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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C1 / PG /06 /2012

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DALLE API ALLE ROSEBimestrale del Monastero di Santa Rita da Cascianr. 1 gennaio-febbraio 2016

Aut. Trib. Spoleto n. 9 del 26-06-1954. Iscritto al ROC con il n. 2460Edizione italiana: anno XCIII. Edizione inglese: anno LV.Edizione francese: anno LIV. Edizione spagnola: anno XLIV.Edizione tedesca: anno XLIV. Edizione portoghese: anno III.

In copertina: I tempi della vita. Fotolia.com: © wagnerokasaki.

Direttore responsabilePasquale GrossiComitato di RedazioneSr. M. Giacomina Stuani (direttore editoriale)Monica Guarriello (caporedattore)P. Mario De Santis, P. Giuseppe Caruso, Roger Bergonzoli Sede legaleMonastero Santa Rita, viale Santa Rita 13 - 06043 Cascia (PG)tel. + 39 0743 76221 - fax + 39 0743 76786Sede operativavia delle Fornaci 38 - 00165 Romatel. + 39 06 39674099 - fax + 39 06 39637399 www.santaritadacascia.org/dalleapiallerose [email protected] collaborazione conSr. M. Natalina Todeschini, Sr. Maria Rosa Bernardinis, Rita Gentili, P. Rocco Ronzani,Alessandra Paoloni, Natalino Monopoli, PUP Caltabellotta, Mons. Giovanni Scanavino,Giuseppe Furina, i referenti del Carcere di massima sicurezza di Maiano di Spoleto(Lorenza Rossi, Roberto Pallotta, Comandante Marco Piersigilli, Direttore LucaSardella), Alessia Nicoletti FotoGiovanni Galardini, Lamberto Manni, Massimo Chiappini, Roger Bergonzoli,Fotolia.com: © kristinochka111 - © mavoimagesProgetto Grafico e ImpaginazioneBruno Apostoli graphic designer - www.brunoapostoli.it

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Finito di stampare nel mese di gennaio 2016 da Litograftodi srl per conto diTau Editrice srl Via Umbria 148, 06059 Todi (PG).

La rivista Dalle Api alle Roseè stampata su carta ecologicacertificata col marchio FSC

SOMMARIO3 Editoriale del direttore

Un anno di Misericordia4 I tempi della vita

La rivoluzione della lentezzaIl pellegrinaggio, per stare con noi e con Dio

8 Fondazione Santa RitaI rosari solidali di Santa Rita

10 Pia Unione PrimariaUn nuovo percorso spirituale

13 Speciale Giubileo della MisericordiaDio perdona tutto, sempreIl desiderio di Papa FrancescoIl dipinto

17 Cascia EventiAppuntamenti

18 Tracce di RitaGuardando a noi stessi

20 Nel mondoLibano e Italia, uniti nel nome di Rita

22 Fare ChiesaIl pellegrinaggio della reliquia

24 Dialogo col MonasteroSuor Teresa, erede di Madre FasceGrate al Signore per la chiamata alla vita contemplativa

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EDITORIALE DEL DIRETTORE

Domenica 20 dicembre 2015, mentrequesto numero di Dalle Api alle Ro-se era in lavorazione, anche la casadi Santa Rita ha ufficialmente aper-

to la Porta Santa, che tutti i devoti potrannoscegliere di attraversare portando nel cuore ilproposito di riconciliarsi con Dio. Alle ore11.00, il nostro Arcivescovo Renato Boccardoha officiato il rito di apertura a cui anche noimonache agostiniane, eccezionalmente, conprofonda emozione e gioia, abbiamo parteci-pato accanto alla famiglia dei padri agostinia-ni di Cascia. La Porta Santa del Santuario diSanta Rita da Cascia sarà aperta per tutti voi,per chiunque desideri percorrere questo cam-mino di fede, conversione e misericordia in-sieme alla patrona dei casi impossibili, tuttol’anno, fino al 6 novembre 2016. E sul pros-simo numero della nostra rivista, dedichere-mo ampio spazio a questo momento così im-portante che è stato reso possibile dalla vo-lontà - o dal sogno diventato realtà - del no-stro amato Papa Francesco.

Iniziando il nuovo anno con questa gioiaimmensa nel cuore, ci siamo preparate a vive-re l'evento del 2 febbraio, 20ª Giornata dellavita consacrata e termine dell’anno ad essadedicata. Al contempo, proseguiamo il cam-mino nel Giubileo straordinario della Miseri-cordia da poco iniziato, dedicando un insertospeciale all’anno santo per tutto il 2016, inun percorso di riflessioni che sarà alimentatodal nostro direttore responsabile, Padre Vitto-rino Grossi, dal Vescovo Emerito Mons. Gio-vanni Scanavino, agostiniano e grande amicodella Comunità di Cascia, e dalle testimonian-ze di vita vissuta della rubrica “Il figlio che ri-torna” che chiude l’inserto ricordandoci cheDio ci attende, Dio ci accoglie, Dio ci perdo-na, Dio ci ama, e lo fa sempre. Nella parted’attualità, troverete un approfondimento sultema “I tempi della vita”, che abbiamo af-frontato da un punto di vista sociologico, conil professore Giovanni Gasparini e da un pun-to di vista spirituale, con l’aiuto di Mons.Paolo Giulietti. Questi tempi, cari amici e ca-re amiche di Santa Rita, nella loro comples-sità e nella loro ricchezza, possono esserel’occasione che ci viene data per entrare incontatto con il nostro cuore e il cuore del no-

stro prossimo. Come? Attraverso la pausa.Fermiamoci. Soffermiamoci. Ogni tanto, fac-ciamolo. E non smettiamo di meravigliarci,mai, delle cose che il Signore ci offre. Il pro-fessor Gasparini, durante l’intervista, ha cita-

to una poesia di Tagore, poeta, filosofo escrittore indiano, che ben sintetizza questoconcetto. Purtroppo, per questione di spazi,non abbiamo potuto inserirla. Per questo, lacondivido con voi nell’editoriale, augurandoviun 2016 d’Amore e Misericordia, di Riconci-liazione e Dialogo.Giorno dopo giorno,o Signore della mia vita,sosto davanti a Te, faccia a faccia.Con le mie mani giunte, sotto il grande cielo,Signore delle stelle,in solitudine e silenzio, con umile cuore,sosto davanti a Te, faccia a faccia.In questo mondo che è tuo, o Signore checonosci il soffrire,nel dolore e nella disperazione,sosto davanti a Te, faccia a faccia.In questo mondo operoso, nel tumulto dellavoro e della lottatra la folla che si agita e si affretta,sosto davanti a Te, faccia a faccia.E quando il mio lavoro in questo mondo saràterminato, o mio Signore e mio Dio, solo e senza parole,sosterò davanti a Te, faccia a faccia.(Rabindranath Tagore)

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DALLEAPI ALLEROSE

Un anno di Misericordia

La Comunità del Monastero Santa Rita, durante il rito d'a-pertura della Porta Santa al Santuario di Santa Rita da Ca-scia, il 20 dicembre 2015.

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DALLEAPI ALLEROSE

Professore, nell’eradel “tutto e subito”,dell’ottimizzazione,del l ’ is tantaneità,

dobbiamo per forza andareveloci? La velocità è uno de-gli aspetti più caratteristicidelle società industrializzate.Ma oggi dobbiamo collegarlaad altri elementi che distin-guono la nostra società datutte le altre che l’hanno pre-ceduta, ovvero: la comples-sità (nessuna società è statacosì complessa come la no-stra) la connessione continua(quello che gli americani e glianglosassoni chiamano “il si-stema del 24/7”, cioè un ser-vizio sempre attivo, 24 ore su24 e 7 giorni su 7); infine, ladimensione planetaria dellacomunicazione. Tutto ciò èstraordinario, ma pone grossiproblemi in termini di valori e

di capacità di adeguamentoda parte nostra.

Nei suoi studi, ha fattospesso riferimento al libro IlPiccolo Principe di Antoinede Saint-Exupéry, che benrappresenta questo bisognodell’essere umano di tornaread assaporare le piccole co-se… Al capitolo ventitreesi-mo, il Piccolo Principe in-contra il mercante che gli di-ce “Ho inventato queste pil-lole che calmano la sete. Sesi prendono una volta a setti-mana, non si sente più il bi-sogno di bere”. Il PiccoloPrincipe gli risponde “Maperché prendere questa ro-ba?”. E il mercante: “È unagrande economia di tempo,hanno fatto dei calcoli e sirisparmiano 53 minuti allasettimana”. Ma il PiccoloPrincipe pone la domanda

fondamentale che anche og-gi noi possiamo porci davantiallo sviluppo tecnologico, so-ciale e culturale che stiamovivendo: “A che cosa servequesto risparmio di tempo?Che cosa te ne fai di questi53 minuti?” E il mercantespiega: “Se ne fa quello chesi vuole”. Così, il PiccoloPrincipe dà una delle sue ri-sposte meravigliose: “Io, seavessi 53 minuti da spende-re, camminerei adagio, ada-gio verso una fontana”. In-somma, chiediamoci qualesia il senso del risparmio ditempo ottenuto dalla tecno-logia. Detto che grazie allenostre conoscenze, oggi,possiamo fare cose straordi-narie, come interagire all’i-stante a migliaia di chilome-tri di distanza, essere sem-pre informati su ciò che sta

La rivoluzione della lentezza Giovanni Gasparini, poeta, scrittore e docente di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, risponde alle domande di Monica Guarriello

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accadendo, pensiamo ancheal fatto che in questo mo-mento, abbiamo nel mondopiù cellulari che persone.

