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Osservatorio sulle imprese high-tech della provincia di Pisa Rapporto Annuale Maggio 2002 Gruppo di lavoro Prof. Nicola Bellini (Direttore) Dott.ssa Chiara Cavallo (Ricercatrice) Dott.ssa Michela Lazzeroni (Ricercatrice) Dott.ssa Alessandra Patrono (Ricercatrice) Prof. Andrea Piccaluga (Responsabile scientifico) Dott. Giuseppe Pozzana (Coordinatore) Autori del rapporto C. Cavallo, M. Lazzeroni, A. Patrono, A. Piccaluga

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Osservatorio sulle imprese high-tech

della provincia di Pisa

Rapporto Annuale Maggio 2002

Gruppo di lavoro Prof. Nicola Bellini (Direttore)

Dott.ssa Chiara Cavallo (Ricercatrice) Dott.ssa Michela Lazzeroni (Ricercatrice)

Dott.ssa Alessandra Patrono (Ricercatrice) Prof. Andrea Piccaluga (Responsabile scientifico)

Dott. Giuseppe Pozzana (Coordinatore)

Autori del rapporto C. Cavallo, M. Lazzeroni, A. Patrono, A. Piccaluga

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Osservatorio delle imprese high-tech della Provincia di Pisa – Rapporto Annuale

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Indice

PREMESSA 3

LE ORIGINI DEL PROGETTO 3 FINALITÀ E STRUMENTI DELL’OSSERVATORIO 3 METODOLOGIA DELL’OSSERVATORIO 4 STRUTTURA DEL RAPPORTO 8

UN QUADRO SINTETICO SULL’HIGH-TECH NELLA PROVINCIA DI PISA 9

I PRIMI “FATTI STILIZZATI” 16 I PRIMI DATI SULL’HIGH-TECH PISANO 21

L’ANALISI EMPIRICA 27

IL QUESTIONARIO 27 LE EVIDENZE EMPIRICHE EMERSE 27

DOMANDE E RISPOSTE SULL’HIGH-TECH PISANO 46

ALLEGATI 56

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Premessa

Le origini del progetto

Il presente rapporto annuale rappresenta la sintesi dei risultati del primo anno di attività dell’Osservatorio sulle imprese high-tech della Provincia di Pisa, e fa seguito al rapporto intermedio del novembre 2001, presentato in occasione della Conferenza Economica della Provincia di Pisa.

L’Osservatorio viene curato dal Centro di Ricerca Link della Scuola Superiore Sant’Anna, su incarico dell’Amministrazione Provinciale di Pisa, ed è finanziato dalla Regione Toscana, sulla base di finanziamenti dell’Unione Europea. Il progetto, di durata triennale, ha avuto inizio nel maggio 2001, e rappresenta un’iniziativa nuova per finalità e metodologie nella Provincia di Pisa. L’obiettivo principale è quello di “quantificare” il fenomeno high-tech e, attraverso il monitoraggio per un periodo triennale, studiarlo nelle sue caratteristiche principali.

Finalità e strumenti dell’Osservatorio

“Fotografare” con precisione il comparto delle imprese high-tech, attraverso la quantificazione delle imprese ad esso appartenenti e l’analisi delle sue caratteristiche principali, è un obiettivo tutto sommato nuovo nel nostro territorio provinciale, dove, nonostante si parli spesso delle potenzialità di alcuni settori ad elevato contenuto innovativo e che fanno intenso uso di nuove tecnologie, non è mai stata realizzata un’analisi di questo tipo che ne chiarisca la reale consistenza.

Tuttavia, il censimento delle imprese high-tech è solo uno dei primi step del progetto; si tratta di un risultato essenziale per “dimensionare” il campo di analisi, ma soprattutto di un punto di partenza per approfondire temi specifici che via via emergeranno come esigenze di approfondimento avvertite dalle imprese o dai soggetti pubblici.

I risultati di questi approfondimenti e, in generale, dell’attività dell’Osservatorio, saranno resi noti attraverso rapporti semestrali diffusi nel corso di eventi pubblici e saranno comunque disponibili per la consultazione nel sito Internet dell’Osservatorio, all’indirizzo http://osservatorio.sssup.it. Sul sito è anche disponibile una sintesi del presente rapporto.

Il sito dell’Osservatorio fornisce anche informazioni sulle attività in corso, collegamenti alle imprese censite, con link al sito web delle stesse. Sono previste inoltre sezioni dedicate alla presentazione di casi aziendali e appuntamenti e iniziative realizzate nell’ambito del progetto. Si tratta quindi di una vera e propria fonte di informazioni e di contatti sulle imprese high-tech localizzate nella provincia di Pisa.

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Metodologia dell’Osservatorio

a) La definizione dei settori high-tech

Tutti gli studi che hanno avuto per oggetto l’analisi delle caratteristiche dei settori “high-tech” hanno dovuto affrontare il delicato problema della definizione di ciò che si intende comprendere in questa categoria di attività. La questione deve essere affrontata secondo diverse angolazioni. Per esempio: è da considerarsi high-tech chi produce o chi utilizza prodotti o processi ad alta tecnologia? È più corretto parlare di settori high-tech o di imprese high-tech? Come misurare e confrontare le imprese o i settori in relazione a ciò che è stato definito high-tech? Quali sono i parametri da valutare?

Rimandando alla letteratura in merito per i principali criteri individuati dalla comunità scientifica1, vogliamo descrivere di seguito quali sono state le valutazioni e le considerazioni del gruppo di ricerca dell’Osservatorio e quale è il criterio di definizione a cui si è giunti.

La prima considerazione parte dal carattere di territorialità dell’analisi svolta. Il progetto dell’Osservatorio ha come obiettivo principale l’analisi e la valutazione dei settori e delle imprese ad alta tecnologia della Provincia di Pisa. Pertanto, la metodologia utilizzata per la classificazione delle imprese ha dovuto tener conto innanzitutto delle caratteristiche del territorio di riferimento, nei suoi aspetti culturali, economici e produttivi, senza tuttavia ridurre la capacità di comparabilità dei dati con altre realtà regionali o nazionali e la ripetibilità in altri contesti. Così, in una prima fase, a partire da studi analoghi condotti in riferimento alla Provincia di Pisa e a conoscenze dirette della realtà produttiva locale, è stato individuato un primo gruppo di imprese che, per l’attività svolta e per alcune caratteristiche di “alta tecnologia”, valutate anche secondo la maggior parte dei criteri individuati in letteratura, presentavano aspetti riconducibili ad imprese high-tech. Sono state incluse anche strutture di servizio a sostegno di attività innovative o imprese che, pur non svolgendo direttamente attività tali da caratterizzarsi come high-tech, ne favoriscono lo sviluppo o la diffusione e hanno un forte impatto sull’occupazione locale. I settori individuati sulla base di queste considerazioni sono risultati i seguenti:

!"Informatica (consulenza, soluzioni informatiche personalizzate) !"Informatica Diffusione (produzione e distribuzione di apparecchi informatici e

componenti hardware) !"Informatica Ricerca e Sviluppo(sistemi, soluzioni internet, e-commerce) !"Microelettronica (sistemi elettronici, chip, sensori ecc.)

1 Chabot, C. (1995), Defining High-technology, Technè, Journal of Technology Studies, vol.5, 1995; Hatzichronoglou, T.(1997), Revision of the high-technology sector and product classification., OECD: Sti Working paper, 1997/2; Koebberling, U. e Veneranda, D. (1999), A model of the BC High-technology sector, BC High-tech Strategy, working paper 19 Aprile, www.scbc.org; Robson, M. Townsend,J.e Pavitt,K. (1988), Sectoral patterns of production and use of innovations in the UK: 1945-1983, Research Policy, 17, 1-14.

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!"Meccatronica (strumentazione, meccanica di precisione) !"Energia e ambiente !"Telecomunicazioni servizi !"Telecomunicazioni Ricerca e Sviluppo !"Farmaceutico !"Servizi per l’innovazione !"Biomedicale !"Altro

Per il completamento dell’elenco delle imprese si è scelto di riferirsi al giudizio delle stesse o associazioni di categoria in diversa misura coinvolte in attività innovative, che in questo modo hanno assunto il ruolo di esperti interpellati per segnalare i nomi di altre aziende della Provincia. Si è cercato così, di superare il limite di analisi basate esclusivamente su considerazioni a priori relative al settore di appartenenza delle imprese, evitando cioè di prendere in considerazione le imprese solo perché appartengono a settori comunemente considerati high-tech.

La predisposizione di un questionario in cui sono state previste fra le altre, domande relative al comportamento nei confronti dell’innovazione (ricorso alla proprietà intellettuale, metodi per l’introduzione di nuove tecnologie, introduzione di innovazioni negli ultimi anni, fonti di nuove idee e conoscenza tecnologica), le relazioni con gli enti pubblici di ricerca e le collaborazioni con altre imprese high-tech (locali e non) e valutazioni di tipo quantitativo (percentuale di addetti e di spesa sul fatturato in attività di ricerca e sviluppo; percentuale di addetti con laurea in discipline tecnico-scientifiche, il rapporto tra ricerca make, cioè svolta internamente all’azienda, e buy, cioè acquistata all’esterno), ha permesso di costruire indici e misure in grado di confrontare fra loro le imprese e stabilire una sorta di “scala della capacità tecnologica”. In particolare, quest’ultima ha permesso, e sarà sempre più significativa con la progressiva acquisizione dei dati e l’ampliamento della base informativa, di definire diversi stadi di “livello tecnologico” dimostrato dalle imprese, per cui sarà possibile parlare di aziende, che pur essendo a tecnologia avanzata sono classificabili come low, medium e high.

Il colloquio diretto con gli imprenditori ha permesso l’approfondimento di aspetti quali il mercato di riferimento e la percezione della concorrenza nonchè della propria capacità innovativa, completano l’insieme delle conoscenze raccolte attraverso le interviste.

In definitiva, il metodo proposto dall’Osservatorio si presenta originale perchè tenta di superare i limiti connessi alle consuete procedure di classificazione dei settori e delle imprese high-tech, giungendo ad una definizione non estremamente “rigida”, essendo basata anche su considerazioni qualitative che meglio si adattano ad un ambito in continuo mutamento come quello dell’alta tecnologia, riuscendo tuttavia ad ottenere parametri di valutazione “rigorosi”.

A riprova della limitata attendibilità di classificazioni basate sull’appartenenza delle imprese a settori predefiniti come “high-tech”, l’analisi condotta dall’Osservatorio ha previsto la richiesta alle aziende del codice ISTAT o ATECO cui le imprese stesse appartengono. Ciò ha permesso un confronto tra il settore cui le imprese dichiarano di appartenere e quello a cui appartengono secondo tale classificazione

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e sono emerse alcune contraddizioni. Ad esempio, due imprese dichiarano di svolgere un’attività che secondo la classificazione proposta corrisponde al settore Servizi per l’Innovazione e Microelettronica, ma secondo il loro codice ATECO rientrano nella categoria della Fabbricazione di macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici. Eclatante è anche il caso di un’impresa che si riconosce nella categoria dell’Informatica e secondo il suo codice ATECO svolgerebbe Fabbricazione o montaggio di apparecchi trasmittenti radio televisivi, comprese le telecamere e apparecchi elettroacustici, parti e pezzi staccati o di un’altra che dichiara di appartenere alla categoria Altro, ma secondo la classificazione ATECO svolge attività di Fornitura di software e consulenza in materia di informatica.

Da cosa dipendono queste differenze che inevitabilmente si ripercuotono sulla attendibilità delle statistiche ufficiali? Probabilmente molte imprese hanno cambiato la loro attività nel corso del tempo e non hanno comunicato tale cambiamento; oppure più semplicemente, non erano perfettamente a conoscenza del significato dei codici ufficiali.

b) La metodologia adottata per la raccolta delle informazioni

In base alle considerazioni presentate in precedenza si è giunti ad un “universo” di riferimento, che rappresenta il primo censimento delle imprese. Si tratta di una fase del progetto fondamentale, ma che per le caratteristiche stesse con cui esso è definito, non può dirsi conclusa: infatti gli imprenditori spesso segnalano ancora altre imprese nel corso delle interviste e altre nel frattempo cessano la loro attività o la iniziano.

Dopo una fase di definizione e di “collaudo” del questionario su un primo campione di imprese, si è proceduto all’invio dei questionari alle imprese e al loro successivo contatto per fissare un incontro, generalmente con gli Amministratori o Presidenti delle Società. Le imprese contattate (a partire dall’Ottobre del 2001) sono state circa 80 e di queste al momento 60 si sono dimostrate disponibili all’incontro.

La scelta di intervistare personalmente da parte delle ricercatrici del progetto le imprese individuate rappresenta a nostro avviso uno dei principali punti di forza del metodo proposto dall’Osservatorio. Infatti, sebbene certamente più dispendioso in termini di tempo, si tratta dell’unico procedimento che permette di cogliere aspettiche sfuggono a qualsiasi tipo di misurazione quantitativa possibile con la semplice compilazione di un questionario: le storie delle imprese e le relazioni che nel tempo sono emerse o si sono interrotte; gli “umori” delle imprese e i commenti sull’high-tech pisano, ecc. Per questi motivi, i contatti stabiliti con i dirigenti durante lo svolgimento di questa prima fase di raccolta delle informazioni, costituiscono un asset prezioso e unico.

Le informazioni così ottenute, sono state organizzate in un database che rappresenta la fonte delle elaborazioni statistiche presentate in questo lavoro.

c) Le collaborazioni

L’Osservatorio si è avvalso della collaborazione sistematica di un Comitato Guida che, nelle tre riunioni finora realizzate ha fornito opinioni e suggerimenti, spunti di riflessioni e indicazioni su possibili approfondimenti della ricerca. Il Comitato è

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composto – oltre che dai componenti il gruppo di ricerca - da alcuni rappresentanti locali in varia misura coinvolti in problematiche inerenti alle finalità del progetto:

• Dott.ssa Cristina Bagini, TD Group e gruppo ATA dell’Unione Industriali Pisani; • Dott. Luca Barboni, INPS Pisa; • Ing. Giovanni Bovini, CDC Group; • Dott. Valterio Castelli, TD Group e gruppo ATA dell’Unione Industriale Pisana; • Dott. Andrea Cremoncini, I.S.E. Srl e gruppo ATA dell’Unione Industriale Pisana; • Sig. Giuseppe Diomelli, CDC Group; • Sig. Alessandro Giari, Amministratore Unico del Polo Navacchio; • Prof. Ing. Riccardo Lanzara, Facoltà di Economia, Università di Pisa;

Sono stati individuati, inoltre, due referee esterni coinvolti come “testimoni privilegiati” e “consulenti scientifici” nella elaborazione dei risultati dell’attività dell’Osservatorio. Si tratta del Dott. Secondo Rolfo, Direttore del Ceris-Cnr di Torino e del Dott. Roberto Saracco, Direttore del Future Center Telecom Lab Italia di Venezia.

d) Ringraziamenti

Come già sottolineato, l’attività e il conseguimento di risultati utili da parte dell’Osservatorio dipende in modo determinante dalla rete di collaborazione e rapporti che si sono instaurati e nasceranno durante lo svolgimento del progetto.

Per questi motivi, ringraziamo da ora tutti coloro che fino a questo momento hanno contribuito in diverso modo allo svolgimento della prima fase di attività:

- gli imprenditori e i manager intervistati; - i componenti del Comitato Guida; - i referee esterni; - i responsabili delle associazioni di categoria e dei consorzi; - i funzionari degli enti locali contattati; - l’INPS di Pisa - la Camera di Commercio di Pisa

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Struttura del rapporto

Il presente rapporto è suddiviso in tre parti:

Nella prima, viene fornito un quadro sintetico del fenomeno dell’high-tech nella Provincia di Pisa. Nella seconda, si forniscono alcuni risultati relativi all’analisi empirica realizzata su un campione di imprese. Nella terza, sono state individuate alcune delle domande - e delle relative risposte - che a nostro parere esprimono più incisivamente gli aspetti chiave del settore e che sono un primo risultato dell’attività di indagine svolta dall’Osservatorio in questi primo anno di attività.

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Un quadro sintetico sull’high-tech nella provincia di Pisa

L’interesse per le imprese appartenenti ai settori ad alta tecnologia nella Provincia di Pisa risponde all’esigenza di comprendere la reale consistenza di un comparto che è sempre stato oggetto di notevoli aspettative, che presenta rilevanti potenzialità – in parte già espresse – ma che è oggetto di attenzione e anche di preoccupazione in un momento storico di riposizionamento della new economy e di rallentamento per numerosi settori basati sulle tecnologie avanzate.

A Pisa l’interesse è ancora più evidente rispetto ad altre aree proprio per le notevoli potenzialità che caratterizzano un territorio che da anni è dotato delle condizioni per un reale sviluppo del settore, ma che sembra non essere ancora riuscito a realizzarle completamente, nonostante alcuni cambiamenti positivi registrati negli ultimi anni. Tali potenzialità si riferiscono:

1. Alla presenza di competenze di rilievo nell’ambito della ricerca scientifica

L’area pisana, caratterizzata da poco meno di 100.000 abitanti, è dotata di una forte densità di strutture di ricerca e di addetti alla R&S ed emerge come polo scientifico di grande interesse nazionale e internazionale. Oltre al sistema universitario, che comprende tre istituzioni (Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna), sono presenti altri enti di ricerca pubblici presenti a Pisa (Cnr, Infn, ecc.).

2. Alla qualificazione delle risorse umane formate nell’area

La rilevanza scientifica dell’ateneo pisano è confermata anche dalla capacità di attrazione della popolazione studentesca, che rappresenta circa il 40% del sistema universitario toscano. La concentrazione di più di 42.000 studenti su una città con poco meno di 100.000 abitanti e su una provincia di 387.000 abitanti contribuisce a determinare l’identità e l’immagine stessa della città. Un altro indicatore importante della qualità delle risorse umane dell’area pisana è la capacità di produrre laureati in particolare quelli specializzati nelle discipline scientifico-tecnologiche. Quasi la metà dei laureati dell’Università di Pisa sono specializzati nei settori scientifico-tecnologici; tale percentuale è decisamente superiore rispetto alle altre province universitarie toscane e alla media nazionale, specialmente se si considera la facoltà di ingegneria.

Tab. 1 Popolazione degli studenti e dei laureati (nel 2000)

Studenti

2000

Studenti su 1000 abitanti

Laureati 2000

Laureati in materie

scientifiche

% laureati in materie

scientifico-tecnologiche

% laureati in ingegneria

Pisa 42.466 109,6 3.657 1.710 46,8 17,1 Firenze 53.763 56,2 4.866 1.277 26,2 9,4 Siena 18.031 71,0 2.151 388 18,0 1,3 TOSCANA 114.260 32,2 10.674 3.375 31,6 10,4 ITALIA 1.560.342 27,0 139.108 41.794 30,0 11,6

Fonte: MIUR www.miur.it

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3. Alle caratteristiche e alla consistenza dell’occupazione con qualifiche

tecnologiche

Una recente indagine (Fita 2001) mostra che in termini di densità occupazionale, ovvero di rapporto tra il numero di dipendenti impiegati nel settore indicato con il termine terziario avanzato e il totale degli occupati locali, la provincia di Pisa si colloca al quinto posto tra le province della Regione, con un valore pari alla media nazionale (5,3%).

