Osserviamo incuriositi la grande ruota idraulica · avrebbe gradito avere una figlia nobile, chiese...

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Osserviamo incuriositi la grande ruota idraulica

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Osserviamo incuriositi la grande ruota idraulica

… finalmente la ruota inizia a girare. Ci fermiamo, immobili, ad ammirarla!

….Tutta quest’acqua ci fa venire sete ! Ne approfittiamo per una pausa rilassante….!!!

Dopo aver atteso pazientemente il nostro turno, per osservare da vicino la ruota idraulica, conosceremo gli amici di Michel………..!!!!

Questo è Socrate, il suo simpatico asinello. Un tempo erano assai diffusi i carri trainati con gli asini e le carriole in legno. Venivano usati per ritirare le granaglie o per trasportare i sacchi di farina.

Non resistiamo alla voglia di accarezzarlo . Socrate è un po’ intimorito, ma diventiamo subito amici !

Eccoci nella stanza delle macine.

Comodamente seduti dentro ad un vero mulino….

…….mentre le oche indispettite, se ne vanno!

……….. tutti attenti alle spiegazioni di Michel .

Un tempo, lungo il canale che costeggia il mulino, vi lavoravano anche un fabbro e un falegname. L’acqua del canale, oltre alle pale del mulino, faceva ruotare anche il maglio e la mola del fabbro che affilava gli arnesi in ferro e le seghe del falegname che tagliavano grossi tronchi. L’acqua dava l’energia necessaria per far muovere i macchinari e poi ritornava nel canale.

Il mulino è stata la prima macchina ad utilizzare l’energia prodotta dall’ acqua.

Un meccanismo perfetto, economico ed ecologico perché lavorava senza sprechi e senza inquinamento.

Il mulino è uno stabile in muratura costruito sulle sponde di un corso d’acqua. L’acqua cade a cascata sulle pale di una grande ruota facendola ruotare. Un grosso tronco (albero motore) fissato al centro della ruota trasmette il movimento al suo interno, dove una seconda ruota dentata provvede a far muovere un ingranaggio che raggiunge due macine di pietra, chiamate palmenti.

Sopra le macine c’è un grande imbuto di legno, chiamato: Tramoggia.

La tramoggia, lascia cadere i chicchi dei cereali tra le due macine, di cui solo la superiore ruota sopra l’altra che è fissa. I cereali passando in mezzo alle due macine vengono triturati. La tramoggia è dotata di un campanellino d’allarme che suona quando il cereale sta per finire: se le mole girano a vuoto si rovinano.

Attraverso un foro posto lateralmente alla macina inferiore, la farina cade dentro un cassone di raccolta di legno che in alcune zone viene chiamato: Mastra; da qui la farina viene insaccata per la vendita o inviata al Buratto per essere raffinata, cioè per separare la parte cruscale da quella farinosa.

Dopo aver terminato la macinazione e l’eventuale setacciatura il materiale ottenuto veniva insaccato e pesato.

Lungo le pareti della stanza vediamo gli attrezzi ed i contenitori usati dal mugnaio e dai contadini. La gru per sollevare la macina, la falce, il rastrello, la sega usata dai boscaioli .

La stadera e la stadera a bilico: bilance usate per pesare piccoli o grossi carichi.

Il vaglio: setaccio in ferro usato per mondare i cereali dalla pula e da altre impurità prima di introdurli nella tramoggia.

La sessola: paletta di legno e metallo usata per insaccare la farina.

I setacci: di varie misure per separare la farina dalla crusca.

I cesti di vimini: realizzati in legno di salice utilizzati per spostare il mais e altri cereali.

I sacchi in juta che servivano per il trasporto delle granaglie o della farina.

Il mestiere del mugnaio è antico quasi quanto quello del contadino. Un tempo , ma ancor oggi in molte parti del mondo, macinare la farina era una normale attività domestica.

Il lavoro del mugnaio richiedeva notevole forza fisica. Basti pensare a tutti i sacchi di farina che doveva sollevare e trasportare! Era facile riconoscerlo, perché restando tutto il giorno a contatto con la farina aveva sempre il viso e le mani ricoperte di un velo bianco. Il suo era un mestiere rispettato, che si tramandava di padre in figlio. La giornata del mugnaio iniziava la mattina presto. Alle prime luci dell’alba arrivavano i clienti con le granaglie da macinare: si procedeva alla pesatura dei sacchi; se il cliente non disponeva di denaro il pagamento avveniva in natura. Il mugnaio tratteneva una parte della farina la “molenda “ o “bozzolo”, ma pagava sempre lo “spolvero”, la parte della farina che andava persa durante la lavorazione. Oltre al granoturco si macinavano anche altri cereali, quali: il grano, l’avena, l’orzo, la segale , prodotti di cui si faceva uso anche per l’alimentazione degli animali. Il mugnaio era un uomo istruito: sapeva leggere, scrivere e soprattutto era bravo in matematica, era pratico di agricoltura, ma anche di idraulica, di meccanica e di falegnameria. Svolgeva un’ attività che gli assicurava un buon guadagno ed era molto importante la sua onestà.