A proposito di cellulari, micapita di sentire suonare iltelefono e poi scoprire chenon è così. E mi viene l’ansiaquando non sono raggiungibi-le. Questa “ansia da discon-nessione” dipende dal fattoche non sappiamo stare connoi stessi? Penso di sì. Vivia-mo in una società che poten-zia continuamente i mezzi diinfluenza sociale, per cui tu,se non sei su un socialnetwork, se non guardi losmartphone ogni dieci minu-ti, ti senti diverso dagli altri.Ecco, la parola chiave da re-cuperare è concentrazione,un valore eccezionale che ri-schiamo di perdere con que-sta connessione continua,con questa effimera comuni-cazione istantanea. Non puoiseguire dieci cose contempo-raneamente. A un certo pun-to se devi scrivere, o fare unesame, o preparare un curri-culum, ti devi concentrare.La concentrazione richiedel’esigenza di staccare, di ave-re degli spazi-tempi che tuscegli e in cui sei solo con testesso. Un ragazzo che non siconfronta personalmente coni suoi problemi, che non siconcentra e non si stacca perqualche ora da facebook, o

dallo smartphone, per pensa-re alla propria vita, corre unrischio molto grosso. Ciò chemi consola è che l’esigenzadi tornare a dei valori profon-di è sempre più condivisa. Ilche vuol dire: riprendiamociil nostro tempo. Non è facile.Bisogna forse fare come diceil Piccolo Principe: cercare ilsenso di quello che stiamo vi-

vendo. Ho bisogno di ricrea-zione, di fermarmi, di averenella settimana (che è un’i-stituzione socio-culturale an-tichissima), un giorno di ripo-so. E la continuità che noidobbiamo fronteggiare vacontro questo. E allora comesi fa a reagire? Bisogna faredei gesti che sono, nel picco-lo, rivoluzionari. Un primogesto rivoluzionario è fareuna sosta. Ad esempio, stac-cando il cellulare per un po’.

Ma ci sono anche altre formedi reazione già in atto. Miviene in mente l’attenzioneall’ambiente, o lo slow foodrispetto al fast food. Tutto ciòè importante per affermarel’esigenza di valori che sonocollegati alla virtù della len-tezza.

Oggi, se qualcuno mi diceche sono lenta, non mi stafacendo un complimento…La lentezza può tornare adavere un’accezione positiva?Nella nostra società, la len-tezza è considerata un nonvalore. In realtà bisogna riva-lutarla. Non è che dobbiamotornare al medioevo, ma lalentezza è essenziale per lanostra vita sociale e cultura-le, per la nostra vita in gene-rale. Pensiamo solo al fattoche nessuna tecnologia puòabbreviare i nove mesi dellagravidanza, ad esempio.

Quindi, staccare è la so-luzione per avere un rappor-to sano con la tecnologia?Penso di sì, ma non solo. Bi-sognerebbe far nascere unconsenso sociale attorno aquesto, perché se sono soloio e solo lei, se siamo in po-chissimi a fare questo, ri-schiamo di essere penalizza-ti. Quindi l’importante è chenelle nostre società ci sia ilriconoscimento di questispazi di diritto alla sosta ealla lentezza.

I TEMPI DELLA VITA

IN PAROLA a cura di P. Vittorino Grossi osa

“[Dio] Ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza”.

Vangelo di Luca 1, 72

Il Signore si è ricordato della sua santa alleanza. L’evangelista Luca, nell’introdurre la nascita di Gesù, presenta tale tempo at-traverso l’esperienza di Dio avuta dall’anziano sacerdote Zaccaria, quando gli nacque un figlio che non sperava più, GiovanniBattista. L’anziano Zaccaria sentì quel dono come misericordia verso la sua vecchiaia e quella di sua moglie perché “il Signoresi ricorda della sua santa alleanza (con Israele)”.

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Secondo il professor Giovanni Gaspa-rini, ognuno di noi può compiere ge-sti che, nel piccolo, sono rivoluziona-ri. Un primo gesto rivoluzionario è fa-re una sosta.

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DALLEAPI ALLEROSE

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Il pellegrinaggio, per stare con noi e con DioMons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, risponde alle domande di Rita Gentili

La tecnologia è arrivata a dettare iritmi della nostra esistenza, in unflusso così veloce ed invadente cherischia di sopraffarci. Come si fa a

mantenere il contatto con noi stessi e conDio? Sono convinto che ciascuno di noi pos-sa decidere quali e quanti spazi della sua vi-ta vengano “colonizzati” dai media. Se nonci riusciamo, è perché facciamo fatica a pa-droneggiare le nostre scelte, dando perscontati modelli di comportamento sui qualimai ci siamo soffermati a pensare. Quandouno strumento diventa, da mezzo, fine, vuoldire che qualcosa sta andando storto. È ne-

Sommersi dalle attività quotidiane, non dirado troviamo difficoltà a recuperare un po’di tempo per noi stessi e per Dio. Monsi-gnor Paolo Giulietti, perugino 52enne, ve-scovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, questo contatto con la di-mensione religiosa e spirituale ce l’ha benchiaro e lo promuove anche attraverso ilsuo ruolo di assistente spirituale della Con-fraternita di San Jacopo di Compostela. PerMons. Giulietti, infatti, il pellegrinaggio èun modo per scoprire o riscoprire che vive-re diversamente, assaporando l’esperienza,riconoscendo le cose importanti, si può…

cessario, come diceva Sant’Ignazio, “rimet-tere ordine nella propria vita”.

Il pellegrinaggio sembra poter offrire talepossibilità… Nel pellegrinaggio a piedi tuttifanno l’esperienza, dapprima sconcertantee poi entusiasmante, di lunghi spazi di soli-tudine e di silenzio. Essi, uniti alla generalesobrietà e alla particolare atmosfera delcammino, producono vere e proprie conver-sioni: la scoperta che si può vivere in mododiverso - e che alcune cose sono davveropiù importanti delle altre - genera unprofondo cambiamento di vita. In alcuni ca-si, riapre le porte alla dimensione religiosae alla preghiera.

Cosa pensa del rapporto che oggi abbia-mo con la tecnologia? Per molte personesole è un modo per trovare compagnia.D’altra parte, con essa non “stacchiamo”mai. Allo stesso modo, ci facciamo sopraf-fare dalla smania di scattare le foto dellemeraviglie che abbiamo di fronte e dimenti-chiamo di ammirarle… Personalmente, sug-gerisco di camminare a telefono spento e diassaporare appieno l’esperienza; anche ilfotografare, quando diventa ossessivo, com-porta un certo estraniamento da quello chesi sta vivendo. D’altra parte, caricare Bib-bia, breviario, messale e guida nei 130grammi dello smartphone è una grande co-modità. Il male non sta mai negli strumen-ti, ma nella maniera in cui si adoperano. Lepersone che hanno una relazionalità ricca esana sanno utilizzare bene questi dispositi-vi, senza farsene dominare, ma arricchendo

Si può viverein modo diverso

Mons. Paolo Giulietti.

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I TEMPI DELLA VITA

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attraverso di essi il proprio rapporto amicaleo lavorativo. L’utilizzo compulsivo è invecetipico di chi trascorre poco tempo in com-pagnia o non riesce ad instaurare relazionisoddisfacenti con gli altri.

Quella digitale è una compagnia fittizia?Direi di no. Anche se è una relazionalità in-

completa, non è falsa: contiene degli ele-menti di autentica umanità. I miei due ni-poti vivono molto lontani, per cui sono feli-ce di parlarci via Skype o WhatsApp e be-nedico queste opportunità. Certo, quandoposso abbracciarli e passare del tempo conloro è tutta un’altra cosa!

I SETTE MOMENTI DEL PELLEGRINOOgni pellegrino compie un viaggio per cambiare il proprio mo-do di guardare la vita, in un’esperienza che, spiritualmente, sichiama “conversione”. Nel pellegrinaggio, il pellegrino ècoinvolto in tutta la persona - corpo, mente, spirito, anima -in sette precisi momenti esperienziali che vi invitiamo a spe-rimentare nel vostro prossimo pellegrinaggio:1. DISTACCO. Esci dalla tua vita quotidiana per diventare

pellegrino in una realtà diversa. Nello zaino, porta solol’essenziale.

2. FATICA. Disagio, fatica, incertezza: sono gli accessori delpellegrinaggio. Ci vuole pazienza, ma nella fatica emergela verità di te, il meglio e il peggio. Nel cammino, scoprichi sei.

3. SOLITUDINE. Ritorna in te nella solitudine. Il lavoro inte-riore è essenziale per il cambiamento. Nel silenzio, puoi ri-flettere sulla meta e sulla motivazione (chi te lo fa fare?).

4. COMPAGNIA. La compagnia è inedita, è trovata. Fai cade-re il mito dell’autosufficienza: non basti a te stesso, hai bi-sogno degli altri come tu sei necessario agli altri. Hai an-che una compagnia “invisibile”: i tuoi vivi e i tuoi defunti.