Anche la previsione da parte delle aziende di assumere per l’anno in corso una percentuale piuttosto elevata di laureati e diplomati (il 6,8% rispetto al 5,3 previsto in media dall’intera regione) può essere considerata indicativa di un interesse crescente delle imprese verso l’innovazione intesa in senso più ampio, anche se forse ancora ridotta rispetto alle potenzialità offerte dalla Provincia.

4. Alla consistenza del comparto delle imprese high-tech

Consultando le banche dati relative all’economia locale, in particolare Istat, Inps e Registro delle imprese (Camera di Commercio), si è tentato di misurare attraverso le statistiche ufficiali la consistenza dei comparti high-tech nell’area pisana, selezionando i codici ateco (Istat) corrispondenti ai settori ad elevato (A) e medio (M) contenuto tecnologico (cfr. schema seguente).

24.1 Fabbr. di prodotti chimici di base (M) 24.2 Fabbricazione di pesticidi e di altri prodotti chimici (M) 24.4 Fabbr. prodotti farmaceutici, chimici e botanici (A) 24.6 Fabbr. di altri prodotti chimici (M) 24.7 Fabbr. di fibre sintetiche e artificiali (M) 30.0 Fabbr. di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici 30.01 Fabbricazione di macchine per ufficio (A) 30.02 Fabbricazione di elaboratori, sistemi ed altre apparecchiature per l’informatica (A) 31 Fabbricazione di macchine e apparecchi elettrici (M) 31.1 Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici 31.2 Fabbricazione di apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità 31.3 Fabbricazione di fili e cavi isolati 31.4 Fabbricazione di accumulatori, pile e batterie di pile 31.5 Fabbricazione di apparecchi elettrici per motori e veicoli 31.6 Fabbricazione di altri apparecchi elettrici 32 Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni 32.1 Fabbr. di tubi e valvole elettronici e di altri componenti elettronici (A) 32.2 Fabbr. appar. trasmittenti per radiodiffus., televisione e telefonia (A) 32.3 Fabbr. appar. riceventi per radiodiff., televisione e prod. Connessi (A) 33 Fabbricazione di apparecchi medicali, apparecchi di precisione, strumenti ottici e di orologi 33.1 Fabbr. di appar. medicali, chirurgici e ortopedici (A) 33.2 Fabbr. di strum. e apparec. di misurazione, controllo, prova e simili (A) 33.3 Fabbr. di appar. per il controllo dei processi industriali (A) 33.4 Fabbr. di strum. ottici e di attrezzature fotografiche (A)

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35.3 Costr. di aeromobili e di veicoli spaziali (A) 72 Informatica ed attività connesse 72.1 Consulenza per installazione di elaboratori elettronici (M) 72.2 Fornitura di software e consulenza in materia di informatica (A) 72.3 Elaborazione elettronica dei dati (M) 72.4 Attività delle banche di dati (M) 72.5 Manutenzione e riparazione di macchine per ufficio e di elaboratori elettronici (M) 72.6 Altre attività connesse all'informatica 72.60.1 Servizi di telematica, robotica, eidomatica (A) 72.60.2 Altri servizi connessi all'informatica (M) 73 Ricerca e Sviluppo 73.1 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria (A) 73.2 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche (M) 74.3 Collaudi e analisi tecniche di prodotti (M) 74.30.1 Collaudi e analisi tecniche di prodotti 74.30.2 Controllo di qualità e certificazione di prodott

Considerando la dinamica 1981-1991 attraverso l’analisi dei dati Istat, si rileva una crescita dell’high-tech, che conta nel 1981 393 unità locali e 3.859 addetti, mentre nel 1991 arriva a comprendere 747 e 5.220 addetti, per un aumento rispettivamente del 91% e del 35%. Dal censimento intermedio del 1996 si rileva un ulteriore sviluppo del settore, che raggiunge le 898 unità e i 5.707 addetti.

Utilizzando invece i dati sull’high-tech di fonte Inps al 31-12-2001, si rilevano 444 unità locali e 5.648 addetti, anche se per la sua natura specifica la banca dati sottostima il numero delle imprese, dal momento che non tiene conto delle imprese che non hanno dipendenti. Il registro delle imprese della Camera di Commercio, secondo le rilevazioni del 31-12-1999, conta infine 1124 imprese in cui operano complessivamente 4689 addetti2

I dati sull’high-tech distinto nelle diverse componenti (università, industria, servizi) rivelano la forte specializzazione dell’area pisana nella componente Università, che risulta decisamente superiore rispetto alla media nazionale e regionale e rispetto alle altre province “universitarie” toscane (Siena e Firenze). Anche per i servizi la città di Pisa presenta un rapporto addetti/popolazione leggermente superiore al valore italiano e a quello toscano e in linea con quello fiorentino. Inferiore alla media nazionale è il peso della componente industriale, in linea con il trend regionale; solo l’area fiorentina mostra valori dell’high-tech industriale più elevati, comunque inferiori rispetto a quelli riscontrati nella componente Università. Come già è stato dimostrato da altri dati, la Toscana mostra una “anima” high-tech universitaria rispetto ad altri contesti regionali, toccando punte di specializzazione molto elevate nelle tre città universitarie ed in particolare nell’area pisana.

2 La banca dati Inps e il Registro delle imprese considerano il numero delle imprese operanti sul territorio e non comprendono i dati sulle istituzioni (università, pubblica amministrazione, enti di ricerca pubblici, ecc.). Anche il censimento intermedio Istat del 1996, che faceva riferimento a queste banche dati, tralascia i numeri sulle istituzioni (al contrario del censimento del 1991); si è qui ovviato a questo problema aggiungendo ai dati sulle imprese relativi al 1996 quelli relativi al 1991 sulle istituzioni.

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Tab. 2 Specializzazione nelle diverse componenti dell’high-tech. Addetti/popolazione (numero indice, Italia=100)

Università Industria Servizi

Pisa 559 88 121

Firenze 255 136 129

Siena 379 77 81

Toscana 157 87 98

Italia 100 100 100 Fonti: www.miur.it (2001), Registro delle imprese Camera di Commercio (31.12.1999)

5. All’attività brevettuale

Uno degli indicatori più comunemente utilizzati per raccogliere informazioni sulla capacità innovativa delle imprese è rappresentato dal numero di brevetti di proprietà delle imprese stesse. I dati più recenti di cui disponiamo al momento sul numero di brevetti rilasciati dallo European Patent Office, mostrano la posizione di rilievo della Provincia di Pisa: il numero medio di brevetti concessi nel periodo 1990-1994 pro capite è infatti il più elevato della regione (3, 62 pari al 15,15% del totale dei brevetti)3.

6. Alla partecipazione a progetti europei

Un indice per definire il grado di apertura verso l’esterno, l’intensità delle relazioni con altri partner nel campo dell’innovazione e – soprattutto – la qualità della ricerca svolta nel sistema pisano, è dato dalla partecipazione a progetti europei da parte di imprese ed enti di ricerca.

L’analisi dei dati relativi al periodo 1998-2001, utilizzando la banca dati Cordis, ha evidenziato che il 24,2% dei progetti europei presentati da soggetti toscani ha visto la presenza di attori del sistema scientifico e tecnologico pisano. Prendendo in considerazione i progetti nei quali un soggetto toscano è primo contraente (pari a 94 progetti), nel 24,5% dei casi tale soggetto è pisano; prendendo invece in considerazione i progetti nei quali un soggetto toscano figura solo tra i partecipanti (pari a 344 progetti), nel 25% dei casi si tratta di un soggetto pisano.

Il maggior numero di progetti è a titolarità del Consorzio Pisa Ricerche, seguito da due imprese, la Intecs SpA e l’Enel SpA. Tuttavia, considerando il Cnr e l’Università nel loro complesso, senza cioè distinguere tra i singoli Istituti che figurano tra i primi contraenti, sono queste istituzioni ad ottenere il maggior numero complessivo di progetti europei. Questa osservazione conferma l’ipotesi che è soprattutto la ricerca pubblica a instaurare rapporti di collaborazione internazionali e che gli altri soggetti innovativi seguono “a ruota” questo impulso. Questa situazione è legata anche alla maggiore consistenza dell’università rispetto alle altre strutture e imprese high-tech.

3 La fonte è la banca dati CRENOS.

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7. Alla presenza di imprese spin-off della ricerca

Le imprese spin-off della ricerca – soprattutto pubblica - sono quelle nelle quali la figura imprenditoriale è rappresentata da professori o ricercatori universitari, da ricercatori del Cnr o di altri enti pubblici di ricerca.

La presenza a Pisa di queste imprese rappresenta probabilmente uno dei fatti più interessanti degli ultimi anni. Esse infatti – come ovviamente anche altre imprese che non sono spin-off della ricerca – svolgono un ruolo importante nella trasformazione di conoscenza scientifica generale in conoscenza tecnologica applicata. In particolare, queste imprese possono agire nel trasformare le conoscenza di base in tecnologie di base e le tecnologie di base in applicazioni industriali.

Per esempio, la Scuola Sant’Anna ha maturato negli ultimi dieci anni una peculiare esperienza sul tema delle imprese spin-off della ricerca, sia sul piano qualitativo che su quello quantitativo. Attualmente le imprese spin-off della Scuola sono 11. Imprese spin-off della ricerca sono anche state gemmate, tra gli altri, dall’Infm e dal Consorzio Pisa Ricerche.

8. Alla presenza di alcune grandi imprese ad alta tecnologia

In provincia di Pisa sono localizzate imprese high-tech di dimensioni medio-grandi, come Intecs, List, Toscodati, Ksolutions, Netikos, Tecnodiffusione e Cdc nel settore informatico, Alenia e Ids nel settore dell’elettronica, Omnitel e in un prossimo futuro Marconi nel settore delle telecomunicazioni, Abiogen Pharma, Gentili, Baxter, Baldacci, Farmigea nel settore farmaceutico, Siemens e Mitsuba nel settore meccanico. Si tratta di presenze di rilievo, frutto di investimenti di differente natura, che rappresentano senz’altro un nucleo fondamentale per l’high-tech pisano.

9. Alla presenza di imprese straniere

Secondo uno studio dell’Irpet sulla regione (i cui principali risultati sono stati pubblicati sul Sole24ore del 7 novembre 2001) le imprese stranieri presenti in Toscana sono 76, con 155 impianti, 24 mila addetti e 7 miliardi di euro di fatturato, pari al 4,5% degli investimenti esteri in Italia. Il 45% degli investimenti esteri in Toscana, inoltre, s’è concretizzato negli ultimi dieci anni, e il 16% dal ’95 ad oggi. Nella maggioranza dei casi, poi, si tratta di acquisizioni di realtà esistenti, mentre più raramente si tratta di attività che nascono ex novo. Nella nostra Provincia, a partire dai dati a nostra disposizione fino a questo momento, le presenze straniere sono 14, e si configurano secondo quattro tipologie di intervento:

1. Holding finanziarie straniere, che entrano a far parte del capitale sociale delle imprese con quote di minoranza o maggioranza;

2. gruppi stranieri, che acquistano quote di maggioranza o minoranza di imprese preesistenti;

3. filiali di imprese, che hanno la sede principale all’estero; 4. collaborazioni delle imprese straniere con enti di ricerca pubblici in progetti di

interesse comune.

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Il settore, fra quelli che abbiamo considerato “high tech”, maggiormente coinvolto è sicuramente quello farmaceutico, che appare sostanzialmente rivitalizzato dall’intervento di operatori stranieri, i quali hanno consentito in alcuni casi lo sviluppo e il consolidamento (Baxter), in altri rifocalizzazioni ed entrate di nuove figure imprenditoriali (Merck, Abiogen), in altri ancora afflusso di nuove risorse finanziarie (Farmigea) o nuove presenze nel settore (Grifols Italia SpA).

Importanti le presenze anche nel settore della microelettronica (Mitsuba, Siemens, Alenia Marconi Systems, e da qualche mese la Austriamicrosystem International), e la recente presenza del gruppo francese GFI Informatique nel settore dell’informatica che, nel giugno del 2001, ha costituito "Engisanità" (ex Olivetti sanità, poi GFI Sanità), attraverso una joint venture paritetica con Engineering Ingegneria Informatica - societa' leader in Italia nella business e system integration.

Infine, nel settore delle telecomunicazioni, rilevante è la presenza della Marconi Communications, insediatasi a Pisa con un centro di ricerca dall’ottobre del 2000, e attualmente coinvolta con la Scuola Sant’Anna e il CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) per la realizzazione del Centro di ricerche sulle reti e tecnologie fotoniche nell'area 'S. Cataldo' del CNR di Pisa e per il progetto Metro-Core (Metropolitan Core Optical Ring Experiment), una iniziativa di collaborazione scientifica che si propone di realizzare una infrastruttura di rete cittadina ad altissima tecnologia fotonica. Analogamente, il laboratorio Pisatel (Pisa Initiave on Software Architecture for TELecommunications), nasce dall'accordo di collaborazione fra la stessa Ericsson e l'Iei-istituto pisano Cnr di elaborazione dell'informazione, accordo che coinvolge anche l'Università e la Scuola Superiore Sant'Anna e che prevede attività di ricerca su temi legati alla realizzazione di software per le telecomunicazioni.

In sintesi, la presenza di imprese straniere nella Provincia e le tre diverse tipologie di intervento individuate, possono essere riassunte come segue:

Tab.3. Presenza di imprese straniere nella Provincia di Pisa

Nome azienda Settore di

appartenenza Impresa straniera

correlata Relazione

Farmigea SpA Farmaceutico Holding finanziaria inglese “3i”

Partecipazione/controllo

Abiogen Pharma SpA Farmaceutico

Holding finanziaria multinazionale

Partecipazione/controllo

Ingegneria dei Sistemi Logistici Srl

Informatica Gruppo francese “Altran” Partecipazione/controllo

Engisanità Informatica Gruppo francese “GFI Informatique”

Partecipazione/controllo

Grifols Italia SpA Farmaceutico Gruppo spagnolo “Grifols”

Partecipazione/controllo

Istituto Gentili SpA Farmaceutico Gruppo “Merck Sharp & Dhome”

Partecipazione/controllo

Alenia Marconi Systems Difesa, microelettronica Gruppo inglese “British Aerospace Systems”

Partecipazione/controllo

Mitsuba FN Europe SpA Microelettronica Multinazionale giapponese “Mitsuba

Corporation”

Partecipazione/controllo

Komo Machine Meccatronica “Komo Machine Inc” Filiale Austriamicrosystem Microelettronica “Austriamicrosystem Filiale

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International International” Baxter Farmaceutico “Baxter” Filiale

Siemens Microelettronica “Siemens” Filiale Marconi Telecomunicazioni R&D “Marconi

Communications” Filiale

Pisatel Telecomunicazioni R&D “Ericsson Lab” Collaborazione con enti di ricerca

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I primi “fatti stilizzati”

Prima di presentare i dati quantitativi sinora raccolti, ci soffermiamo di seguito su una serie di “fatti stilizzati”, di considerazioni emerse in questa prima parte delle attività dell’Osservatorio. Si tratta di considerazioni che trovano riscontro in evidenze empiriche piuttosto fondate e su materiale bibliografico relativo all’area pisana, ma che vengono in questa fase proposte come spunti di discussione, che dovranno essere oggetto di ulteriori approfondimenti.

!"La varietà dell’high-tech pisano. All’interno di ciò che è stato definito come “high-tech” sono comprese imprese che hanno caratteristiche molto diverse tra loro, non solo per le specifiche attività operative, ma anche per le modalità di nascita, i mercati serviti, i processi innovativi, le risorse umane impiegate, le prospettive di crescita, e così via, nonostante una netta prevalenza delle imprese del settore informatico. Forse con la sola eccezione di alcune micro-imprese di informatica che operano nei servizi Internet - e che effettivamente presentano pattern abbastanza simili - il resto delle imprese presentano quasi delle “storie uniche”, pur essendo sovente caratterizzate da esigenze e problemi comuni. Da questo punto di vista, la grande varietà di tecnologie e competenze impiegate è sicuramente un asset prezioso per l’area pisana, che non si presenta quindi come un territorio caratterizzato solo da un numero ridotto di competenze scientifico-tecnologiche. Un aspetto che colpisce in relazione alle imprese intervistate è la "freschezza imprenditoriale": gli imprenditori sono estremamente variegati (come formazione, età, competenze), motivati e originali nelle loro intuizioni e motivazioni. E' vero che forse la fine del boom della New Economy ha “mietuto vittime”, ma le imprese ancora attive sembrano avere buone prospettive di sviluppo.

!"Imprese “giovani”. La prima sensazione è senz’altro quella di un territorio caratterizzato da molte imprese “giovani”, molte delle quali costituite negli ultimi cinque anni e operanti in attività molto innovative all’interno del variegato comparto dell’high-tech. Nel complesso, in una prospettiva storica, il numero delle imprese high-tech dell’area appare in aumento, e questo insieme di imprese evidenzia una buona vivacità.

!"L’importanza dei “contesti” aggregativi. Una delle necessità più comunemente avvertite dalle imprese analizzate è la presenza sul territorio di contesti - fisici e relazionali - nei quali sia possibile l’aggregazione e la condivisione di strutture e servizi; le imprese riconoscono infatti di essere ancora troppo piccole ed eccessivamente frammentate per riuscire a rappresentare un settore “trainante” per il territorio provinciale ed avere maggiore visibilità nei confronti dell’esterno. Per le piccolissime imprese gli spazi attrezzati sono importanti, soprattutto se in questi spazi esse si trovano fianco a fianco con altre imprese simili. Per le grandi imprese sono invece forse necessari spazi di tipo diverso, che talvolta esse non trovano. Da ricordare che l’high-tech “soffre” se

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localizzato in ambienti non molto gradevoli dal punto di vista ambientale (spazi verdi, facile accesso ai mezzi di trasporto).

!"Il network che manca. La nostra impressione è che le imprese high-tech pisane non costituiscano un network omogeneo, né tanto meno particolarmente coeso. La scarsa omogeneità dipende, ovviamente, dalla loro diversa natura e dal fatto che operano in settori distinti. Alcune sono inoltre di dimensioni medio-grandi, altre piccole. In alcuni casi la proprietà è straniera, in altri gli imprenditori sono locali. Anche i clienti, il mercato di riferimento, sono numerosi e diversi per le varie imprese. Ne consegue che spesso le imprese non si conoscono tra di loro ed in generale lo spirito collaborativo e associativo appare abbastanza scarso, nonostante sia riconosciuta da quasi tutti l’esigenza di dare un connotato più marcato ed omogeneo all’high-tech pisano. In altre parole, la sensazione è che i collegamenti tra le imprese pisane siano abbastanza scarsi. Pur condividendo spesso il percorso di studio presso l’Università di Pisa, molti imprenditori non si conoscono in profondità e apparentemente non stanno investendo tempo per identificare nuove opportunità di collaborazione. L’impressione è che prevalga un’ottica “fai da te” e che venga privilegiata la strategia di coltivare individualmente i propri clienti, trascurando così tentativi di sviluppare nuovi mercati in collaborazione con altre imprese. A maggior ragione è lecito immaginare – e le prime analisi lo confermano - che non siano rilevanti neanche i contatti con i settori tradizionali.

