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MAGAZINE n.120 / 15 19 OTTOBRE 2015 11 canali RAI in HD su Tivusat: Mediaset sveglia! La RAI ha annunciato, per ora solo agli installatori e antennisti, che presto incrementerà di molto la propria offerta satellitare in alta definizione. A partire dall’inizio del 2016, infatti, inizierà un percorso che in tre tappe porterà entro fine anno ben 11 canali RAI in HD ad essere trasmessi via satellite, il tutto all’interno dell’offerta Tivusat: i cinque canali generalisti, da RAI 1 a RAI 5, RAI News, RAI Sport 1, RAI Gulp, RAI Yoyo, RAI Premium e RAI Movie. Tutti in alta definizione, almeno come messa in onda e – si spera – con contenuti in larga parte HD nativi. È un grande notizia, che non crediamo sia stata diffusa per “mitigare” il clamore riguardante il canone RAI in bolletta: infatti la comunicazione è stata data in via semi-riservata alla conferenza degli installatori Tivusat tenutasi a Bologna senza alcuna volontà – almeno per ora – che trapelasse fino all’utenza finale. La piattaforma già c’è: è Tivusat, che ha superato i due milioni e mezzo di card attivate, ed è gratuita. I canali RAI HD saranno criptati e visibili solo ai possessori dei decoder Tivusat HD e a coloro che inseriranno l’apposita cam nei TV compatibili. D’altronde criptare i contenuti è necessario, sia per contenere territorialmente la visione dei canali, sia per evitare che SKY, come faceva con i canali Mediaset in chiaro, decida di inserire eventuali canali RAI free to air al bouquet di quelli ricevibili con il proprio ricevitore, traendone un indebito vantaggio. Per fortuna c’è già Tivusat pronta all’uso e gratuita per l’utente. Il succo è che finalmente, dopo fin troppi anni di ripensamenti, sembra essere stata imboccata l’unica strada per portare a casa degli italiani un segnale di qualità. Ovverosia, come DDAY. it diceva da tempo, adottare il satellite per le trasmissioni in HD. Infatti il digitale terrestre ha saturato la propria banda e presto lo spettro dedicato a questa modalità di trasmissione verrà ulteriormente ridotto dal passaggio della banda 700 MHz al traffico dati cellulare. Così le parti si invertono: Tivusat, che era nata come soluzione per coloro che non vedevano il digitale terrestre, smette di essere una soluzione di ripiego e diventa invece la prima scelta per coloro che posseggono un TV a grande schermo: assurdo riempire 55 e 65 pollici con i segnali in standard definition. Invece il digitale terrestre rimane solo una piattaforma “di garanzia” per le persone anziane a cui va bene la qualità di oggi. La mossa di RAI segna anche la fine delle “bugie” che tutti gli operatori si sono detti per un po’ sul futuro di DVB-T2, che non c’è, come anche è a rischio (per motivi molto diversi) quello di HEVC. Ironia della sorte, ci troviamo con un obbligo di legge incombente per i TV DVB-T2 e HEVC, mentre forse sarebbe meglio rendere obbligtorio il tuner sat e la compatibilità con la CAM Tivusat. Ora, per un quadro finalmente al passo con i tempi, manca un solo tassello: che anche Mediaset, che peraltro trasmette in HD (quasi sempre solo scalato) su digitale terrestre, si decida a mettere su Tivusat anche i tre propri canali free principali e magari anche gli altri, così da completare un’offerta che in capo a qualche mese potrebbe finalmente essere al passo con i tempi. Il fatto che Mediaset progetti lo sbarco di Premium sul satellite per l’inizio del 2016, fa ben sperare. A questo punto, cadute le difese a oltranza del digitale terrestre, c’è da chiedersi a Cologno cosa stiano aspettando a portarci nel XXI secolo. Come ha commentato un nostro lettore: “Mediaset sveglia!” Gianfranco GIARDINA iPhone 6s e 6s Plus Le tariffe degli operatori Caccia all’offerta: scopriamo quanto costa portarsi a casa gli smartphone Apple con le tariffe degli operatori Canone Rai in bolletta: è deciso Il pagamento del canone Rai con la luce elettrica Pagheranno le famiglie solo sulla casa di residenza 100 euro a rate bimestrali nel 2016 e 95 euro nel 2017 02 Infinity più completo grazie a nuove funzioni La nuova Rai Via la pubblicità da Yoyo e Gulp 07 11 LeggieVendi, se riporti il giornale l’edicola ti ridà il 50% 03 08 iPhone 6s Plus: rivoluzione 3D Touch Il 3D Touch in prova promette molto bene Ma il prezzo dello smartphone è da brivido 28 Chromecast audio: musica facile Bastano 39 euro per aggiungere al vecchio impianto stereo la funzionalità di streaming 40 IN PROVA 41 Samsung JS8500 L’LCD quasi perfetto 33 Android 6.0 sicuro ma più complesso

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

11 canali RAI in HD su Tivusat: Mediaset sveglia!La RAI ha annunciato, per ora solo agli installatori e antennisti, che presto incrementerà di molto la propria offerta satellitare in alta definizione. A partire dall’inizio del 2016, infatti, inizierà un percorso che in tre tappe porterà entro fine anno ben 11 canali RAI in HD ad essere trasmessi via satellite, il tutto all’interno dell’offerta Tivusat: i cinque canali generalisti, da RAI 1 a RAI 5, RAI News, RAI Sport 1, RAI Gulp, RAI Yoyo, RAI Premium e RAI Movie. Tutti in alta definizione, almeno come messa in onda e – si spera – con contenuti in larga parte HD nativi.

È un grande notizia, che non crediamo sia stata diffusa per “mitigare” il clamore riguardante il canone RAI in bolletta: infatti la comunicazione è stata data in via semi-riservata alla conferenza degli installatori Tivusat tenutasi a Bologna senza alcuna volontà – almeno per ora – che trapelasse fino all’utenza finale.

La piattaforma già c’è: è Tivusat, che ha superato i due milioni e mezzo di card attivate, ed è gratuita. I canali RAI HD saranno criptati e visibili solo ai possessori dei decoder Tivusat HD e a coloro che inseriranno l’apposita cam nei TV compatibili. D’altronde criptare i contenuti è necessario, sia per contenere territorialmente la visione dei canali, sia per evitare che SKY, come faceva con i canali Mediaset in chiaro, decida di inserire eventuali canali RAI free to air al bouquet di quelli ricevibili con il proprio ricevitore, traendone un indebito vantaggio. Per fortuna c’è già Tivusat pronta all’uso e gratuita per l’utente.

Il succo è che finalmente, dopo fin troppi anni di ripensamenti, sembra essere stata imboccata l’unica strada per portare a casa degli italiani un segnale di qualità. Ovverosia, come DDAY.it diceva da tempo, adottare il satellite per le trasmissioni in HD. Infatti il digitale terrestre ha saturato la propria banda e presto lo spettro dedicato a questa modalità di trasmissione verrà ulteriormente ridotto dal passaggio della banda 700 MHz al traffico dati cellulare.

Così le parti si invertono: Tivusat, che era nata come soluzione per coloro che non vedevano il digitale terrestre, smette di essere una soluzione di ripiego e diventa invece la prima scelta per coloro che posseggono un TV a grande schermo: assurdo riempire 55 e 65 pollici con i segnali in standard definition. Invece il digitale terrestre rimane solo una piattaforma “di garanzia” per le persone anziane a cui va bene la qualità di oggi.

La mossa di RAI segna anche la fine delle “bugie” che tutti gli operatori si sono detti per un po’ sul futuro di DVB-T2, che non c’è, come anche è a rischio (per motivi molto diversi) quello di HEVC. Ironia della sorte, ci troviamo con un obbligo di legge incombente per i TV DVB-T2 e HEVC, mentre forse sarebbe meglio rendere obbligtorio il tuner sat e la compatibilità con la CAM Tivusat.

Ora, per un quadro finalmente al passo con i tempi, manca un solo tassello: che anche Mediaset, che peraltro trasmette in HD (quasi sempre solo scalato) su digitale terrestre, si decida a mettere su Tivusat anche i tre propri canali free principali e magari anche gli altri, così da completare un’offerta che in capo a qualche mese potrebbe finalmente essere al passo con i tempi. Il fatto che Mediaset progetti lo sbarco di Premium sul satellite per l’inizio del 2016, fa ben sperare. A questo punto, cadute le difese a oltranza del digitale terrestre, c’è da chiedersi a Cologno cosa stiano aspettando a portarci nel XXI secolo. Come ha commentato un nostro lettore: “Mediaset sveglia!” Gianfranco GIARDINA

iPhone 6s e 6s Plus Le tariffe degli operatoriCaccia all’offerta: scopriamo quanto costa portarsi a casa gli smartphone Apple con le tariffe degli operatori

Canone Rai in bolletta: è deciso Il pagamento del canone Rai con la luce elettrica Pagheranno le famiglie solo sulla casa di residenza 100 euro a rate bimestrali nel 2016 e 95 euro nel 201702

Infinity più completo grazie a nuove funzioni

La nuova Rai Via la pubblicità da Yoyo e Gulp 07

11

LeggieVendi, se riporti il giornale l’edicola ti ridà il 50% 03 08

iPhone 6s Plus: rivoluzione 3D Touch Il 3D Touch in prova promette molto bene Ma il prezzo dello smartphone è da brivido

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Chromecast audio: musica facile Bastano 39 euro per aggiungere al vecchio impianto stereo la funzionalità di streaming

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IN PROVA

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Samsung JS8500L’LCD quasi perfetto

33

Android 6.0 sicuro ma più complesso

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

L otta all’evasione: pagare meno, pa-

gare tutti: è questo lo slogan scel-

to dal Premier Renzi su Twitter per

promuovere la riforma del canone Rai,

inserita nella legge di stabilità. Il canone,

come previsto, sarà meno caro e si pa-

gherà in bolletta: se la cifra è sicura, 100

euro nel 2016 e 95 euro nel 2017 contro

i 113,50 euro attuali, non è affatto certa

la modalità di riscossione, che dovrebbe

comunque pagarsi a rate e solo sull’abi-

tazione di residenza, anche per chi è in

affitto. A chiarire il tutto ci penserà un de-

creto del Ministero dello Sviluppo Econo-

mico, atteso nei prossimi 45 giorni. “Pa-

gheranno tutti”, e la Rai porterà in casa

2,2-2,5 miliardi di euro contro gli 1.7 mi-

liardi raccolti nel 2015, un tesoretto che

dovrebbe aiutare a ridurre il canone nei

prossimi anni e soprattutto faciliterebbe

il piano di eliminazione della pubblicità

dalle reti destinate ai bambini, come Rai

MERCATO Presentata dal Premier la legge di stabilità: il Canone Rai finisce in bolletta

Canone Rai a rate e in bolletta, è deciso Si pagherà solo sulla prima casa: l’importo scende a 100 euro nel 2016, 95 euro nel 2017

Yoyo e Rai Gulp, e a quella a valenza cul-

turale come Rai Storia. Il nuovo canone

sarà cross platform: non lo si pagherà

solo per il possesso di un televisore, ma

per il possesso di un qualsiasi mezzo

che permette di ricevere la Rai, via ete-

re o in streaming: come ha detto Renzi

pagano tutti, e non sarà facile dimostrare

nel 2016 di non possedere nemmeno un

cellulare. Restano comunque alcuni nodi

da sciogliere: Assoelettrica è scettica

sulla nuova modalità: “Ribadendo la no-

di Gianfranco GIARDINA

S top al call center “impazzito”: a dirlo

è l’AGCOM che ha deliberato delle

nuove regole (o meglio “raccoman-

dazioni”) per contenere il dilagante feno-

meno dei call center truffaldini che pro-

mettono condizioni contrattuali che non

rispecchiano il contratto di cui chiedono

la sottoscrizione o che “martellano” con

chiamate ripetute, forti dell’impossibilità

di essere tracciati realmente. I casi sono

moltissimi e riguardano contratti telefoni-

ci, mobili e residenziali, e utenze luce e

gas. Un malcostume che si sta diffonden-

do a macchia d’olio: DDay.it da tempo

denuncia casi di vero e proprio stalking

telefonico, come il caso di oltre 40 chia-

mate ricevute dal medesimo call center

in un pomeriggio (video qui).

Anche Striscia la Notizia si è occupata

recentemente del tema arrivando alle

solite conclusioni: si tratta in larga par-

te di call center esteri che comunicano

attraverso numeri solo apparentemente

italiani via linee VOIP (cioè via Internet),

spesso neppure direttamente incaricati

MERCATO L’Autority emana delle raccomandazioni per limitare il dilagare di offerte truffaldine da parte dei call center

Call center “pazzi”: l’AGCOM dice basta e “detta” le regole Se le raccomandazioni verranno recepite, saranno validi solo i contratti con condizioni inviate per posta (anche elettronica)

dalla utility coinvolta ma oggetto di su-

bappalto da parte di agenzie autorizzate.

Le indicazioni emesse dall’AGCOM (che

speriamo vivamente che vengano con-

siderate “legge” dalle telco e dalle altre

utility) stabiliscono alcuni semplici ma

cruciali punti:

• L’operatore telefonico deve qualificar-

si, dare le proprie generalità o il codice

identificativo e chiarire immediatamente

lo scopo commerciale della propria te-

lefonata.

• Nel caso in cui il consumatore sia in-

tenzionato ad accettare l’offerta, l’ope-

ratore del call center, deve inviare tutta

la documentazione relativa all’offerta

stessa, con condizioni e note, al cliente,

per posta ordinaria o, previa autorizza-

zione, anche posta elettronica; in alter-

nativa può mostrarle su un’area privata

e intestata all’utente del sito aziendale,

a patto che non sia modificabile in un

secondo tempo.

• Il contratto si ritiene perfezionato solo

dopo che il consumatore comunica

l’accettazione dell’offerta e dichiara di

aver preso completa

visione della docu-

mentazione contrat-

tuale inviata al punto

precedente. Solo da

questo momento de-

corrono i termini per il

diritto di recesso.

Questo vuol dire che

non dovrebbe più

essere possibile sot-

toscrivere offerte di alcun tipo solo per

via “verbale”; o meglio, la conferma del

consumatore può anche essere verba-

le e opportunamente registrata, ma le

condizioni contrattuali, che sono spesso

costellate da note e condizioni, non pos-

sono essere semplicemente “racconta-

te” ma necessitano di opportuna lettura

di dettaglio da parte del consumatore

stesso

In questo modo si spera di porre fine a

vere e proprie truffe mascherate da “te-

lemarketing aggressivo” che purtroppo

stanno mietendo vittime soprattutto tra

le fasce più deboli della popolazione.

In più, cercando di mettere fuori gioco i

call center meno seri, si prova finalmente

ad arginare il fenomeno delle chiamate

ossessive e ripetute, stante l’attuale

completo fallimento del registro delle

opposizioni che – oramai è evidente a

tutti – non è certo uno strumento che

permette all’utente di difendersi dallo

stalking telefonico commerciale. Gli unici

dubbi sono legati al potere dell’AGCOM

di “pretendere” l’adesione a queste linee

guida da parte delle utility: trattandosi di

pure raccomandazioni, sembra difficile

che tutti si mettano immediatamente in

riga, anche se è lecito almeno sperarlo.

MERCATO

Surface Book sullo Store è sold out L’online Store di Microsoft è stato preso d’assalto e non accetta più prenotazioni di Surface Book, il tablet-laptop presentato pochi giorni fa. Per Microsoft, che sta vivendo un periodo caratterizzato dal forte interesse per i nuovi dispositivi e per il sistema operativo Windows 10, il segnale è chiaro: la strategia di pro-durre un notebook a proprio nome è una scelta vincente. Surface Book, almeno sulla carta, è un ottimo notebook, che si può trasformare in tablet grazie alla tastiera sganciabile ma che a seconda delle esigenze può essere anche un convertibile. Per tutti i dettagli si rimanda all’articolo DDay del 6 ottobre. La data di lancio del 26 ottobre si avvicina; agli inte-ressati per ora non resta che cercarlo da altri rivenditori oppure lasciare l’indirizzo email e attendere pazien-temente di ricevere una notifica circa la nuova disponibilità del prodotto.

stra contrarietà – sostiene Chicco Testa,

presidente di Assoelettrica – ricordiamo

che il travaso delle competenze Rai nelle

fatture comporta numerose difficoltà di

ordine tecnico e giuridico. Auspichiamo

un costruttivo confronto con operatori e

Autorità dell’Energia”.

A chi non pagherà il canone, in ogni

caso, non verrà staccata l’utenza ma

verrà fatta una segnalazione all’Agenzia

delle Entrate: per gli evasori previste

multe per 500 euro.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

L a Camera ha approvato all’unani-

mità l’emendamento al DDL sulla

concorrenza proposto dal deputato

PD Tiziano Arlotti e battezzato da tutti

“emendamento booking”. Una decisio-

ne importante che riguarda proprio la

prenotazione degli alberghi tramite siti

come Booking.com e Expedia.com: fino

ad oggi un hotel, se contattato diretta-

mente o tramite il suo sito, non poteva

applicare un prezzo più vantaggioso di

quello esposto sui siti di prenotazione

online. Un obbligo questo che ora po-

trebbe cadere: manca ancora una parte

dell’iter legislativo, ma l’approvazione

all’unanimità è sicuramente un buon se-

gno. “Ho sempre considerato questi vin-

coli contrattuali alla stregua di un incon-

tro pugilistico, dove salivano sul ring un

peso massimo contro un peso leggero.

Ma questi vincoli rappresentano anche

un limite alla concorrenza e al prezzo

finale che viene applicato al turista. Me-

diamente la commissione delle grandi

piattaforme si aggira attorno al 20%.

Quindi un onere che grava sull’alberga-

tore e sul cliente e che la Francia (nostra

MERCATO Con l’approvazione dell’emendamento “Booking” contattare l’albergo può convenire

Prezzi liberi per gli hotel: l’offline vince sull’online Gli hotel possono finalmente praticare prezzi più bassi di quelli disponibili sui servizi online

concorrente) ha bandito con l’approva-

zione della Legge Macron inserendo un

apposito articolo nel Codice del Turismo

francese lo scorso agosto” ha scritto Ar-

lotti sul suo sito che esalta il successo

della sua proposta.

“L’emendamento che ho presentato

come primo firmatario al disegno di

Legge “Concorrenza” per togliere gli

iniqui vincoli imposti dagli OTA (Online

Travel Agency) che vietano ai titolari di

esercizi ricettivi di fare offerte inferiori a

quanto contrattualmente pattuito è stato

approvato con ben 434 voti favorevoli e

soli 4 contrari alla Camera. Un voto che

ha raccolto il consenso di tutti i gruppi

parlamentari e che elimina il cosiddetto

parity rate, ossia le clausole che vinco-

lano gli alberghi a non offrire, sia on line

che off line le proprie strutture a prezzi

e condizioni migliori rispetto a quelle in-

serite sui grandi portali di prenotazione

delle agenzie di viaggio on line”.

Il prezzo degli hotel potrebbe diventare

libero, e le associazioni di categoria già

applaudono: si potranno contattare diret-

tamente le strutture per spuntare prezzi

più vantaggiosi, magari appoggiandosi

anche al preventivo che appare su uno

dei famosi comparatori di prezzi. Per una

volta l’offline trionfa sull’online, e a gua-

dagnarci qui sono solo i consumatori.

di Roberto PEZZALI

S tanchi dell’immobilismo del setto-

re, gli edicolanti vogliono dare una

scossa per rivitalizzare la carta

stampata, sempre più in sofferenza a

causa anche dell’arrivo dell’informazio-

ne online. Ecco quindi che gli edicolanti

appartenenti ai principali sindacati di

categoria hanno deciso di lanciare una

iniziativa inedita, LeggieVendi: il lettore

potrà restituire il giornale o la rivista

acquistata nella stessa edicola in cui

l’ha comprata ottenendo il rimborso del

50% del prezzo. L’edicola, a quel punto

potrà rivendere il giornale come usato

a metà prezzo. Fondamentalmente per

un consumatore ci sono grandi vantag-

gi: chi corre in edicola a caccia di notizie

fresche potrà beneficiare di uno sconto

se divora le notizie, mentre chi non ha

tutta questa fretta può trovare un gior-

MERCATO L’edicola tenta il rilancio: riportando il giornale entro un limite temporale verrà restituito il 50% del prezzo di copertina

LeggieVendi: l’edicola restituisce il 50% se riporti il giornale Il giornale viene reso alla stessa edicola da cui è stato acquistato e potrà essere rivenduto come “usato” a metà prezzo

nale quasi nuovo a metà prezzo. Ov-

viamente esistono dei limiti temporali a

seconda del tipo di giornale: un quoti-

diano va restituito entro le 13, un setti-

manale entro due giorni e un mensile

entro una settimana. ’unica cosa che

resta da chiarire è se l’iniziativa sarà va-

lida per ogni giornale e sarà l’edicolante

a scegliere quali riviste o giornali gesti-

re con questa modalità, e se ascoltiamo

le dichiarazioni del presidente del Sin-

dacato Nazionale Autonomo Giornalai

sembra proprio che sia stata scelta la

seconda opzione.

“Nel deserto di idee che dilaga dagli

editori alla distribuzione, al governo è

un modo concreto per trasformare gli

edicolanti in concreti piccoli imprendito-

ri”, afferma Armando Abbiati, presidente

dello Snag. “Del resto anche la legge ci

consente di praticare degli sconti. Quin-

di, il rivenditore potrà scegliere quale te-

stata includere di volta in volta nell’ope-

razione LeggieVendi. In questo modo

pensiamo di contribuire ad aumentare il

lettorato, facendo felici anche gli inser-

zionisti pubblicitari e gli stessi editori”.

Sulla stessa linea Giuseppe Marchica,

segretario del Sinagi Cgil, afferma che

LeggieVendi “spingerà il pubblico a leg-

gere di più e rientrare in edicola”. “Di

certo”, aggiunge, “sarà più efficace di

operazioni, tipo cut prize, servite soltan-

to a deprezzare il prodotto”. L’operazio-

ne partirà a fine ottobre, al termine di una

serie di assemblee sindacali previste al

momento a Milano, Torino, Bologna,

Firenze, Roma e Napoli.

MERCATO

Sony taglia il prezzo USA della PS4 L’Europa sarà la prossima? Dopo il taglio di prezzo in Giappone, Sony ha abbssato il prezzo della PS4 anche negli Stati Uniti (e Canada): costerà 50 dollari tondi in meno, sia nella versione stand alone che per tutti i bundle di prossima uscita. Il nuovo prezzo per gli Stati Uniti è dunque 349,99 dollari, che si fa ancora più aggressivo in vista della stagione dei regali natalizia. Ora che il taglio al listino riguarda sia il Giappone che il Nordamerica, non c’è più ragione per non aspettarci una simile operazione anche sul mercato europeo e un nuovo prezzo che dovrebeb attestarsi intorno ai 350 euro. Al momento tutto tace, ma non dovrebbe mancare molto a un annuncio ufficiale. Intanto la battaglia commerciale tra Sony e Microsoft si fa ancora più incande-scente. Basterà Halo 5 a fermare l’ascesa di PS4 in uno scontro che fino ad ora ha visto la console Sony saldamente in testa?

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Gianfranco GIARDINA

Tra qualche mese inizierà un anno molto impor-

tante per Media World in Italia: la prima catena

di elettronica di consumo in Italia si appresta a

compiere 25 anni di presenza nel nostro Paese. Era

infatti il 1991 quando a Curno, in provincia di Bergamo,

apriva il primo di oltre 100 superstore di elettronica

con insegna Media World, a quei tempi ancora carat-

terizzato dai colori arancione e azzurro. Ad anticipare

l’anno di celebrazioni e festeggiamenti (e probabili

promozioni), che vedranno Media World impegnata

per tutto il 2016, arriva il lancio del nuovo layout di

negozio che, forse non a caso, debutta proprio a Cur-

no, là dove tutto era partito 25 anni fa. A presentare le

novità in una conferenza stampa di lancio tutto il top

management della società, rappresentato dal CEO

Joachim Rosges, dal direttore degli acquisti Marco

Mazzanti e dal COO Mario Di Pilla. Il nuovo format di

Media World, già operativo nel negozio di Curno e

fra poco più di una settimana anche in quello di Orio

al Serio, sempre in provincia di Bergamo, introduce

molte novità concettuali e tecnologiche e, alla base

del progetto, c’è la volontà, espressa chiaramente dal

management, di mettere il “cliente al centro”. Un pro-

posito, questo, formulato da molti ma che raramente

trova reale espressione nei fatti: questa volta ci sem-

bra veramente di cogliere degli aspetti molto positivi,

a partire dalla consapevolezza – espressa chiara-

mente dal management, che è necessario investire

in formazione degli addetti vendite per garantire un

livello di servizio in grado di soddisfare l’aspettativa

della clientela.

Un negozio più chiaro Sotto tutti i punti di vistaIl negozio cambia, dicevamo, e lo fa sotto tanti aspetti.

La prima cosa che salta all’occhio è l’aspetto chiaro e

pulito, diremmo anche più elegante rispetto al pas-

sato, con una netta predominanza di bianco e con

tutte le scritte in rosso. I pavimenti completamente

rifatti in un materiale più “hi-tech” di quello classico

dei centri commerciali contribuisce a questa immagi-

ne; l’illuminazione, totalmente rivista in chiave LED, è

decisamente migliore di quanto non accadesse con i

classici neon. Ma questi sono aspetti che il cliente ge-

neralmente non formalizza e che sono forse più legati

MERCATO Media World anticipa i festeggiamenti del 25° anniversario con il lancio del nuovo format di negozio. Si parte da Curno

Media World cambia, prodotti toccabili e accesiProdotti e clienti diventano i perni centrali. Tante le novità, dai cartellini elettronici all’area “service” per il supporto tecnico

alla sensibilità degli operatori. E che ci si trovi di fronte

a un negozio nuovo lo si capisce subito, sin da fuori:

cambia infatti anche l’ingresso, non più “canalizzato”

da tornelli e steccati ma del tutto aperto. Un gigan-

tesco portale che invita all’ingresso del pubblico (du-

rante la conferenza stampa con alcune transenne che

non ci sono durante l’operatività corrente) sormontato

da una super-insegna display che lancia in maniera

animata le promozioni più forti del momento.

Quello che più conta per il cliente, però, è che cambia

l’esperienza di acquisto: muoversi nel mondo digitale,

per un cliente, – parole del CEO Rosges – “può esse-

re affascinante ma anche sconcertante”. Per questo

nel nuovo negozio Media World il protagonista as-

soluto sarà il prodotto: via le pareti pieni di loghi dei

produttori, una contrazione delle aree legate ai singoli

marchi e allestite nelle maniere più diverse. Gli scaffali

diventano più uniformi, senza le variabilità dettate da-

gli espositori dei diversi marchi, cosa che rende molto

più facile per l’utente orientarsi tra l’offerta e fare le

dovute comparazioni. L’obiettivo – già chiaramente vi-

sibile a Curno - è quello di avere tutti i prodotti espo-

sti, tutti “toccabili” e tutti connessi e accesi. Stop alle

vetrinette e alle attese, per esempio per vedere un

telefonino: tutti gli smartphone, per fare un esempio,

sono disponibili per la libera valutazione dei clienti,

sono tutti collegati all’alimentatore e tutti “impugnabi-

li”, salvo le necessarie misure antitaccheggio.

Questo vale per tantissime cateogie di prodotti, anche

quelli che spesso nei classici negozi sono acquistabili

solo a “scatola chiusa”, come per esempio i “weara-

ble”, di cui c’è una sfilata infinta.

E il cartellino diventa elettronicoNel negozio ideale ci vorrebbero molti più addetti

vendite per assistere meglio il cliente, ma questo è

ovviamente inconciliabile con le marginalità espresse

del mercato dell’elettronica, ai minimi di sempre. Per

far sì che gli addetti vendita abbiano più tempo per

seguire il cliente, Media World ha cercato di limitare il

tempo che oggi viene speso in attività di gestione del

negozio, come per esempio la gestione dei cartellini

prezzo: questi, tra operazioni di ristampa, ritaglio e

inserimento nella corretta posizione a scaffale, assor-

bono una quantità di risorse umane non banali per un

negozio che ha migliaia e migliaia di referenze.

Per questo Media World ha introdotto per buona par-

te dei prodotti un cartellino elettronico: si tratta di un

vero e proprio display e-ink, che a molti clienti appa-

rirà addirittura come un cartellino cartaceo. Si tratta

invece di uno schermo simile a quello degli ebook

che può essere modificato in maniera centralizza-

ta dagli uffici e che non necessita di manutenzione

segue a pagina 05

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

puntuale e manuale. Di questi cartellini elettronici,

nel nuovo negozio di Curno ce ne sono 5000 e non

sono solo un vantaggio per i commessi, che perdono

meno tempo, ma offrono anche altre possibilità – ci

spiegano. Per esempio, in questo modo, il negozio è

in condizione di gestire “instant promo”, con prezzi

che possono cambiare all’istante, anche in blocco e

per periodi anche brevi. Il negozio fisico si avvicina

così a quello a cui siamo abituati negli acquisti onli-

ne. Inoltre tutti i cartellini riportano anche un QRcode

che, se inquadrato con lo smartphone (nei negozi c’è

comunque una Wi-Fi aperta per il clienti) permette di

visitare la scheda del prodotto sul sito di Media World.

E qui si apre un altro grande tema, quello dei prezzi:

la tendenza, oggi ancora irrealizzabile compitamente,

è quella di andare verso un prezzo unico di catena

– spiegano i manager Media World: il concetto di

“un’azienda, un prezzo”, a prescindere dai negozi e

dai canali di acquisito (fisico e online) sta guidando

alcune decisioni e la catena si sta attrezzando per-

ché diventi realtà. È chiaro che, in questo contesto, la

disponibilità dei cartellini elettronici è fondamentale

per poter adeguare i prezzi su tutta la catena. E una

certa unitarietà dei prezzi si fa sempre più indispensa-

bile ora che Media World ha implementato su tutta la

rete di negozi la politica “pick&pay” grazie alla quale

l’utente può acquistare online e ritirare e, se vuole an-

che pagare, in negozio.

Ovviamente i TV sono già dei display e quindi in que-

sto caso non serve avere un cartellino prezzo elettro-

nico: buona parte dei TV esposti nel nuovo negozio

Media World sono collegati a una centralina in grado

di visualizzare in sovrapposizione alle immagini dimo-

strative anche un vero e proprio cartellino prezzo digi-

tale sullo schermo, oltre che ad alcune caratteristiche,

come per esempio la tecnologia di visualizzazione e il

fatto che si tratti o meno di un prodotto novità.

