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MAGAZINE n.130 / 16 4 APRILE 2016 Tesla e i venti di cambiamento 300mila preordini in poche ore per un’auto, la Tesla Model 3, che al momento è più che altro una promessa e che verrà consegnata a fine 2017, se non 2018. 300mila persone che hanno (avrebbero) deciso di acquistare un’auto da 35mila dollari (più tasse) senza averci mai percorso neppure un chilometro, totalmente a scatola chiusa. Si tratta forse del “salto di quantità” necessario per fare sul serio. Tesla a oggi non ha mai chiuso un bilancio in attivo; anzi più vende e più perde e ha chiuso il 2015 con quasi 900 milioni di dollari di rosso; tanto che ci sarebbe da domandarsi se questi 300mila ordini siano una benedizione o una disgrazia. L’unico dato certo sono 300 milioni di dollari già nelle casse di Tesla (la prenotazione, che non è vincolante, richiede un anticipo di 1000 dollari/euro restituibili) che possono essere un buon aiuto a mettersi in condizioni di produrre tutti questi esemplari: al momento, infatti, siamo ben oltre la capacità produttiva di Tesla, sia presente che quella pianificata futura. Un fenomeno che ricorda in molte dinamiche l’effetto avuto da Netflix qualche anno fa sull’entertainment: all’inizio la società era sottovalutata dai colossi dell’entertainment, considerata come parte di una nicchia e strut- tualmente castrata dalle limitazioni di banda. È basta la diffusione della banda larga per trasformare l’idea di Reed Hastings in qualcosa che di colpo faceva sembrare vecchio tutto il resto. Lo stesso per Tesla: Marchionne in questi anni ha detto che l’elettrico costa troppo, che non ci sono le condizioni. Forse qualcosa sta cambiando e oramai appare chiaro che il “vento” Tesla spinge tutti i competitor verso le soluzioni elettriche, ibride e non, ben oltre le loro volontà naturali – cioè nessuna – di mette- re in secondo piano il motore termico. Al di là dell’alimentazione elettrica – che ci piace molto – c’è qualcosa che accomuna questa Tesla all’elettronica di consumo e agli smart device. E non stiamo parlando solo delle file davanti ai negozi al “day 1”. La proposta di Tesla va oltre la propulsione elettrica, già offerta dalle case automobilistiche classiche, tutto sommato con consensi tiepidi: Tesla offre un’auto realmente “smart”, che ha nell’elettro- nica il punto chiave; ed è sempre Tesla che fino a oggi ha proposto al mercato l’interpretazione più convincente dell’auto a guida assistita. Ma soprattutto i progetti di Tesla nascono solo per la propulsione elettrica, non si tratta di un adattamento di un pianale pensato per la propulsione termica, che richiede distribuzione dei pesi e spazi diversi. Inoltre colpisce la ca- pacità di Tesla di catturare anche e soprattutto l’attenzione dei super-appassionati di motori, generalmente i più esigenti e i meno inclini a cambiare idea. Insomma, la Tesla è un mezzo di trasporto a 4 ruote con una forma che tutto sommato non rivoluziona il concetto di automobile. Ma è come se fosse – almeno nel cuore della gente - una cosa diversa, nuova. Sembra di essere tornati al lancio della prima versione di iPhone, quando la categoria degli smartphone venne inventata (o meglio reinventata). È stato l’inizio di un ricambio di marchi completo: in pochissimi anni nomi come Nokia e Motorola hanno lasciato il passo a Samsung e Apple e alla grande schiera di cinesi, Huawei davanti a tutti. L’industria automobilistica è più “consolidata” di quella elettronica. Ma non deve sottovalutare quanto alla gente possa far piacere un bel venticello di cambiamento ogni tanto. Gianfranco GIARDINA Tutte le novità presentate da Microsoft al Build 2016 Al Build Developer Conference Microsoft delinea la sua strategia: il futuro è dei BOT e di Cortana; Windows Phone non prioritario MMS, una subdola “fregatura” Nell’epoca di WhatsApp un messaggio di pochissimi KB con foto o piccoli video viene tariffato anche più di 1 euro Come difendersi dagli invii degli MMS, spesso involontari 02 Model 3: l’elettrica di Tesla è l’auto più desiderata di sempre Perché Amazon non spedisce più batterie al litio nelle isole 04 10 Canone RAI: ecco le istruzioni e i moduli per l’esenzione 03 22 Backup: i consigli per farlo al meglio In piena era digitale ancora in pochi sanno come mettere al sicuro foto, video e documenti 18 Guida al DAB: tutto sulla radio digitale Migliorata la copertura del teritorio italiano Come e dove ascoltare il DAB o Digital Radio 29 IN PROVA 28 LG V10, a bordo ha un player hi-end! 23 Lumia 650, qualità e design da flagship

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

Tesla e i venti di cambiamento300mila preordini in poche ore per un’auto, la Tesla Model 3, che al momento è più che altro una promessa e che verrà consegnata a fine 2017, se non 2018. 300mila persone che hanno (avrebbero) deciso di acquistare un’auto da 35mila dollari (più tasse) senza averci mai percorso neppure un chilometro, totalmente a scatola chiusa. Si tratta forse del “salto di quantità” necessario per fare sul serio.

Tesla a oggi non ha mai chiuso un bilancio in attivo; anzi più vende e più perde e ha chiuso il 2015 con quasi 900 milioni di dollari di rosso; tanto che ci sarebbe da domandarsi se questi 300mila ordini siano una benedizione o una disgrazia. L’unico dato certo sono 300 milioni di dollari già nelle casse di Tesla (la prenotazione, che non è vincolante, richiede un anticipo di 1000 dollari/euro restituibili) che possono essere un buon aiuto a mettersi in condizioni di produrre tutti questi esemplari: al momento, infatti, siamo ben oltre la capacità produttiva di Tesla, sia presente che quella pianificata futura.

Un fenomeno che ricorda in molte dinamiche l’effetto avuto da Netflix qualche anno fa sull’entertainment: all’inizio la società era sottovalutata dai colossi dell’entertainment, considerata come parte di una nicchia e strut-tualmente castrata dalle limitazioni di banda. È basta la diffusione della banda larga per trasformare l’idea di Reed Hastings in qualcosa che di colpo faceva sembrare vecchio tutto il resto.

Lo stesso per Tesla: Marchionne in questi anni ha detto che l’elettrico costa troppo, che non ci sono le condizioni. Forse qualcosa sta cambiando e oramai appare chiaro che il “vento” Tesla spinge tutti i competitor verso le soluzioni elettriche, ibride e non, ben oltre le loro volontà naturali – cioè nessuna – di mette-re in secondo piano il motore termico.

Al di là dell’alimentazione elettrica – che ci piace molto – c’è qualcosa che accomuna questa Tesla all’elettronica di consumo e agli smart device. E non stiamo parlando solo delle file davanti ai negozi al “day 1”. La proposta di Tesla va oltre la propulsione elettrica, già offerta dalle case automobilistiche classiche, tutto sommato con consensi tiepidi: Tesla offre un’auto realmente “smart”, che ha nell’elettro-nica il punto chiave; ed è sempre Tesla che fino a oggi ha proposto al mercato l’interpretazione più convincente dell’auto a guida assistita. Ma soprattutto i progetti di Tesla nascono solo per la propulsione elettrica, non si tratta di un adattamento di un pianale pensato per la propulsione termica, che richiede distribuzione dei pesi e spazi diversi. Inoltre colpisce la ca-pacità di Tesla di catturare anche e soprattutto l’attenzione dei super-appassionati di motori, generalmente i più esigenti e i meno inclini a cambiare idea. Insomma, la Tesla è un mezzo di trasporto a 4 ruote con una forma che tutto sommato non rivoluziona il concetto di automobile. Ma è come se fosse – almeno nel cuore della gente - una cosa diversa, nuova.

Sembra di essere tornati al lancio della prima versione di iPhone, quando la categoria degli smartphone venne inventata (o meglio reinventata). È stato l’inizio di un ricambio di marchi completo: in pochissimi anni nomi come Nokia e Motorola hanno lasciato il passo a Samsung e Apple e alla grande schiera di cinesi, Huawei davanti a tutti. L’industria automobilistica è più “consolidata” di quella elettronica. Ma non deve sottovalutare quanto alla gente possa far piacere un bel venticello di cambiamento ogni tanto. Gianfranco GIARDINA

Tutte le novità presentate da Microsoft al Build 2016Al Build Developer Conference Microsoft delinea la sua strategia: il futuro è dei BOT e di Cortana; Windows Phone non prioritario

MMS, una subdola “fregatura” Nell’epoca di WhatsApp un messaggio di pochissimi KB con foto o piccoli video viene tariffato anche più di 1 euro Come difendersi dagli invii degli MMS, spesso involontari02

Model 3: l’elettrica di Tesla è l’auto più desiderata di sempre

Perché Amazon non spedisce più batterie al litio nelle isole 04

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Canone RAI: ecco le istruzioni e i moduli per l’esenzione 03 22

Backup: i consigli per farlo al meglio In piena era digitale ancora in pochi sanno come mettere al sicuro foto, video e documenti

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Guida al DAB: tutto sulla radio digitale Migliorata la copertura del teritorio italiano Come e dove ascoltare il DAB o Digital Radio

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IN PROVA

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto PEZZALI

Se ormai gli SMS vengono regalati a pacchetti, le

telefonate anche e il costo dei dati si sta abbas-

sando arrivando a prezzi “ragionevoli”, nel corso

dell’ultimo anno alcuni gestori hanno addirittura alzato

il prezzo degli MMS, che arriva anche a superare l’euro

per ogni messaggio inviato. Una retaggio del passato

che molti utenti, proprio per la natura un po’ subdola

dell’MMS, stanno pagando a caro prezzo con la riduzio-

ne del proprio credito telefonico. Nell’era di iMessage,

Whatsapp e di altri mille servizi di messaggistica multi-

mediali che permettono di spedire ogni tipo di conte-

nuto a una o più persone in modo efficiente e gratuito,

la presenza degli MMS nell’offerta dei vari operatori

telefonici appare del tutto fuori dal tempo. Il Multimedia

Message System, noto come MMS, nasceva ancora in

epoca pre-smartphone per poter mandare una piccola

fotografia o un minuscolo e breve video in allegato a un

SMS: una soluzione comoda, anche se non trovò mai

la piena compatibilità con tutti gli apparati di allora. Ma

oggi l’MMS appare del tutto superato, visto che ora il

traffico dati già compreso nei piani tariffari consente in-

vii più efficaci e veloci. Tanto più che l’MMS si confron-

ta con limiti non da poco come i 300 KB massimi per

messaggio (anche se qualche gestore consiglia di non

superare i 30 KB per avere la certezza che il messaggio

venga consegnato correttamente). Che senso ha tene-

re ancora attivo un servizio che praticamente non usa

più nessuno, se non per sbaglio e a caro prezzo? Solo

per aumentare il costo della bolletta?

Gli MMS costano cari Anche più di un euro a messaggioEcco, operatore per operatore, i costi di invio degli MMS

(IVA inclusa), a prescindere dalla dimensione del mes-

saggio, che comunque non può superare i 300 KB:

Questa tariffazione comporta praticamente un costo

minimo al MB che varia da 1,5 a oltre 3 euro, anche

se - a onor del vero - bisognerebbe tenere conto del

fatto che è tariffato solo l’invio e non la ricezione, il cui

traffico generato è sostenuto economicamente solo

dal mittente. Ma è altrettanto vero che non tutti gli MMS

impiegano effettivamente tutti i 300 KB indicati come

massimo gestito dal sistema.

MERCATO Pochi KB di dati per un messaggio con foto o piccoli video tariffati a prezzo salato e qualcuno li invia anche per sbaglio

MMS, un euro a messaggio nell’era di WhatsAppHa senso tenere ancora in funzione il servizio MMS? Per gli operatori sicuramente sì, assolutamente no per i consumatori

La maggior parte degli MMS parte a insaputa dell’utente senza che sia cosciente del costoSi tratta di un servizio che pochi usano volontariamen-

te, eppure la voce “MMS” continua a pesare sul conto

telefonico di migliaia di italiani: con abbonamenti a

tariffe mensili omnicomprensive di telefonate, SMS e

traffico dati da 10-20 euro, vedere il credito scendere

di una cifra paragonabile solo per aver mandato qual-

che MMS fa trasecolare. Tanto più che in molti utenti

ritengono - e non a torto - che il traffico dati genera-

to dall’invio dell’MMS (perché di traffico dati si parla)

possa essere integrato delle proprie soglie, spesso

generose, e quindi sono convinti in buona fede di non

dover sostenere alcun extracosto nel condividere una

foto con qualche amico con questa modalità. L’equivo-

co è dietro l’angolo anche in virtù degli invii involonta-

ri, visto che la funzionalità MMS è attiva di default sia

su iPhone che su Android sin dal momento in cui vie-

ne inserita la SIM e caricati i parametri dell’operatore.

Basta quindi una svista, una foto mandata ad un ami-

co pensando di utilizzare iMessage (ma se il contatto

è offline la foto parte come MMS) o un messaggio di

auguri di gruppo inviato a più persone con una emoti-

con all’interno o un testo lungo per vedere il semplice

SMS convertito in MMS e spedito a caro prezzo (sono

noti i casi di alcuni Samsung che convertono gli SMS

in MMS in particolari situazioni). Non è un caso che

molti utenti che inviano MMS non solo pensano di non

dover spendere altro sulla base del proprio piano, ma

non sanno neppure che stanno mandando qualcosa

di diverso da un SMS o da un messaggio istantaneo

annegato nel proprio piano dati. Difficile pensare che

ancora oggi, nell’era di WhatsApp, ci sia chi necessita

di un MMS per inviare un messaggio con una foto;

ma anche ipotizzando che una piccolissima percen-

tuale di utenti non dotati di smartphone trovino utile

il servizio, si fa fatica a comprendere il motivo di una

tariffazione così elevata per un prodotto di nicchia

e sulla via del tramonto, che, tra le altre cose, va a

colpire le fasce più deboli e meno digitalizzate della

popolazione, tipicamente gli anziani. Un prodotto che

- lo ripetiamo - movimenta pochi KB di dati a un prez-

zo “truffa” se rapportato a quello del traffico dati 3G e

4G, che tra l’altro va anche molto più veloce.

L’unica difesa (in attesa dell’AGCOM) Disattivare la funzione MMSDisattivare l’invio degli MMS è piuttosto semplice nel

caso di un iPhone: basta andare in “Impostazioni >

Messaggi” e togliere il flag da “Messaggeria MMS”.

Più complicato invece con Android: è necessario

infatti rimuovere il profilo destinato all’invio e alla ri-

cezione degli MMS nella sezione delle impostazioni

destinata al gestore.

Un intervento dell’AGCOM, che già nel 2009 si era

interessata ai costi eccessivi di SMS e MMS, sarebbe

doveroso per pretendere una tariffazione realmen-

te legata al costo industriale di consegna dell’MMS

ed evitare che il vecchio messaggio multimediale si

trasformi semplicemente in un sistema per drenare

surrettiziamente ulteriori quattrini in aggiunta ai tanto

sbandierati piani “tutto incluso”. Che poi tutto incluso

non sono mai.

Operatore Costo a messaggio

Tim 0,90 €

Tre 1,12 €

Vodafone 0,99 €

Wind0,30 € verso Wind

0,60 € verso altri gestori

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Gianfranco GIARDINA

L’Agenzia delle Entrate ha finalmente pubblicato

il modulo per richiedere l’esenzione dal ca-none RAI che dal prossimo luglio verrà inse-

rito nella bolletta elettrica per i residenti e le relative

istruzioni per la compilazione. Come sempre il non

possesso di un televisore consente di non pagare il

canone RAI, ma la novità che interviene con l’utilizzo

della bolletta è la presunzione del possesso di un TV

per tutti i residenti intestatari di allacciamento elettrico.

Quindi chi non avesse un TV si trova nella necessità di

presentare un’autocertificazione per evitare di trovare

nella propria bolletta i 100 euro annui. Ammesso ovvia-

mente che il ricongiungimento tra tutte le richieste di

esenzione e l’anagrafe degli abbonati al servizio elettri-

co vada a buon fine. Vediamo per punti come funziona

l’autocertificazione per l’esenzione.

Chi: paga chi ha un TV, anche analogico Esentato chi ha solo un proiettore o un monitorLe istruzioni allegate al modulo pubblicato dall’Agenzia

delle Entrate chiariscono che l’esenzione dal canone

RAI può essere richiesta da chi non possiede un appa-

recchio atto o adattabile alla ricezione di trasmissioni

televisive. Per apparecchio atto si intende ovviamente

un TV con tuner digitale integrato; un TV è conside-

rato adattabile quando ha comunque un tuner (anche

analogico) ma non ha la capacità di decodificare le tra-

smissioni digitali. Quindi paga anche chi ha un vecchio

TV analogico che magari usa anche solo come monitor

per una console game o per un DVD player. Chi invece

avesse un puro display privo di qualsiasi tipo di tuner

oppure un videoproiettore, usato per esempio per vi-

deogiocare, non è tenuto – secondo le istruzioni del-

l’Agenzia delle Entrate – a pagare il canone e quindi

può chiedere l’esenzione. Stranamente le istruzioni non

fanno alcun riferimento al possesso di un decoder.

Come: niente PEC, solo raccomandata o per via telematica (ma per registrarsi servono 15 giorni)La modalità principale per l’invio della dichiarazione di

esenzione è – purtroppo – la raccomandata. Infatti è

possibile anche l’invio telematico sul sito dell’Agenzia

delle Entrate, ma per questo è necessario avere le cre-

denziali Fisconline. Nessun problema o costo per otte-

nerle, per chi non ce le ha già: bisogna però registrarsi

online (riportando alcuni dati di riconoscimento tratti

dall’ultima dichiarazione dei redditi) e ottenere così i

primi 4 caratteri del PIN di autenticazione; poi però è

necessario attendere circa 15 giorni l’invio postale dei

restati 6 caratteri del PIN necessari per essere piena-

mente abilitati all’invio. Questo vuol dire che i meno

tempestivi rischierebbero di non riuscire a registrarsi in

tempo per la scadenza di invio. La raccomandata, da

parte sua, invece ha costi non trascurabili (4,50 euro,

circa il 5% del costo del canone per il quale si chiede

MERCATO Pubblicato il modulo per dichiarare che non si possiede un TV, anche se titolari di un contratto per l’energia elettrica

Ecco le istruzioni per l’esenzione dal canone RAITempi stretti: le dichiarazioni per il 2016 sono da inviare entro il 30 aprile, poi bisognerà inviare una raccomandata ogni anno

l’esenzione); tra l’altro la Raccomandata non va inviata

in busta ma come “plico senza busta”: bisogna quindi

prendere i fogli da inviare, ripiegarli su se stessi, pin-

zarli per evitarne l’apertura e richiedere che venga ap-

portato il bollo postale direttamente sul plico. La data

del bollo postale direttamente sulla lettera e non sulla

busta certifica in maniera ufficiale la data di invio, che fa

fede per la decorrenza dei termini. Incredibilmente – e

ci chiediamo se sia lecito – nessun riferimento viene

fatto nelle istruzioni all’utilizzo della PEC, che equivale

ai fini di legge alla raccomandata; purtroppo però, non

essendoci alcun riferimento alla PEC, non si sa a quale

dei tanti indirizzi PEC dell’Agenzia delle Entrate (nazio-

nale, regionale, provinciale o alla direzione di Torino) si

potrebbe inviare la certificazione. E in tal caso il rischio

di non vedersi riconosciuta l’esenzione per un puro fat-

to formale è molto alta. Resta anche da chiedersi che

fine abbia fatto il tanto sbandierato SPID, l’autentica-

zione unica del cittadino, che non sarebbe stato male

sperimentare sin da subito per questo scopo.

Quando: dichiarazioni per il 2016 da inviare entro il 30 aprilePartiamo dall’esenzione per il 2016: i termini temporali

sono decisamente stringenti. Infatti c’è poco più di un

mese di tempo per presentare la richiesta di esenzio-

ne: la scadenza è il 30 aprile per gli invii postali, con

una proroga fino al 10 maggio se si utilizza la moda-

lità telematica di invio tramite il sito dell’Agenzia delle

Entrate, che però richiede la complessa registrazione

sopra descritta. Chi, tra gli aventi diritto, dovesse “bu-

care” queste scadenze può aspirare comunque al-

l’esenzione del canone per il secondo semestre 2016:

c’è tempo fino al 30 giugno per evitare di vedersi ad-

debitati anche i 50 euro della seconda metà dell’anno.

Le tempistiche per gli anni successivi a questo, che è

di rodaggio, sono ovviamente differenti (quest’anno la

procedura è partita in ritardo e si pagherà da luglio):

tutte le dichiarazioni recapitate dopo il 1 luglio e fino al

termine ultimo del prossimo 31 gennaio varranno come

esenzioni per tutto il 2017; e così via anno dopo anno.

Quanto: la dichiarazione va ripetuta ogni annoLa dichiarazione di esenzione non è “duratura” e

vale solo per l’anno per la quale la si presenta. Que-

sto vuol dire che chi non possedesse un TV si trove-

rebbe nella necessita di ripresentare la dichiarazione

ogni anno (con tanto di costi per nuove raccomanda-

te), in mancanza della quale varrebbe la presunzione

di possesso di un televisore. Ovviamente nel caso in

cui un utente che abbia presentato una richiesta di

esenzione decide di acquistare un TV a metà anno,

dovrebbe tempestivamente comunicarlo per vedersi

addebitare la quota parte di canone dovuto per l’an-

no in corso, anche se più facilmente gli basterebbe

semplicemente evitare di inviare nuova richiesta e

iniziare a pagare dall’anno successivo.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto PEZZALI

Amazon non spedisce più determinati prodotti

contenenti batterie al litio in alcune zone d’Italia,

quelle che rientrano nella categoria “isole”.

Tra questi troviamo Sardegna, Sicilia, Ponza, Capraia,

l’Isola d’Elba e del Giglio, la Tremiti, Ischia, Procida ma

anche il Monte Argentario e Venezia, che proprio isole

non sono (ma Murano e Burano sì ad esempio). La no-

tizia si sta diffondendo scatenando un certo timore tra i

clienti abituali. Le dimensioni di Amazon in realtà hanno

messo in luce un problema che dal primo tocca tutti e

che non è affatto uno scherzo.

