Paesaggio - Arpa Umbria · 2004-11-13 · del paesaggio umbro, i sistemi ... del Nera-Velino; si...

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l INTRODUZIONE

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11.1. INTRODUZIONE

11.1.1. Le configurazioni strutturalidel paesaggio umbro, i sistemipaesaggistici e le aree omogenee

11.1.1.1. Configurazioni strutturali

Il territorio dell’Umbria mostra una forteasimmetria orografica tra il settore occi-dentale, prevalentemente collinare, quel-lo centrale (in buona parte pianeggiante,ma ricco di rilievi collinari e interessatodalla lunga catena dei monti Martani) e ilsettore orientale, esclusivamente montuo-so, talvolta aspro e scosceso. L’analisidegli aspetti geolitologi, vegetazionali edell’uso del suolo, integrati dalla altimetriae clivometria, contenuta nei Piani Territo-riali di Coordinamento Provinciale (PTCP),ha permesso l’individuazione dellemacroconfigurazioni strutturali del sistemaambientale e territoriale. Queste macro-configurazioni non solo sono il riferimentocerto delle relazioni e connessioni biolo-giche del sistema ambientale dell’Umbria,ma svolgono precise funzioni di regola-zione dell’equilibrio ecologico dello stes-so sistema territoriale.Si ritiene di fondamentale importanzal’individuazione di queste strutture e lacorretta lettura della loro dinamica, peressere in grado di attivare politiche terri-toriali di equilibrio e connessione tra lestrutture naturali e antropiche.Le aree montuose e alto collinari della re-gione si sviluppano con fasce regolari, conandamento Nord-Sud, delimitando ampievalli fluviali; le aste fluviali all’interno delbacino del Tevere si articolano in sistemie/o sottobacini di elevato valore ecologi-co. In queste macroconfigurazioni strut-turali sono comprese le aree collinari evallive1, che sono state nel tempo ogget-to di trasformazioni nell’uso e consumodi suolo, tese a una forte specializzazionee semplificazione degli ecosistemi agri-coli.Le aree vallive, con una superficie nonsuperiore al 10%, si configurano per laricchezza d’acqua, come i luoghi gene-

ratori della vita antropica e oggetto quin-di di forti interventi di urbanizzazione,spesso lineare, che insieme alle infra-strutture stradali vanno a costruire dellesolide barriere di grave ostacolo alloscambio ecologico degli ecosistemi. Lalettura ha portato all’individuazione delleseguenti macroconfigurazioni strutturali:1. Grande corridoio ecologico dell’Ap-

pennino centrale, che si configuracome una dorsale boschiva con unaprecisa linearità NO-SE che, parten-do da Nord, comprende le dorsali deimonti Cucco, Serra Santa, Penna,Pennino, Morione e Patino fino alla ca-tena dei Sibillini (con la cima del mon-te Redentore, o Scoglio del Lago,2.448 m s.l.m.). All’altezza di NoceraUmbra a questa lunga catena se neaffiancano altre due a occidente: laprima che si sviluppa dai monti Faeto,Burano, Santo Stefano, Brunette,Serano, Maggiore, Galenne, ai montiFionchi e Solenne; la seconda, divisadalla prima dalla stretta valle del Nera,che comprende i gruppi dei montiCoscerno, Civitella, Aspra, Pizzuto eAlvagnano e del monte della Pelosa.Questo lunga e complessa dorsale as-sume il ruolo di serbatoio di naturalitàe di corridoio ecologico in grado di fa-vorire gli scambi e le connessioni ditipo biologico sia al proprio interno, siaal proprio esterno.

2. Corridoio ecologico preappenninicoAlpe della Luna (Poggio del Romito)- La catena delle Serre, i monti diGubbio, comprende il settore meridio-nale dell’Alpe della Luna, sul confineumbro settentrionale, la catena delleSerre a nord di Gubbio, caratterizza-ta da Pian delle Serre e i monti di Gub-bio (monte Foce). Il corridoio è carat-terizzato da importanti connessioniecologiche con le aree montuose del-la provincia di Arezzo e Pesaro. Essoassume una principale funzione dimitigazione della pressione antropicasulla valle del Tevere, tra Città di Ca-stello e Umbertide, sulla conca Eugu-bino-Gualdese e insieme alla dorsa-

le del monte Cucco sulla valle delChiascio.

3. Corridoio ecologico dei monti Narnesie monti Amerini, che si configura comeuna dorsale boschiva con una precisalinearità NO-SE, riferimento paesisticoper gli ambiti agricoli e rurali delle col-line interne della provincia di Terni (areeSangemini, Acquasparta e Avigliano)e delle colline esterne (area Montec-chio, Amelia e Otricoli). Esso assumeil ruolo di corridoio ecologico in gradodi favorire gli scambi e le connessionidi tipo biologico sia al proprio interno,sia con la macchia boschiva settentrio-nale del monte Peglia e del monte Piat-to e sia con altri corridoi extraprovinciali(monti Reatini e monti Sabini).

4. Corridoio ecologico dei monti Martani,che si sviluppa con un andamento NO-SE ed è caratterizzato generalmentedai margini boschivi compatti con po-chi punti di margine frammentato; essosi configura come corridoio ecologicodi trasporto e comunicazione dellecomponenti biotiche di alto interessenaturalistico, di interscambio con learee a oliveto e a seminativo delle fa-sce pedemontane. È inoltre caratteriz-zato da una funzione di “regolatore” ingrado di contribuire all’aumento dellacapacità portante dell’ambiente nellearee vallive antropiche del Naia, Con-ca Ternana e Valle Umbra.

5. Macchia boschiva settentrionale deimonte Peglia e monte Piatto, che siconfigura come una grande macchiacon i margini frammentati, da cui sisviluppano lunghi lembi boschivi; hail ruolo di “generatore di naturalità”delle aree agricole limitrofe capace diinnescare e potenziare la diffusioneterritoriale dei processi ecologici.

6. Macchia boschiva meridionale deimonti Miranda-Stroncone, che si con-figura come una semi-corona boschi-va, strettamente connessa con i montiReatini, caratterizzata principalmenteda una funzione “regolatrice” in gradoquindi di contribuire all’aumento dellacapacità portante dell’ambiente nelle

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aree a forte presenza antropica (con-ca Ternana, valle del Nera e valle delVelino).

7. Corona di macchie a elevata eteroge-neità monte Santa Maria Tiberina -monte Favalto - monte Civitella, mon-te Malbe, monte Tezio - monte Acuto,che interessa le aree a Nord e a Ovestdi Perugia, è caratterizzata da areeboschive di interesse naturalistico instretta connessione con le aree agri-cole e assume la funzione di habitatseminaturale di compensazione allaforte pressione antropica dell’area ur-bana.

8. Serbatoio di naturalità del monteSubasio, che ha forma ellittica con di-rezione NO-SE; il versante orientale èprospiciente la valle del Topino e il ver-sante occidentale delimita la valleUmbra, tra Assisi e Spello. Esso si con-figura come un serbatoio di naturalitàcon macchie boschive, grandi aree dipascolo e colture a olivo caratterizzan-dosi come area “source” capace di ori-ginare flussi di materia e/o energia trale componenti biotiche del mondofaunistico, vegetazionale e agricolo.

9. Corridoi ecologici d’acqua, articolati neiquattro sistemi fluviali del Tevere, delChiascio-Topino, del Paglia-Chiani edel Nera-Velino; si configurano comeelementi strutturali regionali con fun-zione di importanti conduttori dibiodiversità per la vegetazione igrofila,per la fauna, l’avifauna e precisamen-te per l’intero ecosistema idrobiologico.Inoltre, questi corridoi hanno il ruolo diconnessione lineare di subsistemi re-gionali, provinciali ed extraregionali peri processi ambientali e storico-culturali.

Gli ambiti sopradescritti non sono solo sto-ricamente le strutture portanti del paesag-gio, nelle sue componenti naturali e an-tropiche, ma ricoprono per il territorio re-gionale il ruolo di un esteso, complesso econnesso serbatoio di naturalità a cui ven-gono riconosciute forti valenze naturali-stiche e ambientali con l’individuazione neivigenti indirizzi pianificatori regionali diaree naturali protette, geotopi e biotopi.Le macroconfigurazioni strutturali presen-tano oggi una determinata forma e svol-gono nell’equilibrio ambientale un preci-so ruolo la cui focalizzazione e ricono-scimento costituisce un punto di parten-za per l’elaborazione degli indirizzi di pia-nificazione territoriale.

11.1.1.2. Sistemi paesaggistici

Relativamente ai sistemi paesaggistici del

territorio regionale si ricorda che questalettura viene proposta dal Piano Territo-riale di Coordinamento della Provincia diPerugia delineata da una analisi preva-lentemente altimetrica, clivometrica elitologica e articola il territorio in quattrosistemi paesaggistici, di pianura e di val-le, collinare, alto collinare, montano.Dalla lettura per sistemi paesaggistici(area montana, alto-collinare, collinare edi pianura e valle) delle carte dell’uso sto-rico (1940-1960) e attuale (1993), redat-te dai PTCP della Provincia di Perugia edi Terni non è difficile focalizzare le prin-cipali dinamiche di modificazione del ter-ritorio, caratterizzate da processi che sisono svolti con tempi e modalità analo-ghi per l’intero ambito regionale:– gli ambiti montani si caratterizzano per

l’abbandono dei pascoli diffusi soprat-tutto nei crinale e nelle sommità, an-che per lo sviluppo degli allevamentidi stalla, ciò ha determinato la riconqui-sta del suolo da parte del bosco, conun fenomeno di aumento e soprattut-to di compattazione delle macchieboschive andando così a costituire igrandi corridoi e/o serbatoi verdi. L’au-mento del bosco peraltro non ha com-portato uno sviluppo delle aree ad altofusto e di qualificazione naturale dellavegetazione, anche per la lentezza deiprocessi di attivazione delle politichedi risanamento-riqualificazione e valo-rizzazione, che dovrebbero interloqui-re con l’attuale e storica utilizzazionea ceduo delle aree boscate;

– gli ambiti alto collinari presentano unaprevalente trasformazione dei semina-tivi arborati storici soprattutto in semi-nativi semplici e in aree ben definite dioliveti e di vigneti specializzati, seppurequesti ultimi in minore misura. In essisi rileva inoltre un forte sviluppo delbosco lungo la rete idrografica minoree nelle zone di abbandono dell’attivitàagricola. La nascita di questi corridoivegetazionali ha promosso una nuo-va immagine del paesaggio alto colli-nare caratterizzata da un aumentodella eterogeneità paesistica;

– gli ambiti collinari sono interessati daprocessi simili a quelli degli ambiti altocollinari ma con un contenuto svilup-po del bosco, una predominanza delseminativo semplice e un aumentodelle aree di vigneto e oliveto specia-lizzato;

– le aree vallive e le pianure sono stateoggetto, non solo della perdita dellaloro matrice2 storica rappresentata dalseminativo arborato (a favore del

seminativo semplice) e della rete diconnessioni dovuta alle recinzioni difilari e siepi, ma sono state interessa-te da un massiccio processo di antro-pizzazione con particolari fenomeni diconcentrazione e condensazione edi-lizia in prossimità delle aste fluviali edelle principali infrastrutture, trasfor-mandosi così negli ambiti caratteriz-zati da una maggiore criticità ambien-tale e più vicini al limite della capacitàdi autoregolazione dell’ecosistema. Laperdita dell’uso delle recinzionivegetazionali e degli stessi muretti asecco a favore dell’utilizzo di recinzioniartificiali che ha interessato quasi tuttii sistemi paesaggistici dell’Umbria, hadeterminato la scomparsa di quel pa-esaggio agrario collinare ricco dinaturalità diffusa, oltre che di forte va-lore paesaggistico, fondamentale nel-le relazioni tra gli ecosistemi montuo-si e quelli vallivi.

Quanto sopra sostenuto è confermato dal-la lettura dei dati (tabb. 1-2) di confrontodelle variazioni percentuali relative allecomponenti dell’uso del suolo storico eattuale3 per ambedue le provincie del-l’Umbria; è interessante rilevare come glielementi di maggiore presenza ed esten-sione areale nel paesaggio agrario umbrodel periodo 1940-1960 erano il bosco, ilseminativo arborato e il pascolo e/o pratopascolo, mentre a oggi (dato 1993/1996)a un aumento del bosco (circa il 7%) cor-risponde un forte aumento del seminativosemplice, che viene a essere il secondoelemento, sempre per estensione. Nel ter-ritorio della provincia di Perugia si ha unaforte riduzione del seminativo arborato(attestato all’1,31%), mentre nella provin-cia di Terni continua a essere presente conbuone quantità di superficie (8,78%) e in-sieme agli oliveti, vigneti e frutteti occupail terzo posto, per estensione tra le com-ponenti del paesaggio. Consistente è ladiminuzione del pascolo, soprattutto nellaprovincia di Perugia ed è inoltre interes-sante la variazione di percentuale dell’in-sediamento urbano e infrastrutturale delterritorio provinciale perugino che rileva unaumento della superficie dell’1,79% rispet-to allo 0,33% di Terni.Appare dall’analisi dei dati di cui sopra cheil processo di semplificazione nell’uso delsuolo per la provincia di Perugia è iniziatomolto prima che per quella di Terni.Dalla tabella 2 si rileva l’attuale peso chegli oliveti e i vigneti specializzati hanno al-l’interno del seminativo arborato (colturapromiscua della vite e dell’olivo) e risultachiara non solo l’importanza che queste

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componenti storiche del paesaggio agra-rio (recinzioni, vite maritata, residui dicoltura promiscua ecc.).Il paesaggio agrario umbro è promosso,nei mercati europei, come una delle prin-cipali risorse, ma non deve essere solouna risorsa turistica: esso è, soprattutto,il tessuto storico del territorio, che oggichiuso tra le grandi aree naturali e semi-naturali del bosco e gli ambiti della con-centrazione edilizia; non è più in grado diinterloquire con questi sistemi e il solcoche si è creato tra le aree dei campi col-tivati e i borghi e le città storiche è diven-tato sempre più profondo, con l’abbas-samento dei valori di appartenenza e diidentità territoriale.Da tempo in Umbria è aperta una discus-sione sullo sviluppo sostenibile edecocompatibile e, se questa è la sfida del-la pianificazione regionale e provinciale,sarà opportuno iniziare a lavorare per ri-solvere le problematiche di non connes-sione tra le aree agricole e i sistemi piùspecificamente antropizzati e quelli na-turali e ricostruire quella identità territo-riale all’interno di un contesto dove pro-tagonista è la rete di relazioni e interre-lazioni regionali ed extraregionali.

