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VALLE D’AOSTA PAESAGGI E BORGHI D’ITALIA

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L’Italia parla la sua lingua più sincera e potente attraverso paesaggi unici e piccoli borghi che, dall’entroterra alle coste, raccontano i ter-ritori attraverso i segni della natura e gli insediamenti dell’uomo ma anche con la storia, la cultura e le antiche tradizioni delle popolazioni che li abitano.L’opera dei più illustri letterati italiani e stranieri e le testimonianze dell’architettura e dell’arte descrivono le tante destinazioni eccellenti di uno straordinario viaggio sentimentale alla scoperta di una terra che emoziona.100 Paesaggi e 1000 Borghi, tra storici e marinari: una varietà e una ricchezza di immagini difficile da eguagliare in tutto il mondo e ovun-que si può trovare un’ospitalità autentica e cordiale che fa sentire il turista a casa.“Viaggio Italiano” accompagna a visitare l’Italia e a “vederla” con la sensibilità dell’artista, del viaggiatore vero e dell’interprete appassio-nato dell’identità dei luoghi.

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PAESAGGI

GRAN PARADISO E COLLI DEL GRANDE E DEL PICCOLO SAN BERNARDO ...................9

CERVINO ............................................................................................................................................................. 15

MONTEROSA ..................................................................................................................................................... 23

MONTEBIANCO ...............................................................................................................................................29

BORGHI

BARD ......................................................................................................................................................................38

ÉTROUBLES ......................................................................................................................................................40

GRESSONEY-SAINT-JEAN ...........................................................................................................................42

VALLE D’AOSTA

INDICE

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PAESAGGI

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Non è un caso che queste terre, tra le più alte di tutte le Alpi, siano diventate anche il primo Parco Na-zionale italiano. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, con i suoi ver-santi valdostani e piemontesi esiste dal 1922, nato per tutelare un am-biente e una fauna (inizialmente lo stambecco, il simbolo stesso di que-sti monti) dai caratteri particolari, che non solo ancora oggi vive ma è anzi tornata a prosperare tran-quillamente qui, tra quelle che, giu-stamente, sono state definite “cime supreme”. Queste montagne hanno davvero qualcosa di supremo, per le loro vette che, come per il Gran Paradiso superano i 4000 metri, per i loro valichi storici, che come

il San Bernardo si aprono tra le roc-ce su immensi panorami sfiorando i 2500 metri, per la loro indubbia maestosità e severità. Eppure tut-ta questa imponenza, questi rigori di forme e di clima, convivono da sempre con la grazia particolare dei villaggi, dei paesi d’alta quota, delle cittadine del fondovalle, delle coltivazioni tenaci e perfette. Quin-di non è un caso neppure il fatto che oggi, tutta la Valle d’Aosta, e le terre del Gran Paradiso in partico-lare, rappresentino una delle mete di turismo montano, in tutte le sue forme, stagioni e sfumature, più fa-mose ed apprezzate d’Europa, pur sempre mantenendo una discrezio-ne e una distinzione, inequivocabil-mente valdostane.

GRAN PARADISO E COLLI DEL GRANDE E

DEL PICCOLO SAN BERNARDO

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Sopra di noi, maestose, si innalzavano le stupende monta-gne del Gran Paradiso, che limitano la valle di Cogne sul

versante opposto, e le loro cime, ammantate superbamente di nevi e di ghiacciai, offrivano un magnifico spettacolo di paesaggio alpino. […]

William Brockedon, 1833

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(Gran Paradiso) Il rifugio Vittorio Emanuele, posto sul versan-te occidentale del Gran Paradiso è a 2850 metri sul livello

del mare, presso all’ampio ghiacciaio di Moncorvè, […] Il panorama che si gode in una bella sera d’estate dal rifugio […] compenserebbe da sé solo l’abbondante fatica di arrivarci. È uno splendido anfiteatro di monti a punte aguzze scure, rocciose, balzanti di mezzo ai ghiacciai che scendono ripidi giù per i fianchi dei monti, lividi, minacciosi nel-la penombra della notte; e quelle punte si profilano nell’aria limpida, segnando attorno una linea fantastica, capricciosa. Ma le impressioni della montagna si sentono e non si descrivono, ed è impossibile ripro-durle a parole, come sarebbe impossibile riprodurre la impressione della musica. Le descrizioni di montagna si rassomigliano tutte per quanto le im-pressioni variino da panorama a panorama, e la più bella delle descri-zioni riesce meno efficace della più meschina delle fotografie. Dunque il meglio è tenere per noi le impressioni.

