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P R E M E S S A

L'organo a canne, probabilmente a causa dell'ambiente in cui è generalmente inserito, è pressoché inavvicinabile a coloro che ne desiderassero conoscere le particolarità tecniche e costruttive.

Infatti quasi tutti i ragazzi delle Scuole Medie Inferiori avranno avuto la possibilità di avvicinarsi a qualche altro strumento musicale (pianoforte, chitarra, flauto, ecc.) ma l'organo, per essi, è un..emerito sconosciuto.

Conseguentemente mi è parso utile dare vita ad una iniziativa che potesse colmare questa piccola lacuna didattica.

Pertanto, nel 1977 chiesi ed ottenni, dall' allora Prefetto della Chiesa Magistrale di S.Maria della Steccata, Mons. Arnaldo Marocchi (scomparso nel 1982) e dal suo successore, Don Franco Sandrini, il permesso di poter mostrare agli allievi delle Scuole Medie, gli interni delle varie parti che compongono il magnifico strumento di cui è dotata la chiesa.

Le uniche condizioni, che mi sono state rigidamente imposte, sono le seguenti:

Non si deve creare disturbo ai fedeli che frequentano la chiesa (quindi una sola classe per volta, e dopo le ore 10,30 della mattina)

I ragazzi devono essere coperti da ogni rischio, ed essere accompagnati da personale docente (possibilmente coadiuvato da qualche genitore volenteroso, che aiuti gli insegnanti nel controllo ed assistenza dei giovani)

Premetto, comunque, che non sussiste alcun rischio, in quanto le parti dello strumento che vengono mostrate, sono ubicate in locali accessibili ordinariamente.

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L'organo della Steccata è particolarmente indicato per questo tipo di iniziativa: con esso è possibile confrontare le tecniche organarie antiche (corpo d'organo ubicato nella cantoria laterale sinistra) con quelle attuali (corpo d' organo collocato nella cantoria absidale).

Infatti la visita didattica allo strumento viene suddivisa nelle seguenti fasi:

1) Visita al corpo d'organo moderno, in abside (locale motore e centralina comandi; locale mantici; vano canne e somieri; tribuna 'di facciata') con visualizzazione del sistema di relè.

2) Visita al corpo antico, di fianco all'Altare (vano canne; leveraggi meccanici di trasmissione; consolle antica) con visualizzazione e confronto del sistema meccanico, rispetto a quello elettrico, osservato nell'altro corpo d' organo.

3) Visita alla grande consolle generale (registri, placchette, pistoni, tastiere, pedaliera, ecc.) con spiegazione del funzionamento dei vari comandi.

4) Dimostrazione fonica delle diverse famiglie di registri (flauti, principali, ripieni, viole, trombe, bombarde, ecc.)

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Questa mia iniziativa, del tutto gratuita, ha già avuto numerose partecipazioni di Scuole Medie, ed il successo ottenuto è stato veramente confortante: l'argomento desta vivo interesse tra i ragazzi.

E ciò mi è di ricompensa. Ampiamente.

Ugo LEONI

Parma, 05.09.98

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BBrreevvii cceennnnii ssttoorriiccii

L’organo è uno strumento aerofono (funzio-nante per mezzo d’aria).

Fu inventato, nel III° secolo a.C. da Ctesibio, un giovane di Alessandria d’Egitto, che gli diede il nome di “Hydraulos” poiché l’aria era accumulata e distribuita mediante un ingegnoso sistema idraulico (ad acqua).

Inizialmente era adibito ad uso profano: era diffuso anche nell’antica Roma, ove se ne servivano per allietare banchetti ed accompagnare danze.

Per questo motivo trascorsero molti secoli, prima che le Autorità Ecclesiastiche decidessero di inserirlo come strumento adatto per le Celebrazioni Liturgiche: ciò avvenne solamente verso la fine del 900 d.C.

Le dimensioni degli organi di quell’epoca erano molto contenute (disponevano di un numero di canne molto limitato) ed erano suddivisi in due tipi:

a) PORTATIVI (che venivano portati “a tracolla”)

b) POSITIVI (che venivano appoggiati su di un ripiano)

I portativi, come dice la parola stessa, erano d’ingombro e peso talmente contenuti (quasi sempre disponevano di una sola fila di canne e di una tastiera con poche note) che era possibile suonarli portandoli a tracolla (su un fianco) in modo che, mentre la mano sinistra azionava il mantice, quella destra agiva sulla minuscola tastiera.

Grazie alla loro maneggevolezza, questi piccoli organi venivano largamente utilizzati nelle processioni religiose.

I positivi, invece, erano strumenti più grandi dei precedenti; potevano disporre infatti di più d’una fila di canne ed avevano una tastiera con una maggiore estensione di note: ciò comportava peso ed ingombro maggiori.

Per questo motivo gli spostamenti avvenivano in genere limitatamente all’interno della chiesa in cui si trovavano, in modo da poter

permettere agli organisti di trovarsi a diretto contatto con le assemblee, nell’accompagnamento dei canti.

Ricostruzione di un organo

portativo

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Si chiamavano “positivi” perché dovevano essere posati su di un ripiano (tavolo,

panca, ecc.) che fosse in grado di sorreggere il loro peso e che, nel contempo, potesse dare la possibilità di portare la tastiera ad un’altezza comoda per chi doveva suonare.

Oltre a questo, sussisteva un’ulteriore differenza rispetto ai portativi: era necessaria la presenza di una seconda persona che si occupasse della manticeria.

