OSTEOPATIA E DOLORI MESTRUALI - Federfarma Varese

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Periodico bimestrale anno XV n°87 dicembre 2019 OMAGGIO DEL TUO FARMACISTA S a l u t e & b e n e s s e r e OSTEOPATIA E DOLORI MESTRUALI HIKIKOMORI: NUOVA ESPRESSIONE DEL DISAGIO GIOVANILE PREPARIAMOCI ALL’INVERNO IN TAVOLA L’ARRIVO DI UN NUOVO CUCCIOLO IN CASA SCARSA ESTENSIONE ED ESPANSIONE DEL PENE: DEFICIT DELL'EREZIONE LA MEMORIA E I RICORDI: NON SOLO SCIENZA ACIDO GLICOLICO PER UNA PELLE ELASTICA E LUMINOSA

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OMAGGIO

DEL TUO FARMACISTA

S a l u t e & b e n e s s e r e

OSTEOPATIA E DOLORI MESTRUALI

HIKIKOMORI: NUOVA ESPRESSIONE

DEL DISAGIO GIOVANILE

PREPARIAMOCI ALL’INVERNO IN TAVOLA

L’ARRIVO DI UN NUOVO CUCCIOLO IN CASA

SCARSA ESTENSIONE ED ESPANSIONE DEL PENE: DEFICIT DELL'EREZIONE

LA MEMORIA E I RICORDI: NON SOLO SCIENZA

ACIDO GLICOLICO PER UNA PELLE ELASTICA E LUMINOSA

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3 F A R M A C I A F I D U C I A

Come ogni anno arriva il momento della decisione difficile: vaccinarsi contro l’influenza o non vaccinarsi?L’influenza infatti è considerata dai più una banale forma patologica che ci

costringe a stare a letto qualche giorno e che, nella stragrande maggioranza dei casi, si risolve senza problemi, con l’utilizzo di semplici farmaci contro la febbre o per alleviare i sintomi spesso correlati, come la tosse, il catarro o il naso chiuso. Ma i dati statistici e scientifici sono molto meno ottimistici.Nel corso dell’anno 2018 si sono registrati oltre 8 milioni e mezzo di casi di influen-za, ai quali si devono aggiungere quelli non diagnosticati o non dichiarati.Le persone ricoverate in terapia intensiva per gravi complicazioni della sindrome influenzale sono state più di 800 e si sono registrati addirittura 198 decessi.In questo anno lo sforzo congiunto delle strutture sanitarie territoriali, sia Ospedali che servizi della ATS (ex ASL), dei medici di medicina generale, dei farmacisti e di tutti i sanitari operanti all’interno delle diverse strutture mira ad aumentare il livello del numero dei vaccinati, soprattutto tra coloro che per età, per malattia o per qualsiasi forma patologica che riduca le difese immunitarie, sono più esposti al contagio. Tra coloro per i quali la vaccinazione è fortemente consigliata vi sono anche i familiari di bambini piccoli che, come è risaputo, sono molto esposti al contagio e a contagiare chi vive loro vicino, anche perché lo scambio di baci e carezze rende ancora più facile la diffusione del virus.Come è stato scientificamente verificato per tutte le vaccinazioni storicamente importanti, difterite, tetano, vaiolo e poliomielite, la maggiore probabilità di estinguere una malattia si ottiene quando la vaccinazione è pressoché universale, somministrata cioè a tutta la popolazione.Grazie ai vaccini molte malattie sono dichiarate ufficialmente estinte nei paesi svi-luppati. Se vogliamo assestare un colpo decisivo anche al virus influenzale è neces-sario che il livello dei vaccinati salga dall’attuale 48% ad almeno il 75%, obbiettivo proposto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).Attualmente il vaccino messo a disposizione dal servizio sanitario regionale alle categorie a rischio, ed anche quello disponibile nelle farmacie, si è arricchito di una nuova formulazione “quadrivalente” che contiene quindi un ceppo di virus influenzale attenuato in più rispetto agli anni passati; questo permette di essere ancora più ottimisti rispetto alla protezione ottenibile dalla vaccinazione anti influenzale.Per i soggetti più a rischio viene messo a disposizione anche il vaccino anti pneu-mococcico che protegge dalle infezioni più comuni delle vie respiratorie.

Novembre andiamo, è tempo di vaccinare.Direttore Editoriale

On. Dott. Luigi Zocchi

Direttore ResponsabileGiovanni Nello Franchi

Direzione RedazioneFederfarma VaresePiazza Marsala, 4 - 21100 VareseTel. 0332 236164 - Fax 0332 [email protected]

CaporedattoreLuisa Nobili

Comitato di redazioneRachele AspesiGianluca Bonicalzi

Hanno collaborato a questo numero Alessandro G. Aspesi Fabio ColomboMonica De MichelisAlfredo GoddiSilvia MagnaniGiovanna MunariAlberto Roggia

Segretaria di redazione Giuliana Comolli

Progetto graficoGraffiti s.a.s.Via Montello, 65 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Art DirectorLorenza Borellini

PubblicitàGraffiti comunicazione d'impresaVia Montello, 65 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Anno XV - n° 87 dicembre 2019Copia Omaggio

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Graffiti EditoreROC - Registro Operatori di Comunicazione n° 13729Registrazione testata Tribunale di Varese n° 871 del 22/4/2005

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a febbraio nella tua farmacia.

Periodico bimestrale di salute & benessere

On. Dr. Luigi ZocchiPresidente Federfarma Varese

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Farmacia Fiducia augura a tutti i lettori Buon Natale

e Felice Anno Nuovo!

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4S A L U T E & B E N E S S E R E

UNA PAROLA DIFFICILE: LA NEUROPLASTICITÀ.Questo termine ha un centi-naio d’anni ed è molto sug-gestivo perché studia l’orga-nizzazione delle cellule ner-vose, i neuroni, ma soprat-tutto come i comportamenti

e le capacità individuali siano “modellati” nel tempo at-traverso nuove associazioni tra i collegamenti neuronali, chiamati sinapsi.Il concetto sembra difficile, ma non lo è: bisogna pen-

sare ad una sorta di allena-mento a cui sottoponiamo le cellule nervose attraverso l’uso della mente fino a ren-dere i collegamenti (le sinap-si) tra i neuroni migliori, con ottimi risultati sul pensiero e sulla memoria. Inizialmente

si pensava che solo in un cervello in via d’evoluzione come quello dei bambini si potesse ottenere un risultato positivo, ma in realtà dob-biamo renderci conto che ogni età della vita permette

un’evoluzione in tal senso, a seconda di come impostia-mo la nostra esistenza.Lo studio iniziò nel tardo 1700 dall’intuizione di Gia-cinto Malacarne che scoprì che negli animali sottoposti ad addestramento e stimola-

zioni ambientali si aveva uno sviluppo migliore di alcune parti dell’encefalo; ai nostri giorni questo concetto si è rafforzato e consolidato arri-vando a sostenere che i mec-canismi di rimodellamento

della mente sono presenti in qualsiasi età e per tutta la vita.Pensiamo anche a tutte le fasi del vivere, con cambiamen-ti improvvisi, gioie e dolori: l’adattamento costituisce la base di ogni apprendimento

e del recupero dopo il dan-no cerebrale: la riabilitazione a seguito di un “incidente” al sistema nervoso si basa proprio su questa incredibile e sottovalutata caratteristica umana.

Continuiamo il nostro “viaggio della memoria” parlando di neuroplasticità e di come siano state studiate le cellule nervose e le loro connessioni per comprendere meglio i sofisticati meccanismi del ricordo e della memoria.

La memoria e i ricordi: non solo scienza.Seconda parte.

Dott.ssa Luisa NobiliFarmacista

”MEMORIE NEL VERDE” DI ARMANDO CORTESE

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5 F A R M A C I A F I D U C I A

Su questo affascinante pre-supposto si è sviluppato il concetto di apprendimento in età adulta ed avanzata e, di conseguenza, le possibi-lità di recupero attraverso la riabilitazione dopo gravi eventi neurologici.

ERIC KANDEL E LA CON-SERVAZIONE DELLA ME-MORIA.Eric Richard Kandel è nato nel 1929 a Vienna dove ha vissuto fino a quando, per le leggi razziali nel 1939, si è trasferito negli Stati Uniti con la famiglia.Sono gli anni trascorsi sotto il regime nazista che lo hanno spinto ad interessarsi ai mec-canismi della mente ed alle contraddizioni nei compor-tamenti umani. In particolare la persistenza della memoria nei reduci dei campi di ster-minio; egli stesso ricorda nei minimi particolari gli eventi traumatici della guerra anche se li ha vissuti a 9 anni. A questo proposito va riassun-to gli anni delle persecuzio-ni naziste con una celebre frase:”Come può una società educata, raffinata, che prima ama la musica di Mozart e Beethoven cadere nella bar-baria più cieca, perseguitan-do ed uccidendo?”.Dopo gli studi letterari ed essersi laureato ad Harvard ha iniziato ad interessarsi alla psicoanalisi ed in seguito alla biologia che diventerà la sua vera passione. Gli studi pres-so il laboratorio del dottor Grunfest lo porteranno ad in-teressarsi al cervello umano, fino a laurearsi in Medicina e a studiare i meccanismi della memoria allora sconosciuti. L’ippocampo, l’area del cer-vello deputata alla memoria, è stata analizzata non solo come insieme di cellule, ma come connessioni tra le cel-lule e qui riprendiamo il con-

cetto iniziale di neuroplastici-tà. Potremmo sintetizzare la ricerca incessante del Profes-sor Kandel con una semplice domanda: ”Come fanno i neuroni a parlarsi? In termi-ni biologici qual è la natura dell’emozione, dell’empatia, del pensiero e della coscien-za?”. Ed ancora: le connes-sioni tra le cellule nervose possono essere” plasmate” dall’esperienza? Secondo Kandel lo studio meramente scientifico de-ve essere affiancato dalla psicoanalisi, in modo da ar-ricchire da un punto di vista umanistico la sua ricerca.

LO STUDIO DELLA LUMA-CA MARINA E DELLA PSI-CHIATRIA.Per capire il cervello umano, il dottor Kandel parte da un cervello semplicissimo, quello della lumaca di ma-re o Aplysia, le cui cellule nervose sono simili a quelli umane, pur avendone in nu-mero infinitamente minore ovvero poche grandi cellule. Studiare un animale sempli-ce può svelare meccanismi universali comuni anche ad organismi complessi. La col-laborazione con un medico esperto di fisica, il dottor Tauc, si rivelerà vincente: le loro entusiasmanti ricerche hanno portato a brillanti ri-sultati, sempre studiando la lumaca di mare: la memo-ria è il risultato della conti-nua evoluzione, grazie alla plasticità, delle sinapsi che fanno comunicare tra loro le cellule nervose.Gli studi sulla memoria han-no fruttato nel 2000 al Pro-fessor Kandel il Premio No-bel per la Medicina.

UN GENIO SA PARLARE SEMPLICEMENTE.Da un’intervista del Prof. Kandel, tuttora vivente, vi

riporto alcune sue interes-santi considerazioni: la me-moria, dice il Professore, è la modalità che ci permette di conservare la conoscenza all’interno del nostro cervel-lo, l’apprendimento è inve-ce ciò che ci permette di ac-crescere la conoscenza. Per questo siamo ciò in virtù di quello che abbiamo impara-to e che ricordiamo. La vita in Occidente si è allungata, ma accanto alla prospettiva di una vita più lunga trovia-mo un misterioso fantasma: il Morbo di Alzheimer che si esprime minacciando una vita senza memoria, capo-volgendo ciò che abbiamo di più caro e cioè i nostri ricordi ed i nostri rappor-ti con gli altri. In futuro si avranno soluzioni eccellenti, raggiungendo la cura ideale con una terapia consolidata, dice il Professor Kandel. La nuova scienza della men-te vuole avvicinarsi con ri-spetto al mistero della co-scienza e all’interrogativo più grande: il modo in cui si raggiunge nel corso degli anni l’unicità della propria personalità. Per tenere vi-va la memoria ed il ricordo bisogna essere vivi nella vita, partecipi all’esistenza degli altri, leggendo, par-lando, ricordando le can-zoni e le poesie imparate a memoria un giorno lontano sui banchi di una scuola ele-mentare. Ancora il Professor Kandel consiglia di dedicar-si al volontariato, uscendo da se stessi e dalla rigidità senza sbocchi di una vita incentrata su se stessi e sui propri disturbi presunti o re-ali: nella bella stagione cam-minare nel verde apprezzan-do tutto quello che la natura ci regala... insomma una vita generosa per ricordare ed allenare la nostra mente in modo sereno e positivo.