Giovanni Saragat, 1898

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(Piccolo San Bernardo) La cima del Piccolo San Bernardo è abbellita da un grazioso laghetto e da una colonna sopra la

quale si direbbe che il Tempo sieda con le sue ali tarpate. La innal-zarono gli antichissimi idoli di questi monti al Dio Pan, celtica voce dell’Altissimo: egli regnava sopra il cielo e la terra: e gli erano sacre le cime supreme.

Davide Bertolotti, 1828

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(alta valle del Gran San Bernardo) Saint-Rhémy-en-bosses Case. A distanza, il villaggio sembra delicatamente appoggia-

to sui prati. Dopo aver attraversato a lungo campi e vigneti che già si tingono di porpora, si arriva nei pressi di alcune di queste case basse che formano il villaggio. Esso è molto pittoresco, con le sue soglie con-sunte, le sue strade tortuose e due o tre porte finemente decorate. Tutto era tranquillo e dovemmo giungere al ponte di pietra prima di incontrare qualcuno. Erano dei contadini che, dopo esser scesi per stretti sentieri di montagna, portavano il loro raccolto di grano e di fieno su delle slitte, seguiti da una capra. Poi noi risalimmo la strada con una persona affiancati.

Estella Canziani, 1917

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Tutta questa natura è improntata da un carattere di cupa grandezza, fatta per impressionare enormemente gli spiriti,

anche i più leggeri. Dopo due ore di una salita rapida e faticosa, dopo aver oltrepassato una muraglia di rocce che, viste dal basso, sembre-rebbero inviolabili, intravedo l’edificio dell’Ospizio. Il piano del Gran San Bernardo si presenta come una conca triangolare dominata dal Mont Velan a est, dalla punta Dronaz a ovest e a mezzogiorno da un’al-ta muraglia di brulle vette. Il lago, alimentato dallo scioglimento delle nevi, lungi dall’apportare in questa scena l’ameno fascino che normal-mente accompagna la presenza delle acque in un paesaggio, al contrario sembra oscurarla ancora di più.

Edouard Aubert, 1860 (traduzione Maurizio Distasi)

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Tutti quelli che hanno scritto del Cervino, dell’incontro con questa guglia dall’eleganza affilata, sono spesso ricorsi a immagini mitiche, ammettendo in qualche modo l’im-possibilità o la poca efficacia di de-scrizioni realistiche. Il Re Cervino, protagonista di leggende antiche come della moderna mitologia delle scalate alpinistiche, viene ri-conosciuto come “il più nobile sco-glio d’Europa” e la sua geometria, la sua “maestà solitaria” da sempre ispirano immagini forti e insieme poetiche della montagna con la M maiuscola. Una montagna “che non scende a compromessi”, se-parata in modo netto e regale dal mondo orizzontale che sta in basso.

CERVINO

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Il Cervino è una guglia solinga lunga e dritta.

Felice Ferrero, 1913

[…] il più nobile scoglio d’Europa.

John Ruskin, 1840-41

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[…] Ad una svolta della strada la valle sembra aprirsi per lasciar apparire il Monte Cervino, che si innalza all’orizzonte. Il mon-

te Cervino ! Montagna forse unica al mondo, piramide di roccia, che presenta ghiacciai quasi perpendicolari e immense superfici così unite e diritte che il più piccolo atomo di neve non potrebbe rimanerci attac-cato […]. Rinuncio a descrivere l’insieme di questo meraviglioso quadro che si presentava attorno a me, e del quale la pittura stessa sarebbe impotente a rendere tutta la bellezza; mi accontenterò di dire quello che ho visto, senza cercare di colorare il mio racconto, senza neanche cercare di esprimere quello che ho provato. Davanti a me avevo il monte Cervino, tutta la catena che preme alla sua base, e il colle del Teodulo, attraverso il quale si passa nell’alto Vallese. Alla mia sinistra si innalzava la “Dent Blanche”, il gruppo roccioso chiamato “Château-des-Dames”, il monte Tabel o Dent d’Erin, dal quale scende un immenso ghiacciaio che sembra pronto per sciogliersi sulle misere case perse ai suoi piedi, e, più in basso, un’appuntita collina coronata da una fortificazione semidistrut-ta. Alla mia destra si presentavano numerose vette tutte da ammirare per forme e colori. Quanto al monte Cervino, supera quanto di più stra-ordinario l’immaginazione può concepire. I viaggiatori che sono arriva-ti fino agli chalets d’Avouil sono d’accordo nel riconoscere che questa immensa piramide, tutta grondante di ghiaccio, è la più impressionante meraviglia delle Alpi. Le foreste, le praterie, le nevi abbaglianti, i ghiac-ciai, in una parola, tutti i grandi spettacoli e tutte le seduzioni della natura sono riuniti per incantare gli sguardi.