5. MERAVIGLIA. Nel cammino, soffermati sulle cose che disolito vedi in velocità. Camminando, ti colpisce il creato: ilsole, la pioggia, la polvere. Concediti il tempo di vedere lecose, di viverle, senza consumarle in tre secondi come faidi solito.

6. TRADIZIONE. I percorsi esistono da secoli e, nel pellegri-naggio, sai di non essere il primo, né l’ultimo. Avvicinati alsenso profondo della strada per te, oggi. Può aiutarti il rac-conto di un amico che c’è stato, un libro o un articolo sulviaggio che stai compiendo. Quindi, scrivi o racconta a tuavolta la tua esperienza.

7. PREGHIERA. La trascendenza si infila in modo sorpren-dente, inatteso, inaspettato. La preghiera è desiderio di ri-spondere a questo mistero che ti viene incontro.

(Considerazioni tratte dall’incontro “Andar per Santuari: fuga o ritorno”, tenutoda Mons. Paolo Giulietti il 10 luglio 2015, presso il Santuario di Santa Rita diCascia, nell’ambito del 3° Convegno itinerante nazionale “Ci rimettiamo in gio-co”, promosso dall’Ufficio tempo libero, turismo e sport della CEI, in collabora-zione con la Conferenza episcopale umbra).

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DALLEAPI ALLEROSE

I rosari solidali di Santa RitaFatti per amore, dall’Africa a Casciadi Roger Bergonzoli

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«Grazie a questo progetto sono riuscita acomprarmi un piccolo pezzo di terra in cuicostruire una casetta per i miei figli». Pa-role che esprimono un sogno comune, ma

la differenza sta in chi le pronuncia. Alice è una vedova di49 anni che, nella periferia estrema di Kampala, capitaledell’Uganda, nel bel mezzo dell’Africa, deve crescere 6 figli, oc-cuparsi del fratello minore e di una nipote. Insieme ad un gruppo didonne, tutte fuggite dalla guerra, sta producendo i “rosari solidali diSanta Rita”. Questo è il loro nuovo lavoro; in precedenza, per soprav-vivere erano costrette a produrre la calce spaccando le pietre, unlavoro massacrante e insalubre.

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«Le donne si sono organizzate in piccoligruppi, ognuno ha scelto un modello o uncolore diverso, richiesti dal Monastero diSanta Rita a Cascia. Lavorano in casa, cosìpossono seguire anche i figli piccoli chenon saprebbero certo a chi affidare» ci rac-conta Marilisa, cooperante italiana per l’As-sociazione Italia Uganda onlus e coordina-trice del progetto in Uganda, che proseguesottolineando come «realizzare i rosari di

Santa Rita le ha rese felici, tanto che sem-bra facciano a gara per consegnare primadelle colleghe, ma soprattutto ci tengono afare un buon lavoro».

E finalmente il frutto dell’impegno delSaint Rita Women’s Group (il Gruppo delledonne di Santa Rita, ndr), questo è il nomeche si sono date in onore della nostra ama-ta Santa - è disponibile qui a Cascia, nelparlatorio del Monastero, e sul sito santari-tadacascia.org per tutti i devoti che deside-rano stringere tra le mani un rosario davverospeciale, perché unisce devozione e carità.Una bella storia, tutta al femminile, che ve-de protagoniste le vedove africane, le mo-nache e le Apette. L’acquisto dei rosari daparte delle monache, infatti, dà sostenta-mento alle vedove e alle loro famiglie, men-

tre il ricavato è destinato alle bambinedell’Alveare di Santa Rita, a Cascia. Carità,devozione ma anche rispetto dell’ambienteperché la carta, di cui sono fatti i singoligrani dei rosari, è materiale di scarto di la-vorazione di alcune tipografie di Kampala.La bellezza non è solo nell’estetica dei ro-sari solidali di Santa Rita ma anche nei va-lori che rappresentano e nel cuore di chi lisceglie, sapendo che sono fatti con amore eper amore.

FONDAZIONE SANTA RITA

Alice è una vedova di 49 anni che devecrescere 6 figli

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SOSTIENI CON NOI IL PROGETTO ALVEARE

L’Alveare è una struttura che vive uni-camente grazie alle offerte di personeche rendono concreta la loro devozione,anche attraverso la scelta dei rosari soli-dali di Santa Rita.

Per sostenere le Apette e i Millefiori, basta una donazione, anche piccola, tramite: banca IBAN:IT27T0200821703000102136901BIC/SWIFT: UNCRITM1J35

posta c/c nr. 1010759072 intestato a: Fondazione Santa Rita da Cascia onlus

per effettuare un bonifico postaleIBAN: IT-59-S-07601-03200-001010759072 specificando nella causale “Alveare”

SCEGLI IL TUO ROSARIO SUL CATALOGO ONLINE

Per richiedere i rosari solidali di Santa Rita basta visi-tare il catalogo online su www.santaritadacascia.org/fattoperamorePuoi scegliere la corona del rosario nelle versioni pro-poste (collana o bracciale) e nei vari colori (magenta,celeste, bianco). Trovi anche il rosario bracciale per ipiù piccoli.

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La piccola comunitàdi Caltabellotta è datempo devota a San-ta Rita da Cascia.

Nel nome di Rita, i fedeli in-vocano le grazie del Signoreper la comunità e le famiglieche, devote, si riunisconocon spirito di dedizione, cer-cando di seguire il percorso

di vita da Lei tracciato: l’u-miltà, la perseveranza, l’a-more indomito per NostroSignore sono, sull’esempiodella Santa, da stimolo nel-la preghiera e nel quotidia-no tragitto dell’umano cam-mino.

Nonostante secoli di tra-dizione cristiana, la devozio-ne a Santa Rita, nella nostraCaltabellotta è relativamenterecente e legata prevalente-mente ad alcune famiglieche, devote alla Santa di Ca-scia, a partire dagli anni Set-tanta del secolo scorso, han-no fatto conoscere la sua vi-

cenda umana e spirituale co-me Santa degli impossibili.Intorno agli anni Ottanta,una colletta popolare, soprat-tutto tra gli abitanti del quar-tiere dell’Itria, dove si erge laChiesa omonima, ha permes-so l’acquisto di una sculturalignea di Santa Rita, attual-mente custodita e venerataproprio in quella chiesa. Daallora, la devozione ritiana èdivenuta più presente tra icaltabellottesi.

Particolare attenzione,viene dedicata ogni anno allafesta del 22 maggio, con lastatua portata a spalla dalle

DALLEAPI ALLEROSE

a cura di Natalino Monopoli

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Un nuovo percorso spiritualedi Mario Cusumano, responsabile PUP Caltabellotta (Agrigento)

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PIA UNIONE PRIMARIA

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devote della Santa, tra le an-guste vie del paese, unita-mente al rituale di indossar-ne l’abito agostiniano ognigiovedì.

In questo anno, per cele-brare i Quindici Giovedì, al-l’interno della Chiesa dell’I-tria ci siamo riuniti in cena-colo di preghiera assieme al-le nostre famiglie, meditandosui temi della solidarietà,della condivisione fraterna,

del rispetto reciproco e del-l’accoglienza altrui. Attraver-so la riscoperta del piaceredell’incontro, della preghie-ra, della condivisione di gioiee sofferenze, il 22 maggio èstata celebrata la Via dellaspina che abbiamo percorsouniti in preghiera. Questoevento ha accresciuto in noila consapevolezza che ilcammino cristiano, irto spes-so di difficoltà e sofferenze,

conduce inevitabilmente allaResurrezione dell’anima edalla gioia eterna.

La nostra costituzione inPia Unione e l’affiliazionesolenne, durante il radunoregionale del 2 giugno 2015a Calamonaci, ha rappresen-tato non tanto un punto d’ar-rivo, quanto un nuovo percor-so puramente spirituale, im-prontato alla preghiera nelnome di Santa Rita.

VIENI A CONOSCERCI!Gli incontri della PUP sono aperti a tutti e rappresentano un’ottima occasioneper saperne di più e conoscere da vicino gli amici di Santa Rita. L’appuntamentoprincipale è a Cascia, per l’Incontro generale PUP del 12 e 13 marzo, quando gliiscritti e i simpatizzanti si riuniranno per vivere un’esperienza di fede e amicizia, ri-flettendo insieme sul tema “Misericordia: fonte d’amore”. Ecco il programma:

Gli incontri regionali consento-no a chi lo preferisce di cono-scere la PUP più vicina allapropria città. Ecco gli appun-

tamenti previsti per il 2016:

Incontro Regionale PUP SiciliaMessina, 25 aprilereferente: Assunta Arlotta, cell. 3393235458

Incontro Regionale PUP CalabriaCirò Marina (Crotone), 26 giugnoresponsabile: Angela Colucci, cell. 3298754401

Incontro Interregionale PUP del Centro ItaliaViterbo, 2 giugnoresponsabile: P. Ludovico M. Centra, cell. 3382441681

Incontro Regionale PUP PugliaPalagiano (Taranto), 11 settembreresponsabile: Rocchina Capriola, cell. 3478175016

Incontro Regionale PUP LombardiaCoccaglio (Brescia), 25 settembreresponsabile: Cirillo Olmi, cell. 3402465678

SABATO 12 MARZO• ore 9.00 - Via della spina.• ore 11.30 - Incontro dei responsabili con

le monache.• ore 15.30 - Visita all’urna di Santa Rita.• ore 16.30 - Conferenza “L’amore di Dio

nella Sacra Scrittura”, tenuta dal Card.Francesco Coccopalmerio.