11.1.1.3. Aree omogenee

Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) del-la Regione Umbria (LR 27/2000) costrui-sce il “Quadro ambientale della regione”imponendo una impostazione scientifico-metodologica che si basa sugli strumenti

che le politiche hanno posto in essere ri-guardanti l’aria, l’acqua, il rumore, il suoloe la luce; esse operano con zonazioni ter-ritoriali prevedendo l’elaborazione di “bi-lanci ambientali d’area”. Cardine del pro-cesso di territorializzazione delle politicheambientali-territoriali perseguite dal PUT èla individuazione delle “unità ambientali”o zone omogenee di base, risultato di unalettura integrata del territorio regionale sot-to i diversi profili meteo-climatico, geomor-fologico e geo-idrogeologico, nonché del-la stessa geografia dell’organizzazionespaziale dell’attuale gestione della politi-ca ambientale4 . All’interno delle “unitàambientali” si realizza quel sistema di pro-tezione paesaggistica e faunistico-am-bientale. Le quattro zone omogenee sono:1. Insulae ecologiche, porzioni del terri-

torio regionale occupate da vegeta-zione legnosa spontanea polifiticapermanente, costituenti il fattore eco-logico più rappresentativo dell’habitatdei macromammiferi terrestri umbri;

2. Zone critiche di adiacenza tra insulae,dove si rinvengono formazioni linearicontinue di vegetazione legnosaspontanea, costituenti corridoi ecolo-gici e faunistici che collegano nellospazio due o più insulae tra loro;

3. Zone di discontinuità ecologica, dovela vegetazione legnosa spontanea èsostituita, per oltre il 75% e fino al100% della superficie occupata, daaltri fattori componenti il paesaggiogeografico regionale;

4. Zone di particolare interesse fauni-stico, ove è ospitata la fauna stabile direcente o storico infeudamento, di in-teresse comunitario; nella carta n. 7del PUT sono individuate insieme allezone di particolare interesse faunistico,anche le aree di interesse faunisticovenatorio previste dalla legge 11 feb-braio 1992, n. 157.

All’interno del sistema ambientale, il PUTindividua e norma:a) le zone di elevata diversità floristico-

vegetazionale;b) i Siti di interesse naturalistico (SIC,

ZPS, SIR);c) le Aree di particolare interesse

naturalistico ambientale;d) le Aree boscate;e) le Aree di particolare interesse geo-

logico e singolarità geologiche;f) le Aree naturali protette.

Zone di elevata diversitàfloristico-vegetazionaleQueste aree vengono considerate dalPUT come banche genetiche e modelli di

colture hanno avuto ed hanno ma anchecome, il territorio della provincia di Ternicaratterizzato da alti valori, con una pre-senza cospicua dei residui di seminativoarborato, debba essere visto come un am-bito prioritario per la conservazione evalorizzazione di alcuni delle aree più si-gnificative per il paesaggio agrario storico.La Regione e altri Enti amministrativi han-no in passato promosso e attivato politi-che di valorizzazione della produzione delvino di qualità e dell’olio extravergineumbro, confermata dall’individuazionedelle aree DOC, DOCG, DOP, che unitaagli altri prodotti tipici come i formaggi, itartufi, i funghi porcini, le lenticchie ecc.sta generando un’immagine dell’Umbria,come territorio “degli antichi sapori”.Le analisi e le ricerche confermano unaumento degli oliveti e dei vigneti su tut-ta l’area regionale e i nuovi piani di areavasta (i PTCP) hanno elaborato indirizzidi conservazione e valorizzazione delle

Tabella 1 – Lettura delle trasformazioni: confronto tra le carte storiche (1945-1960) dell’uso del suoloe quella attuale (1993-1996)

Tabella 2 – Uso del suolo (1993-1996): seminativoarborato, oliveti, vigneti e frutteti

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riferimento per interventi di ripristino erecupero naturalistico.

Siti di interesse naturalistico(SIC, ZPS, SIR)I siti comunitari (SIC) sono aree, che nel-le regioni biogeografiche di appartenen-za, sono fondamentali per mantenere oripristinare un tipo di habitat naturale eseminaturale o una specie di flora e difauna selvatica, di cui agli allegati 1° e 2°della direttiva Habitat 92/43/CEE, in unostato di conservazione soddisfacente eche contribuiscono al mantenimento dellabiodiversità nelle medesime regioni. Peril PUT quest’area costituisce valore este-tico culturale e pregio ambientale.Le zone di protezione speciali (ZPS) sonoaree individuate ai sensi della direttiva 79/409/CEE relativa alla protezione dell’avi-fauna migratoria.I siti di interesse regionale (SIR) sono que-gli ambiti che rappresentano gli elementiidentificativi della biodiversità regionale,nonché gli elementi di raccordo tra il pa-trimonio naturalistico continentale e quel-lo dell’Umbria.

Aree di particolare interessenaturalistico ambientaleQueste aree furono individuate dal PUTdel 1983 e la loro individuazione ha rap-presentato il primo grande passo dellaRegione verso le politiche di tutela evalorizzazione ambientale.

Aree di particolare interesse geologicoe singolarità geologicheQuesti ambiti vengono delimitati per lasignificatività scientifica, rarità, valorecostitutivo nel contesto paesaggistico-ambientale e regionale.

Aree naturali protetteCon la legge regionale 9/95 e successi-ve integrazioni sono state istituite le set-te aree naturali protette regionali, oltre alParco Nazionale dei Sibillini. Insieme allaindividuazione delle aree di interessenaturalistico, questo è il secondo passofondamentale delle politiche regionali ver-so programmi di protezione e di riquali-ficazione ambientale, di valorizzazione efruizione del territorio.

Le scelte regionali di politica e program-mazione naturalistico-ambientale hannosicuramente contribuito a creare all’inter-no del territorio umbro quel netto contra-sto tra le aree montane e boschive, chesi configurano come corridoi ecologici e/o serbatoi di naturalità, con una precisa

individuazione di habitat naturale e semi-naturale, e le aree dell’ambito antropico(agricole, residenziali, ricreative, centri diproduzione industriale e di energia artifi-ciale, infrastruttrali con funzioni di rela-zione e di scambio). Tutte le connessionie le possibili reti tra i due habitat (natura-le e umano), durante le trasformazioni ele evoluzioni del territorio, subiscono pro-cessi di interruzione delle relazioni chepotrebbero causare in un futuro danniambientali irreversibili.Favorire la divisione del territorio regio-nale in ambiti ben distinti non contribui-sce a indirizzare le politiche e le program-mazioni regionali verso una “Cultura” delterritorio fatta di integrazione e relazionetra il sistema naturale e il sistema antro-pico.Il lavoro da svolgere è quello di costruireun corretto equilibrio tra i due sistemi ren-dendoli maggiormente interconnessi,ricucire quindi tutte le possibili connes-sioni e reti operando con politiche e pro-grammazioni che attivino approfonditeletture territoriali e monitoraggi mirati, inogni ambito territoriale del territorio regio-nale, così da realizzare quella necessa-ria integrazione tra gli habitat suddetti.

11.1.2. Il paesaggio come sistemadi ecosistemi e/o come beneambientale paesaggistico

Per molto tempo la disciplina urbanisticasi è occupata essenzialmente del costru-ito e delle forme di sviluppo legate allecittà. Sia le aree più specificamente na-turali, sia il territorio agricolo sono statiper molto tempo considerati ambiti se-condari, al massimo oggetto di ulterioriespansioni edilizie.Nel 1972 la Corte Costituzionale rispon-deva al quesito posto dalla Regione Li-guria relativo all’appartenenza o menoalla materia dell’urbanistica delle funzio-ni relative alle bellezze naturali di cui allalegge 1497/39 nel seguente modo: “l’ur-banistica come materia è un’attività checoncerne l’assetto e l’incremento ediliziodei centri abitati senza che nell’ambito diessa possa rientrare l’assetto dell’interoterritorio e quindi dell’ambiente in gene-rale”. (Tutto ciò veniva detto senza con-siderare che la legge 1150 del 1942 pre-vedeva che i piani regolatori dovevanodisciplinare l’intero territorio comunale)Sarà la legge urbanistica della RegioneLombardia n. 48 del 1974 ad affermareche la pianificazione urbanistica si devefare carico sia della tutela del patrimonionaturale, agricolo, forestale, storico arti-

stico e ambientale, sia delle previsionidegli occorrenti interventi di sistemazio-ne idrogeologica e forestale, sia infinedella individuazione delle aree da desti-nare a parchi e riserve naturali. Con il DPR616/1977 in riferimento ai trasferimenti edeleghe dallo Stato alle Regioni vienedefinita l’urbanistica come disciplina del-l’uso del territorio comprensiva di tutti gliaspetti conoscitivi normativi e gestionaliriguardanti le operazioni di salvaguardiae di trasformazione del suolo nonché laprotezione dell’ambiente.Le leggi regionali saranno la base per laredazione della legge Galasso che cer-tamente fa un notevole salto in avantiquando amplia l’elenco delle aree sotto-poste a vincolo paesistico, a cui fannoriferimento i piani paesistici.È importante ricordare che la legge 1497/39 proponeva un elenco specificamentelegato al valore estetico del sito: bellez-ze d’insieme, ovvero i complessi di coseimmobili che compongono un caratteri-stico aspetto avente valore estetico e tra-dizionale nonché le bellezze panorami-che considerate come quadri naturali ecosì pure quei punti di vista di belvedereaccessibile al pubblico dai quali si godalo spettacolo di quelle bellezze.La legge 431/85 pur imponendo i pianipaesaggistici ai sensi della legge 1497/39 si riferisce in maniera univoca ad areecontraddistinte da un valore geograficoavulso da ogni riferimento all’estetica delsito. È chiara quindi la volontà di allarga-re gli ambiti di azione del Piano paesag-gistico a categorie di beni afferenti allasfera geografica-ecologica (i territori co-stieri, i territori contermini ai laghi, i fiumi,i torrenti, i corsi d’acqua definiti pubblici,le montagne, i ghiacciai e i circhi glaciali,i parchi e le riserve nazionali e regionali,nonché i territori di protezione esterna deiparchi, i territori coperti da foreste e daboschi, i percorsi danneggiati dal fuocoo sottoposti a vincolo di rimboschimento,le aree assegnate alle università agrariee le zone gravate dagli usi civici, le zoneumide, i vulcani e le zone di interessearcheologico).Il Piano paesaggistico ha quindi per il le-gislatore italiano pertinenza sulle visionid’insieme che abbiano carattere di sin-golarità e di non comune bellezza che sucategorie di beni contraddistinte da unvalore naturalistico ecologico aggiungen-do a questi i beni culturali, quali le zonearcheologiche e quanto abbia un valorestorico-tradizionale (dalle aree dell’uni-versità agrarie a quelle degli usi civici).Tra le suddette categorie mancano le

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aree di paesaggio agricolo tradizionale(o residuo) e inoltre sono assenti le aree“a valori negativi”; la riflessione è: comesi possono tutelare le zone pregiate e nonpianificare le zone neutre (potrebbero es-sere pianificate solo se si conoscesseroi reali valori) o preoccuparsi di risanarequelle già degradate o in corso di degra-do?La legge Galasso, attivando il recuperodell’istituito piano paesistico, da una par-te ripropone con forza uno strumentosettoriale che pone ancora una volta ilbene paesistico e la tutela ambientale aldi fuori della sede di esercizio delle ge-nerali funzioni di pianificazione del terri-torio, dall’altra dà alle Regioni la possibi-lità di iniziare a pianificare con finalitàpaesistiche con un piano territoriale conspecifica considerazione dei valoripaesistici e ambientali; questo piano hacome oggetto di studio un ambito piùampio delle aree assoggettate a vincolopaesaggistico.Con l’articolo 12 della legge 28/95 la Re-gione Umbria dà al PTCP la valenza dipiano paesaggistico ai sensi della legge431/85, negli ambiti a tal fine individuatie lo definisce lo strumento della pianifi-cazione territoriale e ambientale della pro-vincia. Il PTCP ha quindi valenza di pianoterritoriale-ambientale, dovendo definirele destinazioni d’uso del territorio, a se-conda del grado di compromissione o diintegrità delle risorse presenti, con parti-colare riferimento all’uso e alla tutela dellegeorisorse. A esso è attribuita la respon-sabilità esecutiva dei vincoli direttamen-te cogenti, così come l’individuazionedegli ambiti da destinarsi a Parco e a Ri-serva naturale, partendo da quelli già in-dicati dal Sistema Parchi Ambiente regio-nale. Il PTCP inoltre si occupa della tute-la del paesaggio agrario.Il nuovo testo unico n. 490/99 delle di-sposizioni legislative in materia di beniculturali e ambientali costituisce l’evolu-zione dinamica attuale della leggeGalasso. Esso non riporta caratteri dinovità normativa. Il fatto nuovo deve es-sere cercato nella rielaborazione armo-nica e coordinata delle leggi pregressein materia di tutela territoriale (Santolocie Sillani, 2003, 390-391). Il testo unico siarticola in due titoli: titolo I “I Beni cultu-rali” che compongono il patrimonio stori-co e artistico nazionale in riferimento allalegge 1 giugno 1939, n. 1089 e il titolo II“Beni paesaggistici e ambientali” cherielabora e disciplina la materia connes-sa alla tutela dell’ambiente sotto il profiloestetico e biologico. Nello stesso titolo II