La debolezza di rapporti e sinergie è un fenomeno anche a livello istituzionale: le organizzazione coinvolte in diversa misura nella programmazione, gestione, ecc. delle problematiche dell’high-tech (Poli, Associazioni, ecc.) non condividono gli obiettivi, i risultati, le proposte con una conseguente dispersione di risorse e di forze.

!"Il network che c’è. Gli ambiti di aggregazione delle imprese high-tech pisane in realtà esistono. Ci sono quelli istituzionali, come l’Associazione del Terziario Avanzato presso l’Unione Industriali di Pisa, il gruppo di imprese high-tech dell’Api, le imprese associate ad Aurelia SpA. E poi ci sono anche le aggregazioni connesse a specifiche iniziative, come il Consorzio Nat4, di recente costituzione, il Polo di Navacchio, Pont-Tech, ecc. Infine, esistono aggregazioni ancora meno formalizzate dal punto di vista associativo, ma comunque molto concrete ed efficaci, dato che sono collegate a rapporti di collaborazione frequenti ed intensi, come quelli tra imprese che collaborano per soddisfare specifiche commesse, partecipare a bandi, ecc. Tuttavia tali forme di aggregazione appaiono ancora poco sfruttate dalle imprese, probabilmente perché non sono comprese pienamente le relative potenzialità e vantaggi di

4 Il progetto del Consorzio Nat (Navicelli Alta Tecnologia) è volto a creare un Polo per l’insediamento di imprese high-tech, con sede nell’area del Canale dei Navicelli. Dall’Ottobre 2001 tale progetto è stato incluso nei finanziamenti dell’UE, rientrando a far parte del documento unico di programmazione relativo alle infrastrutture di trasporto. (La Nazione, 6 Ottobre 2001)

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varia natura. In particolare, le imprese di più recente costituzione sottolineano l’utilità di disporre di servizi informativi sulle possibilità di finanziamento, sulla collaborazione a progetti nazionali e internazionali che, oltre a favorire lo scambio di informazioni e competenze, contribuirebbe al reperimento di nuove risorse finanziarie.

!"I cambiamenti negli assetti proprietari. Nel corso degli anni novanta, e soprattutto in tempi molto recenti, si sono verificati numerosi cambiamenti negli assetti proprietari dell’high-tech pisano. In queste fasi iniziali del nostro studio è possibile affermare che tali cambiamenti sembrano aver determinato effetti positivi e che essi rappresentano uno dei principali “fatti nuovi” degli ultimi anni. Il settore farmaceutico appare sostanzialmente rivitalizzato dall’intervento di operatori stranieri, che hanno consentito sviluppo e consolidamento (Baxter), rifocalizzazioni ed entrate di nuove figure imprenditoriali (Merck, Abiogen), afflusso di nuove risorse finanziarie (Farmigea). In alcuni casi i nuovi partner non sono stranieri ma italiani (Menarini, Guidotti). Si rivelano inoltre nuove presenze “nette” di imprese che hanno scelto Pisa, come Marconi e Omnitel od anche la Siemens. In alcuni casi le presenze sono sì nuove, ma appaiono in una certa continuità con presenze precedenti. Tale è il caso di Netikos, le cui radici possono essere rintracciate nella Finsiel, che ora non esiste più, e di Italia On Line (Iol), che faceva parte del gruppo Olivetti, che poi è stata ceduta a Infostrada quando Olivetti ha acquisito Tim, che poi è stata acquistata da Vodaphone quando questa ha rilevato Infostrada, e che infine è giunta nel gruppo Wind (controllato da Enel), quando questo ha acquisito le attività di Infostrada. Un altro caso è quello della società Ideare, che ha realizzato software per motori di ricerca, che è stata costituita da persone che lavoravano in Iol e che poi ha iniziato a vendere a grandi aziende operanti in internet e nelle telecomunicazioni, fino ad essere acquisita dal gruppo Tiscali. Esistono poi anche i casi di imprese di dimensioni medio-grandi, o addirittura di società di venture capital, che sono entrate nel capitale di imprese piccole, e in crescita. È il caso di Aleph, diventata Ksolutions dopo l’acquisto da parte del gruppo Kataweb; Icube e Semata partecipate dal gruppo Cdc, ecc.

!"Una nuova e virtuosa corporate governance? I mutamenti negli assetti proprietari emergono quindi come uno dei principali fatti nuovi del sistema high-tech pisano, e come una caratteristica di grande vitalità. Inoltre – ma ciò è da verificare ulteriormente in futuro – sembra che i cambiamenti di corporate governance che interessano l’high-tech siano tendenzialmente di sviluppo, mentre quelli nei settori più tradizionali (sia prodotti che servizi) appaiono sovente di ristrutturazione e di ottimizzazione (forse necessaria, ma senz’altro dolorosa per il territorio). Si pensi per esempio al settore bancario e a quello meccanico.

!"Ricerca pubblica: croce e delizia. La presenza delle tre università pisane e di importanti centri di ricerca rappresenta soprattutto un bacino di competenze e di professionalità che talvolta, secondo il parere di alcuni imprenditori, risulta

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non utilizzato pienamente. Tutte le imprese sottolineano l’importanza dell’esistenza di rapporti con le istituzioni pubbliche di ricerca; per alcune si tratta di uno degli obiettivi principali. Molte di esse, tuttavia, lamentano la difficoltà incontrata a stabilire queste forme di collaborazione, per mancanza di cultura rivolta in tal senso da parte delle organizzazioni stesse, per difficoltà burocratiche, talvolta per atteggiamenti eccessivamente “chiusi” delle facoltà universitarie, e auspicano la presenza di strutture in grado di favorire tali legami, come liaison office o altre strutture per il trasferimento tecnologico. Quando i rapporti con la ricerca pubblica esistono, essi sono basati più su contatti personali che su strutture in grado di favorirli. In alcuni casi si sottolinea come un migliore rapporto con le Università potrebbe contribuire a “facilitare” l’attività delle imprese perché, ad esempio, si potrebbe usufruire di strumentazioni che normalmente rimangono inutilizzate dagli Istituti accademici, o di attività di ricerca “pura” che, spesso, le imprese non possono permettersi. Ciò che sembrerebbe emergere dall’ascolto degli imprenditori in proposito, dunque, è la richiesta di una Università che svolge il suo naturale ruolo di ricerca, ma che è in grado e propensa a trasferire i risultati ottenuti, piuttosto che una Università che per raggiungere lo scopo di collaborare maggiormente con l’industria, riduce la qualità e il livello della propria ricerca. E questa, a nostro parere, è una soluzione ragionevole che tiene conto delle diversità e delle potenzialità del mondo accademico e di quello industriale.

!"Le imprese spin-off. Il fenomeno delle imprese spin-off è certamente una delle più importanti novità degli ultimi dieci anni. Attualmente le imprese di questo tipo sono circa 15, con una creazione di nuovi posti di lavoro pari a quasi 100 unità. Queste imprese svolgono un ruolo importante nella trasformazione di conoscenza scientifica generale in conoscenza tecnologica applicata, trasformando la conoscenza di base in tecnologie di base e le tecnologie di base in applicazioni industriali. La presenza di questa tipologia di imprese, specialmente in un territorio come quello della Provincia di Pisa, dove la più grande “industria” è di fatto costituita proprio dal mondo della ricerca, non è importante soltanto perché favorisce il compito, tra l’altro cruciale, del sistema della ricerca come technology transfer factory, ma anche come promotrice dell’imprenditorialità del mondo accademico. Questa è una delle nuove missioni e “sfide” per l’Università, in un contesto di autonomia finanziaria (legge 537/93), dove accanto all’autonomia di spesa, gli atenei devono reperire autonomamente fondi per finanziare le proprie attività, anche in presenza di tagli sempre più consistenti ai contributi pubblici. Le spin off sono, dunque, un’iniziativa di notevole interesse perché stimolano l’imprenditorialità accademica, sia coinvolgendo professori e ricercatori che spesso, almeno nella fase di seed up, affiancano l’attività di ricerca all’attività di impresa, sia “trasformando” studenti in imprenditori.

!"Il dualismo grande e piccola dimensione. La dotazione di imprese nel territorio

della Provincia è, come si è sottolineato un fattore rilevante, ma che caratteristiche presentano queste imprese? Alcune infatti sono di grandi dimensioni, ma la maggior parte ha dimensioni medie ridotte e ciò è in linea con la tendenza regionale, caratterizzata da “l’esistenza di una fortissima dicotomia dimensionale, che è invece assente nei settori tipici” e “non emerge a

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livello nazionale” (Varaldo, Bellini e Bonaccorsi, 1997, 208). A titolo di esempio, il numero complessivo dei dipendenti per l’anno 2000 di cinque fra le più grandi imprese dell’high-tech pisano è pari a 1390 con un fatturato complessivo di 159 miliardi di lire. Tale dualismo deve essere attentamente considerato, ed evidenzia la necessità di forme di collaborazione tra le aziende, sia tra le piccole che con le grandi. In particolare, le numerose micro-imprese high-tech, con meno di dieci addetti, presentano problematiche che sono da una parte comuni a tutte le imprese di piccole e piccolissime dimensioni, e dall’altra peculiari dello specifico settore (finanziamento dell’attività, definizione dei nuovi prodotti e servizi, attività di commercializzazione).

!"Gli abbandoni eccellenti. Un altro aspetto che emerge dall’analisi sulla dinamica

di entrata ed uscita delle imprese dal territorio provinciale è il fatto che si è assistito nel tempo all’insediamento di aziende importanti (come Ibm, Hp e Finsiel) che in un secondo momento hanno poi lasciato il territorio. Quali sono le cause? Queste imprese hanno trovato altrove le competenze che cercavano o hanno più semplicemente ridimensionato la loro presenza in varie parti del mondo e dell’Italia? Sono forse richieste delle risorse umane e delle facilities che, nonostante le potenzialità garantite dalle nostre Università e le attività dei soggetti istituzionali, non sono presenti a Pisa? In altre parole, nonostante la vivacità dell’high-tech pisano, vi sono carenze nelle condizioni, normative, strutturali, ambientali, sulle quali lavorare al fine di ottenere uno sviluppo ancora più intenso e una maggiore capacità di attrazione e di retention?

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I primi dati sull’high-tech pisano

Il censimento delle imprese è uno degli aspetti più rilevanti della ricerca condotta nell’ambito dell’Osservatorio, perché ha l’obiettivo di quantificare l’effettiva consistenza di un comparto sul quale non esistono analisi dettagliate e sul quale sovente si leggono stime molto approssimative. Ciò dipende in larga misura dalle difficoltà accennate in precedenza nell’individuazione dei settori e delle imprese da comprendere nella classificazione e dalla mancanza, in passato, di indagini specifiche sull’argomento.

Sulla base del criterio di classificazione utilizzato dall’Osservatorio ed esposto in precedenza, sono state individuate per ora 203 imprese, per le quali si stima un totale che varia da 6.000 ai 7000 addetti che possono essere suddivise nei settori “high-tech” come mostrato nella tabella 4.

Tab. 4 Classificazione per settore delle imprese censite al maggio 2002

Settore Numero Imprese

% sul totale

Informatica 51 25,1% Informatica R&S 47 23,2%

Servizi per l'innovazione 29 14,3% Meccatronica 20 9,9%

Altro 11 5,4% Energia e Ambiente 10 4,9%

Telecomunicazioni servizi 9 4,4% Microelettronica 9 4,4%

Farmaceutico 7 3,4% Telecomunicazioni R&D 6 3,0%

Biomedicale 2 1,0% Informatica Diffusione 2 1,0%

Totale 203 100%

Si evidenzia il considerevole peso che del settore dell’Informatica (che nel complesso rappresenta il 49,2% del totale delle imprese), seguito da quello dei Servizi per l’innovazione (14,3%) e dalla Meccatronica (9,9%). Si tratta, ovviamente, di imprese di dimensioni molto diverse fra loro: uno dei settori forse più caratterizzati da questo “dualismo” è proprio il settore informatico dove convivono imprese piccolissime, con un numero di dipendenti che raggiunge appena la decina e meno di mezzo miliardo di fatturato e grandi imprese con più di 400 dipendenti e oltre 1000 miliardi di fatturato (che naturalmente affrontano il business da un punto di vista totalmente diverso).

La forte presenza dell’Informatica a Pisa ha radici storiche, essendo legata all’eccellenza dei risultati della ricerca universitaria raggiunti in questo settore (Pisa ha visto la realizzazione del primo calcolatore elettronico in Italia e l’istituzione del primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione in Italia) che hanno portato negli anni ’70 e ‘80 all’insediamento di imprese informatiche di rilievo, come l’IBM e l’Olivetti. Nell’ultimo decennio, invece, piuttosto che la capacità attrattiva dell’Università, l’insediamento di imprese informatiche è stato trainato dalle potenzialità di sviluppo

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offerte dalla new economy, che ha visto nascere molte piccole e piccolissime realtà imprenditoriali che producono servizi web, aprono portali e sviluppano software, accanto ad alcune aziende di medie dimensioni. L’altro settore con radici profonde nell’area pisana è il settore farmaceutico. La sua importanza è legata alla presenza storica sul territorio, come, del resto, alla sua “consistenza”. Il nucleo storico del settore farmaceutico a Pisa si è formato nei primi due decenni del ‘900 ed è costituito dai Laboratori Baldacci (fondati nel 1904), dai Laboratori Guidotti (1914) e dall’Istituto Gentili (1917), a cui, nel 1946, si è aggiunta Farmigea. La Baxter, invece, ha una sede a Pisa dal 1971, mentre la costituzione di Abiogen Pharma e la presenza di Grifols Italia Spa sono recenti; rispettivamente del 1997 e del 1994. Anche il peso del settore farmaceutico sull’high-tech pisano è rilevante, non tanto per il numero di imprese, in tutto 7, corrispondenti al 3,8% del totale delle imprese high-tech, ma per la loro dimensione. Infatti, la maggior parte delle aziende ha dimensione media o grande, occupando complessivamente 1059 addetti (dati INPS, 2001), con una media di 151, 3 addetti ad impresa.

La distribuzione delle imprese sul territorio, mostra un decentramento delle imprese verso l’esterno della città ed in particolare nelle zone immediatamente limitrofe dove sono presenti o sono in espansione (come nel caso della zona della Fontina del Comune di Ghezzano), strutture immobiliari in grado di ospitare le imprese. L’espansione delle imprese high-tech nel resto del territorio provinciale è un fenomeno in crescita, grazie anche alla disponibilità di nuove strutture e al dinamismo di alcuni comuni della provincia.

Tab.5. Distribuzione territoriale delle imprese

Località % imprese

Pisa 46,5% Altre località 53,5%

Di cui Ospedaletto 17,6% Navacchio 13,9% Pontedera 11,1% Ghezzano 7,4% Cascina 5,5%

Altri 44,5%

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La forma giuridica prevalente delle imprese è la Società a responsabilità limitata. Nel settore farmaceutico il 100% delle imprese ha tuttavia la forma giuridica di Società per azioni.

Tab.6. Distribuzione delle imprese per forma giuridica

forma giuridica %

Srl 64,0% Spa 20,7% Snc 4,4% Scrl 3,4% Sas 2,5% Altro 4,9%

Uno degli aspetti più interessanti è rappresentato dal trend di crescita delle imprese negli ultimi anni. Come si può osservare nel grafico seguente il comparto high-tech è in veloce espansione, con incrementi marcati in particolare negli ultimi cinque anni. Il settore che ha contribuito in maggior misura a questi risultati è quello relativo all’Informatica considerato nel suo complesso (e cioè il totale di ciò che abbiamo chiamato Informatica Ricerca e Sviluppo e Informatica) 5, ma di rilievo è anche la recente costituzione di imprese in settori quali l’Energia e Ambiente, le Telecomunicazioni. I settori più stabili sono invece la Microelettronica e i Servizi per l’Innovazione, mentre si presenta in calo il settore della Meccatronica.

Fig.1 Densità di frequenza6, per classe temporale, della nascita di nuove imprese high-tech (o di filiali di imprese esistenti localizzate fuori della Provincia) nella Provincia di Pisa (dati relativi a 135 imprese)

5 Il che conferma i dati pubblicati dall’INPS su “Il Tirreno”, 5 maggio 2002, in base ai quali il numero delle imprese che svolgono attività “propriamente” informatiche nella nostra provincia sarebbe aumentato, nel periodo 1999-2001 del 61,95% 6 La densità di frequenza è data dal rapporto tra la frequenza per ciascuna classe e l’ampiezza della classe stessa. È stata introdotta questa misura, per ovviare alla diversa ampiezza delle classi considerate.

0,2

2

3,8

7,48

0

1

2

3

4

5

6

7

8

dal 1910 al 1980 dal 1981 al 1985 dal 1986 al 1990 dal 1991 al 1995 dal 1996 ad oggi

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Un altro aspetto di difficile osservazione ed interpretazione, ma utile per analizzare l’evoluzione delle imprese high-tech nella Provincia di Pisa è rappresentato dal numero e dalla tipologia di imprese che non sono più presenti sul territorio. Tale fenomeno è riconducibile a cause diverse. In primo luogo, naturalmente, vi sono imprese che sono state oggetto di acquisizione; in questi casi le imprese possono anche aver cambiato denominazione sociale. In base ai dati attualmente a nostra disposizione, che vengono progressivamente integrati con dati storici, risulta che le trasformate avvenute per modificazioni dell’assetto societario sono le seguenti:

i) Aleph Srl, un’impresa del settore Ict costituita a Pisa è diventata Ksolutions SpA, dopo l’ingresso nel Gruppo Kataweb nel 2000; si tratta in questo caso di un’acquisizione da parte di un grande gruppo nazionale, interessato ai servizi e alle competenze della società pisana fino ad arrivare alla decisione di acquistare l’impresa stessa;

ii) Olivetti Sanità è diventata GFI Sanità nel 2000, dopo l’acquisizione della società da parte del gruppo francese GFI Informatique; in seguito, nel giugno del 2001, diventa Engisanità grazie ad una joint venture paritetica tra Gfi Informatique - quotata in Borsa a Parigi - e Engineering Ingegneria Informatica - società leader in Italia nella business e system integration e quotata al Nuovo Mercato dal 12 dicembre dell’anno scorso del 2001;

iii) Immuno, società farmaceutica austriaca con uno stabilimento a Pisa, è stata acquisita dalla Baxter nel 1997, ed è diventata Baxter Bioscience SpA;

iv) Tecsiel, appartenente al gruppo Finsiel, la cui attività viene conferita nel 2000 alla nuova azienda del gruppo TELECOM, Netikos SpA;

v) Istituto Gentili, società farmaceutica che nel 1997 è entrata a far parte del gruppo Merck. L’azienda ha tuttavia, conservato il marchio, un contratto relativo ad un progetto di ricerca sull’osteoporosi e la rete di informatori. La struttura immobiliare, l’attività produttiva, il listino, i progetti in corso, lo staff di ricerca e i progetti europei sono stati conferiti a una nuova società denominata Abiogen Srl. Questa società, a sua volta, è stata acquista da una holding finanziaria multinazionale ed è diventata la Abiogen Pharma SpA.

vi) Ingeo Sas, studio tecnico di progettazione e consulenza nell’ambito della Sicurezza, si trasforma nel 1996 in Ingeo Engineering Srl, con l’ingresso nella TD Group SpA.