I portativi ed i positivi avevano un particolare in comune tra loro: erano totalmente sprovvisti di pedaliera (quella particolare tastiera, costituita da tasti legno molto grandi, collocata nella parte inferiore della consolle, e viene suonata con i piedi) che comparirà nel 1400 circa.

Organi positivi

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Corpo fonico, all’interno del quale vi si trovano le canne, i somieri, le trasmissioni, i motori e la manticeria.

Organo Silbermann (1750) Duomo di Dresda

Registri (a ‘pomello’)

Tastiere

Pedaliera

Consolle moderna a trasmiss. meccanica (per mezzo di fili di ferro e stecche di legno)

Consolle moderna a trasmiss. elettrica (per mezzo di fili di corrente)

Registri (a ‘placchetta’)

Tastiere

Pedaliera

Nuovo organo F. Zanin (1997) Conservatorio di Novara

Monumentale organo Tamburini (1951) di S.Giovanni Bosco in Bo-logna; fino al 1990 era installato nell’Auditorium Pio XII di Roma.

(5 tastiere, 147 registri reali, 12.300 canne)

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L’ORGANO PIU’ ANTICO DEL MONDO Chiesa di Notre-Dame del Valère a Sion (Svizzera). Alcuni elementi di questo strumento (cassa e tre dei sette registri) risalgono al 1400 circa. L’estensione originale della tastiera era di 30 note (da Si/1 a Fa/4). Nel 1718 gli è stata aggiunta la pedaliera e l’estensione della tastiera fu ampliata a 49 note (da Do/1 a Do/5). Nota: questo strumento, quindi non è totalmente originale, in quanto nel 1700 ha subìto modifiche di una certa rilevanza, che ne hanno alterato l’integrità costruttiva d’origine.

L’ORGANO PIU’ ANTICO D’ITALIA Chiesa di S.Petronio a Bologna (piazza Maggiore). Questo strumento è stato costruito nel 1474 da Lorenzo da Prato, ed è perfettamente funzionante, grazie anche all’intervento di restauro effettuato negli anni ’80. Per l’epoca in cui è stato costruito è da considerarsi un organo di notevoli dimensioni (la canna centrale è alta più di 8 metri!). E’ collocato su una tribuna al lato destro dell’Altare maggiore; in fronte ad esso si trova un altro organo un poco più recente, costruito nel 1595 da Malamini. Nota: questo strumento non ha mai subìto alcuna modifica nel mezzo millennio trascorso dalla data della sua costruzione, ad oggi (rammentiamo che Cristoforo Colombo approdò per la prima volta in America quasi vent’anni dopo!). Pertanto ci è pervenuto perfettamente ed integralmente originale in tutte le sue parti.

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SSvviilluuppppoo eedd eevvoolluuzziioonnee

Nel 1400 si iniziano a costruire organi più grandi che, a causa della loro imponente mole, non era più possibile trasportarli da un luogo all’altro, come i portativi ed i positivi.

Nasce così l’ Organo Maggiore la cui installazione diviene fissa: in genere veniva collocato in tribune sopraelevate (in Presbiterio, nell’abside o sopra il portale d’ingresso); raramente veniva collocato a pavimento.

Contemporaneamente comparivano le prime rudimentali pedaliere, quasi sempre prive di registri propri, che svolgevano il compito di tenere premuti i tasti delle note più gravi delle tastiere.

Verso la seconda metà del ‘500 inizia il vero sviluppo tecnico e fonico dell’organo, che si evolve in maniera differente tra i vari Paesi.

IIttaalliiaa La maggior parte degli

organi che venivano costruiti in Italia aveva una sola tastiera (anche se nella seconda metà del ‘700 ne fu costruito uno di sette tastiere nella chiesa di S.Pietro a Trapani): in genere questa tastiera aveva un’estensione piuttosto limitata, di una quarantina di tasti, e la prima ottava era ‘in sesta’ (o ‘scavezza’).

Ciò significava che questa ottava non aveva la successione delle note, come le ottave normali (che seguono ad essa): iniziava dal tasto ‘Mi’ a cui, però, corrispondeva la nota ‘Do’; al tasto ‘Fa#’ corrispondeva la nota ‘Re’ mentre al tasto ‘Sol#’ corrispondeva la nota ‘Mi’.

A causa di questo, in quest’ottava mancavano 4 note: Do#, Mib, Fa#, Sol#.

Organo della Basilica della SS.Annunziata di Firenze.

Strumento costruito nel 1523 da Domenico di Lorenzo da Lucca. Ha una sola tastiera e la pedaliera è rudimentale; le piccole facciate della parte superiore sono costituite da canne mute ornamentali (denominazione tecnica ‘organetti morti’).

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La musica che veniva eseguita a quell’epoca era composta in tonalità che non esigeva la presenza di quei tasti mancanti.

La pedaliera degli organi italiani, inoltre, era di piccole dimensioni (spesso anch’essa con la prima ottava ‘in sesta’) con pochi registri propri di basseria.

La quasi totalità degli organi costruiti in Italia fino quasi alla fine del secolo scorso, aveva una caratteristica singolare: i registri erano ‘spezzati’.

Ciò significava che ogni registro invece di agire con un singolo comando per tutta l’estensione della tastiera, era diviso a metà: la parte grave (‘bassi’) e la parte acuta (‘soprani’) della tastiera, ed ognuna era comandata da una leva separata.