Sempre nell’ottica di migliorare il livello di servizio, ora

i commessi sono dotati di un tablet con un’applica-

zione sviluppata ad hoc: questa permette di guidare

meglio il cliente tra le caratteristiche tecniche di tutti i

prodotti, tra le quali il commesso può navigare al volo,

senza dover andare a un PC; inoltre il commesso, per

i clienti fidelizzati, può anche verificare gli ultimi ac-

quisti fatti e consigliare sul giusto acquisto per esem-

pio di un accessorio o di un prodotto da connettere,

senza che il clienti si ricordi con precisione marca e

modello di quanto posseduto.

Il centro servizi con gestione delle code e una tecno-lounge per le atteseUna delle novità più interessanti riguarda il centro

servizi, gli sportelli a cui i clienti si rivolgono per una

serie di attività come l’attivazione di utenze, la richie-

sta di informazioni, la gestione di problematiche am-

ministrative e così via. Qui si mette fine alle “file al-

l’italiana” con un sistema di gestione elettronica delle

code, con emissione del biglietto correlato al motivo

della richiesta di assistenza e gestione intelligente

delle priorità.

Di fronte agli sportelli, se i tempi di servizio doves-

sero prolungarsi, ci sono un paio di tavoli equipag-

giati con tablet per permettere ai clienti di ingannare

l’attesa senza dover stare in piedi; forse non a caso

l’area in questione è circondata dall’esposizione Ne-

spresso: nei giorni in cui sono presenti i dimostratori,

l’attesa può anche essere un’occasione per assag-

giare un caffè… A fianco del centro servizi, come an-

che in altri punti “strategici” del negozio, trova ora

spazio uno chiosco interattivo: si tratta di un sistema

che permette al cliente, magari in attesa del proprio

turno, di avere una serie di informazioni sulla gamma

o sui servizi e di interagire con i servizi di fidelizzazio-

ne di Media World: così il cliente, per esempio, può

verificare in autonomia quanti punti ha sulla propria

carta fedeltà o quant’è il credito residuo su una card

regalo a scalare.

Cambia anche la logica delle casse: non più la classi-

ca barriera casse con file separate (e chissà perché si

finisce per scegliere sempre quella più lenta). Ora c’è

una fila unica e una serie di casse una a fianco del-

l’altra con i display che richiamano l’attenzione non

appena uno sportello si libera.

Nasce Media World Service, supporto e servizi tecnici direttamente in negozioNel nuovo negozio Media World compare anche

un’area service: si tratta di uno sportello a cui rivolger-

si per alcune attività di supporto tecnico, oltre che per

alcune personalizzazioni. Per esempio, è possibile,

a prezzi dichiarati, farsi assistere nella prima installa-

zione dei prodotti, nella configurazione hardware e

software di un PC o ancora nella configurazione di

una casella di posta elettronica: servizi banali per un

appassionato ma spesso una vera e propria barriera

a un buon utilizzo da parte di un’utenza meno esperta

o più avanti con gli anni. I costi sono accettabili: dai

29,99 euro per una prima configurazione ai 9,99 per

le altre configurazioni. Interessante poi la possibilità

di trasferire, grazie a un apposito strumento hardware

e software, tutte le impostazioni da uno smartphone

vecchio a quello nuovo, operazione che è ancora un

grosso problema per una buona fetta di utenti.

Sempre presso il punto Media World Service è possibi-

le farsi stampare “al volo” una custodia personalizzata

con l’immagine che si preferisce: una sofisticata stam-

pante provvede all’operazione sia su materiale lucido

che opaco. Allo stesso modo è possibile farsi tagliare

a perfetta misura e applicare in maniera impeccabile

una pellicola protettiva sul display dello smartphone:

un database pressoché infinito di specifiche del di-

splay permette di realizzare al volo la pellicola perfetta

per ogni modello. I centri Media World Service, che de-

buttano nel negozio di Curno, verranno introdotti via

via negli altri negozi anche in maniera indipendente

dall’introduzione del nuovo format, e quindi in tempi

più contenuti.

È solo l’inizio delle novità Arriva un 2016 scoppiettantePer ora queste innovazioni – e tante altre che per

motivi di spazio abbiamo omesso – sono disponibili

solo in due negozi della catena (Curno e Orio al Se-

rio): chi abita in zona può quindi avere l’occasione di

fare un giro e farsi un’idea concreta di come il nuovo

negozio Media World possa migliorare l’esperienza di

acquisto. Ovviamente man mano che i programmi di

ristrutturazione dei negozi andranno avanti, il nuovo

format andrà a caratterizzare tutti i negozi, a partire

ovviamente dalle prossime cinque aperture che av-

verranno nei prossimi mesi, per un percorso di revi-

sione che, prima di coinvolgere interamente tutti gli

oltre 100 punti vendita in Italia, durerà probabilmente

qualche anno. Ma presto arriveranno novità anche

per i clienti dei negozi non ancora rinnovati: con il lan-

cio della nuova app, previsto per il prossimo gennaio,

il negozio – ci promettono – diventerà ancora più in-

terattivo, addirittura con offerte speciali per i singoli

clienti che compaiono sullo smartphone; e questo an-

che nei negozi Media World “vecchio stile”. E - come

dicevamo - il 2016 sarà l’anno del 25° anniversario:

“Preparatevi - ci dicono -: ci saranno novità e promo-

zioni per tutto l’anno”.

MERCATO

Media World cambia i negozisegue Da pagina 04

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Paolo CENTOFANTI

L’avvento dei servizi di streaming

musicale ha fatto per la prima

volta calare i consumi di musi-

ca pirata via Internet. Per la maggior

parte delle persone, fortunatamente,

è diventato più semplice utilizzare le

offerte gratuite di Deezer, Spotify o alla

peggio YouTube, che prendersi la bri-

ga di cercare e scaricare qualcosa per

“vie traverse”. C’è chi però pensa sia

possibile offrire la stessa esperienza

d’uso, senza pubblicità o abbonamenti,

utilizzando la musica che gira gratuita-

mente sulla rete. Ecco allora arrivare

Aurous, programma appena rilasciato

in versione alpha per Windows, OS X

e persino Linux, e che gli sviluppatori

puntano a lanciare anche su Android,

iOS e Windows Phone. Se nel caso di

Popcorn Time nel mirino c’era Netflix,

qui l’ispirazione, a giudicare dall’inter-

faccia, sembrerebbe essere soprattut-

to Spotify. In un’intervista a Billboard,

lo sviluppatore di Aurous ha illustrato

più nel dettaglio il funzionamento del-

l’app, specificando che la musica non

arriva da torrent pirata, ma da più di 120

MERCATO Nuova tegola per le major, un programma promette di distribuire musica gratis in rete

Arriva Aurous: è il “Popcorn Time” per la musica Un nuovo lettore audio con un motore di ricerca dà accesso a un mare di contenuti audio

sorgenti legali come YouTube e Soun-

dCloud. Il sistema crea un database

di link ai contenuti presenti su queste

piattaforme tramite le loro API, permet-

tendo di trovarli con il motore di ricerca

di Aurous, contenuti che vengono poi

distribuiti ai client via protocollo Bit-

Torrent. In ogni caso rimangono dubbi

riguardo ai diritti di licenza per i con-

tenuti. I creatori di Aurous dicono che

inseriranno dei link ad Amazon, Goo-

gle Play e iTunes per dare la possibilità

di supportare gli artisti e che offriranno

un sistema di identificazione dei conte-

nuti per permettere ai detentori di dirit-

ti di “gestire” i brani accessibili tramite

l’app. Ma affermano anche che la tec-

nologia utilizzata renderà impossibile

bloccare il funzionamento di Aurous e

che l’app è a prova di azioni anti-pira-

teria. Per l’industria dei contenuti non

è sicuramente una buona notizia, così

come non lo è per il sempre più affolla-

to mercato dei servizi di streaming che

ancora devono dimostrare di riuscire a

stare in piedi con le proprie gambe.

di Paolo CENTOFANTI

L e filiali americane delle principali

etichette discografiche non hanno

perso neanche un minuto e hanno

prontamente fatto causa allo sviluppa-

tore di Aurous, il lettore musicale lap-

pena anciato in alpha e che promette

streaming gratuito e senza pubblicità

di qualsiasi brano musicale. Aurous so-

stiene di indicizzare semplicemente la

musica disponibile su oltre un centinaio

di servizi online, utilizzando le rispettive

API di ricerca, e quindi di ridistribuire

MERCATO Prima causa legale per l’appena nato lettore che offre musica in streaming gratuita

Le major non perdono tempo e fanno causa ad Aurous Non tutte le fonti da cui arriva la musica sono legali, per le major c’è violazione di copyright

i brani in bittorrent tramite l’app per

una questione di efficienza. Stando al-

l’esposto delle major, però, le cose non

starebbero esattamente in questi termi-

ni. Secondo l’accusa, gli sviluppatori di

Aurous “hanno disegnato il loro servizio

in modo tale da ricercare e recuperare

le copie dei brani specificatamente da

un’accurata selezione di fonti online

che rinomatamente ospitano musica

pirata”.

Le major avrebbero determinato che

al momento le oltre 120 sorgenti del-

l’Aurous Network, consisterebbero in

realtà solamente di Pleer, un sito russo

che diffonde musica pirata. Inoltre, le

altre opzioni di ricerca disponibili nel-

le impostazioni dell’attuale release del

software sarebbero altri siti che rinoma-

tamente ospitano illegalmente copie di

brani musicali, vale a dire MP3WithMe

e VK.com (uno dei principali social

network russi). Le major chiedono il

sequestro del dominio web, diffidano

chiunque dalla distribuzione del softwa-

re e fissano a 150.000 dollari per ogni

singola infrazione di copyright avvenu-

ta tramite l’app, l’ammontare del risarci-

mento danni. Da parte sua, il creatore

dell’app, Andrew Sampson, sostiene

che l’azione legale è priva di fondamen-

to e si dice sicuro di spuntarla e sem-

brerebbe aver vinto anche il supporto

da parte dell’associazione Electronic

Frontier Foundation. Sarà interessante

vedere come andrà a finire.

Samsung inverte la rotta Previste vendite e profitti in salitaSecondo le stime pubblicate da Samsung si profila un incremento sia nelle vendite che nei profitti nel trimestre luglio-settembre A fine ottobre verranno resi noti i dati ufficiali di Andrea ZUFFI

Come di consueto Samsung ha pubblicato i dati orientativi ai guadagni previsti per il terzo tri-mestre dell’esercizio 2015. Dalle informazioni rese note, il colos-so coreano avrebbe stimato di chiudere con vendite per 51.000 miliardi di Won, al cambio attuale pari a circa 43.8 miliardi di dolla-ri e profitti di oltre 7.000 miliardi di Won cioè 6.2 miliardi di dol-lari. Se saranno confermati nelle prossime settimane, i “numeri” segneranno per l’azienda un ritorno alla crescita nei profitti anno su anno, dopo ben sette trimestri consecutivi di trend ne-gativo. Dal confronto con lo stes-so periodo dell’anno precedente risulterebbe un incremento anno su anno intorno al 78 percento.I dati forniti da Samsung non sono accompagnati da alcun commento, anche se non è dif-ficile ipotizzare che tra i fattori responsabili di un aumento così sostanzioso nei conti ci possa essere la decisione di presen-tare in agosto, con un mese di anticipo rispetto ai piani, due prodotti importanti e molto ap-petibili come Galaxy S6 Edge+ e Galaxy Note 5.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

Servono 400 euro per portarsi a

casa la collezione dei Classici

Disney in blocco: 52 DVD rac-

chiusi in un elegante cofanetto con le

opere numerate e ordinate. L’idea è

buona, l’esecuzione invece ha raccolto

solo fischi: gli appassionati dei classici

Disney ci hanno messo davvero poco

ad accorgersi che Disney ha fatto un

bel pasticcio: mancano due titoli uffi-

ciali, “Dinosauri (39°)” e “Winnie The

Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei

100 Acri (51°)”, ed è stato inserito al loro

posto un intruso, ovvero “Uno Zoo in

Fuga”, prodotto questo che non fa parte

della tradizione Disney ma che rappre-

senta una distribuzione di un prodotto

realizzato da uno studio esterno. Un er-

rore (“orrore” per alcuni) questo che ha

provocato anche lo sfasamento della

numerazione sulla costina, numeri che

forse a molti dicono poco, ma che per

un appassionato dei capolavori Disney

hanno un significato

molto particolare.

Gli sbagli di Disney

non si fermano qui:

“Musica Maestro”, il

classico numero “8”,

è stato infatti inseri-

to nel cofanetto con

copertina e audio in-

glese, quando esiste

per questa opera un

doppiaggio storico

con voci famose, come quella di Alber-

to Sordi. Musica Maestro è stato tra-

smesso anche dalla Rai con il doppiag-

gio italiano, quindi non si capisce per

quale motivo Disney abbia preso il DVD

inglese e lo abbia inserito nel cofanetto

senza realizzare l’edizione italiana. L’as-

senza di un particolare anniversario e

la vicinanza con le feste natalizie lascia

pensare che Disney abbia solo voluto

realizzare una operazione di marketing

spilla-soldi usando prodotti che già ave-

va, senza preoccuparsi troppo del con-

tenuto ma solo dell’aspetto. Quello che

però più infastidisce è portarsi a casa

per 400 euro vecchi DVD a definizione

standard, senza neppure la possibilità

di avere per alcuni film la doppia edizio-

ne DVD/Blu-ray: lasciarlo sugli scaffali a

far polvere è forse il modo migliore per

far capire che capolavori come i Classi-

ci Disney meritano anche un trattamen-

to di un certo livello, e il DVD dovrebbe

essere solo il “piano B”.

ENTERTAINMENT Disney lancia un cofanetto forziere con tutti i capolavori da acquistare in blocco

Forziere dei Classici Disney: che pasticcio L’idea è buona, peccato che oltre a mancare dei classici i film siano ancora tutti su DVD

di Roberto PEZZALI

B asta pubblicità su Rai YoYo e Rai

Gulp, ed è solo l’inizio. Il nuovo di-

rettore generale della Rai, Antonio

Campo Dall’Orto, si sta davvero impe-

gnando per rendere la TV pubblica più

moderna e soprattutto un prodotto mi-

gliore dal punto di vista editoriale. Forte

dell’esperienza internazionale nel campo

delle TV, e grazie anche alla ripartenza

del mercato pubblicitario che assicura le

giuste coperture, la Rai, secondo alcune

indiscrezioni di stampa, sta per mettere in

pista il piano che prevede l’eliminazione

di ogni forma di pubblicità dai canale più

visti da bambini e ragazzi. Una scelta co-

raggiosa ma necessaria per una TV pub-

blica: i giovani non sempre sono in grado

di distinguere tra contenuto editoriale e

contenuto pubblicitario, motivo per il qua-

le è la TV stessa a dover farsi carico della

cosa. Siamo solo all’inizio di un percorso

che prevede la crescita di tutti i canali Rai

di chiaro interesse culturale: Rai Storia

e Rai 5 sono altri due possibili candidati

ENTERTAINMENT Oltre ai canali per bambini, l’intervento potrebbe riguardare anche Rai 5 e Rai Storia

La nuova Rai: via la pubblicità da Yoyo e Gulp Il Direttore Generale vorrebbe eliminare la pubblicità dai canali dal forte contenuto editoriale

per diventare reti senza alcun messaggio

pubblicitario all’interno. Si tratta ovvia-

mente di un sacrificio importante per le

casse della Rai, anche se l’intera opera-

zione potrebbe essere legata all’aumen-

to del gettito previsto dal nuovo canone

Rai, che associando un prezzo più basso

ad un livello di evasione ridotto, porte-

rebbe nelle casse della TV pubblica più

soldi di quanti ne arrivano ora. Rai sta cer-

cando di guadagnare immagine e soldi

anche dalle produzioni originali: Suburra,

la serie TV derivata dall’omonima opera

cinematografica in uscita a ottobre nelle

sale, è stata infatti ceduta a Netflix, opera-

zione che oltre a dare una immagine più

internazionale alla nostra TV sicuramen-

te porterà anche dei benefici economici.

Resta infine il nodo Rai 4: come avevamo

scritto la Rai, dopo aver ottenuto il canale

104 del telecomando Sky, punta a far na-

scere un nuovo canale sperimentale, con

tanta tecnologia alle spalle e dedicato ad

un pubblico giovane.

Mediaset Premium oltre le attese Sono 112.000 gli abbonati “Champions”Gli abbonati dopo tre mesi di “nuova Premium” sono a quota 1.815.000, 112.000 in più rispetto al 30 giugno L’obiettivo di 200.000 abbonati in più alla fine del semestre è possibile di Roberto PEZZALI

Sono stati comunicati i numeri Mediaset e sono positivi: il bilan-cio abbonati dopo soli tre mesi di campagna “Champions League” è in crescita, con 112.000 nuovi clienti da giugno, quando la lan-cetta indicava 1.703.000. Media-set si era data un obiettivo nel semestre, 200.000 nuovi abbo-nati, e il dato del trimestre estivo va già ben oltre la metà del target finale. Le sottoscrizione del mese di ottobre, inoltre, sembrano an-dare piuttosto bene, segno che forse qualcuno si è stancato di cercare alternative illegali e pre-ferisce la comodità, la versatilità di un abbonamento cross pla-tform e la telecronaca in italiano. Secondo Mediaset la crescita dei clienti porta a due conseguenze positive: l’aumento delle acquisi-zioni di nuovi contenuti per poter essere più competitiva sul merca-to e ovviamente l’incremento dei ricavi medi per abbonato, conse-guenza di un prezzo più elevato del pacchetto preferito. Si spera, a questo punto, che il successo spinga Mediaset a proporre qual-che partita che fino ad oggi era esclusiva anche in chiaro. .

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Debutta su Astra INSIGHT Canale Ultra HDgratuitoIniziate le trasmissioni sul satellite Astra di INSIGHT, un canale gratuito in Ultra HD La programmazione comprende documentari e reality show prodotti in 4K a 50 fotogrammi al secondo e in HEVC di Paolo CENTOFANTI

L’arrivo di un nuovo canale TV in chiaro con intera programmazio-ne in Ultra HD fa sicuramente no-tizia. Stiamo parlando di INSIGHT, canale che ha avviato le trasmis-sioni in Ultra HD su satellite Astra (19,2° est), realizzato da TERN (Television Entertainment Reality Network). La rete descrive la pro-pria programmazione come votata al “factual entertainment”, vale a dire reality show e documentari di vario genere, nel caso di INSIGHT principalmente sportivi e a carat-tere “sensazionale” verrebbe dire, dando uno sguardo al palinsesto. Per ricevere INSIGHT, oltre a un im-pianto satellitare puntato su Astra o dual feed, occorre un televisore Ultra HD con sintonizzatore com-patibile con le trasmissioni HEVC. I parametri per la sintonizzazione sono i seguenti:• Transponder: 1.097• Frequenza: 12.344 MHz

(orizzontale)• Symbol rate: 30.000• FEC: 2/3Il canale è disponibile anche in streaming via web sul sito ufficiale, il che rende piuttosto immediato farsi un’idea della programmazio-ne di INSIGHT ed eventualmente valutare se aggiornare il proprio impianto satellitare per riceverlo.

di Roberto PEZZALI

T IM ha delineato alcuni dettagli del-

l’accordo firmato qualche mese fa

con Twentieth Century Fox: alcuni

film in esclusiva, mai usciti in TV, saran-

no visibili solo su TIM Vision. Prosegue

così a colpi di esclusive la frammenta-

zione dell’offerta cinema, con i diritti di

film e case cinematografiche divisi tra

pay TV e servizi di streaming. I film che

TIM Vision porta a casa fanno parte di

un pacchetto che Fox ha distribuito in

Italia nel 2012 e 2013, per alcuni di que-

sti TIM si è aggiudicata l’esclusiva tota-

le: non potranno essere trasmessi né in

pay TV né da altri servizi di streaming.

“L’intrattenimento digitale sta viven-

do un grande fermento e la crescen-

te competizione del mercato ci porta

a volere offrire ai nostri abbonati dei

servizi SVOD non solo con il meglio del

cinema di catalogo ma anche film più

recenti - ha dichiarato Daniela Biscari-

ni, Responsabile Multimedia Entertain-

ENTERTAINMENT Alcuni capolavori del catalogo Fox andranno in esclusiva su TIM Vision

TIM Vision si prende alcune esclusive Fox Si tratta di film abbastanza recenti, alcuni non potranno passare nemmeno sulla pay TV

ment di Telecom Italia - Grazie all’ac-

cordo con Twentieth Century Fox, tra

i leader del settore, abbiamo l’oppor-

tunità di arricchire TIMvision con titoli

in esclusiva che non sono stati ancora

visti sulla TV free.”

Tra i film ci sono “Lincoln” di Steven

Spielberg, “Vita di Pi” di Ang Lee,

“I sogni segreti di Walter MItty” con

Ben Stiller, “Il Cigno Nero” con Natalie

Portman e “Marigold Hotel” con Judy

Dench, ma la lista è molto lunga.

Ormai si è capito: un appassionato di

cinema non può abbonarsi ad un solo

servizio streaming se vuole un catalo-

go soddisfacente.

di Paolo CENTOFANTI

M anca poco all’arrivo di Netflix

e Infinity si aggiorna, guada-

gnando una serie di funzionali-

tà che assomigliano molto a quelle già

presenti sulla piattaforma di streaming

americana.

La prima è l’opzione di profilazione:

adesso è possibile abbinare ad un’uni-

ca sottoscrizione ben cinque profili

diversi, uno per ogni membro della

famiglia, grazie ai quali il motore di

raccomandazione di Infinity riuscirà a

essere più preciso nel suggerimento

dei contenuti da vedere ogni volta che

il singolo utente effettua il login. Con

una library decisamente ampia l’effica-

cia del motore di raccomandazione è

fondamentale e Netflix, su questo, al

momento è imbattibile. Sempre in scia

alla piattaforma del colosso americano

arriva anche la funzione Watch Next

Episode: finalmente si può passare di-

rettamente da una puntata di una serie

ENTERTAINMENT L’arrivo di Netflix inizia a portare i suoi frutti: la concorrenza si “sveglia”

Infinity lancia nuove interessanti funzioniCinque profili personalizzabili e funzione “Watch Next Episode”: ora Infinity è più completo

alla successiva senza bisogno di alcu-

na azione da parte dell’utente.

Gli utenti iOS potranno inoltre acqui-

stare Infinity direttamente all’interno

dell’App Store utilizzando l’account

iTunes: il servizio sarà momentanea-

mente disponibile solo su iOS, ma

presto verrà esteso anche agli altri

sistemi operativi. Abbiamo sempre

detto che l’arrivo di Netflix avrebbe

fatto bene alla concorrenza e questi

cambiamenti in Infinity lo dimostrano:

si spera che ora anche la qualità dei

contenuti faccia un salto in avanti, con

Netflix che spinge molto su HD e 4K.

Su questo aspetto, in realtà, il salto

dovrebbe farlo Sky Online, ancora fer-

mo alla standard definitionata.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

LG EG920V a 2999 euro L’OLED 4K è un sogno possibileLG porta l’OLED 4K sotto la soglia psicologica dei 3000 euro Il modello scelto è il nuovo EG920V compatibile 4K e HDR I televisori arriveranno nei negozi a breve insieme agli altri modelli presentati all’IFA di Roberto PEZZALI

LG continua nella sua fase di attac-co al mercato dei TV top di gam-ma portando il suo nuovo OLED 4K sotto la soglia psicologica dei 3000 euro: il modello recente-mente presentato all’IFA, siglato EG920V, sarà a breve disposnibi-le a 2999 euro nei negozi di una nota catena (crediamo Euronics ma al momento in cui scriviamo non ne siamo certi). Insieme a questo modello, che ricordiamo essere oltre che 4K anche com-patibile HDR (l’aggiornamento arriverà quando lo standard sarà definito), arriveranno sul mercato anche i nuovi prodotti lanciati al-l’IFA, il modello Full HD EG910V a 2299 euro e il 65” della serie 960 a 5999 euro, questo disponibile probabilmente sia nella variante curva sia nella versione “flat”.È quindi ai blocchi di partenza la seconda fase della campa-gna OLED di LG in Italia: la prima operazione, con il sottocosto del modello HD, è andata davvero a gonfie vele: si spera ora di ripe-tere le stesse performance con il modello 4K. Una cosa comunque è certa: sul fronte dei TV si annun-cia una stagione Natalizia molto calda.

di Roberto PEZZALI

H DMI lancia una nuova certificazio-

ne: si chiama Premium HDMI Ca-

ble Certification Program e vuole

premiare con un bollino 4K i cavi che

secondo una serie di analisi sono in gra-

do di fornire una “piena esperienza 4K”.

Il bollino sarà particolare: un codice QR,

leggibile da una applicazione per smar-

tphone, identificherà i prodotti originali

differenziandoli da quelli che si fregiano

del logo HDMI senza aver però pagato la

certificazione. I partecipanti al program-

ma, ovvero i produttori di cavi, dovranno

inviare i vari modelli ad una serie di labo-

ratori certificati per l’approvazione, anche

se come sempre crediamo che il rilascio

del bollino sia legato al pagamento di un

corposo obolo alla HDMI Association. I

test, secondo il consorzio, servono per

verificare che un cavo possa davvero

gestire i 18 Gbps di banda richiesti dalle

specifiche HDMI 2.0, indispensabili per

video in formato 4K/UltraHD, per l’HDR

e per i metadati aggiuntivi del Wide Co-

lor Gamut. L’operazione messa in piedi

da HDMI tuttavia non è molto credibile:

per supportare il 4K e tutte le specifi-

che richieste basta un cavo da 5 euro

High Speed. A dirlo non siamo noi, è il

sito HDMI stesso nella sezione FAQ:

“Does HDMI 2.0 require new cables?

No, HDMI 2.0 features will work with

existing HDMI cables. Higher bandwidth

features, such as 4K@50/60 (2160p) vi-

deo formats, will require existing High

Speed HDMI cables (Category 2 ca-

bles).”

I cavi HDMI ormai sono tutti uguali: sulle

lunghe distanze un cavo con una buona

schermatura fa la differenza, ma su di-

stanze ridotte, meno di due metri, siamo

pronti a scommettere che un qualsiasi

cavo, sempre che non sia un prodotto

davvero scadente e non schermato, non

abbia nessun problema a visualizzare

segnali 4K a 60p.

Il nuovo bollino non solo confonde le

idee, ma crea una nuova categoria di

cavi 4K “Premium” costosi e inutili e che

non ha proprio senso di esistere: tutti i

cavi High Speed sono 4K. Infine, è sem-

pre bene ricordarlo, un cavo HDMI co-

stoso e “Premium” non si vede meglio:

chi racconta certe storie è in malafede.

TV E VIDEO HDMI annuncia un nuovo programma di certificazione e un bollino per i cavi 4K

Bollino cavi 4K: HDMI ci vuole “spennare” Una mossa puramente commerciale: un cavo da 3 euro basta e avanza, lo dice HDMI stessa

di Paolo CENTOFANTI

L oewe ha annunciato l’arrivo del nuo-

vo top di gamma Reference 85: un

TV con schermo da ben 85 pollici

(216 cm) di diagonale, il che ne fa il televi-

sore più grande mai proposto da Loewe.

Come la versione da 55 pollici, anche

questo nuovo modello si contraddistin-

gue per la qualità dei materiali e la cura

delle sue finiture: vetro, alluminio e tes-

suto tecnico. Reference 85 è disponibile

in quattro le varianti di colore (alluminio

argento, alluminio nero, bianco Laccato

e Dark Gold), mentre il tessuto della gri-

glia degli altoparlanti è personalizzabile.

Il TV integra infatti una vera e propria

soundbar stereo, contraddistinta dall’uti-

lizzo di 8 altoparlanti in configurazione

bass reflex e alimentati da un amplificato-

re a due canali da 120 Watt complessivi.

Il sistema audio integra il decoder multi-

canale 5.1 che permette, come consuetu-

TV E VIDEO Loewe annuncia la disponibilità del TV Reference anche in versione extra large

Il riferimento 4K di Loewe ora è anche 85 pollici È dotato di pannello Ultra HD, soundbar integrata e naturalmente sfoggia un design “unico”

dine Loewe, di

estendere l’au-

dio con ulterio-

ri diffusori per

realizzare un

vero e proprio

impianto home

theater intorno

al TV.

Il pannello LCD

è naturalmen-

te Ultra HD

( 3 2 4 0 x 2 1 6 0

pixel), come tutto il resto della gamma

Loewe di quest’anno, e il TV offre i clas-

sici cavalli di battaglia del marchio: sin-

tonizzatori digitale terrestre e satellitare

multipli, ora con il supporto anche la co-

difica HEVC, hard disk integrato da 1 TB

per le funzioni di PVR e Time Shift, fun-

zionalità Smart tv2move per riprodurre

anche i canali live dal sintonizzatore

integrato in streaming su smartphone

e tablet tramite l’apposita app, lettore

multimediale, piattaforma smart TV e,

per sfruttare appieno le possibilità offer-

te dalla soundbar integrata, streaming

audio via Bluetooth da sorgenti esterne.

Il prezzo? Un dettaglio naturalmente: la

versione base argento o nera parte da

18.000 euro.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Emanuele VILLA

Come ogni anno, eccoci all’appuntamento con la

nuova versione dello smartphone Apple, che dal

9 ottobre è disponibile anche in Italia. In questa

sede ci concentriamo sul lato puramente commercia-

le, che poi è quello che interessa una buona fetta di

appassionati. Perché Apple è molto chiara nel pubbli-

care il costo del telefono, ma una quota considerevole

di potenziali clienti non può o non vuole spendere da

779 euro in su in una singola soluzione, preferendo

le formule di finanziamento offerte dalla stessa Apple

oppure il “classico” acquisto con operatore, che esiste

praticamente da sempre.

In questo servizio analizziamo le offerte di Tim, Vodafo-

ne e Tre, cercando di capire quale - a conti fatti - possa

essere considerato il trend di quest’anno: il numero

quasi infinito di opzioni e combinazioni varie, unito alla

possibilità di sostituzione del telefono dopo una certa

rata, rende quasi impossibile confrontare tutte le offer-

te possibili per trovare “la” più conveniente, ma abbia-

mo comunque cercato di valutare le singole offerte nel

loro complesso, per capire che tipo di impegno econo-

mico comportino per il consumatore. A differenza del

2014, oggi in campo scende anche Wind: non abbiamo

preso in considerazione le offerte dell’operatore “aran-

cione” solo perché non ancora comunicate. Gli iPhone

saranno disponibili a partire dalle prossime settimane

e - si dice - sarà possibile sottoscrivere un Wind Ma-

gnum a partire da 24 euro al mese e tutta la gamma All

Inclusive. Abbiamo contattato l’azienda e attendiamo

risposta in merito.

I prezzi ufficiali di Apple per iPhone 6s e 6s PlusIl punto di partenza sono ovviamente i prezzi dei tele-

foni, perchè se non li si conosce non si riesce ad ap-

prezzare il reale vantaggio delle offerte degli opera-

tori. Di seguito la tabella con i prezzi ufficiali applicati

da Apple per iPhone 6s.