La memoria e i ricordi: non solo scienza.

NUTRI LA TUA MEMORIANutri la tua memoria variando il più possibi-le l’alimentazione, non fossilizzandoti nelle co-mode abitudini.Alcuni consigli:• Il pesce azzurro in particolare lo sgombro, ricco di Omega-3 nutre il cervello e protegge il cuore.• Condire con olio di oli-va, ma ricordarsi anche dell’olio di semi di lino sempre per l’apporto in Omega.• Il magnesio, utilissimo come minerale riequi-librante presente nella banana, avocado, cioc-colato fondente.• Le noci, scrigno di mi-nerali: tre al giorno.• La colina, poco cono-sciuta, sostiene la comu-nicazione tra le cellule cerebrali. La troviamo nelle uova, forse l’ali-mento più semplice e a portata di mano.Di tutto un po’ per man-giare volentieri e con appetito!

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E' una patologia che insorge frequentemente verso i 25-40 anni di età, inizialmente con piccoli disturbi erettili e della sensibilità talora sottovalutati dal paziente, ma se non curata può causare gravi deficit erettili.

Scarsa estensione ed espansione del pene: deficit dell'erezione.

DISTURBI RIFERITI DAL PAZIENTE.All'inizio la sintomatologia, talora già a 20-25 anni di età, è veramente lieve, mol-to sfumata, pure episodica e non costantemente pre-sente, per cui il pa-ziente sottovaluta spesse volte il di-sturbo: sensazione di fastidio o dolo-rini al pene, formi-colii o parestesie al glande, calo di desiderio sessuale, modifica della sen-sibilità del glande, od un'eiaculazione precoce, ma altre volte compare un difficoltoso man-tenimento della rigidità del pene. Solo successiva-mente, magari an-che dopo diversi mesi, tali disturbi si fanno più evi-denti e diventano costanti, tanto da allertare il paziente che purtrop-po non sempre si rivolge tempestivamente al pro-prio Medico di Famiglia o allo Specialista urologo/andrologo, ipotizzando che tutto dipenda da stress e pure sperando che tutto possa rientrare nella norma,

oppure cercando soluzioni navigando in internet per una terapia “fai da te”con risultati ben immaginabili.Da segnalare che non ci so-no deviazioni dell'asse del pene ciòè incurvamenti vari,

né il pene tende a ridursi in lunghezza, ed il paziente palpandosi il proprio orga-no genitale non riscontra nulla di anomalo, non es-sendoci placche o aree in-durite all'interno del pene, come avviene in una diversa patologia che è l'induratio penis plastica.

CAUSE DI INSORGENZA DELLA PATOLOGIA. Si tratta di uno stato di fi-brosi che può colpire sia la tunica o guaina di rivesti-mento, chiamata albuginea, dei due corpi cilindrici ca-

vernosi del pene, sia anche il setto mediano che separa i due corpi cavernosi: ciò viene a determinare dal la-to clinico-sintomatologico una scarsa espansibilità ed estensione dei corpi caver-nosi stessi, con evidente ostacolo per una corretta tumescenza del pene, per

cui il processo di erezione è scarso, deficitario e pertan-to giudicato non soddisfa-cente per il paziente stesso ma pure per la coppia. At-tualmente vari studi clinici e istoimmunologici indicano

che le cause sono e s s e n z i a l m e n t e due: alterazioni autoimmunitarie e microtraumi al pene ripetuti nel tempo, anche se non avvertiti dal paziente stesso, per cui ne conse-gue l'insorgenza di un processo i n f i ammator io -vasculitico che comporta una pro-liferazione di fibro-blasti e disorganiz-zazione della fibre collagene, con la insorgenza di aree di fibrosi spesso plurifocali a carico dei corpi cavernosi

e del setto.L'incubazione di tale pato-logia è generalmente lunga e senza disturbi al pazien-te ed il decorso clinico è sempre imprevedibile, tanto che lunghi periodi di quie-scenza e stabilizzazione del processo fibrotico possono lasciare spazio a rapide riac-

Prof. Alberto RoggiaPrimario Emerito di Urologiawww.profroggia.it

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censione con conseguente evoluzione della patologia.Tutto ciò indica come la dia-gnosi precoce sia utile in quanto è possibile la gua-rigione totale se la terapia specifica è instaurata nelle prime fasi della malattia.

DIAGNOSI.Il medico specialista An-drologo o l'Urologo, par-ticolarmente esperto nelle malattie andrologiche, è sempre in grado di accer-tare se i disturbi lamentati dal paziente abbiano una causa organica, anche se il fattore psicologico è fre-quentemente presente: in questi casi di riferita scarsa tumescenza peniena la visi-ta andrologica, accanto alla precisa raccolta anamnesti-ca e l'esame obbiettivo cli-nico generale, prevede l'ac-curata palpazione del pene e delle sue strutture ana-tomiche consentendo già allo specialista di formulare una fondata diagnosi di pre-sunta patologia fibrotica. La visita specialistica riveste quindi un ruolo di massima importanza ed è il primo anello del percorso diagno-stico che verrà consigliato e prescritto: nella visita an-drologica lo specialista non solo riscontra la presenza di fibrosi, ma ne segnala le sedi, in quanto questa pato-logia è spesse volte plurifo-cale e cioè a carico di varie aree del corpo cavernoso, o del setto. Tali dati saranno di immensa utilità quando verranno riferiti allo specia-lista esperto in ecografia ed elastografia per una valuta-zione anzitutto globale del pene, ma soprattutto “mi-rata” sulle aree segnalate dall'andrologo.E' ben intuibile da parte del lettore come la scar-sa elasticità prodotta dalle

aree fibrotiche possa essere valutata esclusivamente con esami diagnostici, come la elastosonografia, che ac-certino il grado di elasticità del tessuto e ne valutino il grado espresso in Kpa, oltre che le dimensioni delle aree patologiche.E' noto come da qualche anno l'elastografia, sempre abbinata all'ecografia, tro-vi ampia applicazione nel processo diagnostico di varie patologie di fegato, mammella, tiroide, prosta-ta, ecc... mentre solo più recentemente, ed in centri altamente specializzati, ha

trovato razionale colloca-zione come esame di indi-scussa e primaria importan-za nella diagnostica delle disfunzioni erettili e della fibrosi in particolare. Infatti la imaging color-doppler e l'ecocolordoppler penieno “dinamico”, forniscono utili dati inerenti l'emodinamica peniena, valutando se sussi-ste un'insufficienza arterio-sa od un patologico mecca-nismo venoso-occlusivo, ma non sono in grado di giudi-care l'elasticità dei tessuti e quindi valutare fibrosi nei suoi aspetti dimensionali ed elastici, così come anche la

classica ecografia peniena non consente di avere dati inerenti l'elasticità.L'elastografia, utilizzata og-gi nelle due tecniche Strain e Shear Wave, è esame “operatore-dipendente“, in cui all'alta affidabilità del-la strumentazione più avan-zata deve affiancarsi uno specialista particolarmente esperto in questa innova-tiva indagine diagnostica, e che effettui tale specifica attività in modo assoluta-mente continuo e costante, non occasionale ed in sim-biosi con lo specialista an-drologo; ciò si rileva come fattore aggiunto di rilevan-te importanza consenten-do la massima accuratezza diagnostica, che è punto base per la terapia mirata. Per ora sono ancora pochi i Centri in Italia che utiliz-zano sistematicamente tale metodica nella diagnostica della patologia erettili; pos-so segnalare come il Dott. Alfredo Goddi sia uno dei pionieri ad aver introdotto l'elastosonografia nella sua applicazione clinica per la diagnostica delle disfunzio-ni erettili sessuali presso il Centro Medico SME in Va-rese, ora riconosciuto “Tea-ching Center“, in contatto con qualificati Centri di Ri-cerca universitari nazionali ed esteri.Ricordo infine come l'ela-stografia associata all'e-cografia, oltre ad avere il pregio di essere totalmente “non invasiva“ e quindi sen-za alcun dolore o disagio per il paziente, sia esame di fondamentale rilevanza per controllare e monitorizzare periodicamente le variazio-ni elastiche e dimensionali al fine di controllare rigoro-samente i risultati della stra-tegia terapeutica prescritta dall'andrologo.

Scarsa estensione ed espansione del pene: deficit dell'erezione.

Importante novità questo anno: i vaccini sono distribu-iti ai medici di base attraver-so le farmacie per garantire la massima tempestività ed il perfetto mantenimento della catena del freddo per la migliore conservazione dei vaccini stessi. Il tempo migliore per le vaccinazio-ni va da metà novembre a metà dicembre. In farmacia esistono poi moltissimi altri rimedi, non sostitutivi del vaccino, ma complemen-tari. Si tratta di medicinali veri e proprio come i “lisati batterici polivalenti”, di pre-parati erboristici e naturali ed anche di prodotti omeo-patici. L’obbiettivo di questi prodotti è quello di stimola-re le difese naturali dell’or-ganismo, non solo nei con-fronti del virus influenzale vero e proprio, ma anche per proteggere da forme di malattie da raffreddamento e di interessamento delle prime vie respiratorie.Molte persone sono scetti-che nei confronti di questi tipi di prodotto, ma la storia di alcuni dei medicinali di questa categoria, ripetuta-mente ed ampiamente riac-quistati, lascia chiaramente capire che gli utilizzatori ne traggano un serio benefi-cio, riducendo il numero e la durata delle patologie da raffreddamento.Oltre a coloro che sono scettici verso i prodotti che ho citato poco sopra, esistono anche le persone contrarie al vaccino ed ai vaccini in generale.In questo caso, forse, le va-rie voci “no vax” si sono diffuse quando si è chiesto di aumentare notevolmente il numero dei vaccini ob-bligatori, ma risulta assolu-tamente inconcepibile una politica contraria alle vac-cinazioni dopo quello che la storia medica dell’uomo registra come massimo fat-tore di guarigione da molte malattie e del prolunga-mento della vita media: le vaccinazioni.

On. Dr. Luigi ZocchiPresidente Federfarma,

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Novembre andiamo, è tempo di vaccinare.

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SPECIALEINTESTINO PIGRO

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SPECIALEINTESTINO PIGRO

9 F A R M A C I A F I D U C I A

Costantin Hering na-sce a Oschatz, cit-tadina sassone fra

Dresda e Lipsia, il 1° gennaio del 1800. Famiglia numero-sa, umile, il padre era orga-nista e insegnante di musica. Le sue biografie racconta-no di un talento innato per la matematica e le scienze naturali, che si trasformano in passione per la medicina. Studia a Dresda, poi a Lipsia, in ristrettezze economiche, ma con grande impegno, tanto che gli altri studenti lo soprannominano ‘wisent’, bisonte. E qui succedono due cose che lo catapulta-no nell’omeopatia. Si infetta una mano eseguendo un’au-topsia: sembra che debba essere amputato il braccio e invece interviene un gio-vane omeopata di nome Kummel, con una dose di Arsenicum album; tempo tre giorni e il nostro studente comincia a guarire. Secon-do: diventa assistente del chirurgo Dr. Robbi. Quando gli viene affidata la stesura di un articolo di discredito dell’omeopatia, non avendo tempo e avvalendosi di un costume universitario diffu-so, lo rifila al giovane. He-ring, da vero ‘bisonte’, passa le notti a studiare l’Organon e non solo, si procura da un

amico farmacista, allibito e convinto che sia matto, un po’ di chincona, per ripete-re l’esperimento di Hahne-mann. Conclusione: non

scrive l’articolo, diventa un fan sfegatato del Maestro, si laurea in chirurgia a Lipsia con una tesi intitolata “De Medicina Futura” e termina lo studio della medicina, in particolare della patologia, a

Würtzburg. Il primo incarico che riceve dopo la laurea è quello di professore di mate-matica e botanica a Dresda. Da Dresda, Hering viene di-

staccato nella colonia suda-mericana della Guiana (ora Suriname) per studiare la flora e fauna locale. Lui con-tinua a praticare la medicina omeopatica e continua le sue ricerche sperimentando i

veleni esotici con cui viene a contatto. Pur eseguendo con serietà il suo lavoro, Hering capisce che la sua strada è un’altra. Dopo sei anni dà le

dimissioni e, in seguito alla morte per complicazioni da parto della giovane moglie surinamese, lascia il paese sudamericano e raggiunge l’amico omeopata ed ex mis-sionario nel Suriname Geor-

La legge di Hering.Il metodo costruito da Hahnemann rende l'Omeopatia unica ed inconfondibile, facilmente differenziabile da metodiche terapeutiche che applicano solamente la Legge dei Simili o si limitano alla somministrazione di rimedi a dosi infinitesimali. Nel presente articolo verrà descritta una legge omeopatica fondamentale che prende il nome dal medico che la scoprì e la utilizzò durante la sua pratica professionale di omeopata molto rinomato.