• ore 18.15 - Vespri in Basilica con lemonache.

• ore 21.00 - Adorazione con le monache enuove affiliazioni.

DOMENICA 13 MARZO• ore 9.30 - Sala della pace (ognuno con la

propria divisa e lo stendardo).• ore 10.00 - S. Messa presieduta dal Card.

Francesco Coccopalmerio.• ore 11.00 - Processione.• Foto e Saluti.

Per la sistemazione in albergo e per i pasti,ognuno provvede per proprio conto. Info: Ufficio informazioni del Santuario tel. +39 074375091 email: [email protected]

Incontro

Generale

Incontri

Regionali

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Destinare anche un piccolo lascito testamentario al Monastero Santa Rita da Cascia significa lasciare il segno della tua generosità nel tempo. Grazie ai lasciti, possiamo sostenere l’Alveare di Santa Rita, una speranza per tutte le Apette, le bambine che erediteranno il tuo amore.

Scrivici a [email protected] e riceverai informazioni su come fare per aiutare i minori in difficoltà che hanno bisogno di te.

Ricordando nel tuo testamento chi è più indifeso,

puoi cambiare la vita di qualcunoper sempre

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Dio perdona tutto, sempredi Padre Vittorino Grossi osa, direttore responsabile Dalle Api alle Rose

Il Giubileo, indetto da papa Francesco l’11 aprile del2015 con la Bolla Il volto della misericordia peraprirlo l’8 dicembre, festa dell’Immacolata concezio-ne e 50° del Concilio Vaticano II (venne chiuso l’8 di-

cembre del 1965 da Paolo VI), ha come motto “miseri-cordiosi come il Padre” richiamando la parabola delVangelo di Luca (15, 11-32) e come obiettivo il “fare mi-sericordia”, sull’esempio del buon samaritano “Va e an-che tu fa lo stesso” (Vangelo di Luca 10, 25-37). Il ter-mine misericordia, in altre parole, traduce un interventoper qualcuno che è nel bisogno, un darsi da fare, nonsolo per i consanguinei e gli amici, ma per chiunque sitrovi nel bisogno.

Papa Francesco chiede ai cristiani del terzo millen-nio che si continui quanto l’apostolo Paolo, a suo tempo,chiedeva ai Romani: “Chi fa opere di misericordia lecompia con gioia... detestate il male, attaccatevi albene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,gareggiate nello stimarvi a vicenda. Nonsiate pigri nel fare il bene, siate in-vece ferventi nello spirito; servi-te il Signore. Siate lieti nellasperanza, costanti nella tri-bolazione, perseveranti nellapreghiera. Condividete le ne-cessità dei santi; siate premu-rosi nell’ospitalità” (Lettera aiRomani 12, 5-16). E questo spe-cialmente per i confessori! Sonoconvinto che tutta la Chiesa, cheha tanto bisogno di ricevere mise-ricordia, perché siamo peccatori,potrà trovare in questo Giubileo lagioia per riscoprire e rendere fe-

conda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamochiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ognidonna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio per-dona tutto, e Dio perdona sempre. Non ci stanchiamo dichiedere perdono. Affidiamo fin d’ora questo Anno allaMadre della Misericordia, perché rivolga a noi il suosguardo e vegli sul nostro cammino: il nostro camminopenitenziale, il nostro cammino con il cuore aperto, du-rante un anno, per ricevere l’indulgenza di Dio, per rice-vere la misericordia di Dio.

L’indulgenza plenaria, concessa dal Papa a coloroche attraversano la Porta Santa delle basiliche romane odelle chiese deputate ad hoc a livello locale (come adesempio, la Basilica di Santa Rita a Cascia, ndr), costi-tuisce solo il segno della conversione vasta e profonda

da operare nelle coscienze degli uomini di og-gi, a livello singolo e comunitario. Per talemotivo, l’atto centrale dell’Anno Santosarà per il cristiano la confessione sacra-mentale e la comunione eucaristica de-gnamente ricevuta, in modo da giungerea una rinnovata scoperta dell’amore di

Dio che si dona. L’Anno Santo non èquindi un momento rituale a séstante, senza rapporti con la vitacristiana. Se così fosse esso sa-rebbe ridotto ad una parodia. È in-vece segno del cammino percorsoe di quello da percorrere, come gliantichi pellegrini che esprime-vano la scelta di quella condi-zione di esistenza nel segno deisandali, portati sulla spalla, incima ad un bastone.

S P E C I A L E G I U B I L E O D E L L A M I S E R I C O R D I A

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S P E C I A L E G I U B I L E O D E L L A M I S E R I C O R D I A

Per un Anno Santo straordinario, Papa Francesco haespresso questo desiderio sincero: «Come desideroche gli anni a venire siano intrisi di misericordiaper andare incontro ad ogni persona portando la

bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani,possa giungere il balsamo della misericordia come se-gno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi»(Bolla di indizione, Misericordiae vultus, 5).

Per questo Anno Santo straordinario non si trattadi un semplice rito, per una possibile indulgenza ple-naria, ma di un’esperienza che porti a testimoniareconcretamente la misericordia di Dio. Non è sufficienteun pellegrinaggio, un passaggio da una Porta ufficialeaperta alla preghiera e alla riconciliazione. È l’Anno Santodella misericordia: dobbiamo fare esperienza di misericor-dia, dobbiamo imparare da Dio Padre la misericordia, per of-frirla poi a tutti con la stessa qualità e generosità. Altrimentinon è Anno Santo e non si può parlare di indulgenza e tantomeno plenaria!

È come la questione della pace. Questa può nascere solo daun’esperienza globale, comunitaria della stessa pace. Se ognuno di noinon conosce la pace, non ne fa esperienza, come ce la propone Cristo (Vi la-scio la pace, vi do la mia pace), non può costruirla in famiglia o in comunità; etutti insieme non possiamo costruirla in società. La pace nasce solo da un’esperien-za di pace e da un dono della stessa pace: se anche uno solo non ne fa esperienza enon la sa donare, la pace è in costante pericolo, e lo vediamo tutti i giorni a livellisempre più allargati e concentrici, dalla famiglia alla comunità e alla società.

Papa Francesco confidenzialmente ci dice: è il tempo propizio di un Anno Santostraordinario e ve lo propongo sulla misericordia. I giornali commentano: un altroAnno Santo! Ma i Papi non sanno fare altro? Il Papa aggiunge: ma non avetecapito; ho parlato di un Anno Santo della misericordia! Qui sta la straordina-rietà: vi propongo di imparare la misericordia di Dio per regalarla a tutti: cosìcostruiremo la pace! Non con le parole e con le strategie politiche, ma se-minando la vera radice della pace, cioè la misericordia, l’amore di Dio.

Il desiderio di Papa Francesco

di Mons. Giovanni Scanavino osa

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S P E C I A L E G I U B I L E O D E L L A M I S E R I C O R D I A

Dobbiamo imparare a guardarci con “uno sguardo carico di misericordia”, altrimenti nessuno si converte, perchénon sappiamo amarci come ci ama il Padre e come ci ha insegnato Gesù.

Si tratta di una piccola, grande rivoluzione. Piccola, perché riguarda ogni credente e ogni persona di buona vo-lontà. Grande, perché vorrebbe coinvolgere il mondo intero, le tre grandi religioni (ebraismo, islam, cattolicesimo),ogni altra nobile tradizione religiosa e ogni forma di vero umanesimo. Non lasciamoci prendere dalla fretta e dal for-malismo. Abbiamo a disposizione un anno intero e lo dobbiamo sfruttare anzitutto nell’ascolto e nella meditazionenel cuore. Come faceva la Madonna, che “serbava tutto, meditandolo nel suo cuore” (cfr. Lc 2, 19 e 51). Noi cosìdobbiamo leggere il Vangelo: ruminarlo nel nostro cuore, con la precisa intenzione di imparare ogni sfumatura dell’a-more di Dio. La misericordia è l’amore con cui Dio Padre soccorre la nostra miseria; è il suo cuore di Padre che si chi-na sulle nostre ferite e le medica per guarirle, come ha fatto il buon Samaritano della parabola. Se tutti gli uominifanno come lui, cambia l’atmosfera della vita. Di solito non ci si crede, perché non sembra vero, perché non crediamopossibile un amore così efficace. Al tempo degli Apostoli, Gesù un bel giorno decide di scegliere il peggiore, il più di-sonesto, un grande imbroglione. Pensa: “se riesco a beccare questo, il gioco della misericordia e della salvezza è fat-to”. Chiede qualche parere ai teologi del suo tempo, i farisei, ma la risposta è sconcertante: «convertire un pubblica-no è divinamente impossibile; non gli basta un’altra vita per rimediare a tutto il male che ha fatto!». Gli stessi di-scepoli non sono d’accordo, ma Gesù insiste, comincia a guardarlo tutti i giorni “con uno sguardo carico di miseri-cordia”, con gli occhi stessi di Dio, e si accorge che comincia a nascere la speranza. Finché un bel giorno lo chiama erisponde, lascia la bottega della disonestà e lo segue: miserando atque eligendo (La frase latina significa “guardòcon misericordia e lo scelse” e si riferisce al Vangelo di Matteo, quando Gesù incontra il pubblicano Matteo. È questoil motto scelto da Papa Francesco, tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, ndr)! Lo aveva colpito il cuore di Dio,che offre possibilità di salvezza anche là dove per gli uomini non c’è scampo. In questo incontro nasce la Chiesa. Lostesso Pietro si dovrà ricredere, quando incrocerà lo sguardo di Cristo dopo averlo tradito.