16 GB 64 GB 128 GB

iPhone 6s 779 euro 889 euro 999 euro

iPhone 6s Plus

889 euro 999 euro 1109 euro

Vodafone punta sul RelaxPartiamo da Vodafone, la situazione è semplice: Vo-

dafone consente di abbinare ad iPhone 6s tre piani

tariffari, Relax (offerto senza la tassa di concessione

governativa di 5,16 euro), Relax Casa Edition che com-

prende anche una componente domestica con Inter-

MOBILE Il nuovo iPhone è disponibile dal 9 ottobre scorso: il prezzo parte da 779 euro per il 6s e da 889 euro per il 6s Plus

iPhone 6s e 6s Plus con TIM, Tre e Vodafone Le offerte degli operatori. Quanto si spende?iPhone 6s (e 6s Plus): insieme all’acquisto del prodotto singolo, è possibile anche usufuire delle offerte degli operatori

net illimitato a casa e una SIM dati da 1 GB, e Relax

Completo Family Edition con 2 SIM. In entrambi i casi,

passare a relax per chi è già cliente Vodafone costa

29 euro, ma noi supponiamo che si provenga da un

altro operatore. Se si opta per Relax e iPhone 6s da 16

GB, che comprende telefonate illimitate, sms illimitati e

3 GB di Internet, bisogna mettere in conto 49,99 euro

come contributo iniziale e 34 € (piano tariffario) + 18€

(smartphone) al mese per 30 mesi di vincolo. Non c’è

tassa di concessione governativa. In pratica si viene a

pagare 1.609,99 euro, che sono comprensive del tele-

fono e profilo tariffario. Nel caso si passi alla versione

da 64 GB, il costo complessivo è di 1709,99: in pratica

la tariffa mensile resta uguale ma ci sono 100 euro in

più di contributo iniziale, e lo stesso vale per la versio-

ne da 128 GB, per la quale si pagano 100 euro in più

di quella da 64. Situazione simile per iPhone 6s Plus,

per il quale cambia il contributo iniziale e la rata dello

smartphone: il 16 GB viene a costare (in 30 mesi, com-

prensivo di piano tariffario) 1719,99 euro, il 64 GB passa

a 1819,99 euro.

RELAX 30 mesi

16 GB 64 GB 128 GB

iPhone 6s 1609,99

euro

1709,99

euro

1809,99

euro

iPhone 6s Plus

1719,99

euro

1819,99

euro

1919,99

euro

Un riassunto delle offerte Vodafone relative ai nuovi iPhone. Il 9 ottobre è comparsa anche la versione da 128 GB, prima assente.

segue a pagina 12

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

RELAX Casa Edi-tion - 30 mesi

16 GB 64 GB 128 GB

iPhone 6s 2094,79

euro

2194,79

euro

2294,79

euro

iPhone 6s Plus

2204,79

euro

2304,79

euro

2404,79

euro

Leggermente più complesso Relax Casa Edition, che

comprende voce illimitata, sms illimitati, 2 GB di dati

4G, Fibra/ADSL illimitata, telefonate a 19 cent e SIM

dati da 1 GB. C’è la tassa da 5,16 euro/mese e si paga

57 euro i primi 12 mesi e 67 euro i successivi 18, con

in più lo stesso contributo iniziale dell’ipotesi prece-

dente. In totale: 2094,79 euro per iPhone 6S da 16 GB

(con la parte telefonica e di connettività mobile/casa) e

2194,79 euro per la versione da 64 GB. Se si preferisce

l’iPhone 6s Plus si paga, nei 30 mesi, 2204,79 per il 16

GB e 2304,79 euro per il 64 GB.

Il 9 ottobre è comparsa una terza opzione, Relax Com-

pleto Family Edition, che consta sostanzialmente di

due SIM, una con minuti ed SMS illimitati anche in Eu-

ropa, USA e Canada e 5 GB di dati, l’altra con minuti

ed SMS illimitati e 1 GB di dati. Va pagata la tassa di

concessione governativa di 5,16/mese e il prezzo è in

ogni caso di 75 euro al mese con vincolo 30 mesi, cui

sommare un anticipo dipendente dal telefono, da 99 a

329 euro. Una soluzione interessante per chi vuole un

unico “pacchetto” per più persone.

Altra possibilità, per chi è già cliente Vodafone ricarica-

bile è l’acquisto a rate del telefono: 23 euro x 30 mesi

con un contributo iniziale variabile ma leggermente di-

verso a quello delle altre opzioni. Stesso discorso per

la versione Plus, con rata mensile di 25 euro/mese.

Con Tre lo puoi cambiare ogni 15 mesiPer la nuova generazione di iPhone, sia 6s che 6s

Plus, Tre continua a puntare forte sul proprio profilo

Free, che è quello che somma al classico acquisto a

rate anche la possibilità di sostituire il telefono ogni

15 mesi andando di fatto a rinnovare il finanziamento.

Rinviando alla comunicazione ufficiale e alle note per l’esame delle condizioni specifiche, ci limitiamo qui a

segnalare il funzionamento a grandi linee, supponendo

però che l’utente abbia intenzione di tenere il proprio

iPhone una volta terminati i 30 mesi di vincolo. L’uten-

te può attivare uno di tre piani tariffari, da scegliere a

seconda delle proprie esigenze: Free 400, Free Unlimi-

ted e Free Unlimited Plus, ognuno con un certo quan-

titativo di traffico voce, sms e dati. Si va dai 400 minuti,

400 sms e 4 GB di Free 400 fino ai minuti illimitati in

italia e all’estero, sms illimitati e 8 GB di dati della ver-

sione più “corposa”, la Unlimited Plus. A questo si va

ad aggiungere lo smartphone che si preferisce: si paga

un anticipo che dipende dal telefono selezionato e si

sottoscrive un finanziamento con impegno di 30 mesi,

in particolare (citando la comunicazione ufficiale): “29

rate mensili + una rata finale nel caso in cui decidi di

tenere il tuo smartphone”.

Tre offre tutti gli iPhone di nuova generazione all’inter-

no dei propri piani Free: noi consideriamo l’ipotesi che

l’utente tenga il proprio telefono alla fine dei 30 mesi,

cosa che gli dà diritto a continuare col medesimo pro-

filo tariffario ma scontato, ma c’è anche la possibilità

- dopo 15 mesi - di restituire l’iPhone 6S e di prendere

quello nuovo o un altro modello trattato da Tre. Parlia-

mo allora di cifre e prezzi: l’anticipo varia, a seconda

del modello, da 100 euro (iPhone 6s 16GB) a 400 euro

(iPhone 6s Plus da 128 GB), la rata mensile è quella dei

profili citati (30€ per Free 400, 35€ per Free Unlimited

e 40€ per Free Unlimited Plus) e la rata finale varia da

119,30 euro a 149,30 euro, sempre a seconda del tele-

fono che si ha. Da notare che iPhone 6S da 64 GB e

iPhone 6s Plus da 16 GB prevedono un anticipo di 200

euro su Free 400 e Free Unlimited ma solo di 100 euro

se si sceglie Free Unlimited Plus. Detto così è tutto mol-

to complesso: cerchiamo di riassumere considerando

alcune ipotesi ma con la raccomandazione di consulta-

re bene le condizioni e le note riportate nel sito Tre.

La tabella qui sopra, di valore puramente indicativo,

simula l’investimento sui 30 mesi. Ci sono anche altre

possibilità, tra cui gli abbonamenti Full (simili ai Free di

cui sopra ma senza possibilità di cambio telefono dopo

15 mesi) e la ricaricabile Scegli 30, l’offerta prepagata

da 30 euro al mese con voce ed sms illimitati e 2GB

di dati. Anche qui è previsto un vincolo contrattuale di

30 mesi e un anticipo che è di 100 euro per iPhone

6s 16 GB e di 200 euro per iPhone 6s 64GB e 6s Plus

16GB. Secondo la comunicazione ufficiale dell’azienda:

“Al termine del vincolo di 30 mesi, l’anticipo corrisposto

per iPhone verrà restituito per un pari valore comples-

sivo in traffico aggiuntivo erogato in 12 mensilità”.

MOBILE

Apple iPhone 6s, le tariffe degli operatorisegue Da pagina 11

Free 400 Free Unlimited Free Unlimited Plus

iPhone 6s - 16 GB 1.244 euro 1.389 euro 1.534 euro

iPhone 6s - 64 GB 1.354 euro 1.499 euro 1.544 euro

iPhone 6s - 128 GB 1.464 euro 1.609 euro 1.754 euro

iPhone 6s Plus - 16 GB 1.354 euro 1.499 euro 1.544 euro

iPhone 6s Plus - 64 GB 1.464 euro 1.609 euro 1.754 euro

iPhone 6s Plus - 128 GB 1.574 euro 1.719 euro 1.864 euro

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Con TIM Next lo puoi sostituire ogni annoA partire dal 9 ottobre, nel sito di TIM sono comparsi

gli iPhone di nuova generazione, che possono essere

acquistati nello store dell’operatore. I prezzi dei singoli

apparecchi sono di 789,90 euro (16 GB), 899,90 euro

(64 GB) e 1009,90 euro (128 GB) per le tre versioni di

iPhone 6s e 899,90 euro (16 GB) e 1009,90 euro (64

GB) per iPhone 6s Plus. Da notare che - al momento in

cui scriviamo - lo store TIM non comprende la versione

da 128 GB di iPhone 6s Plus. Tutta la comunicazione

dell’azienda relativa ai nuovi iPhone è incentrata su

TIM Next, l’offerta per i clienti TIM (o quelli che attivano

contestualmente un’opzione dati) di acquisto del tele-

fono a rate con possibilità di sostituzione dopo 1 anno.

TIM Next riguarda solo il telefono e non comporta l’atti-

vazione di un particolare piano tariffario ad hoc: di fatto

va a sommarsi al piano già in essere se compatibile o

a uno nuovo scelto contestualmente all’acquisto del-

l’telefono. Inoltre, al momento in cui scriviamo la co-

municazione dell’azienda di TIM Next riguarda princi-

palmente iPhone 6s da 16 GB, ma nelle note si scopre

che sono previsti anche il modello iPhone 6s da 64GB

e l’iPhone 6s Plus da 16GB: aggiorneremo il tutto non

appena disponibili le tariffe degli altri modelli.

In questo momento, sottoscrivere TIM Next con iPhone

6s da 16 GB significa pagare un contributo iniziale di 99

euro e 25 euro per 24 mesi con opzione di sostituzione

al 12° mese, il che comporta (di fatto) l’apertura di un

nuovo TIM Next per il nuovo telefono. Da notare che

la sottoscrizione di TIM Next comporta il pagamento di

5,9€ al mese per la protezione dello smartphone e 2

GB di LTE in più. Questo vale per tutti i clienti TIM ricari-

cabili, con l’eccezione di chi ha sottoscritto il pacchetto

TIM Special Unlimited (40 euro al mese). In quest’ulti-

mo caso, infatti, l’anticipo è sempre di 99 euro ma per

i primi 12 mesi il telefono non si paga (0 euro per un

anno). In due parole, TIM Next costa ai clienti TIM rica-

ricabili 99 euro + (25 euro x 24 mesi) + (5,9 euro x 24

mesi), ovvero 853,8 euro, un prezzo superiore rispetto

a quello del telefono “liscio” ma che comprende la pos-

sibilità di pagamento a rate e il diritto alla sostituzione

dopo 12 mesi. Non è male, ma attenzione a considera-

re una cosa se lo si confronta con le tariffe degli altri

operatori: qui parliamo solo del telefono, mentre i vari

Free di Tre o i Relax di Vodafone hanno anche un piano

voce/sms/dati incluso.

Si punta molto sul cambio annuale del telefonoL’esame delle tariffe dei vari operatori non ha riservato

particolari sorprese: acquistare lo smartphone stand

alone resta un impegno non da poco, specie quest’an-

no in cui Apple, vincolato alle oscillazioni euro/dollaro,

ha dovuto alzare il prezzo rispetto al 2014. Vodafone è

abbastanza cara ma offre un importante mix di soluzio-

ni domestiche, mobili e “familiari” (Relax casa edition

e Relax completo Family Edition) che - a fronte di un

esborso che può sembrare elevato - resta una soluzio-

ne completa per tutte le esigenze di connettività. Ma la

tendenza del 2015 è l’acquisto rateale con possibilità di

sostituzione del prodotto anno per anno (o quasi) con

un modello più recente, un sistema che viene conside-

rato ottimale sia per gli utenti, che in questo modo sono

sempre aggiornati, sia per gli operatori, che in questo

modo possono vincolare i propri clienti con tempisti-

che più lunghe: TIM punta fortissimo su Next e con-

sente di sostituire il telefono ogni 12 mesi, Tre è molto

aggressiva in termini di prezzo e con Free permette la

sostituzione ogni 15 mesi: non si finisce più di pagare,

potrebbe dire qualcuno, ma chi si ritiene power user sa

quanto sia bello cambiare telefono ogni anno.

MOBILE

Apple iPhone 6s, le tariffe degli operatorisegue Da pagina 12

di Massimiliano ZOCCHI

D opo decine di preview, beta,

leak e anticipazioni varie, Micro-

soft ha presentato i nuovi Lumia

950, 950XL e 550, tutti con Windows

10 in dote dal day one. I proprietari di

vecchi modelli che assaporavano già

l’upgrade ai loro Lumia, però, dovran-

no avere ancora un po’ di pazienza,

fino a dicembre per la precisione.

È la stessa Microsoft a renderlo noto,

tramite l’account ufficiale Facebook,

rispondendo alle insistenti domande

di molti utenti. Così leggendo tra i vari

post si trovano tutte le informazioni.

Sarà necessario avere già installato

Windows Phone 8.1, ma soprattutto

avere un terminale con 8 GB di memo-

ria interna. Questo significa che device

come Lumia 530 saranno tagliati fuori,

come già ampiamente anticipato.

Mentre in alcune risposte troviamo

un semplice “più tardi, quest’anno”, in

altre viene chia-

ramente indicato

dicembre come

mese di rollout.

Sul sito Microsoft

viene inoltre spe-

cificato che non

tutte le funzioni

di Windows 10 sa-

ranno accessibili

a tutti i modelli,

e che una prima

lista di modelli che riceveranno l’up-

grade include Lumia 430, Lumia 435,

Lumia 532, Lumia 535, Lumia 540, Lu-

mia 635 (1 GB RAM), Lumia 640, Lumia

640 XL, Lumia 735, Lumia 830 e Lumia

930.

MOBILE Saranno necessari, però, almeno 8 GB di memoria e Windows Phone 8.1 già installato

Windows 10 sui “vecchi” Lumia a dicembreMicrosoft conferma: l’aggiornamento a Windows 10 per i vecchi Lumia arriverà a dicembre

Samsung lavora a MarshmallowSamsung avrebbe intenzione di aggiornare ad Android 6.0 Marshmallow i suoi ultimi smar-tphone di fascia alta, non solo S6 e Note 5, ma anche S5, Note 4 e Note Edge. Secondo indiscrezioni di SamMobile (elenco non com-pleto), la lista sarebbe lunga, per lo più ristretta ai Galaxy di fascia alta. Nell’elenco compaiono tutte le varianti di Galaxy S6, S6 Edge e Galaxy S6 Edge+ e Galaxy Note 5. L’aggiornamento riguarderà anche modelli di punta dello scorso anno, Galaxy S5 e Note 4, ma anche S5 Neo e la variante LTE-Advanced dell’S5. Non ci sono notizie sulla tempistica del rilascio degli aggiornamenti.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Smartwatch Swatch con NFC per i pagamentiSwatch ha presentato il suo smartwatch. Ma a differenza del solito non si tratta di un modello tecnica-mente super-evoluto con interfaccia custom, notifiche e via dicendo, bensì un orologio dalle tradizionali fattezze Swatch e pensato per permettere pagamenti sicuri via NFC. Si chiama Bellamy ed è stato presentato in Cina: c’entreranno le dimensioni del merca-to dei pagamenti contactless in Cina (cresciuto del 134% lo scorso anno), ma soprattutto il fatto che Swatch è riuscita a prendere accordi con le istituzioni cinesi (in particolare con la UnionPay) in tempi brevi mentre le banche svizzere si muovono “troppo lentamente” sul versante tecnologico. Bellamy uscirà a gennaio in Cina, successivamente arriverà in Europa e negli USA. Prezzo interessante e accessibile, visto che si parla (al mo-mento) dell’equivalente di 90 dollari.

MOBILE Accessorio pensato per il Lumia 950 e il 950 XL

Microsoft Display Dock a 99 $: 110 €?di Emanuele VILLA

L a novità più interessante dell’ultimo evento Microsoft non sono stati tanto i

telefoni, le cui caratteristiche erano ormai note da tempo, quanto piuttosto

l’accessorio che – una volta collegato a Lumia 950 e 950 XL – sarà in grado

di trasformarli in PC fatti e finiti. Microsoft lo chiama Display Dock, è grande quanto

un pacchetto di sigarette e include 3 porte USB (mouse, tastiera, eventuale storage

supplementare), un HDMI e un DisplayPort per il collegamento al display esterno.

Successivamente, Microsoft ha confermato a Computerworld che il Display Dock

non solo sarà reso disponibile contemporaneamente ai telefoni, ma costerà 99 dol-

lari. Considerando lo sfavorevole (rispetto a un anno fa) cambio EUR/USD e il fatto

che Lumia 950 costerà in USA 549 dollari e da noi 599 euro, è facile ipotizzare che

il prezzo americano si traduca in 109 euro o qualcosa di simile. Ma può darsi che la

strategia di Microsoft non sia quella di vendere il Dock singolarmente, ma di punta-

re su vantaggiosi bundle insieme a Lumia 950 e 950 XL: nonostante dall’azienda di

Redmond non filtri nulla di certo in proposito, iniziano ad apparire i primi negozianti

online (si parla in

particolare di un

sito olandese) che

regalano il Dock in

caso di acquisto di

una delle due new

entry, riservando il

prezzo pieno del

dispositivo a chi lo

acquisterà per ag-

giornare il Lumia

che già possiede.

di Emanuele VILLA

A che età è opportuno possedere

uno smartphone? Secondo il grup-

po Lisciani si parte dai 6 anni, ma

c’è bisogno di uno smartphone pensato

per coniugare il lato ludico ed educati-

vo della cosa con la massima sicurezza

possibile per far stare sereni i genitori.

Si chiama Mio Phone e viene definito

uno smartphone “educativo” pensato

per bambini dai 6 anni in su, un modello

basato su Android totalmente persona-

lizzato dall’azienda nelle applicazioni e

nei servizi disponibili. Oltre a un look gio-

vane e dinamico, il telefono può contare

su un evoluto sistema di Parental Control

e sul software Firewall 3 Plus che con-

trolla tutto, dalle chiamate ai messaggi in

entrata e uscita, le app, i dati scambiati, i

siti web visitati e tutti i contenuti audio-

video e che può essere personalizzato

dai genitori. Inoltre, previa installazione

di un’app nello smartphone dei genitori,

questi possono entrare in comunicazio-

ne diretta con Mio Phone e verificare

la sua posizione accedendo ai dati del

GPS. A tal proposito Franco Lisciani,

AD del gruppo, ha dichiarato: “Ad oggi

impedire ai nostri figli di venire a con-

tatto prematuramente con la tecnologia

è quasi impossibile. [...] è normale che

a 6 anni chiedano già un cellulare. Per

questo motivo, in linea con la nostra fi-

losofia aziendale e mettendo il nostro

know how al servizio delle famiglie,

abbiamo creato un telefonino in gra-

do di intrattenere i bambini in maniera

educativa e garantire tranquillità ai ge-

nitori”. Lo smartphone offre oltre 70 app

educative già installate al momento del-

l’acquisto. A livello tecnico, il telefono è

basato su Android, ha un display da 5’’,

processore quad core con 1 GB di RAM

e 8 GB di storage espandibile. A livello

fotografico, il modulo principale è da 5

MP e il frontale da 2 MP, il tutto per un

prezzo di listino di 149 euro.

MOBILE Mio Phone ha processore quad core e fotocamera da 5 MP: il prezzo è di 149 euro

Ecco lo smartphone per bambini di 6 anniIl Gruppo Lisciani presenta uno smartphone Android da 5’’ per bambini dai 6 anni in su Ha più di 70 app preinstallate e alcune evolute funzionalità di Firewall e Parental Control

Smartphone Android non sicuri: colpa dei produttoriUna ricerca evidenzia la vulnerabilità di quasi il 90% dei terminali Android. Colpa degli OEM e della lentezza negli aggiornamenti di Emanuele VILLA

Il Security Group del-l’Università di Cam-bridge ha pubblicato una ricerca dalla qua-le emerge che negli ultimi 4 anni l’87% dei dispositivi Android in circolazione è stata soggetta ad almeno una vulnerabilità criti-ca. La causa? I produttori sono len-ti o inefficienti nel fornire patch di sicurezza per tutti i propri modelli. I ricercatori hanno rilevato che gli smartphone Android ricevono in media 1,26 aggiornamenti all’an-no. I dati raccolti sono stati forniti da più di 20.000 volontari sparsi per il globo che hanno installato l’app Device Analyzer (gratuita su Google Play Store) per monitorare dati e aggiornamenti. I dati sono stati combinati con le informazio-ni sulle vulnerabilità critiche che hanno colpito Android nel corso del tempo: questo ha permesso di stilare una classifica di produttori più o meno sicuri, che tiene con-to della proporzione dei device esenti da vulnerabilità, dei dispo-sitivi aggiornati all’ultima versione del S.O. e il numero di vulnerabilità che il produttore non ha ancora ri-solto sui suoi device. La situazione delineata vuole sensibilizzare gli utenti a scaricare solo le app pro-venienti dal Play Store e spingere i produttori ad aggiornare costante-mente i propri device, anche quelli non più recenti. In una scala da 1 a 10, Google vince con 5.2, se-guito da LG e Motorola con 4.0 e 3.1, mentre Samsung, Sony, HTC e Asus sono sotto il 3. Incoraggian-ti le intenzioni di produttori come Samsung e LG con aggiornamenti di sicurezza mensili.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

Arriva in Italia una nuova azienda di tecnologia:

si chiama BQ, da non confondere con BenQ, e

realizza smartphone, tablet, stampanti 3D e kit

educativi per insegnare ai ragazzi la programmazione.

BQ potrebbe sembrare una azienda come tante, una

bella faccia europea per lanciare prodotti “made in

china” che non hanno nulla di diverso dai tanti prodotti

rimorchiati che si trovano sugli scaffali. Non è affatto

così: BQ ha una storia che merita di essere raccontata,

e se in Italia probabilmente nessuno, fino ad oggi, ne

ha mai sentito parlare in Spagna, Paese di origine, è

decisamente conosciuta, tanto che nel giro di pochi

anni è diventata il terzo produttore di smartphone per

quote di mercato.

BQ nasce nel 2010, quando un gruppo di 16 ingegneri

decide di lanciarsi nel mondo dell’elettronica per pro-

gettare e produrre dispositivi: dopo 5 anni BQ conta

1243 dipendenti, età media incredibilmente bassa e

una percentuale di ingegneri e sviluppatori superiore

al 50% dell’organico. “Quasi tutti gli ingegneri che si

laureano nelle Università di Madrid finiscono da noi“-

ci svela uno dei fondatori. BQ ha sede proprio nella

capitale spagnola, e qui ogni giorno decine di ragazzi

studiano e progettano quelli che saranno i prodotti di

una line-up che per ovvi motivi non può essere troppo

ampia, anche perché “per fare uno smartphone servo-

no almeno 200 persone. Chi non le ha compra in Cina

e rimarchia”. BQ disegna i suoi smartphone partendo

da zero: dalla scocca alle schede interne ogni compo-

nente viene pensato e studiato per creare un prodotto

bilanciato, anche se come vedremo non siamo davanti

a prodotti “hi-end”, ma a smartphone ben pensati per i

quali l’azienda arriva a offrire 5 anni di garanzia, segno

che si fida ciecamente del lavoro dei suoi progettisti.

BQ ha presentato qualche giorno fa a Madrid la sua

nuova gamma di prodotti per il prossimo anno, pro-

dotti che arrivano anche in Italia e che comprendono

il primo smartphone con scocca in alluminio, un tablet,

due nuove stampanti 3D, un piccolo robot per inse-

gnare ai più giovani la programmazione e una lampa-

da LED programmabile simile nelle funzionalità ad una

Philips Hue.

Aquaris X5 Il primo con scocca in alluminioAquaris X5 è il primo smartphone di BQ realizzato in

alluminio: i progettisti sono riusciti a trovare il modo

di unire senza viti o colla alluminio e policarbonato in

un unico corpo che effettivamente sembra robusto e

compatto. BQ ha realizzato uno smartphone “onesto”,

nessuna specifica tecnica pompata al massimo ma una

serie di elementi che miscelati insieme possono offrire

MOBILE 1243 dipendenti, età media bassa e una percentuale di ingegneri e sviluppatori superiore al 50% dell’organico

BQ, smartphone, tablet e stampanti fatti in casa E una missione: insegnare la tecnologia a tuttiBQ è un’azienda spagnola che progetta smartphone, tablet e kit didattici per insegnare ai più piccoli la tecnologia Nata nel 2010 e con sede a Madrid, è arrivata in Italia, e noi siamo andati a vedere la nuova gamma di dispositivi

quello che gli utenti più desiderano, autonomia e buo-

ne prestazioni. Lo schermo da 5” ad esempio è solo

HD, e se la risoluzione di 1280 x 720p potrebbe an-

che sembrare sorpassata, grazie ad uno schermo non

troppo risoluto e alla batteria da 2900 mAh ai polimeri

di litio si raggiungono i due giorni di autonomia. Nella

media anche il processore: Snapdragon 412 quadcore,

con 2 GB di RAM e 32 GB (o 16 GB nella versione base)

di memoria 27 dei quali disponibili per l’utente.

Gli ingegneri che hanno lavorato al progetto hanno

trovato qualche soluzione interessante per ridurre gli

ingombri e tenere lo spessore a 7.5 mm: lo slot per

la sim, ad esempio, riesce ad ospitare due nano Sim

contemporaneamente e resta pure lo spazio per uno

slot di espansione microSD. La foto camera principale

è Sony: 13 Megapixel, doppio flash, obiettivo F2 a cin-

que elementi e sensore da 1/3”, mentre quella frontale

per i selfie è un modulo Samsung da 5 Megapixel con

flash LED. Aquaris X5 è LTE, Wi-fi b/g/n e Bluetooth

4.0: oltre alla classica dotazione di sensori da segna-

lare ci sono anche il doppio microfono per la cancel-

lazione acustica, la radio FM e una enclosure per lo

speaker con DSP Dolby Atmos.

Come sempre ci teniamo a precisare che il Dolby

Atmos dello smartphone, nonostante il nome, non è

il Dolby Atmos del cinema: la qualità “audio” di uno

smartphone non potrà mai essere alta, ma da quanto

abbiamo potuto ascoltare in una saletta demo è co-

munque decorosa. Aquaris X5, con 5 anni di garanzia,

costa 229 euro nella versione 16 GB e 2 GB di RAM,

249 euro in quella da 32 GB con 2 GB di RAM e 269

euro per la versione da 32 GB e 3 GB di RAM: a questo

prezzo si trovano smartphone che sulla carta hanno

caratteristiche sicuramente migliori, ma BQ paga una

progettazione interamente europea per un prodotto

che in ogni caso qualitativamente è superiore a molti

smartphone pensati e progettati in Cina.

Più semplice il tablet Aquaris M10: spesso solo 8 mm

Aquaris X5 sarà disponibile in tre finiture, e c’è anche il Rose Gold

Lo slot per doppia SIM, una buona idea per tenere le dimensioni super compatte

segue a pagina 16

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

fa segnare i 470 grammi alla bilancia ed è costruito in-

teramente in policarbonato. BQ anche qui ha cercato

di privilegiare l’autonomia, utilizzando a seconda delle

versioni uno schermo HD o Full HD.

Il processore in questo caso è Mediatek (MT8163 qua-

dcore) e manca del tutto la connettività LTE. All’interno,

oltre a 2 GB di RAM e 16 GB di memoria flash, due

fotocamere da 5 e 2 Megapixel, un modulo audio Dol-

by Atmos e una grossa batteria da 7280 mAh. Per il

tablet, che come lo smartphone ha a bordo Android

Lollipop 5.1, servono 259 euro.

Zowi, il piccolo robot per insegnare a programmareSmartphone e tablet sono il “business”, l’educazione

alla tecnologia la missione finale. BQ utilizza parte dei

proventi della vendita di smartphone e tablet per inve-

stire nel settore dell’educazione scolastica: in Spagna

moltissime scuole hanno aderito a un programma di

formazione che prevede l’insegnamento di tecnologia

e informatica ai più piccoli utilizzando un percorso di-

dattico che prevede la costruzione di giochi e robot.

L’idea è venuta proprio al gruppo di ingegneri che ha

fondato BQ: usciti dall’università si sono resi conto

che non sapevano come fare a realizzare il loro so-

gno, che era appunto quello di costruire e progettare

uno smartphone per lanciarlo sul mercato. La scuola

spagnola, ma la cosa vale anche per la scuola italiana,

non è in grado di fornire una preparazione tecnologica

adeguata per poter competere a livello internazionale

con studenti che si sono invece formati in Cina o negli

States. Il responsabile formazione di BQ ci ha infatti

confidato che per realizzare il primo smartphone un

gruppo di ingegneri laureati con ottimi voti è dovuto

andare per due anni in Cina a capire quali sono le pro-

blematiche da affrontare in fase di progettazione. Una

situazione questa che li ha portati a realizzare una se-

rie di prodotti educativi, giochi che oltre a due kit per

costruire robot già in commercio vedono ora arrivare

il piccolo Zowi, un robot open source su piattaforma

Arduino che può essere usato come base di partenza

per imparare sia i fondamenti di elettronica sia la pro-

grammazione.

BQ ha realizzato un sistema a blocchi: nessuna riga di

codice ma mattoncini da impilare nel browser per ge-

nerare il programma finale, un po’ quello che ha fatto

Lego con il sistema Mindstorm. Zowi è basato su una

board compatibile Arduino, una una serie di sensori,

di led, di pulsanti e di motori che possono essere con-

trollati da uno smartphone o da un programma cari-

cato in memoria. Tutti i pezzi sono intercambiabili, e

tramite i progetti online è possibile anche stampare

nuove teste con una stampante 3D o nuovi elementi

da aggiungere al corpo. Un oggetto interessante, che

verrà messo in commercio a 99 euro inizialmente solo

in Spagna e Portogallo: la localizzazione della piatta-

forma di sviluppo visuale in italiano richiede qualche

mese.

