comunque a magistrati che abbiano partecipatoalle decisioni oggetto di contestazione. Nell'ordine giudiziario importante non solo essere maanche apparire indipendenti, tanto che previstol'allontanamento dalla sede del magistrato che non per suacolpa abbia perso la considerazione e la stima dei cittadinidel luogo. Sino a quando non verrà accertata la verità,decisioni favorevoli agli imputati, nei casi indicati,potrebbero---------- (38) Cfr. res. sten. audizione Ministro Conso, 23febbraio 1993, p. 1366. Pag. 1814essere considerate la riprova della verità delle accuse o iltentativo di togliere credito agli accusatori; decisionicontrarie agli imputati potrebbero essere considerate fruttodel timore di dar corpo ai sospetti di connivenza. L'altafunzione costituzionale della Corte di Cassazione deve esseremessa al riparo da simili pericoli. E' in ogni caso dovere della Commissione informare ilParlamento che responsabilità gravi di alcuni magistrati e dialcuni appartenenti alle forze dell'ordine esistono e sonostate determinate o da viltà o da corruzione o dasuperficialità o da condivisione degli interessi di CosaNostra. Esse non hanno solo salvaguardato posizioni di singolicriminali, ma hanno rafforzato tutta l'organizzazione mafiosache apparsa in grado di condizionare l'operato degli organidello Stato. L'individuazione e la severa punizione di questeresponsabilità un capitolo essenziale della lotta dellademocrazia contro Cosa Nostra, per dimostrare nei fatti alPaese e agli ambienti mafiosi che non sono più tollerate lecollusioni di un tempo e che non esiste più l'impunità comeregola per Cosa Nostra. 34. Cosa Nostra ha una propria strategia politica.L'occupazione e il governo del territorio in concorrenza conle autorità legittime, il possesso di ingenti risorsefinanziarie, la disponibilità di un esercito clandestino e benarmato, il programma di espansione illimitata, tutte questecaratteristiche ne fanno un'organizzazione che si muovesecondo logiche di potere e di convenienza, senza regole chenon siano quelle della propria tutela e del proprio sviluppo. La strategia politica di Cosa Nostra non è mutuata daaltri, ma imposta agli altri con la corruzione e con laviolenza.

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Cosa Nostra si occupa anche di fatti politici nazionali;può perciò intrecciare le proprie azioni agli interessi dialtri gruppi. E' ormai noto che l'organizzazione fu contattata tramiteesponenti della massoneria per la partecipazione al tentativodi colpo di Stato messo in opera da Junio Valerio Borghese neldicembre 1970. Ma è emerso anche che Cosa Nostra, nel 1970fece esplodere molte bombe a Palermo per preparare il climaidoneo a quel tentativo eversivo. &quot;Dovevamo scassare lacredibilità del Governo italiano&quot; dirà Buscetta(39). Discusse dell'opportunità di aiutare le ricerche dellaprigione ove era sequestrato Aldo Moro. Decise poi di nonintervenire; forse perché le sembrò non convenienteimmischiarsi in una questione dalla quale riteneva di nonpoter trarre particolare utilità e che era comunquecontroversa. Il finanziere Sindona tornò in Sicilia, nel 1979, pareper saggiare le disponibilità di Cosa Nostra ad un &quot;colpo&quot;separatista, appoggiandosi a personalità massoniche del postoe ad alcuni &quot;uomini d'onore&quot;. Lo sostennero, in particolare, imassoni aderenti al C.A.M.E.A (Centro Attività MassonicheEsoteriche Accettate) di cui era autorevole esponente JosephMiceli Crimi, il medico che, d'accordo con Sindona, lo ferì alfine di simulare meglio il sequestro di persona. Sembra che Cosa Nostra non sia rimasta estranea allevicende del Banco Ambrosiano e che anzi una delle causedell'omicidio di Roberto Calvi possa essere stata ladilapidazione del danaro lasciatogli in deposito daorganizzazioni mafiose.---------- (39) cfr. res. sten. audizione Tommaso Buscetta, 16novembre 1992, pp. 368, 396. Pag. 1815 Gli omicidi politici, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, diPier Santi Mattarella e di Pio La Torre sembrano andare oltrela comune azione di mafia, proprio per la personalità degliassassinati, per i progetti che essi perseguivano.Íh10.5Ï Aproposito di La Torre Buscetta dirà: &quot;... non è vero che si vuole ammazzare perché quellomerita di essere ammazzato: è un mezzo. Pio La Torre stavafacendo la legge antimafia per il sequestro dei beni; va beneallora l'ammazziamo tanto... l'ammazziamo per questa ragionepoi vediamo se...&quot;(40). E a proposito dell'omicidio del generale Carlo AlbertoDalla Chiesa, lo stesso Buscetta precisa, con il linguaggioallusivo che gli è proprio: &quot;(L'attività antimafia di Dalla Chiesa n.d.r.) era unproblema, ma non era un problema tale da arrivare al punto diammazzarlo pubblicamente insieme alla moglie&quot; (p. 419). &quot;... Cercare (cioè uccidere, n.d.r.) Dalla Chiesa nel1979 non è più un problema mafioso; è un problema che va al dilà della mafia&quot; preciserà Buscetta, informando la commissione

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che già nel 1979 Cosa Nostra aveva chiesto a lui, che eradetenuto nel carcere di massima sicurezza di Cuneo, dicontattare qualche terrorista per sapere se le BR sarebberostate disponibili a rivendicare l'eventuale omicidio delgenerale, compiuto da Cosa Nostra. Il terrorista contattatorespinge l'offerta. E a proposito dell'omicidio di Giovanni Falcone: &quot;Il giudice Falcone è stato ucciso da Cosa Nostra perchéfu uno strenuo lottatore contro la mafia. Strenuo, onesto edignitoso. Però è un mezzo per coprire altre cose, secondo ilmio punto di vista&quot; (p. 377). Buscetta, che è l'uomo più addentro alle logiche di CosaNostra, e che è perciò in grado di offrire attendibili chiaviinterpretative per gli omicidi più rilevanti, disegna unoscenario nel quale Cosa Nostra non prenderebbe ordini danessun altro soggetto ma concerterebbe i fatti più gravi conaltri soggetti: &quot;I mafiosi non prendono ordini, ma possono i mafiosi diread altri noi faremo così&quot;(41), ma aveva chiarito che&quot;un'entità&quot;(42) avrebbe chiesto nel 1979 a Cosa Nostra, cheallora non poteva avere alcun interesse direttoall'omicidio(43), di uccidere il generale Dalla Chiesa. Buscetta, inoltre, apprese dell'assassinio di DallaChiesa tramite la televisione mentre era a Belem in Brasile,con Gaetano Badalamenti. Badalamenti gli avrebbe detto che&quot;qualche uomo politico si era sbarazzato, servendosi dellamafia, della presenza troppo ingombrante...&quot;. A domande dellaCommissione ha precisato che Badalamenti---------- (40) Res. sten. audizione di Tommaso Buscetta, 16novembre 1992, p. 376. (41) cfr. res. sten audizione di Tommaso Buscetta, 16novembre 1992, pag. 377. (42) Audizione Tommaso Buscetta, 16 novembre 1992, p.357. (43) Dalla Chiesa, infatti, iniziò la sua attivitàantimafia il 1^ maggio 1982, il giorno successivo all'omicidiodi Pio La Torre. Pag. 1816fece il nome di uomini politici e che si tratterebbe dipersone attualmente viventi(44). Pippo Calò non ebbe difficoltà, previa informazione allaCommissione provinciale di Cosa Nostra, a contattare ambientidel terrorismo di estrema destra e della camorra perorganizzare l'attentato al rapido 904 (23 dicembre 1984) alfine di deviare dalla mafia l'attenzione dei mezzi diinformazione, dell'opinione pubblica e delle forze di polizia. Nelle settimane precedenti alla strage, grazie alledichiarazioni di Buscetta e di Contorno, e al preciso lavorodegli uffici giudiziari di Palermo, erano stati emessi edeseguiti molti mandati di cattura. Cosa Nostra risponde con lastrage per distogliere dalla mafia l'attenzione dell'opinione

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pubblica. Non è nei compiti della Commissione accertareresponsabilità di carattere giudiziario, nè ricostruire inquest'ottica le vicende soprarichiamate. Ma dal complessodegli elementi di cui la Commissione dispone, rivela lacapacità di Cosa Nostra di intervenire anche nei fattipolitici nazionali(45). Da qui nasce non solo l'esigenza di integrare letradizionali interpretazioni sul ruolo dell'organizzazione, maanche la necessità di portare continuativamente e sino infondo l'azione repressiva nei confronti di Cosa Nostra e deisuoi alleati, per non darle la possibilità, in una fase cosìdifficile per la vita del Paese, di condizionare con laviolenza gli sviluppi politici. &quot;La mafia con l'estendersi del suo potere economico,oltre ad avere allacciato rapporti con altri ambienticriminali, è sempre maggiormente divenuta sensibileall'assetto politico dello Stato... la mafia ha oggi un suoprogetto politico. Chi infatti accumula entrate cheannualmente possono valutarsi... non può essere privo diprogetti politici che assicurino, quanto meno, ilconsolidamento e la tolleranza nel reimpiego di questericchezze.&quot; Scriveva il dott. Piero Vigna, procuratore dellaRepubblica di Firenze, nella requisitoria per la strage del 23dicembre 1984. La capacità di penetrazione del sistema criminale di CosaNostra nasce proprio da questa naturale propensionedell'organizzazione a creare e sostenere condizioni politicheche la favoriscano. La mafia non si augura certo di avere unamagistratura onesta, partiti politici trasparenti elegittimati, un sistema istituzionale impermeabile allecorruzioni e alle collusioni. Al contrario essa operacostantemente per conservare quelle parti del sistemapolitico, economico ed istituzionale che possono esserle utilie più in generale per conservare equilibri politici checonsidera a lei favorevoli. In questo contesto può riproporsi il terrorismopolitico-mafioso. IV 35. Per quali ragioni Cosa Nostra ha potuto svolgere cosìa lungo la sua attività senza essere permanentementecontrastata? per quali ragioni riuscita a sviluppare veri epropri rapporti di integrazione con i pubblici poteri? La spiegazione non può essere costituita soltanto dalleviltà o dai calcoli dei singoli. Troppo duraturi nel tempo,vasti e diffusi sono stati quei rapporti per poter esserefondati su debolezze individuali. Le---------- (44) Res. sten Tommaso Buscetta 11.16.1992 pp. 422-423. (45) Già nel periodo 1943-1950 emerse questa capacità diCosa Nostra; cfr. parr. Pag. 1817

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compromissioni soggettive non sarebbero state di per sésufficienti e non si sarebbero certamente manifestate conquell'ampiezza, quella continuità e quell'efficacia se nonfossero state sostenute da più generali condizioni dicarattere storico-politico. Precise ragioni di carattere storico e politico hannoinfatti favorito, da più di un secolo, i rapporti di CosaNostra con i pubblici poteri, le hanno attribuito unaspecifica e riconosciuta funzione politica, le hannoconsentito di svolgere un ruolo di sostegno ad esperienzepolitiche, a partiti, a uomini politici. Tutto ci ha sinoraimpedito la liberazione del Paese da quei condizionamenti. Edevidente che la sconfitta definitiva di Cosa Nostra passa nonsolo attraverso la punizione delle responsabilità individuali,ma anche attraverso il superamento definitivo delle condizionioggettive che hanno favorito le compromissioni. 36. La relazione di maggioranza della prima commissioneantimafia, depositata il 4 febbraio 1976, descrive con sintesiefficace la funzione politica che la mafia assunse al tempodell'Unità d'Italia: &quot; La mafia... fin dalla sua nascita e con un impegnosempre maggiore nel corso degli anni, si esercit nellacostante ricerca di un intenso, incisivo collegamento con ipubblici poteri della nuova societ nazionale, rifiutando ilruolo di una semplice organizzazione criminale in rivoltacontro lo Stato, o magari interessata soltanto ad una funzionedi supplenza del potere legittimo. Ma se la mafia si rafforzò,grazie ai collegamenti con l'apparato pubblico dello Statosabaudo, lecito supporre che anche il nuovo Stato abbia trattoun preciso vantaggio da questi collegamenti, il vantaggio ciodi garantirsi una facile posizione di dominio, senza esserecostretto ad affrontare il problema scottante di un radicalerinnovamento della societ siciliana. Per realizzare l'Unit -prosegue la relazione - la borghesia nazionale.... non esitòad allearsi in Sicilia con la nobiltà feudale locale edproprio dalla logica di questo accordo e, correlativamente,dall'ostinata opposizione all'autogoverno che nacque e sisviluppò il fenomeno della mafia.&quot; Infatti, conclude la relazione, la nobiltà feudale, inuna condizione di debolezza delle strutture statuali, siavvalse del formidabile potere repressivo della mafia pertenere a bada i contadini e per frenare le rivendicazioniespresse in quegli anni dai fasci dei lavoratori. Questicollegamenti furono essenziali per la mafia che venne coslegittimata e di ciò si avvalse per meglio esercitare ilcontrollo del territorio, delle attivit economiche, delleistituzioni e dei cittadini. 37. Diversa fu la situazione nel corso del regimefascista. Il fascismo si assunse direttamente il compito disalvaguardare gli interessi dei ceti agrari, che nel periodoprecedente erano stati salvaguardati dalla mafia.Coerentemente, il fascismo operò in due direzioni. Sviluppò

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una vasta azione repressiva nei confronti dei livelli militaridella mafia, che non erano tollerati come concorrenti delloStato nell'esercizio di una funzione d'ordine. Cercò diinglobare nel regime dei livelli medio-alti della mafia.Secondo alcune fonti, nelle Pag. 1818importanti elezioni amministrative del 1925, a Palermo, lalista fascista era stata particolarmente votata nei quartieria più alta densità mafiosa ed aveva al suo interno sette bossancora incriminati per associazione per delinquere(46). Lanotizia aveva qualche fondamento. Alcune settimane dopo leelezioni, infatti, il leader fascista di Palermo, Guido Cucco,riferì a Mussolini che la convenienza elettorale avevarichiesto alleanze con &quot;fiancheggiatori non sempredesiderabili &quot;(47). Molti studi sull'epoca riportano lepreoccupazioni di Mussolini di inimicarsi gli agrari con uneccesso di politica antimafia e segnalano i limiti dell'azionedel prefetto Mori, che non giunse a colpire i vertici mafiosi.Tutto il sistema mafioso tornò alla luce in poche settimanedopo la caduta del fascismo. 38. Durante il regime fascista vennero soprattuttoeliminate le intermediazioni parassitarie di carattere mafioso(&quot;i gabelloti mafiosi&quot;) con effetti positivi per i proprietaridei latifondi, che riuscirono a riscuotere affitti più elevatirispetto al passato, in numerosi casi superiori del 100 percento. Peraltro i vantaggi vennero tratti da una sola parteperch gli indici ufficiali tra il 1928 ed il 1935 rivelano unribasso del 28 per cento delle paghe agricole. L'azione antimafia in quest'epoca colpì la manodoperamilitare di Cosa Nostra, ma servì anche a stringere un pattopolitico con il grandi proprietari terrieri; essa fu possibileperché il contenimento delle istanze dei contadini venneeffettuato in prima persona dal fascismo, che surrogò inquesta funzione le famiglie di Cosa Nostra. 39. Cosa Nostra ricompare in Sicilia nel 1943, allavigilia dell'occupazione alleata. Gli Usa si avvalsero deirapporti tra mafiosi italiani o italo americani che erano nelloro territorio e mafiosi che erano in Sicilia per preparareil terreno per lo sbarco. Il caso più noto fu quello di LuckyLuciano, che essendo detenuto, fu contattato dalle autoritàdegli Stati Uniti per saggiare la sua disponibilità a favorirelo sbarco alleato. Luciano si adoperò positivamente. Quindi fuespulso dagli Usa e inizi il suo soggiorno a Napoli. Altrimafiosi detenuti negli Usa seguirono la sua sorte. Questadegli &quot;espulsi&quot; fu una questione posta più volteall'attenzione della prima commissione antimafia, all'internodella quale si rilevò che l'elevato numero degli espulsi dagliUsa, immediatamente dopo la fine della guerra, non poteva checorrispondere ad una ricompensa per il contributo fornitonella preparazione e nell'esecuzione dello sbarco. Dalladocumentazione prodotta a quella Commissione, ed acquista daquesta, risulta che complessivamente i mafiosi espulsi dagli