Il 22 febbraio del 2016 il consiglio dell’ICAO, l’organiz-

zazione internazionale per il trasporto civile, ha recepito

una raccomandazione della Air Navigation Commission

relativa ad un determinato tipo di batterie al litio: que-

ste ultime infatti non potranno più viaggiare come mer-

ci “cargo” nella stiva degli aerei passeggeri. Il cambia-

mento, come viene descritto da questo documento della IATA, coinvolge a livello globale tutti i trasporti

aerei. Una normativa necessaria legata alla sicurezza

dei voli aerei: le batterie al litio sono pericolose, lo sono

in fase di carica e scarica ma anche in fase di trasporto,

dove la compressione di una batteria con conseguente

contatto tra due celle potrebbe causare una reazione

chimica con il rilascio di gaspotrebbe portare ad una

esplosione. Nulla di nuovo sotto il sole, ma nel corso

degli anni si sono verificati diversi incidenti sui cargo

legati all’utilizzo di batterie al litio e questo ha portato

all’inasprimento delle norme legate alle sicurezza.

Una decisione quella dell’ICAO che impatta su tutta la

catena logistica: la maggior parte degli spedizionieri, e

questo riguarda non solo Amazon, si è servita finora

dei cargo per il trasporto delle merci da paese a paese

ma nel caso di alcune tratte locali è risultato più con-

veniente affittare spazi su aerei di linea, aerei dotati di

una stiva robusta ma priva di tutte le precauzioni e le

contromisure che sono presenti invece su aerei cargo

destinati al trasporto di merci anche pericolose. Una

batteria al litio che va dal magazzino di Amazon di Pia-

cenza in Sardegna, ad esempio, non viaggia sull’aereo

di TNT ma più probabilmente viaggia nella stiva di un

aereo Alitalia. Ora questo, almeno per le batterie al litio,

non sarà più possibile, e in caso di controllo a rischiare

non sarà solo lo spedizioniere ma anche chi ha spedito

la merce, quindi in questo caso Amazon.

Ecco spiegato il motivo per il quale al momento non

risulta possibile spedire in Sicilia o Sardegna una bat-

teria USB venduta e spedita da Amazon ma non ci

sono le stesse restrizioni per un prodotto comprato su

Amazon ma venduto e spedito da uno dei tanti store

che usano Amazon come vetrina: la responsabilità e di

chi spedisce.

Prima di capire quali saranno le evoluzioni della vicen-

da è bene chiarire quali sono i prodotti interessati da

questa nuova normativa. Tutte le spedizioni nazionali

ed internazionali che contengono batterie al litio sono

soggette alle norme di trasporto sulle merci pericolose

MERCATO Una recente normativa impedisce il trasporto di batterie al litio nella stiva sui voli passeggeri, anche in celle aggregate

Amazon non spedisce più batterie al litio nelle isole Amazon si è già adeguata alle nuove norme che regolano i servizi logistici, ma presto dovranno farlo anche tutti gli altri

via aerea, terreste e marittima, ma non essendo tutte

le batterie uguali tra loro all’interno della classe 9 del-

le merci pericolose, identificata come “Miscellaneous

Dangerous Goods”, sono state fatte delle sottocatego-

rie. Il caso relativo alle nuove norme di sicurezza è solo

quello legato alle batterie che rientrano nella Classe 9

- UN3480 Packing Instruction 965, batterie ai polimeri

di litio (quindi ricaricabili) che vengono spedite singo-

larmente e non quindi abbinate ad un prodotto elettro-

nico. La normativa quindi non si applica il alcun modo

a portatili, smartphone, macchine fotografiche digitali e

ad ogni prodotto che ha all’interno una batteria al litio,

anche separata dal prodotto stesso e inserita comun-

que nell’imballo. Rientrano però in questa categoria i

battery pack USB e alcuni tipi di batteria singola, e que-

sto per svariati motivi: il primo è che per la normativa

queste batterie non possono essere spedite con una

carica maggiore del 30%, e solitamente vengono spe-

dite totalmente cariche, il secondo è che questi battery

pack sono composti da più celle al litio e la normativa

prevede un limite per numero di celle imbarcabili su un

aereo e associabili in una batteria.

Amazon si è adeguata quindi alle normative che i cor-

rieri le hanno imposto, e giustamente non vuole essere

responsabile di una spedizione fuori norma con il ri-

schio di multe salate.

E’ facile capire anche per quale motivo Amazon non

consegna una batteria al litio per esempio all’Isola

d’Elba, dove necessariamente si usa un traghetto e

non un aereo: il colosso dell’e-commerce ha sempli-

cemente aggiunto determinate categorie di prodotto

all’elenco degli articoli che lei considera pericolosi,

ovvero quei prodotti che “contengono sostanze in-

fiammabili, pressurizzate, ossidanti, corrosive, pe-

ricolose per l’ambiente, irritanti o dannose”. Questi

prodotti automaticamente non vengono spediti in

quel gruppo di località che rientrano per Amazon

nelle “isole”, il gruppo che appunto include la Sarde-

gna come le Tremiti o l’Elba. Poco importa se alcune

zone sono raggiunte da un traghetto: probabilmente

per un colosso come Amazon era impossibile gestire

singolarmente questa categoria di prodotti, che nel

paniere di articoli disponibili rappresenta una percen-

tuale piccolissima, così come era difficile separare la

Sardegna dalla Sicilia perchè lo stesso pacco diretto a

Palermo potrebbe viaggiare in nave se affidato ad un

servizio di logistica o in aereo se affidato ad un altro.

Questo non è un caso italiano: Amazon.es non spedi-

sce infatti le batterie a Ibiza e Amazon Francia non le

spedisce in Corsica. La norma vale in tutto il mondo.

Bene o male si dovranno comunque adeguare tutti,

anche perché gli spedizionieri non accetteranno più

spedizioni di determinati oggetti se non sono accom-

pagnati da una serie di dichiarazioni di conformità: chi

lo farà rischierà una multa decisamente salata.

Ad oggi non è chiaro come potrà evolversi la vicenda:

è certo che la sicurezza delle persone che viaggiano

sugli aerei insieme alle batterie è più importante dello

sconto che fa Amazon su un battery pack USB, ac-

quistabile anche in un normale negozio. Si può dire

comunque che esistono prodotti che vengono testati

appositamente per poter essere trasportati in sicu-

rezza sugli aerei: uno dei battery pack della nostra

comparativa, ad esempio, riporta sia sulla batteria sia

sull’imballo la certificazione UN38.3, dimostrando di

aver passato una serie di rigidi test che assicurano il

trasporto sicuro in ogni situazione.

La normativa riguarda ovviamente anche i passeggeri

degli aerei di linea: tutte le compagnie aeree vietano

l’imbarco, in stiva, di batterie al litio o di powerbank

USB, che vanno necessariamente portati come baga-

glio a mano.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto PEZZALI

Cellulari vecchi, asciugacapelli mal-

funzionanti, lampadine esauste,

tostapane arrugginiti: i milanesi a

partire da lunedì 21 marzo possono sfrut-

tare un nuovo container itinerante, RAEE

Paarking, per smaltire i prodotti elettroni-

ci vecchi, quelli che non possono essere

riposti nei normali cassonetti. Un’ottima

idea, nata da un progetto sperimentale

abbracciato dal comune di Milano che ha

preparato, in collaborazione con AMSA,

il particolare centro di raccolta mobile

che per 10 mesi sarà posizionato in al-

cune zone della città. Il cittadino con un

vecchio monitor da riciclare o un com-

puter datato, ad esempio, potrà recarsi

presso il container di raccolta, inserire

nell’apposita fessura la Carta Regiona-

le dei Servizi (CRS) e selezionare il tipo

di rifiuto che desidera smaltire: si aprirà

automaticamente uno sportello dentro

il quale gettare il prodotto. Ad essere

virtuosi si guadagna: previa registrazio-

ne i cittadini potranno partecipare ad

un concorso che mette in palio 12 bici-

clette elettriche, 9 delle quali verranno

assegnate al cittadino di ogni zona che

MERCATO Parte a Milano un interessante progetto sperimentale per lo smaltimento RAEE

È arrivato a Milano il container itinerante per lo smaltimento dei rifiuti elettroniciChi smaltisce parteciperà ad uno speciale concorso che mette in palio 12 biciclette elettriche

alla fine del concorso avrà totalizzato il

maggior punteggio grazie ai conferimen-

ti effettuati presso il container, mentre le

3 restanti saranno estratte tra tutti i citta-

dini che avranno preso parte al concorso

e conferito almeno un rifiuto.

Ecco lecinque località in cui sarà posizio-

nato il container nei prossimi mesi:

• Dal 21 marzo al 19 maggio

Giardini Indro Montanelli, via Palestro

• Dal 20 maggio al 19 luglio

Via Bisi Albini, dopo via Filippi Filippo

• Dal 20 luglio al 19 settembre

Via Quarenghi 32

• Dal 20 settembre al 17 novembre

Viale Legioni Romane 54

• Dal 18 novembre al 20 gennaio 2017

Via Oglio, angolo via Mincio

Il container sarà accessibile ai cittadini

tutti i giorni, nella fascia oraria che va

dalle ore 7 alle ore 21.

“Grazie al RAEE Parking i cittadini di

Milano hanno una nuova agevole op-

portunità per conferire i rifiuti di appa-

recchiature elettriche ed elettroniche

ed avviarli a recupero, oltre al già con-

solidato Centro Ambientale Mobile, la

ricicleria itinerante di Amsa, e alle cin-

que riciclerie presenti sul territorio di

Milano - ha dichiarato il responsabile

operativo di Amsa-Gruppo A2A Mau-

ro De Cillis -. Con un semplice gesto

possiamo rispettare l’ambiente, incre-

mentare la raccolta differenziata nella

nostra città e consentire il riutilizzo di

materie prime preziose”.

di Gaetano MERO

L’Italia avrà il suo Internet Day dal

29 al 30 aprile per festeggiare i

30 anni dalla prima connessione

al web, e ad annunciarlo è il Presidente

del Consiglio Matteo Renzi tramite un

post su Facebook.

Il 30 aprile del 1986 per la prima volta

l’Italia si è connessa alla rete, preci-

samente ad Arpanet. Il primo segnale

partito dal Centro Universitario per

il Calcolo Elettronico di Pisa arrivò

alla stazione di Roaring Creek, in

Pennsylvania a conclusione di un pro-

getto pioneristico voluto e realizzato

tra gli altri da Stefano Trumpy, Luciano

Lenzini e Blasco Bonito, tutti uomini del

CNR. Sono previste diverse manifesta-

MERCATO Per festeggiare la ricorrenza Matteo Renzi annuncia per il 29 e 30 aprile l’Internet Day

30 anni di Internet in Italia, ma il divario digitale restaLa speranza è che non sia solo una festa ma il primo passo verso la banda larga per tutti

zioni in cui saranno coinvolte tutte le

scuole già dal 29 aprile, con la regia

del MIUR per approfondire il senso del-

la rete, le opportunità che ha creato e

le competenze necessarie a difendersi

dai pericoli. È stato pubblicato un sito

ad hoc e si svolgeranno anche attività

in ogni regione.

Ovviamente Internet è una rivoluzione

se tutti ne possono usufruire, e in un

Paese dove il Digital Divide è una real-

tà più che tangibile (e in cui i dati relati-

vi alle connessioni ci pongono sempre

nella parte bassa di ogni classifica), si

spera che un evento del genere non

abbia valore puramente simbolico. Il

Governo, dal suo canto, lancerà il pri-

mo di una serie di bandi ad aprile con il

quale assicurare a tutti i cittadini entro

il 2020 la connessione Internet ad alta

velocità. Associazioni ed enti interes-

sati possono proporsi e partecipare

all’Internet Day creando un proprio

evento attraverso il sito dedicato.

Approvato il piano Enel per la fibra 2,5 miliardi per coprire 224 cittàIl cda di Enel ha approvato il piano strategico di Enel Open Fiber per portare la fibra “to the home” a 7,5 milioni di famiglie di Emanuele VILLA

Il cda Enel ha approvato il piano strategico di Enel Open Fiber, la società costituita a fine 2015 per realizzare infrastrutture in fibra ottica su tutto il territorio nazio-nale. I numeri sono importanti: Enel prevede un investimento graduale per 2,5 miliardi di euro dedicati allo sviluppo della rete, coprendo (in tempi non dichiarati direttamente) 224 città dei cluster A e B, le cosidette “aree a succes-so di mercato”. Come ribadito più volte, l’obiettivo del piano Enel è quello di approfittare della mag-gior capillarità delle proprie cen-traline per coprire con la propria infrastruttura il cosiddetto ultimo miglio, permettendo agli utenti di essere raggiunti dalla fibra fino al proprio palazzo (FTTH). Nel comu-nicato ufficiale, infatti, Enel ha sot-tolineato che “tale rete sarà rea-lizzata interamente in fibra ottica fino a casa del cliente, in modalità FTTH (Fiber to the home)”.Ulteriore conferma, il fatto che Enel agirà come operatore who-lesale, ovvero mettendo a dispo-sizione l’infrastruttura al mercato all’ingrosso alle aziende di tlc con cui Enel intratterrà accordi commerciali. Confermata anche la piena intenzione di procedere ad una partnership strategica con Vodafone e Wind per lo sviluppo della rete: i due operatori saranno dunque i primi ad avvantaggiarsi della fibra Enel. Secondo le stime dell’azienda, il progetto permet-terà di raggiungere - nei primi (?) anni - 7,5 milioni di case.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Emanuele VILLA

F onti di tutto rispetto hanno rotto la

quiete del ponte di Pasqua con una

notizia bomba: la battaglia tra FBI

e Apple è finita perchè il Governo USA

è riuscito a sbloccare l’iPhone di San

Bernardino. Tecnicamente, è tutto vero:

intorno al 20 di marzo, l’FBI aveva chie-

sto un rinvio dell’ennesimo faccia a fac-

cia con Apple poiché intenta a valutare

un nuovo, efficace e fantomatico sistema

di sblocco dell’iPhone usato per gli at-

tentati di San Bernardino. Fin da subito

il Governo USA fece trasparire un certo

ottimismo, pur senza sapere se sarebbe

stato in grado di accedere ai dati con

successo e, soprattutto, se li avrebbe tro-

vati integri. Così è stato: pur senza fornire

nessun dettaglio in merito (il che stuzzica

la curiosità), l’FBI ha dichiarato di essere

riuscita - senza alcun aiuto da parte del

produttore del telefono - a penetrare nel-

l’iPhone e ottenere i dati memorizzati. A

livello formale, questo chiude la contesa

tra FBI e Apple, che al momento non si

incontreranno più in un’aula di tribunale.

Ma supporre che un fantomatico metodo

di sblocco possa mettere a tacere una

controversia che è andata ben oltre il ca-

sus iniziale, è pura e semplice utopia. Per

svariati motivi: qualsiasi sia l’escamotage

impiegato dal governo, non si sa fino a

quando sarà efficace, il che riproporrà

in futuro la medesima questione con gli

stessi attori. Non per niente la risposta di

Apple, arrivata a distanza di qualche ora

dalle dichiarazioni dell’FBI, non dà adito

a dubbi: “continueremo ad aumentare

la sicurezza dei nostri prodotti”, hanno

affermato Cook e soci, consapevoli del

fatto che ulteriori potenziamenti della

security di iPhone sono necessari per

preservare l’immagine di Apple come

muro inaccessibile alle intrusioni ester-

ne e paladina delle libertà civili. Difficile,

per non dire impossibile, che non si torni

sull’argomento in futuro, magari di nuovo

in un’aula di tribunale. Anche se la stra-

da maestra resta - sempre e comunque

- quella di un intervento legislativo che,

pur nella sua complessità, riesca a con-

temperare le esigenze di sicurezza e

libertà su cui si fondano le società civili.

Staremo a vedere...

MERCATO Il Governo USA vince il primo round e mette fine (per ora) alla contesa con Apple

FBI sblocca l’iPhone senza l’aiuto di Apple Fine della battaglia, ma non della guerra L’FBI ha trovato un modo per accedere ai dati di iPhone senza l’assistenza del produttore Immediata la risposta di Apple: “Continueremo ad aumentare la sicurezza dei prodotti”

di Franco AQUINI

Apple teme di essere spiata at-

traverso l’hardware dei propri

server: questo è quanto ripor-

tano Amir Efrati e Steve Nellis su

The Information, che parla di una pos-

sibile decisione dei vertici dell’azienda

di cominciare a prodursi server in casa

con hardware custom, proprio come

fanno da sempre Facebook e Google.

Apple, secondo altre voci, avrebbe

ben sei progetti in piedi per la costru-

zione della propria infrastruttura cloud.

Uno di questi, nome in codice Project

McQueen, si pensa che sia proprio

dedicato al cloud storage. Tuttavia la

recente decisione di migrare dall’infra-

struttura Amazon a quella di Google po-

MERCATO Forse non è una casualità che i timori di Apple arrivino dopo lo scontro con l’FBI

Apple ha paura che i suoi server vengano spiati?Apple avrebbe affidato il cluod a Google in attesa di sviluppare internamente server custom

trebbe far pensare, alla luce di queste

rivelazioni, uno scopo legato non sol-

tanto alle prestazioni, ma anche all’in-

capacità di auto-prodursi l’infrastruttura

cloud in tempi brevi.

Il recente caso che ha visto contrap-

poste Apple e FBI sull’accesso ai dati

contenuti nell’iPhone di uno dei respon-

sabili della strage di San Bernardino,

ha probabilmente fatto alzare di molto

la soglia di attenzione ai problemi di

sicurezza dell’azienda capitanata da

Tim Cook. Del resto, non è un segreto

che la National Security Agency abbia

in catalogo una serie di tool per spiare

altri soggetti anche tramite l’hardwa-

re dei propri computer, dai cavi USB e

schede di rete con firmware modificato.

La decisione di Apple di procedere da

sola potrebbe essere anche una conse-

guenza di ciò. Certo non è facile capire

quanto tempo ci vorrà prima che Apple

si costruisca in casa hardware e softwa-

re affidabile e prestante quanto quello

della concorrenza, ma ha tutte le poten-

zialità per farlo.

Mercato USAla musica si ascolta in streaming Ma il vinile cresce ancoraLe classifiche di vendita musicale negli USA confermano il sorpasso dello streaming sul download Ma il vinile rende più dello streaming gratuito di Roberto FAGGIANOI dati 2015 del mercato musicale USA confermano l’inesorabile de-clino della musica in download, a tutto vantaggio dello streaming gratuito e a pagamento. Secondo i dati diffusi dalla RIAA (Recording Industry Associations of America) i ricavi del mercato musicale sono di oltre 7 miliardi di dollari, con un aumento dello 0,9% rispetto al 2014. I ricavi dallo streaming sono arrivati al 34,3% mentre il downlo-ad si è fermato al 34% contro un 28,8% del supporto fisico. In ter-mini monetari si parla di oltre un miliardo di dollari per lo strea-ming, con una crescita di oltre il 50% del fatturato rispetto al 2014 per i servizi di streaming a paga-mento come Spotify Premium e Apple Music. Per gli incrollabili no-stalgici audiofili il rapporto RIAA cita anche ricavi per 1,1 milioni di dollari dai SACD e ben 5,4 milioni di dollari dagli ormai dimenticati DVD Audio. Intanto però è sem-pre il vinile a stupire, con vendite in continua ascesa, mentre il sup-porto fisico preferito rimane il CD con il 79,4% del fatturato del set-tore contro il 20,6 del vinile.In termini numerici di fatturato le vendite di LP in vinile negli USA hanno portato ricavi per 416 milioni di dollari, mentre i ricavi pubblicita-ri di fruizione gratuita della musica (come per esempio You Tube) si sono fermati a 385 milioni di dollari. Tra i titoli in vinile più venduti ne-gli USA vince Adele con il suo 25, seguita da Taylor Swift con 1989 mentre rimangono incrollabili nelle posizioni alte alcuni classici dei Be-atles e dei Pink Floyd.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

Sky promette la Formula 1 in Ultra HD dal 2017 Forse anche in ItaliaSky UK ha annunciato che tutte le gare di Formula 1 saranno trasmesse in Ultra HD sul decoder Sky Q di Roberto PEZZALI

A partire dal prossimo anno la For-mula 1 sarà ripresa in 4K, e Sky UK ha annunciato l’intenzione di tra-smettere tutte le gare del campio-nato in Ultra HD per gli utenti che avranno a casa il nuovo decoder Sky Q. Una grande novità, segno che qualcosa si sta muovendo sul fronte 4K, soprattutto in ambito sportivo dove l’elevata risoluzio-ne può dare un grande valore aggiunto. Sky aveva annunciato che l’arrivo del nuovo decoder e della nuova piattaforma avrebbe-ro portato alla trasmissione dei primi contenuti 4K entro l’estate, e sicuramente la Formula 1, attesa per il prossimo anno, è una gran-de carta da aggiungere al mazzo vincente di contenuti che la pay tv già possiede e si prepara a tra-smettere. Possono sperare anche gli italiani: Sky ha annunciato che il nuovo decoder sarà disponibile in Italia nel 2017, ed è ipotizzabi-le l’arrivo per il prossimo anno di un canale con qualche contenuto Ultra HD. Sky Italia è da sempre sensibile alle nuove tecnologie trasmissive, e non è un caso che siamo tra i pochi ad avere anco-ra attivo un canale 3D. L’Italia non dovrà comunque aspettare Sky per vedere lo sport in 4K: ricordia-mo infatti che 8 partite degli Eu-ropei di calcio saranno trasmesse in Ultra HD su satellite tramite la piattaforma TivùSat.

di Roberto PEZZALI

P er placare un bambino basta un ta-

blet, e non è un caso che molti ser-

vizi di streaming abbiano introdotto

un profilo bambini con i contenuti dedicati

ai più piccoli. Infinity, il “Netflix” italiano di

proprietà di Mediaset, ha rinnovato inte-

ramente la sezione dedicata ai bambini,

con una interfaccia di navigazione nuova

e intuitiva. La logica è quella di Netflix, si

può creare un profilo indicandolo come

“bambino” e selezionando quel profilo

si accede direttamente ad una sezione

dove sono già organizzate playlist legate

ai personaggi più famosi oltre ai singoli

cartoni. L’app aggiornata è già stata di-

stribuita per tablet e smartphone, tuttavia

esistono ancora alcuni limiti che devono

ancora essere superati. La creazione di

un nuovo profilo, con conseguente scelta

adulto o bambino, è disponibile solo ed

esclusivamente tramite il sito Internet, e

non si può fare dall’app, cosa non proprio

intuitiva. Inoltre permangono le stesse

criticità già presenti nella gestione del

profilo bambini di Netflix: Infinity ha seg-

mentato i cartoni animati a seconda della

fascia d’età ma non ha pensato ad esem-

pio di gestire l’età del bambino nel profilo,

quindi si può vedere di tutto, dai Transfor-

mer a Peppa Pig. Non è una critica rivolta

esclusivamente ad Infinity, perché anche

Netflix gestisce la cosa allo stesso modo,

ma un filtro per età nel profilo poteva rap-

presentare una sicurezza in più.