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Dott. Gianluca [email protected] Sant'EliaBaraggia di Viggiù (Va)Tel. 0332 417747 [email protected]. 340 9391650

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10S A L U T E & B E N E S S E R E

I dolori mestruali, che possono colpire le don-ne fertili di qualsiasi età,

possono essere più o meno invasivi. La soglia del dolore varia da persona a persona ed essendo il sintomo una percezione soggettiva, la re-azione ad esso è strettamen-

te correlata alle particolari caratteristiche della donna afflitta. In linea generale tali dolori possono essere accettabi-li e sopportabili oppure, in

caso contrario, possono di-ventare eccessivi al punto da intaccare la quotidiani-tà e da non permettere lo svolgimento delle normali attività sul posto di lavoro o a scuola. In tal caso questi sintomi vengono definiti con il termine dismenorrea.

La dismenorrea si presenta come un dolore pelvico molto forte che compor-ta un peggioramento della qualità della vita e può esse-re associato o meno ad altri

disturbi. Prima di continuare è necessario fare una distin-zione tra la forma primaria e quella secondaria.La dismenorrea secondaria si manifesta in presenza di patologie che possono in-teressare sia l’apparato gi-necologico che altri distret-

ti corporei, la dismenorrea primaria invece non appare correlata a nessun altro tipo di patologia. Seppure si possano avere dei risultati su alcune pato-

logie come l’endometriosi, quella che interessa mag-giormente l’intervento dell’osteopata è la disme-norrea primaria. In questo caso il trattamento osteo-patico si presenta come un approccio complementare alle terapie tradizionali nei casi in cui da queste non è stato ottenuto l’effetto de-siderato.

DISMENORREA PRIMA-RIA: CAUSE E CARATTE-RISTICHE. La dismenorrea primaria consiste nell’insieme di sin-tomi che precedono l’arrivo delle mestruazioni e posso-no avere durata variabile. Il sintomo più comune è il do-lore pelvico che può irradiar-si alla zona lombo-sacrale e può essere associato ad altri disturbi meno frequen-ti quali stanchezza, cefalea, vertigini, nausea, dissenteria oppure stipsi. Il dolore pelvi-co sembra essere determi-nato dalle contrazioni ute-rine e dal rilascio di prosta-glandine che, interessando altri distretti corporei, può comportare la comparsa dei sintomi associati sopra citati.Le donne che soffrono di dismenorrea primaria ten-denzialmente presentano un aumento della contrattili-

Dal 60% al 90% delle donne soffre durante il ciclo mestruale e questo causa tassi dal 13% al 51% di assenteismo a scuola e dal 5% al 15% di assenteismo nel lavoro.

Osteopatia e dolori mestruali.

Giovanna MunariOsteopataD.O. Bsc. [email protected]: 346 3765350

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tà della muscolatura uterina con conseguente alterazio-ne dell’afflusso sanguigno all’endometrio che deter-mina un quadro di conge-stione pelvica. La terapia più comune prevede l’uti-lizzo di antinfiammatori e di contraccettivi orali, laddove questi non portano a riso-luzione completa del pro-blema si possono sfruttare terapie non convenzionali quali l’agopuntura, le tens, l’omeopatia e l’osteopatia.

APPROCCIO OSTEOPATICO.E’ sempre opportuno ri-cordare che il trattamento osteopatico non può essere uguale per tutti ma viene studiato ad hoc per ogni paziente. Proviamo però a fornire delle linee guida su quello che interessa mag-giormente il trattamento del sintomo in esame.In primo luogo l’osteopata può migliorare l’equilibrio del sistema nervoso agli organi pelvici. Secondo al-cuni studi la manipolazione vertebrale sembra avere dei risultati sulla percezione del dolore, nello specifico que-sto tipo di manipolazione interesserà la zona lombo-sacrale, in particolar modo se a questi livelli si riscontra-no restrizioni di mobilità.Inoltre viene fatta un’attenta valutazione delle strutture sofferenti e delle loro re-lazioni anatomiche e fisio-logiche, motivo per cui il trattamento si avvarrà di tecniche viscerali eseguite su utero e ovaie associate all’approccio indirizzato al pavimento pelvico, al baci-no (osso sacro e articolazioni sacro-iliache) e al diaframma toracico. Tutto questo per diminuire la congestione dei tessuti a cui si è accennato in precedenza.In ultima battuta, un ulte-

riore approccio di cui può avvalersi l’osteopata è quel-lo cranio-sacrale, sebbene questo rimanga ancora uno dei più controversi. L’ap-parato genitale femminile è influenzato dagli ormoni prodotti dall’ipofisi; esisto-no protocolli di trattamen-to non ancora dimostrati scientificamente, ma basati sull’analisi dei rapporti ana-tomici e fisiologici tra le va-rie strutture che prevedono l’utilizzo di un approccio ri-volto al cranio per migliorare le componenti del sistema neuroendocrino.

Osteopatia e dolori mestruali. La legge di Hering.

ge Henry Bute a Filadelfia, negli Stati Uniti, dove deci-de di lavorare instancabil-mente per il miglioramento e la divulgazione della Me-dicina Omeopatica negli Stati Uniti. A Philadelphia fonda The North American Academy for Homeopathic healing e il Hahnemann Medical College, Università nella quale insegnò Farma-cologia Omeopatica fino al 1869. In realtà Hering è uno dei pochi grandi omeopati a vivere in un tempo e luogo felice per l’omeopatia; è il momento in cui l’America è ospitale e curiosa di novità, ancora non sono comparse le critiche che annienteran-no gli omeopati americani e si è lasciato alle spalle le controversie e i giudizi ne-gativi che hanno inasprito Hahnemann e gli omeopati tedeschi di inizio secolo. La sua vita scorre all’insegna del “fallo, ma fallo bene”, senza troppi intoppi. Quello che più ci rimane di lui so-no delle leggi, eppure era forse più un naturalista, un biologo, con un approccio pragmatico alla scienza, po-ca filosofia e tanta speri-mentazione, ma soprattutto pazienza e meticolosità, e voglia di propagare e in-segnare, con le sue paro-le e i suoi scritti, le grandi scoperte dell’omeopatia. Emblematica è la sua frase: "Impara a osservare, impara a dimostrare, impara a visita-re il paziente, impara a sce-gliere il rimedio, impara ad aspettare, impara a sfruttare l’esperienza".

LA LEGGE DI GUARIGIONE."Il processo di guarigione avviene 1) dall'alto ver-so il basso, 2) dal dentro all'infuori, 3) da un organo importante a quelli meno importanti, 4) in ordine in-

verso a quello di compar-sa". Tale legge si collega e completa il principio ippo-cratico della Vis Medicatrix Naturae. In sostanza possia-mo osservare che: un'eruzio-ne tende a scomparire prima alla testa, poi al tronco, infine alle estremità (dall'alto verso il basso). Che la guarigione di molte malattie avviene tra-mite la fuoriuscita di catarri o secrezioni varie (dall’interno verso l’esterno). Che il mi-glioramento di una malattia cardiaca può manifestarsi at-traverso la riacutizzazione di sintomi artritici così come la scomparsa di una bronchite può far riapparire un’antica dermatite o aggravare una psoriasi (da un organo im-portante a quelli meno im-portanti, cuore-articolazioni, bronchi-cute). Che le malat-tie più recenti guariscono prima di quelle più antiche (in ordine inverso a quello di comparsa). Più in generale possiamo affermare che la guarigione si realizza sem-pre in senso centrifugo, esonerativo.Guarire è sinonimo di mani-festazione, espulsione, disin-tossicazione. Per estensione noi ritroviamo tale principio anche a livello psichico. Se il paziente soffre per emo-zioni non espresse, il pri-mo segno di miglioramento sarà inequivocabilmente la manifestazione completa e liberatoria della sua soffe-renza, che segnerà l’inizio del processo terapeutico (per esempio: un lutto, una rabbia per un’ingiustizia, un antico rimorso). Il riscontro che il miglioramento del paziente sta avvenendo se-condo tali criteri conferma al medico la validità del suo intervento terapeutico ed è di grande importanza per la formulazione di una pro-gnosi.

E’ infine importante ri-cordare che l’esercizio fisico e la corretta ali-mentazione sono sem-pre dei buoni alleati e che il vostro osteopata potrà fornirvi dei con-sigli su come mantene-re una corretta postura preparando per voi una routine di esercizi dolci da eseguire a casa al fine di mantenere i risultati ottenuti dai trattamenti.

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DSA: un diverso punto di vista.

Il Dott. Davide Baroncini, fisiotera-pista ed osteopata, e la Dott.ssa Ales-sia Galli, psicoterapeuta e psicologa

dell’età evolutiva, ormai da diversi anni tengono conferenze sul tema della disles-sia presso scuole e biblioteche comunali, invitati da genitori ed insegnanti che han-no già avuto occasione di conoscere il loro

approccio multidisciplinare alla dislessia grazie a figli o alunni che hanno avuto bisogno del loro supporto. Il tema dei loro incontri è “Un diverso punto di vista della dislessia”, o meglio, quello di spie-gare i meccanismi nascosti e le potenziali-

tà di questo diverso modo di funzionare, un modo per alcuni versi migliore, perché un bambino con DSA è un bambino con un alto quoziente intellettivo che deve però adeguare il suo “schema di funzio-namento” a quello del 90% dei compagni. Definire la dislessia un “ disturbo dell’ap-prendimento”, non aiuta a prendere co-

scienza di quello che può essere un grande dono, perché avere una mente così veloce e capace è un dono che va saputo utiliz-zare e sfruttare con diverse tipologie di intervento personalizzato, non abusando di metodi dispensativi, ma trovando la

strada giusta e compensando le difficoltà con le maggiori capacità. E’ importante e fondamentale evidenziare le grandi po-tenzialità di questi bambini; potenzialità così difficili da vedere se ci si limita a cercare solo gli strumenti dispensativi applicabili.E’ proprio con questa visione che il loro ap-proccio ha aiutato tanti bambini a spiccare il volo e riacquistare autostima.Durante questi incontri il Dott. Davide Baroncini spiega i meccanismi neurolo-gici alla base degli schemi di funziona-mento del bambino con DSA. Ci spiega inoltre la fondamentale differenza tra un soggetto con DSA da tratto genetico ere-ditario (dislessico vero) da uno che lo è per un’alterata mobilità delle suture craniche alla nascita (causa che può quindi essere rimossa con sedute osteopatiche a qualsiasi età, riportando il paziente ad uno schema di funzionamento standard), ne consegue l’esistenza di un terzo tipo che, oltre ad avere un tratto ereditario, presenta anche il problema della mobilità cranica. Nel primo caso fa degli esempi molto sem-plici di aiuti di base che possono essere dati al bambino per bypassare le difficoltà e potenziare il funzionamento della sua mente, perché il problema è saper porre l’attenzione su una cosa sola e sapersi con-centrare avendo capacità innate di fare più cose insieme. Il problema per un bambino con DSA, è quello di acquisire il giusto metodo e i “trucchi del mestiere”. Perché intelligente lo è già tanto!La Dott.ssa Alessia Galli spiega in ma-niera dettagliata che queste difficoltà non

Dott. Davide Baroncini Osteopata D.O. M.R.O.I.Fisioterapista

Il bambino va sostenuto rendendolo con-sapevole delle proprie capacità, possibil-mente non esonerandolo e dispensando-lo da compiti e consegne.

Dott.ssa Alessia Galli Psicoterapeuta e psicologa dell’età evolutiva

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Consegniamo fiducia tutti i giorni

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hanno assolutamente fon-damento in carenze di tipo cognitivo: al contrario, come già detto, il quoziente intel-lettivo dei soggetti con DSA è generalmente superiore alla media. Ciò che fa fatica ad essere acquisito è l’automati-smo nel padroneggiare deter-minati meccanismi di lettura, scrittura o calcolo, con conse-guente richiesta di un intenso impegno di attenzione e con-centrazione.