Vi è poi una seconda categoria, rappresentata da imprese che hanno spostato la propria sede altrove, o che hanno cessato l’attività della filiale di Pisa. Si tratta di:

i) C.R.I.T.A Centro Ricerca Industriale di Tecnologia Avanzata; ii) Hewlett-Packard, che aveva a Pisa un centro di R&S di livello

internazionale, che pur senza raggiungere livelli occupazionali particolarmente rilevanti, rappresentava una presenza molto significativa;

iii) IBM ha per molti anni avuto un centro di ricerca a Pisa, che naturalmente operava nel campo dell’information technology;

iv) Olivetti, che costituì a Pisa alla fine degli anni ’70 una Divisione Olivetti Ricerca (DOR) suddivisa in due gruppi: uno orientato allo sviluppo di tecnologie in ambito PC (il gruppo di Maccari – il gruppo Progetti di Pisa) e l’altro guidato da Domenico Monaco che si occupava di sviluppare nuove tecnologie e quindi rivolto alla ricerca pura. Dopo il 1989 è cominciata la crisi dell’Olivetti e la ricerca e sviluppo si è orientata per lo più ai prodotti. Gli anni 1991-1992 sono stati caratterizzati da una intensa attività di ricerca su

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tecnologie di frontiera per lo più con finanziamenti in ambito europeo (Esprit). Nel 1995, si è realizzata la diversificazione dell’attività di Olivetti verso il mondo delle telecomunicazioni: nasce a Pisa, Olivetti Telemedia che allora contava circa 80 persone, e una parte di questo gruppo di ricerca di Pisa comincia a lavorare su Internet.

Verso la fine del 1995 Olivetti acquista Italia On line un grosso provider che all’epoca era uno dei primi, e a Pisa si cominciarono a sviluppare nuove tecnologie per la realizzazione del portale di Italia On Line. Nel 1996, quando la sede centrale dell’Olivetti decise di interrompere lo sviluppo software, il gruppo di ricerca pisano fu diviso in tre rami: uno, che alimentò la nuova sede di Olivetti Sanità; un altro, che fu assorbito da Italia on Line (che nella sede pisana si occupa in particolare della parte relativa allo sviluppo delle soluzioni web, e che oggi conta circa cinquanta persone) e l’altro ad Infostrada, che poi è passato ad Andersen Consulting, oggi Accenture (e che coinvolge una decina di persone). Olivetti Sanità è diventata recentemente Engisanità SpA: è il risultato di una joint venture avvenuta nel luglio del 2001, tra il gruppo Engineering Ingegneria Informatica - società leader in Italia nella business e system integration e quotata al Nuovo Mercato dal 12 dicembre del 2001- e il gruppo GFI Informatique, gruppo francese di consulenza informatica entrato sul mercato italiano da qualche anno e che aveva comprato nel 2000 Olivetti Sanità e Olis, entrambe del gruppo Olivetti. La joint venture, che parte con una quota di mercato di oltre il 40% dei servizi informatici per l'area sanità ed una penetrazione commerciale in oltre il 70% delle Asl e circa il 50% delle aziende ospedaliere, avrà un fatturato di 70 miliardi di lire entro il 2003. Engineering ha rilevato il 50% di GFI Sanità per 15,5 miliardi di lire, mentre ulteriori 3,6 miliardi di lire sono stati versati dal Gruppo per la ricapitalizzazione della joint venture. Parallelamente Engineering ha conferito alla nuova società il proprio ramo sanità, che a fine 2000 ha registrato un fatturato di 8 miliardi di lire ed un utile netto pari al 6% dei ricavi. Italia On Line è stata acquistata nel 1997 da Infostrada e, dall’inizio del 2001, è entrata nel gruppo Wind Telecomunicazioni in seguito all’acquisto da parte di quest’ultimo dell’intero gruppo Infostrada.

Olivetti ha avuto, quindi, una presenza significativa sul territorio ma probabilmente una politica non adeguata da parte della sede centrale e l’eccessiva frammentazione delle sedi ha limitato le reali possibilità di ritorno. Così, una volta esauriti i finanziamenti europei, si è spenta la spinta che teneva Olivetti a Pisa. Dunque, in questo caso sulla partenza di Olivetti non hanno influito carenze del territorio. Inoltre, a Pisa è successo prima ciò che è accaduto a Ivrea e cioè il passaggio di Olivetti dal settore informatico alle telecomunicazioni.

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La terza categoria è rappresentata da imprese, soprattutto di piccole dimensioni, che hanno cessato la propria attività. Il tener nota di queste cessazioni non è un esercizio privo di importanza, dato che consente di considerare il numero di imprese che ogni anno vengono costituite, al netto di quelle che vengono cessate. Secondo le nostre informazioni, le imprese che hanno cessato la propria attività sono:

i) Infocube Scarl; ii) Tower Tech Srl; iii) Sielab, laboratorio sistemi informatici ed elettronici srl; iv) ISCR Ingegneria dei Sistemi di Controllo e Robotica, cessata nel 1993, dalla

quale è poi nata la ISE Ingegneria dei Sistemi Elettronici srl; v) Geomath Srl; vi) Sicei, società italiana consulenza elettronica e informatica srl, cessata nel

1993. vii) Bulleri Macchine Srl.

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L’analisi empirica

Il questionario

Sulla base dell’analisi della letteratura in materia e di precedenti esperienze, è stato predisposto un questionario. L’obiettivo principale che si è perseguito è stato, oltre alla realizzazione di un “censimento” delle imprese, la realizzazione di un database contenente informazioni elaborabili statisticamente. L’indirizzo seguito nella stesura del questionario è stato quindi quello di raccogliere dati “quantitativi” o comunque esprimibili in modo quantitativo. In tal modo, infatti, è possibile realizzare non solo statistiche descrittive del campione di imprese, ma anche valutare l’esistenza di correlazioni e rapporti di dipendenza tra i diversi aspetti analizzati.

Il questionario7, dopo un primo test effettuato con la collaborazione di alcune imprese del gruppo Ata dell’Unione Industriale Pisana, è stato quindi sottoposto alle imprese, che sono state visitate personalmente da uno o due ricercatori dell’Osservatorio facendo seguito ad un precedente contatto telefonico per descrivere l’iniziativa.

Le evidenze empiriche emerse

Le imprese intervistate nel periodo fine ottobre 2001–inizio maggio 2002 sono 60; nella scelta di queste aziende si è cercato di mantenere criteri di omogeneità con l’universo di riferimento in relazione al settore di appartenenza, compatibilmente alla disponibilità mostrata dai responsabili intervistati all’incontro con le ricercatrici del progetto per la compilazione del questionario.

a) Caratteristiche generali del campione

Tab. 7. Distribuzione delle imprese del campione per settore di appartenenza rispetto all’universo individuato al momento

Settore N. imprese intervistate

% N. imprese individuate

%

Informatica 19 31,7% 51 25,1% Informatica R&D 13 21,7% 47 23,2% Altro 7 11,7% 11 5,4% Meccatronica 5 8,3% 20 9,9% Farmaceutico 4 6,7% 7 3,4% Servizi per l’innovazione 3 5,0% 29 14,3% Telecomunicazioni servizi 3 5,0% 9 4,4% Microelettronica 2 3,3% 9 4,4% Telecomunicazioni R&D 2 3,3% 6 3,0% Biomedicale 1 1,7% 2 1,0% Energia e Ambiente 1 1,7% 10 4,9% Informatica diffusione 0 0 2 1,0% Totale 60 100% 202 100%

7 Il questionario utilizzato per le interviste è riportato in appendice

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Tab. 8. Distribuzione delle imprese del campione per forma giuridica

Forma giuridica N. imprese intervistate

% delle imprese intervistate

% delle imprese individuate

Srl 32 53,3% 64,0% Spa 22 36,7% 20,7% Altro 6 0,1% 15,3%

Totale 60 100% 100%

Se si prende in considerazione l’anno di costituzione delle imprese intervistate, si osserva che anche in questo primo campione, viene confermato l’andamento generale di crescita indicato per l’universo delle imprese high-tech: il 51,7% delle imprese, infatti è stato costituito negli ultimi sette anni.

Tab. 9. Distribuzione delle imprese per anno di costituzione

Anno di costituzione

Numero imprese intervistate

% Numero imprese individuate

(relative a 135 imprese)

% delle imprese individuate

(relative a 135 imprese)

prima del 1980 6 10% 13 9,6% 1981-1985 5 8,3% 10 7,4% 1986-1990 8 13,3% 19 14,1% 1991-1995 10 16,7% 37 27,4%

1996 ad oggi 31 51,7% 56 41,5% Totale 60 100% 92 100%

In definitiva, la composizione del campione è una discreta proxy dell’universo. Così, ad esempio, nella distribuzione per settori è presente una lieve forbice di variazione ad eccezione dei settori Altro e Informatica che risultano sovrastimati e del settore Servizi all’Innovazione che invece risulta sottostimato: tuttavia si ritiene che i dati ottenuti siano comunque significativi perché la maggior parte delle imprese che si riconosce nel settore definito come “Informatica R&S”, spesso individua in “Informatica” il secondo settore di appartenenza; così è capitato che imprese definite in una categoria prima di essere intervistate, facessero presente durante l’intervista di appartenere prevalentemente ad un’altra. L’approssimazione del campione all’universo va considerata, quindi, come tendenziale; infatti, essendo molteplici le variabili da considerare non è semplice rispecchiare precisamente l’universo, tra l’altro anch’esso soggetto a modifiche e in espansione. Inoltre come accennato in precedenza, il calendario delle imprese da intervistare, pur essendo stabilito dall’Osservatorio, dipende in larga parte dalla disponibilità degli imprenditori.

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b) Fatturato e addetti del campione Anche per quanto riguarda il fatturato e gli addetti8, le imprese intervistate sono un campione rappresentativo dell’universo di riferimento, riproponendo il dualismo tra la piccola impresa e l’impresa di dimensioni medio-grandi, cui si faceva cenno precedentemente: la mappe per fatturato/addetti mostrate di seguito visualizzano queste osservazioni. Fig. 2 Mappa fatturato/addetti per l’anno 2001 delle imprese del campione

Legenda A = Altro B = Biomedicale EA = Energia e Ambiente F = Farmaceutico I = Informatica Ir&d = Informatica R&D Id = Informatica diffusione Mec = Meccatronica Mic = Microelettronica S = Servizi per l’Innovazione Ts = Telecomunicazioni Servizi Tr&d = Telecomunicazioni R&D

8 Il numero complessivo degli addetti tiene conto anche del numero di collaboratori, espressi in anni/uomo, dichiarati dalle imprese.

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Il grafico precedente evidenzia in modo netto la presenza di numerose piccole imprese con un fatturato inferiore ai 2 milioni di Euro e un numero di dipendenti inferiore alle 50 unità. Le medie imprese sono in numero decisamente inferiore, con un numero medio di dipendenti vicino alle 100 unità e con un fatturato che non supera i 20 milioni euro, con la sola eccezione di una società del settore farmaceutico che ha indicato un fatturato superiore ai 35 milioni di euro. La categoria delle “grandi imprese” è rappresentata, nel campione intervistato fino a questo momento, da una impresa del settore Farmaceutico, che ha un numero di dipendenti superiore a 450 unità e un fatturato che supera i 45 milioni di euro. Fig. 3 Mappa fatturato/addetti per le imprese « piccole » del campione.

Più in dettaglio, il 70,4% delle imprese ha un numero di addetti tra 0 e 30 unità, (il 28,3% ha meno di dieci addetti) e il 58,5% un fatturato inferiore ad 1 milione di euro. La predominanza di imprese di ridotte dimensioni, oltre ad essere un carattere tipico delle imprese in Toscana, può essere spiegata in base a vari fattori, riconducibili principalmente a problemi di natura finanziaria, alla recente costituzione delle imprese e alla modalità di genesi delle stesse. In primis, dunque, gli imprenditori spesso rilevano carenze di tipo finanziario, denunciando l’assenza di venture capital in loco e in generale di una finanza innovativa che supporti il loro sviluppo. Questa osservazione è valida anche per alcune imprese di dimensioni maggiori, che sono riuscite a risolvere i propri problemi finanziari, ma che per farlo hanno dovuto ricorrere a capitali esteri. La piccola dimensione delle imprese può essere spiegata

FAT01EUR

2000150010005000

DIP

TOT0

1

50

40

30

20

10

0

I

Mic

I

IIr&d

I

IA

Ir&dTr&d

Mec

I

I

I

Mec

Ir&d

Ts

Ts

I

AIr&d A Mic

Ir&d

EA

Ir&d

Ir&d

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anche dalla loro giovane età: più del 40% delle aziende del campione è stata fondata dopo il 1995. Soprattutto, però, sulla ridotta dimensione delle aziende come si evidenzierà meglio in seguito, sembra influire la loro modalità di genesi: le piccole aziende nascono sostanzialmente da un nucleo di imprenditori abbastanza giovane e fortemente motivato a trasferire le competenze acquisite durante la propria formazione professionale o accademica nella creazione di imprese.

c) I tassi di crescita

Pur tenendo presente le osservazioni espresse sulla attendibilità del campione, vogliamo proporre di seguito alcuni indici di trend delle aziende intervistate per comprenderne meglio le potenzialità.

Il grafico seguente, mostra il valore medio dei dipendenti e del fatturato (espresso in migliaia di Euro) delle aziende nel periodo di riferimento (1998–2001): dal punto di vista occupazionale le imprese si mostrano in crescita a partire dal 1999, mentre il fatturato ha subito una battuta d’arresto nel corso dello scorso anno anche a seguito degli eventi internazionali che hanno coinvolto l’intera economia.

Fig. 4 Andamento del fatturato e dei dipendenti nel periodo considerato per le imprese del campione

Se l’analisi viene realizzata a livello settoriale si osserva che i settori “più dinamici” nel periodo considerato e in termini di fatturato e addetti sono quelli relativi all’Informatica e all’Informatica R&D, e ciò anche perché si tratta delle imprese più giovani del campione.

3800

4000

4200

4400

4600

4800

5000

5200

1998 1999 2000 200133

34

35

36

37

38

39

40

41

42

43

44

dipmedi

fatmedio

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Fig. 5 Tassi di crescita medi, per settore di appartenenza, del fatturato e degli addetti nel periodo considerato (1998-2001)

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

A F I Ir&d Mec Mic Ts

tasso di crescita medio del fatturato tasso di crescita medio dei dipendenti

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Fig. 6 Tassi di crescita medi nel periodo 1998-2001, dei dipendenti e del fatturato, per dimensione dell’azienda

L’analisi proposta sottolinea le potenzialità del comparto dell’alta tecnologia, ed in particolare del settore dell’Informatica che, pur essendo composto come si è evidenziato, prevalentemente da piccole e medie imprese si dimostra in forte crescita più di altri settori caratterizzati da imprese di dimensioni maggiori, come ad esempio il farmaceutico.

d) Struttura occupazionale

La struttura occupazionale delle imprese high-tech è caratterizzata da un’elevata presenza di ricercatori e tecnici, che rappresentano le categorie più rappresentative nel 2001 e che manifestano il più elevato trend di sviluppo in termini percentuali. I collaboratori esterni, che costituivano il 17% del totale nel 1998, sono diminuiti nel 2001 e probabilmente sono rientrati nelle categorie sopra descritte; continuano comunque a rappresentare una parte significativa degli addetti. Per quanto riguarda i vertici delle aziende, si nota una buona presenza di imprenditori, anche in confronto alla classe dei dirigenti, ad indicare una specifica identità di queste aziende, la cui gestione è fortemente ancorata alla figura dei soci fondatori. Nella categoria dei dirigenti/quadri è importante notare la netta prevalenza di competenze scientifico-tecnologiche, a svantaggio di quelle relative al marketing e al management amministrativo, che è tipica delle aziende ad alto contenuto tecnologico, ma che

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

da 0 a 10 da 10 a 30 da 30 a 50 da 50 a 100 oltre 100dimensione dell'azienda

tasso di crescita dei dipendenti tasso di crescita del fatturato

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implica anche una debolezza di fondo nella capacità di promuovere e far crescere ulteriormente l’azienda attraverso una buona gestione e una ricerca approfondita di nuovi mercati. Tab. 10 Andamento della struttura occupazionale nel periodo 1998-2001

1998 1999 2000 2001 Titolari e soci 65 68 78 108 Dirigenti e quadri (area amministrativa/marketing) 27 34 38 64 Dirigenti e quadri (area tecnico-scientifica) 62 52 70 131 Amministrativi 90 108 99 167 Ricercatori 61 76 207 240 Tecnici 194 287 405 615 Operai 119 137 149 163 Altre figure (agenti commerciali) 82 96 111 118 Collaboratori esterni (area amministrativa/marketing) 7 9 12 23 Collaboratori esterni (area tecnico-scientifica) 141 134 138 121 TOTALE 848 1001 1307 1750 Fig.7 Distribuzione in percentuale delle categorie occupazionali nel 1998 e nel 2001

e) e. Quale spazio per le donne nell’high-tech? Dalla lettura della struttura occupazionale, seguendo la distinzione di genere, emerge la ancora modesta presenza di donne nei settori high-tech (33%, rispetto al 67% di uomini), più bassa (di circa 5 punti) rispetto a quella relativa dell’occupazione complessiva. La suddivisione degli occupati per categoria fa emergere una più netta differenziazione di genere, che emerge particolarmente in tre ambiti: 1) il modesto grado di imprenditorialità femminile e la più bassa presenza di donne nei livelli più elevati di carriera e di responsabilità; 2) la prevalenza delle donne nella categoria degli amministrativi (l’unica percentuale più alta rispetto a quella maschile); 3) la

6% 4%

7%

10%

14%

35%

9%

7%8%

Imprenditori

Dirig./Quadri(amm./mkt)Dirig./Quadri(tecn.-scient.)Amministrativi

Ricercatori

Tecnici

Operai

Agenti commerc.

Collaboratoriesterni

8% 3%

7%

11%

7%

23%

14%

10%

17%

Imprenditori

Dirig./Quadri(amm./mkt)Dirig./Quadri(tecn.-scient.)Amministrativi

Ricercatori

Tecnici

Operai

Agenti commerc.