Anche se la maggior parte dei mugnai erano onesti, alcuni erano avidi, prepotenti e imbroglioni. Per questo motivo, nei racconti popolari alcuni venivano presi in giro per le loro malefatte, mentre altri venivano lodati.

Proverbi e modi di dire � Chi va al mulino si infarina! � L’ultimo a morire di fame è il mugnaio! � La moglie del mugnaio ha sempre un bel pollaio! � Portare l’acqua al proprio mulino. � Bevi del buon vino e lascia andare l'acqua al mulino.

� Senza acqua il mulino non macina.

� Ciascuno vuol menar l'acqua al suo mulino e lasciar secco quello del vicino.

FILASTROCCA DEL MUGNAIO

Il Mugnaio, per campare, la farina deve fare, così prende, con la mano, un saccone di buon grano. Nella macina pulita lo sistema con le dita, quindi accende dal mattino il motore del mulino: macinando fino a sera ne farà una cassa intera di bianchissima farina, per portarla giù in cucina dal Signore del Paese che gli pagherà le spese.

LE FIGLIE DEL MUGNAIO

Racconto di L.M.Perassi

In un tempo ormai lontano, un mugnaio aveva tre figlie: Lara, Mara e Sara. Lara era d’una bellezza senza pari e quando un giorno il principe Fiorino, per caso la vide se ne innamorò immediata-mente. Per festeggiare il fidanzamento, venne dato un ballo sontuoso al castello. La figlia del mugnaio, con la sua bellezza, eclissava quella di tutte le fanciulle presenti. «Però, figlio mio,

questa ragazza non ha una goccia di sangue blu nelle vene!», disse il re al principe. «Che importa? - rispose il principe - Diventerà nobile sposandomi». Durante la serata, finché Lara sorrise, s’inchinò con grazia e danzò, tutto filò liscio. Ma quando aprì la bocca, fu un vero disastro! I suoi discorsi erano sciocchi, vuoti e pure sgrammaticati. Il principe allora interruppe subito il fidanzamento , pensando fra se e se «Una moglie così ignorante, che figuracce m’avrebbe fatto fare!».

Il giorno dopo, il principe riaccompagnò Lara al mulino. Il mugnaio, che avrebbe gradito avere una figlia nobile, chiese al principe di ascoltarlo per un istante e gli disse: «La mia seconda figlia non è bella come la prima, però è molto intelligente». «L’intelligenza val più della bellezza», pensò il principe e quindi fece subito organizzare un'altra festa di fidanzamento. Anche stavolta ci fu un ballo sontuoso e finché Mara ballò e s’inchinò con grazia non incantò nessuno ma, nelle discussioni, con le sue conoscenze teneva testa a tutti i sapienti del regno. «Però, figlio mio, questa ragazza non ha una goccia di sangue blu nelle vene!», disse il re al principe. «Che importa? - rispose il principe - Diventerà nobile sposandomi». Ma al sapere di Mara s’accompagnava la presunzione, per cui si divertiva a umiliare i saggi. Il principe allora interruppe subito il fidanzamento , pensando fra se e se «Una moglie così presuntuosa avrebbe umiliato anche me».

Il giorno dopo il principe riaccompagnò Mara al mulino, ma il mugnaio, che accarezzava volentieri l'idea di imparentarsi con il principe, non si volle

rassegnare e gli disse: «La mia terza figlia non è bella come la prima e non è intelligente come la seconda, però è molto buona». Il principe che ormai cercava una consorte fece subito organizzare un'altra festa di fidanzamento. Anche stavolta ci fu un ballo sontuoso e quando Sara entrò nel salone non incantò nessuno. Quando rispose alle domande di nobili e dignitari non colpì nessuno. Ma quando si rivolse a un cameriere con la stessa cortesia con cui s’era rivolta al re, quando raccolse lei stessa da terra un fazzolettino caduto ad una dama e quando rinunciò a un ballo per fare compagnia a una vecchia contessa brontolona, il principe Fiorino capì d’aver trovato la sposa degna di stare al suo fianco. «Figlio mio – disse il re al principe –, questa fanciulla nobiliterà te e la nostra casata, perché gocce d’oro scorrono nelle sue vene!».