Di grande importanza, al fine dell’impostazione di un effi-cace supporto, è la valutazio-ne delle emozioni in gioco nei vari soggetti coinvolti. Perché non è solo il bambino ad essere coinvolto, ma anche la famiglia, con le conseguen-ti paure e gli insegnanti. Il bambino con DSA si rende conto che i suoi compagni ri-escono a fare cose che a lui non riescono, e si domanda che cosa ci sia in lui che non

funzioni. Ciò produce ansia, rabbia, paura di deludere i genitori e gli insegnanti. La stessa necessità di sottoporsi a test specifici, che mettono in evidenza proprio “quello in cui riesce meno bene”, può gene-rare atteggiamenti oppositivi. L’ambito familiare, poi, viene disorientato dagli insuccessi scolastici del bambino: alla scuola dell’infanzia è sempre andato bene, è intelligente co-me mai adesso vengono fuori i problemi? Non vanno tra-scurate neanche le emozioni degli insegnanti: specialmente se si trovano ad avere classi che presentano varie situazioni di difficoltà e varie richieste di intervento.Gli elementi che costituisco-no il percorso di supporto del bambino devono essere atten-tamente personalizzati: non esistono risposte standard e adatte a tutti i casi; è neces-sario rendersi conto di come il bambino affronta il lavoro scolastico al fine di individua-re i suoi punti di forza e le risorse sulle quasi puntare; è qui che entra in gioco anche l’importanza di un lavoro si-nergico tra specialista, fami-glia e insegnanti. Il bambino va sostenuto rendendolo con-sapevole delle proprie capaci-tà, possibilmente non esone-randolo e dispensandolo da compiti e consegne che sareb-be comunque in grado di fare con un impegno un pochino maggiore, perché nella vita sa-ranno le sue capacità a farlo arrivare dove vuole e può, non le misure dispensative.

Per ulteriori informazioni specifiche sugli argo-menti trattati avete modo di contattarci: CENTRO BARONCINIVia Carlo Cattaneo, 3 - 21018 Sesto Calende (VA)Tel. 0331 958570 - Tel. 0331 [email protected]

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L’acido glicoli-co è un prin-cipio attivo

preziosissimo per migliorare la textu-re, la salute e la bellezza della pelle. Estratto dalla canna da zucchero, appartie-ne alla famiglia chimica degli alfa-idrossiacidi, sostanze leviganti e vel-lutanti la pelle attraverso un’azione esfoliante dolce e progressiva senza insultare lo strato cellulare superficiale (detto corneo), ma rompendo i ponti chimici che ancora legano le cel-lule morte favorendone un utile distacco. Nei mesi invernali o primaverili è impor-tante intervenire a migliorare e velocizzare il distacco dello strato corneo il quale ispessisce e rende asfittica ed opaca l’epidermide.La terapia più adeguata, meno co-stosa e di buon risultato è senza dubbio una seduta ambulatoria-le di nano-peeling all’acido glicolico in una concentra-zione che può essere effet-tuata solo dallo specialista con estrema attenzione.Valutiamo le principali azioni di questa macro-molecola.

1Esfoliazione dolce e ricambio cellulare.

2Attivazione velo-cizzata del natura-

le turnover del ricam-

bio cellulare che generalmente impiega ventun giorni e definisce una cute più fresca ed elastica, continuamente rinnovata: per questo il peeling

è spesso il primo passaggio di scelta per un trattamento antiaging, siano punturine di

acido ialuronico (filler) che di Botox, o nel-la preparazione cutanea pre – intervento.

3Proprietà antiossidante preventi-va riguardo ai danni delle aggres-

sioni ambientali (inquinamento e raggi solari) che inducono la produzione di radicali liberi, veri responsabili dell’in-vecchiamento dai vent’anni in poi.

4Idratazione e rigenerazione. L’a-cido glicolico permette alla pelle di

reidratarsi in profondità, restituendole turgore; stimola inoltre la rigenerazione

e la funzionalità dei fibroblasti, le no-bili cellule che producono collagene ed

elastina, aumentandone la biodisponibilità per un migliorato sostegno del derma

ed un significativo rallentamento alla comparsa o progressione

delle rughe espressive.

5Attenuazione di macchie od ine-

stetismi superficiali da pelle impura (se-borroica, con pori dilatati, comedoni, microcisti) o parzial-mente danneggiata dal sole.

6Azione sem-pre levigante

ed addolcimen-to graduale di

segni e cica-trici lascia-

te dall’ac-

Dott.ssa Silvia MagnaniSpecialista in Chirurgia Plastica ed EsteticaStudio di Medicina e Chirurgia EsteticaLibera professionista in VareseCell. 334 7733565www.chirurgiaesteticavarese.com

Acido glicolico per una pelleelastica e luminosa.

In una molecola da apporre sulla pelle, tante proprietà di risultato.

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ne (in questi casi occorrono più sedute in progressione).Il peeling all’acido glicolico formulato in nanotecnolo-gia consente alla paziente una socializzazione imme-diata, senza crosticine o rossori e discromie post-trattamento, si esegue in circa un’ora ed è seguito da una gradevole utile ma-schera lenitiva.Personalmente, nelle pelli adatte, ho l’abitudine di consigliare un “compito a

casa”, cioè il mantenimen-to del lavoro svolto con l’apposizione da parte del paziente di creme all’acido glicolico completamente sicure e formulate al me-glio da reperire soltanto presso la propria farmacia di fiducia.Per tutte le suddette van-taggiose caratteristiche te-rapeutiche, dopo un tratta-mento con la piccola mole-cola di acido glicolico che può essere eseguito in altri distretti corporei come ma-ni e decolletè, la pelle ac-quisisce realmente grande elasticità, tono, compattez-za e luminosità. Un ultimo importante accorgimento: esecuzione in mani esperte e qualificate.

Acido glicolico per una pelle elastica e luminosa.

✘Crocchette di riso ed erbette (No glutine - No lattosio)• 200 g riso integrale • 150 g erbette• 6 cucchiai lievito disidratato in scaglie• 1 uovo e 1 tuorlo• 2 cucchiai di farina integrale di riso• 1 cipolla piccola• 1 cucchiaio di prezzemolo tritato• Olio evo • Sale• Scottate le erbet-te per 2 minuti in abbondante acqua salata. Scolatele di-rettamente con una schiumarola nel co-lino e lessate il riso nella stessa acqua a bollore, finché l’ac-qua non si sia con-sumata e lasciatelo raffreddare. Stufate la cipolla tritata con poco olio e un filo di acqua finché diven-ta asciutta color nocciola. Amalgamate le uova con il lievito disidratato, poco sale, le erbette strizzate e tritate, il prezzemolo e, infine, il riso e la cipolla. Riducete il compo-sto in una ventina di crocchette tonde con un diametro di circa 8 cm. Passate al grill in forno per 10 minuti circa fino a quando non diverranno dorate e calde.

✘Sushi di verdure (No glutine - No lattosio)• 10 foglie di verza • 3 carote• Un mazzetto di cime di rapa• 1 cipollotto o 1 porro • 1 avocado• 1 cucchiaio di salsa tahin o di hummus di ceci • Succo di limone • Aromi• Scottate le foglie di verza in acqua salata, assicuran-dovi di mantener-ne la croccantezza. Fate lo stesso con le carote, le cime di rapa e il cipollotto tagliato a tronchet-ti; pelate e tagliate per il lungo l’avo-cado e mettetelo a marinare nel limo-ne. Fate una salsina con tahin (o hummus di ceci), aromi e qualche cucchiaio di acqua. Appoggiate le foglie di cavolo sul tagliere, spalmatele di salsa e sistematevi sopra nella parte centrale l’avocado e le verdure taglia-te a listarelle; arrotolate e tagliate a fette più o meno spesse.

a cura della Dott.ssa Rachele Aspesi

✘Ribollita della nonna (No glutine - No lattosio)• 2 patate • 1 porro• 1 carota • 1 gambo di sedano• 1 rametto rosmarino • 1 rametto timo• 400 g cavolo nero• 400 g fagioli cannellini • 3 cucchiai di Olio extravergine oliva• Sale e Pepe nero q.b.

• Mondate il cavolo nero e tagliatelo a pezzi grossolani. Preparate il soffritto con 2 cuc-chiai di olio, aglio tritato, carote, sedano, patate e porro puliti e tagliati a dadini; unite i fagioli, mescolando bene e facendo cuo-cere in pentola di terracotta con un litro di acqua salata. Aggiungete dopo circa 20 mi-nuti il cavolo nero con gli aromi e proseguite la cottura per altri 45 minuti a fiamma bassa. Aggiungete un ultimo cucchiaino di olio cru-do e una spolverata di pepe prima di servire, assieme a una fetta di pane integrale.

✘ Zuppa di San Giuseppe (No glutine - No lattosio)• 150 g avena certificata senza glutine in chicchi • 250 g cime di rapa o broccoletti• 200 g fagioli bianchi • 200 g lenticchie rosse• 1 cucchiaio cumino in polvere• Olio evo • Sale e pepe

• Mondate e affettate le cime di rapa e si-stematele in una casseruola dai bordi alti assieme ai ceci, i fagioli e lenticchie con cir-ca 1 litro di acqua. Fate sobbollire, salando e pepando un poco, per circa 30 minuti. Nel frattempo, lessate l’avena in un’altra pento-la per 30 minuti circa in acqua lievemente salata. Una volta cotta e scolata, aggiunge-te alla minestra e togliete dal fuoco. Con-dite con un cucchiaio di olio evo crudo e il cumino.

Ricette a prova di freddo

Altre ricette a pagina 27

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16S A L U T E & B E N E S S E R E

L’Intelligenza Artificiale garantisce un metodo quantitativo per valutare la progressione di malattia.

Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza degenerativa.

Si manifesta con importanti disturbi della memoria recen-te, difficoltà di orientamento spazio-temporale, problemi di concentrazione e perdita di altre abilità intellettuali. Il progressivo peggioramento della sintomatologia porta i soggetti affetti a perdere l’autonomia. Il Morbo di Alzheimer compare generalmente dopo i 65 anni; ciò nonostante non rappresenta un nor-male elemento dell’in-vecchiamento. In circa il 5% dei casi si presenta infatti in età precoce, tra i 40 e 60 anni. Alla base della malattia ci sono dei difetti genetici che favoriscono la sin-tesi di due proteine, la beta-amiloide e la tau, in grado di determinare la perdita dei neuroni cerebrali e delle con-nessioni tra i neuroni. Sembra tuttavia che altri fattori, quali lo stile di vita e l’ambiente, ne influenzino lo sviluppo.

DIAGNOSI CLINICA.La diagnosi di morbo di Alzheimer e di altri tipi di demenza viene posta sulla base di un'attenta anamnesi medica, dell’esame obiettivo, di test di laboratorio, nonché valutando i caratteristici cam-

biamenti comportamentali associati a ogni tipologia di demenza. I sintomi del mor-bo di Alzheimer possono va-riare notevolmente e seguire un decorso diverso nei vari soggetti che ne sono affet-ti. Lo sviluppo della disabi-lità (lieve, moderata, grave) si correla con le diverse fasi della malattia (fase iniziale, intermedia e avanzata) che

tuttavia possono sovrapporsi rendendo difficile classificare una persona in una fase spe-cifica. Va inoltre considerato che per quanto sia possibile stabilire con adeguata ac-curatezza che una persona soffre di demenza, è tuttavia più difficile determinare al-la valutazione clinica l'esatto tipo di demenza. In tali casi si ricorre alla diagnostica per immagini.

DIAGNOSI STRUMENTALE.La diagnosi per immagini, affidata alla Risonanza Ma-gnetica (RM), prevede in primo luogo l’esclusione di altre malattie come possibili cause del deficit cognitivo e secondariamente la stima del grado di atrofia cerebra-le. I primi studi clinici ave-vano proposto di utilizzare come biomarker del morbo

di Alzheimer la volumetria di una piccola porzione dei lobi temporali dell’encefa-lo, denominata ippocampo, coinvolta in modo premi-nente dalla neuro-degene-razione sin dalle fasi iniziali della malattia. Studi suc-cessivi hanno documentato che anche l’intero volume cerebrale e il volume della sostanza grigia sono coin-volti dal processo dege-

nerativo. Dato che queste aree anatomiche sono con-siderevolmente più grandi dell’ippocampo, la quanti-ficazione del loro volume è meno affetta da errori di valutazione e può pertanto essere utilizzata per deter-minare l’estensione del pro-cesso neuro-patologico.Nella pratica clinica quoti-diana la stima dell’atrofia

cerebrale è stata sino ad oggi di tipo qua-litativo, affidata all’e-sperienza del Medico Radiologo. Definire l’entità della riduzione del volume cerebrale risulta tuttavia difficol-toso in quanto l’atro-fia non segue neces-sariamente il profilo dell’encefalo. Le varie tecniche di segmentazione ma-nuale e semiautoma-tica utilizzate sino ad oggi per misurare il volume delle diverse

aree cerebrali richiedono dispendio di tempo e sono risultate affette da modera-ta sensibilità e bassa speci-ficità. Per sopperire a tale li-mitazione recenti studi han-no considerato il ricorso a metodi automatici di analisi della morfologia cerebrale per calcolare le variazioni volumetriche dell’encefalo nei soggetti affetti da mor-bo di Alzheimer.