E sempre in termini di sicurezza manca un

pin o qualche blocco per il passaggio dal

profilo bambino a quello adulto, un gros-

so limite presente su Netflix che potrebbe

essere gestito senza alcun problema: è

vero che difficilmente un bambino che

guarda dei cartoni decide di passare alla

library degli adulti, ma un livello di sicu-

rezza in più non sarebbe stato difficile

da implementare. Se nella gestione della

modalità bambini Infinity e Netflix si equi-

valgono, sia a livello di interfaccia sia per

la criticità che potrebbero essere miglio-

rate, il prodotto Italiano ha una funzione

in più che può davvero fare la differenza,

ovvero la modalità download per scarica-

re i contenuti. Perché, e lo sa bene chi ha

un figlio che usa un tablet per guardare i

cartoni, bastano un paio d’ore per brucia-

re GB e GB di piano dati.

ENTERTAINMENT Infinity ha rinnovato l’interfaccia e ha aggiunto un profilo destinato ai più piccoli

Infinity rinnova la sezione per i bambiniNel confronto con Netflix, Infinity ha un vantaggio: permette anche di scaricare i contenuti

ENTERTAINMENT Il noto portale di intrattenimento per adulti propone video in realtà virtuale

Pornhub si lancia nel VR con un nuovo canale a 360°I video si possono guardare su PC, con Google Cardboard, Samsung Gear VR o Oculus Rift

di Francesco FIORILLO

P potrà sembrare strano, ma l’indu-

stria del porno ha segnato spesso

il successo o il declino di un deter-

minato supporto. Basti pensare alle vec-

chie VHS, ai DVD o ai recenti Blu-ray. Ma

anche all’insuccesso degli HD-DVD nati

dalla collaborazione fra Toshiba e Micro-

soft. Gli investimenti della case di produ-

zione “a luci rosse” implicano uno studio

attento sul destino di un formato e ne de-

cretano a volte il successo. Pornhub, uno

dei più grandi siti porno on-line, sembra

credere profondamente nella realtà

virtuale e ha annunciato quest’oggi di

aver lanciato proprio una nuova sezione

dedicata al porno VR. La società sta col-

laborando con BaDoinkVR per mostrare

questi nuovi contenuti premium ai suoi

60 milioni di visitatori giornalieri.

“La realtà virtuale è il prossimo step

nell’evoluzione dell’intrattenimento per

adulti e fornirà agli utenti un’esperienza

ipnotica diversa da qualsiasi altra cosa”,

sono state le parole di Corey Price, VP

di Pornhub, che ha poi continuato: “ora

i nostri utenti non solo sono in grado di

visualizzare i contenuti, ma possono es-

sere protagonisti dell’esperienza e inte-

ragire con le loro pornostar preferite”.

I video presenti propongono sia espe-

rienze a 180 gradi, sia a 360°, mentre

i contenuti vietati ai minori possono

essere visualizzati su desktop, tramite

Google Cardboard, Samsung Gear VR, e

Oculus Rift. Il sito ha inoltre festeggiato

l’avvenimento mettendo in palio 10.000

Cardboard; terminati ad onor del vero in

una manciata di minuti.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto PEZZALI

Sky Online, la piattaforma di strea-

ming di Sky lanciata due anni fa,

è pronta a rifarsi il trucco: è ormai

certa l’operazione di rebranding che nei

prossimi mesi trasformerà Sky Online in

NowTV, nome già usato da Sky UK per il

servizio analogo. Una scelta logica, det-

tata dalla necessità di unificare i diversi

servizi a livello europeo: ancora non c’è

una data precisa, ma Sky sta lavorando

alla definizione di quella che sarà la nuo-

va offerta solo online della pay TV.

Nonostante si parli di maggio, siamo più

propensi a credere che Now TV possa ar-

rivare a inizio estate, giugno o addirittura

ad inizio luglio, con un timing perfetto per

il lancio di una nuova offerta che neces-

sariamente includerà anche la Serie A e

la nuova stagione calcistica. Il passaggio

da Sky Online a Now TV sarà ovviamente

trasparente per gli utenti, e tutti coloro che

oggi accedono a SkyOnline tramite il pic-

colo box o tramite le app continueranno

a farlo: si aggiornerà la grafica, cambierà

leggermente l’interfaccia ma il punto di

accesso resterà lo stesso.

ENTERTAINMENT Sky Online verrà ribattezzato Now TV, come l’analogo servizio di Sky UK

Sky Online diventerà Now TV in estate HD e nuovi pacchetti le probabili novitàInsieme al rebranding sono previste diverse novità, per ora si possono fare solo ipotesi

Cambieranno pro-

babilmente anche i

pacchetti e i conte-

nuti: per ora ci risulta

che nulla sia ancora

stato deciso, ma è

sicuro che Now TV

diventerà a tutti gli

effetti identica a quel-

la che si può fruire

stando a Londra, quindi contenuti in HD e

nuovo box basato sull’innovativo Roku 4.

Qualche novità potrebbe essere presen-

te al lancio del nuovo servizio, qualcosa

potrebbe arrivare in autunno ma è ormai

certo che Sky ha deciso di colmare un gap

con Netflix e gli altri competitor, che inizia

a diventare importante. Tra le indiscrezio-

ni che abbiamo raccolto si parla anche di

una rimodulazione dei pacchetti: oggi l’of-

ferta Sky Online prevede Intrattenimento

e Serie TV in un unico pacchetto da 9,99

euro, un ticket Cinema da 9,99 euro e un

ticket calcio da 19 euro, ma in ottica Now

TV Intrattenimento e Serie TV potrebbero

essere separati. Da una parte Sky Uno e i

canali generalisti con i vari Masterchef, X-

Factor, Top Gear, Hell’s Kitchen e le altre

produzioni Sky, dall’altra le Serie TV con

possibilità di accesso anche alle stagio-

ni precedenti in stile Sky Box Sets, tutto

ovviamente in HD. Come abbiamo detto

siamo nel campo delle ipotesi e delle in-

discrezioni: ci risulta che ancora nessuna

decisione sia stata presa e che i sondaggi

che Sky sta facendo ai fruitori del servizio

in questi giorni servano proprio a modu-

lare l’offerta. La separazione dei servizi

permetterebbe così alla pay TV di avere

una offerta solo online che non disturba

troppo l’offerta satellitare, in previsione di

un 2017 dove ci saranno soluzioni per tut-

ti i gusti, con tre livelli di offerta: Now TV

dedicata alla new generation che vuole lo

streaming, Sky per le famiglie e Sky Q con

il 4K per chi pretende il top.

ENTERTAINMENT Film 4K in streaming a 30 dollari l’uno

Sony lancia Ultra negli Stati Unitidi Roberto PEZZALI

U ltra, il servizio di streaming 4K presentato da Sony al CES di Las Vegas sarà di-

sponibile per i clienti americani a partire dal 4 aprile. I TV predisposti, dotati di

piattaforma Android, riceveranno automaticamente l’applicazione che permette-

rà di visualizzare sul TV una cinquantina di titoli del catalogo Sony Picture alla massima

risoluzione disponibile. Fa discutere però la scelta di Sony legata al prezzo: ognuno dei

50 film dovrà essere infatti acquistato al costo di 30$, costo che di fatto non include

alcun supporto fisico e neppure il download del file. Trattandosi infatti di file di grosse

dimensioni, ed essendo privi i TV di uno storage interno con capienza a sufficienza,

i film acquistati resteranno sul cloud Sony e saranno disponibili fino a quando il ser-

vizio resterà attivo. Una possibilità in più per accedere a contenuti 4K, ma è chiaro

che per gli americani ci sono più vantaggi

a sottoscrivere Netflix o Amazon Prime, e

per chi davvero vuole spendere 30 $ per

un film a quel punto è più conveniente il

nuovo Ultra HD Blu-ray. Al momento l’app

è disponibile solo per TV Sony e non per

PlayStation 4, e per chi acquista un nuovo

TV ci sono quattro film in omaggio. Visto il

costo, è comunque un bel regalo.

MAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,

Alessandra Lojacono, Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

Per [email protected]

Per la pubblicità[email protected]

Vuoi vedere gli europei 2016 in 4K e il TV non è predisposto? Con il nuovo il super decoder Telesystem si puòIl nuovo TS ULTRA 4K è il primo set top box DVB-T2 / DVB-S2 compatibile con le trasmissioni 4K dotato di due slot CAM per Mediaset e Tivù Sat di Roberto PEZZALI

Rai trasmetterà 8 partite degli eu-ropei di calcio in 4K, e questo sarà solo il primo di una serie di eventi che Rai porterà nelle case degli italiani in risoluzione Ultra HD. Per vedere questo canale, oltre ad una parabola puntata su Hotbird, una card TivùSat e la relativa CAM, serve anche un televisore Ultra HD dotato di tuner DVB-S2 con deco-difica HEVC. Quasi tutti i TV lanciati negli ultimi 12 mesi sono compati-bili, ma come sempre gli early adopter del 4K rischiano di restare a mani vuote: molti dei TV 4K 2014 non saranno in grado di ricevere queste trasmissioni. L’ancora di salvataggio viene lanciata da Te-lesystem che sta per lanciare il TS ULTRA 4K, un decoder compatibile 4K sia satellitare che DVB-T2. Oltre all’ingresso per l’antenna terrestre e satellitare avrà un’uscita HDMI, un’uscita ottica, una connessione USB 3.0 per collegare hard disk o chiavette USB e una presa di rete per il player integrato e i servizi in-terattivi. Il decoder ha un doppio slot CAM: può ospitare sia la CAM TivùSat sia la CAM di Mediaset Premium, anche nel nuovo model-lo wi-fi. Il decoder dovrebbe uscire in tempo per gli europei, con un prezzo tra i 250 e i 290 euro.

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www.audiogamma.it

Disegnataper ascoltareI nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli,grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualitàsuperiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers& Wilkins la forma deve seguire la funzione, graziealla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologiatweeter-on-top non crederete quanto bene lamusica può suonare.

133_bw_CM10_pgp_ddy.qxp:- 8-03-2016 18:01 Pagina 1

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Mirko SPASIANO

P artenza spumeggiante per la conferenza Build

del 2016, l’appuntamento annuale che Microsoft

dedica agli sviluppatori: novità importanti sotto

il profilo software, dunque, ma sopratutto una serie

di chiari indizi sulla direzione che l’azienda vuole in-

traprendere nei prossimi anni. Le notizie riportate da

Microsoft da Satya Nadella e dagli speaker Microsoft

durante il keynote di apertura hanno toccato un’infini-

tà di argomenti, tecnologie e prodotti: si è partiti con

Windows 10 Redstone, che prende il nome di Anniver-

sary Update e sarà disponibile gratuitamente a partire

dalla prossima estate, si è passati a Xbox One e alla

possibilità di trasformare - grazie a una semplice app -

ogni dispositivo in vendita in un’unità di sviluppo, all’in-

tegrazione degli store Xbox e Windows a partire dalla

prossima estate (con l’Anniversary Update), a Skype,

Cortana, Bots, all’integrazione di svariati servizi, alle

Conversazioni e molto altro ancora. Ma soprattutto è

stato annunciato, in quella che potremmo definire una

mossa davvero storica, l’arrivo della Command Line di Linux su Windows 10.

“Hello” per la sicurezza e Ink Workspace per la scritturaQuale modo migliore di cominciare l’evento se non con

Windows Hello? Il servizio, già disponibile su Windows

10 per l’autenticazione mediante sensori biometrici, in

estate verrà esteso anche alle applicazioni ed al brow-

ser. Gli sviluppatori potranno impedire l’accesso a de-

terminate applicazioni inserendo un layer di sicurezza

in più: piuttosto che inserire una password, dovremo

procedere all’autenticazione con la scansione di un’im-

pronta digitale, del nostro viso o della retina. Anche i

siti web potranno implementare questa funzionalità at-

traverso Edge, il browser di casa Microsoft.

La scrittura digitale, con strumenti analoghi alla Surfa-

ce Pen, saranno poi al centro dell’Anniversary Update.

Con una pressione sul tasto della Surface Pen, si apre

in cosiddetto Ink Workspace, che suggerisce quali app

aprire e anche alcune consigliate da scaricare, in modo

da avere rapido accesso a tutte le funzioni più indicate

per l’uso con i pennini. Ink Worskspace può essere ri-

MOBILE Build 2016: Microsoft annuncia l’aggiornamento Windows Anniversary Edition, sarà disponibile per la prossima estate

Windows Anniversary, Cortana, Skype e Linux Ecco i protagonisti del Build 2016 di Microsoft Linux, Skype, Bot e Hololens: tante le novita, ma in primo piano insieme all’aggiornamento di Windows c’è Cortana 2.0

chiamato anche al di sopra della schermata di blocco,

per non perdere neanche un secondo.

Anche le note rapide sono state migliorate per l’uso

con la penna e l’integrazione con Cortana. Infatti,

creando una nuova nota e scrivendo, ad esempio,

“chiama mamma stasera”, tramite il riconoscimento

della scrittura a mano, Cortana creerà un promemoria

in automatico. Non poteva mancare uno strumento tan-

to semplice quanto utile come il righello, già introdotto

da Apple nell’app Note con iOS 9, che può essere uti-

lizzato in Sketchpad, un’applicazione dedicata, ma an-

che in Office, per layout più precisi in Power Point. Ma

non è tutto: barrando con la penna del testo in Word,

questo sarà cancellato automaticamente con una sim-

patica animazione di dissolvenza. L’evidenziazione del

testo con il pennino, per quanto sia poco precisa, verrà

formattata automaticamente nel migliore dei modi.

Piccolo bonus: la cosiddetta funzione di “inking” può

essere integrata rapidamente in tutte le applicazioni

con due linee di codice. Brian Roper ha anche mostrato

un esempio con l’app Mappe: tracciando una linea, non

necessariamente dritta, che collega due punti, l’app ha

calcolato automaticamente la distanza.

Tutti pronti per Cortana “2.0”?Anche Cortana verrà potenziata questa estate. Innan-

zitutto, potrà essere invocata anche dalla lockscreen

e si potranno rintracciare tutte le app che si integrano

con l’assistente virtuale di Microsoft con una sezione

dedicata nello Store di Windows 10. Queste integrazio-

ni saranno rese decisamente più utili perché permette-

ranno a Cortana di diventare proattiva.

Quando si verificano determinate condizioni, l’assi-

stente virtuale potrà suggerire, ad esempio, di creare

degli appuntamenti sul calendario. Cortana sarà anche

in grado di rilevare qualora vi fossero degli impegni

già salvati che si accavallano ed entrano in contrasto

con il nuovo appuntamento, suggerendo di spostarne

qualcuno. Questi suggerimenti proattivi ci verranno

proposti anche, ad esempio, quando intratteniamo

una conversazione via SMS con un nostro contatto e

decidiamo di rispondere proprio attraverso l’assistente

virtuale. Questi “comportamenti” saranno aperti anche

ad app di terze parti e, pertanto, non riguarderanno sol-

tanto il calendario. Cortana sarà anche maggiormente

“consapevole” del contesto in cui avviene una determi-

nata conversazione. Ad esempio, le si potrà richiedere

di inviare ad un nostro contatto il Power Point a cui

stavamo lavorando una settimana prima o chiederle a

quale negozio di giocattoli abbiamo effettuato un ac-

quisto mesi prima.

Il futuro è dei Bot (e di Cortana)Ciò che ha veramente sorpreso è stato ciò che Microsoft

ha definito “conversations as a platform”, condito con

un SDK tutto nuovo per Skype. Con questo SDK, le

aziende potranno creare dei veri e propri BOT da in-

tegrare in Skype che aiuteranno gli utenti ad ordinare

la pizza o prenotare una camera in un hotel con un lin-

guaggio completamente naturale.

Si potrà scrivere o parlare in un microfono e in pochi

istanti avremo una risposta attraverso le nuove applica-

zioni di Skype che verranno rilasciate in serata per tutte

le piattaforme (Windows, iOS e Android).

segue a pagina 11

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

Inoltre, Cortana verrà integrata anche in Skype nelle

versioni future, permettendo agli utenti di accedere ad

un gran numero di servizi direttamente dalla finestra di

chat in Skype. Verranno evidenziate parole chiave che

diverranno argomento di conversazione con Cortana,

che ci chiederà se abbiamo bisogno di assistenza e po-

trà interfacciarsi con altri BOT al posto nostro, semplifi-

cando notevolmente i compiti che ci siamo prefissati.

Un esempio forse più calzante delle potenzialità del-

l’integrazione di Cortana in Skype è il seguente. Nello

screenshot precedente si può notare la parola Codess

evidenziata nella conversazione, che è una comunità

di sviluppatrici che occasionalmente tiene eventi o pre-

sentazioni in varie parti del mondo. Cortana, avendo

MOBILE

Microsoft Build 2016segue Da pagina 10

tracciato le conversazioni in precedenza, sa già dove

si terrà il prossimo keynote e, sapendo che avrà luogo

in una città diversa da quella di residenza, chiederà al-

l’utente se ha bisogno di aiuto. L’utente, a quel punto,

ad esempio, potrà chiedere di bloccare il calendario

per i giorni necessari a presenziare all’evento. Se si è

già visitato quella città e si è soliti prendere una ca-

mera in un determinato albergo, Cortana ci chiederà

in automatico se vorremo farlo anche questa volta,

mostrando la relativa scheda di Tripadvisor, chiamando

in causa il relativo BOT dell’albergo e interfacciandosi

con esso fornendo già alcuni dati utili in maniera proat-

tiva, come data di arrivo e partenza e numero di ospiti.

L’utente dovrà, perciò, selezionare soltanto la tipologia

della camera e confermare la prenotazione. Una volta

confermata la prenotazione, si potrà “salutare” il BOT

dell’albergo e tornare alla conversazione con Cortana,

la quale ci chiederà, ad esempio, se vogliamo metterci

in contatto con un’amica che abita nella zona, per infor-

marla del nostro arrivo in città.

Microsoft ha annunciato anche Skype Video Bot, ovve-

ro un framework open source che permetterà a svilup-

patori e aziende di creare bot in grado di interfacciarsi

con gli utenti con linguaggio colloquiale e in forma visi-

va: ci potranno essere i video bot di personaggi famosi

e di protagonisti di cartoni animati o film, o perfino dei

“commessi virtuali” che ci assisteranno nella fase di ac-

quisto di un prodotto.

Infine, non poteva mancare una parentesi per HoloLens,

la grande scommessa di Microsoft nel campo della

realtà aumentata. Oltre alle dimostrazioni dal vivo di

diversi ospiti, Microsoft ha ultimato il progetto Galaxy

Explorer e ne mostrato il funzionamento dal vivo. La

cosa interessante, però, è che lo ha reso disponibile

per tutti su GitHub, in modo che gli sviluppatori ne pos-

sano prendere spunto e, magari, migliorarlo.

Skype, la conversazione del futuro Microsoft Hololens

di Roberto PEZZALI

N on c’è Hololens o Windows

Anniversary Edition che ten-

ga: il più grande annuncio fatto

da Microsoft al #Build, la convention

dedicata agli sviluppatori, è l’integra-

zione della bash di Linux all’interno

di Windows 10. Dopo aver strizzato

l’occhio al sistema operativo open

source più volte nell’ultimo periodo (è

recente infatti l’annuncio di SQL Server

per Linux), Microsoft chiude il cerchio

creando una partnership che fino a

pochi anni fa era eresia pura solo ad

immaginarla.

Microsoft è una azienda diversa da

quella guidata da Steve Ballmer, e la

partnership fatta con Canonical, azien-

da che ha dato vita ad Ubuntu, una

PC Microsoft introduce una novità dedicata agli sviluppatori che avrà conseguenze importanti anche per i consumatori

Mossa storica: la command line di Linux su Windows 10 Microsoft spera di attrarre gli sviluppatori rendendo Windows la piattaforma preferita per lo sviluppo cross platform

delle distribuzioni Linux più utilizzate di

sempre, ha un sapore di evento rivolu-

zionario. Linux è miele per lo sciame di

sviluppatori che ancora oggi preferisce

utilizzare OS X e Linux come piattafor-

me di sviluppo, e Microsoft con questa

mossa spera di attrarre milioni di svi-

luppatori rendendo Windows la piat-

taforma preferita per lo sviluppo cross

platform: con l’acquisizione di Xama-

rin, Microsoft riesce oggi a gestire in

ambiente Windows lo sviluppo di app,

ibride e native, per ogni piattaforma,

da Android a Xbox, da iOS a Universal

Windows Platform per finire con il web.

Cosa ha fatto realmente Microsoft?

Grazie a Canonical e a una serie di li-

brerie sarà possibile accedere in mo-

dalità nativa ad una console Linux per-

mettendo così ad un utente di eseguire

su Windows i “command line tools” più

usati dagli sviluppatori, da git a ssh per

arrivare ai comandi classici delle distri-

buzioni “ubuntu based” come apt, indi-

spensabile per aggiornare e installare

nuovi pacchetti. Gli sviluppatori tramite

apt potranno scaricare i tools a loro più

congeniali, da Npm a Bower, da Ruby

a Phyton per proseguire con i vari da-

tabase, con gli editor di testo come

“nano” e “emacs”: sarà come lavorare

con Linux, senza la necessità di usare

ambienti virtualizzati o librerie di por-

ting come CgyWin.