Il Papa ci invita a compiere le sette opere di misericor-dia corporale e le sette opere di misericordia spirituale.Su questo numero, riflettiamo insieme sulle prime tredelle opere di misericordia corporale:DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI.“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11): questarichiesta che recitiamo nel Padre nostro significa cheDio ci dona il pane, ma anche che Dio dona il pane tra-mite noi. Quindi abbiamo piena responsabilità nel con-tribuire a dar da mangiare ai bisognosi. Basterebbe evi-tare lo spreco, per destinare quotidianamente qualcosadi nostro a chi non ha da mangiare (attraverso unamensa per i poveri o direttamente). Questo vale come seavessimo aggiunto un posto a tavola per Gesù Cristo. DAR DA BERE AGLI ASSETATI.Nell’enciclica Laudato si’, Papa Francesco sottolineache intere popolazioni si ammalano e muoiono perchébevono acqua non potabile: «l’accesso all’acqua potabi-le e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale

e universale, dato che determina la sopravvivenza dellepersone e per questo è condizione per l’esercizio deglialtri diritti umani». Basterebbe sostenere il progetto diuna onlus o di una missione per la costruzione di unpozzo laddove non c’è disponibilità di acqua potabile, adesempio. VESTIRE GLI IGNUDI.È utile donare i propri abiti usati alle opere di carità oalle missioni nel sud del mondo, con l’accortezza di se-lezionare indumenti in buono stato, puliti e che possanoeffettivamente essere utilizzati. Specie quando si invia-no abiti alle missioni, è importante inviare quello che imissionari chiedono e possono destinare in maniera di-retta, altrimenti si rischia di donare cose inutili. Nel ca-so delle missioni, è più indicato donare una somma indenaro, anche piccola, ma che consenta ai missionaristessi di acquistare il necessario sul posto, secondo leesigenze delle persone bisognose, col vantaggio di ali-mentare anche il commercio locale.

COSA POSSO FARE IO?

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S P E C I A L E G I U B I L E O D E L L A M I S E R I C O R D I A

Il figlio che ritorna

Storie di vita vissuta tornando a Dio

Credo che l’arte rappresentila massima espressionedella creatività. Qualcosadi introspettivo. Mi sono av-

vicinato all’arte da bambino e giàdurante le elementari giocavo con lematite colorate.

Spesso le mie maestre mi dice-vano: “Un giorno sarai un grandepittore!”. All’epoca, non seguivo unparticolare modello, mi affascinava-no le figure sacre, ma anche i pae-saggi rurali. Ricordo di un disegnorealizzato a matita che raffiguravala chiesa del mio paese. Fu un verosuccesso, piacque a tutti e all’epocaricevetti molti consensi. Da qui, ini-zia la mia passione per il disegno.Verso l’arte.

Come tutte le mie opere, quelloche prevale è l’introspettiva. Il cuo-re. La mente. Ma la figura di SantaRita mi ha ispirato in maniera deci-sa e particolare; un po’ come se cifosse stata una mano invisibile chemi suggeriva e mi guidava verso lesfumature dei chiaroscuri, la magiadelle tonalità, il gioco delle ombre,la “musica” dei colori. È stata dav-vero una meravigliosa avventurache ha lasciato un segno indelebiledentro di me. Sì! Se ci penso, credoche Santa Rita ci abbia messo an-che un po’ del suo. Un miracolo. In-fatti, appena completata l’opera epoi consegnata, il giorno successivomi sono recato nel laboratorio dove

custodisco i colori e i pennelli e, in-credibilmente, ho avvertito la suapresenza accanto a me. Un po’ comese la sua figura fosse ancora sulcavalletto in attesa di un ritocco. Diuna mia carezza. Di un mio sguardo.È davvero incredibile e mi chiedocome sia stato possibile dal nienterealizzare qualcosa che in poco tem-po mi abbia coinvolto così tanto esoprattutto mi abbia donato magi-che e forti sensazioni e oggi mi rive-do nelle storie dei grandi artisti; in-fatti costoro hanno sempre afferma-to che spesso si innamoravano delleloro opere. Credo che lo stesso siaaccaduto a me. Dunque, qualcosa dimagico. Molti detenuti si erano abi-tuati al dipinto di Santa Rita e oggimolti di loro mi chiedono notizie. So-no felice di aver realizzato quest’o-pera e mi piace immaginare che an-

che Santa Rita, nella sua immensamisericordia e tra profumate rose,possa essere felice e sorridere. Sa dimagnifico l’idea, poi, di pensare chetutto abbia avuto inizio dai mieipennelli. Desidero ringraziare infinetutti coloro che hanno reso possibilela realizzazione di questo progetto,un sentito ringraziamento alla re-sponsabile dell’area corrispondenzadetenuti del carcere di Spoleto chemi ha fornito informazioni prezioseoltre ad essermi stata da supportoper l’intero iter progettuale. Le sonodavvero riconoscente. Grazie! Ungrazie particolare e sentito alle mo-nache agostiniane. E, infine, graziea te, Santa Rita, che in poco temposei entrata nel mio “martoriato”cuore; nei cuori dei carcerati, nelcuore di tutti e in eterno per semprerimarrai.

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Il dipintodi Giuseppe Furina, detenuto nel carcere di massima sicurezza

di Maiano di Spoleto (Perugia)

Giuseppe ha voluto esprimere il suoavvicinamento a Santa Rita, donan-do il dipinto da lui realizzato al Mo-nastero Santa Rita da Cascia.

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CASCIA EVENTIDALLEAPI ALLEROSE

Cascia (PG), dall’11 febbraio al 19 maggioQuindici Giovedì di Santa RitaTutti i giovedì, a partire dall’11 febbraio,ci ritroviamo nella Basilica inferiore diSanta Rita per celebrare i Quindici Gio-vedì che precedono la Solennità del 22maggio in cui ricordiamo la patrona deicasi impossibili. Le celebrazioni prevedo-no la S. Messa con ingresso alla cappellache custodisce il corpo della santa a par-tire dalle ore 17.00 (da febbraio a marzo)e dalle ore 18.00 (da aprile a maggio).

Cascia (PG), dal 13 al 16 febbraioTriduo e Festa del Beato FidatiTutti i giorni dal 13 al 15 febbraio, alleore 16.30, vi aspettiamo nella Basilica diSanta Rita per il Triduo di preparazione al-la festa del Beato Simone Fidati, festa chesarà celebrata il 16 sempre alle ore16.30. Per l'occasione, terrà un ciclo dipredicazione P. Antonio Lombardi osa,esperto e traduttore delle opere del Beato.

Cascia (PG), dal 5 al 6 marzoGiubileo degli operatori dei pellegrinaggiAppuntamento al Santuario di Santa Ri-ta con gli operatori, i capigruppo e leguide dei pellegrini per il Giubileo ad es-si dedicato. Ecco il programma: sabato 5 marzo: (mattina) arrivi e acco-glienza; (ore 15.30) incontro di forma-zione in preparazione dei gruppi dei pel-

legrini giubilari; (ore 18.00) celebrazio-ne eucaristica; (ore 21.00) Memoria del-la Spina. domenica 6 marzo: (ore 10.00) Visita alMonastero Santa Rita.

Cascia (PG), dal 24 al 27 marzoTriduo Pasquale e Pasqua di RisurrezioneIl Santuario di Santa Rita si prepara acelebrare la Pasqua con tutti i devotiche giungeranno a Cascia:· Giovedì Santo: (Basilica, ore 17.00)Messa in Coena Domini; (Basilica, ore21.00) Adorazione eucaristica pressol’Altare della riposizione.· Venerdì Santo: (Monastero, ore 10.00)Via della Spina guidata dal Rettore dellaBasilica, Padre Mario De Santis OSA; (Ba-silica, ore 17.00) Adorazione della Croce.· Sabato Santo: (Basilica, ore 21.00) Ve-glia Pasquale.· Domenica di Pasqua: (Basilica, ore16.30) S. Messa animata dalla Corale“Santa Rita” di Cascia e, a seguire, Ve-spri solenni cantati con le Monache Ago-stiniane (dalle ore 17.15).

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APPUNTAMENTI

Per aggiornamenti in tempo reale sugli eventi consigliati dal Santua-rio di Santa Rita da Cascia, vai sul nostro sito www.santaritadacascia.org/agenda

Porta Santa al Santuario di Santa Rita da CasciaNel Giubileo straordinario della Misericordia,

se lo desideri, ti aspettiamo a Cascia per attraversare la Porta Santa del Santuario

di Santa Rita, che resta aperta dal 20 dicembre 2015 al 6 novembre 2016.

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Lentezza o velocità? Il dilemma traquesti due modi di essere e operaresembra porsi senza possibilità diconciliazione.

Se pensiamo per un attimo all’epoca incui Rita visse, il secolo XV, immaginiamo lasua vita come caratterizzata dai ritmi lenti eregolari della natura, fatti di una sapientealternanza di tempi e stagioni, di giorni len-ti e di pazienti attese: una vita in cui non siinseguivano, ma piuttosto si attendevano glieventi.