Morbo di Alzheimer e Intelligenza Artificiale. #5

Dott. Alfredo GoddiSpecialista in RadiologiaCentro Medico SMEDiagnostica per Immagini

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SUPPORTO DELL’INTELLI-GENZA ARTIFICIALE.Uno di questi metodi, basato su un algoritmo di Intelligen-za Artificiale e su processi ma-tematici di “deep learning”, analizza automaticamente le immagini RM 3D dell’encefa-lo, differenzia le varie porzioni anatomiche cerebrali, le seg-menta e ne calcola il volume in modo molto accurato e riproducibile. I metodi auto-matici hanno il vantaggio di non richiedere dispendio di tempo da parte del Medico e di non essere affetti da varia-bilità intra e inter-operatore.L’applicazione dell’Intelligen-za Artificiale è stata valuta-ta in un ampio studio clinico per determinarne il valore diagnostico nella diagnosi precoce del morbo di Alzhei-mer e nella predizione della progressione di malattia (Ni-emantsverdriet et al. Journal of Alzheimer’s Disease, 2018). I risultati dello studio hanno dimostrato che la misura del volume cerebrale e della so-stanza grigia, corretti per età e sesso dei pazienti, discrimi-nano accuratamente i gruppi di pazienti con diversi stadi evolutivi del morbo di Alzhei-mer dai soggetti anziani con conservato stato cognitivo. Per questa ragione i marker forniti da questo algoritmo sono in grado di supportare il processo diagnostico del morbo di Alzheimer, assisten-do i medici nelle loro decisio-ni. Va tuttavia ricordato che nella diagnosi differenziale iniziale tra le diverse forme di demenza l’utilità della volu-metria con RM è limitata dal fatto che l’atrofia non è speci-fica per il morbo di Alzheimer.

VALORE PREDITTIVO DELL’INTELLIGENZA AR-TIFICIALE.Più rilevante è il ruolo che l’Intelligenza Artificiale può

assumere nel monitoraggio delle forme neurologiche croniche e progressive qua-li il morbo di Alzheimer e la Sclerosi Multipla. In en-trambe le malattie, le misure quantitative della volume-tria risultano utili per valu-tare la progressione clinica. In particolare, nel morbo di Alzheimer, l’atrofia cerebra-le e l’incremento di volume del liquido cerebro-spinale si correlano con il declino clinico e predicono il dete-rioramento cognitivo. L’ab-binamento delle due misure di volumetria è più sensibile rispetto alla sola misura del liquido cerebro-spinale nel riconoscere le forme di atro-fia cerebrale simil-Alzheimer. Ovviamente il confronto nel tempo richiede che gli esami

siano stati eseguiti con speci-fici protocolli 3D.■ In conclusione, i volumi delle diverse aree anatomi-che cerebrali ottenute con un algoritmo automatico di Intelligenza Artificiale sono in grado di differenziare accura-tamente i diversi gruppi cli-nici in una popolazione con morbo di Alzheimer e sono in grado di predire la pro-gressione di malattia, risul-tando di utilità clinica per la

diagnosi e per il monitorag-gio. Sebbene l'insorgenza del morbo di Alzheimer non possa ancora essere fermata o invertita, una diagnosi pre-coce può offrire a una per-sona l'opportunità di vivere meglio con la malattia e pia-nificare il futuro. La ricerca ha dimostrato che trarre pieno vantaggio dal trattamento, dalle cure e dal supporto esterno disponibile può mi-gliorare la qualità della vita.

Morbo di Alzheimer e Intelligenza Artificiale. #5

Per maggiori informazioni sull'argomento trattato: Centro Medico SME - Diagnostica per ImmaginiVia L. Pirandello, 31 - VareseTel. 0332 224758 - Fax 0332 [email protected]

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MORBO DI ALZHEIMER• Analisi quantitativa biomarker di malattia con IA.• Analisi immagini RM 3D encefalo e identificazione aree anatomiche cerebrali.• Calcolo automatico volume ippocampo e corteccia frontale, parietale, temporale.• Calcolo automatico volume globale encefalo e ventricoli cerebrali.• Comparazione con soggetti normali di analoga età e sesso.• Evoluzione temporale dell’atrofia.

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Dott. Andrea FerrarioDirettore Sanitario del CentroSpec. Ortopedia e Traumatologia

Christian PedratscherResponsabileTerapista della Riabilitazione

LA NOSTRA “MISSIONE”Obiettivo dello Studio, grazie alla spiccata professionalità e alla sinergia tra il personale medico e fisioterapico presente in struttura, è quello di fornire la più alta qualità al servizio del paziente.L’aggregazione di particolari competenze sanitarie ci porta ad affrontare in modo specifico i diversi problemi di salute accompagnando l’assistito durante l’intero percorso di diagnosi e cura.Sin dal primo incontro, il paziente diventa parte integrante del nostro progetto che vede come figura centrale la cura e la salute della persona.Agevolare il reinserimento nella pratica delle attività quotidiane, innalzando così lo standard della qualità di vita del paziente, attraverso programmi individualizzati, è la nostra Mission.

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SALUTE E CURA DEGLI OCCHI.

La Cataratta.

La cataratta rappresenta la causa più frequente di riduzione visiva e si

presenta, nella maggior parte dei casi, dopo i 65 anni di età (cataratta senile).La terapia della cataratta è chirurgica ed è considerata sicura ed affidabile grazie alle moderne tecniche chi-rurgiche. Oggi giorno non è necessario attendere che la cataratta sia “matura”; è consigliabile intervenire già quando l’opacità del cristal-lino causa offuscamento, an-nebbiamenti visivi e difficoltà nella vita quotidiana. In que-sto modo si evita che il pa-ziente per mesi o anni si trovi in condizioni di difficoltà nel condurre una vita normale. Non solo, se la cataratta non è molto avanzata, l’interven-to è più sicuro, con recupero visivo più rapido e un decorso postoperatorio più semplice.L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia topica con colliri anestetici e la tec-nica utilizzata di routine è la Facoemulsificazione, cioè la frammentazione e l’aspirazio-ne della cataratta mediante una sonda ad ultrasuoni; il passo successivo è l’impianto di una lentina artificiale che viene posizionata nella stessa sede dove è stato rimosso il cristallino catarattoso. Salvo

rare eccezioni, l’intervento viene eseguito in regime di Day-Hospital e il paziente torna a casa già poche ore dopo la procedura.Le lentine intraoculari che vengono utilizzate nella mag-

gior parte dei casi sono lenti monofocali, dispositivi che permettono un’ottima visio-ne per lontano; per vicino il paziente operato avrà bisogno di un occhiale. Esistono altri tipi di lentine che possiedono caratteristiche molto interes-

santi e che devono essere uti-lizzate solo in casi selezionati: le lenti multifocali e le lenti toriche. Le prime permetto-no una buona visione sia da lontano che da vicino; le se-conde vengono utilizzate in

occhi astigmatici e hanno il vantaggio di eliminare tutto il difetto con considerevoli vantaggi per il paziente.Inoltre esistono lentine mul-tifocali-toriche che possiedo-no entrambe le caratteristi-che.

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• Dott. Claudio Longo Specialista Chirurgo Oculista Esperto in chirurgia della cataratta

DA SAPERE

La diagnosi di catarat-ta viene fatta duran-te una normale visita oculistica di routine. Si consigliano visite oculi-stiche periodiche, spe-

cialmente a persone oltre i 65 anni di età, al fine di controllare e monitorare l'evoluzione della cataratta e po-ter così intervenire nel momento più idoneo alle necessità del pa-ziente stesso. Una visi-ta oculistica completa comprende in una pri-ma fase di un'accurata anamnesi del paziente, l'esame dell'acuità visi-va, l'esame del segmen-to anteriore e del fondo oculare dell'occhio per mezzo della lampada a fessura e la misurazione del tono oculare.In previsione di in-tervento di cataratta inoltre è ormai buona prassi eseguire l'OCT (tomografia a coeren-za ottica) che permette di esaminare a livello microscopico la regio-ne maculare per poter escludere eventuali pa-tologie che potrebbero poi influire sul risultato finale dell'intervento. Fatta diagnosi di ca-taratta e programmato l'intervento, altri esami più specifici verranno poi eseguiti durante la fase preoperatoria.

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Il termine giapponese Hikikomori è stato co-niato negli anni ’80 da

uno psichiatra giapponese, Tamaki Saito. Unione delle parole hiku “tirare” e komo-ru “ritirarsi”, significa lette-ralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi pe-riodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi in casa, spesso nella propria camera da letto, interrom-pendo la comunicazione con l’esterno. Inizialmente è stato considerato come un fenomeno unicamente con-finato nel territorio giappo-nese, ma più recentemente casi con caratteristiche ti-piche dell’hikikomori sono stati segnalati in molti altri Paesi: in letteratura sono ri-portati esempi di soggetti provenienti da diversi stati asiatici, ma anche americani ed europei, perfino italia-ni (Kato et al, 2019; Ranieri et al., 2016). Adolescenti e giovani adulti esprimono un "disagio adattivo", manife-stato da un numero sempre crescente di individui con difficoltà nel trarre sensa-zioni positive e stimoli dalle relazioni interpersonali. Tale disagio può condurre alla scelta di isolarsi al fine

di trovare un rifugio, uno spazio dove le pressioni sono ridotte al minimo. Il rifiuto verso qualunque forma di contatto interper-

sonale non riguarda sola-mente l’ambiente sociale esterno, ma anche i membri della famiglia. Non sembra-no esserci evidenze scientifi-che significative che possa-no fornire una spiegazione eziopatogenetica del feno-meno: non sono conosciute cause che possano segnare l’inizio del disturbo. Analiz-

zandone l’origine, sono stati delineati fattori predispo-nenti all’emergere del qua-dro: la società nipponica è di stampo collettivista, viene

infatti insegnato ai bambini a identificarsi con il gruppo di appartenenza, disincenti-vando il conflitto (Bagnato, 2017). La costruzione dell’i-dentità personale avviene così in parallelo alla consa-pevolezza di unità con gli altri, predisponendo a una condizione in cui il singolo è portato a formulare ed

esprimere un pensiero au-tonomo avendo il timore di non essere accettato. Que-sti valori affondano le radici nella dottrina di Confucio:

ogni azione è collegata a una prospettiva di intera-zione sociale; l’esistenza del singolo acquisisce senso so-lo essendo parte del tutto (Bagnato, 2017). In questo senso, risulta difficile se-guire una linea di crescita diversa da quella tracciata dal contesto sociale di ap-partenenza: è comprensi-

Hikikomori: nuova espressione del disagio giovanile.

Il rifiuto verso qualunque forma di contatto interpersonale non riguarda solamente l’ambiente sociale esterno, ma anche i membri della famiglia.

Dott.ssa Monica De MichelisPsicologa, psicoterapeuta specialista in psicoterapia cognitiva neuropsicologica

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Camino acceso, po-lenta nel paiolo di rame, zucca al forno:

questi cibi vedo nella mia tavola dell’inverno alla quale invitare amici che apprez-zano i gusti della tradizio-ne ma con attenzione alla salute. Durante il periodo invernale, caratterizzato dal

freddo e dai tipici malanni di stagione, la storia culi-naria, fin dalle sue radici, insegna a nutrirci con cu-ra per preservare la nostra salute. La natura fornisce, infatti, tutto ciò che il nostro corpo necessita a seconda dei diversi periodi dell’anno e, in inverno, ci garantisce cibi che forniscano energia

per lungo tempo, alimenti che si possano gustare caldi, prodotti ricchi di vitamina C, polifenoli, selenio e compo-sti solforati che rafforzino il nostro sistema immunitario per affrontare batteri e virus. La genuinità in tavola non è scindibile dalla stagionalità, in quanto la terra ci offre

tutto ciò di cui abbiamo bi-sogno: i prodotti che matu-rano in questo periodo non necessitano di alcun aiuto chimico per crescere bene e in fretta, ma risultano molto gustosi e ricchi di principi nutritivi se non trattati.

