Padre Lorenzo Piazza martire Comboniano

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“ ESSI SONO STATI GIUDICATI DEGNI DI SOFFRIRE PER IL NOME DI GESU’, E POSSIAMO LEGITTIMAMENTE NUTRIRE LA SPERANZA CHE ESSI SONO ORMAI COSTITUITI IN CIELO INTERCESSORI DELLE VOSTRE FAMIGLIE E PROTETTORI DI QUEI CAMPI DI APOSTOLATO CHE HANNO BAGNATO CON IL LORO SUDORE E IL SANGUE. ESSI SONO DUNQUE DEI VERI MARTIRI.” (Paolo VI, 26 febbraio 1965 Basilica di S. Paolo per la commemorazione dei missionari caduti nel Congo”)

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Padre Lorenzo Piazza Nato a Varazze il 14 agosto 1915 – morto da missionario e martire a Rungu (R. D. Congo) l’1 dicembre 1964 a 49 anni.

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“ ESSI SONO STATI GIUDICATI DEGNI DI SOFFRIRE PER IL NOME DI GESU’, E POSSIAMO

LEGITTIMAMENTE NUTRIRE LA SPERANZA CHE ESSI SONO ORMAI COSTITUITI IN CIELO

INTERCESSORI DELLE VOSTRE FAMIGLIE E PROTETTORI DI QUEI CAMPI DI APOSTOLATO CHE

HANNO BAGNATO CON IL LORO SUDORE E IL SANGUE. ESSI SONO DUNQUE DEI VERI MARTIRI.”

(Paolo VI, 26 febbraio 1965 Basilica di S. Paolo per la commemorazione dei missionari caduti nel Congo”)

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Nato a Varazze, il 14 agosto 1915, Padre Lorenzo era il figlio di Giovanni, nostromo di marina , e di Maria Patrone.

Un giorno affrontò deciso suo padre e disse:

” Portami con te, papà. Ormai sono grande (aveva 7 anni) il mare non mi fa paura.”

Frequentò la scuola presso i Salesiani, anni felici in cui forgiò il suo carattere ed aprì la sua viva intelligenza. Per l’opera salesiana aveva un affetto, una stima, un rispetto tutto particolare.

La chiesa parrocchiale dedicata ai Santi martiri Nazario e Celso. Qui Lorenzo fu battezzato ricevette i primi sacramenti

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Quella domenica dedicata alla Santa Infanzia Lorenzo (aveva 11 anni) fu incaricato dai padri salesiani di recitare la poesia nel salone teatro dell’oratorio:

“Non piangere se un giorno Una corona vedessi insanguinata!... T’avrà fatta il Signor, perché sei buona, D’un martire la madre avventurata.”

Quelle parole erano una profezia che si sarebbe avverata 38 anni più tardi.

Docile, sereno di carattere, sensibilissimo, a 13 anni fece il primo grande strappo della sua vita entrando nel Seminario Diocesano di Savona.

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Il babbo, abbronzato dalla salsedine di molti mari, provvedeva al sostentamento della famiglia. Per il Lorenzo egli era il rappresentante della Divina Provvidenza. Durante la sua vita sacerdotale amava ricordare:” Mio padre si trovava per la maggior parte dell’anno sui mari ma, appena sbarcato, si confessava e riceveva la comunione …”

Il fratello Lino, minore di età, compagno dei suoi giochi, era l’amico del cuore. C’è un particolare momento, che ha dell’eccezionale. In data 20 dicembre 1945, già comboniano scriveva ai suoi superiori maggiori: ” Nella festa del S, Cuore del giugno scorso chiesi una croce, quale segno di predilezione di vita divina per me. Nella stessa sera ricevetti la notizia della scomparsa del mio carissimo fratello.”

(Lino morì sull’incrociatore Roma silurato e affondato presso l’isola della Maddalena. Le loro tombe sono le acque, per Lino il mare italiano per P. Lorenzo un fiume straniero, l’uno ero della Patria, l’altro eroe della Fede)

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Ordinato sacerdote a Verona il 9 giugno del 1940 presso i Padri Comboniani.

Professore di lettere, quando la scolaresca era stanca diceva:” Attenti: vi leggo una mia poesia”. I temi trattati erano sempre tristi o patetici: la morte del fratello, la mamma, il mare, il silenzio delle foreste, il candore delle nevi …

Era un ottimo suonatore di pianoforte.

Rideva raramente: un velo di malinconia circondava sempre il suo volto e ciò contribuiva a creargli un fascino irresistibile.

Era molto bravo e sapeva farsi capire da tutti.

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Il martirio è segno della presenza di Cristo che sa suscitare uomini che vivono giorno per giorno nel dono totale di sé.

Il martirio è il segno tangibile, il sacramento che corona una vita che è stata un lento morire quotidiano per e con gli ultimi di questo mondo.