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Usa nel primissimo dopoguerra furono 65. Una seconda forma di legittimazione, certamente menonecessitata della prima, venne dalla protezione che il governoalleato conferì,, soprattutto nei primi tempi dopo lo sbarco,al movimento separatista, che era l'unica organizzazioneantifascista organizzata in Sicilia, ma con stretti rapporticon la mafia. Nella prima commissione antimafia vennerodepositati i frontespizi di due documenti del consolato---------- (46) C. Duggan, La mafia durante il fascismo, 1986, pag29. (47) C. Duggan, La mafia, cit. p.30. Pag. 1819americano a Palermo, in data 21 novembre 1944 e 27 novembre1944, che avevano come oggetto il primo: &quot;Riunione di capidella mafia con il generale Castellano e la formazione digruppi per favorire l'autonomia&quot; e il secondo: &quot;Formazione digruppi per favorire l'autonomia sotto la direzione dellamafia&quot;. L'ufficio dei servizi strategici americano nelConfidential Appendix II al Report on conditions inliberated Italy n.11, con data 11, gennaio 1944, segnalavache: &quot;I leaders principali del partito separatista, sipotrebbe dire addirittura la quasi totalità dei suoi aderenti,provengono dalle seguenti categorie: 1) l'aristocrazia... 2) igrandi proprietari fondiari latifondisti, anche se di origineplebea 3) i capi massimi e intermedi della mafia (n.del rel.),4) professionisti mediocri o politici che sarebbero altrimenticondannati all'oscurità in un paese avanzato...&quot;(48). La confluenza di settori della mafia nel movimentoindipendentista rafforzò tanto i separatisti quanto i mafiosi.I primi poterono avvalersi della forza della mafia sulterritorio; i secondi trassero motivo di legittimazionedall'inserimento in un movimento politico, che apparivasostenuto dagli alleati. Successivamente, osserva la relazioneCarraro: &quot;...il governo di occupazione, tenendo fede alle promessedella vigilia, si affrettò a consegnare l'amministrazionedell'Isola ai militanti del separatismo, mettendoli così incondizione di esercitare sui cittadini un potere reale eun'influenza spesso decisiva&quot;. Nacque così la terza legittimazione per la mafia. Quellache derivò dalla collocazione ai vertici delle amministrazionicomunali di politici separatisti sostenuti dalla mafia e, inalcuni casi, di autentici mafiosi, come Calogero Vizzininominato sindaco di Villalba e Genco Russo nominato sindaco diMussomeli. A mafiosi, inoltre, vennero conferiti altriincarichi pubblici. Vincenzo Di Carlo, capo della mafia diRaffadali fu nominato responsabile dell'Ufficio per larequisizione del grano ed altri cereali. Michele Navarra venneautorizzato a raccogliere gli automezzi militari abbandonati

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dall'esercito. Il boss della mafia italoamericana VitoGenovese prestava servizio presso il quartier generale alleatodi Nola. Nell'agosto 1943 Lord Rennel, capo del governo militarealleato nei territori occupati, così scriveva in un rapportoinviato a Londra: &quot;Io temo che nel loro entusiasmo nel destituire i podestàfascisti e i funzionari municipali delle localit rurali, imiei ufficiali, in alcuni casi per ignoranza della societàlocale, abbiano scelto un certo numero di capimafia oautorizzato tali personaggi a proporre docili sostituti prontia obbedirli. La mia difficoltà risiede a questo punto nelcodice siciliano dell'onore, o omertà. Quasi non riesco adottenere informazioni da parte degli stessi carabinieri delposto, i quali ritengono che sia preferibile tacere e salvarela vita quando il locale rappresentante---------- (48) Public Record Office, Foreign Office, 371/37326,R 8305/G, cit. in F. Renda, Storia della Sicilia, vol.III,1987, Sellerio, Palermo, p.82. Pag. 1820dell'AMGOT decide di nominare un mafioso piuttosto chevedersi accusati dall'AMGOT di simpatie filo-fasciste&quot;,accuse, si comprende da un passo successivo, che i mafiosilanciavano disinvoltamente contro i loro nemici(49). La quarta legittimazione venne dai grandi latifondistisiciliani, che, preoccupati per le rivendicazioni contadineritornarono ad affidare ai gabelloti mafiosi il controllo deicampi: &quot;Accanto ai gabelloti, osserva la relazione Carraro (p.119), tornarono sulla scena le schiere di soprastanti, dicampieri, di guardiani, in una parola di tutti coloro che iproprietari incaricavano di amministrare le proprie terre e diproteggerle dalle ruberie dei piccoli delinquenti, masoprattutto dalle pretese dei contadini&quot;. In questo modo giunsero ad amministrare vastissimi feudialcuni tra i più potenti capimafia, da Calogero Vizzini aGiuseppe Genco Russo, a Vanni Sacco a Luciano Leggio cheriuscì a svolgere tali sue mansioni nonostante fosse colpitoda mandato di cattura per alcuni gravi delitti. 40. La quinta legittimazione venne alla mafia dallavicenda del bandito Giuliano. Cosa Nostra risultò ilburattinaio di tutta la vicenda, nel corso della quale siverificarono avvenimenti idonei ad incrinare fortemente lacredibilità dello Stato. Si venne a sapere ad esempio di unincontro tra il bandito Giuliano ed il procuratore generale diPalermo Pili. L'ispettore di polizia Verdiani, dopo esserestato esonerato dall'incarico della lotta al banditismo, siincontrò più volte con il bandito Giuliano. Alcuni banditifurono muniti di documenti di riconoscimento che permettevanoloro di muoversi liberamente in Sicilia. Esploseropubblicamente gravi rivalità tra Carabinieri e Polizia. In

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questo quadro contorto e confuso, aggravato dalle oggettivedifficoltà in cui trovava il giovane Stato democraticoitaliano, la mafia si comportò da padrona. Prima favorì irapporti tra separatisti e banditi; poi assicurò una lungaimpunità a Salvatore Giuliano, utilizzandolo ai propri fini;infine contribuì all'arresto dei banditi pi pericolosi ed allastessa liquidazione fisica di Giuliano. Il quadro delle complicità appariva tale che persino ilprudente estensore della sentenza che concluse il processo diViterbo per la strage di Portella della Ginestra fu costrettoa scrivere, avendo documentato che con il bandito eranoriusciti ad incontrarsi giornalisti, fotografi e persino tregiovani appositamente venuti in Sicilia dall'Italia del Nord:&quot;... egli, solo per le forze di polizia era diventatoinarrivabile.&quot; &quot;Può dirsi ormai storicamente accertato - scrive inoltrela relazione Carraro - che fu la mafia di Monreale... afrantumare le ulteriori resistenze della banda Giuliano e apermettere la cattura di alcuni degli uomini che gli erano piùvicini... e fu sempre la mafia che, puntando sul tradimento diGaspare Pisciotta, arrivò alla liquidazione fisica di Giulianoper l'interesse che aveva al suo definitivo silenzio sulletroppe cose che forse sapeva&quot;.---------- (49) Cole e Weinberg, Civil affairs, soldiers becomegovernors, Washington, 1964, p. 210. Pag. 1821 Gaspare Pisciotta, che sarebbe stato ucciso in carcere il9 febbraio 1954 da una dose di stricnina, gridò nell'auladella Corte d'Assise di Viterbo: &quot;Siamo un corpo solo banditi,polizia e mafia, come il padre, il figlio e lo spiritosanto.&quot;. Era una vanteria; ma rispecchiava probabilmente ilpensiero di larga parte della popolazione siciliana. V 41. Le modalità dell'integrazione, in questa prima fase,furono via via diverse; non sempre ci fu un patto, come consettori del separatismo. Più spesso si verificò confluenzaoggettiva di interessi e tolleranza da parte dei pubblicipoteri che, ancora fragili, guardavano con una certapreoccupazione al crescente peso di Cosa Nostra. Il generale Silvio Robino, che comandava la terzadivisione Carabinieri, in una relazione del 30 luglio 1948denunci duramente la situazione di assoggettamento di settoridelle istituzioni, dei partiti politici e della società tantoalla mafia quanto al banditismo. Sentenze benevoli neiconfronti di parenti del bandito Giuliano, promesse diamnistia a mafiosi e banditi fatte da candidati durante lacampagna elettorale, interventi di esponenti politici pressole autorità di polizia per favorire delinquenti arrestati,l'accoglienza da parte di &quot;autorità e personalità varie&quot; deiparenti di Giuliano che ostentavano una crescente ricchezza.In questa situazione, sintetizzava l'ufficiale, &quot;si rafforza

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nella popolazione la convinzione che le varie autorit non sonoin condizioni di opporsi a tale sconcio&quot;(50). D'altra partenonmancava alle autorità del tempo la lucidità nellavalutazione dello stato delle cose. Le autorità USA di stanzain Sicilia avevano chiesto ai loro superiori direttive sulleiniziative da intraprendere contro la mafia &quot;a causa delladelicata natura politica del problema&quot;. Il capitano deiservizi segreti americani W.E. Scotten fu incaricato diredigere un rapporto sulla situazione. Il rapporto distraordinario interesse per la storia di quegli anni e rivelala piena consapevolezza dell'amministrazione alleata dellagravità dei processi che si erano oggettivamente avviati.&quot;Secondo alcune fonti, scrive Scotten, l'AMG non solosvantaggiata dal trattare con la mafia, (evidentementetrattative c'erano, n.d. rel.) ma ha finito per farne ilgioco&quot;. Scotten poi passava ad indicare tre possibilisoluzioni. Arresto e deportazione per tutta la durata dellaguerra di 500 o 600 capimafia &quot;senza badare alle personalit ealle connessioni politiche&quot;. Per qualche anno la mafia sarebbestata frenata e la popolazione avrebbe acquisito il sensodella legalità; nel frattempo la polizia si sarebberiorganizzata ed avrebbe potuto contrastare con pienezza dimezzi l'eventuale ripresa di attività mafiose. La seconda ipotesi prevedeva un accordo con la mafia, cheavrebbe dovuto rinunciare all'ingresso sul mercato deglialimenti e dei generi di prima necessità, nonché ad azionicontro obbiettivi di carattere---------- (50) Rapporto 30 luglio 1948 al Comandante Generaledell'Arma dei carabinieri, gen. Fedele De Giorgis, ACS, Min.Int., Gabinetto, 1949, fasc. 1489/2/1, Sicilia ordinepubblico, cart. 1. Pag. 1822militare. In cambio gli alleati non avrebbero interferitonelle vicende della mafia, salvo a chiedere la punizione per ireati comuni. Non ci sarebbe stata cioè un'azione repressivacontro la mafia in quanto tale. La terza soluzione prevedeva la via della resistenza edel contenimento, ma senza azioni dirette a distruggerel'organizzazione mafiosa(51). Non si mai trovata la rispostadell'autorit superiore, che aveva sede in Algeri, forseperduta o forse mai inviata. Ma le vicende successive fannoritenere che si sia optato, di fatto, per la terza soluzione. Né può costituire prova un altro rapporto del gen. Robinoal suo comandante generale. Informandolo sulle vicendedell'Ispettorato generale della PS per la Sicilia, il generalescrive &quot;Il successore del comm. Messana, Comm. VittorioModica, a causa delle elezioni politiche che sconsigliavanoun'azione a fondo contro la mafia e favoreggiatori, non hapotuto far nulla di conclusivo anche perché attendeva che ilMinistero risultante dalle nuove elezioni si decidesse afornirgli i maggiori mezzi per l'azione.&quot;(52).