BQ sfida Hue con Halu La lampada LED opensourceSulla scia del successo della serie Hue di Philips BQ

ha realizzato anche Halu, il suo primo prodotto dedi-

cato alla casa connessa e all’Internet of Things. Halu

è una lampada LED costruita interamente in Spagna

con componenti che arrivano in gran parte dell’Euro-

pa, all’interno della quale l’azienda ha inserito un vero

computer programmabile. Halu può essere abbinata

e sincronizzata ad altre lampade identiche, collega a

TEST

BQ, smartphone e tablet fatti in casa segue Da pagina 15

servizi web e integrata all’interno di applicazioni, un

po’ quello che oggi si può fare anche con le lampa-

de Philips sfruttando l’SDK che Philips stessa mette a

disposizione. BQ ha aggiunto però ad Halu una carat-

teristica interessante: funziona anche come ripetitore

wireless, e utilizzando una serie di Halu si può esten-

dere il segnale Wi-Fi su un’area molto ampia. Il prezzo

è di 129 euro, ma bisogna come sempre considerare

che siamo di fronte a un prodotto costruito in Europa.

I prodotti BQ sono disponibili per il momento solo

online: i responsabili ci fanno sapere che stanno chiu-

dendo in questi giorni gli accordi distributivi con alcu-

ne realtà italiane. Sul sito internet http://opensource.bq.com è possibile trovare tutti i sorgenti, la documen-

tazione e gli schemi di tutti i prodotti pensati e proget-

tati da BQ, siano essi i robot, i software, gli applicativi

e gli smartphone, dimostrazione dell’anima “creativa”

dell’azienda e del fatto che davvero siamo di fronte

ad un prodotto pensato e progettato interamente in

Europa. Con i fatti, non con le parole.

Giovani programmatori crescono: il percorso prevede attività creative come la costruzione di un robot

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto FAGGIANO

G randi novità in casa B&W con

l’arrivo dello Zeppelin Wireless

(699 euro), un diffusore che era

già diventato un’icona di stile e presta-

zioni e si aggiorna ora ai tempi pur man-

tenendo la classica forma a dirigibile.

Dietro alla forma sottile e allungata,

con dimensioni di 66 x 18 cm circa, si

nasconde un diffusore tutto nuovo che

attinge a piene mani dalla tradizione e

innovazione tecnologica del marchio

britannico.

Gli altoparlanti sono tutti inediti ma de-

rivati da quelli utilizzati sui migliori dif-

fusori tradizionali di B&W: troviamo due

tweeter a doppia cupola da 25 mm de-

rivati da quelli utilizzati sulla serie CM,

due midrange da 9 cm con tecnologia

FST (Fixed Suspension Transducer) e

un woofer comune tra i due canali da 15

cm con magnete sovradimensionato e

lunga escursione. Gli amplificatori utiliz-

zati sono da 25 watt per ogni midrange

HI-FI E HOME CINEMA Il classico diffusore Zeppelin di Bowers & Wilkins si trasforma in Wireless

B&W Zeppelin diventa Wireless, addio vecchia dock Prestazioni elevate con la musica in streaming via Bluetooth o AirPlay, costa 699 euro

e tweeter oltre a 50 watt per il woofer.

Tra i circuiti un potente DSP di elabora-

zione per migliorare le prestazioni e un

convertitore da 192kHz/24bit.

La connettività è tramite Bluetooth,

Wi-Fi oppure via cavo ethernet oltre

alla presa minijack per qualsiasi sorgen-

te. In tema di applicazioni lo Zeppelin

Wireless è già predisposto per Spotify

Connect, Apple Music e Soundcloud.

Inoltre l’applicazione dedicata di B&W

permette di gestire la propria musica da

smartphone e tablet.

SoundTouch 10 Il multiroom economico secondo BoseBose completa verso il basso la gamma multiroom con il Sound Touch 10 Un diffusore compatto che riprende le soluzioni dei modelli maggiori Funziona anche con il Bluetooth di Roberto FAGGIANO

Bose completa la gamma di diffusori multiroom con il SoundTouch 10, modello di dimen-sioni molto compatte (21 x 14 cm) e dal costo in linea con i concorren-ti (da 200 euro). Particolare che manca ai migliori concorrenti è la dotazione di un telecomando per le funzioni principali, per usare il diffusore anche senza smartpho-ne o tablet. Ci sono anche sei tasti di preselezione per ritrovare subi-to le stazioni radio web o lo strea-ming preferito, sempre senza usa-re l’applicazione. Quest’ultima è già predisposta con lo streaming di Spotify e Deezer, oltre alle radio internet e a iTunes. La compatibi-lità con i file musicali va dagli MP3 agli Apple Lossless, oltre WMA e AAC. Tra i collegamenti disponibili, oltre al Wi-Fi, troviamo il Bluetooth e una presa minijack per qualsiasi sorgente. Dal punto di vista delle caratteristiche tecniche, Bose è sempre molto avara nel fornire informazioni: siamo solo riusciti a sapere che viene impiegato un altoparlante larga banda realizza-to specificatamente per questo modello; il funzionamento è in bass reflex con piccolo accordo di uscita sul lato posteriore. A bre-ve un aggiornamento firmware renderà possibile l’utilizzo di due SoundTouch 10 in stereofonia.

di Roberto FAGGIANO

I l 17 novembre Bang & Olufsen com-

pie 90 anni e per festeggiare de-

gnamente la ricorrenza presenta il

suo diffusore più sofisticato. Si chiama

Beolab 90 e costa 34.995 euro cadau-

no, un record anche per il marchio da-

nese, anche se c’è da dire che si tratta

di un diffusore decisamente fuori dal

comune, sintesi di tutte le più sofistica-

te e innovative tecnologie in materia. Il

BeoLab ha infatti un sistema di calibra-

zione che imposta la migliore qualità

sonora per l’ambiente dove è installato

e permette anche di modificare l’am-

piezza dell’emissione sonora in base

al numero di ascoltatori e alla loro posi-

zione. Ciò grazie alla disposizione degli

altoparlanti per medi e acuti su tutte le

sei facce del diffusore.

Il BeoLab 90 utilizza complessivamente

18 altoparlanti, tutti realizzati dalla da-

nese Scan Speak: in dettaglio troviamo

sette tweeter da 3 cm, sette midran-

HI-FI E HOME CINEMA Bang & Olufsen festeggia 90 anni con un diffusore da 70.000 euro la coppia

B&O BeoLab 90, super diffusore da 70.000 euroRiunisce le migliori tecnologie del marchio, è attivo e si controlla anche dallo smartphone

ge da 8,6 cm, 3 woofer da 21,6 cm e

un woofer da 26 cm. Non da meno la

batteria di amplificatori digitali utilizzati

per ogni altoparlante: ci sono 14 modu-

li di potenza Ice Power AM300-X per

tweeter e midrange e quattro Heliox

AM100-1 per i woofer. Il tutto è control-

lato da un processore DSP ADSP-21489

da 450 MHz a 192 kHz che è alla base

del circuito Beam Width Control per

regolare l’ampiezza dell’emissione in

base alla disposizione degli ascoltatori.

Alle connessioni via cavo si affianca il

collegamento Wi-Fi che consente pure

di controllare la risposta del diffusore

dall’applicazione di B&O. La struttura

del mobile è in legno e metallo, con gri-

glie di protezione in tessuto. Le dimen-

sioni sono ancora piuttosto compatte

per la categoria con altezza di 125 cm,

profondità e larghezza di circa 74 cm;

notevole il peso di ben 137 kg.

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LG lancia la nuova tecnologia OLED superando ogni limite qualitativo. OLED TV è l’unico tv in cui i pixel hanno la capacità di illuminarsi e spegnersi uno ad uno regalandoti il contrasto infinito e colori veri come in natura , per immagini che non temono nessun confronto.

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NESSUN CONFRONTO È POSSIBILE

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Il PC all-in-one più grande al mondo è targato HPL’Envy All-in-One ha display 21:9 da 34” audio Bang & Olufsen processori Intel Core e grafica NVIDIA di Roberto PEZZALI

ll nuovo HP Envy All-in-One è pronto e sarà disponibile negli Stati Uniti dall’8 novembre con prezzi da 1.799 dollari. Il suo se-gno distintivo è l’enorme display curvo da 34” con risoluzione 3.440 x 1.440, il più grande al mon-do per la categoria e certificato Technicolor. Secondo HP, lo spa-zio disponibile su desktop con-sente di aprire decine di finestre senza bisogno di desktop virtuali o soluzioni multi monitor. A bordo troveremo Windows 10 spinto da processori Intel Core i5/i7 di sesta generazione, RAM da 8 a 16 GB e soluzioni di storage a partire da SSD da 128 GB, fino a 2 TB ibrido. Opzionale anche la scheda grafi-ca dedicata NVIDIA GeForce GTX 960A. Sul fronte connettività tro-viamo quattro porte USB 3.0, due USB 2.0, card reader 3 in 1, e presa LAN. HP va incontro anche a chi vuole sfruttare le ottime caratteri-stiche del display proponendo an-che un ingresso HDMI, ma anche una in uscita, per schermi esterni o TV. Infine due particolari di rilievo sono sicuramente le casse Bang & Olufsen, che si trovano in posizio-ne frontale e verticale ai lati del di-splay, che incorporano sei altopar-lanti, e la videocamera RealSense, con la quale è possibile registrare video 3D ed eseguire il ricono-scimento facciale con Windows Hello. Ancora sconosciuta la di-sponibilità per il nostro paese.

di Emanuele VILLA

I l piccolo della famiglia iMac è stato fi-

nalmente aggiornato e può guardare il

fratello maggiore da 27’’ senza troppi

complessi di inferiorità. Apple ha infatti

annunciato “silenziosamente” l’arrivo dei

nuovi modelli di iMac da 21,5’’, invariati in

quando a look e design (che d’altronde

resta un riferimento nel settore) ma che

offrono finalmente il display “retina”.

Ci si concentra ovviamente sul monitor

dunque: vista la capacità di ripresa 4K da

parte della nuova generazione di iPho-

ne, la conseguenza logica è stata quel-

la di introdurre, all’interno della line-up

di PC da casa, un modello da 21,5’’ con

display Retina 4K. Ma la notizia non è solo

la risoluzione, che comunque è di 4096

x 2304 pixel (contro quella consumer

dei TV Ultra HD che è di 3840 x 2160),

ma anche la qualità che il pannello è in

grado di esprimere: Apple lo chiama Di-

splay Retina 4K P3 poichè è in grado di

visualizzare l’intero spazio colore DCI P3,

a differenza dei modelli inferiori (restano

in gamma due iMac Full HD, anche loro

aggiornati) che sono vincolati al gamut

sRGB. Chi l’ha visto in azione parla di

colori estremamente vividi e - nel caso

di utilizzo di applicazioni professionali - di

un passo avanti davvero notevole.

Anche le altre caratteristiche hardware

sono state aggiornate, non c’è il passag-

gio all’architettura Skylake: i processori

sono infatti Intel Broadwell, 1,6 GHz e 2,8

GHz Core i5 per i modelli Full HD e da

3,1 GHz quad core per il Retina 4K. con

scheda grafica integrata Iris Pro 6200 e

nessuna opzione per una GPU discreta.

Le prestazioni saranno dunque da valuta-

re attentamente per il modello retina. Per

il resto si parla di 1 TB di disco rigido con

opzioni Fusion Drive o SSD da 256/512

GB, RAM LPDDR3 da 1867MHz da 8 o 16

GB, con ulteriore aggiornamento anche

degli accessori, tastiera, trackpad e mou-

se. A livello di connettività troviamo due

porte Thunderbolt 2, quattro porte USB

3, SDXC, Gigabit Ethernet, Wi-Fi 802.11ac

e Bluetooth 4.0.

Come prezzi italiani, si parte dai 1.279,00

euro della versione Full HD con proces-

sore 1,6 GHz e, passando per i 1.529,00

euro della versione intermedia (2,8 GHz,

display Full HD), si arriva ai 1.729,00 euro

del modello 4K.

PC Apple ha aggiornato gli iMac da 21,5”introducendo un super-modello con display Retina 4K

Nuovi iMac 21,5’’: arriva anche il display 4KAggiornate le caratteristiche tecniche, ma non c’è il passaggio all’architettura Skylake

PC Aggiornati anche gli iMac da 27’’, ora hanno tutti un nuovo display 5K. Prezzi da 2129 euro

Apple mette il display 5K sugli iMac da 27”L’hardware offre processori Intel Skylake, RAM fino a 32 GB e svariate opzioni di storage

di Emanuele VILLA

Apple oltre ai modelli da 21,5’’, ha

presentato le nuove versioni iMac

da 27’’. Ora tutti i modelli da 27’’,

a prescindere dall’hardware interno,

hanno il display 5K: a livello pratico

portarsi a casa un iMac 5K costa quindi

meno, perché prima questa caratteristi-

ca era presente solo nella versione più

alta in gamma.

Peraltro parliamo di un display com-

pletamente nuovo: non è lo stesso 5K

dello scorso anno poichè quello del

2015, con la risoluzione “mostruosa” di

5.120 x 2.880 pixel, è un Display Retina

5K P3. Questo significa che, al pari del

display 4K dell’iMax da 21,5’’, il nuovo

monitor è in grado di riprodurre tutto

lo spazio colore DCI P3, il che si tra-

duce - secondo le indicazioni di Apple

- nella possibilità di riprodurre il 25% di

gradazioni cromatiche in più rispetto

al modello dello scorso anno (sRGB). Il

look non è cambiato, sono cambiate le

versioni degli accessori (mouse, tastie-

ra e trackpad), ma soprattutto è cam-

biata la dotazione hardware interna. A

differenza dei modelli da 21,5’’, infatti,

qui sono disponibili i processori Intel

Skylake con configurazioni che vanno

dai 3,2 GHz del modello base con Core

i5 fino ai 4.0 GHz del top di gamma con

Core i7 (Boost fino a 4,2 GHz). La me-

moria è aggiornata alla SDRAM DDR3 a

1867 Mhz fino a 32 GB, mentre come

archiviazione abbiamo diverse opzioni,

dagli HDD tradizionali SATA ai Fusion

Drive fino a 2 TB alle unità flash SSD

fino a 1 TB. Presenta una porta Thun-

derbolt 2, mentre la grafica è gestita dai

processori Radeon M9 in due diverse

configurazioni. I nuovi iMac sono tutti

disponibili sull’Apple Store italiano con

prezzi che vanno da 2.129 euro per la

versione con Core i5 da 3,2GHz e

HDD da 1 TB fino a 2.629 euro

per la versione da 3,3 GHz

Core i5 quad core e fu-

sion drive da 2 TB.

È poi possibile

personal iz-

zare la con-

figurazione

s a l e n d o

fino a 32

GB di RAM,

Core i7 da

4.0 GHz,

1 TB di

SSD con

prezzi in

salita.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Michele LEPORI

L’idea di PC convertibile sta pren-

dendo piede, complice anche la

presentazione di Surface Book che

sta raccogliendo pareri positivi.

Dell con il suo nuovo progetto XPS, 12

come i pollici dello schermo, sembra ave-

re una mano di carte vincenti: schermo

4K (ma non nella configurazione base),

un’interessante tastiera con trackpad in-

tegrato ed una slitta magnetica per l’ag-

gancio/sgancio dello schermo pronto a

diventare tablet all’occorrenza. Dell XPS

12 monta processore Core M5 Skylake a

2,7GHz e già questo basta a fare notizia

visto che la nuovissima gamma Intel non

vanta ancora una penetrazione di merca-

to così profonda. Due invece le configura-

zioni che arriveranno sul mercato: uguali

per processori e RAM (8GB), si differen-

zieranno per la memoria di archiviazione

SSD da 128 e 256 GB ma soprattutto per

lo schermo, HD e 4K. A livello costrutti-

PC Dell lancia il guanto di sfida a Microsoft con XPS 12, un convertibile ibrido con schermo 4K

XPS 12, la risposta di Dell al Surface BookXPS 12 monta processore Core M5 Skylake a 2,7GHz, 8 GB di RAM e SSD da 128 e 256 GB

vo, XPS 12 punta tutto su USB-C come

l’ultimo MacBook, ma ad equipaggiare il

neonato di casa Dell ci saranno 2 prese

e un adattatore incluso nella confezione;

sempre nella scatola ci sarà anche una

cover folio con spazio per alloggiare la

stylus dedicata che sarà però accesso-

rio separato. L’idea della slitta magneti-

ca sembra molto buona, semplificando

parecchio quella che dovrebbe essere

un’operazione di routine ma che tende a

non essere veramente intuitiva su molti

convertibili. Un difetto però ce l’ha, ed

è l’angolo di visione fisso che “obbliga”

l’utente a cercare la posa migliore per

l’uso e non il contrario. L’arrivo previsto

delle due versioni è fissato per novembre

al prezzo di 999 e 1299 dollari.

PC Spectre X2 è un 2-in-1 Windows 10 con tastiera in dotazione

HP ha svelato il nuovo Spectre X2di Roberto PEZZALI

H P, ha annunciato il nuovo Spectre X2, un 2- in -1 dal design molto ricercato e atten-

to ai dettagli: si tratta di un tablet spesso 8 mm e con un peso di 840 grammi, con

una staffa metallica a ferro di cavallo che permette di orientarne a piacere l’incli-

nazione quando appoggiato su un piano e agganciato alla tastiera retroilluminata, for-

nita in dotazione. Lo schermo è un LCD IPS da 12 pollici, con risoluzione di 1920x1280

pixel e tecnologia “in touch” per ridurre lo spessore del display integrando lo strato

capacitivo direttamente nel vetro frontale. Lo Spectre X2 sarà disponibile in diverse

configurazioni basate sull’ultima generazione di processori Intel della serie Core m,

con opzioni di RAM da 4 o 8 GB e disco SSD da 128, 256 o 512 GB di memoria. Tre le

fotocamere a bordo del dispositivo: webcam frontale da 5 Megapixel, fotocamera po-

steriore da 8 Megapixel e RealSense 3D di Intel. Non mancano due porte USB Type C,

con adattatore fornito in dotazione, modem LTE integrato e compatibilità con pennino

Active Pen, questo sì opzionale. Per finire si segnala l’audio firmato Bang&Olufsen. Per

quanto riguarda prezzi e disponibilità, per il momento lo Spectre X2 è stato annunciato

per gli Stati Uniti, dove arriverà il prossimo mese a partire da 800 dollari.

Acer si inventa l’all-in-one portatile con monitor 17” Aspire Z3-700 è un PC all-in-one da 17’’ che, grazie alla batteria integrata, può essere spostato da una stanza all’altra in sicurezza Arriva in Italia a fine anno di Emanuele VILLA

I confini tra notebook, tablet e PC all-in-one sono sempre più labi-li, al punto che l’Aspire Z3-700, presentato da Acer a Taipei, non si capisce bene a che categoria appartenga. È più grande di un ta-blet perchè ha un display Full HD da 17,3’’, ma al tempo stesso è touch su 10 punti, ha una stilo in-tegrata sul modello di Surface e ha una batteria che gli consente di lavorare per 5 ore in assenza di alimentazione da rete elettrica. Secondo le intenzioni dell’azien-da, è pensato come PC per la casa o l’ufficio, un all-in-one tipo l’iMac di Apple ma più piccolo, con stand posteriore reclinabile e fa-cilmente spostabile da una stanza all’altra: quando si trova nella sua postazione principale viene usato con mouse e tastiera, quando lo si porta altrove per condividere un lavoro o mostrare un video, si sfrutta il display touchscreen. Pos-sibile, ovviamente anche l’impiego fuori casa, nonostante i 2 Kg di peso lo rendano più adatto a un posizionamento semi fisso. A livel-lo tecnico, si segnala il display da 17,3’’ Full HD, come processori un SoC Pentium N3700 o un Celeron N3150, fino a 8 GB di RAM e SSD fino a 256 GB o HDD fino a 500 GB. Il prodotto arriverà da noi a fine anno con un prezzo di listino a partire da 649 euro.

PC

Aspire R14 4-in-1 con Windows 10Acer ha presentato l’ultima incarna-zione del notebook “convertibile” Aspire R14. La sua particolarità è la possibilità di assumere diverse forme e modalità a seconda dell’in-clinazione del display rispetto alla base che integra la tastiera. A livello hardware parliamo di un dispositivo da 1,9 Kg di peso per 18,5 mm di spessore, un apparecchio dotato di processore Intel Core di ultima generazione, fino a 8 GB di RAM DDR3L e dischi SSD fino a 512 GB, oltre a un doppio microfono con can-cellazione del rumore (pensato per aiutare Cortana nella comprensione dell’utente), Wi-Fi ac e un display touch su 10 punti Full HD da 14’’. La disponibilità italiana è prevista a partire dalla fine di dicembre con prezzi a partire da 799 euro.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

DIGITAL IMAGING

Adobe Lightroom mobile diventa gratisAdobe ha aggiornato la versione per iOS di Lightroom, eliminando il vincolo di abbonamento e anche la necessità di creare un Adobe ID. Ora Lightroom può essere utilizzato in modo completamente gratuito. Lightroom Mobile include possibilità di editing avanzate, come la regola-zione delle curve, bilanciamento del bianco, regolazione avanzata del colore, vignettature personalizzate e anche il nuovo filtro di rimozione foschia di Photoshop. Con la nuova versione debutta anche la possibi-lità di scattare foto direttamente da Lightroom, con regolazione manuale di esposizione e del bilanciamento del bianco. Le novità riguardano al momento la versione per iOS, ma anche Lightroom Mobile per Android dovrebbe diventare totalmente gratuita.

di Roberto PEZZALI

I l super sensore da 42 megapixel che

Sony ha usato sulla sua mirrorless A7R

II trova casa nella nuova RX1R II: Sony

aggiorna la sua compatta hi-end alzando

in modo smisurato la risoluzione senza

però toccare gli elementi che hanno reso

la RX1 la compatta più desiderata al mon-

do, tra cui l’ottimo obiettivo 35 mm Zeiss

Sonnar T* F2 e il corpo in magnesio con

ghiere e regolazioni “pro”. Il sensore alla

base è lo stesso Exmor R usato anche

sulla mirrorless full frame, ma in questo

caso l’utilizzo di un obiettivo fisso ha

permesso di ottimizzare nel migliore dei

modi il percorso ottico creando quella

che secondo Sony è in assoluto la miglior

compatta mai uscita dai suoi laboratori.

Il processore fotografico è una versione

voluta del Bionz: porta la sensibilità nativa

da 100 – 25600 ISO a 40 – 102400 ISO e

permette anche di scattare foto con una

buona velocità per una full frame compat-

ta, 5 fps. La novità maggiore, tuttavia, è

l’adozione di un nuovo filtro passa bas-

so variabile ottico:

Sony ha eliminato

il doppio modello

utilizzando questo

filtro che permet-

te di scegliere

se avere il filtro,

eliminando quindi

il moirè a scapito

della risoluzione,

oppure se disatti-

varlo per ottenere

la massima riso-

luzione dal sen-

sore. La regolazione dinamica del filtro

permette anche una modalità intermedia

e il fotografo esigente può addirittura

effettuare un bracketing con tre scatti a

tre diverse modalità. Sony ha migliorato

anche l’autofocus: con 25 zone di ricerca

di contrasto e 399 punti di messa a fuoco

a ricerca di fase l’AF ibrido della RX1 R II

dovrebbe essere del 30% più veloce del-

l’originale. Inoltre, è stato inserito un miri-

no OLED Hi-res a scomparsa che affianca

lo schermo LCD orientabile, all’interno

non mancano poi Wi-Fi e NFC. La RX1 R II

è una pura fotocamera: fa video a 1080p

anche in formato XAVC S ma Sony non

ha inserito la possibilità di ripresa 4K, non

è in target. Sony ha anche realizzato una

fotogallery consultabile online a questo

indirizzo. La RX1R II è sicuramente la nuo-

va compatta dei sogni insieme alla Leica

Q, ma come per la Leica i sogni costano:

in questo caso 3300 dollari.

DIGITAL IMAGING Sony aggiorna la sua compatta full frame inserendo il sensore da 42 Mpixel

La Sony RX1R II è un sogno da 3000 euro Oltre al super sensore, ha mirino OLED a scomparsa e filtro passa basso ottico variabile

di Roberto PEZZALI

Canon, che ha recentemente lan-

ciato una nuova compatta super

zoom, la Powershot G3 X, si pre-

senta ora con altre due proposte sempre

della stessa serie. Il sensore e il proces-

sore sono gli stessi, un CMOS da 1” con

20 megapixel di risoluzione e il famoso

DIGIC 6, ma G5 X e G9 X sono profonda-

mente diverse e indirizzate anche a due

target diversi.

La più interessante, anche per l’aspetto

“pro”, è la G5 X: Canon ha utilizzato lo

stesso obiettivo della G 7X aggiungen-

do un mirino EVF OLED da 2,36 milioni

di punti, elemento questo che mancava

al modello presentato in occasione di

Photokina.

La G5 X ha quindi uno zoom 4,2x equi-

valente ad un 24-100mm F1.8-2.8, sor-

montato però da una piccola calotta che

integra mirino digitale, slitta per il flash

esterno e anche un piccolo flash a scom-

parsa. Il corpo macchina, con display

snodabile da 3”, Wi-fi, NFC e una serie

di ghiere per le regolazioni manuali asso-

miglia più a quello della G1 X Mark II, con

la G5 X che rappresenta quindi una otti-

ma alternativa a quella che resta ancora

il top di gamma della serie Powershot. Il

prezzo non è tuttavia indifferente: Power-

Shot G5 X sarà disponibile a partire da

novembre ad un prezzo indicativo di

€810 IVA inclusa, ma le concorrenti non

costano molto meno, con la RX100 IV

Sony che di listino fa segnare 1150 euro

e la LX-100 Panasonic che costa come

la Canon. Più compatta invece la G9 X,

con un form factor che ricorda molto la

PowerShot S120: qui l’ottica è decisa-

mente più buia e perde anche un po’ di

grandangolo, con un obiettivo sempre

stabilizzato 3x da 28 - 84mm F2-4,9.

La G9 X si controlla quasi esclusivamen-

te con lo schermo touch screen poste-

riore, segno che ci troviamo davanti ad

una macchina destinata ad un pubblico

meno esigente che predilige quasi esclu-

sivamente lo scatto con modalità assisti-

te. Restano tutte le altre funzionalità, dal

Wi-fi alla ripresa 1080p, per un pacchetto

che sarà disponibile da novembre a 520

euro iva inclusa.

DIGITAL IMAGING Canon amplia la gamma di compatte premium con i modelli G5 X e G9 X

Con G5 X e G9 X Canon spinge le compatte premiumMontano lo stesso sensore 1” da 20 megapixel, ma si rivolgono ad un pubblico differenteMAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,

Alessandra Lojacono, Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

N asce dalla collaborazione tra

Panasonic, SevenDreamer e

Daiwa House la prima macchina

in grado di piegare i vestiti depositan-

do su una mensola il bucato in ordine,

caldo e profumato, pronto da riporre

nell’armadio. Il progetto nasce nel 2008

ed è ormai in fase avanzata, tanto che

al CEATEC di Tokyo, una delle maggiori

fiere internazionali dell’innovazione, è

stata data dimostrazione pratica del pro-

dotto. Laundroid, questo il nome, svolge

il suo lavoro in due fasi ben distinte, una

analisi computerizzata del capo da pie-

gare e un lavoro meccanico che in base

al riconoscimento procede con l’ope-

razione. Il lavoro fatto da Laundroid è

difficilissimo: il “droide” che piega i ve-

stiti al posto nostro dev’essere non solo

attentissimo a non rovinare alcun capo

ma anche estremamente preciso nelle

sue operazioni.

Panasonic e le altre aziende al momen-

SMARTHOME Panasonic ha mostrato al CEATEC una macchina capace di stirare e piegare i panni

In arrivo la macchina che piega il bucato Si chiama Laundroid e arriverà nel 2019, tra gli scogli da superare come piegare i calzini

to non hanno svelato il segreto, ma pro-

mettono che nei prossimi mesi si saprà

qualcosa di più. L’intera operazione, per

un bucato, può durare fino a sette ore e

la macchina, al momento con le dimen-

sioni di un frigorifero, è comunque ab-

bastanza silenziosa da poter funziona-

re la notte in camera. Qualche scoglio

da superare resta: piegare i calzini, ad

esempio, è molto più difficile che piega-

re una camicia o un paio di pantaloni.

I preorder di Laundroid partiranno nel

2016, mentre nel 2017 ci sarà una fase

di “beta testing” che coinvolgerà alcune

famiglie. Nel 2018 è atteso il prodotto in-

dustriale, destinato a lavanderie e hotel,

mentre nel 2019 dovrebbe arrivare la

versione commerciale, più compatta e

probabilmente con lavatrice e asciuga-

trice integrata. Un sogno che si avvera.

di Andrea ZUFFI

F ra i produttori di foto-videocamere

che si affacciano sul promettente

mondo della videosorveglianza in

chiave smart merita attenzione Kodak

con il modello CFH-V20 della linea

Connected Family Home. Non intimo-

rita dalle rafforzamento del marchio

Nest acquisito da Google, Kodak pre-

senta un prodotto in grado di registra-

re video in qualità HD e trasmetterli in

streaming.

CFH-V20 è una videocamera che

“vede” anche al buio, ha un angolo di

visuale orizzontale di 180° e integra la

capacità di estendere il raggio di co-

pertura del segnale della rete Wi-Fi

domestica, oltre a funzionare come in-

terfono per le comunicazioni audio.

Si installa facilmente e dialoga con

smartphone e tablet grazie all’app

iSecurity+ per iOS e Android, attraver-

so la quale può essere gestita da remo-

to e può recapitare notifiche al proprie-

SMARTHOME Con la videocamera CFH-V20, Kodak offre un’alternativa ai sistemi smart di Nest

Kodak CFH-V20, sorveglia la casa ed estende il Wi-Fi Regista video in HD (anche al buio) e li conserva sul cloud; c’è persino la funzione interfono

tario di casa. Come la maggior parte

dei prodotti nati nell’era dell’Internet of

Things Kodak CFH-V20 è compatibile

con le applicazioni e i servizi IFTTT.

Inoltre, con l’acquisto del dispositivo si

accede alla versione base del servizio

Kodak 1-day Cloud Event Recording

che consiste nel poter memorizzare

sul cloud le ultime 24 ore di registra-

zione per poterle consultare ovunque

ci si trovi. Con una spesa mensile ag-

giuntiva di 9,99 o 19.99 dollari le 24

ore possono diventare rispettivamente

14 o 30 giorni. La videocamera Kodak

CFH-V20, venduta a 150 dollari, rap-

presenta una interessante e più eco-

nomica alternativa alla Nest Cam il cui

prezzo si aggira sui 200 dollari.