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Il martirio non è quindi un momento di lutto e di mestizia, bensì di serena speranza. Colui che dona la sua vita è vivo.

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Se continuassi a stare qui, non potrei assolutamente farmi santo; mi mancherebbe sempre qualcosa. Perciò, o Gesù, l’Africa è mia.

“Ecce ego, quia vocasti me”.

Ti voglio vivere in me, in una unione mistica.

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La vita religiosa mi splende in tutta la sua bellezza. I sacri voti mi appaiono catene d’oro che mi legano alla Congregazione, separandomi così dal mondo: essi sono l’unico mezzo per santificarmi.“Confido in Te, se capita qualcosa di male la colpa è Tua, perché io mi sono messo sotto il Tuo aiuto”

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Alla meditazione m’accendo d’Amore per Gesù: sempre meglio esserGli fedele, amarLo, fuggire il peccato, voglio piuttosto la morte. (nutrì sempre una particolare devozione per Domenico Savio)Diffiderò sempre di me stesso ed invocherò Te, o Gesù; m’abbandonerò alle tue braccia. La morte ma non il peccato! Ecco le parole che meglio Ti dimostrano il mio amore per la purezza.

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Voglio che la mia vita quotidiana sgorghi dall’Eucaristia.

La pietà è una condizione indispensabile al religioso, al missionario, è meglio coltivarla proprio bene … e poi adempimento preciso ai propri doveri. Tutto sia fatto in Gesù, per Gesù, con Gesù. Confidenza in Gesù, in Maria, illimitata, ma dopo aver fatto tutto il possibile.

VIVAT COR JESU PER COR MARAE!

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Lo zelo per le anime si ha quando in tutte le nostre opere si agisce indipendentemente da affetti, giusti. La sensibilità, l’amore ai propri comodi, tarpano le ali dello zelo.

Essere veramente formativo con i ragazzi; un po’ più riserbato e serio, pur essendo facilmente adorabile.

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Signore, fa che io comprenda la missione che Tu mi affidi, in tutta la sua grandezza e maestosità.

Ecco la necessità di risplendere anch’io di luce divina, di santità: ecco il bisogno di farmi santo per adempiere come conviene all’alto ufficio affidatomi.

Il missionario è stella annunziatrice.

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Sono spinto da un solo desiderio: quello di farmi santo. “Si iste et istae, cur non ego”? Amare e patire! Amore che ha per oggetto Gesù, il suo Cuore, e più Gesù Eucaristico, amore che mira ad uniformarsi, perché l’amore o trova o rende simili in tutto e per tutto alla Volontà divina. Ma dove la si riscontra? Chi me la manifesta? I miei superiori.

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La mia vocazione mi spinge a piantare profonde radici di santità.

Grande amore alla preghiera, ricorrere al tabernacolo.

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Mi rivolgo a te Gesù per impetrare la luce. Luce, o Gesù; luce! A Te nell’Eucaristia ricorro in modo speciale, ti prego quando Tu stesso vivifichi questo mio corpo, quando Tu sostituisci interamente il mio cuore, quando io mi sono divinizzato, ti prego a donarmi la luce. Luce, Gesù, e poi fuoco. Amore che mi faccia operare, vivere, amare; che quasi si riduca a pazzia per quel sacro Cuore che tanto per me ha amato e patito.

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Voglio la morte ma non peccati, e mi pare di volere il peccato e non la morte. Ti voglio amare e mi pare di essere un impostore, un traditore.

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So che tu mi sei vicino; so che tu mi accogli con grande amore quando vengo a Te; so che sei il Padre, l’Amico, il Compagno che consola; so che sei la luce che illumina; so che sei il mio tutto: o Gesù, le mie parole non ti sfuggono

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Gesù, accetto fin d’ora qualunque genere di morte e in qualunque posto Tu mi manderai in espiazione dei miei peccati e per dare gloria a Te, o Dio Eterno ed immutabile, padrone assoluto di tutte le cose.”

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“L’Eucaristia è il centro di tutta la mia vita.

Amare soprattutto con grande tenerezza la SS. Eucaristia in modo che il mio cuore ne sia pieno.

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“Io vado”, ha detto padre Lorenzo, e si è consegnato ai Simba ribelli. I confratelli hanno seguito il loro superiore e sono morti.

…. Compiuto l’eccidio, li trascinarono per i piedi e dal ponte (alto 10 m.) li buttarono nel fiume dove scorreva 1 m. d’acqua, le pietre finirono di sfracellarli . Era il 1 dicembre del1964 e lasciarono per sempre la loro missione comboniana di Rungu per il cielo.

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Per non dimenticare,

Sr. Alba Vernazza FMA

Padre Lorenzo era cugino di mio papà