i “Beni paesaggistici e ambientali” ven-gono articolati in due categorie: quelli in-dicati all’articolo 139 e quelli elencati nel-l’articolo 146. I Beni dell’articolo 139 sonoindividuati con provvedimento selettivotramite un iter specifico e fanno riferimen-to alla legge 29 giugno 1939, n. 1497,articolo 1, mentre i Beni dell’articolo 146sono ambiti territoriali soggetti a vincoloope legis senza la necessità di un prov-vedimento specifico e sono relativi allalegge 8 agosto 1985, n. 431, articolo 1 e1-quater.L’avvento della procedura di impatto am-bientale (VIA) introdotta dalla direttiva eu-ropea5 che in Italia prende avvio con ilDPCM 337/88, riguardante la regolamen-tazione delle pronunce della compatibili-tà ambientale, con il DPCM del 27 dicem-bre 1988 relativo alle norme tecniche perla redazione degli studi di impatto am-bientale, e con il DPR del 12 aprile 1996,rivolto alle regioni italiane come indirizzofondamentale, concernente le disposizio-ni in materia di valutazione di impattoambientale, ha avuto e continua ad ave-re grande importanza ai fini del rinnova-mento del processo di pianificazione delterritorio in chiave ambientale. Questoprocesso di rinnovamento è rafforzatoalla valutazione ambientale strategica(VAS) con la direttiva 42/2001CE la qua-le, per la prima volta, va a disciplinare lavalutazione di impatto ambientale di de-terminati piani e programmi e la valuta-zione di incidenza ambientale recepita dalDPR 357/97, concernente gli interventi(progetti e piani) relativi ai siti di interes-se comunitario (aree SIC).Le direttive delle suddette norme euro-pee e nazionali vengono recepite dallaRegione Umbria con LR 11/98 relativa allavalutazione di impatto ambientale, con lalegge 28/95 come modificata dalla legge31/97 per quanto riguarda la valutazioneambientale strategica e in riferimento allavalutazione di incidenza dal DGR 3621/1998, che assimila la valutazione d’inci-denza a una procedura di verifica (art. 5LR 11/98), e dalla LR 27/2000 del pianourbanistico territoriale (art.13 e art. 22).Il porsi il problema dell’ammissibilità diun intervento e valutarne l’impatto rispettoa un determinato territorio è una cosa im-portante, ma il limite della valutazioned’impatto ambientale (VIA) è nato nellasua settorialità e specificità nel valutarel’impatto. Essa non cerca di capire il pro-cesso di trasformazione che l’interventoattiva all’interno dell’ecosistema natura-le e antropico e non analizza la capacitàdi equilibrio degli ecosistemi stessi. Con

la valutazione ambientale strategica(VAS) si cerca di rispondere a questaproblematica simulando lo scenario diquello che accadrebbe all’ambiente unavolta attuate tutte le prefigurazioni di tra-sformazione del territorio, previste dalpiano e dal programma. Infatti la VAS halo scopo di evidenziare la compatibilitàdegli obiettivi e delle strategie di un pia-no o di un programma con gli obiettivi egli standard di mantenimento e valoriz-zazione della qualità ambientale del ter-ritorio interessato, in funzione di quelli chepossono essere i livelli di criticità e vul-nerabilità individuati. In ogni caso le po-che regioni italiane che hanno legiferatorelativamente alla VAS, visto che lo statoitaliano non ha ancora deliberato una leg-ge che recepisse le linee della direttiva42/2001/CE, non sono riuscite a fornireuna corretta metodologia per la redazio-ne di una valutazione ambientale strate-gica che richiede fondamentalmente laesecuzione di un bilancio ambientale ela elaborazione dei futuri scenari territo-riali per acquisire quella consapevolez-za necessaria che le amministrazionipubbliche, il mondo socio-economico ein ultimo i cittadini dovrebbero avere.La stessa legge regionale umbra 28/95,che, all’articolo 11, parla di pronuncia dicompatibilità ambientale strategica rela-tiva ai piani programmi del PUT, che al-l’articolo 12 afferma che il PTCP costitui-sce il riferimento per la verifica di com-patibilità ambientale della pianificazionecomunale, che all’articolo 14 tra gli ele-menti che costituiscono il PTCP elenca lostudio di compatibilità ambientale a sca-la territoriale, non detta e non fa riferimen-to a nessuna futura norma che potrebbedettare le direttive per la elaborazione diuna corretta valutazione ambientale stra-tegica.I suddetti dispositivi legislativi sono statielaborati all’interno di un dibattito cultura-le, forse non ancora concluso, che non rie-sce a definire le differenze e uguaglianzetra il termine ambiente e paesaggio e chenon riesce a stabilire l’oggetto della tutela(l’ambiente? il paesaggio? entrambi?).La definizione più semplice di ambienteè lo spazio circondante cosa o personain cui questa si muove o vive. Per i biologil’ambiente è l’insieme delle condizioni chi-mico fisiche e biologiche in cui si può svol-gere la vita degli esseri viventi, per altricon una visione maggiormente olistica èil sistema delle relazioni dinamiche tra va-riabili fisiche, chimiche, biologiche, cul-turali, estetiche, ecc., che lo compongo-no e ne determinano struttura e proces-

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l INTRODUZIONE

si. Ha una duplice valenza: agisce daagente controllore delle popolazioni ani-mali e vegetali e a sua volta risulta daquesti influenzato e modificato dalle re-lazioni di cui sopra.Se il paesaggio è il complesso degli ele-menti naturali e artificiali percettibile al-l’occhio umano (1497/39), esso non è al-tro che l’immagine dell’ambiente fisico enaturale trasformato dall’opera dell’uomo.Oggi per molti la tutela paesistica che haavuto per oggetto prevalentemente il pa-trimonio storico artistico e culturale e lebellezze di insieme va integrata nella piùvasta tutela ambientale che ha per og-getto anche la salvaguardia dell’ambien-te naturale e la conservazione degliecosistemi.Si è giunti al nocciolo del problema: è ne-cessario superare un dibattito forse ste-rile sulla differenza terminologica di am-biente e paesaggio. La pianificazione ur-banistica e paesistica italiana non sem-pre ha condotto a buoni i risultati relati-vamente alla tutela ambientale infatti leazioni antropiche hanno spesso prodot-to degradi più o meno intensi.Sta aumentando sempre di più la consa-pevolezza che il problema è consistitonell’analizzare e pianificare l’ambienteantropico in modo distinto da quello na-turale, come se le leggi che li regolanofossero completamente diverse. La sto-ria del rapporto tra gli insediamenti uma-ni e la natura è un rapporto di identità edifferenza; l’uomo in comunità vive nellanatura e non contro di essa; allo stessotempo l’uomo nella sua non-identità edifferenza con la natura ha la capacità diragionare, plasmare il proprio ambientee di sviluppare mezzi per modificarsi oadattarsi all’ambiente mutevole. Il rappor-to uomo e natura non deve essere vistoin chiave di contrapposizione, ma in chia-ve di integrazione.L’ecologia classica ci insegna che l’am-biente naturale è caratterizzato da una mol-titudine di ecosistemi strettamente inter-relati. Si ricorda che l’ecosistema è un si-stema biologico formato da un certo insie-me di specie e dalle interazioni reciprochee con i fattori non viventi del loro ambien-te. Questi ecosistemi hanno un proprio e-quilibrio omeostatico (grande biomassa egrande stabilità), da proteggere prevenen-do un cambiamento rapido e un ridimen-sionamento dei flussi di energia dalla pro-duzione verso il sistema stesso.Molto spesso il sistema antropico bloccagli ecosistemi naturali nei primi stadi delprocesso ecologico quando il rendimen-to dei prodotti è elevato, ma gli elementi

stabilizzanti della materia organica e dellabiomassa non riescono ad accumularsi.L’uomo vive all’interno di questi ecosi-stemi e per questo deve reimparare a pro-gettare con la natura, cioè a modellarefin dall’inizio gli interventi secondo le leg-gi della natura.La logica sistemica insegna a leggere ilterritorio per insiemi di elementi intera-genti, a sviluppare la conoscenza quali-tativa e quantitativa delle relazioni, deiprocessi di interazione, di scambio, direattività dell’ambiente alle sollecitazionie a saper collegare i diversi input e le di-verse energie che provengono dal siste-ma naturalistico-ambientale e dal siste-ma antropico per immetterle in una reteche possa amplificarle per lo sviluppoecocompatibile del territorio.L’ecologia del paesaggio, logico svilup-po dell’ecologia classica, insegna a inte-ressarci degli insiemi di ecosistemi diampie e complesse dimensioni, che con-siderano a fianco dei sistemi naturali,anche quelli seminaturali e quelli total-mente artificiali.A questo punto viene abbandonata com-pletamente la definizione del paesaggiocome bellezza naturale e culturale e sipropone il paesaggio come aggregato su-periore di unità viventi, composto da uninsieme di unità spaziali ecologicamentediverse, interagenti, gerarchizzate edevolventi, cioè come sistema di ecosi-stemi, o metaecosistema (Ingegnoli,1993).L’obiettivo è quello di analizzare gli in-tricati processi naturali e naturali antropici,cercandone le leggi di evoluzione, le strut-ture, le funzioni, per scoprire i processidi trasformazione attraverso cui un datopaesaggio si trasforma nello spazio e neltempo.L’ecologia del paesaggio, infatti, consentedi studiare il paesaggio naturale e quelloantropico come parti diverse di un’unicaentità sistemica caratterizzata dagliecosistemi che la compongono. Le atti-vità antropiche sono viste come parte in-tegrante del sistema osservato, e nontrattate in termini di contrapposizione coni processi naturali, come avviene gene-ralmente; si noti infatti che alcune azioniantropiche si rilevano positive anche neiconfronti della natura.Il paesaggio viene quindi analizzato comesistema di ecosistemi in cui vengonoevidenziate le interazioni esistenti traecosistemi diversi e la forma e distribuzio-ne che questi assumono nel mosaico am-bientale, grazie ai processi che li modifica-no continuamente. Poiché in un sistema il

tutto è sempre qualcosa di più complessodella somma delle sue parti, lo studio delpaesaggio non valuta le singole componen-ti e i fattori ecosistemici per poi cercare dicapire quale sarà il loro comportamento,bensì le sintesi finali delle loro interazioni;solo dopo aver compreso i problemi glo-bali attraverso approssimazioni successi-ve si studiano le scale di dettaglio.A questo punto è importante ricordare cheil PTCP, per le caratteristiche e i compitiche ha, deve considerare in primo luogola compatibilità tra le diverse destinazionid’uso del territorio, che spesso interagi-scono in maniera conflittuale, sovrappo-nendo i vari effetti derivanti dai cicli di pro-duzione, uso e smaltimento dei residui. IlPTCP della Provincia di Terni ha scelto dibasare la ecosostenibilità delle propriescelte di Piano su un’analisi che poggia lesue fondamenta su un approccio ecosi-stemico del territorio e quindi su una co-noscenza integrata dell’ambiente, vistonella sua complessità. L’utilizzo degli stru-menti di lettura e degli indicatori dell’eco-logia del paesaggio è stato funzionale allescelte di fondo elaborate dal Piano.Per l’ecologia del paesaggio è fondamen-tale la redazione dell’ecomosaico. In unsistema di ecosistemi, il paesaggio, ognielemento è distinguibile dall’altro comestruttura (configurazione spaziale) e co-me funzione (relazione dei flussi di ener-gia presenti). Ogni elemento, l’ecotopo,rappresenta un ecosistema elementare,caratterizzato, come noto, da produttori,consumatori, decompositori, sostanzebiotiche e abiotiche, flussi energetici, ci-cli nutritivi, rapporti inter e intra specifici.Le carte tematiche dell’uso del suolo indi-viduano i diversi ecotopi che caratterizza-no il territorio, per esempio in un ambitoterritoriale attraversato da un fiume gliecotopi che lo caratterizzano sono il corri-doio ripariale di vegetazione igrofila(saliceti e ontaneti), un isola fluviale, i cam-pi seminati, i prati arborati, un reliquato dibosco a ceduo, un orto, un doppio filare dipioppi, un lotto con villa ecc. L’uso del suo-lo evidenziato è un mosaico ambientale,un ecomosaico. Gli ecotopi non sonoecosistemi isolati, chiusi nei loro confini,ma sono interdipendenti, modellati da unastoria ecologica e umana comune. Se siiniziano a evidenziare alcuni carattericome: gli habitat umani e naturali, la gra-na e il contrasto, le funzioni paesistiche,molti ecotopi si aggregano secondo mac-chie e corridoi di forma diversa dalla pre-cedente; si evidenzia il tessuto del territo-rio, risultato dall’intreccio di diverse trame(l’ecotessuto). Ogni elemento dell’ecotes-