Momit Home Termostato smart che farisparmiare fino al 30%Assicura importanti risparmi energetici in base alle abitudini, ai ritmi di vita e a un “budget riscaldamento” preimpostato Lo stile è quello di Nest il prezzo è interessante di Massimiliano ZOCCHI

Momit Home Thermostat propo-ne di farci risparmiare un sacco di soldi gestendo il riscaldamento in modo smart. Il prezzo rispetto alla concorrenza è decisamente abbor-dabile: solo 129 euro. Momit è una start up spagnola con l’obiettivo di creare diversi prodotti nel settore dell’internet delle cose, e questo termostato intelligente funge da apripista. Dotato di connessione Wi-Fi, può essere controllato da iPhone, Android, Windows Phone o Blackberry agendo da remoto sulla temperatura di casa, oppure affidandosi alla geolocalizzazione per lasciare a Momit il compito di accendere il riscaldamento quan-do siamo sulla via di casa. Una novità però lo distingue dai suoi simili: il controllo tramite i costi, chiamato “My Budget”. Momit ana-lizza le situazioni, i comportamenti degli occupanti della casa e anche il meteo per ottimizzare i consumi. Oltre a questo può fare una stima dei costi per il mese corrente e, qualora superassero il budget im-postato, può intervenire per miglio-rare la situazione, risparmiando ma senza sacrificare il confort. Momit Home Thermostat può esse-re installato nel 95% degli impianti domestici, ma nel caso ci fossero dubbi potete affidarvi al test online per la verifica della compatibilità.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Paolo CENTOFANTI

Ci possono essere tante ragioni dietro a una rete

Wi-Fi di casa che non brilla per velocità o affida-

bilità, ma spesso ci dimentichiamo che negli ultimi

anni si sono anche moltiplicati i dispositivi wireless che

si connettono all’interno delle nostra mura domestiche.

Se poi si parla di una famiglia numerosa, allora i disposi-

tivi connessi aumentano ulteriormente. Difficilmente poi

tutti questi prodotti utilizzano lo stesso standard Wi-Fi: è

molto probabile che avremo ancora qualcosa in 802.11b

o 802.11g, buona parte dei dispositivi ormai magari è an-

che in 802.11n e qualcuno già in 802.11ac. Il router anche

se 802.11n o 802.11ac deve gestire una moltitudine di

situazioni diverse, interferenze da reti esterne e un con-

tinuo moltiplicarsi di accessi sempre più contemporanei.

Ecco allora che il modem/router Wi-Fi acquista sempre

più importanza per il buon funzionamento di un gran nu-

mero di dispositivi. Lo sa bene Netgear che ha da poco

presentato uno dei primi gateway 802.11ac wave 2, se-

conda ondata, a indicare che è uno dei primissimi mo-

dem/router Wi-Fi a supportare la tecnologia MU-MIMO,

soluzione che permetterà di far fare un salto di qualità

alle reti Wi-Fi domestiche.

“802.11ac è stato lanciato ormai circa tre anni fa, ma

con l’arrivo della wave 2 siamo in realtà circa a metà

dell’evoluzione di questo standard” ci dice Lionel Paris,

Director of Product Marketing di Netgear per la regione

EMEA. “Attualmente il prodotto più veloce che abbiamo

è un router tri-band che ha una banda wireless com-

plessiva di 5,3 Gbit/s. Ma prima dell’arrivo della prossi-

ma tecnologia, 802.11ad, lo standard ac potrà offrire fino

a 10 Gbit/s sui prodotti consumer”. Quando si parla di

velocità, in questo caso, non bisogna però pensare alla

massima banda di trasferimento dati raggiungibile ad

esempio da due dispositivi connessi tra di loro tramite

una rete Wi-Fi; nessun client Wi-Fi è in grado di sfruttare

tutta questa banda disponibile. Piuttosto, si tratta della

capacità di trasmissione wireless che l’access point (o

il router o il modem/router) può distribuire nella nostra

casa, e quindi, tornando al discorso iniziale, in definitiva

la possibilità di gestire decine di dispositivi Wi-Fi connes-

si simultaneamente senza degrado nelle prestazioni. Ciò

che promette questa nuova generazione di Wi-Fi, infatti,

è non solo una maggiore quantità di banda, ma anche

di qualità: “802.11ac Wave 2 vuol dire sostanzialmente

due cose. La banda complessiva parte da almeno 2,6

GBit/s, come nel nostro nuovo Nighthawk X4S. Ciò è

SMARTHOME Presentato ufficialmente il modem router Netgear Nighthawk X4S: offre alte prestazioni per la casa “connessa”

Netgear:“La qualità del Wi-Fi è sempre più importante”Netgear ci ha raccontato come la tecnologia MU-MIMO farà la differenza nelle reti Wi-Fi e perché è giunta l’ora di investire

possibile in primo luogo perché il canale radio passa da

80 MHz a 160 MHz, che è il doppio rispetto alla prima

generazione. Ma viene introdotta anche la tecnologia

MU-MIMO o Multi User MIMO che offre un notevole sal-

to di qualità. Fino ad oggi, un access point poteva parla-

re con un solo dispositivo alla volta: si trasmettono i dati

a un client, si aspetta la risposta, si passa al successivo,

e così via. Ciò pone un limite alla velocità massima, spe-

cie quando ci sono diversi client che utilizzano versioni

diverse di Wi-Fi. Con il MU-MIMO fino a tre dispositivi

802.11ac possono ora parlare contemporaneamente

con l’access point, permettendo di sfruttare in modo

molto più efficiente la banda disponibile”.

Attualmente i dispositivi compatibili sul mercato sono

ancora pochi, ma poiché si tratta di una soluzione al 70%

software, l’adozione del MU-MIMO da parte dei produt-

tori hardware sarà molto più rapida rispetto alle transi-

zioni da una generazione di standard 802.11 all’altra. “Lo

sforzo richiesto ai produttori per integrare il supporto al

MU-MIMO rispetto agli attuali dispositivi 802.11ac è mini-

mo, per cui nel giro di un anno vedremo arrivare un gran

numero di prodotti compatibili per questo è importante

secondo noi avere un prodotto già pronto per il futuro

con MU-MIMO come il nostro nuovo Nighthawk”.

Il nuovo Nighthawk X4S è un modem/router pensato in-

nanzitutto non solo per le linee ADSL2+, ma anche per

quelle in fibra ottica FTTCab, che utilizzano la tecnologia

VDSL2 per collegare l’armadio di strada alla casa del-

l’utente. Il modem/router di Netgear è uno dei primi a

supportare connessioni simmetriche fino a 100 Mbit/s.

Proprio perché una grossa componente del MU-MIMO è

software, il nuovo Nighthawk è dotato di un potente pro-

cessore AMR dual core da 1,4 GHz. Questo serve anche

a implementare un’altra funzionalità interessante del

nuovo modem/router denominata Dynamic QoS (Qua-

lity of Service), che permette di regolare dinamicamente

la banda assegnata ai servizi Internet a cui si accede:

se su una console state scaricando un videogioco da

diversi giga e allo stesso tempo volete guardare un film

in streaming su Netflix, il Nighthawk è in grado di ridurre

automaticamente la velocità di scaricamento del gioco,

per garantire che Netflix non solo funzioni regolarmente,

ma che la riproduzione avvenga anche in alta definizio-

ne. Netgear utilizza un’anagrafica online sempre aggior-

nata dei vari tipi di traffico possibili e può distinguere tra

diversi tipi di streaming video, ad esempio YouTube e

Netflix, per ottimizzare sempre il bilanciamento di ban-

da. Il modem/router ha una banda wireless complessiva

di 2,53 Gbit/s, di cui 1,7 Gbit/s sulla banda dei 5 GHz,

grazie al MIMO 4x4, più 800 Mbit/s sui 2,4 GHz, sem-

pre con MIMO 4x4. Un client Wi-Fi, a seconda delle sue

caratteristiche, può utilizzare uno o più stream da 200 o

433 Mbit/s. Il Nighthawk X4S è dotato poi di due porte

USB 3.0, con velocità di scrittura dati fino a 600 Mbit/s,

porta e-SATA, funzione di server FTP e, con un prossimo

aggiornamento, supporto per il servizio ReadyCLOUD,

per accedere in mobilità a chiavette o dischi collegati

alle porte USB del router.

Tutto ciò ha un prezzo però, ovvero un listino di 429,99

euro, contro i 259,99 euro del modello appena inferiore:

“Sicuramente a livello di rapporto prestazioni/prezzo il

nostro Nighthawk D7000 (modem/router VDSL2 con 1,9

Gbit/s di banda wireless n.d.r.) è probabilmente quello

più attraente. Il nuovo X4S è decisamente più costoso,

ma offre il massimo della tecnologia, è il primo con MU-

MIMO e offre un salto prestazionale che tutti possono

percepire. La situazione di oggi è che in molti spendono

più di 600 euro per uno smartphone, e poi in realtà, se

va bene, a casa possono apprezzare metà della velo-

cità a cui può effettivamente andare. Si tende a dare

la colpa al dispositivo, ma in realtà il collo di bottiglia

è ormai il modem/router, e con l’arrivo della banda ul-

tra larga da una parte e dei servizi di streaming come

Netflix dall’altra, lo sarà sempre più, perché i dispositivi

che usiamo sono sempre più veloci, ma il gateway no.

Cambierà probabilmente anche la mentalità: quando si

capirà l’importanza che ha ora un componente di que-

sto tipo, diventerà normale spendere di più per un mo-

dem/router, un po’ come oggi non è considerata più una

follia spendere 700 euro per un telefono. E a breve, con

il diffondersi dello streaming probabilmente diventerà

una necessità ben chiara”.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Gianfranco GIARDINA

I giovani designer hanno un vantaggio: pensano che

tutto possa essere possibile, non si pongono i proble-

mi di “fattibilità”. E questo, per chi vuole progettare i

prodotti del futuro, è un requisito indispensabile. Lo sa

bene Electrolux, che oramai da molti anni organizza un

premio destinato ai migliori giovani designer di tutto il

mondo e al quale partecipano migliaia di contendenti.

Il tema dell’edizione 2015 del Design Lab Award, la cui

finale si è tenuta ad Helsinki e alla quale abbiamo par-

tecipato, è quello dei bambini e del loro benessere, un

ambito che non solo sta a cuore a tutti i cittadini ma che

ha anche grandi possibilità commerciali.

Dopo una serie molto lunga di selezioni e una fase

finale con 35 progetti e altrettanti concorrenti, si è ar-

rivati all’appuntamento di Helsinki con gli ultimi 6 fina-

listi. Dopo l’ultima esposizione del progetto di fronte

alla giuria e un pubblico di giornalisti e designer, ad

aggiudicarsi il primo premio è stato il giovane inglese

Jordan Lee Martin con il suo progetto Bloom.

Si tratta di un apparecchio da tavolo da sistemare in

cucina e che fa un utilizzo versatile dell’acqua con-

tenuta nel serbatoio centrale: Ogni “petalo” è adibito

a una funzione specifica: sterilizzatore per biberon

e ciucci; microserra per colture a scopo educativo;

cottura a vapore. Il sistema riconosce il tipo di com-

parto e invia all’interno, secondo la programmazione

impostata con un tablet, vapore freddo per le piante,

vapore caldo per la cottura e vapore caldissimo per

la sterilizzazione.

Il tablet di controllo è un punto chiave: l’app di control-

lo dovrebbe contenere una serie di giochi e tutorial

finalizzati a coinvolgere il bambino nel processo di

SMARTHOME A Helsinki si è tenuta la finale del contest per giovani progettisti di tutto il mondo organizzato da Electrolux

Helsinki, Electrolux Design Lab Award 2015 Vince un inglese con un “ecosistema” da tavoloHa vinto un progetto che ha un sapore di “dejà vu”, ma tra i finalisti c’erano delle ottime idee per un futuro migliore

funzionamento, educandolo nei confronti dell’im-

portanza di un’alimentazione sana, rappresentata

proprio dalle pianticelle in crescita e dalla cottura a

vapore, senza dubbio la più sana. Grazie a questo

progetto, il giovane Martin si è aggiudicato un premio

in denaro del valore di 10mila euro e soprattutto uno

stage retribuito di sei mesi presso in centro design

di Electrolux, con buona possibilità di trasformare la

propria passione in una professione vera e propria.

La giuria ha trovato nel progetto Bloom i contenuti più

convincenti: probabilmente ha contato molto anche il

fatto che Martin è madrelingua inglese e in questo

la sua presentazione è risultata senza dubbio la più

convincente; gli altri finalisti (un coreano, un lituano,

una messicana, un ungherese e una russa) hanno fa-

ticato decisamente di più nell’esposizione in inglese,

ma non per questo i progetti presentati erano meno

convincenti.

Molto interessante, per esempio, il progetto classifi-

catosi al secondo posto, presentato dal lituano Do-

minykas Budinas: si chiama Air Shield e si tratta di

una carrozzina-passeggino in grado, se necessario,

di tenere il bambino in un ambiente chiuso e control-

lato. Una sorta di “capsula” con una grande copertu-

ra in policarbonato e una batteria di filtri per abbatte-

re gli inquinanti nell’aria. Il riferimento è chiaramente

rivolto agli ambienti cittadini, spesso inquinati dagli

scarichi automobilistici che, tra l’altro, sono proprio

all’altezza del passeggino.

Air Shield, almeno nella concezione del suo creato-

re, filtra l’aria in ingresso ed è in grado di corregger-

ne anche la temperatura per avvicinarla a quella di

comfort del bambino. Ma non solo: è stato previsto

anche un sistema microfono/altoparlante per man-

tenere, se necessario, il bambino in comunicazione

acustica con i genitori e con l’esterno. La copertura in

policarbonato è anche pensata per schermare i raggi

ultravioletti solari ed evitare bruciature e disturbi de-

rivanti dall’eccessiva esposizione al sole, soprattutto

per i bambini dalla pelle particolarmente chiara.

Restano ovviamente da risolvere molti problemi di

ingegnerizzazione, a partire dalle batterie necessarie

per un buon funzionamento della carrozzina e le tec-

nologie necessarie soprattutto per il riscaldamento

e raffreddamento dell’aria. Siamo certi - come anche

detto dai giurati nei propri commenti - che un prodotto

di questo tipo, se mai realizzato, non avrebbe grandi

problemi ad affermarsi dal punto di vista commerciale;

a noi è parso anche più centrato sul tema della manife-

segue a pagina 25

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

stazione e - tutto considerato - lo riteniamo il migliore

del lotto; ma probabilmente il giovanissimo ed entusia-

sta Lituano non ha convinto tutti i giurati. Al terzo posto

un progetto che molto difficilmente riuscirà a diventare

un prodotto vero e proprio, forse un po’ troppo visiona-

rio: a pensarlo il sudcoreano Jeongbeen Seo.

Si tratta di Q.H. (che sta per Quadruple H), un hula hoop

che integra un purificatore d’aria. Non c’è un legame

stretto tra le due funzioni, tanto che il sistema purifi-

cherebbe l’aria anche a prescindere dal fatto che ci si

giochi.

Nella visione del progettista, il bambino dovrebbe ave-

re piacere a tenere con se il suo gioco, ottenendo an-

che il servizio, per lui accessorio ma per i genitori molto

importante, di vivere in un ambiente meno inquinato.

Resta da capire come mai si potrebbe ottenere un

purificatore con quella forma e soprattutto quanta aria

potrebbe poi ragionevolmente purificare. Problemi che

verranno affrontati se mai il curioso progetto dovesse

essere ingegnerizzato. Più dell’hula hoop, abbiamo

trovato convincente un altro progetto: si tratta di Vo-

ris, presentata dalla messicana Fabiola Garcia Bustos.

È una specie di robottino (ricorda in qualche modo i

robot puliscipavimenti) che ha la funzione primaria di

“mangiare” i vestiti utilizzati dai bambini e sanificarli

grazie a un’esposizione ai raggi ultravioletti.

Il bambino trova ovviamente il robottino Voris diverten-

te e quindi gioca conferendogli i vestiti usati, proprio

quelli che ogni bambino del mondo abbandona in giro

per la casa. Contemporaneamente, nelle ore notturne,

il robottino fa “compagnia” al bambino, garantendo

un’illuminazione notturna e demistificando il ruolo dei

“mostri” nell’immaginario dei piccoli: lui è un mostri-

ciattolo buono che terrà i mostri lontano dal sonno del

bambino.

Una cosa colpisce (e spiace): in tutti questi anni non

c’è mai stato un finalista italiano dell’Design Lab Award

di Electrolux; la cosa salta agli occhi almeno per tre

motivi: la creatività italiana - l’abbiamo dimostrato per

decenni - non è seconda a nessuno; l’Italia poi è tut-

t’ora la culla del design e dello stile internazionale;

infine, Electrolux è una società ben presente e radi-

cata in Italia, con realtà produttive nel nostro Paese.

La latitanza di buone idee italiane, capaci di arrivare

in finale, è una colpevole assenza; un ruolo chiave, da

questo punto di vista, dovrebbero averla le scuole di

design, sia quelle superiori che quelle universitarie.

L’anno prossimo vorremmo davvero poter fare il tifo

per un giovane designer nostro connazionale.

SMARTHOME

Electrolux Design Lab Award 2015segue Da pagina 24

di Massimiliano ZOCCHI

I mmaginate un futuro dove entrando

nel negozio di scarpe i commessi

analizzeranno la forma del vostro

piede, i punti d’appoggio e il modo di

correre per realizzare una scarpa da

ginnastica su misura. È questo il risulta-

to che vorrebbe ottenere Adidas con la

sua scarpa Futurcraft 3D, primo esperi-

mento di calzatura realizzata con tecni-

che di stampa 3D.

Combinando diverse tecnologie e ma-

teriali, Adidas è in grado di produrre in

stampa 3D l’interno di una scarpa da

corsa, quello che in gergo si chiama mi-

dsole. Non la tipica stampa in materia-

le plastico a cui siamo abituati per altri

oggetti, ma un tessuto flessibile, adatto

SCIENZA E FUTURO La stampa 3D continua ad attirare l’attenzione, è la volta delle calzature

Adidas: scarpa perfetta su misura con la stampa 3DAdidas può realizzare una scarpa dalla calzata perfetta, stampata sul modello del piede

ad ammortizzare le sollecitazioni che il

piede riceve durante la corsa.

Questa scarpa personalizzata non ha

solo calzata perfetta, ma anche diffe-

renti densità nei vari punti del piede,

per seguire i punti d’appoggio più uti-

lizzati dalla nostra postura. Al momento

si tratta solo di prototipi, ma secondo

Adidas non si tratta di un progetto fine a

se stesso, bensì parte di una serie di in-

novazioni che l’azienda vorrebbe porre

in essere. E pure in tempi brevi.

SCIENZA E FUTURO

HP e SanDisk insieme per le super memorieHP e SanDisk hanno annunciato una partnership per lo sviluppo di nuove tecnologie per memorie allo stato so-lido. Al centro della collaborazione c’è lo sviluppo della tecnologia a memri-stori, componenti elettronici su cui HP lavora da anni e che promettono la creazione di memorie più veloci delle RAM e allo stesso tempo non volatili. Per HP si tratta di una tecnologia in grado di rivoluzionare il mondo del computing. Nell’annuncio si parla del-lo sviluppo di una nuova tecnologia di Storage Class Memory, 1000 volte più veloce delle attuali memorie utilizzate negli SSD, 1000 volte più affidabili, ma anche più performanti e con maggiore densità di immagazzinamento dati rispetto alle odierne DRAM.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Emanuele VILLA

D opo averla presentata in occasione del Salone

di Francoforte, Opel ha portato in Italia Monza,

la sua concept-car stracolma di tecnologia che

prosegue la tradizione della prima Monza, coupè che

venne presentata nel 1977 e restò in produzione fino

al 1986. Monza Concept non è solo una supercar dal

design futuristico e motorizzazioni all’avanguardia,

ma offre un rivoluzionario sistema di gestione dell’au-

to e di infotainment. Ed è quasi superfluo aggiunge-

re che, in sede di presentazione, i giochi di luce che

fuoriuscivano dall’abitacolo hanno catturato la nostra

attenzione.

Un display infinito con 18 proiettori LEDAlla base del sistema di bordo c’è un concetto del tutto

nuovo che consiste nell’eliminare i confini del classici

display. Saliti sull’auto sembra di entrare in un mon-

do completamente separato dall’esterno, dove luci e

colori ci accerchiano e circondano completamente: ci

viene spiegato che alla base del progetto Monza c’è la

volontà di eliminare gli schermi separati, e a giudicare

da quanto vediamo il risultato risponde alle aspettati-

ve. Tutto il cruscotto è display, lo è anche il bracciolo

interno, tutto viene “invaso” da linee, colori e informa-

zioni varie, tra l’altro con una definizione apprezzabile.

Il risultato è stato possibile grazie all’integrazione di

18 proiettori LED “delle dimensioni di un pacchetto di

sigarette” all’interno del cruscotto, proiettori che ven-

gono orientati in fabbrica per creare un solo enorme

display frontale che occupa tutto il cruscotto.

Ovviamente quello che vediamo è una demo, ma ci

viene spiegato che il display è totalmente modulare

e gli spazi vengono gestiti dinamicamente dal con-

ducente, che può volere solo informazioni sull’auto

e sul viaggio dalla sua parte, e magari il navigatore

dalla parte del passeggero (così che sia lui a gestirlo),

oppure centralmente il sistema musicale (con tanto di

copertine degli album a scorrimento) e via dicendo. Il

display continua sul bracciolo e anche nella parte po-

steriore dell’abitacolo, dove sono presenti due tablet

integrati nel sedile. Chiediamo come avvenga in con-

creto il controllo del sistema e la gestione degli spazi e

ci viene risposto che sarà un mix di controlli al volante

AUTOMOTIVE Dopo la presentazione al salone di Francoforte, Opel ha mostrato in Italia Monza: la sua concept-car del futuro

Opel Monza è un sogno hi-tech all’avanguardiaL’abitacolo è incredibile: 18 proiettori LCD lo rendono un video wall che si adatta alle esigenze di conducente e passeggeri

e controllo vocale: il sistema di retroproiezio-

ne rende davvero ostico un controllo touch in

tutto e per tutto, ma ci assicurano che l’azien-

da sta lavorando anche in tal senso e che ci

sarà spazio anche per questo genere di inte-

razione. Resta il fatto che sembra di essere in

un’astronave, ed è un’esperienza piacevole.

Tre tipi di connettività: ME, US e ALLUn altro aspetto di tecnologia consumer che

abbiamo approfondito è quello della connet-

tività, sulla quale Opel sta lavorando molto

non solo in chiave futura ma anche nei mo-

delli già disponibili. Al di là dei classici Wi-Fi,

LTE e hotspot vari, Monza vuole creare una

“rete” di connessioni da e verso l’auto che

coinvolgano i passeggeri dell’auto, i propri

contatti e il mondo esterno. Spieghiamo me-

glio: se il conducente imposta la modalità

ME, il sistema di infotainment è chiuso e sul

cruscotto “infinito” verranno mostrate solo

informazioni utili per la guida, ovvero dati

dell’auto, percorso, informazioni sulle condi-

zioni del traffico, navigatore e così via.

Il bello però inizia quando nell’abitacolo c’è

più di una persona e si imposta la modalità

US: in questo momento chi è nell’abitacolo

può usare il sistema per connettersi a per-

sone (esterne) selezionate, permettendo

loro di interagire col sistema di di bordo. Due

persone potrebbero così chattare, altre effet-

tuare una videochiamata, magari giocare a un

videogame, un parente lontano potrebbe con-

dividere un brano musicale e farlo ascoltare all’interno

dell’auto e via dicendo. In pratica, con questa modalità

si creano rapporti diretti tra passeggeri dell’auto e per-

sone esterne, con la quali comunicare, giocare, condi-

videre informazioni e via dicendo. Infine è stata previ-

sta la modalità di connessione “totale”: ALL. Il concetto

è semplice: con questa modalità chi guida può colle-

garsi al mondo esterno senza limitazioni e condividere

informazioni importanti con gli altri automobilisti. Sono

quindi previste tutte le funzionalità precedenti cui si

aggiunge la possibilità di condividere in tempo reale

la posizione dell’auto su Internet e il tragitto fissato, di

modo tale da poter dare un passaggio a chi faccia la

stessa strada. È possibile inoltre condividere in tempo

reale altre informazioni con altri automobilisti, così da

calcolare percorsi più veloci, alternativi e molto altro.

Inoltre, l’azienda ha integrato in Monza un’anteprima

dei sistemi Car to Car e Car to X che saranno il basa-

mento di una futura Opel a guida autonoma. Ma per

quello dobbiamo aggiornarci in futuro.

Alcuni layout del sistema di bordo, totalmente modulare

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Emanuele VILLA

N on è un segreto che Google, Nis-

san, GM ed altri grossi nomi del

settore automobilistico stiano in-

vestendo da anni nel progetto di auto a

guida robotica: il sogno fantascientifico di

un’auto che ci porta a destinazione men-

tre noi ci occupiamo di altro sembra avvi-

cinarsi a rapidi passi, ma l’idea di Toyota

di guida autonoma sembra essere un po’

diversa, benché già su strada. Highway

Teammate (il compagno d’autostrada)

è infatti il progetto del Costruttore giap-

ponese che va almeno parzialmente in

controtendenza rispetto - per esempio

- alla Google Car: Toyota vuole che l’auto

non sia uno strumento indipendente ma

che possa affiancare l’uomo al volante

quando possibile. Il progetto nasce da un

pianale collaudato, quello della Lexus GS

di produzione, a cui è stata leggermente

modificata la carrozzeria per inserire un

gran numero di sensori in grado di rile-

vare prossimità di altri veicoli, leggere

le linee di carreggiata, interpretare se la

zona permette il sorpasso o meno, leg-

gere eventuali segnali stradali ed infine

interfacciarsi con l’infotainment di bordo

per arrivare a destinazione senza che

l’autista metta mano al volante.

I test condotti sulla Shuto Expressway (la

tangenziale di Gran Turismo, per capirci)

hanno dato risultati eccellenti e la dea-

dline del progetto fissata alle Olimpiadi

del 2020 sembra proprio possa essere

rispettata: chi potrebbe fare di meglio,

forse, sono Elon Musk e la sua Tesla che

per la Model X stanno rilasciando un

aggiornamento firmware che inizia ad

introdurre funzionalità di controllo robo-

tico. Staremo a vedere.

AUTOMOTIVE Highway Teammate è stata messa alla prova sulla Shuto Expressway di Tokyo

L’auto intelligente di Toyota è già su stradaIl piano del Costruttore è la messa in vendita in tempo per le Olimpiadi nipponiche del 2020

di Emanuele VILLA

Tramite un aggiornamento OTA, di-

sponibile prima per i modelli USA

e successivamente nel resto del

mondo, Tesla attiverà in queste ore la

tecnologia di guida semi-automatica

sulle proprie flagship Model S. Il nome

è tutto un programma: Tesla Autopilot,

ma in realtà chi già si vede attento alla

lettura di un giornare o alla visione di

un film mentre la macchina lo porta a

destinazione dovrà ricredersi. O quanto

meno attendere ancora un po’.

Elon Musk l’ha ripetuto fino allo sfini-

mento: la modalità Autopilot sfrutterà

sì tutti gli infiniti sensori della macchi-

na per offrire - tra l’altro - una risposta

automatica alle condizioni del traffico

e il cambio di corsia automatico, ma il

conducente non potrà staccare le mani

dal volante nè distrarsi. La tecnologia è

agli albori e un concetto di guida total-

mente autonoma verrà raggiunto solo

più avanti nel tempo. Una volta attivato

il pilota automatico, se il guidatore to-

glie le mani dal volante verrà avvisato in

ogni modo (indicazione sul display, avvi-

so acustico), ed è anche previsto che la

macchina - di fronte all’assenza di rea-

zione del conducente - rallenti e si fermi

autonomamente. Musk ha previsto che

a livello tecnologico nell’arco di tre anni

le automobili ci potranno portare al la-

voro in modo del tutto autonomo, ma a

livello legislativo una pratica del genere

potrebbe richiedere molto di più per es-

sere regolamentata.

AUTOMOTIVE Tesla aggiorna le Model S americane (poi nel mondo) con la modalità Autopilot

Ecco il pilota automatico di Tesla. Ma senza distrarsiLa macchina effettua operazioni da sola ma non si possono staccare le mani dal volante

Origami Car di Lexus è l’auto elettrica fatta di cartoneLexus sforna una nuova tecnofollia Una replica della IS Saloon realizzata da 1700 fogli di cartone tagliati a LASER Ha un motore elettrico che consente di guidarla per davvero di Paolo CENTOFANTI

Avevamo lasciato Lexus alle prese con il suo skateboard a levitazione magnetica, e ora torna a far parlare di se con un’altra “trovata” del tutto in-solita: l’Origami Car. No, non è un’automobile che si costruisce da un solo foglio di carta con l’omonima antica tecnica giap-ponese, ma è pur sempre una replica a grandezza naturale della Lexus IS Saloon completa-mente di cartone, o quasi visto che c’è comunque un telaio di allumino. L’auto è stata realizzata parten-do da 1700 fogli di cartone rici-clabile, accuratamente tagliati a LASER con una macchina appo-sita dai team creativi di Laser-Cut Works e Scales and Models. Tutto è stato ricostruito, dai pneumatici agli interni e sotto il cofano di cartone è stato mon-tato un motore elettrico e dei pacchi batterie, che permettono di guidare per davvero l’auto. Peccato solo che con ogni pro-babilità non è anche impermea-bile, altrimenti ci si poteva quasi farci un pensierino!

Toyota Highway Teammate

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

I l 9 ottobre è stato il giorno dell’iPhone 6S: i due

nuovi modelli di smartphone Apple sono finalmen-

te disponibili nei negozi e negli Apple Store, presi

d’assalto già dalle prime ore dell’alba da coloro che

non possono arrivare a sera senza avere tra le mani

l’ultima meraviglia disegnata a Cupertino. Come sug-

gerisce il nome stesso siamo nell’anno del modello

“s”: l’iPhone 6s Plus che abbiamo provato migliora e

perfeziona quello che è stato lo smartphone più ven-

duto del 2015, senza però alterarne un design che, se

guardiamo ai numeri, è comunque piaciuto. Non biso-

gna tuttavia pensare all’anno “s” come all’anno delle

poche novità, anzi: Apple ha sempre utilizzato prodotti

come l’iPhone 4s e l’iPhone 5s per introdurre alcune

delle caratteristiche che sono alla base del successo

dell’iPhone. Nel caso dell’iPhone 4s la novità è stata

Siri, per l’iPhone 5s il TouchID: con il nuovo iPhone 6s

Apple vuole rivoluzionare il touchscreen aggiungendo

una terza dimensione al tocco, la pressione. 3D Touch

e la nuova fotocamera da 12 Megapixel rappresentano

le due più grandi novità di questo nuovo modello, ma

Apple non si è fermata qui: sotto la scocca ci sono tan-

tissime piccole migliorie che rendono l’iPhone 6S un

prodotto decisamente migliore rispetto all’iPhone 6.