Così nella stessa tastiera si potevano ottenere contemporaneamente due timbri differenti: uno per l’accompagnamento (o per il contro-canto) e l’altro per la parte solista.

La composizione fonica degli strumenti d’allora era costituita da serie di registri appartenenti alla famiglia dei ‘Principali’ (Principale, Ottava, Decimaquinta, Ripieno, ecc.) e quelli appartenenti alla famiglia dei ‘Flauti’ (Bordone, Nazardo, Ottavino, ecc.); i registri appartenenti alla famiglia delle ‘Ance’ (Tromba, Clarino, Oboe, Bombarda, ecc.) erano rari.

Dal 1600 al 1800 i costruttori d’organi (‘organari’) più famosi furono: Antegnati, Callido, Serassi, Inzoli, Bossi.

Nei nostri giorni, tra le molteplici ditte organarie italiane, possiamo citare: Tamburini di Crema, Mascioni di Varese, Ruffatti di Padova, Zanin di Codroipo, Michelotto di Padova, Chichi di Firenze, Ferraresi di Ferrara, Pedrini di Crema, Ciresa di Bolzano, Bigi di Reggio Emilia, ecc.

Raffigurazione della 1^ ottava ‘in sesta’

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SSppaaggnnaa

Nel 1600, nell’organo spagnolo troviamo uno strumento più complesso ed avanzato tecnologicamente, rispetto a quello italiano (anche se sovente era sprovvisto di pedaliera, o quand’era presente, era costituita da grossi pulsanti che tenevano premute le note più gravi delle tastiere).

Le tastiere, invece erano in genere almeno due (ma spesso erano tre od anche più) e, caratteristica molto importante, disponeva di un corpo di canne staccato dal corpo principale: il Positivo ‘tergale’.

Questa denominazione era dovuta ai seguenti fattori: - ‘Tergale’ perchè si trovava a ridosso della schiena dell’organista - ‘Positivo’ perché era più vicino all’assemblea, in quanto sporgeva dalla tribuna.

L’organo spagnolo fu quello sul quale comparvero, per la prima volta, le serie di trombe collocate orizzontalmente e fuori dalla cassa dello strumento: le ‘Trombe a squillo’ (o Trombe ‘en chamade’ se si vuol usare il corrispettivo termine fran-cese).

A questo punto è necessario spiegare la differenza che esiste tra le canne di tipo ‘labiale’ e quelle di tipo ad ‘ancia’.

Nelle canne ’labiali’ (come quelle di Flauto, Principale, Viola, ecc.) il suono viene emesso dal taglio trasversale situato poco al di sopra dell’imboccatura di ogni canna: si forma una turbolenza, che fa entrare in vibrazione la canna.

Pertanto il suono che viene generato da queste canne è gene-ralmente molto armonioso e di scarsa potenza.

Nelle canne ad ‘ancia’ (come quelle di Tromba, Clarino, Fagotto, Bombarda, ecc.) il suono viene generato dalla vibrazione di una làmina metallica situata all’in-terno dell’imboccatura (alla base della canna) e fuoriesce dall’estremità superiore; la ‘tuba’ svolge la funzione di padiglione acustico per rinforzare il suono.

Pertanto il suono che viene emesso è di per sé stesso molto potente; per di più se le collochiamo orizzontalmente all’esterno della cassa, in direzione della navata, esse acquistano una potenza veramente eccezionale.

Cattedrale di Toledo – Il grande organo costruito nel 1758

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NNoorrdd--EEuurrooppaa Lo strumento che ha lasciato

un’impronta decisiva sullo sviluppo tecnico e fonico nella storia fu l‘organo fiammingo.

Già nel 1600 disponeva di due o più tastiere (spesso erano tre) con pedaliera in genere di 27 note, ed un numero di registri abbondante e ripartito in modo equilibrato tra le varie tastiere e nella pedaliera.

Possedeva anche tutte quelle famiglie di registri, che fanno di un organo uno strumento veramente completo (Principali, Flauti, Mutazioni semplici e composte, Ance, ecc.).

Fin da allora, negli strumenti più grandi, non era raro trovare registri con canne gigantesche (più di 10 metri d’altezza) che riproducevano suoni al limite dell’infrasonico.

Oltre a queste caratteristiche foniche e timbriche, veniva molto

curato l’aspetto esteriore degli strumenti, con facciate di bellezza straordinaria (basti guardare la foto di copertina di questo fascicolo) che impreziosivano notevolmente il decoro degli ambienti in cui erano inseriti.

Questo era anche in parte motivato dal fatto che le religioni maggiormente diffuse in quei Paesi, erano quelle Protestanti, che nelle proprie chiese non ammettono alcuna forma di decorazione, se non l’organo.

Gli organi fiamminghi ebbero tale importanza sull’evoluzione tecnologica dello strumento, che da essi derivarono gli organi tedeschi (ancor oggi considerati i migliori in assoluto) sui quali rifulse l’incommensurabile ingegno musicale di J.S.Bach.

Gli organi francesi e quelli inglesi, invece, non ebbero influenza determinante sull’evoluzione tecnica dello strumento.

A titolo di cronaca possiamo sintetizzare che in Francia, nel secolo scorso, vennero costruiti organi di grandi dimensioni (es. S.Sulpice a Parigi, 5 tastiere, 8.000 canne).

In Inghilterra, invece, nello stesso periodo iniziarono a costruire organi con gruppi di canne alimentate a fortissima pressione.