Edouard Aubert, 1860 (traduzione Maurizio Distasi)

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C’era una volta, in fondo ad una valle selvaggia e romita delle alpi una buona famiglia di montagna che viveva di aria, di sole

e di burrasche. Il padre che era il Re si chiamava Cervino; la madre era la Dama d’Hérens. Egli signore di Zermatt e di Valtournenche; Ella signora di Valpellina e di Tiefenmatlen, e i loro feudi erano immensi, e coperti tutti di ghiaccio eterno, di neve e di sassi. […]Vivevano così da secoli nella pace della loro solitudine e, nella gloria in-contrastata del loro dominio, e sulle intatte nevi della Dama e sulle rupi scabre del Re giungeva il sole ogni mattino a colorarle d’oro e passeggia-va ogni notte la luna ad accarezzarle del suo argento.E, nell’ore lunghe della calma montana, nel silenzio dei vasti orizzonti, quei colossi si parlavano forse, si scambiavano i loro segreti e, in que-gli altissimi dialoghi di giganti, dovevan dirsi cose inaudite.

Guido Rey, 1904

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Il Cervino è più capriccioso nelle sue comparse. Lo si vede male dal piano e lo si vede poco tra i monti: appare quando meno lo si

aspetta e scompare quando più lo si vorrebbe. Rimontate la val Tournen-che: non avete proceduto molto distante oltre Chatillon, in una gola insac-cata e scura tra i frassini e castagni, col torrente rombante tra le roccie, quando a un tratto vi vedete sorgere dinanzi il solitario signore della valle, dritto, appuntito, tutto scoperto, dal piede che si confonde nelle viapere, alla vetta che par scherzare coi fiocchi di nuvolette bianche. […] Inoltrate alcuni passi e il gigante è scomparso come se fosse sprofon-dato. Qua e là ricompare a uno svolto di strada a sorvegliare il vostro progresso colla sua maestà solitaria e poi sparisce per davvero: quando credete di essergli finalmente vicino, non c’è più. A Valtournenche, è come se il Cervino non esistesse. Bisogna spingersi più in là, più in su, per il faticoso vallone che va al Breuil, per ritrovare il signore; il signore abita nella camera più appartata di tutto il suo appartamento. E anche salendo fino alla cima estrema della valle, non lo ritrovate finchè non gli siete proprio sotto, dove la mulattiera, girato un piccolo sprone, sbocca finalmente sul piccolo pianoro del Breuil. E allora lo rivedete il gran soli-tario, ma stranamente trasformato: non è più la guglia snella e slanciata che vi è apparsa dapprima, ma un tozzo, mostruoso ammasso di spaven-tevoli rupi, circondato alla base da immense montagne di sfasciame, da blocchi colossali che son scesi balzando dall’alto, da rovine di ghiaccio misto al pietrume, e rigato da bianchi fili d’acqua spumosa, che paiono gemere da invisibili ferite in tanto sfacelo - il sangue lattiginoso delle montagne che si sgretolano.

Felice Ferrero, 1913

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[…] iI blocco di roccia e di ghiaccio sembra quasi irreale, come un elegantissimo disegno a smeriglio sullo sfondo del cielo. […]

il Cervino sovrasta ogni cosa, si rivela in una nudità assoluta, dai pendii di neve della base, su su per le creste che si stagliano contro il cielo, lungo gli strapiombi oscuri e gli immensi scivoli di ghiaccio che segnano la roccia come lame di luce. […]Partendo dal cocuzzolo della cima, i ghiacciai hanno lavorato come quat-tro scultori: ognuno si è preso un fianco e, attraverso i millenni lo ha intagliato, modellato, scolpito e levigato, portando via, fino nelle valli più basse, tutto il materiale di scarto. […]Ha quattro facce e quattro spigoli: è geometrico, come una piramide, solitario come un gigante.Il Cervino è una montagna che non scende a compromessi. O lo si guar-da o lo si affronta. […]La grande piramide sembra davvero a portata di mano, così netta e pre-cisa nell’aria trasparente, ma si avverte anche subito come, nella realtà, quella cima non sia soltanto mille metri più in alto (la vetta del Cervino tocca il cielo a 4478 m), ma molto, molto più lontana: non ha proprio niente da spartire con il mondo orizzontale di quaggiù.