Siamo davanti ad una novità che sicu-

ramente scalderà gli animi degli svilup-

patori, ma che indubbiamente avrà ri-

percussioni anche sul consumatore: se

il mondo dei developer abbraccerà la

rivoluzione Microsoft, l’ecosistema app

di Windows 10 crescerà di conseguen-

za. La “Command Line Console” di Li-

nux arriverà come “pacchetto” da sca-

ricare dal Windows Store con il lancio

della Anniversary Edition di Windows,

previsto per questa estate e totalmen-

te gratuito. La speranza, ovviamente, è

che Microsoft nel frattempo possa an-

che migliorare il “prompt dei comandi”

che al momento è decisamente più ar-

retrato come funzionalità.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Mirko SPASIANO

Alla Build Developer Conference,

Microsoft ha svelato altri dettagli

in merito al design ed alla gestio-

ne delle notifiche nell’ecosistema Win-

dows 10. Vi abbiamo già accennato che

l’Anniversary Update, previsto per questa

estate, porterà una gestione delle notifi-

che tutta nuova e più moderna, grazie a

ciò che Microsoft ha definito Action Cen-

ter in the Cloud. A riguardo sono emersi

nuovi dettagli, in particolare, Windows 10

supporterà il cosiddetto Notification Mirro-

ring, che, se abilitato dall’utente, permet-

terà di replicare su PC tutte le notifiche

che arrivano sullo smartphone (e vicever-

sa), indipendentemente dalla presenza o

meno di quella specifica applicazione su

entrambi i dispositivi. Ad esempio, ricevu-

ta la notifica di un tweet su smartphone,

troveremo una voce analoga anche nel

centro notifiche del PC e, qualora non

avessimo installato l’app di Twitter, trove-

remo un comodo collegamento allo Sto-

re: “scarica l’app”. Non è un caso che si

PC Al Build Developer Conference Microsoft svela le sue carte: Windows 10 supporterà anche il Notification Mirroring

Con Anniversary Update arriveranno anche le notifiche 2.0 Il prossimo major update di Windows 10 prevede un nuovo design per l’Action Center e la sincronizzazione delle notifiche

è utilizzato il termine generico “smartpho-

ne” e non “Windows Phone”, perché que-

sta funzionalità verrà portata anche sui

dispositivi Android e funzionerà soltanto

se questi saranno collegati al medesimo

account Microsoft sul PC. In futuro è pre-

vista l’implementazione anche su iOS, ma

al momento è risultata troppo complicata

per via della sua natura chiusa. ove, però,

l’Action Center in the Cloud esprimerà

tutte le sue potenzialità è proprio su Win-

dows 10 Mobile. Infatti, il sistema opera-

tivo mobile di casa Microsoft supporterà

il cosiddetto Universal Dismiss, ovvero la

sincronizzazione delle notifiche tra tutti i

dispositivi Windows 10. In sostanza, una

volta letto il famoso tweet di cui si è detto,

la relativa notifica sparirà dai centri notifi-

ca di tutti i dispositivi Windows 10. In una

prima fase, le funzionalità di Universal Di-

smiss e di Notification Mirroring funzione-

ranno attraverso Cortana: accedendo alle

impostazioni di quest’ultima si potranno

configurare per singola app le notifiche

che si desidera replicare o sincronizza-

re. La notizia migliore? Gli sviluppatori

potranno implementarle con poco sforzo

e a costo zero. Queste novità, però, non

potevano che essere accompagnate da

una veste grafica tutta nuova: il layout

degli action center su Windows 10 e

Windows 10 Mobile diventerà più ricco,

grazie all’inclusione di contenuti multime-

diali. Gli sviluppatori potranno sviluppare

delle notifiche con layout più elaborati e

decisamente più interattive. Verrà incluso

anche un’apposita funzione per silenziare

le notifiche. Anche la schermata “tutte le

app” del menu start in modalità tablet si

vedrà recapitata una mano di vernice fre-

sca: la lista delle applicazioni sarà espan-

sa a tutto schermo, riprendendo in minima

parte l’interfaccia di Windows 8.1, sicura-

mente più touch-friendly. Il design non è

ancora definitivo e, pertanto, Microsoft ha

chiesto agli Insider di esprimere il loro pa-

rere in merito. Al momento, sono previste

sezioni dedicate anche alle app utilizzate

più di frequente e quelle suggerite.

PC Nuove interessanti notizie sul futuro dell’ecosistema Windows 10 dalla conferenza Microsoft dedicata agli sviluppatori

Microsoft mira al cuore (e al portafogli) degli sviluppatori Xamarin entra a far parte di Visual Studio e diventa gratuito. Le applicazioni universali diventano più aperte e remunerative

di Mirko SPASIANO

P restando particolare attenzione agli

eventi ed alle sessioni dedicate

agli sviluppatori che si sono tenute

a San Francisco per la Build Developer

Conference, si possono carpire diversi

dettagli in merito a quella che sarà l’evo-

luzione della piattaforma di sviluppo con-

nessa all’ecosistema Windows 10. Dopo

aver annunciato l’arrivo della linea di comando Linux in Windows 10, la com-

pagnia americana ha svelato una serie

di iniziative che hanno il chiaro intento di

rendere Windows la piattaforma di svilup-

po preferita dagli sviluppatori.

Innanzitutto, Microsoft ha annunciato il fu-

turo di Xamarin, la startup acquisita poco

più di un mese fa che mette a disposizione

degli sviluppatori degli strumenti di svilup-

po che consentono di realizzare delle applicazioni per tutte le principali piatta-forme mobile con un singolo linguaggio di sviluppo: il C#. Com’era prevedibile,

Xamarin verrà integrato in Visual Studio,

l’ambiente di sviluppo integrato di pro-

prietà del colosso di Redmond. Ciò che ha

sorpreso, invece, è che sarà reso gratuito

per tutti quelli che fanno uso di versioni a

pagamento di Visual Studio e che la runti-

me, l’SDK e gli strumenti per la command

line di Xamarin saranno resi open source.

In secondo luogo, Project Centennial, il

bridge per la conversione di programmi

Win32 in app universali, è stato finalmen-

te ufficializzato e sarà presto reso dispo-

nibile al pubblico. I classici programmi per

PC, convertiti in applicazioni universali,

saranno facilmente installabili e disinstal-

labili (non lasceranno tracce nel registro

di sistema) e gireranno in una sandbox,

un ambiente protetto, il tutto a favore di

longevità e integrità dei nostri PC. Se dal

punto di vista dell’utente i benefici sono

evidenti, non può dirsi lo stesso per gli svi-

luppatori, che sarebbero costretti a con-

vertire i propri programmi in applicazioni

universali e, magari, a supportare anche

le vecchie versioni, rinunciando ad una

fetta dei guadagni distribuendo la propria

app dal Windows Store. Per questa ragio-

ne, Microsoft consentirà la distribuzione

e l’installazione dei pacchetti .appX al di

fuori dello Store senza dover fare ricorso a

complicate procedure di sideloading.

Inoltre, similmente a quanto si è comin-

ciato a vedere con Microsoft Edge, le ap-

plicazioni potranno essere estese in ma-

niera analoga a quanto avviene già oggi

per i programmi Win32. In altri termini, gli

sviluppatori potranno creare delle vere

e proprie estensioni per le proprie app

che possono, o meno, essere pubblicate

sul Windows Store. Coloro i quali, inve-

ce, decidessero di distribuire la propria

applicazione attraverso

lo Store, potranno fare ri-

corso a nuovi di strumenti

di monetizzazione come

i bundle, le sottoscrizioni

e gli abbonamenti. Infine,

similmente a quanto già

avviene su Android, gli

sviluppatori potranno cari-

care sullo Store anche dei

piccoli trailer in aggiunta

agli screenshot. È propria la combinazione

di Project Centennial e dei nuovi strumen-

ti di monetizzazione che potrebbe portare

nello Store applicazioni professionali del

calibro di AutoCAD e Photoshop. Insom-

ma, sembra proprio che Microsoft ce la

stia davvero mettendo tutta per conqui-

stare gli sviluppatori. Dopo aver dichiarato

pubblicamente che Windows Phone non è la priorità per quest’anno, è chiaro che

la compagnia americana stia puntando

tutto sull’ecosistema Windows 10 e spera

che sia proprio questo a trascinare il peso

del suo sistema operativo mobile.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Mirko SPASIANO

Chi ha seguito la Build Developer

Conference di Microsoft si è chie-

sto dove fosse finito Windows 10

Mobile. Nel corso di tutta la presentazio-

ne, l’unica apparizione significativa di uno

smartphone Windows 10 è stata per una

dimostrazione delle nuove potenzialità

dell’integrazione di Cortana con Skype.

A rispondere a queste domande ci ha

pensato direttamente Terry Myerson, Vi-

cepresidente Esecutivo del gruppo Win-

dows and Devices, in una rapida intervista

con i colleghi di The Verge.

“Siamo completamente devoti agli smar-

tphone. Ci sarà un momento in cui sarà al

centro dei nostri sforzi, ma per ora sono

soltanto parte di una grande famiglia:

non è lì che spero di generare il maggior

interesse per gli sviluppatori. Non è che

non riconosciamo l’importanza di quel

form factor ma, per Windows ed il nostro

ecosistema, non è il posto giusto in cui

possiamo emergere e comandare”.

Interrogato, poi, sulla crescita di

Windows 10 come ecosistema, Myerson

ha risposto con un’altra candida dose di

onestà, ma con altrettanta fermezza.

“Se (da sviluppatore o da azienda,

ndr) vuoi arrivare a molti clienti sugli

smartphone, Windows Phone non è la

strada da percorrere. Se invece vuoi

raggiungere tanti clienti Windows, allora

questa è la maggior base installata di

schermi tra i 9 ed i 30 pollici. Se vuoi fare

cose nuove ed emozionanti, allora Xbox

e HoloLens sono i posti di cui discutere”.

MOBILE Fanno discutere le dichiarazioni di Terry Myerson a margine del keynote al Build 2016

Microsoft: Windows Phone non è una prioritàL’azienda non lascia il Mobile, ma lo considera in posizione subordinata rispetto al resto

Ciò che traspare da queste dichiarazioni è

che la compagnia americana sia perfetta-

mente consapevole di aver perso il treno

del mobile e che, stanti così le cose, non

è in grado di ingaggiare un corpo a corpo

con Android e iOS. Per questa ragione,

ha fatto all-in su quelle che sembrano le

prossime vere innovazioni nel mondo

della tecnologia: intelligenza artificiale e

BOT. Tuttavia, non tutto è perduto per i

fan della piattaforma mobile di Windows.

Microsoft ha adottato un profilo basso e

intende continuare ad innovare in questo

ramo lavorando a stretto contatto con gli

Insider. Nel corso della conferenza, infatti,

per pochi secondi è stata mostrata una

breve sequenza in cui si può scorgere

una funzionalità simile a Handoff di iOS

ed OS X, che vi proponiamo in questo video a rallentatore. Nelle sessioni dedi-

cate agli sviluppatori sono emersi ulteriori

dettagli che riguardano il supporto al con-

troller di Xbox One. Infatti, pare che tutti gli

smartphone che supportano Continuum,

potranno usufruire del controller della

Xbox collegandolo alla Display Dock.

Ma non è tutto: Microsoft introdurrà con

l’Anniversary Update ciò che ha definito

come Action Center in the Cloud, ovvero

la sincronizzazione delle notifiche tra tutti

i dispositivi Windows 10. Non manche-

ranno anche miglioramenti significativi al

centro notifiche, che vedrà l’accorpamen-

to delle notifiche provenienti dalla me-

desima applicazione e dalla medesima

tipologia delle stesse. Ad esempio, tutte

le notifiche provenienti dai social verran-

no raggruppate e, di una singola applica-

zione, ne verranno mostrate soltanto un

numero prestabilito (3, 5, ecc.), che po-

tranno essere successivamente espanse

ed analizzate singolarmente.

Insomma, il messaggio che ne traspare

sembra essere una ritirata in piena regola

dalla battaglia per il predominio nel cam-

po mobile, in attesa di una riorganizzazio-

ne e, soprattutto, della crescita dell’intero

ecosistema Windows 10.

Da Philips il super monitor 5K per professionistiCaratteristiche tecniche di alto profilo per il monitor 5K Philips da 27’’ Costa 1.599 euro di Emanele VILLA

Il nuovo monitor MMD a marchio Philips, il modello 275P4VYKEB (meraviglie del marketing!) pro-mette prestazioni al top, grazie alla mostruosa risoluzione 5K: 5.120 x 2.880 pixel su una diago-nale di 27’’, quattro volte il Quad HD, una risoluzione indicata a chi vuole sfruttare al 100% la superficie del display con svariate finestre, strumenti, palette e tool di ogni genere. Una risoluzione che dif-ficilmente l’utente consumer può sfruttare, ma che i professionisti della grafica, del video e della pro-gettazione possono apprezzare. Altre caratteristiche del prodotto sono il pannello PLS (Plane-to-Line Switching) a 10 bit, con capacità di riproduzione di più di un miliardo di colori, unito alla retroilluminazione W-LED e un angolo di visione di 178° in orizzontale e verticale; a li-vello cromatico, Philips dichiara un wide gamut con copertura del 99% dello spazio colore Adobe RGB e 100% di sRGB. Da non trascurare, infine, la presenza di webcam e mi-crofono incorporati, e di una base SmartErgoBase che può essere inclinata, ruotata e regolata all’al-tezza desiderata. Non mancano, infine, gli altoparlanti integrati con amplificazione da 2W e, a livello di connettività, la doppia presa DisplayPort, 3 USB 3.0 e l’uscita per le cuffie su connettore jack. La disponibilità italiana è prevista a partire da aprile per un prezzo al pubblico di 1.599 euro.

di Alvise SALICE

I ntrodotto nel 2005, “Tick-Tock” è il

nome con cui Intel ha storicamente

chiamato l’approccio impiegato fin da

allora per lo sviluppo delle sue CPU.

Mediante la stategia in questione, il ciclo

di sviluppo dei processori viene diviso in

due fasi susseguenti, che scandiscono

nella loro incessante alternanza (“tick”-

”tock”) l’evoluzione generazionale delle

CPU: il primo step prevede l’introduzione

di un nuovo processo litografico, che vie-

ne abbinato ad un’architettura già matura

e collaudata; nell’anno successivo invece,

Intel si concentra sul ringiovanimento del-

l’architettura, mantenendo il medesimo

processo produttivo della fase preceden-

te. Ma d’ora in avanti, l’azienda ha deciso

che continuerà a sfruttare per diversi anni

i processi produttivi a 14 e soprattutto a

10 nanometri: quest’ultimo, che verrà inau-

gurato nel 2017 dalle CPU Cannonlake,

Icelake e Tigerlake. Il nuovo approccio

allo sviluppo dei microprocessori, battez-

zato “Process-Architecture-Optimization”,

vedrà una riduzione “obtorto collo” del

PC Nel suo report finanziario, il gigante delle CPU annuncia un nuovo approccio allo sviluppo

Intel dice addio alla strategia tick-tock per le CPU Il futuro (almeno quello prossimo) per Intel è nell’ottimizzazione delle tecnologie esistenti

ritmo evolutivo, focalizzandosi su quell’ot-

timizzazione che fino a oggi era spesso

apparsa quasi un lusso superfluo. Questo

almeno finché non saranno disponibili in

futuro, a costi accettabili, tecnologie de-

stinate a pensionare il silicio.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Franco AQUINI

Secondo Ming-Chi Kuo, analista di

KGI Securities, Apple potrebbe

introdurre il display AMOLED e un

modello con schermo da 5,8 pollici nella

gamma di iPhone in uscita a fine 2016/ini-

zio 2017, ovvero l’iPhone 7 che con tutta

probabilità verrà presentato in autunno.

Apple, dopo aver sdoganato gli schermi

superiori ai 5 pollici con l’iPhone 6 Plus,

sarebbe quindi sul punto di abbattere

anche un altro grande tabù, quello dei

display IPS.

Le novità potrebbero riguardare anche

il design, che sarebbe completamente

differente dall’attuale e riprendere al-

cune caratteristiche dell’iPhone 4 ma

con display e corpo leggermente curvo.

Secondo le ultime voci, Apple starebbe

valutando il vetro, la plastica e la cerami-

ca per l’involucro del prossimo iPhone.

Tra i tre, l’ipotesi più probabile è che la

scelta ricada sul vetro, sia per il frontale

che per il retro. Dettaglio che, insieme

agli inserti metallici, riporta alla mente

iPhone 4 e 4s. Oltre ai materiali e al di-

splay AMOLED, nel 2017 potremmo ve-

dere anche un iPhone da 5,8 pollici che

probabilmente andrà a sostituire iPhone

6 Plus da 5,5 pollici. Tra gli altri rumor ap-

parsi in rete recentemente, i più credibili

vorrebbero sul prossimo iPhone la ricari-

ca wireless e sistemi di riconoscimento

biometrico come quello del volto o del-

l’occhio. Ricordiamo che Ming-Chi Kuo è

colui che già a novembre aveva parlato

di un nuovo iPhone da 4 pollici col de-

sign del 5s, quindi è ritenuto, a ragione,

una fonte affidabile. Di certo sappiamo,

avendoci Apple abituati al ciclo biennale

nel cambio di design, che l’iPhone 7 avrà

un aspetto totalmente differente dall’at-

tuale. Il passaggio immediato al display

AMOLED appare più complicato, ma la

tecnologia è certamente matura e po-

trebbe convincere gli ingegneri di Cu-

pertino ad abbandonare gli attuali IPS.

Se l’iPhone Plus verrà rivisto con un au-

mento della dimensione del display, è in-

vece probabile che la versione standard

rimanga di “soli” 4,7’’. Manca qualche

mese all’evento di presentazione, ma è

certo che già nei prossimi mesi apparirà

in rete materiale per capire in che dire-

zione sta andando Apple per il suo pros-

simo iPhone.

MOBILE Il prossimo iPhone potrebbe avere un display AMOLED e design ispirato all’iPhone 4

iPhone 7, più grande e con display AMOLEDNella gamma del 2017 potrebbe fare la sua comparsa un modello da 5.8 pollici curvo

di Gaetano MERO

L G svela finalmente il prezzo ufficiale

del G5, il top di gamma presentato

al MWC di Barcellona il mese scor-

so. Il telefono è già in prevendita presso

le grandi catene di elettronica di con-

sumo e sarà disponibile al pubblico da

metà aprile con un prezzo di listino pari

a 699,90€.

Lo smartphone offre il processore

Qualcomm Snapdragon 820, 4 GB di

Ram e 32 GB per lo storage, espandibi-

li tramite micro SD fino a 2 TB. Il display

è un QuadHD con diagonale da 5,3’’ e

funzionalità always-on che permette di

tenere sempre d’occhio le notifiche. Il

comparto multimediale è costituito da

una fotocamera frontale da 8 Mpx e da

un doppio sensore sul lato posteriore da

16 e 8 Mpx con obiettivo grandangolare

da 135°. Ciò che ha stupito del G5, è il suo

design modulare - qui il nostro first look

- e tutta una serie di accessori interscam-

biabili chiamati LG Friends che espando-

no le funzionalità fotografiche, audio e vi-

deo del telefono. Ed è proprio su questo

che LG punterà nella fase di lancio, infatti

tutti coloro che acquisteranno il G5 entro

il 30 aprile riceveranno in regalo il modu-

lo LG Cam Plus del valore di 99€ grazie

alla promo “LG G5 ti regala”, per maggiori

dettagli è stata creata una pagina appo-

sita. L’accessorio, una volta agganciato,

permette di migliorare l’impugnatura ed

avere i controlli manuali della fotocame-

ra, in più offre supporto all’autonomia con

una batteria secondaria da 1.200 mAh. Il

resto degli accessori LG Friends arriverà

entro l’estate, in particolare la batteria so-

stitutiva che all’occorrenza diventa anche

un power bank avrà un prezzo di 49,90€,

LG 360 VR il visore per realtà virtuale a

cui la società sta lavorando sarà propo-

sto al pubblico a 279,90. Circa la teleca-

mera che gira video a 360°, il DAC audio

a 32-bit firmato Bang & Olufsen e il drone

sferico per la videosorveglianza chiama-

to Rolling Bot il prezzo verrà comunicato

successivamente.

MOBILE Il G5 è già disponibile in preordine e arriverà nei negozi dalla metà di questo mese

LG G5 in Italia da metà aprile a 699 euroPer chi lo acquista entro il 30 aprile in omaggio il modulo LG Cam Plus del valore di 99€

YouTube Connect Google ha pronto il suo PeriscopeSecondo alcuni rumor Google sarebbe pronta a fare all-in sul livestreaming con la sua nuova app YouTube Connect di Mirko SPASIANO

Il trend delle app mobile per la tra-smissione degli eventi in diretta è stato lanciato da Meerkat, un’app per iOS e Android che ha fatto il suo debutto a fine febbraio dello scorso anno. Twitter poi acquistò Periscope scalzando in poco tem-po Meerkat dal trono. Ora Goo-gle pare che abbia intenzione di scendere in campo con la sua app YouTube Connect, ingaggiando un corpo a corpo all’ultimo san-gue, non solo con Periscope, ma anche con Facebook Live. Secondo un report di Venture Beat, YouTube Connect sarebbe già alla pari, in termini di funziona-lità, con Periscope: non manche-rebbero la live chat e la possibilità di salvare lo stream al termine della registrazione. L’accesso ver-rebbe effettuato mediante un ac-count Google o YouTube e tutto ciò che viene trasmesso in tempo reale sarebbe visualizzabile in se-guito su YouTube o direttamente tramite la nuova app.Google non è nuova al livestreaming: funzio-nalità analoghe sono disponibi-li grazie a Hangouts, YouTube streaming live e YouTube Gaming. Tuttavia, queste non hanno mai riscosso un grandissimo succes-so, ma un’app dedicata, che por-ti il peso del brand YouTube, per giunta disponibile sia su iOS che Android, potrebbe davvero cam-biare le carte in tavola. Non resta che attendere il Google I/O, che si terrà a San Francisco il prossimo 18 maggio, per ulteriori sviluppi.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

MOBILE Più conveniente la produzione di display AMOLED

I display Amoled costano meno degli LCD: pronti all’invasione?

di Franco AQUINI

L e caratteristiche tecniche di HTC

M10 apparse in rete sono state

confermate da uno screenshot di

GFXBench, che di fatto identifica un

vero e proprio “mostro di potenza”.

HTC M10, che verrà presentato a bre-

ve, avrà un display da 5.1 pollici con ri-

soluzione Quad HD (2560x1440) mos-

so da uno Snapdragon 820 quad-core

a 2.1 GHz e da una GPU Adreno 530.