Chiesa St. Laurenskirche di Rotterdam (Olanda)

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Infatti le pressioni normali variano da 45 a 80 mm. in colonna d’acqua; negli organi inglesi di grandi dimensioni, vi sono sezioni alimentate oltre i 200 mm. (fino ad arrivare a 1.000 mm.!).

Le tubazioni dell’aria (che abitualmente sono costituite da canalizzazioni in legno) in queste sezioni invece sono in metallo, ed essendo soggette a surriscaldamento, le parti terminali di quelle che arrivano a 1.000 mm. in colonna d’acqua sono addirittura ‘incamiciate’ all’interno di condutture in cui scorre acqua per il loro raffreddamento.

Inoltre, queste canne, frequentemente vengono agganciate con delle molle, per evitare che volino via come missili.

Questo era incredibilmente successo negli anni ’30 nel Duomo di Messina, quando l’organista iniziò a collaudare il monumentale strumento (5 tastiere, 14.000 canne circa) da poco terminato: appena pose le mani sulla tastiera, queste canne (che erano state messe orizzontalmente all’esterno della cassa) erano schizzate come frecce in mezzo alla navata!

In America, nei primi decenni di questo secolo, vennero realizzati strumenti di dimensioni colossali, tra i quali i più grandi in assoluto sono quello del-l’Auditorium di Atlantic City nel New Jersey (7 tastiere, 33.133 canne!) e quello del Wanamaker Store di Philadelphia (6 ta-stiere, 30.000 canne circa).

C’è però da sottolineare che gli organi di colossali dimensioni (definiti ‘eclettici’ dall’organologo Corrado Moretti) hanno generalmente un appiattimento timbrico, anche se dispongono di una fragorosa potenza sonora.

Basti pensare che il registro ‘Ophicleyde’ (una specie di Tromba) dell’immenso strumento di Atlantic City, ha una potenza talmente lacerante, pari al fischio di 7 locomotive a vapore!!

Pertanto, in questi organi, si cerca più l’impatto sonoro, invece che la purezza timbrica e la caratterizzazione di ogni singolo registro.

Organo del Duomo di Messina

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TTeeccnniicchhee ddii ttrraassmmiissssiioonnee

Fino alla seconda metà del 1800, tutti gli organi esistenti nel mondo avevano un fattore in comune: erano tutti a trasmissione ‘meccanica’.

Questo significava che l’apertura delle valvole di immissione dell’aria nelle canne era azionata da fili di ferro (o listelli di legno) collegati alle tastiere ed alla pedaliera.

Il vantaggio più importante consisteva nel fatto che questo sistema di trasmissione dava la possibilità (all’esecutore veramente esperto) di poter controllare l’apertura delle valvole in modo graduale o in modo istantaneo, premendo più o meno velocemente i tasti (cosa impossibile per tutti gli altri sistemi di trasmissione, come vedremo in seguito).

Il problema più grave invece era determinato dalla durezza dei tasti che aumentava a mano, a mano che l’organo aumentava di dimensioni (come l’organo della chiesa di Nostra Signora della Consolazione di Genova – Locatelli a 3 tastiere del 1880 – che ha durezza di tastiere talmente elevata, da far venire crampi alle mani!).

Questo problema costrin-geva i costruttori ad escogitare sistemi di contrappesi atti a bilanciare il peso delle tra-smissioni stesse, in modo che fosse meno faticoso suonare quegli strumenti.

Un altro problema era costituito dal fatto che la consolle, per logiche motivazioni tecniche, era inserita a diretto contatto del corpo fonico: ciò è un considerevole vantaggio per l’uso concertistico, ma non lo è affatto per l’uso liturgico (in quanto l’organista si trova molto distante dalle assemblee, durante le Funzioni).

Nella città di Parma vi sono diversi organi a trasmissione meccanica, ma purtroppo sono quasi tutti strumenti piccoli, con una sola tastiera (ed alcuni versano in condizioni di sconsolante abbandono).

Tra i meglio conservati si possono citare: Conservatorio (Merulo della fine del 1500 e Formentelli a tre tastiere, 1978), Steccata (A. Negri-Poncini, 1780), S.Michele (B. Poncini, 1736), SS.Annunziata (Serassi, prima metà del 1800), Ognissanti (B. Poncini, 1747), S.Cristina (A. Negri-Poncini, 1764).

Consolle a trasmissione meccanica (Serassi, metà del 1800) Sono visibili i collegamenti in filo metallico delle tastiere e della pedaliera

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Verso la seconda metà del 1800 comparvero i primi organi con trasmissione pneumatica, costituita da tubicini, che collegavano i tasti alle valvole di immissione dell’aria nelle canne: premendo un tasto si faceva entrare in pressione l’aria all’interno del relativo tubicino, in modo che essa svolgeva la funzione di servocomando per l’azionamento dell’apertura della valvola a cui il tubo era collegato.

Questo tipo di trasmissione comportava alcuni vantaggi, ma anche dei gravi ed irrisolvibili problemi, che ne determinarono la quasi immediata decadenza.

Il vantaggio maggiore era costituito dal fatto che non era più necessario premere con forza i tasti, in quanto il tocco era divenuto leggerissimo; si potevano suonare quindi organi di

grandi dimensioni senza usare la minima fatica.

Un altro vantaggio era derivato dalla possibilità di installare la consolle relativamente lontana dalle canne, in modo che l’organista poteva trovarsi più vicino all’assemblea.