LA FRUTTA INVERNALE.Assolutamente indispensa-

bile nei periodi freddi è la frutta di stagione ricca di polifenoli, vitamine, fibre e composti fitochimici ad azio-ne preventiva. I frutti inver-nali si prestano anche facil-mente alla cottura, in modo tale da trasformarli in buoni dessert caldi, apprezzati an-che dai più piccoli. Tra que-

sti, indubbiamente ci sono molte varietà di mele da consumare preferibilmente intere, con buccia e torsolo, attraverso per esempio de-gli ottimi estratti a colazio-ne: i loro principi attivi sono eccellenti controllori del co-lesterolo, sono ricchi di ac-qua, fibre, potassio, carote-noidi e quercetina, potente

antiossidante e detossifican-te. Non possono mancare, inoltre, agrumi di stagione come arance e mandarini ricchi di vitamine e flavonoi-di antiossidanti e fluidificanti sul sistema cardiocircolato-rio. Ricchissimo di vitamina C, potassio e fibre è anche il kiwi, di cui spesso sia-mo importatori, ma che in realtà è presente in moltis-sime colture del nostro ter-ritorio. Un buon kiwi maturo deve presentare una buc-cia lanuginosa per avere un sapore gradevole e ottime proprietà nutritive; si con-siglia di utilizzarlo tutte le mattine durante la colazione come schermo naturale da microrganismi patogeni ae-rei, ma anche per aiutare il nostro intestino a scaricarsi regolarmente, il che aiuta il naturale processo di depu-razione. Non dimentichiamo la frutta secca come noci, mandorle, nocciole, anacar-di, mix di energia e salute grazie al prezioso contenuto di omega 3 e 6, ferro, tan-nini, antiossidanti, vitamina A, magnesio, ferro e fibre. Il consiglio è di non superare i 30 g al giorno, da consuma-re preferibilmente durante la colazione o come spunti-no nell’arco della mattinata oppure prima dell’attività fisica.

I prodotti della terra che maturano nella stagione fredda non necessitano di alcun aiuto chimico per crescere bene e in fretta, risultando molto gustosi e ricchi di principi nutritivi se non trattati.

Prepariamoci all’inverno in tavola.Il potere preventivo dei cibi durante la stagione fredda.

Dott.ssa Rachele AspesiFarmacista specialista in [email protected]

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23 F A R M A C I A F I D U C I A

Prepariamoci all’inverno in tavola. Il potere preventivo dei cibi durante la stagione fredda.

LA VERDURA DI STAGIONE.I tipici ortaggi invernali sono quelli della famiglia delle Brassicaceae o Crucifere: broccolo, cavolfiore, ver-za, cavolo nero, cavolo cappuccio, cavoletti di Bruxelles. Sono tutti acco-munati dall’inconfondibile odore pungente causato dalla presenza di numero-si composti solforati dalle conosciute proprietà bene-fiche sul nostro organismo: dall’azione antitumorale, all’attività protettiva per l’e-quilibrio ormonale femmi-nile, fino alla prevenzione del rischio cardiovascolare e

osteoporotico. Si consiglia di consumare anche ortaggi dalla tipica colorazione ros-sa-violacea per la presenza di antocianine, preziosissi-me molecole antiossidanti e protettive dei nostri vasi sanguigni, utili in questo pe-riodo per difendere i nostri capillari dalle rotture tipi-che del freddo: via libera, dunque, a barbabietola, cavolo rosso, radicchio e patata viola. Non dimen-tichiamo, infine, la zucca, regina incontrastata della cucina autunnale, povera di calorie, ma ricchissima di fi-bra, sostanze antiossidanti,

betacarotene, vitamine del gruppo B e grassi buoni cu-stoditi all’interno dei suoi preziosi semi, da tostare e sgranocchiare a colazione o come spuntino.

GLI AMICI DELLA SALUTE. Mettiamo in tavola, durante la fredda stagione, alimenti sani e fondamentali che la natura ci offre tutto l’anno. Innanzitutto, consumiamo tutti i giorni almeno due porzioni di cereali integra-li composti da carboidrati complessi, ma ricchi nella crusca esterna anche di pro-teine, fibra e minerali: fioc-chi di avena per la colazio-ne, pane integrale di segale, pasta integrale, cereali in chicco integrali o decorticati come riso, farro, orzo, gra-no saraceno, miglio e an-che il mais dalla pezzatura grossolana per preparare la polenta come la tradizione richiede, solo con l’aggiunta di acqua, pazienza e forza nel mescolare. Durante la stagione fredda, possiamo utilizzare questi cereali as-sieme ai legumi per crea-re ottime zuppe complete a livello proteico, ricche di minerali, sostanze antiossi-danti e gusto, il che non dispiace. Non eccediamo, durante le loro preparazioni, con il sale, ma impariamo a insaporire le zuppe invernali con ciò che la natura ci re-gala: erbe aromatiche essic-cate dall’estate passata, cur-cuma e pepe nero possono arricchire di sapore i piatti caldi, donandoci altrettante sostanze anti-infiammatorie e antiossidanti protettive. Impariamo a gustare ciò che la natura ci propone, stagio-ne dopo stagione, perché ciò che ci serve è tutto lì, in quei prodotti della terra che le nostre tradizioni culinarie ci hanno tramandato.

bile come alcuni individui non riuscendo a conformar-si, decidano di isolarsi dalla società. Allo stesso modo, la spinta verso la soddisfa-zione di standard presta-zionali, tipica delle società occidentali, può portare a una frattura tra i desideri del singolo e le reali capacità di questo, che ritrova nel ritiro sociale l’unica soluzio-ne per sottrarsi all’incapaci-tà di soddisfare le proprie aspettative. Così facendo, questi soggetti “stanno sulla soglia” dell’esisten-za: accanto alle possibi-lità, senza mai prendervi parte (Binswanger, 1992). La letteratura scientifica attua-le suggerisce inoltre che i fattori personali con i quali interagiscono le dinamiche sociali predisponendo al disturbo, possano essere: scarso senso di autoeffica-cia, attribuzione interna del-la causa dei fallimenti e stra-tegie di coping disfunzionali (Kato et al., 2019). L’identifi-cazione del disagio è com-plicata dalle diverse pos-sibili comorbilità a questo legato: depressione, distur-bo ossessivo-compulsivo,

disturbo di personalità evi-tante e fobia sociale (Pozza, 2019). Per poter dare vita a una vera e propria diagnosi di hikikomori, bisognerebbe stabilire quando tale disagio superi "il limite" e diventi effettivamente una psico-patologia: l’hikikomori non rientra infatti nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (APA, 2013), ma il peso di questo fenomeno sull’esistenza dei singoli è evidente. Risulta ipotizzabile che il disturbo sia la manifestazione psico-patologica di una sofferenza comprensibile alla luce della storia di vita del singolo: per questo, i motivi del disagio possono essere colti solo attraverso l’esperienza vis-suta. Nel corso degli ultimi anni, grazie alla crescente consapevolezza del feno-meno, sono state istituite in Italia strutture ad hoc per il trattamento degli adolescenti in isolamento sociale e la diffusione del-la cultura sull’argomento ha permesso ai clinici di poter affrontare queste tematiche, prendendosi cura di chi ne è coinvolto.

Hikikomori: nuova espressione del disagio giovanile.

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Bibliografia• American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of

Mental Disorders. Washington D.C. APA 5th Edn.• Bagnato, K. (2017). Il rifiuto tra coetanei. Interventi educativi in ambito scola-

stico. Pellegrini Ed. Cosenza.• Binwanger, L. (1992) Tre forme di esistenza mancata, SE srl• Kato, TA; Kanba, S; Teo, AR. (2019). Hikikomori : Multidimensional under-

standing, assessment, and future international perspectives. Psychiatry Clin Neurosci. Aug; 73 (8): 427-44.

• Pozza, A; Coluccia, A; Kato, T; Gaetani, M; Ferretti, F. (2019). The 'Hikikomori' syndrome: worldwide prevalence and co-occurring major psychiatric disor-ders: a systematic review and meta-analysis protocol. Sep 20;9(9): e025213.

• Ranieri, F. (2016). Adolescenti tra abbandono scolastico e ritiro sociale: il fenomeno degli «hikikomori». Psicologia clinica dello sviluppo / a. XX, n. 2, agosto.

· Per ricevere una consulenza specialistica potete rivolgervi al servizio gratuito “Psicologo in farmacia” (a pagina 27 l'elenco delle Farmacie aderenti).

· Per ulteriori informazioni sull’iniziativa potete anche contattare la dottoressa Silvia Zocchi al numero 339.1010065 o scriverle all’indirizzo:

[email protected]

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24S A L U T E & B E N E S S E R E

La durata di un impianto dentale, che ricordiamo essere una radice artificiale in titanio posizionata dal

dentista all’interno dell’osso del paziente sulla quale viene posizionato il dente arti-ficiale, non è così scontata e non è sempre uguale.Ci sono diverse complicanze che possono ridurre e compromettere la durata di un impianto dentale.Le prime complicanze possono essere biologiche e fondamentalmente sono due:

1La mancata integrazione dell’impian-to nell’osso, chiamata in modo non

corretto rigetto, che porta alla perdita dell’impianto nei primi mesi dal tratta-mento. Questo fortunatamente oggi è poco frequente succede secondo i dati scientifici nel 2-3% dei casi.

2L’infiammazione della gengiva e dell’osso intorno all’impianto, defi-

nita perimplantite, che se non trattata porta al riassorbimento dell’osso intorno all’impianto fino alla sua completa espul-sione. Questa complicanza può avvenire in qualsiasi momento dopo l’integrazione dell’impianto ma tendenzialmente si pre-senta dopo 3-5 anni ma può presentarsi anche più tardi. Questa non porta sempre alla perdita dell’impianto: se viene trattata appena si presenta l’impianto può durare ancora diversi anni. L’incidenza di questa patologia varia molto, gli studi scientifici dicono che colpisce dal 15 al 30 % degli impianti dentali.

Il trattamento consiste nella detersio-ne e decontaminazione della superficie dell’impianto. Il modo migliore per evita-re questa complicanza è tenere un’ottima igiene orare ed eseguire sedute d’igiene professionale e controlli periodici come indicato dallo specialista.Ci possono poi essere delle complican-ze meccaniche che portano alla frattura dell’impianto, in questi casi è necessario rimuovere l’impianto e posizionarne uno nuovo. Queste fortunatamente sono poco

frequenti. Ci possono poi essere delle frat-ture protesiche che quindi non coinvolgo-no l’impianto ma la corona posizionata su di esso. In questo caso si può procedere alla riparazione o alla realizzazione di una nuova corona.In media quindi quanto dura un impian-to dentale? In questi casi la risposta arriva dalla letteratura scientifica. I casi clinici attestano il corretto funzionamento di protesi su impianti per un tempo medio di 10/15 anni superiore al 95% (Torabinejad

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I casi clinici attestano il corretto funzionamen-to di protesi su impianti per un tempo medio di 10/15 anni superiore al 95% .

Impianti dentali: quanto durano?Le indicazioni dell’esperto.

Dott. Alberto CiattiOdontoiatraSpecialista in Chirurgia Odontostomatologicae-mail: [email protected]

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25 F A R M A C I A F I D U C I A

✘ Salatini alla curcuma e semi di papavero (No lattosio)• 400 g farina integrale di kamut• 200 g farina di castagne• 200 g semi di papavero• 10 cucchiai olio di mais• 2 uova • 70 g farina di mandorle• 25 g zucchero di canna integrale• 1 cucchiaino curcuma • Sale• Disponete in una ciotola le tre farine elen-cate, lo zucchero di canna, la curcuma e una spolverata di sale. Aggiungete poi l’olio e impastate fino a ottenere un composto sab-bioso. Aggiungete le uova con 2 cucchiai di acqua e lavorate velocemente ottenendo un impasto non troppo elastico; riducete in rotoli del diametro di 6 cm circa. Stendete i semi di papavero in un vassoio e rotola-tevi sopra con cura i rotoli e sistemateli in frigorifero per una notte. Tagliate i rotoli a fettine dello spessore di circa 8 mm e dispo-neteli in una teglia coperta con carta forno, infornando per 20 minuti a 165°C in forno ventilato.