Il quantitativo di RAM sarà di 4GB, il

massimo disponibile attualmente sugli

smartphone, mentre lo storage di base

sarà di 32GB. Non è ancora certo se

verranno proposti anche tagli supe-

riori. Sul fronte fotografico, il prossimo

“One” avrà sul retro una fotocamera

con sensore da 11 Megapixel capace

di riprendere video in 4K, mentre fron-

talmente troveremo un modulo da 5

Megapixel. Sul fronte dei sensori c’è

da segnalare la presenza di un pedo-

metro, utile per le applicazioni, ormai

indispensabili, dedicate allo sport e

alla salute. Tutte le caratteristiche tec-

niche e software verranno in ogni caso

confermate ufficialmente all’evento uf-

ficiale di presentazione, in calendario

per il 12 aprile.

MOBILE Le caratteristiche apparse in rete sono state confermate da uno screenshot di GFXBench

HTC One M10 sarà un mostro di potenzaCPU Snapdragon 820, 4 GB di RAM e GPU Adreno 530 per il nuovo top di gamma HTC

MOBILE

Il browser Samsung arriva sui vecchi telefoni Il browser web di Samsung, disponibile inizialmente solo per i dispositivi con a bordo Android 6.0, arriva anche su device meno recenti. Questo upgrade, introduce interessanti novità a partire dal bloc-co della pubblicità attivabile tramite app di terze parti. Nel browser è presente, inoltre, il Secret Mode, una “modalità in incognito” che nascon-de i dati di navigazione, accessibili tramite autentificazione anche con impronta digitale. Samsung Internet 4.0 è anche compatibile con il visore Gear VR consentendo di accedere direttamente ai video in 3D e a 360°. Tra le altre novità, viene introdotto il supporto ai video popup, una cronologia separata per i filmati e arriva il Reader Mode che facilità la lettura delle pagine web. Infine troviamo la possibilità di accedere al browser anche in Ultra Power Saving Mode. L’update è disponibile per i seguenti dispositivi: Galaxy S7 Edge, S7, Note5, S6 Edge+, S6 Edge, S6, S6 Active, Note4, S5, S5 Neo, S5 Active, S5 Sports, S5 LTE A, Note3, S4, S4 Duos, S4 Active, S4 LTE A, A7, A8, A5x, A7x, A9x

di Andrea ZUFFI

P rodurre display AMOLED per smartphone oggi ha un costo inferiore rispetto

a quello a pochi mesi fa, addirittura più basso di quello per la produzione

dei pannelli LCD. A rilevarlo è una recente indagine di mercato condotta da

IHS Technology che, dopo aver messo in evidenza i costi di produzione nell’ul-

timo trimestre 2015 di un display Full HD da 5” AMOLED e LCD, rispettivamente

di 17,10 dollari e 15,70 dollari, li ha comparati con i costi del primo trimestre 2016,

pari invece a 14,30 dollari e 14.60 dollari per pezzo. Il divario non soltanto si è

assottigliato ma si è arrivati alla svolta, con il costo della tecnologia AMOLED di-

venuta meno cara di quella LCD. Un simile trend, se confermato nei prossimi mesi

potrebbe portare, a parità di costi, a un innalzamento generale della qualità dei

dispositivi sul mercato, con lo schermo AMOLED non più prerogativa dei dispo-

sitivi “premium” ma destinato a sostituirsi progressivamente a quello LCD LTPS

(Low Temperature PolySilicon), oggi prevalente negli smartphone di fascia media

e medio-bassa. Tra i vari fattori che possono aver contribuito all’abbassamento

dei costi va sicuramente considerato l’aumento di richiesta da parte dei produttori

cinesi che dotano di AMOLED una gamma sempre più ampia di smartphone.

Asus ZenWatch 2 arriva in Italia a 179 euroIl lancio sul mercato italiano giunge ad oltre 7 mesi dalla presentazione di Alvise SALICE

Annunciata al Computex e poi presentata ufficialmente ormai più di 7 mesi fa all’IFA, la seconda generazione del più elegante tra gli “orologi intelligenti” è uscita finalmente in Italia nelle due ver-sioni già mostrate da Asus a Ber-lino. La notizia è che entrambe le versioni costano 179,00 Euro, nonostante qualche differenza sia nelle dimensioni che nelle funzionalità.Il modello più massiccio, WI501Q, con cassa in inox da 49 x 41 mm e cinturino da 22 mm, vanta la pos-sibilità (tramite comando vocale) di effettuare e rispondere alle chiamate. Lo ZenWatch 2 mod. WI502Q, invece, non possiede uno speaker integrato, ma offre dalla sua una maggior leggerezza sul polso, grazie alla più compatta cassa da 45 x 37 mm (sempre in acciaio inossidabile) e al cinturino da 18 mm. Entrambi gli ZenWatch 2 sono disponibili in due colo-razioni, Silver e Gunmetal. I due nuovi indossabili montano un processore Qualcomm Snapdra-gon 400, 512 MB di memoria RAM on-board, e offrono 4 GB di storage, connettività Bluetooth 4.1 e Wi-Fi, promettendo 2 giorni teorici di autonomia con una sin-gola carica. Basati sull’ultima edi-zione di Android Wear, possono naturalmente sfruttare l’integra-zione perfetta con la ZenUI e tut-te le varie applicazioni dedicate disponibili per gli smartphone del gigante taiwanese.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Alvise SALICE

D isponibile già da fine marzo negli

Stati Uniti e in Cina, il fiammante

iPhone SE dovrebbe uscire in Italia

tra fine Aprile e Maggio. E’ bene fugare

i timori della vigilia: non si tratta di un

iPhone 5S sotto mentite spoglie. Que-

sto, nel complesso, è un melafonino di

ultima generazione, che sotto una scoc-

ca molto simile a quella del vecchio 4”

uscito ormai nel 2013 (con display Retina

1136x640 da 326 ppi), nasconde un hard-

ware estremamente vicino ad iPhone 6S

e 6S Plus, i modelli flagship dell’azienda

di Cupertino. Attorno, infatti, al possente

chipset A9 a 64-bit, ecco 2 GB di RAM

LPDDR4 e una fotocamera iSight da 12

megapixel (in grado di catturare video in

4K), la medesima dotazione del fratello

maggiore a 4,7”. Il modulo anteriore risa-

le invece ad iPhone 5S: una FaceTime

HD da 1.2 megapixel con rapporto focale

f/2.4. Comunque sufficiente per scattare

ancor oggi dei buonissimi selfie.

In termini di connettività, iPhone SE mon-

MOBILE iFixit e Chipworks hanno già smontato il nuovo iPhone SE per scoprire i suoi segreti

iPhone SE a pezzi: dentro è davvero un 6S Le parti più importanti arrivano direttamente dal 6S e la batteria è più grande di quella del 5S

ta una dotazione sufficientemente al

passo coi tempi: modulo 4G LTE, ricevi-

tore WiFi 802.11 a/b/g/n/ac, Bluetooth 4.2

e NFC. Presente anche il sensore per il

riconoscimento delle impronte digitali

(con supporto ad Apple Pay), ma come

nel caso della camera frontale si tratta

della versione vista sul 4” del 2013.

Migliore la batteria invece, a metà strada

tra 5S e 6S.

di Roberto FAGGIANO

Yamaha rinnova la gamma di sin-

toamplificatori di fascia media con

la nuova serie RX-V81, cinque mo-

delli con potenza e caratteristiche cre-

scenti. Tutti i nuovi modelli sono dotati di

Bluetooth, Wi-Fi e AirPlay (escluso il 381),

le consuete svariate elaborazioni DSP

esclusive e sono compatibili con segna-

li video 4K Ultra HD con 4K 60p (4:4:4),

HDCP2.2 , HDR Video e BT.2020.

Il modello di ingresso è l’RX-V381

(349 euro), 70 watt RMS per canale e

unico modello senza connessione di

rete ma comunque dotato di Bluetooth

per ricevere musica da smartphone e

tablet. Il successivo RX-V481 (449 euro)

è un modello con 5.2 canali e potenza di

80 watt RMS per canale, dotato di con-

nessione alla rete, compatibilità Music

Cast per il multiroom. Con 50 euro in più

è disponibile anche la versione con ra-

dio digitale DAB.

Il modello RX-V581 (549 euro) è un

HI-FI E HOME CINEMA Sul top di gamma c’è anche un sistema di calibrazione ancora migliore

Yamaha svela i sintoamplificatori RX-V81Tra le novità introdotte Bluetooth su tutta la gamma, più modelli con Dolby Atmos e dts:X

Google punta sui video a 360° con View VRGoogle ha annunciato View VR, un tool per li sviluppatori per inserire velocemente video e foto a 360° nei siti web e nelle app Librerie open-source disponibili anche per dispositivi iOS di Gaetano MERO

Google spinge ulteriormente sul-la produzione di contenuti per la realtà virtuale con VR View, uno strumento semplice e veloce per incorporare immagini e video rea-lizzati a 360° all’interno di applica-zioni per smartphone e siti internet, dedicato principalmente agli svi-luppatori. La società di Mountain View crede fermamente nell’espe-rienza virtuale non solo per i giochi e l’intrattenimento ma, soprattutto, come nuova opportunità per il web e i relativi media. VR View permet-terà di incorporare all’interno di un sito una foto o un filmato per realtà virtuale immettendo comodamen-te una stringa, un codice “embed” simile a quello utilizzato per inse-rire i video delle varie piattaforme online. Per quanto riguarda le ap-plicazioni mobili sarà invece pos-sibile includere direttamente un contenuto VR aggiungendo poche righe di codice tramite l’ultima ver-sione del Cardboard SDK per An-droid. Google ha fatto sapere che la libreria è utilizzabile anche con dispositivi iOS, inoltre i codici in html e javascript sono open-sour-ce. È garantita compatibilità con Google Cardboard VR, e con gli altri visori VR in commercio anche se l’esperienza può essere vissuta dall’utente semplicemente facen-do scorrere il mouse, o le dita, al-l’interno dell’immagine o del video immersivo.

7.2 canali da 80 watt RMS per canale che

diventa il modello più economico della

gamma compatibile con il Dolby Atmos e

il dts:X. Bluetooth e Music Cast completa-

no la dotazione.

Il modello RX-V681 (649 euro) è un 7.2

canali con potenza di 90 watt RMS per

canale, ha le uscite per un secondo am-

biente e può gestire automaticamente i

due canali supplementari a seconda che

si vogliano usare in modalità Dolby Atmos

o per sonorizzare un’altra stanza. Questo

modello è inoltre dotato di ingresso pho-

no per un giradischi. Infine il top di gam-

ma della serie è il modello RX-V781 (749

euro), un 7.2 da 95 watt RMS per canale

che aggiunge una seconda uscita HDMI

e un sistema di calibrazione automatica

YPAO ancora migliorato rispetto a quello

della serie precedente con una rilevazio-

ne multipla.

I nuovi modelli saranno disponibili pro-

gressivamente tra il mese di aprile e quel-

lo di giugno, in versione nera o chiara.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

PlayStation 4K sarà un mostro di potenza Già previsti 5 giochiSi parla di un prezzo inferiore ai 500 $, lettore Blu-ray 4K, performance nettamente maggiori e una scheda grafica due volte più potente di Francesco FIORILLO

Nuove informazioni sulla fantoma-tica PlayStation 4.5 giungono da un utente di NeoGAF, OsirisBlack, ritenuto attendibile dai moderato-ri del forum. Quest’ultimo insider conferma che il prezzo di PS4.5 (che lui chiama PS4K) si atteste-rà sui 399,99 dollari. Stando alle sue parole, non confermate, non ci sono attualmente programmi di “rottamazione” delle vecchie PS4. La GPU dovrebbe esser potente il doppio di quella in PS4, la velocità di clock sarà più alta nonostan-te le dimensioni ridotte. Il lettore Blu-ray 4K sarà presente, i video-giochi verranno adattati alla nuova risoluzione tramite un procedimen-to di upscaling. L’utente asserisce che i titoli futuri gireranno in 4K, ma su quest’ultimo punto è impossibi-le non avere perplessità. Secondo OsirisBlack, molti sviluppatori sa-rebbero al lavoro sui nuovi kit di sviluppo e i prossimi giochi si av-vantaggeranno delle inedite speci-fiche tecniche. Tutti i titoli gireran-no sulle attuali PS4 anche se con performance peggiori. I giochi già pubblicati non otterranno migliora-menti nelle performance sul nuovo sistema. Infine si è sbilanciato sui possibili giochi disponibili al lancio di PlayStation 4K: EVE: Valkyrie (PS VR), Robinson: The Journey (PS VR), Gran Turismo Sport (PS4, PS VR), Deep Down (PS4), GOW4 (pro-babilmente God of War 4) (PS4).

di Francesco FIORILLO e Giulio MINOTTI

Alle prese con Dark Souls III su Play-

Station VR, il presidente di Sony

Computer Entertainment, Shuhei

Yoshida, ha divulgato qualche interes-

sante informazione sull’atteso visore

per la realtà virtuale. Il titolo sviluppato

da From Software non supporta ovvia-

mente la VR, ma potrà esser giocato

utilizzando la modalità cinematografica

del device che, lo ricordiamo, simulerà

un gigantesco televisore posto in un sa-

lotto virtuale. Tre saranno le dimensioni

dello schermo in questione, mentre ogni

titolo della libreria PS4 potrà godere di

tale implementazione. Yoshida ha però

specificato che, nonostante l’esperien-

za sia grandiosa in questa modalità,

l’opzione “cinema” non rappresenta la

soluzione ideale per chi ama la grafi-

ca estremamente dettagliata. I frame

rate dei giochi visualizzati in questo

specifico caso non verranno adattatati

automaticamente a 30 fotogrammi al

secondo, rispecchieranno quelli nativi

del titolo ma, ha continuato il presidente

di Sony, dovranno fare i conti con una

risoluzione più bassa, lontana dal tanto

bramato Full HD. Prima di gridare allo

scandalo però, è bene considerare la

natura tecnica dei visori. Nel dettaglio

PlayStation VR dispone di uno schermo

OLED da 5,7 pollici con risoluzione Full

HD di 1920 x 1080 pixel (960 x 1080 per

occhio), e quasi tutti i pixel vengono uti-

lizzati quando si crea un ambiente im-

mersivo a 360°. Non potendo cambiare

le lenti, Sony (ma anche HTC, Oculus

e Samsung con il GearVR) possono si-

mulare uno schermo in form factor tra-

dizionale utilizzando solo una porzione

di pixel del sensore, molti meno.Viene

da sé che la definizione dei giochi in

questa modalità andrà sempre incontro

ad un netto calo, proprio in virtù del mi-

nor numero di pixel utilizzabili. Nessuno

scandalo quindi, e nulla che non si sa-

pesse già: il PlayStation VR si comporta

esattamente come tutti gli altri visori.

Le notizie che riguardano PlayStation

VR non finiscono qui e il visore di Sony

continua a far parlare di sé. Questo vi-sore potrebbe non rimanere confina-to al mondo PS4 giungendo anche su altri mercati, come quello dei Personal Computer. Un manager dell’azienda

ha di recente dichiarato che non è da

escludere, in futuro, un possibile arrivo

di questo visore anche su PC in quanto

PlayStation 4 ha un’architettura “simile”

a quella dei tradizionali computer.

In una recente intervista alla testata

giapponese Nikkei, Masayasu Ito, vice-

presidente Product division e software

design department di Sony Computer

Entertainment, ha affermato:

“Dal momento che PlayStation 4 con-

divide molti dei suoi componenti con i

PC, la possibilità c’è. Al momento sia-

mo concentrati sui giochi e non siamo

pronti a fare eventuali annunci in que-

sta fase, ma direi che ci potrebbe esse-

re un’espansione in vari campi”.

Ricordiamo che PlayStation VR è un

prodotto più economico rispetto ad

Oculus Rift e HTC Vive e vedrà il suo

debutto sul mercato nel mese di otto-

bre ad un prezzo di 399€.

Il suo arrivo su PC sarebbe, quindi, ve-

ramente un colpaccio da parte di Sony,

grazie al costo più basso rispetto alla

concorrenza e ai minori requisiti hard-

ware. Il colosso giapponese andrebbe

ad occupare la fascia media del mer-

cato con una soluzione di buon livello

adatta anche a chi non ha un budget

molto elevato e non possiede un PC di

ultima generazione.

GAMING Gli ultimi aggiornamenti sul visore di Sony giungono direttamente dall’azienda

Sony PlayStation VR in modalità Cinema La risoluzione è inferiore, ma è normaleCon la modalità cinematografica il visore avrà risoluzione inferiore. Ma è così per tutti i visori Secondo Sony, poi, non è da escludere un possibile debutto del visore anche su computer

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Francesco TUCCI

P ossiamo pensare al backup come ad un paraca-

dute digitale: lo leghiamo ai nostri dati, e in caso

di problemi possiamo aprirlo e recuperare tutto

quello che è andato perso o danneggiato. La perdita

dei dati è uno di quegli eventi che solitamente ci la-

scia inermi e demoralizzati con il pensiero “e adesso

come faccio che ho perso tutte le foto di 10 anni di

vacanze?” Purtroppo non esiste macchina del tempo

che possa tornare a qualche minuto prima del danno

per evitarlo, e l’unica vera mossa per problemi di ogni

tipo, dalla rottura dei componenti al furto per arrivare

ai più noti ransomware, virus che criptano i dati per

chiedere un riscatto, è la prevenzione. Il backup dei

propri dati è una azione da fare con più regolarità di

quella impiegata per fare il pieno alla macchina, e non

è un caso che sia stata istituita anche una giornata per

ricordarlo, il “backup day”, che ricorre il 31 marzo.

Il rischio di perdere dati è dietro l’angoloSiamo circondati da dati digitali, memorizzati su sup-

porti per lo più magnetici che mantengono le informa-

zioni anche quando togliamo corrente. Tuttavia, come

l’inchiostro sulla carta, i dati sono soggetti a deperi-

mento o a danni: sulla carta il problema è immedia-

tamente visibile (avete mai trovato uno scontrino di

10 anni fa in tasca vedendolo molto molto pallido?)

mentre sui supporti digitali no. Supporti di archiviazio-

ne come i CD e i DVD non sono eterni, e le stesse

chiavette possono anche giocare brutti scherzi: c’è

chi ha tenuto le foto su un supporto per anni, salvo

poi scoprire che il disco risultava illeggibile quando si

è trattato di recuperare il tutto per rivivere dei ricordi

o rivedere un video.

I dati sono molto facili da perdere, e anche la perdi-

ta di grandissime quantità di dati potrebbe essere un

evento immediato. Le cause possono essere molte-

plici, come la rottura del supporto su cui i dati sono

memorizzati: il disco non parte più o ci cade a terra, la

memory card non permette più l’accesso, il dispositi-

vo è passato inavvertitamente vicino ad un forte cam-

po magnetico e il dati sono andati. Ma vale la stessa

cosa per azioni sbadate, come la cancellazione o le

sovrascrittura di un file, la rimozione di una cartella

per sbaglio, il salvataggio di un documento su cui si

stava lavorando appena dopo averlo svuotato del tut-

to o la formattazione del dispositivo pensando di non

PC Il 31 marzo è stata la giornata mondiale del backup, ecco i nostri suggerimenti per gestire questa operazione al meglio

Il backup ti salva la vita: ecco come farlo beneIn un mondo che si basa sui dati, ancora pochi comprendono l’importanza di mettere foto, video, e documenti al sicuro

avere nulla di importante salvo poi ricordarsi di quella

cosa particolare che ci eravamo scordati di salvare.

Ci sono poi i virus o i malware, e in questo periodo

va tanto di moda il ransomware che cripta tutti i dati

e chiede un riscatto per poterli riavere indietro. Infine

c’è il furto o la perdita del supporto su cui i dati sono

memorizzati. Tutti casi non remoti, anzi, anche la per-

sona più accorta e prudente ha bisogno di un backup.

In alcuni casi citati esiste un’ancora di salvataggio: nel

caso di rottura del disco si può ricorrere e specialisti

che possono tentarne il recupero, spesso parziale,

ma sicuramente la spesa non sarà indifferente. In tutti

gli altri casi, invece, non esiste via di recupero.

Le persone non danno il giusto valore ai propri datiNormalmente le persone danno pochissimo valore ai

propri dati fino a quando questi non sono irrimediabil-

mente persi. La domanda che ci si dovrebbe sempre

porre è “I miei dati valgono un disco esterno e un po’

di tempo da investire ogni mese?” A pensarci bene la

risposta è sempre e inequivocabilmente affermativa.

A questo punto il passo successivo è definire quali

sono i dati da salvare. Così, su due piedi, verrebbe

da rispondere “tutto”, ma se ci pensiamo bene è sag-

gio tenere il backup dei soli dati che in qualche modo

non sono riproducibili o recuperabili. È poco utile ad

esempio avere quattro copie di backup della musica

acquistata da iTunes, che si può scaricare nuovamen-

te, mentre è fondamentale avere la copia delle pro-

prie foto o dei documenti.

È necessario ricordare che anche le mail e i contatti

sono dati da tenere al sicuro, soprattutto questi ultimi,

anche se nel caso di caselle di email è probabile che

molte di queste siano comunque disponibili anche sui

server del provider. Potrebbe comunque essere utile

recuperare una mail cancellata, un allegato, oppure

tenere le mail più vecchie quando periodicamente si

fa pulizia nella casella di posta.

Dove e come fare il backupDopo aver chiarito perché fare il backup e di cosa

farlo, si può passare a capire come farlo e su quale

supporto. La prima regola è data dalla probabilità di

perdere i dati per ogni tipo di evento, questo porta

alla necessità di avere più copie dei dati, su supporti

di tipo differente, una di queste copie da tenere pos-

sibilmente in un luogo lontano dall’utilizzo normale

del computer (va bene anche un cassetto a casa della

nonna).

I supporti più usati sono i dischi fissi USB, economici,

capienti e leggeri: questi dischi hanno il solo difetto

che devono essere trattati bene, perché una caduta

a terra potrebbe essere fatale per tutti i dati contenuti

al loro interno. La principale alternativa sono i nastri

magnetici, molto più capienti e più solidi non avendo

meccanica interna, ma siamo davanti a sistemi busi-

ness assolutamente sconsigliati e non idonei ad un

utilizzo famigliare.

Da evitare i backup su supporti di tipo flash quali chia-

vette USB o schede di memoria: il tipo di supporto su

cui sono memorizzati i dati non è affidabile, soprattut-

segue a pagina 19

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torna al sommario 19

MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

PC

Come eseguire il backup dei datisegue Da pagina 18

to a fronte di ripetute scritture. Anche i supporti ottici

sono da evitare, a causa della scarsa persistenza dei

dati nel tempo e la difficile e lenta (ri)scrittura.