Il design non cambia, la costruzione sìApple non è intervenuta a livello di design: l’iPhone

6s e la sua versione Plus sono praticamente identici

ai modelli precedenti, fatta eccezione per la disponi-

bilità della nuova finitura Rose Gold. Apple prosegue

convinta nelle sue scelte, ma dobbiamo dire che forse

il design dell’iPhone 6 non era tra i più convincenti

degli ultimi anni: le linee plastiche delle antenne, il

trattamento superficiale che rende l’alluminio abba-

stanza scivoloso e l’obiettivo sporgente erano e re-

stano “nei” che potevano benissimo essere eliminati

o limati. Se il design non ha subìto neppure un ritocco,

a livello costruttivo l’iPhone è decisamente nuovo: per

la scocca unibody è stata usata una lega di alluminio

Serie 7000, la stessa che Apple ha già usato anche

per la versione Sport dell’Apple Watch. Questo gene-

TEST Oltre a 3D Touch e fotocamera da 12 MP, presenti tante altre soluzioni che rendono l’iPhone 6s migliore dell’iPhone 6

iPhone 6s Plus: la rivoluzione si chiama 3D TouchL’iPhone 6s Plus di Apple migliora il modello precedente sotto diversi aspetti, principalmente la fotocamera e il display Il 3D Touch promette davvero molto bene e la fotocamera riprende in 4K con una eccellente qualità. Il prezzo, però...

re di leghe di alluminio, rispetto alle leghe del gruppo

6000 usate sull’iPhone 6 e realizzate con alluminio,

silicio e magnesio, sono pensate per applicazioni ae-

rospaziali e sfruttano legami di alluminio e zinco.

Il risultato è un alluminio decisamente più robusto, an-

che se leggermente più pesante: tenendo tra le mani

iPhone 6 Plus e iPhone 6s Plus una leggera differen-

za si sente, anche se l’aumento di peso non è tutto

imputabile al materiale. L’alluminio resta comunque

scivoloso, motivo per il quale suggeriamo una delle

nuove custodie in silicone, morbide e con ottimo grip.

Restando in tema di resistenza Apple ha adottato an-

che un nuovo vetro rinforzato: lo zaffiro è ancora trop-

po costoso, ma con un nuovo trattamento di rinforzo

Apple assicura di aver realizzato il vetro più resistente

mai usato su uno smartphone. Questo “Ion-strenghte-

ned Glass” di seconda generazione viene realizzato

immergendo il vetro in un bagno di sali di potassio a

300°: gli ioni di sodio presenti nel vetro si staccano e

il loro posto viene occupato da ioni di potassio, che

essendo più grandi comprimono il vetro rendendolo

più resistente. Come sempre saranno le prove prati-

che a dire se Apple è riuscita a risolvere il problema

della rottura in caduta: tutti i vetri rinforzati, da quelli

Apple ai Gorilla Glass, si sono sempre dimostrati otti-

mi nelle prove di resistenza alle scalfiture e ai graffi,

ma nessuno di questi è mai riuscito a resistere a certe

cadute, facendo la felicità di Apple Store e riparatori

cinesi vari.

segue a pagina 29

lab

video

Apple iPhone 6s PlusLO SMARTPHONE È FANTASTICO, MA CHE PREZZO 889,00 €L’iPhone 6s Plus non ha corretto i piccoli difetti estetici dell’iPhone 6, ma resta comunque uno smartphone eccezionale per costruzione, qualità, velocità e prestazioni. Apple ha posto i mattoni per tecnologie che sicuramente verranno adottate da tutti in pochissimo tempo: il 3D Touch, in mano agli sviluppatori e con un po’ di fantasia, può davvero rivoluzionare il modo in cui vengono pensate e studiate le interfacce grafiche. L’iPhone riesce ancora una volta a confermarsi il prodotto da battere in ambito fotografico, e ora al successo contribuisce anche la fotocamera frontale. Tutto questo ha però un prezzo: 999 euro. Non è un errore: il modello da 16 GB, che costa 100 euro in meno, a nostro av-viso non ha proprio ragione di esistere per un utilizzo personale. È perfetto per le aziende, per i negozi, per chi ha bisogno di modelli “demo”, ma come smartphone per foto, musica e applicazioni non è assolutamente consigliato e costringe ad una serie di sacrifici enormi, dalla cancellazione delle foto ad un numero limitato di applicazioni. Nonostante le molte novità, chi ha un iPhone 6 può anche tenerselo stretto: 3D Touch, 4K e prestazioni migliorate non sono un buon motivo per cambiare subito quello che è ancora un eccellente smartphone.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACECostruzione e materialiFoto e video di eccezionale qualitàEsperienza d’uso gratificante grazie a ottimo S.O.

Modello da 16 GB senza senso3D Touch con poche applicazioni pratichePrezzo elevatissimo

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

10 10 9 10 9 79.2

Apple ha ridotto anche ogni fessura, aumentando la precisione di lavorazione

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Una nuova dimensione per lo schermoApple con l’iPhone ha rivoluzionato l’interfaccia uten-

te degli smartphone: pinch to zoom, gesture e multi

touch sono diventati ormai elementi indispensabili at-

torno ai quali costruire una applicazione. A 8 anni dal

lancio del primo iPhone, l’azienda di Cupertino prova

ancora una volta a tracciare la strada verso interfacce

utenti più intelligenti e naturali: il “tocco” sullo scher-

mo è limitato, con l’iPhone 6 e il 3D Touch si può dare

forza al tocco, toccando piano oppure premendo for-

te. L’idea del touch “fisico” non è nuova, ma Apple rie-

sce a renderla mainstream creando il perfetto livello

di interazione tra hardware e software: l’ha già usata

sul nuovo MacBook, l’ha inserita su Apple Watch con

il nome di Force Touch e ora arriva anche sugli iPhone

come 3D Touch. Apple ha cambiato nome perché la

tecnologia non è affatto identica: sul Watch Force

Touch prevede il riconoscimento di una pressione più

forte, mentre sull’iPhone si possono riconoscere circa

256 livelli di pressione differenti, come abbiamo po-

tuto verificare sviluppando un’app custom (sì, si può

usare lo schermo per pesare la frutta).

Lavorando con gli strumenti che Apple mette loro a

disposizione, gli sviluppatori potranno gestire il 3D

Touch in tre diversi modi: uno libero, dove l’intensità

della forza è un valore variabile, Peak and Pop e Quick

Actions. Se la prima modalità è destinata a giochi e ad

app particolari come quelle di disegno (Note di Apple

è già abilitata a riconoscere i livelli di pressione), Peak

and Pop è quella più interessante per aggiungere in-

terazione alle applicazioni: offre due livelli di pressio-

ne predefiniti che corrispondono a due stati differenti,

dove il primo risponde a una pressione leggera per

avere una sorta di “anteprima”, mentre il secondo rea-

gisce a una pressione più forte con il sapore di con-

ferma. “Quick Actions”, infine, prevede una pressione

che genera sulle icone delle app un menù con una

serie di azioni veloci. Per rendere il tocco più realisti-

co, Apple ha aggiunto anche un feedback tattile: non

è convincente come quello del MacBook, ma la sen-

sazione di pressione restituita è comunque buona.

Il 3D Touch ha enormi potenzialità, ma devono esse-

re bravi gli sviluppatori a sfruttarlo trovando soluzioni

geniali per renderlo indispensabile: è infatti molto fa-

cile dimenticarsi della sua esistenza. Quello che offre

ora, infatti, sono solo soluzioni rapide per eseguire in

modo più semplice azioni che richiederebbero qual-

che passaggio in più, ma niente di cui non si può fare

a meno: ricorda un po’ il tasto destro con OSX, averlo

e non averlo cambia poco.

Certi gesti dopo un po’ diventano naturali, ma ser-

ve tempo. Inoltre, non tutto reagisce alla pressione:

alcune icone lo fanno, altre no, quindi ad oggi l’uso

del 3D Touch è legato un po’ all’esplorazione e alla

sperimentazione all’interno di una interfaccia che non

offre alcun segno di riferimento. iOS ha sempre avuto

nella coerenza dell’interfaccia uno dei punti di forza:

chi si trova davanti ad una tabella, qualsiasi sia l’ap-

plicazione, ha imparato ormai che trascinando verso

sinistra una cella si elimina il contenuto, sia questo

una nota, un appuntamento del calendario o una mail.

Con il 3D Touch invece si fatica a intuire quali sono

gli elementi dell’interfaccia che offrono altre funzioni

se toccati con fermezza, e soprattutto capita che lo

stesso bottone in una applicazione aggiornata offra

opzioni secondarie, in una app invece non compa-

tibile si comporta come si è sempre comportato. Se

Apple ha aggiornato quasi tutte le sue app, gli altri

si stanno adeguando piano piano: Instagram ha ag-

giunto un paio di funzionalità, ma per il resto ci sono

milioni di app per le quali iPhone 6 e iPhone 6S sono

identici. Peak and Pop è in ogni caso la funzionalità

più interessante: permette di “sbirciare” una mail, un

link o una foto senza effettivamente selezionarla. 3D

Touch ha enormi potenzialità, ed è in grado di trasfor-

mare ogni pixel dello schermo in una sorta di tasto

virtuale: Apple ha dato gli ingredienti, ora gli svilup-

patori dovranno creare il dolce perfetto. Il menù per

regolare la sensibilità del 3D Touch ed eventualmente

disattivarlo è stato inserito da Apple nel sottomenù

Accessibilità.

Rivoluzionate le fotocamere Tanti pixel in più e video a 4KInutile negarlo: uno dei motivi per i quali molte per-

sone scelgono l’iPhone è la fotocamera. Sul mercato

esistono ottimi smartphone capaci di ottime fotogra-

fie, ma il modo in cui l’iPhone, con la sola pressione

di un tasto e senza regolazione, riesce a restituire una

immagine che nella maggior parte dei casi è davve-

ro perfetta ancora non è stato eguagliato dalla con-

correnza. Quest’anno Apple ha fatto il grande passo:

upgrade di pixel su tutta la linea, davanti e dietro. A

beneficiare della risoluzione maggiore è soprattutto

la camera frontale iSight: il fenomeno selfie è troppo

importante per essere trascurato, quindi al posto del

modulo da 1.2 Megapixel ora gli scatti della camera

frontali vengono realizzati con una buonissima foto-

camera da 5 Megapixel.

Il risultato è qualitativamente ottimo: gli scatti della

camera frontale, oltre ad avere una risoluzione più

TEST

Apple iPhone 6s Plussegue Da pagina 28

segue a pagina 30

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

che adeguata, sono anche perfettamente bilanciati,

ben esposti anche in controluce e con una notevole

gamma dinamica. Apple ha pensato anche di sfruttare

il display retina per fare da flash: inutile inserire un

LED come hanno fatto altri produttori, confermando

che l’uso una luce puntiforme su una foto ravvicinata

produce solo disastri, meglio usare lo schermo come

pannello bianco uniforme gestendo anche il punto

di bianco per regolare la temperatura colore. Apple,

avendo pieno controllo sull’hardware, spinge la lu-

minosità del display a un livello tre volte superiore a

quello standard per fornire la luce necessaria ad illu-

minare un viso a una distanza di circa 70 cm.

Cresce anche la risoluzione della camera posteriore,

quella principale: da 8 Megapixel si passa a 12 Me-

gapixel, e per il modello iPhone 6s Plus ora la sta-

bilizzazione ottica è attiva anche sui video e in ogni

condizione.

La crescita di risoluzione ha portato a una diminu-

zione delle dimensioni dei pixel, da 1.5µm a 1.22µm,

ma nel complesso la qualità dell’immagine riesce ad

essere migliore. Non c’è una differenza drammatica

come sulla camera frontale, ma nel confronto di qual-

che scatto fatto con l’iPhone 6 Plus e l’iPhone 6s Plus

si riesce ad apprezzare la migliore risoluzione e il det-

taglio del nuovo sensore. Nonostante l’obiettivo non

sia cambiato, ed è lo stesso gruppo da 5 elementi con

lente frontale in zaffiro, ci sembra inoltre che la came-

ra dell’iPhone 6S abbia un effetto bokeh migliore e

soprattutto riesce a gestire meglio la messa a fuoco a

distanza ravvicinata (macro). Difficile dire se l’iPhone

6s abbia una delle migliori fotocamere mai viste su

uno smartphone: altri competitor, dal Galaxy S6 all’LG

G4, in qualche situazione potrebbero offrire scatti

migliori, soprattutto se si sfrutta la modalità di scat-

to evoluta. Ma la facilità di scatto e la percentuale di

riuscita delle foto scattate con un iPhone è difficile da

raggiungere. Ecco alcune foto che abbiamo scattato:

clicca per Foto 1, Foto 2, Foto 3, Foto 4.

Al cambio delle fotocamere Apple ha accompagnato

anche due novità software: la camera ora può regi-

strare a 4K e soprattutto si possono scattare fotogra-

fie animate, le “Live Photos”. Queste ultime non sono

una novità assoluta: l’iPhone tiene in memoria 45 fo-

togrammi prima dello scatto e 45 fotogrammi dopo

lo scatto, ma al posto di usarli per scegliere la posa

migliore li sfrutta per animare leggermente una foto.

Scorrendo le foto all’interno del rullino la preview è

accompagnata da una breve animazione, ma tramite

3D touch è possibile riprodurre tutta la microscena re-

gistrata, audio incluso. L’attivazione della Live Photo

avviene premendo un tasto nella parte alta dell’app

fotocamera, e bisogna avere l’accortezza di tenere

lo smartphone in posizione qualche secondo anche

al termine dello scatto: senza saperlo, molte delle

foto “live” che abbiamo scattato terminavano con lo

smartphone in tasca e nessuna possibilità di “tagliare”

i fotogrammi di troppo.

Le foto animate tengono il doppio dello spazio ri-

spetto a una foto normale: Apple non usa un formato

particolare, ma semplicemente crea, oltre alla foto da

12 Megapixel in formato jpeg, un piccolo filmato MP4

della durata di 3 secondi con lo stesso nome: ci pensa

il software a combinare i due. Queste foto possono

ovviamente essere condivise, ma solo chi ha iOS 9,

ESX El Capitan e Watch OS 2 potrà vederle a pieno:

per tutti gli altri sarà visibile solo il fotogramma prin-

cipale, fermo. Apple dovrebbe rilasciare anche una

api pubblica per permettere la gestione delle foto sul

web e in app di terze parti, ma al momento non ci

sono notizie.

L’ultima novità è la ripresa 4K: un minuto di filmato tie-

ne circa 300 MB e giustamente Apple non l’ha attivata

di default, la modalità standard resta il 1080p a 60 fps.

In 4K l’iPhone registra video di qualità eccezionale se

si pensa al piccolo sensore, tuttavia è vincolato alla

luminosità della scena: il video di 30 secondi che ab-

biamo girato con buona luce (clicca qui per il video),

visto su un TV 4K, mostra la qualità del sensore in tut-

to il suo dettaglio e anche un eccesso di lens flare in

qualche situazione. Purtroppo non si può modificare

la risoluzione all’interno dell’app, si deve tutte le vol-

te passare dal menù impostazioni: un vero peccato,

anche perché l’indicatore di risoluzione in basso a de-

stra era perfetto per una interazione. I filmati in 4K non

possono ovviamente essere visti su TV tramite adat-

tatore HDMI (si ferma a 1080p) e nemmeno tramite

AirPlay: possono essere editati con iMovie sull’iPhone

(e sul 6s è velocissimo) oppure su un Mac, per poi

essere esportati in 4K come file in formato MOV. Ecco

il file da scaricare.

Tecnologia PCI per lo storage Ma 16 GB non bastano piùApple ha rifatto all’iPhone 6s anche il “motore”: un

nuovo processore, più memoria RAM e soprattutto

un nuovo controller fatto in casa per le memorie flash

che aumenta in modo considerevole la velocità. L’uni-

co elemento con un segno “-“ davanti è la batteria: la

nuova unità ai polimeri di litio che alimenta l’iPhone 6s

Plus è da 2750 mAh, leggermente più piccola di quella

da 2915 mAh dell’iPhone 6 Plus. Apple, per mantenere

identiche le dimensioni, ha dovuto ritagliare un po’ di

spazio per il nuovo Haptic Engine (che Apple chiama

Taptic), l’elemento che restituisce le sensazioni di pres-

sione, e a farne le spese è stata proprio la batteria. Par-

tiamo però dal processore e dalla memoria: Apple non

entra mai nei dettagli produttivi, si limita a dare qualche

dato: il nuovo A9 è più veloce secondo Apple del 70%

TEST

Apple iPhone 6s Plussegue Da pagina 29

Le foto panoramiche hanno una risoluzione ancora maggiore.

segue a pagina 31

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

rispetto al modello precedente e ha una GPU veloce

quasi il doppio rispetto a quella integrata nel processo-

re A8. I dati in ogni caso li diamo noi: se il processore

A8 era un dual core a 64 bit e 1.4 Ghz di clock, il nuovo

A9 resta sempre a 64 bit ma si spinge fino a 1.85 Ghz;

la GPU invece dovrebbe essere il modello più avanza-

to disponibile nel catalogo di Imagination Technology,

la PowerVR GT7600, ma mancano conferme.

Migliora anche l’efficienza dei chip: grazie al nuovo

processo produttivo FinFet Apple ha fatto realizzare

due processori che consumano decisamente meno:

questo non vuol dire che il nuovo iPhone ha una au-

tonomia maggiore, ma semplicemente che Apple ag-

giungendo feature come il 3D Touch e Siri Always On è

riuscita a ottenere più o meno la stessa autonomia del

modello dello scorso anno. Con l’iPhone 6s Plus, senza

abusare troppo della rete e con Apple Watch collegato,

siamo riusciti ad arrivare a sera senza alcun problema

e con il 30% di carica residua. Riguardo al processore

A9 c’è un piccolo “giallo”: Apple, per soddisfare velo-

cemente molti mercati e aumentare i volumi di vendita,

ha fatto produrre i due chip a due produttori differenti,

Samsung e TMSC, che utilizzano due processi produt-

tivi per i chip differenti, il primo a 14 nm e il secondo a

16 nm. Nonostante numerosi voci parlino di versione

TMSC (quella che abbiamo noi) con una autonomia

maggiore e una maggiore velocità, abbiamo scelto di

non esprimerci sulla questione. Se Apple ha preso la

decisione di tenere due fornitori per i suoi processori,

avrà anche verificato che i due prodotti siano in grado

di offrire più o meno le stesse prestazioni. I benchmark,

per quanto siano ben studiati, non possono mai riflet-

tere condizioni di utilizzo reali. Nei giorni scorsi in ogni

caso Apple ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Con i processori A9 inseriti in iPhone 6s e iPhone 6s

Plus, progettati interamente da Apple, vi trovate da-

vanti ai processori per smartphone più avanzati al

mondo. Ogni processore che usiamo viene approvato

secondo i più alti standard qualitativi Apple per assicu-

rare la migliore performance e la migliore autonomia

a prescindere dal modello di iPhone 6s, della capacità

o del colore. Alcuni ‘test’ che paragonano l’autonomia

spingendo il processore al massimo carico di lavoro

fino a quando la batteria non raggiunge la sua capa-

cità minima non sono in alcun modo rappresentativi

di un utilizzo reale, in quanto sfruttano il processore

in un livello che mai riflette una condizione che poi si

verificherà. È un modo fuorviante e sbagliato di fare la

misura. I nostri test e i dati dei clienti dimostrano che

l’autonomia degli iPhone 6s e degli iPhone 6s Plus,

tenendo anche conto delle variabili dovute ai diversi

componenti, varia al massimo del 2 - 3% ”.

Abbiamo apprezzato molto il raddoppio della RAM da

1 GB a 2 GB: se l’aumento di velocità dell’interfaccia e

delle applicazioni è impercettibile, l’utente si accorge-

rà di avere più memoria quando l’iPhone tiene aperti

in Safari molti più tab senza la necessità ogni volta di

ricaricare il contenuto della pagina. Il vero boost pre-

stazionale arriva, però, dal nuovo controller per la me-

moria: Apple aveva iniziato con il MacBook a costruirsi

in casa il controller SSD, e a quanto pare la tecnologia

viene ora utilizzata anche all’interno degli iPhone 6s.

Utilizzando una piccola app (Performance Test Mobile)

abbiamo confrontato le velocità in lettura e scrittura dei

nuovi iPhone rispetto al modello dello scorso anno, e

il risultato fa impallidire: l’iPhone 6s va quasi al doppio

dell’iPhone 6 in lettura e il doppio in scrittura. Inutile

dire quali siano le implicazioni reali: il caricamento di

applicazioni e giochi è molto più velo-

ce, e si può apprezzare la cosa soprat-

tutto con giochi di grandi dimensioni.

Apple fa bene a non inserire il sup-

porto a una memoria esterna, perché

nessuna memoria potrebbe egua-

gliare questo disco in termini di pre-

stazioni, ma i 16 GB del modello base

sono davvero troppo pochi per poter

essere presi in seria considerazione.

Apple continua a offrire il taglio picco-

lo perché esistono clienti, soprattutto

nel mondo business, che non hanno

bisogno di molto spazio, ma un utente

che usa l’iPhone come telefono per-

sonale dovrebbe pensare solo al mo-

dello da 64 GB.

Il nuovo TouchID è una scheggiaIl processo di revisione dell’iPhone ha coinvolto an-

che alcuni elementi secondari: il sensore biometrico

TouchID ora è molto più veloce. Non si deve più at-

tendere nemmeno un secondo, basta premere il tasto

Home per trovarsi lo smartphone sbloccato: il TouchID

c’è, ma la sua presenza non si sente. Sembra migliorata

leggermente anche la precisione quando il dito non è

in posizione perfetta, ma fa ancora fatica se invece il

dito è umido o leggermente bagnato. Un’altra novità

riguarda il processore computazionale che gestisce i

sensori: Apple ha integrato nell’A9 un nuovo processo-

re, denominato M9, che si occupa ora anche dell’analisi

vocale. L’iPhone resta così sempre in ascolto, e questo

permette di richiamare Siri con “Hey Siri” in qualsiasi

momento senza necessità di premere tasti o di tene-

re lo smartphone collegato alla corrente. L’impatto sui

consumi, da quello che abbiamo potuto vedere, è pra-

ticamente nullo.

Nuovi anche i moduli di rete: il Wi-Fi, che già dallo scor-

so anno gestiva le reti Wireless 802.11ac, ora grazie ad

antenne multiple può sfruttare la tecnologia MIMO e

arrivare a 866 Mbps, mentre il Bluetooth è stato por-

tato alla versione 4.2. Una miglioria questa da non sot-

tovalutare: la versione 4.2 di bluetooth oltre ad essere

molto più veloce integra anche la possibilità di comu-

nicazione IP tramite bluetooth, un requisito indispensa-

bile per gli oggetti connessi del futuro. Sulla questione

Wi-Fi va fatta in realtà un po’ di chiarezza: per poter

ottenere la massima velocità serve non basta un ac-

cess point 802.11ac, ma ne serve uno “wave 2”. Tutti

i prodotti con tecnologia Wireless 802.11ac disponibili

sul mercato e lanciati negli ultimi due anni sono in real-

tà “wave 1”, e solo negli ultimi mesi qualche produtto-

re sta proponendo access point che rispettano già le

specifiche avanzate “wave 2”. Apple ha giustamente

guardato avanti, ma ad oggi le reti Wi-Fi in grado di

soddisfare la massima velocità del nuovo iPhone sono

davvero poche: nella stragrande maggioranza dei casi

l’iPhone 6s andrà alla stessa velocità di un iPhone 6.

Nuovo anche il modem LTE Advanced: è più veloce e

supporta un numero maggiore di bande.

TEST

Apple iPhone 6s Plussegue Da pagina 30

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

Google ha reso disponibile sui suoi repository

l’update per la versione finale di Marshmallow,

ovvero Android 6.0 (qui i link per tutti i Nexus).

Nei prossimi mesi i produttori cercheranno di portare

Android 6.0 sul maggior numero di dispositivi possibili,

ma come sempre i primi ad averlo saranno prodotti di

casa Google: non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione

di caricare l’ultima release su un Nexus 5, dopo diversi

mesi di prova della Developer Preview. Abbiamo scelto

di proposito uno dei modelli meno recenti di Nexus:

Android 6.0 promette tanti miglioramenti anche sotto il

profilo della velocità e dell’autonomia e a beneficiarne

dovrebbero essere proprio i prodotti più datati. Google

ha come sempre fatto un ottimo lavoro, anche se non

perde il vizio di guardare con gli stessi occhi sviluppa-

tori e consumatori: Android M aggiunge infatti tantissi-

me novità che gli utenti chiedevano da tempo, ma non

tutto è user friendly come invece accade su sistemi

operativi concorrenti. Abbiamo raggruppato quelle

che a nostro avviso sono le novità più importanti di

Android 6.0, anche se non tutte saranno disponibili per

il mercato italiano. Google Now On Tap, ad esempio,

funziona al momento solo con l’inglese ed è tra tutte le

novità più interessante rivolta al consumatore finale.

Le applicazioni sono organizzate meglioGoogle ha cambiato il modo di visualizzare le applica-

zioni installate: basta pagine ma una lunghissima lista

con le applicazioni in ordine alfabetico, accompagnata

da una barra di ricerca che rende facile e immediato

trovare anche l’ago nel

pagliaio. Le applicazio-

ni più utilizzate, inoltre,

vengono tenute in evi-

denza nella prima riga.

Cambia leggermente

anche la modalità di ge-

stione delle app stesse:

ogni applicazione può

essere spostata su una

delle home disponibili e

raggruppata in cartelle,

ma questa volta dalle

singole home, selezio-

nando un’applicazione

e tenendo premuto, si

può sia rimuoverla che

disinstallarla (se per-

messo dal sistema).

Google Now On Tap Utile ma in Italia non vaUna delle novità più pubblicizzate da Google è Now

On Tap: tenendo premuto il tasto home lo smartpho-

ne cattura una schermata e la invia a quella che viene

definita Assistant App: l’app di destinazione, in questo

TEST Abbiamo provato la versione 6.0 di Android, nome in codice Marshmallow: tantissime le novità aggiunte da Google

Android 6.0: più sicuro, ma anche più complessoMolte novità sono dedicate agli utenti evoluti, importanti miglioramenti sotto il profilo della sicurezza e dell’autonomia

caso quella predefi-

nita è Google Now,

analizza la schermata

e propone una serie

di schede con alcuni

contenuti correlati. Per

provare Google Now

On Tap è necessario

cambiare la lingua da

italiano a inglese: solo

così appare il menu di

configurazione che ol-

tre ad attivare il servi-

zio premette anche di

scegliere cosa inviare

e cosa utilizzare come

Assistant App. Qui

Google riesce a espri-

mere al meglio la sua

volontà di fare un sistema più aperto possibile: le API di

Now On Tap sono disponibili anche per gli sviluppatori

terzi e l’utente può scegliere di usare come Assistant

App, ovvero come applicazione che riceve le scherma-

te inviate, una di terze parti. Potrebbe essere Cortana

se Microsoft lo volesse, oppure Siri: Google imposta di

default Google Now ma poi è l’utente a scegliere cosa

usare. La questione in realtà è abbastanza delicata: te-

nendo inavvertitamente premuto il tasto Home lo smar-

tphone cattura tutto ciò che è sullo schermo e lo invia a

un server esterno. Questo vale per una mail, una pagina

con codici bancari, una schermata con delle password:

gli sviluppatori di ogni singola app possono in realtà

bloccare l’invio delle schermate, ma come sempre si

tratta di mettere la privacy e la sicurezza nelle mani di

una persona che nessuno conosce e che si spera sia

in grado di fare bene il suo lavoro proteggendo i dati

per l’utente. L’utente può comunque bloccare l’invio di

foto e testi da un menu impostazioni un po’ nascosto:

Google ha scelto saggiamente di lasciare l’ultima paro-

la a chi ha acquistato uno smartphone.

Abbiamo provato Now On Tap e funziona bene: ba-

sta una foto di Steven Seagal per richiamare i video

su YouTube e la sua filmografia. Una funzione utile per

chi deve riconoscere cose o volti noti, anche se come

ogni algoritmo dev’essere ben affinato. Google ha una

gerarchia di ricerca in immagini e testi, ma se quando

scriviamo qualcosa nel campo di ricerca stiamo comu-

nicando a Google cosa vogliamo cercare, nel caso di

pagine o di foto è “lui” che deve capire qual è l’elemen-

to che più ci interessa. Una foto di gruppo o un testo

lungo e senza titoli possono infatti disorientarlo portan-

do a nessuna risposta oppure a risposte errate. L’idea

è buona, ma va perfezionata: nel frattempo preferiamo

tenere la lingua italiana, dove Now On Tap non funzio-

na. Tenendo premuto il tasto Home nel nostro caso si

finisce all’interfaccia di Google Now.

È giunta l’ora di un backup completoGoogle ha finalmente

aggiunto ad Android

un backup vero: finora,

infatti, il backup si limi-

tava al salvataggio della

lista delle app e delle

impostazioni del telefo-

no, ma con Android 6.0

anche tutte le imposta-

zioni delle applicazioni

vengono memorizza-

te. L’utente si ritroverà

quindi nelle identiche

condizioni in cui ha la-

sciato lo smartphone, e

anche migrando da un

telefono all’altro le app

saranno già configurate

per l’uso con gli stessi

permessi, le password

memorizzate e le impostazioni scelte. Il backup viene

ovviamente criptato e inviato a Google Drive senza

consumare lo spazio a disposizione: Google ha co-

munque messo il limite di 25 MB alla dimensione dei

file di impostazioni delle singole app. Il backup viene

fatto circa una volta al giorno quando lo smartphone

è sotto carica e collegato in Wi-Fi, in modo tale da non

segue a pagina 34

lab

video

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

impattare sull’autonomia. Purtroppo anche la gestione

del backup è nelle mani degli sviluppatori: per poter

essere gestite, le applicazioni vanno aggiornate all’ul-

timo set di API altrimenti i dati non verranno salvati su

Google Drive. Una cosa un po’ complessa da spiegare

all’utente finale, che potrebbe trovarsi alcune applica-

zioni con le impostazioni memorizzate e altre invece

ripristinate come se fosse la prima volta che vengono

installate sul telefono.

La SD Card viene vista come memoria internaUna SD Card esterna in Android 6.0 può essere vista

anche come spazio di sistema se l’utente lo desidera:

fino ad oggi la SD Card era gestita come una sorta di

spazio esterno con scarsa integrazione rispetto alla

memoria principale ora, invece, formattando la card

come Internal la memoria della card si somma a quella

del dispositivo. Una vera espansione di memoria, una

cosa che serviva da anni e che forse è arrivata tardi:

la maggior parte dei dispositivi Android top di gamma

sono ormai privi di slot SD Card. Purtroppo ne è privo

anche il nostro Nexus 5, e non abbiamo potuto pro-

vare questa funzionalità. Per scrupolo abbiamo voluto

fare un tentativo anche con un cavetto USB OTG e una

memoria USB esterna e Android ci ha dato la possi-

bilità di formattazione solo come memoria portatile.