✘ Torta di zucca e mandorle al profumo di arancia (No glutine - No lattosio)• 200 g zucca • 125 g mandorle sgusciate e pelate• 1 cucchiaio di buccia d’arancia grattugiata• 3 uova • 3 pere frullate con 40 ml latte di mandorla senza zucchero • 50 g fecola di patate• 20 g farina di riso integrale • Sale• Mondate con cura la zucca, scottate-la leggermente al vapore, finché sia ammorbidita al pun-to da poterla frul-lare fino a formare una crema. Tritate grossolanamente le mandorle e preparate la buccia di arancia mescolando poi assieme i due ingredienti. Sbattete molto bene i tuorli delle uova con la purea di pera e un pizzico di sale fino a ottenere una crema spumosa e soffice. Ag-giungete la polpa di zucca, le mandorle con la buccia d’arancia, la fecola di patate e la farina di riso ben setacciate. Unite per ultimi gli albumi delle uova montati a neve molto soda e distribuite l’impasto in una tortiera da 24 cm rivestita da carta forno e cuocete per 30 minuti a circa a 170°C.

et al., J Endod 2015; Setzer & Kim, J Dent Res 2014; Lang et al., COIR 2012).Oltre alla durata dell’impian-to è importante considerare anche come si presenta il den-te e l’impianto a distanza di tempo. Può essere infatti che l’impianto sia ancora perfet-tamente funzionante ma abbia una estetica non più ottimale,

ad esempio si presenta un or-letto nero intorno alla corona, oppure la gengiva appare scu-ra o addirittura traspare dalla gengiva una parte dell’im-pianto. In alcuni casi queste situazioni non sono accettabili dai pazienti, queste possono essere corrette con della chi-rurgia mucogengivale nei casi più semplici oppure in quelli più complessi è necessario ri-muove l’impianto ed eseguire nuovamente l’intervento.

Per ulteriori informazioni specifiche sugli argomenti trattati avete modo di contattarci: Varese: Via Rossini, 2Tel. 0332 287198 Tradate (Va): Via Cavour, 45 Tel. 0331 844507Legnano (Mi): Piazza Ezio Morelli, 7Tel. 393 5042409www.ciattistudiodentistico.itinfo@ciattistudiodentistico.it

INFORMAZIONI

a cura della Dott.ssa Rachele Aspesi

✘ Insalata della Vigilia (No glutine - No lattosio) per 6 persone• 5 clementine • 2 barbabietole crude• 1 cespo piccolo di lattuga• 1 mela verde • 1 mela rossa• 1 melagrana • 4 cucchiai di mandorle• 2 cucchiai di semi di zucca• Succo di 1 limone• 3 cucchiai di olio extravergine oliva• Sale e pepe• Mondate prez-zemolo e basilico, lavateli e tritateli assieme. Pelare le barbabietole e ta-gliarle a fette da mezzo centimetro e poi dividerle a metà. Affettare fi-nemente le foglie di lattuga. Divide-re le mele in fetti-ne sottili, bagnan-dole con acqua e succo di limone affinché non anneriscano. Pelare al vivo gli spicchi di 4 clementine e sgranare la melagrana elimi-nando con cura le pellicine amare. Tritare le mandorle con i semi di zucca. In una ciotola emulsionare l’olio con il succo di limone e della clementina rimasta, salare e pepare. Amalgamare gli ingredienti in una grande ciotola e condire con la salsa preparata

✘Salatini di polenta e semi di papavero (No glutine - No lattosio)• 400 g farina di mais integrale• 200 g farina di castagne• 200 g semi di papavero• 5 cucchiai olio di mais • 2 uova• 70 g farina di mandorle• 2 cucchiai di zucchero di canna integrale• 1 cucchiaino curcuma• ½ cucchiaino di pepe nero • Sale• Disponete in una ciotola le tre farine, lo zucchero di canna, la curcuma, il pepe e un pizzico di sale. Aggiungete poi l’olio e im-pastate fino a ottenere un composto sab-bioso. Aggiungete le uova con 2 cucchiai di acqua e lavorate velocemente ottenendo un impasto non troppo elastico; riducete in rotoli del diametro di 6 cm circa. Stendete i semi di papavero in un vassoio e rotola-tevi sopra con cura i rotoli e sistemateli in frigorifero per una notte. Tagliate i rotoli a fettine dello spessore di circa 10 mm e di-sponeteli in una teglia coperta con carta forno, infornando per 20 minuti a 165°C in forno ventilato.

Ricette a prova di freddo

Altre ricette a pagina 13

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26S A L U T E & B E N E S S E R E

Chiamata anche “terzo occhio”, la ghiandola pineale

(o epifisi) è una ghiandola endocrina situata al centro del cervello, è considerata la sede dello Spirito.E’ conosciuta da tempi an-tichissimi; fu sco-perta attorno al 300 A.C. da Erofilo, che la considerava una “valvola della me-moria: se la memo-ria era bloccata, una scossa o un colpo secco sulla testa potevano liberare la valvola, permetten-do alla memoria di fluire di nuovo nor-malmente”. Galeno (II sec. D.C.) intro-dusse il termina ko-nareion (conarium in latino) per indi-care la pineale in quanto nell’uomo la sua forma è simile a quella di una pigna (la sua immagine fu simbolicamente rappresentata pres-so varie culture: su-meri, assiro-babilo-nesi, egizi, romani, cristiani, induisti, buddhisti) e la con-siderò come un organo simi-le alle ghiandole linfatiche.In epoca moderna Cartesio

pose l’attenzione sul fatto che fosse l’unica parte del cervello a non essere doppia e ipotizzò che fosse il punto privilegiato dove anima e corpo interagiscono e quin-di la sede dell’anima e del pensiero.

Solo nel 1958, però, venne isolato un ormone prodotto dall’epifisi: la melatonina. Grande poco più di una noc-ciola quando sviluppata, l’e-

pifisi è visibile nel feto dalla settima settimana, che coin-cide, secondo la tradizione tibetana, con la migrazione dell’anima nel corpo.Attraverso la produzione di melatonina la pineale con-trolla l'orologio biologico

del corpo, “l’organizzazione circadiana” che determina il ciclo giornaliero del sonno e della veglia. Essa non regola solo i ritmi del sonno, bensì

il ritmo della vita stessa, co-me appare più chiaramente nel regno animale: qui in pri-mavera riaccende le pulsioni sessuali; in autunno segnala agli uccelli che è tempo di migrare, funzionando an-che come una bussola che li

mantiene sulla giu-sta rotta di volo; in inverno avverte gli animali che è tem-po di cercare un ri-paro e di entrare in letargo. Negli esseri umani il suo ruo-lo è più sottile ma ugualmente impor-tante: definisce tutti i ritmi, giornalieri e stagionali. Si può supporre che go-verni anche il gran-de ciclo di tutta la vita, determinando l’inizio della puber-tà e forse anche la fine dell’età fertile. La melatonina viene sintetizzata a par-tire dal triptofano attraverso la produ-zione di serotonina. Quest’ultima è un neurotrasmettitore

impiegato nella regolazio-ne della temperatura del corpo, del senso di fame/sazietà e dell’umore, infat-ti è soprannominata anche

Già Cartesio ipotizzò che fosse il punto privilegiato dove anima e corpo interagiscono e quindi la sede dell’anima e del pensiero.

La ghiandola pineale, il terzo occhio: una connessione tra cervello ed anima?Prima parte.

Dott. Fabio Colombo Dottore di Ricerca e Specialista in Endocrinologia.Endocrinologo, diabetologo, dietologo per la Dieta a Zona e consulente per la Chirurgia Bariatrica presso il Poliambulatorio Sanigest di Luino (VA)

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Psicologo in Farmacia L'elenco delle Farmacie aderenti al progetto: • FARMACIA POMI DI DR. COLLIVASONE A. & C. SNC Piazza IV Novembre 5 - 21041 ALBIZZATE• FARMACIA DOTT. R. BINDA Via Cavour 2/A - 21020 BREBBIA• AGESP ATTIVITÀ STRUMENTALI SRL Viale Rimembranze 27 - 21052 BUSTO ARSIZIO• AGESP ATTIVITÀ STRUMENTALI SRL Viale Boccaccio 83 - 21052 BUSTO ARSIZIO• FARMACIA VESPERTINO DEI D.RI FRANCESCO ED

ALESSANDRA STANCHIERI SNC Piazza Italia 2 - 21050 CANTELLO• FARMACIA DEL CUORICINO S.N.C DI SCROSATI

MONICA E CAPORUSSO ANNARITA Via Gramsci 103 - 21010 - CARDANO AL CAMPO• FARMACIA DOTT. A.M.F. PALLONE Via G. da Cardano 16 - 21010 CARDANO AL CAMPO• CASTIGLIONE OLONA SERVIZI SRL Via C. Battisti 3 - 21043 CASTIGLIONE OLONA• FARMACIA NOBILI DEI D.RI LUISA E GABRIELE NOBILI SNC Via Scipione Ronchetti 145 - 21044 CAVARIA• FARMACIA DOTT.SSA ANTONIOTTI SILVIA Via Don C. Luvini 2 - 21033 CITTIGLIO• FARMACIA DR. F. PURICELLI Statale 233 (acc. Via Carpio) - 21030 CUGLIATE FABIASCO• FARMACIA CATELLI SNC DI GRILLO M. & E. Via Alessandro Volta 11 - 21054 FAGNANO OLONA• FARMACIA DOTT. PAOLO INTROINI & C. SAS Via Magenta 27 - 21013 GALLARATE• FARMACIA RIVA DEI DOTT.RI M.BATTISTINI,

L.G.ROTELLI E S. MONTONATI S.N.C. Via Luigi Riva 8 - 21013 GALLARATE• FARMACIA CALZONI DOTT. FRANCO & C. SNC Via Cavallotti 4 - 21026 GAVIRATE• FARMACIA SAN GIOVANNI BATTISTA SRL Via G.P.Porro 106 - 21056 INDUNO OLONA• A.S.Far.M. Via Jamoretti 51 - 21056 INDUNO OLONA• FARMACIA GALLINOTTO DOTT. MARCO Via Mazzini 351 - 21027 ISPRA• FARMACIA DOTT. LUIGI ZOCCHI & C. SAS Via Malcotti 22 - 21037 LAVENA PONTE TRESA• LAVENO MOMBELLO SRL Viale Porro 23 - 21014 LAVENO MOMBELLO• LAVENO MOMBELLO SRL Piazza Del Carroccio 3 - 21014 LAVENO MOMBELLO• FARMACIA NOVA SALUS DI NODO BANDIERA SRL Via Piave 55 - 21050 LONATE CEPPINO• FARMACIA MAGNONI DOTT.SSA LAURA Via Conconi 12 - 21046 MALNATE• FARMACIA DOTT.SSA MOSCA ERICA Via Vittorio Veneto 35 - 21017 SAMARATE• SARONNO SERVIZI SPA Via Valletta 2 - 21047 SARONNO• FARMACIA ALL'ABBAZIA SRL Via Piave 71 - 21018 SESTO CALENDE• SEPRIO PATRIMONIO SERVIZI SRL - FARMACIA S. ANNA Via C.Rossini 66 - Loc. Ceppine - 21049 TRADATE• FARMACIA POMI DI DR. COLLIVASONE A. & C. SNC Via Saffi 162 - 21100 VARESE• FARMACIA GAGLIARDELLI DEL DR. ROBERTO SARTORI

E C. SNC Viale Milano 17/19 - 21100 VARESE• FARMACIA DI CIMBRO DI DR. M.G. PALLONE Via Stazione 21 - 21029 VERGIATE• FARMACIA DOTT. MASCHERONI MARINA & C. SNC Via Roma 27 - 21059 VIGGIÙ

27 F A R M A C I A F I D U C I A

“l’ormone della felicità”.Tuttavia, l’aspetto più in-teressante della ghiandola pineale è la produzione di un’altra molecola: la DMT (Dimetiltriptamina), un neu-rotrasmettitore chiamato anche “la molecola di Dio” che avrebbe particolari fun-zioni legate principalmente al “collegamento” tra il cor-po e lo Spirito. Studi scienti-fici hanno dimostrato come l’epifisi secerne spontane-amente grandi quantità di DMT in due particolari mo-menti della vita: la nascita e la morte (e anche durante le esperienze di premorte). In

alcune persone, anche du-rante il sonno, la ghiandola pineale secerne una suffi-ciente quantità di DMT tale da rendere possibili espe-rienze particolari come i so-gni lucidi o i viaggi astrali.La pinealina (o pinolina), un’altra sostanza secreta dall’epifisi, consente il rag-giungimento di stati di co-scienza molto elevati e dà anch’essa origine ai sogni lucidi.Secondo le filosofie orientali la ghiandola pineale produr-rebbe in piena attività circa 900 sostanze e vari ormoni.Dal punto di vista esote-rico/spirituale, la pineale rappresenta il famoso “ter-zo occhio”, ovvero l’occhio dell’Anima; quello che è in

grado di vedere la realtà, che non è quella che appare ai nostri occhi fisici ma quel-la più “sottile”, celata dal cosiddetto “velo di Maya”.Il terzo occhio secondo la tradizione è fondamentale in quanto si tratterebbe di una zona quasi sempre inu-tilizzata del cervello che sa-rebbe invece fondamentale imparare ad attivare ed usa-re al meglio. Esso avrebbe infatti la capacità di vedere cose che non “appaiono” agli altri due occhi (sembra infatti che la percezione dei sensi ordinari sia limitata al solo 5% di ciò che esiste),

ovvero di percepire frequen-ze del mondo spirituale ed essere in grado di migliorare la propria intuizione su se stessi e gli altri, soprattutto di notte attraverso i sogni quando la ghiandola pineale è più attiva.Il terzo occhio, nell’antica tradizione induista e bud-dista, corrisponde con il sesto chakra (Ajna) situato al centro della fronte tra le sopracciglia. Questo centro rappresenta l’occhio interio-re, in grado di percepire la realtà oltre la visione ordi-naria, è la porta della chia-roveggenza e della visione superiore. E’ la connessione con la propria mente intuiti-va, con il Sé Superiore, con la propria Anima.