Negli ultimi anni è calato molto il prezzo dei NAS

(Network Attached Storage): sono dei contenitori di

dischi che si collegano alla rete di casa o dell’ufficio,

si raggiungono da ogni PC in rete e tra le loro funzioni

hanno anche quella di “deposito dei dati”, spesso con

sistemi di backup in locale e in cloud già configurati e

pronti all’uso. I NAS consumano molta meno corren-

te di un PC, possono quindi rimanere sempre accesi

permettono di condividere i dati su tutti i dispositivi di

casa, dai computer alle Smart TV . L’altra caratteristica

importante dei NAS è la possibilità di contenere più

dischi gestiti in Raid:, il guasto (può succedere) di uno

solo dei dischi all’interno i dati permette il recupero di

tutti i dati sfruttando dati ridondanti presenti negli altri

dischi. Oggi un NAS di livello, Synology o Qnap, può

costare circa 300 euro dischi inclusi ed è il miglior in-

vestimento che si possa fare in una casa che ambisce

ad essere minimamente “smart”.

Nella migliore delle condizioni la personale politica di

backup andrebbe gestita con almeno due dispositivi: i

paranoici della salvaguardia dei dati comprano anche

hard disk di marca diversa per evitare che prodotti

dello stesso lotto produttivo, nel caso di piccoli difetti

o problemi, possano rompersi contemporaneamente.

Non si pensi infine che i dati presenti nelle cartelle

dei servizi di cloud storage (Google Drive, Dropbox

e simili) sono al sicuro. Lo sono, ma esiste comunque

un rischio: l’attacco di un criptolocker li renderà infatti

tutti inaccessibili, e solo un lavoro da certosini ne per-

metterà il recupero, uno ad uno. Vale la pena di aver-

ne una copia offline, basta aggiungere quella cartella

al programma di backup

Come fare un buon backupSi è capito: il backup è un’operazione importante e

deve essere fatta con regolarità, ma è anche neces-

sario capire anche quale può essere la modalità di

backup migliore perché da questa scelta dipende

anche il modo in cui i dati possono essere ripristinati

più o meno facilmente nel caso di problemi.

La modalità più completa è quella di fare un backup

integrale del sistema operativo con tutti i programmi

installati, detto anche “immagine”: in questo modo, in

caso di problema serio (dopo un attacco ransomwa-

re è bene reinstallare da zero il sistema operativo),

si può ripristinare tutto il computer. Questo tipo di

backup è utile farlo subito prima e subito dopo aver

eseguito un aggiornamento importante del sistema,

e può essere usato insieme al backup dei soli dati

per un ripristino totale del PC. Il backup classico in-

vece salva solo i dati degli utenti: in caso di problema

grave il computer andrà reinstallato partendo dal di-

sco di ripristino o dalla partizione di ripristino e solo

dopo si potrà fare il ripristino dei dati messi da parte

in tutta sicurezza. E’ importante tener presente che

molti dati delle applicazioni si trovano al di fuori delle

classiche cartelle Documenti e Desktop: a prescin-

dere dal sistema operativo usato fare il backup del

profilo intero è una buona procedura.

E’ bene ricordare poi che molti dati sono memorizzati

anche dentro ogni smartphone o tablet, ma in questo

caso, a seconda della casa produttrice e del sistema

operativo, sono disponibili variati strumenti per fare

il backup da usare in caso di emergenza. Attenzione

però: se al posto di utilizzare servizi cloud per fare il

backup di uno smartphone o di un tablet siete soliti

fare il backup sul computer, è bene ricordarsi che è

necessario integrare anche questo backup nella nor-

male procedura di salvaguardia dei dati.

Ultimo dettaglio, ma non meno importante è l’auto-

mazione. Fare il backup dei dati in modo manuale

porta ad una fine sola: dimenticarsene dopo averlo

fatto due o tre volte, e a questo punto diventa inutile.

Diventa fondamentale importante trovare un sistema

che faccia le operazioni di salvataggio dati in modo

automatico, oppure segnarselo sul calendario con gli

avvisi ad ogni scadenza.

Un backup fatto non è detto poi che sia valido e utiliz-

zabile, ed è buona norma ogni tanto (indicativamente

una volta al mese) fare il recupero di qualche file a

caso, innanzitutto per capire come si fa a recuperare

il dato e poi per essere certi che questa copia sia

realmente utilizzabile. Fare pratica quando non si è

nel panico perché è stato tutto perso è molto istrut-

tivo ed utile.

I programmi per fare un buon backupPer MacOs c’è Time Machine, integrato in ogni Mac,

che lavora in silenzio e se si ha un disco esterno col-

legato (USB o un NAS con il protocollo AFP supporta-

to da Apple) Time Machine fa un backup di tutti i file

modificati ogni ora, operazione questa che permette

di tornare indietro in maniera molto granulare nel

tempo recuperando tutto quello che serve. Il sistema

mantiene in storico un backup ogni ora per le ultime

24h, uno al giorno per un mese e uno alla settimana

fino a quando non riempie il disco di backup, poi can-

cella i più vecchi: il backup comprende anche tutte le

app installate e le impostazioni di sistema, nel caso

in cui si debba reinstallare il Mac o passare ad un

nuovo Mac.

La procedura di installazione, infatti, prevede che si

possa fornire il disco di Time Machine per avere il si-

stema esattamente uguale a come era prima. L’inter-

faccia di Time Machine è semplice e di rapido utilizzo,

e chi ha un Mac non deve far altro che appoggiarsi a

questo ottimo sistema integrato oltretutto gratuito.

Se si vuole fare anche la copia intera del sistema, un

vero clone, SuperDuper, altra applicazione gratuita,

permette la copia completa del disco, senza dover

spegnere il Mac. Il risultato è un disco che può essere

usato anche come disco di partenza nel caso in cui

si voglia sostituire un vecchio disco con uno nuovo

oppure nel caso il disco interno di guasti.

Per Windows 7 c’è l’utility Windows Backup, anch’es-

sa di serie nel sistema, che fa il backup su un disco di

rete o comunque su un disco esterno e permette di

salvare e recuperare il singolo file o l’intero sistema,

anche partendo dal DVD di installazione di Windows.

La pianificazione di questo backup è settimanale.

Per recuperare i file eventualmente persi o sovra-

scritti, nel caso di Windows 10, esiste una comoda

funzione chiamata Cronologia File, che deve essere

attivata manualmente e che gestisce il backup quasi

come Time Machine.

Un software alternativo, gratuito e molto valido è

Veeam Endpoint Backup: basta registrarsi sul sito,

scaricare e installare il programma e un semplice wi-

zard provvede a configurare il backup e a creare un

CD di ripristino in modo tale che si possa avviare il PC

da quel disco per procedere poi con il recupero dei

dati dell’intera macchina.

Per fare le immagini complete a freddo di qualunque

computer, indipendentemente dal Sistema Operati-

vo, si possono usare True Image (a pagamento) o

CloneZilla (gratuito, ma più complicato): per entrambi

viene creato un relativo CD di avvio che, una volta

inserito nel drive, avvia la procedura di backup chie-

dendo all’utente dove si vogliono salvare i dati.

Il backup è importante, è bene farlo regolarmente

e soprattutto ogni tanto va verificato recuperando

qualche file a caso. Se si lascia il backup in posti che

potrebbero essere oggetto di furto, è bene criptare

il disco con una buona password: nessuno (o quasi)

potrà accedervi in caso di sparizione.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

FOTOGRAFIA

Gratuita la Google Nik Collection Il colosso di Mountain View fa un regalo agli appassionati di fotografia: è acquistabile gratuitamente la Nik Collection, consistente nei 7 plugin prodotti da Nik Software (acquisita da Google nel 2012 assieme alla sua celebre app Snapseed), in precedenza venduti a 150 dollari. Utilizzabili con Photoshop, Lightroom e Aperture (quest’ultimo in ambiente Mac), i 7 plugin sono: Analog Efex Pro, per simulare gli effetti delle pellicole ana-logiche; Color Efex Pro, che migliora la resa cromatica e la gestione del colore; Silver Efex Pro, per ottimizzare l’uso del B/N; Viveza, filtro utile a con-trollare la vividezza dei colori; HDR Efex Pro, per l’alta gamma dinamica; Sharpener Pro, che migliora la nitidez-za dell’immagine in post-processing; Dfine, per ridurre il rumore di fondo. La Nik Collection è scaricabile gratui-tamente (con possibilità di ottenere il rimborso per chi nel 2016 l’abbia comprata) a questo indirizzo. Motivo del “regalo”? La volontà di Google di spostare il suo business fotografico sulle applicazioni mobile, come Google Photo e Snapseed.

di Dario RONZONI

P resentata la nuova bridge ad alte

prestazioni di casa Sony, che va

ad affiancare la sorella RX10 II. La

RX10 III si caratterizza immediatamente

per una lente ad ampio range, molto

spinta sul versante tele: l’obiettivo Zeiss

Vario-Sonnar T* 24-600mm equivalente

f/2.4-4 copre infatti un’escursione foca-

le impressionante, che va ad aumentare

esponenzialmente la versatilità della

fotocamera, dal moderato grandangolo

fino al supertele.

Il sensore è lo stesso CMOS da 1” mon-

tato sulla RX10 II, in grado di scattare

foto a 20 Megapixel. Come ormai tradi-

zione Sony, è però il versante video a

offrire gli spunti

più interessanti:

oltre al 4K, la

fotocamera può

filmare video in

super slow mo-

tion fino a 40

volte più lenti

del rate stan-

dard. In HFR

(high frame rate)

la RX10 III offre

la possibilità di scegliere tra 960, 480

e 240 fps. Migliorata l’ergonomia gene-

rale, con l’introduzione di un’impugna-

tura più salda e di tre ghiere separate

per messa a fuoco, zoom e apertura. La

connettività è infine garantita dalla pre-

senza di Wi-Fi e NFC. Il prezzo previsto

per il nuovo gioiellino giapponese è di

circa 1.500 dollari e il debutto nei nego-

zi è fissato per maggio.

FOTOGRAFIA Arriverà a maggio nei negozi, con un prezzo previsto pari a circa 1500 dollari

Sony Cyber-shot RX10 III, zoom esageratoNuova bridge high-end con lente dall’enorme escursione focale e capacità video al top

di Gaetano MERO

Vodafone Kippy è il primo disposi-

tivo del famoso brand di telefonia

pensato per gli amici a 4 zampe

che entra a far parte della famiglia Vo-

dafone Internet Of Things. Grazie al lo-

calizzatore GPS e ad una sim integrata

l’accessorio, compatibile con tutti i col-

lari fino a 2,5 cm di altezza, comunica

la posizione esatta del nostro animale

allo smartphone così da non perderlo

mai di vista.

È possibile monitorare l’attività di cani

e gatti attraverso l’applicazione dedi-

cata Kippy for Vodafone già disponibile

gratuitamente per iOS ed Android.

Tramite visualizzazione su mappa sa-

premo il luogo e la direzione in cui si

trova il nostro fidato amico e qual è

la distanza da percorrere per andarlo

a recuperare. È possibile inoltre usu-

fruire, grazie all’app, della funzione di

geofence che permette di creare un

recinto virtuale entro il quale siamo

sicuri che l’animale possa scorrazzare

liberamente, se varca tali confini verre-

mo avvisati tramite notifiche.

Vodafone Kippy ha in realtà anche

funzioni da wearable, sempre tramite

applicazione consente infatti di con-

trollare in tempo reale i parametri vitali

e lo stato di attività del proprio anima-

le, se sta correndo o giocando, se si è

addormentato e quante calorie ha con-

sumato fino a quel momento. Inoltre,

potremo impostare degli obiettivi da

fargli raggiungere, analizzandone quo-

tidianamente progressi e trend di com-

portamento e ricevendo una consulen-

za continua e personalizzata su come

migliorare il suo stato di salute, molto

utile per quegli animali che devono ad

esempio seguire un particolare regime

alimentare.

L’accessorio è robusto, costituito da

una scocca antiurto in acciaio e velcro,

e impermeabile per reggere alle mille

acrobazie dei nostri animali. Vodafone

Kippy misura 6 cm x 3,5 cm x 2 cm, è

utilizzabile su animali con un peso cor-

poreo di circa 5 kg, è dotato di batteria

ricaricabi-

le tramite

micro USB

che ga-

r a n t i s c e

un’autonomia di 2 settimane in moda-

lità GPS, con aggiornamento posizione

ogni qu attro ore, e 20 giorni in moda-

lità geofence.

Il prezzo di vendita stabilito per Voda-

fone Kippy è di 99,99 euro, a cui va

aggiunta la quota per il servizio neces-

sario al suo funzionamento attivabile

su una sim Vodafone, seguendo i vari

step dall’applicazione ufficiale, al costo

di 5 euro ogni 28 giorni (le prime 4 set-

timane sono incluse). Ogni cliente po-

trà attivare sul proprio numero un solo

servizio Vodafone Kippy.

GADGET L’accessorio indossabile si aggancia al collare e monitora l’attività di cani e gatti

Vodafone Kippy: wearable per gli amici a 4 zampeVodafone Kippy è un dispositivo con GPS per sapere sempre dove si trova il nostro animale

La bottiglia di vino è Wi-FiLa Kuvée Bottle, opera di una startup di Boston, è costituita da un guscio esterno a forma di classica bottiglia, dotato di Wi-Fi e di un’etichetta-display touch, e da una cartuccia metallica inseribile alla base della bottiglia con-tenente il vino. La cartuccia comunica col display dando informazioni su vino, gradazione, quantità disponibile, ecc. Al momento sono disponibili 48 eti-chette di 12 cantine acquistabili trami-te il touchscreen della bottiglia. Il prezzo del di-spositivo è 200 dollari, quello delle cartucce varia in base alla tipologia di vino.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

Citroen pronta a vendere 1000 E-Mehari all’annoLa leggendaria fun car rinata in versione moderna ed elettrica è già ordinabile in Francia Tolti gli incentivi costa 18.700 euro ai quali va aggiunto il canone di noleggio batterie di Massimiliano ZOCCHI

Presentata al Salone di Ginevra, Citroen E-Mehari è pronta per le strade francesi. La piccola 4 posti elettrica è una riedizione della sto-rica auto non destinata all’uso quo-tidiano, quanto piuttosto a contesti particolari. È proposta al pubblico per 25.000 euro, che al netto degli incentivi francesi per la mobilità so-stenibile diventano 18.700. Il prez-zo non include il costo delle batte-rie, che sono a noleggio, e fornite da Bollorè (l’azienda del car sha-ring torinese) che non vende mai i suoi accumulatori ma li offre con canone mensile di 79 euro. In alter-nativa, Citroen offre la possibilità di un leasing della durata di 49 mesi, che al costo di 299 euro mensili tutto compreso, anche le batterie, per un costo totale di 14.651 euro. Al termine dei 4 anni il cliente po-trà decidere cosa fare. Secondo il gruppo PSA il target sarà di ven-dere circa 1000 E-Mehari all’anno. Ha in dotazione 30 kWh di batte-rie, sufficienti per un range mas-simo di 200 km NEDC, e non ha nessun tipo di ricarica rapida. Con una presa da 16 ampere (anche domestica) sono necessarie 8 ore di ricarica, 13 ore se ci si collega a 10 ampere. Non è comunque una limitazione dato che non è certo un mezzo destinato agli spostamenti a lungo raggio, anche se gli interni sono resistenti alla pioggia...

di Massimiliano ZOCCHI

I l Comune di Milano ha dato il via libera

all’installazione sul territorio comunale

di 12 colonnine di ricarica rapida, for-

nita da Nissan, ed integrate nel circuito

E-moving, proposta di A2A dedicata ai

mezzi elettrici. I punti di ricarica, che do-

vranno essere installati e attivati in tem-

po per la finale di Champions League del

prossimo maggio, si aggiungeranno a

quelli già esistenti di A2A, che però ad

oggi sono solo in corrente alternata, per

cui a ricarica lenta per molti veicoli. Le

nuove colonnine saranno invece in DC,

con la capacità di caricare una vettura

fino all’80% in soli 30 minuti. In un colpo

solo Milano si assicurerebbe più punti di

ricarica fast di quelli che ci sono in tutta

Italia oggi. Secondo le parole dell’AD di

Nissan Italia, Bruno Mattucci, la collabo-

razione tra Nissan e il Comune di Milano

nasce con la missione di sviluppare ulte-

riormente la mobilità elettrica nel capo-

luogo lombardo, e a lungo termine risol-

vere il problema dei blocchi del traffico,

dato che le auto elettriche possono sem-

pre circolare. Nissan, che è anche part-

ner della UEFA, metterà a disposizione

degli sponsor associati un parco di oltre

100 veicoli a emissioni zero in occasione

della finale di Champions League, che si

terrà il 28 maggio proprio a Milano.

Le colonnine daranno un ottimo suppor-

to a questi mezzi, considerato che in 30

minuti possono offrire circa 200 km di

range percorribile. Al termine dell’even-

to le colonnine resteranno ovviamente

a disposizione dei cittadini, e utilizzabili

con la normale tessera di abbonamento

ad E-moving di A2A.

AUTOMOTIVE Punti di ricarica installati in tempo per la finale di Champions League a maggio

Nissan e A2A: a Milano arriva la rete di ricarica fastLe colonnine saranno fornite da Nissan e integrate nel network esistente E-moving di A2A

di Massimiliano ZOCCHI

L a notizia principale del keynote

Tesla Motors è che Model 3 esiste

davvero, non solo un rendering o

un progetto sulla carta, ma un’auto vera,

che ha fatto il suo debutto sul palco cali-

forniano. E lo ha fatto con tutte le carat-

teristiche che Elon Musk ha sempre pro-

messo: 350 km di autonomia, al costo di

35.000 dollari. Ma Musk ha già aggiunto

dei particolari interessanti. Model 3 avrà

già a bordo tutto l’hardware necessario

per supportare il Tesla Autopilot (che

probabilmente verrà offerto come op-

tional) e avrà accesso alla rete di rica-

rica SuperCharger. Per il momento non

è stato svelato molto altro sulla vettura,

se non che può ospitare comodamente

5 adulti, ha i massimi livelli di sicurezza,

e a prima vista non sembra affatto l’au-

to super cheap che molti avevano pa-

ventato, quanto piuttosto una versione

ridotta della Model S. Anche gli interni

somigliano alle sorelle più grandi, con

design minimal, e enorme touchscreen

al centro, questa volta però con orienta-

mento orizzontale. La mancanza di detta-

gli temuta per raggiungere un prezzo più

AUTOMOTIVE Preorder iniziati il 31 marzo negli store Tesla, “fioccano” le prenotazioni

Tesla Model 3 arriva a fine 2017 a 35.000$ L’auto forse più attesa di sempre: 350 km di autonomia e pronta per Autopilot e SuperCharger

competitivo a prima vista non c’è, anche

se potranno esserci modifiche da qui al

2017, quando inizierà la produzione. Tut-

tavia è improbabile che alcuni particolari,

come il tetto interamente in vetro, pos-

sano essere sostituiti. I fortunati invitati

all’evento hanno potuto fare un giro di

prova, per cui i modelli presenti erano

100% funzionanti, con una accelerazione

da 0 a 100 in 6 secondi.

I preorder sono iniziati il 31 marzo negli

store Tesla in tutto il mondo, completa-

mente a scatola chiusa senza aver mai

visto nemmeno una foto leaked. Tuttavia

questo non ha scoraggiato una marea

di appassionati, vecchi e nuovi, e sono

numerosi gli store che hanno visto for-

marsi code di centinaia di persone. Sul

palco Elon Musk ha parlato di 115.000

pre-ordini effettuati nelle prime ore, nu-

mero ovviamente destinato a lievitare

con l’apertura degli ordini anche online

(sono già 300.000). Oltre ogni più rosea

aspettativa dello stesso Musk, anche se

i sondaggi parlavano chiaro: l’interesse

mondiale è elevato.

Nello showroom italiano di Milano nella

mattinata erano già alcune decine gli or-

dini effettuati, mentre come lecito aspet-

tarsi in California ci sono state le scene

più incredibili, con anche 500 clienti in

fila, con sedie, tende, sacco a pelo...

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Mirko SPASIANO

Windows 10 Mobile ha esordito ufficialmente a

novembre sui Lumia 950 e 950 XL e, rispetto

ad allora, fortunatamente è maturato molto. Il

Lumia 650, quindi, ha fatto il suo debutto su un terreno

decisamente più fertile, alimentato da diversi aggiorna-

menti cumulativi che ne hanno migliorato le prestazioni

e la godibilità generale. Senza indugiare oltre, andiamo

al sodo: com’è questo Lumia 650?

Microsoft lo ha annunciato appena poche settimane fa

e lo ha presentato come un business-phone. In molti

si sono chiesti il perché di questa scelta, dato che non

supporta Continuum, né tantomeno Windows Hello,

ossia il protocollo di autenticazione mediante sensori

biometrici. Le motivazioni che abbiamo trovato, essen-

zialmente sono tre: ha un design davvero elegante che

cattura l’attenzione, non costa un occhio della testa e

non è fatto per il gaming. Ma andiamo con ordine.

Qualità costruttiva e design da primo della classeIl primo pensiero che ci è venuto in mente quando lo

abbiamo visto per la prima volta è stato: “ma siamo

sicuri che a Redmond non abbiano confuso i disegni

ed i progetti di questo 650 con quelli dei flagship?”.

Esteticamente, il Lumia 650, soprattutto nella colorazio-

ne nera che abbiamo avuto in prova è davvero accat-

tivante: la cornice in alluminio gli dà quel tocco in più

a dir poco inaspettato per uno smartphone in questa

fascia di prezzo. Tutto sommato, sembra un incrocio

ben riuscito tra il suo predecessore (il Lumia 640) ed

un iPhone 5, ove la somiglianza con quest’ultimo deriva

proprio dalla cornice metallica. Quest’ultima è interrotta

da due inserti in plastica in corrispondenza della porta

micro USB per la ricarica ed il trasferimento dati e del

jack per cuffie. Questo particolare design, non solo non

TEST Dopo i top di gamma, è il turno del business-phone di casa Microsoft. Il modello 650 è tra i Lumia più belli di sempre

Lumia 650, il “medio” che fa il primo della classeLo smartphone si caratterizza per una qualità costruttiva sorprendente per la fascia di prezzo a cui viene proposto

disturba, ma evita anche che si possa graffiare la corni-

ce quando, ad esempio, dovessimo cercare di inserire

il cavo dati al buio o senza guardare.