In realtà, secondo la documentazione di Google, An-

droid dovrebbe permettere anche una formattazione

come “Internal”, dove lo smartphone prima cancella i

contenuti e poi, dopo aver abilitato la codifica a 128 bit

dei dati, verifica le prestazioni della card per vedere

se è abbastanza veloce da funzionare come storage

per app e dati. Al termine della procedura è lo stesso

Android a suggerire di copiare su questa nuova por-

zione di memoria alcuni dati, soprattutto file multime-

diali e dati accessori. Una gestione interessante, anche

se è bene premettere che così facendo la SD diventa

parte stessa del telefono e non un qualcosa che può

essere rimosso a piacimento dall’utente: chi ha uno

smartphone con slot SD aggiornato a Android 6 potrà

comunque comprare una card veloce da 64 GB e ri-

trovarsi tra le mani un telefono con 80 GB di spazio da

sfruttare in tutta la sua completezza.

Per chi invece preferisce la soluzione Portable, ovvero

una memoria esterna da gestire come meglio si crede,

Google ha preparato un piccolo file manager integrato:

non è potente come alcune app presenti sullo store di

Google ma permette di cancellare e condividere ele-

menti al volo.

Finalmente arriva la gestione dei permessiCon l’arrivo di Android 6 viene risolto anche uno dei

problemi più grandi di Android, ovvero la gestione dei

permessi. Finora quando si installava un’applicazione

dal Google Play Store veniva richiesta in gruppo l’ac-

cettazione di tutti i permessi, questione che ha portato

in passato a problemi di sicurezza notevoli, con app

Torcia che chiedevano il permesso di accedere alla

rubrica e al telefono. Ora Google non chiede più i per-

messi né in fase di installazione né in fase di aggiorna-

mento, ma lo fa solo quando un utente lancia una nuo-

va applicazione. In realtà la gestione è molto granulare:

l’app chiede i permessi fondamentali per l’utilizzo delle

funzioni per cui è pensata, e successivamente chiede

i permessi accessori che riguardano solo alcune delle

sue funzioni. Facebook, ad esempio chiede i permessi

di rete quando si avvia l’app e solo quando si prova

a caricare una foto chiede accesso alla galleria o alla

fotocamera. Se l’utente acconsente il permesso vale

per sempre, se invece rifiuta questo viene considerato

temporaneo: solo ad un secondo rifiuto la scelta vie-

ne memorizzata nei permessi dell’applicazione. Nien-

te sfugge al nuovo sceriffo: anche le app di sistema

e quelle pre installate sui dispositivi sono soggette

alla richiesta, mentre restano esclusi alcuni servizi di

sistema. In realtà è possibile togliere i permessi anche

a elementi vitali di Android: c’è un menu dedicato alla

sicurezza dove volendo si può togliere il permesso di

usare il Telefono all’app Telefono: Google avvisa che la

cosa potrebbe portare a malfunzionamenti, ma la pos-

sibilità c’è. Non troviamo inoltre tra le autorizzazioni i

permessi per l’uso della rete o del bluetooth, quelli più

delicati: probabilmente ci sono, ma Google ha spezzet-

tato tutte le autorizzazioni in diverse parti del menu di

configurazione, una scelta questa che non rende facile

la vita a chi vuole configurare tutto in modo semplice

e immediato. Inoltre, è bene ricordarlo, la gestione dei

permessi funziona solo per le app che sono state ag-

giornate alle ultime API: per le app vecchie il sistema

continua a richiedere l’autorizzazione in fase di instal-

lazione.

Doze e App Stand By per migliorare l’autonomiaL’autonomia è uno dei principali problemi degli smar-

tphone, e Google con Android M promette un notevole

aumento della vita media di uno smartphone utilizzan-

do due tecnologie combinate, Doze e App Stand-by.

La prima è una sorta di modalità “aereo” che si attiva

automaticamente quando appoggiamo lo smartphone

su un tavolo o sul comodino e non lo tocchiamo per un

po’: Android, sfruttando i sensori di movimento integra-

ti, capisce quando il telefono non serve all’utilizzatore

e inserisce questa particolare modalità che taglia parte

delle funzioni vitali. L’utente può continuare a ricevere

telefonate, tuttavia l’accesso alla rete è disabilitato e

anche le notifiche: funzionano solo la sveglia e alcuni

messaggi inviati con un livello di priorità elevata. Per-

sino i processi interni di Android vengono bloccati: le

“code” sono sospese fino a quando non si riprende

lo smartphone in mano riattivando automaticamente

tutte le funzionalità. Per capire quanto è efficace Doze

basta dire che siamo riusciti e tenere il Nexus 5 acce-

so per due settimane sulla scrivania in questo stato di

ibernazione: nessuna paura però non si perde nulla,

perché non appena si impugna nuovamente lo smar-

tphone o lo si muove di qualche centimetro arrivano

tutte le notifiche a pioggia. Android 6 non si limita però

a questo: dopo qualche minuto se una applicazione

non ha scatenato notifiche e non è quella attiva sullo

schermo viene messa automaticamente in uno stato di

stand-by. Una applicazione in stand-by guadagna ac-

cesso alla rete solo una volta al giorno per aggiornare

lo stato e tutti i suoi processi vengono fermati: Google

risolve così i problemi di applicazioni che continuano

a macinare dati in background consumando batteria e

traffico. L’utente può comunque scegliere quali appli-

cazioni ottimizzare e quali invece lasciare sempre at-

tiva anche in background. Purtroppo anche qui, come

nel caso della gestione dei permessi, Google rende

le cose poco semplici per un utente “consumer” che

poco sa cosa è un processo, una coda o un framework:

perché tutti i servizi di sistema sono elencati in mezzo

alle app?

App Link, esperienza unica tra app e webChi utilizza Google, e si trova spesso a metà tra espe-

rienza web e esperienza app, sa bene quanto siano

fastidiosi i popup che ogni volta che si apre un link

chiedono con quale app si desidera aprire il link sele-

zionato. Google ha risolto brillantemente questa situa-

zione con App Link: i gestori di un sito web potranno

indicare, caricando un file sul loro sito, quali sono le

app predisposte a gestire un determinato link. Se ad

esempio si seleziona un link di Twitter da una mail, il

link aprirà automaticamente l’applicazione Twitter se

questa è installata andando direttamente al contenuto

desiderato. Lo sviluppatore può ovviamente indicare

più app preposte all’apertura di un link, inserendo oltre

all’app ufficiale anche app di terze parti: lo smartpho-

ne cerca se sono disponibili, e solo in caso di risposta

TEST

Android 6.0 Marshmallowsegue Da pagina 33

segue a pagina 35

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

negativa chiede all’utente con cosa si desidera gestire

un determinato collegamento. All’utente va comunque

l’ultima parola: può modificare il comportamento da un

menu dedicato.

Copia e incolla e gestione audio rivistiPuò sembrare ovvio, ma il copia e incolla è una delle

funzioni più utilizzate su un telefono. Google ha mi-

gliorato l’interfaccia: ora quando si seleziona un testo

appaiono chiaramente le indicazioni di quello che si

sta facendo: copia, taglia o incolla. Android ha anche

modificato la gestione dell’audio dalla status bar, se-

parando il volume delle notifiche, quello della sveglia

e quello della musica. Android 6 include anche il sup-

porto per i sensori biometrici e tante altre piccole no-

vità. Alcune di queste, in realtà, sono state eliminate

dalle ultime developer preview: il tema “scuro”, utile

per i possessori di uno schermo OLED, non c’è più e

probabilmente tornerà su Android 6.1.

Grandi novità, ma Google dovrebbe guardare più al consumatore e meno allo “smanettone”Android 6.0 è sicuramente un passo avanti in ambi-

to di sicurezza, affidabilità, autonomia e interfaccia,

ma per molti aspetti non riesce ad essere intuitivo

come iOS per un utente che non è un tecnico o uno

sviluppatore. Google gode a illustrare le nuove API

TEST

Android 6.0 Marshmallow

segue Da pagina 34

e tutte le possibilità offerte dai suoi aggiornamenti e

dalle sue migliorie, ma molte di queste sono davvero

difficili da inquadrare. Per un utente inesperto la scel-

ta migliore è lasciare tutto com’è: molte opzioni sono

nascoste nei sottomenu di altri sottomenu, ad alcune

si accede cliccando su un testo e ad altre con l’icona

in alto a sinistra, un mix che non ha sempre un filo

logico da seguire.

L’altro nodo da risolvere è il rapporto strettissimo con

gli sviluppatori: molte delle nuove funzionalità sono

legate alla volontà dei developer di aggiornare le loro

app, e se i big lo faranno, qualche sviluppatore indi-

pendente potrebbe decidere che non gli interessa la

nuova gestione dei permessi o il backup completo.

Questo, ovviamente, genera un comportamento di-

verso tra app che apparentemente sono identiche,

con l’utente poco esperto che non capisce perché di

una applicazione le impostazioni vengono salvate e

di un’altra invece no. L’esperienza Android stock do-

vrebbe comunque essere rivolta ad utenti più esperti:

i produttori che aggiorneranno i loro dispositivi po-

tranno supplire a questa “mancanza di organizzazio-

ne” con le loro interfacce custom.

Questo è l’ultimo punto da capire: chi riceverà

Android Marshmallow? Molti produttori rilasceranno

nei prossimi mesi gli update, ma come sempre la nuo-

va release di Android sarà “per molti ma non per tutti”.

Un peccato, perché Marshmallow mette la sicurezza

in primo piano e Android, con i frequenti problemi le-

gati a bug e malware, ha sicuramente bisogno di sicu-

rezza e maggiore controllo.

Oltre alla versione Android ora nel menu delle in-formazioni viene indicata anche la “Security Patch Level”, con gli aggiornamenti sicurezza separati dal sistema

di Emanuele VILLA

L’idea bizzarra che circola da qual-

che settimana è stata confermata

dalla stessa azienda a Reuters: Pe-

psi, noto produttore di bevande, sta per

entrare sul mercato degli smartphone

Android con un modello che verrà inizial-

mente commercializzato in Cina ma per

il quale non si esclude una successiva

estensione planetaria.

Perchè un marchio leader di un settore

così diverso decide di entrare nel mer-

cato degli smartphone? Probabilmente

proprio per intensificare la presenza e la

portata del brand in aree del globo dove

l’eterna contesa con Coca Cola non è

a proprio favore (come da noi in Italia,

peraltro). In pratica è un’astuta mossa di

marketing volta a far crescere il brand

Pepsi sfruttando canali innovativi e anco-

ra inesplorati dai propri competitor. Fatto

sta che lo smartphone Android dovrebbe

essere presentato il 20 ottobre, si chia-

MOBILE Mossa di marketing per Pepsi: a breve annuncerà il lancio di uno smartphone Android

Ufficiale, arriverà uno smartphone PepsiAll’inizio sarà disponibile solo in Cina; il partner hi-tech scelto è (probabilmente) Huawei

merà P1, sarà commercializzato all’inizio

in Cina e ovviamente non sarà realizzato

da Pepsi: nonostante non ci siano notizie

ufficiali in merito, pare che il partner hi-

tech dell’azienda americana sia Huawei.

Discreta la quantità di informazioni tec-

niche disponibili, che però puntano tutte

verso un terminale di fascia medio/alta,

eventualmente impreziosito da qualche

personalizzazione di Android Lollipop 5.1

e app dedicate: certo è lo schermo da

5,5 pollici con risoluzione Full HD, i 2 GB

di RAM, lo storage a partire da 16 GB e la

fotocamera principale da 13 mpixel, cui si

somma quella frontale da 5 mpixel per i

selfie. Completano il tutto un processo-

re MediaTek octa core da 1.7 GHz e una

buona batteria da 3.000 mAh.

MOBILE

Primi test 5G Si scarica a 3,6 GbpsHuawei e NTT DoCoMo hanno condotto in Cina i primi test congiunti della tecnologia 5G in campo aperto ottenendo risultati a dir poco fanta-scientifici: 24 apparecchi connessi con una velocità media di download di 1,36 Gbps e un picco di 3,6 Gbps. A tal proposito, il direttore del progetto 5G della giapponese NTT DoCoMo, Takehiro Nakamura, ha di-chiarato che i risultati raggiunti sono un risultato eccezionale e molto inco-raggiante considerando l’obiettivo di commercializzare la tecnologia entro il 2020. Per dare un’idea, un recente report di OpenSignal ha dichiarato che la velocità (media) dell’LTE negli USA è di 10 Mbps, mentre qui parliamo di un ordine di grandezza molto superiore, che ci permettereb-be (in condizioni ideali) di scaricare ogni genere di contenuto in un batter d’occhio, anche se si trattasse di un film in 4K.

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Vittorio Romano BARASSI

C i sono dispositivi per cui la gente crea code

giorni prima del lancio ufficiale e altri per cui

è previsto solo l’acquisto tramite invito e la cui

coda virtuale è composta da milioni di utenti sparsi

qua e là per il mondo. L’oggetto di questa recensione

è OnePlus 2, smartphone per cui tutti gli Android-ad-

dicted farebbero a cazzotti e che a causa della poli-

tica (di successo?) adottata da OnePlus stessa, non è

ancora acquistabile liberamente (ottobre 2015).

Per metterci sopra le mani bisogna avere un invito e

anche dopo averlo riscattato è necessario attendere

fino a tre settimane per riceverlo a casa propria. In

alternativa ci si può mettere in coda e aspettare che

sia OnePlus a mandare a voi un invito, ma la coda se-

condo gli ultimi dati è cresciuta fino a raggiungere i 5

milioni di utenti. Lunedì 12 ottobre, lo smartphone era

acquistabile liberamente per 60 minuti tra le 12.00 e

le 13.00, ma questo non cambia molto la situazione:

OnePlus 2 è roba per pochi.

Lo smartphone è disponibile, per modo di dire, in due

diverse configurazioni: una (White Basic) con 3 GB di

memoria RAM associata a 16 GB di memoria fisica e

una seconda (Sandstone Black Premium), quella da

noi testata in questa sede, da 4 GB di RAM e 64 GB

di ROM. Si parte da 329 euro e si arriva a 399 euro;

questo significa che stiamo parlando di un dispositivo

che, considerando il prezzo di listino (unico dato og-

gettivo a cui possiamo far riferimento), costa circa la

metà di tutti i suoi diretti concorrenti. Non sono cifre

da urlo come nel caso di OnePlus One che partiva

da 269 euro, ma si tratta sicuramente di un numero

impressionante.

Realizzato con cura Ma non è un peso piumaOnePlus 2 si presenta all’utente con una confezione

di vendita compatta ma ben realizzata, di colore rosso

e che, oltre allo smartphone, contiene al suo interno

solamente il caricatore USB bianco con finiture rosse

e il bel cavo USB Type C rosso con dettagli bianchi,

una bella sorpresa che vi eviterà di nell’inserire il

normale cavo micro-USB nel verso giusto. Il connet-

tore USB Type C si inserisce in entrambi i versi nella

porzione inferiore del device ed è decisamente più

comodo.

La prima cosa che si nota una volta estratto lo smar-

tphone dalla confezione è il peso: sono ben 175 i

grammi che OnePlus 2 si porta dietro e nonostante

siano ben distribuiti su tutta la superficie, si fanno

sentire in maniera “importante” in ogni situazione. Il

tutto è giustificato da una costruzione incredibilmente

solida fatta di una scocca in metallo (un mix tra ma-

gnesio e alluminio), spessa 9,75 millimetri, e da finitu-

re di ottima qualità; la batteria non è sostituibile ma si

può comunque rimuovere la cover posteriore ruvida,

molto piacevole al tatto e sicuramente anti-scivolo,

TEST Prezzo compreso tra 329 e 399 euro: vuol dire che OnePlus 2 costa circa la metà di tutti i suoi diretti concorrenti

OnePlus 2 in prova, il flagship killer è tornatoÈ uno degli smartphone più desiderati tra i modelli Android, lo abbiamo provato in modo intensivo per qualche giorno

lab

video

OnePlus 2NON È PER TUTTI, MA A QUESTO PREZZO NON HA RIVALI 399,00 €OnePlus 2 è un prodotto molto particolare: lo si capisce innanzitutto dalle modalità di vendita e la sensazione diventa ancor più marcata una volta dinanzi alla confezione di vendita e allo smartphone stesso. È un device molto essenziale nel design e nella filosofia, realizzato con molta cura sia fuori che dentro. Un display non eccezionale - seppur decisamente buono - non lo fa spiccare nel gruppo dei (ben più costosi) top di gamma concorrenti ma tutto il resto, NFC a parte, contribuisce a rendere chiaro il concetto: a 399€ non c’è storia. Grazie allo Snapdragon 810 “riveduto e corretto” dagli ingegneri OnePlus, di potenza ce n’è in abbondanza per fare qualsiasi cosa e con 4 GB di RAM per un po’ di tempo non vi saranno problemi con le app; la fotocamera, nonostante un software decisamente acerbo, è ottima e permette pure di registrare in 4K. Trovare un “pacchetto” così completo, a questa cifra, è praticamente impossibile. I meno smaliziati forse lo “snobberanno”, ma i veri Androidiani sono destinati a desiderarlo e amarlo alla follia.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACERapporto qualità/prezzoPotenza in abbondanzaOttima fotocamera

NFC mancanteDisplay non superlativoNon è per tutti

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 7 7 9 108.5

per raggiungere lo slot di inserimento delle schede

nano-SIM. Il dispositivo, infatti, è in grado di gestire

- anche molto bene - due diverse SIM, caratteristica

questa molto rara su dispositivi top di gamma e che

potrebbe concorrere ad attrarre moltissimi utenti alla

ricerca di un ottimo device dual SIM.

Sul lato destro sono presenti bilanciere del volume e

tasto di blocco/sblocco mentre sul ver-

sante opposto, a sinistra, c’è una prati-

ca slitta che permette di impostare tre

diverse modalità di utilizzo (Tutte le no-

tifiche, Solo interruzioni con priorità e

Nessuna interruzione) da utilizzare nel

corso della giornata a seconda della

situazione. Si tratta di una scelta molto

azzeccata e davvero utile, soprattutto

se siete soliti districarvi tra vari ambien-

ti; la possibilità di essere “disturbati”

solo dai propri contatti preferiti non è

una novità assoluta ma l’opportunità di

poter scegliere con un semplice scatto

sulla slitta è notevole. Il jack audio da

3.5mm è posto nella porzione superio-

re del dispositivo a fianco di un piccolo

microfono per la rilevazione dei rumori

di fondo mentre in basso, ai lati del già citato ingres-

so USB-C, vi sono due griglie simmetriche da sei fori

l’una che nascondono un altoparlante mono (a sini-

stra) e il microfono principale.

Il frontale non presenta tasti fisici ma solo due pul-

segue a pagina 37

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

santi a sfioramento liberamente intercambiabili nella

funzionalità posti ai lati di un terzo comando che, oltre

a fare da tasto home, funge anche da lettore per le im-

pronte digitali. Il sensore biometrico è istantaneo nel

riconoscimento delle impronte (fino a 5) e si è rivelato

molto preciso, perdendo però di efficacia con l’im-

pronta principale dopo un paio di settimane d’uso e

costringendoci alla reimpostazione; magari poi a volte

non basta appoggiare il dito sul sensore e bisogna ef-

fettuare una leggera pressione, ma anche questo non

può assolutamente modificare il giudizio su un siste-

ma di qualità. Comodissima la possibilità di bloccare il

dispositivo con un doppio tap sul sensore.

Display nella media La concorrenza propone di meglioPer mantenere i costi entro determinati limiti qualche

rinuncia sul fronte hardware andava fatta e forse in

OnePlus hanno deciso di risparmiare qualcosa sul

display. Sia chiaro, siamo di fronte a un pannello di

buona qualità e assolutamente in linea col prezzo del

dispositivo, ma volendo paragonare questo LCD da

5,5 pollici Full HD IPS (401 ppi) con gli analoghi monta-

ti sui top di gamma di Samsung, LG, Sony, Apple e an-

che Huawei (Ndr, veniamo da tre settimane con Mate

S), il display in questione non fa urlare al miracolo.

Non ha una straordinaria risoluzione Quad HD come

alcuni competitor, non propone colori “accesi” come

altri (qui è anche questione di gusti, perché le tonalità

sono naturali) e gli angoli di visione, pur buoni essen-

do un IPS, non sono eccezionali come in altri casi. Il

contrasto è notevole ma la luminosità massima è tut-

t’altro che sensazionale, elemento quest’ultimo che

contribuisce a rendere alquanto difficoltosa la lettura

del display in condizioni di forte illuminazione. In linea

generale lo schermo di OnePlus 2 dà il meglio di sé in

ambienti chiusi moderatamente illuminati; quando c’è

bisogno di “sparare” in alto la luminosità, però, soffre

un po’. L’esemplare arrivato in redazione è un mo-

dello in serie provvisto di pellicola frontale anti-graffi

pre-applicata con precisione direttamente in fabbrica

(OnePlus, per politica, lo fa su tutti i dispositivi) e forse

anche questo non aiuta il display ad esprimere tut-

te le sue potenzialità. La protezione è rimovibile ma,

sinceramente, non consigliamo questa operazione

anche perché la pellicola è praticamente invisibile;

gli “allergici” a queste cose possono comunque stare

tranquilli: sotto c’è un Corning Gorilla Glass 4. Presen-

ti ovviamente sensori di prossimità e illuminazione,

come non manca un ottimo LED di notifica multicolore

interamente personalizzabile.

Lo Snapdragon 810 è imbrigliato Ma non scalda e va alla grandeSe il seppur buon display non ci ha convinto del tutto,

lo stesso non si può dire del SoC Snapdragon 810 di

Qualcomm che è il cuore di questo smartphone. Nei

mesi passati si è parlato tantissimo dei vari problemi

di surriscaldamento e di throttling che affliggevano

il componente in questione e tuttora le discussioni

sono più aperte che mai. OnePlus 2 non è il primo de-

vice ad essere equipaggiato con Snapdragon 810 e,

viste le esperienze degli altri produttori, l’azienda ha

deciso di fare le cose sul serio studiando tutti i modi

possibili per far rendere al massimo il chip di Qual-

comm. Nonostante lo scetticismo di molti addetti ai

lavori e di utenti poco fiduciosi, possiamo tranquilla-

mente affermare che OnePlus è riuscita nel suo inten-

to: lo Snapdragon 810 installato all’interno di OnePlus

2 va che è una meraviglia e non arriva mai a scaldare

in maniera importante.

Gli ingegneri sono partiti dalle basi e hanno deciso in-

nanzitutto di ridurre la frequenza degli otto processori:

in questa versione i quattro core Cortex-A53 vanno a

1,56 GHz mentre gli altri quattro Cortex-A57 spingono

fino a 1,82 GHz. A che servono poi otto processori per

navigare col web browser, per vedere le fotografie op-

pure per scorrere a caso tra i menù? Evidentemente

servono a poco e quindi si è deciso che in condizioni

di normale attività due CPU possono rimanere spente

per poi attivarsi quando è richiesta tutta la potenza di

calcolo. Se a tutto questo ci aggiungiamo il già citato

corpo metallico appositamente disegnato per tenere

a freno i bollenti spiriti dello Snapdragon e pure il di-

splay LTPS (acronimo di low temperature polysilicon)

che non si surriscalda neppure in sostenute condi-

zioni di massima luminosità, otteniamo un dispositivo

equilibratissimo che offre tutta la potenza che si può

desiderare senza mettere a rischio di ustione le mani

degli utenti.

Non saremmo sinceri se dicessimo che OnePlus 2

non scalda per niente, ma anche dopo lunghe ses-

sioni di gaming 3D (a proposito, la GPU Adreno 430

garantisce il massimo dei dettagli in ogni situazione)

non si ha mai la sensazione di avere tra le mani un di-

spositivo che scotta; un po’ di calore lo si percepisce,

ma nulla di più rispetto alla media della categoria. A

scaldarsi, poi, è principalmente la porzione superio-

re del device che, ovviamente, è quella più “lontana”

se si considera il fatto che solitamente il palmo della

mano e le dita sono maggiormente a contatto con la

porzione inferiore dello smartphone. Insomma, il calo-

re è sopra mentre lo smartphone lo si impugna sotto

e qualche fastidio lo si può avvertire solo nella presa

in landscape.

Effettuando qualche test benchmark si capisce benis-

simo come OnePlus 2 tenda a mettersi in una sorta di

modalità “cooling” dopo un utilizzo prolungato: con

AnTuTu, per esempio, i risultati sono stati piuttosto va-

riegati a seconda delle situazioni precedenti al lancio

del test. Siamo passati da oltre 60000 punti pratica-

mente “a freddo” a poco più di 45000 dopo qualche

sessione più impegnativa.

Oxygen OS è minimal e… velocissimoChi ha seguito da vicino la breve storia di OnePlus

ricorderà come su One l’azienda aveva deciso di

proporre una ROM basata su CyanogenMod. Con

OnePlus 2 si è scelto di cambiare strada ed ecco che

questo dispositivo monta praticamente Android 5.1.1

in versione stock (in attesa del già annunciato update

ad Android 6.0), con solo un launcher personalizzato

a ricordare che non si tratta di un Nexus. Per differen-

ziarsi e per sottolineare il lavoro di personalizzazione

e, soprattutto, di ottimizzazione, in OnePlus hanno

deciso di denominare la UI come Oxygen OS, già da

tempo disponibile come “variante” globale per One-

Plus One (in contrapposizione alla Hydrogen OS cine-

se), in versione 2.1.

Oxygen OS è un piccolo gioiello e tutti gli amanti di

Android non potranno fare a meno di adorare questa

ROM. La UI è essenziale, minimal ed è incredibilmen-

4 GB di RAM per Android 5.1.1 sono tanta roba. E con 64 GB di ROM lo slot micro SD non serve

TEST

OnePlus 2segue Da pagina 36

8 processori ma solo 6 attivi nella routine quotidiana. Gli altri due si attivano solo all’occorrenza

4753 punti in Geekbench 3 sono un ottimo risultato. A caldo però lo score scende sotto quota 4000

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

te veloce. La versione 2.0 presentava qualche difetto

di gioventù ma la release 2.1 è fulminea e solo di rado,

dopo un po’ di multitasking “aggressivo”, si fa fronte

a qualche minuscola indecisione derivante dalla pres-

sione - o, meglio, dal tap - del tasto home. La naviga-

zione tra i menù è sempre fluida, l’apertura delle app

è istantanea e anche il passaggio tra un’applicazione

ed un altra avviene sempre alla massima velocità e

senza impuntamenti. I 4 GB di memoria RAM della

versione da 64 GB sono una manna dal cielo, garan-

tiscono un’ottima longevità al dispositivo e abbiamo

pochi dubbi sul fatto che anche la versione da 3 GB si

comporti in maniera positiva.

Le opzioni di personalizzazione dell’interfaccia non

sono moltissime ma segnaliamo la possibilità di deci-

dere il numero di app da visualizzare nell’app drawer

e quella di scegliere tra un tema light e uno dark, con

quest’ultimo molto più adatto alle caratteristiche tecni-

che del display. C’è una modesta selezione di gesture

attraverso le quali interagire con il dispositivo, Google

Now si attiva alla pressione sostenuta del pulsante

Home ed è possibile configurare i due tasti sotto lo

schermo anche ad effettuare un’azione secondaria a

seguito di un doppio tap.

Molto interessante è Shelf, una sorta di dashboard

secondaria posizionata a sinistra del primo desktop e

sulla quale sono visualizzate informazioni sul meteo,

applicazioni e contatti frequenti; si può personalizzare

ulteriormente aggiungendo anche tutti gli altri widget

installati nel sistema.

Non aspettatevi poi di trovare bloatware o famose

applicazioni di terze parti preinstallate a bordo: oltre

al pacchetto di Google Apps c’è solo la tastiera Swif-

tKey, per molti ormai una feature irrinunciabile che

in OnePlus hanno deciso di rendere disponibile agli

utenti in maniera predefinita. Criticabile è la sola scel-

ta di non preinstallate una vera e propria applicazione

Galleria attraverso la quale navigare tra immagini e

fotografie; l’app Google Foto non è in grado di gestire

al meglio questo compito, il File Manager è poco utile

in tal senso e si è dunque subito costretti a ricercare

sul Play Store un’al-

ternativa.

Sotto il profilo della

multimedialità non ci

sono critiche da fare.

Abbiamo già detto

che la GPU Adreno

430 permette il mas-

simo connubio tra

prestazioni/qualità

in ambito gaming; a

questo ci dobbiamo

aggiungere che il di-

spositivo non fa fati-

ca a riprodurre filma-

ti in 4K e che offre

un audio superiore

alla media della ca-

tegoria grazie anche

alla tecnologia MaxxAudio di Waves. Il sono-

ro è possente con l’altoparlante principale e

molto limpido - anche se non eccezionale -

se si ascolta con un buon paio di cuffie come

quelle offerte in dotazione.

Fotocamera promossa nonostante il softwareCome ogni top di gamma che si rispetti an-

che OnePlus 2 propone un comparto foto-

camera degno di questo nome. Il modulo

principale è composto da un sensore Omni-

Vision OV13860 da 13 Megapixel (1/2,6 polli-

ci) messo subito alle spalle di un obiettivo a

sei elementi con apertura f/2.0 e stabilizza-

zione ottica. Il sistema di autofocus è a laser

e non manca un flash LED dual tone.

Le carte in tavola ci sono tutte e il risultato fi-

nale non tradisce le aspettative. OnePlus 2 scatta otti-

me fotografie che offrono un ottimo livello di dettaglio

e non mostrano segni evidenti di compressione. Se

in condizioni ottimali questo può considerarsi quasi

un risultato scontato, è in condizioni di minore illumi-

nazione che il dispositivo stupisce; le foto vengono

bene anche quando c’è poca luce, meglio ancora se

si usa l’opzione Immagini chiare. Questa unisce 10

scatti effettuati in rapida successione al fine di otte-

nere una fotografia ben dettagliata e correttamente

esposta. Con l’opzione attiva si notano miglioramenti

anche nelle foto scattate di giorno, riscontrando sem-

pre ottime esposizioni e colori molto bilanciati; l’unico

scotto da pagare è (ovviamente) quello di non poter

riprendere soggetti in movimento, operazione che va

effettuata senza alcuna opzione attiva. Buon lavoro

anche da parte della modalità HDR.