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42. L'intervento di Cosa Nostra nella vicenda Giulianochiude la fase apertasi sette anni prima con lo sbarcoangloamericano in Sicilia. Nel corso degli anni che vanno dal1943 al 1950 la mafia riuscì ad insediarsi stabilmente nellasocietà siciliana sfruttando con abilità ogni occasione che lesi presentava per radicarsi nella società, stringere relazionicon pubblici poteri, irrobustire le file ed incrementare lerisorse. Su un altro versante, l'assassinio di esponenti politici,capilega e sindacalisti, la devastazione delle Camere delLavoro e di sedi dei partiti comunista e socialista collegòCosa Nostra agli ambienti più reazionari ed agli interessi piùretrivi. L'impunità per tutti questi crimini valse a fondareil convincimento popolare della &quot;legalità sostanziale&quot; dellasua presenza e del suo operato. &quot;La mafia in questo modo finisce per perdere quel rilievoche invece dovrebbe avere e di fronte alle sue manifestazionidelittuose si attenua o addirittura scompare la necessit diuna valutazione rigorosamente negativa, tale da non lasciarespazio con pericolosi cedimenti od omissioni, a tentativi diinfiltrazione o comunque alle possibilit di successodell'organizzazione mafiosa.&quot; (rel. Carraro, p. 169) I primi anni del nuovo Stato, lungi dal segnare unarottura delle vecchie collusioni, cementarono Cosa Nostradentro il nuovo assetto. Ci che avvenne in quegli anni segnprofondamente la vicenda degli anni successivi. Fatti epersonaggi determinanti in quegli anni, hanno continuato adesserlo per lunghissimo tempo in tutta la vicenda siciliana edin parte, anche, nella vicenda nazionale. Le ragioni oggettive per le quali le vicende della mafiae dell' antimafia costituiscono parte non irrilevante dellastoria repubblicana, affondano le loro radici in quei setteanni di passaggio dal regime fascista all'Italiademocratica.---------- (51) W.E.Scotten, Report on the Problem of Mafia inSicily, Public Record Office, Foreign Office R 11483321/37327,R 11483 cit. in Renda, Storia della Sicilia, cit. p.85 ss. (52) ACS, cit., rapporto 21 aprile 1948. Pag. 1823 VI 43. Il permanere e l'irrobustirsi dei rapporti tra mafiae pubblici poteri nei decenni successivi fu determinato, oltreche da corruzioni individuali, da tre fattori di carattereoggettivo, tra loro molto diversi, uno relativo allasituazione politica generale, l'altro alle tradizionalitecniche di investigazione, il terzo ad alcuni caratteri delrapporto tra lo Stato centrale e la Sicilia. 44. La lotta politica nei primi anni del dopoguerra nonha avuto come traguardo una pura alternanza dentro schemicomunemente accettati da tutte le parti. Entrarono in giocoscelte di vita, schieramenti di campo, sistemi di civiltà. In

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un mondo dominato dal bipolarismo la vicenda italiana, vedevada un lato il più forte partito comunista e dall'altro unoschieramento maggioritario di indirizzo nettamentefiloccidentale. La preoccupazione maggiore delle forze digoverno era di rinsaldare costantemente la propria alleanzache avrebbe potuto condurre il paese fuori della propriacollocazione internazionale. In questo scontro non sono stati risparmiati nè colpi nèstrategie. In un lucido articolo apparso il 28 luglio 1992 su&quot;Il Corriere della Sera&quot;, il filosofo Emanuele Severinoriconduceva i rapporti tra settori dello Stato e la mafia e laconseguente impunità della mafia, alle esigenze delbipolarismo. Ciascuna delle parti in campo, sostiene Severino,si avvalsa di ogni opportunità, lecita ed illecita, perconsolidare se stessa e destabilizzare l'avversario. Insostanza Cosa Nostra è stata una componente non secondaria delfronte filoccidentale e questo ha contribuito per lungo tempoa preservarla da un'azione repressiva permanente e decisiva. Ne è derivata una condizione di coabitazione politica conla mafia che molti hanno rifiutato; ma chi la ha accettata haconcorso ad indebolire il sistema democratico e a rendereunica l'Italia per gli omicidi politici e le stragi, nelpanorama delle democrazie occidentali. La &quot;coabitazione&quot; ha favorito tentativi di infiltrazionenegli apparati dello Stato, nella magistratura, nelle forze dipolizia e negli Enti Locali. Alcuni tentativi sono andati inporto, con conseguenze disastrose per la legalità e per lacredibilità dell'azione dei pubblici poteri. 45. Un ulteriore fattore di indebolimento strutturaledell'azione dello Stato derivato dai limiti oggettivi delletradizionali tecniche di investigazione. Tali tecniche si sono basate per molti decenni sullafigura del confidente. Si trattava di delinquenti, in generedi basso livello, che fornivano informazioni agli organi dipolizia sugli autori dei reati commessi nella zona eguadagnavano in cambio favori di vario tipo, dalla licenza,che altrimenti non avrebbero potuto ottenere, al silenzio sutaluni dei loro reati. Nelle regioni prive di organizzazioni mafiose e radicatenel tessuto sociale, la negoziazione con i confidenti nonincideva sull'efficacia dell'attività repressiva. Diversa era la situazione laddove, invece, tali forme dicriminalità si manifestavano con forza. Nei luoghi ove eraradicata Cosa Nostra, nessun piccolo delinquente avrebbe osatotradire un &quot;uomo d'onore&quot;, Pag. 1824pena la vita. In queste aree l'attività di informazione eradiscretamente svolta dai capimafia o da loro emissari neiconfronti, naturalmente, non di altri uomini d'onore ma delleforme minute di criminalità. Ma è inevitabile che lecontropartite da offrire a questi speciali confidentidovessero essere tali da agevolare l'organizzazione mafiosa ed

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indebolire la possibilità di reazione dello Stato. In sostanzaquesta tecnica investigativa ha agevolato forme dinegoziazione tra Cosa Nostra e istituzioni repressive, connessun vantaggio per lo Stato e risultati di legittimazione edimpunità per Cosa Nostra. E' il caso di ricordare la franca esposizione delproblema presentata alla Commissione dal capo della polizia,prefetto Vincenzo Parisi: &quot;...in merito alla natura dei rapporti tra l'operatore dipolizia ed il confidente ritengo che egli potesseindifferentemente avvicinare grandi e piccoli personaggi,quando questi ultimi fossero inviati dal grande personaggionon sono immaginabili margini di manovra dei piccolipersonaggi, salvo penalizzazione irreversibile da partedell'organizzazione. Tutto poteva fare parte di un giococoncertato soltanto dall'organizzazione. Questo è il lavorosvolto negli anni passati, di profilo medio-basso, dove sioperava su segmenti e si assecondavano gli scontri tra igruppi di mafia senza che lo Stato traesse un vantaggioeffettivo, al di là di quello meramente apparente...l'intervento dello Stato sui pentiti è stato fondamentale: hadeterminato l'elevazione della dignità degli operatori delloStato, magistrati e forze dell'ordine&quot;(53). 46. Un ruolo di rilievo ha giocato infine un certoisolamento della Sicilia dal resto d'Italia. Il fenomeno è stato determinato dallo scarso entusiasmocon il quale il nuovo Stato accolse l'ipotesi autonomista e daquello spirito &quot;sicilianista&quot; assai diffuso nei primi annidella regione e spesso risorgente in esperienze politiche edistituzionali di segno assai diverso(54). L'autonomia furiconosciuta alla Sicilia prima che fossero consolidate lefondamenta del nuovo Stato democratico, per l'esigenza difronteggiare e respingere le istanze separatiste. Ma lasituazione siciliana e quella del resto d'Italia era tale nelmaggio 1946 da non consentire la predisposizione dellecondizioni politiche ed istituzionali idonee a raccordare laSicilia autonoma allo Stato nazionale. Lo Stato centraledimostrò in non poche occasioni la sua ostilità all'autonomia.Le forze politiche siciliane reagirono con un'esasperazionedella loro anima autonomistica. Il governo nazionale non accolse la richiesta di inviarenella neonata regione un nucleo di funzionari esperti chepotessero costituire l'ossatura della nuova amministrazioneregionale. Ciò contribuì a determinare reclutamenti affrettatie privi di garanzie. Delle 8887 persone entrate alledipendenze della Regione dal 1946 al 1963 ben 8236, il 90 percento, sono state assunte senza concorso &quot;e ciò si deveritenere sulla base di segnalazioni e di rapporti di amiciziae di---------- (53) cfr. res. sten. audizione prefetto Vincenzo Parisi,2 febbraio 1993, p. 913.

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(54) G.C. Marino, L'ideologia siciliana, Flaccovio,Palermo, 1971; Salvatore Butera, Introduzione al volume da luistesso curato Regionalismo siciliano e problema delmezzogiorno, SVIMEZ, (Giuffrè, 1981, p. 9 ss.). Pag. 1825favore&quot; (rel. Carraro, p.206); la percentuale saliva ancoraper i dipendenti della Presidenza, il maggior centro di potereamministrativo, 405 su 431. A questa debolezza amministrativa si aggiunse unatendenza alla esasperazione dei poteri regionali; comericonosce la relazione Carraro: &quot;...la conquista del governo o anche la partecipazionealla maggioranza rappresentarono fin dall'inizio un traguardodecisivo per esercitare nell'isola un'influenza effettiva.Nacquero di qui le gravi deviazioni nella politica regionale eun'abitudine tutta particolare agli incontri e alle alleanzepiù inverosimili e in genere alla pratica del trasformismo&quot;(p.125). Contro l'ipotesi di Sturzo della &quot;Regione nella nazione&quot;prevalse, nei primi anni, l'ipotesi &quot;Sicilia senzaMezzogiorno&quot;, specificità siciliana come ragione della suaseparatezza dal resto d'Italia e come fondamento di peculiariassetti istituzionali, economici e finanziari. Questo atteggiamento, politico e culturale, consentì nelpassato e consente tutt'ora di anticipare in Sicilia processiin corso in tutto il Paese ma che a livello nazionale faticanoa manifestarsi: così è stato nel passato per ilcentro-sinistra, che venne costituito in Sicilia nel 1961 condue anni di anticipo sull'esperienza nazionale e, nei nostritempi, con la riforma del sistema elettorale per i comuni eper la riforma del sistema degli appalti, approvate dalparlamento siciliano prima che da quello nazionale. Mapresenta costi assai gravosi: è stato correttamente notato cheil sicilianismo, non del tutto scomparso, tende ad isolare laregione dal Mezzogiorno e dal resto del Paese(55). L'intreccio tra il disinteresse dello Stato centrale e lavocazione &quot;sicilianista&quot; agevolò il rapporto tra Cosa Nostraed i pubblici poteri. La debolezza amministrativa comportòl'ingresso negli uffici regionali di persone non sperimentateed indebolì la funzione amministrativa nel suo complesso,favorendo le organizzazioni mafiose che si nutrono propriodella debolezza dei poteri pubblici. Il sicilianismo ha costituito in più occasioni unacintura di sicurezza attorno ai processi degenerativiconsiderati troppo spesso un &quot;fatto interno&quot; della Sicilia; hafornito un alibi a quelle autorità del governo nazionale chenon intendevano impegnarsi sino in fondo nello scontro con lamafia; non ha agevolato il pieno dispiegarsi dell'azionerepressiva; ha allontanato nel tempo la comprensione dellavera matrice del potere mafioso. Alcuni collaboratori hanno adombrato il pericolo che CosaNostra potrebbe favorire il sorgere e lo svilupparsi di nuove

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tendenze separatiste in Sicilia. Il separatismo è oggi antistorico e profondamentelontanto dagli interessi della Sicilia, mentre il regionalismoe l'autonomia appartengono a pieno titolo alla migliorecultura democratica. Ma atteggiamenti separatisti potrebberoessere usati, come a volte nel passato da settori delle classidirigenti, per potenziare la capacità contrattuale dellaregione nei confronti dello Stato centrale, specie in una fasein cui si riducono le possibilità di manovra sui flussi didanaro pubblico, che hanno tradizionalmente alimentato nelMezzogiorno non l'interesse di tutti ma catene clientelarialle quali non sono stati estranei gli interessimafiosi.---------- (55) S. Butera, cit., p.24. Pag. 1826 47. Una delle sperimentazioni più controverse e distortedel &quot;sicilianismo&quot; si è avuta nel triennio 1958-1961 con lacosiddetta operazione Milazzo, che ha visto per la prima edunica volta nella storia siciliana, la DC all'opposizione. Ilraggiungimento di questo fine, che le forze politiche disinistra e di destra, nonché forze economiche emergentinell'Isola sentivano come determinante per conquistare unospazio autonomo e non subalterno, produsse una gravesottovalutazione dei mezzi usati. Alcuni intenti apparivanoapprezzabili, in particolare quelli legati ad uno sviluppoeconomico autonomo della Sicilia, in coincidenza con le fortientrate fornite dalle royalties sulla estrazione delpetrolio(56). L'innaturale alleanza tra destra e sinistra,rendeva di per sè fragile il progetto politico. Della fase diconfusione istituzionale e politica seppe approfittare lamafia, che sostenne l'operazione ed introdusse uomini propri oa lei vicini. &quot;Nella costituzione del governo Milazzo - dice AntoninoCalderone alla Commissione antimafia(57) - l'azione di CosaNostra è stata molto incisiva. Prima della costituzione delgoverno si dovevano votare delle leggi speciali a Palermo(58).Era molto vicino a Milazzo un uomo d'onore consigliere dellafamiglia di Catania, l'onorevole Concetto Gallo.... Alcunideputati uomini d'onore dicevano a Totò Greco, dettoCicchiteddu, che all'epoca era segretario della provincia diPalermo, che certi deputati erano contro queste leggi. EbbeneNicola Greco, uomo d'onore della famiglia di Ciaculli,telefonò ad alcuni deputati minacciandoli ed intimando loro dinon andare a votare, ad altri mise lettere di minaccia sottola porta. Così è nato il governo Milazzo ed è stato unboom. La mafia l'ha sostenuto in modo fortissimo&quot;. VII 48. I fattori indicati nei tre paragrafi precedenti, leesigenze di politica internazionale ed interna, lanegoziazione istituzionale, le tendenze isolazioniste inSicilia, concorsero a creare un clima di &quot;coabitazione&quot;, nel

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quale si sono sviluppate le connessioni tra mafia e politica apartire dagli anni '50. Ma le condizioni politiche ed investigative che hannofavorito l'intreccio tra mafia, politica ed istituzioni, nonhanno mai integrato uno &quot;stato di necessità&quot;. Hanno resodifficile ma non impossibile la lotta contro la mafia. Molti,infatti, hanno combattuto duramente e non pochi tra questisono stati uccisi per il loro impegno. E' necessarioriconoscere le responsabilità politiche dei vertici delvecchio sistema che hanno favorito o non hanno osteggiato laconvivenza tra Stato e mafia. Questo riconoscimento segna, conla massima nettezza possibile, la capacità e la volontà dirinnovamento. 49. L'azione repressiva ha proceduto &quot;a fisarmonica&quot;,come ha riconosciuto il direttore del Sisde nel corsodell'audizione davanti alla---------- (56) V. Vincenzo Carollo, Petrolio e sviluppoeconomico, in Banco di Sicilia, Notiziario economicofinanziario siciliano, 1959, p. 20 ss.; Eugenio Peggio,Il complesso petrolchimico di Gela, in Politica edEconomia, n.11, novembre 1959. (57) Cfr. res. sten.audizione dell'11 novembre, p. 286. (58) Potrebbe trattarsi della legge sullaindustrializzazione siciliana approvata dall'assemblearegionale siciliana il 31 luglio 1957. Pag. 1827Commissione(59). Si è attaccato quando Cosa Nostra attaccava;e poi si ritornava alla coabitazione. Si è commesso l'erroredi scambiare la pax mafiosa, frutto di un rigidocontrollo delle cosche, con l'assenza di attività criminali. Lo Stato non colpiva Cosa Nostra in quanto associazionecriminale, ma solo quando compiva omicidi particolarmentegravi. Cosa Nostra, dal canto suo, non colpiva irappresentanti dello Stato in quanto tali, ma soltanto coloroche, compiendo atti repressivi particolarmente efficaci,derogavano alle regole non scritte della convivenza(60). Inpratica i rapporti tra istituzioni e mafia si sono svolti permoltissimi anni come relazioni tra due distinte sovranità;nessuno dei due ha aggredito l'altro sinché questi restavaentro i propri confini. Le indagini giudiziarie, come osservòla relazione Carraro, per troppi decenni si sono limitate adaccertare se esistevano elementi di prova sulle personedenunciate, e non si sono impegnate a trovare i responsabilidei delitti commessi. I rapporti di polizia, inoltre, nonerano considerati altrettanti punti di partenza dai qualisviluppare le indagini, ma il punto di arrivo delle indaginistesse. Il magistrato inquirente per limiti culturali, perabitudine, quieto vivere o per peggiori ragioni, sceglieva ilpiù delle volte per sè stesso un ruolo notarile, di verificadell'operato della polizia giudiziaria; rifiutava, in genere,un ruolo propulsore, investigativo. Di qui l'altissimo numero