Collaboratoriesterni

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prevalenza del genere maschile tra le qualifiche ricercatori e tecnici, che rappresentano le categorie più significative di queste imprese high-tech. Questa situazione è legata sia alla formazione di partenza delle donne, meno orientata ai settori scientifico-tecnologici, che ad una ancora generale debolezza nelle competenze manageriali, che si esprime anche nella gestione di tecnologie molto sofisticate, che richiedono un continuo aggiornamento e un forte coinvolgimento anche in termini di tempo. Fig. 8 Distribuzione percentuale degli occupati per sesso e qualifica (2001)

Maschi Femmine

f) Le caratteristiche dei soci fondatori

Dall’analisi dei dati rilevati sui soci fondatori delle imprese, che sono ancora oggi proprietari dell’azienda (o comunque fanno parte del suo consiglio di amministrazione) emergono alcuni dati di un certo interesse.

• L’età media dei fondatori al momento della costituzione dell’azienda è di 34,9 anni (con una deviazione standard pari a 7,12)

• L’85% dei fondatori è laureato e la maggior parte (quasi il 97%) in discipline tecnico/scientifiche.

• Il luogo di residenza dei soci (prima di iniziare l’università) è Pisa nel 33,4% dei casi. Il 25,6% dei fondatori sono toscani ma non di Pisa. Il restante 41% è composto da non toscani. Tuttavia, il 90% dei fondatori si è laureato a Pisa.

• Il 23,6% delle imprese è stato costituito da 4 soci, il 21,8% da 3 soci o da 2, il 10,9% da 1 e il 21,8% da più di 5 soci.

• Le motivazioni principali che hanno spinto i soci alla costituzione dell’azienda sono lo spirito di imprenditorialità (il 93,4% degli intervistati

MASCHI FEMMINE

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ha indicato questa motivazione come molto o abbastanza determinante nella decisione) e il desiderio di mettere in pratica un’idea innovativa (78,2%). Meno influenti sono le motivazioni legate alle prospettive di reddito (50,0%) e l’insoddisfazione nei confronti di precedenti occupazioni (37,2%).

• Il 33,6% dei soci fondatori non svolgeva alcuna occupazione prima della costituzione dell’azienda (studenti) o era ricercatore all’Università.

Ciò che sembra emergere da questa prima rilevazione, quindi, è la presenza di una “buona” categoria imprenditoriale nelle attività ad alta tecnologia, giovane e fortemente motivata alla creazione dell’impresa e a trasferire le competenze acquisite durante la propria formazione professionale o accademica in una nuova impresa. Determinante in questo senso, sembra essere la presenza dell’Università sia come luogo in cui gli imprenditori si incontrano e decidono di fermarsi e creare l’azienda, sia come luogo di incubazione delle nuove imprese, visto che una buona percentuale di essi intraprende la carriera imprenditoriale subito dopo gli studi.

g) La struttura finanziaria

Dalle informazioni relative alla struttura finanziaria, emerge che il capitale proprio è la principale (nell’84% dei casi) o addirittura l’unica (nel 71,4%) fonte di capitale al momento della costituzione dell’azienda. Ciò riflette le difficoltà al momento dello start up dell’azienda, peraltro confermate anche nelle fasi successive alla costituzione, in merito al reperimento di capitali in forma diversa da quella del coinvolgimento personale degli imprenditori (per esempio, debito bancario, venture capital, partecipazione di altre aziende).

La difficoltà di reperimento di capitali in fase di costituzione, rilevata in questo campione di aziende, è probabilmente anche uno dei motivi che giustifica le ridotte dimensioni delle stesse. Ciò confermerebbe anche il dato evidenziato in precedenza, e cioè che una percentuale piuttosto elevata di imprese (il 40%) è costituito da più di 4 soci: “senza la presenza di persone in grado di investire un proprio capitale si riduce la possibilità di creare una nuova azienda.

h) I rapporti di Holding

Il 44,8% delle imprese intervistate appartiene a gruppi industriali o è controllata o partecipata da altre società. In realtà, molteplici sono le tipologie di relazione relative ai rapporti di holding e di equity presenti nelle aziende analizzate. Alcune aziende nascono come appartenenti a gruppi (ad esempio Netikos fa parte del Gruppo Telecom, ItaliaOnLine prima di Infostrada e ora della Wind Telecomunicazioni), per altre l’appartenenza ad un gruppo è un fatto successivo alla nascita (Ksolutions e Sias sono entrate nel gruppo Kataweb dell’Espresso). I gruppi in questione, poi, possono essere sia del territorio (CDC, TDGroup, List Group), che nazionali (Menarini per i Laboratori Guidotti), che stranieri (si pensi al gruppo francese Altran che ha acquisito ISL).

Ci sono alcuni interventi, anche se non numerosi, da parte di società di venture capital (ad esempio il gruppo inglese 3i per Farmigea) e alcune aziende presenti in provincia sono filiali di aziende nazionali (Ital Tbs) o anche multinazionali estere (Austria Micro System International).

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In allegato viene presentata una mappatura delle relazioni di holding presenti per le imprese finora intervistate, raggruppandole per settore di appartenenza.

Oltre ai rapporti di equity, sono stati evidenziati anche alcuni altri rapporti - non equity - che indicano la matrice di provenienza delle aziende, soprattutto in termini di “flussi di persone”. E’ il caso delle spin-off della Scuola Superiore S. Anna o di aziende create da ricercatori che lavoravano nel centro di ricerca di grandi aziende, che hanno lasciato la Provincia: come Synthema che è stata fondata nel 1993 da un gruppo di ingegneri che lavorava al Centro Scientifico IBM, che ha deciso di investire le competenze acquisite fondando una nuova impresa; così Engisanità, ex Olivetti Sanità - costituita nel 1996 dalle ceneri del gruppo Olivetti - nasce a Luglio 2001, dalla joint venture di Engineering Ingegneria Informatica – società leader in Italia nella business e system integration - e del gruppo francese GFI Informatique.

Da questi primi dati sembra ragionevole affermare che tali cambiamenti hanno determinato effetti positivi per il settore stesso e per l’economia della Provincia e che rappresentano uno dei principali “fatti nuovi” degli ultimi anni e uno dei principali meccanismi con cui le imprese risolvono il problema finanziario e intraprendono nuovi percorsi di crescita.

i) La gestione della proprietà intellettuale e innovazione

Tra le imprese intervistate che svolgono attività suscettibili di brevettazione fanno un modesto ricorso allo strumento brevettuale, sia esso italiano, europeo o americano, come strumento per la protezione dei propri diritti di proprietà intellettuale: sette di esse dichiarano di aver presentato domanda di brevetto e sei di avere un brevetto di proprietà.

In merito al comportamento delle imprese nei confronti delle nuove tecnologie si osserva che le nuove idee derivano per lo più dall’attività di ricerca realizzata dall’impresa e in minor misura dai rapporti con le Università o dagli input forniti dai clienti.

Il canale più frequentemente utilizzato per la loro introduzione/realizzazione è la R&S, realizzata all’interno dell’azienda o comunque in collaborazione con enti esterni: l’83,3% delle imprese (ovvero 50 su 60) dichiara di utilizzare sempre o spesso le proprie risorse interne di ricerca, il 31,7% le collaborazioni con le Università e il 28,3% le collaborazioni con altre imprese. La ricerca commissionata ad enti pubblici o privati non è invece un canale utilizzato da queste imprese. A conferma di questi dati, la principale fonte di nuove idee e conoscenza tecnologiche dichiarata dalle imprese è rappresentata dalle risorse interne è pari al 56,7%.

Le imprese dichiarano di considerare l’innovazione tecnologica come un fattore di successo: in una scala di valori da 1 (non importante) a 6 (molto importante) il punteggio medio attribuito è pari a 5,55. Nell’86,2% dei casi sono state introdotte innovazioni di prodotto/processo negli ultimi anni che, per il 43,3% delle imprese intervistate, hanno determinato sia cambiamenti tecnologici che organizzativi.

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Infine, la percentuale media di addetti in R&S dichiarati dalle imprese per l’anno 2001 è pari al 34%, la percentuale media di spesa sul totale del fatturato pari al 23,6% e la percentuale media di ricerca made nell’anno 2001 è pari al 68% (e di conseguenza quella della ricerca buyed pari al 32%).

Il quadro che emerge da questo gruppo di domande presenta imprese decisamente impegnate nel mantenimento e miglioramento delle proprie competenze tecnologiche, attraverso un’attività di R&S intensa che le vede coinvolte in prima persona.

Meno frequenti sono i rapporti di collaborazione e forme congiunte di attività di ricerca: anzi, per alcune imprese i progetti svolti con finanziamenti europei, o simili, rischiano di “sviare” l’azienda dai propri obiettivi commerciali. Per altri invece si tratta di forme di collaborazione, nonché di finanziamento, ricercate e perseguite per le quali occorrerebbe una maggiore attività informativa.

g.1 L’indice di innovatività Vogliamo presentare di seguito un tentativo di sintetizzare le informazioni descritte in precedenza ed altre rese disponibili dalla compilazione del questionario, attraverso la costruzione di un indice di innovatività delle imprese intervistate.

Indice di innovatività Le variabili che sono state inserite nella determinazione dell’indice sono:

a. frequenza dei rapporti con centri di ricerca pubblici/università Le imprese hanno indicato con poco, abbastanza, molto l’esistenza di relazioni con tali enti (se non è stata specificata alcuna di questa voce è da intendersi che l’impresa non ha alcuna relazione), specificando inoltre l’ente stesso secondo il seguente elenco:

1. Università di Pisa 2. Scuola Superiore Sant’Anna 3. Consiglio Nazionale delle Ricerche 4. Scuola Normale Superiore 5. Altro

È stato quindi, attribuito un punteggio pari a 0,5 quando le imprese hanno indicato una frequenza pari ad abbastanza e 1 per una frequenza pari a molto. È stata quindi calcolato il rapporto tra la somma dei punteggi ottenuti per ciascun ente e il massimo punteggio ottenibile pari a 5, ottenendo un indice che indichiamo con indrel.

b. frequenza dei rapporti con centri di ricerca pubblici/università fuori la Provincia

Per tenere conto di quelle imprese che hanno rapporti con Università esterne alla Provincia di Pisa, si è presa in considerazione la domanda relativa alla frequenza dei rapporti di collaborazione con Università come metodo o canale per l’introduzione di nuove tecnologie. Quando è stato indicato spesso si è attribuito un punteggio pari a 0,5; quando le imprese hanno dichiarato di utilizzare sempre questo canale è stato attribuito un punteggio pari a 1. L’indice relativo è stato indicato con indreles. c. Percentuale di addetti in ricerca e sviluppo Il valore percentuale utilizzato per il calcolo dell’indicatore è quello segnalato dalle imprese e relativo all’anno 2001. L’indice così ottenuto è stato indicato con padred. d. Percentuale di spesa in ricerca e sviluppo L’indice è stato calcolato in modo analogo al precedente e indicato con pspred. e. Importanza dell’attività di R&D interna.

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Ad ulteriore conferma del coinvolgimento dell’impresa in attività di ricerca e sviluppo (che superi cioè le valutazioni puramente quantitative offerte dai precedenti due indici, padred e pspred) è stata considerata al fine del calcolo dell’indice finale, la frequenza con la quale le imprese dichiarano di utilizzare la Ricerca e Sviluppo svolta all’interno dell’azienda, come metodo per l’introduzione di nuove tecnologie, attribuendo un punteggio pari a 0,5 quando le imprese hanno indicato una frequenza pari a spesso e un punteggio pari a 1 quando le imprese hanno dichiarato di utilizzare sempre questo canale. L’indice così ottenuto è chiamato redeff. f. Brevetti depositati/concessi negli ultimi tre anni; progetti europei accettati

negli ultimi tre anni. Alle imprese intervistate è stato chiesto quanti brevetti sono stati depositati e/o concessi negli ultimi tre anni. Si è scelto di attribuire un punteggio pari a 1 alle imprese che dichiarano di avere un numero di brevetti concessi superiore o uguale all’unità. Questo indice viene chiamato brev. Per tener conto, tuttavia, del fatto che l’universo di imprese considerate è costituito anche da aziende che, per la natura dell’attività svolta, non producono risultati brevettabili, si sono presi in considerazione i progetti europei presentati negli ultimi tre anni e disponibili on line al sito http://www.cordis.lu. A quelle imprese che sono risultate prime contraenti di uno o più di questi progetti è stato attribuito un punteggio pari a 1; l’indice corrispondente è stato indicato con prog. Per quelle imprese, infine, che sono sia titolari di uno o più brevetti che di progetti europei, si è proceduto alla somma dei due indici, ottenendo un nuovo indice: probrev g. Introduzione di innovazioni di prodotto/processo Il questionario prevede che le imprese dichiarino se sono state introdotte innovazioni di prodotto/processo negli ultimi anni e se la risposta è affermativa, indichino che tipo di cambiamento ha prodotto l’innovazione: cambiamenti organizzativi, cambiamenti tecnologici o entrambi. Si attribuisce, in questo caso, un punteggio pari a 1 quando l’intervistato dichiara di aver introdotto innovazioni che hanno coinvolti sia l’organizzazione che la tecnologia utilizzata e 0,5 nei casi in cui dichiari ci siano state innovazioni che hanno riguardato solo un tipo di cambiamento. L’indice in esame è chiamato inn. h. Percentuale di laureati in materie scientifico-tecnologiche Anche in questo caso, il valore percentuale utilizzato per il calcolo dell’indicatore è quello segnalato dalle imprese e relativo all’anno 2001. L’indice così ottenuto è stato indicato con plaur. L’indice di innovatività, quindi, è stato ottenuto sommando i valori di tutti gli indici descritti in precedenza registrati da ciascuna impresa che può raggiungere quindi il massimo valore pari a 9. Non sono stati quindi, attribuiti pesi alle variabili esposte in precedenza, assumendo pertanto che ognuna di queste contribuisca allo stesso modo, a valutare la capacità innovativa dell’azienda.

Il valore dell’indice che, ricordiamo, ha come massimo valore 9, calcolato per ciascuna impresa del campione per le quali erano disponibili tutti i dati necessari per la sua costruzione, mostra l’andamento presentato nella figura seguente.

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40

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

Il massimo valore raggiunto è pari a 4,8, pari quindi ad un “sufficiente” grado di innovatività sulla base dei criteri assunti per la sua definizione, mentre il valore medio ottenuto dalle imprese è pari a 2,9: 21 imprese hanno quindi, un valore dell’indice al di sopra del valore medio e 18 un valore inferiore.

Se si considerano le prime dieci imprese secondo il valore dell’indice ottenuto, si osserva che esse presentano le seguenti caratteristiche principali:

Tab.10 Caratteristiche delle prime 10 aziende « innovative »

Sebbene l’indice proposto rappresenti solo un tentativo di misurare il grado di innovatività delle imprese e nonostante le osservazioni disponibili siano ancora limitate, il quadro che ne emerge è quello di aziende che, pur non raggiungendo elevati livelli di performance in tal senso sono abbastanza coinvolte nella innovazione tecnologica e in modo piuttosto omogeneo fra loro (il che confermerebbe anche che i criteri di selezione delle imprese high-tech utilizzati sono sufficientemente aderenti alla realtà). Non esistono tuttavia, settori più innovativi né è vero che sono le imprese di dimensioni maggiori (per fatturato e dipendenti) ad esserlo. La partecipazione o il controllo da parte di un gruppo o un’impresa industriale, sembra invece essere un fattore che incide, probabilmente perché ciò garantisce la presenza di capitali e di

Posizione Settore Fatturato (migliaia di

Euro)

Dipendenti Mercato Part. o contr. da parte di gruppo o impresa

1 Microelettronica da 1000 a 5000 da 0 a 10 Italia, Estero sì 2 Energia e Ambiente da 0 a 250 da 0 a 10 Centro Nord sì 3 Informatica R&D da 5000 a 10000 oltre 100 Europa, Italia sì 4 Informatica R&D da 250 a 1000 da 0 a 10 Italia sì 5 Altro da 5000 a 10000 da 50 a 100 Mondo sì 6 Informatica R&D da 0 a 250 da 0 a 10 Centro Nord no 7 Telecomunicazioni R&D da 5000 a 10000 da 50 a 100 Toscana, Italia sì 8 Telecomunicazioni Servizi da 0 a 250 da 0 a 10 Italia no 9 Farmaceutico da 40000 a

60000 oltre 100 Italia sì

10 Meccatronica da 0 a 250 da 0 a 10 Italia, America, Giappone

no

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mercato tali da consentire un maggiore coinvolgimento in attività di ricerca e di produzione di innovazione.

j) I canali di vendita

Per conoscere quali sono gli strumenti utilizzati dalle imprese per vendere i propri prodotti o servizi è stato chiesto loro di indicare con quale percentuale vengono utilizzati alcuni dei metodi più frequenti: l’analisi ha evidenziato che la percentuale media più elevata è stata attribuita al personale addetto alla vendita (50,1%), seguita dagli agenti di vendita (18%), dai distributori (6,3%) e da Internet (1,3%). Le principali forme di comunicazione sono di tipo spot più che di branding. Le aziende promuovono i propri prodotti e la propria immagine attraverso i canali più comuni, come fiere, seminari, Internet e il 38% di esse realizza regolarmente ricerche di mercato.

Attribuendo un punteggio da 1 a 6 all’importanza del ruolo della funzione commerciale nelle scelte di sviluppo o modifica dei nuovi prodotti, le imprese dichiarano un valore medio pari a 4,06.

Uno degli aspetti più rilevanti che emerge dalle risposte delle aziende sulle strategie di vendita è, in generale, la difficoltà delle imprese di implementare adeguate attività di promozione della propria attività. Ciò può dipendere dal fatto che le imprese high-tech, per lo più giovani e con un bagaglio culturale tecnico, hanno delle reali lacune o carenze nel marketing dei propri prodotti, come alcune stesse imprese riconoscono. Il che è certamente un aspetto penalizzante soprattutto laddove i prodotti o servizi offerti hanno caratteristiche innovative tali da essere difficilmente collocabili su un mercato “di massa”.

k) L’attività formativa

L’attività formativa ha una notevole importanza per le aziende high-tech intervistate: il 93,2% delle aziende dedicano risorse a questo scopo, e la formazione riguarda sempre le competenze tecniche e più raramente quelle amministrative e manageriale (il 28% dichiara di dedicare ore di formazione a queste funzioni). L’importanza riconosciuta all’aggiornamento professionale dei dipendenti è confermata anche da un altro dato: l’88,4% delle imprese afferma di realizzare corsi di formazione indipendentemente dalla presenza di finanziamenti pubblici.

l) La capacità di network

Uno degli aspetti esaminati attraverso il questionario ha riguardato l’analisi delle relazioni che le imprese hanno con i principali soggetti del territorio (Università e centri di ricerca, Istituzioni locali, Aziende del settore high-tech della Provincia, aziende di settori “tradizionali”, Istituzioni finanziarie e Associazioni di categoria) e ciò al fine di comprendere l’esistenza e l’intensità di relazioni che come si è sottolineato anche nell’introduzione del presente lavoro, sembrano essere ridotte nonostante le imprese ne dichiarino l’utilità.