La stabilizzazione ottica fa il suo lavoro egregiamente

ma di sera non aiuta più di tanto per via dell’appe-

na citata modalità di scatto, mentre il sistema auto-

focus laser fa sì che tutto sia a fuoco in appena 0,2

secondi. Nonostante ci sia una modalità manuale ci

sono ben poche opzioni tra le cui scegliere; l’applica-

zione Fotocamera è essenzialmente quella stock di

Google e quindi c’è da attendersi molto poco sotto

questo aspetto. Detto ciò, non si può che lodare il

modulo in questione: a questo prezzo, sul fronte foto,

è davvero difficile trovare di meglio e OnePlus 2 se

la gioca alla grande con tutti i vari “big” del merca-

to. Presenti le modalità panorama e timeshift. Clicca

qui per vedere alcune foto scattate con OnePlus 2:

foto 1, foto 2, foto 3. OnePlus 2 se la cava discreta-

mente anche quando è chiamato a registrare video,

i quali possono essere anche in 4K a 30 frame al se-

condo (3840x2160 pixel ad un bitrate di poco supe-

riore ai 41 Mbps); i risultati migliori si ottengono nelle

riprese in Full HD che avvengono a 60fps e il risultato

è buono anche a 720p, modalità attraverso la quale

è possibile registrare Slow Motion di tutto rispetto. I

video non impressionano per qualità complessiva e

dettaglio, ma c’è anche da dire che pochi smartphone

sono in grado di offrire un pacchetto migliore.

La fotocamera frontale da 5 Megapixel non sfigura af-

fatto e offre sempre immagini grandangolari di buona

qualità (ma forse la concorrenza qui offre di meglio)

e permette la registrazione di video a 1080/30p e

720/60p. I selfie non saranno mai un problema, an-

che di sera.

Lunga l’autonomia, ma manca l’NFCIl parco batterie - integrato, non rimovibile - di One-

Plus 2 offre una capacità di ben 3300mAh, quanti-

tativo che si è dimostrato essere più che sufficiente

a garantire al dispositivo in questione un’autonomia

più che dignitosa. Il lavoro di ottimizzazione software

è stato importante e nonostante lo Snapdragon 810

si arriva a termine della classica giornata lavorativa

quasi sempre con un buon 30% di carica residua.

Purtroppo non è presente una tecnologia di ricarica

rapida e per arrivare al 100% della batteria ci vogliono

più di due ore. Nulla di eccezionale anche il consu-

mo in stand-by: arrivando a sera con il sopra citato

30% e tenendo il dispositivo acceso sul comodino si

rischia di perdere un buon 15-20% di batterie senza

praticamente aver fatto niente. Sotto questo aspetto

si poteva lavorare meglio.

OnePlus 2, ovviamente, è uno smartphone 4G (buo-

na la ricezione generale come anche la qualità delle

chiamate, ma abbiamo “sentito” di meglio) e non si fa

mancare Wi-Fi 802.11 a/b/g/n/ac, Wi-Fi Direct, DLNA,

GPS/GLONASS e Bluetooth 4.1. Come abbiamo antici-

pato in precedenza siamo dinanzi ad uno smartphone

dual-SIM in cui la gestione delle due SIM è semplice e

completa. Nessun problema sotto questo aspetto.

Quello che manca è l’NFC, specifica che ormai risulta

essere quasi un must per un dispositivo appartenente

alla fascia alta del mercato. Assenti anche la radio e la

possibilità di ricarica Wireless. Con 64 GB di memoria

ROM a disposizione (di cui circa 53 a totale disposi-

zione dell’utente), l’assenza di uno slot micro-SD pas-

sa in secondo piano; discorso diverso se si prende

in considerazione la versione da 16 GB: in quel caso

forse uno sforzo si poteva fare (sacrificando però le

prestazioni).

In ultima analisi segnaliamo che la community An-

droid è già molto attiva nei confronti del dispositivo

in questione. Sui forum più famosi è possibile trovare

diverse ROM personalizzate, anche se quasi tutte le

versioni “custom” in circolazione - ad ottobre 2015 -

non sono ancora in grado di far funzionare a dovere

il sensore biometrico e l’autofocus laser. Tenetelo in

considerazione.

TEST

OnePlus 2segue Da pagina 37

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto FAGGIANO

Chromecast è un prodotto fantastico, permette di

trasformare un TV in uno streaming display con

una spesa minima, 39 euro. Quest’anno la novità

di Google è Chromecast Audio: il principio è lo stesso ma

al posto dell’uscita HDMI c’è un uscita jack che fornisce

un segnale analogico stereo e un’uscita digitale ottica.

Il cavo jack è incluso all’alimentatore nei 39 euro, sono

da acquistare a parte un eventuale cavo da jack stereo

a RCA e un cavo da jack ottico a Toslink. Chromecast

Audio ha la stessa forma del modello “video”, anche

se Google ha voluto ricordare la vocazione musicale

serigrafando la parte superiore in ricordo del vinile. La

sezione di configurazione è identica a quella della ver-

sione video: basta seguire le istruzioni dell’applicazione

per iOS o Android e in pochi istanti Chromecast è pron-

ta per funzionare. Se la versione video è priva di confi-

gurazioni, quella audio ha un’opzione selezionabile nel

menù di configurazione, High Dynamic Range: questa

opzione funziona solo sul collegamento analogico e

restringe la dinamica per evitare distorsioni eccessive

su diffusori di pessima qualità. Di default Google lascia

la dinamica compressa e sta all’utente selezionare l’op-

zione “dinamica piena”; nel caso di connessione digita-

le l’uscita è sempre a piena dinamica.

Come funziona Chromecast AudioChromecast Audio funziona sullo stesso principio di

Chromecast Video: lo smartphone è un telecoman-

do che indica alla chiavetta cosa si vuole ascoltare.

Chromecast Audio funziona praticamente come Spotify

Connect: la musica dalla rete va direttamente al diffuso-

re senza passare dallo smartphone, che può anche es-

sere spento. Spotify Connect è limitato al servizio di mu-

sica in streaming, Chromecast invece è una piattaforma

aperta adottata ora anche da Spotify: Chromecast non è

affatto dipendente dallo smartphone o dal tablet: volen-

do si può lanciare una playlist e uscire di casa, i diffusori

continueranno a suonare. Ecco perché non si può con-

siderare Chromecast un’alternativa agli speaker Blue-

tooth: questi funzionano con una connessione diretta

tra smartphone e diffusore e soprattutto non richiedono

TEST Servono solo 39 euro per aggiungere a un vecchio impianto stereo le funzionalità di streaming dei sistemi moderni

Chromecast Audio: streaming facile per tutti In prova Chromecast Audio, la nuova dongle Google che rende lo streaming in casa davvero facile ed economico

una infrastruttura di rete pre-esistente. Chromecast è

un prodotto domestico, e la versione audio è perfetta

per aggiungere servizi di streaming a sintoamplificatori

e diffusori attivi che ne sono privi.

Costruzione identica al video con un DAC in piùChromecast Audio costa come Chromecast Video, 39

euro, per un motivo molto semplice: Google ha man-

tenuto la stessa identica struttura interna. Il processore

Marvell usato è lo stesso che troviamo nella versione

video, e Google ha volutamente rimosso l’uscita HDMI

aggiungendo qui l’indispensabile jack audio. Una diffe-

renza c’è: la versione audio ha meno memoria “buffer”

e può contare su un DAC dedicato, un convertitore

AKM 4430ET a 24 bit e 192 kHz. Google ha usato un

prodotto di buona qualità per chi usa l’uscita analogi-

ca (quella digitale va diretta) e i risultati poi si sentono.

Sotto il profilo delle app compatibili si possono usa-

re ovviamente tutte le applicazioni che supportano

Chromecast alle quali si aggiunge ora anche Spotify:

molte di queste richiedono tuttavia la sottoscrizione

al servizio Premium. Acquistando Chromecast Audio

Google regala due mesi di Google Play Musica, servizio

che si rivela utile anche per caricare le proprie tracce

sul cloud da utilizzare come sorgente per lo streaming.

Senza un servizio cloud di appoggio, come quello forni-

to da Play Musica, infatti, per poter ascoltare la musica

di proprietà è necessario usare o una applicazione tipo

“AllCast” per Android, ma in questo caso è lo smartpho-

ne stesso a fare da sorgente e non può quindi essere

spento, oppure appoggiarsi ad un NAS sulla rete locale.

Chromecast Audio su Android supporta anche il mirro-

ring: si può estendere l’audio di una applicazione sui

diffusori esterni. Tra i formati supportati da Chromecast

troviamo AAC, MP3, Ogg Vorbis, PCM (wav) e FLAC.

Un ascolto di qualità a un prezzo perfettoPer la prova usiamo il Chromecast audio collegato al

nostro impianto di riferimento con un cavetto adattatore

da minijack a rca stereo, per l’applicazione compatibi-

le usiamo Allcast e Google Play Music. Dopo qualche

brano MP3 “digerito” con ottime prestazioni sonore,

veniamo a qualche FLAC più impegnativo, spingendoci

fino ai 96 kHz di frequenza limite dichiarati da Google.

Per il prezzo richiesto potremmo anche solo dire che

il Chromecast Audio va benissimo e vale ampiamen-

te il denaro richiesto. Con il succedersi dei brani però

dobbiamo proseguire e ammettere che la “scatoletta”

di Google va oltre le previsioni e la sua resa sonora si

avvicina molto a quella di un player dedicato che può

costare anche (per non dire almeno) dieci volte di più:

si riesce anche ad apprezzare la differenza tra un bra-

no Flac a 44 kHz e uno a 96 kHz. Per trovare difetti

rimuoviamo mentalmente il prezzo dell’oggetto e lo

giudichiamo come un qualsiasi componente hi-fi: solo

a questo punto si può notare una gamma bassa lieve-

mente attenuata, una dinamica non proprio travolgente

o la mancanza di quel dettaglio tridimensionale che i

migliori brani contengono. Chromecast Audio è sicura-

mente un prodotto suggerito per tutti coloro che hanno

un vecchio stereo con ingressi analogici e vogliono tra-

sformarlo in un impianto per poter ascoltare anche bra-

ni in rete. A 39 euro è impossibile trovare di meglio, e

con l’arrivo a breve della funzionalità “multiroom audio”

Chromecast diventerà ancora più interessante.

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www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_dtr_pgp.qxp:- 1-09-2015 18:59 Pagina 1

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Paolo CENTOFANTI

Samsung ha sfornato con il SUHD JS9500 se-

condo noi uno dei migliori TV top di gamma del

2015. La gamma SUHD comprende però anche

la serie JS8500, che offre comunque caratteristiche di

alto livello seppure con qualche rinuncia per contenere

maggiormente i costi. Per il top di gamma, Samsung

ha praticamente utilizzato lo stato dell’arte della tec-

nologia LCD, ma questo non vuol dire che non ci sia

qualche ricaduta anche sulla serie inferiore. Il JS8500,

ad esempio, mantiene il pannello “nano crystal colour”,

il nome commerciale scelto da Samsung per descri-

vere l’utilizzo dei quantum dots. La retroilluminazione

non è più Full LED, ma ritroviamo la tecnologia Micro

Dimming, che poi è come Samsung chiama il local dim-

ming applicato ai LED Edge, seppure meno sofisticata

rispetto alla versione Pro della serie SUHD intermedia

JS9000 (sempre LED Edge). Il pannello è sempre a

10 bit e pronto per l’HDR non appena i contenuti (e le

specifiche finali della UHD Alliance) saranno disponi-

bili. C’è poi la nuova piattaforma Smart TV basata su

Tizen, il supporto per i canali Ultra HD in HEVC e una

completa serie di funzionalità multimediali. Insomma,

anche solo fino allo scorso anno questo avrebbe po-

tuto benissimo essere un TV top di gamma. Vediamo

come si comporta.

Design curvo con minime rinunce rispetto al topSamsung ha introdotto negli ultimi anni un design

sempre più minimale sui suoi televisori, con il risultato

che a colpo d’occhio è sempre più difficile cogliere le

differenze all’interno della gamma del produttore. E

così a prima vista la serie JS8500 potrebbe poi non

sembrare così diversa: del resto lo schermo è sempre

curvo e la cornice intorno al pannello sottilissima. A

guardare bene poi si nota in realtà che il bordo dello

schermo è un po’ più largo e con finiture più semplici

e che il retro è un pannello in plastica più leg-

gera rispetto al top di gamma, ma il look

& feel complessivo non ne ven-

gono intaccati. Anche

questa serie

TEST Sul modello entry level della gamma SUHD di Samsung non manca la piattaforma smart basata su sistema operativo Tizen

Samsung UE55JS8500 in prova: l’LCD buonoUn TV Ultra HD curvo con local dimming, pannello a 10 bit con quantum dots e supporto per i futuri contenuti HDR

ha parte delle connessioni audio/video “trasferite” su

un box esterno, One Connect Mini, collegato al TV

tramite un cavo proprietario. In questo caso si tratta di

un’unità molto più piccola e compatta. Qui troviamo in

particolare i quattro ingressi HDMI, due porte USB e

l’uscita audio digitale ottica per il collegamento a un

amplificatore esterno. Sul televisore troviamo invece i

terminali d’antenna, la porta LAN, l’uscita

per le cuffie, gli ingressi video analogici

(via adattatori forniti in dotazione), slot per

moduli Common Interface per i programmi

a pagamento e un’ulteriore porta USB 3.0

da utilizzare anche per il collegamento della

webcam opzionale. Il TV integra il doppio

sintonizzatore DVB-T2 e DVB-S2, con sup-

porto per canali Ultra HD in HEVC.

In dotazione troviamo due telecomandi. Il

primo è quello tradizionale, in plastica e un

po’ sottodimensionato rispetto alla quantità

di tasti che ci troviamo sopra. Praticamente

tutta la superficie è ricoperta da pulsanti che

sono davvero molto ravvicinati tra loro. Il se-

condo è lo stesso smart remote che aveva-

mo trovato sul JS9500, con giroscopio e il

nuovo layout dei comandi. Come avevamo

già sottolineato in quella prova, i tasti sono

anche qui molto ravvicinati e spesso si fini-

sce per premere quelli sbagliati rendendo

un po’ faticosa la navigazione dei menù.

Avanti con TizenTutti i modelli di smart TV di Samsung del 2015 sono

equipaggiati con la nuova piattaforma basata su siste-

ma operativo di Tizen, che il produttore coreano ha

introdotto da qualche tempo sui suoi dispositivi wea-

rable, e che ora sta sperimentando anche sugli smart-

phone in alcuni paesi. Da questo punto di vista non ci

sono grosse differenze tra la serie JS9500 e questo

JS8500 e possiamo nuovamente apprezzare la sua

immediatezza di utilizzo e notevole semplificazione

rispetto alla soluzione “multi-hub” dello scorso anno.

Qui c’è un solo “smart hub” con tutte le app e i servizi

disponibili per i TV Samsung, tra cui ora anche Netflix,

in una schermata semplice da esplorare, mentre le app

più utilizzate compaiono nella nuova barra principale

in stile webOS. Siamo ancora alla prima versione di Ti-

zen per smart TV, ma la sensazione è che Samsung sia

sulla strada giusta per quanto riguarda la gestione di

app e servizi web. Sul fronte della “manutenzione” del

TV i controlli continuano a risultare un po’ macchinosi,

come vedremo meglio nella prova d’uso. Aggiungen-

do la webcam opzionale si abilitano tutte le funzioni di

smart interaction, che permettono di controllare il TV

anche con i gesti e con i controlli vocali. Ci sono poi

tutte le solite funzioni come il lettore multimediale da

periferiche USB, DLNA, screen mirroring da smartpho-

ne e tablet, PVR e TimeShift su dischi e chiavette USB.

Un TV completo sotto tutti i punti di vista.

segue a pagina 42

lab

video

Samsung UE55JS8500TUN BUON TV A CUI MANCA UN PO’ DI GRINTA 2.999,00 €Se non ci fossero stati l’eccellente JS9500, e l’appena superiore JS9000, probabilmente questo televisore non avrebbe sfigurato in cima alla gam-ma di Samsung. Rispetto al top di gamma di quest’anno però, pur offrendo prestazioni di buon livello, il JS8500 non riesce a raggiungere lo stesso effetto wow. Ovviamente stiamo parlando di un TV che costa praticamente la metà se non di meno, e in quest’ottica non è affatto male. Diciamo che è un TV buono ma che non eccelle: sul 55” l’Ultra HD rende, ma non stupisce, il local dimming funziona bene, ma lascia la sensazione che si può fare di meglio, i colori convincono ma l’immagine non “scalda” come forse ci piacerebbe. È “solo” un buon TV e non è detto che sia un difetto.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE

Funzionalità completeBuona qualità di immaginePronto per l’HDR

Local dimming non sempre efficaceL’interfaccia rende macchinose le operazioni di baseTelecomandi poco pratici e mal dimensionati

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 10 8 8 9 88.4

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

Con un po’ di calibrazione diventa quasi perfetto Samsung come al solito mette a disposizione un ridot-

to numero di profili di immagine pre-impostati, tra cui

quello denominato film che è quello che più dovrebbe

avvicinarsi a una corretta calibrazione video. In realtà la

temperatura colore della scala di grigi di fabbrica rima-

ne un po’ troppo fredda, mentre primari e secondari,

specie a livelli di saturazione intermedi, non sono del

tutto precisi. Samsung mette a disposizione una rego-

lazione fine del bilanciamento del bianco che permette

di avvicinarsi senza troppa difficoltà al riferimento. Ot-

tenere un risultato preciso è reso un po’ difficoltoso dal

fatto che il menù a schermo sembra interferire in mini-

ma parte con la misura, il che può rendere il processo di

calibrazione più tedioso del solito. I grafici post-calibra-

zione sono stati ottenuti dopo la sola regolazione del

bilanciamento del bianco e, come si può vedere clic-cando qui, mostrano come primari e secondari vanno

essenzialmente a posto da soli senza bisogno di dover

mettere mano al sistema di gestione del colore, di cui è

comunque dotato il TV Samsung. È solo il rosso a rima-

nere lievemente meno saturo di quello che dovrebbe

essere tra il 50% e il 75% di saturazione, ma il livello

medio di errore è complessivamente molto basso, il che

rende le deviazioni dal riferimento praticamente al limi-

te del percepibile. Come già il top di gamma della serie

JS9500, anche questo modello può potenzialmente

arrivare molto vicino allo spazio colore allargato DCI-

P3, che potrebbe venire impiegato nei prossimi formati

per l’Ultra HD (UHD Alliance e Ultra HD Blu-ray). Il wide

gamut si attiva impostando lo spazio colore su “nativo”

nelle impostazioni avanzate del menù immagine. Come

si può vedere dal grafico in basso a sinistra, il blu è

addirittura un filo più profondo, il rosso è molto vicino,

mentre al verde manca ancora qualcosa per arrivare a

una copertura completa. Lo spazio colore nativo pre-

senta un gamut molto simile a quello del top di gamma,

segnale che entrambi i modelli impiegano lo stesso tipo

di quantum dots (che Samsung chiama Nano Crystal

Color). Nel complesso però questo JS8500 ci è parso

un po’ più facile da domare in fase di calibrazione. Il rap-

porto di contrasto, misurato su una scacchiera e dopo

la calibrazione, è di circa 3200:1, con un livello del nero

di 0,04 cd/mq. Curiosamente questo valore è superiore

a quello della serie JS9500, anche se poi in realtà la

resa in termini di contrasto è molto diversa tra i due TV.

Meno sofisticato Ma sempre un buon LCDIl JS8500 non offre lo stesso sfoggio di tecnologie del-

l’eccellente SUHD serie JS9500, ma qui la differenza

chiave è soprattutto nella retroilluminazione LED Edge,

con un sistema di local dimming meno sofisticato ri-

spetto a quello del top di gamma. Se quel modello non

sembrava nemmeno quasi un LCD, qui le caratteristi-

che tipiche di questa tecnologia sono ancora in parte

visibili. Cominciamo con il dire che il TV Samsung si

fa apprezzare per immagini luminose e colori brillanti

con una resa piuttosto naturale e piacevole, e un buon

rapporto di contrasto percepito. Nelle scene luminose

possiamo analizzare il comportamento della retroillumi-

nazione dinamica, che mostra un buon livello del nero

generale ma anche qualche limite nel mantenere una

buona uniformità su tutto lo schermo. In particolare,

nonostante la funzione Cinema Black, che ha l’obietti-

vo di mantenere le bande nere sopra e sotto il quadro

con i contenuti con rapporto d’aspetto 2.35:1, in alcune

circostanze si nota l’intervento della regolazione di-

namica proprio in quei punti. Ciò avviene tipicamente

quando c’è un elemento molto luminoso che si muove

per lo schermo su sfondo più scuro. D’altra parte i LED

sono posti proprio nei pressi delle cornici superiore e

inferiore. L’effetto diventa meno visibile se si imposta

il parametro Smart LED su “massimo”, regolazione che

offre del resto il livello del nero più profondo e nel com-

plesso le prestazioni più convincenti. Il più delle volte le

bande nere appaiono davvero tali anche nella visione

con ambiente oscurato e, nonostante possa rimanere

come un leggero “velo luminoso” sullo schermo nelle

scene più buie, cosa che non accadeva con il model-

lo superiore, la qualità di riproduzione è comunque

davvero degna di nota per un pannello LED Edge. Ci

sono chiaramente delle situazioni limite in cui questo

tipo di local dimming funziona meno bene, come una

luna molto luminosa su sfondo scuro o loghi “sparati”

agli angoli dello schermo, che rivelano qualche alone

di troppo proveniente dal bordo superiore o inferiore

dello schermo. Da notare che l’uniformità e la profon-

dità del nero variano molto in funzione della posizione

dello spettatore rispetto allo schermo: basta essere un

poco fuori asse (sia orizzontalmente che verticalmen-

te) rispetto al centro e il nero comincia a tendere più

verso il bluastro. Rispetto al modello superiore, che of-

friva un look quasi da display a emissione diretta (tipo

OLED per intenderci), qui ci troviamo di fronte sempre a

un’immagine contraddistinta da colori brillanti e naturali,

ma che per certi versi colpisce di meno lo spettatore,

quasi più fredda e digitale. La definizione espressa dal

TV è molto buona già nella visione di dischi Blu-ray, e

a dire il vero passando a contenuti nativi Ultra HD non

abbiamo notato questo salto qualitativo così notevole.

Certo si possono apprezzare alcuni dettagli talmente

fini in alcuni filmati che sicuramente in Full HD non si di-

stinguerebbero, ma su questa dimensione di schermo il

passaggio al 4K non suscita mai un vero e proprio effet-

to wow. Sarà che l’upscaler integrato già produce ottimi

risultati con il Full HD? Questo non vuol dire che non

ci siano vantaggi nell’avere un pannello Ultra HD natu-

ralmente. Lo abbiamo già detto più volte: già con una

diagonale da 55” la matrice di pixel in Full HD comincia

a vedersi, mentre qui è invisibile anche avvicinandoci

allo schermo, e le immagini appaiono compatte e quasi

stampate sullo schermo. Buona la risoluzione in movi-

mento, specie se si attiva il sistema Motion Plus. Qui c’è

una modalità personalizzabile, che consente di attivare

il solo backlight scanning con il grande pregio di elimi-

nare l’effetto telenovela, a fronte di una leggera perdita

di luminosità. Il flickering rispetto al passato è estrema-

mente ridotto ed è l’impostazione consigliata. A parte

i secondi appena successivi all’accensione del TV, in

cui l’interfaccia rimane un po’ ingessata, la piattaforma

smart TV basata su Tizen si conferma snella e veloce.

Purtroppo, come avevamo già sottolineato nella prova

del top di gamma di quest’anno di Samsung, sono le

funzioni di uso più comune a essere molto macchinose:

la gestione dei canali in particolare (specie quelli satel-

litari), ma anche il formato di schermo, il cambio canale,

la regolazione dei parametri audio e video, richiedono

sempre dei click di troppo del telecomando, smart o no

che sia, con un appesantimento dell’esperienza d’uso

del TV. Peccato.

Per concludere, se per quanto riguarda la visione di

contenuti in definizione standard abbiamo davvero

poco da dire, se non che l’upscaler lavora bene ma è

un po’ impietoso nei confronti della compressione spin-

ta del digitale terrestre, vale la pena segnalare la buona

resa audio degli altoparlanti integrati. Uno dei trend po-

sitivi che sta emergendo per il 2015 è il miglioramento

generale della resa sonora dei TV, nonostante per-

mangano gli stessi vincoli dimensionali di sempre. Il TV

Samsung è capace di offrire una significativa presenza

del registro medio/basso e tutto sommato anche una

buona dinamica. Certo i dialoghi sono sempre un po’

inscatolati e le alte frequenze non così pulite e brillanti,

ma siamo lontani anni luce dall’audio “citofonico” che

fino a poco tempo fa eravamo costretti a subire.

TEST

Samsung UE55JS8500Tsegue Da pagina 41

Smart TV SamsungScopriamo Tizen

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MAGAZINEn.120 / 1519 OTTOBRE 2015

di Roberto PEZZALI

Al giorno d’oggi si stampa sempre meno, anche

perché tutto viaggia in digitale: la stampante

tuttavia non è assolutamente morta, anzi, molti

piccoli uffici e molte famiglie hanno ancora bisogno di

una stampante a casa. L’inkjet viene spesso vista come

una fregatura: la stampante costa poco, i serbatoi in-

clusi sono mezzi vuoti e dopo qualche mese, quando

va comprata una ricarica completa, sono dolori. Ep-

son con la tecnologia EcoTank ribalta il problema: si fa

pagare tanto la stampante, mentre l’inchiostro viene

dato in una bottiglietta che, dopo aver ricaricato i ser-

batoi, assicura una enorme longevità di stampa, oltre

le 4000 copie in bianco e nero e circa 6500 copie a

colori. Per la ricarica si dovranno poi spendere 10 euro

a boccetta, quindi 40 euro per una ricarica completa (il

prezzo è stato abbassato alcuni mesi fa). Una soluzione

interessante per chi stampa tanto, anche perché come

vedremo questa stampante non è troppo conveniente

per una famiglia che stampa saltuariamente: l’adozione

della tecnologia EcoTank infatti porta come conseguen-

za un abbassamento della qualità di stampa rispetto ad

una stampante Inkjet magari pensata per la fotografia,

con una testina che non viene cambiata ogni volta che

si sostituisce la cartuccia stessa. Abbiamo provato uno

di questi modelli, per vedere se davvero una soluzione

di questo tipo può far risparmiare soldi a chi ancora ha

bisogno di stampare tanto e non vuole una laser. Una

premessa va comunque fatta: la tecnologia EcoTank è

già vincente sul piano “green” rispetto a quella tradi-

zionale, con i serbatoi vuoti che vanno nella plastica al

contrario delle cartucce tradizionali che sono conside-

rate rifiuto elettronico.

Niente ethernet e cassetto piccolo per il modello più “business”Tra i modelli disponibili della serie EcoTank la L555 è

quella più cara: il listino fa segnare 349 euro, ma sul

mercato si trova a circa 50 euro in meno. Dovrebbe

essere il modello dedicato alle piccole aziende, un

multifunzione dotato di fax, fotocopiatrice, scanner

(1200 dpi) e stampante (5760x1440dpi). La connettività

avviene tramite wi-fi o cavo USB, e sembra strano non

vedere su un modello di questo livello una connessione

TEST Abbiamo provato la stampante Epson EcoTank, i serbatoi di inchiostro abbassano i costi se si stampa tanto e spesso

Epson EcoTank: con i serbatoi separati si risparmiaRisultati buoni, ma il prezzo (349 euro di listino) è elevato in rapporto alla qualità di stampa e al livello della costruzione

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ethernet, ma va detto che alcuni nuovi modelli appe-

na presentati ne sono provvisti. L’altro limite, a nostro

avviso, è il cassetto di caricamento dei fogli che tiene

“solo” 100 fogli: per una stampante nata per grossi vo-

lumi forse era meglio pensare ad un contenitore ben

più ampio. In ogni caso, per chi non ha bisogno del fax,

esiste il modello L355 che costa decisamente meno

pur rimanendo in una fascia di prezzo premium per una

inkjet, superiore ai 200 euro.

Flebo laterale e velocità elevataGli inchiostri, nero, ciano, magenta e giallo sono po-

sizionati in un piccolo contenitore a lato. I contenitori

arrivano vuoti e vanno riempiti strizzando (e centrando

il buco) flaconi di inchiostro da 70 ml. Il processo di ca-

rica forse è un po’ scomodo, ma poco importa: va fatto

una volta e poi per almeno un anno non ci si pensa più.

Epson ha usato inchiostri diversi da quelli delle solite

inkjet: al posto dei Claria ha adottato una soluzione a

base d’acqua per aumentare la longevità del prodotto.

Per provare la velocità di stampa, visto il target del pro-

dotto, abbiamo stampato un documento misto grafica

testo al 5%, documento campione (ISO IEC 24712 ) che

simula alcune situazioni tipiche di un utilizzo business.

La prova è stata fatta nelle tre qualità di stampa, alta,

standard e bozza, i risultati sono riportati nella tabella

qui a fianco. La velocità riscontrata

con documenti in bianco e nero è vi-

cina a quella dichiarata, da 9 pagine

al minuto a circa 8 pagine, mentre

per i colori si arriva a circa 4 pagine.

Il tutto con un rumore tutto sommato

contenuto. Per quanto riguarda la

qualità siamo in linea con quella di

una stampante di fascia medio bas-

sa: la risoluzione non è eccelsa e

solo in qualità alta il riempimento dei

caratteri è buono. La qualità “stan-

dard” comunque si presta bene per

stampare presentazioni e dispense.

Conviene davvero il serbatoio rispetto alla cartuccia?La Epson L555 non è un prodotto nuovo, anzi, è uscito

da parecchio tempo e da parecchio tempo abbiamo la

stampante in redazione. L’abbiamo tenuta a lungo per

un motivo molto semplice: volevamo vedere se dopo

5 mesi di inutilizzo le testine e gli inchiostri si fossero

seccati. La stampante EcoTank è destinata a coloro che

stampano ogni giorno, e solo chi la usa parecchio am-

mortizza i costi, ma potrebbe prenderla in considerazio-

ne anche qualcuno che stampa raramente, giusto per

non avere i problemi di dover periodicamente acquista-

re nuove cartucce. Comunque la risposta è negativa:

avevamo stampato un migliaio di pagine prima delle va-

canze, ne abbiamo stampate altrettante in questi giorni

e non abbiamo avuto nessun problema né alle testine

né agli inchiostri. Per una questione economica comun-

que questa stampante conviene solo a chi pensa di

stampare almeno 7000 pagine miste tra nero e colore:

il costo pagina è bassissimo ma se si acquista una inkjet

da 60 euro restano 300 euro di budget da spendere in

inchiostri. Soddisfacente invece la qualità di stampa per

un uso business: non è pari a quella di una laser ma in

bianco e nero si avvicina molto, e a colori si riescono a

stampare slide e presentazioni con una discreta fedel-

tà. Non è, e non pretende di esserlo, una stampante

fotografica, per quello si deve guardare altrove (anche

in casa Epson).

Epson EcoTank: prova della velocità di stampa

Uscita primo foglio Stampa dei 5 foglio del test

Bozza 14 secondi 1 minuto e 9 secondi

Standard 15 secondi 1 minuto e 40 secondi

Alta 29 secondi 4 minuti e 36 secondi