Carlo Graffigna, 1976

Nicola Cornero-Cervino Turismo

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Ho un’intera giornata da passare da solo, nell’intimità dell’al-ta montagna, […]

Le ore trascorrono lente, piene di calma e di poesia, a poco a poco le forze della volontà sembrano addormentarsi, mentre la fantasia favo-rita dal silenzio di queste solitudini, incomincia a galoppare sbrigliata, lontano. Tratto tratto una musica confusa vibra misteriosa nell’aria: sono le campanelle degli armenti che pascolano nella valle; i suoni mi arrivano portati dal vento, ora più distinti, ora affievoliti, pare che con questa armonia vagabonda giunga fin qui il profumo dei lontani pascoli e delle foreste, come un soave ricordo dei luoghi lontani. […] Non c’è altro eppure non mi desta invidia la vista degli alberghi del Lago Nero. […] Dopo colazione mi distendo su una roccia che si alza fuori della neve a cavaliere del colle, e strapiomba sul ghiacciaio di Furggen, cosicchè ho il capo in Svizzera ed i piedi in Italia. La brezza alpina lambisce il viso mentre il sole lo cuoce; è un bagno di aria e di luce che alterna l’impressione del freddo e del caldo, e ricorda la forte voluttà del bagno turco.

Guido Rey, 1904

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A questa montagna insieme all’im-ponenza del massiccio, con i suoi 4634 metri, e delle cime che gli stanno intorno (le Alpi del Monte-rosa costituiscono il gruppo d’alta quota più esteso dell’intero arco Alpino) viene riconosciuta da mol-ti una certa “gentilezza”, un aspet-to e un approccio più equilibrato rispetto ad altre cime anche di mi-nore altezza. La sua forma ordina-ta e il suo scorgersi ben nitida già da lontano, l’hanno resa forse più amichevole, pur sempre conside-rando che a queste altezze la mon-tagna parla il suo linguaggio più chiaro ed esprime il suo carattere estremo. Così anche le terre che stanno ai suoi piedi sembrano be-

neficiare di questa affabilità mon-tana, di questa storia di incontri e paesaggi sereni, premiata oggi da un’attività turistica di primordine.

MONTEROSA

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Sono in luogo delizioso! Non ho mai visto nulla di più grazioso di questa valle, e poi siamo alloggiati nel castello incantato

delle fiabe delle fate, visto che la casa del barone Peccoz ha tutto ciò che si può desiderare quanto a confort, disposizione e bellezza! E se si si pensa che questo piccolo castello si trova a sette ore di mulo dalla strada ferrata non lo si crederebbe possibile! C’è in questa val-le un grazioso torrente che scende tra i prati circondato da graziose macchie di ontani che si mescolano con i grandi boschi scuri di abeti che scendono dalle montagne! Ieri abbiamo fatto una bella gita fino al ghiacciaio del Lys ai piedi del Monte Rosa, non è un ghiacciaio im-menso, ma è così elegante con delle piramidi di ghiaccio e dei crepacci di un blu stupendo!

Margherita di Savoia, 1889

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Il più facile da “scoprire” è il Monte Rosa. Già dalla pianu-ra padana, lo si vede dominare tutto il resto della catena

alpina colla sua immensa statura, spalle e capo al di sopra di ogni altra cosa. Da Torino a Milano, basta volgersi verso settentrione per vedere campeggiare nel cielo i ghiacciai scintillanti del Rosa o veder le tempeste darsi convegno intorno ad esso colle loro nuvole nere. E chi sale a Gressoney non può domandare uno spettacolo più su-perbo e più grazioso al tempo stesso […] col cielo azzurro di sopra, e i pascoli verdissimi al piede e le quinte di cupo verde delle abetaie ai due lati, come se fosse uno scenario.

Felice Ferrero, 1913

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Settembre 1874, prima ascensione alpina di Guido Rey.[…] e, ricordo nel freddo e limpido mattino, sulle roccie nude

della vetta, noi stavamo attenti, tutti intorno allo zio, che ci additava, ad una ad una, le vette del Monte Rosa, coi loro nomi tedeschi che mi suonavano strani, e ce ne raccontava le storie e le salite. E là sotto la possente suggestione di quell’uomo forte, e sotto il fascino naturale del grande spettacolo, nasceva forse in noi, giovinetti, in quell’istante, il primo slancio dell’animo verso l’eterna bellezza della montagna, e si destava il primo desiderio di vederlo da vicino, di provarlo anche noi quel monte che ci appariva, fantasma colossale, tutto roseo nel cielo azzurro, nell’alba fredda e serena.