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Come è sintetizzato nella tabella seguente, il soggetto con il quale le imprese dichiarano di avere maggiori rapporti (sia di natura formale che informale) è l’Università (l’83,3% delle imprese intervistate), seguito dalle imprese high-tech della Provincia (66,7%) e fuori della Provincia (58,9%), le associazioni di categoria (56,9%), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (55,2%), la Scuola Superiore Sant’Anna (55,0%), ecc. Tab.11 Relazioni delle imprese con alcuni soggetti pubblici e privati

Soggetto con il quale l'impresa ha rapporti

Percentuale sul totale delle imprese

Pochi rapporti

Abbastanza Rapporti

Molti Rapporti

Università di Pisa 83,1% 29,8% 51,1% 19,1% Imprese high-tech della Provincia

66,7% 12,8% 53,8% 33,3%

Imprese high-tech fuori della Provincia

58,9% 17,1% 51,4% 31,4%

Associazioni di Categoria 56,9% 36,4% 27,3% 36,4% CNR 55,2% 43,8% 37,5% 18,8% SSSUP 55,0% 46,9% 31,3% 21,9% Imprese settori tradizionali 47,3% 18,2% 31,8% 50,0% Istituzioni pubbliche 41,4% 42,3% 42,3% 15,4% Istituzioni finanziarie 36,8% 0,0% 63,6% 36,4% SNS 25,0% 58,3% 33,3% 8,3% Altri centri di ricerca 19,0% 9,1% 63,6% 27,3%

Le relazioni con gli enti di ricerca sono nella maggior parte dei casi rapporti di partnership in progetti, ma anche in forme di training on the job, attraverso stage, in consulenze – in entrambe le direzioni- (sia l’Università per le aziende che viceversa) o talvolta anche soltanto in rapporti personali. Le relazioni tra imprese high-tech sono, invece, rivolte principalmente alla collaborazione in progetti o a motivi di business, ad esempio rapporti con altre aziende high-tech clienti. Quest’ultima è anche la ragione principale che lega le imprese alle istituzioni pubbliche del territorio. Tuttavia, per comprendere più a fondo l’intensità di questi rapporti è stato costruito un indice sintetico, chiamato indice di relazionalità frutto della combinazione di più risposte. L’indice di relazionalità è composto da due dimensioni: le relazioni con gli enti di ricerca, misurati dall’indicatore induni e le relazioni con le imprese, espressi attraverso l’indicatore indpriv. Il primo indica la frequenza dei rapporti con i centri di ricerca pubblici/università del territorio. Le imprese hanno indicato con poco, abbastanza, molto l’esistenza di relazioni con tali enti (se non e’ stata specificata alcuna di questa voce è da intendersi che l’impresa non ha alcuna relazione), Attraverso il seguente processo di scoring, in base alla frequenza delle relazioni è stato attribuito il punteggio di 1 a “poco”, 2 ad “abbastanza” e 3 a “molto”. L’indice indrel si ottiene dal rapporto tra la somma delle frequenze e il massimo totale delle frequenze (in questo caso 15); varia da un minimo di 0 ad un massimo di 1. L’indicatore indpriv è stato costruito in modo analogo, considerando le relazioni delle imprese con: le imprese appartenenti ai settori tradizionali, le imprese appartenenti ai settori high-tech della Provincia di Pisa, le imprese high-tech con sede fuori dalla Provincia di Pisa e infine le relazioni con le associazioni di categoria. L’indice di relazionalità è ottenuto dalla somma dei

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due indicatori, pertanto ha un range di variabilità che va da un minimo di 0 ad un massimo di 2. Il grafico seguente, riporta i valori dell’indice per tutte le imprese intervistate: il valore medio ottenuto è pari a 0,69, e solo il 14,3% imprese registra un valore dell’indice superiore all’unità.

0 0,5 1 1,5 2

1

6

11

16

21

26

31

36

41

46

51

56

Analizzando ancor più nel dettaglio l’indice costruito, proponiamo di seguito una mappa con le due dimensioni che compongono l’indice stesso: sull’asse delle ordinate l’indice che misura le relazioni con le Università e gli altri enti pubblici di ricerca, sull’asse delle ascisse l’indice relativo alle relazioni con i privati.

S

“Fil

43

olitarie

Socievoli

“Filoimprese”

oricerca”

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Immaginiamo a questo punto che la mappa sia suddivisa in quattro quadrant:i nel primo quadrante (dove i valori dei due indici sono maggiori di 0,5) troviamo le imprese “socievoli”, ovvero che hanno i livelli di referenzialità maggiori, sia nei confronti delle imprese, che degli enti di ricerca. Al contrario, nel terzo quadrante (con valori degli indici inferiori a 0,5), ci sono le imprese – definibili “solitarie” - che intessono scarsi rapporti con entrambi i soggetti. Tra queste due tipologie si trovano il secondo quadrante, rappresentato dalle imprese che hanno rapporti soprattutto con il mondo della ricerca, e il quarto costituito dalle aziende che hanno relazioni prevalenti con il mondo industriale. Come si può osservare, la prevalenza delle imprese si colloca nel quadrante corrispondente alle “solitarie”: la situazione che sembra emergere nel territorio è quella di una dell’esistenza di relazioni ma di debole entità sia con il mondo della ricerca che con quello delle imprese (forse il necessario per sopravvivere?), come suggeriva l’indice di relazionalità calcolato in precedenza, fatta eccezione che per un numero esiguo di imprese. È interessante osservare, inoltre, che dei due tipi di relazioni “preferenziali” con il mondo della ricerca e quello delle imprese, prevalga quest’ultimo il che pare confermare i difficili rapporti con le Università e i centri di ricerca dichiarati dalle aziende.

m) Le scelte localizzative

Il motivo che sembra determinare la scelta della Provincia di Pisa come sede dell’azienda è rappresentato dalla prossimità al luogo di residenza dell’imprenditore, da intendersi nel senso più ampio come il luogo in cui l’imprenditore si trovava dopo il corso di studi. L’importanza media attribuita a questo fattore (sempre in una scala da 1 a 6) è pari a 3,9. Motivazioni di natura “logistica”, come la posizione della Provincia di Pisa sul territorio nazionale e la presenza di infrastrutture di trasporto, rivestono anch’esse un ruolo di rilievo con un punteggio medio rispettivamente di 3,3 e 3,1. Le competenze tecnico-scientifiche del territorio, rappresentate dalla disponibilità di risorse umane qualificate, la presenza di altre imprese high-tech e di enti di ricerca pubblici, rivestono un ruolo ancora minore nelle scelte localizzative (con punteggi medi 3,1, 3 e 2,8).

Tab. 10. Punteggi medi attribuiti alle motivazioni sulle scelte localizzative

Motivazione punteggio medio

Prossimità al luogo di residenza degli imprenditori 3,9 posizione geografica sul territorio nazionale 3,3 infrastrutture di trasporto 3,1 disponibilità di risorse umane qualificate 3,1 presenza di altre imprese high-tech 3,0 prossimità a enti di ricerca pubblici 2,8 presenza di servizi alle imprese 2,7 qualità ambientali dell’area 2,6 presenza di spazi industriali attrezzati 2,2 Programmi pubblici di sostegno 1,9 accesso ai mercati di sbocco e di approvvigionamento 1,7 dotazione di servizi alle famiglie 1,4

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L’analisi sembra far emergere un quadro abbastanza noto: le imprese ad alta tecnologia nascono e si insediano nella provincia prevalentemente perché è qui che i fondatori hanno maturato le loro competenze, hanno studiato, sono nati. L’Università si conferma, in questo senso, come principale “propulsore” di attività innovativa della provincia e fattori “esogeni”, come la posizione geografica e una buona dotazione delle infrastrutture di trasporto, fanno il resto. Altri fattori legati alle necessità dell’impresa nelle sue relazioni con il territorio (manodopera, rapporti con altre imprese, servizi e dotazioni di spazi, possibili mercati) sembrano svolgere un ruolo minore nella scelta e ciò può essere dovuto sia alle peculiarità proprie delle imprese (si pensi ad esempio alle società informatiche che peraltro costituiscono la maggior parte del campione che non hanno evidentemente esigenze di spazi attrezzati) sia al fatto che esiste in realtà una carenza di queste dotazioni nella Provincia.

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Domande e risposte sull’high-tech pisano

Di seguito, sempre con l’obiettivo di fornire delle indicazioni e di suscitare un dibattito già dalle prime fasi delle ricerche dell’Osservatorio, si presentano una serie di domande, che secondo noi sono i quesiti tipicamente posti dagli operatori dell’high-tech pisano e dai policy maker. Le risposte rappresentano lo stato attuale delle nostre conoscenze e convinzioni sul territorio oggetto di studio. A sostegno delle opinioni espresse sono stati anche inserite delle frasi tratte direttamente dalle interviste effettuate agli imprenditori high-tech.

• Esiste carenza di risorse qualificate?

Quasi la totalità delle imprese dichiara di non avere problemi nel reperimento del personale, perlomeno laddove il livello di scolarità è molto elevato e le competenze richieste sono di tipo specialistico. Viene riconosciuto, in modo per lo più unanime, che la Provincia di Pisa è un ottimo bacino di professionalità spesso ad un costo inferiore rispetto a città come Roma, Milano o Torino dove la presenza di una maggiore domanda da parte delle imprese produce un aumento dei compensi medi.

“La localizzazione a Pisa comporta per la società sicuramente notevoli costi di trasferta, poiché la maggior parte dei clienti sono localizzati nella capitale. Ma in un regime di forte competizione sulle risorse, come quello dell’Informatica, Pisa presenta due notevoli vantaggi: è uno dei più importanti bacini nazionali di risorse umane qualificate e può contare su una certa stabilità delle risorse stesse, ovvero in un basso turnover occupazionale. Ciò garantisce, più di altre Province italiane, di creare delle competenze qualificate e mantenere le risorse chiave per l’azienda. Inoltre, anche i costi della manodopera sono più bassi rispetto a città come Milano o Roma, dove la presenza di un mercato di maggiori dimensioni e quindi una maggiore domanda, può comportare dei livelli di remunerazione anche superiori del 50% rispetto al mercato pisano.”

“…A Pisa ci sono persone in gamba, disponibili, e a costi ragionevoli, ma non ci sono abbastanza imprese che richiedono i servizi che queste persone possono fornire”

• Quale è il rapporto tra imprese high-tech e sistema della ricerca?

L’impressione generale che si può trarre da questa prima fase di interviste è che siano le imprese più giovani ad avere maggiori rapporti con il sistema della ricerca pisano o quanto meno a ricercarli in maniera più intensa. Questo può dipendere da due fattori: il primo, legato alla più giovane età degli imprenditori e quindi ai loro più “freschi” legami con il mondo accademico; il secondo al livello di tecnologia sviluppata da queste imprese di più recente costituzione che, proprio per il fatto di inserirsi in un mercato normalmente già costituito, hanno l’esigenza di ricercare forme più originali e innovative di attività, e come tali, di trarre risorse dal mondo della ricerca scientifica per eccellenza, quello accademico appunto.

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Tutte le imprese sottolineano però l’importanza dell’esistenza di rapporti con le istituzioni pubbliche di ricerca, anzi per alcune è uno degli obiettivi principali. Molte di esse, tuttavia, lamentano la difficoltà incontrata a stabilire queste forme di collaborazione, per mancanza di cultura rivolta in tal senso da parte delle organizzazioni stesse, per difficoltà burocratiche, talvolta per atteggiamenti eccessivamente “feudali” delle facoltà universitarie.

Quando i rapporti esistono, sono basati per lo più su conoscenze personali che su strutture in grado di favorirli. In alcuni casi si sottolinea come, un migliore rapporto con le Università, potrebbe contribuire a “facilitare” l’attività delle imprese perché, ad esempio, si potrebbe usufruire di strumentazioni che normalmente rimangono inutilizzate dagli Istituti accademici.

Alcune imprese riconoscono che negli ultimi anni c’è stato un movimento dell’Università verso un maggiore applicabilità della ricerca, anche se non sempre ciò viene considerato un aspetto positivo: la sensazione che ci è stata trasmessa dagli imprenditori intervistati è che le Università nel perseguire questi obiettivi abbiano talvolta trascurato la “qualità” della ricerca, che è invece ciò su cui le imprese più innovative ricercano collaborazione.

In altre parole, il suggerimento che sembra di poter cogliere dalle imprese, è di una Università che persegue l’obiettivo di “eccellenza” nella ricerca, seriamente e operativamente impegnata nel trasferimento di tale conoscenza alle imprese, attraverso forme di collaborazione con le stesse nelle quali sia possibili condividere scopi e obiettivi. Sono auspicabili a tal fine, strutture in grado di favorire questi meccanismi, come liaison office universitari, incubatori tecnologici o organizzazioni analoghe.

“…un certo laboratorio pubblico ci ha scoperto tramite un nostro distributore tedesco; e pensare che ci troviamo uno di fronte all’altro! Il nostro distributore ha incontrato casualmente alcuni ricercatori di quel laboratorio che gli hanno detto che stavano cerando un’impresa che facesse determinate cose, e lui gli ha risposto”ma se ce l’ avete a 5 km di distanza, a Pisa!”

“…Il rapporto con il Dipartimento di […] dell’Università di Pisa per noi è fondamentale, perché un’azienda piccola come la nostra non può fare ricerca di base, perché se si fa ricerca di base, non si fattura, se non si fattura si chiude”

“L’università alla fine degli anni ’80 mirava a formare ricercatori; oggi si cerca di formare persone in grado di lavorare nelle aziende , ma che non hanno mai avuto rapporti con le aziende stesse... Esistono in Italia delle forti potenzialità legate ad Internet che però sono poco sfruttate: la ricerca si è rivolta più verso altri aspetti dell’Informatica tralasciando il vantaggio che invece esiste nel nostro Paese dove ci sono delle competenze che ci pongono all’avanguardia anche rispetto all’America.

Stipulare contratti con l’Università è molto difficile dal punto di vista legale. In altre città esiste un liaison Office che fa da mediatore tra le imprese e le strutture universitarie e si è rivelato di grande aiuto. A Pisa invece, le difficoltà sono ancora notevoli, si parla lingue diverse anche dal punto di vista amministrativo.

Una volta si parlava di ricerca astratta oggi invece ci si trova all’eccesso opposto di ricercare ambiti il più possibili “commerciali” a discapito della tecnologia”.

“In Italia i legami con l’Università sono molto difficili. Per capirne il motivo si può fare il confronto con un Paese che in questo è uno dei migliori al mondo: la Finlandia. Questo Paese ha fatto una scelta: essere i primi al mondo in questo campo, e per ottenere questo obiettivo hanno dovuto misurarsi, confrontarsi, migliorare continuamente.

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In Italia non è mai stata fatta una scelta di questo tipo: si fa tutto, mediamente tutto. L’Università di Pisa, dove concentra le risorse, qual è il suo programma di ricerca principale? Non esiste: questo è a mio parere il punto debole; non tanto una incapacità dell’Università, quanto una debolezza di impegno in una direzione precisa, la mancanza di scelte”

“Per fare ricerca ci siamo dovuti spostate a Torino e aprire una filiale presso l’incubatore del Politecnico: qui abbiamo costruito dei rapporti veramente utili con i dipartimenti e collaboriamo in diversi progetti. Grazie al sostegno dell’incubatore, abbiamo presentato una domanda di finanziamento per start up presso la Silicon Valley e siamo l’unica impresa italiana che è stata selezionata per la presentazione del business plan. A Torino e tutta un’altra cosa.”

• Ci sono carenze nell'offerta di servizi a queste imprese?

Le carenze esistono e le imprese sono pressoché unanimi nel dichiararlo. Si tratta di carenze di servizi strutturali come mense, e di consulenza o formazione manageriale o amministrativa, forme di marketing dell’area che contribuiscano a diffondere l’immagine di una Provincia impegnata nell’alta tecnologia.

In particolare le imprese di più recente costituzione sottolineano l’utilità di servizi informativi sulle possibilità di finanziamento, collaborazione a progetti nazionali e internazionali che, oltre a favorire lo scambio di informazioni e competenze, contribuirebbe al reperimento di nuove risorse finanziarie.

Il problema si presenta, tuttavia, sicuramente più articolato di quanto possa emergere dalle interviste agli imprenditori, poiché certamente esistono delle esigenze non espresse e non riconosciute, che meritano ulteriore approfondimento e potrebbero costituire uno degli aspetti di ricerca specifici dell’attività dell’Osservatorio nei prossimi anni.

“…C’è molta tecnologia ma poco mercato; c’è poco orientamento al mercato in generale. Sarebbe necessaria una maggiore pubblicizzazione dell’area e ci vorrebbe un’azione di formazione sugli aspetti propri di orientamento al mercato”

• Negli ultimi dieci anni la consistenza delle imprese high-tech come è cambiata?

La consistenza del comparto high-tech è sicuramente aumentata, soprattutto per effetto dell’espansione del settore informatico nella Provincia e della nascita di imprese in settori “nuovi” per la Provincia di Pisa, come il biomedicale, le telecomunicazioni e quello dei servizi per l’innovazione.

Il più stabile è certamente il settore farmaceutico, anzi forse è quello apparentemente meno vivace in termini di nuove presente perché a fronte di cessioni a grandi gruppi multinazionali, ha visto una sola nuova costituzione, la Abiogen Pharma, anche questa comunque gemmata da un’azienda preesistente (l’Istituto Gentili). Tuttavia, proprio il settore farmaceutico ha negli ultimi anni evidenziato chiari segnali di consolidamento e di sviluppo, sebbene con dinamiche diverse da quelle di altri comparti dell’high-tech, dove gli investimenti necessari per l’avvio di una nuova imprese sono di un diverso ordine di grandezza.

• Quali sono i principali punti di forza e di debolezza dell'area pisana?

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Il punto di forza più comunemente riconosciuto dalle imprese è la disponibilità di competenze di livello elevato grazie alla presenza dell’Università e di importanti centri di ricerca.

Tuttavia, in modo analogamente quasi unanime le imprese intervistate fino a questo momento, affermano che la debolezza, dal punto di vista dell’alta tecnologia, della provincia risiede nelle ridotte dimensioni delle imprese, nella loro eccessiva frammentazione e nella difficoltà di collegarsi fra loro per creare un’aggregazione che permetterebbe di sfruttare al meglio le competenze ed affrontare problematiche comuni.