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di assoluzioni per insufficienza di prove. 50. Solo la sottovalutazione della necessità dicombattere la mafia in quanto tale, può spiegare perché leleggi antimafia più importanti sono tutte successive ai grandidelitti. La legge sulle misure di prevenzione (1965) successivaalla strage di Ciaculli (1963); la proposta di leggepresentata dal deputato Pio La Torre il 31 marzo 1980 e chesino a quel momento aveva visto l'approvazione di un soloarticolo, fu approvata in dieci giorni, dopo l'assassinio delgenerale Carlo Alberto Dalla Chiesa(61). Le integrazioni dellalegge La Torre e la concessione di più incisivi poteriall'Alto Commissario antimafia (legge 15 novembre 1988,n.486), seguirono all'omicidio del presidente Antonino Saetta(25 settembre 1988). Le leggi in materia di sequestri di persona e diprotezione dei collaboratori di giustizia (L. 15 marzo 1991,n.197), di buon andamento dell'attività amministrativa (L. 12luglio 1991, n.203), di---------- (59) Cfr. res. sten. audizione prefetto AngeloFinocchiaro, 12 gennaio 1993,p. 740. (60) Res. sten. Gaspare Mutolo, 9 febbraio 1993, p. 1258. (61) Nei mesi precedenti la presentazione erano statiuccisi Michele Reina, segretario provinciale della DC (9 marzo1979), Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo(21 luglio 1979), Cesare Terranova, capo dell'ufficioistruzione di Palermo (25 settembre 1979), Pier SantiMattarella, presidente della Regione siciliana (6 gennaio1980). Dopo la presentazione e prima dell'omicidio di CarloAlberto Dalla Chiesa (3 settembre 1982) vennero uccisi ilcapitano Emanuele Basile, Comandante della Compagnia diMonreale (3 maggio 1980), il procuratore della Repubblica diPalermo Gaetano Costa (6 agosto 1980), lo stesso Pio La Torre(30 aprile 1982), tre carabinieri di scorta al mafioso AlfioFerlito, più l'autista e lo stesso Ferlito (16 giugno 1982,cosiddetta strage della Circonvallazione), Paolo Giaccone (12agosto 1982), medico legale, che si era rifiutato di redigereuna falsa perizia in favore di Giuseppe Marchese, responsabiledella strage di Bagheria, che inizierà la collaborazione conl'autorità giudiziaria dopo la strage di Capaci. La sequenza èimpressionante, erano state decapitate tutte le istituzioni,ma solo l'omicidio del prefetto Dalla Chiesa convinse dellanecessità di una svolta strategica nella lotta contro lamafia. Pag. 1828scioglimento dei consigli comunali inquinati (L. 22 luglio1991, n.221), di irrigidimento del processo penale,trasparenza degli appalti e dell'attività amministrativa (L.13 maggio 1991, n.152), di coordinamento dell'attivitàantimafia della polizia (L. 30 dicembre 1991, n.410 e L. 20gennaio 1992, n.8), di limitazione dell'elettorato passivo per

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gli imputati di reati di mafia (L. 18 gennaio 1992, n.16),furono precedute ed accompagnate da un fortissimo clima ditensione dovuto ad un eccezionale numero di omicidi nelleregioni tradizionalmente infestate dalla mafia. Gli omicidi dimafia furono 226 nel 1988, 377 nel 1989, 557 nel 1990, 718 nel1991(62). L'opinione pubblica fu straordinariamente colpita da unomicidio, quello del giovane magistrato Rosario Livatino (21settembre 1990) ad Agrigento. Il decreto-legge antiracket, richiesto da tempo,venne presentato il 31 dicembre 1991, dopo l'omicidio aPalermo dell'imprenditore Libero Grassi (29 agosto 1991). Le più recenti misure antimafia sono state introdotte condecreto legge 8 giugno 1992, 15 giorni dopo l'assassinio delgiudice Giovanni Falcone (23 maggio 1992) e furono convertitein legge il 7 agosto 1992, diciannove giorni dopo l'assassiniodel giudice Paolo Borsellino (19 luglio). Le prime proposte diriforma del codice di procedura penale, accolte in queldecreto, erano state avanzate all'unanimità dalla Commissioneantimafia nell'ottobre 1991. La faticosa approvazione di questi provvedimenti, nellagran parte dei casi indispensabili per una più moderna lottacontro la mafia, è stata frenata da un lento processoapplicativo. Le più significative innovazioni avanzate nella Xlegislatura, quelle che prevedono regolamenti amministratividi esecuzione, hanno cominciato a trovare applicazionesoltanto nella legislatura successiva. Per superare queste lentezze si cerca a volte direcuperare il terreno perduto con provvedimenti eccezionali:ma contro la mafia serve una &quot;straordinaria ordinarietà&quot;, uneccellente funzionamento degli strumenti ordinari. Glistrumenti straordinari reggono se funziona l'ordinario;altrimenti, come è accaduto tante volte, vengono risucchiatinella generale dispersione. 51. Nonostante i ritardi, c'è un forte risveglio nelleistituzioni e nella società civile e la repressione deilivelli militari della mafia sta procedendo con efficacia. Questi risultati, ottenuti con un sistema di risposta nonancora perfezionato, devono convincere le autorità di governoad agire energicamente perché vengano accantonate esasperantirivalità, perché vengano premiati coloro che hanno manifestatoefficienza e capacità professionale, perché venganoindividuati i responsabili di vecchie e nuove connivenze. 52. Il clima di &quot;coabitazione&quot; ha impedito di prenderetempestivamente in considerazione informazioni preziose,proprio perché riferentesi a Cosa Nostra in quanto tale esganciate dalla responsabilità per specifici gravi delitti. E' noto il caso del mafioso Leonardo Vitale che il 30marzo 1973 si presentò spontaneamente alla squadra mobile diPalermo, confessò delitti da lui stesso commessi, riferìnotizie di eccezionale rilievo su

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---------- (62) Dati desunti dai dossiers &quot;Andamento dellacriminalità. Situazione aggiornata&quot;, relativi agli anni 1989,1990, 1991, redatti dal Ministero dell'interno. Pag. 1829Cosa Nostra; nel giudizio, venne ritenuto attendibile econdannato solo per le accuse che riguardavano se stesso;venne invece ritenuto seminfermo di mente e non attendibileper le accuse rivolte agli altri componenti di Cosa Nostra;uscì dal carcere nel giugno 1984, fu ferito gravemente in unagguato il 2 dicembre dello stesso anno e morì cinque giornidopo. Meno nota un'altra vicenda altrettanto grave. Il 25agosto 1978 i carabinieri di Palermo presentarono alla Procuradi quella città un rapporto giudiziario scaturente dalleconfessioni spontaneamente rese da Giuseppe Di Cristina, bossdi Riesi, e dalle indagini conseguenti. Di Cristina avevaanticipato la guerra di mafia che porterà i corleonesi aivertici di Cosa Nostra; aveva annunciato l'omicidio di CesareTerranova (che verrà ucciso il 25 settembre 1979); avevaindicato la famiglia dei Brusca di San Giuseppe Jato come unatra le più pericolose alleate dei corleonesi; aveva svelatol'organigramma delle famiglie mafiose; aveva fornitoinformazioni nuove ed assai rilevanti sul traffico distupefacenti. Ma sulla base di quel rapporto non vennecompiuta alcuna indagine. 53. La &quot;coabitazione&quot; è stata un criterio largamentedominante, ma non esclusivo nei rapporti tra Stato e mafia. Lo Stato la interruppe dopo la strage di Ciaculli nel1963, dopo l'omicidio del procuratore di Palermo PietroScaglione nel 1971 e dopo l'assassinio del generale DallaChiesa nel 1982. In tutti e tre i casi le risposte immediatefurono eccellenti ma si arenarono dopo pochi anni. La prima si arenò verso la fine degli anni '60 dopo lamite sentenza emessa nel 1968 dalla Corte di Assise diCatanzaro. La seconda nel 1974 dopo la sentenza del tribunaledi Palermo contro Albanese 74, con la condanna soltanto di 34imputati a pene miti e per lo più già espiate. La terza siarenò nel 1988, quando la maggioranza del CSM decise diinviare a dirigere l'Ufficio istruzione di Palermo, nonGiovanni Falcone, ma Antonino Meli, un magistrato più anziano,del tutto inidoneo a comprendere il processo dimodernizzazione della mafia. Il dr. Meli sollevò conflitto dicompetenza con il tribunale di Termini Imerese, sostenendo cheCosa Nostra non era una struttura unitaria. La prima sezionepenale della Cassazione gli dette ragione e le inchieste sifrantumarono in decine di rivoli l'uno separato dall'altro etutti inoffensivi per Cosa Nostra(63). Il fatto che in quelle occasioni le risposte dello Statoci furono, dimostra che è ben possibile sconfiggere CosaNostra. Le modalità del loro arenarsi dimostrano che la forzadi Cosa Nostra non è tanto in se stessa quanto nelle debolezze

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del sistema politico, nella episodicità degli interventi enelle contraddizioni degli apparati istituzionali. 54. Cosa Nostra ruppe, a sua volta, le regole della&quot;coabitazione&quot; quando ai suoi vertici ascesero i corleonesi,in una &quot;guerra&quot; che durò---------- (63) Lo spezzettamento dei processi è un grave errore nonsolo perché non consente una valutazione uniraria di unfenomeno che è unitario, ma anche perché disperde econtrappone preziose energie giudiziarie. Oggi non si profilaun errore analogo a quello compiuto dalla prima sezione dellaCassazione nel caso citato nel testo. Può profilarsi, invece,il rischio che per un malinteso &quot;primato&quot; nella gestione deidiversi procedimenti nascano tensioni tra vari ufficigiudiziari che possano avere come effetto quella dannosafrantumazione delle indagini. Pag. 1830tra fine degli anni '70 e i primi anni '80. I collaboratoridella giustizia ascoltati dalla Commissione hanno chiarito cheprima dell'avvento dei corleonesi il principio di fondo erache &quot;non si doveva fare la guerra allo Stato&quot;(64). Sino a quel momento la violenza era stata usata sulfronte interno per i regolamenti di conti e per eliminaretestimoni pericolosi; sul fronte esterno per colpire avversaripolitici, come nei casi degli assassinii dei capilega e deisindacalisti e nel caso, meno noto, dell'assassinio diPasquale Almerico, ex sindaco di Camporeale e segretario dellalocale sezione DC, ucciso la sera del 25 marzo 1957 perchécontrastava nel suo comune lo strapotere del capomafia VanniSacco. Questi fu assolto per insufficienza di prove dallaSezione istruttoria della Corte d'Appello di Palermo il 21luglio 1958. I corleonesi, invece, proposero una strategia di tipodiverso, fondata su un più immediato ricorso all'omicidio,anche nei confronti di quelle autorità dello Stato che non sipiegavano al compromesso. D'altra parte, il ricorso allaviolenza veniva deciso molto spesso senza ricercare ilconsenso di tutte le componenti della commissioneinterprovinciale. Questa strategia corrispondeva ai caratterioriginari del gruppo che faceva capo a Liggio, a Riina e aProvenzano. Si trattava di mafiosi che si erano affermati dopouna lunga guerra contro i vecchi boss culminata con l'omicidiodi Michele Navarra, capo della mafia di Corleone (2 agosto1958, ad opera di Luciano Liggio, suo luogotenente), abituatia latitanze disagiate nelle campagne del corleonese,intendevano egemonizzare il traffico di stupefacenti edominare sulle famiglie mafiose di Palermo, non erano abituatialle frequentazioni della città ed anzi erano presi in giroper la loro rozzezza(65). A questo mutamento di strategia corrisposto un altonumero di omicidi di esponenti delle forze dell'ordine,magistrati, politici.

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55. Il rapporto tra mafia e politica negli anni che vannodalla morte di Salvatore Giuliano ai nostri giorni è statoparticolarmente complesso. Lo snodo decisivo è costituitodalla trasformazione della mafia del latifondo in mafia deisuoli urbani, una modernizzazione rapida e violenta, indottada quello che fu chiamato &quot;il sacco di Palermo&quot;. Nacque un nuovo modello di comportamento mafioso, che siè successivamente esteso a tutto il Mezzogiorno e all'internodel quale si sono intrecciati i rapporti tra la mafia, iburocrati, i politici e gli imprenditori. 56. Il passaggio dalla mafia di campagna a quella dicittà avviene tra la fine degli anni '50 e gli inizi deglianni '60, in coincidenza con due fattori, uno demografico eduno politico. Nella svolta di fine decennio si verifica in tutta Italiaun processo di urbanizzazione. A Palermo questo processo èfrenetico. In dieci anni, dal 1951 al 1961, gli abitantiaumentano di centomila unità. Cosa Nostra si rende conto chela città può diventare un Eldorado e rivolge perciò la propriainteressata attenzione in una prima fase ai mercati---------- (64) L'espressione è di Gaetano Badalamenti cfr larelazione del sen. Massimo Brutti sulle DDA. (65) Cfr., ad es. resoconto stenografico dell'audizionedi Tommaso Buscetta, 16 novembre 1992, p. 372. Pag. 1831ortofrutticoli, che costituiscono il tramite tra le risorsedella campagna, ove la sua forza resta considerevole, e leesigenze della città che va crescendo. Ma non fatica adaccorgersi che il grande affare di quegli anni è l'edilizia.Il processo di urbanizzazione preme su Palermo.Contemporaneamente si assiste ad una profonda trasformazionenei gruppi dirigenti della città. Nel 1954 Amintore Fanfanivince il congresso nazionale della DC sulla lineadell'assoluta centralità democristiana. I gruppi dirigentidemocristiani dell'isola avevano sino a quel momento tenuto aibordi del campo i partiti liberale e monarchico, cui facevanoriferimento i vecchi latifondisti con il loro seguito dicapimafia. La vittoria di Amintore Fanfani porta ad un cambiodella guardia anche a Palermo; le redini vengono prese daGioia e Lima, che inglobano i vecchi latifondisti con il loroseguito e si lanciano sullo sviluppo urbanistico di Palermo. Dal 1959 al 1964 è sindaco Salvo Lima, vicino allamafia di Bontate; assessore ai lavori pubblici è VitoCiancimino, legato invece ai corleonesi. Furono gli anni del&quot;sacco di Palermo&quot;, con l'avvio di un patto tra mafia,amministrazione pubblica e costruttori, che diventò un modellocriminale per moltissime aree del Mezzogiorno. Si crearono molte &quot;cordate&quot; tra mafiosi,imprenditori e singoli uomini politici, che portarono allosnaturamento delle funzioni pubbliche, alla distruzione delmercato, alla ridicolizzazione della legalità amministrativa.