Per contro, la trasmissione pneumatica comportava un gra-vissimo problema: il ritardo di attacco, dovuto al tempo che l’aria impiegava per entrare in pressione (e quindi ad azionare l’apertura delle valvole sotto le canne): questo rendeva decisamente problematica l’esecuzione di brani

molto veloci.

Un altro serio problema era derivato dal fatto che questo tipo di organi necessitava di frequenti riparazioni: se si verificavano perdite d’aria, poteva accadere che alcune parti dello strumento rimanessero mute o, peggio ancora, si mettessero a suonare da sole (trasuoni).

Attualmente a Parma sono rimasti solo tre organi con trasmissione pneumatica: S.Antonio, S.Sepolcro e nella chiesa Protestante Evangelica Metodista; fino a qualche decina d’anni fa, esistevano anche nelle chiese di S.Pietro, Oratorio dei Rossi (ora S.Teresa) e SS.Annunziata.

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Il sistema di trasmissione pneumatica venne utilizzato per pochi decenni, anche perchè, all’inizio di questo secolo, con l’avvento dell’elettricità si pensò ad applicarla all’organo: ebbe origine così la trasmissione elettrica.

Essa è costituita da fasci di sottili fili di rame isolato, nei quali scorre una corrente a bassa tensione (da 12 a 15 Volt circa) che fa scattare i relè (‘elettromagneti’) agganciati fisicamente ai tiranti delle valvole poste sotto le canne.

Esempio di trasmissione pneumatico-tubolare

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Con quest’ultimo sistema si potevano unire i vantaggi del sistema meccanico (imme-diatezza d’attacco) e di quello pneumatico (dolcezza di tocco).

Inoltre, con l’avvento della trasmissione elettrica, si sono potuti realizzare dei congegni (di notevole aiuto all’organista) che prima erano impensabili:

• Circuiti di memorizzazione delle combinazioni di registri (che permettono di modificare con rapidità le combinazioni timbriche)

• Raddoppi gravi ed acuti delle ottave (in modo che si possono ottenere effetti particolari e soprattutto un consistente aumento della potenza sonora nei forti)

• La possibilità di spostare a piacimento la consolle (grazie alla flessibilità del cavo di collegamento tra la consolle e le canne)

Nella città di Parma vi sono numerosi organi con questo tipo di trasmissione: Steccata, Duomo, S.Giovanni Evangelista, Corpus Domini, Oratorio dei Rossi, S.Pietro d’Alcàntara, S.Vitale, S.Tommaso, S.Croce, Istituto Missioni Estere, ecc.

E’ confortante considerare che, oltre a questi, si sono aggiunti altri strumenti di recente costruzione nelle seguenti chiese: Buon Pastore, S.Maria del Rosario e Spirito Santo.

Purtroppo l’unico punto negativo della trasmissione elettrica lo si identifica nel fatto che, nonostante abbia assoluta imme-diatezza d’attacco, non permette di dosare la gradualità di apertura delle valvole di immissione dell’aria nelle canne (prerogativa unica degli organi a trasmissione meccanica).

Per ovviare a questo incon-veniente, ultimamente, si costruiscono anche organi ai quale viene applicata la trasmissione meccanica alle tastiere ed alla pedaliera, mentre viene applicata quella elettrica ai registri ed ai congegni di comando (pistoncini, pedaletti, combinazioni aggiustabili e fisse, ecc.).

Nella nostra città non esiste alcun organo di questo tipo: i più pregevoli, a breve distanza da Parma, li troviamo nella chiesa di S.Maria dei Servi a Bologna, nel Duomo di Cre-mona e nel Duomo di Piacenza.

L’ultima generazione di orga-ni a trasmissione elettrica si avvale anche dell’ausilio di interfacce elet-troniche Midi, in modo che tutti i movimenti vengono controllati e gestiti da un computer (come l’organo di Notre-Dame di Parigi)

(Front)

Nuovo organo di Notre-Dame, a Parigi Trasmissione elettrica, con ausilio di interfaccia Midi computerizzata

(Rear)

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DDeessccrriizziioonnee tteeccnniiccaa

L’organo è uno strumento molto complesso, ed è formato dalle seguenti parti principali:

ELETTROVENTOLA – MANTICI – SOMIERI – CANNE – CONSOLLE - TRASMISSIONE

Raffigurazione schematica delle parti componenti dell’organo

Elettroventola Mantice

Tubazioni dell’aria (portavento)

Canne

Somiere

Consolle

Trasmissione

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EElleettttrroovveennttoollaa E’ una grande ventola azionata da un motore elettrico: girando vorticosamente,

produce l’aria necessaria allo strumento per suonare.

Anticamente, prima dell’avvento dell’energia elettrica, l’aria era generata da una serie di mantici di pompaggio manovrati manualmente da persone incaricate per questo compito: i ‘tiramantici’.

Negli organi di grandi dimensioni, potevano esserci più tiramantici che lavoravano contemporaneamente: nell’organo dove suonava J.S.Bach, ce n’erano addirittura 14!

Mantice

Valvola a tendina

Elettroventola

Tiramantici

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MMaannttiiccii Sono dei grossi ‘soffietti’ (come quelli che si potevano vedere nelle vecchie officine

dei fabbri) che hanno il compito di immagazzinare l’aria, inviata loro dall’elettroventola, e di stabilizzarla alla giusta pressione determinata in fase di costruzione dello strumento.