“…Le imprese high-tech sono nascoste, hanno dei piccoli ambienti nei quali lavorano ma non hanno una grande visibilità, non riescono a far fronte comune. Nell’area pisana ci sono molte aziende di una certa tecnologia che lavorano su una piccola nicchia definita e spesso non per clienti dell’area pisana, molte microsocietà che fanno cose eccellenti per ditte di fuori. Spesso non si conoscono neppure tra di loro”

“…C’è tanta tecnologia e poca industria. Siamo provinciali, perché le nostre imprese sono tutte piccine frammentate, non riescono a mettersi d’accordo. Perché quello che non si fa a livello di singola impresa si potrebbe fare se ci fosse un’aggregazione, ma ci guardiamo come i cani e i gatti”“Bisognerebbe far crescere queste competenze e creare delle forze in grado di trainare l’intero settore. Fino a che queste piccole società high-tech rimangono isolate, non hanno speranza di vivere a lungo… Occorre unirsi per fare qualcosa di più insieme!”“A mio parere non esiste una strategia precisa e condivisa nel settore high-tech, ma solo una strategia realizzata occasionalmente da singoli imprenditori che si sono trovati sul territorio. Non c’è una mente, un ente pubblico o un’associazione di categoria, che veda chiaramente la potenzialità del territorio e la metta a frutto”

• Pisa può essere definito un “distretto tecnologico”?

A Pisa esiste effettivamente un’”atmosfera industriale” abbastanza intrisa di high-tech. Non si tratta di una monocultura, come a Prato o S.Croce sull’Arno, ma se ne percepisce indubbiamente l’influenza sull’economia locale. La concentrazione di imprese high-tech è probabilmente superiore a quella di altre aree.

Non si percepisce però un effetto distretto in relazione al contatto reciproco (che dovrebbe essere intenso) e alla conoscenza tra le imprese stesse (che è abbastanza scarsa). Al contrario, gli imprenditori toscani vengono considerati – e si considerano essi stessi – abbastanza individualisti. Viene così meno il vero effetto distretto, caratterizzato contemporaneamente da intensa cooperazione e collaborazione tra le imprese.

E’ strano che gli imprenditori high-tech non facciano community, ma questo forse si spiega anche con la varietà di tecnologie trattate e con la diversità dei loro percorsi di crescita. Però, d’altro canto, è lecito domandasi se esistono e come vengono sfruttate eventuali complementarità tecnologiche e commerciali.

• Le imprese hanno problemi di finanziamento?

Il reperimento di capitali, per esempio attraverso forme di venture capital, viene considerato un fattore che può influire in misura determinante sulle possibilità di sopravvivenza e continua ricerca di innovazione da parte delle imprese. E ciò è vero non solo nella fase di start up, ma anche in quella di avviamento.

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“La nostra debolezza è che siamo ‘figli di noi stessi’ , non abbiamo le risorse per diminuire il tempo di sviluppo, ad esempio attraverso il finanziamento di un venture capital o figure di questo tipo. Se avessimo un finanziamento esterno, potremo fare di più di quello che in realtà possiamo fare ora, perché il fattore tempo in cui sviluppi un’ idea è molto importante. Rischi di avere oggi una buona idea, ma non riesci a chiuderla in tempo utile, perché diventi una killer application. Il fattore tempo non si comprime se non potendo investire molto di più, mentre noi possiamo investire solo il frutto del nostro lavoro”

“Abbiamo dei prodotti nel cassetto che avrebbero forti potenzialità di ricaduta, ma non trovano sbocco, perché bisogna che tu vada in banca e ti faccia un mutuo sulla tua casa”

“Per le istituzioni finanziarie siamo dovuti ricorrere agli inglesi. Io non avrei mai potuto fare un’operazione finanziaria di questo genere con un istituto di credito nazionale perché mi chiedevano garanzie reali pari al valore dell’ azienda. Chi ce l’ha? Non avevo capitali tali da garantire tale operazione. Il sistema inglese ha scommesso su di me, senza garanzie reali. E’ meraviglioso. Per me era un sogno comprarmi l’azienda di famiglia, il sogno è stato reso possibile grazie ad una società inglese”

“Noi non abbiamo problemi economici, ma finanziari. Il nostro punto di debolezza? Non abbiamo capitali. Viviamo come a casa, tanti soldi entrano, tanti escono, si pagano gli interessi, rimane qualcosa per investire…Il nostro capitale sociale non è stato mai aumentato”.

I nostri concorrenti del Nord hanno la forza in più che deriva dalla compartecipazione di Banche, Aziende Municipalizzate o gruppi industriali, che permette di impegnare risorse per un mese in un progetto alla ricerca di soluzioni veramente innovative, cosa che noi non possiamo fare. Potremmo fare dieci volte tanto se avessimo un partner che ci fornisce supporto finanziario.

• Le imprese high-tech della provincia di Pisa dichiarano l’esistenza di una carenza di spazi fisici? Se sì, di che tipo?

In linea di massima le imprese lamentano la mancanza di spazi in cui sia possibile aggregare imprese dello stesso settore o comunque in grado di lavorare in sinergia. Per esempio, le imprese ospitate nel Polo di Navacchio sottolineano che uno degli aspetti che hanno più influenzato la scelta di insediarsi presso la struttura, è appunto la possibilità di lavorare in un ambiente che rappresenti un luogo di scambio di opinioni, un possibile mercato per i propri prodotti, nonché di integrazione e miglioramento dei prodotti o servizi stessi. Non è tuttavia possibile, in questo momento, provare a definire la domanda aggregata espressa dalle imprese high-tech per nuovi spazi localizzativi.

“L’immagine conta, le strutture contano […] qui abbiamo un auditorium, una serie di strumenti a cui si può accedere che sono importanti. Tutta una serie di cose che da solo non ti potresti permettere. Inoltre qui siamo facilmente reperibili, siamo vicini all’uscita della superstrada, abbiamo due dipendenti che vengono in treno”

• Che caratteristiche hanno gli imprenditori delle aziende high-tech della Provincia?

Dalla analisi dei dati raccolti e delle dichiarazioni degli imprenditori, emerge che le aziende del territorio sono costituite da persone giovani, con buone competenze tecnico-scientifiche, acquisite per lo più in ambito universitario, che desiderano mettere in pratica attraverso la realizzazione di un progetto o di un’idea innovativa. Ciò che sembra carente, invece, è la presenza di skills manageriali e di marketing che

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favoriscano una buona visione del mercato di riferimento, la ricerca di nuovi mercati e in definitiva, la capacità di crescere ulteriormente.

“Ci sono sicuramente carenze manageriali. Qui c’è l’ingegnere, il tecnico, lo specialista, che è innamorato di ciò che fa ed è bravissimo, magari ha anche la capacità naturale di organizzare le persone, ma non l’ha sviluppata sui banchi di scuola, non l’ha affinata e non capisce che non avendolo fatto ha dei limiti.”

“Il punto di forza della nostra azienda è una competenza specifica che non è molto diffusa, ma che si è creata mediante esperienze particolari”. “L’azienda non è nata su un prodotto, ma su una competenza.”

“Chi ve l’ ha fatto fare? Recentemente abbiamo ospitato anche una combriccola di visitatori norvegesi, industriali, che erano curiosi di vedere qual era la realtà italiana. Uno di loro mi ha chiesto: “chi ve l’ha fatto fare?” Io venivo dagli Stati Uniti e sull’aereo avevo visto un film americano:“For the love of the game”. Io gli ho detto non mi viene in mente mica nient’altro: “For the love of the game”, perché in fondo a noi tutti piace questa cosa. Oggi, però comincia a diventare una realtà interessante: abbiamo degli spazi per muoverci, finanziari, organizzativi… Nel 2000 abbiamo conseguito la certificazione di qualità ISO 9001….”

“La nostra debolezza? La dimensione! Non siamo ancora abbastanza forti e grandi da proporre cose con convinzione, che siano tecnologicamente innovative. A questo livello il grande breakthrough non si fa.”

“Quello che ci è mancato per crescere è stata una corretta attività commerciale. Avevamo le stesse potenzialità e competenze della …, ma lì c’era l’uomo di marketing…, noi invece non avevamo nessuno. Loro sono cresciuti, noi no…”

“Per cercare di sopperire alla mancanza di una vera e propria struttura commerciale abbiamo cercato delle sinergie con altre imprese del nostro settore: le nostre opportunità di clienti le passiamo agli altri quando non abbiamo all’interno le competenze e viceversa”

• Quali sono i percorsi di crescita seguiti dalle imprese high-tech della Provincia?

L’analisi dei dati e il colloquio con gli imprenditori ha permesso di evidenziare essenzialmente tre tipi growth paths: 1. Capitali esterni al territorio. Una strada è quella del ricorso a capitali esterni al

territorio, entrando a far parte di gruppi nazionali (così è accaduto ad Aleph, oggi Ksolutions, e a Sias che sono entrate a far parte del gruppo Kataweb dell’Espresso, i Laboratori Guidotti oggi controllati dalla Menarini, ISL acquisita dal gruppo francese Altran, l’Istituto Gentili diventato della Merck Sharp & Dome) o mantenendo la proprietà dell’azienda, attraverso la partecipazione di società di venture capital (come nel caso citato di Farmigea). Questo percorso di crescita permette un’espansione notevole, veloce e “risolve” abbastanza efficacemente la questione finanziaria.

“Noi ormai la questione finanziaria l'abbiamo risolta; cedendo la società e portando all'interno il capitale necessario per farla lavorare; perché se si vuole lavorare sul mercato a livello nazionale ci vogliono i soldi… altrimenti non si può fare ricerca, avere una rete commerciale efficace, non si possono fare investimenti.”

2. Gruppi locali e diramazioni. Un secondo percorso, spesso più graduale del precedente, è costituito dalla crescita dell’azienda attraverso risorse proprie, con la “forza delle idee” e un crescente sviluppo sul mercato (ad esempio il gruppo List, o la Intecs). Questo tipo di crescita ha portato alcune aziende a diramarsi, partecipando in altre aziende di piccole dimensioni, creando così dei gruppi locali

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(ad esempio TDgroup ha quote di partecipazioni in 18 aziende e CDC, che partecipa in varie aziende, tra cui Icube, ecc.).

“Abbiamo scelto un particolare sentiero di crescita: invece di investire direttamente in risorse per sviluppare dei nuovi progetti siamo entrati in partecipazioni di aziende che avevano già un certo livello di esperienza. Si tratta di piccole realtà che non hanno ancora una posizione autonoma sul mercato, ma hanno le competenze per realizzare certi progetti”. Un caso particolare e che ha l’ambizione di proporsi come modello nazionale è quello della Nodalis Telecomunicazioni è un operatore nazionale nato dall'esperienza ventennale di SIT Telecomunicazioni (1975) nell'attività radiotelevisiva. Nodalis ha stretto partnership strategiche con Aziende Municipalizzate - l'Ages di Pisa, Publiservizi di Pistoia ed Empoli, la SIN di Novara per fare alcuni esempi. Da queste partnership scaturiscono accordi per favorire, da un lato il cablaggio, dall'altro servizi di telefonia, internet e trasmissione dati per gli utenti delle città e dei territori di riferimento. In altre parole, il modello utilizzato è il seguente: individuare una società locale pubblica, operante nel settore idrico, del gas, o altri servizi pubblici, e concludere con essa una joint venture da cui scaturisce la nascita di due società distinte: una che si occupa della fornitura di servizi legati alla rete, l’altra che si propone come società di telecomunicazione a livello locale.

A Pisa questo modello si è realizzato con la joint venture, conclusa nel luglio del 2000, con Ages S.p.A. multiutility pisana che opera nel settore dell'energia e fornisce servizi di pubblica illuminazione, gestione calore, teleriscaldamento, sistemi informativi territoriali, oltre al servizio di distribuzione di gas naturale (il suo core business) in 31 Comuni della Toscana per un totale di 355.000 abitanti. L'accordo prevede lo sviluppo e la diffusione dei servizi di telecomunicazione a larga banda, in risposta alla crescente domanda dei distretti produttivi sul territorio. Da questo accordo sono nate due distinte realtà societarie: la prima, Agestel (a maggioranza Ages) come società di rete, con lo scopo di realizzare e gestire il cablaggio in fibra ottica della città di Pisa e dei comuni circostanti; la seconda, Agescom (a maggioranza NODALIS) come società di fornitura di servizi di telecomunicazione e di copertura dell'ultimo miglio.

Nel perseguire la politica di sinergia con i principali attori locali, la Nodalis ha concluso una convenzione con l’Università di Pisa, in base alla quale implementerà un Centro Ricerche dedicato allo studio dei sistemi avanzati di trasmissioni attraverso microonde e sistemi satellitari.

La Toscana come modello nazionale di successo di accordo tra aziende pubbliche e aziende private nel settore delle Telecomunicazioni. Questa la mission, l'idea forte che Sergio Giroldi, Amministratore Delegato di Nodalis. “Il nostro obiettivo è quello di diventare l'operatore delle Tlc di riferimento in Toscana e vogliamo farlo attraverso accordi di joint-venture con Aziende Municipalizzate. Aziende che proprio per il loro forte radicamento nel territorio, meglio conoscono le esigenze, le aspettative e le problematiche dei cittadini delle imprese e delle istituzioni”, dichiara ancora Giroldi. 3. Crescita darwiniana. Infine, la crescita più lenta e faticosa è propria di quelle

aziende che non hanno avuto l’apporto da parte di capitali esterni (se non per finanziamenti comunitari) nella fase di start up, e spesso neanche successivamente. Queste aziende hanno vissuto una fase iniziale spesso difficile e travagliata, ma il “processo di selezione” le ha “irrobustite”, portandole a raggiungere una certa solidità. Denotano, infatti, un discreto potenziale di crescita, grazie alle proprie competenze, alla loro innovatività e capacità di stare sul mercato, frequentemente acquisita “a caro prezzo”. Questa tipologia di imprese è

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spesso caratterizzata da una buona “freschezza imprenditoriale”, vale a dire da imprenditori motivati, competenti e originali, che però si sono trovati a scontare l’inesperienza e la mancanza di competenze manageriali.

“Fino a pochi mesi fa non avevamo una struttura commerciale esterna, che si attivasse autonomamente. Siamo cresciuti attraverso il passa parola, fino agli ultimi mesi del 2000.” Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, quindi, troviamo accanto alle piccole imprese sottocapitalizzate, che denunciano problemi finanziari, anche piccole aziende che in parte li hanno risolti e soprattutto - fatto nuovo del sistema high-tech pisano - emergono mutamenti negli assetti proprietari. Tali cambiamenti di corporate governance appaiono vitali, volti tendenzialmente allo sviluppo, al contrario di quanto accade spesso nei settori più tradizionali, dove tali mutamenti sono sovente di ristrutturazione e di ottimizzazione, con conseguenza non indolori per il territorio. Che si stia muovendo qualcosa? Verso una nuova e virtuosa corporate governance?

• Dov’è è collocato il mercato delle imprese high-tech della Provincia di Pisa?

Molti degli imprenditori intervistati hanno dichiarato la difficoltà di trovare un mercato locale come sbocco per i propri prodotti e servizi e di essere costretti a rivolgersi fuori non solo dalla Provincia, ma spesso dalla regione stessa. Una difficoltà che dipende sia da carenze proprie del territorio, in termini di propensione all’innovazione, di presenza di imprese di dimensioni tali da richiedere servizi più avanzati dal punto di vista tecnologico, ma anche dalle caratteristiche stesse dei prodotti o servizi offerti o dalla incapacità delle imprese high-tech, che come si è più volte sottolineato, non hanno le dimensioni e le competenze tali da essere in grado di attuare strategie di marketing capaci di trovare mercati locali.

Le evidenze empiriche ricavate dai casi analizzati nel corso dello studio condotto dall’Osservatorio, mostrano che le imprese che hanno deciso di puntare su un mercato locale, hanno generalmente individuato delle “nicchie” e spesso lavorano per committenti pubblici.

Quando tali “nicchie” non esistono o non sono ancora state individuate, oppure accanto a queste nicchie, nel tentativo di espandere la propria attività, alcune aziende hanno puntato sulla “complementarietà”: poiché spesso, si tratta di aziende di piccole o piccolissime dimensioni e quindi non ancora in grado di rivolgersi a mercati extralocali dove trovare un proprio mercato o espandere quello esistente, svolgono attività per altre aziende high-tech di dimensioni maggiori che hanno invece le potenzialità e i prodotti per rivolgersi in mercati propri ed estesi. La possibilità di lavorare in collaborazione con altre aziende, svolgendo attività “complementari”, richiede l’esistenza di canali informativi efficaci, per cui le imprese si conoscano fra loro, sappiano quali sono le competenze dell’una e le esigenze dell’altra, maturino la capacità e l’attitudine a lavorare in sinergia. Nella nostra analisi, sono stati registrati diversi casi di piccole aziende di informatica che operano in questo senso, che condividono commesse o clienti con altre aziende di dimensioni maggiori del territorio.

“Collaboriamo molto con i nostri “concorrenti”: infatti il nostro prodotto si integra bene con quello di altre aziende informatiche. Così quando si lavora per un cliente capita spesso che abbia bisogno di cose che noi non facciamo e che possiamo fare ad altri. Più che di concorrenza si può parlare di “complementarietà”. Noi cerchiamo di verticalizzarci in cose che altri non fanno”.

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Se è vero, come confermano le imprese intervistate, che i mercati di sbocco sono prevalentemente extralocali, ciò non necessariamente può rappresentare un aspetto negativo per le aziende considerate singolarmente e nel complesso. L’assenza di un mercato locale in certi settori o nicchie può dipendere infatti sia dalla mancanza di una reale domanda di certi prodotti o servizi, di fronte alla quale può non esistere un rimedio, ma anche dal fatto che fino ad ora non esisteva una offerta locale o questa non era sufficientemente visibile. Quest’ultima situazione può rappresentare l’occasione per le nuove imprese, che non sono ancora in grado di investire in mercati esterni, e per le imprese già consolidate che potrebbero individuare nuovi mercati locali.

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Allegati

a) Questionario b) Lista imprese censite al maggio 2002 c) Mappa rapporti di equity d) Il Caso del Polo Tecnologico di Navacchio

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OOSSSSEERRVVAATTOORRIIOO SSUULLLLEE IIMMPPRREESSEE HHIIGGHH--TTEECCHH DDEELLLLAA PPRROOVVIINNCCIIAA DDII PPIISSAA

A. INFORMAZIONI GENERALI

A.1) Denominazione e forma giuridica dell’impresa ..................................………………..………………….……. Indirizzo ……………..……………………………………… Comune……………………………………………………… Sito web …….….…………………..…………………….…. Anno di costituzione.........…….. Codice ATECO………… A.2) Nome di chi compila il questionario ………………………………………………………………. Funzione all’interno dell’azienda.…........................……… Telefono................................ Fax.........................………….. E mail...........................................................………….. ……

A.3) L’azienda è partecipata o controllata da un gruppo industriale?

Sì, quota di partecipazione del …..% Nome del gruppo:………….…

No è indipendente A.4) L’azienda ha quote di partecipazione in altre aziende?