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suto si esplica nel doppio ruolo di struttu-ra e funzione del paesaggio. Le configu-razioni strutturali possono essere classi-ficabili in tre categorie di base: macchia,corridoio e matrice.La macchia è una porzione non lineare disuperficie territoriale il cui aspetto differi-sce dall’ambiente circostante, il corridoio èun elemento lineare o a striscia che si dif-ferenzia dall’ambiente circostante (può an-che essere inteso come sequenza linearedi macchie) mentre la matrice è il tipo dielemento più estensivo che gioca un ruolofunzionale determinante nel paesaggio.Nell’analisi di un’area vasta, il territorio siricopre di un mosaico di paesaggi. Le uni-tà di paesaggio, ambiti ben definiti si con-figurano come sistemi di ecosistemi, construttura e funzioni omogenee. Individua-re questi ambiti vuol dire selezionare i prin-cipali paesaggi di una data regione: pae-saggio collinare terrazzato olivicolo, pae-saggio pedemontano a lecceta, paesag-gio fluviale (ordinazione attraverso i siste-mi di classificazione delle componenti prin-cipali) oppure paesaggio naturale, semi-naturale, rurale, urbano, ecc., (ordinazio-ne per grado di antropizzazione). Questeunità divengono ambiti fondamentali peril controllo ecologico delle trasformazioniterritoriali.Una volta individuate le unità di paesag-gio, ed effettuata una valutazione quali-tativa sulla struttura e le dinamiche in cor-so, si possono utilizzare gli indici ecologiciai fini di mettere in luce le diversitàmacroscopiche anche da un punto di vistaquantitativo. Analisi qualitative e quanti-tative conducono all’evidenziazione dellecondizioni di equilibrio ottimale per le va-rie unità, delle esigenze e criticità ambien-tali, delle possibilità di trasformazione.Per l’ecologia del paesaggio questi am-biti sono funzionali a conoscere e capire iprocessi di trasformazione di un paesag-gio e analizzare la sua capacità omeo-statica, precisamente la sua capacità diautoregolazione: un sistema è altamentetrasformabile quando ha un forte poten-ziale di recupero. Il degrado inizia quan-do diminuisce questa capacità; l’ecosi-stema si trasforma in un altro ecosistemaa bassa trasformabilità, non più riequi-librabile quindi divenuto instabile a causadell’approssimarsi dei suoi valori al limitedella Capacità Portante dell’Ambiente.L’esatta individuazione delle unità di pae-saggio non è sempre facile, in quantoesse non sono sempre del tutto delimi-tabili. Le unità di paesaggio, infatti, si pos-sono assimilare a nicchie territoriali pae-sistiche che formano dei campi di polariz-

zazione sovrapposti al mosaico degliecotessuti. Siamo consapevoli che i pro-cessi geofisici, climatici, quelli adattividegli animali e in ultimo i processi antropicisono strettamente interrelati: il clima in-fluenza direttamente la vegetazione, l’ero-sione, la sedimentazione, la forma delterritorio; la vegetazione dipende dal cli-ma e gioca un ruolo fondamentale nellosviluppo e nella protezione del suolo; ilsuolo, a sua volta interagisce sulla vege-tazione; clima, vegetazione e suolo for-mano le condizioni ambientale per lo sta-bilirsi degli animali; gli animali modificanosia il suolo che la vegetazione (impollina-zione, pascolo, dispersione dei semi); gliinterventi antropici interferiscono con leprecedenti creando nuovi paesaggi. Peruna buona individuazione delle unità dipaesaggio assumono la massima impor-tanza i parametri del microclima, dellageomorfologia, della vegetazione, dell’usodel suolo e del gradiente antropico. Lasovrapposizione dei suddetti parametri ele relative carte tematiche permettono laindividuazione delle unità.

11.1.3. Le unità di paesaggioindividuate dai Piani territoriali dicoordinamento della Provincia diTerni e della Provincia di Perugia

Il PTCP di Perugia definisce il paesaggiocome “mosaico e disegno complessivoche varie tessere compongono in ragio-ne della loro natura; il paesaggio si con-figura come dato insieme generale e sin-tetico; ossia è il luogo dove le azioniantropiche e i dati naturali trovano unaloro forma. Il Paesaggio viene riconosciu-to come sistema di sistemi, è il luogo doveogni trasformazione produce una modifi-cazione della sua struttura formalepreesistente”6.Il PTCP di Terni facendo riferimento alletecniche di valutazione e di analisi del-l’ecologia del Paesaggio definisce il pae-saggio come sistema di ecosistemi, ometaecosistema. L’obiettivo è quello dianalizzare gli intricati processi naturali enaturali antropici, cercandone le leggi dievoluzione, le strutture, le funzioni perscoprire i processi di trasformazione at-traverso cui un dato paesaggio si trasfor-ma nello spazio e nel tempo7.Ambedue i Piani hanno individuato le uni-tà di paesaggio; il PTCP di Perugia le hadefinite come ambiti territoriali omogeneiper le diverse componenti ambientali, ilPTCP di Terni come subsistemi paesisticicon struttura e funzioni omogenei8 .Il PTCP di Perugia elaborando per unità

di paesaggio un confronto tra l’uso delsuolo storico (1950) e quello attuale(1993), determinando al contempo lequantità di superficie di ciascun uso intermini percentuali, ha stabilito le percen-tuali di variazione, focalizzando così learee di trasformazione, di conservazio-ne e di evoluzione del paesaggio.Il PTCP di Terni ha elaborato per ciascu-na unità di paesaggio alcuni degli indica-tori dell’ecologia del paesaggio e preci-samente: la biopotenzialità, l’habitatstandard e l’eterogeneità. Questi indica-tori permettono di valutare la capacitàportante ambientale dell’unità di paesag-gio e l’approssimarsi alla soglia critica conun cambiamento del tipo di paesaggio(paesaggio agricolo, rurale produttivo,rurale povero, suburbano, urbanizzatorado, urbanizzato, urbanizzato denso).Anche se i due Piani territoriali hanno uti-lizzato metodologie e strumenti diversiper l’analisi e le valutazioni delle unità dipaesaggio, è possibile elaborare tabelleriassuntive dei dati raccolti che permet-tono di confrontare e relazionare i datistessi e quindi di redigere delle valuta-zioni fondamentali per la pianificazione eprogrammazione territoriale dell’Umbria.Analizzando le tabelle 3 e 3 Appendice,relative alle unità di paesaggio (UDP) deicomuni della provincia di Perugia possia-mo elaborare una prima valutazione sul-lo stato dei paesaggi di questo territorioprovinciale. Le classi di appartenenzadelle UDP che esplicano la dinamica delpaesaggio e del territorio sono state ela-borate in base alle percentuali di uso delsuolo trasformato all’interno di un proces-so storico che va dal 1950 al 1993. Nellatabella 4 viene riportato lo schema utiliz-zato dalla Provincia di Perugia per stabi-lire le classi di appartenenza.Il territorio provinciale presenta variazio-ni percentuali per usi del suolo relativi so-prattutto al seminativo arborato e alseminativo semplice rispettivamente trail -26,64% e il +38,72% collocandosi cosìtra le aree di evoluzione. I valori dellaProvincia di Perugia vanno a conferma-re l’iter della dinamica del paesaggioumbro dove al consistente calo delseminativo arborato, corrisponde un for-te aumento del seminativo semplice. Cosìcome all’aumento del bosco +7,34% cor-risponde un calo dei pascoli del -6,94%.Analizzando i dati relativi sia ai comunipiù piccoli sia a quelli molto grandi comePerugia, si evidenzia che tutti i comunipresentano UDP in trasformazione e inevoluzione. Il comune che presenta i prin-cipali problemi nella trasformazione del

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Tavola 1 – Unità di paesaggio dei PTCP delle province di Perugia e Terni

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l INTRODUZIONE

BOXUnità di paesaggio del PTCP della Provincia di PerugiaDenominazione dell’unità di paesaggio Sistema paesaggistico1 Alta valle del Tevere pianura e di valle2 Basse colline di Citerna collinare3 Colline di Santa Maria Tiberina alto collinare4 Alte colline tra San Giustino

e Città di Castello alto collinare5 Alta collina del Montefeltro alto collinare6 Bassa collina in sinistra

dell’alta valle del Tevere collinare7 Basse colline di Trestina collinare8 Alte colline di Pietralunga alto collinare9 Alte colline tra Gubbio e Scheggia alto collinare10 Fascia di Gubbioalto collinare11 Conca di Gubbio pianura e di valle12 Alte colline tra Gubbio e Perugia alto collinare13 Valli trasversali dell’alta

valle del Tevere pianura e di valle14 Colline in destra del torrente Nestore collinare15 Colline di Montalbano collinare16 Colline in sinistra del torrente Niccone collinare17 Valle del Niccone pianura e di valle18 Basse colline in sinistra

del torrente Niccone collinare19 Valle del Tevere, Umbertide pianura e di valle20 Colline a ovest di Umbertide collinare21 Fascia appenninica settentrionale

(tra Scheggia e Fossato di Vico) montano22 Fascia di Sigillo montano23 Basse colline tra Costacciaro e Sigillo alto collinare24 Alta valle del Chiascio pianura e di valle25 Valle del Rasina pianura e di valle26 Valle del Chiascio pianura e di valle27 Alte colline tra Gualdo Tadino e Assisi alto collinare28 Colline tra il Chiascio e il Rasina alto collinare29 Conca di Gualdo Tadino pianura e di valle30 Fascia appenninica centrale

(tra Fossato di Vico e Colfiorito) montano31 Fascia di Gualdo Tadino montano32 Basse colline a sud di Gualdo Tadino collinare33 Fascia pedemontana del Subasio montano34 Monte Subasio montano35 Valle del Topino pianura e di valle36 Altopiano di Colfiorito montano37 Alte colline di Preggio alto collinare38 Monte Acuto, monte Tezio montano39 Colline tra Tuoro e Lisciano Niccone collinare40 Colline del Trasimeno nord collinare41 Conca del Trasimeno pianura e di valle42 Colline del Trasimeno est collinare43 Colline della Caina collinare44 Monte Malbe montano45 Basse colline del Tezio collinare46 Bassa collina in destra

della valle del Tevere, Perugia nord collinare47 Bassa collina in sinistra

della valle del Tevere, Perugia nord collinare48 Valle del Tevere a nord di Perugia pianura e di valle49 Basse colline in sinistra del Tevere

a sud di Perugia collinare50 Colline a nord di Perugia collinare51 Basse colline in destra del Tevere

a sud di Perugia collinare52 Valle della Genna pianura e di valle53 Valle del Tevere a sud di Perugia pianura e di valle54 Valle del Nestore pianura e di valle55 Valle del Cestola pianura e di valle56 Basse colline del Cestola collinare57 Alta valle del Nestore pianura e di valle

Denominazione dell’unità di paesaggio Sistema paesaggistico58 Colline del Trasimeno sud collinare59 Basse colline di Macchie

e Panicarola collinare60 Pausillo collinare61 Basse colline di Castiglione del Lago collinare62 Valle della Caina pianura e di valle63 Basse colline della Caina collinare64 Basse colline della Genna collinare65 Basse colline a ovest

della valle Umbra collinare66 Alte colline di Valtopina alto collinare67 Valle Umbra pianura e di valle68 Colline a est della valle Umbra

tra Foligno e Spoleto alto collinare69 Monti Santo Stefano, Brunette,

Carpegna montano70 Media valle del Tevere pianura e di valle71 Basse colline in destra

del Tevere, Marsciano collinare72 Colline della valle del Nestore collinare73 Monte Arale collinare74 Basse colline di Città della Pieve collinare75 Val di Chiana pianura e di valle76 Basse colline dell’alta

valle del Nestore collinare77 Basse colline dell’alta valle

del Puglia collinare78 Basse colline di Montefalco collinare79 Colline di Bastardo

e Giano dell’Umbria collinare80 Monti Martani montano81 Collina dei Martani montano82 Colline tra Collazzone e Grutti collinare83 Colline di Izzalini e Montenero alto collinare84 Colline tra Montecastello Vibio

e la gola del Forello alto collinare85 Colline tra Castel Ritaldi

e l’alta valle del Marroggia collinare86 Basse colline spoletine collinare87 Collina di Fogliano alto collinare88 Alta collina di Baiano alto collinare89 Alta collina e montagna della Somma alto collinare90 Colline tra Bettona e Gualdo Cattaneo collinare91 Bassa collina di Deruta collinare92 Basse colline di Todi collinare93 Valle del Puglia pianura e di valle94 Colline della valle del Puglia collinare95 Bassa collina dei Martani montano96 Valle del Tevere, gole del Forello pianura e di valle97 Monti tra Borgo Cerreto

e Rocca Porena montano98 Monti Coscerno e Aspra montano99 Monti tra Cascia e Norcia montano100 Monti di Cascia montano101 Piano di Santa Scolastica montano102 Fascia appenninica meridionale

(monti di Norcia) montano103 Monte Vettore montano104 Piani di Castelluccio montano105 Valle del Corno pianura e di valle106 Alta valle del Nera pianura e di valle107 Monti della valle del Nera montano108 Monti di Sellano montano109 Monti tra il Vigi e il Nera montano110 Monti tra Preci e Norcia montano111 Valle del Vigi pianura e di valle112 Valle del Nera pianura e di valle

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l INTRODUZIONE

Subsistema 11. 1MPS Bassa Valnerina

e monti di Polino e Spoleto2. 1MSM Area montana di Stroncone e Miranda3. 1MPR Area basso montana di monte Pennarossa4. 1MM Monti Martani5. 1PDA Area Pedemontana di Arrone-Piediluco6. 1PDF Area Pedemontana di Ferentillo7. 1VNV Area della valle del Nera e del Velino8. 1CA Colline di Montefranco, Torre Orsina e Collestatte

Subsistema 21. 2PD Area pedemontana di Colle dell’Oro, Piedimonte,

Cesi, Acquasparta2. 2CT Conca di Terni3. 2VA Valle dell’Aia4. 2CA Colline interne di Valenza - Collescipoli - Fiaiola5. 2CB Colline interne di Coppe - Stroncone6. 2CC Colline interne di Castel Vecchio - villa Eroli di Narni7. 2CD Colline interne di Valle Antica - Colle delle Travi -

Torrente Caldaro8. 2CE Colline interne La Cerqua - Collepezzata - San Gemini

e Fosso Fratini9. 2CF Colline interne di Acquasparta - Montecastrilli Avigliano10. 2CG Colline interne Castel dell’Aquila - Avigliano Umbro11. 2CH Colline interne Poggio vecchio - torrente

dell’Arnata- Sismano12. 2CI Colline interne del Fosso Velette - Mulino

Chiugena - colle le Grotte - Macchia della Mascia -colle Casalini

13. 2CL Colline interne di Acqualoreto - Collelungo -Morre - Melezzole

14. 2CM Colline interne valle del Naia

Subsistema 31. 3MN Monti Narnesi2. 3MA Monti Amerini3. 3A Altopiano della valle di Cocciano4. 3VT Valle del Tevere5. 3VNT Valle Nera - San Liberato - confluenza Nera-Tevere

BOXUnità di paesaggio del PTCP della Provincia di Terni

suo territorio è Deruta che su quattro UDP,ne ha tre oggetto di trasformazione e unain conservazione con un forte contrastofra le relative parti di territorio. Questodato fornisce delle indicazioni molto chia-re alla pianificazione locale che dovràanalizzare attentamente le cause delletrasformazioni e verificare lo stato di equi-librio di queste unità, elaborando attentenorme di riqualificazione. Elemento po-sitivo è che il territorio del comune diPerugia presenta 10 UDP in conservazio-ne su 17 e le UDP in trasformazione sono

tre. Le UDP in trasformazione si trovanoa Nord di Perugia interessando l’assePerugia - Città di Castello; intensa è lacriticità che interessa l’unità di paesag-gio di monte Malbe che si configura, aoggi, come una rilevante risorsa semi-naturale del comune di Perugia (area in-serita nel primo documento di program-mazione negoziata “per la salvaguardiae lo sviluppo del territorio e delle aree cir-costanti monte Malbe, monte Tezio, mon-te Acuto e dell’Asta del Tevere”). Analiz-zando i dati dli altri due centri importanti

della provincia di Perugia, Foligno eSpoleto, si evidenzia che mentre Il terri-torio comunale di Foligno presenta lametà delle UDP in trasformazione, il re-sto è in evoluzione con una sola UDP inconservazione, il comune di Spoleto è ca-ratterizzato da un territorio maggiormen-te salvaguardato con la maggioranzadelle UDP in conservazione e una sola intrasformazione. Anche i comuni che sonosimbolo del paesaggio collinare e mon-tano come Montefalco e Massa Martanapresentano un’elevata percentuale di ter-ritorio in trasformazione infatti perMontefalco su tre UDP, due sono in tra-sformazione e una in evoluzione mentreper Massa Martana su quattro UDP, duein trasformazione e due in evoluzione.Questo segnala che il paesaggio collinaredell’Umbria centrale sta modificando ilsuo stato di equilibrio e sta diminuendonella sua capacità portante.