La loro forma è generalmente di due tipi: a cuneo (con movimento con fulcro laterale) o a lanterna (a movimento verticale).

Mantice a cuneo

Mantice a lanterna (con elettroventilatore)

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SSoommiieerrii Sono dei grandi cassoni in

legno, chiusi ermeticamente, in cui nella parte superiore vi sono dei fori dove vengono infilate le canne.

Hanno il compito di distribuire l’aria (inviata loro dai mantici) alle canne, nella maniera desiderata dall’organista.

Ciò è possibile perchè al loro interno ci sono dei meccanismi che permettono di far suonare solamente quelle file di canne che l’esecutore ha programmato; per comprendere meglio: se in un somiere vi sono 5 file di canne (es. Flauto, Viola, Tromba, Clarino e Oboe) si può scegliere di far suonare solo quelle Viola e Oboe, e far rimanere mute le altre.

Perché tutto ciò avvenga senza problemi, è comprensibile che i somieri debbano essere costruiti con la massima precisione e con legno molto bene stagionato: la più lieve deformazione ne compromette il funzionamento, dando luogo ai tanto temuti ‘trasuoni’.

CCaannnnee Sono ‘tubi’ di forme e materiali più disparati e costituiscono il corpo fonico, quindi

la parte più importante dello strumento.

Somiere (alla base) con file di canne

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La lunghezza determina l’altezza delle note emesse, mentre il diametro, la forma ed il materiale caratterizzano il timbro.

Per quanto concerne la lunghezza, basta considerare che più le canne sono alte, più il suono è grave (e viceversa).

A titolo di esempio: in un grande organo (come quello di Atlantic City) vi sono delle file di canne che raggiungono i 20 mt. d’altezza, che riproducono frequenze subsoniche (all’ordine di soli 8 Hz) che corrispondono al registro ContraProfondo 64’ (da leggersi 64 piedi, in quanto, per convenzione internazionale, come unità di misura dell’altezza delle canne viene utilizzato il piede inglese - simboleggiato da un apostrofo a fianco del numero - che corrisponde a 33 cm. circa; fanno eccezione solo gli organi costruiti in Paesi di dominazione spagnola, che in genere utilizzano il palmo, equivalente a 20 cm. circa).

Per quanto concerne il timbro, possiamo sintetizzare (in modo molto semplificativo, rispetto alla complessità di questo argomento) con il seguente specchietto:

Questa descrizione riguarda le canne appartenenti alla famiglia delle LABIALI, cioè quelle più comuni, che poco al di sopra della loro base, hanno un taglio trasver-sale da cui esce il suono (come la figura di canna di flauto qui a fianco)

Infatti vi è un’altra famiglia di canne che ha forma e funziona-mento del tutto diversi: le ANCE (osservare il disegno più a destra).

Tra questo secondo tipo di canne appartengono i registri di Tromba, Oboe, Clarino, Fagotto, Bombarda, Regale, ecc.

DIAMETRO

FORMA

MATERIALE

STROZZATA = timbro nasale

LEGNO = timbro cupo

CILINDRICA = timbro aperto

METALLO = timbro chiaro

STRETTO = timbro aspro

LARGO = timbro dolce

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Le canna ad ancia, come già avuto modo di illustrare nel capitolo relativo agli organi spagnoli, si presentano generalmente come un lungo cono rovesciato alla cui base (all’interno dell’imboccatura, o piede) vi è inserita una làmina vibrante, in ottone: l’ancia.

In questo caso, essendo la làmina a generare il suono, la canna ha solo lo scopo di amplificare, come una cassa armonica; volendo, si potrebbe togliere la tuba (o corpo) ma il suono che ne risulterebbe, sarebbe mediocre e di scarsa potenza.

Questo tipo di registri è il più potente di tutti quelli dello strumento, ma sono soggetti ad un fastidioso inconveniente: si stonano molto frequentemente.

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Dalle note riportate in questo capitolo, ci si rende conto che un organo necessiti di un gran numero di canne, perché ognuna riproduce un solo ed unico suono (e non un altro).

Esempio: una canna di Flauto non può emettere anche il suono di una Viola, né quello di una Tromba, né quello di un Ottavino.

Pertanto, più sono numerose le file di canne, più lo strumento è ricco di combinazioni timbriche e (di conseguenza) più lo strumento è grande.

Il numero di canne non è limitato a quelle che si vedono nella tribuna di facciata (come spesso ingenuamente credono coloro che non conoscono l’organo): addirittura talvolta le canne di mostra sono mute!

Esse adempiono a due compiti molto importanti:

• Riparare dalla polvere le canne vere, in quanto la polvere e l’umidità sono i peggiori nemici per l’organo

• Funzione estetica, in quanto le canne vere sono disposte con un ordine tecnico, dettato da esigenze costruttive

Ritornando all’affermazione che, più sono numerose le canne, più l’organo è grande, aggiungiamo che uno strumento, per essere sufficiente per svolgere il servizio liturgico, deve disporre di almeno 800 canne; per l’uso concertistico, invece, ne deve avere più di 2.000

Citiamo qualche esempio:

• Duomo di Parma: 2 tastiere, 21 registri, 1.400 canne circa • Steccata di Parma: 4 tastiere, 63 registri, 4.370 canne • Duomo di Milano: 5 tastiere, 156 registri, 16.000 canne circa • Auditorium di Atlantic City: 7 tastiere, 983 registri, 33.112 canne

ancia

LABIALI AD ANCIA

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CCoonnssoollllee E’ la centrale dell’organo, cioè la parte dello strumento nella quale vi sono tutti i

comandi su cui agisce l’organista (tastiere, pedaliera, registri, pistoni, pedaletti, ecc.).