Ai nostri giorni, invece, la modernità ciha abituato a una specie di “culto” dellavelocità: l’alimentazione all’insegna del fastfood, i mezzi di trasporto sempre più veloci,la possibilità di connettersi immediatamen-te con tutti, accorciando ancora le distanze.Ovviamente, non vogliamo star qui a lamen-tarci di tutto: che spostarsi e comunicare,come anche cucinare o anche semplice-mente svolgere lavori domestici e professio-nali siano diventati processi che richiedonomeno tempo è senz’altro qualcosa che va

DALLEAPI ALLEROSE

A te, Signore, umilmente raccomandiamoquesti nostri defunti.Portali nel tuo Paradiso, dove non vi è piùlutto, né dolore, né lacrime, ma pace egioia con il Tuo Figlio e con lo Spirito San-to, nei secoli dei secoli. Amen.

Ada Poncetta (Mantello SO - Italia)Adelia Tessari (Thiene VI - Italia)Agostino Garratana (Canicattì AG - Italia)Albina Carracoi (Villamar VS - Italia)Amelia Venturi Naldini (San Casciano inVal di Pesa FI - Italia)Angelo Mancini (Tivoli RM - Italia)Antonio Biagioli (Terni - Italia)Armando Paoloni (Puro di Cascia PG - Italia)Benedetto Ranucci (Cascia PG - Italia)Bonaria Siddi Pisano (Cagliari - Italia)Calogero Lauricella (Canicattì AG - Italia)Chiara De Luca (Roma - Italia)Ciro Cozzolino (Ercolano NA - Italia)

Cornelio Gennari (Solarolo di Goito MN - Italia)Elena Maggi (Mirabella Eclano AV - Italia)Gerardo e Michelina Passannante (Vietri di Poten-za PZ - Italia)Giancarlo Diotallevi (Cascia PG - Italia)Gianni Agostini (Tivoli RM - Italia)Gino Colombo (Roma - Italia)Giorgio Lovison (Mestrino PD - Italia)Ines Salonia Matera (Siracusa - Italia)Lauretta Capovilla (Vigonza PD - Italia)Lina Negretti (Biandrate NO - Italia)Lorenzo Barelli (Verderio Inferiore LC - Italia)Luigi Giardina (Canicattì AG - Italia)Margherita Ghietti (Cumiana TO - Italia)Maria Bernardo (Napoli - Italia)Maria Antonia Cammalleri (Canicattì AG - Italia)Sr. M. Concetta Iaria osa (Eremo di Lecceto, Lec-ceto SI - Italia)Maria Flora Poloniato (Candia Lomellina PV - Italia)Michelina Carlevaro (Genova - Italia)Milena Morselli Tinelli (Gessate MI - Italia)Osvaldo Voltan (Padova - Italia)Paolo Zanda (Fluminimaggiore CI - Italia)Pasquale Lamparelli e Grazia Bozzi (Rutigliano BA -Italia)Riccardo Visini (Candia Lomellina PV - Italia)Roma Tonolli (Corsico MI - Italia)Rosa Magrelli (Ocosce di Cascia PG - Italia)Rosa Maria Mocci (Oristano - Italia)Rosalina Rognini (San Giovanni Lupatoto VR - Italia)Tommaso Scanu (Alà dei Sardi OT - Italia)Vincenza Cavalieri (L’Aquila - Italia)Vito Sacchitella (Orta Nova FG - Italia)

VIVO

NO

IN C

RIS

TO

Guardando a noi stessi di Padre Giuseppe Caruso osa

Basilica di Santa Rita da Cascia. F. Ferrazzi, Santa Rita nella Gloria (sec. XX).

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salutato con favore, in quanto ha fatto inmodo che restino a nostra disposizione piùore da dedicare ad altro. Ma quale altro? Ilproblema sembra essere questo: il temporisparmiato, come lo usiamo?

Rita, abituata ai ritmi lenti e ad aspetta-re, nel frattempo poteva interrogarsi sulsenso di quello che le succedeva, sull’o-rientamento da dare alla propria esistenza;ma noi? Forse il tempo che la tecnologia ciconsente di risparmiare è continuamenteriempito da altre cose da fare, vedere,ascoltare: nella misura in cui aumenta iltempo libero, aumentano anche le cose concui riempirlo, al punto che questo spariscedalla nostra percezione. La lentezza delpassato, forse ci può insegnare qualcosa: aguardare a noi stessi e a vivere con consa-pevolezza ogni momento.

TRACCE DI RITA

TESTIMONIANZA DI ROBERTO CONTI PISTOIA (ITALIA)

Era la sera di Natale del 2006. Sischerzava con i miei nipoti e glialtri parenti. A un certo punto,cominciò a uscirmi il sangue dal-la bocca, con impeto tale da rab-brividire. D’urgenza, mi portaronocon l’ambulanza all’ospedale… Imedici e gli infermieri dicevanodi non aver mai visto una cosa delgenere. Persi tantissimo sangue efeci altrettante trasfusioni… No-nostante ciò, il sanguinamento sifermò e rimasi qualche giorno inrianimazione e poi in reparto. Il 3gennaio del 2007, ricominciò auscire il sangue e, in quel mo-mento, ebbi davvero tanta paura epensai subito che non ce l’avreifatta. Mi riportarono di corsa in

sala operatoria, mi intubarono. I medicinon sapevano più cosa fare. Pensarono ditogliere del tutto lo stomaco, ma per fortu-na furono illuminati dalla Mano Celeste eriuscirono a vedere che la causa era un’ar-teria nascosta dallo stomaco e la diagnosifu “ulcera di Dieulafoy”. Non reagivo allecure e la situazione si faceva sempre piùgrave, del sangue era finito nei polmoni emi venne anche la broncopolmonite, la co-sa stava degenerando! I miei familiari cer-cavano di tirarmi su, di farmi coraggio, mail mio sguardo si perdeva nel vuoto. Ungiorno, accanto al mio letto, vidi una suoracon il crocefisso che se ne stava andando,una luce abbagliante, un’emozione unica eindescrivibile. Da quel momento, non cicrederete, cominciai a stare meglio; digiorno in giorno miglioravo. Sono ferma-mente convinto di essere un miracolato efortemente consapevole della bravura eprofessionalità di tutto il personale sanita-rio. Sono convinto che la Signora che miapparve nel reparto di rianimazione, fosseproprio lei, Santa Rita. Appena sono statoun po’ meglio, ho sentito forte il bisognodi andare al Santuario a renderle omaggio.Là avverto emozioni e sensazioni fortissi-me, che mi fanno rivivere quei momentibrutti, ma anche indimenticabili.

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AZIA

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LA PREGHIERAPreghiera a Santa Rita da Cascia misericordiosaCara Santa Rita, tu sei stata sposa, ma-dre, vedova e, infine monaca agostinia-na. Hai conosciuto diverse condizionidi vita ma un filo d’oro ha unito tutte lestagioni della tua esistenza: il filo pre-zioso dell’amore!Cara Santa Rita, oggi il mondo sta vi-vendo una drammatica carestia di amo-re: tante persone non sanno più amare,perché l’egoismo sembra aver contagia-to l’intera umanità. Con la tua potenteintercessione fa’ piovere dal cielo unapioggia di petali di rose: petali di veroamore che arrivino al cuore degli sposi,dei padri, delle mamme e delle personeconsacrate al Signore.Cara Santa Rita, una spina della Pas-sione di Gesù entri nella nostra animae ci ricordi che l’Amore del Divino Cro-cifisso da tanto tempo aspetta la rispo-sta del nostro amore. Prega per noi,prega per la nostra conversione. Amen!

Angelo Card. Comastri Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

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Con l’inaugurazione del monumentoa Santa Rita, Cascia ha visto com-piersi l’ennesimo miracolo delladonna di amore e pace, la cui fede

diffusa nel mondo ha fatto incontrare duecomunità diverse, unite nel Suo nome.Stretti nell’abbraccio della pace, domenica18 ottobre 2015, si sono infatti ritrovatinumerosi fedeli, soprattutto dal Libano, chehanno dato vita ad una giornata di gioiacondivisa, per celebrare il monumento allaSanta, donato a Cascia dalla famiglia Sarkisa nome del popolo libanese.

La giornata che ha segnato i cuori deipartecipanti e la storia di Cascia, si è aper-ta, presso la nuova rotatoria alle porte dellacittà, con l’accoglienza del sindaco GinoEmili alle autorità civili, militari e religiosepresenti, sindaci dell’Umbria, il Card. Bé-chara Boutros Raï, Patriarca di Antiochiadei Maroniti, accompagnato da MonsignorRenato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, il Rettore del Santuario Ritiano Pa-dre Mario De Santis, Catiuscia Marini, Pre-

sidente dell’Umbria e l’On. Gianpiero Boc-ci, Sottosegretario al Ministero dell’Interno.Ad iniziare la cerimonia, le parole di Mons.Boccardo: «L’immagine di Rita accoglie ipellegrini così che ognuno si senta a casa,nella Sua famiglia. Auguro che il monu-mento, oltre ad arricchire questa bella val-le, sia segno di accoglienza e fraternità in

Libano e Italia, uniti nel nome di Rita

di Alessia Nicoletti

RITA È ANCHE QUI

Paese: LibanoDa sapere: Dbayeh è la città del Libanounita a Cascia nell'ambito del Gemellag-gio di fede e di pace che ogni anno haluogo durante la Festa di Santa Rita, nel-la cittadina che custodisce le spogliemortali della patrona dei casi impossibili.Per l’occasione, la delegazione libaneseriunita sul sagrato della Basilica Ritianaalla vigilia della Solennità del 22 mag-gio, ha condotto a Cascia la “Fiaccoladella pace”, giunta dalla terra dei cedriper sancire l’unione dei due popoli nelnome della santa. La statua libanese do-nata al Comune di Cascia il 15 ottobrescorso, è stata benedetta da Papa Fran-cesco in Piazza San Pietro il 30 settem-bre, al termine dell’udienza generale.