6. 3PDM Area Pedemontana di Montecchio7. 3PDI Area Pedemontana di Lugnano in Teverina8. 3PDAG Area Pedemontana di Alviano e Guardea9. 3CA Colline esterne di Otricoli - Visciano - Schifanoia -

San Carlo - Colle Morello10. 3CB Colline esterne di Guadamello - San Vito11. 3CC Colline esterne di Podere Saraceno - Castelluccio12. 3CD Colline esterne di Amelia - Pennna in Teverina - Giove -

Attigliano - Lugnano - Alviano - Guardea - Montecchio -Baschi

13. 3CD Colline esterne di Amelia - Pennna in Teverina - Giove -Attigliano - Lugnano - Alviano - Guardea - Montecchio -Baschi

14. 3CE Colline del fosso di Macchie

Subsistema 41. 4MP Area montana di monte Peglia - monte Piatto,

di Ospedaletto- San Vito in Monte - Parrano - monte Gabbione -monte Giove e Bosco dell’Elmo

2. 4MS Area montana di Selva di Meana3. 4VC Valle del Chiani4. 4VP Valle del Paglia5. 4CA Colline di Corbara - Prodo - Titignano6. 4CB Colline di Poggio dell’Ospedale e fosso della Bandita -

Collelungo - Poggio Aquilone7. 4CC Colline di Poggio Casalino - Sala -Bagni - torrente Chiani

- Morrano8. 4CD Colline San Lorenzo - Spiazzolino - Volpara9. 4CE Colline argillose di Fabro -Allerona -Ficulle10. 4CF Colline Frazione di Fabro11. 4CG Colline di Fosso Ripuglie - Allerona12. 4CH Colline di Monte Rubiaglio - Castel Viscardo

e torrente Romealla13. 4CI Colline di Rocca Ripesena - Gabelletta - Tordimonte14. 4CL Colline di Poggio Cantagalline - Pornello - Poggio Osso

dei Morti15. 4TV Tavolato vulcanico di Castel Giorgio - Poderetto -

Casa Perazza - Torre San Severo - Porano -Canale Nuovo - Castellunchio - Sant’Egidio

Tabella 3.1 – Dati UDP per la provincia di Perugia*

* Le tabelle delle UDP per ogni comune della provincia di Perugia sono riportate nella tabella 3 Appendice.

l 368 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l PRESSIONI

Le UDP della provincia di Terni individua-te sono 48, articolate per subsistema eprecisamente: subsistema 1 (orientale)UDP 8, subsistema 2 (centrale) UDP 14,subsistema 3 (occidentale) UDP 11,subsistema 4 (settentrionale) UDP 15.I dati elaborati per la provincia di Ternisono certamente più approfonditi e arti-colati permettendo, così, di effettuareun’analisi maggiormente dettagliata.L’uso degli indicatori dell’ecologia del pa-esaggio permette di capire la capacitàportante di una unità di paesaggio e fo-calizzare quanto l’habitat naturale e l’ete-rogeneità dell’ecomosaico possono con-tribuire ad aumentare le risorse di unaUDP per mantenere il suo equilibrio.Dall’analisi della tabella 5 e tabella 5 Ap-pendice, risulta che il territorio provincia-le è lontano dal limite della capacità por-tante del suo paesaggio e che il valoredella biopotenzialità dell’habitat naturalesegnala il contributo medio che esso puòoffrire per l’aumento della capacità por-tante, mentre l’eterogeneità elevata delterritorio provinciale contribuisce forte-

mente al mantenimento dell’equilibriodell’unità stessa.È da evidenziare che 13 comuni della pro-vincia di Terni presentano UDP vicine allimite della capacità portante con il rischiodi trasformazione del paesaggio in un al-tro caratterizzato da una minore capacitàa incorporare le trasformazioni e quindi ariottenere un equilibrio, evitando il degra-do diffuso del sistema degli ecosistemi(paesaggio).Si noti che per quanto riguarda la UDP 2CTdel comune di Terni vicino al limite dellacapacità portante i valori dellabiopotenzialità dell’habitat naturale e del-l’eterogeneità sono bassi e quindi noncontribuiscono all’aumento delle capacitàdi autoriequilibrio del sistema degliecosistemi. La stessa cosa accade, peresempio, per i comuni di Acquasparta eStroncone relativamente alla biopoten-zialità dell’habitat naturale, mentre in altricomuni il valore di questo indicatore è si-gnificativo, contribuendo così ad aumen-tare la capacità portante della stessa uni-tà di paesaggio.

11.2. PRESSIONI

11.2.1 Il valore dell’indicatore habitatstandard nella valutazione dellapressione sui paesaggi

Questa lettura è stata realizzata attraver-so l’analisi dei dati e dei macro indicatori(biopotenzialità territoriale BCT ed habitatstandard HS) contenuti nel Terzo Rappor-to IRRES sulla situazione economica, so-ciale, territoriale e istituzionale dell’Umbria.La successiva elaborazione dei dati delTerzo Rapporto ha permesso di fornire unavalutazione della pressione sui paesaggiumbri, grazie anche al fatto che si hannovalori che fanno riferimento a diversi peri-odi storici, potendo così valutare il proces-so evolutivo dei paesaggi.L’analisi dell’indicatore habitat standard9

consente di valutare la pressione dell’au-mento di popolazione; infatti l’HS è unostandard ecologico che mette in relazio-ne lo spazio territoriale realmente utiliz-zato dall’uomo per l’espletamento dellesue funzioni vitali con il numero di indivi-dui che utilizzano quello spazio. Tale in-dicatore parte dal presupposto che lacapacità di un territorio di ospitare unapopolazione sia limitata e quindi è neces-sario trovare degli strumenti di misura checi permettano di capire qual è il caricoammissibile di una certa unità territoria-le. L’HS mette in relazione lo spazio uti-lizzato dall’uomo per vivere con il nume-ro di individui che utilizzano quello spa-zio, misurando il carico antropico che in-siste effettivamente su di una certa area;si esprime in mq/ab.Per tale elaborazione l’HS non consideratutto lo spazio disponibile di un certo am-bito territoriale, ma solo l’habitat umano,cioè quel territorio realmente occupatodall’uomo per l’espletamento delle suefunzioni vitali (residenza, cultura e ricre-azione, produzione di cibo e materiali ne-cessari alle attività lavoro, spostamenti eutilizzo dei servizi tecnologici, migliora-mento del microclima e della qualità am-bientale); sono escluse le aree dell’habitatnaturale e seminaturale10 dove l’uomo siinserisce più di rado utilizzando al mini-mo l’energia prodotta.L’habitat umano HU viene analizzato ar-ticolandolo in quattro parti, corrispondentiai quattro apparati funzionali:1. Abitativo (AB) è il sistema di elementi

dell’apparato abitativo è caratterizzatoda funzioni insediative residenziali edi servizio. Sono compresi, ville e fab-bricati isolati compresi i piccoli orti e igiardini di casa (abitativo rado) e il

Tabella 3.2 – Dati UDP per il comune di Perugia*

Tabella 4 – Classi di appartenenza delle UDP della provincia di Perugia

* Le tabelle delle UDP per ogni comune della provincia di Perugia sono riportate nella tabella 3 Appendice.

l 369 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l PRESSIONI

verde di arredo urbano e sportivo.L’apparato abitativo dipende quasitotalmente da energia artificiale.

2. Sussidiario (SS) comprende le aree egli elementi con funzione industriale,trasformazione dei materiali industria-li, produzione di energia, infrastruttu-re territoriali e di grande mobilità (stra-de non agricole e residenziali) comeferrovie, autostrade e aeroporti, gran-di depositi e le aree estrattive. Anchequesto come l’abitativo dipende esclu-sivamente da energia artificiale.

3. Produttivo (PD) è il sistema degli ele-menti del paesaggio con funzione agri-cola: orticola, seminativa, foraggera e

zootecnica, frutticola e vinicola,vivaistica, ecc. Sono compresi anchegli elementi specialistici come le fatto-rie, le stalle e i granai. L’apparato pro-duttivo dipende in larga parte da ener-gie naturali, ma è interessato in granparte da energia esterna (arature, se-mine, fertilizzanti, diserbi, ecc.).

4. Protettivo (PT) sono le aree con fun-zione protettiva capaci di influire sul-la regolazione microclimatica, sull’iso-lamento acustico, sulla protezione deicoltivi agricoli, sulla ricreazione dellapopolazione. Si tratta quindi del siste-ma di giardini, parchi, siepi, filari, pian-tate, cedui. L’apparato protettivo è co-

stituito da elementi che utilizzano pre-valentemente energia naturale (ac-qua e sole) e solo in parte sono con-dizionati da apporto energetico artifi-ciale (cure culturali).

È necessario che i quattro apparati del-l’habitat umano siano presenti sul territo-rio in modo equilibrato per non consuma-re quantitativi di energia e di suolo spro-porzionati alle effettive esigenze del pa-esaggio. È quindi fondamentale calcola-re la superficie pro capite disponibile ar-ticolata per apparati, registrando cosìeventuali scompensi.In base ai valori dell’habitat standard vie-ne definita la tipologia di paesaggio del-

Tabella 5 – Dati e indicatori ecologia del paesaggio relativi alle UDP per la provincia e il comune di Terni1

1 Le tabelle delle UDP per ogni comune della provincia di Terni sono riportate nella tabella 5 Appendice.

l 370 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l PRESSIONI

l’ambito considerato, caratterizzata da pre-cisi valori. Da questo scaturisce la classi-ficazione dei paesaggi riportata nella ta-bella 6. I suddetti valori di habitat standardsono di riferimento generale e possono es-sere “personalizzati” per le diverse regio-ni, in riferimento alle caratteristiche speci-fiche delle stesse, in base alla produttivitàdei suoli, alla capacità di resilienza degliecosistemi, alle caratteristiche generali diequilibrio del sistema territoriale.Nelle tabelle da 7 a 10 si riportano i valo-ri degli abitanti residenti e dell’habitatstandard elaborati dal Terzo rapportoIRRES sulla situazione economica, socia-le, territoriale e istituzionale dell’Umbriasu dati ISTAT, PUT/’83, CORINE LANDCOVER/’93, PTCP di Perugia e Terni.Il prospetto che presentano tali tabelleevidenzia che i valori dell’habitat standarddell’Umbria dal 1963 al 1993 indicanochiaramente che il territorio regionale ècaratterizzato da un processo evolutivo delsuo paesaggio dalla tipologia agricolo allatipologia del rurale produttivo, (energiaprodotta uguale a quella che si consuma)confermata dai dati rilevati dalla CORINE

LAND COVER/’93 che rilevano questa tra-sformazione del paesaggio. Dalla tabella7.2, relativamente all’Umbria, si rileva chedal 1963 al 1970 si ha un leggero calo dellapopolazione per poi aumentare fino al1991 con un incremento totale del 2,6%;pertanto il calo dei valori dell’habitatstandard non è dovuto solo al leggero in-cremento di popolazione ma anche a unadiminuzione della superficie dell’habitatumano dovuto sicuramente a un incre-mento del bosco e delle aree abbandona-te dall’agricoltura (nei dati dell’annuarioforestale risulta che la voce altri terreni èpassata dall’0,89% del 1963 al 6,74% al1991). Quindi il lieve aumento della popo-lazione ha causato una minima pressio-ne sul territorio regionale, mentre i valoridell’habitat standard e i dati da cui sonostati ricavati ci indicano che l’habitat uma-no interessa solo alcune parti del territo-rio come le valli e le aree collinari, con-centrando in questi ambiti la pressioneantropica che invece è minore nelle zonealto collinari e quasi nulla in quelle monta-ne.Se andiamo a valutare i dati degli abitan-

ti residenti e i valori degli habitat standarddella provincia di Perugia si rilevano i se-guenti processi e considerazioni:– relativamente agli abitanti residenti

anche per la provincia di Perugia sievidenzia un calo della popolazionenegli anni settanta per avere succes-sivamente negli anni novanta un au-mento del 4,11%

– i valori dell’habitat standard (tab. 7.1)diminuiscono dal 1963 al 1991 man-tenendosi costantemente al di sopradella soglia minima del paesaggioagricolo che produce un’energia mag-giore di quella che si consuma. Latabella 9 elaborata dai dati delle Car-te del suolo del PTCP di Perugia in

Tabella 6 – Habitat standard e tipologia del paesaggio

Fonte: Elaborazione AUR. Valori HS su dati ISTAT, Terzo Rapporto IRRES

Tabella 7.1 – Valori Habitat standard (mq/ab) e tipologia di paesaggio

Tabella 7.2 – Abitanti residenti

Fonte: Elaborazione AUR su dati PTCP di Terni

Tabella 10.2 – Abitanti residenti nella provinciadi Terni

Fonte: Elaborazione AUR. Valori HS su dati PTCPTdi Terni

Tabella 10.1 – Valori habitat standard (mq/ab)e tipologia di paesaggio della provincia di Terni

Fonte: Elaborazione AUR. Valori HS su dati PTCPdi Perugia

Tabella 9 – Valori Habitat standard (mq/ab) etipologia di paesaggio nella provincia di Perugia

Fonte: Elaborazione AUR. Valori HS su dati PUT/1983 e CORINE LAND COVER/1993, TerzoRapporto IRRES

Tabella 8 – Valori habitat standard (mq/ab)e tipologia di paesaggio dell’Umbria

l 371 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l PRESSIONI

due fasi storiche indica, invece, un for-te aumento del valore dell’habitatstandard tra il 1950 e il 1993, confer-mando sempre di più la tipologia delpaesaggio agrario per il territorio pro-vinciale, dovuto soprattutto a un au-mento della superficie dell’habitatumano scaturito da un forte aumentodel seminativo semplice (del 38,72%),quasi una totale scomparsa delseminativo arborato (che si riduce del1,31%) e da una crescita nella super-ficie dell’insediamento urbano e del-le infrastrutture dell’1,79%;

– i differenti valori dell’habitat standardper il territorio provinciale di Perugiatra le tabelle 7.1 e 9 denunciano ledifficoltà di avere nelle diverse fasistoriche carte dell’uso del suolo re-datte tramite una stessa legenda de-gli ecotopi11 e un calcolo delle super-fici preciso e ben definito. Nell’elabo-

razione del calcolo delle superfici del-le carte del suolo del PTCP di Perugiasi rilevano discrepanze che potrebbe-ro essere la motivazione di un cosìelevato incremento dei valori del-l’habitat standard.

