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VILFREDO PARETOPROF. GIULIANO DE VITA

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Università Telematica Pegaso Vilfredo Pareto

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 PARETO E LA TEORIA DELL’AZIONE ------------------------------------------------------------------------------- 3

2 LE CLASSI DEI RESIDUI E DELLE DERIVAZIONI --------------------------------------------------------------- 10

3 PARETO, INTERESSE E UTILITÀ -------------------------------------------------------------------------------------- 13

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16

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1 Pareto e la teoria dell’azione

Vilfredo Pareto (1848-1923) fu prima ingegnere, poi economista, infine sociologo.

Nacque a Parigi nel 1848, suo padre era un marchese in esilio in Francia per ragioni

politiche. Rientra in Italia nel 1859 a Casale Monferrato.

Negli anni Venti giudica la situazione italiana caotica e pericolosa, si dimostra contrario al

partito socialista.

Il fascismo lo inserisce nelle liste dei senatori da presentare al re, anche se la sua adesione a

Mussolini resta comunque cauta. Muore nel 1923.

Nella cultura italiana del tempo Pareto ha una dimensione quasi iconoclasta. Quando

completa gli studi di ingegneria al politecnico di Torino mantiene nella sua cultura l’impronta del

positivismo francese.

Rispetto agli studiosi italiani dell’epoca, progressisti prudentissimi o caratterizzati da un

massimalismo adolescenziale, egli appare teso a distruggere preconcetti, sentimentalismi, pulsioni

missionarie, utopie, demagogie.

La sua posizione è rigorosamente scientifica.

Egli, infatti scrive:

«Spinto da un desiderio di apportare un complemento indispensabile agli studi di economia

politica e soprattutto ispirandomi all’esempio delle scienze naturali, io sono stato indotto a

comporre il mio Trattato di sociologia il cui unico scopo - dico unico e insisto su questo punto - è di

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ricercare la realtà sperimentale per mezzo dell’applicazione alle scienze sociali dei metodi che

hanno fatto le loro prove in fisica, in chimica, in astronomia, in biologia e in altre scienze simili».

Questa dichiarazione, che si trova negli Scritti sociologici, pubblicati nel 1946, è la sintesi

degli obiettivi di Pareto.

Egli vede il sistema sociale come un sistema fisico-chimico, nel quale le molecole sono

rappresentate dai singoli umani con le loro particolarità che interagiscono al momento della

“miscelazione sociale”.

Nel Trattato di sociologia generale, scritto nel 1916, Pareto mette sotto analisi l’irrazionalità

del comportamento umano.

Tuttavia, contrariamente a quanto fa Veblen negli Stati Uniti, egli non opera il distacco dalla

teoria economica, ma ne integra le astrazioni per arrivare, attraverso lo strumento sociologico e

psicologico, alla spiegazione di quelle manifestazioni del comportamento umano che l’analisi

economica non è riuscita a penetrare.

Pareto, insomma, vuole separare in modo concettuale le componenti razionali dell’azione

dalle componenti non razionali.

Nel distinguere i fatti umani Pareto individua un nucleo costante costituito da

manifestazioni di istinti, sentimenti, interessi che egli definisce residuo, e un nucleo variabile

costituito da tentativi di giustificare razionalmente l’irrazionale, detto derivazione.

Su questa distinzione Pareto costruisce l’edificio della sua Sociologia e arriva alla

formulazione della teoria dell’equilibrio sociale che, a somiglianza di quella dell’equilibrio

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economico, appoggia sui fattori individuali già citati e sui fenomeni d’insieme, di gruppo, ai quali i

fattori individuali danno vita.

Quando Pareto passa al settore politico, conclude che la società ha una struttura elitaria,

che le masse sono incapaci di governarsi, che le élite (data la legge della competizione e della

conseguente selezione dei più forti) sono destinate ad ascendere e a decadere (teoria della

circolazione delle élite).

Per Pareto i popoli, ad eccezione di brevi periodi di tempo, sono sempre guidati da

un’aristocrazia, intendendo questo termine come indicativo dei più forti, dei più energici, dei più

capaci sia nel positivo sia nel negativo. Ma per legge fisiologica le aristocrazie non reggono

all’onda lunga e perciò la storia umana procede per alternanze di aristocrazie varie alla guida dei

popoli.

Pareto non perde d’occhio quanto accade attorno a lui.

È il momento in cui i partiti prendono sempre maggior forza, organizzandosi meglio e

quindi meglio penetrando nel tessuto sociale del paese.