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Nacque la particolarità palermitana delle &quot;alleanze verticali&quot;tra mafiosi, imprenditori, burocrati, professionisti e uominipolitici, l'una contrapposta all'altra. Gli uomini politici che contavano avevano ciascunoi propri imprenditori, i propri professionisti e il propriocapomafia. Nacque una sorta di sistema integrato dicompetenze, di funzioni e di poteri che aveva il suo centro digravità in Cosa Nostra e che riusciva a condizionare levicende della spesa pubblica, gli equilibri politici e irapporti di forza tra i vari gruppi di Cosa Nostra. La lottapolitica diventava immediatamente terreno per ampliamenti orestrizioni delle fette di mercato dei contendenti e CosaNostra interveniva frequentemente, con la minaccia o conl'eliminazione fisica, anche nelle vicende politiche perché daesse, in quell'assetto, dipendevano le sorti degliimprenditori, le entrate della mafia ed il peso dei singoliuomini d'onore. Il rapporto del dr. Bevivino, incaricato il 15novembre 1963 dal presidente della regione D'Angelo, dicompiere un'ispezione straordinaria presso il comune diPalermo (AAPP, Senato della Repubblica, VIII Leg., doc.allegata alla relazione conclusiva della Commissioneantimafia, Doc. XXIII, n.1), ed allegato agli atti dellaCommissione, documenta uno straordinario artificio difalsificazioni, che culminò nella concessione di 2.500 licenzeedilizie su un totale di 4.000 a tre pensionati, che fungevanoda prestanome di uomini di Cosa Nostra o di imprenditorisospetti. Qui preme indicare i mutamenti che la vicendaedilizia impose nei rapporti tra mafia e politica. Quelrapporto, che nel passato era stato occasionale, diventaessenziale perché l'edilizia comporta per necessità unrapporto con la pubblica amministrazione e con gli uominipolitici che ne sono responsabili. Pag. 1832 Ma è un rapporto che per forza di cose non si fermaall'edilizia. Investe tutte le attività comunali, gli appalti,le locazioni, le manutenzioni. E' criterio guida per fare edisfare alleanze politiche, maggioranze e governi locali. Ilcomune in quest'ottica è considerato una mucca da mungeresinché si può, una stazione di smistamento della spesapubblica, ma anche una sede nella quale arrivare ad insediareuomini che operino per conto della cordata(66). La mafia simodernizza, diventa mafia di città e di affari, cerca diintegrarsi coni centri più importanti nella vita della città,spesso riuscendovi. La cultura dello scambio, del rapportopermanente ed integrato con il politico nasce in questa fase esu quel terreno. Non è solo un salto di qualità nel rapporto mafia epolitica; nasce un modello che ritroviamo oggi in molte cittàdel sud e che si riprodurrà in Campania, con un'accelerazioneviolenta dopo il terremoto, quando il passaggio dalla camorra

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&quot;solidaristica&quot; di Cutolo a quella di Bardellino, affaristicaed incline al rapporto con gli enti locali, sarà propriolegato alla spesa per la ricostruzione. Bardellino d'altra parte, che era uomo d'onore, come Zazae Nuvoletta, conosceva già la tecnica dell'intreccio tramafia, affari ed enti locali. 57. Nei trent'anni successivi i rapporti tra uomini dellamafia ed esponenti della politica si sviluppano sui diversipiani con diverse modalità e responsabilità e secondo diverselinee-guida. Il terreno fondamentale sul quale si costituiscono e sirafforzano i rapporti di Cosa Nostra con esponenti deipubblici poteri e delle professioni private è rappresentatodalle logge massoniche. Il vincolo della solidarietà massonicaserve a stabilire rapporti organici e continuativi. L'ingressonelle logge di esponenti di Cosa Nostra, anche di altolivello, non è un fatto episodico ed occasionale, macorrisponde ad una scelta strategica. Il giuramento di fedeltàa Cosa Nostra resta l'impegno centrale al quale gli uominid'onore sono prioritariamente tenuti. Ma le affiliazionimassoniche offrono all'organizzazione mafiosa uno strumentoformidabile per estendere il proprio potere, per ottenerefavori e privilegi in ogni campo: sia per la conclusione digrandi affari sia per &quot;l'aggiustamento&quot; dei processi, comehanno rivelato numerosi collaboratori di giustizia. Tanto piùche gli uomini d'onore nascondono l'identità dei &quot;fratelli&quot;massonici, ma questi ultimi possono anche non conoscere laqualità di mafioso del nuovo entrato. Oltre alle logge massoniche, Cosa Nostra stabiliscerapporti con settori o singoli esponenti del sistema politico,anche attraverso il controllo del voto e del meccanismo degliappalti. Si tratta di due canali istituzionali, su cui pesanofortemente le attività di intimidazione e di corruzione cheCosa Nostra è in grado di dispiegare. 58. Rapporti tra Cosa Nostra e la Massoneria erano giàemersi nell'ambito dell'attività di due commissioniparlamentari d'inchiesta, quella sul caso Sindona e quellasulla loggia massonica P2, che avevano approfondito la vicendadel finto rapimento del finanziere e della sua permanenza inSicilia dal 10 agosto al 10 ottobre 1979.---------- (66) Res. sten. Leonardo Messina, 4 dicembre 1992,p.602. Pag. 1833 Della vicenda si erano anche occupate la magistraturamilanese e quella palermitana, accertando i collegamenti diSindona con esponenti mafiosi e con appartenenti allamassoneria. In Sicilia sono particolarmente presenti comunioni epseudocomunioni massoniche che si richiamano all'obbedienza diPiazza del Gesù, con peculiarità organizzative che lecontraddistinguono rispetto all'altra obbedienza massonica,

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quella del Grande Oriente d'Italia. Le comunioni di Piazza delGesù, infatti, sono spesso caratterizzate dalla presenza distrutture organizzative che aggregano gli affiliati sulla basedella comune professione svolta (cameretecnico-professionali), sovrapponendosi alla tradizionaleorganizzazione territoriale (logge). Molte logge di questecomunioni, spesso coperte, operano esclusivamente nel campodelle cosiddette &quot;attività profane&quot;, professionali, politiche,amministrative, affaristiche. Esse si caratterizzano per unatroppo estensiva interpretazione del concetto di solidarietàmassonica e sono perciò in grado di determinare graviinterferenze nell'esercizio di funzioni pubbliche. Sui rapporti tra mafia e circoli massonici esiste unapiena corrispondenza tra gli elementi acquisiti dallecommissioni d'inchiesta sul caso Sindona, sulla loggiamassonica P2, da questa commissione, dall'autorità giudiziariae quelli forniti dai collaboratori della giustizia. Nel gennaio 1986 la magistratura palermitana avevadisposto una perquisizione e un sequestro presso la sedepalermitana del Centro sociologico italiano, sito in Via Roma,391. Furono sequestrati gli elenchi degli iscritti alle loggesiciliane della Gran Loggia d'Italia di Piazza del Gesù. LaCommissione antimafia ha recentemente acquisito le schedeanagrafiche di quegli iscritti: tra i quali figurano SalvatoreGreco e Giacomo Vitale. Sui 2.032 nominativi in questione e su quelli di altri400 affiliati a logge siciliane, questi ultimi già resipubblici dalla Commissione P2, sono state elaborate analisistatistiche. Di particolare interesse appare quella relativaalla distribuzione dei soggetti, in base ai periodi diiscrizione, aggregati per quinquenni, che rivela un'impennatadelle iscrizioni proprio nel quinquennio 1976-1980, checonferma le dichiarazioni dei diversi collaboratori. I riscontri effettuati negli archivi delle forze dipolizia hanno inoltre messo in luce che molti dei soggettipresi in esame risultano avere precedenti penali per reati dimafia. Nell'aprile del 1986 la magistratura trapanese dispose ilsequestro di molti documenti presso la locale sede del Centrostudi Scontrino. Il centro studi, di cui era presidenteGiovanni Grimaudo (con precedenti penali per truffa,usurpazione di titolo, falsità in scrittura privata econcussione), era anche la sede di sei logge massoniche:Iside, Iside 2, Osiride, Ciullo d'Alcamo, Cafiero ed Hiram.L'esistenza di un'altra loggia segreta, trovò una primaconferma nel rinvenimento, in un'agenda sequestrata alGrimaudo, di un elenco di nominativi annotati sotto ladicitura &quot;loggia C&quot;; tra questi quello di Natale L'Ala, capomafia di Campobello di Mazara. Nella loggia Ciullo d'Alcamo risultano essere statiaffiliati: Fundarò Pietro, che operava in stretti rapporti conil boss mafioso Natale

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Pag. 1834Rimi; Pioggia Giovanni, della famiglia mafiosa di Alcamo;Asaro Mariano, imputato nel procedimento relativoall'attentato al giudice Carlo Palermo. Nel procedimento trapanese contro Grimaudo vari testimonihanno concordato nel sostenere l'appartenenza alla massoneriadi Mariano Agate; dagli appunti rinvenuti nelle agendesequestrate al Grimaudo risultano poi collegamenti con i bossmafiosi Calogero Minore e Gioacchino Calabrò, peraltrosuffragati dai rapporti che alcuni iscritti alle loggeintrattenevano con gli stessi. Alle sei logge trapanesi ed alla &quot;loggia C&quot; eranoaffiliati amministratori pubblici, pubblici dipendenti(comune, provincia, regione, prefettura), uomini politici(l'onorevole Canino ha ammesso l'appartenenza a quelle logge,pur non figurando il suo nome negli elenchi sequestrati),commercialisti, imprenditori, impiegati di banca. Gli affiliati a questo sodalizio massonico interferivanosul funzionamento di uffici pubblici, si occupavano di appaltie di procacciamento di voti in occasione delle competizionielettorali, tentavano di favorire posizioni giudiziarie e dicorrompere appartenenti alle forze dell'ordine amici. Il Grimaudo risulta aver chiesto soldi agli onorevoliCanino (DC) e Blunda (PRI) per sostenerne la campagnaelettorale; la moglie di Natale L'Ala ha testimoniato che, surichiesta del Grimaudo, il marito si attivò per favorirel'elezione degli onorevoli Nicolò Nicolosi (DC) e AristideGunnella (PRI). Particolare rilevanza assume, infine, nel contestodescritto, il rapporto di Grimaudo con Pino Mandalari.Mandalari fu arrestato nel 1974 per favoreggiamento neiconfronti di Leoluca Bagarella e nel 1983, fu imputato conRosario Riccobono. E' legato a Totò Riina e socio fondatorenel 1974, con il mafioso Giuseppe Di Stefano, della societàStella d'oriente di Mazzara del Vallo, della quale fece partedal 1975 Mariano Agate. Della società facevano parte parentidel boss camorristico Nuvoletta, membro di Cosa Nostra.Mandalari è un esponente significativo della massoneria ericonobbe, nel 1978, le logge trapanesi che facevano capo aGrimaudo(67). Nel 1973 Gelli convocò nella sua villa di Arezzo ivertici dell'Arma dei Carabinieri auspicando l'avvento di ungoverno di destra presieduto dal magistrato Carmelo Spagnuolo.Il collaboratore Leonardo Messina ha parlato di un tentativoeversivo, che avrebbe dovuto verificarsi nello stesso anno,del quale Cosa Nostra era stata messa a conoscenza tramite leproprie relazioni massoniche. I magistrati di Milano e di Palermo hanno accertato icollegamenti di Sindona con esponenti della mafia e dellamassoneria siciliana, nel corso della vicenda del fintorapimento del finanziere e della sua permanenza in Sicilia dal10 maggio al 10 ottobre 1979. Sindona era stato aiutato da

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Giacomo Vitale, cognato di Stefano Bontate e Joseph MiceliCrimi, entrambi aderenti ad una comunione di Piazza del Gesù,il C.A.M.E.A (Centro attività massoniche esotericheaccettate). Nel 1984 Buscetta aveva per la prima volta parlato delrapporto tra mafia e massoneria nel contesto del tentativogolpista di Junio---------- (67) Giovanni Grimaudo risulta anche iscritto ad unadelle logge di Via Roma, 391. Pag. 1835Valerio Borghese del dicembre 1970; anche Luciano Liggio eAntonino Calderone rievocano, in momenti diversi, lo stessoepisodio davanti ai giudici palermitani. Le dichiarazioni recentemente rese alla magistratura edalla Commissione antimafia da Calderone, Buscetta, Messina,Mutolo e Mannoia, confermano le conoscenze già acquisite eforniscono ulteriori elementi utili per ridisegnare l'insiemedei collegamenti intercorsi nel tempo tra Cosa Nostra e lamassoneria. Le richieste di cooperazione erano sollecitate dallamassoneria e talora accolte da Cosa Nostra in una logicautilitaristica. Cosa Nostra ha conservato la sua autonomiadecisionale e non è mai stata subalterna alla massoneria, conla quale non ha condiviso strategie, limitandosi a compiereazioni che potevano anche risultare gradite alla massoneria,ma che da questa non erano mai state imposte. Antonino Calderone sostiene che nel 1977 una loggiasegreta della massoneria avrebbe chiesto ai vertici di CosaNostra di far affiliare due uomini d'onore per ciascunaprovincia. Stando a quanto riferitogli dal fratello Giuseppe,la proposta sarebbe stata accettata, con l'ingresso inmassoneria di Michele Greco e Stefano Bontate per la provinciadi Palermo; di Giuseppe Calderone e di un altro uomo d'onoreper la provincia di Catania; di Bongiovino per quella di Ennae di Totò Minore per quella di Trapani. I personaggi citatirappresentavano all'epoca i vertici di Cosa Nostra. Calderoneha illustrato il ruolo che gli iscritti alla massoneriapotevano svolgere nel favorire la posizione giudiziaria degliuomini d'onore, avvicinando i magistrati massoni. Tommaso Buscetta dichiara che alcuni massoni si eranointeressati al cosiddetto &quot;processo dei 114&quot;(68) e che ilmassone Giacomo Vitale aveva accompagnato Michele Sindona,massone anch'egli, presso Salvatore Inzerillo e StefanoBontate. Nel corso della sua audizione davanti alla Commissioneantimafia, Buscetta conferma le dichiarazioni rese allamagistratura sul golpe Borghese. Il collegamento tra CosaNostra e gli ambienti golpisti era stato stabilito attraversoil fratello massone di Carlo Morana, uomo d'onore; lacontropartita offerta a Cosa Nostra consisteva nella revisionedi alcuni processi. Buscetta parla del coinvolgimento della