Guido Rey, 1898

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Il Monte Rosa è più equilibrato. Pur mostrando in generale le stesse caratteristiche fisiche della catena alpina, possiede più

larghe spalle verso la parte italiana, o più precisamente verso la valle d’Ao-sta: è meno disordinato, più gentile e più amichevole. E in certo qual modo ha più carattere, più dignità e più consistenza: è una montagna più demo-cratica, quantunque degna di grandissima rispettabilità: è elegantemente vestita di bianco ed è più uniforme in aspetto e maniere. Mentre il picco più alto del Rosa è più basso della punta principale del Bianco, l’altezza media della catena è assai maggiore. […] questa venerabile congrega di teste bianche, che brillano alte tra le nubi, è impressionante a vedersi, quasi quanto una compagnia di dotti saggi.

Felice Ferrero, 1913

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“È strano, ma il Tetto delle Alpi, a chi lo intravede per un attimo, la prima volta, […] può suggerire un’idea di mare; così annota effi-cacemente Carlo Graffigna per rendere l’idea dello spettacolo di montagne e terre infinite che si gode dalla cima del Monte Bian-co. Il “gigante muto”, per la sua altitudine ma anche per una rico-nosciuta autorevolezza storica, domina la geografia reale e sim-bolica dell’’Europa, è diventato un elemento dell’immaginario al-pino per eccellenza, fatto di vet-te innevate, di ghiacciai perenni, di rocce difficili da conquistare e vedute grandiose, prati che man mano lasciano il posto alle pietre,

sentieri che salgono verso cime che promettono emozioni non semplici da definire. Il Monte bian-co come sentimento stesso della montagna, conquista di un punto d’osservazione aperto su un pae-saggio di fronte al quale “niuna penna, niun pennello può ritrarre la magnificenza della natura in quelle solinghe regioni; l’immagi-nazione stessa non può farsi con-cetto di tanta sublimità”.

MONTEBIANCO

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Nel lasciare il villaggio di La Salle e voltandoci indietro, ci ap-parve magnifico il panorama sul Monte Bianco; la valle ric-

ca di boschi e di vigneti, il vecchio castello arroccato su uno sperone scosceso che si protendeva dal fianco di una montagna, offrivano un quadro al quale la limpidezza e i colori del mattino accrescevano lo splendore. […] L’ultima visione del Monte Bianco l’avemmo da qui. […] Ogni svolta della strada presentano nuovi e sempre più interessanti panorami o scenari pittoreschi - rocce, strapiombi, foreste e vecchi castelli - dove gli elementi paesaggistici, arricchiti da occasionali al-largamenti del fondovalle, erano pur sempre limitati da alte montagne dall’aspetto bellissimo.

William Brockedon, 1833

Il Monte Bianco non è un punto di passaggio […]. Sta a sé. Bisogna andare fin lì apposta per salutarlo, per ve-

dere quell’illustre solitario, il cui capo domina l’Europa.

Jules Michelet, 1868

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Io andai a cercare la pace nell’immobilità delle Alpi – non le Alpi rumorose che sembrano un’eterna festa di cascate e

di splendidi laghi: preferii il grande eremita, il gigante muto, il Mon-te Bianco. Solo presso di lui speravo di trovare abbastanza neve e riposo.

Jules Michelet, 1868

Poche località abitate sono così incantevoli come Cour-mayeur. Il Monte Bianco e le grandi cime del versante pie-

montese sembrano innalzarsi così a ridosso della cittadina, che guar-dandole dalla strada suscitano una formidabile impressione per la loro altezza e per la loro vicinanza: e tutta la natura circostante è di proporzioni così enormi, che ciò che normalmente giudichiamo di prima grandezza si riduce a qualcosa di assolutamente insignificante […]

William Brockedon, 1833

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È strano, ma il Tetto delle Alpi, a chi lo intravede per un attimo, la prima volta, […] può suggerire un’idea di mare.

Contro l’orizzonte, sopra un accavallarsi di creste verdeggianti, simili alle sfumature di un oceano, appare per un attimo un caos bianco, confuso a arruffato come la schiuma di una grande ondata. una curva, e la visione è già sparita. Quando la si ritrova, […] si scopre che di un mare si può davvero parlare, ma come sollevato da un cataclisma e lì pietrificato, nel granito e nel ghiaccio. Questo è il Monte Bianco, una delle meraviglie della terra, ed è quasi con stupore che ci si rende conto di non essere in un lontano continente selvaggio, ma nel cuore della vecchia Europa.