Il Lumia 650 è sottilissimo, con il suo spessore da 6.9

mm, e leggerissimo: pesa solo 122 grammi. Quando

l’abbiamo rimosso dalla confezione ci siamo chiesti se

la batteria fosse inserita. Sì, perché il retro è protetto da

una cover intercambiabile il policarbonato, rimuovendo

la quale si accede alla batteria da 2000 mAh, che è

appunto rimovibile e sostituibile, ed agli slot per la SIM

(nano) e la microSD. Per quelli che se lo stessero chie-

dendo, no, la cover non scricchiola e restituisce una

discreta sensazione di solidità. Soltanto facendo ap-

positamente pressione sulla parte centrale della back

cover, cede in maniera quasi impercettibile. Lo spazio

di archiviazione interno è raddoppiato rispetto a quello

del suo predecessore e si attesta a 16 GB, di cui circa

12,5 sono effettivamente disponibili, ed è accompagna-

to da 1 GB di RAM. Sul lato destro si ritrovano il con-

sueto bilanciere del volume ed il tasto di accensione.

Chi ha provato un flagship Lumia sentirà senz’altro la

mancanza del tasto dedicato alla fotocamera. I tasti di

navigazione sono virtuali e ben gestiti dal sistema ope-

rativo: per richiamarli a seguito della visualizzazione di

qualche contenuto a tutto schermo, è sufficiente uno

swipe verso l’alto dal bordo inferiore dello schermo.

Lo schermo OLED è uno dei punti di forzaVeniamo adesso ad uno dei pezzi forti di questo smar-

tphone: lo schermo. Si tratta di un 5 pollici con risolu-

zione HD (1280 x 720 pixel, che corrispondono ad una

densità di 297 ppi), che per quanto non abbia una riso-

luzione stellare, è un OLED Clear Black protetto da un

pannello Gorilla Glass 3. I colori sono ben tarati, ma con

schermate completamente bianche e angoli di visuale

non proprio diretti, il display tende a virare leggermen-

te verso il celeste. Si può, però, limitare questo effet-

to intervenendo sul profilo colore dalle impostazioni:

Impostazioni > Funzionalità aggiuntive > Profilo coloriI neri sono profondissimi, il contrasto e gli angoli di vi-

suale sono ottimi e lo schermo è davvero luminoso: tut-

to ciò porta ad un’ottima esperienza di visualizzazione

in tutte le condizioni di illuminazione (anche all’aperto),

grazie al trattamento Clear Black ed al sensore di illu-

minazione ambientale molto reattivo. Resta il fatto che

si tratta di un display con risoluzione HD e che, pertan-

to, avvicinandosi a circa 15 centimetri dallo schermo, si

comincia a distinguere la matrice pentile. Ottima anche

la schermata Glance, che consente di visualizzare a

schermo spento orario, data ed i badge di notifica già

impostati per la schermata di blocco: con uno schermo

segue a pagina 24

lab

video

Microsoft Lumia 650NON CI SONO CONTINUUM E WINDOWS HELLO, MA È DAVVERO UN BUSINESS-PHONE

239,00 €

Se siete costantemente alla ricerca dell’app o del gioco del momento questo smartphone non fa per voi. Se invece cercate un fido compa-gno per un uso un po’ più “sobrio”, il Lumia 650 è davvero un’ottima scelta. Ad addolcire la pillola c’è un design che cattura l’attenzione (con tanto di cornice in alluminio), uno schermo OLED e una discreta fotocamera in buone condizioni di illuminazione al giusto prezzo. La linea 6xx dei Lumia si conferma tra le migliori proposte sul mercato come rapporto qualità/prezzo, purché sappiate a cosa andate incontro con uno smartphone Windows.

COSA CI PIACECOSA NON CI PIACE

Peso e spessore davvero contenutiCornice in alluminio e schermo OLEDBuon rapporto qualità/prezzo

La mancanza di applicazioniLe prestazioni con i giochi più impegnativiFoto “rumorose” in condizioni di illuminazione avverse

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 7 9 8 8 88.0

23

MAGAZINEn.58 / 123 NOVEMBRE 2012

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

OLED, poi, è davvero il matrimonio perfetto, per via del

consumo ridotto di batteria. Manca, però, il doppio tap

per risvegliare il dispositivo dallo standby e, forse, si po-

teva fare di meglio con il rivestimento anti-impronte. Sia

chiaro, non è nulla di preoccupante, ma quando i neri

sono così profondi, le ditate si notano di più.

Il processore è un passo indietro rispetto al passato? L’apparenza ingannaQuando è stato annunciato, c’è stato molto clamore sul-

la scelta da parte del colosso di Redmond di animare

questo Lumia 650 con lo Snapdragon 212, che è l’offer-

ta base di gamma di Qualcomm. Sì, perché il suo prede-

cessore montava uno Snapdragon 400, ovvero un pro-

cessore appartenente alla fascia medio-bassa. Quello

che molti non sanno, però, è che lo Snapdragon 200 ed

il 400, presentati entrambi nel 2013, sono davvero simili

(entrambi quad core da 1,2 GHz). Senza entrare troppo

nel merito, possiamo sintetizzare dicendo che le uniche

differenze realmente significative tra questi sono che il

secondo supporta le reti LTE e la registrazione di video

in 1080p, oltre ad una GPU leggermente più potente.

Lo Snapdragon 212, quad core da 1,3 Ghz, ha superato

questo gap, poiché offre il supporto alle reti 4G ed alla

registrazione video in Full HD. È ben lontano dall’essere

un concentrato di potenza, ma si esprime decisamente

meglio su Windows 10 Mobile di quanto non faccia il Lu-

mia 640: l’apertura delle app ottimizzate per Windows

10 è rapida, mentre si riscontra qualche schermata del

tipo “Sto caricando” con l’apertura “a freddo” di diverse

app scritte per Windows Phone 8.1 - come ad esempio

WhatsApp - anche se durano circa un secondo; se le

app sono in background, invece, la ripresa delle opera-

zioni è quasi sempre istantanea.

Dove c’è stato un leggero passo indietro è sulla GPU. Se

il vostro pane quotidiano sono i giochi, il Lumia 650 non

è la scelta che fa per voi - senza contare, poi, l’arcinoto

problema dell’app-gap che contraddistingue lo store

della piattaforma mobile di casa Microsoft. Con buone

probabilità, qui non troverete “il gioco del momento”

se non dopo lunghe attese, spesso quando è ormai

passato di moda. Veniamo, quindi, a quanto abbiamo

anticipato in apertura: questo è un business-phone nel

senso che è il compagno ideale per chi fa un uso “serio”

del proprio smartphone. Il Lumia 650, dà il meglio di sé

per i servizi di messaggistica (Skype su tutti, che, come

abbiamo visto nella panoramica completa di Windows

10 Mobile, è integrato direttamente nel sistema operati-

vo), la gestione delle mail, la visualizzazione e la modi-

fica al volo dei documenti e l’uso ricreativo con i social

network - già se ci si spinge oltre, ad esempio, con la

gestione delle pagine su Facebook, si fatica non poco

con l’app nativa ed è consigliato utilizzare il browser.

Ciò non vuol dire, però, che non ci si possa concedere

qualche momento di svago con i vari Candy Crush, anzi.

Soprattutto gli ultimi due capitoli della saga, che sono

app universali - scritte appositamente per Windows 10

- girano benissimo e non scaldano affatto il telefono, an-

che dopo sessioni prolungate. I problemi cominciano a

sorgere con titoli un po’ più impegnativi, come Asphalt

8: Airborne, dove i dettagli sono scarsini e si perde qual-

che frame.

Batteria non male, ma non fa miracoli La ricezione è buonaL’altro grande argomento di dibattito che ha accompa-

gnato il debutto del Lumia 650 ruotava intorno alla sua

batteria: 2.000 mAh, a fronte dei 2.500 del Lumia 6040,

sono parsi davvero troppo pochi. Purtroppo qui non si

può far altro che constatare che il 650 dura meno del

suo predecessore. Attenzione, però, perché comunque

il risultato che porta a casa non è affatto da buttare:

con la rete 4G sempre attiva (in una zona non coperta

benissimo, che di media ha 2 tacche), uso abbastanza

intenso di WhatsApp e Skype, navigazione occasionale

su Edge, telefonate della durata complessiva di poco

oltre la mezz’ora e utilizzo saltuario di diverse app di

news, si copre l’intera giornata - con il Wi-Fi, le prospet-

tive migliorano leggermente. Il merito è da attribuire

al tanto bistrattato Snapdragon 212, ben ottimizzato e

con consumi contenuti anche in 4G, ed allo schermo

OLED, che si sposa alla perfezione con il tema scuro

di Windows 10 Mobile. Il telefono difficilmente scalda e

quando lo fa, diventa poco più che tiepido: la cornice

in alluminio aiuta a distribuire bene il calore e rende

l’impugnatura dello smartphone sempre piacevole. A

proposito di Wi-Fi, però, è bene segnalare che il Lumia

650 non supporta il Wi-Fi ac, per cui dimenticate pure

la banda da 5 GHz. A completare il quadro della con-

nettività ci sono Bluetooth 4.1, NFC e GPS GLONASS,

tutti ampiamente affidabili. La ricezione è discreta e, a

dispetto di altri smartphone che abbiamo avuto modo

di testare, consente la navigazione in internet anche

quando il segnale è davvero basso.

Fotocamera dai due volti Promossa di giorno, rimandata di seraIl modulo della fotocamera principale è da 8 megapixel;

l’obiettivo non è a marchio Carl Zeiss e ricalca fedel-

mente le specifiche del suo predecessore: lunghezza

focale da 28 mm e f/2.2 di apertura. Non ha né stabiliz-

zazione ottica e né tantomeno un tasto fisico dedicato

alla fotocamera e, pertanto, non è un sensore Pureview.

Le fotografie scattate in modalità automatica, con la fun-

zionalità Rich Capture sempre attiva, non sono affatto

male in buone condizioni di illuminazione, soprattutto

se si considera il prezzo di questo smartphone.

Per chi non lo sapesse, il Rich Capture è una modalità

di scatto composito che consente all’utente di modifi-

care il livello di esposizione post-scatto. Utilizzandolo

in combinazione con il flash, a valle dello scatto si può

scegliere se tenere il risultato col flash, quello senza

o tutti i possibili scenari intermedi: in questo modo,

ad esempio, si può ottenere un’immagine che abbia i

soggetti in primo piano illuminati dal flash e lo sfondo

con colori naturali, e così via. Cominciamo col dire che

il Lumia 650 scatta foto singole velocemente, ma può

accusare un po’ di fatica con diversi scatti rapidi in suc-

cessione. La messa a fuoco automatica è abbastanza

rapida, ma in alcune situazioni particolari, come quan-

do siano presenti soggetti in movimento, può risultare

problematica. Di norma, i colori sono ben riprodotti e le

immagini scattate in buone condizioni di illuminazione

offrono un discreto livello di dettaglio. In alcune circo-

stanze, però, si possono riscontrare delle immagini con

tonalità un po’ troppo calde (soprattutto al chiuso), ma

dato che si verifica occasionalmente, potrebbe essere

dovuto proprio al Rich Capture. La musica cambia, inve-

ce, quando l’illuminazione è scarsa: l’immagine è piutto-

sto rumorosa e talvolta si può riscontrare anche qualche

fastidioso artefatto nelle porzioni più scure. Nonostante

lo Snapdragon 212 supporti la registrazione di video in

Full HD, il Lumia 650 si ferma al 720p a 30 frame per

secondo (ciò ci lascia sperare che potrebbe essere in-

trodotto in futuro con un aggiornamento firmware), in

maniera perfettamente analoga alla fotocamera fronta-

le. Si tratta di un modulo da 5 megapixel con apertura

f/2.2 che restituisce selfie di ottima qualità in ambienti

ben illuminati, ma che vede un progressivo peggiora-

mento con la diminuzione della luce ambientale. Pur-

troppo manca la possibilità, lato software, di utilizzare

lo schermo come flash, che avrebbe potuto alleviare in

qualche misura questa problematica.

TEST

Microsoft Lumia 650 in provasegue Da pagina 23

I NOSTRI SCATTI DI PROVA clicca le immagini per l’ingrandimento

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torna al sommario 25

MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Andrea ZUFFI

Aparte i “top di gamma” di Barcellona, non sono

molte le novità che si affacciano sul mercato dei

dispositivi Android. Ma LG propone uno smartpho-

ne che fa del design un punto di distinzione, nel bene

o nel male, a seconda dei gusti personali. È indubbio

però che l’utilizzo dell’alluminio per forgiare un dispo-

sitivo di fascia media associato a un’interfaccia utente

personalizzata, plasmabile e ricca di gesture rendono

LG Zero un prodotto piuttosto interessante. Con “Zero”

il produttore coreano continua un percorso di ricerca

stilistica che ha già prodotto in passato smartphone un

po’ fuori dagli schemi (e.g. la curvatura del Flex) e vari

modelli con i tasti per il volume e l’accensione sul dorso.

LG Zero, che compete nel segmento medio del mercato

con Samsung A5, Asus Zenfone Max e Huawei P8 Lite

si fa così notare per la sottile silhouette ma anche per la

sporgenza, a nostro avviso un po’ eccessiva, del blocco

che comprende l’obiettivo della fotocamera principale,

il flash LED e il già citato gruppo dei tasti fisici. Tra le

specifiche tecniche di questo smartphone, uscito a fine

dello scorso anno a un prezzo di listino di 299 euro e

che si trova ora in circolazione intorno ai 200 euro, spic-

ca il processore quad-core a 1,2 GHz, RAM da 1,5 GB e

memoria interna da 16 GB espandibili fino a 32 GB con

micro SD. La fotocamera principale è da 13 MP mentre

quella frontale ha risoluzione pari a 8 MP e apertura

f/2.0 come il top di gamma G4.

Fotocamera sporgente Croce e delizia tra funzionalità e lookRiportando le prime impressioni avute nel maneggiare

i 154 grammi di questo LG Zero non ci si può esimere

dall’esprimere le sensazioni contrastanti che emergono

dall’estetica. Da un lato la scocca in alluminio e la qua-

lità costruttiva trasmettono un’idea di robustezza e stile

TEST LG Zero è uno smartphone Android che fa del design il suo tratto distintivo, a parte la “stonatura” della fotocamera sporgente

LG Zero in prova: anche l’occhio vuole la sua parteIl display e il processore quad-core si comportano al meglio. Buona l’autonomia e la qualità degli scatti, ma solo di giorno

distintivo, che possono in parte giustificare il prezzo di

vendita; lo spessore è di 7,4 mm e i bordi sono stondati

sia nella parte posteriore della scocca che sul davanti ai

lati del display dove si raccordano al vetro Gorilla Glass

3 a 2,5D. D’altro canto però è un vero peccato che il

blocco della fotocamera sporga così tanto. Oltre a sna-

turare il profilo estetico complessivo esso rialza e rende

instabile il dispositivo quando si trova appoggiato sulla

scrivania: ogni volta che si tocca con il dito una porzione

laterale dello schermo il telefono oscilla . Non tutti i mali

vengono per nuocere però, la stessa sporgenza man-

tiene infatti rialzata l’area che ospita lo speaker (a destra

del flash LED) favorendo la diffusione dei suoni proprio

quando il dispositivo si trova appoggiato su superfici

regolari. Curiosa la scelta del produttore di lasciare in

bella vista le viti sul bordo superiore e inferiore dello

chassis. Abbandonando le considerazioni prettamente

estetiche e passando a descrivere l’esperienza d’uso

va detto che l’impugnatura è molto comoda sia per di-

gitare che in conversazione, grazie proprio alla scelta di

spostare dai bordi al retro i tasti di accensione/sblocco

e quelli del volume. La posizione è molto funzionale e

consente gesti naturali con l’indice e già dopo qualche

ora di utilizzo se ne sente la mancanza se si torna a

uno smartphone convenzionale. Durante lo standby ai

tasti del volume sono assegnate funzioni rapide: con un

doppio click sul tasto Vol+ si attiva QuickMemo, mentre

con Vol- si attiva “al volo” la fotocamera.

Il tasto sul retro non è l’unica possibilità per sbloccare

LG Zero. Se il piccolo ma ben visibile led lampeggiante

posto in alto a destra a fianco della fotocamera fronta-

le e dei sensori di luminosità e prossimità richiama la

nostra attenzione, è sufficiente un doppio tap in qua-

lunque punto dello schermo per attivarlo. Knock On

funziona egregiamente, anzi è una scorciatoia essen-

ziale quando il telefono e appoggiato su tavoli, mobili

o mensole visto che il tasto fisico di attivazione di trova

sul retro della scocca.

LG Zero esegue Android Lollipop 5.1.1 con UX 4.0, l’in-

terfaccia grafica sviluppata da LG per migliorare l’espe-

rienza utente. Oltre a varie personalizzazioni visive l’in-

terfaccia offre alcune soluzioni software che mirano a

semplificare l’interazione con il dispositivo come Knock

Code un valido metodo per lo sblocco dello schermo

che consiste nel registrare, al posto di una password,

segue a pagina 26

lab

video

LG G ZEROLIFE IS GOOD

299,00 €

Pur non essendo ai primi posti per quote di mercato nella classifica dei produttori di smartphone, LG presenta sempre al pubblico dispostivi con una propria identità, convincenti per design e qualità costruttiva, votati alla semplicità d’uso grazie a un set completo di funzioni e “gestu-re” efficaci e salvatempo. “Zero” non fa eccezione. Sul piano estetico stona un po’ la sporgenza della fotocamera posteriore, anche se nel-l’uso quotidiano i tasti fisici posti sotto all’obiettivo della stessa si rivelano estremamente comodi e funzionali. Il display da 5 pollici appaga la vista ed è molto reattivo al tocco rendendo LG Zero uno smartphone di fascia media con un buon rapporto tra prezzo e qualità. La fotocamera da 13 Mpx scatta egregiamente a patto che le condizioni di luce siano ottimali. LG vizia poi gli amanti dei selfie integrando un sensore frontale da 8 Mpx, lo stesso dei propri top di gamma. L’autonomia è uno dei punti di forza del dispositivo e le prestazioni sono interessanti nonostante il processore e la RAM non siano da primato. Quel che conta è il risultato e il produttore coreano lo ha centrato: “Zero” offre un’esperienza d’uso sempre fluida a dimostrazione he è possibile trovare il giusto equilibrio tra performance e consumo energetico.

COSA NON CI PIACEAutonomiaFotocameraPrestazioni

Sensore di luminosità poco reattivoDesign scocca posteriore

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 7 8 8 87.9

COSA CI PIACE

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torna al sommario 26

MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

una sequenza di tocchi in differenti quadranti del di-

splay. Tra le altre funzioni “custom” di LG merita di es-

sere citato QSlide che consente di aprire alcune appli-

cazioni in contemporanea in una sorta di multi-window.

Event Pocket (immagine qui sopra) invece permette di

arricchire il calendario trascinando al suo interno imma-

gini, testo, appunti ed altri elementi.

Tutte le icone delle app nel drawer hanno uno stile

personalizzato e possono essere ulteriormente mo-

dificate tramite il download di pacchetto aggiuntivi da

SmartWorld, il market di LG per app, giochi, suonerie,

e temi. La personalizzazione non si ferma qui e arriva

addirittura all’area dei tasti di navigazione presenti nel-

la parte inferiore di tutti gli screen. Oltre ai tre tasti per

accedere al menu delle app, aprire il mustitasking e per

il ritorno, LG permette di aggiungere altri pulsanti per

accedere rapidamente ad esempio a Quick Memo o

Qslide. Il File Manager di LG (qui sotto) è essenziale ma

molto efficace e consente l’accesso rapido ed intuitivo

alle cartelle di Video, Documenti e Musica. Con il tasto

Tutti i file si arriva alla visualizzazione classica di tutte

le cartelle del file-system. Sempre dall’app File Mana-

ger è possibile il collegamento rapido, tramite account

personale, al servizio LG Cloud o ad altri diffusissimi si-

stemi di storage online come Dropbox, Google Drive e

Microsoft OneDrive. LG Zero dispone sia della tastiera

qwerty virtuale a 5 righe (con i numeri quindi sempre

presenti sulla riga superiore) che la tastiera “old style” 3

x 4. Infine, per chi ama addormentarsi con le trasmissio-

ni FM, è presente l’app Radio con il timer per program-

mare l’autospegnimento.

Il 5 pollici che ama prendere il sole Il display di LG Zero ha una diagonale di 5 pollici, dimen-

sione ormai sdoganata come “standard” per gli smar-

tphone multimediali. Con una risoluzione HD 1280 x

720 pixel e una densità di 293 ppi questo schermo con

tecnologia IPS a 16 milioni di colori permette di guarda-

re foto, filmati e videogame con un buon angolo di vi-

sione e una resa qualitativa soddisfacente. E grazie alla

tecnologia In-Cell la reattività percepita durante l’uso

del touchscreen è ottima. I colori non sono eccessiva-

mente brillanti e saturi ma va ricordato che si tratta di

un prodotto di fascia media. La luminosità intrinseca del

pannello da 400 NIT è molto buona e permette un’ec-

cellente visibilità anche in esterni con pieno sole. Va

però segnalato che il sistema di rilevazione della luce

ambientale che si dovrebbe occupare della regolazione

automatica non sempre funziona a dovere e quando lo

fa è comunque piuttosto lento. Man mano che si prende

confidenza con lo smartphone si può convivere senza

problemi con questa lentezza ma in alcuni casi è neces-

sario intervenire togliendo l’automatismo e aggiustando

manualmente la luminosità. Tale regolazione per fortu-

na può essere fatta in modo agevole perché il controllo

si trova nell’area delle notifiche proprio sotto alle icone

per l’accesso rapido alle funzioni principali.