Il socialismo è sulla cresta dell’onda, fa diga in difesa dei diritti dei contadini, dei mezzadri,

dei braccianti, degli operai, si presenta come pista di lancio dell'umanità verso il “mondo giusto e di

uguali”.

Pareto, invece, partecipa attivamente alla battaglia liberista contro il protezionismo e

l’asservimento dello Stato a interessi privati.

Quanto avviene in Italia sembra la conferma sperimentale della teoria delle élite: conquista il

potere l’élite fascista, che in un primo momento si fa portavoce delle masse e poi si allea - essendo

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incerto il rapporto di forza - con la vecchia “aristocrazia” che voleva cacciare, per essere anche solo

partecipe del potere e degli onori di questa.

Più tardi la nuova élite stipulerà un’altra alleanza, anche questa da manuale paretiano: quella

con la Chiesa romana. Anni dopo, nuove conferme per Pareto: in Germania la presa del potere da

parte del nazismo e l’alleanza con la grande borghesia tedesca; in Unione Sovietica il socialismo

non diventa realtà e i popoli della Grande Russia si trovano dominati, anziché dall’aristocrazia

guidata dallo zar, dall’élite espressa dal partito al potere.

Pareto sostiene che la Sociologia, alla quale si dedica fervidamente dal 1897, è il seguito

logico dell’economia, poiché serve a ritrovare le condizioni che garantiscono l’equilibrio della

comunità.

In particolare, La Sociologia è una sintesi di discipline speciali: il diritto, l’economia, la

storia politica, la storia delle religioni: “alla loro sintesi – scrive infatti Pareto – che mira a studiare

in generale la società umana, si può dare il nome di sociologia”.

La società è composta da elementi che interagiscono fra di loro e tendono a compiere

imprese prevalentemente negative, che Pareto definisce azioni non logiche, in quanto non mettono

in atto la consapevolezza dei mezzi rispetto ai fini.

Ciò può accadere quando le persone si comportano seguendo l’istinto, oppure tengono

conto solo dei parametri soggettivi invece di considerare anche quelli oggettivi, basando le azioni su

fattori culturali e non logico-sperimentali.

Pareto basa lo studio sociologico sulle teorie, ovvero sulle credenze associate alle azioni,

dividendole in teorie logico/sperimentali (che riflettono fedelmente le azioni logiche) e in teorie

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non logico sperimentali, che, nonostante la loro falsità scientifica, svolgono un ruolo centrale sulla

società facendo leva sulla loro illusorietà.

Queste teorie negative sono composte da elementi quasi logici, tramite cui le persone

razionalizzano a posteriori i loro istinti e sentimenti, che prendono la definizione di derivazioni.

L’altra faccia delle teorie non logico/sperimentali sono i residui positivi dell’autentica

teoria logica.

L’applicazione più famosa di questa concezione sociologica è la teoria della circolazione

delle élites.

Secondo questa teoria i residui sono distribuiti incongruamente nella società, che a causa di

questa iniquità si divide in una classe dominante ed in una classe dominata, composta dalle

persone meno dotate.

La classe dominante è responsabile della forma politica della società e delle sue condizioni

di equilibrio.

Nella società ideale, si verifica un costante equilibrio dinamico tramite il ricambio continuo

e regolare dell’élite.

Quando ciò non è possibile, si può verificare un equilibrio statico o una situazione

sovversiva, che conduce ad un nuovo sistema politico e sociale (rivoluzione).

Quest’ultimo mutamento, secondo le considerazioni di Pareto, non potrebbe mai essere

positivo, in quanto la rivoluzione è sinonimo di regresso.

Queste considerazioni si distanziano notevolmente dalle teorie del materialismo storico e del

darwinismo sociale, che invece vedono nel progresso una forma di evoluzione.

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L'uomo non è quell’essere razionale che credono gli economisti. Le azioni umane possono

essere contemporaneamente assurde e positive.

Sono importanti da considerare i fatti, e per il Pareto, anche i valori sono fatti. Dei fatti

Pareto non vuole coglierne l'essenza.

Pareto non crede che la scienza possa comprendere la totalità del reale e dei fatti osservati,

anche se ciò potrebbe sembrare. Il confronto con i fatti è l’unica rigidità del suo metodo.

La distinzione tra azioni logiche e non, non ha senso e non è possibile senza un criterio

logico.

Nel giudicare logica un’azione, questa deve rispettare 2 condizioni: sia intenzionata in modo

logico; predisponga adeguatamente i mezzi per raggiungere un fine.