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massoneria al tentativo eversivo del 1974. Al golpe eranointeressati ambienti massonici e militari, ma certamente ancheCosa Nostra, sostiene Buscetta, poiché il direttore, anch'eglimassone, del carcere dell'Ucciardone lo informò dell'evento,assicurandogli che nell'occasione lo avrebbe fatto evadereospitandolo a casa sua. Sostiene inoltre che Sindona nel '79lasciò la Sicilia perché Cosa Nostra non condivise il suoprogetto separatista. Leonardo Messina nella sua audizione dichiara che ilvertice di Cosa Nostra sarebbe affiliato alla massoneria e, inparticolare, sarebbero massoni Totò Riina, Michele Greco,Francesco Madonia, Stefano Bontate, Giacomo Vitale, MarianoAgate, nonché vari esponenti della famiglia di San Cataldo:Nicola Terminio (che avrebbe affiliato in massoneria Bontate),Moreno Micciché e Gaetano Piazza(69). Terminio e Piazzaavrebbero ospitato a San Cataldo Sindona durante la suapermanenza in Sicilia. E' anche iscritto alla massonerial'imprenditore Angelo Siino(70), referente dei corleonesinella gestione---------- (68) Processo contro Angelo La Barbera ed altri svoltosipresso la Corte d'assise di Catanzaro nel 1968 (sentenza del22.12.1968). (69) Gaetano Piazza risulta essere affiliato alla loggiacoperta periferica I normanni di Sicilia di Palermo della GranLoggia d'Italia degli A.L.A.M.: vedi allegati relazioniCommissione P2, volume IV, tomo 2, p. 1.153. (70) Siino risulta essere affiliato alla loggia Orion diPalermo del CAMEA insieme a Giacomo Vitale: vedi allegatirelazione Commissione P2, volume VI, tomo XIV, pag. 167. Pag. 1836degli appalti in Sicilia. Messina ritiene che spetti allacommissione provinciale di Cosa Nostra decidere l'ingresso inmassoneria di un certo numero di rappresentanti per ciascunafamiglia; trattasi, in particolare, di un'ala segreta dellamassoneria, per cui non sarà mai possibile dimostrare questeaffiliazioni. A suo giudizio il rapporto mafia-politica si concretizzaattraverso gli appalti e la massoneria. Quest'ultima èdefinita &quot;un punto di incontro per tutti&quot;. Cosa Nostra puòritenere utile avere propri uomini all'interno dellamassoneria o stabilire rapporti con massoni: servono percombinare appalti, contattare magistrati al fine di&quot;aggiustare&quot; processi, garantire contatti esterni. Gaspare Mutolo ha sostenuto davanti alla Commissioneantimafia di non essere a conoscenza diretta dell'appartenenzadi uomini d'onore alla massoneria, ma di aver sentito parlare,soprattutto in tempi più recenti, dell'importanza che lamassoneria rivestiva per Cosa Nostra &quot;in quanto tutti i puntichiave, sia commercialmente, sia nelle istituzioni, si sa chesono occupati per la maggior parte da massoni&quot;. Mutolo conferma che alcuni uomini d'onore possono essere

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stati autorizzati ad entrare in massoneria &quot;per avere stradeaperte ad un certo livello&quot; e per ottenere informazionipreziose, ma esclude che la massoneria possa essere informatadelle vicende interne di Cosa Nostra. Gli risulta che iscrittialla massoneria sono stati utilizzati per &quot;aggiustare&quot;processi attraverso contatti con giudici massoni. Riferisceanche sul ruolo svolto dagli psichiatri Semerari e Ferracuti,di cui non conosceva la comune appartenenza alla loggia P2,nel predisporre perizie favorevoli agli uomini d'onore. Il complesso delle dichiarazioni dei collaboratori dellagiustizia appare dunque essere concordante su almeno trepunti: * intorno agli anni 1977-1979 la massoneria chiese allacommissione di Cosa Nostra di consentire l'affiliazione dirappresentanti delle varie famiglie mafiose; non tutti imembri della commissione accolsero positivamente l'offerta;malgrado ciò alcuni di loro ed altri uomini d'onore di spiccodecisero per motivi di convenienza di optare per la doppiaappartenenza, ferma restando la indiscussa fedeltà edesclusiva dipendenza da Cosa Nostra; ** nell'ambito di alcuni episodi che hanno segnato lastrategia della tensione nel nostro Paese, vale a dire itentativi eversivi del 1970 e del 1974, esponenti dellamassoneria chiesero la collaborazione della mafia; *** all'interno di Cosa Nostra era diffuso ilconvincimento che l'adesione alla massoneria potesse risultareutile per stabilire contatti con persone appartenenti ai piùsvariati ambienti che potevano favorire gli uomini d'onore. 59.E' pacifico che Cosa Nostra influisce sul voto. Ciònon corrisponde ad una scelta ideologica, ma alla convenienzadi sfruttare nel miglior modo possibile il radicamento socialee territoriale: i vasti compiti degli enti locali hannoincentivato l'attenzione della mafia per le amministrazionicomunali. Non sembra sia stata ancora svolta una analisi seriadegli effetti che ha avuto sulla crescita dei rapporti tramafia ed enti locali il tradizionale decentramento dellaspesa. Piccole amministrazioni comunali, prive di struttureburocratiche adeguate, e prive anche dei necessari livelli dicompetenza, si sono trovate a spendere somme Pag. 1837enormi che sono finite frequentemente nelle mani dispeculatori, o di gruppi mafiosi. Troppo spesso ildecentramento è stato puro spostamento di poteri dal centroalla periferia senza creazione di supporti efficienti eculture adeguate. 60. Agli atti della Commissione ci sono documenti che nonriguardano solo l'attivazione &quot;spontanea&quot; di Cosa Nostra versouno o più candidati, ma l'attivazione dei candidati verso gliuomini di Cosa Nostra. Alcuni candidati hanno pagato somme didanaro in cambio dei voti. L'appoggio di Cosa Nostra può ancheconsistere nella prestazione di una particolare &quot;vigilanza&quot; a

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favore del candidato che, girando per il collegio insieme agliuomini della famiglia, non solo è protetto nella suaincolumità, ma mostra ai suoi elettori, di essere sostenuto dauomini che contano. Il procuratore della Repubblica di Caltannissetta così hasintetizzato le tre ipotesi possibili di intervento di CosaNostra nella campagna elettorale: &quot;... La mafia decide: questo picciotto è uomo d'onore, èlaureato, ha cultura, si presenta bene, ne facciamo unpolitico, i voti li abbiamo e possiamo portarlonell'amministrazione locale, in quella regionale o inParlamento.... La seconda ipotesi è quella di un uomo politiconon mafioso che chiede aiuto a Cosa Nostra per la sua campagnaelettorale.... La terza ipotesi, infine è quella dell'uomopolitico il quale, pur non facendo parte di Cosa Nostra, ètalmente vicino ad essa che ne riceve un aiuto concreto (ilguardaspalle, l'autista, la garanzia di tranquillità nel corsodella campagna elettorale e via dicendo). In sostanza si creaun rapporto di dare-avere: &quot;Ti do i voti in cambiodell'appoggio che fornirai quando servirà&quot;(71). Per comprendere il rilievo di questo scambio si puòricordare quanto ha riferito un magistrato della DirezioneDistrettuale di Catania. Da un'intercettazione ambientale èrisultato che un gruppo mafioso rivendicava nei confronti dialtro gruppo il contributo decisivo dato all'elezione di uncandidato e conseguentemente manifestava una sorta di&quot;proprieta'&quot; dell'eletto in relazione alle prestazioni chequesti avrebbe potuto successivamente assicurare. Magistratidella stessa Direzione hanno riferito che nell'ambito del lorodistretto si registra, naturalmente non da parte di tutti ipartiti, nè da parte di tutti i candidati, un ricorsosistematico ai gruppi mafiosi per ottenerne il voto. Cosa Nostra non ha mai avuto preclusioni. Nessun partitopuò essere aprioristicamente immune. Ma i mafiosi non votano acaso; scelgono naturalmente candidati non ostili alla mafia evicini agli interessi dei singoli gruppi. A Palermo, haricordato il dr. Giaocchino Natoli, sostituto procuratoredella Repubblica, dalle indagini compiute risulta che imafiosi &quot;facevano convergere naturalmente i loro voti verso lademocrazia cristiana, in quanto essa aveva rappresentato, findalla costituzione della Repubblica, il centro e l'assed'equilibrio---------- (71) Cfr. res. sten. audizione Procura Distrettuale diCaltanissetta, 17 novembre 1992, p. 448, 449. Pag. 1838dell'intero sistema(72). Ma nello stesso capoluogo ed inaltre aree della Regione i voti vanno anche a candidati dialtri partiti. La Commissione ritiene che questo problema vadavisto nella sua obbiettiva storicità e ciò comporta l'esigenzadi precisare i seguenti criteri: * la scelta del partito e degli uomini è ispirata ad

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una logica di pura convenienza; più conta il partito e piùampia è la disponibilità di Cosa Nostra; questo spiegal'appoggio costantemente fornito a candidati appartenenti apartiti di governo, ancorché piccoli. Per questi anzi ladimensione ristretta dell'elettorato rende i voti di CosaNostra più produttivi, talora essenziali al raggiungimento delquorum ed alla elezione dei candidati. ** Il rapporto tra Cosa Nostra e i politici è didominio della prima nei confronti dei secondi; ladisponibilità di mezzi coercitivi conferisce a Cosa Nostra unaillimitata possibilità di richiesta e di convincimento; *** da ciò non può derivare una interpretazionevittimistica di quel rapporto; il politico non è costretto adaccettare i voti di Cosa Nostra e se li accetta non può nonsapere quali saranno le richieste e gli argomenti dei suoipartners; **** oggi, essendo cresciuta la sensibilità delleistituzioni e dell'opinione pubblica, il tradizionale rapportomafia-politica può avere risvolti tragici: per il politico èimpossibile sottrarsi all'abbraccio di Cosa Nostra una voltache ha chiesto ed accettato i voti, ma per lui è sempre piùdifficile rendere i favori per i quali è stato eletto. 61. Cosa Nostra influisce sulle elezioni in vari modi. Fa ritenere all'ambiente nel quale opera che è in gradodi controllare il voto e quindi fa nascere negli elettori iltimore di rappresaglie. L'intimidazione è assai diffusa e cosìanche il presidio dei seggi. In vari casi si ricorre aibrogli. Più spesso non c'è bisogno di alcuna intimidazione. E'sufficiente il consiglio. L'assenza di tensione e passionepolitica, la concezione per la quale il voto serve soltanto acontrassegnare l'appartenza ad una clientela e non ad indicareuna scelta ideale, l'appiattimento delle tradizioni politichetra i diversi partiti può condurre quasi naturalmente, senzaalcuna forzatura, a rispettare gli ordini di scuderia, comeMessina chiama le designazioni elettorali che venivano daivertici di Cosa Nostra. 62. Da appartenenti alla Commissione è stato chiesto aicollaboratori della giustizia quale dovesse essere ilcomportamento ufficiale dei loro &quot;amici&quot; nei confronti di CosaNostra. La risposta è venuta con l'abituale cinismo degli&quot;uomini d'onore&quot;. Il politico può anche partecipare amanifestazioni antimafia, fare discorsi contro la mafia,l'importante è che poi, nella sostanza, protegga gli interessidi Cosa Nostra. Un politico può anche proporre e far approvareleggi contro la mafia, se questo è necessario a dargli unalibi. Importante è che---------- (72) Res. sten., audizione della DDA di Palermo, 5novembre 1992, p. 219. Pag. 1839quelle leggi non vengano applicate o che i processi si

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possano &quot;aggiustare&quot;(73). Nel corso dell'audizione di Tommaso Buscetta, ilpresidente chiese: &quot;Se un uomo politico amico di Cosa Nostradeve fare una legge contro di voi... deve avvertirvi espiegarvi qualcosa?&quot; Buscetta: &quot;...prima che si approvi unalegge in Italia passano degli anni...&quot; Presidente: &quot;Ma se lalegge si fa?&quot; Buscetta:&quot;Si fa e lui deve conservarequell'immagine pubblica anche a scapito di Cosa Nostra.&quot;Presidente: &quot;E Cosa Nostra capisce questa cosa?&quot; Buscetta:&quot;Nel passato la capiva. Non so se adesso la capisca più&quot; (pag.428). 63. Nelle vicende riguardanti i rapporti tra mafia epolitica e in una serie di indagini giudiziarie ricorrecostantemente il nome di Salvo Lima. Per anni egli è stato l'esponente politico di maggiorerilievo tra quelli di cui venivano denunciati collegamenti conCosa Nostra. Per sette anni, a partire dal 1958, è statosindaco di Palermo, poi deputato al Parlamento per trelegislature e parlamentare europeo per altre tre fino alla suamorte nel 1992. Ha guidato l'amministrazione comunale diPalermo negli anni in cui la speculazione edilizia è stata piùintensa ed è cresciuto il potere mafioso. La stabilità delle giunte al comune di Palermo ed allaProvincia si è fondata a lungo sull'accordo politico tra ilgruppo di Lima e quello di Ciancimino, già esponentedemocristiano, più volte inquisito, sottoposto a misure diprevenzione personale e patrimoniale e condannato anche perreati di mafia. Nel periodo in cui Lima è stato sindaco diPalermo, Ciancimino è stato assessore ai lavori pubblici percinque anni consecutivi(74). Come ha avuto occasione didichiarare Elda Pucci, vi era una sostanziale unità di azionetra i cianciminiani e la corrente che faceva capo a SalvoLima. Secondo quanto affermato da Giuseppe Insalaco, è proprioattraverso l'accordo con Lima che Ciancimino ha portato ilproprio gruppo a confluire per alcuni anni nella corrente diGiulio Andreotti. E' certo che un incontro tra Lima,Ciancimino ed Andreotti, volto a realizzare tale intesa, sisvolse in data 6 novembre 1976(75). Le conflittualità all'interno della maggioranzasorgeranno dalla rottura di tale accordo. Ciò porteràall'ascesa di sindaci democristiani anomali, perché piùautonomi rispetto alle forze che tradizionalmentecontrollavano l'amministrazione, come Nello Martellucci, EldaPucci, Giuseppe Insalaco e Leoluca Orlando. Essi tuttaviasaranno sempre eletti con l'appoggio determinante dellacorrente di Lima. In particolare, la corrente di Lima partecipò con propriesponenti alla prima giunta di pentapartito diretta da LeolucaOrlando; votò in---------- (73) Cfr. le audizioni dei collaboratori, res. sten.Buscetta del 16 novembre 1992, pp 419-428; Mutolo, il 9