Sì, quota di partecipazione del …..% Nome azienda ……………….. ……% ………………………………. ……% ……………………………….. A.5) Breve descrizione dell’attività svolta e delle principali competenze…………………………………………….…... ………………………………………………………………

A.6) In quale settore opera l’impresa? (scrivere 1 in quello principale e 2 nel secondo per importanza) Informatica Microelettronica (sistemi elettronici, chip, sensori ecc.) (consulenza, soluzioni informatiche personalizzate) Informatica Diffusione (produzione e distribuzione Meccatronica (strumentazione, meccanica di precisione) di apparecchi informatici e componenti hardware) Informatica Ricerca e Sviluppo Energia e ambiente (sistemi, soluzioni internet, e-commerce)

Telecomunicazioni servizi Farmaceutico Telecomunicazioni Ricerca e Sviluppo Servizi per l’innovazione Biomedicale Altro (specificare)……………… A.7) Dalla costituzione, la gamma dei prodotti/servizi offerti è stata ampliata e/o diversificata? Sì No Se sì perché? a) per esigenze di mercato c) per modificazioni della struttura societaria

(Es. :acquisizione da parte di altre società, fusione, ecc)

b) per sviluppo di nuove tecnologie d) altro (specificare)…………………………………………… A.8) Qual è il principale settore di utilizzazione dei vostri prodotti/servizi? ……………………………………………………………………………………………………………………………………

A.9) Quale area geografica rappresenta il principale mercato di sbocco dei vostri prodotti/servizi? ……………………………………………………………………………………………………………………………………

B. INFORMAZIONI SUI FONDATORI DELL’AZIENDA B.1) Numero dei soci fondatori:…………………………di cui ancora oggi soci dell’azienda:………………………. B.2) Caratteristiche dei fondatori:

Socio fondatore Anno di nascita Titolo di studio e luogo del conseguimento (Laurea in o diploma)

Luogo di residenza prima dell’università

Occupazione precedente

1.

2.

3.

B.3) Per i soli fondatori che ancora oggi sono proprietari dell’azienda, attribuire (mediamente, non per ognuno di essi) un giudizio alla diverse motivazioni che hanno spinto ad avviare l’impresa:

molto abbastanza poco

1) Insoddisfazione nei confronti di precedenti occupazioni

2) Spirito imprenditoriale; desiderio di mettersi in proprio

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III

3) Desiderio di mettere in pratica un progetto, un’idea innovativa

4) Individuazione di buone prospettive di reddito

5) Altro (specificare)……………………………………..

C. INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA C.1) Qual è la principale fonte di capitale al momento della costituzione dell’azienda: a) Soci fondatori (risorse personali) ….% e) Partecipazione da parte di Enti di ricerca ….% b) Debito bancario ordinario ….% f) Partecipazione da parte di una società di venture capital ….% c) Partecipazioni da parte di altre aziende ….% g) Partecipazione da parte di un altro intermediario finanziario ….% d) Debito agevolato ….% h) Altro, specificare…………… ….%

Totale 100%

D. GESTIONE DELLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE D.1) Quanti brevetti sono stati richiesti negli ultimi tre anni (1997-2000) presso:

-) USA patent office:……………… -) European patent office…………….….-) Ufficio italiano brevetti………………. D.2) Quanti brevetti sono stati concessi negli ultimi tre anni (1997-2000) da: -) USA patent office:……………… -) European patent office…………….…-) Ufficio italiano brevetti………………

D.3) Sono state vendute licenze di brevetto? Sì No Se sì, a chi?……………………………………………………

Sono state acquistate licenze di brevetto? Sì No Se sì da chi?……………………………………………….

D.4) Con quale frequenza vengono utilizzati i seguenti metodi/canali per l’introduzione di nuove tecnologie? mai qualche volta spesso sempre

a) Ricerca e Sviluppo all’interno dell’azienda b) Ricerca commissionata ad enti privati c) Ricerca commissionata ad enti pubblici di ricerca d) Progetti in collaborazione con altre imprese e) Progetti in collaborazione con Università f) Acquisto di licenze di tecnologie

D.5) Sono state introdotte innovazioni di prodotto/processo negli ultimi anni? Sì No

Se sì, hanno riguardato cambiamenti tecnologici cambiamenti organizzativi entrambi

D.6) Indicare in ordine di importanza, quanto i seguenti soggetti costituiscono fonte di nuove idee e conoscenza tecnologica

Risorse interne Università Concorrenti Clienti Fornitori Altro…………………………..

D.7.) Quanto è importante l’innovazione tecnologica per il successo della vostra impresa?

(1 non importante, 6 molto importante) # $ % & ' ( E. INFORMAZIONI SUI CANALI DI VENDITA E.1) Indicare, in percentuale, l’utilizzo dei seguenti canali di vendita. a) Personale addetto alla vendita……………………..% d) Internet……………………………………………..% b) Agenti di vendita ………………………………….% e) Altro (specificare)………………………………….% c) Distributori…………………………………………% E.2) L’azienda realizza azioni di promozione/comunicazione/immagine dei propri prodotti/servizi Sì No

Se sì, con quali mezzi?……………………………………………………………………………………………… E.3) L’azienda realizza regolarmente ricerche di mercato? Sì No E.4) Attribuire un punteggio da 1 (pochissimo) a 6 (molto) al ruolo della funzione commerciale nelle scelte di sviluppo/modifica dei nuovi prodotti/servizi ……………………………………………………………………... F. ATTIVITA’ FORMATIVA F.1) L’azienda svolge attività formativa interna, Sì No

Se sì, Tecnica Amministrativa Manageriale Altro………………………………… Solo in presenza di finanziamenti pubblici Solo con risorse proprie In ogni caso

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IIII

G. MOTIVAZIONI DELLE SCELTE LOCALIZZATIVE G.1) Indicare, assegnando un punteggio da 1 a 6 l’incidenza sulle scelta di localizzazione nella provincia di Pisa dei seguenti fattori a) Prossimità al luogo di residenza dell’imprenditore o soci f) Qualità ambientali m) Dotazione di servizi alle famiglie

b) Prossimità a enti di ricerca pubblici g) Dotazione servizi alle imprese n) Presenza di altre imprse high-tech

c) Disponibilità nell’area di di risorse umane qualificate h) Spazi industriali attrezzati o) Altro, specificare……….. d) Facile accesso ai mercati di sbocco o approvvigionamento i) Infrastrutture di trasporto (aeroporto, ferrovie, ecc.)

e) Presenza di programmi legislativi di sostegno (es.:Obiettivo 2) l) Posizione geografica sul territorio nazionale

H. RELAZIONI CON IL TERRITORIO H.1) Indicare con una X le principali caratteristiche delle relazioni con alcuni soggetti locali:

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Università / Centro di ricerca Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza

soddisfacente Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Scuola Superiore Sant’Anna Scuola Normale Superiore Università di Pisa Consiglio Nazionale Ricerche Altro

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Altre imprese tradizionali (per settore)

Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza soddisfacente

Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Altre imprese alta tecnologia della provincia di Pisa Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza

soddisfacente Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Altre imprese alta tecnologia

fuori della provincia di Pisa Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza soddisfacente

Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Istituzioni pubbliche (enti

locali, P.A. ecc.,) della provincia di Pisa

Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza soddisfacente

Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Istituzioni finanziarie della

provincia di Pisa

Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza soddisfacente

Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

Frequenza delle relazioni Tipo di relazione Valutazione delle ricadute della relazione Associazioni di categoria della

provincia di Pisa

Poche Abbastanza Molte Formale Informale Modesta Abbastanza soddisfacente

Molto soddisfacente

Motivo della relazione (specificare)

I. PERCEZIONE AZIENDALE I.1) Quali sono a suo parere i punti di forza/debolezza dell’impresa?………………………………………………………………………………………………………………………...

I.2) Quali sono a suo parere i punti di forza/debolezza dell’area pisana?…………………………………………………………………………………………………………………………………………

L. SUGGERIMENTI E INDICAZIONI L.1) Quali iniziative potrebbero favorire nell’area pisana l’ulteriore sviluppo di imprese nei settori dell’alta tecnologia? (assegnare un punteggio da 1 a 6)

Agevolazioni fiscali Meccanismi di aggiornamento professionale per i dipendenti Infrastrutture

Servizi alle imprese Programmi pubblici a sostegno della R&S aziendale Altro (specificare)………………………. L.2)Ha dei commenti generali sul sistema dell’alta tecnologia nell’area pisana? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

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IV

M. FATTURATO, RICERCA E SVILUPPO E DIPENDENTI FATTURATO 1998 1999 2000 Previsione 2001

Fatturato dell’azienda (in milioni di lire) …………….……. …………….……. …………….……. …………….…….

Quota esportata, in % sul totale ……….………… ……….………… …….…………… ………….………

RICERCA E SVILUPPO 1998 1999 2000 Previsione 2001

Addetti alla Ricerca e Sviluppo in % sul totale

Percentuale di spesa in R&S in % sul fatturato

Fatta pari a 100 la spesa in R&S, qual è il rapporto tra make e buy? (ad es.: 70/30)?

…………….…….

…………….…….

…………….…….

…………….…….

…………….…….

…………….…….

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DIPENDENTI 1998 1999 2000 Previsione 2001

Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine

Numero totale delle persone impiegate (dipendenti e collaborazioni di vario tipo) nella sede/i localizzate nella provincia di Pisa (compresi i soci che prestano la loro opera a tempo pieno). Di cui:

Titolare/ Soci Dirigenti e Quadri (area amminist./marketing) Dirigenti e Quadri (area tecnico/scientifica)

Altri (non dirigenti né soci), di cui:

• Amministrativi

• Ricercatori

• Tecnici

• Operai

• Collaboratori esterni (area amminist. / marketing ) – in anni/uomo

• Collaboratori esterni (area tecnico/scientifica) – in anni/uomo

In % sul totale, quanti lavoratori sono part-time?

In % sul totale, quanti lavoratori usufruiscono del telelavoro?

Quale è l’età media dei dipendenti In %, quanti sono i laureati in materie scientifico-tecnologiche?

In % qual è il turnover aziendale?

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V

Elenco imprese censite al maggio 2002 per settore di appartenenza

NOME SETTORE 1 A.I.C.E. Consulting srl Altro 2 Alenia Altro 3 Alta Srl Altro 4 Catarsi Scarl Altro 5 D.E.A.M. Srl Altro 6 DTA camere CCD Altro 7 IDS Ingegneria dei sistemi Spa Altro 8 Larderello Impianti Srl Altro 9 Smartex srl Altro

10 Strategica srl Altro 11 Tre e Ingegneria Srl Altro 12 Ital Tbs Biomedicale 13 tecnologie Biomediche Srl Biomedicale 14 Agreco Srl Energia e Ambiente 15 Consorzio Energetico Castelfranchese Energia e Ambiente 16 Energia Verde spa Energia e Ambiente 17 Erga Gruppo Enel Energia e Ambiente 18 Erredue srl Energia e Ambiente 19 Getas-Petrogeo srl Energia e Ambiente 20 Isotech srl Energia e Ambiente 21 Polab srl Energia e Ambiente 22 Tea sistemi SpA Energia e Ambiente 23 Teseco SpA Energia e Ambiente 24 Abiogen Farmaceutico 25 Baxter Farmaceutico 26 Farmigea Farmaceutico 27 Grifols Italia Spa Farmaceutico 28 Istituto Gentili Farmaceutico 29 Laboratori Baldacci Farmaceutico 30 Laboratori Guidotti SPA Farmaceutico 31 Ageco Srl Informatica 32 Ampersand sas Informatica 33 Arancia soluzioni informatiche srl Informatica 34 Archimede Informatica Scrl Informatica 35 Ash srl Informatica 36 Atitlan Engineering srl Informatica 37 Azimedia srl Informatica 38 Ci.Emme Srl Informatica 39 Citypost spa Informatica 40 Codices srl Informatica 41 CS informatica srl Informatica 42 Data Management SPA Informatica 43 Datacom Srl Informatica 44 Datasys Spa Informatica 45 Dierre elettronica Snc Informatica 46 Docta Srl Informatica 47 Dream Team srl Informatica 48 DSC LAB Srl Informatica 49 ESA System srl Informatica 50 Exis Srl Informatica 51 Futura Infos Srl Informatica 52 Genesy srl Informatica 53 Hyperborea scrl Informatica

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VI

54 Ideal Software srl Informatica 55 Infocube srl Informatica 56 Insurance on line srl Informatica 57 IT Factory srl Informatica 58 Maresoftware Sas Informatica 59 Mills & Co. Srl Informatica 60 Netfarm srl Informatica 61 Noze srl Informatica 62 Numerica progetti Srl Informatica 63 Officinaweb Informatica 64 Picosoft srl Informatica 65 Pivot Consulting Srl Informatica 66 Primeur srl Informatica 67 Puntoweb.net srl Informatica 68 Roboris Srl Informatica 69 Seco snc Informatica 70 Sinergy Studio Srl Informatica 71 Sistemi Territoriali Srl Informatica 72 Softing informatica Informatica 73 Spring srl Informatica 74 Sysdata Spa Informatica 75 Tai srl Informatica 76 Te.S.I. Srl Informatica 77 Team Duemila Srl Informatica 78 Tesene srl Informatica 79 Time Italy srl Informatica 80 Visual System education Srl Informatica 81 Metaware srl Informatica 82 CDC Spa Informatica Diffusione 83 Tecnodiffusione Italia SpA Informatica Diffusione 84 Aedit Srl Informatica R&D 85 Alet.net spa Informatica R&D 86 Alfea Cooperativa Informatica R&D 87 Big Bang Solutions srl Informatica R&D 88 Brick & Click Informatica R&D 89 Caribel programmazione Informatica R&D 90 Castalia Informatica R&D 91 Colnet srl Informatica R&D 92 Edi on web srl Informatica R&D 93 Effemme soft sas Informatica R&D 94 Engisanità Informatica R&D 95 Futura Consulting & Services srl Informatica R&D 96 Geoprogetti Srl Informatica R&D 97 Gogate Srl Informatica R&D 98 Hint Informatica R&D 99 Hive Srl Informatica R&D

100 HuginSoft Snc Informatica R&D 101 Icube Informatica R&D 102 Ideare spa Informatica R&D 103 InfMedia Informatica R&D 104 Innotec Srl Informatica R&D 105 Intecs HRT Hard Real Time Spa Informatica R&D 106 Interfree Spa Informatica R&D 107 IOL italia on line Informatica R&D 108 Ion Trading Systems srl Informatica R&D 109 Izerogravity srl Informatica R&D 110 Link Srl Informatica R&D

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VII

111 List SpA Informatica R&D 112 Mediterranean broadband infrastructure (MBI) srl Informatica R&D 113 Netikos Spa Informatica R&D 114 Netsiel Spa Informatica R&D 115 Pisoft Informatica R&D 116 Plus Servizi Telematici Srl Informatica R&D 117 S.I.S. srl Informatica R&D 118 SDI-automazione industriale Informatica R&D 119 Semata srl Informatica R&D 120 Sesa Progetti Srl Informatica R&D 121 SIAS srl Informatica R&D 122 Sistemi digitali srl Informatica R&D 123 Sistemi Informativi Srl Informatica R&D 124 SMC Toscana Informatica R&D 125 Synthema srl Informatica R&D 126 Sysdat Informatica srl Informatica R&D 127 TD group spa Informatica R&D 128 Tertium Technology Srl Informatica R&D 129 Tradesoft Technologies srl Informatica R&D 130 Yana Research srl Informatica R&D 131 Asatec srl Meccatronica 132 Bulleri macchine srl Meccatronica 133 Carte Srl Meccatronica 134 Control System srl Meccatronica 135 Costruzioni meccaniche Bertoli snc Meccatronica 136 Dini engineering srl meccatronica 137 Humanware Meccatronica 138 I.D.E.A. Innovative devices and engineering for automation srl Meccatronica 139 I.T.A. Sas Meccatronica 140 ISE Ingegneria dei sistemi elettronici Meccatronica 141 Items srl Meccatronica 142 Komo europe meccatronica 143 Meccanica 2C Srl Meccatronica 144 Microtech Srl Meccatronica 145 NES srl Meccatronica 146 Robot System Srl Meccatronica 147 S.M.-Scienzia machinale srl Meccatronica 148 SoftSystem Srl Meccatronica 149 Syel srl Meccatronica 150 Tecnidata Snc Meccatronica 151 AMS International Microelettronica 152 Aurelia microelettronica Microelettronica 153 Isac srl Microelettronica 154 Isart srl Microelettronica 155 Macs Tech Srl Microelettronica 156 Mitsuba f. n. Europa spa Microelettronica 157 Siemens Spa Microelettronica 158 TL sistemi srl Microelettronica 159 Yogitech srl Microelettronica 160 ABM Agenzia Brevetti e marchi Servizi per l'innovazione 161 Atema srl Servizi per l'innovazione 162 Aurelia SpA Servizi per l'innovazione 163 C.G.S sas Servizi per l'innovazione 164 Consorzio Pisa Ricerche Servizi per l'innovazione 165 ETS Engeneering and Tecnology service Servizi per l'innovazione 166 Formanova snc Servizi per l'innovazione 167 Full Service srl Servizi per l'innovazione

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VIII

168 Ingeo Engineering srl Servizi per l'innovazione 169 ISL ingegneria dei sistemi logistici p Servizi per l'innovazione 170 NAT-Navicelli Alta Tecnologia scarl Servizi per l'innovazione 171 Novachymia snc Servizi per l'innovazione 172 Po.te.co. Scrl Servizi per l'innovazione 173 Polo Navacchio Spa Servizi per l'innovazione 174 Pont-Tech Scrl Servizi per l'innovazione 175 Professional Ducato Servizi Spa Servizi per l'innovazione 176 Protecno srl Servizi per l'innovazione 177 Resources Management consulting srl Servizi per l'innovazione 178 Ricerche Nuove Srl Servizi per l'innovazione 179 Scienza Industria Tecnologia Srl Servizi per l'innovazione 180 SINT srl Servizi per l'innovazione 181 Studio associato eclipse Servizi per l'innovazione 182 Studio consulenza Aziendale Dr. Bertolini Servizi per l'innovazione 183 Studio delta srl Servizi per l'innovazione 184 Studio MG srl Servizi per l'innovazione 185 Sviluppo tecnologie Industriali srl Servizi per l'innovazione 186 Synapsis Servizi per l'innovazione 187 Teseo ricerche snc Servizi per l'innovazione 188 Timesis srl Servizi per l'innovazione 189 AB telematica Telecomunicazioni R&D 190 Agescom SpA Telecomunicazioni R&D 191 Ksolutions Telecomunicazioni R&D 192 Marconi SpA Telecomunicazioni R&D 193 Phonica Spa Telecomunicazioni R&D 194 Pisatel Telecomunicazioni R&D 195 Agestel Spa Telecomunicazioni servizi 196 CiberNet srl Telecomunicazioni servizi 197 GSD srl Telecomunicazioni servizi 198 Interferenze snc Telecomunicazioni servizi 199 Ipermedia srl Telecomunicazioni servizi 200 Nodalis Spa Telecomunicazioni servizi 201 Omnitel Vodaphone Spa Telecomunicazioni servizi 202 Polo New tech Srl Telecomunicazioni servizi 203 SIRT srl Telecomunicazioni servizi