Carlo Graffigna, 1976

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E il Monte Bianco è lì, immane, ghiacciai bianchi azzurri e rocce nere, ma così ben proporzionato che colpisce non

tanto per l’altezza e l’immensità quanto per la bellezza della forma e dei colori. Accade così anche per qualche capolavoro dell’architet-tura umana, per esempio il Partenone e San Pietro. Stupiva, osser-vando attentamente i ghiacciai sotto la cresta, distinguere ombre e luci, trasparenze e superfici quasi di seta, variazioni delicatissime dal bianco al celeste: erano, dei ghiacciai, quelle parti volte ad oriente e già in ombra, ma illuminate, di luce riflessa, dagli specchi solari dei ghiacciai, che non vedevamo e che scendevano di là dalle creste, sui versanti francesi.

Mario Soldati, 1968

Diego Cesare

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[…] la costa che scende a Courmayeur mostra una caotica con-fusione di sasso che precipita al basso: torri aguzze come aghi,

abissi di incredibile profondità, creste taglienti e lacerate come pinne, e qua e là un piccolo ghiacciaio, che sporge sull’orlo di un precipizio, rotto di valanghe sul fronte e sui fianchi. Solo un paio di ghiacciai sono riusciti da questa parte a stendersi come di soppiatto fin nella vetta di sotto, dopo aver scavalcato mostruosi salti di rupi.

Felice Ferrero, 1913

Il Monte Bianco è fiancheggiato, più che attorniato, da altis-sime balze che prendon forma di cupole, di piramidi, di obe-

lischi; esso innalzasi con sovrana maestà in mezzo a questa giogaia di monti granitici.[…] Niuna penna, niun pennello può ritrarre la magnificenza della natura in quelle solinghe regioni; l’immaginazione stessa non può farsi concetto di tanta sublimità.Come descrivere uno spettacolo che non ha altrove obiettivi di compara-zione? Né potrei pure spiegarvi i sentimenti diversi ond’ero mosso il mio animo all’aspetto di tante bellezze, di tante orridezze raccolte in quei luo-ghi selvaggi. L’abbagliante candore della neve intemerata, forma-va inarrivabil contrasti con la bruna tinta delle rupi vicine.

Davide Bertolotti, 1828

Diego Cesare

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La vetta è una sorta di groppa lunga forse duecento piedi e larga trenta; e nel senso della larghezza non è mai piatta, e se

tre persone stanno di fronte, una di loro si trova di qualche spanna più in basso delle altre. È coperta di una crosta di neve dura e scagliosa, a metà tra la neve soffice e il ghiaccio. […]Da qualunque parte ci si volga, l’occhio scorge soltanto contrafforti mon-tuosi, ma in tutte le direzioni le caratteristiche mutano, formando pano-rami diversi. Lo si direbbe un immenso museo messo là per risarcire il viaggiatore coraggioso dei pericoli affrontati per giungervi. La veduta da nord-est domina tutte le altre, grazie allo spettacolo grandioso dell’as-sieme delle alte Alpi. Da qualunque luogo, fuorchè dal Monte Bianco, le loro masse gigantesche sembrerebbero voler minacciare il cielo; ma viste da lassù, nel loro uniforme colore grigiastro interrotto da nubi oriz-zontali su cui s’innalzano migliaia di guglie, mi parvero un oceano di cui ogni guglia fosse un’onda. […] il Cervino e, più a est, il Monte Rosa, le cui diverse cime nevose s’innalzano maestosamente sopra quel mare di montagne, simili a un’immensa roccaforte che sorge dal grem-bo dei flutti.

Henriette d’Angeville, 1838

Diego Cesare

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BORGHI

Borghi più belli d’Italia

VIAGGIO ITALIANOBorghi d’Italia

LEGENDA BORGHI

Bandiera Arancione

Borghi Autenticid’Italia

La pubblicazione raccoglie i borghi d’Italia che rappresentano l’eccellenza nazionale, quelli che al 1° gennaio 2019 risultano aderenti alle tre principali Associazioni italiane: Bandiere Arancioni, Borghi Autentici d’Italia, Borghi più belli d’Italia..