Dalle considerazioni dei punti precedenti,in ogni caso, si rileva che nella provinciadi Perugia l’habitat antropico interessa unapercentuale di superficie maggiore rispet-to al totale, in confronto alla provincia diTerni e al territorio regionale. Se poi simettono a confronto i valori dell’habitatstandard e quelli dell’indicatore biopoten-zialità territoriale della provincia di Perugia(vedere paragrafo 11.3) si evidenzia chepurtroppo a un incremento dell’habitatstandard corrisponde un decremento deivalori della biopotenzialità dell’habitatumano dagli anni sessanta ai novanta siaper i valori calcolati sui dati dell’annuarioforestale, sia per quelli del censimento

dell’agricoltura. Il consistente calo dei va-lori di biopotenzialità territoriale denunciaun degrado dell’habitat antropico, che haminore capacità di automantenimento,minore capacità di risposta ai disturbi esempre più necessità di energia esternaartificiale e non, da importare dall’habitatnaturale e seminaturale.Le tabelle 7.1, 7.2, 10.1 e 10.2 eviden-ziano, attraverso la lettura dei valoridell’habitat standard, che il processoevolutivo del territorio provinciale di Ternidagli anni cinquanta si è stabilizzato nellatipologia di paesaggio del “rurale produtti-vo” come, solo dagli novanta, l’interaUmbria. I valori dell’habitat standard cheindividuano il paesaggio “rurale produtti-vo” sono molto alti rispetto al valore dellasoglia limite di passaggio alla tipologia “ru-rale povero” che rappresenterebbe unmaggiore degrado. La tabella 10.2 fa ca-pire che il territorio provinciale di Terni haavuto un notevole incremento della popo-lazione del 116% tra il 1890 e il 1950 conleggeri decrementi e stabilizzazioni neglianni successivi. Quindi il passaggio dallasoglia del paesaggio da agricolo a ruraleproduttivo è avvenuto negli anni cinquan-ta per la pressione causata dal notevoleaumento della popolazione. La stabiliz-zazione del territorio nel paesaggio ruraleproduttivo è accompagnata da valori piùalti della biopotenzialità territorialedell’habitat umano rispetto sia al territorioperugino che all’intera regione. In realtàsi può confermare che la stabilità del pae-saggio si accompagna a una stabiliz-zazione dei valori di biopotenzialità del-l’habitat umano dagli anni sessanta aglianni novanta in base ai dati dell’annuarioforestale e ai dati del censimento agricol-tura (tabb. 12 e 13).I valori sopra descritti sono leggermentediversificati da quelli emersi dallo studio,sicuramente maggiormente approfondito,dei valori di BTC habitat umano effettuatodal PTCP di Terni (tab. 15) che conferma-no un degrado dell’habitat umano, anchese rimangono su livelli più alti di quelli re-gionali. Analizzando al 1999 i valori deglihabitat standard per apparati funzionalidell’habitat umano della provincia di Terni(tab. 11) si rileva che l’habitat standard pro-duttivo è caratterizzato da valori nella nor-ma rispetto al tipo di paesaggio, mentrel’HS abitativo e sussidiario sembrano sbi-lanciati con HS abitativo molto basso e HSsussidiario piuttosto alto. L’HS protettivoè complessivamente alto: ciò è molto po-sitivo e contribuisce all’innalzamento del-la qualità ambientale della provincia diTerni.Fonte: Elaborazione AUR su dati PTCP di Terni

Tabella 11 – Provincia di Terni: valori habitat standard (mq/ab) per apparati funzionali

l 372 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l STATO

valore di BTC significa bassa potenzialitàenergetica, bassa capacità di risposta alleperturbazioni, necessità del sistema diacquisire energia esterna per sopravvi-vere. A ogni elemento del paesaggio pre-sente in un certo territorio è associabileun valore unitario di BTC che moltiplicatoper la superficie occupata dall’elementostesso, fornisce il valore di BTC di quel-l’elemento. La biopotenzialità viene va-lutata sia per l’habitat naturale (HN) cheper l’habitat antropico (HU)15.La sommatoria delle BTC di tutti gli elementipresenti, divisa per la superficie dell’ambi-to considerato fornisce la BTC media diquell’ambito. Una diminuzione della BTCmedia in un’analisi di trend evolutivo diun’area vasta o di una unità di paesaggiocorrisponde a una perdita di capacità diautoriequilibrio e cioè a un degrado del-l’ambito; un aumento del valore della BTCmedia corrisponde generalmente a unaumento della capacità di autoriequilibriodell’ambito; un mantenimento nel tempodel valore di BTC media corrisponde a unastabilità del sistema paesistico. Nella ipo-tesi di una diminuzione della BTC media ènecessario andare a ricercarne le cause,verificando i valori della BTC dell’habitatumano e naturale e il peso che la BTC HNha relativamente alla BTC media. Le cau-se che possono determinare un aumentodella BTC media possono essere un au-mento delle aree abbandonate dall’uomoe/o in via di rinaturalizzazione. Nell’even-tualità di una stabilità dei valori della BTCmedia è importante verificare se sono inatto, in ogni caso, delle trasformazioni,perché il sistema potrebbe essere in gra-do di incorporare le trasformazioni inne-scando autonomamente processi compen-sativi. Se si mettono a confronto i valori diBTC media, BTC HN e BTC HU di diverseunità di paesaggio di un’area vasta si rie-sce a valutare le diverse condizioni di equi-librio delle UDP e le loro funzioni prevalen-ti all’interno del mosaico ambientale. LeUDP con valori di BTC media superiore allamedia dell’intero ambito considerato han-no generalmente funzioni di regolazionedell’intero sistema; infatti generalmente inqueste UDP è presente una conservazio-ne delle risorse o un utilizzo limitato percui le risorse utilizzate sono in grado di ri-generarsi. Quelle con valori inferiori han-no funzioni varie; infatti se sono prevalen-temente naturali hanno funzione didiversificazione degli habitat, se prevalen-temente antropici hanno funzione preva-lente di rifornimento di risorse.Analizzando le tabelle 12, 13, 14 e 15 re-lative alla capacità biologica territoriale

11.3. STATO

11.3.1. Il valore dell’indicatorebiopotenzialità nella valutazionedello stato dei paesaggi

Lo stato dei paesaggi è valutato attraver-so la lettura dell’indicatore della biopo-tenzialità che misura la capacità di equi-librio di un sistema; si ritiene fondamen-tale definire tale parametro per l’interoterritorio dell’Umbria così da analizzarelo stato della potenzialità energetica deipaesaggi e valutare quindi la capacità dirisposta alle pressioni.La biopotenzialità territoriale (BTC) (o piùprecisamente la capacità biologica terri-toriale)12 è una grandezza che si espri-me in mcal/mq/anno e dipende dal me-tabolismo degli ecosistemi; dipende dal-la misura di biomassa, respirazione e pro-duzione primaria di un elemento del pa-esaggio. La valutazione di tale parame-tro richiede tempi lunghi e tecnologie as-sai complesse perciò spesso si è costrettia effettuare una stima del BTC (è possi-bile calcolare in modo preciso biomassa,respirazione e produzione primaria soloa scale di dettaglio assai minute).Un paesaggio in realtà è composto daelementi a bassa metastabilità13, conpoca resistenza ai disturbi, ma rapidacapacità di recupero (alta resilienza) e dielementi di buona metastabilità con altacapacità di resistenza ai disturbi, ma bas-sa resilienza. Per esempio una porzionedi territorio di foresta mediterranea conalta capacità biologica territoriale (BTC),senza sussidio di energia esternaseminaturale ha un’alta metastabilità, conun’alta resistenza al disturbo, ma una len-tissima capacità di recupero (bassaresilienza), mentre una porzione di pratiarborati come i seminativi hanno unabasso valore di BTC, bassa metastabilità,bassa resistenza ai disturbi, ma una piùveloce capacità di recupero14. Nella sca-la degli elementi paesistici naturali eantropici le tessere alle due estremità, ildeserto e l’urbanizzato denso, presenta-no gli elementi paesistici con la biopo-tenzialità tendente a zero, quasi nulla laresistenza al disturbo e la resilienza.Quanto detto si può riassumere che laBTC, oltre a stimare l’energia latente insitanegli ecosistemi considerati, è in gradodi misurare la capacità di automan-tenimento (o autoriequilibrio) del paesag-gio: un alto valore di BTC significa altapotenzialità energetica e alta capacità dirisposta alle pressioni, quindi un alto con-tributo alla stabilità, viceversa un basso

Fonte: Elaborazione AUR. Valori BTC su datiAnnuario Forestale, Terzo Rapporto IRRES

Tabella 12 – Capacità biologica territorialesecondo i dati dell’Annuario Forestale

Fonte: elaborazione AUR. Valori BTC su dati ISTAT,Terzo Rapporto IRRES

Tabella 13 – Capacità biologica territoriale secondoi dati del censimento dell’agricoltura

l 373 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l STATO

3,05), e un valore in aumento da 3,03mcal/mq al 1996 a 3,75 nel 1999. Negliultimi quaranta anni si ha unastabilizzazione dell’indice e successiva-mente un aumento. Questo risultato vainterpretato confrontando anche gli altrivalori della Biopotenzialità, quella di HN(habitat naturale) e quella di HU (habitatumano), nonché l’andamento percentua-le di HU. Notiamo come BTC HN e BTCHU abbiano andamenti simili di diminu-zione fino al 1950, ma da questa sogliastorica in poi, gli andamenti siano oppo-sti, con un netto calo di BTC HU, e unaaltrettanto netta ripresa della BTC HN. Lamedia rimane costante, ciò significa cheil sistema a livello provinciale è stato ingrado di incorporare le trasformazioni av-venute, ma gli equilibri locali si sono mo-dificati sensibilmente. In particolare assi-stiamo a un degrado generale deglihabitat umani e a un miglioramentodell’habitat naturale. Questo, in partico-lare, sembra dovuto più all’aumento disuperficie di HN nel 1996 rispetto al 1950,che a un aumento di qualità dei boschi, iquali rappresentano la quasi totalità di HN.In definitiva questi dati segnalano:a) il degrado dell’habitat umano;b) come il livello più basso di qualità

dell’habitat naturale sia stato raggiun-to negli anni cinquanta ma sia attual-mente in miglioramento;

c) l’importanza attuale dell’habitat natu-rale ai fini degli equilibri ambientalidell’intera provincia di Terni e dellacompensazione del degrado dell’HU.Ciò è dimostrato anche dal rapportopercentuale tra la BTC HN e la BTCmedia alle varie soglie storiche: no-tiamo come questo rapporto fosseelevato nel 1890 (59,92%), sia cala-to nel 1950 (42,82%), e sia in note-vole incremento nel 1999 (68,41%);

d) la tendenza complessiva della provin-cia di Terni a un aumento del “contra-sto” tra i sistemi ambientali che lacompongono, con un aumento delgrado di antropizzazione nelle areemaggiormente vocate (fondovalli,conca Ternana) a scapito delle mac-chie residuali seminaturali e con un

aumento di naturalità nelle zonecollinari, altocollinari e montane.

Analizzando i valori degli indici BTC me-dia HU, BTC media HN, la % di BTC HN/BTC media per la Regione Umbria e laProvincia di Perugia si registrano feno-meni simili alla Provincia di Terni. Daglianni sessanta agli anni novanta, si è pre-cedentemente rilevato, un decrementodel valore di BTC dell’habitat umano. Ivalori della BTC media HN, e la % di BTCHN/BTC media della Regione e del terri-torio provinciale di Perugia sono certa-mente più bassi di quelli della Provinciadi Terni e presentano tra gli anni sessan-ta e novanta lievi incrementi. Al 1990/1991 i valori dell’indicatore BTC HN/BTCmedia elaborati per i tre ambiti territorialisono simili e precisamente 56,68 (Regio-ne Umbria), 55,83 (Perugia) e 58,85(Terni) confermando l’importanza odier-na degli habitat naturali ai fini degli equi-libri ambientali e un aumento del “con-trasto” tra i sistemi ambientali.Certamente la ricerca rileva la necessitàdi calcolare l’indicatore BTC dell’habitatumano sia per il territorio perugino cheper il territorio regionale relativamente aecomosaici elaborati per gli anni 1890 e1950 come fatto per la Provincia di Terni.I fenomeni evidenziati dagli indicatorisopradescritti quantificano e localizzanoun fenomeno comune in tutta Europa, ta-lora anche in modo anche più spinto, checonduce a una banalizzazione del mosai-co ambientale e a un impoverimento de-gli ecosistemi: ciò a favore di una diminu-zione della stabilità del sistema paesisticoche si traduce in una richiesta sempremaggiore di input energetici da parte del-l’uomo per mantenere gli equilibri esistenti.Si ricorda per esempio come l’elimina-zione di vegetazione seminaturale dallearee antropizzate modifichi il microclimae la capacità di assorbimento di polveri edi alcune sostanze inquinanti, da cui l’esi-genza di incrementare l’utilizzo di siste-mi di termoregolazione artificiale e didepurazione dell’aria.