Ottimizzare è un’arteIl cuore pulsante di LG Zero è lo Snapdragon 410, un

processore quad-core da 1,2 GHz con architettura Arm

v7 a 64-bit, coadiuvato da una GPU Adreno 360 e una

RAM da 1,5 GB. Il sistema è molto fluido e sempre pia-

cevole da utilizzare nonostante le specifiche di livello

medio. La RAM non è molta e di certo inferiore rispetto

ad altri prodotti analoghi ma la resa generale non sem-

bra risentirne. LG Zero, per come è stato progettato,

può vantare una soluzione che predilige l’attenzione

ai consumi senza mancare di una potenza adeguata

a supportare l’utilizzo medio e anche qualche momen-

to di stress, cui reagisce senza particolari esitazioni. Il

punteggio ottenuto dai test con Antutu Benchmark 6

rivelano un ranking che lo posiziona non proprio tra i

top di gamma ma con un rispettabile punteggio che

supera quota 28000. La connettività è 4G Cat.4 con

una velocità massima teorica vicina ai 150 Mbit al se-

condo. Non manca il Bluetooth 4.1 Low Energy e il Wi-Fi

con protocolli b/g/n e il supporto per il DLNA. Assente

invece la sezione radio NFC. Nulla da segnalare poi

sulla qualità dell’antenna GPS/Glonass che aggancia i

satelliti e fornisce sempre la posizione sul globo con la

massima tempestività.

Ottima la fotocamera, ma solo di giornoLa fotocamera è una di quelle caratteristiche che ormai

si danno per scontate su qualsiasi smartphone anche

se spesso non ci si aspettano grandi risultati se non

da dispositivi di fascia alta. Il sensore principale di LG

Zero da 13 MP con apertura f/2.2 si comporta invece

molto bene è permette di immortalare i momenti mi-

gliori con immagini di ottima qualità dalla risoluzione

massima di 4160 x 3120 pixel, a condizione che la lumi-

nosità dell’ambiente sia buona. L’app di gestione della

fotocamera, seppur con un’interfaccia un po’ scarna,

sa svolgere adeguatamente i compiti per cui è stata

creata. La messa a fuoco è automatica a 9 punti e l’app

supporta il riconoscimento del volto. La modalità au-

tomatica regola sempre al meglio bilanciamento del

bianco e gli ISO e non mancano altri modi di scatto tra

cui HDR, Panorama, Autoscatto, Scatto al “cheese” e

Scatti multipli. Le immagini possono essere modificate

immediatamente dopo lo scatto grazie alla presenza

di un semplice ma utile photo-editor. Di notte le cose

cambiano un pò: le fotografie senza flash sono accet-

tabili ma sono caratterizzate da una certa avvertibile

dose di rumore e il flash LED, non molto potente, riesce

a illuminare soltanto i soggetti in prossimità dell’obiet-

tivo. Meglio cimentarsi di giorno e scattare al buio o

in penombra soltanto quando non si hanno dispositivi

migliori a portata di mano. A sorprendere invece è la

fotocamera frontale con apertura dell’obiettivo f/2.0 e

in grado di catturare immagini con risoluzione 3624 x

2448 pixel (8 MP), la stessa del top di gamma LG G4. La

dotazione tecnica, la risoluzione e le gesture per il con-

trollo a distanza dell’otturatore sono un punto forte, ca-

pace di dare una marcia in più a LG Zero rispetto ai suoi

competitor per fascia di prezzo. Per farsi un autoritratto

da soli o in compagnia con LG Zero non è necessario

toccare il touchscreen: basta chiudere e aprire la mano

tenendola di fronte all’obiettivo per visualizzare un bre-

ve conto alla rovescia cui segue la cattura del selfie.

Aprendo e chiudendo due volte la mano invece la fo-

tocamera cattura quatto immagini in rapida sequenza

per dare più chance all’utente di cogliere l’attimo per-

fetto, specialmente se si tratta di selfie di gruppo. Sul

versante delle videoriprese entrambe le fotocamere

registrano a 1080p . a batteria non removibile agli ioni

di litio di LG Zero ha una capacità di 2050 mAh, suffi-

cienti a mantenere in funzione lo smartphone per l’in-

tera giornata e senza arrivare a sera troppo “tirati”. Da

segnalare una particolarità dell’indicatore del livello di

carica rimane pee troppo tempo sul 100% prima di ini-

ziare a calare, dando un’aspettiva poco realistica circa

la reale durata complessiva di una ricarica. L’autonomia

rimane comunque uno dei punti interessanti di questo

dispositivo, i cui progettisti hanno saputo bilanciare in

modo sapiente le prestazioni del processore con un

uso oculato dell’energia.

TEST

LG Zerosegue Da pagina 25

I NOSTRI SCATTI DI PROVA clicca le immagini per l’ingrandimento

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MODELLO 730-1 redditi 2007

Stato

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa cattolica

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Assemblee di Dio in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Evangelica Luterana in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Comunità Ebraiche Italiane

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FIRMA

Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

genziantrate

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto FAGGIANO

C i sono persone che sono riuscite a catalogare

la bontà della riproduzione sonora di un telefo-

no: sono opinioni rispettabili, ma spesso basa-

te sul semplice ascolto di musica MP3, in streaming

o di iTunes. Solo pochi smartphone erano in grado

di riprodurre anche musica Flac ma nessuno aveva

ancora osato tanto quanto LG, che con il suo V10 ha

realizzato un vero riproduttore musicale per file in alta

risoluzione, dato che è in grado di riprodurre non solo

i migliori Flac a 192 kHz/24bit, ma addirittura i rari file

DSD fino a 5,6 MHz. Una caratteristica unica tra gli

smartphone attualmente in commercio. Considerato il

prezzo reale di vendita di questo smartphone, ormai

ben sotto ai 600 euro, l’oggetto diventa altamente

competitivo verso quei riproduttori musicali Hi-Res,

che spesso costano di più e svolgono solo quella

funzione. Qui invece abbiamo uno smartphone di alto

livello che ha tutte le migliori caratteristiche di uno

smartphone e inoltre è anche riproduttore musicale.

L’unica controindicazione potrebbe essere la grande

quantità di memoria necessaria per l’archiviazione

della musica, ma potendo aggiungere una micro SD

card con memoria aggiuntiva, il problema è risolto.

In questa prova non ci occupiamo delle molte altre

funzioni del V10, che sarà oggetto di un altro test più

approfondito nella sua funzione di smartphone.

Qualità audio da vero riproduttore musicaleCome abbiamo anticipato, questo smartphone può

vantare un sofisticato convertitore audio ESS Sabre

in grado di affrontare con ottimi risultati musica ad

alta risoluzione nei formati Flac o addirittura DSD

fino a 5,6 MHz, una caratteristica pressochè unica

nella categoria. Quindi abbiamo svolto un’attenta

sessione di ascolto dello smartphone con musica

Flac e DSD, utilizzando i pregevoli auricolari in do-

tazione e una prestigiosa cuffia Technics EAH-T700.

Gli auricolari sono chiamati Quad Beat hanno il corpo

metallico e portano la firma “Tuned by AKG”, come

dire che dovrebbero essere già nettamente migliori

rispetto alla media degli auricolari in plastica forniti

in prima dotazione.

TEST Sembra uno smartphone di ultima generazione, ma dietro le apparenze si nasconde un vero riproduttore musicale

LG V10, il player hi-end travestito da smartphoneUn prodotto capace di riprodurre musica flac e addirittura DSD con un convertitore ESS Sabre. Lo abbiamo ascoltato

Infatti le prestazioni sono già inte-

ressanti usandoli per la riproduzione

musicale. Agli auricolari è anche de-

dicata una posizione del DSP audio

attivabile sul telefono. La musica esce

in buona forma già da questi pregevoli

auricolari, non ci sono bassi profondi

ma l’insieme è gradevole e mai fasti-

dioso. Inoltre ogni brano viene subito

identificato con la sua codifica e la fre-

quenza di campionamento, con chiara

indicazione sul display.

Il vero salto di qualità si ha usando

le cuffie Technics, qui la musica rag-

giunge livelli sinora sconosciuti per un

telefono, riuscendo a restituire anche

dinamica e dettaglio degni di un nor-

male sistema stereo. La riproduzione

è molto neutrale e dettagliata, senza

particolari impostazioni sonore ma re-

stituendo fedelmente il contenuto del-

la registrazione. L’utente potrà quindi scegliere anche

cuffie di gran livello secondo i propri gusti personali

e senza il pericolo di avere sprecato denaro. Forse è

difficile rilevare la differenza tra i migliori brani Flac a

192 kHz e i file DSD, ma

probabilmente è colpa

del ristretto numero di

questi ultimi che impedi-

sce di fare un confronto

diretto. Unico punto de-

bole è il livello di pres-

sione sonora raggiun-

gibile, perché per un

buon ascolto bisogna

andare molto vicino al

valore massimo del vo-

lume e di conseguenza

la durata della batteria

potrebbe risentirne. Comunque il V10 è pienamen-

te promosso dal punto di vista dell’ascolto, chi usa

lo smartphone per ascoltare la musica lo dovrebbe

tenere in seria considerazione anche rispetto ai mi-

gliori smartphone sul mercato. Speriamo che anche

gli altri costruttori, Apple in prima fila, possano trarre

buon consiglio da quanto realizzato da LG e seguirne

le orme, la musica ringrazia.

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

di Roberto FAGGIANO

P er molti è sempre una sigla misteriosa: il DAB. Ma

la radio Digital Audio Broadcasting o per meglio

dire la Digital Radio, pur essendo patrimonio di

pochi ascoltatori, i più attenti ai progressi della tecnolo-

gia, è senza dubbio il miglior modo di sentire la radio.

Infatti tutti accendiamo la radio in casa e in automobile

e malediciamo disturbi, scariche e interferenze varie

che ci negano un ascolto nitido dei programmi prefe-

riti. Con la Digital Radio questi problemi non ci sono e

la ricezione è sempre corretta e pulita non appena il

segnale ha un livello sufficiente. Sono vantaggi che si

ascoltano soprattutto in automobile, dove la normale

ricezione FM è spesso disturbata da palazzi, reti elet-

triche, colline, gallerie o semplicemente dalla perdita

di segnale da un trasmettitore. Con la Digital Radio

non succede nulla di tutto questo, anche perché la

frequenza di trasmissione per ogni emittente è unica

su tutto il territorio nazionale e il ricevitore passa auto-

maticamente da un trasmettitore all’altro. Si potrebbe

obbiettare che ormai tutte le stazioni radio sono rice-

vibili anche sul web, ma in questo caso per l’ascolto

in mobilità si dovrebbe consumare il traffico dati che è

spesso molto limitato.

La copertura: molto è stato fatto ma c’è ancora da fareLa copertura della Digital radio in Italia, ovvero le zone

del Paese nel quale è possibile ricevere le trasmis-

sioni, non è ancora completa ma si sta sempre più

diffondendo. Poche settimane fa è stata approvato un

piano di assegnazione delle frequenze per estendere

la copertura del segnale a buona parte del territorio

calabrese e siciliano per colmare in tempi brevi le

ultime lacune nella ricezione sul versante tirrenico.

Questo vuol dire avere a disposizione le frequenze e

poter attivare i trasmettitori da parte dei diversi con-

sorzi, dando la possibilità di trasmettere in digitale

anche a tante radio locali. Rimane ancora indietro la

parte meridionale adriatica a causa dei conflitti di rice-

zione con le emittenti radio-tv che arrivano dall’altra

parte del mare Adriatico: qui mettere insieme tutte le

esigenze è molto complesso e i tempi non sono facil-

mente definibili.

Inizialmente la copertura del territorio della Digital Ra-

dio era limitata a parte della pianura padana occiden-

tale, all’Alto Adige e sulla dorsale dell’autostrada del

Sole fino a Roma. Ma poi la copertura ha guadagnato

TEST Ecco come e dove ascoltare la Digital Radio, la ricezione radio che elimina i disturbi della modulazione di frequenza

Guida al DAB: la radio digitale non è più sperimentaleTanti i contenuti esclusivi, ma la copertura del territorio italiano non è ancora completa, ma si sta sempre più diffondendo

rapidamente porzioni sempre più ampie del territorio

con una ricezione ottimale in gran parte dell’Italia

settentrionale e centrale. Sono coperte le dorsali tir-

renica e adriatica fino alle regioni centrali, ma con la

prospettiva di arrivare fino in Calabria da un lato e fino

alla zona di Foggia sull’altro; in previsione entro bre-

ve tempo anche la copertura dell’asse Napoli-Bari e

della variante di valico sull’Appennino tosco-emiliano.

Attualmente sono già coperti dal segnale circa 5.000

km della rete autostradale italiana, non per nulla il

64% dell’ascolto della Radio Digitale avviene in auto-

mobile. In alcune zone del Paese la ricezione Digital

Radio è migliore rispetto alla normale FM perché la

propagazione della Digital Radio sfrutta le riflessioni

di montagne e colline sommandone i segnali, mentre

la radio analogica trae solo disturbi e limitazioni dal-

l’andamento orografico molto movimentato di gran

parte d’Italia. Tuttavia se il trasmettitore è molto lon-

tano dal luogo di ricezione bisognerà sfruttare un’an-

tenna esterna perché quelle a stilo integrate nelle

radio potrebbero non essere sufficienti.

Il Trentino Alto Adige è l’isola felice della Digital radio:

qui sono iniziate le prime trasmissioni regolari, qui la

copertura del territorio è praticamente completa (sia-

mo al 98% del territorio, comprese le gallerie stradali)

e qui c’è una vasta scelta di emittenti, non solo italia-

ne. Nella provincia di Bolzano le trasmissioni sono cu-

rate dall’azienda locale RAS che fa capo alla Provincia

autonoma di Bolzano e diffonde diversi mux che con-

tengono, oltre alle radio locali e nazionali, anche pac-

chetti di radio tedesche per meglio soddisfare la po-

polazione di lingua tedesca. Nella provincia di Trento sono presenti i circuiti radio nazionali, i mux diffusi

dalla RAS (nella zona settentrionale della provincia) e

un mux dedicato alle radio locali che possono usare

la tecnologia digitale grazie alla collaborazione del-

la Provincia autonoma di Trento. Anche in Piemonte,

Umbria, Lazio e Campania esistono ulteriori consorzi

locali che allargano l’offerta di ricezione Digital Radio.

Nelle zone di confine della Lombardia è possibile rice-

vere le emittenti Digital Radio svizzere.

segue a pagina 30

Copertura ClubDAB Italia Copertura generaleIn rosso le aree da coprire entro il 2016

RAI ClubDAB Italia EuroDab Italia

Rai Radio1 Kc1-6 Test Radio Italia SMI

Rai Radio2 M DUE O Radio Orbital

Rai Radio3 M DUE O DANCE

Radio Padania

Rai Radio 4Light

R 101 RTL 102.5

Radio 24 RTL Best

Rai Radio 5Classic

Radio Maria RTL Groove

Rai Radio 6 Teca Radio Radicale RTL Guardia Costiera

Rai Radio 7 Live RMALB.IA RTL ItalianStyle

RDS RTL Lounge

Rai Radio 8Opera

RDS Relax RTL Rock

Rai GrParlamento Capital RTL ViaRadio

Rai Isoradio Capital Funky Radio Vaticana

Capital Music

Deejay

Le trasmissioni della Digital Tadio sono gestite da tre consorzi che trasmettono ciascuno un pacchetto di emittenti

Page 30: APRILE 016 Tesla e i venti Canone RAI: ecco Perché Amazon non … · 2016-10-22 · il modulo per richiedere l’esenzione dal ca-none RAI che dal prossimo luglio verrà inse-rito

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MAGAZINEn.130 / 164 APRILE 2016

I servizi, tante radio e alcune esclusiveLe trasmissioni della Digital Tadio sono gestite da tre

consorzi che trasmettono ciascuno un pacchetto di

emittenti, complessivamente le stazioni ricevibili su

gran parte del territorio nazionale sono al momento una

quarantina ma la copertura non è perfettamente unifor-

me: per esempio la Rai ha trasmettitori anche in Sicilia,

zona al momento non raggiunta dagli altri operatori.

Peccato che ultimamente l’ente pubblico abbia - in ma-

niera inspiegabile - praticamente arrestato i suoi piani

di espansione della copertura, perfino nelle zone dove

è già stata autorizzata a trasmettere. L’offerta RAI si

articola su due diversi mux, oltre ai tre canali nazionali

Radio1, Radio2 e Radio3 si aggiungono quelli che una

volta erano i canali della filodiffusione, recentemente

rinominati: Radio4Light diffonde musica leggera, Ra-

dio5 Classic trasmette musica classica, Radio6Teca

ripropone storiche registrazioni di avvenimenti di va-

ria natura tratte dall’immenso patrimonio delle Teche

Rai, Radio7Live trasmette eventi musicali e di attualità

in diretta mentre Radio8Opera trasmette musica operi-

stica. Poi ci sono le emittenti di servizio Isoradio e GR

Parlamento. Il consorzio Club DAB Italia riunisce altre

emittenti di varia programmazione, ma sempre preva-

lentemente musicali. Qui però troviamo anche Radio 24

TEST

Guida al DABsegue Da pagina 29

del Sole24ore, la religiosa Radio Maria, Radio Radicale

e la programmazione sperimentale su diversi generi

musicali dei sei canali KC Test. Poi troviamo importanti

stazioni nazionali come RDS, Radio Capital, M2O, Ra-

dio Deejay e l’albanese religioso R Malb Ia.

Il consorzio EuroDAB diffonde le emittenti del gruppo

RTL che sono al momento 10 e si differenziano per il

genere musicale o per l’aggiunta di servizi sul traffico

e sulla navigazione marittima. Si tratta di un’offerta

più mirata rispetto alle stazione diffuse in FM. Inoltre

troviamo altre radio come la politica Radio Padania, la

religiosa Radio Vaticana e le radio musicali Radio Italia

Solo Musica Italiana e Radio Orbital.

La ricezione in casa Si parte da 50 euro circaPer ascoltare la Digital radio in casa si può sceglie-

re tra decine di modelli con prezzi che partono da

meno di 50 euro, molti sono già dotati di Bluetooth

in modo da poter essere sfruttati anche per l’ascolto

musicale da smartphone.

La ricezione nelle grandi città coperte dal servizio

è generalmente molto buona, qualche problema

può nascere nelle zone dove i trasmettitori dei tre

consorzi sono posizionati in località diverse: qui può

capitate di ricevere bene un consorzio e male o per

nulla gli altri, di solito basta orientare l’antenna per

trovare un buon compromesso. Gli apparecchi per

ricevere la Digital Radio sono tutti di tipo digitale e

quindi hanno anche la funzione di sveglia e la possi-

bilità di memorizzare le stazioni preferite.

La ricezione in auto La digital radio dà il meglio di séLa ricezione della Digital Radio in mobilità è quella

che consente di ottenere i maggiori vantaggi rispetto

all’FM, tuttavia non sono molte le vetture che la mon-

tano come primo equipaggiamento e chi le offre come

accessorio in genere le fa pagare molto. Ci sono anche

autoradio del cosiddetto “after market”, cioè quelle da

montare in plancia nello spazio dedicato, ma ormai è

raro poter acquistare un’auto senza radio di serie se

escludiamo i modelli più economici. Un’alternativa

sono dei piccoli ricevitori che si possono aggiungere

alle radio montate di serie sulle vetture con qualche

anno sulle spalle: possono essere utili anche per la fun-

zione vivavoce con Bluetooth, un altro accessorio che

troppe case automobilistiche fanno pagare a parte. Il

tipo di radio montata di serie non sarà il criterio princi-

pale di scelta di un veicolo, tuttavia ci sono dei modelli

che offrono il DAB di serie pur senza essere ammira-

glie, almeno nelle versioni più accessoriate, per esem-

pio l’ultima generazione della Renault Twingo. Oppure

l’ultima versione della Toyota Prius e alcune versioni

di vetture del gruppo FCA che montano il sistema U

Connect come Fiat 500, 500L e 500X, Lancia Ypsilon.

Su altre vetture il tuner DAB è disponibile solo come

opzione con un costo di circa 200-250 euro, anche se

spesso è difficile determinare il costo esatto perché

viene inserita all’interno di pacchetti con altri accessori.

Inoltre si può richiedere sulle Audi A3, Skoda Octavia

e BMW serie 1, mentre la Digital Radio costa ben 308

euro per la Smart ForTwo.

di Roberto FAGGIANO

P resentazione in perfetta coinciden-

za per le ultime novità dei marchi

Onkyo e Pioneer, sintoamplificato-

ri Home Theater che si distaccano per

poche novità dai modelli che vanno a

sostituire. Per entrambi però fa il suo

esordio il nuovo sistema Fire Connect

della Black Fire e in fondo si tratta dei

primi passi comuni di due aziende che

sono ormai da più di un anno nello stes-

so gruppo di proprietà, e cioè Gibson

Innovation. Tornando a Fire Connect, le

indicazioni sono in verità poche, però

si parla di un protocollo wireless che

consente di trasmettere qualsiasi sor-

gente musicale (anche analogica) dal

sintoamplificatore a diffusori predisposti

collocati nelle altre stanze della casa,

diffusori che saranno disponibili nella

prossima estate. Non ci sono altri det-

tagli, ma probabilmente si tratta di un si-

stema simile al Music Cast

di Yamaha, destinato a un

pubblico che tiene molto

alle sorgenti musicali tra-

dizionali e vuole poterle

ascoltare in tutta la casa.

Per quanto riguarda Black

Fire possiamo ricordare

che anche i diffusori Omni di harman/

kardon, proprio destinati al multi-

room, usano tecnologie di questa

azienda ma non hanno mai usato il

termine Fire Connect. Questa tec-

nologia comunque sarà disponibile

solo dopo un aggiornamento softwa-

re che avverrà nei prossimi mesi. Per

quanto riguarda gli apparecchi vale

la pena accennare al nuovo Onkyo

TX-656 che ora monta il Google Cast

e ha un nuovo sistema di calibrazio-

ne automatica ancora più accurato

HI-FI Un nuovo sistema multiroom unisce le ultime novità dei due marchi giapponesi, da tempo insieme nella grande famiglia Gibson

Fire Connect è il multiroom che unisce Onkyo e PioneerLe indicazioni e i dettagli sono pochi, i diffusori per le altre stanze non ci sono ancora ma dovrebbero arrivare in estate

denominato Accu Reflex. Nuovo anche

il modello TX-NR555 con caratteristi-

che simili ma potenza leggermente

inferiore. Nella gamma Pioneer invece

i modelli nuovi sono tre, dall’economi-

co VSX-531 al più potente VSX-1131.

Quest’ultimo adotta un nuovo conver-

titore D/A della AKM, il 4458 capace

di raggiungere i i 384 KHz/32 bit, che

“casualmente” è lo stesso montato dai

nuovi Onkyo. Prezzi di listino ufficiali e

disponibilità per il mercato italiano non

ancora disponibili.