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BARD

Bard, per la sua posizione strategi-

ca, ha da sempre rappresentato un

baluardo contro le invasioni ed è

quindi stato fortificato fin dai tempi

più antichi.

La fortezza che lo domina, le cui

origini risalgono all’epoca medio-

evale (1034), è la più imponente

realizzazione di architettura mili-

tare in Valle d’Aosta e fu edificata

dove già Salassi e Romani avevano

costruito loro opere difensive. Il

borgo medioevale di Bard, con le

sue costruzioni unite tra loro da

archi, con bifore o con finestre

crociate, è prospiciente il geosito

caratterizzato dalle “marmitte dei

giganti”, cavità formate nella roccia

dalla forza erosiva delle acque sub-

glaciali. In questa zona si trovano

inoltre incisioni rupestri risalenti

all’età del Ferro.

Il Forte di Bard, che domino il bor-

go, lega il suo nome al passaggio di

Napoleone e al soggiorno di Camil-

lo Benso di Cavour, e, dopo un ac-

curato restauro, ospita ora il Museo

delle Alpi, uno spazio interattivo

attraverso cui il visitatore può sco-

prire il mondo alpino, esplorando

la montagna selvaggia e quella vis-

suta e trasformata dall’intervento

umano, lo spazio ludico Le Alpi dei

Ragazzi e svariate sedi espositive.

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Il nome latino del luogo era “Stipulae”, paglia, a indicare le stoppe rimaste sul terreno dopo la raccolta del grano. Fino agli anni Sessanta, era possibile ammirare nelle frazioni di Étroubles ondeggianti distese di frumento e segale, punteggiate del rosso dei papaveri e dell’azzurro dei fiordalisi. Étroubles è ricca di storia, nella frazio-ne di Vachéry la Tour del XII secolo, nel capoluogo il Campanile, costruito in pietre di taglio su piano quadrato del 1480 con il portale di legno scol-pito del XVII che era l’antico ingresso della vecchia chiesa. Ad accendere la fantasia, nel borgo medievale, sono le stradine in ciottolato, gli antichi fonta-nili e le abitazioni ristrutturate in pie-tra locale con i tetti in lose; cornice urbanistica del Museo a cielo aperto “A Etroubles avant toi sont passés” che ospita 21 opere d’arte firmate da artisti di fama mondiale, realizzato in collaborazione con la Fondation Pierre Gianadda di Martigny e visita-bile tutto l’anno. Il circuito museale di Etroubles comprende inoltre l’antica Latteria turnaria e la Centralina Ber-tin, prima centrale idroelettrica della Valle, costruita nel 1904.

ÉTROUBLES

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Gressoney-Saint-Jean, elegante lo-calità turistica già prediletta dalla Regina Margherita di Savoia che l’aveva scelta per le sue vacanze estive. Il paese occupa un vasto pianoro al cospetto del Monte Rosa che si specchia nelle acque del lago Gover. Caratterizzato da numerosi piccoli agglomerati di case Walser, collegati da facili passeggiate su sentieri storici, il paese annovera: la Villa Margherita, sede del muni-cipio; l’Alpenfaunamuseum che rac-chiude un’inestimabile collezione di caccia e fauna alpina; il Castello Savoia che, immerso nei boschi e il-luminato, pare uscito da una fiaba. In estate, oltre all’escursionismo su sentieri di diversa difficoltà, offre il campo da golf, la via ferrata e la Sport Haus. In inverno - oltre a pat-tinare sul lago Gover, praticare le passeggiate con racchette da neve e arrampicarsi sulle cascate ghiac-ciate - gli anelli della pista di sci nordico possono farci incontrare gli atleti di punta della nazionale oppu-re scendere in notturna sulla pista Weissmatten. Numerose feste, an-che religiose, come la processione di San Giovanni e dell’Assunta, con le donne vestite nel bellissimo co-stume Walser, allietano le giornate dell’ospite, con assaggi della gastro-nomia locale, con su tutta la Toma di Gressoney.