11.3.2. Il valore dell’indicatoreeterogeneità (H) nella valutazionedello stato dei paesaggi

L’eterogeneità (H) è l’altro indicatore cheè stato utilizzato per analizzare lo stato deipaesaggi; esso viene applicato agli ecotopio alle singole macchie considerando lasuperficie occupata, anziché il numero diindividui. Esprime la probabilità di incon-trare elementi diversi in un certo areale. Èun indice che dipende dal rapporto tra la

della regione e delle due province è im-portante elaborare una serie di riflessio-ni che scaturiscono dal confronto dei datiraccolti.Il territorio provinciale di Terni presentadagli anni sessanta agli anni novanta va-lori della BTC media più alti rispetto ai va-lori regionali e a quelli della Provincia diPerugia, valori che si possono definire traloro più simili. Negli anni novanta il distac-co è consistente, (confermato anche daivalori emersi dai dati della CartaGeobotanica) infatti la Provincia di Terniha un valore di 3,31 contro i 3,04 di Perugiae i 3,11 dell’Umbria. A conferma di quantodetto i valori calcolati dal PTCP di Terni re-gistrano al 1999 un valore di BTC mediadi 3,75. Questo indica come il Sistemadegli ecosistemi nella sua interezza dellaProvincia di Terni ha maggiori capacità dimantenere il proprio autoequilibrio rispet-to alla totalità del territorio regionale, con-figurandosi come un territorio lontano dallimite della capacità portante dell’ambien-te. Certamente questo non significa chealcune delle unità di paesaggio della Pro-vincia di Terni non presentino valori dihabitat standard vicinissimi alle soglie cri-tiche delle tipologie di paesaggio e che al-cune UDP siano caratterizzati da paesag-gi con bassa potenzialità energetica, bas-sa capacità di risposta alle perturbazionie necessità di acquisire energia esternaper sopravvivere.Le analisi relative all’indicatore biopoten-zialità territoriale (BTC), a livello provin-ciale di Terni evidenziano un andamentoassai significativo di quest’indice: un calopiuttosto sensibile della BTC media dal1890 al 1950 (da 3,58 mcal/mq anno a

Fonte: elaborazione AUR. Valori BTC su dati PTCP di Terni

Tabella 15 – Capacità biologica territoriale della provincia di Ternisecondo i dati del PTCP di Terni

Fonte: elaborazione AUR. Valori BTC su dati Cartageobotanica, Terzo Rapporto IRRES

Tabella 14 – Capacità biologica territoriale secondoi dati della carta geobotanica

l 374 l

Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l STATO

superficie occupata dell ’elementopaesaggistico e l’area considerata e pre-cisamente

H= - S(Pi) log. (Pi)

dove:

Pi è il rapporto tra la superficie occupatadall’elemento iesimo e l’area considerata.

L’aumento del valore di H è legato a unnumero maggiore di elementi paesistici ea una minor differenza tra le quantità disuperficie dei vari elementi. Il grado di ete-rogeneità è in relazione con la capacità dimantenimento dell’equilibrio dei sistemipaesistici. Un alto valore di eterogeneitàpuò corrispondere a un’alta capacità diauto-equilibrio di fronte a perturbazioni. Unbasso valore di eterogeneità generalmen-te significa banalizzazione del sistema conconseguente scarsa capacità di auto-equi-librio. Un incremento di valore troppo ele-vato può, però, causare aumento ecces-sivo di frammentazione con conseguenteperdita della matrice e destrutturazione delpaesaggio. Per questo motivo è importan-te valutare il rapporto H/HMAX (HMAX è ilvalore della eterogeneità quando tutti glielementi sono presenti in uguale quanti-tà, pertanto non è possibile avere elementio gruppi di elementi preponderanti suglialtri che possano costituire la matrice).Infatti, non è vero in assoluto che più altoè il valore etoregeneità, migliore è la sta-bilità paesistica. Se il valore di H si avvici-na ad HMAX è praticamente impossibileavere una matrice paesistica. L’indicatoreH/HMAX sarebbe necessario verificarlo avarie soglie temporali, valutando la ten-denza in rapporto alla matrice, alla granae alla frammentazione. L’esperienza del-l’applicazione dell’indicatore H/HMAX haportato a considerare positivamente unvalore oscillante tra 0,50 e 0,70 per i pae-saggi prevalentemente antropici.In una unità di paesaggio l’eterogeneitàdelle componenti è fondamentale per l’au-mento del potenziale energetico e l’au-mento della capacità di autoriequilibrio. Èquindi importante individuare quei paesag-gi caratterizzati da un’alta eterogeneità equindi con una maggiore capacità di rispo-sta alle pressioni.Al momento attuale non sono stati ela-borati valori dell’indicatore eterogeneità(H) e del rapporto H/HMAX relativamenteall’Umbria e alla provincia di Perugia, néalle diverse soglie storiche, né in riferi-mento a un preciso anno. Solo la Provin-cia di Terni nell’ambito del PTCP ha ela-

borato questi valori per l’intero territorioprovinciale e per unità di paesaggio, re-lativamente a una carta dell’uso del suo-lo aggiornata al 1999.Analizzando i valori dell’indice di eteroge-neità per le unità di paesaggio dei quattrosubsistemi del PTCP della Provincia diTerni (tabb. 16, 17.1, 18 e 19) si rileva chegeneralmente i valori dell’eterogeneitàsono valori medi o alti per il tipo di pae-saggio della stessa UDP. In via generale ilterritorio ternano si presenta con valori si-gnificativi che esprimono quanto le etero-geneità degli elementi paesistici contribu-isce ad aumentare le capacità energetichedell’ambito territoriale per il mantenimen-to dell’equilibrio ambientale e per alzarela capacità portante dell’ambiente stesso.Nel sistema 2, l’UDP 2CT “Conca ternana”presenta un valore H/Hmax pari a 0,54,valore non certamente alto; infatti se sianalizza la tabella 17.2 si può costatareche i valori di eterogeneità per habitatumano e per habitat naturale sono bas-si, soprattutto è molto basso il valore delrapporto H/Hmax che corrisponde rispet-tivamente a 0,38 e 0,32.Dal grafico 1, che rappresenta i valori dieterogeneità elaborati per tutte le UDP del-la provincia di Terni si evidenzia più chia-ramente che le UDP con una eterogeneitàsuperiore a 0,80 sono la 2VA “Valle del-

Fonte: PTCP della Provincia di Terni

Fonte: PTCP della Provincia di Terni

Tabella 16 – Indicatore eterogeneità (H)Subsistema 1

Tabella 17.1 – Indicatore eterogeneità (H)Subsistema 2

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l IMPATTI

l’Aia”, la 3VT “Valle del Tevere” e la 3CB“Colline esterne di Guadamello - San Vito”.In questa UDP il valore H/Hmax supera dimolto 0,70, indicando la frammentazionedell’unità stessa e la difficoltà nella defini-zione della matrice che il PTCP di Terniindividua nel bosco come matrice incerta.I valori più bassi dell’eterogeneità, al di sot-to del valore 0,30 si hanno in 3 UDP 2CI“Colline interne del Fosso Velette - Muli-no Chiugena - Colle le Grotte - Macchiadella Mascia - Colle Canalini”, 4MS “Areamontana di Selva di Meana” e nella 3PDM“Area Pedemontana di Montecchio”, chepresenta anche un rapporto H/Hmax paria 0,21.Importante è sottolineare che il numeroprevalente di unità di paesaggio presen-ta valori di H/Hmax tra 0,50 e 0,70.

11.4. IMPATTI

11.4.1. La matrice dell’ecomosaico,l’importanza della sua perdita,la frammentazione, il valoredegli indicatori di connettivitàe circuitazione

Per affrontare la tematica dell’impatto suipaesaggi è importante chiarire il concet-to di matrice di un ambito territoriale epiù precisamente di una UDP. La matricepaesistica è il tipo di elemento piùestensivo e più connesso o che gioca unruolo funzionale determinante nel pae-saggio. La matrice si può articolare in:Matrice continua, Matrice semicontinua,Matrice a rete.Per definire la matrice, per esempio diuna UDP, è quindi necessario valutare iltipo di elemento del paesaggio prevalen-temente presente. Questa valutazione sirealizza tramite il metodo delle linee trac-ciate su specifiche carte uso del suolo(ecomosaici). Tali linee vengono suddivi-se in segmenti di eguale lunghezza,ognuno dei quali incontra uno o più ele-menti del paesaggio che così vengonoclassificati in rapporto alla loro frequen-za di ritrovamento. Se l’elemento di pae-saggio più estensivo non supera il 50%di frequenza relativa per ogni linea di ri-

lievo si dovranno cercare caratteristicheaggiuntive per determinare la matrice(precisamente la frequenza relativa indi-ca la percentuale di segmenti che incon-trano lo stesso elemento paesistico).La Matrice continua si ha quando un soloelemento è prevalente. In ogni caso lamatrice continua non è mai priva di ete-

Tabella 17.2 – Indicatore eterogeneità dell’HU edell’HN relativa alla UDP 2CTSistema 2

Fonte: PTCP della Provincia di Terni

Tabella 18 – Indicatore eterogeneità (H)Subsistema 3

Fonte: PTCP della Provincia di Terni

Tabella 19 – Indicatore eterogeneità (H)Subsistema 4

Fonte: PTCP della Provincia di Terni

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rogeneità e per questo che sarebbe ne-cessario valutare la sua porosità, cioè ladensità delle macchie, diverse da quelleche compongono la matrice (per densitàdelle macchie si intende il numero dellemacchie per unità di area).Per Matrice semicontinua si intende lapresenza di qualche elemento paesag-gistico minore o non che interrompe lacontinuità.La Matrice a rete è un tipo di elemento delpaesaggio completamente connesso ecircondato dagli altri che si presenta comerete di corridoi e macchie con proprietàfunzionali generalmente dominanti anchese la sua superficie non lo fosse. La Ma-trice a rete favorisce la riserva genetica, ilmovimento di specie, l’isolamento di ele-menti eterogenei e quindi l’aumento dellabiodiversità. Un esempio di matrice a retesono le fasce alberate e siepi.Quando non è più possibile individuareuna matrice, vuol dire che il paesaggio èdestrutturato, sono inesistenti gli scambifunzionali tra le componenti (o strutture)paesistiche. Il paesaggio non solo ha ter-minato le capacità energetiche diautoriequilibrio, ma ha perso gli elementicaratterizzanti della sua identità. Così inuna UDP un elevato valore di elementi(componenti diversi) può causare unaeccessiva frammentazione con conse-guente perdita della matrice, destruttura-

zione del paesaggio e perdita delle con-nessioni.Misurare la frammentazione vuol dire va-lutare il processo verso la (o lontano dal-la) perdita totale della matrice; infatti laframmentazione è l’insufficienteconnettività di un ecomosaico con sepa-razione per mezzo di barriere di ecotopi ogruppi di ecotopi dalla configurazione dielementi paesistici.Gli indicatori della connettività e dellacircuitazione possono essere considera-ti come indicatori dell’impatto che misu-rano gli effetti di degrado del paesaggioche pesano sulla salute degli uomini edegli animali.La connettività misura quanto sia connes-so (spazialmente continuo) un tipo di ele-mento in un paesaggio e precisamentemisura le effettive possibilità di scambifunzionali all’interno delle strutture pae-sistiche, mettendo in relazione i nodi, ilegami strutturali, corridoi e connessioniall’interno delle macchie. È un indicatoreapplicabile sia ai sistemi antropici, sia aquelli naturali. Quindi questo indicatore,insieme a quello della circuitazione, con-corre alla valutazione della funzionalitàdelle strutture paesistiche. Il valore Y dellaconnettività si ottiene dalla seguenteespressione

Y=L/Lmax (e Lmax=3(V-2))

dove:

L indica i legami esistentiV indica i nodiL max sono i legami massimi.

L’indicatore della circuitazione misura l’ef-ficienza di sistemi a rete, rapportando ilnumero dei circuiti esistenti con quellomassimo del sistema studiato. Anchequesto indicatore è applicabile sia ai si-stemi antropici che a quelli naturali. Ilvalore C = (L-V+1) / (2v–5), dove L sonoi legami esistenti e V sono i nodi. I valoridi C vengono calcolati a fasi temporalidiverse e l’incremento dei valori L (lega-mi) e V (nodi) è generalmente conside-rato positivo. Valori troppo bassi signifi-cano notevoli difficoltà di interazione tragli elementi considerati.I suddetti indicatori connettività e di cir-cuitazione a oggi non sono stati mai ela-borati per il territorio umbro, mentre laindividuazione della matrice è stata ef-fettuata solamente per le unità di paesag-gio del PTCP della Provincia di Terni, sen-za verificare comunque quanto tale ma-trice si configuri come matrice continua,semicontinua o a rete.La perdita della matrice rappresenta il ri-sultato finale dell’impatto, costituito da unprocesso di disturbi.I bassi valori di biopotenzialità nell’habitat

Grafico 1 – Valori di eterogeneità (H) e di (H/Hmax) per le unità di paesaggio della provincia di Terni

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l RISPOSTE

umano e naturale, rendono deboli le ca-pacità energetiche di un paesaggio e lerelative relazioni interne ed esterne. I bas-si valori raggiunti da una UDP rappresen-tano il segno di un impatto a cui è neces-sario rispondere con delle contromisure(piani di riqualificazione e risanamento,piani di programmazione territoriale, leg-gi, ecc.). Talora le scelte urbanistiche einfrastrutturali si configurano come inter-ruzioni e barriere ai corridoi e alle con-nessioni ecologiche interrompendo il ci-clo di scambio delle biodiversità; ciò de-termina la distruzione delle relazioni diinteri ecosistemi e altera le popolazioni ele specie del mondo vegetale e faunistico.