La ghiandola pineale, il terzo occhio:una connessione tra cervello ed anima?

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28S A L U T E & B E N E S S E R E

Dr. Alessandro G. AspesiMedico Veterinario (OMV VA 527)[email protected]

E’ però importante ricordare sempre che è un essere

vivente e non un gioco, perciò dobbiamo esse-re pronti ad accoglierlo come si deve e prender-ci cura di lui sotto tutti gli aspetti, compreso quello sanitario: la scelta di pren-dere un cucciolo deve es-sere sempre ponderata e consapevole.All’arrivo è necessario andare dal veterina-rio per una prima visita generale che ne attesti le buone condizioni di salute attra-verso una prima visita preliminare: è in questa occa-sione che il veterina-rio vi illustrerà il piano preventivo-terapeutico che il vostro cucciolo dovrà ef-fettuare nei primi mesi di vita e i richiami annuali e le profilassi che questi dovrà sostenere lungo tutta la sua esistenza.

L’ARRIVO DI UN NUOVO GATTO.Cose da avere in casa all’arrivo:• Una ciotola per il cibo.• Una ciotola per l’acqua: i gatti non gradiscono averne

un’unica per il cibo e per l’acqua; sono animali che tendono a bere poco, ri-fiutano l’acqua stagnante (infatti sarebbe opportuno stimolarli con “fontanelle”) e la gradiscono ancora me-no se troppo vicina al cibo.• Cibo umido e secco: è importante essere pronti an-che sotto il profilo alimenta-re; è consigliabile avere già in casa delle crocchette per gatto cucciolo di alta qualità

e delle scatolette di cibo umido, sempre per cuccioli e di alta qualità.• Una cassetta per le deie-zioni con la sabbietta: nel caso in cui l’animale non ab-bia la possibilità di avere un accesso al giardino esterno è fondamentale offrirgli un posto tranquillo dove poter esplicare le sue naturali fun-zioni organiche, posizionato lontano da zone di passag-

gio o da rumori molesti; la cassetta può essere chiusa o aperta: non è importante quale modello scegliate, ma è invece fondamentale che abbia l’accesso facilitato, in modo che possa entrarvi agevolmente e senza fatica.• Un tiragraffi: se voglia-

mo tentare di salvaguar-dare il più possibile i nostri mobili, sarà op-portuno far trovare al nostro gatto un bel

tiragraffi, così da abituarlo il prima possibile a “farsi le unghie” dove me-glio preferiamo.

• Giochini va-ri: quando sono cuccioli i gatti sono pieni di ener-gia, e il gioco

è fondamenta-le; vanno stimolati intensi-vamente attraverso palline, bastoncini e tutto quello che li fa divertire; è fondamenta-le che non si annoino, e che siano sempre presenti, in casa, stimoli di varia natura.• Trasportino: per poterlo agilmente portare fuori casa e per qualsiasi esigenza con-tingente è importante avere un trasportino in plastica ri-gida, meglio se con apertura anche superiore.

L’arrivo di un nuovo cucciolo in casa.Come farsi trovare preparati.

L’arrivo di un nuovo cucciolo è un momento emozionante per tutta la famiglia.

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29 F A R M A C I A F I D U C I A

L’arrivo di un nuovo cucciolo in casa.Come farsi trovare preparati.

L’ARRIVO DI UN NUOVO CANE.Come per il gatto anche per il cane è necessario prepa-rarsi al suo arrivo nel miglio-re dei modi possibile.Cose da avere in casa all’arrivo:• Una ciotola per il cibo e una ciotola per l’acqua.• Cibo umido e secco: co-me per il gatto, anche per il cane è importante avere già in casa delle crocchette e del cibo umido per cane cucciolo di alta qualità.

• Guinzaglio e pettorina: per poter fin da subito fa-re delle belle passeggiate e per la sua sicurezza è bene fare sì di avere con sé, quan-do andate a prenderlo, una pettorina (ne esistono diver-si modelli, sempre meglio chiedere prima al proprio veterinario o all’educatore che vi segue quale sia la migliore per il proprio ca-ne) e un guinzaglio robu-

sto; è importante ricordare che, per legge, il guinzaglio del vostro cane non deve superare il metro e mezzo di lunghezza (sono assolu-tamente sconsigliati quelli “allungabili”).• Giochi vari: anche per il cane cucciolo il gioco è fon-damentale; è sempre impor-tante abituarli a non mordic-chiare direttamente le vostre mani posizionando tra voi e la loro bocca un bastoncino, una corda o un pezzo di pla-stica adatto allo scopo. Van-no stimolati intensivamente e fatti sfogare, anche tramite lunghe passeggiate, corse e giochi all’aria aperta.

DAL VETERINARIO.E’ importante andare dal veterinario entro una setti-mana dall’arrivo del vostro nuovo animale per poter così affrontare assieme que-sto nuovo evento; il vete-rinario potrà consigliarvi al meglio sulla gestione dei primi mesi di vita, metten-dovi eventualmente in con-tatto con addestratori ed educatori che possano faci-litarvi il compito di gestire il nuovo animale ed educarlo nel migliore dei modi. Durante questa prima visita verrà effettuato un esame delle feci per valutare la presenza di parassitosi inte-stinali (ricordatevi sempre di portargliene un campione) e verrà impostata la profilassi vaccinale (pulci, zecche e filaria) più corretta in base al periodo dell’anno e all’età del cucciolo.In ultimo verrà valutata l’a-limentazione e la presenza del microchip, correttamen-te intestato a voi: potrebbe essere anche il momento adatto per poter effettuare il passaggio di proprietà da effettuarsi, per legge, entro i 15 giorni dall’arrivo in casa.

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News dalle aziende News dalle aziende News dalle aziende

30S A L U T E & B E N E S S E R E

Rubrica Aziende• Castiglioni srl- Concessionaria Peugeot 21100 Varese Viale Aguggiari, 108 Tel. 0332 239657- Concessionaria Citroën - DS 21100 Varese Viale Belforte, 244 Tel. 0332 [email protected] n. 32

• Centro Baroncini Poliambulatorio21018 Sesto Calende (VA)Via C. Cattaneo, 3Tel. 0331 921345Fax 0331 [email protected] n. 12 - 13

• Ciatti Studio Dentistico- 21100 Varese Via Rossini, 2 Tel. 0332 287198 - 21049 Tradate (VA) Via Cavour, 45 Tel. 0331 844507- 20025 Legnano (MI) Piazza Ezio Morelli, 7 Tel. 393 [email protected] www.ciattistudiodentistico.itPagina n. 24 - 25

• La Farmaceutica21040 Castronno (VA)Viale Lombardia, 64Tel. 0332 896051Fax 0332 [email protected] n. 13

• Pool Pharma20098 S. Giuliano Milanese (MI)Tel. 02 [email protected] n. 2 - 8 - 20 - 31

• Sella Farmaceutici36015 Schio (VI)Tel. 0445 [email protected] n. 29

• Studio Fisioterapico Salute e Sport s.r.l.21012 Cassano Magnago (VA)Via De Gasperi, 34Tel. 0331 025364info@fisiocassano.itwww.centrofisioterapicosaluteesport.itPagina n. 18 - 19

■LETIBALM E LETIBALM PE-DIATRICO. Naso e labbra perfette con Letibalm. Dalla Spagna è arrivato un pro-dotto eccezionale, Best seller nel suo segmento! Il Laborato-rio Farmaceutico “A. SELLA” di Schio è lieto di proporre in esclusiva italiana LetiBalm, l’u-nico balsamo lenitivo ed emol-liente formulato specificamente per naso e labbra, dedicato agli adulti e ai bambini, in due diffe-renti versioni. Azione riparatrice: grazie alla Centella Asiatica, alla Vitamina E e all’Acido Salicilico, LetiBalm svolge un’efficace azione ripara-trice, contro la secchezza, le scre-polature e le ferite superficiali di naso e labbra. Azione protet-tiva: l’Hamamelis Virginiana, la Melissa Officinale e la Centella Asiatica svolgono un’ottima a-

zione protettiva.

Azione reidra-tante: la Vitamina E, il Burro di Cacao e l’Olio di Girasole contribuiscono all’azio-ne reidratante.Accanto al LetiBalm per gli a-dulti, SELLA propone LetiBalm Pediatrico, una formulazione specifica per la pelle dei bambi-ni, al Burro di Karitè.Ora è disponibile anche il nuo-vo formato in tubetto da 10 ml, Letibalm fluido, con gli stessi preziosi ingredienti del formato in vasetto e anche il nuovo Leti-balm fluido junior.Prezzo al pubblico:• LetiBalm (vasetto da 10 ml): €

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10 ml): € 6,90 in farmacia • LetiBalm Fluido e Fluido Junior

(tubetto da 10 ml): € 6,90 in far-macia.

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■NUOVO SISTEMA INFORMATIVO RADIOLOGICO.Il CENTRO MEDICO SME - Diagnostica per Immagini ha installato un nuovo Sistema Informativo Radiologico, noto anche come RIS (Radiology Information System), per gestire il flusso di dati secondo standard avanzati. Il RIS installato è uno dei primi sistemi web-based dispo-nibile sul mercato ed è certificato per il protocollo HL7 (Health Level Seven) che garantisce la gestione sen-

za interruzioni di dati sanitari clinici e ammi-nistrativi. Il RIS è stato connes-so al sistema di archiviazione, trasmissione e visualizzazione delle immagini diagnostiche,

noto come PACS (Picture Archiving and Communica-tion System), anch’esso web-based, precedentemente installato. Tale soluzione è finalizzata all’esigenza di di-sporre di una piattaforma solida, affidabile ed efficiente per la trasmissione e l'integrazione dei dati di imaging generati da diverse apparecchiature diagnostiche, in ogni istante e in ogni luogo.

■TRIO-DIGERACID IN COMPRESSE. Un aiuto pratico e gradevole! Il Laboratorio di Ricer-ca Pool Pharma, azienda italiana leader nel mondo degli integratori, ha studiato e sviluppato un prodot-to efficace: TRIO-DIGERACID, in compresse, rimedio multicomposito appositamente formulato per approc-ciare i diversi problemi digestivi in maniera multifat-toriale, dalla formulazione esclusiva completa di un patrimonio naturale per favorire il complesso pro-

cesso digestivo. Trio-Digeracid è un rime-dio a base di estratti vegetali, fermenti lattici tindalizzati e un nuovo ingrediente Di-ge Zyme® - comples-so enzimatico conte-

nente gli enzimi quali alfa amilasi, proteasi, lattasi, cellulasi e lipasi, da substrato vegetale. Formulato in pratiche compresse da sciogliere lentamente in bocca durante la giornata al bisogno, oppure dopo uno dei due pasti principali.TRIO-DIGERACID contiene importanti nutrienti bene-fici utili a controllare l'acidità gastrica (Riso e Banana), favorire la funzione digestiva (Curcuma e Zenzero), contrastare la nausea (Zenzero), favorire la regolare motilità gastrointestinale e l'eliminazione dei gas (Car-damomo e Finocchio).Senza Glutine. Naturalmente privo di lattosio.

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Rubrica Aziende

Favorisce la funzionalità digestiva e ha effetti antinausea. (E.s. Curcuma e Zenzero, Enzimi )

Bruciore e acidità. (Polvere di Riso e Banana)

Contrasta il gonfiore. (Finocchio e Cardamomo)

Favorisce l’equilibrio della flora intestinale. (Fermenti lattici probiotici)

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