L’azione non logica è un’azione che non rispetta entrambi i criteri richiesti dal metodo

sperimentale.

Per Pareto le azioni logiche sono poche, si hanno presso i popoli “civili” (dov’è sviluppata la

scienza) e riguardano in gran parte economia e scienza. Non esclude che, a seconda del contesto,

un’azione non logica possa rivelarsi logica.

Per esempio prima della battaglia il generale romano consultava gli aruspici davanti alla

truppa. È un’azione non logica perché i mezzi non sono adeguati al fine (vittoria). Tuttavia il

generale, così facendo, dava convinzione ai soldati e l’azione diveniva logica.

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Un’azione non logica non è irrazionale

Il sociologo non deve indagare sul dove hanno origine le azioni non logiche o cosa sono, ma

su quali fatti le danno luogo; deve partire dai fatti senza considerare l’origine.

Gli esseri umani agiscono in base a impulsi, istinti, sentimenti e sentono insopprimibile il

dare una veste logica alle loro azioni, quasi sempre illogiche.

Un’azione si compone di 2 parti, la prima corrisponde a impulsi che rinviano a istinti,

sentimenti e simili, la seconda consiste nelle razionalizzazioni, nelle giustificazioni che gli uomini

danno alle loro azioni.

Il primo elemento è costante, l’altro varia.

Per esempio, in tutte le culture l’omicidio è proibito e punito. Tuttavia le motivazioni della

proibizione sono diverse, per ragioni religiose e giuridico/logiche. La proibizione dell’omicidio è la

parte costante, le motivazioni sono quella variabile.

In sintesi, per Pareto azione è composta da una parte costante, il residuo, e da una variabile,

la derivazione.

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2 Le classi dei residui e delle derivazioni

Sono due concetti chiave della teoria sociologica di Pareto:

1. residui = i sentimenti o le espressioni dei sentimenti inscritti nella natura umana;

2. derivazioni = i sistemi intellettuali di giustificazione delle azioni umane con i quali gli

individui camuffano le loro passioni. Si tratta di apparenza di razionalità.

In generale Pareto afferma che l’uomo è un essere irragionevole, ma raziocinante.

Raramente si comporta in modo logico, ma vuol far vedere ai suoi simili che si

comporta logicamente.

Nell’azione logica esiste una corrispondenza mezzi/fini sia per come l’individuo la

concepisce nella sua sia per come si attua oggettivamente nella realtà.

Il legame logico tra i mezzi e il fine esiste nella coscienza del soggetto agente e nella realtà

oggettiva e queste due relazioni oggettiva e soggettiva corrispondono.

Tutte le altre azioni sono dette non logiche e Pareto ne indica 4 generi:

1° Genere: azioni piuttosto rare che non hanno una condotta logica. Sono rare perché gli

uomini razionalizzano le azioni più assurde.

2° Genere: quasi la totalità delle azioni umane. Gli atti non sono logicamente connessi al

risultato, ma lo sono nella coscienza di chi agisce (per esempio, le danze magiche per la pioggia).

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3° Genere: azioni con risultato logico, avendo il soggetto compiuto atti giusti per

raggiungerlo e però senza averci pensato.

Azioni istintive (come le palpebre che si chiudono se un oggetto sta per colpire l’occhio).

4° Genere: azioni intenzionate in modo logico, che hanno un risultato oggettivamente

logico.

Ciò che gli uomini fanno non corrisponde a ciò che si proponevano di fare (per esempio, gli

imprenditori che cercano di ridurre i costi dei loro prodotti non si propongono di abbassare i prezzi

sul mercato, tuttavia il risultato è questo).

I residui sono le manifestazioni dei sentimenti e le cause principali delle azioni non logiche.

I residui si riferiscono agli istinti dell’uomo senza comprenderli tutti.

Gli interessi non sono compresi tra i residui.

L’interesse deriva da una presa di coscienza dell’individuo di uno scopo.

Massimizzare la ricchezza è un interesse che presuppone:

azioni logiche = Interesse economico.

Interesse politico = anche qui le azioni sono logiche

Pareto individua 6 classi di residui:

• l’istinto delle combinazioni = Mutamento-progresso-logica

• la persistenza degli aggregati = Conservazione-costumi-religione

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• il bisogno di manifestare i sentimenti con atti esterni = applauso

• l’istinto di socialità = creare associazioni, rispetto per disciplina, autorità e gerarchia,

sacrificio per gli altri, bisogno di uniformità.