GRESSONEY SAINT-JEAN

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BIBLIOGRAFIA PAESAGGI

Aubert Edouard, 1860, archeologo francese, La Vallée d’Aoste, Amyot, Paris 1860. Bertolotti Davide, 1828, scrittore, giornalista, Viaggio in Savoia; Ossia descrizione degli Stati Ol-tramontani di SM il Re di Sardegna, 1828, Livorno Tipografia Vignozzi, 1828.Brockedon William, 1833, pittore, scrittore inventore inglese, in Journals of Excursions in Alps, 1833, traduzione in Piero Malvezzi (cur.), Viaggiatori inglesi in Valle d’Aosta, Edizioni di Comunità, Milano 1972.Canziani Estella, 1917, pittrice, scrittrice, folklorista britannica, Il mondo alpino di Estella Canziani, a cura di P. Guichonnet e F. Forray, Priuli &Verlucca editore, 2003. D’Angeville Henriette, 1838, nobildonna scalatrice, La mia scalata al Monte Bianco, edizione, Vivalda di Torino, 1989.Di Savoia Margherita, 1889, regina d’Italia, Lettere 1862-1924, a cura di Aldo di Ricaldone, Tipogra-fia Marcoz, Morgex, 1989. Libera traduzione di Gian Mario Navillod.Ferrero Felice, 1913, giornalista, Val D’Aosta, La perla delle Alpi, Milano, Fratelli Treves Editori, 1913. Graffigna Carlo, scrittore, giornalista, Meraviglie della natura in Italia, a cura di M.Pavan, Sele-zione dal Reader’s Digest, 1976.Michelet Jules, 1868, studioso, storico, letterato francese, La mantagna, prefazione di Mario Ri-goni Stern, il Melangolo, Genova, 2001.Rey Guido, 1898, poeta, scrittore, alpinista, Alpinismo a quattro mani, Giovanni Saragat, Guido Rey,Torino, Roux Frassati & C. Editore, 1898,o Centro di studi filologici sardi, 2003.Rey Guido, 1904, poeta, guida alpina, Famiglia alpinistica, Tipi e paesaggi, 1904, Giovanni Saragat, Guido Rey introduzione di Giuseppe Garimoldi, Centro Studi Filologici Sardi/CUEC editrice, 2005. Rodari Gianni, 1978, scrittore, poeta, giornalista, pedagogista, C’era due volte il barone Lamberto, prima edizione 1978, Einaudi ragazzi, 2018.Ruskin John, 1840 – 1841, scrittore, poeta, pittore, critico d’arte britannico, Diario italiano, Mursia, 1992.Saragat Giovanni, 1898, avvocato, scrittore, Alpinismo a quattro mani, Giovanni Saragat, Guido Rey a cura di Giuseppe Marci, Centro Studi filologici sardi, 2003.Soldati Mario, 1968, scrittore, saggista, regista, giornalista, primo viaggio, autunno, 1968, Vino al vino, 1968-1975, Bompiani, Giunti editore S.p.A., Firenze, 2017.

CREDITI FOTOGRAFICI BORGHI

Archivio Regione Autonoma Valle d’Aosta.

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TRENTO provincia autonoma

COORDINAMENTO GENERALE DEI PROGETTI “ATLANTE DEI PAESAGGI” E “BORGHI E TURISMO LENTO” 

AUTONOME PROVINZ

BOZENSÜDTIROL

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANOALTO ADIGE

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La pubblicazione è parte della Collana “Viaggio Italiano - Paesaggi e Borghi d’Italia”, composta da 21 opuscoli, ognuno dedicato a una Regione o Provincia autonoma. Tutti gli opuscoli sono scaricabili, in formato pdf, dal portale www.viaggio-italiano.it.La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle attività previste dalla Convenzione stipulata il 30/12/2016 tra MiBACT e Commissione Speciale Turismo e Industria Alberghiera della Conferenza delle Regioni e Province autonome (e successivi Addendum) per l’attuazione di progetti coerenti con gli in-terventi approvati nel Piano Strategico nazionale del Turismo (PST 2017-2022).

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VALLE D’OSTAPaesaggi e Borghi d’Italia

Coordinamento nazionale del progettoRegione Emilia-Romagna - Laura Schiff

Coordinamento tecnicoRegione Emilia-Romagna - Elisabetta CanalettiRegione Emilia-Romagna - Francesca D’AttiRegione Emilia-Romagna - Rita LaffiRegione Emilia-Romagna - Raffaele Schena

Ricerca e redazione testiCoordinamento: Antonio CardelliPaesaggi: Alessandro SistriBorghi: Valeria Zangrandi

Referenti regionaliReferente Regione Autonoma Valle d’Aosta - Remo ChucReferente Regione Autonoma Valle d’Aosta - Laurette Proment

Coordinamento editorialeDavide CaitiKaiti expansion srl - Reggio Emilia

Progetto graficoKaiti expansion srl - Reggio Emilia

È vietata la riproduzione di testi e immagini senza l’autorizzazione del proprietario e dell’editore.

Pubblicato - ottobre 2019

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