11.5. RISPOSTE

11.5.1. Monitoraggio dei paesaggie uso degli indicatori nellapianificazione e programmazioneterritoriale. Le unità di paesaggio,la normativa e gli indirizzi dipianificazione. Gli strumentidi gestione delle politiche

Riuscire a focalizzare quali devono es-sere le strategie di risposta alle proble-matiche dei paesaggi umbri e individua-re quali devono essere le politiche e pro-grammazioni da attivare per mantenerel’equilibrio dei paesaggi e interrompere iprocessi di degrado, è un problema com-plesso che coinvolge scelte territoriali aidiversi livelli amministrativi (Stato, Regio-ni, Province e Comuni).Nella presente ricerca si sono individua-te cinque strategie di risposta e precisa-mente:a) Monitoraggio dei paesaggi e dell’uso

degli indicatori nella pianificazione eprogrammazione territoriale;

b) Aggiornamento costante dell’uso econsumo di suolo del territorio regio-nale tramite l’aggiornamento dei Siste-mi informativi territoriali provinciali eregionali e di una classificazione omo-genea delle tessere dell’ecotessuto;

c) Elaborazione di una normativa artico-lata in indirizzi e prescrizioni che siain grado di intervenire sui processi dievoluzione dei paesaggi;

d) Controllo sulle elaborazioni dei nuoviPiani regolatori strutturali finalizzatoa verificare il ruolo che viene asse-gnato alle UDP e quanto la relativanorma tecnica tenda ad affrontare erisolvere le problematiche dei proces-si di degrado dei paesaggi stessi.Individuazione di fondi di finanzia-

mento ministeriale ed europeo, perfornire un’assistenza tecnica qualifi-cata ai comuni per affrontare e risol-vere le problematiche relative ai pro-cessi evolutivi dei paesaggi.

e) Attivazione dell’Agenda 21 regionalee del relativo Forum (tra gli Enti ai di-versi livelli amministrativi, le associa-zioni ambientali e culturali, le forzeeconomiche della regione), mirata aipaesaggi umbri e ai loro processi evo-lutivi e a attivare quel processo cultu-rale regionale essenziale alla elabo-razione delle nuove politiche di co-programmazione e co-pianificazione.

Le cinque strategie individuate cercheran-no di rispondere alle forti problematicheconnesse con il paesaggio umbro; proble-matiche che richiedono un impegno di co-pianificazione e co-programmazione tra gliEnti, ai diversi livelli amministrativi, che finoa questo momento non è stato attivato,anche se i due Piani Provinciali Territorialidi Coordinamento segnalano questo im-pegno come essenziale per la nuova pro-gettazione territoriale.Certamente prima di individuare le politi-che e le programmazioni da attivare è ne-cessario sviluppare un sistema di moni-toraggio come tecnica di controllo deiprocessi territoriali e elaborare indicatoricome strumenti guida per le scelte fon-damentali di pianificazione. Si è vistocome la Provincia di Terni con il suo Pia-no di Coordinamento Territoriale abbiaattivato un processo di monitoraggio suipaesaggi con precisi indicatori (ecologiadel paesaggio), mentre la Provincia diPerugia abbia usato il solo indicatore del-l’uso e consumo di suolo.In ogni caso i due Piani Provinciali han-no fornito la possibilità di avere una map-patura del territorio regionale completadello stato dei paesaggi umbri e hannocertamente focalizzato le problematichepiù rilevanti. È ora necessario che sia alivello delle due Provincie, sia a livello diRegione si prosegua il monitoraggio deiprocessi di evoluzione dei paesaggi umbriusando gli stessi indicatori in modo taledi valutare sempre in modo corretto lescelte pianificatorie e normative.All’interno del sistema di monitoraggio èfondamentale l’aggiornamento dei siste-mi informativi ai diversi livelli degli Entiamministrativi in modo da permetterel’interscambio di informazioni con la scel-ta degli stessi parametri utilizzati per laraccolta dei dati. Nel controllo dei proces-si territoriali l’aggiornamento della cartadell’uso del suolo è fondamentale obbli-gando i comuni a fornire agli enti supe-

riori le trasformazioni dell’uso del suoloche scaturiscono dalle scelte urbanisti-che del PRG.L’ecologia del paesaggio proietta lapanificazione territoriale verso un iter mi-rato alla elaborazione di una normativain grado di realizzare un giusto equilibriotra le esigenze del sistema antropico e diquello naturale, ponendo ambedue i si-stemi all’interno di un unico ecosistemaricco di una fitta maglia di relazioni. Lalettura degli indicatori è uno degli stru-menti per la elaborazione della suddettanormativa. Il PTCP di Terni, basandosi suivalori degli indicatori, ha prescritto dei li-miti di crescita in percentuale della po-polazione e/o delle aree urbanizzate perciascuna unità di paesaggio. Ha inoltre,per unità di paesaggio, dettato indirizzirelativamente ai seguenti punti:- Scelta delle specie delle fitocenosi

che costituiscono la serie di vegeta-zione da utilizzare nei recuperi e ri-pristini ambientali;

- Gestione e utilizzazione delle fito-cenosi, degli agrosistemi e dei rim-boschimenti;

- Connettività e reti ecologiche minori;- Elementi strutturanti il paesaggio agri-

colo;- Forme insediative e tipologie rurali;- Elementi archeologici caratterizzan-

ti;- Integrazioni tra reti ecologiche e reti

infrastrutturali.Anche le norme tecniche del PTCP dellaprovincia di Perugia relativamente ai temisopra elencati non dettano precise pre-scrizioni, ma semplicemente indirizzi elinee guida per le scelte progettuali piùcorrette. L’elaborazione di indirizzi e diprescrizioni che riescano a essere incisi-vi all’interno della pianificazione apre unannoso problema, perché a livello nazio-nale, regionale, provinciale e comunaleè molto difficile elaborare prescrizioni cheabbiano come tema i sistemi naturali eseminaturali, gli spazi rurali e tutte le con-nessioni ecologiche di interscambio tra ilsistema ambientale e antropico. Il siste-ma normativo nazionale relativamentealla pianificazione non permette a oggi ilcontrollo sui suddetti temi. È importanteprecisare che l’individuazione di preciseprescrizioni normative non vuole e nondeve vincolare il territorio, ma tutelarequelle componenti naturali, seminaturalie storiche che sono necessarie per l’equi-librio degli ecosistemi di cui l’uomo è parteintegrante. Il rispetto delle prescrizionerelativo alla salvaguardia delle siepi e deifilari, certamente comporta la redazione

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Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria l 11 l Paesaggio l RISPOSTE

di un censimento aggiornato di questecomponenti, questo vale per i seminativiarborati e la cultura promiscua, per il re-ticolo idrografico minore e la storica retedei canali agricoli e quanto altro. I fondidi finanziamento, qualche volta attivati,mirati al ripristino e alla salvaguardia dellecomponenti del paesaggio agrario con-tribuiscono a sviluppare il processo ditutela e valorizzazione, ma non sono suf-ficienti per il completamento dell’iter stes-so. L’individuazione di fondi per censi-menti e monitoraggi mirati e lo studio diuna normativa ambientale paesaggisticamaggiormente incisiva dovrebbe essereuno degli obiettivi della Regione, che inmancanza di una legge nazionale, po-trebbe attivare un processo di studiointerlocutorio con le due province e i co-muni.Molti dei comuni dell’Umbria stanno re-digendo i nuovi PRG. È importante ana-lizzare e controllare quanto la pianifica-zione comunale si interessa dei Paesag-gi e quanto la relativa normativa tecnicaha come oggetto le unità di paesaggionel rispetto delle norme dei PTCP delledue Province e del PUT. A oggi si è a co-noscenza che le pianificazioni comunaliaffrontano con molte difficoltà questeproblematiche. Sarebbe necessario, allafine dell’iter dei nuovi Piani Regolatori,quantificare quanti comuni hanno affron-tato questa problematica e con qualemetodologie e cercare di analizzare lesuddette difficoltà.Il problema della tutela e della gestionedi un paesaggio storicamente modellatodall’uomo sta proprio in questo: si trattadi governare un bene per definizione al-tamente diffuso alla cui salvaguardia egestione deve necessariamente parteci-pare la totalità della popolazione, perchéè la totalità della popolazione che lo hamodificato, si è inserita nel complessosistema di relazioni degli ecosistemi na-turali e che attualmente lo usa. Una poli-tica per il paesaggio esclusivamente ba-sata su vincoli può forse impedire o al-meno rallentare le forme più gravi di di-struzione, ma non è certo sufficiente agarantire una corretta conservazione e,

usando il linguaggio specifico dell’ecolo-gia del paesaggio, il mantenimento del-l’equilibrio del sistema degli ecosistemi.In certi casi un vincolo, non accompagna-to da opportune scelte di gestione, puòcostituire una concausa del degrado so-prattutto per i paesaggi agrari storici. Laconsapevolezza dei residenti e la loroidentità territoriale sono elementi fonda-mentali per l’evolversi del processo ditutela e valorizzazione del territorio.Certamente l’elaborazione di una norma-tiva ambientale paesaggistica articolatae incisiva può rispondere efficientemen-te agli obiettivi solo se il Paesaggio rap-presenta per i residenti la loro cultura ela loro storia.Una risposta alle problematiche di equili-brio e di degrado dei paesaggi umbri èl’attivazione di un confronto e di una co-pianificazione tra gli enti regionali ai di-versi livelli; lo strumento che si ritiene piùidoneo a tale scopo è l’Agenda 21 regio-nale (vedi cap. 12).La proposta è di attivare un Forum tra gliEnti ai diversi livelli amministrativi, le as-sociazioni ambientali e culturali, le forzeeconomiche della Regione, affrontandocon le nuove politiche di co-programma-zione e co-pianificazione le problematichedei paesaggi umbri e dei loro processievolutivi e lo studio della normativa am-bientale paesaggistica sopra descritta.

NOTE

1 (piana del Tevere tra Città di Castello e SanGiustino, valle Tiberina tra Perugia e Todi, valleUmbra tra Assisi e Spoleto, valle del Teveretra Baschi e Orte, valle del Nera, valle delPaglia, valle del Chiani, valle del Chiascio,conca del Trasimeno, conca Eugubino Gual-dese e conca Ternana).

2 Matrice: è elemento maggiormente rappre-sentato per estensione e che ha un ruolo fun-zionale determinante in un certo ambito ter-ritoriale.

3 I dati relativi all’uso del suolo provengono daidocumenti preliminari e stesure definitive deiPTC provinciali di Perugia e di Terni; essen-do le carte dell’uso del suolo storico ricostru-ite da carte IGM o TCI è bene analizzare tali

dati, espressi in percentuale, ritenuti comun-que significativi dei processi del paesaggioagrario, pur tenendo conto della possibilitàdi errori dovuti al calcolo manuale.

4 Relazione Piano Urbanistico territoriale ap-provato con LR 27 del 24 marzo 2000.

5 Le direttive comunitarie relative al VIA sonola 337/85/CEE e la 11/97/CE.

6 Provincia di Perugia PTCP, “Atlante del siste-ma Ambientale e Paesaggistico, A.4.1”, anno1999, p. 62.

7 PTCP di Terni, relazione di settore “Ecologiadel paesaggio”, anno 1999.

8 La metodologia usata dai due piani territo-riali di coordinamento per l’individuazionedelle UDP non è la stessa. La provincia diTerni ha usato la metodologia dell’ecologiadel paesaggio, usando la carta geomor-fologica, la carta delle acclività, la carta dellaserie di vegetazione, carta dell’uso del suo-lo, e il gradiente antropico. Il PTCP di Perugiaha utilizzato le componenti ambientali dellageologia, morfologia, idrografia e altitudine.

9 L’habitat standard pro capite è un indicatoreelaborato nel 1980 e rivisto tra il 1985-1993dal professor Vittorio Ingegnoli.

10 L’habitat naturale e seminaturale è quella por-zione di territorio che solo saltuariamente vie-ne frequentata dall’uomo, dove non esplicitanessuna attività permanente. Comprende inUmbria principalmente tutte le aree boscatepiù o meno governate e gestite, i pascolimontani, le zone umide, una porzione deglialvei dei fiumi e dei laghi.

11 L’ecotopo è precisamente un ecosistema ele-mentare, caratterizzato, come noto, da pro-duttori, consumatori, decompositori, sostan-ze biotiche e abiotiche, flussi energetici, ciclinutritivi, rapporti inter e intra specifici. La ela-borazione delle carte tematiche dell’uso delsuolo (ecomosaici) ci ha permesso di indivi-duare i diversi ecotopi che caratterizzano ilterritorio. Ogni ecotopo si configura come strut-tura (configurazione spaziale) e come funzio-ne (relazione dei flussi di energia presenti).

12 Indicatore elaborato dal professor VittorioIngegnoli nel 1980 e da lui rivisto nel 1985 e1993, nel 1994 dal dottor Fabio Palmeri cheha elaborato stima della BTC con modalitàspeditive.

13 Metastabilità: stato di precaria stazionarietà,che esprime una condizione specifica, pas-sibile di evolvere verso uno stato più orga-nizzato (meno instabile) o di degradare (piùinstabile).

14 Analizzare la stima dei valori dell’indice dibiopotenzialità territoriale calcolati per i prin-cipali elementi paesistici dell’Europa centro-meridionale (Ingegnoli 1993, p. 169).

15 L’habitat antropico è quella porzione di terri-torio nelle quali l’uomo svolge la maggiorparte delle sue funzioni vitali (abitare, reperirecibo, lavorare, ricrearsi, ecc.).