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Il 18 ottobre 2015, si sono ritrovati alle porte di Cascianumerosi fedeli, per celebrare il monumento alla santa.

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modo che coloro che giungono alle sorgentidella vita di Santa Rita, possano trovareispirazione per continuare con sapienza ilpellegrinaggio della vita quotidiana». Poi, ilPatriarca che, prima di benedire il bellissi-mo monumento, ha pregato per i cristianidel Medio Oriente e per tutti i presenti, di-cendo: «Attraverso questo monumento, tuttipossano essere illuminati dall’esempio diRita, imitando le virtù di questa donna San-ta. Mi auguro che con l’intercessione di Ri-ta, che oggi unisce due popoli nella fede, laChiesa possa divenire maestra della fami-glia, forte e unita nell’amore».

Il monumento, contornato da rose, si ècosì mostrato, commuovendo la folla che haintonato insieme alla Banda dei Vigili delFuoco, l’Inno d’Italia e del Libano. Dopol’intervento del sindaco, che ha sottolineatol’importanza dell’evento ringraziando tutticoloro che l’hanno reso possibile, la folla haascoltato la sincera e forte emozione deldonatore della statua, Sarkis Sarkis che hadetto: «Questo è il giorno più felice dellamia vita e della mia famiglia, dove c’è unarelazione speciale con Santa Rita, alla qua-le chiedo il dono di pace e tranquillità alpopolo libanese».

NEL MONDO

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PAPA FRANCESCO: RITA, SEGNO DELLA MISERICORDIA DI DIO

Nel benedire la grande statua della Santa, invito tutti, nel prossimo Giubileo della Mi-sericordia, a rileggere la sua straordinaria esperienza umana e spirituale come segnodella potenza della misericordia di Dio. (Messaggio di Papa Francesco su Santa Rita da Cascia, pronunciato in occasionedell’Udienza Generale in Piazza San Pietro del 30 settembre 2015)

Il Card. Raï, Patriarca diAntiochia dei Maroniti,ha detto: «Mi auguro checon l'intercessione di Ri-ta, che oggi unisce duepopoli nella fede, laChiesa possa diveniremaestra della famiglia,forte e unita nell'amore».

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Carissimi devoti di San-ta Rita, vorrei condivi-dere con voi un’espe-rienza nata 10 anni fa.

È la storia di come ha avu-to inizio quella che noi religio-si chiamiamo la Peregrinatioreliquiae, usando il latino, eche significa “il pellegrinaggiodella reliquia” di Santa Rita.La grande richiesta della reli-quia da parte delle Parrocchiedi tutto il mondo ha reso feli-ce la Famiglia Agostiniana diCascia. Ecco perché desideria-mo ancor più divulgarla e sol-lecitare le Comunità Parroc-chiali a farne richiesta, perdare così la possibilità ai tan-tissimi devoti della Santa diaverla e di goderne la presen-za. Ma torniamo all’origine diquesta bella tradizione.

Nell’ottobre 2006, venne invisita a Cascia Sua EccellenzaMonsignor Giancarlo Breganti-ni, allora Vescovo di Locri-Ge-race. In quell’occasione, Mons.Bregantini espresse il deside-

rio di poter avere in diocesi ildono prezioso di una reliquiainsigne della Santa, dato cheera seriamente intenzionato diproporre una missione popola-re nel paese tanto conosciutodi San Luca, dove da qualchetempo regnava l’odio e la vio-lenza. I frati e le Monache ac-colsero subito e con gioia la ri-chiesta, mettendosi così all’o-pera per realizzare un reliquia-rio che potesse contenere unpezzo di osso del corpo di San-ta Rita. Le Monache più anzia-ne si ricordarono che in unadelle ultime ricognizioni, eranostati asportati dal corpo di Ritatre ossicini, custoditi gelosa-mente all’interno del Monaste-ro. Nessuno però si ricorda daquale parte del corpo sono sta-ti asportati. Grazie a una suc-cessiva analisi eseguita da unesperto della Parrocchia SS.Annunziata di Torre del Greco,in provincia di Napoli, siamoriusciti a conoscerne la prove-nienza: si tratta del metacarpo

(un osso della mano) sinistrodel corpo di Santa Rita. Anco-ra oggi, quello stesso reliquia-rio contiene uno di quei pezzid'osso incastonato all’internodi una piccola rosa d’argento.

Realizzato dunque il reli-quiario, nel 2007, i frati ago-stiniani lo portarono a San Lu-ca per la sua prima Peregrina-tio. Da allora, molte altre cittàe diocesi, hanno avuto il privi-legio di accogliere la reliquiainsigne della nostra Santa. Eogni volta, grande è stata lafolla che ha attirato l’amataRita attorno a sé, vedendo lapartecipazione di numerosidevoti alle celebrazioni dellaPenitenza e della S. Messa te-stimoniata dai parroci chehanno promosso e goduto del-la Peregrinatio.

DALLEAPI ALLEROSE

Il pellegrinaggiodella reliquiadi Padre Mario De Santis osa, Rettore della Basilica Santa Rita

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COME RICHIEDERE LA RELIQUIA?Per ricevere la reliquia di Santa Rita da Cascia, occorre una richiesta scritta del parroco (spe-cificando la motivazione e il periodo) alla Madre Badessa del Monastero Santa Rita: · via posta: Suor M. Natalina Todeschini c/o Monastero Santa Rita 06043 Cascia PG (Italia)· via e-mail: [email protected] conoscenza, la richiesta va inoltrata anche al Rettore della Basilica:· via posta: P. Mario De Santis c/o Convento Sant’Agostino e Santa Rita 06043 Cascia PG (Italia)· via e-mail: [email protected] reliquia verrà quindi consegnata al parroco in modo solenne, davanti alla Badessa e alleConsorelle, nell’ambito di una Celebrazione Eucaristica nella cappella del Monastero.

Dal 2007 a oggi, sono molte le cittàche hanno accolto la reliquia diSanta Rita.

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FARE CHIESA

PROSEGUONO I LAVORI AL SANTUARIO«Guarda com’è bella ora la nostra casa». Suor Maria Natalina Todeschini, Badessa del Mo-nastero Santa Rita, mi mostra le foto dell’avanzamento dei lavori al santuario di Cascia. «Ètutto merito dei nostri benefattori, innamorati di Rita. Grazie a loro, la casa di Santa Rita edei suoi devoti è pronta per accogliere al meglio i tanti pellegrini che giungono per il Giubi-leo della Misericordia». Iniziata alla fine del 2013, la ristrutturazione del Santuario di SantaRita da Cascia procede solo grazie alle numerose offerte dei devoti. I primi 20.000 euro, so-no stati impiegati nella messa in sicurezza della cupola della Basilica, danneggiata dai ter-remoti e dai rigidi inverni della Valnerina. Nel 2014, l’obiettivo è stato raccogliere 55.000euro, per riparare i danni causati dalle infiltrazioni che avevano compromesso le pareti dellaPenitenzieria, dove il pellegrino può riconciliarsi con Dio. «Tanto è stato fatto» prosegueSuor M. Natalina «affinché il Santuario fosse non solo accogliente, ma anche sicuro. E orastiamo pensando agli affreschi». Gli splendidi affreschi interni alla cupola della Basilica, in-fatti, devono essere protetti con urgenza dalle infiltrazioni d’acqua piovana. I fondi necessa-ri, questa volta, ammontano a 115.000 euro. «È una somma importante e grazie a Dio i no-stri benefattori non ci stanno abbandonando» spiega la Madre «perché occorre sostituire erealizzare su misura 24 finestre monofore perla cupola e 45 finestre monofore lungo il ma-troneo». I lavori sono delicati e in punti diffici-li da raggiungere, quindi sono necessarie im-palcature specifiche e manutentori specializ-zati. «Per coprire il costo dei lavori, ogni dona-zione, anche la più piccola, sarà per noi digrande valore. Speriamo di cuore che i nostribenefattori ci aiutino a tenere in vita la testi-monianza storica di Rita da Cascia, testimo-nianza che passa anche per l’arte, per gli af-freschi unici che arricchiscono la nostra Basili-ca». (MG)

SOSTIENI ANCHE TU LA CASA DI SANTA RITABasta una donazione, anche piccola, tramite: • banca: IBANIT68Y0542839240000000001781BIC/SWIFT: BLOPIT22• posta: c/c postale nr. 5058 - intestato alMonastero Santa Rita da Casciaspecificando nella causale “Lavori Santuario”.Grazie per quanto potrai fare!