Il Mugnaio, suo Figlio e l'Asino (Jean de La Fontaine)

C'era una volta un vecchio mugnaio, che aveva un figlioletto sui quindici anni o giù di lì. Essi un giorno decisero di andare al mercato per vendere uno dei loro somarelli, per fare in modo che arrivasse al mercato fresco e riposato e poterlo vendere a prezzo più alto, decisero di portarlo legato ad un asta, come si faceva con gli agnelli. La gente che li incontrava rideva di quella scena “Oh che cosa buffa! Due uomini che portano un asino! Dei tre il più somaro non è quello legato all’asta”. Il vecchio, persuaso dal dire di quei passanti, slega la bestia ed una volta in piedi ci fa montare sopra il fanciullo, percorrono così pezzetto di strada, quand'ecco tre mercanti gridare con dispetto al ragazzo: “È bello che tu vada comodamente sull'asino e che al passo cammini un vecchierello?” Il mugnaio allora fa scendere il ragazzo e monta al suo posto. Percorrono un altro tratto di strada, quand'ecco tre ragazze dire “ Che padre snaturato ! Lui in groppa all'asino ed il figlio a piedi nella polvere! “ Sentite queste parole, il mugnaio fa salire in groppa all'asino anche il figlio, ma non fanno molta strada che altri passanti dicono: “Ma si può? Devono venderlo o accopparlo quell'asino? Se vanno avanti ancora un po’, dell'asino non resterà che il cuoio..." Allora padre e figlio smontano dalla sella entrambi e fanno camminare l'asino al loro fianco. Ma i commenti dei passanti continuano “Oh che cosa stravagante, due uomini che vanno a piedi e un asino che va in carrozza! Oh che bel terzetto d'asini!“ Allora il mugnaio disse: "Asino son io che do retta alla gente. Ma d'ora in poi farò di testa mia!” Giunsero così al mercato e riuscirono a vendere l'asino ad un buon prezzo.

Ascoltiamo i racconti con molta attenzione!!

GLI GNOMI DEL MULINO

Una volta c’era un vecchio mulino dove abitava un mugnaio con la sua famiglia, un giorno mentre il mugnaio era intento al lavoro, udì una vocina che chiedeva

disperatamente aiuto. Il mugnaio si precipitò nella direzione da cui proveniva l’invocazione e, con grande stupore, vide un esserino simile a

una bambola che stava per essere schiacciato dagli ingranaggi della macina del mulino. Senza pensare ai danni che avrebbe

potuto subire, immediatamente l’uomo allungò un braccio traendo in salvo la piccolissima creatura. Appena l’ebbe tra

le mani, si accorse che si trattava di una gnoma. La minuscola donna lo guardò ancora tremante; il mugnaio la

accarezzò con la sua mano callosa delicatamente, quasi per paura di farle del male. La gnoma si tranquillizzò, le sorrise e poi fuggì via, lasciando l’uomo col dubbio di

aver sognato ogni cosa.

Trascorsero solo pochi minuti quando ecco riapparire la gnoma, seguita da tanti ometti simili a lei. Il più anziano disse al mugnaio:

. - Hai salvato la vita a mia moglie perciò noi ti saremo grati per tutta la vita. Se ci permetterai di abitare nel tuo mulino non avrai mai a pentirtene. L’uomo,

ancora sbalordito, riuscì solo a balbettare: – Ma… sì, certamente. Restate finché volete…– Da quel giorno la famiglia degli gnomi stabilì la sua dimora in mezzo

alle scure e tiepide travi del mulino.

Gli ometti stavano attenti che non scoppiassero incendi e avvertivano il loro

amico del sopraggiungere di temporali o di bufere di neve. Se qualcuno dei familiari del mugnaio si ammalava, lo gnomo più anziano portava erbe medicinali capaci di curare ogni malattia.

A volte bastava che appoggiasse la sua piccola mano rugosa sulla fronte dell’ammalato perché questo guarisse immediatamente.

Perciò da allora è nata la tradizione in alcune famiglie di mettere in giardino la statua di uno gnomo, con o senza carriola, in attesa della buona fortuna!

Grazie Michel , per il divertente ed interessante pomeriggio.

Gli alunni delle classi II A e II B della scuola Primaria di Bricherasio con le loro maestre Mariella e Amalia.

6 dicembre 2013