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febbraio 1993 p. 1288. (74) Dal luglio 1959 in sostituzione di Lima, al luglio1964; precedentemente era stato assessore alla aziendamunicipalizzata, dal giugno 1956 al luglio 1959. (75) Confronta le dichiarazioni di Elda Pucci (4.11.1984)e di Giuseppe Insalaco (6.11.1984), in ordinanza-sentenzaemessa nel proc. penale contro Baio Giuseppe 8, tribunale diPalermo n.1588/88 R.G.U.I., pp. 105-109. Sull'incontro traLima, Ciancimino e Andreotti confronta requisitoria dellaprocura della Repubblica di Palermo nel procedimento penalecontro Greco Michele ed altri (n. 3162/89A-p.m.),volume I, pp.90 e ss; 117 e ss. Lo stesso Lima definì quell'incontro &quot;...volto a raggiungere una pacificazione generale aPalermo&quot;. Pag. 1840consiglio comunale per la seconda giunta, che vedeva lapartecipazione del PCI, pur avendola osteggiata nelle sediinterne di partito. Gli uomini di Lima hanno poi sostenuto legiunte che si sono succedute dal 1990 sino ad oggi. Esistono numerosi elementi di conoscenza circa i rapportitra Salvo Lima e gli uomini di Cosa Nostra. E' pacifico cheegli avesse un forte legame con i cugini Antonino ed IgnazioSalvo (entrambi processati per associazione a delinquere ditipo mafioso, il primo deceduto in data anteriore al giudizioed il secondo condannato con sentenza definitiva). Furono essi- come è emerso nel maxiprocesso - a fornirgli un'autoblindata a scopo di tutela personale, durante i primi anni'80, quando la guerra di mafia era al suo culmine. La vicinanza tra l'on. Lima e i due cugini Salvo, perlungo tempo titolari delle esattorie siciliane, oltre adessere ben nota, era già dalla fine degli anni '60 considerataestremamente imbarazzante all'interno della democraziacristiana, come è stato puntualmente segnalato dall'on. SergioMattarella, in una deposizione davanti ai giudici di Palermo,relativa a vicende del 1968(76). I rapporti intrattenuti daSalvo Lima durante gli anni '60 con elementi mafiosi ed inparticolare con Salvatore La Barbera, che lo stesso Limaammise di avere conosciuto e con Tommaso Buscetta, sonoindicati come certi nella sentenza ordinanza del 23 giugno1964 contro La Barbera ed altri, redatta dal giudiceistruttore del tribunale di Palermo Cesare Terranovaassassinato da Cosa Nostra il 25.9.1979. A proposito dei collegamenti di Lima con ambienti mafiosiin epoca più recente, vanno menzionati due rapporti delComando Generale della Guardia di Finanza risalenti al gennaio1983. Con il primo del 4.1.1983 il comando riferiva aproposito di un traffico di armi facente capo a Cosa Nostra:&quot;Di Chiara Lorenzo (poi condannato con sentenza definitivan.d.r.) era coinvolto con membri della famiglia Bonanno neltraffico di armi destinate in Italia ad esponenti di rilievodella mafia, compresi tale &quot;Sal.&quot;, sindaco di Palermo, epersone di Castellammare del Golfo...&quot;. Nel secondo rapporto

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del 25.1.1983 la Guardia di Finanza riferiva che &quot;Nell'estate1982 a Pantelleria vi era stato un incontro tra uno deifratelli Di Chiara e Fidanzati Stefano, fratello di Gaetano,noto trafficante di armi e di stupefacenti; che il |P'Sal.sindaco di Palermo|P', di cui al precedente rapporto, era daidentificarsi non già nel sindaco di Palermo in carica bensìnell'onorevole Salvo Lima, ex sindaco di Palermo(77)&quot;. Inoltre, è agli atti della Commissione il verbale dellaintercettazione di una telefonata intercorsa il 7 aprile 1990,tra l'on. Lima e l'ing. Nino Ciaravino della SIRAP(78). Nelcolloquio telefonico concernente l'interessamento dell'uomopolitico, per far assumere un suo raccomandato, risultadirettamente dalla voce di Lima l'esistenza di buoni rapportitra lui e l'imprenditore mafioso Cataldo Farinella. Ciò che caratterizza la posizione di Lima nei suoirapporti con Cosa Nostra è il fatto di essere stato a lungopunto di riferimento per varie famiglie mafiose. Ciò risultachiaramente dalle convergenti dichiarazioni dei collaboratoridi giustizia. Dapprima, soprattutto attraverso i Salvo, egli avevarapporti con Stefano Bontate e con Tommaso Buscetta. IgnazioSalvo, in piena guerra di mafia e dopo l'omicidio di StefanoBontate (aprile 1981),---------- (76) La deposizione è del 17.12.1990, quando Lima eraancora vivo: confronta la già citata requisitoria contro GrecoMichele ed altri, volume I, pag. 97. (77) Il testo dei due rapporti è trascritto nellasentenza della Corte d'assise di Caltannissetta nel processoper l'omicidio del giudice Ciaccio Montalto. (78) La SIRAP è coinvolta nelle indagini sugli appalticontrollati da Cosa Nostra. Pag. 1841tramite l'ing. Lo Presti, suo cognato, si era messo incontatto con Buscetta, in Brasile, per sollecitare il suoritorno in Italia. L'esistenza di un collegamento diretto traLima e Buscetta è stata ammessa di recente dallo stessoBuscetta, che, dopo essersi a lungo rifiutato di approfondirenelle proprie deposizioni il capitolo relativo ai rapporti framafia e politica, ha deciso di cambiare atteggiamentoall'indomani dei tragici omicidi di Falcone e Borsellino. Egliha fornito dettagliate notizie circa i propri personalirapporti con l'on. Lima, sia negli anni 60, quando sirivolgeva al sindaco di Palermo per ottenere favori (e ciòconferma quanto già accertato dal giudice Terranova), sia nel1980, prima di lasciare l'Italia. E' in questo quadro cheBuscetta ha messo in luce come, dopo l'omicidio di StefanoBontate, Salvo Lima fosse ben presto diventato un punto diriferimento, sempre attraverso la mediazione dei Salvo, ancheper altri esponenti di Cosa Nostra, a partire da Totò Riina, equindi per famiglie diverse da quelle con le quali aveva avutorapporti negli anni precedenti. &quot;Mi consta - ha dichiarato

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Buscetta - che Salvo Lima era effettivamente l'uomo politico acui principalmente Cosa Nostra si rivolgeva per le questionidi interesse dell'organizzazione che dovevano trovare unasoluzione a Roma&quot;(79). Altri collaboratori di giustizia hanno fornito in momentidiversi notizie concordi sui rapporti di Lima con Cosa Nostra.Francesco Marino Mannoia ha dichiarato ai giudici di Palermo:&quot;l'on. Salvo Lima frequentava Stefano Bontate e credo anzi chefosse il personaggio politico con il quale il Bontate avessemaggiore intimità. Io stesso l'ho visto più volte insieme conStefano Bontate, ma non nel fondo Magliocco, bensì in una casaadibita ad ufficio di Gaetano Fiore; inoltre qualche voltal'ho visto nei locali del Baby Luna, nei giorni dichiusura...&quot;(80). Sul voto mafioso a favore di Lima ha reso dichiarazioniil collaboratore di giustizia Vincenzo Marsala. Leonardo Messina ha riferito di aver saputo, attraversoaltri uomini d'onore,da lui specificamente indicati, che Limanon era uomo d'onore, ma che &quot;era stato molto vicino a uominidi Cosa Nostra, per i quali aveva costituito il tramite pressol'on. Andreotti per le necessità della mafia siciliana&quot;.Sostanzialmente identiche sul ruolo di Lima sono state ledichiarazioni di Buscetta e di Mutolo(81), anche davanti allaCommissione antimafia. Tutte le notizie di cui la Commissione dispone circa lemodalità del rapporto tra Lima e le famiglie mafiose mettonoin luce una prassi consolidata, un circuito di favori cheriguardano essenzialmente due questioni, alle qualil'organizzazione mafiosa attribuisce un particolare rilievo aifini della propria autodifesa e per la conquistadell'impunità. Anzitutto si chiede l'intervento dell'uomo politico peril trasferimento di funzionari scomodi. Antonino Calderone haricordato in proposito un incontro con Lima a Roma,organizzato con la mediazione dei Salvo, al quale eglipartecipò insieme al fratello (allora rappresentante dellafamiglia di Catania), per ottenere il trasferimento di unfunzionario della Questura, che faceva seriamente le indagini. In secondo luogo, l'organizzazione chiede ed ottienel'aiuto dell'esponente politico (che ha collegamenti edamicizie importanti a---------- (79) Res. sten. audizione Buscetta, 16 nevembre 1992, pp372-373. (80) Cfr. ordinanza custodia cautelare sul delitto Lima. (81) Res. sten. Mutolo 9 febbraio 1993, p. 1287. Pag. 1842Roma), allo scopo di &quot;aggiustare&quot; i processi, impedendo che imafiosi vengano condannati a lunghe pene detentive. Gaspare Mutolo(82) ha riferito di uno specificointeressamento di Lima, contattato da Ignazio Salvo, per unprocesso di omicidio nel quale era coinvolto. Anche egli ha

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dichiarato che a Lima ci si rivolgeva solitamente attraverso iSalvo, e attraverso Bontate negli anni precedenti alla suaeliminazione. Gaspare Mutolo(83), Giuseppe Marchese e LeonardoMessina(84) hanno dichiarato, con varie sfumature, che imafiosi confidavano in un annullamento del maxiprocesso inCassazione(85). A ciò , secondo questi collaboratori, sisarebbe impegnato l'on. Lima. Già in appello vi era stato un&quot;aggiustamento&quot; parziale. La Cassazione avrebbe dovutosmentire l'operato di Falcone, annullando persino l'ordinanzadi rinvio a giudizio e facendo retrocedere il processo allafase istruttoria; cosa puntualmente verificatasi per laposizione di Bono Giuseppe, stralciata in appello e per laquale la prima sezione penale della Cassazione ha proprioannullato l'ordinanza di rinvio a giudizio(86). E' difficile credere che il rapporto di Cosa Nostra conil sistema politico si sia esaurito nell'attività di garantedegli interessi mafiosi che sarebbe stata svolta da Salvo Limadirettamente a Palermo e a Roma, attraverso i propri referentinazionali. I collaboratori di giustizia hanno descritto unaprassi ed un sistema. Ma dell'una e dell'altro non potevaessere Lima l'unico esecutore. E' necessario identificare glialtri politici che hanno agevolato Cosa Nostra. 64. Risultano certi alla Commissione i collegamenti diSalvo Lima con uomini di Cosa Nostra. Egli era il massimoesponente in Sicilia della corrente democristiana che fa capoa Giulio Andreotti. Sulla eventuale responsabilità politica del senatoreAndreotti, derivante dai suoi rapporti con Salvo Lima, dovràpronunciarsi il Parlamento. 65. Gli appalti di opere pubbliche costituiscono uno deiprincipali terreni di incontro tra mafia, imprenditori, uominipolitici, funzionari amministrativi. Gli obiettivi pratici sono tre: lucrare tangenti,collocare mano d'opera nei subappalti, far acquisire leforniture dalle ditte &quot;amiche&quot;. Ma l'obiettivo generale è più ambizioso: con le manisugli appalti, Cosa Nostra riesce a controllare gli aspettiessenziali della vita politica ed economica del territorio,perché condiziona gli imprenditori, i politici, i burocrati, ilavoratori, i liberi professionisti. Questo aspettocontribuisce a rafforzare il dominio sul territorio, consolidail consenso sociale, potenzia le singole famiglie mafiose nelterritorio, nella società e nell'ambiente politico eamministrativo. Cosa Nostra controlla totalmente gli appalti in Sicilia.Ha la funzione di garantire che gli accordi siano rispettatied eseguiti, di---------- (82) Res. sten. audizione Gaspare Mutolo, 9 febbraio1993, pp. 291-599. (83) Res. sten. audizione Gaspare Mutolo, 9 febbraio

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1993, p. 1255. (84) Res. sten. audizione Leonardo Messina, 4 dicembre1992, p. 565. (85) Cfr.l'ordinanza di custodia cautelare delitto Lima. (86) La sentenza è del 24.6.1992 n.555, depositata il24.7.1992, presidente Carnevale, relatore Grassi. Il dott.Grassi, sostituto procuratore della Repubblica di Catania, erastato sottoposto ad una indagine del CSM per atti difavoritismo nei confronti dell'imprenditore Costanzo;l'indagine fu archiviata perché il dott. Grassi chiesespontaneamente il trasferimento ad altra sede. Pag. 1843intervenire laddove si verifichino &quot;disfunzioni&quot;,danneggiando le imprese che si rifiutano di sottostare e, senecessario, uccidendo gli imprenditori recalcitranti. In una importante audizione tenuta dalla sottocommissioneAppalti(87), presieduta dal sen. Cutrera, è risultato che inSicilia esiste un comitato di gestione degli appalti, &quot;unasorta di direttivo formato da imprenditori, i più importantiimprenditori siciliani e qualche imprenditore di valenzanazionale, che decidono a priori, al di la di tutte le sceltedella pubblica amministrazione, l'aggiudicazione degli appaltialle imprese.&quot;. Il comitato può funzionare solo perché CosaNostra garantisce: e questa presenza spiega il silenzio degliimprenditori in Sicilia sulle corruzioni. La mafia non interviene per decidere chi deve vincerel'appalto, a meno che non tenga a qualche impresa inparticolare o non debba esigere con la minaccia il rispettodei criteri di spartizione. Chiunque vinca, la sua quota direddito è assicurata. Il comitato non potrebbe svolgere la sua funzione se,oltre alla garanzia di Cosa Nostra, non ci fosse la connivenzadegli amministratori e dei direttori dei lavori. La vicenda degli appalti in Sicilia dimostra lamolteplicità delle connessioni di Cosa Nostra e, insieme, lanecessità che oltre ai politici anche i diversi cetiimprenditoriali e professionali rompano con decisione irapporti che intrattengono con i gruppi mafiosi. 66. La Commissione antimafia ha in corso una importanteverifica sugli appalti del comune di Palermo, con particolareriferimento agli ultimi anni. Si trae l'impressione di unparticolare disordine nella materia, che risale negli anni,senza soluzione di continuità. Si sono verificati standard diribassi analoghi per lo stesso tipo di opere, del 24 per centocirca, per gli edifici scolastici, che appaionoparticolarmente sospetti. E' emersa l'esigenza di esaminare la gestione dei pianiregolatori generali dei comuni siciliani. Essa costituisce inmolti casi una delle fonti di maggior guadagno per Cosa Nostrae di maggior corruzione per gli uffici pubblici e per iprivati professionisti. Per quanto concerne, più in particolare, i 211 immobili