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DALLEAPI ALLEROSE

Il 7 novembre 2015, Suor Maria TeresaCiavatta è salita al cielo. Prima di farlo, halasciato al mondo la sua testimonianza dicarità materna, dirigendo la casa d’acco-glienza Alveare di Santa Rita, e di profondafede, donando tutta se stessa a Dio e all’a-scolto del prossimo. In ricordo di Suor Te-resa, vissuta seguendo l’esempio della Bea-ta Madre Maria Teresa Fa-sce, le Consorelle l’affidanoalla preghiera dei lettori diDalle Api alle Rose.

Il 25 agosto 1938 suo-nano al portone del Mo-nastero di Santa Rita.Suor Veronica, la porti-

naia, va a rispondere e, do-po qualche minuto di collo-quio con delle persone, saleda Madre Teresa Fasce e ledice «Madre, alla porta c’èuna vecchia che vuole farsimonaca». «Una vecchia?»esclama la Madre «E quantianni ha?». Con un sorrisosulle labbra, Suor Veronica risponde: «do-dici anni…!!!».

Così inizia la vocazione di Palma Cia-vatta: a dodici anni, accompagnata dai ge-nitori, ha bussato al Monastero per farsimonaca.

Con lei, la Beata Madre Fasce ha decisodi aprire la Casa di accoglienza (quello cheoggi è l’Alveare di Santa Rita), allora all’in-terno del Monastero. Per quattro anni, finoal 1942, Palma è vissuta con le monache ealtre bambine. Poi, la Madre Fasce l’ha ri-mandata a casa per riflettere bene sulla suavocazione e nel 1946 è definitivamente en-trata come postulante. Nel 1947, poco pri-

ma della vestizione a novizia di Palma, Ma-dre Fasce le promette un bacio per quelgiorno così importante e le annuncia chepoiché nessun’altra porta il nome di Teresa,dopo di lei, Palma prenderà quel nome.

È così che Palma diventerà religiosa conil nome di Suor Teresa il 31 ottobre 1948.

Della Beata Madre Fasce, Suor Teresanon ha ereditato solo il no-me, ma anche il suo cuore,il suo spirito, la sua mater-nità, la sua attenzione allebambine e alle ragazzedell’Alveare, luogo dove èstata direttrice per tantissimianni. Ce lo ha testimoniatola sua vita da monaca, vissu-ta interamente in quell’amo-re oblativo che si fa dono eama al punto da prevenire ibisogni e i desideri del pros-simo. Ce l’hanno testimonia-to tantissime sue “Apette”che, divenute ormai donne,spose, mamme, nonne, veni-vano a trovarla al Parlatorio

del Monastero. E che l’hanno salutata contanta emozione e commozione il giorno del-le sue esequie.

Dalla Madre Fasce, nessuno andava viaa mani vuote: chi riceveva un consiglio, chiun incoraggiamento, chi un aiuto materiale,chi l’assicurazione della preghiera… Così èstata anche Suor Teresa: lei aveva sempreun pensiero (anche materiale), una preghie-ra, un’esortazione per tutti. La sua vita èstata interamente vissuta nella lode e per lagloria del Signore, nella preghiera e nel ser-vizio alla Comunità, dando tutta se stessa erinunciando ai momenti di riposo pomeri-diani per dedicarsi ai lavori che le erano

Suor Teresa, erede di Madre Fasce

a cura delle Consorelle

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Suor M. Teresa Ciavatta.

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DIALOGO COL MONASTERO

stati affidati e alle carità interne ed esterneal Monastero.

Gli ultimi anni, quelli della malattia dovu-ta all’anzianità, non le hanno tolto questoamore oblativo: la carità, la preghiera, il pen-sare più agli altri che a se stessa, facevanoormai parte del suo DNA. Ringraziamo il Si-gnore per la testimonianza di questa Sorellae chiediamo a lei di continuare a “pensare”a ciascuno di noi anche dal Cielo.

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1. Carlo e Gaetano Petronella (NoicattaroBA - Italia)

2. Edoardo Trudu (Monserrato CA - Italia)

3. Emilio Taormina (Italia)

4. Filippo e Edoardo Biagetti (Roma - Italia)

5. Gaia Rita Bruno (Italia)

6. Giada Rita e Eva Asnicar (MontecchioMaggiore VI - Italia)

7. Gioele Stracquadanio (Scicli RG - Italia)

8. Lydie Iskandar (Strasburgo - Francia)

9. Margherita Albore (Bisceglie BT - Italia)

10. Maria Lucia Barello (Quaranti AT - Italia)

11. Rita Martino (Serino AV - Italia)

12. Roberta Trudu (Monserrato CA - Italia)

Pensando“Mi raccomando, stai sempre conGesù e vai avanti, senza guardarea questo e quello, sennò non faipiù niente!”Suor M. Teresa Ciavatta

Sr. Teresa si è dedicata alle Apette dell'Alveare diSanta Rita seguendo gli insegnamenti della Bea-ta Fasce (nella foto, Madre Fasce con le Apettedi M. Bonaduce).

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DALLEAPI ALLEROSE

Siamo grate al Signore che ha ispi-rato Papa Francesco a dedicare unanno alla vita consacrata (30 no-vembre 2014 - 2 febbraio 2016).

Siamo grate alla Chiesa che ci ha fornitopreziosi strumenti per aiutarci a rifletteresu come rinnovare la nostra vita di sequelaChristi. Siamo grate a quanti in questo an-no hanno pregato per noi e ci sono stati distimolo per approfondire il dono ricevutodella chiamata alla consacrazione religiosa.Attraverso i suoi scritti, il Santo Padre Ago-stino ci dice che non possiamo rimanerestatici nel cammino spirituale: o si progre-disce o si regredisce. Più volte abbiamopercepito l’apprezzamento della vita consa-crata, ma ci sono stati dati anche tanti“pungoli” per rinnovarci nel cuore e nellamente. Il Papa spesso ci invita alla radica-lità del Vangelo, all’autenticità, a non per-

dere la nostra identità di donne e madrinello Spirito, ad essere fedeli al carisma ri-cevuto, alla preghiera, ad essere esperte inumanità attente ai bisogni di tutti. Anchecomunitariamente, ci siamo interrogate suche cosa dobbiamo cambiare, dove miglio-rare per essere sempre più Chiesa in uscita

verso le periferie esistenziali, pur rimanen-do in clausura. Ho sempre avuto la convin-zione della necessità di avere una profondavita interiore. Cristo sempre al centro delcuore, al primo posto, il confronto sempree solo con Lui dedito al Padre nella pre-ghiera, nel silenzio, nell’abbandono totale

Grate al Signore per la chiamata

alla vita contemplativa di Sr. M. Natalina Todeschini osa, Badessa del Monastero Santa Rita

Il Papa ci invita allaradicalità del Vangelo

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DIALOGO COL MONASTERO

“Ricco diMisericordia… …ricchi di Grazie!”Carissima amica,quanti motivi abbiamo per dire GRAZIE al Signo-re, grati soprattutto perché amati.Grazie perché… Dio irrompe nella nostra vitacon la sua Parola. Grazie perché… Dio ci seduce con il suo sguardoche attrae.Grazie perché… Dio ci sceglie e ci porta verso lapienezza della vita. Vuoi provare anche tu a dire il tuo “Grazie per-ché…” e a ripetere con Sant’Agostino: «Eccomiesistere grazie alla tua bontà, Signore, che pre-venne tutto ciò che mi hai dato di essere e da cuihai tratto il mio essere... Da Te dipende la miafelicità» (Confessioni, 13, 1,1)?Ti aspettiamo!

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alla Sua paterna volontà e pronto a salvarei fratelli fino alla morte e alla morte di cro-ce. Fedeltà alla preghiera, alla lode, all’in-tercessione per tutto il mondo. In sintoniacon i sentimenti del Figlio di Dio per viverela sua forma di vita nella libertà e nellagioia. Poi, curare la vita fraterna, la comu-nione, il guardarci l’un l’altra come ciguarda il Padre, cioè come figlie carissimee preziose, e quindi come sorelle che san-

no accogliersi nella diversità, portando sul-le spalle i limiti di chi mi sta accanto, sup-portandoci nei bisogni, gioendo dei piccoliavvenimenti quotidiani, imparando ad ap-prezzare le qualità e vedendo il volto diGesù in ciascuna. Allora sì, si può partireper la missione, perché c’è l’equipaggia-mento necessario per non venire meno nelcammino e, questo, rimanendo nel Mona-stero. Essere Chiesa in uscita è saper ac-cogliere il fratello che bussa alle grate deinostri parlatori ed essere disponibili all’a-scolto, sempre. Con il ministero della con-solazione, che Santa Rita ci chiede di svol-gere accanto al Santuario che accoglie lesue sante spoglie mortali, non abbiamo bi-sogno di andare nelle periferie perché sonole periferie stesse che vengono qui da noi,da ogni parte del mondo. Come il Papadisse alle Clarisse ad Assisi, così dice an-che a noi di essere madri che accolgonocol sorriso, nella gioia, il fratello che sipresenta con problemi difficili e insormon-tabili, che umanamente non possiamo ri-solvere ma al quale possiamo trasmetteresperanza, fiducia in un Dio che è sempreaccanto a lui. Non siamo soli, siamo tuttiattesi, accolti, amati, perdonati da un Pa-dre che è tutto amore e misericordia. Senoi consacrati siamo davvero innamorati diDio possiamo aiutare i fratelli a incontrareil cuore del Padre e a trovare così la feli-cità e la via della pace, pur tra le contrad-dizioni della vita. Deo gratias!

Cristo sempre al centrodel cuore

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