Le tastiere (denominate anche manuali) hanno generalmente 5 ottave (61 tasti, dal Do n.1 al Do n.6) e possono essere di numero variabile: da una, a sei (come l’organo del Duomo di Monreale a Palermo, che ha quasi 11.000 canne) o addirittura sette (come l’organo di Atlantic City).

Ai lati delle tastiere (o più raramente nel frontale, sopra di esse) vi si trovano i registri, che comandano le corrispondenti file di canne.

La forma di questi ultimi, può presentarsi in diversi modi: a placchetta reversibile (come gli interruttori della luce), a linguetta, a pomello, a manetta con incastro, ecc. (si possono notare nelle foto riportate a pag. 3 ed a pag. 10 di questo fascicoletto).

Alla base della consolle vi si trova la pedaliera, che è una vera e propria tastiera, con tasti costituiti da lunghe stecche di legno, e che ad essa vi sono collegate le canne più grosse dello strumento: i bassi.

La pedaliera viene suonata dall’organista, con il tacco e la punta dei piedi: questa affermazione potrebbe sembrare umoristica e denigrante, ma se osserviamo un esecutore mentre suona, ci rendiamo conto che essa svolge una funzione molto importante.

Infatti, con l’evoluzione della letteratura organistica nel corso dei secoli, dall’iniziale semplice compito di tenere premuti i tasti delle note più gravi della tastiera, è arrivata a svolgere delle parti musicali propriamente sue, con una partitura ben definita.

A conferma di ciò, se analizziamo uno spartito di musica per organo, notiamo che i pentagrammi sono riuniti a gruppi di tre (invece che due, come quelli del pianoforte): uno riguarda la mano destra (quello superiore) un altro per la mano sinistra (quello in mezzo) ed infine uno per la pedaliera (quello inferiore).

TTrraassmmiissssiioonnee Come già ampiamente accennato nel precedente capitolo ‘Tecniche di Trasmissione’

(pag. 16-17-18) riportiamo sinteticamente i principali tipi di trasmissione:

• Trasmissione meccanica : Fili di ferro o listelli di legno

• Trasmissione pneumatica : Tubicini d’aria

• Trasmissione elettrica : Fili di corrente

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FFaabbbbrriiccaazziioonnee ddii uunn oorrggaannoo

Lavorazione canne di metallo

Lavorazione canne di legno

Allestimento consolle

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GGllii uullttiimmii oorrggaannii nnaattii nneellllaa cciittttàà ddii PPaarrmmaa

(1997) S.Maria del Rosario Via Isola • 2 tastiere • 35 registri • 1.650 canne circa In questo strumento, sono state utilizzate anche le canne pro-venienti dall’antico Serassi preesistente nella chiesa di S.Pietro (in piazza Garibaldi) e che era stato rimaneggiato all’inizio di questo secolo dal-l’organaro Gazza, di Parma.

Entrambi gli strumenti sono stati realizzati dall’artigiano Michelotto di Padova

(1998) Spirito Santo Via S.Eurosia

• 2 tastiere • 32 registri • 1.500 canne circa

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LL’’oorrggaannoo ppiiùù ggrraannddee ddii PPaarrmmaa

CChhiieessaa ddii SS..MMaarriiaa ddeellllaa SStteeccccaattaa Corpo d’organo in abside (Vegezzi-Bossi, 1892 - Tamburini, 1970)

Consolle generale, a trasmissione elettrica

Corpo d’organo antico (Antegnati, 1574 - Negri-Poncini, 1780)

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Caratteristiche tecniche

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LL’’oorrggaannoo ppiiùù ggrraannddee dd’’IIttaalliiaa

DDuuoommoo ddii MMiillaannoo

- 5 tastiere

- 157 registri reali

- 222 registri a placchetta

- 16.000 canne circa

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LL’’oorrggaannoo ppiiùù ggrraannddee ddeell mmoonnddoo

AAuuddiittoorriiuumm ddii AAttllaannttiicc CCiittyy ((NNeeww JJeerrsseeyy))

- 7 tastiere

- 983 registri reali

- 220 registri ausiliari

- 1.250 registri a placchetta

- 33.112 canne

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LL’’oorrggaannoo ccoonn ccaannnnee ddii bbaammbboooo

LLaass PPiiññaass ((FFiilliippppiinnee)) Questo strumento, costruito nella seconda metà del secolo scorso, è divenuto un monumento nazionale delle Filippine.

Con ogni probabilità, Walt Disney ha preso lo spunto da quest’organo, per le scene dei cartoons (come la danza dei sette nani).

Le sue caratteristiche sono: 1 tastiera, 980 canne (di cui quasi 800 di bamboo)

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CCaannnnee ggiiggaanntteesscchhee……

RRooyyaall AAllbbeerrtt HHaallll ddii LLoonnddrraa

Normalmente l’altezza delle canne di un qualsiasi organo (che non sia stato costruito in modo limitativo) varia da un minimo di 7-8 cm. (come le canne delle varie file di ripieno) fino ad arrivare a 5 metri circa (la basseria che riproduce la frequenza di 32 Hertz).