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di proprietà privata destinati a scuole e ad uffici, lalettura degli atti acquisiti dalla Commissione evidenzia unagrave situazione caratterizzata da ritardi, inadempienze edomissioni da parte dell'amministrazione comunale di Palermo.La Commissione stima che tali irregolarità comportino un onereannuale a carico del comune di circa 20-30 miliardi l'anno. I competenti organismi comunali, oltre a provvedere nelpiù breve tempo possibile a sanare tale situazione,individuando tutte le eventuali responsabilità diamministratori e funzionari, dovrebbero nel futuro farericorso ad immobili di proprietà comunale, avviando nelcontempo un piano di edilizia scolastica in grado disoddisfare definitivamente il fabbisogno di aule dellapopolazione scolastica palermitana.---------- (87) La sottocommissione, coordinata dal sen. Cutrera, sioccupa tanto dell'analisi del fenomeno, con particolareattenzione per le città di Palermo e di Catania, quanto dellariforma legislativa. La relazione del sen. Cutrera affronteràampiamente i temi specifici. Pag. 1844 La vicenda suscita comunque il dubbio che dalle manovrespeculative messe in atto possano aver tratto beneficiopersonaggi legati alle organizzazioni mafiose. La Commissione compirà le necessarie indaginipresso il comune di Palermo per gli appalti e per le locazionidi edifici privati, con particolare riferimento a quellidestinati ad uso scolastico e presso alcuni comuni siciliani,scelti come campione, per la gestione dei piani regolatorigenerali. Riferirà quindi rapidamente al Parlamento. 67. L'applicazione della legge sullo scioglimento deiconsigli comunali ha rivelato una dimensione locale deirapporti tra mafia e pubblici poteri che ha effetti moltogravi sulla vita delle comunità. La questione stata specificamente affrontata dallaCommissione con una relazione del vicepresidente sen. Cabrasgi inviata al Parlamento. Dal quadro delineato emerge unacostante: l'ingresso della mafia nelle istituzioni localifortemente agevolato dalla fragilit amministrativa. Laddove lapubblica amministrazione inerte o corriva, dove i controlliamministrativi non funzionano, si crea in modo quasiautomatico l'ambiente favorevole all'intreccio tra mafia epolitica. Spesso non pi di intreccio si tratta, ma dioccupazione delle pubbliche istituzioni da parte di emissaridei gruppi mafiosi, che gestiscono il potere per conto dellafamiglia di appartenenza, contro gli interessi dei cittadini ea volte nel silenzio degli organismi di controllo, tantoamministrativi quanto giurisdizionali. In queste aree, si tratta per lo più di piccoli comuni,si è sviluppato un microsistema mafioso che condiziona la vitaquotidiana dei cittadini in modo particolarmente opprimente;il degrado profondo e non esiste diritto civile di un qualche

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rilievo che possa essere esercitato senza la mediazionemafiosa. Alla Commissione preme rappresentare al Parlamento che ilrapporto mafia-politica non si sviluppa soltanto nellemacrodimensioni nazionali o regionali o delle grandi città, maanche nelle microdimensioni dei piccoli comuni, dove sirealizza una sospensione della legalità. VIII 68. Oggi sono superate le condizioni oggettive che hannofavorito quel processo che si è definito di &quot;coabitazione&quot;. Il tragico spartiacque è costituito dalle stragi diCapaci e di Via Mariano D'Amelio. I due massacri, per la popolarità dei magistrati caduti,per la potenza e la determinazione che Cosa Nostra rivelò inquell'occasione, hanno fatto scattare nell'opinione pubblicaun senso di solidarietà e di ribellione che ha coinvolto tuttoil Paese. Nelle istituzioni si è colta l'impossibilità diproporre il tradizionale stop and go e si sta agendo condeterminazione, conseguendo risultati di evidente rilievo. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati i grandidelegati delle istituzioni e della società civile nella lottacontro la mafia. Ma questa è una battaglia troppo dura, tropposanguinosa perché possano essere pochi a combatterla.L'antimafia del giorno dopo non compensa Pag. 1845le schermaglie insidiose che hanno progressivamente isolatoquei due uomini contribuendo a creare le condizioni per laloro soppressione. 69. Anche gli omicidi di Lima e Salvo hanno, per profiliassai diversi, una propria tragicità. Uccidere i vecchimediatori, o per punirli, o perché non si ha più bisogno diloro, è un ammonimento spaventoso per tutti i politici chesono stati vicini a Cosa Nostra. Nulla è sicuro, dopo quegliomicidi, nelle relazioni tra mafia e politica. 70. Non è solo lo sdegno per Giovanni Falcone, PaoloBorsellino e per le loro scorte, che ha reso decisa epenetrante la risposta alla mafia dopo la terribile primaveradel '92. E' anche la consapevolezza che gli omicidi di Lima eSalvo sono espressione di una inedita fragilità, dell'affannoper recuperare un terreno perduto. 71. Questa lezione la società civile e le istituzionisembra l'abbiano finalmente compresa. L'impegno sembradivenire collettivo. Ma sopravvivono ancora gli strascichi della vecchia fase.E' sempre in agguato il ciclo tradizionale che segue lestragi: lo sdegno, le misure eccezionali, una fase diefficienza straordinaria e poi, lentamente, l'assorbimentonell'ordinaria amministrazione. La Commissione antimafia haavuto modo di rilevare, oltre a prove di straordinariaefficienza, anche fatti di segno diverso: il trattamentoinsolitamente ossequioso di cui ha goduto nelle prime udienzeil capomafia Riina; la concessione della liberazione

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anticipata a numerosi pericolosi &quot;capimafia&quot;, trattati come sefossero piccoli ladri d'auto; la non tempestiva applicazionedi misure di controllo al boss della camorra D'Alessandro, chene ha facilitato la fuga dopo la scarcerazione; la permanenzadi conflitti e gelosie tra i diversi settori delle forzedell'ordine che non consentono ancora il pieno dispiegamentodelle potenzialità della DIA e frenano la complessiva spintadegli apparati antimafia. A differenza del passato, però, queste sono eccezioni inun panorama complessivamente positivo. La Commissione le sottopone all'attenzione del Parlamentoe del Governo perché si assumano provvedimenti per correggeregli errori e punire i responsabili. L'esperienza dimostra chein tema di mafia nessuna fase è irreversibile; questeeccezioni, senza una pronta reazione, possono ritrasformarsiin regola. 72. Il sicilianismo è ormai comunemente ritenuto uncascame del passato perché, come ha sottolineato il presidentedel governo regionale siciliano, on. Campione, oggi la Regionetende ad un rapporto più organico con lo Stato centrale alfine di far entrare pienamente i propri interessi nel grandecircuito nazionale. &quot;Il prestigio di questa opposizione &quot;sicilianista&quot; di unaSicilia siciliana, quella del potere e della violenza -osserva Giuseppe Giarrizzo(88) - alla Sicilia moderna deidiritti, naturali e civili, sembra da qualche tempo indeclino...&quot;.---------- (88) G. Giarrizzo, introduzione a &quot;La Sicilia&quot; in Leregioni dall'unità a oggi, Einaudi, 1987, LVII. Pag. 1846 E' vero che lo stesso Giarrizzo osserva che la partitanon è ancora vinta, ma è la prima volta, probabilmente, che sidelinea con forza e con consenso sociale una Sicilia deidiritti contro quella della violenza. Sono altresì venute meno le due condizioni oggettive delbipolarismo e dei limiti investigativi. Il superamento del partito comunista italiano sulversante interno ed il successivo superamento del bipolarismosul versante internazionale, hanno tolto ogni alibi politicoalla mafia ed ai suoi alleati. L'emergenza anticomunista, fondata o infondata che fosse,non può più costituire un collante per nessun agglomerato diforze o di interessi. Perci oggi non dovrebbero piùmanifestarsi resistenze di carattere politico al dispiegamentodi un'azione permanente ed efficace contro la mafia.L'efficacia che negli ultimi mesi sta caratterizzando nel suocomplesso l'azione antimafia sembra confermare tale ipotesi. Analogo il ragionamento sul piano investigativo. Oggi leforze di polizia dispongono di una penetrante legge suicollaboratori della giustizia, sono autorizzate dall'autoritgiudiziaria ad infiltrazioni, a controlli delle conversazioni

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tra persone presenti, anche in via preventiva, prescindendocio dalla commissione di un delitto. Possono svolgere conparticolare flessibilit i loro interventi fuori deglischematismi del passato: ogni negoziazione, insomma, sarebbeoggi un atto di inescusabile favoritismo. Sono quindi venutemeno tutte le condizioni oggettive che hanno nel passatoostacolato un pieno e continuativo dispiegarsi dell'azioneantimafia dello Stato. 73. Il superamento delle condizioni oggettive della&quot;coabitazione&quot; e lo spartiacque costituito dalle stragi diCapaci e di Via Mariano d'Amelio, non garantiscono di per seil definitivo avvio della rottura dei rapporti tra mafia edesponenti del mondo politico. Le vecchie condizioni oggettive,infatti, non hanno determinato quei rapporti in modoautomatico, inevitabile; le convenienze, mascherate dietrol'alibi delle condizioni oggettive, non sono state certamentetutte sradicate e restano in agguato. Di qui la necessità di avviare un processo positivo conregole e comportamenti nuovi, che riallaccino un rapporto difiducia tra cittadini ed istituzioni. La Commissione ritiene innanzitutto indispensabile che ipartiti politici, indipendentemente dagli accertamenti dicarattere giudiziario, allontanino gli eletti, i dirigenti,gli iscritti che in modo diretto od indiretto abbiano datoluogo con i propri comportamenti a quel giudizio diresponsabilità politica cui si è fatto innanzi riferimento. Senon lo fanno, ritengono compatibili quelle presenze con ilproprio indirizzo politico. Significativo è il caso del deputato regionale sicilianoBiagio Susinni, tratto in arresto per abuso d'ufficio a scopopatriominiale nel marzo del 1991 in relazione ad appalticoncessi in qualità di sindaco del comune di Mascali(Catania). Il Susinni, espulso dal PRI, alle elezioni regionali delsuccessivo giugno 1991, presentava una propria lista,&quot;Democrazia repubblicana&quot;, e veniva nuovamente eletto conoltre 20 mila voti. Il suo voto Pag. 1847risultava determinante per l'elezione del governo regionaleformato subito dopo tali elezioni dell'on. Vincenzo Leanza,che lo ringraziò esplicitamente in Aula, per l'appoggiofornitogli. Utile è la decisione assunta dalla direzione dellademocrazia cristiana di sollecitare i propri parlamentari, cheabbiano in corso una richiesta di autorizzazione a procedere,a chiedere essi stessi la concessione dell'autorizzazione. Nonsi tratta di subordinazione alla giurisdizione, ma dellasensibilità ad un'esigenza di chiarezza che è molto viva intutto il Paese. 74. La Commissione intende sollevare un'allarme in ordineai possibili condizionamenti di logge massoniche coperte edeviate nelle pubbliche istituzioni. Qualunque sia il giudizio

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che si ritenga di dare della massoneria, è certo che questaassociazione non può essere considerata, nella sua globalità,illegale ed eversiva nonostante i gravi fatti che hannocoinvolto molti aderenti a logge massoniche. Ma c'è il pericolo che la fedeltà massonica sisovrapponga a doveri di lealtà istituzionale. Questo pericoloha indotto alcune istituzioni a stabilire il principio diincompatibilità tra l'esercizio di funzioni pubblicheparticolarmente delicate e l'adesione a logge massoniche.L'assemblea regionale siciliana ha approvato nel novembre 1992una mozione con la quale si impegna il presidente dellaRegione a far sottoscrivere ai componenti della Giunta, nonchéa tutti i dirigenti e dipendenti della regione unadichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà attestante lanon appartenenza alla massoneria ovvero l'indicazione dellaloggia di appartenenza, anche se coperta, e a ritirare ladelega agli assessori che risultino affiliati a logge deviate,coperte o che risultino mendaci. Anche il CSM, con propriarisoluzione del 22.3.1990, ha rilevato l'inopportunitàdell'iscrizione alla massoneria da parte dei magistrati e,nella seduta del 12.11.1992, nel ribadire il contenuto dellarisoluzione suddetta, ha chiesto a varie autorità giudiziariedi acquisire i nominativi di magistrati che risultino iscrittia logge massoniche. Queste iniziative rendono ancora più opportuno che ivertici massonici prendano esplicitamente le distanze daqueste logge, da questi iscritti e da questi comportamenti edadottino la linea della massima trasparenza; altrimenti, sulpiano delle valutazioni dell'opinione pubblica, saràimpossibile separare la loro responsabilità da quella diquegli iscritti e di quelle logge. 75. Si riflette, soprattutto in questa fase della vitadel Paese, su quale sia il sistema elettorale che garantiscameglio l'impermeabilità alla mafia. Non esiste un sistema chegarantisca in assoluto. La mafia controlla la formazione el'espressione del consenso politico e quindi occorreinnanzitutto impedire questo controllo isolando e sconfiggendoCosa Nostra. Va prestata maggiore cura alla formazione dei seggielettorali, nella designazione dei presidenti di seggio,nell'impedire i &quot;piantonamenti&quot; dei seggi da parte di gruppicriminali. Il cittadino deve sentirsi tutelato dalla presenzae dall'attenzione dello Stato. 76. Restano passività in molti organismi dello Stato,delle Regioni e degli Enti locali. Sono necessari interventisanzionatori adeguati. Ma Pag. 1848serve un indirizzo politico nuovo e visibile, che dia a tuttiil senso di un'etica professionale in grado di resistere allepressioni mafiose. Si può morire anche per questo, comedimostra il caso di Giovanni Bonsignore(89), ma lo Stato hacomunque il dovere di non lasciare soli i funzionari che

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operano nelle aree più esposte. Al di là delle regole formali, a questi funzionari vadata la consapevolezza che si muovono secondo indirizziriconosciuti e garantiti. Invece, ancora oggi, sono lasciatisoli, tra enormi difficoltà, come accade il più delle volteper i commissari straordinari dei consigli comunali scioltiper mafia. 77. Compito delle forze politiche, delle autorità digoverno e della magistratura è perseguire l'obbiettivo delladistruzione di Cosa Nostra, attraverso la confisca di tutte lericchezze, l'arresto, il processo e la condanna dei vertici,degli alleati e di tutta la struttura militare. Non sono piùammissibili i discorsi di un tempo sul contenimento di CosaNostra o sulla sua riduzione a &quot;dimensioni fisiologiche&quot;.Verso questo obbiettivo vanno indirizzate le risorse. Ipartiti e le istituzioni devono assumere comportamenticoerenti. Questo consentirà di chiedere anche ai cittadininella loro quotidianità, una coerenza. Non esiste un'eticapubblica, se sono disastrate le etiche private; ma laricostruzione deve partire dalla politica. L'Italia ha i mezzi, le intelligenze e le volontà perrompere i vecchi rapporti, sconfiggere Cosa Nostra, guardarefiduciosa al proprio futuro. C'è uno Stato che funziona,nonostante la mafia e le corruzioni; anche i segnali chesembrano più inquietanti sono il frutto di un ritrovatoprimato della legalità, premessa per la ricostruzione delsistema politico. La Commissione, nell'ambito delle responsabilitàaffidatele dal Parlamento, ha inteso contribuire a questodifficile passaggio.---------- (89) Giovanni Bonsignore, funzionario della RegioneSiciliana, fu ucciso il 9 maggio 1990. Si era opposto, nellesue funzioni, alla destinazione di 38 miliardi di lire,previsti per i centri commerciali all'ingrosso, ad una societàche si occupa di mercati agro-alimentari. La vicenda fuoggetto di una relazione della Commissione antimafia della Xlegislatura, doc. XXIII, n.43. Pag. 1849 ... (omissis) ... Pag. 1850 ... (omissis) ... Pag. 1851 ... (omissis) ... Pag. 1852 ... (omissis) ... Pag. 1853 ... (omissis) ...</pre></td></tr></table><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" width="100%"><tr><td>

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