• l’integrità dell’individuo = sanzioni, indignazione

• il residuo sessuale = puritanesimo

Il comportamento umano raramente si spiega con un solo residuo. Esiste, piuttosto, una

tensione tra i residui prodotta soprattutto dal conflitto tra cambiamento e conservazione.

Pareto, poi, individua 4 classi di derivazioni:

• Semplici affermazioni = “si fa così perché si fa così”:

Tono adatto, persona adatta.

• Affermazioni basate sul principio di autorità: Ipse dixit

“si fa così perché l’ha detto papà”.

• Richiamare principi, sentimenti, entità metafisiche: “si fa così altrimenti arriva il mostro”.

• Persuasione da prove verbali = frasi vaghe che non vogliono dire niente

Residui e derivazioni non devono essere troppo in contrasto tra di loro, altrimenti si genera il

caos.

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3 Pareto, interesse e utilità

Per Pareto in ogni tempo e in ogni luogo, la storia del passato ci mostra gli individui divisi in

gruppi che si procurano i beni sottraendoli ad altri gruppi che a loro volta fanno lo stesso.

Ogni società è divisa in 2 gruppi (strati): quello dei governanti e quello dei governati.

Tale gerarchia non manca mai.

Di solito lo strato superiore costituisce un élite minoritaria.

L'élite è costituita da coloro che hanno gli indici più elevati nella rispettiva attività.

Queste élites vanno divise in 2 parti: quella che detiene il potere e quella che vuole

sottrarglielo.

Lo stare al potere infiacchirà la prima élite che prima o poi dovrà cedere il potere all'altra

élite, più giovane e agguerrita.

La circolazione e la lotta tra élites è indispensabile. Il sistema sarà sempre più in equilibrio

quanto più la classe al potere saprà inglobare quella in ascesa e si mescoleranno gli uomini forti

(leoni) con quelli furbi (volpi).

La circolazione delle élites è inconvertibile e utile per la prosperità.

Pareto conclude che la storia della società umana è la storia dell'avvicendarsi delle

aristocrazie.

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Egli ha un’idea di un sistema in equilibrio alla cui base vi è, però, il conflitto.

Si riferisce, quindi, a un equilibrio dinamico.

La dinamicità è basata sui due residui fondamentali (progresso e conservazione).

Il prevalere del primo spinge la società verso il nuovo, il secondo residuo tende a

consolidare e preservare.

Gli interesse agiscono sui residui e sulle derivazioni. I residui agiscono sugli interessi, e le

derivazioni agiscono sui sistemi economici modificando gli interessi.

A una società in cui prevale l’istinto delle combinazioni succede una società in cui prevale la

persistenza degli aggregati.

Il sistema sociale oscilla, le oscillazioni variano.

Le società cambiano lentissimamente in quanto i residui cambiano lentissimamente.

C’è, dunque, una teoria ciclica del mutamento sociale che non torna però esattamente allo

stesso punto di partenza. I residui non cambiano. Le manifestazioni cambiano lentamente. Le

derivazioni cambiano velocemente.

Parete definisce l’interesse nel seguente modo:

l’insieme di tendenze che muovono gli individui spinti dall’istinto e dalla ragione a

impadronirsi dei beni materiali utili alla vita e a ricercare considerazione e onore.

Queste tendenze si manifestano con maggiore probabilità nelle azioni logiche.

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I soggetti hanno per scopo di ottenere il massimo di soddisfazione con le risorse di cui

dispongono.

La soddisfazione è l’utilità individuale in funzione della sua gerarchia di preferenze, che

Pareto definisce ofelimità.

La soddisfazione di ciascun individuo è soggettiva: per qualcuno è la massima ricchezza e

per altri la massima privazione. Le utilità individuali non sono paragonabili.

L’utilità sociale non è un concetto univoco.

Pareto distingue tra massimo di utilità per la collettività e massimo di utilità della

collettività.

Rispetto al massimo di utilità per una collettività Pareto afferma che non è possibile

apportare un miglioramento al sistema, cioè non si può migliorare la condizione di un soggetto

senza peggiorare la condizione di un altro.

Fino a quando questo punto non è raggiunto, sarà possibile aumentare le utilità di alcuni.

Rispetto al Massimo di utilità di una collettività Pareto afferma che non esiste, non può

essere determinato logicamente.

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Bibliografia

Morcellini M., Comunicazione e media, EGEA, Roma 1993.

Smelser N. J., Manuale di sociologia, Il Mulino, Bologna 2011.