Negli organi più grandi, invece, si possono trovare canne veramente gigantesche, che possono arrivare ad altezze di 20 metri (come è già stato affermato nelle precedenti pagine).

A parole è difficile rendersi conto di quanto esse possano veramente essere grandi (in altezza e, in proporzione, anche di diametro): osservando le immagini di questa pagina (ritratte dalla copertina di un disco) si può veramente comprendere quanto possano essere imponenti queste canne.

L’organista (Ralph Davier) è ritratto in prossimità delle canne del lato sinistro della facciata.

La canna più a destra della foto in alto, è la prima a sinistra della foto qui a fianco.

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CCoonncclluussiioonnii……

Al termine di questa breve ‘panoramica’ sulla storia, evoluzione e tecnica dell’organo, possiamo riassumere con le seguenti note di base:

• L’organo è uno strumento aeròfono

• E’ stato inventato nel III° secolo a.C. da Ctesibio di Alessandria d’Egitto

• Ha subìto un’evoluzione storico-tecnica differenziata tra i vari Paesi Europei

• E’ composto da elettroventola, mantici, canne, somieri, consolle e trasmissione

Il suo funzionamento, pertanto, è determinato dalla successione d’azioni, come di seguito descritto:

• L’elettroventola genera l’aria e la invia ai mantici

• I mantici stabilizzano l’aria alla giusta pressione, e la trasmettono ai somieri

• I somieri distribuiscono l’aria alle canne, nel modo voluto dall’organista

• La trasmissione, azionata dalle tastiere, comanda l’apertura delle valvole di immissione dell’aria nelle canne

***** * *****

In considerazione della complessità della realizzazione fisica di ogni organo, si può

comprendere che essa comporti dei costi molto elevati: ciò è dovuto alla grande quantità di materiale pregiato che deve essere utilizzato, e dal costo della manodopera di personale tecnico altamente specializzato.

A rafforzare tale affermazione, basti dire che per costruire l’organo della Chiesa Magistrale di S.Maria della Steccata in Parma, sono occorsi due anni e mezzo di lavoro (dal 1968 al 1970).

Attualmente (1998) per realizzarne uno identico (senza considerare che questo ha parti antiche, di grandissimo valore) si dovrebbe sostenere una spesa oscillante tra un miliardo e mezzo, ai due miliardi di lire (secondo le Case Organarie a cui si affiderebbe il lavoro).

Ugo Leoni

Ugo LEONI ORGANISTA LITURGICO Organista titolare della Chiesa Magistrale di S.Maria della Steccata in Parma (dal 1976)

Via Carroni, 6 – 43035 Felino (PR) Tel. 0521-831816 o 338-9935418

I N D I C E

Brevi cenni storici

• L’inventore Pag. 1 • Gli organi portativi Pag. 1 • Gli organi positivi Pag. 1 • L’organo più antico del mondo Pag. 4 • L’organo più antico d’Italia Pag. 4

Sviluppo ed evoluzione

• Italia Pag. 5 • Spagna Pag. 7 • Nord-Europa Pag. 9

Tecniche di trasmissione

• Trasmissione meccanica Pag. 10 • Trasmissione pneumatica Pag. 11 • Trasmissione elettrica Pag. 11

Descrizione tecnica

• Raffigurazione schematica Pag. 13 • L’elettroventola Pag. 14 • I mantici Pag. 15 • I somieri Pag. 16 • Le canne Pag. 16 • La consolle Pag. 19 • La trasmissione Pag. 19

Fabbricazione di un organo Pag. 20

Gli ultimi organi costruiti a Parma Pag. 21

L’organo più grande di Parma Pag. 22

L’organo più grande d’Italia Pag. 24

L’organo più grande del mondo Pag. 25

L’organo con canne di bamboo Pag. 26

Canne gigantesche Pag. 27

Conclusioni Pag. 28

Ugo Leoni, nato nel dicembre 1953, manifesta precocemente una grande passione per l’organo e per la letteratura organistica.

A soli 13 anni accompagna regolarmente le Funzioni nella propria chiesa parrocchiale delle SS.Stimmate in Parma.

Nel 1971, a 17 anni, assume l’incarico di organista presso il Santuario della Beata Vergine del S.Rosario di Fontanellato.

Mantiene quest’impegno per tre anni, dopodiché diventa organista nelle chiese di S.Vitale e S.Sepolcro, nel centro storico della città di Parma.

Infine, nel 1976, accetta con entusiasmo il prestigioso incarico di organista della Chiesa Magistrale di S.Maria della Steccata, propostogli dall’allora Prefetto della chiesa, Mons. Arnaldo Marocchi.

Nel 1991, inoltre, diviene anche organista onorario della chiesa abbaziale di S.Giovanni Evangelista: qui ha collaborato, come consulente, nel restauro del grande strumento, avvenuto nel 1997.

Da molti anni ha dato vita all’iniziativa didattica, del tutto gratuita, consistente nel condurre scolaresche e gruppi di persone a visitare gli interni di questo magnifico organo: il successo di questa iniziativa è veramente confortante!

E’ totalmente autodidatta poiché, per necessità familiari, da giovane ha dovuto intraprendere studi ben diversi da quelli musicali, tant’è vero che se qualcuno gli chiede, mentre sta suonando, se è diplomato, risponde spiritosamente:

– Sì, elettricista! –

Foto di copertina:

Imponente facciata di canne (22 m. d'altezza) del magnifico organo settecentesco di S.Bavone ad Haarlem, in Olanda